/ 474
1 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Enea in Troia »
Ecuba, Creusa; e i cori sono di uomini e donne troiane, di Greci, di dei , altri amici ed altri nimici di Troia. La scena d
iamo dalla città alla testa de’ principali Troiani, e celebra la fuga dei Greci e la liberazione della patria. Trionfa il v
erché almeno si esplori se dentro al cavallo vi fosse qualche agguato dei Greci. Il partito viene contrariato da alcuni. Pr
o dei Greci. Il partito viene contrariato da alcuni. Priamo prega gli dei tutelari di Troia d’inspirargli quello che sia pe
reca doni ed offerte, commisera il destino della patria, attesta gli dei di aver fatto quanto era in lui perché non veniss
e condotto dentro di Troia il cavallo fatale, e domanda agli medesimi dei la forza di cui era dotato Ettore, quando arse le
i medesimi dei la forza di cui era dotato Ettore, quando arse le navi dei Greci, perché la Patria, se ha da cadere, non cad
e, le quali tutte paurose e supplichevoli abbracciano le statue degli dei . Vedesi da un lato entrare il vecchio Priamo che
andissimo della torre che rovina. Ecuba incomincia una preghiera agli dei , che lei, moglie di Priamo e regina, vogliano cam
a Sinone, gli comparisce Venere e gli mostra nel fondo del teatro gli dei inimici di Troia, tutti congiurati a sovvertirla.
ongiurati a sovvertirla. Partito Enea, seguita un coro degli medesimi dei e un ballo di Furie. Nell’Atto quinto nasce nella
anersi e morire ed Enea medesimo che vuol salvare il padre dalle mani dei Greci; né potendolo persuadere a fuggirsi, ripres
deplorano le calamità loro, e di Greci che nella marcia gl’insultano; dei quali il corifeo è Calcante. Partiti questi, entr
o del teatro risplendere l’aureo Campidoglio; e seguita un coro degli dei e un ballo degli geni protettori di Roma. 62. [
2 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 939
Foscari Filippo, veneziano. Discendente legittimo dei Dogi, dovè, accasciato sotto il peso della rovina
nergia, assistere all’ultimo crollo della grande fortuna : il Palazzo dei Foscari fu venduto al Governo, per soddisfare in
overno, per soddisfare in parte alle legittime e illegittime esigenze dei creditori nati, cresciuti, moltiplicati con verti
anatizzato a Milano, lo stesso Verdi ne vedeva talvolta le prove. Uno dei principali ornamenti della compagnia fu la Carlet
3 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »
generali di essa. Paralello della poesia e musica moderne con quelle dei Greci. Motivi della perfezion degli antichi, e in
ntico dissipamento che ti par quasi di sentire come si lagnava Orazio dei teatri di Roma, il vento che rimuggia per entro a
mplice per se stessa e spontanea nulla ha di comune colla successione dei tuoni della musica imprigionata fra i ceppi di ta
a più lavorata e composta. Imperocché codesta seconda maniera d’agire dei suoni tanto è più efficace quanto più gagliarde s
ima. La forza movente della melodia consiste nell’afferrare col mezzo dei suoni quei pochi ma caratteristici tratti, che fo
stimonianza di Platone nel libro settimo delle leggi, consecrate agli dei . Era stabilito qual sorta di sacrifizi doveva ass
oni e cori a ciascun sagrifizio. E se qualcuno si serviva degl’inni e dei cori nel culto degli dei diversi da quelli che so
ifizio. E se qualcuno si serviva degl’inni e dei cori nel culto degli dei diversi da quelli che sono prescritti dalle leggi
a Grecia s’introdusse il costume di cantar nei convitti le lodi degli dei e degli eroi affine d’impedire gli affetti della
oi nemici diriggevano la marcia delle truppe loro piuttosto col suono dei flauti che con quello delle trombe, acciocché la
mbe, acciocché la temperata dolcezza di quelli correggesse la ferocia dei soldati, il soverchio ardore dei quali mal s’acco
zza di quelli correggesse la ferocia dei soldati, il soverchio ardore dei quali mal s’accomodava alla necessaria subordinaz
ando al suo piacimento, e stangando le corde della lira, fece sentire dei suoni sconosciuti avanti a lui. Alcuni musici, la
nimenti d’armonia saparata dalle parole, introdussero poscia nei cori dei drammi e in quelli dei giuochi pitici la fatale u
ata dalle parole, introdussero poscia nei cori dei drammi e in quelli dei giuochi pitici la fatale usanza di render la musi
ndurli paratamente a quel grado di raffinamento che esigeva la vanità dei professori e la svogliatezza degli ascoltanti. La
corde e de’ suoni negli strumenti, si confusero insieme le proprietà dei generi, dei modi e delle voci, né più sì conservò
suoni negli strumenti, si confusero insieme le proprietà dei generi, dei modi e delle voci, né più sì conservò per l’avven
o; ma basterà per conferma del fin qui detto recar in mezzo l’esempio dei Cinesi e degli Arabi, nazioni entrambe che hanno
’esempio dei Cinesi e degli Arabi, nazioni entrambe che hanno al paro dei Greci conosciuta l’influenza di quest’arte sui co
ia si potesse ispirar agli uomini l’amore della virtù e della pratica dei propri doveri. «Si vuol sapere s’un regno è ben g
Alfarabi i loro Lini, i loro Ismeni e i loro Epimenidi, che operavano dei miracoli colla voce e cogli strumenti. La loro mu
o musica era innestata colla filosofia, e i sapienti sapevano trovare dei maravigliosi rapporti tra i suoni armonici e tutt
di passioni fondati sui moti della musica, e sulle diverse vibrazioni dei loro strumenti. Il Khaschbat e l’oud erano i prin
omprendere dalla traduzione del seguente squarcio che si trova in uno dei loro poeti, come lo ricavo da una erudita memoria
anno la virtù di riunire l’ossa spolpate e rianimare le fredde ceneri dei morti, di sedare le onde agitate del golfo delle
del golfo delle perle, di tarpar le ali all’arenoso vento dominatore dei deserti della Petrea, e d’abbagliare i nostri occ
cammelli. «L’astuto uccellatore adopera una musica che imita il canto dei diversi uccelli ingannati dai suoni omogenei che
abolo se non se un’armonia grata all’udito prodotta dalle proporzioni dei suoni più gravi o più acuti, e de’ tempi più velo
dagli uomini. Le doti che separatamente prese rendono bello ciascuno dei moderni idiomi si trovavano in lei riunite. La di
ciascuno dei moderni idiomi si trovavano in lei riunite. La diversità dei dialetti dorico, ionico, eolico ed attico, che in
attico, che indifferentemente s’usavano dai loro scrittori, per mezzo dei quali le cose che non potevano esprimersi bene in
flessione? Che della minutezza con cui si badava non solo alla natura dei vocaboli, ma anche all’indole e collocazione stes
vare tutte le bellezze di Omero in questo genere, come quelle altresì dei poeti drammatici fra i quali basterà per ultimo l
d’un verso; nella musica altro non significa che la durazion relativa dei suoni ch’entrano nella composizione d’un canto. S
Lo ritrovava nel camminar lento non meno che nell’affrettato galoppar dei cavalli. Lo sentiva nell’acqua, che a stilla a st
no far uso, ora finalmente colla successione e intrecciamento diverso dei medesimi ritmi secondo la differenza e il numero
ciamento diverso dei medesimi ritmi secondo la differenza e il numero dei versi, e l’ampiezza e volubilità del periodo. Si
, esprimere i movimenti snelli e leggieri, come sono quelli del ballo dei satiri? I poeti adoperavano il piede tribraco, ch
gli spondei, e i molossi venivano in aiuto del compositore, il primo dei quali costando di due sillabe lunghe, e il second
e quanto ne va scemando il secondo, così i poeti satirici (alla testa dei quali fa d’uopo metter Archiloco) adoperavano il
ne dell’altro. Il ritmo poetico non era che una successiva imitazione dei diversi moti delle passioni; il ritmo musicale ad
musicale adunque non poteva essere che una rappresentazion successiva dei medesimi moti. Ma le passioni degli uomini e la m
o musicale si ricavava presso ai Greci una pruova dello stato attuale dei costumi, che hanno un così stretto rapporto coll’
rio gli scrittori della storia musicale e i traduttori e commentatori dei Greci senza eccettuarne i più recenti e più accre
tto vocabolo presso a lor‌o. Ignoriamo la costruzione e l’uso preciso dei loro strumenti, il numero delle consonanze che po
ad un unico centro, che veniva a rinforzar la espressione in ragione dei mezzi. Mutavansi anche i modi, ovvero siano arie
ne, si comprende facilmente quanto sia rimasta addietro l’avvedutezza dei moderni. S’io volessi fare un processo formale al
te lo sviluppo successivo del genio. Però a misura che l’armonia fece dei progressi trovossi ognor più difettoso il metodo
generale inavvedutezza, le cui cagioni bisogna ripetere dalla natura dei secoli, ove nacque l’una e l’altra di queste arti
n uso nelle musiche di camera, giace oggidì inoperoso fra le raccolte dei rimatori. Il sonetto, la canzon petrarchesca, la
nermo, altra quella sulle odi d’Alceo e di Saffo; differente il canto dei ditirambi da quello dei giambi di Archiloco, la m
e odi d’Alceo e di Saffo; differente il canto dei ditirambi da quello dei giambi di Archiloco, la musica de’ Nomi da quella
l regolamento del tuono, altro ella non considerando nella formazione dei versi fuorché l’ordine degli accenti e il numero
role esprimenti lentezza, e velocità, oppure col vario intrecciamento dei ritmi, i quali guidavano la misura. Non così acca
inguaggi diversi, quello cioè del poeta e quello del musico, ciascuno dei quali, cercando vestirsi di bellezze sue proprie
unicava alla sua compagna, dal che ne risultava la varietà prodigiosa dei ritmi non meno musici che poetici, onde lungament
a abbiamo l’armonia. Senza decidere se cotesta invenzione sia propria dei secoli moderni e del tutto sconosciuta agli antic
r opera d’un valente compositore cagionarsi talvolta una combinazione dei suoni che diletti l’udito per la sua vaghezza ed
l’arte d’intrecciare le modulazioni, la bellezza delle transizioni e dei passaggi, l’artifiziose circolazioni intorno al m
punto, noi avremo un bel vantare la nostra musica e dileggiare quella dei Greci, ma la verità, ch’è sempre la stessa malgra
dovesse a pienamente confermare il mio assunto. Ma siccome nel numero dei lettori haccene ancora di quelli che facendo prof
è stato detto finora intorno alle due musiche. «La loro musica (parla dei Greci) era finalmente e precipuamente diretta a m
i s’avezzassero a seguitar con esattezza nelle loro marcie la battuta dei tamburi e dei pifferi, si potrebbero ricavar con
o a seguitar con esattezza nelle loro marcie la battuta dei tamburi e dei pifferi, si potrebbero ricavar con questo mezzo n
il segreto di restituire la calma all’afflitto amante facendo che uno dei suonatori di flauto cambiasse il modo nella misur
erudizione. Marco Meibomio, autore d’una traduzione latina eccellente dei sette scrittori greci che hanno trattato di music
a d’ogni metro? 126. [NdA] Dissertazione sulla poesia degli Ebrei e dei Greci, c. 9. n. 6. 127. [NdA] Le opinioni del Ga
4 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 259
periore in quelle di caratterista. Noi lo vediamo il 1796 nell’elenco dei componenti la gran Compagnia del San Carlino di N
dei componenti la gran Compagnia del San Carlino di Napoli al fianco dei Cammarano e dei Fracanzano, dalla quale uscì il 1
la gran Compagnia del San Carlino di Napoli al fianco dei Cammarano e dei Fracanzano, dalla quale uscì il 1803, già ottimo
egli si sentì trascinato a mostrarsi pubblicamente avverso alla sètta dei Carbonari, gli affigliati alla quale viveano in N
5 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Dei balli »
e ad essa ripugnante. Finito un atto, saltano fuori tutto a un tratto dei ballerini, che per nulla non hanno che fare con l
a col primo. Conoscine uno e gli conosci tutti; si cambiano gli abiti dei ballerini, il carattere dei balli non mai. [4.2]
gli conosci tutti; si cambiano gli abiti dei ballerini, il carattere dei balli non mai. [4.2] Chiunque, in ciò che si spe
nome. E veramente nel comico, o sia grottesco, sonosi veduti tra noi dei balli degni di applauso ed anche dei ballerini ch
grottesco, sonosi veduti tra noi dei balli degni di applauso ed anche dei ballerini che aveano, come disse colui, le mani e
e parecchi altri, i quali si avvicinano di molto all’arte di Pilade e dei più nobili antichi pantomimi. In questa scuola so
6 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Commento »
Londra, 1708 – Hayes, 1778) esponente politico britannico del partito dei Whig, capo del governo inglese due volte dal 1756
volte dal 1756 al 1761 e dal 1766 al 1768, protagonista della guerra dei Sette anni e fautore dell’espansione coloniale de
o la Francia in Canada, nelle Indie e sui mari nel corso della guerra dei Sette anni. Federigo: Federico II di Prussia. T
Gian Galeazzo Sforza con Isabella d’Aragona, una festa che prevedeva dei balletti che accompagnavano le varie portate del
cordavano. isconcertavano: la commistione tra comico e serio, tipica dei drammi del Seicento, distoglieva lo spettatore da
per spiegare i motivi delle sue varie impressioni, le sue imitazioni dei modi e delle passioni devono per forza essere est
on l’idea, e le impressioni generali diventano indicazioni specifiche dei modi e delle passioni»; Daniel Webb, Remarks on t
letto napoletano, ma si distinse anche nell’opera seria e divenne uno dei più importanti compositori del suo tempo; morì a
le francese. Nicolini: Nicolò Grimaldi (1673 – Venezia, 1732) fu uno dei più noti cantanti castrati del suo tempo. Tesi:
stato un cantante castrato italiano di grande fama, esperto nell’arte dei gorgheggi vocali, sviluppati a partire dall’esemp
zzanese, 1653 – Ferrara, 1697), Giovanni Buzzoleni e Antonio Cortona, dei quali si hanno scarsi dati anagrafici, furono imp
un matematico, professore di Geometria all’università di Oxford e uno dei fondatori della Royal Society. John Lowthorp (165
ella Royal Society. John Lowthorp (1658 o 1659-1724) è il compilatore dei volumi di The Philosophical Transactions and Coll
di altri quattro libri nel 1654. Nota alla nota d’autore n. 13: «Uno dei nostri grandi artisti, tale che chiunque abbia vi
ui non nomina allo stesso modo; il modo ridicolo con cui sono vestiti dei ed eroi, con cui agiscono e parlano sconvolge tut
rlano sconvolge tutte le idee che si era fatto; non vi ritrova quegli dei ed eroi ai quali il suo pennello conferisce tanta
e date in luce e stampate da Giac. Camillo Mercati, Bologna, 1707, e dei Disegni delle scene che servono alle due opere ch
, uti Licymnius revivisceret et corrigeret hanc amentiam» (Magari gli dei immortali potessero far sì che Licinio tornasse i
 – Londra, 1796) fu un architetto e decoratore di giardini; nel corso dei suoi viaggi in Cina ebbe modo di studiare l’arte
simmetria e ordine delle composizioni; su invito della famiglia reale dei Savoia operò anche in Italia e disegnò il giardin
«In base a questi motivi e a calcoli matematici, si devono costruire dei vasi di bronzo proporzionati alle misure del teat
nte dal cardinale Mazzarino per curare gli allestimenti delle opere e dei balletti italiani in Francia. Temanza: Tommaso T
nmicheli (Verona, 1484-1559), architetto e ingegnere militare, fu uno dei più significativi promotori nell’Italia settentri
7 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquarto »
Capitolo decimoquarto Seconda causa: vanità ed ignoranza dei cantori. Analisi del canto moderno. Riflessioni s
del canto moderno. Riflessioni sui giudizi popolari, e sulla varietà dei gusti musicali. [1] In una nazione che riguarda
si necessaria e per la divisione comune e per l’ignoranza particolare dei professori; dacché ognuno aspirò a farla da capis
del Corsi e del Rinuccini. L’ignoranza del poeta e l’infingardaggine dei compositore fecero in seguito rovinar giù per la
assato il canto delle arie oltrepassava di poco nell’artifizio quello dei recitativi, i quali costituivano principalmente l
a tuttora in Italia come reliquia dell’asiatica voluttà per monumento dei nostri vizi, per oltraggio della natura, e per co
un atto di virtù eroica e sublime che ci ricompensasse della durezza dei mezzi coll’importanza del fine, ma per blandire l
e perché fiancheggiato dal despotismo del piacere. Ridesterei lo zelo dei ministri dell’altare acciocché più non trovasse r
volger d’occhio effeminato e cascante? Come potranno contraffare gli dei coloro che sono al di sotto degli uomini? Come è
ione. Quale idea si formano essi adunque del luogo dove si trovano, e dei personaggi che rappresentano? Non direste che vog
ra stessa del canto, poiché quanto più di attenzione si mette nel far dei trilli e dei passaggi tanto meno rimane per accom
canto, poiché quanto più di attenzione si mette nel far dei trilli e dei passaggi tanto meno rimane per accompagnarli coi
ni confaccentisi; ma in gran parte consiste ancora nella inesperienza dei cantori, nel poco studio che ci mettono su tali c
ione degli accennati principi alle diverse parti del melodramma. V’ha dei casi dove spicca la sola poesia con pochissimo ac
dove spicca la sola poesia con pochissimo accompagnamento di musica; dei casi dove la poesia prende alcuni caratteri di ca
sia prende alcuni caratteri di canto coll’intervento degli strumenti; dei casi infine dove la poesia trasfondendosi intiera
e transizioni, le sospensioni e i periodi colle mutazioni accidentali dei tuoni, in una parola attaccandosi alle regole che
in generale, e benché intendersi ciò debba soltanto delle arie e non dei recitativi, dove è indubitabile che possono aver
ta. Siccome tutte le cose create perciò appunto che sono create hanno dei limiti e siccome i limiti suppongono imperfezione
lcun oggetto sonoro in particolare che presenti all’orecchio la serie dei tuoni contenuti nell’aria, per esempio, “se mai s
omune la musica con tutte l’arti rappresentative, s’aggiungono ancora dei peculiari a lei sola. La sua maniera d’imitare è
le, ma egli è vero altresì che la troppo fedele e perfetta imitazione dei tuoni naturali privi dell’abbellimento che ricevo
e idee accessorie che s’uniscono a quella della immediata espressione dei sentimenti, certo è che dall’aggregato e dalla sc
espressione dei sentimenti, certo è che dall’aggregato e dalla scelta dei colori che il musico aggiugne al quadro preso a d
zza rinunziare ai vezzi musicali e agli ornamenti che mi ricompensano dei sagrifizi che sono costretto a fare in grazia del
i, ove rappresentandosi la dubbiezza dello spirito nata dal contrasto dei motivi che gli si fanno innanzi, l’anima concentr
periodo, anzi in ciascuna sillaba secondo la diversità delle parole e dei sentimenti. Se qualche differenza vi si osserva,
enti prodigiosi in Italia. La leggerezza del clima, il tatto squisito dei nazionali in materia di musica, la lunga abitudin
musica, la lunga abitudine di giudicare e di sentire, la moltiplicità dei confronti, la lingua loro piena di dolcezza e di
e la verità dell’oggetto rappresentato come debbe pur esser l’uffìzio dei teatro e d’ogni canto imitativo, in tal caso non
a copia che imita coll’originale imitato, e l’altro la rassomiglianza dei muovimenti ch’eccita in noi la copia coi muovimen
vrana decisione, da qual tribunale emanò un’autorità così destruttiva dei nostri più squisiti piaceri? Il popolo può giudic
enza riflessa di essere stato ingannato; che ammiri la possente magia dei suoni che pervennero a farlo; che paragoni que’ p
iato a parte a parte nell’originale il vivace lume degli occhi, l’oro dei capegli, le rose delle labbra, il latte della mor
te in materie di gusto quanto lo sarebbe ad un cieco nato il giudicar dei colori. Ma come attender tante e sì difficili qua
; volgo è in materia di spirito la massima parte delle vezzose dame e dei brillanti cavalieri, ai quali «La gola, il sonno
dea del genio nella esecuzione di quello, e rassomigliano a quel capo dei selvaggi, il quale stimando esser le sue campagne
la carriera che dee percorrere in quel giorno; si vedrà che alla fine dei conti quel gran pubblico signorile e rispettabile
sso sofisma di quei pseudofilosofi, i quali perché lo sfogo materiale dei sensi nell’amore viene accompagnato da voluttà, p
’antico teatro attribuisce l’una e l’altra alla debolezza de’ poeti e dei musici, che presero per regola del bello nelle du
a del bello nelle due facoltà il piacere del volgo trascurando quello dei più saggi145. Un altro scrittore non minore di lu
di sopra debba altresì mancare la terza che deriva dalla somiglianza dei movimenti che sveglia in noi la copia coi movimen
diletto non resta se non quello che viene dal gradevole accozzamento dei suoni diretti non già a significar un pensiero, o
cadono sotto gli occhi. La proporzione fra le membra, la dilicatezza dei tratti, la bocca, le braccia, le mani, ciascuna p
a freschezza; niuna composizion musicale, niuna cantilena è, non dirò dei Greci o dei Latini, ma né meno dei moderni da Gui
; niuna composizion musicale, niuna cantilena è, non dirò dei Greci o dei Latini, ma né meno dei moderni da Guido Aretino f
icale, niuna cantilena è, non dirò dei Greci o dei Latini, ma né meno dei moderni da Guido Aretino fino al principio del no
atro o in chiesa dai maestri o dai dilettanti. Le composizioni stesse dei primi maestri del nostro secolo sono oggi mai div
lo sono oggi mai divenute anticaglie, non piacendo altro che lo stile dei moderni cantori, il quale nel giro di pochissimi
lla posterità un classico esemplare, che fìssi immobilmente lo studio dei giovani, perché dipendendo in massima parte la be
ho trovato neppur un solo, il cui canto non sia più o meno imbrattato dei vizi esposti nel presente capitolo. Vi saranno al
iramide per essere stata la prima a recidere in cotal guisa le membra dei teneri garzonetti, come avesse voluto sforzar la
della fedeltà delle loro donne, cui l’influenza del clima e il potere dei sensi rendono assai difficile a conservare in que
tacca un sentimento così intimo e così delizioso, perché al godimento dei sensi unisce il piacere riflesso della preferenza
altri siffatti bei paroloni, che formano il pomposo filosofico gergo dei nostro secolo…Noi perché facciamo la medesima cos
tra la melopea che apparteneva ai recitanti e quella del coro. Quella dei recitanti si distingueva in “diverbio”, che corri
le tanto numerose e variate, ne verrebbe in conseguenza che il numero dei segni musicali fosse eccedente, difficilissimo ad
Antichi. Quello di Marcello che conteneva venti mille persone era uno dei più piccoli a paragone di quello di Scauro dove c
possibile, che s’adoperasse nel recitare il suono dilicato e fievole dei nostri canti, ma piuttosto una voce vigorosa e fo
e però per la musica teatrale in ispezie. Gli è vero che si trovavano dei teatri coperti, ma in questi non si recitavano tr
orno alla scena, come si faceva cogl’inni di Pindaro attorno alle are dei numi. Ma benché il genere appartenesse a quello d
stica, e lontano dai gorgheggi, trilli e volate che s’usano nell’arie dei teatri moderni, i quali non potrebbero ottenersi
8 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Introduzione »
le censure, Algarotti fu però un esponente d’eccezione della cultura dei lumi, della quale ripercorre tutte le tappe consu
qualifica l’uomo di lettere del XVIII secolo, volto a perseguire uno dei fondamenti della cultura umanistica settecentesca
glia di ricchi mercanti, Algarotti fu educato nell’ambiente bolognese dei primi decenni del secolo XVIII in cui la divulgaz
ito delle molteplici attività cui si era dedicato Algarotti nel corso dei suoi soggiorni all’estero. Vedono la luce in ques
dello spettacolo operistico e sulla sua collocazione nella gerarchia dei generi letterari. Alla fine della prima redazione
ibald Gluck. L’intervento di Algarotti d’altronde, se anticipa alcuni dei temi al centro della riflessione dei decenni succ
i d’altronde, se anticipa alcuni dei temi al centro della riflessione dei decenni successivi, rappresenta anche un momento
ioni che dominano il quadro culturale primo settecentesco: la riforma dei generi letterari, il confronto con la cultura fra
quello di trovare una collocazione alla poesia per musica nel sistema dei generi letterari, ma di riformare dall’interno il
mplicità e naturalezza nell’orchestrazione delle arie, la recitazione dei cantanti, il rapporto tra i balli e l’opera che d
sio, Leibnitz, Antonio Maria Salvini, Voltaire, di cui sono riportati dei versi tratti dal poema Le Mondain 14 del 1736 che
ento deve sottostare ad alcune condizioni, permettere la delineazione dei caratteri dei personaggi e delle loro passioni e
ostare ad alcune condizioni, permettere la delineazione dei caratteri dei personaggi e delle loro passioni e legarsi in mod
rima redazione è data anche dalla prassi di Algarotti di fare sfoggio dei suoi molteplici saperi e interessi e di operare c
di Algarotti; il lamento verso il teatro impresariale, lo strapotere dei cantanti, le imposizioni della musica. Il poeta c
il 9 febbraio 1756 ad Algarotti, Metastasio converge così sul degrado dei gusti del pubblico senza addentrarsi nello specif
argomentazioni dell’amico veneziano, che pur riconoscendo la qualità dei testi metastasiani e l’eccellenza dei suoi drammi
che pur riconoscendo la qualità dei testi metastasiani e l’eccellenza dei suoi drammi, delineava un modello di teatro per m
e centralità del dramma per musica, ma anche la difficoltà, da parte dei letterati e degli addetti ai lavori, di dominare
ficare un genere che non poteva essere codificato e riformato secondo dei parametri esclusivamente letterari, estremamente
lo supera nella direzione di una maggiore coerenza nella definizione dei personaggi, di una più organica tessitura tra ari
spostato da una considerazione del quadro complessivo della gerarchia dei generi letterari all’interno della tradizione poe
e anche alcune esperienze europee di Algarotti come la frequentazione dei teatri di Vienna e Berlino e la conoscenza del re
proccio pragmatico, che nasce dalla conoscenza della situazione reale dei teatri per musica e dalla necessità di soddisfare
ta, alla fine del trattato, di un paragrafo dedicato alla costruzione dei teatri e a problemi logistici, mostra la volontà
ica, canto, ballo cui è dedicato un ampio spazio, fino alla soluzione dei problemi logistici e organizzativi. Ma è soprattu
he articolate nei diversi paragrafi e dall’altro cerca di approdare a dei quadri teorici riassuntivi che funzionino da line
pubblicata a Livorno; Algarotti seguì personalmente la pubblicazione dei primi tre tomi, prima di morire, e poté apportare
bouffons e nonostante le critiche e la consapevolezza dell’esistenza dei consueti problemi della rappresentazione operisti
prima della conclusione; tratta dell’architettura e della costruzione dei teatri d’opera. L’ultima edizione, qui trascritta
9 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »
odi della Grecia, o (ciò che sembra più verosimile) come una reliquia dei commedianti latini, i quali, dopo varie trasforma
atini, i quali, dopo varie trasformazioni e vicende accadute nel giro dei secoli, formarono quella genia di persone di cui
corum         Faro ubi erat Princeps missi Saxonum,         Instinctu dei transeunt per urbem Meldorum         Ne interfici
        Amor care, O cur jubes canere?» ecco i Tirtei, e i Terpandri dei secoli barbari. [7] Se poi i provenzali siano sta
esia, oppure s’abbiano l’una e l’altra ricevuta dagli arabi per mezzo dei catalani, io non mi affretterò punto a deciderlo.
derramen, d’Omaro, di Abdalla, di Mirza, de’ sultani, delle sultane o dei califfi non mai. L’uso della rima, la tessitura d
nza aromatica, che dai boschi della Idumea schiude il vento Imperador dei deserti, l’arco iride ad un ponte levatoio fabbri
ini per lo più, né mai s’inalzano alla sublimità degna del linguaggio dei numi. Le gesta dei paladini, le lodi del loro poe
mai s’inalzano alla sublimità degna del linguaggio dei numi. Le gesta dei paladini, le lodi del loro poetare, qualche sarca
arcasmo contro ai loro rivali in poesia e l’esposizione poco dilicata dei propri amori, ecco il ricinto che comprende press
fuorché a coloro che non sanno poetare altrimenti.» Un altro difetto dei loro versi era la mancanza d’immagini e di colori
e di gazzetta, e si direbbe quasi che volessero presentare il manuale dei loro sintomi amorosi come i piloti presentano al
cilia principalmente pella dominazione degli Angiovini ivi stabilita, dei quali non mi fermerò a fare particolar menzione d
altra spezie di lirica eroica, che tanto imperio acquistò sulle menti dei Greci. Quindi è che se l’Italia ebbe in Cino da P
’un genere più dilicato, ella non ebbe mai né potè avere degli Alcei, dei Tirtei, dei Pindari, e degli Epimenidi. Perché ci
iù dilicato, ella non ebbe mai né potè avere degli Alcei, dei Tirtei, dei Pindari, e degli Epimenidi. Perché ciò? Perché un
il popolo non intendeva, onde mancò la poesia innale, e con essa uno dei fonti più copiosi del sublime poetico; perché i g
l’importanza che gli davano i Greci, giacché invece degli Stesicori e dei Terpandri, che in altri tempi erano i legislatori
o decimoterzo nel celebre Imperadore Federigo Secondo gran protettore dei poeti , e de’ musici richiamati da tutte le parti
canto usato in Italia come in molti altri paesi d’Europa, e privativo dei primi giorni di maggio, tempo in cui per celebrar
poste sotto le note a tre voci. Succedettero in seguito i madrigali, dei quali abbiamo fra i primi l’esempio in quelli di
t’onore ha recato alla sua nazione, ignorò il gran numero e il valore dei mentovati stranieri, i quali si portarono in Ital
si scorgeva la grotta del Serpente. Le vicine piante erano abbattute dei replicati colpi della tortuosa coda, e macchiate
agli occhi nelle pubbliche feste portavano sul principio il carattere dei loro tempi. Consistevano per lo più in cavalcate
venzione, in fuochi accesi nelle pubbliche piazze o innanzi alle case dei particolari, in anfiteatri o monumenti inalzati c
ti del gusto fecero avvertiti gli uomini di genio che l’immaginazione dei popoli civilizzati avea bisogno d’un pascolo men
tanto che possano giovare all’istruzione non meno che al divertimento dei lettori. [34] In mezzo ad un magnifico salone cir
nezza, che in preciose bottiglie recava il nettare ch’ella versa agli dei nell’Olimpo; accompagnavala un coro di pastori d’
so fra i Romani. I donativi terminarono con un gran ballo composto di dei marittimi e di tutti i fiumi della Lombardia, che
ed egipani, diè come pimento con una danza animata e grottesca ad uno dei più magnifici e sorprendenti spettacoli che abbia
miastici, o satirici, o didascalici, e cavar la conseguenza in favore dei provenzali colla stessa giustezza che la cava il
ento s’incontrarono in Lochabar per vendicare il loro onore, e quello dei rispettivi Capi in una pubblica assamblea con un
gli arabi, e non dagli altri popoli? V. «La struttura e il meccanismo dei versi provenzali ha maggiore somiglianza colla st
versi provenzali ha maggiore somiglianza colla struttura e meccanismo dei versi arabici che con quella dei Greci e Latini.
glianza colla struttura e meccanismo dei versi arabici che con quella dei Greci e Latini. La ragione si è, perché sebbene g
la corda leggiera, il palo congiunto e il disgiunto» (termini oscuri, dei quali non è facile il trovar la chiara interpreta
nte che fra gli arabi un mezzo certo d’ottenere l’accesso e il favore dei grandi era la poesia. Agli uni e agli altri fu co
avore dei grandi era la poesia. Agli uni e agli altri fu comune l’uso dei giullari o giuocolieri. Dunque ec.» Ma molti prin
giullari, ovvero sia poeti , musici e commedianti. E poiché si tratta dei giullari provenzali, non occorreva, che il Signor
o facitori di farse traggono i più sensati scrittori la prima origine dei giocolieri provenzali, come si può vedere, per ta
agli arabi; essendo certo, che gli esempi del poetare, e la divisione dei poemi, e i dialoghi poeti ci, e le tenzoni, e l’a
, e il favore verso la poesia, e i premi conferiti ai poeti , e l’uso dei giuocolieri sono tutte cose le quali prese collet
o De poematum cantu, del Cavalier Temple nel suo Saggio sulla poesia, dei due celebri eruditi spagnuoli Sarmiento e Sanchez
quella Bella. VI. «Come provare nei normanni e nei goti la tessitura dei versi, e la proporzione fra gli intervalli e i ri
a, che bada principalmente alla misura del tempo, e questa fu propria dei Greci e dei Latini; l’altra chiamata armonica fon
principalmente alla misura del tempo, e questa fu propria dei Greci e dei Latini; l’altra chiamata armonica fondata sulla c
abe, e sulla porzione degli accenti, e questa propria di noi, e lo fu dei provenzali, come di moltissime altre nazioni anti
e aspira con ragione al titolo di critico filosofo. VII. «Dove trovar dei vetsi Goti e Normanni?» Dove trovarli? Nei monume
o una qualche certezza?» Nei monumenti della mitologia e della poesia dei Celti, e nella Introduzione alla storia di Danima
oesie d’Ossian, e in più altri rinomati scrittori, l’autorità riunita dei quali deve acquistare se non la credenza dovuta a
ssare per figliuola dell’araba. IX. «L’autore occupato nelle ricerche dei tempi posteriori, non ha potuto internarsi nella
ca (facoltà cui eglino coltivarono con tanto impegno, e che forma uno dei rami più curiosi e più illustri della loro gloria
ra della gamma degli arabi paragonata colla nostra, alla disposizione dei loro intervalli musicali, al numero delle consona
affinché nascessero in Europa la musica e la poesia, dalla generalità dei rapporti applicabili a molti altri popoli, e dal
ziane, ora indiane, ora greche, ora settentrionali, ora arabiche, ora dei popoli atlantici lasciano perfettamente le cose c
itori d’ipotesi istoriche agli astronomi che abbracciarono il sistema dei cieli solidi, i quali ad ogni arrivo d’una nuova
o detto che Federico traesse l’amore verso la poesia, e la protezione dei poeti dal Conte di Tolosa? II. Alla pagina 308 de
un’Accademia in Palermo dove fra le altre facoltà si coltivava quella dei versi? Non si leggon tuttora le rime di quelli Ac
n si leggon tuttora le rime di quelli Accademici inserite fra le rime dei poeti antichi del Giunti, e in altri luoghi? E ta
antichi del Giunti, e in altri luoghi? E tali Accademici, alla testa dei quali si trovavano Enzo e Manfredi figliuoli dell
Un canto di vittoria. V. La morte del serpente Pitone, e l’imitazion dei fischi del mostro moribondo. Vedi l’Onomastico di
10 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 169
Antinori Amilcare, della famiglia dei marchesi Antinori di Perugia, invaghitosi nel 184
le poi formar Compagnia, e s’unì in società (1855-56) con Vestri, uno dei cognati. In quella Compagnia la Virginia Marini f
le parti di secondo innamorato, prima nella Compagnia de’Gelosi, poi dei Confidenti. (Vedi la sua lettera a D. Giovanni De
11 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 4
a perizia che la elevarono al grado delle prime celebrità drammatiche dei nostri giorni. Nella Laboranti traluce il dire ed
ori………… Nella sua serata di benefizio scelse un nuovo dramma francese dei signori Scribe e Legreve (sic), Legouvé, tradotto
efica emanazione fu così bene dipinto dalla Laboranti, che a giudizio dei provetti frequentatori della commedia, ella raggu
12 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 936-937
i, figliuolo di Onofrio. Rimasto vedovo, pensò da solo all’educazione dei figli (la maggiore, Anagilda, sposò un Francesco
ne dei figli (la maggiore, Anagilda, sposò un Francesco Arisi) alcuni dei quali seguiron l’arte dei parenti. Troviamo poi i
Anagilda, sposò un Francesco Arisi) alcuni dei quali seguiron l’arte dei parenti. Troviamo poi il Fortunati al S. Cassiano
l ’97 egli non si chiama più arlecchino ma Truffaldino, e il Giornale dei teatri di Venezia dice di lui : Se al merito sin
13 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 187-190
Vattel’a pesca. Pare accertato fosse capocomico e schiavone. I figli dei figli dei figli di coloro che lo videro affermano
pesca. Pare accertato fosse capocomico e schiavone. I figli dei figli dei figli di coloro che lo videro affermano che Azamp
orse ci è sempre stato, e forse si aggira anche adesso nei botteghini dei teatri a controllare gli incassi, o freme sulle r
co non lascia traccia di sè ; ma il capocomico vive nella gratitudine dei futuri. Medebac divinizzò la cassetta ; Azampambe
dei futuri. Medebac divinizzò la cassetta ; Azampamber fondò il regno dei guitti. La parola guitto è entrata nel gergo t
di varia fama ? O l’Azampamber guitto è una creazione della fantasia dei comici ? Chi sa !… Fanno tanto presto a stabilire
ra d’Algeri. Gran combattimento. Atto quinto – Il Trionfale ingresso dei Francesi, con il fuoco di gioja. secondo tratteni
14 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 850-853
stipendio annuo di 50,000 franchi ; il diritto di aumentare il prezzo dei palchi e del biglietto d’ingresso, e quello di an
lo dalla famiglia artistica, che perdeva in lui il più onesto e forte dei capocomici, ma da quanti, conosciutolo, avean pot
nno, essendo tre gli addetti a portare i cuscini in platea. Il prezzo dei palchi era esorbitante per la prosa. Quelli di 2º
li uffiziali militari dello stesso reggimento ; per altre mezze file, dei borghesi. Gli uffiziali della R. marina, in due p
più, un picchetto di granatieri era ordinato di guardia all’ingresso dei palchi reali ; e fra le quinte era mandato un cap
le con tre granatieri. Appena Sua Maestà si presentasse in palco, uno dei granatieri doveva fare un passo fuori del sipario
o al più presto alle pratiche necessarie presso la R. Sopraintendenza dei teatri e spettacoli, e presso il Ministro dell’in
15 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Delle scene »
asi di compagnia non minori disordini negli ornamenti della persona e dei vestiti dei ballerini. I quali vestiti, come anch
gnia non minori disordini negli ornamenti della persona e dei vestiti dei ballerini. I quali vestiti, come anche quelli de’
e’ musici, hanno da accostarsi, il più che sia possibile, alle usanze dei tempi e delle nazioni che sono rappresentate sull
discreto giudizio? Possono in ciò essergli di grande aiuto la lettura dei libri, la conversazione degli uomini addottrinati
on lume, non si compiacesse pur assai considerando come senza l’aiuto dei rilievi di legname sia da noi vinta qualunque dif
e scene a quel modo che fecero i pittori del Cinquecento delle figure dei Bellini e dei Mantegna. Ferdinando, in una parola
modo che fecero i pittori del Cinquecento delle figure dei Bellini e dei Mantegna. Ferdinando, in una parola, fu il Paolo
gente inferma, che non hanno nelle loro parti connessione veruna. Ma dei Licini ne saltano fuori di tanto in tanto anche t
a di vago e di vario, boschetti, collinette, acque vive, praterie con dei tempietti, degli obelischi ed anche di belle rovi
belle rovine che spuntano qua e là, si trova quivi riunito dal gusto dei Kent, dei Chambers e dei Brown, che hanno di tant
ine che spuntano qua e là, si trova quivi riunito dal gusto dei Kent, dei Chambers e dei Brown, che hanno di tanto sorpassa
o qua e là, si trova quivi riunito dal gusto dei Kent, dei Chambers e dei Brown, che hanno di tanto sorpassato il Le Nôtre,
16 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 234
media Italiana, il 30 aprile 1744, colla parte di Florina, nell’Isola dei talenti, commedia in un atto di Fagan, in cui can
, e di non troppo riserbo. Si crede che il Conte d’Egmont, colonnello dei dragoni e uno dei più amabili signori della Corte
riserbo. Si crede che il Conte d’Egmont, colonnello dei dragoni e uno dei più amabili signori della Corte, morisse a cagion
17 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 469-470
ro Rossini di Firenze, al fianco di Laura Bon. La ricordo nell’Amalia dei Masnadieri di Schiller, gentile promessa di artis
oi dilettanti, or vagando pei teatrini della capitale, ora per quelli dei paesi e città circostanti, come ad esempio Prato,
la sera del 19 febbraio, e piacque a segno da esser subito nel numero dei pensionarj della Comedia italiana. Morì il 27 dic
18 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 52-54
ane seguì amorosamente a traverso le varie fasi : Andrea Maggi è uno dei più prestanti attori che abbiano calcate le scene
turale attitudine avrebbero promesso miglior resultato. La esuberanza dei suoi mezzi fisici, con l’invidiabile suo organo v
e lieve imperfezione, si sarebbe maggiormente addentrato nello studio dei segreti, che dirò psicologici, dell’arte, e ne av
ne avrebbe ottenuto uno splendido effetto. Nuli ameno egli occupa uno dei primi posti nell’areopago dell’arte drammatica it
19 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 147-149
’istruzione sopperiva colla svegliatezza della mente e colla fierezza dei propositi, si presentò al primo attore, Camillo F
del brillante Adamo (V.), entrò con lei e col cognato nella Compagnia dei Fiorentini, per sostituirvi l’egregio amoroso Gio
egnamenti delle scuole, di tanto il Monti, nel signoreggiar gli animi dei suoi spettatori, superò gli altri artisti. Regola
ica energia, metteva tali suoni, da scuotere prepotentemente le fibre dei suoi uditori. – Quando un carattere, un personagg
dire e sostenere che il Re Ferdinando II lo aveva nominato Direttore dei due R. Teatri, San Carlo e Fondo ; e che nessun C
arrozza, avviandosi per quella via, ma poi lo condussero all’ospedale dei pazzi, detto de' Ponti Rossi, mentre lo sciagurat
20 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo terzo »
rs. Rappresentazioni de’ secoli barbari. Paralello fra esse, e quelle dei Greci. Progressi, e cangiamenti del Contrappunto.
n vi può esser alcun dubbio circa la superstizione, e nemmeno lo sarà dei teatri per chiunque versato nella lettura degli a
i contro ai propri sudditi, anzi mettendo questi sotto l’insegnamento dei primi. Pochi esempi ci somministra la storia di s
irtù ed istruiva coi suoi rari talenti. Ma il favore del suo secolo e dei posteriori verso di lui il ricompensò abbastanza
ioni sofferte nel chiostro. La gran fama acquistatasi, e la scarsezza dei monumenti hanno fatto sì che attribuite gli venga
il sistema. Ma oltrachè una falsità è il dire che il sistema musicale dei Greci non avesse se non quindici suoni, essendo c
di significar non solo la differenza del tono, ma anche la durazione dei tempo in una nota rispetto all’altra, e ciò si fe
onserva inedito fra la raccolta di monumenti esistenti nella libreria dei RR. PP. conventuali di Bologna, soggiugne che sif
nventuali di Bologna, soggiugne che siffatta opinione circa il numero dei modi era comune presso agli antichi, dicendo di a
altri depositi delle umane cognizioni nella irreparabile dimenticanza dei secoli, attribuisce a lui l’usanza di lasciar ne
ioni, e degli inventori? Si risponde che ciò è provenuto dalla natura dei secoli dediti alla rustichezza e alla ferocia, do
a esser di molto a lui anteriori. Io paragonerei volentieri la storia dei secoli barbari all’orizzonte. Lo spettatore, che
presso a noi lo splendore e la durata ch’ebbero presso a loro quelle dei Greci. Di ciò due ne veggo esser state le cagioni
e che le meretrici perfino ebbero altari, e feste a lor nome. Ove gli dei lasciando ai filosofi la cura d’ammaestrar gli uo
tti dal cielo; in questo mentre, io dico, si vedeva Giove padre degli dei dipinto ne’ pubblici templi della medesima città
zione. Epitteto colla sua gamba fracassata faceva arrossire tutti gli dei d’Omero, e giustificava pienamente il preteso par
o essi dalla pubblica tradizione, che la natura loro non liberava gli dei né i Semidei dagli affetti perversi, e dalle incl
o dialogo tra Ercole e Bacco per conoscere qual conto facessero degli dei tanto il poeta, che metteva in bocca loro simili
d’un Dio, che ovunque è presente per esaminare le più ascose rivolte dei cuore, la perpetua ricordanza della morte, e del
er lagrime in questa valle di pianto!31 Basta la semplice esposizione dei fatti per capire quanto la rappresentazione di es
etti più rispettabili. [16] Memoranda sarà mai sempre la festa detta “ dei Pazzi” celebrata per molti secoli in quasi tutta
anno colui che dovea presiedere alla festa col titolo d’“arcivescovo dei pazzi” e in qualche luogo gli si conferiva il nom
coda d’una carogna». Un siffatto pontefice doveva tenere presso di sé dei ministri non dissimili a lui, e questi erano i pr
atori. Non contenti di cantare nel coro delle poesie disoneste invece dei salmi, si pigliavano ancora il trattenimento di g
hilterra, in Germania e in Italia, e prese voga persino nei monisteri dei frati e delle monache. E ciò che dovrebbe recare
domestiche mura? Il liquore della saviezza è troppo forte, noi siamo dei vasi troppo gracili per contenerlo, e però fa di
catezza all’intreccio, la sensatezza del gusto alla forza e fecondità dei caratteri. Il progresso dei lumi ha finalmente da
nsatezza del gusto alla forza e fecondità dei caratteri. Il progresso dei lumi ha finalmente da qualche tempo fatto andar i
za di coloro che presiedevano alle cose sacre, o per ismodata licenza dei musici, non vi fu argine o regola alcuna, ma mill
a propria religione, e l’affettata incuriosità ovvero sia scetticismo dei pretesi saggi due circostanze che hanno caratteri
ofondo e sensato libro delle considerazioni sopra i costumi: «Vi sono dei principi, che non dovrebber nemmeno mettersi in q
21 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »
osizione. Riflessioni sull’odierno uso della musica strmentale. Esame dei recitativi, e delle arie. [1] Gl’inconvenienti a
compositori il creare delle bellezze parziali, e il condurre ciascuno dei rami del melodramma al grado di perfezione ond’er
le arti non furono dagli antichi pienamente esauriti, che la barbarie dei nostri metodi era capace di dirozzarsi fino ad un
un certo punto e ringentilirsi, e che da un sistema diverso da quello dei Greci potevano gli sforzi del genio far iscaturir
nsì dai maestri dozzinali, ma non si studiano, non s’imitano le opere dei sommi compositori della trascorsa età, ciascuno v
n poco alla rovina della espressione nel melodramma. Ne’ tempi felici dei Leo, dei Pergolesi e dei Vinci l’attenzione di qu
la rovina della espressione nel melodramma. Ne’ tempi felici dei Leo, dei Pergolesi e dei Vinci l’attenzione di que’ sommi
espressione nel melodramma. Ne’ tempi felici dei Leo, dei Pergolesi e dei Vinci l’attenzione di que’ sommi maestri era unic
e oltrepassano ogni credenza. Si è moltiplicato all’eccesso il numero dei violini, si è dato luogo nella orchestra a gli st
deboli perché troppo leccate, nella stessa guisa che ‌l’eccedente uso dei diminutivi nello stile rende molle di soperchio e
possano modificare le facoltà interne dell’uomo fino a creare in lui dei gusti fattizi opposti o diversi da quelli che son
non venissero in aiuto del suonatore facendone la dovuta applicazione dei suoni a qualche caso particolare, indicandone le
la quiete, e le tenebre, e cent’altre qualità or positive or negative dei corpi non si esprimono in veruna guisa col canto,
s’egli prendesse a rappresentare i mugiti d’un mare agitato, gli urli dei mostri vaganti per le foreste, il romore del tuon
mostri vaganti per le foreste, il romore del tuono, il cupo chiarore dei lampi, l’albeggiare della rosata aurora e l’armon
suono, possono più acconciamente imitare le diverse proprietà sonore dei corpi. [11] Ad essi appartiene altresì il servire
cerata l’anima del personaggio. Havvi degli accessori nelle passioni, dei contrasti fra le idee, delle alternative fra i se
sioni, dei contrasti fra le idee, delle alternative fra i sentimenti, dei silenzi che nulla dicono perché si vorrebbe dir t
ente in oggi di più comune che il mischiare degli strumenti, l’azione dei quali si distrugge a vicenda. I flauti, per esemp
e con cui si dovrebbono rendere le battaglie e i trionfi. La dolcezza dei primi non può far a meno che non nuoca (come avvi
ntaggi quanti dal violino, perché niun altro è così acconcio a render dei suoni analoghi a quelli degli altri strumenti. Su
pensare dietro alla propria esperienza, qualora l’inconcepibile magia dei suoni da me in altri tempi sentiti non debba ripe
più sorta nella maniera d’eseguire i recitativi, intorno alla natura dei quali essendosi parlato in più luoghi di quest’op
vati. Tali esempi sono degni d’imitazione, come lo è ancora l’esempio dei prelodato Gluck, il quale per ovviare agl’inconve
zze tinte necessarie nell’armonia dal paro che nella pittura; difetti dei quali forse non è andato esente in ogni sua parte
singolari esempi degli indicati difetti si trovano nelle composizioni dei moderni maestri, ma basterà per confermazione del
, non deve essere indecisa quando pronunzia quelle parole «Tolgan gli dei ec.», le quali esprimono un sentimento risoluto,
e sbrigata con quattro note senza l’analisi, divisione, o repetizione dei periodi che si fa nella prima, se non in quanto f
ea, di Creusa, e d’Ascanio, vede lampeggiar in lontananza le armature dei nemici che l’inseguiscono, esclama mosso dalla pa
endendo che finissero que’ noiosi arzigogoli. Peggio poi quando fanno dei solecismi in armonia esprimendo colla musica un s
ridicolo degli antichi Messicani, tutta l’applicazione per la predica dei Corpus Domini, pe’ i suoi parenti ed amici, e per
io dell’acustica, ossia nello esame di quei rapporti che la risonanza dei corpi sonori ha colla macchina umana, e in partic
la scienza dell’uomo sensibile, la cognizione delle umane passioni e dei loro sintomi, l’indole e varietà dei loro movimen
ognizione delle umane passioni e dei loro sintomi, l’indole e varietà dei loro movimenti secondo i rispettivi caratteri e l
più da vicino alla scienza loro sono così all’oscuro la maggior parte dei moderni maestri che niuno si trova meno in istato
tasti del cembalo, che la loro esistenza tutta si raduni sulle punte dei diti, e che gli spartiti siano la carta geografic
nza senso alcuno né cognizion delle mosse. [47] Ora se non si può far dei progressi nelle scienze e nelle arti senza la spe
può far dei progressi nelle scienze e nelle arti senza la speditezza dei metodi, i quali per la maggior parte degli uomini
ale quanto lo studio delle Pandette gioverebbe a crear in una nazione dei legislatori simili a Minosse, a Confuzio, a Pen,
traprender ciò che non oserei raccontare senz’allarmar la dilicatezza dei lettori. [49] Questo morbo letterario proviene da
Per un effetto della prima avviene che l’uomo, non sapendo stabilire dei limiti alle proprie facoltà e restando sempre con
azione di uom dotto, ch’ei tanto pregia, fino alla debolezza d’averne dei piaceri comuni col volgo. [51] Da ciò è derivato
benissimo che ogni regola patisce la sua eccezione e che in ciascuno dei rami della facoltà musicale può questa nazione va
a i sentimenti va del paro colla filosofia che regola la disposizione dei tuoni139. [53] Parimenti tra i moltissimi maestri
famosi eredi dello spirito di Tartini cioè Pagin e Nardini, il primo dei quali si creò un suo particolare stile mirabile p
gran nettezza, e di ottimo gusto ha meritamente riscossi gli applausi dei più rinomati teatri. Né meno celebri sono presso
vole quanto il famoso Lolli nell’agevolezza dell’arco, nella maestria dei passaggi e nell’arte di eseguire le più difficili
a varietà, la leggiadria, il brio, l’abbondanza, l’analisi più minuta dei tuoni, un maggiore raffinamento in tutte le sue p
on deroga per niente al mio assunto, giacché di gran parte delle arie dei moderni maestri si può fare la stessa analisi ch’
quenza sacra, e celebre per la purgatezza dello stile, per la pittura dei caratteri nazionali e per critica lepidissima. Av
22 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 294-295
atriottismo ; assai temuta per il coraggio e l’eccezionale gagliardia dei muscoli. Il padre, integerrimo magistrato, allevò
. Essendosi incendiato presso la loro casa un fondaco di legname, tre dei quattro fratelli, ancora ragazzi, accorsero fra i
e e fu con Salvini, colla Carolina Internari, colla Ristori, per dire dei principali con cui militò. Onde seguire l’irresis
oesie : da alcuni canti della Divina Commedia al Delenda Cartago ; da dei brani dell’Ariosto alla Secchia rapita ; da un br
che la sua forza ed il suo coraggio mise al servizio degli infelici e dei deboli, sicchè di molti e non dimenticati pugni s
23 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 386-389
botti-Vestri Luigia (V. Vestri). Rocca-Nobili Camilla. Prima attrice dei Confidenti, fu una delle più forti artiste del su
rimenti parente di Cesare Nobili, esordisse col padre nella Compagnia dei Desiosi. Il Quadrio si confonde tra la Delia e l
| ANNIBALE TORCHI | marchese d’ariano. In Venetia | appresso ambrogio dei | M.D.C.XIII. Il libretto, rarissimo, consta di
ico Acceso, e il non men famoso Capitano Spaventa Francesco Andreini, dei Gelosi. Non sappiamo di qual terra fosse nativa
a de le donne onore e lume, gloria del sposo suo, pompa del mondo, e dei teatri luminosa Aurora. Quanto a' suoi pregi ar
24 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »
vo sciocco. Recitava il 1845-46 nel teatrino di Donna Peppa, la madre dei Petito ; e come – dice S. Di Giacomo (op. cit.) –
o (op. cit.) – il primo attore, tal Comincio, impiegato alla fabbrica dei tabacchi, lo apostrofa spesso con l’aggettivo di
25 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « LUIGI RASI. I COMICI ITALIANI » pp. -
Quadro dei buffoni francesi e italiani, esistente nel Museo
stampe estere. L’utilità poi dell’opera è evidente, dacchè la storia dei comici è storia del Teatro ; e dacchè nei secoli
ropa. E noto come la prima idea di raccogliere le notizie biografiche dei comici italiani venisse a Francesco Bartoli, mari
a della Letteratura italiana). Richiamo vivamente tutta l’attenzione dei miei lettori sopra una grande e coraggiosa pubbli
ze, ha cominciato a pubblicare l’anno scorso un dizionario biografico dei comici italiani e prosegue arditamente in mezzo a
riserve. L’edizione è magnifica : oltre allo splendore della carta e dei tipi, noto la ricchezza delle incisioni, tratte c
ro (La Nazione, 6 marzo ’96). …… chi si propose di scrivere la storia dei comici italiani fece opera nobile. E se per la ne
ifficoltà che incontra, tali da fiaccare i più tenaci, nella raccolta dei documenti. E lo accompagni e lo sorregga l’illumi
26 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo undecimo »
ezzi ond’egli è arrivato a rendersi lo scrittore unico e privilegiato dei musici, e la delizia delle persone gentili. Quest
lar destrezza la diversità de’ metri alle varie passioni, facendo uso dei versi curti negli affetti che esprimono la langui
ulla lira italiana le corde della greca investendosi di tutta l’anima dei greci poeti più felicemente di quanti il precedet
o di quell’autore quanto sono conformi alla natura i ridevoli sistemi dei filosofi. All’opposto chiunque abbia un pò d’anim
nza renderli troppo sostenuti e sonori, come sono comunemente i versi dei poemi non cantabili. La morbidezza non per tanto
za di quelle scene non solo perché tende a schivare le lunghe dicerie dei tragici del Cinquecento, e gli ambiziosi ornament
trono? Non apparisce forse il vero padre de’ suoi vasalli, il modello dei re cittadini, l’uomo insomma, come altri disse di
di mille altri pregi, questo solo basterebbe a rendernelo la delizia dei cuori onesti e sensibili. L’immaginazione dell’uo
eneca, che ti pare un ragazzo sortito or ora dal liceo, o come quello dei francesi moderni che t’intassano a torto e a trav
imitazione poetica. Si direbbe che il di lui genio fosse la dea Clori dei Greci, che volando per l’aria spargeva nembi di r
iù son distinte, e se distinte        Han confini tra lor. Dir dunque dei        Che ha confin l’infinito, o non son Dei. A
sensibili, quello che esige principalmente l’universale riconoscenza dei lettori per le lagrime, che ha cavate loro dagli
e s’affrettano ad ubbidire; ora ti si appresenta uno spettacolo degno dei numi, cioè il dolore sublime d’un eroe che si ved
che obbligato a condannar un amico trovato deliquente si lagna cogli dei perché, lasciandogli il suo cuore, gli abbiano fa
alia dalla gentilissima musa del Petrarca, indi reso comune pel mezzo dei Greci fuggiaschi che vi si annidarono, aveano nel
della mollezza e della vivacità, ma con iscapito della dilicatezza e dei costumi. Cercarono bensì alcuni scrittori d’oppor
olle parole de’ politici, colle lagrime delle donne, e colle speranze dei cortigiani. [30] Fra questi due estremi egualment
ll’Achille lo spavento di Troia e l’oggetto il più caro delle premure dei numi; osservar pendente dai cenni di Fulvia quell
o genere un inciampo non lieve a chi sensatamente ne volesse giudicar dei poemi. Ad ogni modo però se qualcheduno m’addiman
alente architetto. Se la sua cattiva sorte il fa inciampare in alcuna dei primi, per quanto ingegno abbia egli sortito dall
e nel sacco dato a Roma a’ tempi di Clemente Settimo non sene accorse dei soldati ch’erano entrati a depredar la sua casa,
o d’indicar loro i difetti, dai quali debbono tenersi lontani. I vizi dei grandi artefici sono più pericolosi degli altri a
inizza insieme con essa sulle are del pregiudizio, e lo stolido volgo dei lettori somigliante agli antichi abitatori dell’E
gio per chi che fosse il riguardar con occhio di artefice i simolacri dei numi, e che niuno s’avvisò di accusare di felloni
omenti più fecondi di passione e più atti alla melodia, nella pittura dei caratteri più difficili e più interessanti, nell’
ri, Quel segreto è un arcano, Riandando l’idea, Troncar il canape reo dei legni», e tali altri modi di dire, che da qualcu
i come modelli nel frasario generale della nazione; dove la diversità dei popoli, dei governi e delle leggi, l’affluenza di
li nel frasario generale della nazione; dove la diversità dei popoli, dei governi e delle leggi, l’affluenza di persone e d
rtamente Metastasio in un seggio di gloria vieppiù luminoso di quello dei Cini, dei Passavanti, dei Burchielli, dei Varchi,
etastasio in un seggio di gloria vieppiù luminoso di quello dei Cini, dei Passavanti, dei Burchielli, dei Varchi, dei Salvi
seggio di gloria vieppiù luminoso di quello dei Cini, dei Passavanti, dei Burchielli, dei Varchi, dei Salvini, dei Dati, e
vieppiù luminoso di quello dei Cini, dei Passavanti, dei Burchielli, dei Varchi, dei Salvini, dei Dati, e dei Salviati, o
inoso di quello dei Cini, dei Passavanti, dei Burchielli, dei Varchi, dei Salvini, dei Dati, e dei Salviati, o adotterà que
lo dei Cini, dei Passavanti, dei Burchielli, dei Varchi, dei Salvini, dei Dati, e dei Salviati, o adotterà quelle formole m
dei Passavanti, dei Burchielli, dei Varchi, dei Salvini, dei Dati, e dei Salviati, o adotterà quelle formole mosse dall’au
del Tesoro di Ser Brunetto, del Malmantile di Messer Pirlone Zippoli, dei Capricci del Botaio, o di tali altri libri canoni
sseguisce al presente da una radunanza di letterati impiegati nel far dei commenti a ciascuno dei drammi di questo poeta, e
una radunanza di letterati impiegati nel far dei commenti a ciascuno dei drammi di questo poeta, e che verranno dati alla
ra di questa passione sul teatro non ha mezzo. Essa è come il governo dei tiranni, i quali o regnano dispoticamente fra la
’Antichità, presso a’ quali l’amore fu piuttosto un bisogno materiale dei sensi che un raffinamento della immaginazione, si
ualche ammorbidita fanciulla. Chi può soffrire che un feroce principe dei Parti venga fuori con questa scapata amorosa, che
si sentono far uso di quelle antitesi e ritornelli di parole proprie dei madrigali del Seicento, e così poco care ai sensa
tatore Adriano; che ha veduta la disgrazia di Farnaspe caduto in mano dei Romani e incatenato da loro per esser creduto l’a
lle lunghe dispute sull’accortezza, delle donne paragonata con quella dei cortigiani. Eppure tal ne è l’argomento che serve
e agli usi del teatro, al genio della musica odierna, ed al capriccio dei maestri di cappella, degl’impresari, dei macchini
ica odierna, ed al capriccio dei maestri di cappella, degl’impresari, dei macchinisti, dei cantori, e dei ballerini; e che
l capriccio dei maestri di cappella, degl’impresari, dei macchinisti, dei cantori, e dei ballerini; e che per conseguenza a
maestri di cappella, degl’impresari, dei macchinisti, dei cantori, e dei ballerini; e che per conseguenza a tali cagioni a
lli autori sublimi, i quali sprigionandosi dai ceppi delle opinioni e dei gusti volgari hanno imposto la legge alla loro na
celebre Semiramide, quando nato non era per anco il sistema favoloso dei Greci ed eran nomi sconosciuti Imeneo e la sua fi
a non fosse dai Medi se non molti secoli dopo, cioè dopo la conquista dei Seleucidi 107, l’introdurre una donzella nata nel
iere, ovvero sia dello specchio di cristallo posto in bocca d’un eroe dei tempi favolosi, cioè d’Ercole al Bivio quando si
resso ai Romani la forza medesima che il giuramento fatto in presenza dei numi, niega a Cesare sotto un pretesto leggieriss
Siroe, la Nitteti, il Trionfo di Clelia, l’Asilo d’Amore, la Contesa dei numi, l’Astrea placata con pochi altri de’ suoi c
e’ maghi contava fra suoi dogmi quello di escludere i simolacri degli dei non ammettendo altra imagine visibile della divin
27 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
nche scrittore di versi, e lo stesso Bartoli riferisce un prologo, nè dei migliori, nè dei peggiori, ch'egli dettò per Luig
versi, e lo stesso Bartoli riferisce un prologo, nè dei migliori, nè dei peggiori, ch'egli dettò per Luigia Lapy, quando a
28 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 249
Bagliani Pietro, bolognese. Recitava intorno al 1623, nella Compagnia dei Comici Uniti sotto la maschera di Dottor Graziano
s. – Arcidottore Gratian Furbson de Frā – culin, ecc. (Bologna, erede dei Cocchi s. d.), appartenga al Croce davvero, o al
29 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Mediolani 20 Iunii 1601. » pp. 242-244
decennio del secolo xvii (il Malherbe — cf. Baschet 244 — a proposito dei Due Simili recitati al Louvre dai Fedeli la sera
aveva allora ottantasette anni : sarebbe nato dunque il 1526), fu uno dei più grandi Zanni del suo tempo, più noto col nome
a a Ferrara ; e nel medesimo anno la sua Compagnia si fuse con quella dei Confidenti che aveva a capo la Vittoria (Piissimi
mico il Valerini (V.) ; con la stessa compagnia ? Il D'Ancona la dice dei Gelosi : ma non eran gli Uniti ? A codesta epoca
Pavoni, Bologna, Rossi, 1589). Del 1601 abbiamo la seguente lettera dei Comici Uniti, che ritengo inedita e che traggo da
30 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 395-399
oma, indi, come sovente s’è visto, trascinato alla scena dall’esempio dei parenti, salì subito in alto grido per le parti d
Eglise e in italiano La Gieza), che gli morì a Londra il 1675 in uno dei due viaggi che la Compagnia fece in Inghilterra c
29 ottobre 1706. Fu sepolto nella chiesa di S. Lorenzo alla presenza dei figli Carlo e Augusto Alessandro. Marc’Antonio Ro
o la scuola del famosissimo Domenico Maria Canuti, e finì Provinciale dei domenicani a Roma. Girolamo, interdetto per demen
r Duret tireur d’or di Lione, che poi si fece comico. Nella divisione dei beni di Marc’Antonio Romagnesi, il Duret prende l
31 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 876
ra, quando appunto tutto a lei sorrideva ; bellezza, talento, l’amore dei suoi parenti, dei suoi amici e le simpatie del pu
tutto a lei sorrideva ; bellezza, talento, l’amore dei suoi parenti, dei suoi amici e le simpatie del pubblico. Senza dubb
32 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »
motivi di ciò, e di fare il parallelo della nostra musica con quella dei Greci. Ma dio buono! Come può mai paragonarsi una
he è affatto puerile. La Roma d’oggidì è “una cosa evidente”, la Roma dei tempi di Traiano non si “vede”, dunque non può pa
i, cioè esaminando i principi, sui quali è appoggiato l’uno e l’altro dei sistemi; ma non toglierà mai che si possano mette
utile al bene degli stati. Egli è evidente però che nello stesso modo dei Greci consideriamo ancor noi la poesia e la music
i templi, nei teatri, nelle case… e la stessa stima ch’ebbero i Greci dei drammi l’abbiamo anche noi.» RISPOSTA. [12] È co
intorno alla quale non poche cose abbiam dette nel penultimo capitolo dei secondo tomo dell’opera presente. E quantunque il
recia si fece della musica fu alle cerimonie religiose in onore degli dei ». Gli oracoli si rendevano in musica, cioè cantan
onsecrato il sistro, e la sampogna a Pane. Anche Giove il padre degli dei si vedeva in qualche tempio d’Atene colla lira in
lle cose divine, alle quali applicavansi gli antichi ringraziando gli dei dopo la raccolta dei frutti. Diodoro afferma che
quali applicavansi gli antichi ringraziando gli dei dopo la raccolta dei frutti. Diodoro afferma che fossero inventati da
o, e sulle scene, e nell’ingresso s’innalzavano delle statue in onore dei numi. La medesima usanza si raccoglie da un luogo
nza non seppero trovare altro espediente onde placare lo sdegno degli dei , che quello di chiamare dalla Toscana gli istrion
e arti drammatiche. Platone chiama le favole sceniche un dono che gli dei aveano fatto al genere umano compassionando le su
18] «Se allora essi servivano per dilettare e istruire, senza parlare dei più antichi, quelli dello Zeno, e del Metastasio
compositore di musica eseguirli da loro stessi, non seguì il medesimo dei drammi greci quando migliorarono, cioè quando fur
agedia e nella comedia. Epigene, poeta tragico anteriore a Tespi, usò dei cori nelle sue tragedie e i cori certamente non e
l’arte et intrecciare le modulazioni, la bellezza delle transizioni e dei passaggi, l’artificiose circolazioni intorno al m
lei, di Giulio Caccini, di Pietro Cerone e di Giacopo Peri, le parole dei quali addussi in vari luoghi della mia opera. Ma
emperati e più religiosi costumi; quando Plutarco ci insegna aver gli dei donata ai mortali la musica non pel vano ed inuti
ndano i meravigliosi effetti morali prodotti dalla musica sugli animi dei Greci sulla loro educazione, sulla loro politica,
e ne ringentilisce lo spirito, non più il progresso della filosofia e dei lumi sono a’ nostri tempi le cagioni che hanno “u
nti all’azione di essa. GIORNALISTA. [39] «La musica cangiò al tempo dei Greci, ed ha cangiato al tempo nostro. Nella Grec
tte opere perfette.» RISPOSTA. [40] Che la musica cangiasse al tempo dei Greci, come ha fatto nel nostro; che presso loro
o del Dante dove parla del conte Ugolino modulato da Vicenzo Galilei, dei Pietosi affetti di Don Angelo Grillo vestiti armo
a poesia non ha quantità sillabica, e che questa era propria soltanto dei versi greci e latini, e in generale dei versi app
e questa era propria soltanto dei versi greci e latini, e in generale dei versi appartenenti alla poesia chiamata metrica,
a poesia chiamata metrica, i quali si regolavano col numero e varietà dei piedi, e colla lunghezza e brevità delle sillabe;
età dei piedi, e colla lunghezza e brevità delle sillabe; all’opposto dei versi appartenenti alla poesia detta armonica com
critica un picciolo dizionario che fissi la significazione arbitraria dei termini adoperati da lui, e ciò per risparmiare l
atti, imperocché ad eccezione d’alcuni pochi maestri la maggior parte dei moderni lavora delle musiche applicabili a cento
. GIORNALISTA. [49] «In qualche abbaglio è incorso il N. A. parlando dei principi musicali in cui confessa egli stesso di
n proverà mai nulla, non potendosene fare il confronto; e le autorità dei tre rispettabili professori che adduce in favor s
ranno forse servire di correttivo alla ridicola baldanza di più d’uno dei moderni maestri. «Sempre fra gli uomini fu grandi
ostra affezione dall’amor proprio lodiamo con compiacenza que’ tempi, dei quali crediamo esser noi stati un non mediocre or
adava poco alla dilicatezza della composizione, come perché la poesia dei drammi così poco interessante faceva perdere il s
, adduce quei difetti che sono già stati conosciuti da tanti altri, e dei quali son più di venti anni che sin la ciurma dei
i da tanti altri, e dei quali son più di venti anni che sin la ciurma dei nostri compositori se ne astiene, e in cui verame
ho avanzato, dovea sostenere con zelo apostolico che la maggior parte dei moderni maestri sono dottissimi, che intendono a
ddetta sfera sia stata, a così dire, intieramente trascorsa per opera dei trapassati autori, e qualora agli artisti cominci
, ma ch’esistono soltanto nel di lui cervello. Due proposizioni hanno dei rapporti alquanto lontani, ma conciliabili fra lo
. del mio secondo tomo e si vedrà che dopo aver terminato il catalogo dei valenti professori che meritano, a mio avviso, d’
tti morali nel cuor dell’uomo, i quali oltrepassano la limitata sfera dei sensi, e che trasmette ai suoni quell’energia dom
picciola città abbia il teatro, ma egli è ben certo che l’abbondanza dei teatri e la frequenta degli spettacoli quando per
edali di altre pie istituzioni, e di uomini sapienti in ogni facoltà, dei quali pregi tutti, se gli stranieri stessi, quell
mbra che il giornalista amico di sollazzarsi abbia guiocato al giuoco dei pegni, e che per riscuoterne qualcheduno de’ suoi
positori, e trova poi “tante belle verità” nel capitolo dove si parla dei cantanti. Che vuol dire questa incoerenza? Forse
fficilmente resiste quella genia di persone che vive delle secrezioni dei talenti come i corvi e gli avoltoi si pascono del
talenti come i corvi e gli avoltoi si pascono della carne infracidata dei cadaveri. GIORNALISTA. [92] «Nè si vorrebbe ch’e
o nel suo sentimento, quando vedremo da lui rischiarato l’abbuiamento dei codici ch’egli suppone tutti scorretti, e rettifi
llente musica di tanti bravi maestri parlano abbastanza. La scarsezza dei bravi artisti non può mai derogare alla perfezion
e i Carcini non tolsero al secolo d’Alessandro la gloria d’essere uno dei più illustri nella storia della greca letteratura
tro, cioè che la musica non abbia un gusto fisso; che le composizioni dei primi maestri del nostro secolo sieno già divenut
di scultura, arti perfezionate molto prima, e che se le composizioni dei primi maestri del nostro secolo fossero state buo
epto processerat non adduce veruna delle mie pruove, non si fa carico dei fondamenti su cui s’appogiano le mie opinioni, la
uscirà dalla persuasione in cui è che il saper combinare bene o male dei diesis e dei bemolle gli dia un diritto d’infalli
persuasione in cui è che il saper combinare bene o male dei diesis e dei bemolle gli dia un diritto d’infallibilità quando
tecnico e nel pratico dell’armonia, per non precipitar negli sbagli ( dei quali per altro il giornalista non ha saputo ritr
bia. È un peccato che l’Europa non sia rimasta gran fatto persuasa né dei motivi del duello, né del vigore del duellante, e
33 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 792
Dorati Carolina, Alamanna, Battista e Dionisio. Figli dei precedenti. Abbracciaron tutti l’arte dei parenti
Battista e Dionisio. Figli dei precedenti. Abbracciaron tutti l’arte dei parenti. La Carolina sosteneva il 1826 le parti d
34 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 13
i è un artista che haveramente diritto di cittadinanza nella famiglia dei brillanti alla quale appartiene. Noi vorremmo che
i da una certa cantilena, nella quale cade qualche volta sul terminar dei periodi. » Passò nel 1856 nella Compagnia Stacchi
35 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 552-
nio rinomanza di artista egregio ; e il Colomberti lo chiama l’ideale dei primi amorosi e dei primi attori. Ricorreva spess
ista egregio ; e il Colomberti lo chiama l’ideale dei primi amorosi e dei primi attori. Ricorreva spesso nelle uscite di sc
36 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 31-32
questo Idropico corpo di Compagnia ; Potati che furono à pena i Rami dei Vechio debito, ripulullorno in breue in tanta cop
isto 21 maggio 1686. Infatti nel maggio '86 egli figurava nella lista dei comici del Duca, al fianco dei coniugi Fiala, di
l maggio '86 egli figurava nella lista dei comici del Duca, al fianco dei coniugi Fiala, di Antonio Riccoboni, di Carlo San
cernere un suo grado di parentela con Fichetto e col Dottor Baloardo, dei quali era contemporaneo.
37 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del teatro »
lla grandezza e figura di che ha da essere, intorno alla disposizione dei palchetti e ornato loro, non sarà fuori del prese
il modulo delle altre parti della fortificazione. Assai più spaziosi dei nostri esser potevano i teatri degli antichi. Per
lla platea. [6.6] Molto acconcia altresì per la miglior disposizione dei palchetti è una invenzione di Andrea Sighizzi, sc
e di Andrea Sighizzi, scolare del Brizio e del Dentone e predecessore dei Bibbiena, che l’hanno più volte dipoi posta in op
to di mezzo del primo ordine, ovvero pochissimi torneranno gli ordini dei palchetti, e perdi inutilmente dello spazio. L’ar
orecchi moderni. Voglio dire che gracilissimi deggiono farsi i fulcri dei palchetti, che avendo a sostenere un picciolissim
ancia, ne volle nobilitare la patria sua. La congegnazione e l’ornato dei palchetti fornirà all’architetto, non meno che il
le moderne rappresentazioni, la maestà si conserva dell’antico teatro dei Greci. L’uno è del Sig. Tommaso Temanza, uomo rar
ora molti anni, consecrato in Berlino ad Apollo e alle Muse; ed è uno dei primari ornamenti di quella città regina. 57. [
38 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosesto »
di azione inventato dalla umana sagacità affine di accrescer la somma dei nostri piaceri, e di stabilire fra uomo e uomo un
la sommità de’ papaveri, che grandeggiavano sopra gli altri; Dario re dei Persi, che essendosi inoltrato nella Scizia con i
ro tutti gli arcani della galanteria, senza temer la gelosa vigilanza dei mariti; mille altri esempi di questa natura, de’
è portata al maggior grado quando le parole e le idee fanno l’effetto dei colori. [5] C’è non per tanto l’eloquenza de’ ges
alla educazione pubblica, alla guerra e al culto religioso. Come gli dei e gli eroi furono tenuti poeti e musici così furo
a per accendersi al coraggio, nel sortire di essa per ringraziare gli dei , d’intorno al talamo coniugale per augurare la fe
cessità di esser chiara e distinta. Non basta che il danzatore faccia dei gesti e delle attitudini, bisogna che i gesti abb
isce il vero linguaggio d’azione. Se nella serie accennata si trovano dei muovimenti che m’imbarazzano, o perché nulla sign
fine patetica, cioè che così acconciamente dipinga i movimenti propri dei vari affetti umani, che lo spettatore sia costret
ione violenta che richiede la danza, mettersi i polmoni e la glottide dei cantanti nell’atto d’eseguire l’arie in una posiz
minata di ballar per ballare, ma come una usanza propria del popolo o dei personaggi che parlano, appoggiata sulla storia o
dove il ballo de’ pastori è a meraviglia legato coll’azione, e quello dei piaceri nel palazzo d’Armida, e quello delle Bacc
nel palazzo d’Armida, e quello delle Baccanti nella Lavinia, e quello dei lottatori nei funerali di Castore, e in più altri
diviso in tre punti la sua orazione, il mettersi a ballare ad ognuno dei punti frapponendo dei lunghi intervalli alla cont
a sua orazione, il mettersi a ballare ad ognuno dei punti frapponendo dei lunghi intervalli alla continuazione delle sue pr
co che da Firenze portasse il lettore fino a Sarmacanda, e dall’epoca dei Medici perfino a quella di Tamberlano, perché il
inguaggio della musica, mi saltano all’improviso fuori col linguaggio dei muti, e togliendomi per forza dal luogo dove sono
no queste presso a loro due cose affatto separate, e se ad imitazione dei Greci intromettevano la danza insieme col coro, n
rsi alquanto su questo curioso punto di storia per maggior istruzione dei lettori; tanto più che pochissimo o nulla si trov
sce essere stato desso il primo a condurre da Francia in Italia l’uso dei balli. Questo elogio non è che un ritrovato dell’
in prosa recitata in Italia furono eseguiti quattro balli bellissimi, dei quali eccone la descrizione come la trovo in una
traessero la prima idea di cotali rappresentazioni dalle azioni mute dei Francesi, presso ai quali erano in uso anche prim
fece gloriosa menzione, fit l’inventore delle più leggiadre feste, e dei balletti più rinomati che fossero al suo tempo es
o colà dove abbisognavano di far mostra di buon senso, sparì il gusto dei balli allegorici insieme con quello degli acrosti
enta di volgere ovunque gli tornava in acconcio le menti e lo spirito dei Romani; l’arte oratoria toccò dunque la perfezion
sere che pantomimo, d’usare di que’ gesti soltanto, la significazione dei quali essendo fissata da una convenzione generale
i della mimica, come si coltiva fra noi, sono accidentali, ch’ella ha dei vizi intrinseci che non potranno estirparsi giamm
endoci una compostezza che annunzia la disuguaglianza delle fortune e dei ranghi ci hanno ispirato un contegno che imprigio
se non del tutto inutile almeno men necessaria la copia e la veemenza dei gesti. Conseguentemente a quanto si è detto la mi
a di Pompeo, l’intrapresa di Marcantonio di voler incoronar Cesare re dei Romani, il simulato rifiuto del lottatore, le tra
otrebbe per Ezio, Fulvia, e Valentiniano. [37] Adoperando l’inventore dei balli uno strumento così difettoso come lo è una
ve niuna convenienza si serba al paese, al grado, al luogo e alla età dei personaggi, dove s’atteggiano nella stessa foggia
in quelli d’Italia viene dai facoltativi considerato come il modello dei balletti chiamati di mezzo carattere. [38] La sce
40] A tale pressoché irremediabile oscurità comune alla maggior parte dei balli credono d’ovviare gl’inventori del ballo, p
dar più attenzione alle braccia; lasciar le cavriuole per l’interesse dei gesti; abbandonar i passi difficili, e far più co
mpre quello di disgustarci d’ogni altro spettacolo drammatico agguisa dei liquori forti che incalliscono, a così dire, il p
isveglia altresì l’idee della bellezzan fisica, e con esse l’immagine dei diletti che ne vanno congiunte. Gli occhi veggono
finezza a comprendersi. Bisognerebbe conoscere assai poco il sistema dei teatri italiani per lusingarsi che possa altrimen
ndo il regno de’ pantomimi disparve affatto dalle scene latine quello dei buoni poeti. S’attenda al piede che va ora piglia
ne dell’atto quarto del Maometto, sento all’improviso la prima arcata dei violini, parmi che questi vogliano rasciugar le m
remio, e perché i maggiori anzi i soli piaceri della vita sono quelli dei sensi. Io non voglio far da casista coll’Elvezio
esentato con una contraddanza in tondo viva ed allegra, dove ciascuno dei danzatori intrecciando la sua mano con quella del
umbras», l’autorità d’Omero, che introduce Diomede combattendo cogli dei , e quella d’Ossian, che nel poema di Carricatura
onte agli spettri. Omero in più luoghi delle sue opere mi dipinge gli dei poco dissimili dai mortali, hanno eglino pelle, c
39 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article »
99 in un sotterraneo, mentre bombardavano Capua. Egli era discendente dei duchi di Celsa piccola e del Marchese Forcella, e
or Benedetto Dente, con l’indirizzo : A S. E. Cav. Pasquale Almirante dei Duchi di Celsa piccola, e altre colla data del 18
40 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 252
gli anni 1590-91-92. Il Bertolotti nell’opera sua « Musici alla Corte dei Gonzaga in Mantova dal secolo xv al xviii » (Mila
plica, dice il Neri, è di mano di Gio. Paolo Fabbri, il più letterato dei compagni ; ma il capocomico, probabilmente, era G
41 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 359
amiglia patrizia in Verona il 1786, fu educato a Venezia nel Collegio dei Nobili. Appassionatissimo pel teatro, entrò nella
nella Compagnia Fabbrichesi, passando poi in quella di Paolo Blanes e dei Fiorentini di Napoli, ove condusse in moglie Vinc
42 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 623
o. Battista. È questi senza dubbio quel Battista da Rimino (V), Zanne dei Confidenti, citato dal Rossi nel discorso a' lett
quale comincia : « Alli giorni passati essendo a Cremona la Compagnia dei Comici Confidenti, et fra loro il fidelissimo ser
43 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Milano, 1°Aprile 1803. » pp. 318-327
, 1865) dice del Blanes che calzava con mitica dignità l’alto coturno dei classici. Egli rappresentò la prima volta colla
, delle quali 1866 per una verghetta doppia con 20 brillanti : quello dei libri di L. 1383. Eran anche tra gli oggetti due
n alcuna delle quali, d’indole affatto intima, traspaiono l’austerità dei costumi e la nobiltà dei sentimenti. È certo che
ndole affatto intima, traspaiono l’austerità dei costumi e la nobiltà dei sentimenti. È certo che alle tasche del Belli fac
donate ai venti eran le Dee di Pindo in sen di Flora, e al dolce suon dei modulati accenti ride la Terra, e il Ciel viepiù
le unisco copia. Assieme a questo per effetto di satira furon gettati dei fogli del libro dell’opera scaduta intitolata La
gettati dei fogli del libro dell’opera scaduta intitolata La schiava dei due padroni. Nessun francese si vide in teatro ie
e, vissuto onestamente, non gli venner mai meno l’affetto e la stima dei compagni.
44 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — 2 giugno 1902. Guido Biagi. » pp. 327-333
trasformato. Nel Violinajo di Cremona, nei Fourchambaùlt, nel Cantico dei Cantici, nella Libertas di Costetti e in tante al
atullo e lottando a corpo a corpo con le difficoltà dell’ originale e dei metri, con la rigidità della nostra terribilissim
in occasione d’ una memorabile recita al Quirinale, dove in conspetto dei Sovrani, della Principessa Isabella e del Duca di
tore di quei monologhi che trovarono sulle scene maggiori e su quelle dei filodrammatici tanta e così invidiata fortuna ; n
a avesse attinenza con la storia del nostro Teatro. Questo Dizionario dei Comici italiani, concepito con tanta genialità e
1882). La Lettura Ad Alta Voce. (Firenze, Paravia, 1883). Il Libro dei Monologhi. (Milano, Hoepli, 1888). – Se ne fecero
lettera di A. Franchetti. (Modena, Sarasino, 1891). Il Secondo Libro dei Monologhi. (Milano, Hoepli, 1893). La Recitazion
grotta di Pozzuoli, piena di sentimento e di grazia. Un omino che fa dei versi come questi e prego e prego e prego, e nell
45 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del libretto »
appresentazioni dovette dipoi fare non picciolo torto la introduzione dei personaggi buffi, i quali non bene allegavano cog
che l’opera, discendendo come di cielo in terra, dal consorzio degli dei si trovò confinata tra gli uomini. Alla tanta pom
rle che a sostenerle. Tale è per esempio nel teatro francese il ballo dei pastori che celebrano le nozze di Medoro e di Ang
, chi sapesse pigliare con discrezione il buono de’ soggetti favolosi dei tempi addietro, ritenendo il buono dei soggetti d
il buono de’ soggetti favolosi dei tempi addietro, ritenendo il buono dei soggetti dei nostri tempi, si verrebbe quasi a fa
soggetti favolosi dei tempi addietro, ritenendo il buono dei soggetti dei nostri tempi, si verrebbe quasi a far dell’opera
46 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 215
e a Livorno il 13 agosto 1859 da Pilade Arrighi, cassiere alle stanze dei pubblici pagamenti, e da Antonietta Bonamici, sor
stretto parente. Nell’anno 1876 entrò a far parte della R. Accademia dei Nascenti, come filodrammatico, e in breve diede p
47 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 184
di secondo Zanni con molto valore, apparteneva il 1610 alla Compagnia dei Comici Confidenti, con cui lo vediam recitare in
alla testa della compagnia Giovanni Battista Andreini. Nè la collera dei compagni contro il fuggitivo si spense sì facilme
48 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 407
Romagnoli Carlo. Figlio dei precedenti, esordì secondo amoroso nella Compagni
tti) nel Bersagliere di Roma : Carlo Romagnoli tenne meritamente uno dei primi posti fra i nostri attori. Aveva bella voce
49 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Mantoua li 16 Dicembre 1678. » pp. 127-128
e di Marco e Todero, ed il vicino canale che dalla Laguna va al Ponte dei Sospiri. Giunto in quel largo, il vecchio si ferm
etto che il fatto aveva luogo in una grotta, prosegui notando il nome dei personaggi dei due sessi, che egli avrebbe rappre
to aveva luogo in una grotta, prosegui notando il nome dei personaggi dei due sessi, che egli avrebbe rappresentato, e così
to in miseria. Allora inventò di dar quel nuovo spettacolo sulla riva dei Schiavoni, che bastava a farlo vivere, se non ben
50 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 691-696
nte nella ricerca di una perfettibilità, che è il tormento e la forza dei grandi artisti, Italia Vitaliani non sa trovare q
quando rimane qualche giorno fra le braccia di sua madre che adora, e dei suoi fratelli e sorelle. » E parlando poi la T
on fa alcuna pompa, intesala un mattino discorrere nel Duomo di Siena dei tempi torbidi e poetici dei comuni con parola sob
un mattino discorrere nel Duomo di Siena dei tempi torbidi e poetici dei comuni con parola sobria, ma colorita e precisa,
51 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 958-966
7_img151.jpg] ( Da Iacopo Callot). La canzone ci dà inoltre un elenco dei comici disperati al cospetto di Scappino morente.
stanza di Lelio e Florinda), sui quali egli dice fondata la Compagnia dei Confidenti, che mise assieme per suo gusto da cir
aria Malloni, un corso di recite, il 26 settembre 1626, alla presenza dei signori Cardinali Legato e Sacchetti, del Gran Du
a presenza dei signori Cardinali Legato e Sacchetti, del Gran Duca, e dei Principi Gio. Carlo e Mattias col seguito di molt
retario del Duca di Mantova, la quale io traggo inedita dall’archivio dei Gonzaga e pubblico intera, per le notizie importa
stro Pantalone buono sì per la lingua matterna, quanto per la pratica dei soggietti antichi e moderni. Bagattino nostro sec
nnamorato non sono ne Cintio, ne il morto Aurelio, ma troverebbe bene dei giovani studiosi, quali in Fiorenza dove è la scu
ima celebre, ma non men celebre e Maria Malloni anche questa, colonna dei secondi Confidenti. Per quante ricerche fatte no
re non vi andasse altrimenti. Di altre stagioni fatte dalla Compagnia dei Comici Confidenti al servizio di Don Giovanni De
52 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 183
mmira, che può dar fra gl’ incendj un Paradiso. Di tutte le scenate dei coniugi Nelli e dei coniugi Buffetto e Colombina,
ra gl’ incendj un Paradiso. Di tutte le scenate dei coniugi Nelli e dei coniugi Buffetto e Colombina, vedi al nome di Can
53 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 163-168
perato e insuperabile. Lasciò scritto un enorme volume di ricordi, dei quali Jarro pubblicò in appendici della gazzetta
e, e vi stampò nel 1832 un corso di lezioni, corredando la duodecima, dei gesti, di quaranta tipi che rappresentano l’attor
ne ora lenta, ora precipitata, non cra sempre quadrante colla qualità dei pensieri che doveva esprimere, quasi sempre subli
i applicò quasi esclusivamente alle tragedie del grande Alfieri, e fu dei primi che le fece assaporare sui pubblici teatri,
to tragico attore era l’attore di genio ; il suo difetto nell’analisi dei caratteri traspariva nelle particolarità, non nel
54 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 456-459
conserva alcune lettere di Coviello, il quale, per non essere da meno dei suoi compagni, batte cassa con supplicazioni di o
e li Massari del ghetto vogliono semignare l’elettione, per la carica dei letti nel Castello, e sospira una gratia che può
i Modena abbiamo l’elenco della Compagnia, in cui non figurano i nomi dei coniugi Sacco, bensì quelli di Gaetano Caccia, Le
n reboante del solito. Il soggetto è la solita difesa delle Comedie e dei Comici contro le accuse di immoralità, di disones
tiche, sono ancora le sue glorie. Coviello appartiene alla categoria dei capitani. Seguendo il Callot, Maurizio Sand ci ha
55 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 732-736
presentare il suo personaggio, la facondia del suo dire, la lepidezza dei sali, congiunte a una probità perfetta e a una pe
giunte a una probità perfetta e a una perfetta bontà fecero di lui un dei grandi sostegni della Compagnia Sacco pel corso d
la. Naturalmente i giudizi su di un attore van dati in considerazione dei tempi in cui egli fiorì ; chè se s’avesse a giudi
uzia ; metterò la balla delle invenzion, la scaricherò colla violenza dei raggiri ; la raccomanderò ai vento dei strattagem
, la scaricherò colla violenza dei raggiri ; la raccomanderò ai vento dei strattagemmi, per far che la colga nel segno dell
56 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 759
e…. e altro della compagnia paterna, deliberò di abbandonare il regno dei guitti, per entrare in quello dell’arte vera. Fec
re artistico. Non poche sono le parti che gli procacciaron le lodi dei pubblici i più colti, ma specialmente si notan qu
57 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 276
io chiamerei temenza di sè medesimo, gli valse maggiormente la stima dei suoi compagni e della critica, perchè ebbe il pia
perchè ebbe il piacere e la soddisfazione di recitare sempre a fianco dei più bravi artisti italiani. Come uomo, di una one
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 765
a del Gattinelli, a totale profitto, dedotte solo le spese di teatro, dei Siciliani. « L'eroico slancio (diceva il mani
eto. Dopo il bravissimo artista e poeta Francesco Augusto Bon, fu uno dei migliori che rappresentassero le tre belle commed
59 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 84-85
e '78 a sostener colla Ristori a Parigi e in Ispagna le parti di uno dei bimbi nella Medea e del Delfino nella Maria Anton
a parte di Edith del Figlio di Coralia debuttava applaudita al teatró dei Rozzi di Siena ; continuando negli anni successiv
zie del viso, la eterna ingenua, ma accompagnata dall’incoraggiamento dei pochi, che vedevan nella gagliardìa della sua men
60 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1016-
i occhi ; tu che eri avvezzo a sentirti sonare dintorno il vasto riso dei popolosi teatri, suscitato dalla tua comicità arg
amiglia e di te, tocca oggi di darti piangendo l’ultimo addio, a nome dei tuoi cari, per mandarti l’ultimo bacio. Ahi come
io, che io scorgo benissimo dalla mia finestra, mi sembra l’arciprete dei monti che con la cotta di neve incensa le stelle.
per ricolmare di applausi, di bene ! di bravo ! che sono il paradiso dei poveri comici. E qui finisco, che di quest’acqua
61 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 432-442
posta per me, del figliuolo avvocato Alessandro, riferisco le notizie dei primi anni di sua vita : Il povero papà è nato a
decimo figlio. Fece gli studi elementari e di rettorica nel Collegio dei Gesuiti, che allora tenevano il monopolio della i
orpiare Cicerone e giuocare alla palla. Giunsero a Fano le prime voci dei moti di Lombardia e del Veneto, si formò segretam
fu incorporato nella legione Masi e prese parte alla pugna del Casino dei Quattro Venti ed a quella di Porta San Pancrazio.
asino dei Quattro Venti ed a quella di Porta San Pancrazio. Al Casino dei Quattro Venti gli cadde a lato il fratello Giovan
anche a me, molti anni dopo, quando facevo il bambino nella Preghiera dei naufraghi, e mi pare di vedere ancora il povero B
mio. Tu sai che il povero papà piangeva davvero sulla scena, e faceva dei goccioloni strazianti. Una sera negli Spazzacamin
ssai degli applausi, e questi per quanto scarsi erano stati più assai dei guadagni. Alla fine di quell’anno, stanco, sfiduc
perduto la gioventù ed il buon umore. I tempi erano tristi. A motivo dei figliuoli liberali, il padre Nicola era stato all
ià cominciava il suo nome ad essere conosciuto nella cerchia limitata dei comici, già qualche successo aveva sorriso. In un
62 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 811-
o. Cresciuta dunque nella miseria più squallida, priva fin anco dei pochi soldi bastevoli a gittarle addosso un cenci
glie di Claudio di Dumas passeggiò, e passeggia trionfale sulle scene dei teatri italiani e forastieri. Perchè ? La signor
a ed è spontanea, che non stupisce e non colpisce per l’uso e l’abuso dei grandi mezzi, ma seduce, incanta, trascina per un
persona, il correr delle mani ai capelli, l’abuso degli ah, degli oh, dei ma…. strascicati, nasali, le alzate in punta di p
Dunque…. Eleonora Duse è proprio la beata fra i beati, nel migliore dei mondi possibili, secondo ciò che annunzia l’egreg
e al Teatro Milanese c’è modo di passare nna serata come nel migliore dei mondi possibili — e io ci credo — senza discutere
utere — e ci vado — senza entusiasmo e senza resistenza. È il segreto dei deboli — questo ! Così si rimane ragionevolmente,
lasciate fare al tempo. È il tempo che fa e disfà per tutti. Createvi dei pensieri buoni, e non accoratevi per l’oggi e pel
endere l’espressione d’un’arte – che ha qualche volta delle ritrosie, dei silensi così penosi…. per me !… Ma…. in somma – e
superba pianta d’ uva attorno alla finestra – delle bambole zoppe – e dei cavallucci senza sella e senza redini…. Dei cibi
se a proposito di una prossima tappa di Spagna : Se posso guadagnare dei quattrini — quattro o cinque mila lire proprio pe
enta schizzi che personificavano i diversi moti dell’anima umana, uno dei quali io metto qui, a mio parere il migliore. [h
sala di tecnici perspicaci, di osservatori lucidi, sottolinearon con dei bravo ogni intonazione giusta, ogni moto perfetto
toni ! Quei tre o quattro Max proferiti dalla Duse nel più biricchino dei modi, valser bene per me tutti gli Armando di Mar
63 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »
Bertoldi Antonio, figlio dei precedenti, attore di grido per le parti di Arlec
Elettorale di Sassonia (Regina di Polonia) e che fu poi il conduttore dei Sassoni che viaggiaron l’Italia. E di un figlio d
64 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 313
Prudenza, veronese. Era la seconda donna dei Comici Gelosi, citata da Francesco Andreini nelle
re l’attribuir la dedica del sonetto a questa Prudenza, seconda donna dei Gelosi, piuttostochè alla seguente, prima donna d
65 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 358
taliano, edito a Torino da Alliana e Paravia, in tre volumi, il primo dei quali comprende la Storia del Teatro italiano di
a far parte della Compagnia, scriveva : « Il signor Righetti, nemico dei lazzi volgari, conosce la difficile arte di saper
66 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo ottavo »
stellato ed oppresso sotto lo strabocchevole apparato delle macchine, dei voli e delle decorazioni. Se i compositori che ve
urdità, perocché l’immaginazione lasciata a se stessa senza la scorta dei sensi o della ragione più non riconosce alcun ter
, sono gl’interlocutori, se non in quanto vengono interrotti dal coro dei cacciatori, i quali, benché siano mortali, non ha
hanno perduto il privilegio d’intervenire alle più intime confidenze dei numi. La scena si rappresenta nei campi, nell’ari
cchine di guerra, la sala reale del palazzo babilonese, il padiglione dei re, il mausoleo di Nino, la cavalleria e la fante
e gli occhi degli spettatori sostener non potevano il vivace chiarore dei raggi, che dai cristalli venivano ripercossi e vi
erza causa dell’accennato disordine negli spettacoli fu l’uso smodato dei framessi, ovvero sia intermedi musicali. Nella in
a diventa pazzo da uomo stimato prima il più saggio di tutti. V’erano dei drammi, e fra gli altri quelli di Giulio Strozzi,
gran caratteri mobili di fuoco si leggevano in aria degli anagrammi, dei bisticci, degli enigmi e delle divise allusive ai
l dramma. Divenne un vezzo della poesia; anzi un costume l’introdurre dei serventi scilinguati e gobbi, che interrompessero
di pene [9] Gli amori introdotti sempre come principale costitutivo dei drammi non solo erano ricercali, falsi e puerili,
dove due amanti dimandano, ricusano, ridomandano a vicenda e si danno dei baci. E quello che v’ha di più obbrobrioso si è c
autori che scrissero in secolo così sventurato79 né intorno ai titoli dei drammi loro, de’ quali può a ragione asserirsi ch
e, sincopi e tal cose, che accrebbero maggiormente la corruzione. Uno dei vezzi musicali più stimati a quel tempo era di es
endato sommamente il compositore per rendere cogli strumenti il suono dei rispettivi animali descritti ne’ seguenti versi:
uno scrittore contemporaneo, il quale, dopo aver ragionato alla lunga dei difetti del canto, soggiugne: «Mentre i nostri ca
entiae suae anno XVIII, die VIII Martii M. DC. VIII. 84. [NdA] Uno dei teatrali Narseti d’Italia, dopo aver in varie cor
67 (1732) Paragone della poesia tragica d’Italia con quella di Francia
d’archivio volto a indagare il percorso biografico e culturale di uno dei tanti letterati «minori», quando non decisamente
di successione spagnola e si affacciava timidamente sul palcoscenico dei Lumi. Ciò che mi spingeva a studiare l’opera di q
tto che il Paragone, trattato che si imponeva per ricchezza e vastità dei riferimenti culturali del suo estensore, rimaness
quarci di un lenzuolo perforato, per impiegare l’immagine di apertura dei Figli della mezzanotte di Salman Rushdie; era sta
ruire, in sede di commento, la tradizione critica che stava alla base dei vari istituti teorico-drammaturgici di volta in v
elle favole greche, italiane e francesi, volta a determinare la bontà dei protagonisti prescelti e la potenzialità catartic
es Anciens et des Modernes. L’autore dimostra qui un’ampia conoscenza dei classici greci e latini, sebbene non sempre di pr
— viene ad esempio criticato l’atteggiamento aggressivo di Perrault e dei suoi sodali, spesso pronti ad osteggiare gli auto
etitio principii —, l’autore sembra schierarsi risolutamente a favore dei modernes: egli infatti rivendica, da una parte, l
eroici, anziché a tragedie. Il bergamasco procede quindi all’analisi dei trattati sulla tragedia e sul poema eroico compos
a della volgar poesia; in questa sua concezione fortemente distintiva dei generi e degli stili letterari Calepio mostra un
er Martello, riconosce nella anagnorisis una caratteristica peculiare dei drammi italiani e una risorsa irrinunciabile per
ismondo del Tasso, di cui viene censurata la lunga scena in cui il re dei Goti narra l’antefatto al Consigliero: anche qui
fatto che il bergamasco sia perfettamente al corrente delle posizioni dei suoi contemporanei italiani e che dialoghi vivace
n, dal d’Aubignac e dal Boileau, ma di fatto seguite dalla gran parte dei drammaturghi italiani e francesi di epoca moderna
ragedia. In questo ambito egli riconosce fin da subito la superiorità dei Francesi, con una franchezza sconosciuta, almeno
sofferma ad esempio sull’esordio, dimostrando come nelle prime scene dei drammi antichi e dei loro epigoni italiani vengan
sull’esordio, dimostrando come nelle prime scene dei drammi antichi e dei loro epigoni italiani vengano introdotte a parlar
sso a lunghe e noiose narrazioni. L’opinione di Calepio nei confronti dei confidenti che popolano la tragedia francese, rit
peripezia —, dall’altra di disporre in modo più credibile le battute dei personaggi, dosando con equilibrio dialoghi, mono
a più sobria semplicità, e ripudiare di fatto la magniloquenza tipica dei soliloqui della tragédie classique francese: i pe
della tragedia come un elemento afferente alla sfera morale. La bontà dei personaggi prescritta dal filosofo greco non sare
o la ricerca di un θαυμάζειν che, anziché venire limitato all’interno dei limiti della peripezia, diventa il pilastro dell’
Proseguendo nell’esposizione Calepio affronta la questione del decoro dei personaggi, rifacendosi alla nutrita speculazione
i sulla scia delle molte polemiche sei-settecentesche circa il decoro dei personaggi omerici, criticato già dal Tassoni e d
ai condottieri della Grecia e della Roma antica il carattere galante dei cortigiani francesi del Seicento: così l’Alexandr
animate dall’attenzione nel preservare la verosimiglianza del costume dei personaggi, che si ottiene appunto attraverso il
onio Conti, ritenuto capace di riprodurre con esattezza la maestosità dei soggetti romani che rappresentava nelle sue trage
ca della verosimiglianza, dall’altra dalla disamina delle specificità dei differenti generi letterari; riprendendo tesi già
buso di figure e tropi petrarcheschi all’interno della lingua tragica dei secoli precedenti. Se allegorie, ossimori e ipoti
ltano dannose in tragedia, in quanto compromettono la verosimiglianza dei discorsi appassionati che devono presentarsi, com
ior verosimiglianza possibile. Calepio parrebbe scorgere nella lingua dei tragici francesi del Seicento gli stessi vizi che
onia delle desinenze in rima, senza comprendere la profonda diversità dei sistemi di pronuncia delle due lingue, dalla cui
ta dell’opera, in cui le giunte sarebbero state integrate all’interno dei capitoli e la struttura avrebbe assunto un nuovo
roposto → proposito; concorrerei → concorderei) e sono stati adottati dei cambiamenti sistematici tesi a normalizzare la sc
scrizione: — tutte le j italiane sono state ridotte a i (ad eccezione dei casi in cui compariva all’interno di nomi propri
nteggiatura). Sono stati invece normalizzate in minuscolo le iniziali dei titoli onorifici e di altri sostantivi impiegati
te invece mantenute le forme desuete o minoritarie nella trascrizione dei titoli e dei nomi di autori e personaggi. Ring
tenute le forme desuete o minoritarie nella trascrizione dei titoli e dei nomi di autori e personaggi. Ringraziamenti
nicamente la massima che non si potesse schifare un delitto a cui gli dei destinassero. Per le cose da me dette riescon van
ne non pertanto tal morte come un effetto del paterno delitto che gli dei vogliono castigato nella discendenza. La favola d
pare che il fin principale del poeta sia mostrare qual pena sia dagli dei decretata all’impietà e renderne piacevole il cas
Orazio non solamente con esso non pregiudica alla tragedia, ma è uno dei soggetti migliori che abbia scelto quel poeta per
secondo l’antica favola, sì secondo la presente si vuole punita dagli dei . Da tale disordine deriva l’altro, il quale è che
quarto capo saranno esaminati alcuni elementi drammaturgici, dall’uso dei tempi scenici all’impiego di soliloqui e a parte;
gedia non è diretto — ossia dettato dal compiacimento per la vittoria dei buoni sui malvagi, tipico dell’epica — ma «obliqu
 347). A Castelvetro più che a Scaligero parrebbe attingere anche uno dei maggiori teorici del classicismo francese, Daniel
sante della ricerca poetica svolta in seno al cenacolo dell’Accademia dei Ricovrati di Padova, su cui influiva la rilevante
del sapere nell’opera di un Accademico Ricovrato», in Dall’Accademia dei Ricovrati all’Accademia Galileiana, Atti del Conv
italiana, oltre alla matrice classica, nelle prime prove drammatiche dei propri connazionali: nella sua Histoire de l’art
o fallimento dal punto di vista scenico come causa prima del malanimo dei francesi nei confronti delle tragedie greche, ult
le Corneille rispose con l’Excuse à Ariste (1639) —, di trasgressione dei precetti aristotelici — rimproveratagli da George
s de l’Académie (1638) di Jean Chapelain che riflettevano le opinioni dei membri dell’Académie française. La diatriba attor
proprie scelte drammaturgiche sulla base della Poetica aristotelica e dei suoi commenti cinquecenteschi: da questa aspirazi
64-90; Tobia Zanon, La musa del traduttore: traduzioni settecentesche dei tragici classici francesi, Verona, Fiorini, 2009.
pio contesta lo sviluppo dell’argomentazione di Corneille nel secondo dei tre Discours (De la tragédie et des moyens de la
— profondamente divergente da quella di Aristotele quanto alla natura dei personaggi e alla considerazione delle passioni d
Gissey–Bordelet, 1740, pp. 47-69). Longepierre confrontava gli stili dei due drammaturghi: sontuoso ma talvolta affettato
des semblables dans ses faiblesses» (ivi, p. 116). Sulla composizione dei Discours cfr. Louis Forestier, «Introduction», in
Paris, Gallimard, 1987, p. 144), mette in dubbio l’effettiva aderenza dei modelli additati da Aristotele, ossia Edipo e Tie
atori non potranno temere di cadere in una situazione simile a quella dei due giovani eroi sopraccitati, così lontana dalla
oppure rinunciare ad una catarsi completa, insistendo soltanto su uno dei due elementi della formula aristotelica, come acc
ta dal francese, Calepio formula un perentorio giudizio nei confronti dei Discours, considerati il frutto dell’adeguamento
ondeva il rilancio di una morale cristiana che prevedeva la punizione dei malvagi e il trionfo — talora sublimato nel momen
ei malvagi e il trionfo — talora sublimato nel momento del martirio — dei buoni (Pierre Corneille, «Discours de la tragédie
ivo — forse questo punto è anzi l’unico in cui si spende in un elogio dei tragici moderni. Nella stessa introduzione Cornei
n considerazione da Calepio nel Paragone, si presentava come un esame dei fondamenti della poesia epica, condotto in margin
un giudice moderato che non propende pregiudizialmente per il partito dei classici. Tuttavia non approva la critica pretest
a che coinvolge tanto le scienze quanto la letteratura e le arti. Uno dei momenti di maggiore attrito della Querelle va ind
o, precisando che, nel corso del Paragone, farà ricorso alle autorità dei classici soltanto quando si accordino con i princ
odello greco —, in cui Calepio viene accusato di essere un partigiano dei moderni, incapace di scorgere i pregi di Omero e
re un partigiano dei moderni, incapace di scorgere i pregi di Omero e dei grandi autori classici, il bergamasco si difender
itolo affrontava il problema della rappresentabilità di Gesù Cristo e dei martiri nella tragedia, risolvendosi per la licei
autore ammette la rappresentazione di vicende incentrate sul martirio dei santi in quanto queste «quantunque non abbiano il
raduzione italiana del 1745, fatta per una messa in scena al Collegio dei Nobili di Milano (cfr. Stefano Locatelli, Edizion
rali nella Milano del Settecento. Per un dizionario bio-bibliografico dei librai e degli stampatori milanesi e annali tipog
iografico dei librai e degli stampatori milanesi e annali tipografici dei testi drammatici pubblicati a Milano nel XVIII se
ltezza, risolutamente contrario alla soluzione che prevede il trionfo dei malvagi. Questa opzione, sostenuta dal Conti nell
nuto perfettamente consono ai dettami aristotelici circa il carattere dei protagonisti. Secondo Corneille, infatti, Rodrigu
ettasse l’ordine giuridico costituito, perderebbe la stima del padre, dei nobili e della stessa Chimène, qualificandosi ai
ezza di Edipo e commenta con ironia la presa di posizione di Dacier e dei critici fedeli ad Aristotele: «Ma fra le altre sv
dipo innocente: Voltaire presenta un Edipo innocente che maledice gli dei che lo puniscono e la virtù che ha seguito inutil
forza di caricare di qualche colpa il protagonista per discolpare gli dei che lo avevano punito («J’ai fait Œdipe assez ver
le tragedie del drammaturgo greco cfr. Ettore Garioni, «Le traduzioni dei tragici greci nel Settecento italiano. La “riscop
Oreste, l’Ippolito e lo Ione, senza soffermarsi sulle caratteristiche dei protagonisti euripidei, che tuttavia non paiono s
e Calepio attribuisce al personaggio euripideo. In merito alla natura dei protagonisti delle tragedie di Euripide diversa e
maturgo in Italia si rimanda ancora ad Ettore Garioni, «Le traduzioni dei tragici greci nel Settecento italiano. La “riscop
alla pubblicazione della Phèdre di Racine si profilano immediatamente dei paralleli tra l’opera del francese e la tragedia
it innocente», in quanto la passione illegittima è mossa in lei dagli dei , ma viene assecondata colpevolmente (Jean Racine,
a tunica regalatale dall’infido Nesso; ed infine Antigone, rispettosa dei vincoli familiari al punto da sfidare la legge di
di far vedere che, benché gli Dei differissero talvolta la punizione dei malvagi, questi ultimi erano comunque destinati a
onfigura fin dall’esordio come più regolare e maggiormente rispettosa dei dettami poetici classici. In questo terzo articol
nchiude nel palazzo di Cirta chiedendo a Massinissa, alleato africano dei romani, di non consegnarla nelle mani degli acerr
abbia di Scipione, deciso a catturare gli amanti. Prima dell’ingresso dei romani nella reggia il nuovo marito concede alla
Calepio evidentemente non è l’aderenza ai modelli greci nella scelta dei soggetti che determina la bontà del dramma —, la
ragone fra una tragedia antica ed una moderna, risolto tutto a favore dei moderni, in quanto la Rosmonda appare a Calepio m
rio in questione. Proprio in virtù di questa speculazione, la qualità dei personaggi delle tragedie giraldiane doveva fatal
oi la Canace di Sperone Speroni, dove si raccontano le tristi vicende dei fratelli incestuosi Canace e Macareo. Come accenn
stata oggetto di una vibrante polemica proprio in merito alla qualità dei personaggi principali, considerati dal Giraldi in
iglio Mustafà, mentre nell’Aristodemo di Carlo de’ Dottori il sovrano dei Messeni destina ad un sacrificio non necessario l
ata tuttavia dettata da motivi più prettamente teatrali — la capacità dei vari drammi di reggere sulla scena di fronte ad u
[1.3.4] Passando alla contemporaneità, Calepio esamina ora la natura dei protagonisti delle tragedie settecentesche, a par
a tradimento di connivenza col nemico grazie all’intervento congiunto dei rappresentanti del potere politico (Ulisse e Agam
tragedie di Pier Jacopo Martello convincono Calepio sotto il profilo dei protagonisti messi in scena. Anche il Martello, a
ei cui proemi l’autore aveva riflettuto proprio sulla natura mediocre dei protagonisti. Il Cicerone rappresenta le vicende
la fine di una potente famiglia reale cinese sceneggiata sulla scorta dei libri di viaggio gesuitici, Martello sottolinea c
sa di Carlo d’Angiò. Come spiega l’ombra di Federico nel Prologo, gli dei infernali mirano a rinfocolare nel cuore di Beatr
i immedesimazione per lo spettatore, che si interesserà delle vicende dei personaggi soltanto per il gusto di «sapere come
a per riuscire davvero patetica. Una certa improprietà nello sviluppo dei caratteri della tragedia corneilliana era stata n
endere vivace la propria composizione, aveva infatti messo in bocca a dei santi discorsi più pertinenti ad eroi dell’antica
prattutto negli episodi secondari ed è meno delicata nell’espressione dei sentimenti, eppure risulta migliore agli occhi de
tico del teatro francese seicentesco e sulla delicatezza nella scelta dei soggetti tragici che implicavano la rappresentazi
be spettato di diritto. Nella Préface Racine rifletteva sul carattere dei personaggi, mostrando di aver rappresentato Neron
che Britannico non è del tutto innocente, poiché elabora a sua volta dei piani criminali per recuperare quel trono che le
e risultano, secondo Calepio, molto difettose sul piano della qualità dei protagonisti. L’Iphigénie, giudicata come una sor
i consueto, aveva affrontato nella Préface la questione del carattere dei personaggi in rapporto alle raccomandazioni arist
mard, 1999, p. 688). Calepio è evidentemente un lettore attento anche dei paratesti delle tragedie raciniane e in questo pa
uendo al personaggio di Ériphile quello di Elisena. Sulla costruzione dei personaggi di Racine in rapporto alla norma arist
iche che gli erano state mosse, documentava la sua stretta osservanza dei dati storici, rivendicava di aver conferito ad Al
etteva in scena, offendendo la verosimiglianza nella rappresentazione dei diversi caratteri nazionali, aspetto nel quale in
età e terrore. [1.4.15] L’analisi di Calepio si limita alle tragedie dei due maggiori tragici francesi, Corneille e Racine
l corso del Paragone. Sarà bene specificare che sulle tragedie minori dei francesi e sui loro difetti strutturali il bergam
di Calepio è accompagnata dal riconoscimento di un parziale demerito dei Francesi: essi infatti, nel curare la costruzione
dei Francesi: essi infatti, nel curare la costruzione degli affetti e dei personaggi tenendo conto dell’applauso del pubbli
llo tragico, considerando — in particolare le tragedie di Corneille — dei drammi eroici, perché costruiti sulla figura del
nere tragico per l’introduzione del lieto fine, nonché per la qualità dei protagonisti —, reclamasse pari dignità della tra
gonista, spesso eccellente anziché mediocre, la scelta poco perspicua dei soggetti, nonché il mancato perseguimento del fin
sto punto all’esame del valore della peripezia, ossia il rivolgimento dei fatti verso il loro contrario, che costituisce se
ica due tipi di favola: quella semplice, strutturata sul rivolgimento dei casi di un protagonista caduto in disgrazia, e qu
tipo di favola è invece quello dell’Odissea, risoltasi con la strage dei Proci e il trionfo di Ulisse. Il filosofo greco n
debolezza del pubblico, il quale preferiva assistere all’affermazione dei protagonisti valorosi e alla sconfitta dei malvag
assistere all’affermazione dei protagonisti valorosi e alla sconfitta dei malvagi, piuttosto che attendere ad una conclusio
Metastasio)», in Sacro e/o profano nel teatro fra Rinascimento ed Età dei lumi, a cura di Stella Castellaneta e Francesco S
i un dramma basato non tanto sulla purgazione, quanto sulla punizione dei rei e sul trionfo dei buoni. Castelvetro, fonte d
tanto sulla purgazione, quanto sulla punizione dei rei e sul trionfo dei buoni. Castelvetro, fonte di riferimento primario
ione Maffei, pur essendo una favola doppia, dal momento che i destini dei protagonisti Merope ed Egisto divergono da quelli
La Mort de Crispe, incorrerebbe tuttavia, secondo il francese, in uno dei più tipici difetti della tragedia italiana, prefe
nel quale ci si concentrava più sulla rappresentazione delle passioni dei protagonisti — secondo un sentire che già anticip
rre le passioni della tragedia, pietà e terrore, mettendo sulla scena dei protagonisti inadatti. Nel Cinna, ou La clémence
immediatamente la diversa natura — e si profila il diverso destino — dei buoni e dei cattivi; in questo caso, così come ne
nte la diversa natura — e si profila il diverso destino — dei buoni e dei cattivi; in questo caso, così come nelle favole d
gica, e il fatto che venga trascurata e denigrata dalla maggior parte dei drammaturghi francesi conferma che la tragedia tr
profondimento condotto da filosofi e scienziati in merito alla natura dei sentimenti e degli affetti. Un saggio esemplare d
ioni, le tecniche efficaci con cui predisporre la pietà nei confronti dei protagonisti, ed infine le modalità con cui rende
re l’intreccio tragico, altrettanto non si può dire, secondo Calepio, dei drammi francesi, in cui i personaggi principali s
Un altro bersaglio della polemica di Calepio in merito all’incapacità dei Francesi di preparare il terreno per la compassio
Nella Préface (1696) alla tragedia, egli, difendendosi dalle critiche dei detrattori che gli rimproveravano di non aver ris
ancese, Pirro uccide l’amata Polissena, ottemperando all’ordine degli dei . Apollo infatti aveva imposto che, per placare l’
i patria, e Oreste, costretto ad agire in modo empio per ordine degli dei  — e sono prive di personaggi malvagi. Nel Soliman
la favola doppia, in cui si prevedeva un diverso esito per le vicende dei buoni e dei cattivi. [2.4.2] Vengono di seguito
ppia, in cui si prevedeva un diverso esito per le vicende dei buoni e dei cattivi. [2.4.2] Vengono di seguito nominati due
indi, nel caso in cui un protagonista virtuoso divenisse il bersaglio dei progetti criminali di un malvagio e riuscisse a s
bergamasco non manca, lungo tutta la stesura del Paragone, una copia dei Discours, ai quali egli fa costantemente riferime
differenza di quanto scrive il drammaturgo francese in un altro passo dei suoi Discours (Pierre Corneille, «Discours de l’u
tout à découvrir», IV, 11). Il sacerdote, interrogando nuovamente gli dei , scopre poi che la vittima destinata al sacrifici
ripide, laddove la figlia di Agamennone veniva rapita e salvata dagli dei al momento del sacrificio senza che intervenisse
l ricorso a personaggi secondari che si soffermino sui casi miserandi dei protagonisti, disponendo gli spettatori alla mise
degli atti, affidandogli appunto il compito di amplificare la miseria dei dolorosi casi occorsi ai protagonisti. In entramb
: se per il Bergamasco la tragedia deve rappresentare le disavventure dei miseri, spingendo lo spettatore a provare pietà p
uto dalle lamentazioni di Ostilia e Clearco che piangevano la perdita dei figli (III, 9-11; cfr. Argomento del dramma music
della morte di Polyeucte non sarebbe risultata efficace agli orecchi dei pagani che l’ascoltavano, e che per questo motivo
acier, consacrando l’ultimo atto al resoconto patetico delle sventure dei protagonisti. Tuttavia quei lunghi discorsi non a
isodi nella tragedia e nell’epopea, riaffermando ancora una volta uno dei principi chiave della sua opera, ossia la netta d
ia umanità, certificata dal fatto che prova compassione nei confronti dei miseri («Ma ci dobbiamo ricordare di quello, che
se cinquecentesca La Soltane di Gabriel Bounin, come dimostra la rosa dei personaggi parlanti, passati da sette a venti — i
e e l’aiuto ricevuto da Strofio, il quale lo aveva salvato dalle mani dei congiurati, allevandolo come un figlio, e gli ave
del Torrismondo (III, 1) consta invece della lunga scena in cui il re dei Goti racconta dettagliatamente al Consigliero — c
he sia funzionale alla sua traduzione in termini rappresentativi. Uno dei punti nei quali emerge maggiormente l’abituale as
al suo discorso una postilla che getta un’ombra sulla reale capacità dei Francesi di introdurre episodi contenuti, tali da
sizione sensistica del suo atteggiamento estetico. Sulla sostituzione dei Cori con gli episodi nelle tragedie francesi si r
olitica che narra le macchinazioni di Agrippina — a sua volta vittima dei propri raggiri — e di Nerone per escludere dal tr
ecanati che mette in scena una variazione sulla vicenda degli Orazi e dei Curiazi ispirata alle Vite parallele di Plutarco,
he lo stava per far soccombere. In virtù di questo evento Alcippo, re dei Tegeati, comprenderà l’oracolo che gli imponeva d
sa della patria nel duello risolutore che contrapponeva tre guerrieri dei Tegeati a tre dei Feneati. In questo intreccio si
l duello risolutore che contrapponeva tre guerrieri dei Tegeati a tre dei Feneati. In questo intreccio si inserisce l’amore
e fra i due sposi, Demodice, sorella di Critolao, e Alceste, campione dei Feneati, nonché la passione fra Eurindo e Lagisca
degli amori nella tragedia, era un luogo comune delle argomentazioni dei letterati italiani a detrimento del teatro france
l confidente, chiamato a colmare il vuoto lasciato dalla soppressione dei Cori («Lorsque l’on reforma la Tragedie en France
orrere ai confidenti — necessari alla verisimiglianza della favola —, dei quali nobilitava l’origine, sostenendo che questi
punto di vista teorico appare netta la presa di distanza dall’impiego dei confidenti sul modello francese, di fatto la dram
r tutte il contributo di questi personaggi secondari (sull’esclusione dei confidenti nelle tragedie del giovane Alfieri si
stesso Calepio, così rigido nella sua censura, non aveva fatto a meno dei confidenti nei suoi giovanili esperimenti tragici
in scena il sacrificio della protagonista compiuto per volontà degli dei e su richiesta dell’ombra di Achille. Pyrrhus, fi
, Paris, Pissot, 1770, t. I, pp. 450-457) — si oppone alla tradizione dei commentari aristotelici cinquecenteschi, da Scali
sce due amori nell’intreccio per complicare la situazione psicologica dei protagonisti: sia Électre che Oreste sono innamor
ivo. Articolo III. [3.3.1] Corneille aveva sostenuto nel primo dei suoi tre Discours, che la tragedia, benché non do
ermando che la tragedia non si sosteneva decorosamente rappresentando dei principi totalmente devoti all’amore («Croyant fa
n seno alle sue Réflexions critiques, laddove egli elogiava la scelta dei drammaturghi francesi di porre l’amore al centro
— al fine di contestarne la tesi. D’altra parte la tragedia italiana dei primi decenni del Settecento, così incentrata sul
permesso immedesimarsi nell’eroe sventurato in quanto scorgono in lui dei piccoli difetti ai quali essi stessi sono soggett
de Muralt, nella quale veniva condannata la stucchevole «galanterie» dei Francesi: «Mais quoique toute leur nation y préte
fe a cui vanno incontro, vengono rappresentati intenti ad assecondare dei teneri pensieri amorosi. Una delle tragedie che r
r fuggire il figlio a Samo, disposto a contravvenire all’ordine degli dei , ma cambia opinione quando scopre (III, 5) che Id
as (1699) e nell’Absalon (1712). Nel Jonathas, tratta dal primo libro dei Re, si rappresenta la battaglia degli Ebrei, guid
resentazione tragica, ossia l’incisività dell’esordio, l’introduzione dei personaggi in scena, l’adeguatezza delle battute
precisare fin da subito che egli, pur avendo ben presente la rassegna dei diversi tipi di prologo che si praticavano nel te
ella militanza del giovane autore nelle file degli Anciens, al fianco dei classicisti. In questa sede l’autore condanna i p
e un’ulteriore dilazione, e Thanatos, decisa a pretendere il rispetto dei patti. In generale Euripide impiega spesso divini
ngo tutto il diciottesimo secolo (cfr. Ettore Garioni, «La traduzione dei tragici greci nel Settecento italiano. La “riscop
bersaglio polemico privilegiato. Anche Gravina contestava la validità dei prologhi narrativi di Euripide, propendendo a sua
di Amedeo Quondam, Roma-Bari, Laterza, 1974, p. 576). Questa condanna dei prologhi è funzionale, nell’ottica di Calepio, ad
edia per la composizione del suo Servio Tullio. [4.1.4] Sulla scorta dei tragici greci, molti drammaturghi cinquecenteschi
armion (II, 1) — è questa la scena sulla quale si appuntano i rilievi dei critici successivi — la simpatia che Cesare prova
de Pompée, considerandole ambedue assai difettose dal punto di vista dei personaggi («Nous avons deux Tragédies du grand C
ro di Corneille, Calepio è però disposto a riconoscere la superiorità dei Francesi in materia di avvio della favola, dal mo
rose lunghe digressioni narrative che mettano il pubblico al corrente dei trascorsi dei protagonisti, e inoltre, a differen
gressioni narrative che mettano il pubblico al corrente dei trascorsi dei protagonisti, e inoltre, a differenza delle itali
l quale riprende alla lettera le tesi di Calepio: «I loro successori [ dei Greci] scoprendo l’imperfezione, che in ciò era,
io imputa alle tragedie francesi, dal punto di vista dell’esposizione dei fatti avvenuti fuori scena che si rende necessari
la qualità eccellente del protagonista e la fine lieta. Contro l’uso dei confidenti nella tragedia francese si erano espre
a tragedia antica e moderna, prendeva le distanze dalla moda francese dei confidenti, preferendo l’uso dei monologhi: «Pret
deva le distanze dalla moda francese dei confidenti, preferendo l’uso dei monologhi: «Pretendono i Franzesi, che sia da paz
onio Conti si mostrava d’accordo con questa opinione, reputando l’uso dei confidenti uno dei principali difetti della trage
ava d’accordo con questa opinione, reputando l’uso dei confidenti uno dei principali difetti della tragedia francese, accan
esto espediente, ritenuto notevolmente migliore rispetto alla pratica dei soliloqui, era invece il Muratori, al quale pare
colo II. [4.2.1] In questo articolo viene ribadita la superiorità dei Francesi in quanto alla tecnica con cui avviare l
turba, i Messi ed i Nuncij, per sapere gli avvenimenti più importanti dei Principi, quel porsi insieme a novellare nel pubb
si fanno eseguire agli Attori», Giovanni Antonio Bianchi, Dei vizj e dei difetti del moderno teatro e del modo di corregge
settecentesca cfr. Enrico Zucchi, «Metastasio e Calzabigi all’origine dei cori alfieriani. Note su Alfieri lettore della tr
olgimento e in definitiva alla catastrofe. Gli Italiani, a differenza dei Francesi, sarebbero carenti sotto questo specific
tragedia che caratterizza lo sviluppo del dibattito circa l’identità dei generi letterari nella prima modernità. Il Robort
e e grandissima mutazione colla morte di Ettore, colla quale le forze dei Trojani, dianzi vittoriosi, sono in guisa abbattu
nché dalla prescrizione di Ipseo, il quale aveva destinato a ciascuno dei quattro ragazzi da lui cresciuti un anello, secon
una possibile vendetta da parte di Temisto, aveva scambiato gli abiti dei figli, inducendo la protagonista a commettere un
da una scena giudicata inappropriata in cui Flavia coordina il gruppo dei congiurati (II, 8). [4.3.3] La tragedia francese
pecca che Calepio ravvisa nell’allestimento della peripezia da parte dei Francesi sta nello spezzettarne o sdoppiarne lo s
olare nel corso della polemica Orsi-Bouhours, in quanto era stato uno dei testi maggiormente vituperati dal gesuita frances
omprendere il soggetto, nonché di far capire senza indugio l’identità dei personaggi che prendono la parola («Que dés les p
rmondo (III, 5); quindi Alvida discute con la nutrice degli emblemi e dei fregi familiari che sono impressi su quei prezios
orrismondo nel Teatro Italiano, prescriveva di tagliare molte battute dei personaggi secondari e di sostituire la cameriera
[4.5.1] Calepio entra a questo punto nel merito della disposizione dei dialoghi, dei monologhi e degli a parte, al fine
epio entra a questo punto nel merito della disposizione dei dialoghi, dei monologhi e degli a parte, al fine di costruire l
quale venivano elencate e dettagliatamente spiegate le particolarità dei discorsi narrativi, deliberativi, didattici e pat
rebbero superiori agli Italiani, secondo Calepio, anche nella tecnica dei soliloqui, benché non siano neppure in questo pun
au, Presses universitaires de Rennes, 2009. [4.5.4] Se l’improprietà dei monologhi corneilliani consiste appunto, secondo
ntemente e senza motivo; particolarmente riprovevole gli sembra l’uso dei monologhi nelle tragedie di Giraldi Cinzio, del q
lunghezza delle scene sopranominata ci riduce i soliloqui alla mente, dei quali se ne trovano (in diversi moderni particola
tà di riservare ai monologhi l’esplorazione delle passioni più intime dei protagonisti, colti a parlare fra sè e sè in un m
i de’ soliloqui. Queste circostanze sono, come in tutte l’altre cose, dei luoghi, dei tempi e delle persone. Circa ’l primo
qui. Queste circostanze sono, come in tutte l’altre cose, dei luoghi, dei tempi e delle persone. Circa ’l primo, non dovunq
si difendeva dalle accuse che gli venivano mosse circa «la frequenza dei soliloquj», ammettendo che questi erano tutt’altr
ad accogliere i soliloqui nelle tragedie, preferendo loro il dialogo dei protagonisti con confidenti e personaggi secondar
iba di Trissino quanto l’Oreste di Rucellai presentavano a loro volta dei discorsi in disparte («Esempi di questo parlar se
o con l’autore del Paragone sul fatto che spesso questi prolungamenti dei soliloqui fossero dannosi, come accadeva nello sc
dalla prigione in cui erano stati relegati dal tiranno, nello spazio dei sei versi pronunciati da Tiso («O Notte, o notte
ragico in Italia, Venezia, Marsilio, 2013, pp. 243-275). Il passaggio dei Problemi di Aristotele citato da Calepio per suff
, p. 107). Da ultimo andrà notato che l’interpretazione del passaggio dei Problemi proposta da Calepio solleverà le furiose
e rappresentare. Per questo motivo il Bergamasco loda la soppressione dei Cori nel Solimano del Bonarelli e nelle tragedie
d’azione, le unità di tempo e di luogo sono frutto delle speculazioni dei teorici cinquecenteschi, da Robortello a Vincenzo
dell’unità di luogo, riportano l’attenzione sulla rigida applicazione dei precetti delle unità (cfr. Armand Gasté, La Quere
veste di teorico della tragedia egli affronta la questione nel terzo dei suoi Discours, dedicato appunto alle unità dramma
i di una medesima città, in modo da non ridurre drasticamente la rosa dei soggetti tragediabili («Je tiens donc qu’il faut
isione delle scene traendo prove dai testi di Vitruvio e dal trattato dei giochi scenici di Callimaco. Tuttavia secondo Cal
te classicheggianti: egli è a tutti gli effetti un membro del partito dei Modernes quando afferma che le tragedie greche no
he atteneva alla tragedia, un documento assai rilevante delle ragioni dei Modernes, l’«arcisopratragichissima» tragedia Rut
a Merope nel prosieguo dell’articolo. Del resto non mancavano neppure dei testi scritti in difesa delle tragedie grecheggia
ia, 1724, pp. 3-4). Più spiritosa ma non meno tagliente nei confronti dei denigratori degli antichi era la massima con cui
Id., Teatro, vol. II, cit., p. 561), amplificando i tratti essenziali dei caratteri dei protagonisti («I caratteri poi degl
ol. II, cit., p. 561), amplificando i tratti essenziali dei caratteri dei protagonisti («I caratteri poi degli attori sono
costume delle tragedie italiane: Rapin aveva condannato l’improprietà dei personaggi dei poemi epici italiani («L’Angélique
ragedie italiane: Rapin aveva condannato l’improprietà dei personaggi dei poemi epici italiani («L’Angélique de l’Arioste e
l primo aspetto del costume che Calepio prende in esame è la moralità dei personaggi, elemento indispensabile all’interno d
75, p. 47). [5.2.2] Dal punto di vista calepiano la rappresentazione dei costumi è intrinsecamente legata alla qualità mor
resentazione dei costumi è intrinsecamente legata alla qualità morale dei personaggi, argomento già trattato nel primo capo
nto sono una sorta di appendice. Come nel primo capo, anche trattando dei costumi il Bergamasco ritrova un formidabile avve
masco ritrova un formidabile avversario nel Corneille teorico, autore dei Discours, in cui il drammaturgo assumeva che Aris
n cui il drammaturgo assumeva che Aristotele, discorrendo della bontà dei protagonisti, non alludesse al comportamento virt
della bontà dei protagonisti, non alludesse al comportamento virtuoso dei personaggi, bensì alla grandezza dei loro caratte
udesse al comportamento virtuoso dei personaggi, bensì alla grandezza dei loro caratteri, ai quali andava impressa una maes
va sezione della Poetica, in cui Aristotele prescriveva che i costumi dei personaggi fossero buoni, convenienti, verosimili
rosimili e coerenti (1454a 15-30), Corneille si interrogava sul senso dei termini impiegati nella Poetica; allegando anche
ebbe da ricondurre appunto ad una eccezionale brillantezza dell’animo dei protagonisti, siano essi buoni o malvagi: «Il fau
nnescare il procedimento catartico. La discussione sull’ammissibilità dei personaggi malvagi nella tragedia si era animata
ficheranno in modi diversi la possibilità di prevedere l’introduzione dei cattivi nell’impianto tragico. Du Bos ritiene che
plificare il sentimento di pietà e di terrore provati per le sventure dei protagonisti, come accadeva nel Britannicus o nel
separa il fine del genere epico — teso a meravigliare con le imprese dei grandi eroi — e di quello tragico — volto invece
, XLIV, 170, 2016, pp. 92-112. [5.2.5] Calepio biasima la gran parte dei caratteri brillanti ma pravi caratteristici del t
orella dell’imperatore romano Valentiniano, e Ildione, sorella del re dei Franchi Méroüé, con i rispettivi amanti, al fine
egli salva però Racine, meritevole di aver scelto per le sue tragedie dei protagonisti quasi sempre virtuosi; se nei casi s
eicolare un altro tipo di utilità morale, rappresentando la punizione dei malvagi e la ricompensa dei virtuosi («Le fruit q
ilità morale, rappresentando la punizione dei malvagi e la ricompensa dei virtuosi («Le fruit qui peut naître des impressio
es libri septem, Vincentium, 1561, p. 104). [5.2.7] Si situa qui uno dei passaggi più importanti del Paragone, nel quale C
re nello spettatore un sentimento di pietà e di terrore nei confronti dei casi del protagonista —, sia la condanna del teat
o la ricerca di un θαυμάζειν che, anziché venire limitato all’interno dei limiti della peripezia, diventava un tratto fonda
doveva rimanere stupito e ammaliato, assistendo alla rappresentazione dei casi dei personaggi in maniera esclusivamente pas
manere stupito e ammaliato, assistendo alla rappresentazione dei casi dei personaggi in maniera esclusivamente passiva; egl
itando attivamente il proprio sentimento di compassione nei confronti dei miseri rappresentati, così da raggiungere quella
notare come l’imposizione di una rigida separazione delle prerogative dei generi letterari e dei mezzi attraverso cui raggi
ne di una rigida separazione delle prerogative dei generi letterari e dei mezzi attraverso cui raggiungere il proprio fine
della mentalità e della cultura di Calepio. L’eccessiva brillantezza dei caratteri comprometterebbe talvolta, secondo Cale
corneilliana, Calepio non trascura di riconoscere la generale abilità dei tragici francesi nel rendere i propri personaggi
una madre degenere. Il tema della fedeltà alla storia nello sviluppo dei soggetti tragici era particolarmente spinoso, sop
lterazione. Il dibattito attorno a questo punto è molto acceso, e uno dei documenti più importanti della polemica è senz’al
o si richiamano i drammaturghi dell’epoca per giustificare le deroghe dei propri soggetti rispetto ai fatti storici: ne è u
ées du théâtre). Un’altra difesa rilevante della possibilità da parte dei poeti di alterare il racconto storico si trovava
Bernard, 1715, t. I, p. 58]). Talora le rivendicazioni della libertà dei drammaturghi sono anche accompagnate dal rinvio a
aver rispettato scrupolosamente la storia offertagli dal primo libro dei Re, salvo qualche modifica utile a rendere il tes
ura di articolo l’autore ritorna sul problema della rappresentabilità dei caratteri malvagi, ma affrontandolo in relazione
Osservando la tragedia francese egli trova inadeguata l’introduzione dei cattivi ingiustificata dal soggetto storico, sull
i di qualità mediocre caduti in disgrazia, vengono rappresentati come dei martiri innocenti dell’ambizione politica dei reg
gono rappresentati come dei martiri innocenti dell’ambizione politica dei regnanti — come nel caso di Palamede, accusato a
si, cerca in questo caso di distogliere la regina dalla realizzazione dei propri piani, senza tuttavia ottenere che costei
ecie delle «tragichissime», con nove personaggi che muoiono nel corso dei cinque atti. Anche il La Mesnardière nella sua Po
nsées, et des vices chastiez», egli ammetteva l’introduzione in scena dei malvagi, di cui scorgeva l’utilità morale («comme
la bienséance aveva fondato la propria drammaturgia, alla convenienza dei comportamenti dei personaggi al sesso, al rango,
a fondato la propria drammaturgia, alla convenienza dei comportamenti dei personaggi al sesso, al rango, alla provenienza g
ato sotto l’aspetto morale e sotto quello retorico; nel Minturno, uno dei maggiori teorici in questo campo, la doppia natur
cui il Crescimbeni, dopo aver statuito il rispetto della convenienza dei costumi («Sarebbe discordante, quando altro dices
formazione di questo concetto una «bienséance interne» — la coerenza dei personaggi calati nella congiuntura culturale rap
culturale rappresentata — e una «bienséance externe» — l’adattamento dei caratteri all’orizzonte d’attesa del pubblico (Re
nda invece a Giancarlo Alfano, Dioniso e Tiziano: ma rappresentazione dei «simili» nel Cinquecento tra decorum e sistema de
a rappresentazione dei «simili» nel Cinquecento tra decorum e sistema dei generi, Roma, Bulzoni, 2001. [5.4.2] Introducend
voce di questa opinione, ammettendo, nel Discorso intorno al comporre dei romanzi (1554), che «il poeta dee sempre avere l’
utore» (Giovan Battista Giraldi Cinzio, «Discorso intorno al comporre dei romanzi», in Id., Scritti critici, a cura di Cami
d’Este il Giraldi ribadiva il suo pensiero, sostenendo la superiorità dei romani rispetto ai greci in fatto di decoro: «Ten
relle des Anciens et des Modernes, delle più feroci critiche da parte dei moderni che gli rimproverano soprattutto la trasg
cia di una consolidata tradizione critica, considerava indecorosi gli dei omerici, rappresentati con caratteristiche troppo
tentativo di giustificare la convenienza della rappresentazione degli dei offerta da Omero, costretto a raffigurare in quel
l secolo, l’oggetto delle critiche riguardanti l’eccessiva galanteria dei personaggi non saranno più infatti i protagonisti
del de La Fosse, nella quale Telephe è spinto a introdursi nel campo dei Greci per recuperare l’amata Polyxène. [5.4.4] S
sioni fra trattatistica rinascimentale sulla donna e rappresentazione dei caratteri muliebri nel contesto tragico cinquecen
in corrispondenza con l’affermarsi della cultura controriformistica, dei personaggi negativi, responsabili di iniziative p
n questo caso con l’Œdipe di Corneille, laddove le proprietà naturali dei due sessi gli sembrano invertite, dal momento che
oni dell’Orso, 2000. [5.4.5] Il rispetto delle peculiarità nazionali dei protagonisti tragici che venivano fatti agire nel
nazionali dei protagonisti tragici che venivano fatti agire nel corso dei drammi seicenteschi era un’altra massima generale
nfatti generalmente lodato per la capacità di rappresentare i costumi dei romani «alla maniera francese», come gli riconosc
Couton, Paris, Gallimard, 1987, p. 1056). Eppure non sempre i costumi dei personaggi romani tratteggiati da Corneille erano
la strategia compositiva di Racine, pronto a sacrificare il rispetto dei costumi turchi per piacere alle dame parigine («J
Idées du théâtre). Anche Calepio critica la rappresentazione falsata dei costumi orientali nel Radamiste di Crébillon e ne
ritica raciniana. Al contrario, secondo il pressoché unanime giudizio dei letterati del Settecento, Prospero Bonarelli si e
li si era comportato molto meglio nel rendere i costumi e i caratteri dei personaggi stranieri che agivano nel suo Solimano
i che agivano nel suo Solimano: Giovanni Antonio Bianchi (Dei vizj, e dei difetti del moderno teatro e del modo di correger
o nei confronti di questo tentativo di rispettare i costumi nazionali dei personaggi: a suo modo di vedere questi erano del
nelle: il Francese ammetteva che, non conoscendo abbastanza i costumi dei popoli lontani, i cui eroi andavano rappresentand
rimano come uomini maturi. Sul decoro che proveniva dalla convenienza dei discorsi dei vari attori all’età dei personaggi c
omini maturi. Sul decoro che proveniva dalla convenienza dei discorsi dei vari attori all’età dei personaggi che rappresent
che proveniva dalla convenienza dei discorsi dei vari attori all’età dei personaggi che rappresentavano si soffermava anch
apaci di attribuire ai personaggi delle loro tragedie un linguaggio e dei pensieri differenti a secondo dell’età e del sess
illot, 1730, p. 310). Calepio tocca infine il problema della coerenza dei personaggi e giudica i Francesi in modo generalme
Quadrio, il quale aggiunge al personaggio di Rhadamiste, nell’elenco dei caratteri che trasgredivano la norma dell’«eguali
ece le affermazioni con cui egli lodava Seneca per il perfezionamento dei costumi a cui aveva sottoposto i personaggi di Eu
mmoniva i drammaturghi contemporanei ad adeguare le favole al costume dei tempi: «È di avere riguardo (come dianzi vi dissi
o nel racconto liviano la donna non era mossa dall’odio nei confronti dei genitori, ma esclusivamente dall’ambizione (Ab ur
i versi riportati a testo (vv. 2645-2647; 2658-2662) lamenta la morte dei due sovrani che ha amato. In questo caso il Berga
ani, XXXI, 1, 2013, pp. 22-46. [5.5.5] Passando infine alla coerenza dei personaggi, Calepio censura il personaggio di Ore
o VI. [5.6.1] Calepio viene ora esaminando l’osservanza, da parte dei drammaturghi, del criterio della somiglianza, che
a la storia o il mito; talaltra li sminuiscono, facendoli passare per dei semplici «amorosi», senza mettere in luce il cara
ofocle nella Lettre contenant la critique de l’Œdipe de Sophocle, uno dei documenti che costituivano il ricco paratesto con
mori. Egli condanna l’inverosimiglianza di questa passione sulla base dei racconti storici e poetici che descrivevano Ippol
, Ribou, 1709, p. n.n.). Come nota Calepio, al solito attento lettore dei paratesti che accompagnano le tragedie francesi,
esa dalla storia frigia, l’Elisa del Closio, imperniata sulle vicende dei regni di Creta e di Rodi, la Dalida del Groto, di
ragedie, Firenze, Bonducci, 1751, p. 147). Più benevolo nei confronti dei soggetti inventati era invece il Gorini Corio nel
anche alcune tragedie italiane ree di non rispettare nella dipintura dei caratteri ciò che tramandava la storia. In partic
si allontanava soltanto quando il rispetto di quest’ultima implicava dei problemi in riguardo alla convenevolezza. Conti s
o VII. [5.7.1] L’autore passa infine a esaminare lo «scoprimento» dei costumi, ossia il modo in cui essi sono resi scen
, attribuendo ad Aristotele una critica contro il «costume chimerico» dei drammi dei suoi contemporanei, che il Gravina est
do ad Aristotele una critica contro il «costume chimerico» dei drammi dei suoi contemporanei, che il Gravina estendeva ai d
a Poetica avrebbe soltanto lamentato una generica noncuranza da parte dei poeti tragici della sua epoca nei confronti della
te dei poeti tragici della sua epoca nei confronti della resa attenta dei costumi dei personaggi. [5.7.2] Un altro element
tragici della sua epoca nei confronti della resa attenta dei costumi dei personaggi. [5.7.2] Un altro elemento importante
taliani del Cinquecento avrebbero peccato nel rappresentare i costumi dei personaggi con poca vivacità, facendoli risultare
, i cui documenti facevano spesso leva sulla cattiva rappresentazione dei costumi nella letteratura greca, tanto epica quan
2014). Parrebbe originale tuttavia l’accento posto sulla scarsa cura dei comprimari nella tragedia greca, cosa che invece
erne. [5.7.3] Calepio riprende ancora una volta le tragedie italiane dei secoli precedenti per aver fallito nel costruire
tavia al Settecento, Calepio riconosce anche fra le tragedie italiane dei personaggi capaci di affascinare il pubblico, ris
pere, altrove lodate, in cui i costumi appaiono modulati sull’esempio dei Greci, come l’Ulisse il giovane di Lazzarini, con
migliore dal punto di vista dell’azione, ma carente nella definizione dei costumi. Capo VI. Della qualità dello stile p
do una tradizione critica pienamente moderna che annoverava nel Tasso dei Discorsi uno dei principali modelli, ma che conta
critica pienamente moderna che annoverava nel Tasso dei Discorsi uno dei principali modelli, ma che contava diversi interp
conte forlivese Fabrizio Antonio Monsignani, principe dell’Accademia dei Filergiti («siccome la cittadinesca era in uso pr
giati da destra mano, avrebbero potuto in realtà commuovere gli animi dei leggitori», Dell’origine, progressi e stato attua
o discorso procede ancora una volta da una disamina delle specificità dei differenti generi letterari; se un parlare ornato
ica cinquecentesca, riproponendo, in fondo, un’apologia della purezza dei generi e degli stili distinti che si poneva in ne
prescrive al contrario una netta separazione tra l’oggetto e i mezzi dei diversi generi. In questo caso — come in parte gi
ri protagonisti dell’Aminta e del Pastor Fido parlassero alla maniera dei filosofi, Calepio censura i personaggi delle trag
dal Martello nel trattato Del verso tragico (1709), sebbene la scelta dei passaggi testuali sui quali comprovare la propria
iato un profilo storico della fortuna dell’interpretazione allegorica dei testi letterari che viene rilanciata proprio nel
i, il quale considerava Oreste e Rosmunda delle imitazioni pedisseque dei drammi greci («di esse si può dare il giudizio me
per l’orditura, la Sofonisba per l’affetto e l’Oreste per la bellezza dei passi, può questa giustamente pretendere per lo s
ne permanente del linguaggio, tra vocalità per così dire «affettuosa» dei personaggi e veste elocutiva del poeta-retore, or
studi di Corrado Viola, ammiratore dello stile tragico del Dottori e dei drammaturghi «lirici» che diventeranno i bersagli
p. 89-106). Crescimbeni auspicava in effetti una rapida pubblicazione dei drammi di Delfino, nella convinzione che questi,
ne di uno stile sentenzioso e piano, con una tensione patetica tipica dei coevi testi francesi, come nel caso di Maffei, Ma
a al suo modello di tragedia perfetta in virtù del carattere asciutto dei suoi versi. Ciò che ora viene messo in evidenza è
za di un dettato breve e maestoso, tipico degli autori latini più che dei greci; se è costume nel Settecento, come dimostra
erano reputate pressoché universalmente fredde e noiose, a differenza dei trattati, ammirati da molti — e anche da Calepio 
a tutte le loro perfezioni, il Gravina ebbe il difetto di voler fare dei versi italiani, e, quel che è peggio, di volere c
oni, Torino, Paravia, 1907, p. 159). [6.2.9] Viene qui biasimato uno dei tipici elementi delle tragedie graviniane, deriva
ì come in altri presenti nell’Andromeda, parrebbero configurarsi come dei pezzi tendenti al lirico, delle ariette in potenz
l Cinquecento, Firenze, Olschki, 1974, p. 327). Una parziale condanna dei discorsi didattici e morali, tendenzialmente fred
giudizio, ma anche nell’attitudine con cui guarda alla tenuta scenica dei dialoghi drammatici. Sulla fortuna settecentesca
onalmente adibiti a questa funzione, ma spesso presenti nelle battute dei singoli personaggi — un «cacoete», termine di amb
to «classicismo» seicentesco, rappresentato in particolare dal teatro dei Corneille e di Racine, molto più apprezzabili da
perduto l’originaria sobrietà, rivelandosi non all’altezza di quelle dei predecessori. Riferendosi a queste ultime Conti s
li italiani, nel primo ambito. La “bellezza interna” dell’espressione dei tragici francesi consiste nell’abbondanza e nella
ente in queste pagine. In particolare, parlando delle caratteristiche dei «discorsi», il d’Aubignac giungeva a concludere c
ello retorico corneilliano, capace di dare forza concreta ai discorsi dei personaggi e di esprimere con vivezza le forti pa
’il y introduit», ivi, p. 284). Sotto l’aspetto estetico, la sentenza dei tragici francesi seicenteschi appare a Calepio ne
is, Gallimard, 1997, p. 1170), riconosceva la mancanza di naturalezza dei discorsi ornati posti in bocca, nel Cinna, a pers
sioni forti che proponeva, viene ripresa ancora una volta la condotta dei dialoghi; Corneille, anziché assecondare l’impeto
e concise e dirette, dà spazio a lunghi monologhi nei quali l’eloquio dei personaggi si protende verso una elaborata involu
otende verso una elaborata involuzione retorica, come accade nel caso dei versi riportati, fatti dire a Sabine nella scena
, Gallimard, 1987, pp. 864-865). Calepio censura l’inflessione arguta dei ragionamenti di Sabine, la quale, offrendo il pet
cena in cui la donna romana tenta di immolarsi per preservare la vita dei suoi cari («Ne différez donc plus ce que vous dev
glio, qualora si fosse limitato a dare sfogo unicamente alle passioni dei protagonisti («Les pensées de la première des deu
nto raffredda il corso delle passioni e rende inverosimili i discorsi dei personaggi. Il bergamasco ribadisce inoltre il su
drés nel corso di una simile denuncia dello stile tumido ed affettato dei tragici francesi che si abbatte su Corneille e su
e i condottieri greci la attendono per adempiere alla richiesta degli dei e così salpare per Troia. Lo stralcio riportato a
oni dell’Orso, 2007, pp. 151-165. [6.3.13] Giungendo con la rassegna dei passi scadenti per eccesso di affettazione ai dra
 60). Questo lamento richiama alla mente di Calepio un verso ovidiano dei Tristia (I, 4, 10), giudicato altrettanto infelic
e dalla sua puntuale analisi stilistica, secondo cui lo stile tragico dei Francesi, denso di lambiccamenti, personificazion
dell’epico, puntualmente rinnegata dal drammaturgo nella composizione dei suoi drammi (Paragone VI, 4, [1-2]). Ancora in ri
diastratica, che i discorsi degli eroi non fossero diversi da quelli dei plebei («Anzi per me credo che quanto è più subli
ne, IV, 4, cit., p. 76). [6.5.3] Calepio si sofferma quindi sull’uso dei «segni», ossia dei simboli (cfr. Emanuele Tesauro
 76). [6.5.3] Calepio si sofferma quindi sull’uso dei «segni», ossia dei simboli (cfr. Emanuele Tesauro, Il cannocchiale a
esti orpelli consunti per descrivere le cose così come sono. L’elenco dei passi reprensibili comprende: una battuta di Mith
vv. 365-368, p. 141); ed infine un ricorso alla tradizionale immagine dei ferri che ritorna sempre nell’Alexandre («Votre e
i Racine, descrive lo sgomento e la discordia che serpeggia nel campo dei greci (V, 6, vv. 1730-1732). Viene ancora censura
ntesto, dal momento che Calepio si limita a rilevare la natura lirica dei pensieri di Filottete; tuttavia il brano voltairi
», vv. 46-51). Articolo VI. [6.6.1] Dopo aver condannato l’uso dei traslati e delle personificazioni, Calepio passa
ezza l’allegoria agreste — le messi di gloria che si presentano al re dei Mirmidoni — a cui fa ricorso Iphigénie (Iphigénie
in cui si lamenta della tragica sorte che l’ha privata della madre e dei fratelli; Calepio condanna l’apostrofe all’amore
miglianza necessaria, largamente presente nello strumentario retorico dei drammaturghi francesi del Seicento. Fra i maggior
carenza intrinseca della lingua poetica francese, ossia la scarsezza dei termini; essa si prestava così ad essere accolta,
a si rivolge alla Notte, apostrofata con diverse perifrasi, nell’arco dei primi quattro versi (Prosper Jolyot de Crébillon,
Articolo VIII. [6.8.1] Dopo aver trattato delle personificazioni, dei traslati, delle allegorie e delle apostrofi, Cale
sdrucciolo, che caratterizza molti dialoghi, nonché l’intera stesura dei Cori. Gravina, da ammiratore della metrica latina
ezia, Marsilio, 2013. Articolo II. [7.2.1] Riprendendo le tesi dei classicisti settecenteschi, Calepio considera i v
del Salvini si rimanda al contributo di Vincenzo Placella, «Il padre dei traduttori omerici settecenteschi: Anton Maria Sa
eux, Calepio si limita a richiamare la consolidata gerarchia tassiana dei generi letterari, già in precedenza descritta, so
e conviene più all’epica che non alla tragedia; i ripetuti fallimenti dei Francesi nel poema eroico documenterebbero di con
di Giovanni Da Pozzo, Bari, Laterza, 1963, pp. 245-261). Alla difesa dei Modernes, che rispondevano piccati alla Dacier es
pp. 108-109). Già il Muratori, nella Perfetta poesia, difendeva l’uso dei diminutivi, reputandoli una risorsa ulteriore del
po didattico non è che accessorio. Inoltre, a suo parere, la bellezza dei versi della Liberata non sarebbe dipendente dall’
del Teatro Italiano, il Seigneux tentava di dimostrare come anche uno dei drammaturghi italiani più rappresentativi riconos
nciare all’endecasillabo sciolto, che andava acquistando la comunione dei consensi tanto dei drammaturghi, quanto degli att
llabo sciolto, che andava acquistando la comunione dei consensi tanto dei drammaturghi, quanto degli attori, altrettanto im
erso che risultasse naturale e lontano dall’alessandrino declamatorio dei francesi (cfr. a proposito Valentina Gallo, «Line
condividere. Egli tuttavia ritiene, come d’altra parte la maggioranza dei letterati italiani dell’epoca (cfr. supra) che l’
quale, parziale della versificazione della Canace, giustificava l’uso dei metri più brevi sulla base del fatto che anche i
ei cori e nelle sezioni atte ad esprimere plasticamente la commozione dei personaggi. Articolo IV. [7.4.1] Calepio a
alistico al quale avrebbero dovuto conformarsi i personaggi nel pieno dei loro sfoghi passionali. La polemica nei confronti
l verso rimato veniva alimentata tanto dall’antagonismo nei confronti dei tragici francesi, quanto dall’assenza, nei venera
he veniva considerata a tutti gli effetti come una corruzione barbara dei versi latini, come sottolineava ad esempio Gian V
lla rima. Vi concorsero l’ignoranza della natura, poiché il commercio dei Goti e dei Vandali stemperò l’orecchio e sconcert
i concorsero l’ignoranza della natura, poiché il commercio dei Goti e dei Vandali stemperò l’orecchio e sconcertò la pronun
al secondo secolo della nostra redenzione avea la scuola declamatoria dei retori talmente assottigliato i concetti ed infio
sandrino, con un ritmo così monotono e regolare, fosse più «prosaico» dei versi contenuti nelle stanze, i quali, essendo al
one di aria — le inquietudini, i sogni, i progetti e le irresoluzioni dei protagonisti. Concludendo, tuttavia, come nota Ca
uto di Tobia Zanon, La musa del traduttore: traduzioni settecentesche dei tragici classici francese, Verona, Fiorini, 2009,
par», il Bergamasco conserva un accenno di iterazione nella struttura dei primi due versi del periodo («spandi tu pria»; «a
a del 20 Agosto 1730), è il sodale svizzero a informare il Bergamasco dei più recenti sviluppi del dibattito culturale fran
prima di terminare il suo Paragone, ma a causa del ritardo nell’invio dei tomi delle tragedie del Francese — appena usciti
poco perspicuo, è la precocissima ricezione, da parte del bergamasco, dei maggiori dibattiti culturali europei dell’epoca.
i fa riferimento in questo caso l’autore è il Journal Littéraire, uno dei più importanti periodici olandesi, stampato appun
t des Poësies d’Ansloo, un piccolo libretto che aveva dato modo a uno dei redattori, Julius Van Effen, di soffermarsi, più
dge, Cambridge University Press, 2013, pp. 44-46, mentre una rassegna dei passaggi decisivi per l’affermazione della tragéd
a di una madre eroica, l’autore critica l’eccessivo ricorso, da parte dei drammaturghi francesi, alle situazioni amorose, i
indistintamente, senza porre attenzione ai costumi e alla provenienza dei singoli eroi («D’ailleurs indépendamment du goût
ce a Calepio è tuttavia quello riguardante la strategia per costruire dei caratteri interessanti: il Francese ammette infat
enché non implichi una coincidenza totale con il pensiero dell’autore dei Discours, come ha dimostrato Jean-Philippe Grospe
conclude con il rappacificamento fra Romulus e Tatius e con la morte dei congiurati, guidati da Proculus. In questo modo i
ifettoso. Ritornano così le preoccupazioni già espresse nei confronti dei personaggi di Corneille, maestosi e ammirevoli an
 Motte, ancora una volta in continuità con la posizione del Corneille dei Discours, secondo cui la virtù mediocre non ci ap
aragone ciò che maggiormente ci attira è la compassione nei confronti dei nostri simili disgraziati, con i quali condividia
otalmente malvagi nella rappresentazione. Il Francese ammetteva l’uso dei secondi soltanto in rarissime occasioni e all’uni
l’unico scopo di aumentare l’interesse degli spettatori nei confronti dei protagonisti vessati («Il y en a de deux sortes:
ere drammatico, Venezia, Marsilio, 2015), era stata frenata nel corso dei secoli da considerazioni tanto di ordine morale,
ei e Settecento, nonostante gli espliciti e ripetuti divieti da parte dei teorici, i drammaturghi non mancano di sottolinea
e di commozione nel pubblico e di reazione, all’interno della favola, dei personaggi, al lungo elenco di tragedie incentrat
ificata sull’altare della ragion di stato, proprio quando, alla vista dei nipoti, Alphonse stava per cedere alla compassion
onoscimento di Eriphile, da parte di Calchas, come l’Ifigenia che gli dei domandavano in sacrificio (Houdar de La Motte, «T
si esprime, mentre dissente, nel paragrafo dedicato alla composizione dei dialoghi, sul pronunciamento in merito all’attegg
o il problema in questo caso non è soltanto legato all’organizzazione dei dialoghi, quanto piuttosto alla cattiva costruzio
dell’Aretino rispetto a quello di Corneille. [Giunta.11] Nel quarto dei suoi Discours il de la Motte affrontava una delle
22-29). Attorno a questo nodo testuale, come ad altri della Logica o dei Problemi, si accende una battaglia esegetica note
del dibattito da parte di Calepio — in realtà limitato al solo elenco dei protagonisti della Querelle — è evidentemente il
o elenco dei protagonisti della Querelle — è evidentemente il Nisiely dei Proginnasmi, e in particolare del proginnasmo XLV
cere — argomento francese par excellence — che procura la recitazione dei versi e la meraviglia che desta questo parlare mi
. 544). Una meraviglia quindi non improntata alla maestosità retorica dei Francesi, ma alla semplicità assoluta, addirittur
ussione in merito al prospetto metrico della tragedia e alla capacità dei versi di esprimere gli affetti fra Cinque e Seice
lla rima, l’autore poteva concentrarsi maggiormente sulla definizione dei ragionamenti dei personaggi («Il est encore évide
e poteva concentrarsi maggiormente sulla definizione dei ragionamenti dei personaggi («Il est encore évident qu’avec la lib
atrième discours… », cit., p. 679): questo accrescimento della platea dei drammaturghi secondo Calepio avrebbe provocato al
e della favola che mette in scena l’episodio tratto dal secondo libro dei Maccabei e incentrato sul martirio destinato ai s
tti gli ebrei, come egli confessa nel successivo dialogo con la madre dei sette fratelli, Salmonée («Oui, oui de l’Univers
overare il tiranno, il cui piano di convertire al paganesimo l’ultimo dei Maccabei è miseramente fallito. Oltre all’incosta
farlo chiamare (III, 5). [Giunta.18] Calepio disapprova anche l’uso dei monologhi e degli a parte nella tragedia del de l
. 40). Infine il de la Motte viene redarguito per la cattiva gestione dei tempi teatrali, caratteristica in cui invece soli
do, dal momento che la sua natura era profondamente diversa da quella dei soldati che guidava: «Quant à ce qui me regarde;
spinti grazie al valore di Romulus, il quale riesce a catturare il re dei Sabini. A quel punto, secondo Calepio, l’esercito
e la Motte non avrebbe prestato sufficiente attenzione alla scansione dei tempi scenici, sebbene non venga mosso alcun rili
meno credibile, di Siccio Dentato, un plebeo soprannominato l’Achille dei Romani, le cui imprese vengono narrate nelle Anti
uomini, quanto piuttosto la preparazione dell’episodio e la condotta dei congiurati, nonché di Tatius, il quale racconta d
biglietto, recante notizie in merito al progetto di congiura da parte dei romani, che viene misteriosamente recapitato a Ro
rima in quella strada che portava da Corinto a Tebe; provocato da uno dei servitori di Laio, infatti, egli lo aveva ferito
venientemente predisposto. Tale errore nascerebbe dal fraintendimento dei presupposti dell’Edipo Re classico, il cui protag
tarebbe, secondo Calepio, nello scorporamento dell’agnizione — tipica dei drammi francesi su questo soggetto — in due scene
tto in cui rivela la verità (V, 5). Negativa è reputata anche la resa dei caratteri di Eteocle e Polinice, raffigurati dal
e. 7. Lo sosteneva Mario Fubini, «Una fama da ridimensionare: Pietro dei Conti di Calepio», in Id., Saggi e ricordi, Milan
68 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 229
rchè collo studio e colle osservazioni trascurate dalla maggior parte dei loro predecessori, facciano rivivere e perpetuino
lta le parti di caratterista : è anche la prima volta che il giornale dei teatri di Venezia si occupa di lui. « Sebastiano
69 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »
feriti alla musica moderna contribuir a migliorarla, cioè la dottrina dei generi e dei modi. A cotal impegno s’accinse prim
usica moderna contribuir a migliorarla, cioè la dottrina dei generi e dei modi. A cotal impegno s’accinse prima il Mei comp
fondamenti troppo diversi non ammettea il severo andamento di quella dei Greci. Ma di ciò a me non s’appartiene il parlare
lo decimosesto, divenne così interessante che divise la maggior parte dei letterati italiani, e si sostenne dai due campion
li accordi che introdussero, queste pel campo che aprirono al talento dei musici onde ritrovar nuove bellezze, e ravvivar i
o, come porta il pendio naturale dell’umano ingegno e per l’ignoranza dei tempi, la cosa degenerò in abusi grandissimi. La
altra legge che il desiderio strabocchevole di novità, e il capriccio dei musici. Quindi s’introdusse nell’armonia un bello
indole de’ poemi loro nella maggior parte narrativi, per la lunghezza dei canti, e pel ritorno troppo frequente e simmetric
urono composte da Jacopo Corsi, e quelle del personaggio d’Euridice e dei cori, nelle quali ebbe mano il Caccini. Tutte le
e, che gli animi de’ fiorentini di forte maraviglia comprese; la fama dei compositori, dell’adunanza tenuta a ragione il fi
a’ tempi del Metastasio. Alcuni squarci di esso posti sotto gli occhi dei lettere giustificheranno la mia asserzione. Senta
e a quelli della poesia, ove si ragiona del melodramma. La variazione dei tempi, la diversità de’ gusti, che tanto influisc
oll’armonia e bellezza de’ suoi versi mirabilmente adattati alle mire dei compagni, e più colla sua autorità, collo studio
i base ad ogni sistema musicale, e che servì a quello degli Egiziani, dei Chinesi, dei Greci, e di noi. 56. [NdA] Tra le
i sistema musicale, e che servì a quello degli Egiziani, dei Chinesi, dei Greci, e di noi. 56. [NdA] Tra le apparenti con
gli effetti da una tal causa, o cognizione riflessa della convenienza dei mezzi con un tal fine; così l’unità, la quale, pr
tura. La cagione si è perché il piacere che sente l’anima in ciascuno dei suoni o delle immagini che si succedono, le fa so
ti e i musici se credono di veder chiaro nell’arte loro senza l’aiuto dei filosofi. «Tocca (dice un celebre scrittore dei n
te loro senza l’aiuto dei filosofi. «Tocca (dice un celebre scrittore dei nostro secolo) a’ poeti il far la poesia, e a’ mu
70 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosettimo, ed ultimo »
avere sull’indole dello spettacolo lo stato attuale civile e politico dei costumi della nazione; ma i consigli di qualche a
Tanto più che l’Italia avrà fra poco il piacere di leggere le vicende dei due mentovati rami della drammatica esposte con m
ltro non resta dunque per compiere l’intrapreso lavoro che il parlare dei mezzi imaginati da alcuni celebri autori per rico
i saggi dell’antichità risguardavano come il dono più grande che gli dei avessero fatto agli infelici mortali, formò mai s
i, m’ha tornato in mente la sinfonia preliminare, e l’accompagnamento dei bassi del Juravit Dominus di Lalande, e l’apertur
ora ad una breve e mezzo soltanto. Egli soggiugne in appresso esservi dei monosillabi assai più lenti e più tardi gli uni d
he per la sua bellezza meritò d’essere considerata come l’opera degli dei , altro non fu che l’opera de’ musici. Del resto i
ella greca versificazione. Per quanto siasi beffato il celebre Erasmo dei sapienti del suo secolo192, i quali confondendo i
delle lingue, al loro genio, e al loro carattere. Avvegnaché vi sieno dei filosofi, i quali sostengono che parlando a rigor
mente arbitrarie e dipendenti dai costumi, dagli usi, e dal carattere dei popoli non contengono cosa che meriti una prefere
di metterla fuori di luogo; cosicché ne’ templi ch’essi ergevano agli dei , non solo faceano mostra delle più belle proporzi
dorico pien di forza e di maestà fu consecrato a Giove sovrano degli dei e degli uomini, il corintio che spira eleganza e
n cotal guisa ci verrebbe fatto di comprender lo spirito, e la verità dei diversi componimenti che dovrebbono eseguirsi; i
che la monotonia di cui noi l’incolpiamo deriva meno dall’uniformità dei tratti, delle combinazioni, e dei riposi del nost
olpiamo deriva meno dall’uniformità dei tratti, delle combinazioni, e dei riposi del nostro canto che dall’uniformità del s
le riflessione, e vegniamo intanto all’armonia. [9] Il maggior numero dei dotti che hanno penetrato più addentro in questa
superiori alle loro cognizioni. L’arte delle fughe, delle imitazioni, dei disegni opposti e in contrasto fra loro, quel con
e) conterrà essa una Introduzione, e cinque lunghi discorsi, ciascuno dei quali sarà divisp in più partizioni, o capitoli.
ttere a ciascun caso l’articolo. Nella medesima guisa l’uso che si fa dei verbi ansiliari essere e avere mettendoli avanti
i essere e avere mettendoli avanti a tutti i tempi della voce passiva dei verbi, e a molti della voce attiva induce non so
tre nazioni, nonostante gli abusi a cui va frequentemente soggetta, e dei quali ho parlato a lungo nella mia opera. 200. [
71 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 849
Moretti, figlia di un suggeritore, e dalla quale passò poi in quella dei Fiorentini di Napoli, condotta prima da Alberti e
ispettore e maestro d’avviamento alla scena nell’Accademia fiorentina dei Fidenti, poi, il 1880, di professore secondario n
72 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 513-514
ero nobiluccio romano, discendente da una famiglia di quei signorotti dei Castelli Romani, entrò nell’arte drammatica non t
quasi tutto il mondo ; ed ora eccomi qui, rappresentante l’Accademia dei Filodrammatici e direttore di un teatro…… Quanto
a sera. Che se ingannarlo un alito Può ancor di gioventù, La vigoria dei muscoli Non sa ingannarlo più ! Addio liete batta
73 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 260-262
a preso a proteggere una Compagnia di valorosi comici suoi nazionali, dei quali ho fatto altra fiata menzione, e sono, a di
Nalli, rinomata pittrice, fu, ancora in fasce, portata a Roma, patria dei genitori. Ivi educata più specialmente alle belle
i ritirarsi dall’arte e fermarsi a Genova, tutt’intesi all’educazione dei figli. Ammalatasi la Pedretti, in Compagnia di Am
74 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 749-750
cosa in tal modo, che il poeta veneziano già ammiratore e conoscitore dei di lui pregi, lasciata la sua cara patria, ov' er
a sua scelta cadde su Teodora Ricci (V.), la moglie dell’istoriografo dei comici italiani. Interessantissima a tale proposi
aveva con lui alcun vincolo di parentela, e si chiamava Maria, figlia dei coniugi Lescousier borghesi di Parigi. Appresa la
75 (1878) Della declamazione [posth.]
atto tesoro della nuova estetica della sensibilità elaborata al tempo dei Lumi, e al contempo guardava alle nuove sollecita
rdava alle nuove sollecitazioni romantiche a proposito dello sviluppo dei caratteri. Il nostro studio ha dunque seguito le
zione che egli avrebbe letto al Talma, quanto derivi dalla conoscenza dei testi del Riccoboni, quanto dalla sua precedente
lo spettacolo. La storia degli attori dunque risulta divisa da quella dei letterati, come se i dibattiti svoltisi attorno a
è occupato invece Nicola Galizia13. Fondamentale per la ricostruzione dei rapporti intrattenuti dal Salfi con gli altri let
sua attenzione per una gestualità individualizzante al Manzoni autore dei Promessi Sposi. Il critico rileva l’importanza as
ttamente dal testo del trattato cliccando sulle indicazioni numeriche dei paragrafi, oltre a permettere di rintracciare le
va a Milano nel 1796, in seguito all’occupazione della città da parte dei francesi, anche lui, come molti altri esuli merid
il fallimento di rivoluzioni mosse dalla precipitazione, come quella dei Gracchi o quella francese, affermando: «Dunque bi
riforma dell’impianto teatrale, che darà luogo a tre bandi, il primo dei quali il 29 ottobre 1797, con vittoria finale di
per il Termometro politico della Lombardia 23 di Carlo Salvador, uno dei giornali di maggior diffusione nel periodo giacob
regi morali e devozione alla Patria28. L’interscambio tra l’orizzonte dei dilettanti e l’orizzonte dei letterati si era riv
Patria28. L’interscambio tra l’orizzonte dei dilettanti e l’orizzonte dei letterati si era rivelato un terreno fertile per
i, allestita a Milano da una troupe di dilettanti patrioti nella Sala dei Nobili. Anche in questa sede il recensore si soff
saputo trasmettere agli spettatori. Sul finale dell’articolo fornisce dei consigli tecnici agli attori per la rappresentazi
dità e l’efficacia con le quali la rappresentazione scenica trasmette dei valori al parterre, Salfi propone un piano di cos
e che guida le proposte è quella di sottrarre il teatro all’interesse dei privati per ridonarlo al pubblico, e dunque di ot
rdare, per intendere più facilmente35. Salfi contesta la meccanicità dei gesti, laddove questi potrebbero essere strumenta
ità dei gesti, laddove questi potrebbero essere strumentali alla resa dei sentimenti più della parola stessa. Trascurando d
giudizio in merito a un testo drammatico: La rappresentazione è uno dei mezzi più sicuri, per giudicare massimamente dell
ographie universelle curata da Michaud. Entrerà inoltre nella cerchia dei recensori della Revue encyclopédique del Jullien,
re il genio romantico, furono i primi ad essere lettori e conoscitori dei classici. Questo significa «[…] che il genio de’
significa «[…] che il genio de’ romantici può conciliarsi con quello dei classici, sebbene si credano gli uni e gli altri
atto diventa un’entità autonoma e si verifica così una «disgiunzione dei membri dell’azione56». Il soggetto si estende a t
ne tra le due scuole sembrano delle prese di posizione, piuttosto che dei veri e propri terreni di scontro. Sul finale affe
i bellezze, che essi hanno troppo di sovente neglette59. Lo sviluppo dei caratteri dei personaggi nella loro complessità i
e essi hanno troppo di sovente neglette59. Lo sviluppo dei caratteri dei personaggi nella loro complessità in effetti era
naggi nella loro complessità in effetti era una delle parole d’ordine dei romantici. Una delle ragioni per cui essi avversa
ndividuare nella varietà dello stile uno degli effetti dello sviluppo dei caratteri e delle passioni. È come se, alla luce
me se, alla luce del risultato ottenuto, ossia una maggior profondità dei personaggi, anche tali dissonanze risultassero, s
estione delle unità di luogo e il loro mancato rispetto allo sviluppo dei caratteri. Egli prende in considerazioni due mode
o nel 1809, tradotto in francese nel 1814, ad affrontare la questione dei caratteri e della gradazione delle passioni in me
provenienti da ogni tempo e luogo. Per quanto riguarda la gradazione dei sentimenti, Shakespeare manifesta la sua capacità
tte l’immedesimazione. I personaggi della tragedia classica restavano dei tipi, laddove Shakespeare e i suoi partigiani met
dei tipi, laddove Shakespeare e i suoi partigiani mettevano in scena dei caratteri dotati di complessità. Uno dei punti di
artigiani mettevano in scena dei caratteri dotati di complessità. Uno dei punti di riferimento per il Manzoni era stato, co
eno fertile anche in Italia sulle pagine del Conciliatore, roccaforte dei romantici. Nel numero del 24 gennaio 1819 veniva
e unità, Romagnosi sposta l’attenzione sulla questione dello sviluppo dei caratteri, ponendo a confronto l’ambizione di pot
olineare come lo svincolamento dalle regole conceda l’approfondimento dei caratteri e una gradazione nello sviluppo delle p
ro di giudizio fondamentale per l’analisi una pièce è ora lo sviluppo dei caratteri. Nel 1820 al Théâtre-Français viene rap
ione del soggetto, riesce a trattenere dell’originale la penetrazione dei caratteri e delle passioni. Il 1 marzo 1825 andav
, pur non sancendo progressi nell’azione, inspessiscono la fisionomia dei caratteri. Ne è un esempio la scena svolta nel gi
e la versione italiana aveva fatto acquistare al trattato nel circolo dei romantici riuniti attorno alle pagine del Concili
cese e tedesco, prima di tutto in vista di una maggiore introspezione dei caratteri. Già Edmond Eggli faceva notare come in
, sul pubblico, anche Salfi tenta la sua rivoluzione, seppur legata a dei compromessi che restano di stampo classicista. Po
alfi all’attenzione presente nel Manzoni romanziere per la gestualità dei personaggi all’interno dei Promessi Sposi, afferm
e nel Manzoni romanziere per la gestualità dei personaggi all’interno dei Promessi Sposi, affermando che «[…] il patto con
verio Salfi si presenta articolato in ventiquattro capitoli, ciascuno dei quali è anticipato da un cappello riassuntivo in
li di libertà e rivoluzione nel pubblico aveva trovato nell’orizzonte dei non professionisti un tramite congeniale per dist
ismo. Nel 1805 il Teatro patriottico di Milano era divenuto Accademia dei Filodrammatici, associando alla messa in scena de
ando alla messa in scena delle recite anche la preparazione didattica dei futuri attori. A Brera era stata istituita una Ca
ntonio Morrocchesi91, attore ormai maturo, sorto anche lui dalle fila dei dilettanti, aveva ricevuto la cattedra di declama
e le Lezioni di declamazione e d’arte teatrale (1832). Alla creazione dei primi spazi dedicati alla didattica del mestiere
atteristica che sancisce la distanza tra il testo salfiano e le opere dei suoi illustri predecessori. Luigi Riccoboni aveva
è in realtà uno schermo che vela una critica ben mirata nei confronti dei comici professionisti che avevano degradato le sc
si una teoria dell’azione mimica100. Le scelte formali e stilistiche dei testi presi in esame si rivelavano dunque incapac
ui fare menzione degli attori che si fossero maggiormente segnalati e dei quadri e delle figure che avessero suscitato più
dividuata come periodo buio per lo sviluppo di quest’arte, che mostra dei primi cenni di rinascita solo nei secoli XI e XII
so Alfieri. L’Introduzione si chiude con una sorta di stato dell’arte dei testi relativi alla declamazione dell’attore dall
e agli albori delle arti imitative che, differenziandosi nella scelta dei mezzi, gradualmente assunsero connotazioni indivi
qualità (acuto, grave, circonflesso); — Logica, che segue l’andamento dei periodi e della punteggiatura; — Oratoria, che si
i, ossia: armonia delle parti, importanza del significato e efficacia dei segni. La prima si verifica quando tutte le compo
es. l’ira di Achille è più nobile di quella di Tersite); l’efficacia dei segni consiste invece nella capacità dell’espress
dere i mezzi con i fini. Si sottolinea tuttavia la necessità di porre dei vincoli alla rappresentazione, per evitare di sus
ssere penetrato da questo fuoco travolgente di attingere alle letture dei grandi poeti e storici del passato e del presente
che, infrangendo il muro della finzione, assumevano gli atteggiamenti dei re e delle regine che interpretavano anche fuori
a declamazione degli antichi, trovavano giustificazione nella vastità dei loro teatri. L’attore tragico deve allora declama
tronde la sua gestualità, deve tuttavia adeguarsi al grado di nobiltà dei personaggi che porta sulla scena. Se è giusto all
scuola di Baron, allo stesso modo bisogna condannare il vizio opposto dei tedeschi di trasformare il tragico in drammatico.
ettatore è infatti di disorientamento. Viene poi toccata la questione dei confidenti che molti, tra cui Alfieri, volevano b
e merita chi viene chiamato a custodire i segreti e le preoccupazioni dei personaggi principali. Capitolo XV: Salfi sottol
uttosto monotoni, dominati da un’unica, forte passione, come nel caso dei suoi tiranni. Capitolo XVI: In questo capitolo s
Capitolo XVI: In questo capitolo si tratta dello sviluppo progressivo dei caratteri. La passione è soggetta a continue modi
cui si fa portavoce. Capitolo XVIII: Il capitolo tratta la questione dei silenzi in scena, sia quelli che si verificano ne
ecifici in cui non vuole o non osa proferire parola. L’orchestrazione dei silenzi è particolarmente importante per i person
ti o le comparse. A questo proposito, Salfi si sofferma sulla tecnica dei quadri, che mostrano i personaggi in scena inquad
rificando sulla scena. Capitolo XIX: Salfi affronta qui la questione dei monologhi, per i quali egli si pronuncia a favore
invece ne sottolineava l’inverosimiglianza. La difficoltà nella resa dei monologhi risiede soprattutto nei passaggi da una
e figure della Clairon e di Lekain, che hanno dato avvio alla riforma dei costumi. Salfi polemizza poi contro la tendenza p
olo per la prova di pose straordinarie che si inseriscono all’interno dei quadri. Per finire, le prove generali devono svol
con i costumi e i decori di scena. Capitolo XXII: Il capitolo tratta dei segnali che lasciano intuire un perfezionamento d
oter riprodurre in maniera verosimile i caratteri storici e i costumi dei popoli presenti e passati; — Morale, perché abbia
odo che possiam dire che la declamazione inglese, malgrado le vicende dei tempi e dell’arte, non ha avuto in certe epoche d
gli stessi poeti hanno in certo modo fondata e determinata col genere dei loro drammi. E siccome questo è molto libero e qu
me il particolare si determina dal carattere dell’oggetto imitante, o dei mezzi e de’ strumenti che ciascuna arte adopera,
o stesso artifizio l’adoperano. Così l’accento attico era il migliore dei greci, il romano de’ latini, siccome oggi degl’it
delle sentenze, che esprimeva, di modo che con l’evidenza pittoresca dei suoi concetti, contendeva l’evidenza imitativa de
meno modificabile, diventano anch’essi effetti ed indizi delle idee e dei sentimenti, che ne sono cagione od occasione; e c
mente feroce alzar vedresti La regal fronte. [5.26] Spesso è la sede dei più gravi pensieri, che in essa principalmente si
t sit orror ille terribilis. E S. Agostino certifica che una persona dei tempi suoi comunicava spontaneamente questo movim
a renderlo espressivo e significante. Infiniti sono i moti ed i gesti dei quali è capace, che gli antichi ne formarono un’a
passioni, che, per le loro infinite modificazioni, e per la rapidità dei passaggi, che si succedono e si distruggono, non
icamente su gli organi interni ed esterni della persona, dee produrre dei moti corrispondenti; e questi come tali diventano
simultaneamente o il lampeggiar delle spade, o lo strepitar e l’urtar dei cavalli, o lo squallor della morte, e i lamenti e
Egli è contento, egli tutta prova la tenerezza che l’inspira la vista dei genitori, della sposa, delle sorelle, ma pur ti d
chi e nel volto, ora l’orror della notte ottenebrata, ora il fischiar dei fulmini, ora lo spingersi in alto, ed ora lo scen
alto, ed ora lo scendere negli abissi, e sempre in mezzo al contrasto dei flutti, che romorosi si affrontano e si minaccian
uire, né anche si doveva, potendosi esprimere lo stato e le affezioni dei conspiratori, ma bensì lo stato proprio e le affe
ento, acconciamente associato con l’espressione dominante, la ferocia dei flagellatori, il dolore del paziente e il contegn
Seneca ne ha caratterizzato l’indole, l’espressione e gli effetti; e dei tanti e frequenti tratti ch’egli ne ha dati, io t
oiché al nuovo giorno vide il suo proprio stato nell’aspetto medesimo dei quattro figli già sfigurati per fame Ambo le man
fare alle pugna, di osservare gli occhi de’ coltellatori, gli sforzi dei lottatori, i gesti degli istrioni, i vezzi e le l
rvarla, essa pur si fa largo a traverso delle opinioni predominanti e dei comuni riguardi, e tutta nell’espressione si mani
oro. E noi dobbiamo osservare in essi la varietà degli atteggiamenti, dei tuoni e dei gesti per sempre più accrescere la co
obbiamo osservare in essi la varietà degli atteggiamenti, dei tuoni e dei gesti per sempre più accrescere la cognizione ed
carla a tempo e debitamente. Demostene consultava i migliori istrioni dei tempi suoi; [8.18] Cicerone studiava su Roscio; e
no corrispondono ai loro fini, e che sono più o meno belli e perfetti dei loro simili, ve ne ha certuni in particolare, i q
rere tre elementi indispensabili, armonia cioè delle parti, efficacia dei segni, importanza del significato. [9.5] Per qua
cipal ragione per cui i romani s’interessavano tanto negli spettacoli dei gladiatori, applaudendo quelli che dignitosamente
che nel tempo via via si succedono; e se tenta descrivere la bellezza dei corpi, che nel simultaneo complesso di più elemen
ementi, che complessivamente la costituiscono. Quindi è la differenza dei tipi obbiettivi, che questa e quelle si formano,
i in questo genere, anziché abbassar la moderna tragedia al carattere dei tempi, onde prendevano l’argomento, si sono studi
Cassio come fieri cospiratori, che la fama mi mostra nella distanza dei tempi, quali eroi di una taglia più che umana; ed
guarirti. [12.7] Infiniti accidenti simili potrebbe darci la storia dei moderni teatri, e che tutti ci provano quanto sia
perio delle passioni più violente, e quasi gli adegua alla condizione dei mortali, onde piangono, tremano, si combattono e
dee unicamente attribuirsi, secondo che Diderot opinava, alla vastità dei teatri antichi ed allo strepito ordinariamente pr
mente per farsi loro malgrado sentire. Non v’ha dubbio che la vastità dei teatri e lo strepito degli spettatori obbligavano
tuono degli altri? Se gli eroi tengono il mezzo tra gli uomini e gli dei , e se il tuono di questi non suona mortale, neppu
[14.9] Determinata nel miglior modo possibile la massima differenza dei caratteri e delle parti, niuno attore, per quanto
amente sarebbe massima dal genere comico al tragico. Che se l’abilità dei commedianti e la necessità delle compagnie ha più
tere primordiale. I confidenti, che sembrano i più remoti della sfera dei personaggi principali, si suppongono pur sempre d
esentarli. Oltreché la loro difformità offenderebbe la stessa dignità dei personaggi principali, che non potrebbero non deg
onto di siffatti esseri, specialmente ove li debbano chiamare a parte dei loro segreti e dei loro interessi; e sovente perd
seri, specialmente ove li debbano chiamare a parte dei loro segreti e dei loro interessi; e sovente perdono gran parte del
tragedie a difetti intrinseci e più gravi, che senza l’uso opportuno dei confidenti non possono facilmente, o del tutto ev
te adoprati. Ma i confidenti nobili e degni di meritare la confidenza dei principali, non dovevano essere dal teatro strana
mprobabile, egli dovea piuttosto correggere le imperfezioni ordinarie dei confidenti, e tanto più, quanto che non sono manc
fieri. L’uno è nella prima epoca, nella quale cominciava ad annoiarsi dei consigli altrui e dell’autorità della madre, ed è
le, e senza l’altra nella dissonanza più ributtante. Se, a differenza dei suoni musicali, la scala de’ vocali è di gran lun
l loro andare, la loro attitudine, l’espressione di tali momenti? Uno dei più belli è certamente quello di Matan nell’Atali
interlocutori principali; ma spesso alla loro presenza se ne trovano dei subalterni, i quali come confidenti o spettatori,
in mezzo ai suoi cortigiani, e quella di Nino a Semiramide alla vista dei grandi e del popolo. I quinti atti delle tragedie
itudine e fra le tenebre della notte? I monologhi sono anzi meno rari dei sonniloqui, e gli uomini se ben si osservi delira
si teneva egli celato. Allora Medea medita e risolve l’assassinamento dei propri figli; Isabella scopre la fiamma occulta c
zii, degli arabi, de’ cinesi, ed altrettali maniere degli orientali e dei barbari, ecciterebbero lo scandolo od il ridicolo
ntichi rinforzava ed ingrandiva la voce a proporzione della grandezza dei loro teatri, sarebbero costretti a forzarla oltre
no essere accuratamente determinate, se non dalla natura delle idee e dei sentimenti che debbono svilupparsi e succedersi.
sono essi pochissimi di numero, si perché debbono rappresentar sempre dei nuovi drammi, i quali invecchiano affatto appena
dii ed impari la parte come conviene. E di fatti le migliori tragedie dei Corneille, dei Racine, dei Voltaire, ond’è sì ric
a parte come conviene. E di fatti le migliori tragedie dei Corneille, dei Racine, dei Voltaire, ond’è sì ricco il teatro fr
conviene. E di fatti le migliori tragedie dei Corneille, dei Racine, dei Voltaire, ond’è sì ricco il teatro francese, non
ti soltanto che meritassero alcuna avvertenza particolare. Né mancano dei segni riconosciuti a quest’uopo, come i tratti or
In Parigi non si soffrirebbe un attore che pronunciasse con l’accento dei Provenzali. E perché si dovrebbe soffrire qualunq
ua. Con tali cognizioni egli potrà meglio conoscere le forme migliori dei più grandi pittori e scultori, ed emularne il gus
cultori, ed emularne il gusto e la verità nell’atteggiarsi alla vista dei suoi spettatori. Ed in questa maniera potranno in
erino. [23.7] Musica. Quello che il ballo ottiene dall’esercitazione dei moti del corpo, la musica vocale può eziandio ott
parte più difficile dell’espressione. [23.8] Quanto abbiamo osservato dei tuoni, delle modulazioni e delle consonanze dialo
a quale, servendo opportunamente all’indole varia delle circostanze e dei sensi, giova e concorre non poco all’armonia del
rasformarsi in un Greco o Romano, senza prima aver conosciuto il fare dei romani e dei greci dalle storie loro? I riti dive
n un Greco o Romano, senza prima aver conosciuto il fare dei romani e dei greci dalle storie loro? I riti diversi e una par
de conservare all’attore quella dignità e quella forza che la pratica dei vizi gli toglierebbe o diminuirebbe, ma ancora pe
conoscere per distinguere e ben imitare il carattere delle passioni, dei vizi e delle virtù. Oltreché conoscendo abbastanz
rza e la bellezza del dire, e quindi la natura e l’uso delle figure e dei tropi, diretti a manifestare e comunicare i propr
e nel loro oggetto di imitazione, distinguendosi invece per la scelta dei mezzi utilizzati: «Ainsi la peinture imite la bel
ti abbia estratto delle qualità sensibili, cioè legate all’esperienza dei sensi; e alla fine abbia individuato dei «noms mé
, cioè legate all’esperienza dei sensi; e alla fine abbia individuato dei «noms métaphysiques et généraux» (Denis Diderot,
parte dalle qualità sensibili, per giungere poi fino all’astrattezza dei sostantivi e alle distinzioni di tempo nel campo
Bacco, i versi saliari del Lazio, gli inni peruviani al Sole, quelli dei Germani alle loro guerriere divinità, e tanti alt
.10] Salfi non esprime un giudizio di condanna assoluta nei confronti dei comici dell’arte, sottolineando come questa modal
he la collaborazione con il marchese Orsi, impegnato nella traduzione dei capolavori dei tragediografi francesi. Sulla ques
zione con il marchese Orsi, impegnato nella traduzione dei capolavori dei tragediografi francesi. Sulla questione si veda G
Modena, Mucchi Editore, 1986, pp. 175-180. La separazione tra teatro dei letterati e mestiere degli attori, spesso impiega
opo Vallarsi, p. XX). Maffei dunque aveva fondato la propria edizione dei capolavori tragici italiani sulle precedenti rapp
il teatro dovrebbe suscitare. All’attore si deve inoltre una riforma dei costumi di scena, che lo porterà ad abbandonare g
ematicamente ogni spettacolo da una serie di prove, la subordinazione dei singoli elementi all’impostazione generale» (Paol
e del Teatro del Cocomero di Firenze e successivamente dell’Accademia dei Filodrammatici di Milano. [commento_Intro.19] Vi
72): Vita, attività teatrale, poetica di un attore-autore nell’Europa dei Lumi, Pisa-Roma, Fabrizio Serra editore, «Bibliot
médien (1776), che si presentano nella forma di lettere indirizzate a dei giovani attori. D’Hannetaire, che è legittimato a
commediante non deve affidarsi al fuoco del momento, ma deve seguire dei modelli di recitazione prestabiliti grazie all’au
o scherzosi, presenta scarsa sistematicità. L’autore si limita a dare dei consigli ai giovani attori e, più in generale, ag
tuttavia si sofferma solo marginalmente sulla componente performativa dei drammi, e dunque sullo sviluppo dell’arte della d
poesia drammatica (1801), che approntano un tentativo di suddivisione dei gesti in imitativi, indicativi e patetici, svolgo
Forum Italicum», 2, 1968, pp. 386-393. [commento_1.3] La propensione dei primi uomini al parlare per metafora è ancora rif
gio verbale, dalla naturale fortemente figurale, e il linguaggio muto dei primi uomini. Grazie ai tropi, che donano natura
e; con il secondo si intendono i cris naturels legati all’espressione dei sentimenti; con il terzo termine ci si riferisce
a raccontata da Tito Livio a proposito di Livio Andronico che, stanco dei continui bis domandati dal pubblico, aveva lascia
mmaginazione, egli individua nell’uomo un’inclinazione all’imitazione dei simili, attraverso dei liens naturels che lo unis
vidua nell’uomo un’inclinazione all’imitazione dei simili, attraverso dei liens naturels che lo uniscono agli altri: «Ces l
ni a permettere il contagio, che avviene attraverso la contemplazione dei segni che la passione manifesta al livello del co
ativa (1728) aveva scelto di rivolgersi specificatamente all’universo dei professionisti del teatro. In questa sede riprend
figura di Alfieri e alla sua attenzione per gli aspetti performativi dei suoi drammi. Egli si soffermerà lungamente, ad es
ll’impatto sullo spettatore, proprio perché il testo, specie nel caso dei quinti atti, trova piena realizzazione solo nell’
zione di sé per lasciare spazio all’altro. A proposito del linguaggio dei sordo-muti al quale Salfi fa riferimento, occorre
menzione della figura dell’Abbé de l’Épée, primo istitutore gratuito dei sordo-muti di nascita. Al pari di Condillac, che
e prese sotto la sua ala, elaborando un nuovo metodo per l’istruzione dei sordo-muti di nascita, che approdò nella pubblica
da un linguaggio che i sordo-muti già possiedono naturalmente, quello dei segni, e che essi utilizzano in relazione a bisog
bisogni istintuali. A questi segni naturali, egli intende affiancare dei «signes méthodiques», dal momento che non sempre
a imita sono due entità tra loro troppo dissimili, che a stento hanno dei punti in contatto» (Johann Jakob Engel, Lettere s
inuità: le forme di scrittura pittoriche e geroglifiche e la presenza dei tropi, figure del discorso nelle quali il linguag
Librairie philosophique J. Vrin, 2002, p. 154). Pittorica è l’origine dei caratteri della scrittura come lo sono quei gesti
quanto affermato da Engel: «Stando al Talmud, invece, la consuetudine dei cristiani di scoprirsi il capo affonderebbe altro
ia era chiamata a mettere in scena la simultaneità tra l’avvicendarsi dei sentimenti e la loro espressione, l’uso della ver
molteplicità di sentimenti e che tutta la bellezza e tutto l’effetto dei lavori drammatici si basano proprio su questa ben
ro si sposta verso il microcosmo familiare e i personaggi si scalzano dei coturni per indossare gli abiti della borghesia.
ento dalla declamazione cantata, che sottraeva vigore all’espressione dei sentimenti. [commento_4.5] Come sottolineava Alf
ento_4.6] Questo problema si ripresentava spesso nell’interpretazione dei testi tragici alfieriani, caratterizzati da un us
i con la fisionomia di un altro. Un verso è migliore per il movimento dei piedi, e con le sue ali veloci, in volo leggero e
sede, il filosofo francese sottolineava la natura del tutto istintiva dei primi suoni emessi tramite l’organo vocale, detta
di comunicare i propri stati d’animo. [commento_5.4] L’impossibilità dei primi uomini di articolare parole complesse facev
orsi, se le azioni sono sempre appropriati allo stato ed al carattere dei personaggi, il colorito di una estrema freschezza
stanza «[…] assorbe la fisionomia, fa scomparire la preziosa mobilità dei muscoli e mette continuamente in contraddizione c
ciò che in Descartes era espresso in termini descrittivi, costruendo dei paradigmi universali per le passioni, laddove inv
er di elaborare un «dizionarietto tecnico» volto alla classificazione dei gesti con gli stessi criteri con cui si esaminava
nza delle passioni, cosa che la linearità alla base della successione dei segni linguistici è meno incline a rendere. La pr
ura di Soave si veda Franco Venturi, Settecento riformatore. L’Italia dei Lumi (1764-1790), V.I, La rivoluzione di Corsica.
alabrese per l’Europa, cit., pp. 251-259. [commento_6.4] A proposito dei gesti fisiologici, Engel non nascondeva la diffic
empi, viene posto quello dell’andatura che segue il succedersi rapido dei pensieri, e che dunque rende visibile, attualizza
dition, Paris, Sébastien Jorry, 1767, chant I, p. 71). Egli, parlando dei congiurati che muovevano contro Augusto, aveva sa
lera, utilizzati in funzione analogica per dipingere lo stato emotivo dei congiurati. Engel aveva rilevato l’impossibilità,
enza tra gesti analoghi, aventi per referenti la collera e il terrore dei congiurati, e gesti cooperativi, volti a comunica
zo del foro di Messina — non bisogna imitare il movimento di torsione dei fianchi che è usuale quando si è esposti alle per
sto che alla pronunciazione vocale risiede nella volontà di stabilire dei precetti per insegnare il mestiere dell’attore. I
ospetto della dottrina stelliniana intorno all’origine e al progresso dei costumi del Cav. Luigi Mabil, Padova, Coi tipi de
n un procedere inquieto avanti e indietro, che segue la transitorietà dei pensieri e la provvisorietà delle decisioni prese
so veniva ravvisata anche da Le Brun a proposito delle sopracciglia e dei lati della bocca: «Cet abaissement de sourcils et
ion générale et particulière, cit., p. 5). [commento_7.17] Per usare dei termini propri alla semiotica teatrale, potremmo
ospetto della dottrina stelliniana intorno all’origine e al progresso dei costumi del Cav. Luigi Mabil, cit., p. 99). [com
io farà presto seguito il soffocamento. [commento_7.35] L’ammissione dei limiti del progetto di catalogazione costituisce
1685-1757), nato come attore dilettante in seno al Collegio gesuitico dei Nobili, aveva cominciato a far rappresentare le s
ioni portate in scena alla sensibilità di un pubblico moderno era uno dei cardini della critica rivolta dai romantici all’A
utilizzare nelle proprie imitazioni progressive solo un’unica qualità dei corpi, e deve pertanto scegliere quella che susci
ta delle contraddizioni. Egli riprende infatti da Lessing la menzione dei gladiatori e della loro morte dignitosa che susci
dolore, diverge dal critico tedesco. Se per Lessing nella bella morte dei gladiatori ad agire è l’arte, che «[…] doveva ins
non fornisce dunque nessun riferimento ad una passione specifica, ma dei paradigmi generali da osservare. Lo stesso aveva
emporali (ossia la poesia) facevano uso di segno arbitrari. La teoria dei segni aveva la sua radice in Mendelssohn, che la
déclamation, cit., p. 128). Sulla questione della necessità, da parte dei poeti drammatici, di adeguarsi al gusto della naz
a tecnica della retorica, non potranno mai essere inserite nel novero dei veri oratori. Al contrario, ve ne sono altre che
ivoluzionario come Talma, tanto impegnato nella valutazione ragionata dei costumi e nello studio della gestualità tramite l
a definire il modello del tempo è quella dell’attore come «sciacallo dei sentimenti» (Sandra Pietrini, Fuori scena: il tea
divulgazione culturale, offrendo in compendio una sorta di antologia dei testi di maggior valore di autori che vanno da Da
in una lettera datata 9 agosto 1792, scriveva a Luigi Serio, censore dei teatri di Napoli: «Maledetto questo coturno, che
occhesi e Paolo Belli Blanes che, una volta penetrati nelle compagnie dei professionisti, nonostante la necessità di piegar
ani il genere tragico aveva fatto ingresso sistematico nel repertorio dei comici professionisti. Basta sfogliare gli elench
e, ma dov’è Ettore?”» (Luciano, La danza, cit., p. 101.) Capaneo, uno dei sette che assediarono Tebe, compariva nel canto X
, cit., p. 123); «ci son forse voci in grado di superare il fracasso dei nostri teatri? Diresti che sta muggendo il bosco
, II, 1, vv. 200-202, pp. 110-111). [commento_13.3] «innalzò il tono dei discorsi e diede agli attori il sostegno del cotu
t veniva invece riportata in Pietro Napoli Signorelli, Storia critica dei teatri antichi e moderni, cit., vol. V, p. 175.
La scena non è, nella concezione del Salfi, il tempio di venerazione dei primi attori acclamati dal pubblico, ma un luogo
l punto VII si alludeva infatti a una riforma da adottare nel sistema dei ruoli, in particolare sull’impossibilità per un a
ntante: «Nella fase di transizione dal teatro delle maschere a quello dei ruoli l’attore restò privo di punti di riferiment
e: il teatro delle maschere stava perdendo la sua identità, il teatro dei ruoli non ne aveva ancora una» (Cristina Jandelli
l’arte comica in Italia, cit., p. 241). [commento_14.9] L’importanza dei confidenti era già stata riscontrata in pieno Set
le, tópoi, Napoli, Liguori, 1999, p. 40). La critica all’introduzione dei confidenti era già presente in Luigi Riccoboni: «
to_14.13] La citazione da D’Hannetaire a proposito dell’inadeguatezza dei confidenti che si atteggiano a primi attori è la
. Egli riconosceva all’astigiano una certa uniformità nella creazione dei caratteri, provocata dall’aver infuso troppo del
) [commento_15.8] L’interesse per la complessità e contraddittorietà dei caratteri, soggetti a uno sviluppo progressivo, e
aratteri, soggetti a uno sviluppo progressivo, era la parola d’ordine dei romantici, che vedevano nel rispetto delle unità
, e per questo esaurita. E gli attori non se ne accorsero certo prima dei poeti stessi, né di coloro che composero la music
o di scontro tra gli interessi e le passioni che guidano la condotta dei singoli. L’attitudine individuale non può restare
pubblico in sala era stata sottolineata da Diderot in diversi luoghi dei suoi scritti. Già nell’ambito della critica d’art
del dramma borghese. I suoi richiami provengono dunque dall’orizzonte dei classici. Salfi menziona inoltre i quinti atti al
Casa d’Alfieri, 1953, V, 3, p. 87); «ORESTE: O sacra / tomba del re dei re, vittima aspetti? / L’avrai.» A queste parole
se inedito per il teatro francese dell’epoca rispetto alla veridicità dei costumi. Il 17 novembre 1790 egli comparirà sulle
l Brutus di Voltaire. Nelle Réflexions egli alluderà all’incongruenza dei costumi nelle messe in scena del suo tempo scrive
mbito del teatro tragico italiano, l’interesse per la verosimiglianza dei costumi è precedente rispetto all’orizzonte franc
l. II, p. 397). [commento_20.9] Salfi si riferisce qui alla tendenza dei primi attori di ostentare abiti lussuosi sulla sc
i dialogo, debba conoscere non solo la propria parte, ma anche quella dei suoi interlocutori, per non cadere in errore negl
ematicamente ogni spettacolo da una serie di prove, la subordinazione dei singoli elementi all’impostazione generale» (Paol
a raccontata da Tito Livio a proposito di Livio Andronico che, stanco dei continui bis domandati dal pubblico, aveva lascia
io è dunque auspicabile nel lavoro propedeutico per la messa in scena dei quadri, in cui la funzione individualizzante asse
dare certe sue polemiche indirizzate contro la tendenza generalizzata dei drammi per musica dell’epoca, in cui l’ostentazio
nto_22.4] La necessità di giudicare le qualità performative in base a dei criteri oggettivi, senza lasciare offuscare la cr
e, nella cornice di finzione del suo testo, faceva pronunciare da uno dei commensali nei confronti di un’attrice, in quanto
ti della donna: «[…] la conversazione ben presto si fece vivace e uno dei Normanni, invaghito di una delle nostre attrici,
a le parole che una volta il suonatore di flauto Ippomaco disse a uno dei suoi allievi: «Hai suonato male: se no questa gen
ersi dell’ultima scena […]» (Pietro Napoli Signorelli, Storia critica dei teatri antichi e moderni, cit., tomo V, p. 12);
obile e figurata, bisogna assolutamente evitare d’imparare a eseguire dei passi e di assumere l’aria atteggiata del balleri
e del trattato dedicata alla pronunciazione vocale, con l’esposizione dei rudimenti del sistema di versificazione, poteva c
ge nell’Edipo del Voltaire» (Pietro Napoli Signorelli, Storia critica dei teatri antichi e moderni, cit., vol. V, p. 80);
29. Sull’argomento si veda Gerardo Guccini, Per una storia del teatro dei dilettanti: la rinascita tragica italiana nel XVI
vergine da plasmare e da sottrarre all’ottusa e autoritaria potestas dei vecchi» , in Valentina Gallo, Introduzione a Luig
rrompere qualsiasi riferimento, diretto o indiretto, alle prestazioni dei singoli attori»; in Paolo Chiarini, Introduzione,
76 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 329
. Dal Barone ö Byrn (op. cit.) abbiamo che Tomaso Ristori, direttore dei comici italiani a Varsavia, il 1717, rimandati gl
hino Bellotti, come coperti di debiti. Concordando il ruolo e l’epoca dei due Bellotti, è molto probabile ch’essi non fosse
77 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 314-315
Prudenza. Prima attrice della Compagnia dei Comici Affezionati. Sono le sue lodi, come quelle
’introvato libretto della Scena illustrata, che ho trascritto al nome dei singoli artisti da Fr. Bartoli. La vediamo molto
78 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 556-560
terra feudale, vi prese possesso e la fece da signore. I gentiluomini dei dintorni s’irritarono per quella vicinanza, ed un
ostume ho riprodotto la maschera del Sand, che non è che una variante dei tanti Zanni di Callot, e non ha che vedere nè con
tro : e forse il celebre Tabarini si nascondeva sulla scena sotto uno dei tanti nomi di Zanni o di altro tipo, non potuti s
riguarda la esattezza de' costumi, benchè graziosamente disegnati, e dei caratteri, non saprei dire su che basati, benchè
79 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 15-16
tinon. Comunque sia, l’Angelica nostra era la colonna della Compagnia dei Comici Uniti, quando nel 1580 si unì a Bergamo pe
Uniti, quando nel 1580 si unì a Bergamo per qualche giorno con quella dei Gelosi ; nella quale occasione Cristoforo Corbell
80 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 676-677
le anno cessò di vivere in Venezia. Sappiamo dal Gandini (Cronistoria dei Teatri di Modena. Ivi, 1873, I, 163) che la Marta
el ’99, e vi recitò il Matrimonio Ebraico, ossia la Sinagoga, parodia dei riti israelitici che suscitò un diavoleto in teat
81 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 75-76
deliziosa macchietta, ad esempio, quella dell’operaja nell’Ispettore dei vagoni-letto, che invita ai baci col falso tic !…
re un ruolo più conveniente, ella sarebbe certo tornata a' bei giorni dei più clamorosi e sinceri trionfi. Colpita a Roma d
82 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 340-342
da mammolo – fanciullo, bambino) nella quale, in quella di Filippetto dei Rusteghi specialmente, palesò nuove e maggiori at
oi Ricordi (Milano, Dumolard, 1895) : Amilcare Belotti fu la delizia dei pubblici italiani, e specialmente dei Romani, che
Amilcare Belotti fu la delizia dei pubblici italiani, e specialmente dei Romani, che in vederlo si rammentavano di tratto
83 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 933-934
Florindo dei maccheroni. Chi si nascondesse sotto questo nome
l Direttore ? – Sulla scena lo dicon Florindo, e lo chiamano Florindo dei Maccaroni. – Ah ! ah ! lo conosco ; è un brav’uom
trentennio, e lasciò alcune opere pregiate, fra cui, prima, l’Istoria dei Vicerè del Regno di Napoli.
84 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 364-382
minati. Questa saggia e colta popolazione lucchese tanto conoscitrice dei vantaggi che dalle sceniche Produzioni ne derivan
utunno nel primo anno '53. Di più : in caso di pericolo di vita di un dei suoceri, ella dovrebbe aver subito venti giorni d
ronte gagliardamente, e vinse, con nuovi e più forti argomenti, primo dei quali la divisione con lui, nel caso di perdita,
valore artistico, mostrando che anche in ciò la nostra non era terra dei morti. » L'11 gennajo '55 scriveva da Torino alla
nto drammatico italiano, pel quale colà si porta mio marito (Giuliano dei Marchesi Capranica, Marchese Del Grillo)…. E il
ò a Parigi prima della Compagnia ; e di là mandò al Righetti una nota dei personaggi, che avrebber preso il palco, primi de
Righetti una nota dei personaggi, che avrebber preso il palco, primi dei quali l’Imperatore e l’Imperatrice, S. A. Girolam
me e per gli artisti. Di questo sono moralmente convinto. Sui prezzi dei palchi si regolano quelli degli altri biglietti.
85 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 228
Varsavia, e v’era il signor di Breitenbauch incaricato dell’alloggio dei comici, i quali in codesto andare e venire tra Dr
ne in Italia, lasciando colà un monte di debiti, come vedremo al nome dei singoli artisti Bertoldi, Vulcani, Franceschini,
86 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquinto »
i d’una espressione di Agnolo Poliziano, nascono in Italia all’usanza dei funghi, piove ogni giorno sulle pazientissime ore
ta fa trecento volte per anno il viaggio dell’Olimpo fino al collegio dei dottori a fine di regalare la bilancia e la spada
notonia la servilità, da questa il languore e non molto dopo il tedio dei lettori sensati che compresi da giustissimo sdegn
lmeno che colla loro vaghezza, novità od interesse ci ricompensassero dei sagrifizi che si fanno del buon senso in grazia d
ltrove152 circa gli argomenti propri del melodramma e circa la natura dei personaggi dove si fece più diffusamente vedere c
atria con più altri affetti consimili sconosciuti nella maggior parte dei componimenti di Esalilo, di Sofocle, e di Euripid
sticcie attaccate in fine delle scene, lo stesso del numero e qualità dei personaggi, lo stesso della maniera d’intrecciare
data dai gran maestri? Che della semplicicità de’ mezzi, della verità dei caratteri, della eleganza dello stile, della pitt
on tante grazie abbellito da Metastasio. La poco avventurosa riuscita dei poeti che hanno voluto imitare quell’insigne scri
che di abbagliare la vista, vi ricondurrà l’uso frequente o perpetuo dei cori, e con esso tutti gli abusi ai quali è solit
pe’ i loro talenti, o non meritano andar confusi collo stolido gregge dei dozzinali oscurissimi poetastri. Vengono essi div
tar i costumi e di rovinar la poesia. Nella prima mi sembra udire uno dei Ceteghi che rimprovera a Catilina la sua ribellio
sta colle vaghe decorazioni, e il ballerino coll’opportuna esecuzione dei balli assalgano lo spettatore da tutte le bande c
spirano fuorché riconoscenza, umiltà, tenerezza e divozione verso gli dei . Mancò egli non per tanto al gran precetto di Ora
Ma non tutti i poeti del nostro tempo si sono rivolti alla imitazion dei Francesi: molti ancora vi sono che vollero piutto
n istravaganze. Per tali devono riputarsi nell’Antigono la scena muta dei due fratelli Eteocle e Polinice, che compariscono
quello ove perduta aveano ad un solo tratto pressoché tutta la stirpe dei loro re, non era il più a proposito per ordinare
. In altro luogo ci converrà parlare più a lungo degl’inconvenienti e dei vantaggi annessi al metodo proposto dall’inglese.
se non quando sono vicine alla violenza, e dall’altra parte la classe dei personaggi illustri, a’ quali appartengono esse,
tragedia. E a dirne il vero, quantunque io non gusti nella caricatura dei buffi quel diletto intimo che pruovo nelle lacrim
rimo drammatico del mondo) vuolsi fare quell’uso che si fa nelle case dei vasellami d’argento e delle gioie di gran valore,
han che fare coll’opera: mi piacerebbe bensì che ci entrassero dentro dei cangiamenti di scena e delle macchine in quantità
87 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 492-494
uzione della coppia Caracciolo, superando la Borisi ogni aspettazione dei capocomici, specialmente colla parte di Teresa ne
bile, morì a Milano fra le braccia della moglie, nella casa di salute dei fratelli Dufour. Tornata lei l’ ’88 con Zago, che
dal pubblico, dalla stampa, per la dolcezza dell’indole, per la bontà dei costumi, per l’amore e il rispetto dell’arte.
88 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1024-1026
imi comici, sappiamo, furon mimi e suonatori e cantanti ; e l’agilità dei movimenti era tanto apprezzata, quanto la trovata
esignato agli sposi, come residenza, Landshut, la primitiva residenza dei Duchi della Bassa Baviera ; una città, a detta de
ui diamo un saggio nella qui unita tavola colorata, e la grande Scala dei buffoni (Narrentreppe) con le più comiche e svari
89 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 14
op. cit.). « Girolamo Stanga — dice il Bertolotti (Musici alla Corte dei Gonzaga in Mantova dal secolo XV al XVIII — Milan
ime vulgare, tutte in laude etc. etc. (F. Torraca, Il Teatro Italiano dei secoli XIII, XIV e XV. Firenze, Sansoni, 1885).
90 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 14
inetto, fu messo in uno studio d’avvocato, che abbandonò all’insaputa dei parenti per recarsi a recitare in una Compagnia R
bbe la brutta e perdonabile vanità di ripudiar suo padre al conspetto dei compagni, per l’altro Lavaggi, fabbricante di fia
91 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 218-219
Parisi Luigi. Comico rinomato dei tempi di Francesco Bartoli (1781), che sosteneva
ce a S. Sepolcro la sera del 12 agosto la sua Benefiziata col Viaggio dei Pianeti, ossia Giove e Mercurio in Tianèa, azione
92 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »
vano, e gli eterni zeffiri che leggiermente scherzavano tra le fiondi dei mirti nelle campagne di Cipro, e i rivi di latte
e caverne e laghi vastissimi, che tagliano inegualmente la superficie dei campi; i brillanti fenomeni dell’aurora boreale p
onducente ad eccitare in proprio vantaggio l’ammirazione e il terrore dei popoli. [10] Una religione malinconica e feroce,
li idolatri della Scandinavia. La guerra posta quasi nel numero degli dei dal loro antico conquistatore Oddino avea tinto d
sia i principiali tra loro per la buona educazione de’ figliuoli, uno dei primi era quello di facitore di novelle. [11] Div
sse nella Scandinavia i deliri della idolatria, e con essi la potenza dei Rymers, che ne erano il principale sostegno. Ma s
religioso durò lungamente nelle menti del volgo. [13] Colle conquiste dei goti si sparse adunque per l’Europa la moderna mi
e, che non potevano venir a personale tenzone, combattevano per mezzo dei lor cavalieri, ai quali veniva troncata la mano i
lle premure di Dante e Petrarca poi codici disotterrati, colla venuta dei Greci in Europa, e col patrocinio della Casa Medi
e’ nostri basta, non che altro, gettar uno sguardo sui romanzi morali dei nostri tempi. Non parlo di quelli del Chiari, qua
te il vituperio di chi gli legge, e di chi gli scrive: parlo soltanto dei due più celebri, che abbia l’Europa moderna, cioè
93 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 774-779
n voga. Queste smancerie e turbolenze ispirarono allora a Paolo Costa dei versi di questa specie : Mal abbia l’istrion che
l’istrion che con orrendo artificio sonar fa la parola che il latrato dei cani, il rugghio, il fremito dei rabidi leoni e d
io sonar fa la parola che il latrato dei cani, il rugghio, il fremito dei rabidi leoni e delle strigi le querimonie imita……
a di contradizione mostravano oggi sono riepilogo di tutti gli errori dei tempi allora, ed ora a quei che si porgeano spett
94 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 401-403
a si fece mallevadore, e Romagnesi potè riaversi del lungo cammino, e dei disagi patiti. Il domani una lettera di Quinault
s, a Cambrai, donde restituitosi a Parigi, fu accolto nella Compagnia dei Nuovi Comici italiani. Il Mercurio di Francia cos
del Salvatore il 13 maggio. « Alto e ben fatto, – dice il Dizionario dei teatri, – egli aveva la voce un po' sorda, e semb
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 4
eva recitato dal 1653 al 1660 nel teatro del Petit-Bourbon, al fianco dei celebri Fiorilli e Romagnesi. Patrizia Adami, nat
ama : « Ohimè !… Eccomi adunque arruolato nell’infinita confraternita dei b….. !!!!… » E cala il sipario. Il personaggio d
96 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — 1759 – 16 Settembre. » pp. 258-259
Balletti Antonio Stefano. Figlio dei precedenti, nacque a Parigi il maggio del 1724. D
chiuso con altri comici : che si presume esser causa della ferita uno dei soldati, il quale, sostenendo una parte nella com
97 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. -306
anori Cigni, che al Reno stanno e all’Arno intorno, ti ornaro il Crin dei meritati allori. Quando sciogli agli accenti il l
le ’95-’96 la parte di Agata nell’Elena e Gerardo di Luigi Millo, uno dei poeti della Compagnia, che fu l’unica parte da le
98 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 45
fatti : non solamente egli ne compose (sono in tutti sessantatrè, due dei quali soltanto in versi : della primavera e della
ta, che termina così : abbiamo proposto in questo luoco con la musica dei dolci concenti di cotanti amanti, ai cigni rassom
99 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
Zenari Andrea. Apparteneva alla Compagnia dei Comici Uniti nel 1593, nella qualità di Graziano
100 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article »
Era a Genova l’estate dell’anno 1586 colla Ponti, la celebre Lavinia dei Desiosi.
/ 474