Ecuba, Creusa; e i cori sono di uomini e donne troiane, di Greci, di
dei
, altri amici ed altri nimici di Troia. La scena d
iamo dalla città alla testa de’ principali Troiani, e celebra la fuga
dei
Greci e la liberazione della patria. Trionfa il v
erché almeno si esplori se dentro al cavallo vi fosse qualche agguato
dei
Greci. Il partito viene contrariato da alcuni. Pr
o dei Greci. Il partito viene contrariato da alcuni. Priamo prega gli
dei
tutelari di Troia d’inspirargli quello che sia pe
reca doni ed offerte, commisera il destino della patria, attesta gli
dei
di aver fatto quanto era in lui perché non veniss
e condotto dentro di Troia il cavallo fatale, e domanda agli medesimi
dei
la forza di cui era dotato Ettore, quando arse le
i medesimi dei la forza di cui era dotato Ettore, quando arse le navi
dei
Greci, perché la Patria, se ha da cadere, non cad
e, le quali tutte paurose e supplichevoli abbracciano le statue degli
dei
. Vedesi da un lato entrare il vecchio Priamo che
andissimo della torre che rovina. Ecuba incomincia una preghiera agli
dei
, che lei, moglie di Priamo e regina, vogliano cam
a Sinone, gli comparisce Venere e gli mostra nel fondo del teatro gli
dei
inimici di Troia, tutti congiurati a sovvertirla.
ongiurati a sovvertirla. Partito Enea, seguita un coro degli medesimi
dei
e un ballo di Furie. Nell’Atto quinto nasce nella
anersi e morire ed Enea medesimo che vuol salvare il padre dalle mani
dei
Greci; né potendolo persuadere a fuggirsi, ripres
deplorano le calamità loro, e di Greci che nella marcia gl’insultano;
dei
quali il corifeo è Calcante. Partiti questi, entr
o del teatro risplendere l’aureo Campidoglio; e seguita un coro degli
dei
e un ballo degli geni protettori di Roma. 62. [
Foscari Filippo, veneziano. Discendente legittimo
dei
Dogi, dovè, accasciato sotto il peso della rovina
nergia, assistere all’ultimo crollo della grande fortuna : il Palazzo
dei
Foscari fu venduto al Governo, per soddisfare in
overno, per soddisfare in parte alle legittime e illegittime esigenze
dei
creditori nati, cresciuti, moltiplicati con verti
anatizzato a Milano, lo stesso Verdi ne vedeva talvolta le prove. Uno
dei
principali ornamenti della compagnia fu la Carlet
generali di essa. Paralello della poesia e musica moderne con quelle
dei
Greci. Motivi della perfezion degli antichi, e in
ntico dissipamento che ti par quasi di sentire come si lagnava Orazio
dei
teatri di Roma, il vento che rimuggia per entro a
mplice per se stessa e spontanea nulla ha di comune colla successione
dei
tuoni della musica imprigionata fra i ceppi di ta
a più lavorata e composta. Imperocché codesta seconda maniera d’agire
dei
suoni tanto è più efficace quanto più gagliarde s
ima. La forza movente della melodia consiste nell’afferrare col mezzo
dei
suoni quei pochi ma caratteristici tratti, che fo
stimonianza di Platone nel libro settimo delle leggi, consecrate agli
dei
. Era stabilito qual sorta di sacrifizi doveva ass
oni e cori a ciascun sagrifizio. E se qualcuno si serviva degl’inni e
dei
cori nel culto degli dei diversi da quelli che so
ifizio. E se qualcuno si serviva degl’inni e dei cori nel culto degli
dei
diversi da quelli che sono prescritti dalle leggi
a Grecia s’introdusse il costume di cantar nei convitti le lodi degli
dei
e degli eroi affine d’impedire gli affetti della
oi nemici diriggevano la marcia delle truppe loro piuttosto col suono
dei
flauti che con quello delle trombe, acciocché la
mbe, acciocché la temperata dolcezza di quelli correggesse la ferocia
dei
soldati, il soverchio ardore dei quali mal s’acco
zza di quelli correggesse la ferocia dei soldati, il soverchio ardore
dei
quali mal s’accomodava alla necessaria subordinaz
ando al suo piacimento, e stangando le corde della lira, fece sentire
dei
suoni sconosciuti avanti a lui. Alcuni musici, la
nimenti d’armonia saparata dalle parole, introdussero poscia nei cori
dei
drammi e in quelli dei giuochi pitici la fatale u
ata dalle parole, introdussero poscia nei cori dei drammi e in quelli
dei
giuochi pitici la fatale usanza di render la musi
ndurli paratamente a quel grado di raffinamento che esigeva la vanità
dei
professori e la svogliatezza degli ascoltanti. La
corde e de’ suoni negli strumenti, si confusero insieme le proprietà
dei
generi, dei modi e delle voci, né più sì conservò
suoni negli strumenti, si confusero insieme le proprietà dei generi,
dei
modi e delle voci, né più sì conservò per l’avven
o; ma basterà per conferma del fin qui detto recar in mezzo l’esempio
dei
Cinesi e degli Arabi, nazioni entrambe che hanno
’esempio dei Cinesi e degli Arabi, nazioni entrambe che hanno al paro
dei
Greci conosciuta l’influenza di quest’arte sui co
ia si potesse ispirar agli uomini l’amore della virtù e della pratica
dei
propri doveri. «Si vuol sapere s’un regno è ben g
Alfarabi i loro Lini, i loro Ismeni e i loro Epimenidi, che operavano
dei
miracoli colla voce e cogli strumenti. La loro mu
o musica era innestata colla filosofia, e i sapienti sapevano trovare
dei
maravigliosi rapporti tra i suoni armonici e tutt
di passioni fondati sui moti della musica, e sulle diverse vibrazioni
dei
loro strumenti. Il Khaschbat e l’oud erano i prin
omprendere dalla traduzione del seguente squarcio che si trova in uno
dei
loro poeti, come lo ricavo da una erudita memoria
anno la virtù di riunire l’ossa spolpate e rianimare le fredde ceneri
dei
morti, di sedare le onde agitate del golfo delle
del golfo delle perle, di tarpar le ali all’arenoso vento dominatore
dei
deserti della Petrea, e d’abbagliare i nostri occ
cammelli. «L’astuto uccellatore adopera una musica che imita il canto
dei
diversi uccelli ingannati dai suoni omogenei che
abolo se non se un’armonia grata all’udito prodotta dalle proporzioni
dei
suoni più gravi o più acuti, e de’ tempi più velo
dagli uomini. Le doti che separatamente prese rendono bello ciascuno
dei
moderni idiomi si trovavano in lei riunite. La di
ciascuno dei moderni idiomi si trovavano in lei riunite. La diversità
dei
dialetti dorico, ionico, eolico ed attico, che in
attico, che indifferentemente s’usavano dai loro scrittori, per mezzo
dei
quali le cose che non potevano esprimersi bene in
flessione? Che della minutezza con cui si badava non solo alla natura
dei
vocaboli, ma anche all’indole e collocazione stes
vare tutte le bellezze di Omero in questo genere, come quelle altresì
dei
poeti drammatici fra i quali basterà per ultimo l
d’un verso; nella musica altro non significa che la durazion relativa
dei
suoni ch’entrano nella composizione d’un canto. S
Lo ritrovava nel camminar lento non meno che nell’affrettato galoppar
dei
cavalli. Lo sentiva nell’acqua, che a stilla a st
no far uso, ora finalmente colla successione e intrecciamento diverso
dei
medesimi ritmi secondo la differenza e il numero
ciamento diverso dei medesimi ritmi secondo la differenza e il numero
dei
versi, e l’ampiezza e volubilità del periodo. Si
, esprimere i movimenti snelli e leggieri, come sono quelli del ballo
dei
satiri? I poeti adoperavano il piede tribraco, ch
gli spondei, e i molossi venivano in aiuto del compositore, il primo
dei
quali costando di due sillabe lunghe, e il second
e quanto ne va scemando il secondo, così i poeti satirici (alla testa
dei
quali fa d’uopo metter Archiloco) adoperavano il
ne dell’altro. Il ritmo poetico non era che una successiva imitazione
dei
diversi moti delle passioni; il ritmo musicale ad
musicale adunque non poteva essere che una rappresentazion successiva
dei
medesimi moti. Ma le passioni degli uomini e la m
o musicale si ricavava presso ai Greci una pruova dello stato attuale
dei
costumi, che hanno un così stretto rapporto coll’
rio gli scrittori della storia musicale e i traduttori e commentatori
dei
Greci senza eccettuarne i più recenti e più accre
tto vocabolo presso a loro. Ignoriamo la costruzione e l’uso preciso
dei
loro strumenti, il numero delle consonanze che po
ad un unico centro, che veniva a rinforzar la espressione in ragione
dei
mezzi. Mutavansi anche i modi, ovvero siano arie
ne, si comprende facilmente quanto sia rimasta addietro l’avvedutezza
dei
moderni. S’io volessi fare un processo formale al
te lo sviluppo successivo del genio. Però a misura che l’armonia fece
dei
progressi trovossi ognor più difettoso il metodo
generale inavvedutezza, le cui cagioni bisogna ripetere dalla natura
dei
secoli, ove nacque l’una e l’altra di queste arti
n uso nelle musiche di camera, giace oggidì inoperoso fra le raccolte
dei
rimatori. Il sonetto, la canzon petrarchesca, la
nermo, altra quella sulle odi d’Alceo e di Saffo; differente il canto
dei
ditirambi da quello dei giambi di Archiloco, la m
e odi d’Alceo e di Saffo; differente il canto dei ditirambi da quello
dei
giambi di Archiloco, la musica de’ Nomi da quella
l regolamento del tuono, altro ella non considerando nella formazione
dei
versi fuorché l’ordine degli accenti e il numero
role esprimenti lentezza, e velocità, oppure col vario intrecciamento
dei
ritmi, i quali guidavano la misura. Non così acca
inguaggi diversi, quello cioè del poeta e quello del musico, ciascuno
dei
quali, cercando vestirsi di bellezze sue proprie
unicava alla sua compagna, dal che ne risultava la varietà prodigiosa
dei
ritmi non meno musici che poetici, onde lungament
a abbiamo l’armonia. Senza decidere se cotesta invenzione sia propria
dei
secoli moderni e del tutto sconosciuta agli antic
r opera d’un valente compositore cagionarsi talvolta una combinazione
dei
suoni che diletti l’udito per la sua vaghezza ed
l’arte d’intrecciare le modulazioni, la bellezza delle transizioni e
dei
passaggi, l’artifiziose circolazioni intorno al m
punto, noi avremo un bel vantare la nostra musica e dileggiare quella
dei
Greci, ma la verità, ch’è sempre la stessa malgra
dovesse a pienamente confermare il mio assunto. Ma siccome nel numero
dei
lettori haccene ancora di quelli che facendo prof
è stato detto finora intorno alle due musiche. «La loro musica (parla
dei
Greci) era finalmente e precipuamente diretta a m
i s’avezzassero a seguitar con esattezza nelle loro marcie la battuta
dei
tamburi e dei pifferi, si potrebbero ricavar con
o a seguitar con esattezza nelle loro marcie la battuta dei tamburi e
dei
pifferi, si potrebbero ricavar con questo mezzo n
il segreto di restituire la calma all’afflitto amante facendo che uno
dei
suonatori di flauto cambiasse il modo nella misur
erudizione. Marco Meibomio, autore d’una traduzione latina eccellente
dei
sette scrittori greci che hanno trattato di music
a d’ogni metro? 126. [NdA] Dissertazione sulla poesia degli Ebrei e
dei
Greci, c. 9. n. 6. 127. [NdA] Le opinioni del Ga
periore in quelle di caratterista. Noi lo vediamo il 1796 nell’elenco
dei
componenti la gran Compagnia del San Carlino di N
dei componenti la gran Compagnia del San Carlino di Napoli al fianco
dei
Cammarano e dei Fracanzano, dalla quale uscì il 1
la gran Compagnia del San Carlino di Napoli al fianco dei Cammarano e
dei
Fracanzano, dalla quale uscì il 1803, già ottimo
egli si sentì trascinato a mostrarsi pubblicamente avverso alla sètta
dei
Carbonari, gli affigliati alla quale viveano in N
e ad essa ripugnante. Finito un atto, saltano fuori tutto a un tratto
dei
ballerini, che per nulla non hanno che fare con l
a col primo. Conoscine uno e gli conosci tutti; si cambiano gli abiti
dei
ballerini, il carattere dei balli non mai. [4.2]
gli conosci tutti; si cambiano gli abiti dei ballerini, il carattere
dei
balli non mai. [4.2] Chiunque, in ciò che si spe
nome. E veramente nel comico, o sia grottesco, sonosi veduti tra noi
dei
balli degni di applauso ed anche dei ballerini ch
grottesco, sonosi veduti tra noi dei balli degni di applauso ed anche
dei
ballerini che aveano, come disse colui, le mani e
e parecchi altri, i quali si avvicinano di molto all’arte di Pilade e
dei
più nobili antichi pantomimi. In questa scuola so
Londra, 1708 – Hayes, 1778) esponente politico britannico del partito
dei
Whig, capo del governo inglese due volte dal 1756
volte dal 1756 al 1761 e dal 1766 al 1768, protagonista della guerra
dei
Sette anni e fautore dell’espansione coloniale de
o la Francia in Canada, nelle Indie e sui mari nel corso della guerra
dei
Sette anni. Federigo: Federico II di Prussia. T
Gian Galeazzo Sforza con Isabella d’Aragona, una festa che prevedeva
dei
balletti che accompagnavano le varie portate del
cordavano. isconcertavano: la commistione tra comico e serio, tipica
dei
drammi del Seicento, distoglieva lo spettatore da
per spiegare i motivi delle sue varie impressioni, le sue imitazioni
dei
modi e delle passioni devono per forza essere est
on l’idea, e le impressioni generali diventano indicazioni specifiche
dei
modi e delle passioni»; Daniel Webb, Remarks on t
letto napoletano, ma si distinse anche nell’opera seria e divenne uno
dei
più importanti compositori del suo tempo; morì a
le francese. Nicolini: Nicolò Grimaldi (1673 – Venezia, 1732) fu uno
dei
più noti cantanti castrati del suo tempo. Tesi:
stato un cantante castrato italiano di grande fama, esperto nell’arte
dei
gorgheggi vocali, sviluppati a partire dall’esemp
zzanese, 1653 – Ferrara, 1697), Giovanni Buzzoleni e Antonio Cortona,
dei
quali si hanno scarsi dati anagrafici, furono imp
un matematico, professore di Geometria all’università di Oxford e uno
dei
fondatori della Royal Society. John Lowthorp (165
ella Royal Society. John Lowthorp (1658 o 1659-1724) è il compilatore
dei
volumi di The Philosophical Transactions and Coll
di altri quattro libri nel 1654. Nota alla nota d’autore n. 13: «Uno
dei
nostri grandi artisti, tale che chiunque abbia vi
ui non nomina allo stesso modo; il modo ridicolo con cui sono vestiti
dei
ed eroi, con cui agiscono e parlano sconvolge tut
rlano sconvolge tutte le idee che si era fatto; non vi ritrova quegli
dei
ed eroi ai quali il suo pennello conferisce tanta
e date in luce e stampate da Giac. Camillo Mercati, Bologna, 1707, e
dei
Disegni delle scene che servono alle due opere ch
, uti Licymnius revivisceret et corrigeret hanc amentiam» (Magari gli
dei
immortali potessero far sì che Licinio tornasse i
– Londra, 1796) fu un architetto e decoratore di giardini; nel corso
dei
suoi viaggi in Cina ebbe modo di studiare l’arte
simmetria e ordine delle composizioni; su invito della famiglia reale
dei
Savoia operò anche in Italia e disegnò il giardin
«In base a questi motivi e a calcoli matematici, si devono costruire
dei
vasi di bronzo proporzionati alle misure del teat
nte dal cardinale Mazzarino per curare gli allestimenti delle opere e
dei
balletti italiani in Francia. Temanza: Tommaso T
nmicheli (Verona, 1484-1559), architetto e ingegnere militare, fu uno
dei
più significativi promotori nell’Italia settentri
Capitolo decimoquarto Seconda causa: vanità ed ignoranza
dei
cantori. Analisi del canto moderno. Riflessioni s
del canto moderno. Riflessioni sui giudizi popolari, e sulla varietà
dei
gusti musicali. [1] In una nazione che riguarda
si necessaria e per la divisione comune e per l’ignoranza particolare
dei
professori; dacché ognuno aspirò a farla da capis
del Corsi e del Rinuccini. L’ignoranza del poeta e l’infingardaggine
dei
compositore fecero in seguito rovinar giù per la
assato il canto delle arie oltrepassava di poco nell’artifizio quello
dei
recitativi, i quali costituivano principalmente l
a tuttora in Italia come reliquia dell’asiatica voluttà per monumento
dei
nostri vizi, per oltraggio della natura, e per co
un atto di virtù eroica e sublime che ci ricompensasse della durezza
dei
mezzi coll’importanza del fine, ma per blandire l
e perché fiancheggiato dal despotismo del piacere. Ridesterei lo zelo
dei
ministri dell’altare acciocché più non trovasse r
volger d’occhio effeminato e cascante? Come potranno contraffare gli
dei
coloro che sono al di sotto degli uomini? Come è
ione. Quale idea si formano essi adunque del luogo dove si trovano, e
dei
personaggi che rappresentano? Non direste che vog
ra stessa del canto, poiché quanto più di attenzione si mette nel far
dei
trilli e dei passaggi tanto meno rimane per accom
canto, poiché quanto più di attenzione si mette nel far dei trilli e
dei
passaggi tanto meno rimane per accompagnarli coi
ni confaccentisi; ma in gran parte consiste ancora nella inesperienza
dei
cantori, nel poco studio che ci mettono su tali c
ione degli accennati principi alle diverse parti del melodramma. V’ha
dei
casi dove spicca la sola poesia con pochissimo ac
dove spicca la sola poesia con pochissimo accompagnamento di musica;
dei
casi dove la poesia prende alcuni caratteri di ca
sia prende alcuni caratteri di canto coll’intervento degli strumenti;
dei
casi infine dove la poesia trasfondendosi intiera
e transizioni, le sospensioni e i periodi colle mutazioni accidentali
dei
tuoni, in una parola attaccandosi alle regole che
in generale, e benché intendersi ciò debba soltanto delle arie e non
dei
recitativi, dove è indubitabile che possono aver
ta. Siccome tutte le cose create perciò appunto che sono create hanno
dei
limiti e siccome i limiti suppongono imperfezione
lcun oggetto sonoro in particolare che presenti all’orecchio la serie
dei
tuoni contenuti nell’aria, per esempio, “se mai s
omune la musica con tutte l’arti rappresentative, s’aggiungono ancora
dei
peculiari a lei sola. La sua maniera d’imitare è
le, ma egli è vero altresì che la troppo fedele e perfetta imitazione
dei
tuoni naturali privi dell’abbellimento che ricevo
e idee accessorie che s’uniscono a quella della immediata espressione
dei
sentimenti, certo è che dall’aggregato e dalla sc
espressione dei sentimenti, certo è che dall’aggregato e dalla scelta
dei
colori che il musico aggiugne al quadro preso a d
zza rinunziare ai vezzi musicali e agli ornamenti che mi ricompensano
dei
sagrifizi che sono costretto a fare in grazia del
i, ove rappresentandosi la dubbiezza dello spirito nata dal contrasto
dei
motivi che gli si fanno innanzi, l’anima concentr
periodo, anzi in ciascuna sillaba secondo la diversità delle parole e
dei
sentimenti. Se qualche differenza vi si osserva,
enti prodigiosi in Italia. La leggerezza del clima, il tatto squisito
dei
nazionali in materia di musica, la lunga abitudin
musica, la lunga abitudine di giudicare e di sentire, la moltiplicità
dei
confronti, la lingua loro piena di dolcezza e di
e la verità dell’oggetto rappresentato come debbe pur esser l’uffìzio
dei
teatro e d’ogni canto imitativo, in tal caso non
a copia che imita coll’originale imitato, e l’altro la rassomiglianza
dei
muovimenti ch’eccita in noi la copia coi muovimen
vrana decisione, da qual tribunale emanò un’autorità così destruttiva
dei
nostri più squisiti piaceri? Il popolo può giudic
enza riflessa di essere stato ingannato; che ammiri la possente magia
dei
suoni che pervennero a farlo; che paragoni que’ p
iato a parte a parte nell’originale il vivace lume degli occhi, l’oro
dei
capegli, le rose delle labbra, il latte della mor
te in materie di gusto quanto lo sarebbe ad un cieco nato il giudicar
dei
colori. Ma come attender tante e sì difficili qua
; volgo è in materia di spirito la massima parte delle vezzose dame e
dei
brillanti cavalieri, ai quali «La gola, il sonno
dea del genio nella esecuzione di quello, e rassomigliano a quel capo
dei
selvaggi, il quale stimando esser le sue campagne
la carriera che dee percorrere in quel giorno; si vedrà che alla fine
dei
conti quel gran pubblico signorile e rispettabile
sso sofisma di quei pseudofilosofi, i quali perché lo sfogo materiale
dei
sensi nell’amore viene accompagnato da voluttà, p
’antico teatro attribuisce l’una e l’altra alla debolezza de’ poeti e
dei
musici, che presero per regola del bello nelle du
a del bello nelle due facoltà il piacere del volgo trascurando quello
dei
più saggi145. Un altro scrittore non minore di lu
di sopra debba altresì mancare la terza che deriva dalla somiglianza
dei
movimenti che sveglia in noi la copia coi movimen
diletto non resta se non quello che viene dal gradevole accozzamento
dei
suoni diretti non già a significar un pensiero, o
cadono sotto gli occhi. La proporzione fra le membra, la dilicatezza
dei
tratti, la bocca, le braccia, le mani, ciascuna p
a freschezza; niuna composizion musicale, niuna cantilena è, non dirò
dei
Greci o dei Latini, ma né meno dei moderni da Gui
; niuna composizion musicale, niuna cantilena è, non dirò dei Greci o
dei
Latini, ma né meno dei moderni da Guido Aretino f
icale, niuna cantilena è, non dirò dei Greci o dei Latini, ma né meno
dei
moderni da Guido Aretino fino al principio del no
atro o in chiesa dai maestri o dai dilettanti. Le composizioni stesse
dei
primi maestri del nostro secolo sono oggi mai div
lo sono oggi mai divenute anticaglie, non piacendo altro che lo stile
dei
moderni cantori, il quale nel giro di pochissimi
lla posterità un classico esemplare, che fìssi immobilmente lo studio
dei
giovani, perché dipendendo in massima parte la be
ho trovato neppur un solo, il cui canto non sia più o meno imbrattato
dei
vizi esposti nel presente capitolo. Vi saranno al
iramide per essere stata la prima a recidere in cotal guisa le membra
dei
teneri garzonetti, come avesse voluto sforzar la
della fedeltà delle loro donne, cui l’influenza del clima e il potere
dei
sensi rendono assai difficile a conservare in que
tacca un sentimento così intimo e così delizioso, perché al godimento
dei
sensi unisce il piacere riflesso della preferenza
altri siffatti bei paroloni, che formano il pomposo filosofico gergo
dei
nostro secolo…Noi perché facciamo la medesima cos
tra la melopea che apparteneva ai recitanti e quella del coro. Quella
dei
recitanti si distingueva in “diverbio”, che corri
le tanto numerose e variate, ne verrebbe in conseguenza che il numero
dei
segni musicali fosse eccedente, difficilissimo ad
Antichi. Quello di Marcello che conteneva venti mille persone era uno
dei
più piccoli a paragone di quello di Scauro dove c
possibile, che s’adoperasse nel recitare il suono dilicato e fievole
dei
nostri canti, ma piuttosto una voce vigorosa e fo
e però per la musica teatrale in ispezie. Gli è vero che si trovavano
dei
teatri coperti, ma in questi non si recitavano tr
orno alla scena, come si faceva cogl’inni di Pindaro attorno alle are
dei
numi. Ma benché il genere appartenesse a quello d
stica, e lontano dai gorgheggi, trilli e volate che s’usano nell’arie
dei
teatri moderni, i quali non potrebbero ottenersi
le censure, Algarotti fu però un esponente d’eccezione della cultura
dei
lumi, della quale ripercorre tutte le tappe consu
qualifica l’uomo di lettere del XVIII secolo, volto a perseguire uno
dei
fondamenti della cultura umanistica settecentesca
glia di ricchi mercanti, Algarotti fu educato nell’ambiente bolognese
dei
primi decenni del secolo XVIII in cui la divulgaz
ito delle molteplici attività cui si era dedicato Algarotti nel corso
dei
suoi soggiorni all’estero. Vedono la luce in ques
dello spettacolo operistico e sulla sua collocazione nella gerarchia
dei
generi letterari. Alla fine della prima redazione
ibald Gluck. L’intervento di Algarotti d’altronde, se anticipa alcuni
dei
temi al centro della riflessione dei decenni succ
i d’altronde, se anticipa alcuni dei temi al centro della riflessione
dei
decenni successivi, rappresenta anche un momento
ioni che dominano il quadro culturale primo settecentesco: la riforma
dei
generi letterari, il confronto con la cultura fra
quello di trovare una collocazione alla poesia per musica nel sistema
dei
generi letterari, ma di riformare dall’interno il
mplicità e naturalezza nell’orchestrazione delle arie, la recitazione
dei
cantanti, il rapporto tra i balli e l’opera che d
sio, Leibnitz, Antonio Maria Salvini, Voltaire, di cui sono riportati
dei
versi tratti dal poema Le Mondain 14 del 1736 che
ento deve sottostare ad alcune condizioni, permettere la delineazione
dei
caratteri dei personaggi e delle loro passioni e
ostare ad alcune condizioni, permettere la delineazione dei caratteri
dei
personaggi e delle loro passioni e legarsi in mod
rima redazione è data anche dalla prassi di Algarotti di fare sfoggio
dei
suoi molteplici saperi e interessi e di operare c
di Algarotti; il lamento verso il teatro impresariale, lo strapotere
dei
cantanti, le imposizioni della musica. Il poeta c
il 9 febbraio 1756 ad Algarotti, Metastasio converge così sul degrado
dei
gusti del pubblico senza addentrarsi nello specif
argomentazioni dell’amico veneziano, che pur riconoscendo la qualità
dei
testi metastasiani e l’eccellenza dei suoi drammi
che pur riconoscendo la qualità dei testi metastasiani e l’eccellenza
dei
suoi drammi, delineava un modello di teatro per m
e centralità del dramma per musica, ma anche la difficoltà, da parte
dei
letterati e degli addetti ai lavori, di dominare
ficare un genere che non poteva essere codificato e riformato secondo
dei
parametri esclusivamente letterari, estremamente
lo supera nella direzione di una maggiore coerenza nella definizione
dei
personaggi, di una più organica tessitura tra ari
spostato da una considerazione del quadro complessivo della gerarchia
dei
generi letterari all’interno della tradizione poe
e anche alcune esperienze europee di Algarotti come la frequentazione
dei
teatri di Vienna e Berlino e la conoscenza del re
proccio pragmatico, che nasce dalla conoscenza della situazione reale
dei
teatri per musica e dalla necessità di soddisfare
ta, alla fine del trattato, di un paragrafo dedicato alla costruzione
dei
teatri e a problemi logistici, mostra la volontà
ica, canto, ballo cui è dedicato un ampio spazio, fino alla soluzione
dei
problemi logistici e organizzativi. Ma è soprattu
he articolate nei diversi paragrafi e dall’altro cerca di approdare a
dei
quadri teorici riassuntivi che funzionino da line
pubblicata a Livorno; Algarotti seguì personalmente la pubblicazione
dei
primi tre tomi, prima di morire, e poté apportare
bouffons e nonostante le critiche e la consapevolezza dell’esistenza
dei
consueti problemi della rappresentazione operisti
prima della conclusione; tratta dell’architettura e della costruzione
dei
teatri d’opera. L’ultima edizione, qui trascritta
odi della Grecia, o (ciò che sembra più verosimile) come una reliquia
dei
commedianti latini, i quali, dopo varie trasforma
atini, i quali, dopo varie trasformazioni e vicende accadute nel giro
dei
secoli, formarono quella genia di persone di cui
corum Faro ubi erat Princeps missi Saxonum, Instinctu
dei
transeunt per urbem Meldorum Ne interfici
Amor care, O cur jubes canere?» ecco i Tirtei, e i Terpandri
dei
secoli barbari. [7] Se poi i provenzali siano sta
esia, oppure s’abbiano l’una e l’altra ricevuta dagli arabi per mezzo
dei
catalani, io non mi affretterò punto a deciderlo.
derramen, d’Omaro, di Abdalla, di Mirza, de’ sultani, delle sultane o
dei
califfi non mai. L’uso della rima, la tessitura d
nza aromatica, che dai boschi della Idumea schiude il vento Imperador
dei
deserti, l’arco iride ad un ponte levatoio fabbri
ini per lo più, né mai s’inalzano alla sublimità degna del linguaggio
dei
numi. Le gesta dei paladini, le lodi del loro poe
mai s’inalzano alla sublimità degna del linguaggio dei numi. Le gesta
dei
paladini, le lodi del loro poetare, qualche sarca
arcasmo contro ai loro rivali in poesia e l’esposizione poco dilicata
dei
propri amori, ecco il ricinto che comprende press
fuorché a coloro che non sanno poetare altrimenti.» Un altro difetto
dei
loro versi era la mancanza d’immagini e di colori
e di gazzetta, e si direbbe quasi che volessero presentare il manuale
dei
loro sintomi amorosi come i piloti presentano al
cilia principalmente pella dominazione degli Angiovini ivi stabilita,
dei
quali non mi fermerò a fare particolar menzione d
altra spezie di lirica eroica, che tanto imperio acquistò sulle menti
dei
Greci. Quindi è che se l’Italia ebbe in Cino da P
’un genere più dilicato, ella non ebbe mai né potè avere degli Alcei,
dei
Tirtei, dei Pindari, e degli Epimenidi. Perché ci
iù dilicato, ella non ebbe mai né potè avere degli Alcei, dei Tirtei,
dei
Pindari, e degli Epimenidi. Perché ciò? Perché un
il popolo non intendeva, onde mancò la poesia innale, e con essa uno
dei
fonti più copiosi del sublime poetico; perché i g
l’importanza che gli davano i Greci, giacché invece degli Stesicori e
dei
Terpandri, che in altri tempi erano i legislatori
o decimoterzo nel celebre Imperadore Federigo Secondo gran protettore
dei
poeti , e de’ musici richiamati da tutte le parti
canto usato in Italia come in molti altri paesi d’Europa, e privativo
dei
primi giorni di maggio, tempo in cui per celebrar
poste sotto le note a tre voci. Succedettero in seguito i madrigali,
dei
quali abbiamo fra i primi l’esempio in quelli di
t’onore ha recato alla sua nazione, ignorò il gran numero e il valore
dei
mentovati stranieri, i quali si portarono in Ital
si scorgeva la grotta del Serpente. Le vicine piante erano abbattute
dei
replicati colpi della tortuosa coda, e macchiate
agli occhi nelle pubbliche feste portavano sul principio il carattere
dei
loro tempi. Consistevano per lo più in cavalcate
venzione, in fuochi accesi nelle pubbliche piazze o innanzi alle case
dei
particolari, in anfiteatri o monumenti inalzati c
ti del gusto fecero avvertiti gli uomini di genio che l’immaginazione
dei
popoli civilizzati avea bisogno d’un pascolo men
tanto che possano giovare all’istruzione non meno che al divertimento
dei
lettori. [34] In mezzo ad un magnifico salone cir
nezza, che in preciose bottiglie recava il nettare ch’ella versa agli
dei
nell’Olimpo; accompagnavala un coro di pastori d’
so fra i Romani. I donativi terminarono con un gran ballo composto di
dei
marittimi e di tutti i fiumi della Lombardia, che
ed egipani, diè come pimento con una danza animata e grottesca ad uno
dei
più magnifici e sorprendenti spettacoli che abbia
miastici, o satirici, o didascalici, e cavar la conseguenza in favore
dei
provenzali colla stessa giustezza che la cava il
ento s’incontrarono in Lochabar per vendicare il loro onore, e quello
dei
rispettivi Capi in una pubblica assamblea con un
gli arabi, e non dagli altri popoli? V. «La struttura e il meccanismo
dei
versi provenzali ha maggiore somiglianza colla st
versi provenzali ha maggiore somiglianza colla struttura e meccanismo
dei
versi arabici che con quella dei Greci e Latini.
glianza colla struttura e meccanismo dei versi arabici che con quella
dei
Greci e Latini. La ragione si è, perché sebbene g
la corda leggiera, il palo congiunto e il disgiunto» (termini oscuri,
dei
quali non è facile il trovar la chiara interpreta
nte che fra gli arabi un mezzo certo d’ottenere l’accesso e il favore
dei
grandi era la poesia. Agli uni e agli altri fu co
avore dei grandi era la poesia. Agli uni e agli altri fu comune l’uso
dei
giullari o giuocolieri. Dunque ec.» Ma molti prin
giullari, ovvero sia poeti , musici e commedianti. E poiché si tratta
dei
giullari provenzali, non occorreva, che il Signor
o facitori di farse traggono i più sensati scrittori la prima origine
dei
giocolieri provenzali, come si può vedere, per ta
agli arabi; essendo certo, che gli esempi del poetare, e la divisione
dei
poemi, e i dialoghi poeti ci, e le tenzoni, e l’a
, e il favore verso la poesia, e i premi conferiti ai poeti , e l’uso
dei
giuocolieri sono tutte cose le quali prese collet
o De poematum cantu, del Cavalier Temple nel suo Saggio sulla poesia,
dei
due celebri eruditi spagnuoli Sarmiento e Sanchez
quella Bella. VI. «Come provare nei normanni e nei goti la tessitura
dei
versi, e la proporzione fra gli intervalli e i ri
a, che bada principalmente alla misura del tempo, e questa fu propria
dei
Greci e dei Latini; l’altra chiamata armonica fon
principalmente alla misura del tempo, e questa fu propria dei Greci e
dei
Latini; l’altra chiamata armonica fondata sulla c
abe, e sulla porzione degli accenti, e questa propria di noi, e lo fu
dei
provenzali, come di moltissime altre nazioni anti
e aspira con ragione al titolo di critico filosofo. VII. «Dove trovar
dei
vetsi Goti e Normanni?» Dove trovarli? Nei monume
o una qualche certezza?» Nei monumenti della mitologia e della poesia
dei
Celti, e nella Introduzione alla storia di Danima
oesie d’Ossian, e in più altri rinomati scrittori, l’autorità riunita
dei
quali deve acquistare se non la credenza dovuta a
ssare per figliuola dell’araba. IX. «L’autore occupato nelle ricerche
dei
tempi posteriori, non ha potuto internarsi nella
ca (facoltà cui eglino coltivarono con tanto impegno, e che forma uno
dei
rami più curiosi e più illustri della loro gloria
ra della gamma degli arabi paragonata colla nostra, alla disposizione
dei
loro intervalli musicali, al numero delle consona
affinché nascessero in Europa la musica e la poesia, dalla generalità
dei
rapporti applicabili a molti altri popoli, e dal
ziane, ora indiane, ora greche, ora settentrionali, ora arabiche, ora
dei
popoli atlantici lasciano perfettamente le cose c
itori d’ipotesi istoriche agli astronomi che abbracciarono il sistema
dei
cieli solidi, i quali ad ogni arrivo d’una nuova
o detto che Federico traesse l’amore verso la poesia, e la protezione
dei
poeti dal Conte di Tolosa? II. Alla pagina 308 de
un’Accademia in Palermo dove fra le altre facoltà si coltivava quella
dei
versi? Non si leggon tuttora le rime di quelli Ac
n si leggon tuttora le rime di quelli Accademici inserite fra le rime
dei
poeti antichi del Giunti, e in altri luoghi? E ta
antichi del Giunti, e in altri luoghi? E tali Accademici, alla testa
dei
quali si trovavano Enzo e Manfredi figliuoli dell
Un canto di vittoria. V. La morte del serpente Pitone, e l’imitazion
dei
fischi del mostro moribondo. Vedi l’Onomastico di
Antinori Amilcare, della famiglia
dei
marchesi Antinori di Perugia, invaghitosi nel 184
le poi formar Compagnia, e s’unì in società (1855-56) con Vestri, uno
dei
cognati. In quella Compagnia la Virginia Marini f
le parti di secondo innamorato, prima nella Compagnia de’Gelosi, poi
dei
Confidenti. (Vedi la sua lettera a D. Giovanni De
a perizia che la elevarono al grado delle prime celebrità drammatiche
dei
nostri giorni. Nella Laboranti traluce il dire ed
ori………… Nella sua serata di benefizio scelse un nuovo dramma francese
dei
signori Scribe e Legreve (sic), Legouvé, tradotto
efica emanazione fu così bene dipinto dalla Laboranti, che a giudizio
dei
provetti frequentatori della commedia, ella raggu
i, figliuolo di Onofrio. Rimasto vedovo, pensò da solo all’educazione
dei
figli (la maggiore, Anagilda, sposò un Francesco
ne dei figli (la maggiore, Anagilda, sposò un Francesco Arisi) alcuni
dei
quali seguiron l’arte dei parenti. Troviamo poi i
Anagilda, sposò un Francesco Arisi) alcuni dei quali seguiron l’arte
dei
parenti. Troviamo poi il Fortunati al S. Cassiano
l ’97 egli non si chiama più arlecchino ma Truffaldino, e il Giornale
dei
teatri di Venezia dice di lui : Se al merito sin
Vattel’a pesca. Pare accertato fosse capocomico e schiavone. I figli
dei
figli dei figli di coloro che lo videro affermano
pesca. Pare accertato fosse capocomico e schiavone. I figli dei figli
dei
figli di coloro che lo videro affermano che Azamp
orse ci è sempre stato, e forse si aggira anche adesso nei botteghini
dei
teatri a controllare gli incassi, o freme sulle r
co non lascia traccia di sè ; ma il capocomico vive nella gratitudine
dei
futuri. Medebac divinizzò la cassetta ; Azampambe
dei futuri. Medebac divinizzò la cassetta ; Azampamber fondò il regno
dei
guitti. La parola guitto è entrata nel gergo t
di varia fama ? O l’Azampamber guitto è una creazione della fantasia
dei
comici ? Chi sa !… Fanno tanto presto a stabilire
ra d’Algeri. Gran combattimento. Atto quinto – Il Trionfale ingresso
dei
Francesi, con il fuoco di gioja. secondo tratteni
stipendio annuo di 50,000 franchi ; il diritto di aumentare il prezzo
dei
palchi e del biglietto d’ingresso, e quello di an
lo dalla famiglia artistica, che perdeva in lui il più onesto e forte
dei
capocomici, ma da quanti, conosciutolo, avean pot
nno, essendo tre gli addetti a portare i cuscini in platea. Il prezzo
dei
palchi era esorbitante per la prosa. Quelli di 2º
li uffiziali militari dello stesso reggimento ; per altre mezze file,
dei
borghesi. Gli uffiziali della R. marina, in due p
più, un picchetto di granatieri era ordinato di guardia all’ingresso
dei
palchi reali ; e fra le quinte era mandato un cap
le con tre granatieri. Appena Sua Maestà si presentasse in palco, uno
dei
granatieri doveva fare un passo fuori del sipario
o al più presto alle pratiche necessarie presso la R. Sopraintendenza
dei
teatri e spettacoli, e presso il Ministro dell’in
asi di compagnia non minori disordini negli ornamenti della persona e
dei
vestiti dei ballerini. I quali vestiti, come anch
gnia non minori disordini negli ornamenti della persona e dei vestiti
dei
ballerini. I quali vestiti, come anche quelli de’
e’ musici, hanno da accostarsi, il più che sia possibile, alle usanze
dei
tempi e delle nazioni che sono rappresentate sull
discreto giudizio? Possono in ciò essergli di grande aiuto la lettura
dei
libri, la conversazione degli uomini addottrinati
on lume, non si compiacesse pur assai considerando come senza l’aiuto
dei
rilievi di legname sia da noi vinta qualunque dif
e scene a quel modo che fecero i pittori del Cinquecento delle figure
dei
Bellini e dei Mantegna. Ferdinando, in una parola
modo che fecero i pittori del Cinquecento delle figure dei Bellini e
dei
Mantegna. Ferdinando, in una parola, fu il Paolo
gente inferma, che non hanno nelle loro parti connessione veruna. Ma
dei
Licini ne saltano fuori di tanto in tanto anche t
a di vago e di vario, boschetti, collinette, acque vive, praterie con
dei
tempietti, degli obelischi ed anche di belle rovi
belle rovine che spuntano qua e là, si trova quivi riunito dal gusto
dei
Kent, dei Chambers e dei Brown, che hanno di tant
ine che spuntano qua e là, si trova quivi riunito dal gusto dei Kent,
dei
Chambers e dei Brown, che hanno di tanto sorpassa
o qua e là, si trova quivi riunito dal gusto dei Kent, dei Chambers e
dei
Brown, che hanno di tanto sorpassato il Le Nôtre,
media Italiana, il 30 aprile 1744, colla parte di Florina, nell’Isola
dei
talenti, commedia in un atto di Fagan, in cui can
, e di non troppo riserbo. Si crede che il Conte d’Egmont, colonnello
dei
dragoni e uno dei più amabili signori della Corte
riserbo. Si crede che il Conte d’Egmont, colonnello dei dragoni e uno
dei
più amabili signori della Corte, morisse a cagion
ro Rossini di Firenze, al fianco di Laura Bon. La ricordo nell’Amalia
dei
Masnadieri di Schiller, gentile promessa di artis
oi dilettanti, or vagando pei teatrini della capitale, ora per quelli
dei
paesi e città circostanti, come ad esempio Prato,
la sera del 19 febbraio, e piacque a segno da esser subito nel numero
dei
pensionarj della Comedia italiana. Morì il 27 dic
ane seguì amorosamente a traverso le varie fasi : Andrea Maggi è uno
dei
più prestanti attori che abbiano calcate le scene
turale attitudine avrebbero promesso miglior resultato. La esuberanza
dei
suoi mezzi fisici, con l’invidiabile suo organo v
e lieve imperfezione, si sarebbe maggiormente addentrato nello studio
dei
segreti, che dirò psicologici, dell’arte, e ne av
ne avrebbe ottenuto uno splendido effetto. Nuli ameno egli occupa uno
dei
primi posti nell’areopago dell’arte drammatica it
’istruzione sopperiva colla svegliatezza della mente e colla fierezza
dei
propositi, si presentò al primo attore, Camillo F
del brillante Adamo (V.), entrò con lei e col cognato nella Compagnia
dei
Fiorentini, per sostituirvi l’egregio amoroso Gio
egnamenti delle scuole, di tanto il Monti, nel signoreggiar gli animi
dei
suoi spettatori, superò gli altri artisti. Regola
ica energia, metteva tali suoni, da scuotere prepotentemente le fibre
dei
suoi uditori. – Quando un carattere, un personagg
dire e sostenere che il Re Ferdinando II lo aveva nominato Direttore
dei
due R. Teatri, San Carlo e Fondo ; e che nessun C
arrozza, avviandosi per quella via, ma poi lo condussero all’ospedale
dei
pazzi, detto de' Ponti Rossi, mentre lo sciagurat
rs. Rappresentazioni de’ secoli barbari. Paralello fra esse, e quelle
dei
Greci. Progressi, e cangiamenti del Contrappunto.
n vi può esser alcun dubbio circa la superstizione, e nemmeno lo sarà
dei
teatri per chiunque versato nella lettura degli a
i contro ai propri sudditi, anzi mettendo questi sotto l’insegnamento
dei
primi. Pochi esempi ci somministra la storia di s
irtù ed istruiva coi suoi rari talenti. Ma il favore del suo secolo e
dei
posteriori verso di lui il ricompensò abbastanza
ioni sofferte nel chiostro. La gran fama acquistatasi, e la scarsezza
dei
monumenti hanno fatto sì che attribuite gli venga
il sistema. Ma oltrachè una falsità è il dire che il sistema musicale
dei
Greci non avesse se non quindici suoni, essendo c
di significar non solo la differenza del tono, ma anche la durazione
dei
tempo in una nota rispetto all’altra, e ciò si fe
onserva inedito fra la raccolta di monumenti esistenti nella libreria
dei
RR. PP. conventuali di Bologna, soggiugne che sif
nventuali di Bologna, soggiugne che siffatta opinione circa il numero
dei
modi era comune presso agli antichi, dicendo di a
altri depositi delle umane cognizioni nella irreparabile dimenticanza
dei
secoli, attribuisce a lui l’usanza di lasciar ne
ioni, e degli inventori? Si risponde che ciò è provenuto dalla natura
dei
secoli dediti alla rustichezza e alla ferocia, do
a esser di molto a lui anteriori. Io paragonerei volentieri la storia
dei
secoli barbari all’orizzonte. Lo spettatore, che
presso a noi lo splendore e la durata ch’ebbero presso a loro quelle
dei
Greci. Di ciò due ne veggo esser state le cagioni
e che le meretrici perfino ebbero altari, e feste a lor nome. Ove gli
dei
lasciando ai filosofi la cura d’ammaestrar gli uo
tti dal cielo; in questo mentre, io dico, si vedeva Giove padre degli
dei
dipinto ne’ pubblici templi della medesima città
zione. Epitteto colla sua gamba fracassata faceva arrossire tutti gli
dei
d’Omero, e giustificava pienamente il preteso par
o essi dalla pubblica tradizione, che la natura loro non liberava gli
dei
né i Semidei dagli affetti perversi, e dalle incl
o dialogo tra Ercole e Bacco per conoscere qual conto facessero degli
dei
tanto il poeta, che metteva in bocca loro simili
d’un Dio, che ovunque è presente per esaminare le più ascose rivolte
dei
cuore, la perpetua ricordanza della morte, e del
er lagrime in questa valle di pianto!31 Basta la semplice esposizione
dei
fatti per capire quanto la rappresentazione di es
etti più rispettabili. [16] Memoranda sarà mai sempre la festa detta “
dei
Pazzi” celebrata per molti secoli in quasi tutta
anno colui che dovea presiedere alla festa col titolo d’“arcivescovo
dei
pazzi” e in qualche luogo gli si conferiva il nom
coda d’una carogna». Un siffatto pontefice doveva tenere presso di sé
dei
ministri non dissimili a lui, e questi erano i pr
atori. Non contenti di cantare nel coro delle poesie disoneste invece
dei
salmi, si pigliavano ancora il trattenimento di g
hilterra, in Germania e in Italia, e prese voga persino nei monisteri
dei
frati e delle monache. E ciò che dovrebbe recare
domestiche mura? Il liquore della saviezza è troppo forte, noi siamo
dei
vasi troppo gracili per contenerlo, e però fa di
catezza all’intreccio, la sensatezza del gusto alla forza e fecondità
dei
caratteri. Il progresso dei lumi ha finalmente da
nsatezza del gusto alla forza e fecondità dei caratteri. Il progresso
dei
lumi ha finalmente da qualche tempo fatto andar i
za di coloro che presiedevano alle cose sacre, o per ismodata licenza
dei
musici, non vi fu argine o regola alcuna, ma mill
a propria religione, e l’affettata incuriosità ovvero sia scetticismo
dei
pretesi saggi due circostanze che hanno caratteri
ofondo e sensato libro delle considerazioni sopra i costumi: «Vi sono
dei
principi, che non dovrebber nemmeno mettersi in q
osizione. Riflessioni sull’odierno uso della musica strmentale. Esame
dei
recitativi, e delle arie. [1] Gl’inconvenienti a
compositori il creare delle bellezze parziali, e il condurre ciascuno
dei
rami del melodramma al grado di perfezione ond’er
le arti non furono dagli antichi pienamente esauriti, che la barbarie
dei
nostri metodi era capace di dirozzarsi fino ad un
un certo punto e ringentilirsi, e che da un sistema diverso da quello
dei
Greci potevano gli sforzi del genio far iscaturir
nsì dai maestri dozzinali, ma non si studiano, non s’imitano le opere
dei
sommi compositori della trascorsa età, ciascuno v
n poco alla rovina della espressione nel melodramma. Ne’ tempi felici
dei
Leo, dei Pergolesi e dei Vinci l’attenzione di qu
la rovina della espressione nel melodramma. Ne’ tempi felici dei Leo,
dei
Pergolesi e dei Vinci l’attenzione di que’ sommi
espressione nel melodramma. Ne’ tempi felici dei Leo, dei Pergolesi e
dei
Vinci l’attenzione di que’ sommi maestri era unic
e oltrepassano ogni credenza. Si è moltiplicato all’eccesso il numero
dei
violini, si è dato luogo nella orchestra a gli st
deboli perché troppo leccate, nella stessa guisa che l’eccedente uso
dei
diminutivi nello stile rende molle di soperchio e
possano modificare le facoltà interne dell’uomo fino a creare in lui
dei
gusti fattizi opposti o diversi da quelli che son
non venissero in aiuto del suonatore facendone la dovuta applicazione
dei
suoni a qualche caso particolare, indicandone le
la quiete, e le tenebre, e cent’altre qualità or positive or negative
dei
corpi non si esprimono in veruna guisa col canto,
s’egli prendesse a rappresentare i mugiti d’un mare agitato, gli urli
dei
mostri vaganti per le foreste, il romore del tuon
mostri vaganti per le foreste, il romore del tuono, il cupo chiarore
dei
lampi, l’albeggiare della rosata aurora e l’armon
suono, possono più acconciamente imitare le diverse proprietà sonore
dei
corpi. [11] Ad essi appartiene altresì il servire
cerata l’anima del personaggio. Havvi degli accessori nelle passioni,
dei
contrasti fra le idee, delle alternative fra i se
sioni, dei contrasti fra le idee, delle alternative fra i sentimenti,
dei
silenzi che nulla dicono perché si vorrebbe dir t
ente in oggi di più comune che il mischiare degli strumenti, l’azione
dei
quali si distrugge a vicenda. I flauti, per esemp
e con cui si dovrebbono rendere le battaglie e i trionfi. La dolcezza
dei
primi non può far a meno che non nuoca (come avvi
ntaggi quanti dal violino, perché niun altro è così acconcio a render
dei
suoni analoghi a quelli degli altri strumenti. Su
pensare dietro alla propria esperienza, qualora l’inconcepibile magia
dei
suoni da me in altri tempi sentiti non debba ripe
più sorta nella maniera d’eseguire i recitativi, intorno alla natura
dei
quali essendosi parlato in più luoghi di quest’op
vati. Tali esempi sono degni d’imitazione, come lo è ancora l’esempio
dei
prelodato Gluck, il quale per ovviare agl’inconve
zze tinte necessarie nell’armonia dal paro che nella pittura; difetti
dei
quali forse non è andato esente in ogni sua parte
singolari esempi degli indicati difetti si trovano nelle composizioni
dei
moderni maestri, ma basterà per confermazione del
, non deve essere indecisa quando pronunzia quelle parole «Tolgan gli
dei
ec.», le quali esprimono un sentimento risoluto,
e sbrigata con quattro note senza l’analisi, divisione, o repetizione
dei
periodi che si fa nella prima, se non in quanto f
ea, di Creusa, e d’Ascanio, vede lampeggiar in lontananza le armature
dei
nemici che l’inseguiscono, esclama mosso dalla pa
endendo che finissero que’ noiosi arzigogoli. Peggio poi quando fanno
dei
solecismi in armonia esprimendo colla musica un s
ridicolo degli antichi Messicani, tutta l’applicazione per la predica
dei
Corpus Domini, pe’ i suoi parenti ed amici, e per
io dell’acustica, ossia nello esame di quei rapporti che la risonanza
dei
corpi sonori ha colla macchina umana, e in partic
la scienza dell’uomo sensibile, la cognizione delle umane passioni e
dei
loro sintomi, l’indole e varietà dei loro movimen
ognizione delle umane passioni e dei loro sintomi, l’indole e varietà
dei
loro movimenti secondo i rispettivi caratteri e l
più da vicino alla scienza loro sono così all’oscuro la maggior parte
dei
moderni maestri che niuno si trova meno in istato
tasti del cembalo, che la loro esistenza tutta si raduni sulle punte
dei
diti, e che gli spartiti siano la carta geografic
nza senso alcuno né cognizion delle mosse. [47] Ora se non si può far
dei
progressi nelle scienze e nelle arti senza la spe
può far dei progressi nelle scienze e nelle arti senza la speditezza
dei
metodi, i quali per la maggior parte degli uomini
ale quanto lo studio delle Pandette gioverebbe a crear in una nazione
dei
legislatori simili a Minosse, a Confuzio, a Pen,
traprender ciò che non oserei raccontare senz’allarmar la dilicatezza
dei
lettori. [49] Questo morbo letterario proviene da
Per un effetto della prima avviene che l’uomo, non sapendo stabilire
dei
limiti alle proprie facoltà e restando sempre con
azione di uom dotto, ch’ei tanto pregia, fino alla debolezza d’averne
dei
piaceri comuni col volgo. [51] Da ciò è derivato
benissimo che ogni regola patisce la sua eccezione e che in ciascuno
dei
rami della facoltà musicale può questa nazione va
a i sentimenti va del paro colla filosofia che regola la disposizione
dei
tuoni139. [53] Parimenti tra i moltissimi maestri
famosi eredi dello spirito di Tartini cioè Pagin e Nardini, il primo
dei
quali si creò un suo particolare stile mirabile p
gran nettezza, e di ottimo gusto ha meritamente riscossi gli applausi
dei
più rinomati teatri. Né meno celebri sono presso
vole quanto il famoso Lolli nell’agevolezza dell’arco, nella maestria
dei
passaggi e nell’arte di eseguire le più difficili
a varietà, la leggiadria, il brio, l’abbondanza, l’analisi più minuta
dei
tuoni, un maggiore raffinamento in tutte le sue p
on deroga per niente al mio assunto, giacché di gran parte delle arie
dei
moderni maestri si può fare la stessa analisi ch’
quenza sacra, e celebre per la purgatezza dello stile, per la pittura
dei
caratteri nazionali e per critica lepidissima. Av
atriottismo ; assai temuta per il coraggio e l’eccezionale gagliardia
dei
muscoli. Il padre, integerrimo magistrato, allevò
. Essendosi incendiato presso la loro casa un fondaco di legname, tre
dei
quattro fratelli, ancora ragazzi, accorsero fra i
e e fu con Salvini, colla Carolina Internari, colla Ristori, per dire
dei
principali con cui militò. Onde seguire l’irresis
oesie : da alcuni canti della Divina Commedia al Delenda Cartago ; da
dei
brani dell’Ariosto alla Secchia rapita ; da un br
che la sua forza ed il suo coraggio mise al servizio degli infelici e
dei
deboli, sicchè di molti e non dimenticati pugni s
botti-Vestri Luigia (V. Vestri). Rocca-Nobili Camilla. Prima attrice
dei
Confidenti, fu una delle più forti artiste del su
rimenti parente di Cesare Nobili, esordisse col padre nella Compagnia
dei
Desiosi. Il Quadrio si confonde tra la Delia e l
| ANNIBALE TORCHI | marchese d’ariano. In Venetia | appresso ambrogio
dei
| M.D.C.XIII. Il libretto, rarissimo, consta di
ico Acceso, e il non men famoso Capitano Spaventa Francesco Andreini,
dei
Gelosi. Non sappiamo di qual terra fosse nativa
a de le donne onore e lume, gloria del sposo suo, pompa del mondo, e
dei
teatri luminosa Aurora. Quanto a' suoi pregi ar
vo sciocco. Recitava il 1845-46 nel teatrino di Donna Peppa, la madre
dei
Petito ; e come – dice S. Di Giacomo (op. cit.) –
o (op. cit.) – il primo attore, tal Comincio, impiegato alla fabbrica
dei
tabacchi, lo apostrofa spesso con l’aggettivo di
Quadro
dei
buffoni francesi e italiani, esistente nel Museo
stampe estere. L’utilità poi dell’opera è evidente, dacchè la storia
dei
comici è storia del Teatro ; e dacchè nei secoli
ropa. E noto come la prima idea di raccogliere le notizie biografiche
dei
comici italiani venisse a Francesco Bartoli, mari
a della Letteratura italiana). Richiamo vivamente tutta l’attenzione
dei
miei lettori sopra una grande e coraggiosa pubbli
ze, ha cominciato a pubblicare l’anno scorso un dizionario biografico
dei
comici italiani e prosegue arditamente in mezzo a
riserve. L’edizione è magnifica : oltre allo splendore della carta e
dei
tipi, noto la ricchezza delle incisioni, tratte c
ro (La Nazione, 6 marzo ’96). …… chi si propose di scrivere la storia
dei
comici italiani fece opera nobile. E se per la ne
ifficoltà che incontra, tali da fiaccare i più tenaci, nella raccolta
dei
documenti. E lo accompagni e lo sorregga l’illumi
ezzi ond’egli è arrivato a rendersi lo scrittore unico e privilegiato
dei
musici, e la delizia delle persone gentili. Quest
lar destrezza la diversità de’ metri alle varie passioni, facendo uso
dei
versi curti negli affetti che esprimono la langui
ulla lira italiana le corde della greca investendosi di tutta l’anima
dei
greci poeti più felicemente di quanti il precedet
o di quell’autore quanto sono conformi alla natura i ridevoli sistemi
dei
filosofi. All’opposto chiunque abbia un pò d’anim
nza renderli troppo sostenuti e sonori, come sono comunemente i versi
dei
poemi non cantabili. La morbidezza non per tanto
za di quelle scene non solo perché tende a schivare le lunghe dicerie
dei
tragici del Cinquecento, e gli ambiziosi ornament
trono? Non apparisce forse il vero padre de’ suoi vasalli, il modello
dei
re cittadini, l’uomo insomma, come altri disse di
di mille altri pregi, questo solo basterebbe a rendernelo la delizia
dei
cuori onesti e sensibili. L’immaginazione dell’uo
eneca, che ti pare un ragazzo sortito or ora dal liceo, o come quello
dei
francesi moderni che t’intassano a torto e a trav
imitazione poetica. Si direbbe che il di lui genio fosse la dea Clori
dei
Greci, che volando per l’aria spargeva nembi di r
iù son distinte, e se distinte Han confini tra lor. Dir dunque
dei
Che ha confin l’infinito, o non son Dei. A
sensibili, quello che esige principalmente l’universale riconoscenza
dei
lettori per le lagrime, che ha cavate loro dagli
e s’affrettano ad ubbidire; ora ti si appresenta uno spettacolo degno
dei
numi, cioè il dolore sublime d’un eroe che si ved
che obbligato a condannar un amico trovato deliquente si lagna cogli
dei
perché, lasciandogli il suo cuore, gli abbiano fa
alia dalla gentilissima musa del Petrarca, indi reso comune pel mezzo
dei
Greci fuggiaschi che vi si annidarono, aveano nel
della mollezza e della vivacità, ma con iscapito della dilicatezza e
dei
costumi. Cercarono bensì alcuni scrittori d’oppor
olle parole de’ politici, colle lagrime delle donne, e colle speranze
dei
cortigiani. [30] Fra questi due estremi egualment
ll’Achille lo spavento di Troia e l’oggetto il più caro delle premure
dei
numi; osservar pendente dai cenni di Fulvia quell
o genere un inciampo non lieve a chi sensatamente ne volesse giudicar
dei
poemi. Ad ogni modo però se qualcheduno m’addiman
alente architetto. Se la sua cattiva sorte il fa inciampare in alcuna
dei
primi, per quanto ingegno abbia egli sortito dall
e nel sacco dato a Roma a’ tempi di Clemente Settimo non sene accorse
dei
soldati ch’erano entrati a depredar la sua casa,
o d’indicar loro i difetti, dai quali debbono tenersi lontani. I vizi
dei
grandi artefici sono più pericolosi degli altri a
inizza insieme con essa sulle are del pregiudizio, e lo stolido volgo
dei
lettori somigliante agli antichi abitatori dell’E
gio per chi che fosse il riguardar con occhio di artefice i simolacri
dei
numi, e che niuno s’avvisò di accusare di felloni
omenti più fecondi di passione e più atti alla melodia, nella pittura
dei
caratteri più difficili e più interessanti, nell’
ri, Quel segreto è un arcano, Riandando l’idea, Troncar il canape reo
dei
legni», e tali altri modi di dire, che da qualcu
i come modelli nel frasario generale della nazione; dove la diversità
dei
popoli, dei governi e delle leggi, l’affluenza di
li nel frasario generale della nazione; dove la diversità dei popoli,
dei
governi e delle leggi, l’affluenza di persone e d
rtamente Metastasio in un seggio di gloria vieppiù luminoso di quello
dei
Cini, dei Passavanti, dei Burchielli, dei Varchi,
etastasio in un seggio di gloria vieppiù luminoso di quello dei Cini,
dei
Passavanti, dei Burchielli, dei Varchi, dei Salvi
seggio di gloria vieppiù luminoso di quello dei Cini, dei Passavanti,
dei
Burchielli, dei Varchi, dei Salvini, dei Dati, e
vieppiù luminoso di quello dei Cini, dei Passavanti, dei Burchielli,
dei
Varchi, dei Salvini, dei Dati, e dei Salviati, o
inoso di quello dei Cini, dei Passavanti, dei Burchielli, dei Varchi,
dei
Salvini, dei Dati, e dei Salviati, o adotterà que
lo dei Cini, dei Passavanti, dei Burchielli, dei Varchi, dei Salvini,
dei
Dati, e dei Salviati, o adotterà quelle formole m
dei Passavanti, dei Burchielli, dei Varchi, dei Salvini, dei Dati, e
dei
Salviati, o adotterà quelle formole mosse dall’au
del Tesoro di Ser Brunetto, del Malmantile di Messer Pirlone Zippoli,
dei
Capricci del Botaio, o di tali altri libri canoni
sseguisce al presente da una radunanza di letterati impiegati nel far
dei
commenti a ciascuno dei drammi di questo poeta, e
una radunanza di letterati impiegati nel far dei commenti a ciascuno
dei
drammi di questo poeta, e che verranno dati alla
ra di questa passione sul teatro non ha mezzo. Essa è come il governo
dei
tiranni, i quali o regnano dispoticamente fra la
’Antichità, presso a’ quali l’amore fu piuttosto un bisogno materiale
dei
sensi che un raffinamento della immaginazione, si
ualche ammorbidita fanciulla. Chi può soffrire che un feroce principe
dei
Parti venga fuori con questa scapata amorosa, che
si sentono far uso di quelle antitesi e ritornelli di parole proprie
dei
madrigali del Seicento, e così poco care ai sensa
tatore Adriano; che ha veduta la disgrazia di Farnaspe caduto in mano
dei
Romani e incatenato da loro per esser creduto l’a
lle lunghe dispute sull’accortezza, delle donne paragonata con quella
dei
cortigiani. Eppure tal ne è l’argomento che serve
e agli usi del teatro, al genio della musica odierna, ed al capriccio
dei
maestri di cappella, degl’impresari, dei macchini
ica odierna, ed al capriccio dei maestri di cappella, degl’impresari,
dei
macchinisti, dei cantori, e dei ballerini; e che
l capriccio dei maestri di cappella, degl’impresari, dei macchinisti,
dei
cantori, e dei ballerini; e che per conseguenza a
maestri di cappella, degl’impresari, dei macchinisti, dei cantori, e
dei
ballerini; e che per conseguenza a tali cagioni a
lli autori sublimi, i quali sprigionandosi dai ceppi delle opinioni e
dei
gusti volgari hanno imposto la legge alla loro na
celebre Semiramide, quando nato non era per anco il sistema favoloso
dei
Greci ed eran nomi sconosciuti Imeneo e la sua fi
a non fosse dai Medi se non molti secoli dopo, cioè dopo la conquista
dei
Seleucidi 107, l’introdurre una donzella nata nel
iere, ovvero sia dello specchio di cristallo posto in bocca d’un eroe
dei
tempi favolosi, cioè d’Ercole al Bivio quando si
resso ai Romani la forza medesima che il giuramento fatto in presenza
dei
numi, niega a Cesare sotto un pretesto leggieriss
Siroe, la Nitteti, il Trionfo di Clelia, l’Asilo d’Amore, la Contesa
dei
numi, l’Astrea placata con pochi altri de’ suoi c
e’ maghi contava fra suoi dogmi quello di escludere i simolacri degli
dei
non ammettendo altra imagine visibile della divin
nche scrittore di versi, e lo stesso Bartoli riferisce un prologo, nè
dei
migliori, nè dei peggiori, ch'egli dettò per Luig
versi, e lo stesso Bartoli riferisce un prologo, nè dei migliori, nè
dei
peggiori, ch'egli dettò per Luigia Lapy, quando a
Bagliani Pietro, bolognese. Recitava intorno al 1623, nella Compagnia
dei
Comici Uniti sotto la maschera di Dottor Graziano
s. – Arcidottore Gratian Furbson de Frā – culin, ecc. (Bologna, erede
dei
Cocchi s. d.), appartenga al Croce davvero, o al
decennio del secolo xvii (il Malherbe — cf. Baschet 244 — a proposito
dei
Due Simili recitati al Louvre dai Fedeli la sera
aveva allora ottantasette anni : sarebbe nato dunque il 1526), fu uno
dei
più grandi Zanni del suo tempo, più noto col nome
a a Ferrara ; e nel medesimo anno la sua Compagnia si fuse con quella
dei
Confidenti che aveva a capo la Vittoria (Piissimi
mico il Valerini (V.) ; con la stessa compagnia ? Il D'Ancona la dice
dei
Gelosi : ma non eran gli Uniti ? A codesta epoca
Pavoni, Bologna, Rossi, 1589). Del 1601 abbiamo la seguente lettera
dei
Comici Uniti, che ritengo inedita e che traggo da
oma, indi, come sovente s’è visto, trascinato alla scena dall’esempio
dei
parenti, salì subito in alto grido per le parti d
Eglise e in italiano La Gieza), che gli morì a Londra il 1675 in uno
dei
due viaggi che la Compagnia fece in Inghilterra c
29 ottobre 1706. Fu sepolto nella chiesa di S. Lorenzo alla presenza
dei
figli Carlo e Augusto Alessandro. Marc’Antonio Ro
o la scuola del famosissimo Domenico Maria Canuti, e finì Provinciale
dei
domenicani a Roma. Girolamo, interdetto per demen
r Duret tireur d’or di Lione, che poi si fece comico. Nella divisione
dei
beni di Marc’Antonio Romagnesi, il Duret prende l
ra, quando appunto tutto a lei sorrideva ; bellezza, talento, l’amore
dei
suoi parenti, dei suoi amici e le simpatie del pu
tutto a lei sorrideva ; bellezza, talento, l’amore dei suoi parenti,
dei
suoi amici e le simpatie del pubblico. Senza dubb
motivi di ciò, e di fare il parallelo della nostra musica con quella
dei
Greci. Ma dio buono! Come può mai paragonarsi una
he è affatto puerile. La Roma d’oggidì è “una cosa evidente”, la Roma
dei
tempi di Traiano non si “vede”, dunque non può pa
i, cioè esaminando i principi, sui quali è appoggiato l’uno e l’altro
dei
sistemi; ma non toglierà mai che si possano mette
utile al bene degli stati. Egli è evidente però che nello stesso modo
dei
Greci consideriamo ancor noi la poesia e la music
i templi, nei teatri, nelle case… e la stessa stima ch’ebbero i Greci
dei
drammi l’abbiamo anche noi.» RISPOSTA. [12] È co
intorno alla quale non poche cose abbiam dette nel penultimo capitolo
dei
secondo tomo dell’opera presente. E quantunque il
recia si fece della musica fu alle cerimonie religiose in onore degli
dei
». Gli oracoli si rendevano in musica, cioè cantan
onsecrato il sistro, e la sampogna a Pane. Anche Giove il padre degli
dei
si vedeva in qualche tempio d’Atene colla lira in
lle cose divine, alle quali applicavansi gli antichi ringraziando gli
dei
dopo la raccolta dei frutti. Diodoro afferma che
quali applicavansi gli antichi ringraziando gli dei dopo la raccolta
dei
frutti. Diodoro afferma che fossero inventati da
o, e sulle scene, e nell’ingresso s’innalzavano delle statue in onore
dei
numi. La medesima usanza si raccoglie da un luogo
nza non seppero trovare altro espediente onde placare lo sdegno degli
dei
, che quello di chiamare dalla Toscana gli istrion
e arti drammatiche. Platone chiama le favole sceniche un dono che gli
dei
aveano fatto al genere umano compassionando le su
18] «Se allora essi servivano per dilettare e istruire, senza parlare
dei
più antichi, quelli dello Zeno, e del Metastasio
compositore di musica eseguirli da loro stessi, non seguì il medesimo
dei
drammi greci quando migliorarono, cioè quando fur
agedia e nella comedia. Epigene, poeta tragico anteriore a Tespi, usò
dei
cori nelle sue tragedie e i cori certamente non e
l’arte et intrecciare le modulazioni, la bellezza delle transizioni e
dei
passaggi, l’artificiose circolazioni intorno al m
lei, di Giulio Caccini, di Pietro Cerone e di Giacopo Peri, le parole
dei
quali addussi in vari luoghi della mia opera. Ma
emperati e più religiosi costumi; quando Plutarco ci insegna aver gli
dei
donata ai mortali la musica non pel vano ed inuti
ndano i meravigliosi effetti morali prodotti dalla musica sugli animi
dei
Greci sulla loro educazione, sulla loro politica,
e ne ringentilisce lo spirito, non più il progresso della filosofia e
dei
lumi sono a’ nostri tempi le cagioni che hanno “u
nti all’azione di essa. GIORNALISTA. [39] «La musica cangiò al tempo
dei
Greci, ed ha cangiato al tempo nostro. Nella Grec
tte opere perfette.» RISPOSTA. [40] Che la musica cangiasse al tempo
dei
Greci, come ha fatto nel nostro; che presso loro
o del Dante dove parla del conte Ugolino modulato da Vicenzo Galilei,
dei
Pietosi affetti di Don Angelo Grillo vestiti armo
a poesia non ha quantità sillabica, e che questa era propria soltanto
dei
versi greci e latini, e in generale dei versi app
e questa era propria soltanto dei versi greci e latini, e in generale
dei
versi appartenenti alla poesia chiamata metrica,
a poesia chiamata metrica, i quali si regolavano col numero e varietà
dei
piedi, e colla lunghezza e brevità delle sillabe;
età dei piedi, e colla lunghezza e brevità delle sillabe; all’opposto
dei
versi appartenenti alla poesia detta armonica com
critica un picciolo dizionario che fissi la significazione arbitraria
dei
termini adoperati da lui, e ciò per risparmiare l
atti, imperocché ad eccezione d’alcuni pochi maestri la maggior parte
dei
moderni lavora delle musiche applicabili a cento
. GIORNALISTA. [49] «In qualche abbaglio è incorso il N. A. parlando
dei
principi musicali in cui confessa egli stesso di
n proverà mai nulla, non potendosene fare il confronto; e le autorità
dei
tre rispettabili professori che adduce in favor s
ranno forse servire di correttivo alla ridicola baldanza di più d’uno
dei
moderni maestri. «Sempre fra gli uomini fu grandi
ostra affezione dall’amor proprio lodiamo con compiacenza que’ tempi,
dei
quali crediamo esser noi stati un non mediocre or
adava poco alla dilicatezza della composizione, come perché la poesia
dei
drammi così poco interessante faceva perdere il s
, adduce quei difetti che sono già stati conosciuti da tanti altri, e
dei
quali son più di venti anni che sin la ciurma dei
i da tanti altri, e dei quali son più di venti anni che sin la ciurma
dei
nostri compositori se ne astiene, e in cui verame
ho avanzato, dovea sostenere con zelo apostolico che la maggior parte
dei
moderni maestri sono dottissimi, che intendono a
ddetta sfera sia stata, a così dire, intieramente trascorsa per opera
dei
trapassati autori, e qualora agli artisti cominci
, ma ch’esistono soltanto nel di lui cervello. Due proposizioni hanno
dei
rapporti alquanto lontani, ma conciliabili fra lo
. del mio secondo tomo e si vedrà che dopo aver terminato il catalogo
dei
valenti professori che meritano, a mio avviso, d’
tti morali nel cuor dell’uomo, i quali oltrepassano la limitata sfera
dei
sensi, e che trasmette ai suoni quell’energia dom
picciola città abbia il teatro, ma egli è ben certo che l’abbondanza
dei
teatri e la frequenta degli spettacoli quando per
edali di altre pie istituzioni, e di uomini sapienti in ogni facoltà,
dei
quali pregi tutti, se gli stranieri stessi, quell
mbra che il giornalista amico di sollazzarsi abbia guiocato al giuoco
dei
pegni, e che per riscuoterne qualcheduno de’ suoi
positori, e trova poi “tante belle verità” nel capitolo dove si parla
dei
cantanti. Che vuol dire questa incoerenza? Forse
fficilmente resiste quella genia di persone che vive delle secrezioni
dei
talenti come i corvi e gli avoltoi si pascono del
talenti come i corvi e gli avoltoi si pascono della carne infracidata
dei
cadaveri. GIORNALISTA. [92] «Nè si vorrebbe ch’e
o nel suo sentimento, quando vedremo da lui rischiarato l’abbuiamento
dei
codici ch’egli suppone tutti scorretti, e rettifi
llente musica di tanti bravi maestri parlano abbastanza. La scarsezza
dei
bravi artisti non può mai derogare alla perfezion
e i Carcini non tolsero al secolo d’Alessandro la gloria d’essere uno
dei
più illustri nella storia della greca letteratura
tro, cioè che la musica non abbia un gusto fisso; che le composizioni
dei
primi maestri del nostro secolo sieno già divenut
di scultura, arti perfezionate molto prima, e che se le composizioni
dei
primi maestri del nostro secolo fossero state buo
epto processerat non adduce veruna delle mie pruove, non si fa carico
dei
fondamenti su cui s’appogiano le mie opinioni, la
uscirà dalla persuasione in cui è che il saper combinare bene o male
dei
diesis e dei bemolle gli dia un diritto d’infalli
persuasione in cui è che il saper combinare bene o male dei diesis e
dei
bemolle gli dia un diritto d’infallibilità quando
tecnico e nel pratico dell’armonia, per non precipitar negli sbagli (
dei
quali per altro il giornalista non ha saputo ritr
bia. È un peccato che l’Europa non sia rimasta gran fatto persuasa né
dei
motivi del duello, né del vigore del duellante, e
Dorati Carolina, Alamanna, Battista e Dionisio. Figli
dei
precedenti. Abbracciaron tutti l’arte dei parenti
Battista e Dionisio. Figli dei precedenti. Abbracciaron tutti l’arte
dei
parenti. La Carolina sosteneva il 1826 le parti d
i è un artista che haveramente diritto di cittadinanza nella famiglia
dei
brillanti alla quale appartiene. Noi vorremmo che
i da una certa cantilena, nella quale cade qualche volta sul terminar
dei
periodi. » Passò nel 1856 nella Compagnia Stacchi
nio rinomanza di artista egregio ; e il Colomberti lo chiama l’ideale
dei
primi amorosi e dei primi attori. Ricorreva spess
ista egregio ; e il Colomberti lo chiama l’ideale dei primi amorosi e
dei
primi attori. Ricorreva spesso nelle uscite di sc
questo Idropico corpo di Compagnia ; Potati che furono à pena i Rami
dei
Vechio debito, ripulullorno in breue in tanta cop
isto 21 maggio 1686. Infatti nel maggio '86 egli figurava nella lista
dei
comici del Duca, al fianco dei coniugi Fiala, di
l maggio '86 egli figurava nella lista dei comici del Duca, al fianco
dei
coniugi Fiala, di Antonio Riccoboni, di Carlo San
cernere un suo grado di parentela con Fichetto e col Dottor Baloardo,
dei
quali era contemporaneo.
lla grandezza e figura di che ha da essere, intorno alla disposizione
dei
palchetti e ornato loro, non sarà fuori del prese
il modulo delle altre parti della fortificazione. Assai più spaziosi
dei
nostri esser potevano i teatri degli antichi. Per
lla platea. [6.6] Molto acconcia altresì per la miglior disposizione
dei
palchetti è una invenzione di Andrea Sighizzi, sc
e di Andrea Sighizzi, scolare del Brizio e del Dentone e predecessore
dei
Bibbiena, che l’hanno più volte dipoi posta in op
to di mezzo del primo ordine, ovvero pochissimi torneranno gli ordini
dei
palchetti, e perdi inutilmente dello spazio. L’ar
orecchi moderni. Voglio dire che gracilissimi deggiono farsi i fulcri
dei
palchetti, che avendo a sostenere un picciolissim
ancia, ne volle nobilitare la patria sua. La congegnazione e l’ornato
dei
palchetti fornirà all’architetto, non meno che il
le moderne rappresentazioni, la maestà si conserva dell’antico teatro
dei
Greci. L’uno è del Sig. Tommaso Temanza, uomo rar
ora molti anni, consecrato in Berlino ad Apollo e alle Muse; ed è uno
dei
primari ornamenti di quella città regina. 57. [
di azione inventato dalla umana sagacità affine di accrescer la somma
dei
nostri piaceri, e di stabilire fra uomo e uomo un
la sommità de’ papaveri, che grandeggiavano sopra gli altri; Dario re
dei
Persi, che essendosi inoltrato nella Scizia con i
ro tutti gli arcani della galanteria, senza temer la gelosa vigilanza
dei
mariti; mille altri esempi di questa natura, de’
è portata al maggior grado quando le parole e le idee fanno l’effetto
dei
colori. [5] C’è non per tanto l’eloquenza de’ ges
alla educazione pubblica, alla guerra e al culto religioso. Come gli
dei
e gli eroi furono tenuti poeti e musici così furo
a per accendersi al coraggio, nel sortire di essa per ringraziare gli
dei
, d’intorno al talamo coniugale per augurare la fe
cessità di esser chiara e distinta. Non basta che il danzatore faccia
dei
gesti e delle attitudini, bisogna che i gesti abb
isce il vero linguaggio d’azione. Se nella serie accennata si trovano
dei
muovimenti che m’imbarazzano, o perché nulla sign
fine patetica, cioè che così acconciamente dipinga i movimenti propri
dei
vari affetti umani, che lo spettatore sia costret
ione violenta che richiede la danza, mettersi i polmoni e la glottide
dei
cantanti nell’atto d’eseguire l’arie in una posiz
minata di ballar per ballare, ma come una usanza propria del popolo o
dei
personaggi che parlano, appoggiata sulla storia o
dove il ballo de’ pastori è a meraviglia legato coll’azione, e quello
dei
piaceri nel palazzo d’Armida, e quello delle Bacc
nel palazzo d’Armida, e quello delle Baccanti nella Lavinia, e quello
dei
lottatori nei funerali di Castore, e in più altri
diviso in tre punti la sua orazione, il mettersi a ballare ad ognuno
dei
punti frapponendo dei lunghi intervalli alla cont
a sua orazione, il mettersi a ballare ad ognuno dei punti frapponendo
dei
lunghi intervalli alla continuazione delle sue pr
co che da Firenze portasse il lettore fino a Sarmacanda, e dall’epoca
dei
Medici perfino a quella di Tamberlano, perché il
inguaggio della musica, mi saltano all’improviso fuori col linguaggio
dei
muti, e togliendomi per forza dal luogo dove sono
no queste presso a loro due cose affatto separate, e se ad imitazione
dei
Greci intromettevano la danza insieme col coro, n
rsi alquanto su questo curioso punto di storia per maggior istruzione
dei
lettori; tanto più che pochissimo o nulla si trov
sce essere stato desso il primo a condurre da Francia in Italia l’uso
dei
balli. Questo elogio non è che un ritrovato dell’
in prosa recitata in Italia furono eseguiti quattro balli bellissimi,
dei
quali eccone la descrizione come la trovo in una
traessero la prima idea di cotali rappresentazioni dalle azioni mute
dei
Francesi, presso ai quali erano in uso anche prim
fece gloriosa menzione, fit l’inventore delle più leggiadre feste, e
dei
balletti più rinomati che fossero al suo tempo es
o colà dove abbisognavano di far mostra di buon senso, sparì il gusto
dei
balli allegorici insieme con quello degli acrosti
enta di volgere ovunque gli tornava in acconcio le menti e lo spirito
dei
Romani; l’arte oratoria toccò dunque la perfezion
sere che pantomimo, d’usare di que’ gesti soltanto, la significazione
dei
quali essendo fissata da una convenzione generale
i della mimica, come si coltiva fra noi, sono accidentali, ch’ella ha
dei
vizi intrinseci che non potranno estirparsi giamm
endoci una compostezza che annunzia la disuguaglianza delle fortune e
dei
ranghi ci hanno ispirato un contegno che imprigio
se non del tutto inutile almeno men necessaria la copia e la veemenza
dei
gesti. Conseguentemente a quanto si è detto la mi
a di Pompeo, l’intrapresa di Marcantonio di voler incoronar Cesare re
dei
Romani, il simulato rifiuto del lottatore, le tra
otrebbe per Ezio, Fulvia, e Valentiniano. [37] Adoperando l’inventore
dei
balli uno strumento così difettoso come lo è una
ve niuna convenienza si serba al paese, al grado, al luogo e alla età
dei
personaggi, dove s’atteggiano nella stessa foggia
in quelli d’Italia viene dai facoltativi considerato come il modello
dei
balletti chiamati di mezzo carattere. [38] La sce
40] A tale pressoché irremediabile oscurità comune alla maggior parte
dei
balli credono d’ovviare gl’inventori del ballo, p
dar più attenzione alle braccia; lasciar le cavriuole per l’interesse
dei
gesti; abbandonar i passi difficili, e far più co
mpre quello di disgustarci d’ogni altro spettacolo drammatico agguisa
dei
liquori forti che incalliscono, a così dire, il p
isveglia altresì l’idee della bellezzan fisica, e con esse l’immagine
dei
diletti che ne vanno congiunte. Gli occhi veggono
finezza a comprendersi. Bisognerebbe conoscere assai poco il sistema
dei
teatri italiani per lusingarsi che possa altrimen
ndo il regno de’ pantomimi disparve affatto dalle scene latine quello
dei
buoni poeti. S’attenda al piede che va ora piglia
ne dell’atto quarto del Maometto, sento all’improviso la prima arcata
dei
violini, parmi che questi vogliano rasciugar le m
remio, e perché i maggiori anzi i soli piaceri della vita sono quelli
dei
sensi. Io non voglio far da casista coll’Elvezio
esentato con una contraddanza in tondo viva ed allegra, dove ciascuno
dei
danzatori intrecciando la sua mano con quella del
umbras», l’autorità d’Omero, che introduce Diomede combattendo cogli
dei
, e quella d’Ossian, che nel poema di Carricatura
onte agli spettri. Omero in più luoghi delle sue opere mi dipinge gli
dei
poco dissimili dai mortali, hanno eglino pelle, c
99 in un sotterraneo, mentre bombardavano Capua. Egli era discendente
dei
duchi di Celsa piccola e del Marchese Forcella, e
or Benedetto Dente, con l’indirizzo : A S. E. Cav. Pasquale Almirante
dei
Duchi di Celsa piccola, e altre colla data del 18
gli anni 1590-91-92. Il Bertolotti nell’opera sua « Musici alla Corte
dei
Gonzaga in Mantova dal secolo xv al xviii » (Mila
plica, dice il Neri, è di mano di Gio. Paolo Fabbri, il più letterato
dei
compagni ; ma il capocomico, probabilmente, era G
amiglia patrizia in Verona il 1786, fu educato a Venezia nel Collegio
dei
Nobili. Appassionatissimo pel teatro, entrò nella
nella Compagnia Fabbrichesi, passando poi in quella di Paolo Blanes e
dei
Fiorentini di Napoli, ove condusse in moglie Vinc
o. Battista. È questi senza dubbio quel Battista da Rimino (V), Zanne
dei
Confidenti, citato dal Rossi nel discorso a' lett
quale comincia : « Alli giorni passati essendo a Cremona la Compagnia
dei
Comici Confidenti, et fra loro il fidelissimo ser
, 1865) dice del Blanes che calzava con mitica dignità l’alto coturno
dei
classici. Egli rappresentò la prima volta colla
, delle quali 1866 per una verghetta doppia con 20 brillanti : quello
dei
libri di L. 1383. Eran anche tra gli oggetti due
n alcuna delle quali, d’indole affatto intima, traspaiono l’austerità
dei
costumi e la nobiltà dei sentimenti. È certo che
ndole affatto intima, traspaiono l’austerità dei costumi e la nobiltà
dei
sentimenti. È certo che alle tasche del Belli fac
donate ai venti eran le Dee di Pindo in sen di Flora, e al dolce suon
dei
modulati accenti ride la Terra, e il Ciel viepiù
le unisco copia. Assieme a questo per effetto di satira furon gettati
dei
fogli del libro dell’opera scaduta intitolata La
gettati dei fogli del libro dell’opera scaduta intitolata La schiava
dei
due padroni. Nessun francese si vide in teatro ie
e, vissuto onestamente, non gli venner mai meno l’affetto e la stima
dei
compagni.
trasformato. Nel Violinajo di Cremona, nei Fourchambaùlt, nel Cantico
dei
Cantici, nella Libertas di Costetti e in tante al
atullo e lottando a corpo a corpo con le difficoltà dell’ originale e
dei
metri, con la rigidità della nostra terribilissim
in occasione d’ una memorabile recita al Quirinale, dove in conspetto
dei
Sovrani, della Principessa Isabella e del Duca di
tore di quei monologhi che trovarono sulle scene maggiori e su quelle
dei
filodrammatici tanta e così invidiata fortuna ; n
a avesse attinenza con la storia del nostro Teatro. Questo Dizionario
dei
Comici italiani, concepito con tanta genialità e
1882). La Lettura Ad Alta Voce. (Firenze, Paravia, 1883). Il Libro
dei
Monologhi. (Milano, Hoepli, 1888). – Se ne fecero
lettera di A. Franchetti. (Modena, Sarasino, 1891). Il Secondo Libro
dei
Monologhi. (Milano, Hoepli, 1893). La Recitazion
grotta di Pozzuoli, piena di sentimento e di grazia. Un omino che fa
dei
versi come questi e prego e prego e prego, e nell
appresentazioni dovette dipoi fare non picciolo torto la introduzione
dei
personaggi buffi, i quali non bene allegavano cog
che l’opera, discendendo come di cielo in terra, dal consorzio degli
dei
si trovò confinata tra gli uomini. Alla tanta pom
rle che a sostenerle. Tale è per esempio nel teatro francese il ballo
dei
pastori che celebrano le nozze di Medoro e di Ang
, chi sapesse pigliare con discrezione il buono de’ soggetti favolosi
dei
tempi addietro, ritenendo il buono dei soggetti d
il buono de’ soggetti favolosi dei tempi addietro, ritenendo il buono
dei
soggetti dei nostri tempi, si verrebbe quasi a fa
soggetti favolosi dei tempi addietro, ritenendo il buono dei soggetti
dei
nostri tempi, si verrebbe quasi a far dell’opera
e a Livorno il 13 agosto 1859 da Pilade Arrighi, cassiere alle stanze
dei
pubblici pagamenti, e da Antonietta Bonamici, sor
stretto parente. Nell’anno 1876 entrò a far parte della R. Accademia
dei
Nascenti, come filodrammatico, e in breve diede p
di secondo Zanni con molto valore, apparteneva il 1610 alla Compagnia
dei
Comici Confidenti, con cui lo vediam recitare in
alla testa della compagnia Giovanni Battista Andreini. Nè la collera
dei
compagni contro il fuggitivo si spense sì facilme
Romagnoli Carlo. Figlio
dei
precedenti, esordì secondo amoroso nella Compagni
tti) nel Bersagliere di Roma : Carlo Romagnoli tenne meritamente uno
dei
primi posti fra i nostri attori. Aveva bella voce
e di Marco e Todero, ed il vicino canale che dalla Laguna va al Ponte
dei
Sospiri. Giunto in quel largo, il vecchio si ferm
etto che il fatto aveva luogo in una grotta, prosegui notando il nome
dei
personaggi dei due sessi, che egli avrebbe rappre
to aveva luogo in una grotta, prosegui notando il nome dei personaggi
dei
due sessi, che egli avrebbe rappresentato, e così
to in miseria. Allora inventò di dar quel nuovo spettacolo sulla riva
dei
Schiavoni, che bastava a farlo vivere, se non ben
nte nella ricerca di una perfettibilità, che è il tormento e la forza
dei
grandi artisti, Italia Vitaliani non sa trovare q
quando rimane qualche giorno fra le braccia di sua madre che adora, e
dei
suoi fratelli e sorelle. » E parlando poi la T
on fa alcuna pompa, intesala un mattino discorrere nel Duomo di Siena
dei
tempi torbidi e poetici dei comuni con parola sob
un mattino discorrere nel Duomo di Siena dei tempi torbidi e poetici
dei
comuni con parola sobria, ma colorita e precisa,
7_img151.jpg] ( Da Iacopo Callot). La canzone ci dà inoltre un elenco
dei
comici disperati al cospetto di Scappino morente.
stanza di Lelio e Florinda), sui quali egli dice fondata la Compagnia
dei
Confidenti, che mise assieme per suo gusto da cir
aria Malloni, un corso di recite, il 26 settembre 1626, alla presenza
dei
signori Cardinali Legato e Sacchetti, del Gran Du
a presenza dei signori Cardinali Legato e Sacchetti, del Gran Duca, e
dei
Principi Gio. Carlo e Mattias col seguito di molt
retario del Duca di Mantova, la quale io traggo inedita dall’archivio
dei
Gonzaga e pubblico intera, per le notizie importa
stro Pantalone buono sì per la lingua matterna, quanto per la pratica
dei
soggietti antichi e moderni. Bagattino nostro sec
nnamorato non sono ne Cintio, ne il morto Aurelio, ma troverebbe bene
dei
giovani studiosi, quali in Fiorenza dove è la scu
ima celebre, ma non men celebre e Maria Malloni anche questa, colonna
dei
secondi Confidenti. Per quante ricerche fatte no
re non vi andasse altrimenti. Di altre stagioni fatte dalla Compagnia
dei
Comici Confidenti al servizio di Don Giovanni De
mmira, che può dar fra gl’ incendj un Paradiso. Di tutte le scenate
dei
coniugi Nelli e dei coniugi Buffetto e Colombina,
ra gl’ incendj un Paradiso. Di tutte le scenate dei coniugi Nelli e
dei
coniugi Buffetto e Colombina, vedi al nome di Can
perato e insuperabile. Lasciò scritto un enorme volume di ricordi,
dei
quali Jarro pubblicò in appendici della gazzetta
e, e vi stampò nel 1832 un corso di lezioni, corredando la duodecima,
dei
gesti, di quaranta tipi che rappresentano l’attor
ne ora lenta, ora precipitata, non cra sempre quadrante colla qualità
dei
pensieri che doveva esprimere, quasi sempre subli
i applicò quasi esclusivamente alle tragedie del grande Alfieri, e fu
dei
primi che le fece assaporare sui pubblici teatri,
to tragico attore era l’attore di genio ; il suo difetto nell’analisi
dei
caratteri traspariva nelle particolarità, non nel
conserva alcune lettere di Coviello, il quale, per non essere da meno
dei
suoi compagni, batte cassa con supplicazioni di o
e li Massari del ghetto vogliono semignare l’elettione, per la carica
dei
letti nel Castello, e sospira una gratia che può
i Modena abbiamo l’elenco della Compagnia, in cui non figurano i nomi
dei
coniugi Sacco, bensì quelli di Gaetano Caccia, Le
n reboante del solito. Il soggetto è la solita difesa delle Comedie e
dei
Comici contro le accuse di immoralità, di disones
tiche, sono ancora le sue glorie. Coviello appartiene alla categoria
dei
capitani. Seguendo il Callot, Maurizio Sand ci ha
presentare il suo personaggio, la facondia del suo dire, la lepidezza
dei
sali, congiunte a una probità perfetta e a una pe
giunte a una probità perfetta e a una perfetta bontà fecero di lui un
dei
grandi sostegni della Compagnia Sacco pel corso d
la. Naturalmente i giudizi su di un attore van dati in considerazione
dei
tempi in cui egli fiorì ; chè se s’avesse a giudi
uzia ; metterò la balla delle invenzion, la scaricherò colla violenza
dei
raggiri ; la raccomanderò ai vento dei strattagem
, la scaricherò colla violenza dei raggiri ; la raccomanderò ai vento
dei
strattagemmi, per far che la colga nel segno dell
e…. e altro della compagnia paterna, deliberò di abbandonare il regno
dei
guitti, per entrare in quello dell’arte vera. Fec
re artistico. Non poche sono le parti che gli procacciaron le lodi
dei
pubblici i più colti, ma specialmente si notan qu
io chiamerei temenza di sè medesimo, gli valse maggiormente la stima
dei
suoi compagni e della critica, perchè ebbe il pia
perchè ebbe il piacere e la soddisfazione di recitare sempre a fianco
dei
più bravi artisti italiani. Come uomo, di una one
a del Gattinelli, a totale profitto, dedotte solo le spese di teatro,
dei
Siciliani. « L'eroico slancio (diceva il mani
eto. Dopo il bravissimo artista e poeta Francesco Augusto Bon, fu uno
dei
migliori che rappresentassero le tre belle commed
e '78 a sostener colla Ristori a Parigi e in Ispagna le parti di uno
dei
bimbi nella Medea e del Delfino nella Maria Anton
a parte di Edith del Figlio di Coralia debuttava applaudita al teatró
dei
Rozzi di Siena ; continuando negli anni successiv
zie del viso, la eterna ingenua, ma accompagnata dall’incoraggiamento
dei
pochi, che vedevan nella gagliardìa della sua men
i occhi ; tu che eri avvezzo a sentirti sonare dintorno il vasto riso
dei
popolosi teatri, suscitato dalla tua comicità arg
amiglia e di te, tocca oggi di darti piangendo l’ultimo addio, a nome
dei
tuoi cari, per mandarti l’ultimo bacio. Ahi come
io, che io scorgo benissimo dalla mia finestra, mi sembra l’arciprete
dei
monti che con la cotta di neve incensa le stelle.
per ricolmare di applausi, di bene ! di bravo ! che sono il paradiso
dei
poveri comici. E qui finisco, che di quest’acqua
posta per me, del figliuolo avvocato Alessandro, riferisco le notizie
dei
primi anni di sua vita : Il povero papà è nato a
decimo figlio. Fece gli studi elementari e di rettorica nel Collegio
dei
Gesuiti, che allora tenevano il monopolio della i
orpiare Cicerone e giuocare alla palla. Giunsero a Fano le prime voci
dei
moti di Lombardia e del Veneto, si formò segretam
fu incorporato nella legione Masi e prese parte alla pugna del Casino
dei
Quattro Venti ed a quella di Porta San Pancrazio.
asino dei Quattro Venti ed a quella di Porta San Pancrazio. Al Casino
dei
Quattro Venti gli cadde a lato il fratello Giovan
anche a me, molti anni dopo, quando facevo il bambino nella Preghiera
dei
naufraghi, e mi pare di vedere ancora il povero B
mio. Tu sai che il povero papà piangeva davvero sulla scena, e faceva
dei
goccioloni strazianti. Una sera negli Spazzacamin
ssai degli applausi, e questi per quanto scarsi erano stati più assai
dei
guadagni. Alla fine di quell’anno, stanco, sfiduc
perduto la gioventù ed il buon umore. I tempi erano tristi. A motivo
dei
figliuoli liberali, il padre Nicola era stato all
ià cominciava il suo nome ad essere conosciuto nella cerchia limitata
dei
comici, già qualche successo aveva sorriso. In un
o. Cresciuta dunque nella miseria più squallida, priva fin anco
dei
pochi soldi bastevoli a gittarle addosso un cenci
glie di Claudio di Dumas passeggiò, e passeggia trionfale sulle scene
dei
teatri italiani e forastieri. Perchè ? La signor
a ed è spontanea, che non stupisce e non colpisce per l’uso e l’abuso
dei
grandi mezzi, ma seduce, incanta, trascina per un
persona, il correr delle mani ai capelli, l’abuso degli ah, degli oh,
dei
ma…. strascicati, nasali, le alzate in punta di p
Dunque…. Eleonora Duse è proprio la beata fra i beati, nel migliore
dei
mondi possibili, secondo ciò che annunzia l’egreg
e al Teatro Milanese c’è modo di passare nna serata come nel migliore
dei
mondi possibili — e io ci credo — senza discutere
utere — e ci vado — senza entusiasmo e senza resistenza. È il segreto
dei
deboli — questo ! Così si rimane ragionevolmente,
lasciate fare al tempo. È il tempo che fa e disfà per tutti. Createvi
dei
pensieri buoni, e non accoratevi per l’oggi e pel
endere l’espressione d’un’arte – che ha qualche volta delle ritrosie,
dei
silensi così penosi…. per me !… Ma…. in somma – e
superba pianta d’ uva attorno alla finestra – delle bambole zoppe – e
dei
cavallucci senza sella e senza redini…. Dei cibi
se a proposito di una prossima tappa di Spagna : Se posso guadagnare
dei
quattrini — quattro o cinque mila lire proprio pe
enta schizzi che personificavano i diversi moti dell’anima umana, uno
dei
quali io metto qui, a mio parere il migliore. [h
sala di tecnici perspicaci, di osservatori lucidi, sottolinearon con
dei
bravo ogni intonazione giusta, ogni moto perfetto
toni ! Quei tre o quattro Max proferiti dalla Duse nel più biricchino
dei
modi, valser bene per me tutti gli Armando di Mar
Bertoldi Antonio, figlio
dei
precedenti, attore di grido per le parti di Arlec
Elettorale di Sassonia (Regina di Polonia) e che fu poi il conduttore
dei
Sassoni che viaggiaron l’Italia. E di un figlio d
Prudenza, veronese. Era la seconda donna
dei
Comici Gelosi, citata da Francesco Andreini nelle
re l’attribuir la dedica del sonetto a questa Prudenza, seconda donna
dei
Gelosi, piuttostochè alla seguente, prima donna d
taliano, edito a Torino da Alliana e Paravia, in tre volumi, il primo
dei
quali comprende la Storia del Teatro italiano di
a far parte della Compagnia, scriveva : « Il signor Righetti, nemico
dei
lazzi volgari, conosce la difficile arte di saper
stellato ed oppresso sotto lo strabocchevole apparato delle macchine,
dei
voli e delle decorazioni. Se i compositori che ve
urdità, perocché l’immaginazione lasciata a se stessa senza la scorta
dei
sensi o della ragione più non riconosce alcun ter
, sono gl’interlocutori, se non in quanto vengono interrotti dal coro
dei
cacciatori, i quali, benché siano mortali, non ha
hanno perduto il privilegio d’intervenire alle più intime confidenze
dei
numi. La scena si rappresenta nei campi, nell’ari
cchine di guerra, la sala reale del palazzo babilonese, il padiglione
dei
re, il mausoleo di Nino, la cavalleria e la fante
e gli occhi degli spettatori sostener non potevano il vivace chiarore
dei
raggi, che dai cristalli venivano ripercossi e vi
erza causa dell’accennato disordine negli spettacoli fu l’uso smodato
dei
framessi, ovvero sia intermedi musicali. Nella in
a diventa pazzo da uomo stimato prima il più saggio di tutti. V’erano
dei
drammi, e fra gli altri quelli di Giulio Strozzi,
gran caratteri mobili di fuoco si leggevano in aria degli anagrammi,
dei
bisticci, degli enigmi e delle divise allusive ai
l dramma. Divenne un vezzo della poesia; anzi un costume l’introdurre
dei
serventi scilinguati e gobbi, che interrompessero
di pene [9] Gli amori introdotti sempre come principale costitutivo
dei
drammi non solo erano ricercali, falsi e puerili,
dove due amanti dimandano, ricusano, ridomandano a vicenda e si danno
dei
baci. E quello che v’ha di più obbrobrioso si è c
autori che scrissero in secolo così sventurato79 né intorno ai titoli
dei
drammi loro, de’ quali può a ragione asserirsi ch
e, sincopi e tal cose, che accrebbero maggiormente la corruzione. Uno
dei
vezzi musicali più stimati a quel tempo era di es
endato sommamente il compositore per rendere cogli strumenti il suono
dei
rispettivi animali descritti ne’ seguenti versi:
uno scrittore contemporaneo, il quale, dopo aver ragionato alla lunga
dei
difetti del canto, soggiugne: «Mentre i nostri ca
entiae suae anno XVIII, die VIII Martii M. DC. VIII. 84. [NdA] Uno
dei
teatrali Narseti d’Italia, dopo aver in varie cor
d’archivio volto a indagare il percorso biografico e culturale di uno
dei
tanti letterati «minori», quando non decisamente
di successione spagnola e si affacciava timidamente sul palcoscenico
dei
Lumi. Ciò che mi spingeva a studiare l’opera di q
tto che il Paragone, trattato che si imponeva per ricchezza e vastità
dei
riferimenti culturali del suo estensore, rimaness
quarci di un lenzuolo perforato, per impiegare l’immagine di apertura
dei
Figli della mezzanotte di Salman Rushdie; era sta
ruire, in sede di commento, la tradizione critica che stava alla base
dei
vari istituti teorico-drammaturgici di volta in v
elle favole greche, italiane e francesi, volta a determinare la bontà
dei
protagonisti prescelti e la potenzialità catartic
es Anciens et des Modernes. L’autore dimostra qui un’ampia conoscenza
dei
classici greci e latini, sebbene non sempre di pr
— viene ad esempio criticato l’atteggiamento aggressivo di Perrault e
dei
suoi sodali, spesso pronti ad osteggiare gli auto
etitio principii —, l’autore sembra schierarsi risolutamente a favore
dei
modernes: egli infatti rivendica, da una parte, l
eroici, anziché a tragedie. Il bergamasco procede quindi all’analisi
dei
trattati sulla tragedia e sul poema eroico compos
a della volgar poesia; in questa sua concezione fortemente distintiva
dei
generi e degli stili letterari Calepio mostra un
er Martello, riconosce nella anagnorisis una caratteristica peculiare
dei
drammi italiani e una risorsa irrinunciabile per
ismondo del Tasso, di cui viene censurata la lunga scena in cui il re
dei
Goti narra l’antefatto al Consigliero: anche qui
fatto che il bergamasco sia perfettamente al corrente delle posizioni
dei
suoi contemporanei italiani e che dialoghi vivace
n, dal d’Aubignac e dal Boileau, ma di fatto seguite dalla gran parte
dei
drammaturghi italiani e francesi di epoca moderna
ragedia. In questo ambito egli riconosce fin da subito la superiorità
dei
Francesi, con una franchezza sconosciuta, almeno
sofferma ad esempio sull’esordio, dimostrando come nelle prime scene
dei
drammi antichi e dei loro epigoni italiani vengan
sull’esordio, dimostrando come nelle prime scene dei drammi antichi e
dei
loro epigoni italiani vengano introdotte a parlar
sso a lunghe e noiose narrazioni. L’opinione di Calepio nei confronti
dei
confidenti che popolano la tragedia francese, rit
peripezia —, dall’altra di disporre in modo più credibile le battute
dei
personaggi, dosando con equilibrio dialoghi, mono
a più sobria semplicità, e ripudiare di fatto la magniloquenza tipica
dei
soliloqui della tragédie classique francese: i pe
della tragedia come un elemento afferente alla sfera morale. La bontà
dei
personaggi prescritta dal filosofo greco non sare
o la ricerca di un θαυμάζειν che, anziché venire limitato all’interno
dei
limiti della peripezia, diventa il pilastro dell’
Proseguendo nell’esposizione Calepio affronta la questione del decoro
dei
personaggi, rifacendosi alla nutrita speculazione
i sulla scia delle molte polemiche sei-settecentesche circa il decoro
dei
personaggi omerici, criticato già dal Tassoni e d
ai condottieri della Grecia e della Roma antica il carattere galante
dei
cortigiani francesi del Seicento: così l’Alexandr
animate dall’attenzione nel preservare la verosimiglianza del costume
dei
personaggi, che si ottiene appunto attraverso il
onio Conti, ritenuto capace di riprodurre con esattezza la maestosità
dei
soggetti romani che rappresentava nelle sue trage
ca della verosimiglianza, dall’altra dalla disamina delle specificità
dei
differenti generi letterari; riprendendo tesi già
buso di figure e tropi petrarcheschi all’interno della lingua tragica
dei
secoli precedenti. Se allegorie, ossimori e ipoti
ltano dannose in tragedia, in quanto compromettono la verosimiglianza
dei
discorsi appassionati che devono presentarsi, com
ior verosimiglianza possibile. Calepio parrebbe scorgere nella lingua
dei
tragici francesi del Seicento gli stessi vizi che
onia delle desinenze in rima, senza comprendere la profonda diversità
dei
sistemi di pronuncia delle due lingue, dalla cui
ta dell’opera, in cui le giunte sarebbero state integrate all’interno
dei
capitoli e la struttura avrebbe assunto un nuovo
roposto → proposito; concorrerei → concorderei) e sono stati adottati
dei
cambiamenti sistematici tesi a normalizzare la sc
scrizione: — tutte le j italiane sono state ridotte a i (ad eccezione
dei
casi in cui compariva all’interno di nomi propri
nteggiatura). Sono stati invece normalizzate in minuscolo le iniziali
dei
titoli onorifici e di altri sostantivi impiegati
te invece mantenute le forme desuete o minoritarie nella trascrizione
dei
titoli e dei nomi di autori e personaggi. Ring
tenute le forme desuete o minoritarie nella trascrizione dei titoli e
dei
nomi di autori e personaggi. Ringraziamenti
nicamente la massima che non si potesse schifare un delitto a cui gli
dei
destinassero. Per le cose da me dette riescon van
ne non pertanto tal morte come un effetto del paterno delitto che gli
dei
vogliono castigato nella discendenza. La favola d
pare che il fin principale del poeta sia mostrare qual pena sia dagli
dei
decretata all’impietà e renderne piacevole il cas
Orazio non solamente con esso non pregiudica alla tragedia, ma è uno
dei
soggetti migliori che abbia scelto quel poeta per
secondo l’antica favola, sì secondo la presente si vuole punita dagli
dei
. Da tale disordine deriva l’altro, il quale è che
quarto capo saranno esaminati alcuni elementi drammaturgici, dall’uso
dei
tempi scenici all’impiego di soliloqui e a parte;
gedia non è diretto — ossia dettato dal compiacimento per la vittoria
dei
buoni sui malvagi, tipico dell’epica — ma «obliqu
347). A Castelvetro più che a Scaligero parrebbe attingere anche uno
dei
maggiori teorici del classicismo francese, Daniel
sante della ricerca poetica svolta in seno al cenacolo dell’Accademia
dei
Ricovrati di Padova, su cui influiva la rilevante
del sapere nell’opera di un Accademico Ricovrato», in Dall’Accademia
dei
Ricovrati all’Accademia Galileiana, Atti del Conv
italiana, oltre alla matrice classica, nelle prime prove drammatiche
dei
propri connazionali: nella sua Histoire de l’art
o fallimento dal punto di vista scenico come causa prima del malanimo
dei
francesi nei confronti delle tragedie greche, ult
le Corneille rispose con l’Excuse à Ariste (1639) —, di trasgressione
dei
precetti aristotelici — rimproveratagli da George
s de l’Académie (1638) di Jean Chapelain che riflettevano le opinioni
dei
membri dell’Académie française. La diatriba attor
proprie scelte drammaturgiche sulla base della Poetica aristotelica e
dei
suoi commenti cinquecenteschi: da questa aspirazi
64-90; Tobia Zanon, La musa del traduttore: traduzioni settecentesche
dei
tragici classici francesi, Verona, Fiorini, 2009.
pio contesta lo sviluppo dell’argomentazione di Corneille nel secondo
dei
tre Discours (De la tragédie et des moyens de la
— profondamente divergente da quella di Aristotele quanto alla natura
dei
personaggi e alla considerazione delle passioni d
Gissey–Bordelet, 1740, pp. 47-69). Longepierre confrontava gli stili
dei
due drammaturghi: sontuoso ma talvolta affettato
des semblables dans ses faiblesses» (ivi, p. 116). Sulla composizione
dei
Discours cfr. Louis Forestier, «Introduction», in
Paris, Gallimard, 1987, p. 144), mette in dubbio l’effettiva aderenza
dei
modelli additati da Aristotele, ossia Edipo e Tie
atori non potranno temere di cadere in una situazione simile a quella
dei
due giovani eroi sopraccitati, così lontana dalla
oppure rinunciare ad una catarsi completa, insistendo soltanto su uno
dei
due elementi della formula aristotelica, come acc
ta dal francese, Calepio formula un perentorio giudizio nei confronti
dei
Discours, considerati il frutto dell’adeguamento
ondeva il rilancio di una morale cristiana che prevedeva la punizione
dei
malvagi e il trionfo — talora sublimato nel momen
ei malvagi e il trionfo — talora sublimato nel momento del martirio —
dei
buoni (Pierre Corneille, «Discours de la tragédie
ivo — forse questo punto è anzi l’unico in cui si spende in un elogio
dei
tragici moderni. Nella stessa introduzione Cornei
n considerazione da Calepio nel Paragone, si presentava come un esame
dei
fondamenti della poesia epica, condotto in margin
un giudice moderato che non propende pregiudizialmente per il partito
dei
classici. Tuttavia non approva la critica pretest
a che coinvolge tanto le scienze quanto la letteratura e le arti. Uno
dei
momenti di maggiore attrito della Querelle va ind
o, precisando che, nel corso del Paragone, farà ricorso alle autorità
dei
classici soltanto quando si accordino con i princ
odello greco —, in cui Calepio viene accusato di essere un partigiano
dei
moderni, incapace di scorgere i pregi di Omero e
re un partigiano dei moderni, incapace di scorgere i pregi di Omero e
dei
grandi autori classici, il bergamasco si difender
itolo affrontava il problema della rappresentabilità di Gesù Cristo e
dei
martiri nella tragedia, risolvendosi per la licei
autore ammette la rappresentazione di vicende incentrate sul martirio
dei
santi in quanto queste «quantunque non abbiano il
raduzione italiana del 1745, fatta per una messa in scena al Collegio
dei
Nobili di Milano (cfr. Stefano Locatelli, Edizion
rali nella Milano del Settecento. Per un dizionario bio-bibliografico
dei
librai e degli stampatori milanesi e annali tipog
iografico dei librai e degli stampatori milanesi e annali tipografici
dei
testi drammatici pubblicati a Milano nel XVIII se
ltezza, risolutamente contrario alla soluzione che prevede il trionfo
dei
malvagi. Questa opzione, sostenuta dal Conti nell
nuto perfettamente consono ai dettami aristotelici circa il carattere
dei
protagonisti. Secondo Corneille, infatti, Rodrigu
ettasse l’ordine giuridico costituito, perderebbe la stima del padre,
dei
nobili e della stessa Chimène, qualificandosi ai
ezza di Edipo e commenta con ironia la presa di posizione di Dacier e
dei
critici fedeli ad Aristotele: «Ma fra le altre sv
dipo innocente: Voltaire presenta un Edipo innocente che maledice gli
dei
che lo puniscono e la virtù che ha seguito inutil
forza di caricare di qualche colpa il protagonista per discolpare gli
dei
che lo avevano punito («J’ai fait Œdipe assez ver
le tragedie del drammaturgo greco cfr. Ettore Garioni, «Le traduzioni
dei
tragici greci nel Settecento italiano. La “riscop
Oreste, l’Ippolito e lo Ione, senza soffermarsi sulle caratteristiche
dei
protagonisti euripidei, che tuttavia non paiono s
e Calepio attribuisce al personaggio euripideo. In merito alla natura
dei
protagonisti delle tragedie di Euripide diversa e
maturgo in Italia si rimanda ancora ad Ettore Garioni, «Le traduzioni
dei
tragici greci nel Settecento italiano. La “riscop
alla pubblicazione della Phèdre di Racine si profilano immediatamente
dei
paralleli tra l’opera del francese e la tragedia
it innocente», in quanto la passione illegittima è mossa in lei dagli
dei
, ma viene assecondata colpevolmente (Jean Racine,
a tunica regalatale dall’infido Nesso; ed infine Antigone, rispettosa
dei
vincoli familiari al punto da sfidare la legge di
di far vedere che, benché gli Dei differissero talvolta la punizione
dei
malvagi, questi ultimi erano comunque destinati a
onfigura fin dall’esordio come più regolare e maggiormente rispettosa
dei
dettami poetici classici. In questo terzo articol
nchiude nel palazzo di Cirta chiedendo a Massinissa, alleato africano
dei
romani, di non consegnarla nelle mani degli acerr
abbia di Scipione, deciso a catturare gli amanti. Prima dell’ingresso
dei
romani nella reggia il nuovo marito concede alla
Calepio evidentemente non è l’aderenza ai modelli greci nella scelta
dei
soggetti che determina la bontà del dramma —, la
ragone fra una tragedia antica ed una moderna, risolto tutto a favore
dei
moderni, in quanto la Rosmonda appare a Calepio m
rio in questione. Proprio in virtù di questa speculazione, la qualità
dei
personaggi delle tragedie giraldiane doveva fatal
oi la Canace di Sperone Speroni, dove si raccontano le tristi vicende
dei
fratelli incestuosi Canace e Macareo. Come accenn
stata oggetto di una vibrante polemica proprio in merito alla qualità
dei
personaggi principali, considerati dal Giraldi in
iglio Mustafà, mentre nell’Aristodemo di Carlo de’ Dottori il sovrano
dei
Messeni destina ad un sacrificio non necessario l
ata tuttavia dettata da motivi più prettamente teatrali — la capacità
dei
vari drammi di reggere sulla scena di fronte ad u
[1.3.4] Passando alla contemporaneità, Calepio esamina ora la natura
dei
protagonisti delle tragedie settecentesche, a par
a tradimento di connivenza col nemico grazie all’intervento congiunto
dei
rappresentanti del potere politico (Ulisse e Agam
tragedie di Pier Jacopo Martello convincono Calepio sotto il profilo
dei
protagonisti messi in scena. Anche il Martello, a
ei cui proemi l’autore aveva riflettuto proprio sulla natura mediocre
dei
protagonisti. Il Cicerone rappresenta le vicende
la fine di una potente famiglia reale cinese sceneggiata sulla scorta
dei
libri di viaggio gesuitici, Martello sottolinea c
sa di Carlo d’Angiò. Come spiega l’ombra di Federico nel Prologo, gli
dei
infernali mirano a rinfocolare nel cuore di Beatr
i immedesimazione per lo spettatore, che si interesserà delle vicende
dei
personaggi soltanto per il gusto di «sapere come
a per riuscire davvero patetica. Una certa improprietà nello sviluppo
dei
caratteri della tragedia corneilliana era stata n
endere vivace la propria composizione, aveva infatti messo in bocca a
dei
santi discorsi più pertinenti ad eroi dell’antica
prattutto negli episodi secondari ed è meno delicata nell’espressione
dei
sentimenti, eppure risulta migliore agli occhi de
tico del teatro francese seicentesco e sulla delicatezza nella scelta
dei
soggetti tragici che implicavano la rappresentazi
be spettato di diritto. Nella Préface Racine rifletteva sul carattere
dei
personaggi, mostrando di aver rappresentato Neron
che Britannico non è del tutto innocente, poiché elabora a sua volta
dei
piani criminali per recuperare quel trono che le
e risultano, secondo Calepio, molto difettose sul piano della qualità
dei
protagonisti. L’Iphigénie, giudicata come una sor
i consueto, aveva affrontato nella Préface la questione del carattere
dei
personaggi in rapporto alle raccomandazioni arist
mard, 1999, p. 688). Calepio è evidentemente un lettore attento anche
dei
paratesti delle tragedie raciniane e in questo pa
uendo al personaggio di Ériphile quello di Elisena. Sulla costruzione
dei
personaggi di Racine in rapporto alla norma arist
iche che gli erano state mosse, documentava la sua stretta osservanza
dei
dati storici, rivendicava di aver conferito ad Al
etteva in scena, offendendo la verosimiglianza nella rappresentazione
dei
diversi caratteri nazionali, aspetto nel quale in
età e terrore. [1.4.15] L’analisi di Calepio si limita alle tragedie
dei
due maggiori tragici francesi, Corneille e Racine
l corso del Paragone. Sarà bene specificare che sulle tragedie minori
dei
francesi e sui loro difetti strutturali il bergam
di Calepio è accompagnata dal riconoscimento di un parziale demerito
dei
Francesi: essi infatti, nel curare la costruzione
dei Francesi: essi infatti, nel curare la costruzione degli affetti e
dei
personaggi tenendo conto dell’applauso del pubbli
llo tragico, considerando — in particolare le tragedie di Corneille —
dei
drammi eroici, perché costruiti sulla figura del
nere tragico per l’introduzione del lieto fine, nonché per la qualità
dei
protagonisti —, reclamasse pari dignità della tra
gonista, spesso eccellente anziché mediocre, la scelta poco perspicua
dei
soggetti, nonché il mancato perseguimento del fin
sto punto all’esame del valore della peripezia, ossia il rivolgimento
dei
fatti verso il loro contrario, che costituisce se
ica due tipi di favola: quella semplice, strutturata sul rivolgimento
dei
casi di un protagonista caduto in disgrazia, e qu
tipo di favola è invece quello dell’Odissea, risoltasi con la strage
dei
Proci e il trionfo di Ulisse. Il filosofo greco n
debolezza del pubblico, il quale preferiva assistere all’affermazione
dei
protagonisti valorosi e alla sconfitta dei malvag
assistere all’affermazione dei protagonisti valorosi e alla sconfitta
dei
malvagi, piuttosto che attendere ad una conclusio
Metastasio)», in Sacro e/o profano nel teatro fra Rinascimento ed Età
dei
lumi, a cura di Stella Castellaneta e Francesco S
i un dramma basato non tanto sulla purgazione, quanto sulla punizione
dei
rei e sul trionfo dei buoni. Castelvetro, fonte d
tanto sulla purgazione, quanto sulla punizione dei rei e sul trionfo
dei
buoni. Castelvetro, fonte di riferimento primario
ione Maffei, pur essendo una favola doppia, dal momento che i destini
dei
protagonisti Merope ed Egisto divergono da quelli
La Mort de Crispe, incorrerebbe tuttavia, secondo il francese, in uno
dei
più tipici difetti della tragedia italiana, prefe
nel quale ci si concentrava più sulla rappresentazione delle passioni
dei
protagonisti — secondo un sentire che già anticip
rre le passioni della tragedia, pietà e terrore, mettendo sulla scena
dei
protagonisti inadatti. Nel Cinna, ou La clémence
immediatamente la diversa natura — e si profila il diverso destino —
dei
buoni e dei cattivi; in questo caso, così come ne
nte la diversa natura — e si profila il diverso destino — dei buoni e
dei
cattivi; in questo caso, così come nelle favole d
gica, e il fatto che venga trascurata e denigrata dalla maggior parte
dei
drammaturghi francesi conferma che la tragedia tr
profondimento condotto da filosofi e scienziati in merito alla natura
dei
sentimenti e degli affetti. Un saggio esemplare d
ioni, le tecniche efficaci con cui predisporre la pietà nei confronti
dei
protagonisti, ed infine le modalità con cui rende
re l’intreccio tragico, altrettanto non si può dire, secondo Calepio,
dei
drammi francesi, in cui i personaggi principali s
Un altro bersaglio della polemica di Calepio in merito all’incapacità
dei
Francesi di preparare il terreno per la compassio
Nella Préface (1696) alla tragedia, egli, difendendosi dalle critiche
dei
detrattori che gli rimproveravano di non aver ris
ancese, Pirro uccide l’amata Polissena, ottemperando all’ordine degli
dei
. Apollo infatti aveva imposto che, per placare l’
i patria, e Oreste, costretto ad agire in modo empio per ordine degli
dei
— e sono prive di personaggi malvagi. Nel Soliman
la favola doppia, in cui si prevedeva un diverso esito per le vicende
dei
buoni e dei cattivi. [2.4.2] Vengono di seguito
ppia, in cui si prevedeva un diverso esito per le vicende dei buoni e
dei
cattivi. [2.4.2] Vengono di seguito nominati due
indi, nel caso in cui un protagonista virtuoso divenisse il bersaglio
dei
progetti criminali di un malvagio e riuscisse a s
bergamasco non manca, lungo tutta la stesura del Paragone, una copia
dei
Discours, ai quali egli fa costantemente riferime
differenza di quanto scrive il drammaturgo francese in un altro passo
dei
suoi Discours (Pierre Corneille, «Discours de l’u
tout à découvrir», IV, 11). Il sacerdote, interrogando nuovamente gli
dei
, scopre poi che la vittima destinata al sacrifici
ripide, laddove la figlia di Agamennone veniva rapita e salvata dagli
dei
al momento del sacrificio senza che intervenisse
l ricorso a personaggi secondari che si soffermino sui casi miserandi
dei
protagonisti, disponendo gli spettatori alla mise
degli atti, affidandogli appunto il compito di amplificare la miseria
dei
dolorosi casi occorsi ai protagonisti. In entramb
: se per il Bergamasco la tragedia deve rappresentare le disavventure
dei
miseri, spingendo lo spettatore a provare pietà p
uto dalle lamentazioni di Ostilia e Clearco che piangevano la perdita
dei
figli (III, 9-11; cfr. Argomento del dramma music
della morte di Polyeucte non sarebbe risultata efficace agli orecchi
dei
pagani che l’ascoltavano, e che per questo motivo
acier, consacrando l’ultimo atto al resoconto patetico delle sventure
dei
protagonisti. Tuttavia quei lunghi discorsi non a
isodi nella tragedia e nell’epopea, riaffermando ancora una volta uno
dei
principi chiave della sua opera, ossia la netta d
ia umanità, certificata dal fatto che prova compassione nei confronti
dei
miseri («Ma ci dobbiamo ricordare di quello, che
se cinquecentesca La Soltane di Gabriel Bounin, come dimostra la rosa
dei
personaggi parlanti, passati da sette a venti — i
e e l’aiuto ricevuto da Strofio, il quale lo aveva salvato dalle mani
dei
congiurati, allevandolo come un figlio, e gli ave
del Torrismondo (III, 1) consta invece della lunga scena in cui il re
dei
Goti racconta dettagliatamente al Consigliero — c
he sia funzionale alla sua traduzione in termini rappresentativi. Uno
dei
punti nei quali emerge maggiormente l’abituale as
al suo discorso una postilla che getta un’ombra sulla reale capacità
dei
Francesi di introdurre episodi contenuti, tali da
sizione sensistica del suo atteggiamento estetico. Sulla sostituzione
dei
Cori con gli episodi nelle tragedie francesi si r
olitica che narra le macchinazioni di Agrippina — a sua volta vittima
dei
propri raggiri — e di Nerone per escludere dal tr
ecanati che mette in scena una variazione sulla vicenda degli Orazi e
dei
Curiazi ispirata alle Vite parallele di Plutarco,
he lo stava per far soccombere. In virtù di questo evento Alcippo, re
dei
Tegeati, comprenderà l’oracolo che gli imponeva d
sa della patria nel duello risolutore che contrapponeva tre guerrieri
dei
Tegeati a tre dei Feneati. In questo intreccio si
l duello risolutore che contrapponeva tre guerrieri dei Tegeati a tre
dei
Feneati. In questo intreccio si inserisce l’amore
e fra i due sposi, Demodice, sorella di Critolao, e Alceste, campione
dei
Feneati, nonché la passione fra Eurindo e Lagisca
degli amori nella tragedia, era un luogo comune delle argomentazioni
dei
letterati italiani a detrimento del teatro france
l confidente, chiamato a colmare il vuoto lasciato dalla soppressione
dei
Cori («Lorsque l’on reforma la Tragedie en France
orrere ai confidenti — necessari alla verisimiglianza della favola —,
dei
quali nobilitava l’origine, sostenendo che questi
punto di vista teorico appare netta la presa di distanza dall’impiego
dei
confidenti sul modello francese, di fatto la dram
r tutte il contributo di questi personaggi secondari (sull’esclusione
dei
confidenti nelle tragedie del giovane Alfieri si
stesso Calepio, così rigido nella sua censura, non aveva fatto a meno
dei
confidenti nei suoi giovanili esperimenti tragici
in scena il sacrificio della protagonista compiuto per volontà degli
dei
e su richiesta dell’ombra di Achille. Pyrrhus, fi
, Paris, Pissot, 1770, t. I, pp. 450-457) — si oppone alla tradizione
dei
commentari aristotelici cinquecenteschi, da Scali
sce due amori nell’intreccio per complicare la situazione psicologica
dei
protagonisti: sia Électre che Oreste sono innamor
ivo. Articolo III. [3.3.1] Corneille aveva sostenuto nel primo
dei
suoi tre Discours, che la tragedia, benché non do
ermando che la tragedia non si sosteneva decorosamente rappresentando
dei
principi totalmente devoti all’amore («Croyant fa
n seno alle sue Réflexions critiques, laddove egli elogiava la scelta
dei
drammaturghi francesi di porre l’amore al centro
— al fine di contestarne la tesi. D’altra parte la tragedia italiana
dei
primi decenni del Settecento, così incentrata sul
permesso immedesimarsi nell’eroe sventurato in quanto scorgono in lui
dei
piccoli difetti ai quali essi stessi sono soggett
de Muralt, nella quale veniva condannata la stucchevole «galanterie»
dei
Francesi: «Mais quoique toute leur nation y préte
fe a cui vanno incontro, vengono rappresentati intenti ad assecondare
dei
teneri pensieri amorosi. Una delle tragedie che r
r fuggire il figlio a Samo, disposto a contravvenire all’ordine degli
dei
, ma cambia opinione quando scopre (III, 5) che Id
as (1699) e nell’Absalon (1712). Nel Jonathas, tratta dal primo libro
dei
Re, si rappresenta la battaglia degli Ebrei, guid
resentazione tragica, ossia l’incisività dell’esordio, l’introduzione
dei
personaggi in scena, l’adeguatezza delle battute
precisare fin da subito che egli, pur avendo ben presente la rassegna
dei
diversi tipi di prologo che si praticavano nel te
ella militanza del giovane autore nelle file degli Anciens, al fianco
dei
classicisti. In questa sede l’autore condanna i p
e un’ulteriore dilazione, e Thanatos, decisa a pretendere il rispetto
dei
patti. In generale Euripide impiega spesso divini
ngo tutto il diciottesimo secolo (cfr. Ettore Garioni, «La traduzione
dei
tragici greci nel Settecento italiano. La “riscop
bersaglio polemico privilegiato. Anche Gravina contestava la validità
dei
prologhi narrativi di Euripide, propendendo a sua
di Amedeo Quondam, Roma-Bari, Laterza, 1974, p. 576). Questa condanna
dei
prologhi è funzionale, nell’ottica di Calepio, ad
edia per la composizione del suo Servio Tullio. [4.1.4] Sulla scorta
dei
tragici greci, molti drammaturghi cinquecenteschi
armion (II, 1) — è questa la scena sulla quale si appuntano i rilievi
dei
critici successivi — la simpatia che Cesare prova
de Pompée, considerandole ambedue assai difettose dal punto di vista
dei
personaggi («Nous avons deux Tragédies du grand C
ro di Corneille, Calepio è però disposto a riconoscere la superiorità
dei
Francesi in materia di avvio della favola, dal mo
rose lunghe digressioni narrative che mettano il pubblico al corrente
dei
trascorsi dei protagonisti, e inoltre, a differen
gressioni narrative che mettano il pubblico al corrente dei trascorsi
dei
protagonisti, e inoltre, a differenza delle itali
l quale riprende alla lettera le tesi di Calepio: «I loro successori [
dei
Greci] scoprendo l’imperfezione, che in ciò era,
io imputa alle tragedie francesi, dal punto di vista dell’esposizione
dei
fatti avvenuti fuori scena che si rende necessari
la qualità eccellente del protagonista e la fine lieta. Contro l’uso
dei
confidenti nella tragedia francese si erano espre
a tragedia antica e moderna, prendeva le distanze dalla moda francese
dei
confidenti, preferendo l’uso dei monologhi: «Pret
deva le distanze dalla moda francese dei confidenti, preferendo l’uso
dei
monologhi: «Pretendono i Franzesi, che sia da paz
onio Conti si mostrava d’accordo con questa opinione, reputando l’uso
dei
confidenti uno dei principali difetti della trage
ava d’accordo con questa opinione, reputando l’uso dei confidenti uno
dei
principali difetti della tragedia francese, accan
esto espediente, ritenuto notevolmente migliore rispetto alla pratica
dei
soliloqui, era invece il Muratori, al quale pare
colo II. [4.2.1] In questo articolo viene ribadita la superiorità
dei
Francesi in quanto alla tecnica con cui avviare l
turba, i Messi ed i Nuncij, per sapere gli avvenimenti più importanti
dei
Principi, quel porsi insieme a novellare nel pubb
si fanno eseguire agli Attori», Giovanni Antonio Bianchi, Dei vizj e
dei
difetti del moderno teatro e del modo di corregge
settecentesca cfr. Enrico Zucchi, «Metastasio e Calzabigi all’origine
dei
cori alfieriani. Note su Alfieri lettore della tr
olgimento e in definitiva alla catastrofe. Gli Italiani, a differenza
dei
Francesi, sarebbero carenti sotto questo specific
tragedia che caratterizza lo sviluppo del dibattito circa l’identità
dei
generi letterari nella prima modernità. Il Robort
e e grandissima mutazione colla morte di Ettore, colla quale le forze
dei
Trojani, dianzi vittoriosi, sono in guisa abbattu
nché dalla prescrizione di Ipseo, il quale aveva destinato a ciascuno
dei
quattro ragazzi da lui cresciuti un anello, secon
una possibile vendetta da parte di Temisto, aveva scambiato gli abiti
dei
figli, inducendo la protagonista a commettere un
da una scena giudicata inappropriata in cui Flavia coordina il gruppo
dei
congiurati (II, 8). [4.3.3] La tragedia francese
pecca che Calepio ravvisa nell’allestimento della peripezia da parte
dei
Francesi sta nello spezzettarne o sdoppiarne lo s
olare nel corso della polemica Orsi-Bouhours, in quanto era stato uno
dei
testi maggiormente vituperati dal gesuita frances
omprendere il soggetto, nonché di far capire senza indugio l’identità
dei
personaggi che prendono la parola («Que dés les p
rmondo (III, 5); quindi Alvida discute con la nutrice degli emblemi e
dei
fregi familiari che sono impressi su quei prezios
orrismondo nel Teatro Italiano, prescriveva di tagliare molte battute
dei
personaggi secondari e di sostituire la cameriera
[4.5.1] Calepio entra a questo punto nel merito della disposizione
dei
dialoghi, dei monologhi e degli a parte, al fine
epio entra a questo punto nel merito della disposizione dei dialoghi,
dei
monologhi e degli a parte, al fine di costruire l
quale venivano elencate e dettagliatamente spiegate le particolarità
dei
discorsi narrativi, deliberativi, didattici e pat
rebbero superiori agli Italiani, secondo Calepio, anche nella tecnica
dei
soliloqui, benché non siano neppure in questo pun
au, Presses universitaires de Rennes, 2009. [4.5.4] Se l’improprietà
dei
monologhi corneilliani consiste appunto, secondo
ntemente e senza motivo; particolarmente riprovevole gli sembra l’uso
dei
monologhi nelle tragedie di Giraldi Cinzio, del q
lunghezza delle scene sopranominata ci riduce i soliloqui alla mente,
dei
quali se ne trovano (in diversi moderni particola
tà di riservare ai monologhi l’esplorazione delle passioni più intime
dei
protagonisti, colti a parlare fra sè e sè in un m
i de’ soliloqui. Queste circostanze sono, come in tutte l’altre cose,
dei
luoghi, dei tempi e delle persone. Circa ’l primo
qui. Queste circostanze sono, come in tutte l’altre cose, dei luoghi,
dei
tempi e delle persone. Circa ’l primo, non dovunq
si difendeva dalle accuse che gli venivano mosse circa «la frequenza
dei
soliloquj», ammettendo che questi erano tutt’altr
ad accogliere i soliloqui nelle tragedie, preferendo loro il dialogo
dei
protagonisti con confidenti e personaggi secondar
iba di Trissino quanto l’Oreste di Rucellai presentavano a loro volta
dei
discorsi in disparte («Esempi di questo parlar se
o con l’autore del Paragone sul fatto che spesso questi prolungamenti
dei
soliloqui fossero dannosi, come accadeva nello sc
dalla prigione in cui erano stati relegati dal tiranno, nello spazio
dei
sei versi pronunciati da Tiso («O Notte, o notte
ragico in Italia, Venezia, Marsilio, 2013, pp. 243-275). Il passaggio
dei
Problemi di Aristotele citato da Calepio per suff
, p. 107). Da ultimo andrà notato che l’interpretazione del passaggio
dei
Problemi proposta da Calepio solleverà le furiose
e rappresentare. Per questo motivo il Bergamasco loda la soppressione
dei
Cori nel Solimano del Bonarelli e nelle tragedie
d’azione, le unità di tempo e di luogo sono frutto delle speculazioni
dei
teorici cinquecenteschi, da Robortello a Vincenzo
dell’unità di luogo, riportano l’attenzione sulla rigida applicazione
dei
precetti delle unità (cfr. Armand Gasté, La Quere
veste di teorico della tragedia egli affronta la questione nel terzo
dei
suoi Discours, dedicato appunto alle unità dramma
i di una medesima città, in modo da non ridurre drasticamente la rosa
dei
soggetti tragediabili («Je tiens donc qu’il faut
isione delle scene traendo prove dai testi di Vitruvio e dal trattato
dei
giochi scenici di Callimaco. Tuttavia secondo Cal
te classicheggianti: egli è a tutti gli effetti un membro del partito
dei
Modernes quando afferma che le tragedie greche no
he atteneva alla tragedia, un documento assai rilevante delle ragioni
dei
Modernes, l’«arcisopratragichissima» tragedia Rut
a Merope nel prosieguo dell’articolo. Del resto non mancavano neppure
dei
testi scritti in difesa delle tragedie grecheggia
ia, 1724, pp. 3-4). Più spiritosa ma non meno tagliente nei confronti
dei
denigratori degli antichi era la massima con cui
Id., Teatro, vol. II, cit., p. 561), amplificando i tratti essenziali
dei
caratteri dei protagonisti («I caratteri poi degl
ol. II, cit., p. 561), amplificando i tratti essenziali dei caratteri
dei
protagonisti («I caratteri poi degli attori sono
costume delle tragedie italiane: Rapin aveva condannato l’improprietà
dei
personaggi dei poemi epici italiani («L’Angélique
ragedie italiane: Rapin aveva condannato l’improprietà dei personaggi
dei
poemi epici italiani («L’Angélique de l’Arioste e
l primo aspetto del costume che Calepio prende in esame è la moralità
dei
personaggi, elemento indispensabile all’interno d
75, p. 47). [5.2.2] Dal punto di vista calepiano la rappresentazione
dei
costumi è intrinsecamente legata alla qualità mor
resentazione dei costumi è intrinsecamente legata alla qualità morale
dei
personaggi, argomento già trattato nel primo capo
nto sono una sorta di appendice. Come nel primo capo, anche trattando
dei
costumi il Bergamasco ritrova un formidabile avve
masco ritrova un formidabile avversario nel Corneille teorico, autore
dei
Discours, in cui il drammaturgo assumeva che Aris
n cui il drammaturgo assumeva che Aristotele, discorrendo della bontà
dei
protagonisti, non alludesse al comportamento virt
della bontà dei protagonisti, non alludesse al comportamento virtuoso
dei
personaggi, bensì alla grandezza dei loro caratte
udesse al comportamento virtuoso dei personaggi, bensì alla grandezza
dei
loro caratteri, ai quali andava impressa una maes
va sezione della Poetica, in cui Aristotele prescriveva che i costumi
dei
personaggi fossero buoni, convenienti, verosimili
rosimili e coerenti (1454a 15-30), Corneille si interrogava sul senso
dei
termini impiegati nella Poetica; allegando anche
ebbe da ricondurre appunto ad una eccezionale brillantezza dell’animo
dei
protagonisti, siano essi buoni o malvagi: «Il fau
nnescare il procedimento catartico. La discussione sull’ammissibilità
dei
personaggi malvagi nella tragedia si era animata
ficheranno in modi diversi la possibilità di prevedere l’introduzione
dei
cattivi nell’impianto tragico. Du Bos ritiene che
plificare il sentimento di pietà e di terrore provati per le sventure
dei
protagonisti, come accadeva nel Britannicus o nel
separa il fine del genere epico — teso a meravigliare con le imprese
dei
grandi eroi — e di quello tragico — volto invece
, XLIV, 170, 2016, pp. 92-112. [5.2.5] Calepio biasima la gran parte
dei
caratteri brillanti ma pravi caratteristici del t
orella dell’imperatore romano Valentiniano, e Ildione, sorella del re
dei
Franchi Méroüé, con i rispettivi amanti, al fine
egli salva però Racine, meritevole di aver scelto per le sue tragedie
dei
protagonisti quasi sempre virtuosi; se nei casi s
eicolare un altro tipo di utilità morale, rappresentando la punizione
dei
malvagi e la ricompensa dei virtuosi («Le fruit q
ilità morale, rappresentando la punizione dei malvagi e la ricompensa
dei
virtuosi («Le fruit qui peut naître des impressio
es libri septem, Vincentium, 1561, p. 104). [5.2.7] Si situa qui uno
dei
passaggi più importanti del Paragone, nel quale C
re nello spettatore un sentimento di pietà e di terrore nei confronti
dei
casi del protagonista —, sia la condanna del teat
o la ricerca di un θαυμάζειν che, anziché venire limitato all’interno
dei
limiti della peripezia, diventava un tratto fonda
doveva rimanere stupito e ammaliato, assistendo alla rappresentazione
dei
casi dei personaggi in maniera esclusivamente pas
manere stupito e ammaliato, assistendo alla rappresentazione dei casi
dei
personaggi in maniera esclusivamente passiva; egl
itando attivamente il proprio sentimento di compassione nei confronti
dei
miseri rappresentati, così da raggiungere quella
notare come l’imposizione di una rigida separazione delle prerogative
dei
generi letterari e dei mezzi attraverso cui raggi
ne di una rigida separazione delle prerogative dei generi letterari e
dei
mezzi attraverso cui raggiungere il proprio fine
della mentalità e della cultura di Calepio. L’eccessiva brillantezza
dei
caratteri comprometterebbe talvolta, secondo Cale
corneilliana, Calepio non trascura di riconoscere la generale abilità
dei
tragici francesi nel rendere i propri personaggi
una madre degenere. Il tema della fedeltà alla storia nello sviluppo
dei
soggetti tragici era particolarmente spinoso, sop
lterazione. Il dibattito attorno a questo punto è molto acceso, e uno
dei
documenti più importanti della polemica è senz’al
o si richiamano i drammaturghi dell’epoca per giustificare le deroghe
dei
propri soggetti rispetto ai fatti storici: ne è u
ées du théâtre). Un’altra difesa rilevante della possibilità da parte
dei
poeti di alterare il racconto storico si trovava
Bernard, 1715, t. I, p. 58]). Talora le rivendicazioni della libertà
dei
drammaturghi sono anche accompagnate dal rinvio a
aver rispettato scrupolosamente la storia offertagli dal primo libro
dei
Re, salvo qualche modifica utile a rendere il tes
ura di articolo l’autore ritorna sul problema della rappresentabilità
dei
caratteri malvagi, ma affrontandolo in relazione
Osservando la tragedia francese egli trova inadeguata l’introduzione
dei
cattivi ingiustificata dal soggetto storico, sull
i di qualità mediocre caduti in disgrazia, vengono rappresentati come
dei
martiri innocenti dell’ambizione politica dei reg
gono rappresentati come dei martiri innocenti dell’ambizione politica
dei
regnanti — come nel caso di Palamede, accusato a
si, cerca in questo caso di distogliere la regina dalla realizzazione
dei
propri piani, senza tuttavia ottenere che costei
ecie delle «tragichissime», con nove personaggi che muoiono nel corso
dei
cinque atti. Anche il La Mesnardière nella sua Po
nsées, et des vices chastiez», egli ammetteva l’introduzione in scena
dei
malvagi, di cui scorgeva l’utilità morale («comme
la bienséance aveva fondato la propria drammaturgia, alla convenienza
dei
comportamenti dei personaggi al sesso, al rango,
a fondato la propria drammaturgia, alla convenienza dei comportamenti
dei
personaggi al sesso, al rango, alla provenienza g
ato sotto l’aspetto morale e sotto quello retorico; nel Minturno, uno
dei
maggiori teorici in questo campo, la doppia natur
cui il Crescimbeni, dopo aver statuito il rispetto della convenienza
dei
costumi («Sarebbe discordante, quando altro dices
formazione di questo concetto una «bienséance interne» — la coerenza
dei
personaggi calati nella congiuntura culturale rap
culturale rappresentata — e una «bienséance externe» — l’adattamento
dei
caratteri all’orizzonte d’attesa del pubblico (Re
nda invece a Giancarlo Alfano, Dioniso e Tiziano: ma rappresentazione
dei
«simili» nel Cinquecento tra decorum e sistema de
a rappresentazione dei «simili» nel Cinquecento tra decorum e sistema
dei
generi, Roma, Bulzoni, 2001. [5.4.2] Introducend
voce di questa opinione, ammettendo, nel Discorso intorno al comporre
dei
romanzi (1554), che «il poeta dee sempre avere l’
utore» (Giovan Battista Giraldi Cinzio, «Discorso intorno al comporre
dei
romanzi», in Id., Scritti critici, a cura di Cami
d’Este il Giraldi ribadiva il suo pensiero, sostenendo la superiorità
dei
romani rispetto ai greci in fatto di decoro: «Ten
relle des Anciens et des Modernes, delle più feroci critiche da parte
dei
moderni che gli rimproverano soprattutto la trasg
cia di una consolidata tradizione critica, considerava indecorosi gli
dei
omerici, rappresentati con caratteristiche troppo
tentativo di giustificare la convenienza della rappresentazione degli
dei
offerta da Omero, costretto a raffigurare in quel
l secolo, l’oggetto delle critiche riguardanti l’eccessiva galanteria
dei
personaggi non saranno più infatti i protagonisti
del de La Fosse, nella quale Telephe è spinto a introdursi nel campo
dei
Greci per recuperare l’amata Polyxène. [5.4.4] S
sioni fra trattatistica rinascimentale sulla donna e rappresentazione
dei
caratteri muliebri nel contesto tragico cinquecen
in corrispondenza con l’affermarsi della cultura controriformistica,
dei
personaggi negativi, responsabili di iniziative p
n questo caso con l’Œdipe di Corneille, laddove le proprietà naturali
dei
due sessi gli sembrano invertite, dal momento che
oni dell’Orso, 2000. [5.4.5] Il rispetto delle peculiarità nazionali
dei
protagonisti tragici che venivano fatti agire nel
nazionali dei protagonisti tragici che venivano fatti agire nel corso
dei
drammi seicenteschi era un’altra massima generale
nfatti generalmente lodato per la capacità di rappresentare i costumi
dei
romani «alla maniera francese», come gli riconosc
Couton, Paris, Gallimard, 1987, p. 1056). Eppure non sempre i costumi
dei
personaggi romani tratteggiati da Corneille erano
la strategia compositiva di Racine, pronto a sacrificare il rispetto
dei
costumi turchi per piacere alle dame parigine («J
Idées du théâtre). Anche Calepio critica la rappresentazione falsata
dei
costumi orientali nel Radamiste di Crébillon e ne
ritica raciniana. Al contrario, secondo il pressoché unanime giudizio
dei
letterati del Settecento, Prospero Bonarelli si e
li si era comportato molto meglio nel rendere i costumi e i caratteri
dei
personaggi stranieri che agivano nel suo Solimano
i che agivano nel suo Solimano: Giovanni Antonio Bianchi (Dei vizj, e
dei
difetti del moderno teatro e del modo di correger
o nei confronti di questo tentativo di rispettare i costumi nazionali
dei
personaggi: a suo modo di vedere questi erano del
nelle: il Francese ammetteva che, non conoscendo abbastanza i costumi
dei
popoli lontani, i cui eroi andavano rappresentand
rimano come uomini maturi. Sul decoro che proveniva dalla convenienza
dei
discorsi dei vari attori all’età dei personaggi c
omini maturi. Sul decoro che proveniva dalla convenienza dei discorsi
dei
vari attori all’età dei personaggi che rappresent
che proveniva dalla convenienza dei discorsi dei vari attori all’età
dei
personaggi che rappresentavano si soffermava anch
apaci di attribuire ai personaggi delle loro tragedie un linguaggio e
dei
pensieri differenti a secondo dell’età e del sess
illot, 1730, p. 310). Calepio tocca infine il problema della coerenza
dei
personaggi e giudica i Francesi in modo generalme
Quadrio, il quale aggiunge al personaggio di Rhadamiste, nell’elenco
dei
caratteri che trasgredivano la norma dell’«eguali
ece le affermazioni con cui egli lodava Seneca per il perfezionamento
dei
costumi a cui aveva sottoposto i personaggi di Eu
mmoniva i drammaturghi contemporanei ad adeguare le favole al costume
dei
tempi: «È di avere riguardo (come dianzi vi dissi
o nel racconto liviano la donna non era mossa dall’odio nei confronti
dei
genitori, ma esclusivamente dall’ambizione (Ab ur
i versi riportati a testo (vv. 2645-2647; 2658-2662) lamenta la morte
dei
due sovrani che ha amato. In questo caso il Berga
ani, XXXI, 1, 2013, pp. 22-46. [5.5.5] Passando infine alla coerenza
dei
personaggi, Calepio censura il personaggio di Ore
o VI. [5.6.1] Calepio viene ora esaminando l’osservanza, da parte
dei
drammaturghi, del criterio della somiglianza, che
a la storia o il mito; talaltra li sminuiscono, facendoli passare per
dei
semplici «amorosi», senza mettere in luce il cara
ofocle nella Lettre contenant la critique de l’Œdipe de Sophocle, uno
dei
documenti che costituivano il ricco paratesto con
mori. Egli condanna l’inverosimiglianza di questa passione sulla base
dei
racconti storici e poetici che descrivevano Ippol
, Ribou, 1709, p. n.n.). Come nota Calepio, al solito attento lettore
dei
paratesti che accompagnano le tragedie francesi,
esa dalla storia frigia, l’Elisa del Closio, imperniata sulle vicende
dei
regni di Creta e di Rodi, la Dalida del Groto, di
ragedie, Firenze, Bonducci, 1751, p. 147). Più benevolo nei confronti
dei
soggetti inventati era invece il Gorini Corio nel
anche alcune tragedie italiane ree di non rispettare nella dipintura
dei
caratteri ciò che tramandava la storia. In partic
si allontanava soltanto quando il rispetto di quest’ultima implicava
dei
problemi in riguardo alla convenevolezza. Conti s
o VII. [5.7.1] L’autore passa infine a esaminare lo «scoprimento»
dei
costumi, ossia il modo in cui essi sono resi scen
, attribuendo ad Aristotele una critica contro il «costume chimerico»
dei
drammi dei suoi contemporanei, che il Gravina est
do ad Aristotele una critica contro il «costume chimerico» dei drammi
dei
suoi contemporanei, che il Gravina estendeva ai d
a Poetica avrebbe soltanto lamentato una generica noncuranza da parte
dei
poeti tragici della sua epoca nei confronti della
te dei poeti tragici della sua epoca nei confronti della resa attenta
dei
costumi dei personaggi. [5.7.2] Un altro element
tragici della sua epoca nei confronti della resa attenta dei costumi
dei
personaggi. [5.7.2] Un altro elemento importante
taliani del Cinquecento avrebbero peccato nel rappresentare i costumi
dei
personaggi con poca vivacità, facendoli risultare
, i cui documenti facevano spesso leva sulla cattiva rappresentazione
dei
costumi nella letteratura greca, tanto epica quan
2014). Parrebbe originale tuttavia l’accento posto sulla scarsa cura
dei
comprimari nella tragedia greca, cosa che invece
erne. [5.7.3] Calepio riprende ancora una volta le tragedie italiane
dei
secoli precedenti per aver fallito nel costruire
tavia al Settecento, Calepio riconosce anche fra le tragedie italiane
dei
personaggi capaci di affascinare il pubblico, ris
pere, altrove lodate, in cui i costumi appaiono modulati sull’esempio
dei
Greci, come l’Ulisse il giovane di Lazzarini, con
migliore dal punto di vista dell’azione, ma carente nella definizione
dei
costumi. Capo VI. Della qualità dello stile p
do una tradizione critica pienamente moderna che annoverava nel Tasso
dei
Discorsi uno dei principali modelli, ma che conta
critica pienamente moderna che annoverava nel Tasso dei Discorsi uno
dei
principali modelli, ma che contava diversi interp
conte forlivese Fabrizio Antonio Monsignani, principe dell’Accademia
dei
Filergiti («siccome la cittadinesca era in uso pr
giati da destra mano, avrebbero potuto in realtà commuovere gli animi
dei
leggitori», Dell’origine, progressi e stato attua
o discorso procede ancora una volta da una disamina delle specificità
dei
differenti generi letterari; se un parlare ornato
ica cinquecentesca, riproponendo, in fondo, un’apologia della purezza
dei
generi e degli stili distinti che si poneva in ne
prescrive al contrario una netta separazione tra l’oggetto e i mezzi
dei
diversi generi. In questo caso — come in parte gi
ri protagonisti dell’Aminta e del Pastor Fido parlassero alla maniera
dei
filosofi, Calepio censura i personaggi delle trag
dal Martello nel trattato Del verso tragico (1709), sebbene la scelta
dei
passaggi testuali sui quali comprovare la propria
iato un profilo storico della fortuna dell’interpretazione allegorica
dei
testi letterari che viene rilanciata proprio nel
i, il quale considerava Oreste e Rosmunda delle imitazioni pedisseque
dei
drammi greci («di esse si può dare il giudizio me
per l’orditura, la Sofonisba per l’affetto e l’Oreste per la bellezza
dei
passi, può questa giustamente pretendere per lo s
ne permanente del linguaggio, tra vocalità per così dire «affettuosa»
dei
personaggi e veste elocutiva del poeta-retore, or
studi di Corrado Viola, ammiratore dello stile tragico del Dottori e
dei
drammaturghi «lirici» che diventeranno i bersagli
p. 89-106). Crescimbeni auspicava in effetti una rapida pubblicazione
dei
drammi di Delfino, nella convinzione che questi,
ne di uno stile sentenzioso e piano, con una tensione patetica tipica
dei
coevi testi francesi, come nel caso di Maffei, Ma
a al suo modello di tragedia perfetta in virtù del carattere asciutto
dei
suoi versi. Ciò che ora viene messo in evidenza è
za di un dettato breve e maestoso, tipico degli autori latini più che
dei
greci; se è costume nel Settecento, come dimostra
erano reputate pressoché universalmente fredde e noiose, a differenza
dei
trattati, ammirati da molti — e anche da Calepio
a tutte le loro perfezioni, il Gravina ebbe il difetto di voler fare
dei
versi italiani, e, quel che è peggio, di volere c
oni, Torino, Paravia, 1907, p. 159). [6.2.9] Viene qui biasimato uno
dei
tipici elementi delle tragedie graviniane, deriva
ì come in altri presenti nell’Andromeda, parrebbero configurarsi come
dei
pezzi tendenti al lirico, delle ariette in potenz
l Cinquecento, Firenze, Olschki, 1974, p. 327). Una parziale condanna
dei
discorsi didattici e morali, tendenzialmente fred
giudizio, ma anche nell’attitudine con cui guarda alla tenuta scenica
dei
dialoghi drammatici. Sulla fortuna settecentesca
onalmente adibiti a questa funzione, ma spesso presenti nelle battute
dei
singoli personaggi — un «cacoete», termine di amb
to «classicismo» seicentesco, rappresentato in particolare dal teatro
dei
Corneille e di Racine, molto più apprezzabili da
perduto l’originaria sobrietà, rivelandosi non all’altezza di quelle
dei
predecessori. Riferendosi a queste ultime Conti s
li italiani, nel primo ambito. La “bellezza interna” dell’espressione
dei
tragici francesi consiste nell’abbondanza e nella
ente in queste pagine. In particolare, parlando delle caratteristiche
dei
«discorsi», il d’Aubignac giungeva a concludere c
ello retorico corneilliano, capace di dare forza concreta ai discorsi
dei
personaggi e di esprimere con vivezza le forti pa
’il y introduit», ivi, p. 284). Sotto l’aspetto estetico, la sentenza
dei
tragici francesi seicenteschi appare a Calepio ne
is, Gallimard, 1997, p. 1170), riconosceva la mancanza di naturalezza
dei
discorsi ornati posti in bocca, nel Cinna, a pers
sioni forti che proponeva, viene ripresa ancora una volta la condotta
dei
dialoghi; Corneille, anziché assecondare l’impeto
e concise e dirette, dà spazio a lunghi monologhi nei quali l’eloquio
dei
personaggi si protende verso una elaborata involu
otende verso una elaborata involuzione retorica, come accade nel caso
dei
versi riportati, fatti dire a Sabine nella scena
, Gallimard, 1987, pp. 864-865). Calepio censura l’inflessione arguta
dei
ragionamenti di Sabine, la quale, offrendo il pet
cena in cui la donna romana tenta di immolarsi per preservare la vita
dei
suoi cari («Ne différez donc plus ce que vous dev
glio, qualora si fosse limitato a dare sfogo unicamente alle passioni
dei
protagonisti («Les pensées de la première des deu
nto raffredda il corso delle passioni e rende inverosimili i discorsi
dei
personaggi. Il bergamasco ribadisce inoltre il su
drés nel corso di una simile denuncia dello stile tumido ed affettato
dei
tragici francesi che si abbatte su Corneille e su
e i condottieri greci la attendono per adempiere alla richiesta degli
dei
e così salpare per Troia. Lo stralcio riportato a
oni dell’Orso, 2007, pp. 151-165. [6.3.13] Giungendo con la rassegna
dei
passi scadenti per eccesso di affettazione ai dra
60). Questo lamento richiama alla mente di Calepio un verso ovidiano
dei
Tristia (I, 4, 10), giudicato altrettanto infelic
e dalla sua puntuale analisi stilistica, secondo cui lo stile tragico
dei
Francesi, denso di lambiccamenti, personificazion
dell’epico, puntualmente rinnegata dal drammaturgo nella composizione
dei
suoi drammi (Paragone VI, 4, [1-2]). Ancora in ri
diastratica, che i discorsi degli eroi non fossero diversi da quelli
dei
plebei («Anzi per me credo che quanto è più subli
ne, IV, 4, cit., p. 76). [6.5.3] Calepio si sofferma quindi sull’uso
dei
«segni», ossia dei simboli (cfr. Emanuele Tesauro
76). [6.5.3] Calepio si sofferma quindi sull’uso dei «segni», ossia
dei
simboli (cfr. Emanuele Tesauro, Il cannocchiale a
esti orpelli consunti per descrivere le cose così come sono. L’elenco
dei
passi reprensibili comprende: una battuta di Mith
vv. 365-368, p. 141); ed infine un ricorso alla tradizionale immagine
dei
ferri che ritorna sempre nell’Alexandre («Votre e
i Racine, descrive lo sgomento e la discordia che serpeggia nel campo
dei
greci (V, 6, vv. 1730-1732). Viene ancora censura
ntesto, dal momento che Calepio si limita a rilevare la natura lirica
dei
pensieri di Filottete; tuttavia il brano voltairi
», vv. 46-51). Articolo VI. [6.6.1] Dopo aver condannato l’uso
dei
traslati e delle personificazioni, Calepio passa
ezza l’allegoria agreste — le messi di gloria che si presentano al re
dei
Mirmidoni — a cui fa ricorso Iphigénie (Iphigénie
in cui si lamenta della tragica sorte che l’ha privata della madre e
dei
fratelli; Calepio condanna l’apostrofe all’amore
miglianza necessaria, largamente presente nello strumentario retorico
dei
drammaturghi francesi del Seicento. Fra i maggior
carenza intrinseca della lingua poetica francese, ossia la scarsezza
dei
termini; essa si prestava così ad essere accolta,
a si rivolge alla Notte, apostrofata con diverse perifrasi, nell’arco
dei
primi quattro versi (Prosper Jolyot de Crébillon,
Articolo VIII. [6.8.1] Dopo aver trattato delle personificazioni,
dei
traslati, delle allegorie e delle apostrofi, Cale
sdrucciolo, che caratterizza molti dialoghi, nonché l’intera stesura
dei
Cori. Gravina, da ammiratore della metrica latina
ezia, Marsilio, 2013. Articolo II. [7.2.1] Riprendendo le tesi
dei
classicisti settecenteschi, Calepio considera i v
del Salvini si rimanda al contributo di Vincenzo Placella, «Il padre
dei
traduttori omerici settecenteschi: Anton Maria Sa
eux, Calepio si limita a richiamare la consolidata gerarchia tassiana
dei
generi letterari, già in precedenza descritta, so
e conviene più all’epica che non alla tragedia; i ripetuti fallimenti
dei
Francesi nel poema eroico documenterebbero di con
di Giovanni Da Pozzo, Bari, Laterza, 1963, pp. 245-261). Alla difesa
dei
Modernes, che rispondevano piccati alla Dacier es
pp. 108-109). Già il Muratori, nella Perfetta poesia, difendeva l’uso
dei
diminutivi, reputandoli una risorsa ulteriore del
po didattico non è che accessorio. Inoltre, a suo parere, la bellezza
dei
versi della Liberata non sarebbe dipendente dall’
del Teatro Italiano, il Seigneux tentava di dimostrare come anche uno
dei
drammaturghi italiani più rappresentativi riconos
nciare all’endecasillabo sciolto, che andava acquistando la comunione
dei
consensi tanto dei drammaturghi, quanto degli att
llabo sciolto, che andava acquistando la comunione dei consensi tanto
dei
drammaturghi, quanto degli attori, altrettanto im
erso che risultasse naturale e lontano dall’alessandrino declamatorio
dei
francesi (cfr. a proposito Valentina Gallo, «Line
condividere. Egli tuttavia ritiene, come d’altra parte la maggioranza
dei
letterati italiani dell’epoca (cfr. supra) che l’
quale, parziale della versificazione della Canace, giustificava l’uso
dei
metri più brevi sulla base del fatto che anche i
ei cori e nelle sezioni atte ad esprimere plasticamente la commozione
dei
personaggi. Articolo IV. [7.4.1] Calepio a
alistico al quale avrebbero dovuto conformarsi i personaggi nel pieno
dei
loro sfoghi passionali. La polemica nei confronti
l verso rimato veniva alimentata tanto dall’antagonismo nei confronti
dei
tragici francesi, quanto dall’assenza, nei venera
he veniva considerata a tutti gli effetti come una corruzione barbara
dei
versi latini, come sottolineava ad esempio Gian V
lla rima. Vi concorsero l’ignoranza della natura, poiché il commercio
dei
Goti e dei Vandali stemperò l’orecchio e sconcert
i concorsero l’ignoranza della natura, poiché il commercio dei Goti e
dei
Vandali stemperò l’orecchio e sconcertò la pronun
al secondo secolo della nostra redenzione avea la scuola declamatoria
dei
retori talmente assottigliato i concetti ed infio
sandrino, con un ritmo così monotono e regolare, fosse più «prosaico»
dei
versi contenuti nelle stanze, i quali, essendo al
one di aria — le inquietudini, i sogni, i progetti e le irresoluzioni
dei
protagonisti. Concludendo, tuttavia, come nota Ca
uto di Tobia Zanon, La musa del traduttore: traduzioni settecentesche
dei
tragici classici francese, Verona, Fiorini, 2009,
par», il Bergamasco conserva un accenno di iterazione nella struttura
dei
primi due versi del periodo («spandi tu pria»; «a
a del 20 Agosto 1730), è il sodale svizzero a informare il Bergamasco
dei
più recenti sviluppi del dibattito culturale fran
prima di terminare il suo Paragone, ma a causa del ritardo nell’invio
dei
tomi delle tragedie del Francese — appena usciti
poco perspicuo, è la precocissima ricezione, da parte del bergamasco,
dei
maggiori dibattiti culturali europei dell’epoca.
i fa riferimento in questo caso l’autore è il Journal Littéraire, uno
dei
più importanti periodici olandesi, stampato appun
t des Poësies d’Ansloo, un piccolo libretto che aveva dato modo a uno
dei
redattori, Julius Van Effen, di soffermarsi, più
dge, Cambridge University Press, 2013, pp. 44-46, mentre una rassegna
dei
passaggi decisivi per l’affermazione della tragéd
a di una madre eroica, l’autore critica l’eccessivo ricorso, da parte
dei
drammaturghi francesi, alle situazioni amorose, i
indistintamente, senza porre attenzione ai costumi e alla provenienza
dei
singoli eroi («D’ailleurs indépendamment du goût
ce a Calepio è tuttavia quello riguardante la strategia per costruire
dei
caratteri interessanti: il Francese ammette infat
enché non implichi una coincidenza totale con il pensiero dell’autore
dei
Discours, come ha dimostrato Jean-Philippe Grospe
conclude con il rappacificamento fra Romulus e Tatius e con la morte
dei
congiurati, guidati da Proculus. In questo modo i
ifettoso. Ritornano così le preoccupazioni già espresse nei confronti
dei
personaggi di Corneille, maestosi e ammirevoli an
Motte, ancora una volta in continuità con la posizione del Corneille
dei
Discours, secondo cui la virtù mediocre non ci ap
aragone ciò che maggiormente ci attira è la compassione nei confronti
dei
nostri simili disgraziati, con i quali condividia
otalmente malvagi nella rappresentazione. Il Francese ammetteva l’uso
dei
secondi soltanto in rarissime occasioni e all’uni
l’unico scopo di aumentare l’interesse degli spettatori nei confronti
dei
protagonisti vessati («Il y en a de deux sortes:
ere drammatico, Venezia, Marsilio, 2015), era stata frenata nel corso
dei
secoli da considerazioni tanto di ordine morale,
ei e Settecento, nonostante gli espliciti e ripetuti divieti da parte
dei
teorici, i drammaturghi non mancano di sottolinea
e di commozione nel pubblico e di reazione, all’interno della favola,
dei
personaggi, al lungo elenco di tragedie incentrat
ificata sull’altare della ragion di stato, proprio quando, alla vista
dei
nipoti, Alphonse stava per cedere alla compassion
onoscimento di Eriphile, da parte di Calchas, come l’Ifigenia che gli
dei
domandavano in sacrificio (Houdar de La Motte, «T
si esprime, mentre dissente, nel paragrafo dedicato alla composizione
dei
dialoghi, sul pronunciamento in merito all’attegg
o il problema in questo caso non è soltanto legato all’organizzazione
dei
dialoghi, quanto piuttosto alla cattiva costruzio
dell’Aretino rispetto a quello di Corneille. [Giunta.11] Nel quarto
dei
suoi Discours il de la Motte affrontava una delle
22-29). Attorno a questo nodo testuale, come ad altri della Logica o
dei
Problemi, si accende una battaglia esegetica note
del dibattito da parte di Calepio — in realtà limitato al solo elenco
dei
protagonisti della Querelle — è evidentemente il
o elenco dei protagonisti della Querelle — è evidentemente il Nisiely
dei
Proginnasmi, e in particolare del proginnasmo XLV
cere — argomento francese par excellence — che procura la recitazione
dei
versi e la meraviglia che desta questo parlare mi
. 544). Una meraviglia quindi non improntata alla maestosità retorica
dei
Francesi, ma alla semplicità assoluta, addirittur
ussione in merito al prospetto metrico della tragedia e alla capacità
dei
versi di esprimere gli affetti fra Cinque e Seice
lla rima, l’autore poteva concentrarsi maggiormente sulla definizione
dei
ragionamenti dei personaggi («Il est encore évide
e poteva concentrarsi maggiormente sulla definizione dei ragionamenti
dei
personaggi («Il est encore évident qu’avec la lib
atrième discours… », cit., p. 679): questo accrescimento della platea
dei
drammaturghi secondo Calepio avrebbe provocato al
e della favola che mette in scena l’episodio tratto dal secondo libro
dei
Maccabei e incentrato sul martirio destinato ai s
tti gli ebrei, come egli confessa nel successivo dialogo con la madre
dei
sette fratelli, Salmonée («Oui, oui de l’Univers
overare il tiranno, il cui piano di convertire al paganesimo l’ultimo
dei
Maccabei è miseramente fallito. Oltre all’incosta
farlo chiamare (III, 5). [Giunta.18] Calepio disapprova anche l’uso
dei
monologhi e degli a parte nella tragedia del de l
. 40). Infine il de la Motte viene redarguito per la cattiva gestione
dei
tempi teatrali, caratteristica in cui invece soli
do, dal momento che la sua natura era profondamente diversa da quella
dei
soldati che guidava: «Quant à ce qui me regarde;
spinti grazie al valore di Romulus, il quale riesce a catturare il re
dei
Sabini. A quel punto, secondo Calepio, l’esercito
e la Motte non avrebbe prestato sufficiente attenzione alla scansione
dei
tempi scenici, sebbene non venga mosso alcun rili
meno credibile, di Siccio Dentato, un plebeo soprannominato l’Achille
dei
Romani, le cui imprese vengono narrate nelle Anti
uomini, quanto piuttosto la preparazione dell’episodio e la condotta
dei
congiurati, nonché di Tatius, il quale racconta d
biglietto, recante notizie in merito al progetto di congiura da parte
dei
romani, che viene misteriosamente recapitato a Ro
rima in quella strada che portava da Corinto a Tebe; provocato da uno
dei
servitori di Laio, infatti, egli lo aveva ferito
venientemente predisposto. Tale errore nascerebbe dal fraintendimento
dei
presupposti dell’Edipo Re classico, il cui protag
tarebbe, secondo Calepio, nello scorporamento dell’agnizione — tipica
dei
drammi francesi su questo soggetto — in due scene
tto in cui rivela la verità (V, 5). Negativa è reputata anche la resa
dei
caratteri di Eteocle e Polinice, raffigurati dal
e. 7. Lo sosteneva Mario Fubini, «Una fama da ridimensionare: Pietro
dei
Conti di Calepio», in Id., Saggi e ricordi, Milan
rchè collo studio e colle osservazioni trascurate dalla maggior parte
dei
loro predecessori, facciano rivivere e perpetuino
lta le parti di caratterista : è anche la prima volta che il giornale
dei
teatri di Venezia si occupa di lui. « Sebastiano
feriti alla musica moderna contribuir a migliorarla, cioè la dottrina
dei
generi e dei modi. A cotal impegno s’accinse prim
usica moderna contribuir a migliorarla, cioè la dottrina dei generi e
dei
modi. A cotal impegno s’accinse prima il Mei comp
fondamenti troppo diversi non ammettea il severo andamento di quella
dei
Greci. Ma di ciò a me non s’appartiene il parlare
lo decimosesto, divenne così interessante che divise la maggior parte
dei
letterati italiani, e si sostenne dai due campion
li accordi che introdussero, queste pel campo che aprirono al talento
dei
musici onde ritrovar nuove bellezze, e ravvivar i
o, come porta il pendio naturale dell’umano ingegno e per l’ignoranza
dei
tempi, la cosa degenerò in abusi grandissimi. La
altra legge che il desiderio strabocchevole di novità, e il capriccio
dei
musici. Quindi s’introdusse nell’armonia un bello
indole de’ poemi loro nella maggior parte narrativi, per la lunghezza
dei
canti, e pel ritorno troppo frequente e simmetric
urono composte da Jacopo Corsi, e quelle del personaggio d’Euridice e
dei
cori, nelle quali ebbe mano il Caccini. Tutte le
e, che gli animi de’ fiorentini di forte maraviglia comprese; la fama
dei
compositori, dell’adunanza tenuta a ragione il fi
a’ tempi del Metastasio. Alcuni squarci di esso posti sotto gli occhi
dei
lettere giustificheranno la mia asserzione. Senta
e a quelli della poesia, ove si ragiona del melodramma. La variazione
dei
tempi, la diversità de’ gusti, che tanto influisc
oll’armonia e bellezza de’ suoi versi mirabilmente adattati alle mire
dei
compagni, e più colla sua autorità, collo studio
i base ad ogni sistema musicale, e che servì a quello degli Egiziani,
dei
Chinesi, dei Greci, e di noi. 56. [NdA] Tra le
i sistema musicale, e che servì a quello degli Egiziani, dei Chinesi,
dei
Greci, e di noi. 56. [NdA] Tra le apparenti con
gli effetti da una tal causa, o cognizione riflessa della convenienza
dei
mezzi con un tal fine; così l’unità, la quale, pr
tura. La cagione si è perché il piacere che sente l’anima in ciascuno
dei
suoni o delle immagini che si succedono, le fa so
ti e i musici se credono di veder chiaro nell’arte loro senza l’aiuto
dei
filosofi. «Tocca (dice un celebre scrittore dei n
te loro senza l’aiuto dei filosofi. «Tocca (dice un celebre scrittore
dei
nostro secolo) a’ poeti il far la poesia, e a’ mu
avere sull’indole dello spettacolo lo stato attuale civile e politico
dei
costumi della nazione; ma i consigli di qualche a
Tanto più che l’Italia avrà fra poco il piacere di leggere le vicende
dei
due mentovati rami della drammatica esposte con m
ltro non resta dunque per compiere l’intrapreso lavoro che il parlare
dei
mezzi imaginati da alcuni celebri autori per rico
i saggi dell’antichità risguardavano come il dono più grande che gli
dei
avessero fatto agli infelici mortali, formò mai s
i, m’ha tornato in mente la sinfonia preliminare, e l’accompagnamento
dei
bassi del Juravit Dominus di Lalande, e l’apertur
ora ad una breve e mezzo soltanto. Egli soggiugne in appresso esservi
dei
monosillabi assai più lenti e più tardi gli uni d
he per la sua bellezza meritò d’essere considerata come l’opera degli
dei
, altro non fu che l’opera de’ musici. Del resto i
ella greca versificazione. Per quanto siasi beffato il celebre Erasmo
dei
sapienti del suo secolo192, i quali confondendo i
delle lingue, al loro genio, e al loro carattere. Avvegnaché vi sieno
dei
filosofi, i quali sostengono che parlando a rigor
mente arbitrarie e dipendenti dai costumi, dagli usi, e dal carattere
dei
popoli non contengono cosa che meriti una prefere
di metterla fuori di luogo; cosicché ne’ templi ch’essi ergevano agli
dei
, non solo faceano mostra delle più belle proporzi
dorico pien di forza e di maestà fu consecrato a Giove sovrano degli
dei
e degli uomini, il corintio che spira eleganza e
n cotal guisa ci verrebbe fatto di comprender lo spirito, e la verità
dei
diversi componimenti che dovrebbono eseguirsi; i
che la monotonia di cui noi l’incolpiamo deriva meno dall’uniformità
dei
tratti, delle combinazioni, e dei riposi del nost
olpiamo deriva meno dall’uniformità dei tratti, delle combinazioni, e
dei
riposi del nostro canto che dall’uniformità del s
le riflessione, e vegniamo intanto all’armonia. [9] Il maggior numero
dei
dotti che hanno penetrato più addentro in questa
superiori alle loro cognizioni. L’arte delle fughe, delle imitazioni,
dei
disegni opposti e in contrasto fra loro, quel con
e) conterrà essa una Introduzione, e cinque lunghi discorsi, ciascuno
dei
quali sarà divisp in più partizioni, o capitoli.
ttere a ciascun caso l’articolo. Nella medesima guisa l’uso che si fa
dei
verbi ansiliari essere e avere mettendoli avanti
i essere e avere mettendoli avanti a tutti i tempi della voce passiva
dei
verbi, e a molti della voce attiva induce non so
tre nazioni, nonostante gli abusi a cui va frequentemente soggetta, e
dei
quali ho parlato a lungo nella mia opera. 200. [
Moretti, figlia di un suggeritore, e dalla quale passò poi in quella
dei
Fiorentini di Napoli, condotta prima da Alberti e
ispettore e maestro d’avviamento alla scena nell’Accademia fiorentina
dei
Fidenti, poi, il 1880, di professore secondario n
ero nobiluccio romano, discendente da una famiglia di quei signorotti
dei
Castelli Romani, entrò nell’arte drammatica non t
quasi tutto il mondo ; ed ora eccomi qui, rappresentante l’Accademia
dei
Filodrammatici e direttore di un teatro…… Quanto
a sera. Che se ingannarlo un alito Può ancor di gioventù, La vigoria
dei
muscoli Non sa ingannarlo più ! Addio liete batta
a preso a proteggere una Compagnia di valorosi comici suoi nazionali,
dei
quali ho fatto altra fiata menzione, e sono, a di
Nalli, rinomata pittrice, fu, ancora in fasce, portata a Roma, patria
dei
genitori. Ivi educata più specialmente alle belle
i ritirarsi dall’arte e fermarsi a Genova, tutt’intesi all’educazione
dei
figli. Ammalatasi la Pedretti, in Compagnia di Am
cosa in tal modo, che il poeta veneziano già ammiratore e conoscitore
dei
di lui pregi, lasciata la sua cara patria, ov' er
a sua scelta cadde su Teodora Ricci (V.), la moglie dell’istoriografo
dei
comici italiani. Interessantissima a tale proposi
aveva con lui alcun vincolo di parentela, e si chiamava Maria, figlia
dei
coniugi Lescousier borghesi di Parigi. Appresa la
atto tesoro della nuova estetica della sensibilità elaborata al tempo
dei
Lumi, e al contempo guardava alle nuove sollecita
rdava alle nuove sollecitazioni romantiche a proposito dello sviluppo
dei
caratteri. Il nostro studio ha dunque seguito le
zione che egli avrebbe letto al Talma, quanto derivi dalla conoscenza
dei
testi del Riccoboni, quanto dalla sua precedente
lo spettacolo. La storia degli attori dunque risulta divisa da quella
dei
letterati, come se i dibattiti svoltisi attorno a
è occupato invece Nicola Galizia13. Fondamentale per la ricostruzione
dei
rapporti intrattenuti dal Salfi con gli altri let
sua attenzione per una gestualità individualizzante al Manzoni autore
dei
Promessi Sposi. Il critico rileva l’importanza as
ttamente dal testo del trattato cliccando sulle indicazioni numeriche
dei
paragrafi, oltre a permettere di rintracciare le
va a Milano nel 1796, in seguito all’occupazione della città da parte
dei
francesi, anche lui, come molti altri esuli merid
il fallimento di rivoluzioni mosse dalla precipitazione, come quella
dei
Gracchi o quella francese, affermando: «Dunque bi
riforma dell’impianto teatrale, che darà luogo a tre bandi, il primo
dei
quali il 29 ottobre 1797, con vittoria finale di
per il Termometro politico della Lombardia 23 di Carlo Salvador, uno
dei
giornali di maggior diffusione nel periodo giacob
regi morali e devozione alla Patria28. L’interscambio tra l’orizzonte
dei
dilettanti e l’orizzonte dei letterati si era riv
Patria28. L’interscambio tra l’orizzonte dei dilettanti e l’orizzonte
dei
letterati si era rivelato un terreno fertile per
i, allestita a Milano da una troupe di dilettanti patrioti nella Sala
dei
Nobili. Anche in questa sede il recensore si soff
saputo trasmettere agli spettatori. Sul finale dell’articolo fornisce
dei
consigli tecnici agli attori per la rappresentazi
dità e l’efficacia con le quali la rappresentazione scenica trasmette
dei
valori al parterre, Salfi propone un piano di cos
e che guida le proposte è quella di sottrarre il teatro all’interesse
dei
privati per ridonarlo al pubblico, e dunque di ot
rdare, per intendere più facilmente35. Salfi contesta la meccanicità
dei
gesti, laddove questi potrebbero essere strumenta
ità dei gesti, laddove questi potrebbero essere strumentali alla resa
dei
sentimenti più della parola stessa. Trascurando d
giudizio in merito a un testo drammatico: La rappresentazione è uno
dei
mezzi più sicuri, per giudicare massimamente dell
ographie universelle curata da Michaud. Entrerà inoltre nella cerchia
dei
recensori della Revue encyclopédique del Jullien,
re il genio romantico, furono i primi ad essere lettori e conoscitori
dei
classici. Questo significa «[…] che il genio de’
significa «[…] che il genio de’ romantici può conciliarsi con quello
dei
classici, sebbene si credano gli uni e gli altri
atto diventa un’entità autonoma e si verifica così una «disgiunzione
dei
membri dell’azione56». Il soggetto si estende a t
ne tra le due scuole sembrano delle prese di posizione, piuttosto che
dei
veri e propri terreni di scontro. Sul finale affe
i bellezze, che essi hanno troppo di sovente neglette59. Lo sviluppo
dei
caratteri dei personaggi nella loro complessità i
e essi hanno troppo di sovente neglette59. Lo sviluppo dei caratteri
dei
personaggi nella loro complessità in effetti era
naggi nella loro complessità in effetti era una delle parole d’ordine
dei
romantici. Una delle ragioni per cui essi avversa
ndividuare nella varietà dello stile uno degli effetti dello sviluppo
dei
caratteri e delle passioni. È come se, alla luce
me se, alla luce del risultato ottenuto, ossia una maggior profondità
dei
personaggi, anche tali dissonanze risultassero, s
estione delle unità di luogo e il loro mancato rispetto allo sviluppo
dei
caratteri. Egli prende in considerazioni due mode
o nel 1809, tradotto in francese nel 1814, ad affrontare la questione
dei
caratteri e della gradazione delle passioni in me
provenienti da ogni tempo e luogo. Per quanto riguarda la gradazione
dei
sentimenti, Shakespeare manifesta la sua capacità
tte l’immedesimazione. I personaggi della tragedia classica restavano
dei
tipi, laddove Shakespeare e i suoi partigiani met
dei tipi, laddove Shakespeare e i suoi partigiani mettevano in scena
dei
caratteri dotati di complessità. Uno dei punti di
artigiani mettevano in scena dei caratteri dotati di complessità. Uno
dei
punti di riferimento per il Manzoni era stato, co
eno fertile anche in Italia sulle pagine del Conciliatore, roccaforte
dei
romantici. Nel numero del 24 gennaio 1819 veniva
e unità, Romagnosi sposta l’attenzione sulla questione dello sviluppo
dei
caratteri, ponendo a confronto l’ambizione di pot
olineare come lo svincolamento dalle regole conceda l’approfondimento
dei
caratteri e una gradazione nello sviluppo delle p
ro di giudizio fondamentale per l’analisi una pièce è ora lo sviluppo
dei
caratteri. Nel 1820 al Théâtre-Français viene rap
ione del soggetto, riesce a trattenere dell’originale la penetrazione
dei
caratteri e delle passioni. Il 1 marzo 1825 andav
, pur non sancendo progressi nell’azione, inspessiscono la fisionomia
dei
caratteri. Ne è un esempio la scena svolta nel gi
e la versione italiana aveva fatto acquistare al trattato nel circolo
dei
romantici riuniti attorno alle pagine del Concili
cese e tedesco, prima di tutto in vista di una maggiore introspezione
dei
caratteri. Già Edmond Eggli faceva notare come in
, sul pubblico, anche Salfi tenta la sua rivoluzione, seppur legata a
dei
compromessi che restano di stampo classicista. Po
alfi all’attenzione presente nel Manzoni romanziere per la gestualità
dei
personaggi all’interno dei Promessi Sposi, afferm
e nel Manzoni romanziere per la gestualità dei personaggi all’interno
dei
Promessi Sposi, affermando che «[…] il patto con
verio Salfi si presenta articolato in ventiquattro capitoli, ciascuno
dei
quali è anticipato da un cappello riassuntivo in
li di libertà e rivoluzione nel pubblico aveva trovato nell’orizzonte
dei
non professionisti un tramite congeniale per dist
ismo. Nel 1805 il Teatro patriottico di Milano era divenuto Accademia
dei
Filodrammatici, associando alla messa in scena de
ando alla messa in scena delle recite anche la preparazione didattica
dei
futuri attori. A Brera era stata istituita una Ca
ntonio Morrocchesi91, attore ormai maturo, sorto anche lui dalle fila
dei
dilettanti, aveva ricevuto la cattedra di declama
e le Lezioni di declamazione e d’arte teatrale (1832). Alla creazione
dei
primi spazi dedicati alla didattica del mestiere
atteristica che sancisce la distanza tra il testo salfiano e le opere
dei
suoi illustri predecessori. Luigi Riccoboni aveva
è in realtà uno schermo che vela una critica ben mirata nei confronti
dei
comici professionisti che avevano degradato le sc
si una teoria dell’azione mimica100. Le scelte formali e stilistiche
dei
testi presi in esame si rivelavano dunque incapac
ui fare menzione degli attori che si fossero maggiormente segnalati e
dei
quadri e delle figure che avessero suscitato più
dividuata come periodo buio per lo sviluppo di quest’arte, che mostra
dei
primi cenni di rinascita solo nei secoli XI e XII
so Alfieri. L’Introduzione si chiude con una sorta di stato dell’arte
dei
testi relativi alla declamazione dell’attore dall
e agli albori delle arti imitative che, differenziandosi nella scelta
dei
mezzi, gradualmente assunsero connotazioni indivi
qualità (acuto, grave, circonflesso); — Logica, che segue l’andamento
dei
periodi e della punteggiatura; — Oratoria, che si
i, ossia: armonia delle parti, importanza del significato e efficacia
dei
segni. La prima si verifica quando tutte le compo
es. l’ira di Achille è più nobile di quella di Tersite); l’efficacia
dei
segni consiste invece nella capacità dell’espress
dere i mezzi con i fini. Si sottolinea tuttavia la necessità di porre
dei
vincoli alla rappresentazione, per evitare di sus
ssere penetrato da questo fuoco travolgente di attingere alle letture
dei
grandi poeti e storici del passato e del presente
che, infrangendo il muro della finzione, assumevano gli atteggiamenti
dei
re e delle regine che interpretavano anche fuori
a declamazione degli antichi, trovavano giustificazione nella vastità
dei
loro teatri. L’attore tragico deve allora declama
tronde la sua gestualità, deve tuttavia adeguarsi al grado di nobiltà
dei
personaggi che porta sulla scena. Se è giusto all
scuola di Baron, allo stesso modo bisogna condannare il vizio opposto
dei
tedeschi di trasformare il tragico in drammatico.
ettatore è infatti di disorientamento. Viene poi toccata la questione
dei
confidenti che molti, tra cui Alfieri, volevano b
e merita chi viene chiamato a custodire i segreti e le preoccupazioni
dei
personaggi principali. Capitolo XV: Salfi sottol
uttosto monotoni, dominati da un’unica, forte passione, come nel caso
dei
suoi tiranni. Capitolo XVI: In questo capitolo s
Capitolo XVI: In questo capitolo si tratta dello sviluppo progressivo
dei
caratteri. La passione è soggetta a continue modi
cui si fa portavoce. Capitolo XVIII: Il capitolo tratta la questione
dei
silenzi in scena, sia quelli che si verificano ne
ecifici in cui non vuole o non osa proferire parola. L’orchestrazione
dei
silenzi è particolarmente importante per i person
ti o le comparse. A questo proposito, Salfi si sofferma sulla tecnica
dei
quadri, che mostrano i personaggi in scena inquad
rificando sulla scena. Capitolo XIX: Salfi affronta qui la questione
dei
monologhi, per i quali egli si pronuncia a favore
invece ne sottolineava l’inverosimiglianza. La difficoltà nella resa
dei
monologhi risiede soprattutto nei passaggi da una
e figure della Clairon e di Lekain, che hanno dato avvio alla riforma
dei
costumi. Salfi polemizza poi contro la tendenza p
olo per la prova di pose straordinarie che si inseriscono all’interno
dei
quadri. Per finire, le prove generali devono svol
con i costumi e i decori di scena. Capitolo XXII: Il capitolo tratta
dei
segnali che lasciano intuire un perfezionamento d
oter riprodurre in maniera verosimile i caratteri storici e i costumi
dei
popoli presenti e passati; — Morale, perché abbia
odo che possiam dire che la declamazione inglese, malgrado le vicende
dei
tempi e dell’arte, non ha avuto in certe epoche d
gli stessi poeti hanno in certo modo fondata e determinata col genere
dei
loro drammi. E siccome questo è molto libero e qu
me il particolare si determina dal carattere dell’oggetto imitante, o
dei
mezzi e de’ strumenti che ciascuna arte adopera,
o stesso artifizio l’adoperano. Così l’accento attico era il migliore
dei
greci, il romano de’ latini, siccome oggi degl’it
delle sentenze, che esprimeva, di modo che con l’evidenza pittoresca
dei
suoi concetti, contendeva l’evidenza imitativa de
meno modificabile, diventano anch’essi effetti ed indizi delle idee e
dei
sentimenti, che ne sono cagione od occasione; e c
mente feroce alzar vedresti La regal fronte. [5.26] Spesso è la sede
dei
più gravi pensieri, che in essa principalmente si
t sit orror ille terribilis. E S. Agostino certifica che una persona
dei
tempi suoi comunicava spontaneamente questo movim
a renderlo espressivo e significante. Infiniti sono i moti ed i gesti
dei
quali è capace, che gli antichi ne formarono un’a
passioni, che, per le loro infinite modificazioni, e per la rapidità
dei
passaggi, che si succedono e si distruggono, non
icamente su gli organi interni ed esterni della persona, dee produrre
dei
moti corrispondenti; e questi come tali diventano
simultaneamente o il lampeggiar delle spade, o lo strepitar e l’urtar
dei
cavalli, o lo squallor della morte, e i lamenti e
Egli è contento, egli tutta prova la tenerezza che l’inspira la vista
dei
genitori, della sposa, delle sorelle, ma pur ti d
chi e nel volto, ora l’orror della notte ottenebrata, ora il fischiar
dei
fulmini, ora lo spingersi in alto, ed ora lo scen
alto, ed ora lo scendere negli abissi, e sempre in mezzo al contrasto
dei
flutti, che romorosi si affrontano e si minaccian
uire, né anche si doveva, potendosi esprimere lo stato e le affezioni
dei
conspiratori, ma bensì lo stato proprio e le affe
ento, acconciamente associato con l’espressione dominante, la ferocia
dei
flagellatori, il dolore del paziente e il contegn
Seneca ne ha caratterizzato l’indole, l’espressione e gli effetti; e
dei
tanti e frequenti tratti ch’egli ne ha dati, io t
oiché al nuovo giorno vide il suo proprio stato nell’aspetto medesimo
dei
quattro figli già sfigurati per fame Ambo le man
fare alle pugna, di osservare gli occhi de’ coltellatori, gli sforzi
dei
lottatori, i gesti degli istrioni, i vezzi e le l
rvarla, essa pur si fa largo a traverso delle opinioni predominanti e
dei
comuni riguardi, e tutta nell’espressione si mani
oro. E noi dobbiamo osservare in essi la varietà degli atteggiamenti,
dei
tuoni e dei gesti per sempre più accrescere la co
obbiamo osservare in essi la varietà degli atteggiamenti, dei tuoni e
dei
gesti per sempre più accrescere la cognizione ed
carla a tempo e debitamente. Demostene consultava i migliori istrioni
dei
tempi suoi; [8.18] Cicerone studiava su Roscio; e
no corrispondono ai loro fini, e che sono più o meno belli e perfetti
dei
loro simili, ve ne ha certuni in particolare, i q
rere tre elementi indispensabili, armonia cioè delle parti, efficacia
dei
segni, importanza del significato. [9.5] Per qua
cipal ragione per cui i romani s’interessavano tanto negli spettacoli
dei
gladiatori, applaudendo quelli che dignitosamente
che nel tempo via via si succedono; e se tenta descrivere la bellezza
dei
corpi, che nel simultaneo complesso di più elemen
ementi, che complessivamente la costituiscono. Quindi è la differenza
dei
tipi obbiettivi, che questa e quelle si formano,
i in questo genere, anziché abbassar la moderna tragedia al carattere
dei
tempi, onde prendevano l’argomento, si sono studi
Cassio come fieri cospiratori, che la fama mi mostra nella distanza
dei
tempi, quali eroi di una taglia più che umana; ed
guarirti. [12.7] Infiniti accidenti simili potrebbe darci la storia
dei
moderni teatri, e che tutti ci provano quanto sia
perio delle passioni più violente, e quasi gli adegua alla condizione
dei
mortali, onde piangono, tremano, si combattono e
dee unicamente attribuirsi, secondo che Diderot opinava, alla vastità
dei
teatri antichi ed allo strepito ordinariamente pr
mente per farsi loro malgrado sentire. Non v’ha dubbio che la vastità
dei
teatri e lo strepito degli spettatori obbligavano
tuono degli altri? Se gli eroi tengono il mezzo tra gli uomini e gli
dei
, e se il tuono di questi non suona mortale, neppu
[14.9] Determinata nel miglior modo possibile la massima differenza
dei
caratteri e delle parti, niuno attore, per quanto
amente sarebbe massima dal genere comico al tragico. Che se l’abilità
dei
commedianti e la necessità delle compagnie ha più
tere primordiale. I confidenti, che sembrano i più remoti della sfera
dei
personaggi principali, si suppongono pur sempre d
esentarli. Oltreché la loro difformità offenderebbe la stessa dignità
dei
personaggi principali, che non potrebbero non deg
onto di siffatti esseri, specialmente ove li debbano chiamare a parte
dei
loro segreti e dei loro interessi; e sovente perd
seri, specialmente ove li debbano chiamare a parte dei loro segreti e
dei
loro interessi; e sovente perdono gran parte del
tragedie a difetti intrinseci e più gravi, che senza l’uso opportuno
dei
confidenti non possono facilmente, o del tutto ev
te adoprati. Ma i confidenti nobili e degni di meritare la confidenza
dei
principali, non dovevano essere dal teatro strana
mprobabile, egli dovea piuttosto correggere le imperfezioni ordinarie
dei
confidenti, e tanto più, quanto che non sono manc
fieri. L’uno è nella prima epoca, nella quale cominciava ad annoiarsi
dei
consigli altrui e dell’autorità della madre, ed è
le, e senza l’altra nella dissonanza più ributtante. Se, a differenza
dei
suoni musicali, la scala de’ vocali è di gran lun
l loro andare, la loro attitudine, l’espressione di tali momenti? Uno
dei
più belli è certamente quello di Matan nell’Atali
interlocutori principali; ma spesso alla loro presenza se ne trovano
dei
subalterni, i quali come confidenti o spettatori,
in mezzo ai suoi cortigiani, e quella di Nino a Semiramide alla vista
dei
grandi e del popolo. I quinti atti delle tragedie
itudine e fra le tenebre della notte? I monologhi sono anzi meno rari
dei
sonniloqui, e gli uomini se ben si osservi delira
si teneva egli celato. Allora Medea medita e risolve l’assassinamento
dei
propri figli; Isabella scopre la fiamma occulta c
zii, degli arabi, de’ cinesi, ed altrettali maniere degli orientali e
dei
barbari, ecciterebbero lo scandolo od il ridicolo
ntichi rinforzava ed ingrandiva la voce a proporzione della grandezza
dei
loro teatri, sarebbero costretti a forzarla oltre
no essere accuratamente determinate, se non dalla natura delle idee e
dei
sentimenti che debbono svilupparsi e succedersi.
sono essi pochissimi di numero, si perché debbono rappresentar sempre
dei
nuovi drammi, i quali invecchiano affatto appena
dii ed impari la parte come conviene. E di fatti le migliori tragedie
dei
Corneille, dei Racine, dei Voltaire, ond’è sì ric
a parte come conviene. E di fatti le migliori tragedie dei Corneille,
dei
Racine, dei Voltaire, ond’è sì ricco il teatro fr
conviene. E di fatti le migliori tragedie dei Corneille, dei Racine,
dei
Voltaire, ond’è sì ricco il teatro francese, non
ti soltanto che meritassero alcuna avvertenza particolare. Né mancano
dei
segni riconosciuti a quest’uopo, come i tratti or
In Parigi non si soffrirebbe un attore che pronunciasse con l’accento
dei
Provenzali. E perché si dovrebbe soffrire qualunq
ua. Con tali cognizioni egli potrà meglio conoscere le forme migliori
dei
più grandi pittori e scultori, ed emularne il gus
cultori, ed emularne il gusto e la verità nell’atteggiarsi alla vista
dei
suoi spettatori. Ed in questa maniera potranno in
erino. [23.7] Musica. Quello che il ballo ottiene dall’esercitazione
dei
moti del corpo, la musica vocale può eziandio ott
parte più difficile dell’espressione. [23.8] Quanto abbiamo osservato
dei
tuoni, delle modulazioni e delle consonanze dialo
a quale, servendo opportunamente all’indole varia delle circostanze e
dei
sensi, giova e concorre non poco all’armonia del
rasformarsi in un Greco o Romano, senza prima aver conosciuto il fare
dei
romani e dei greci dalle storie loro? I riti dive
n un Greco o Romano, senza prima aver conosciuto il fare dei romani e
dei
greci dalle storie loro? I riti diversi e una par
de conservare all’attore quella dignità e quella forza che la pratica
dei
vizi gli toglierebbe o diminuirebbe, ma ancora pe
conoscere per distinguere e ben imitare il carattere delle passioni,
dei
vizi e delle virtù. Oltreché conoscendo abbastanz
rza e la bellezza del dire, e quindi la natura e l’uso delle figure e
dei
tropi, diretti a manifestare e comunicare i propr
e nel loro oggetto di imitazione, distinguendosi invece per la scelta
dei
mezzi utilizzati: «Ainsi la peinture imite la bel
ti abbia estratto delle qualità sensibili, cioè legate all’esperienza
dei
sensi; e alla fine abbia individuato dei «noms mé
, cioè legate all’esperienza dei sensi; e alla fine abbia individuato
dei
«noms métaphysiques et généraux» (Denis Diderot,
parte dalle qualità sensibili, per giungere poi fino all’astrattezza
dei
sostantivi e alle distinzioni di tempo nel campo
Bacco, i versi saliari del Lazio, gli inni peruviani al Sole, quelli
dei
Germani alle loro guerriere divinità, e tanti alt
.10] Salfi non esprime un giudizio di condanna assoluta nei confronti
dei
comici dell’arte, sottolineando come questa modal
he la collaborazione con il marchese Orsi, impegnato nella traduzione
dei
capolavori dei tragediografi francesi. Sulla ques
zione con il marchese Orsi, impegnato nella traduzione dei capolavori
dei
tragediografi francesi. Sulla questione si veda G
Modena, Mucchi Editore, 1986, pp. 175-180. La separazione tra teatro
dei
letterati e mestiere degli attori, spesso impiega
opo Vallarsi, p. XX). Maffei dunque aveva fondato la propria edizione
dei
capolavori tragici italiani sulle precedenti rapp
il teatro dovrebbe suscitare. All’attore si deve inoltre una riforma
dei
costumi di scena, che lo porterà ad abbandonare g
ematicamente ogni spettacolo da una serie di prove, la subordinazione
dei
singoli elementi all’impostazione generale» (Paol
e del Teatro del Cocomero di Firenze e successivamente dell’Accademia
dei
Filodrammatici di Milano. [commento_Intro.19] Vi
72): Vita, attività teatrale, poetica di un attore-autore nell’Europa
dei
Lumi, Pisa-Roma, Fabrizio Serra editore, «Bibliot
médien (1776), che si presentano nella forma di lettere indirizzate a
dei
giovani attori. D’Hannetaire, che è legittimato a
commediante non deve affidarsi al fuoco del momento, ma deve seguire
dei
modelli di recitazione prestabiliti grazie all’au
o scherzosi, presenta scarsa sistematicità. L’autore si limita a dare
dei
consigli ai giovani attori e, più in generale, ag
tuttavia si sofferma solo marginalmente sulla componente performativa
dei
drammi, e dunque sullo sviluppo dell’arte della d
poesia drammatica (1801), che approntano un tentativo di suddivisione
dei
gesti in imitativi, indicativi e patetici, svolgo
Forum Italicum», 2, 1968, pp. 386-393. [commento_1.3] La propensione
dei
primi uomini al parlare per metafora è ancora rif
gio verbale, dalla naturale fortemente figurale, e il linguaggio muto
dei
primi uomini. Grazie ai tropi, che donano natura
e; con il secondo si intendono i cris naturels legati all’espressione
dei
sentimenti; con il terzo termine ci si riferisce
a raccontata da Tito Livio a proposito di Livio Andronico che, stanco
dei
continui bis domandati dal pubblico, aveva lascia
mmaginazione, egli individua nell’uomo un’inclinazione all’imitazione
dei
simili, attraverso dei liens naturels che lo unis
vidua nell’uomo un’inclinazione all’imitazione dei simili, attraverso
dei
liens naturels che lo uniscono agli altri: «Ces l
ni a permettere il contagio, che avviene attraverso la contemplazione
dei
segni che la passione manifesta al livello del co
ativa (1728) aveva scelto di rivolgersi specificatamente all’universo
dei
professionisti del teatro. In questa sede riprend
figura di Alfieri e alla sua attenzione per gli aspetti performativi
dei
suoi drammi. Egli si soffermerà lungamente, ad es
ll’impatto sullo spettatore, proprio perché il testo, specie nel caso
dei
quinti atti, trova piena realizzazione solo nell’
zione di sé per lasciare spazio all’altro. A proposito del linguaggio
dei
sordo-muti al quale Salfi fa riferimento, occorre
menzione della figura dell’Abbé de l’Épée, primo istitutore gratuito
dei
sordo-muti di nascita. Al pari di Condillac, che
e prese sotto la sua ala, elaborando un nuovo metodo per l’istruzione
dei
sordo-muti di nascita, che approdò nella pubblica
da un linguaggio che i sordo-muti già possiedono naturalmente, quello
dei
segni, e che essi utilizzano in relazione a bisog
bisogni istintuali. A questi segni naturali, egli intende affiancare
dei
«signes méthodiques», dal momento che non sempre
a imita sono due entità tra loro troppo dissimili, che a stento hanno
dei
punti in contatto» (Johann Jakob Engel, Lettere s
inuità: le forme di scrittura pittoriche e geroglifiche e la presenza
dei
tropi, figure del discorso nelle quali il linguag
Librairie philosophique J. Vrin, 2002, p. 154). Pittorica è l’origine
dei
caratteri della scrittura come lo sono quei gesti
quanto affermato da Engel: «Stando al Talmud, invece, la consuetudine
dei
cristiani di scoprirsi il capo affonderebbe altro
ia era chiamata a mettere in scena la simultaneità tra l’avvicendarsi
dei
sentimenti e la loro espressione, l’uso della ver
molteplicità di sentimenti e che tutta la bellezza e tutto l’effetto
dei
lavori drammatici si basano proprio su questa ben
ro si sposta verso il microcosmo familiare e i personaggi si scalzano
dei
coturni per indossare gli abiti della borghesia.
ento dalla declamazione cantata, che sottraeva vigore all’espressione
dei
sentimenti. [commento_4.5] Come sottolineava Alf
ento_4.6] Questo problema si ripresentava spesso nell’interpretazione
dei
testi tragici alfieriani, caratterizzati da un us
i con la fisionomia di un altro. Un verso è migliore per il movimento
dei
piedi, e con le sue ali veloci, in volo leggero e
sede, il filosofo francese sottolineava la natura del tutto istintiva
dei
primi suoni emessi tramite l’organo vocale, detta
di comunicare i propri stati d’animo. [commento_5.4] L’impossibilità
dei
primi uomini di articolare parole complesse facev
orsi, se le azioni sono sempre appropriati allo stato ed al carattere
dei
personaggi, il colorito di una estrema freschezza
stanza «[…] assorbe la fisionomia, fa scomparire la preziosa mobilità
dei
muscoli e mette continuamente in contraddizione c
ciò che in Descartes era espresso in termini descrittivi, costruendo
dei
paradigmi universali per le passioni, laddove inv
er di elaborare un «dizionarietto tecnico» volto alla classificazione
dei
gesti con gli stessi criteri con cui si esaminava
nza delle passioni, cosa che la linearità alla base della successione
dei
segni linguistici è meno incline a rendere. La pr
ura di Soave si veda Franco Venturi, Settecento riformatore. L’Italia
dei
Lumi (1764-1790), V.I, La rivoluzione di Corsica.
alabrese per l’Europa, cit., pp. 251-259. [commento_6.4] A proposito
dei
gesti fisiologici, Engel non nascondeva la diffic
empi, viene posto quello dell’andatura che segue il succedersi rapido
dei
pensieri, e che dunque rende visibile, attualizza
dition, Paris, Sébastien Jorry, 1767, chant I, p. 71). Egli, parlando
dei
congiurati che muovevano contro Augusto, aveva sa
lera, utilizzati in funzione analogica per dipingere lo stato emotivo
dei
congiurati. Engel aveva rilevato l’impossibilità,
enza tra gesti analoghi, aventi per referenti la collera e il terrore
dei
congiurati, e gesti cooperativi, volti a comunica
zo del foro di Messina — non bisogna imitare il movimento di torsione
dei
fianchi che è usuale quando si è esposti alle per
sto che alla pronunciazione vocale risiede nella volontà di stabilire
dei
precetti per insegnare il mestiere dell’attore. I
ospetto della dottrina stelliniana intorno all’origine e al progresso
dei
costumi del Cav. Luigi Mabil, Padova, Coi tipi de
n un procedere inquieto avanti e indietro, che segue la transitorietà
dei
pensieri e la provvisorietà delle decisioni prese
so veniva ravvisata anche da Le Brun a proposito delle sopracciglia e
dei
lati della bocca: «Cet abaissement de sourcils et
ion générale et particulière, cit., p. 5). [commento_7.17] Per usare
dei
termini propri alla semiotica teatrale, potremmo
ospetto della dottrina stelliniana intorno all’origine e al progresso
dei
costumi del Cav. Luigi Mabil, cit., p. 99). [com
io farà presto seguito il soffocamento. [commento_7.35] L’ammissione
dei
limiti del progetto di catalogazione costituisce
1685-1757), nato come attore dilettante in seno al Collegio gesuitico
dei
Nobili, aveva cominciato a far rappresentare le s
ioni portate in scena alla sensibilità di un pubblico moderno era uno
dei
cardini della critica rivolta dai romantici all’A
utilizzare nelle proprie imitazioni progressive solo un’unica qualità
dei
corpi, e deve pertanto scegliere quella che susci
ta delle contraddizioni. Egli riprende infatti da Lessing la menzione
dei
gladiatori e della loro morte dignitosa che susci
dolore, diverge dal critico tedesco. Se per Lessing nella bella morte
dei
gladiatori ad agire è l’arte, che «[…] doveva ins
non fornisce dunque nessun riferimento ad una passione specifica, ma
dei
paradigmi generali da osservare. Lo stesso aveva
emporali (ossia la poesia) facevano uso di segno arbitrari. La teoria
dei
segni aveva la sua radice in Mendelssohn, che la
déclamation, cit., p. 128). Sulla questione della necessità, da parte
dei
poeti drammatici, di adeguarsi al gusto della naz
a tecnica della retorica, non potranno mai essere inserite nel novero
dei
veri oratori. Al contrario, ve ne sono altre che
ivoluzionario come Talma, tanto impegnato nella valutazione ragionata
dei
costumi e nello studio della gestualità tramite l
a definire il modello del tempo è quella dell’attore come «sciacallo
dei
sentimenti» (Sandra Pietrini, Fuori scena: il tea
divulgazione culturale, offrendo in compendio una sorta di antologia
dei
testi di maggior valore di autori che vanno da Da
in una lettera datata 9 agosto 1792, scriveva a Luigi Serio, censore
dei
teatri di Napoli: «Maledetto questo coturno, che
occhesi e Paolo Belli Blanes che, una volta penetrati nelle compagnie
dei
professionisti, nonostante la necessità di piegar
ani il genere tragico aveva fatto ingresso sistematico nel repertorio
dei
comici professionisti. Basta sfogliare gli elench
e, ma dov’è Ettore?”» (Luciano, La danza, cit., p. 101.) Capaneo, uno
dei
sette che assediarono Tebe, compariva nel canto X
, cit., p. 123); «ci son forse voci in grado di superare il fracasso
dei
nostri teatri? Diresti che sta muggendo il bosco
, II, 1, vv. 200-202, pp. 110-111). [commento_13.3] «innalzò il tono
dei
discorsi e diede agli attori il sostegno del cotu
t veniva invece riportata in Pietro Napoli Signorelli, Storia critica
dei
teatri antichi e moderni, cit., vol. V, p. 175.
La scena non è, nella concezione del Salfi, il tempio di venerazione
dei
primi attori acclamati dal pubblico, ma un luogo
l punto VII si alludeva infatti a una riforma da adottare nel sistema
dei
ruoli, in particolare sull’impossibilità per un a
ntante: «Nella fase di transizione dal teatro delle maschere a quello
dei
ruoli l’attore restò privo di punti di riferiment
e: il teatro delle maschere stava perdendo la sua identità, il teatro
dei
ruoli non ne aveva ancora una» (Cristina Jandelli
l’arte comica in Italia, cit., p. 241). [commento_14.9] L’importanza
dei
confidenti era già stata riscontrata in pieno Set
le, tópoi, Napoli, Liguori, 1999, p. 40). La critica all’introduzione
dei
confidenti era già presente in Luigi Riccoboni: «
to_14.13] La citazione da D’Hannetaire a proposito dell’inadeguatezza
dei
confidenti che si atteggiano a primi attori è la
. Egli riconosceva all’astigiano una certa uniformità nella creazione
dei
caratteri, provocata dall’aver infuso troppo del
) [commento_15.8] L’interesse per la complessità e contraddittorietà
dei
caratteri, soggetti a uno sviluppo progressivo, e
aratteri, soggetti a uno sviluppo progressivo, era la parola d’ordine
dei
romantici, che vedevano nel rispetto delle unità
, e per questo esaurita. E gli attori non se ne accorsero certo prima
dei
poeti stessi, né di coloro che composero la music
o di scontro tra gli interessi e le passioni che guidano la condotta
dei
singoli. L’attitudine individuale non può restare
pubblico in sala era stata sottolineata da Diderot in diversi luoghi
dei
suoi scritti. Già nell’ambito della critica d’art
del dramma borghese. I suoi richiami provengono dunque dall’orizzonte
dei
classici. Salfi menziona inoltre i quinti atti al
Casa d’Alfieri, 1953, V, 3, p. 87); «ORESTE: O sacra / tomba del re
dei
re, vittima aspetti? / L’avrai.» A queste parole
se inedito per il teatro francese dell’epoca rispetto alla veridicità
dei
costumi. Il 17 novembre 1790 egli comparirà sulle
l Brutus di Voltaire. Nelle Réflexions egli alluderà all’incongruenza
dei
costumi nelle messe in scena del suo tempo scrive
mbito del teatro tragico italiano, l’interesse per la verosimiglianza
dei
costumi è precedente rispetto all’orizzonte franc
l. II, p. 397). [commento_20.9] Salfi si riferisce qui alla tendenza
dei
primi attori di ostentare abiti lussuosi sulla sc
i dialogo, debba conoscere non solo la propria parte, ma anche quella
dei
suoi interlocutori, per non cadere in errore negl
ematicamente ogni spettacolo da una serie di prove, la subordinazione
dei
singoli elementi all’impostazione generale» (Paol
a raccontata da Tito Livio a proposito di Livio Andronico che, stanco
dei
continui bis domandati dal pubblico, aveva lascia
io è dunque auspicabile nel lavoro propedeutico per la messa in scena
dei
quadri, in cui la funzione individualizzante asse
dare certe sue polemiche indirizzate contro la tendenza generalizzata
dei
drammi per musica dell’epoca, in cui l’ostentazio
nto_22.4] La necessità di giudicare le qualità performative in base a
dei
criteri oggettivi, senza lasciare offuscare la cr
e, nella cornice di finzione del suo testo, faceva pronunciare da uno
dei
commensali nei confronti di un’attrice, in quanto
ti della donna: «[…] la conversazione ben presto si fece vivace e uno
dei
Normanni, invaghito di una delle nostre attrici,
a le parole che una volta il suonatore di flauto Ippomaco disse a uno
dei
suoi allievi: «Hai suonato male: se no questa gen
ersi dell’ultima scena […]» (Pietro Napoli Signorelli, Storia critica
dei
teatri antichi e moderni, cit., tomo V, p. 12);
obile e figurata, bisogna assolutamente evitare d’imparare a eseguire
dei
passi e di assumere l’aria atteggiata del balleri
e del trattato dedicata alla pronunciazione vocale, con l’esposizione
dei
rudimenti del sistema di versificazione, poteva c
ge nell’Edipo del Voltaire» (Pietro Napoli Signorelli, Storia critica
dei
teatri antichi e moderni, cit., vol. V, p. 80);
29. Sull’argomento si veda Gerardo Guccini, Per una storia del teatro
dei
dilettanti: la rinascita tragica italiana nel XVI
vergine da plasmare e da sottrarre all’ottusa e autoritaria potestas
dei
vecchi» , in Valentina Gallo, Introduzione a Luig
rrompere qualsiasi riferimento, diretto o indiretto, alle prestazioni
dei
singoli attori»; in Paolo Chiarini, Introduzione,
. Dal Barone ö Byrn (op. cit.) abbiamo che Tomaso Ristori, direttore
dei
comici italiani a Varsavia, il 1717, rimandati gl
hino Bellotti, come coperti di debiti. Concordando il ruolo e l’epoca
dei
due Bellotti, è molto probabile ch’essi non fosse
Prudenza. Prima attrice della Compagnia
dei
Comici Affezionati. Sono le sue lodi, come quelle
’introvato libretto della Scena illustrata, che ho trascritto al nome
dei
singoli artisti da Fr. Bartoli. La vediamo molto
terra feudale, vi prese possesso e la fece da signore. I gentiluomini
dei
dintorni s’irritarono per quella vicinanza, ed un
ostume ho riprodotto la maschera del Sand, che non è che una variante
dei
tanti Zanni di Callot, e non ha che vedere nè con
tro : e forse il celebre Tabarini si nascondeva sulla scena sotto uno
dei
tanti nomi di Zanni o di altro tipo, non potuti s
riguarda la esattezza de' costumi, benchè graziosamente disegnati, e
dei
caratteri, non saprei dire su che basati, benchè
tinon. Comunque sia, l’Angelica nostra era la colonna della Compagnia
dei
Comici Uniti, quando nel 1580 si unì a Bergamo pe
Uniti, quando nel 1580 si unì a Bergamo per qualche giorno con quella
dei
Gelosi ; nella quale occasione Cristoforo Corbell
le anno cessò di vivere in Venezia. Sappiamo dal Gandini (Cronistoria
dei
Teatri di Modena. Ivi, 1873, I, 163) che la Marta
el ’99, e vi recitò il Matrimonio Ebraico, ossia la Sinagoga, parodia
dei
riti israelitici che suscitò un diavoleto in teat
deliziosa macchietta, ad esempio, quella dell’operaja nell’Ispettore
dei
vagoni-letto, che invita ai baci col falso tic !…
re un ruolo più conveniente, ella sarebbe certo tornata a' bei giorni
dei
più clamorosi e sinceri trionfi. Colpita a Roma d
da mammolo – fanciullo, bambino) nella quale, in quella di Filippetto
dei
Rusteghi specialmente, palesò nuove e maggiori at
oi Ricordi (Milano, Dumolard, 1895) : Amilcare Belotti fu la delizia
dei
pubblici italiani, e specialmente dei Romani, che
Amilcare Belotti fu la delizia dei pubblici italiani, e specialmente
dei
Romani, che in vederlo si rammentavano di tratto
Florindo
dei
maccheroni. Chi si nascondesse sotto questo nome
l Direttore ? – Sulla scena lo dicon Florindo, e lo chiamano Florindo
dei
Maccaroni. – Ah ! ah ! lo conosco ; è un brav’uom
trentennio, e lasciò alcune opere pregiate, fra cui, prima, l’Istoria
dei
Vicerè del Regno di Napoli.
minati. Questa saggia e colta popolazione lucchese tanto conoscitrice
dei
vantaggi che dalle sceniche Produzioni ne derivan
utunno nel primo anno '53. Di più : in caso di pericolo di vita di un
dei
suoceri, ella dovrebbe aver subito venti giorni d
ronte gagliardamente, e vinse, con nuovi e più forti argomenti, primo
dei
quali la divisione con lui, nel caso di perdita,
valore artistico, mostrando che anche in ciò la nostra non era terra
dei
morti. » L'11 gennajo '55 scriveva da Torino alla
nto drammatico italiano, pel quale colà si porta mio marito (Giuliano
dei
Marchesi Capranica, Marchese Del Grillo)…. E il
ò a Parigi prima della Compagnia ; e di là mandò al Righetti una nota
dei
personaggi, che avrebber preso il palco, primi de
Righetti una nota dei personaggi, che avrebber preso il palco, primi
dei
quali l’Imperatore e l’Imperatrice, S. A. Girolam
me e per gli artisti. Di questo sono moralmente convinto. Sui prezzi
dei
palchi si regolano quelli degli altri biglietti.
Varsavia, e v’era il signor di Breitenbauch incaricato dell’alloggio
dei
comici, i quali in codesto andare e venire tra Dr
ne in Italia, lasciando colà un monte di debiti, come vedremo al nome
dei
singoli artisti Bertoldi, Vulcani, Franceschini,
i d’una espressione di Agnolo Poliziano, nascono in Italia all’usanza
dei
funghi, piove ogni giorno sulle pazientissime ore
ta fa trecento volte per anno il viaggio dell’Olimpo fino al collegio
dei
dottori a fine di regalare la bilancia e la spada
notonia la servilità, da questa il languore e non molto dopo il tedio
dei
lettori sensati che compresi da giustissimo sdegn
lmeno che colla loro vaghezza, novità od interesse ci ricompensassero
dei
sagrifizi che si fanno del buon senso in grazia d
ltrove152 circa gli argomenti propri del melodramma e circa la natura
dei
personaggi dove si fece più diffusamente vedere c
atria con più altri affetti consimili sconosciuti nella maggior parte
dei
componimenti di Esalilo, di Sofocle, e di Euripid
sticcie attaccate in fine delle scene, lo stesso del numero e qualità
dei
personaggi, lo stesso della maniera d’intrecciare
data dai gran maestri? Che della semplicicità de’ mezzi, della verità
dei
caratteri, della eleganza dello stile, della pitt
on tante grazie abbellito da Metastasio. La poco avventurosa riuscita
dei
poeti che hanno voluto imitare quell’insigne scri
che di abbagliare la vista, vi ricondurrà l’uso frequente o perpetuo
dei
cori, e con esso tutti gli abusi ai quali è solit
pe’ i loro talenti, o non meritano andar confusi collo stolido gregge
dei
dozzinali oscurissimi poetastri. Vengono essi div
tar i costumi e di rovinar la poesia. Nella prima mi sembra udire uno
dei
Ceteghi che rimprovera a Catilina la sua ribellio
sta colle vaghe decorazioni, e il ballerino coll’opportuna esecuzione
dei
balli assalgano lo spettatore da tutte le bande c
spirano fuorché riconoscenza, umiltà, tenerezza e divozione verso gli
dei
. Mancò egli non per tanto al gran precetto di Ora
Ma non tutti i poeti del nostro tempo si sono rivolti alla imitazion
dei
Francesi: molti ancora vi sono che vollero piutto
n istravaganze. Per tali devono riputarsi nell’Antigono la scena muta
dei
due fratelli Eteocle e Polinice, che compariscono
quello ove perduta aveano ad un solo tratto pressoché tutta la stirpe
dei
loro re, non era il più a proposito per ordinare
. In altro luogo ci converrà parlare più a lungo degl’inconvenienti e
dei
vantaggi annessi al metodo proposto dall’inglese.
se non quando sono vicine alla violenza, e dall’altra parte la classe
dei
personaggi illustri, a’ quali appartengono esse,
tragedia. E a dirne il vero, quantunque io non gusti nella caricatura
dei
buffi quel diletto intimo che pruovo nelle lacrim
rimo drammatico del mondo) vuolsi fare quell’uso che si fa nelle case
dei
vasellami d’argento e delle gioie di gran valore,
han che fare coll’opera: mi piacerebbe bensì che ci entrassero dentro
dei
cangiamenti di scena e delle macchine in quantità
uzione della coppia Caracciolo, superando la Borisi ogni aspettazione
dei
capocomici, specialmente colla parte di Teresa ne
bile, morì a Milano fra le braccia della moglie, nella casa di salute
dei
fratelli Dufour. Tornata lei l’ ’88 con Zago, che
dal pubblico, dalla stampa, per la dolcezza dell’indole, per la bontà
dei
costumi, per l’amore e il rispetto dell’arte.
imi comici, sappiamo, furon mimi e suonatori e cantanti ; e l’agilità
dei
movimenti era tanto apprezzata, quanto la trovata
esignato agli sposi, come residenza, Landshut, la primitiva residenza
dei
Duchi della Bassa Baviera ; una città, a detta de
ui diamo un saggio nella qui unita tavola colorata, e la grande Scala
dei
buffoni (Narrentreppe) con le più comiche e svari
op. cit.). « Girolamo Stanga — dice il Bertolotti (Musici alla Corte
dei
Gonzaga in Mantova dal secolo XV al XVIII — Milan
ime vulgare, tutte in laude etc. etc. (F. Torraca, Il Teatro Italiano
dei
secoli XIII, XIV e XV. Firenze, Sansoni, 1885).
inetto, fu messo in uno studio d’avvocato, che abbandonò all’insaputa
dei
parenti per recarsi a recitare in una Compagnia R
bbe la brutta e perdonabile vanità di ripudiar suo padre al conspetto
dei
compagni, per l’altro Lavaggi, fabbricante di fia
Parisi Luigi. Comico rinomato
dei
tempi di Francesco Bartoli (1781), che sosteneva
ce a S. Sepolcro la sera del 12 agosto la sua Benefiziata col Viaggio
dei
Pianeti, ossia Giove e Mercurio in Tianèa, azione
vano, e gli eterni zeffiri che leggiermente scherzavano tra le fiondi
dei
mirti nelle campagne di Cipro, e i rivi di latte
e caverne e laghi vastissimi, che tagliano inegualmente la superficie
dei
campi; i brillanti fenomeni dell’aurora boreale p
onducente ad eccitare in proprio vantaggio l’ammirazione e il terrore
dei
popoli. [10] Una religione malinconica e feroce,
li idolatri della Scandinavia. La guerra posta quasi nel numero degli
dei
dal loro antico conquistatore Oddino avea tinto d
sia i principiali tra loro per la buona educazione de’ figliuoli, uno
dei
primi era quello di facitore di novelle. [11] Div
sse nella Scandinavia i deliri della idolatria, e con essi la potenza
dei
Rymers, che ne erano il principale sostegno. Ma s
religioso durò lungamente nelle menti del volgo. [13] Colle conquiste
dei
goti si sparse adunque per l’Europa la moderna mi
e, che non potevano venir a personale tenzone, combattevano per mezzo
dei
lor cavalieri, ai quali veniva troncata la mano i
lle premure di Dante e Petrarca poi codici disotterrati, colla venuta
dei
Greci in Europa, e col patrocinio della Casa Medi
e’ nostri basta, non che altro, gettar uno sguardo sui romanzi morali
dei
nostri tempi. Non parlo di quelli del Chiari, qua
te il vituperio di chi gli legge, e di chi gli scrive: parlo soltanto
dei
due più celebri, che abbia l’Europa moderna, cioè
n voga. Queste smancerie e turbolenze ispirarono allora a Paolo Costa
dei
versi di questa specie : Mal abbia l’istrion che
l’istrion che con orrendo artificio sonar fa la parola che il latrato
dei
cani, il rugghio, il fremito dei rabidi leoni e d
io sonar fa la parola che il latrato dei cani, il rugghio, il fremito
dei
rabidi leoni e delle strigi le querimonie imita……
a di contradizione mostravano oggi sono riepilogo di tutti gli errori
dei
tempi allora, ed ora a quei che si porgeano spett
a si fece mallevadore, e Romagnesi potè riaversi del lungo cammino, e
dei
disagi patiti. Il domani una lettera di Quinault
s, a Cambrai, donde restituitosi a Parigi, fu accolto nella Compagnia
dei
Nuovi Comici italiani. Il Mercurio di Francia cos
del Salvatore il 13 maggio. « Alto e ben fatto, – dice il Dizionario
dei
teatri, – egli aveva la voce un po' sorda, e semb
eva recitato dal 1653 al 1660 nel teatro del Petit-Bourbon, al fianco
dei
celebri Fiorilli e Romagnesi. Patrizia Adami, nat
ama : « Ohimè !… Eccomi adunque arruolato nell’infinita confraternita
dei
b….. !!!!… » E cala il sipario. Il personaggio d
Balletti Antonio Stefano. Figlio
dei
precedenti, nacque a Parigi il maggio del 1724. D
chiuso con altri comici : che si presume esser causa della ferita uno
dei
soldati, il quale, sostenendo una parte nella com
anori Cigni, che al Reno stanno e all’Arno intorno, ti ornaro il Crin
dei
meritati allori. Quando sciogli agli accenti il l
le ’95-’96 la parte di Agata nell’Elena e Gerardo di Luigi Millo, uno
dei
poeti della Compagnia, che fu l’unica parte da le
fatti : non solamente egli ne compose (sono in tutti sessantatrè, due
dei
quali soltanto in versi : della primavera e della
ta, che termina così : abbiamo proposto in questo luoco con la musica
dei
dolci concenti di cotanti amanti, ai cigni rassom
Zenari Andrea. Apparteneva alla Compagnia
dei
Comici Uniti nel 1593, nella qualità di Graziano
Era a Genova l’estate dell’anno 1586 colla Ponti, la celebre Lavinia
dei
Desiosi.
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