o. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione
degli
attori Greci. Poichè sul Greco teatro ειδικῷ,
ttura ύλικην, materiale. Copiose ricerche intorno al teatro materiale
degli
antichi trovansi sparse nelle opere degli eruditi
intorno al teatro materiale degli antichi trovansi sparse nelle opere
degli
eruditi150. Tuttavolta recheremo quì alcune delle
o quì alcune delle notizie più curiose e necessarie all’ intelligenza
degli
scrittori. Riguardando all’origine degli spettaco
necessarie all’ intelligenza degli scrittori. Riguardando all’origine
degli
spettacoli, il nome di teatro che da ϑεαομαι, int
Pratina quelle mal accozzate tavole cedendo al peso, forse con danno
degli
attori e degli spettatori, convenne innalzare un
mal accozzate tavole cedendo al peso, forse con danno degli attori e
degli
spettatori, convenne innalzare un edifizio più so
un bel teatro di marmo, il cui diametro preso con tutta la profondità
degli
scaglioni è di 250 piedi e la periferia di 500154
ia usato dalla sua nazione. Cornelio Nipote nel proemio del suo libro
degli
uomini insigni riferisce una cosa assai più notab
tata vera. Ma essa poteva esser vera dopo che si rallentò quel rigore
degli
statuti di Licurgo, il quale non permise agli Spa
per prezzo, non è da stupirsene; e Cornelio l’adduce appunto per uno
degli
esempj della diversità de’ costumi de’ Greci e de
’ musici. E quì termina la parte del teatro destinato alle operazioni
degli
attori e de’ musici e de’ ballerini. Un semicirco
ta interrotta da tre piccioli piani formati da scaglioni più spaziosi
degli
altri, i quali facevano la figura di fasce, e da
diede il nome agli spartimenti de’ sedili assegnati a i diversi ceti
degli
spettatori. Tutti gli spartimenti erano di modo d
spettatori. Tutti gli spartimenti erano di modo divisi, che gli apici
degli
angoli de’ gradini sarebbero stati toccati da una
tro è il corpo sonoro. A render poi sempre più chiare e soavi le voci
degli
attori, immaginarono i Greci certi vasi di bronzo
colonne ed altre preziose reliquie di tanti teatri Greci, a dispetto
degli
anni che gli abbatterono, ne manifestano la solid
e di vino168. Ebbero anco gli Ateniesi alcune leggi intorno al danajo
degli
spettacoli. Il popolo che vi accorreva con estrem
tere agli spettacoli; ed è questo il danajo chiamato τόϑεωρικὸν o sia
degli
spettacoli. Sull’incominciar della guerra di Olin
el Mar Pacifico. Havvi nel mare del Sud alle vicinanze del l’isola
degli
Otaiti tralle altre un’ isoletta chiamata Ulietea
re. In una di esse vedevansi due classi di attori distinti dal colore
degli
abiti, l’una di color bruno figurava un padrone c
intanto le mani e mettendo acutissime guida. Si avanzò poi alla testa
degli
attori situati in un de’ lati del mezzo cerchio u
iore al l’azione de’ più applauditi attori del nostro paese. Il primo
degli
attori del l’altro lato corrispose della stessa m
anze e scene recitate in Wateeoo non son dissimili quelle delle isole
degli
Amici, e le altre degli abitanti delle isole Caro
Wateeoo non son dissimili quelle delle isole degli Amici, e le altre
degli
abitanti delle isole Caroline del Mar Pacifico de
prossimano più a quelle della Nuova-Zelanda che a quelle di O-Taiti o
degli
Amici. Precede una canzone di movimento lento e g
Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione
degli
Attori Greci. Poichè sul teatro Greco οιδικῶ,
ttura ιλικην, materiale. Copiose ricerche intorno al teatro materiale
degli
antichi trova nsi sparse nelle opere degli erudit
ntorno al teatro materiale degli antichi trova nsi sparse nelle opere
degli
eruditia. Tuttavolta recheremo quì alcune delle n
mo quì alcune delle notizie più curiose e necessarie all’intelligenza
degli
scrittori. Riguardando all’origine degli spettaco
necessarie all’intelligenza degli scrittori. Riguardando all’origine
degli
spettacoli, il nome di Teatro che da τεαομαι, int
e estemporaneamente nelle grandi piazze un tavolato con scene formate
degli
alberi; nè si pensò a migliorarle se non dopo che
Pratina quelle male accozzate tavole cedendo al peso, forse con danno
degli
attori e spettatori, convenne inalzare un edifizi
un bel teatro di marmo, il cui diametro preso con tutta la profondità
degli
scaglioni, è di 250 piedi, e la periferia di 500b
ia usato dalla sua nazione. Cornelio Nipote nel proemio del suo libro
degli
Uomini insigni riferisce una cosa assai più notab
tata vera. Ma poteva bene esser vera dopo che si rallentò quel rigore
degli
statuti di Licurgo, il quale non permise agli Spa
per prezzo, non è da stupirsene; e Cornelio l’adduce appunto per uno
degli
esempj nella diversità de’ costumi de’ Greci e de
ta interrotta da tre piccioli piani formati da scaglioni più spaziosi
degli
altri, i quali facevano la figura di fasce, e da
a diede il nome agli spartimenti de’ sedili assegnati ai diversi ceti
degli
spettatori. Tutti gli spartimenti erano di modo s
ettatori. Tutti gli spartimenti erano di modo separati, che gli apici
degli
angoli de’ gradini sarebbero stati toccati da una
tro è il corpo sonoro. A render poi sempre più chiare e soavi le voci
degli
attori, immaginarono i Greci certi vasi di bronzo
colonne ed altre preziose reliquie di tanti teatri Greci, a dispetto
degli
anni che gli abbatterono, ne manifestano la solid
tane di vinoa Ebbero anco gli Ateniesi alcune leggi intorno al danajo
degli
spettacoli. Il popolo che vi accorreva con estrem
ere agli spettacoli; ed è questo il danajo chiamato τό θεωρικὸν o sia
degli
spettacoli. Sul cominciar della guerra di Olinto
e non curanza per la decenza, soleano bere del vino, fumare, mangiar
degli
agrumi, delle frutta, delle nocciuole, e gettarne
tu Ludi spectantur. Tutte queste cose nemiche della decenza propria
degli
spettacoli delle nazioni culte, mostravano in tal
e vestito alla foggia del paese, e colla sua parrucca talora in mezzo
degli
Attori Turchi, o Persiani coperti di un turbante.
Dall’altra parte come poi avrei potuto salvarmi da’ giusti rimproveri
degli
abitatori di Madrid al vedere falsamente riferita
re di udirgli affermare, che tutto era conforme al vero, e a’ dettati
degli
eruditi nazionali: che anzi delle rappresentazion
ostruose avea io ragionato con più contenenza di tanti loro Scrittori
degli
ultimi tre secoli, i quali sono tanti, Sig. Lampi
osi? In confidenza quale utile apporta a’ vostri Cittadini l’apologia
degli
spropositi di Lope, e Calderòn? quale quell’imput
i Madrid, perchè mi erano sotto gli occhi, e, per quanto io so, niuno
degli
Stranieri finora ne avea fatto motto. Siete soddi
ne può considerarsi in tanti aspetti differenti quante sono le classi
degli
spettatori, che vi concorrono. Diversamente il co
he valutano le ragioni secondo il numero delle citazioni, e il merito
degli
autori secondo i secoli della loro nascita, giudi
ca una serie di precetti comunali tratti dall’esempio e dall’autorità
degli
antichi mal intesi e peggio gustati da loro per m
sensibile e d’immaginazione vivace, osservator fedele della natura e
degli
uomini, ammaestrato ai fonti di Boileau, di Longi
effetto, che ne producono. Ei paragonando insieme le diverse bellezze
degli
autori, delle nazioni e de’ secoli, si forma in m
gine del bello ideale, la quate poi applicata alle diverse produzioni
degli
ingegni gli serve, come il filo ad Arianna, per i
ga, preferisce Moliere a’ comici di tutti i tempi, bilancia il merito
degli
autori subalterni secondo più o meno s’avvicinano
trova, le opinioni, e i pregiudizi che la signoreggiano. [7] In quale
degli
accennati aspetti deggia fissare lo sguardo chiun
tto, o ci entrano solo per incidenza. Ma la storia apre alle ricerche
degli
studiosi un campo più vasto. Non solo la cognizio
posseditori d’erudite ricchezze, i quali somiglianti al drago custode
degli
orti Esperidi, vietano che altri accosti la mano
ti. Debbo avvertire bensì, che scrivendo io la storia dell’arte e non
degli
artefici, vana riuscirebbe la speranza di chiunqu
lle minute indagini intorno al nome, cognome, patria, nascita e morte
degli
autori, di tutte quante le opere, ch’essi pubblic
lle varie edizioni e tai cose che sogliono essere le più care delizie
degli
eruditi a nostri tempi. Mille altri libri appaghe
a bensì ma ferma, e imparziale maniera con cui si parla delle opere e
degli
autori. Avrebbono forse desiderato, ch’io fossi s
scano la musica e il melodramma italiano alla musica, e al melodramma
degli
altri popoli, in qual guisa si mettano, a coperto
i altri popoli, in qual guisa si mettano, a coperto delle imputazioni
degli
oltramontani, ove si trovino poco fondate, e come
pportuno, il premettere due Ragionamenti sì per ovviare alla mancanza
degli
scrittori su questo punto, come per aver qualche
di non aver dato occasione all’Apologista di lagnarsi, come ha fatto
degli
altri Italiani, che abbia dissimulate le di lui r
ppigliatevi in somma alla verità, non all’astuzia. Agesilao famoso Re
degli
Spartani, secondo che scrive Senofonte nell’Orazi
ircoli viziosi, le anfibologie, e in oltre i fatti soppressi, i passi
degli
Autori stiracchiati, le congetture sofistiche, e
perchè volete voi raffreddarne l’ardore col difendere gli spropositi
degli
altri secoli? E che importa a voi che si dica, ch
con tal felicità, che sono diventati i modelli, e la misura de’ voti
degli
altri Popoli. Dal 1730. e non prima, hanno cominc
l’amore dell’Agricoltura, la conservazione de’ Boschi, la piantagione
degli
alberi tanto necessaria e tanto abborrita dalla n
e, a coltivare, a cominciare la guerra contro la cattiva Architettura
degli
Altari di legno dorato pieni di stravaganti fogli
e manifatture, del Commercio, della Marina, sarebbero stati i forieri
degli
odierni utili stabilimenti? Se il gran Carlo III.
abilimenti? Se il gran Carlo III. avesse continuato, seguendo le orme
degli
antecessori, a tener chiusa la communicazione del
ll’inverno, dalle inondazioni de’ fiumi e torrenti, e dalla frequenza
degli
assassini? Vi si vedrebbero per real determinazio
ttacolo, e insieme per saziare con minore incomodo la bella curiosità
degli
studiosi, quanti vantaggi non recherà alle Medich
perciò abbiamo questo non dispreggevole argomento a provare il valore
degli
Spagnuoli nelle Scienze”. Riflettiamo alquanto su
ma Autori di jeri l’altro. E perchè non ricorrere a’ passi originali
degli
Antichi? Allora sorgerebbero nella di lui mente i
ordovesi ci dicono, che gli Spagnuoli appresero da’ Fenici il sistema
degli
Atomi. Ma ecco su di ciò come ragiona l’erudito A
l supporre a quei tempi sì remoti gli Spagnuoli informati del sistema
degli
Atomin, sol perchè vi fu un Filosofo Tirio, che i
Filosofi . . . . . i nostri ebbero occasione di apprendere il sistema
degli
Atomi. Questo (soggiungono gli Scrittori Cordoves
re, vennero, insegnarono; gli Spagnuoli dunque ricevettero il sistema
degli
Atomi molto prima della Grecia, e di Roma? Stavan
ano, che pur fu un dotto Imperadore, di un Trajano eccellente modello
degli
ottimi Principi? Temuta e gloriosa sotto i Visigo
r dirla alla Francese, ha bisogno la Madre de’ Garcilassi de la Vega,
degli
Errera, de’ Leonardi di Argensola? Ha bisogno la
’incenso Sabeo grato ed accetto ad ogni odorato. Uditelo dal Principe
degli
Oratori Italiani nel 11. Degli Uffizj: Vera glori
il loro pascolo, e se il terrore e la pietà non laceravano gli animi
degli
spettatori, si sentivano essi rapiti dall’ammiraz
iarono a conoscere che si potevano interessare gli animi a preferenza
degli
occhi, e s’avvidero i musici che la possanza dell
o le sensazioni, che in noi risvegliarono le immagini rappresentative
degli
oggetti fisici, sa dipingere il mormorio d’un rus
o rischiarato dal sole. Essa è l’unica parte della musica che cagioni
degli
effetti morali nel cuor dell’uomo, i quali oltrep
ostre affezioni e delle nostre idee: dal che nasce che risovvenendoci
degli
oggetti, che vengono per mezzo di esse rappresent
amente che il sottopongano la pittura e la poesia, quella al giudizio
degli
occhi, e questa a quella della immaginazione. [4]
ollevarsi fino al privilegio d’imitar la natura, colla quale l’unione
degli
accordi non ha se non se una relazione troppo lon
aranno giammai sufficienti a formar uno scrittore eloquente. La forza
degli
argomenti, la convinzione dello spirito, l’eccita
distingue i periodi, ora rendendo più giuste le intonazioni per mezzo
degli
intervalli, come la sintassi rende più intelligib
va a interessare senza la melodia. L’immagine delle nostre passioni e
degli
oggetti che le mettono in esercizio, lo specchio
na voce che canti in quella solitudine o in quel boschetto. Le frondi
degli
alberi, l’albeggiante azzurro dell’orizonte, le p
nelle arti e nelle lettere, eccitò in particolar maniera la curiosità
degli
Italiani, i quali vi si portarono in folla spinti
nte utili alla umanità, promovendo le arti che soddisfanno a’ bisogni
degli
uomini, e favoreggiando le scienze che perfeziona
ma vista né straordinario, né difficile ad ottenersi, è nullameno uno
degli
sforzi più grandi che abbiano fatto i moderni ita
ll’ammirabile facilità di canto che seppe dargli, questo pel maneggio
degli
strumenti attissimo all’espressione. Pergolesi, i
el suo modello. Così si vede per pruova, che posta la stessa fabbrica
degli
strumenti, lirici o pneumatici che siano, e la st
i imparziali ed esercitati la soavità del suono italiano a preferenza
degli
altri. [12] Se non che il miglioramento dell’arte
one nei maestosi e patetici gravi lavorati in gran parte sull’esempio
degli
adagi del suo maestro, nelle sue brillanti variaz
nte se si paragonano in codesto articolo i suoi componimenti a quelli
degli
altri, la differenza è troppo visibile, ma il dif
i. [15] Per le fatiche di questi e d’altri valenti compositori l’arte
degli
accompagnamenti fu condotta alla maggior perfezio
ustezza del tempo, e a regolar il loro movimento colla mossa generale
degli
altri, affinchè l’aggregato de’ suoni avesse quel
uzione della musica sacra avea da lungo tempo introdotta la necessità
degli
studi e de’ maestri, fioriva allora per l’industr
da chicchessia. [20] Pregevole pel metodo d’insegnare, per la varietà
degli
stili, e pel numero di bravi discepoli fu la scuo
facile spianamento, per l’arte di graduar il fiato, per la leggiadria
degli
ornamenti, e per la esatta maniera di eseguir le
chiamano grandi per obbrobrio del titolo, si dileguerà dalla memoria
degli
uomini, come gl’impuri vapori che s’innalzano sul
l vedere che la loro lingua, musica, e poesia sono superiori a quelle
degli
oltramontani. L’Italia non dovrà mai al nostro av
a gente, e contribuisce in particolar maniera a tirar in Italia l’oro
degli
stranieri, essendo certo, che da niun ramo delle
L’uno si è il signor conte Benvenuto di San Raffaele regio direttore
degli
studi a Torino, il quale in due belle lettere sul
uale in due belle lettere sull’arte del suono inserite nella raccolti
degli
opuscoli di Milano 92 così si esprime, esponendo
né i mentovati vizi si trovano nel volgo soltanto dei compositori, e
degli
attori, ma in alcune composizioni eziandio di que
Lucio Fedele. Forse lo stesso Lutio, che firmò la supplica
degli
Uniti con Gio. Donato (V. Lombardo) e altri ? For
nome di questo (V.) ? Ma il Burchiella era dottore, e nella supplica
degli
Uniti è appunto il Gratiano, accanto a Lutio. A m
no alla metà del secolo scorso. Mediocrità della musica. Introduzione
degli
eunuchi e delle donne in teatro. [1] Ritornando
lumi erano in tanta copia e con tal artifizio disposti che gli occhi
degli
spettatori sostener non potevano il vivace chiaro
pirono gli intervalli coi soli cori; ma tosto degenerando fra le mani
degli
altri compositori, né sapendo questi come fare pe
ri compositori, né sapendo questi come fare per sostener l’attenzione
degli
spettatori cori azioni prive di verosimiglianza e
dove per mezzo di gran caratteri mobili di fuoco si leggevano in aria
degli
anagrammi, dei bisticci, degli enigmi e delle div
i mobili di fuoco si leggevano in aria degli anagrammi, dei bisticci,
degli
enigmi e delle divise allusive ai personaggi ch’e
rzata dagli strumenti dava tutto l’agio possibile ai lazzi scandalosi
degli
attori. Nella Ipermestra del Moniglia la castissi
che il pregiudizio a quelli, a questi l’adulazione tributano sovente
degli
omaggi insensati, o talvolta l’invidia gli calpes
o e uno speziale, che si rallegrano scambievolmente di ciò che i mali
degli
uomini fanno il loro guadagni, e che la terra sep
a per trovarsi tutta pesta, e mal concia dalle mani de’ procuratori e
degli
avvocati, ma accorgendosi chi ella è, la sfuggono
ome buon musico. L’armonia era ben concertata, e spiccava la pienezza
degli
accordi, ma niuno, o pochissimo studio si metteva
l tempo era di esprimere colla possibile evidenza il romore materiale
degli
oggetti compresi nelle parole. Non si può meno di
tta, quanta è, l’armonica facoltà, ma che incontrò la disapprovazione
degli
scienziati pei molti abbagli presi dall’autore, e
la quale non sono capaci gli anni più teneri, costrinsero i direttori
degli
spettacoli a prevalersi degli eunuchi. La relazio
nni più teneri, costrinsero i direttori degli spettacoli a prevalersi
degli
eunuchi. La relazione sconosciuta, ma da tutti gl
l’orifizio della glottide, e la dispone a formar i tuoni acuti meglio
degli
altri. Cotali circostanze doveano dar ad essi la
bolla di Sisto V indirizzata al Nunzio di Spagna si ricava che l’uso
degli
eunuchi era molto comune in quella nazione probab
orale pubblica che le donne rappresentino negli spettacoli. L’esempio
degli
antichi Greci e Romani, che escluse le vollero co
del teatro, che pericoloso al buon ordine della società; la mollezza
degli
affetti, che ispirano coi loro atteggiamenti espr
che nasce, che essendo elleno la parte più numerosa e la più pregiata
degli
spettacoli, cui vuolsi ad ogni modo compiacere, a
ispirarlo; la ristrettezza de’ nostri teatri picciolissimi a paragon
degli
antichi, dove la distanza che passa tra gli attor
li, credendo se stessi i Virimagni della facoltà, stimano il restante
degli
uomini altrettante pecore o tronchi. Ciò gli fa m
tante pecore o tronchi. Ciò gli fa meritevolmente ridicoli agli occhi
degli
stranieri: non so se questi giudichino con piena
D’Origny, si voglion vedere le diverse passioni dipingersi sul volto
degli
attori. » Il poco che potè mettere assieme lasciò
le a quella dell’altro. Quanto al carattere di Scapino, è il medesimo
degli
schiavi di Plauto e di Terenzio ; intrigante, fur
spirito, che parla molto e molto consiglia. È infine il ritratto vero
degli
Schiavi della Commedia latina. Tutte le commedie
eatro Italiano per la facilità del carattere principale, che è quello
degli
schiavi, applicato a questo personaggio. Il famo
Niccola Petrioli, poi in quella di Domenico Bassi, poi, coll’avanzar
degli
anni, in altre di minor grido. Si fe'molto notare
ava in una vagante Compagnia « procacciandosi – egli scrive – ad onta
degli
anni la pubblica approvazione, e qualche applauso
ssante del publico divertimento. Così questi, prevalendosi del favore
degli
spettatori, si è discostato pian piano dalla subo
scante? Come potranno contraffare gli dei coloro che sono al di sotto
degli
uomini? Come è possibile che quelle lor voci liqu
liano patteggiare colle orecchie dello spettatore senza curarsi punto
degli
occhi. Così si veggono sovente muover le labbia,
lla quale par che i cantanti vogliano prendersi a gabbo la sensatezza
degli
uditori; tanto essa è inverosimile, disanimata e
i col principe Zoroastro e colla regina Culicutidonia? [6] La cagione
degli
accennati difetti viene in parte dalla natura ste
ano del loro mestiero, non sapendo, o non volendo sapere, che l’anima
degli
affetti consiste nella maniera di esprimerli, e c
e noiose, lasciano il peso a chi balla d’impegnar la mente e il cuore
degli
spettatori.» [7] E pazienza s’eglino almeno aves
endono direttamente al mio assunto. Sarà la principale l’applicazione
degli
accennati principi alle diverse parti del melodra
casi dove la poesia prende alcuni caratteri di canto coll’intervento
degli
strumenti; dei casi infine dove la poesia trasfon
ne, e per le materie che vi si trattano, raro è che spicchi l’energia
degli
affetti. Tocca dunque alla poesia il far valere c
alore, allorché la voce interrotta per intervalli palesa il disordine
degli
affetti e l’irresolutezza d’un animo agitato da m
n senso e dalla esperienza d’usar cioè vicendevolmente della poesia e
degli
strumenti come di due interlocutori che parlano l
delle idee. Dovrebbe dar maggior lume e risalto all’idioma imitativo
degli
strumenti ora con lunghe pause e marcate che apra
a quello ancora che deve tacersi. Dovrebbe far sentire la successione
degli
intervalli armonici nei tuoni della voce, e farla
tuazioni inaspettate ed energiche onde tanto s’ammiran da noi i poemi
degli
antichi, e le tragedie recitabili. Diamone alcuni
o colla proprietà dell’azione supplire al rapido e conciso linguaggio
degli
affetti. Ma di siffatto studio e cognizione, onde
iù decisive, i riposi sulle vocali più lenti, la successione armonica
degli
intervalli diviene più sensibile e più frequente.
oll’oggetto imitato. [22] Ma dove, quando, e come deve usar il musico
degli
ornati per conciliar fra loro i due estremi diffi
rnamenti qualora l’andamento delle note nella composizione o la mossa
degli
strumenti è incitata e veloce. Sarebbe lo stesso
maggior possibile artifizio e finezza, non abbia quest’arte ricevuto
degli
avvanzamenti prodigiosi in Italia. La leggerezza
ile dilicato, artifizioso, raffinato, sottile, l’espressione talvolta
degli
affetti più molli condotta fino alla evidenza; so
s’intende l’arte di rappresentar modulando le passioni e i caratteri
degli
uomini talmente che vi si scorga chiaramente la v
alcar che si fa sulle vocali. Ora siccome la natura e la combinazione
degli
accennati elementi non è sempre la stessa nell’um
in mille modi e agglomerare la voce si sfigura talmente il carattere
degli
affetti naturali che più non si conosce a qual pa
coi violini? Dove troncando a mezzo il senso delle parole e lo sfogo
degli
affetti attende talvolta che finisca l’orchestra
confronti poi svegliato a parte a parte nell’originale il vivace lume
degli
occhi, l’oro dei capegli, le rose delle labbra, i
portantissima di amoreggiare, o la più importante ancora del giuoco o
degli
abbigliamenti, o il trasporto pei cani o pei cava
Grazie venisse talvolta a vezzeggiarli. E volgo è ancora l’aggregato
degli
uditori maggiore assai di quello che comunemente
e un dozzinale suonator di festino, potrebbero interrogati sul merito
degli
attori rispondere come fece quel bolognese che, t
citano le stesse idee e i movimenti stessi ch’ecciterebbe la presenza
degli
oggetti rappresentati. Perciò Sant’Agostino defin
fisso e determinato che possa riguardarsi come principio inalterabile
degli
altri suoni; se la perdita della prosodia poetica
dei tratti, la bocca, le braccia, le mani, ciascuna parte insomma ha
degli
originali nella società che servono, a così dire,
omentano che la musica della nostra età è superiore di molto a quella
degli
altri tempi. Non vogliono riflettere che la più b
cotal costume da un’antichità immemorabile, e inventato dalla gelosia
degli
orientali per assicurarsi con questo mezzo della
in quei paesi. Qualunque ne sia stato il motivo, certo è che l’usanza
degli
asiatici antichi e moderni non è tanto abbominevo
ndo verun oggetto, nulla operando sulla reminiscenza o sulla fantasia
degli
ascoltanti agisce unicamente sulla loro macchina,
o questa riproducendo con una serie successiva di tuoni l’impressioni
degli
oggetti e i moti analoghi delle passioni, fa dell
imitatrice, parla all’imaginazione e alla memoria, agisce sul morale
degli
uomini. II. «La musica può essere analoga alle pa
A] Larga messe di dispute è stato fra gli eruditi il canto drammatico
degli
Antichi, e come spesso accade fra codesti messeri
a motivo delle poche notizie sicure che abbiamo intorno all’economia
degli
antichi teatri, e la natura intrinseca della loro
loro musica. Due cose sembrano incontrastabili attesa la moltiplicità
degli
antichi scrittori che le confermano. La prima che
ale significato prendessero eglino la parola canto. Lo stesso avviene
degli
strumenti, coi quali s’accompagnavano presso ai G
icorriamo non per tanto ad un esame più decisivo. Cosa era la melopea
degli
Antichi? Prima di rispondere bisogna distinguere
oveva essere assai musicale, come si vede dal gran conto che facevano
degli
accenti, chiamandoli così dal canto quasi ad conc
esta non sia una semplice conghiettura mia l’arguisco da alcuni testi
degli
autori antichi che sembrano ammettere manifestame
farlo due argomenti, i quali al mio parere convincono che la melopea
degli
antichi fosse diversa da quella che usiamo in ogg
r Saverio Mattei napolitano, Ognuno sa quanto fossero grandi i teatri
degli
Antichi. Quello di Marcello che conteneva venti m
r ciascuno quel numero di persone sufficiente a poter sentire la voce
degli
attori. Ma questa risposta sebbene pruovi abbasta
oltà rimane sempre la stessa, né si sciolge ricorrendo alla diversità
degli
spettacoli che s’eseguivano nel tempo medesimo, i
poesia e musica moderne con quelle dei Greci. Motivi della perfezion
degli
antichi, e inconvenienti intrinseci del nostro si
to ed una decadenza inalterabile e certa, come lo sono le rivoluzioni
degli
astri. Non si maravigli adunque il lettore se nel
tuttavia la musica non abbia in Italia prodotta la menoma particella
degli
stupendi prodigi che produceva in Grecia l’antica
utta Europa, le belle arti non furono che un prodotto della imitazion
degli
antichi. Ciò si vede nell’origine della tragedia,
a come il più possente e immediato strumento per imprimer negli animi
degli
uomini i sentimenti necessari alla gloria, ed all
ion dilettevole bensì, ma sempre inutile al bene religioso e politico
degli
Stati. Dal quale principio si ricavano alcune con
ol divertirsene. E siccome il privilegio di promuovere e di giudicare
degli
spettacoli è intieramente dato al popolo se non (
semplicità primitiva. Rozza in sul principio come lo erano i costumi
degli
abitanti, si disse che ratteneva i fiumi, ammansa
a Terpandro a placarle senz’altra persuasione, altra forza che quella
degli
accordi armonici. Un decreto rigoroso vietava sot
n sagrifizio. E se qualcuno si serviva degl’inni e dei cori nel culto
degli
dei diversi da quelli che sono prescritti dalle l
lo dalla comunità. È memorabile ancora su questo proposito il decreto
degli
Efori di Sparta contro Timoteo, dove codesto musi
i della Grecia s’introdusse il costume di cantar nei convitti le lodi
degli
dei e degli eroi affine d’impedire gli affetti de
ia s’introdusse il costume di cantar nei convitti le lodi degli dei e
degli
eroi affine d’impedire gli affetti della ubbriacc
hio. La prima epoca della corruttela cominciò dacché sotto il governo
degli
Anfizioni s’introdussero in Atene le gare fra i c
i raffinamento che esigeva la vanità dei professori e la svogliatezza
degli
ascoltanti. La poesia non ebbe più quel perfetto
per conferma del fin qui detto recar in mezzo l’esempio dei Cinesi e
degli
Arabi, nazioni entrambe che hanno al paro dei Gre
timida pernice, l’incauto tordo e il francolino che fugge lo sguardo
degli
uomini, inciampano frattanto negli agguati ch’egl
suono delle dolci nenie ec.» [12] Se non che i componimenti musicali
degli
antichi Greci benché soggiacessero anch’essi col
tilla a stilla grondava chetamente sui sassi. Lo riconosceva nel volo
degli
uccelli, nella pulsazion delle arterie, nei passi
reci lo consideravano come una successivi rappresentazione o immagine
degli
oggetti dell’universo imitati dalla musica col me
ali comprendessero nella imitazion loro tutta la varietà di movimenti
degli
oggetti imitati. E l’eccellenza della poesia e de
no a ballar sulla scena i vecchi. Come fece Aristofane nella commedia
degli
Acharnensi, dove a motivo del metro che vi si ado
he non è conforme alle loro picciole idee, nondimeno la testimonianza
degli
antichi filosofi su questo punto è così decisiva
che una rappresentazion successiva dei medesimi moti. Ma le passioni
degli
uomini e la maniera d’esprimerle si vanno cambian
i un oggetto che agisca fortemente e immediatamente sulla sensibilità
degli
uomini, egli è chiaro che fra le mani d’un saggio
bbe lo scioglimento di tanti che a noi sembrano paradossi ne’ costumi
degli
antichi popoli, e si vedrebbe non essere cotanto
l senso delle parole, e al cangiamento di queste teneva dietro quello
degli
strumenti. Il modo dorico, che era il più grave,
poesia lirica modulata a più voci il coro cantava e danzava al suono
degli
strumenti, e singolarmente delle tibie chiamate c
generi non abbia acquistata né la perfezione, né la varietà di quella
degli
antichi, presso a’ quali non mai disgiugnendosi l
tro ella non considerando nella formazione dei versi fuorché l’ordine
degli
accenti e il numero delle sillabe, è sommamente d
della pronunzia nelle parole. Non così accadeva nella poesia musicale
degli
antichi, la quale era eguale alla nostra nel prim
tuttavia la stessa cura, che abbiamo noi nella opportuna collocazione
degli
accenti sulle parole, della quale nasceva in gran
rilevante divario che pur sussiste nei nostri moderni sistemi ad onta
degli
sforzi di tanti uomini illustri che vi si sono af
le voci diverse e gli strumenti cantassero tutti all’unisono nei cori
degli
antichi, più difficile è ancora l’immaginarsi com
, più difficile è ancora l’immaginarsi come la moltiplicità e varietà
degli
accordi che richiede il contrappunto possa produr
o si dice della moltiplicità delle parti si dice altresì della scelta
degli
intervalli che sono in uso nella nostra armonia.
l’intima differenza che corre tra il nostro sistema musicale e quello
degli
antichi, e indicati in generale gli inconvenienti
Che se qualche rara volta giugne la nostra musica a muovere qualcuno
degli
affetti, per esser caso raro, ci fa conoscere che
ra la loro e la nostra. E dopo tale e tanta ignoranza si trovano pure
degli
scrittori fra noi che con grossi tomi corredati d
dai grammatici intorno al valore quantitativo delle sillabe nei poemi
degli
antichi altro non sia che una pura e pretta favol
a, giacché, secondo lui, i poeti non badavano che alla sola posizione
degli
accenti, come si fa nelle moderne poesie. Non è q
indole e natura d’ogni metro? 126. [NdA] Dissertazione sulla poesia
degli
Ebrei e dei Greci, c. 9. n. 6. 127. [NdA] Le opi
e nel capitolo quinto del tomo primo, dove si trattò più diffusamente
degli
abusi del contrappunto. A cotali autorità aggiugn
del 1511 sotto Luigi XII si vedeva sulle scene il Giuoco del Principe
degli
sciocchi e della Madre sciocca a, componimento di
tinuavano a pascere delle loro grossolane farse la nazione. I Misteri
degli
Atti degli Apostoli, e l’Apocalisse di Luigi Choc
pascere delle loro grossolane farse la nazione. I Misteri degli Atti
degli
Apostoli, e l’Apocalisse di Luigi Chocquet si rap
n ospedale. Se però gli sforzi di quel re amante del sapere e fautore
degli
uomini di lettere non giunsero a dissipare la neb
ina Medici che v’ introdusse il gusto e la magnificenza delle feste e
degli
spettacoli, ne fe rappresentar diversi in Fontain
rsi in Fontainebleu, e fra gli altri una commedia tratta dall’Ariosto
degli
Amori di Ginevra verseggiata in parte dal poeta P
nevra. Vi si rappresentò parimente il Palazzo di Apollidone, e l’Arco
degli
amanti leali, argomento preso dagli antichi Roman
del 1511 sotto Luigi XII si vedeva sulle scene il Giuoco del Principe
degli
Sciocchi e della Madre Sciocca 1, componimento di
tinuavano a pascere delle loro grossolane farse la nazione. I misteri
degli
Atti degli Apostoli, e l’Apocalisse di Luigi Choc
pascere delle loro grossolane farse la nazione. I misteri degli Atti
degli
Apostoli, e l’Apocalisse di Luigi Chocquet si rap
n ospedale. Se però gli sforzi di quel re amante del sapere e fautore
degli
uomini di lettere non giunsero a dissipare la neb
de’ Medici che v’introdusse il gusto e la magnificenza delle feste e
degli
spettacoli, ne fe rappresentar diversi in Fontain
rsi in Fontainebleu, e fra gli altri una commedia tratta dall’Ariosto
degli
Amori di Ginevra verseggiata in parte dal poeta P
Ginevra. Vi fu anche rappresentato il Palazzo di Apollidone, e l’Arco
degli
amanti leali, argomento preso dagli antichi roman
pi nel XV secolo non eccede le Farse e i Misteri. Mentre sull’orme
degli
antichi giva risorgendo in Italia la poesia rappr
erati (les enfans sans souci) che aveano un capo chiamato il principe
degli
sciocchi, mettevano sul teatro avventure bizzarre
altrove, nel XIV secolo se ne tentò il risorgimento seguendo la forma
degli
antichi coll’ Ezzelino e coll’ Achilleide tragedi
V e XV secolo nel rinnovarsi il piacere della tragedia non si valsero
degli
argomenti tragici della Grecia, eccetto che nella
oi quanto se n’è detto in vantaggio, l’esaltare i nomi de’ Lampillas,
degli
Huerta, de’ Sherlock e degli Archenheltz pel solo
taggio, l’esaltare i nomi de’ Lampillas, degli Huerta, de’ Sherlock e
degli
Archenheltz pel solo merito di aver maltrattato l
ttato l’Italia; tutto ciò, dico, che costituisce la tremenda batteria
degli
apologisti antitaliani, piacerà a pochi entusiast
o gli uomini migliori della culta Europa? 69. V. l’Ab. Millot t. II
degli
Elementi della storia di Francia. 70. Erano anz
i interi, per li quali solea piacevoleggiarsi su di essi mentovandosi
degli
uovi. Un nuovo informo presone da’ savj e candidi
lascia nel pieno suo vigore la riferita Nota. Ciò sia detto in grazia
degli
apologisti che si attaccano a’ rasoi.
oli. Lo stesso avvenne per molti secoli de’ romanzi e delle avventure
degli
erranti cavalieri, i quali libri, quantunque pien
nto servirono alla più colta e più gentil parte d’Europa a preferenza
degli
storici e filosofici. Le Fate, le Maghe, i Silfi,
di cristallo versasse le acque, e una Napea ascosa dentro alla scorza
degli
alberi, che il nutritivo umor sospingendo verso l
come supponevasi che quella folla di deità si mischiasse negli affari
degli
uomini, e ch’esse agevolmente divenissero amiche
questo s’introdusse nel secolo scorso, fu di due sorti, la mitologia
degli
antichi, e le fate, gl’incantesimi, i geni con tu
fra gli idolatri della Scandinavia. La guerra posta quasi nel numero
degli
dei dal loro antico conquistatore Oddino avea tin
endiario. I sagrifizi più graditi che gli si offerivano erano l’anime
degli
uomini uccisi in battaglia, come il premio che si
dino altro divisamento non avesse fuorché quello d’innalzar la gloria
degli
Scandinavi sull’eccidio del genere umano. Siffatt
lla timida immaginazione, e della impostura. Nicka nell’antica lingua
degli
Scandinavi era uno spirito, il quale si compiacev
ualora trovati gli avesse lontani dalle braccia della nutrice. E così
degli
altri. Gli Scandinavi stimavano tanto necessario
che tanto questa spezie di maraviglioso quanto quello della mitologia
degli
antichi s’unissero agli spettacoli accompagnati d
nosa erudizione addormentar l’animo a segno d’asserire che l’esametro
degli
antichi era privo d’armonia paragonato coll’itali
trepito alla mancanza del verosimile; ora cercando nella varia unione
degli
accordi i mezzi di piacere anche indipendentement
e salì alla sua perfezione l’arte della prospettiva per l’imitazione
degli
antichi, per l’ardore acceso negl’Italiani in col
le insigni di pittura fondate in parecchie città emule della gloria e
degli
avanzamenti, pel gran concorso di stranieri, e pe
sistema del maraviglioso, e trovandolo di già stabilito a preferenza
degli
argomenti storici, fu maggiormente promosso nel m
il frutto, che se ne ricava? Volendo Richardson far il vero ritratto
degli
uomini, quai si trovano frequentemente nell’odier
Battista da Treviso (
degli
Amorevoli), recitava le parti di donna sotto nome
n Italia e precisamente a Padova. Lo troviamo il 1584 nella Compagnia
degli
Uniti, come si rileva dalla seguente lettera da F
padre, et far si che possiamo venir liberamente a servirla. A questa
degli
Uniti seguì, ventiquattr’ ore dopo, una lettera d
za, 24 novembre 1587. Di V. A. Ser.ma humiliss.mo servitor Battista
degli
Amorevoli da Treviso detto la Franc.na Comico
llo; ed esso ne vien dipoi tirato dentro in mezzo ai balli e ai canti
degli
Troiani: … circum pueri innuptaeque puellae Sacr
Troiane, le quali tutte paurose e supplichevoli abbracciano le statue
degli
dei. Vedesi da un lato entrare il vecchio Priamo
Troia, tutti congiurati a sovvertirla. Partito Enea, seguita un coro
degli
medesimi dei e un ballo di Furie. Nell’Atto quint
l fondo del teatro risplendere l’aureo Campidoglio; e seguita un coro
degli
dei e un ballo degli geni protettori di Roma. 6
splendere l’aureo Campidoglio; e seguita un coro degli dei e un ballo
degli
geni protettori di Roma. 62. [N.d.r.] Nell’ediz
Capo II. La Poesia Drammatica a imitazione
degli
antichi rinasce in Italia nel Secolo XIV. L’am
tezza gli studi scenici, e vi si coltivarono giusta la forma regolare
degli
antichi da quelli stessi gran letterati, a’ quali
mistà si gloriava questo principe de’ nostri lirici, come il principe
degli
oratori latini di quella di Roscio, a cui lo comp
in Alemagna. Varie cronache rapportate dal Menkenio nel tomo II e III
degli
scrittori delle cose germaniche riferiscono, che
libro Inglese intitolato il Compagno del Teatro, o Dettaglio istorico
degli
Scritori Drammatici della Gran Brettagna presso l
Conchiusione Mirandosi la prospettiva
degli
spettacoli scenici di tante nazioni, vi si scerne
Atene e Roma, e oggi usasi in Italia e Francia. Senza dubbio i drammi
degli
spagnuoli e inglesi contengono un’arte men delica
ata, ma pel gusto di que’ popoli hanno un merito locale; i drammi poi
degli
antichi greci e romani, e de’ moderni italiani e
inanza nella maggior parte delle nazioni culte, non temono gl’insulti
degli
anni, e posseggono una bellezza che si avvicina a
o e sensato abate Fraguier nella nota contesa intorno alla preminenza
degli
antichi e de’ moderni, «et plût à Dieu qu’il se p
iurie del tempo che di tenebre l’ avvolse, e ci rapì ancora la Storia
degli
Etruschi che ne avea in greco distesa in venti li
un ordine diverso da quelli che ci tramandò la Grecia, ma le reliquie
degli
antichi edificii che in parte esistono ancora ne’
si i rottami fralle antichità della città di Volterra5, Del magistero
degli
Etruschi nel dipingere, oltre ai vasi coloriti, d
i. E per le cose sceniche troviamo mentovate le tragedie e la ludicra
degli
Etruschi, e ci si dice che le donne ancora rappre
o fatto coll’ aratro tirato da un toro e da una vacca13. A imitazione
degli
Etruschi aggiunse Romolo il pomerio nella sua cit
a libertà, e de’ governi moderati che ritornarono in Europa per mezzo
degli
stessi Italiani. E ciò fra noi venne a produrre n
gua latina, l’aver richiamata in Europa la drammatica giusta la forma
degli
antichi. Egli compose due tragedie latine, cioè l
a in Verona ed in Padova. Tutto ciò si finge avvenuto nell’intervallo
degli
atti, ed è affare di non pochi giorni. Il coro de
alia sin da’ primi lustri del XIV secolo tragedie fatte ad imitazione
degli
antichi. Reca diletto il poter vantare un Petrarc
amicizia gloriavasi il principe de’ Lirici Italiani, come il principe
degli
Oratori Latini di quella di Roscio, a cui lo comp
un codice a penna una commedia di Pier Paolo Vergerio il vecchio, uno
degli
accreditati filosofi, giureconsulti, oratori ed i
si fossero scritti in Italia componimenti drammatici giusta la forma
degli
antichi (che meraviglia? Anche una tragedia post
la libertà e de’ governi moderati che ritornarono in Europa per mezzo
degli
stessi Italiani. E ciò fra noi venne a produrre n
gua latina, l’aver richiamata in Europa la drammatica giusta la forma
degli
antichi. Egli compose due tragedie latine, cioè l
a in Verona ed in Padova. Tutto ciò si finge avvenuto nell’intervallo
degli
atti, ed è affare di non pochi giorni. Il coro de
alia sin da’ primi lustri del XIV secolo tragedie fatte ad imitazione
degli
antichi. Reca diletto il poter vantare un Petrarc
amicizia gloriavasi il principe de’ lirici Italiani, come il principe
degli
oratori Latini di quella di Roscio, a cui lo comp
un codice a penna una commedia di Pier Paolo Vergerio il vecchio, uno
degli
accreditati filosofi, giureconsulti, oratori e st
si fossero scritti in Italia componimenti drammatici giusta la forma
degli
antichi (che maraviglia, se una tragedia posterio
elle Bacchidi del medesimo, altro non sono che il corpo o coro intero
degli
attori, il quale con pochissimi versi nella fine
eva ammettere, ed anche trabeata, così detta dall’antica trabea reale
degli
auguri e de’ re. Questo genere di commedia togata
e godevano della Romana cittadinanza, e nella lingua nativa del paese
degli
Osci donde venne; ma dopo alcun tempo verisimilme
offaggine e fatuità. Il dotto Anton Francesco Gori riconosce il Macco
degli
antichi in una figurina trovata nel Monte Esquili
’ Cavalieri, corrispondono alla goffaggine e alla stolidità del macco
degli
Atellanarii. II. Quali attori in Roma si repu
II. Quali attori in Roma si reputassero infami. In proposito
degli
attori delle Atellane vuolsi osservare che tra’ p
aggiustatamente la persona di Agamennone147. Tale era l’ accuratezza
degli
esperti pantomimi antichi (Nota XIX). Altre delic
sere costui stato esiliato, per avere dalla scena mostrato a dito uno
degli
spettatori che lo beffeggiava. Ebbe egli poi tant
ero ancora, che i pantomimi influirono negl’ interessi e nell’origine
degli
odii de’ Guelfi e de’ Ghibellini quanto v’influì
è di quella spezie di tramezzo fatto da’ mimi o ludioni fra il riposo
degli
atti, vedasi Adriano Turnebo Adversariorum lib. I
136. Lo stesso autore nella V. di Ner. c. 4. 137. V. Tacito nel XV
degli
Annali. 138. Suetonio nella V. di Ner. c. 11. 1
i Annali. 138. Suetonio nella V. di Ner. c. 11. 139. Tacito nel XVI
degli
Annali. 140. Macrobio ne’ Saturnali lib. II, c.
ione, e nemmeno lo sarà dei teatri per chiunque versato nella lettura
degli
antichi sappia ch’essi erano altrettante scuole,
nto de’ salmi, che poco differiva dalla pronunzia ordinaria, o quello
degli
inni, che eseguivasi a due cori da’ Terapeuti, sp
itmo strettamente congiunta. Così rovinò il sistema poetico, e musico
degli
antichi invece del quale nuova poesia successe ba
rmo nella sua prima origine era il perfetto genere chiamato diatonico
degli
antichi, il quale, o per la maggior divozion de’
permetta scoprir l’abbaglio di questi critici. “Organari” nello stile
degli
scrittori del basso secolo non vuol dire suonar l
pretende ch’egli aggiugnendo al diagramma, ovvero sia scala musicale
degli
antichi, che costava di quindici corde, la senari
entato a’ suoi tempi26. S’asserisce ch’ei precedesse a tutti nell’uso
degli
strumenti musicali chiamati polipettri, quali son
della musica? Perché tal oscurità circa il tempo delle invenzioni, e
degli
inventori? Si risponde che ciò è provenuto dalla
l loro nascere, ovunque si formano dipersè, e non per pura imitazione
degli
altri (nel qual caso la faccenda procede altrimen
uel dato paese, come cel dimostra l’esempio di molti popoli selvaggi,
degli
Scandinavi, de’ Messicani, de’ Peruviani, de’ Chi
ssione del nostro Signore, le gesta di Maria Vergine, di San Lazzaro,
degli
Apostoli, ed altri argomenti sacri tratti dalla D
ciò che si dice, nelle feste di Bacco fra il tripudio e l’allegrezza
degli
agricoltori. Giudicandosi poscia cotai luoghi men
i. Di ciò due ne veggo esser state le cagioni. La prima la differenza
degli
autori di esse rappresentazioni nei diversi paesi
, le quali congiugnevano con un sommo ingegno una perfetta cognizione
degli
affari politici, e delle opinioni che conveniva i
za educazione. I Preti, che per lo più erano gli autori e i direttori
degli
spettacoli, non venivano eccettuati. Si riputava
uenza dovesse avere tanta, e sì universale ignoranza sulla formazione
degli
spettacoli. [10] La seconda cagione più sottile,
la divinità, la quale bisognava sfigurare per accomodarla ai capricci
degli
uomini. Da tanti errori le belle arti ritraevano
protetti dal cielo; in questo mentre, io dico, si vedeva Giove padre
degli
dei dipinto ne’ pubblici templi della medesima ci
tutti gli dei d’Omero, e giustificava pienamente il preteso paradosso
degli
Stoici: «che il Saggio è superiore a Giove». Perc
enzioso dialogo tra Ercole e Bacco per conoscere qual conto facessero
degli
dei tanto il poeta, che metteva in bocca loro sim
avvicinarle agli occhi suoi, accomodar la natura divina alle passioni
degli
uomini, e far un materiale spettacolo della più s
i de’ secoli, e fin dove possa giugner l’abuso che fa talvolta l’uomo
degli
oggetti più rispettabili. [16] Memoranda sarà mai
angiare e bere presso al sacerdote che celebrava la messa, di mettere
degli
escrementi negli incensari, e di profumare il pop
rle, era tenuto eretico e degno di scomunica. Non vi mancavan nemmeno
degli
apologisti, che in aria posata e ragionatrice ne
la musica ecclesiastica con discapito della religione, con iscandalo
degli
esteri, e con irreparabile iattura del buon gusto
rarci nella natura del gusto dominante, di risalire fino alle cagioni
degli
abusi, d’indicare paratamente i rimedi, e di ridu
st’opera era di parlare principalmente dell’arte, e sol per incidenza
degli
artefici: così non s’è creduto opportuno il far m
oltà. Per altro l’abuso sorprendente che di tali obbietti fanno i più
degli
artisti, i quali non gli adoperano le più delle v
ale. Dico così perch’io imprenderò a trattare lungamente della musica
degli
antichi, e di quanto ha relazione con essa. Confe
ice ho veduto operarsi i più meravigliosi effetti. Il trocheo al dire
degli
antichi grammatici è un piede saltante, leggiero,
li comunicai le mie esperienze) accordarsi esattamente l’osservazioni
degli
antichi colla natura, e gli esempi miei colle oss
ioni degli antichi colla natura, e gli esempi miei colle osservazioni
degli
antichi. [5] Io debbo qui avvertire, o Signore, c
appresso esservi dei monosillabi assai più lenti e più tardi gli uni
degli
altri, e ad esempio ci addita le parole “stant tr
eca, che per la sua bellezza meritò d’essere considerata come l’opera
degli
dei, altro non fu che l’opera de’ musici. Del res
ra gli eruditi, e che non può ancora dirsi spenta intorno alla natura
degli
accenti. Isaacco Vossio e il Padre Montfaucon fur
niente la sua quantità, ed io non capisco il perché la maggior parte
degli
eruditi s’ostinano a slungare una sillaba che sar
una che possa dirsi superiore ad ogni altra, e che le diverse qualità
degli
idiomi essendo puramente arbitrarie e dipendenti
i o più dolci, più lenti o più rapidi, più deboli o più forti gli uni
degli
altri. Prescindendo da ogni pregiudizio il suono
re. Il dorico pien di forza e di maestà fu consecrato a Giove sovrano
degli
dei e degli uomini, il corintio che spira eleganz
o pien di forza e di maestà fu consecrato a Giove sovrano degli dei e
degli
uomini, il corintio che spira eleganza e dilicate
corintio che spira eleganza e dilicatezza fu destinato a Venere madre
degli
amori e delle grazie; e quest’attenzione ch’essi
aggiore. Potremmo eziandio comparare allora i nostri tuoni con quelli
degli
antichi, e venirne a capo, avvegnacchè io non pos
me l’accento, le inflessioni, il meccanismo della lingua, e i costumi
degli
Italiani differiscono dalla prosodia, dai costumi
via rilevato delle dubbiezze, delle oscurità, delle contraddizioni, e
degli
sbagli. Ardisco adunque di ravvivare la disputa c
nziato al compositore. Cercherò di render note le particolari energie
degli
accordi risguardati dalla parte delle proporzioni
raevano dagli Egiziani unita alla maniera di metterla in opera. I più
degli
autori moderni che han trattato di tale materia,
ssa col mio soggetto, sendochè il canto era inseparabile dalla poesia
degli
antichi, appo i quali l’arte di comporre in versi
del piacere ch’esse ci apportano. Nel secondo si parlerà de’ suoni e
degli
accenti della voce umana considerati come la mate
imo L. 2. c. 6. Aulo Gellio riporta, seguendo Tucidide, che la musica
degli
spartani era maestosa e tranquilla, meno atta a r
nei silenzi animati ed energici, nella dolcezza, varietà e leggiadria
degli
accompagnamenti; nondimeno bisogna confessare che
al è la musica greca, che ora esiste solamente nella testa orgogliosa
degli
eruditi, e che realmente non sappiamo cosa ella s
unque non può paragonarsi Roma antica con la moderna? La legislazione
degli
Spartani non si vede più, quella de’ Viniziani è
più come un occupazione dilettevole bensì, ma sempre inutile al bene
degli
stati. Egli è evidente però che nello stesso modo
arà bene il confermarle qui con nuovi fatti e con nuove testimonianze
degli
antichi scrittori. Che i Greci, massimamente i pr
ella Grecia si fece della musica fu alle cerimonie religiose in onore
degli
dei». Gli oracoli si rendevano in musica, cioè ca
niva consecrato il sistro, e la sampogna a Pane. Anche Giove il padre
degli
dei si vedeva in qualche tempio d’Atene colla lir
itrione, e da un altro di Terenzio nell’Andria. La prima introduzione
degli
spettacoli scenici in Roma fa vedere che anche in
estilenza non seppero trovare altro espediente onde placare lo sdegno
degli
dei, che quello di chiamare dalla Toscana gli ist
attanzio Firmiano nel libro sesto delle istituzioni: «La celebrazione
degli
spettacoli sono feste de’ numi, e si fanno per so
za civile? Lo stesso dicasi delle rappresentazioni sceniche. I drammi
degli
antichi avevano per oggetto il dilettare e l’istr
he vi sarà forse andato col disegno d’incivilire que’ popoli al suono
degli
strumenti come faceva Orfeo, o d’ispirare i princ
atura; il peggio si è che manca nella storia, per la quale basta aver
degli
occhi, e volontà di leggere. È falso che i drammi
ombra di Dario, ed un corriere, lo stesso si dica delle Supplicanti e
degli
altri componimenti di quel poeta. Sofocle, il qua
intento». Che ne dice dopo tutto ciò il baldanzoso ed erudito Minosse
degli
altrui libri? GIORNALISTA. [22] «Una cagion fort
’armonia, e facendo vedere che la moltiplicità delle parti, la natura
degli
intervalli e l’intrinseca repugnanza che regna ne
iscorrere in aria” l’appigliarsi all’autorità de’ più distinti poeti,
degli
storici più celebrati, de’ più sensati filosofi e
dia colle altre passioni, ma le virtù eziandio e i vizi e la sapienza
degli
uomini; quando Ateneo ci assicura che gli Arcadi
e possanza che acquistò l’armonica facoltà sulle menti e sulle azioni
degli
antichi Greci; quando Burney, il più accreditato
formiamo di essa, e che avvezzi fossero a veder operati dalla melodia
degli
effetti sconosciuti ai moderni? E con quali ragio
uali badano soltanto al numero delle sillabe e all’acutezza e gravità
degli
accenti. In secondo luogo è una scempiaggine il p
ontrastabili. Nulladimeno siccome nel mondo di quaggiù l’aspettazione
degli
uomini resta sovente delusa, così sarà bene il di
l’accigliato estrattista) perché il resto non è che una replicazione
degli
antecedenti 206 ». Ora a chi dovranno prestar f
erali della decadenza del melodramma non ho fatto un trattato teorico
degli
intervalli. GIORNALISTA [52] «Ritornando poi a p
quando si tratta di produrre il vero patetico ovvero sia l’imitazione
degli
affetti umani. Per quanto le cantilene subalterne
ntervalli per cui scorrono quelle sono di natura differente da quella
degli
intervalli per cui camina questa: È impossibile a
schia di forze, una ripugnanza, un contrasto tra la privativa energia
degli
intervalli e delle parti, il quale impedisca d’ec
ve non andavano, non hanno mai coperta la voce colla troppa affluenza
degli
strumenti, non hanno ecc.» RISPOSTA. [64] Se i d
passaggi dove non ci andavano, coprono la voce colla troppo affluenza
degli
strumenti, hanno ecc. ecc. GIORNALISTA. [65] «Eg
ppo frequente di esse comparazioni è risultato il troppo affollamento
degli
strumenti, e per conseguenza il prossimo pericolo
sono legati fra loro e quasi direi in dipendenza scambievole gli uni
degli
altri; quindi è impossibile il conoscerne un solo
tandosi dal buono stile e dagli ottimi esemplari, o l’inquieta smania
degli
ascoltanti, che infastiditi delle cose passate e
resso certa classe di censori; i quali veggono ne’ libri i pensamenti
degli
autori come gli itterici veggono negli oggetti la
tanti altri compositori o esecutori ptù giovani, che sotto la scorta
degli
accennati maestri coltivano quest’arte deliziosa
il seguente paragrafo? «Essa è l’unica parte della musica che cagioni
degli
effetti morali nel cuor dell’uomo, i quali oltrep
a vista né straordinario, né difficile ad ottenersi, è nulla meno uno
degli
sforzi più grandi, ch’abbiano fatto i moderni ita
in queste parole neppur un’ombra di contraddizione? Ho detto che uno
degli
sforzi più grandi che abbiano fatto i moderni ita
agionare gli costa fatica, tralasci di fare il censore e il Radamanto
degli
altrui libri colla sicurezza che la repubblica le
di pressoché tutte le virtù politiche, ha fatto nascere la frequenza
degli
spettacoli (…). In ogni piccola città, in ogni vi
eatro, ma egli è ben certo che l’abbondanza dei teatri e la frequenta
degli
spettacoli quando però non sia eccessiva, prova p
più che in passato abbonda di teatri e di spettacoli, abbonda ancora
degli
ornamenti più essenziali, cioè di Università, di
di pressoché tutte le virtù politiche, ha fatto nascere la frequenta
degli
spettacoli.» Per distruggere la mia asserzione il
politiche, e che l’amor del piacere non ha fatto nascere la frequenta
degli
spettacoli. In luogo di ciò pianta fin da princip
in tutto differente, cioè che l’«abbondanza de’ teatri e la frequenta
degli
spettacoli provano l’avanzamento delle virtù poli
, la conseguenza doveva essere l’abbondanza de’ teatri e la frequenza
degli
spettacoli provano l’avanzamento delle virtù poli
ossa dirsi fortunata». Non vi par che l’estrattista giuochi al giuoco
degli
spropositi, e che interrogato “perché fa caldo ne
iche generate in Italia dall’abbondanza de’ teatri, e dalla frequenza
degli
spettacoli, ch’era ciò che doveva provarsi. «De’
poca giustizia negli stranieri, per credere che in Italia vi saranno
degli
Spedali, delle Scuole, delle Stamperie e delle Un
strarsi falsa cioè: l’«amor del piacere ha fatto nascere la frequenta
degli
spettacoli»? La dialettica del Manfredini ha l’ar
non sa accompagnarsi colla poesia senza portar seco tutto il corredo
degli
abbigliamenti, e per conseguenza senza opprimere
olo non riesca d’una insofferibiie lunghezza. Dalla forza ed evidenza
degli
accennati motivi è venuta ai poeti la quasi neces
e i classici esemplari dalla nostra musica, da loro anziché da quella
degli
inventori del buon gusto? O se Pergolesi e Leo de
ere Clementino Vannetti, che potrebbe chiamarsi il Lauso e il Zerbino
degli
odierni paladini del calamaio. Noi forse passerem
mpiuto, il perdono del padre. Ma così non fu ; chè alle supplicazioni
degli
sposi, alle affettuose intromissioni degli amici,
u ; chè alle supplicazioni degli sposi, alle affettuose intromissioni
degli
amici, egli ebbe a dichiarare sua figlia morta pe
e dell’umano spirito. né giusto sarebbe incolpare le arti pei difetti
degli
artefici. Perlochè avendo io divisato di far cono
ostante, né ai capricciosi maestri. S’accrebbe il numero e la qualità
degli
strumenti, gli accompagnamenti divennero poco a p
nzione. Dal Lampugnani in quà questa parte del melodramma ha ricevuto
degli
accrescimenti che oltrepassano ogni credenza. Si
ne dello spettatore; imperocché altro egli non sentendo che il romore
degli
stromenti, né sapendo a quali parole, a quai sent
diletto se non gli perviene ai sensi accompagnata dal colorito forte
degli
strumenti. Il quale riflesso fa più d’ogni altra
n mormorio cupo ed agitato delle corde più basse, col suono piagnente
degli
stromenti da fiato, con modulazioni rapide, veloc
icchiscono le sue arie, e che tante e sì leggiadre pitture contengono
degli
oggetti fisici della natura, hanno per necessità
necessità dovuto aprire un vastissimo campo all’uso, varietà e forza
degli
strumenti. Il suo spirito dotato, a così dire, di
ei lampi, l’albeggiare della rosata aurora e l’armonioso canticchiare
degli
augelli. Siffatta incombenza appartiene piuttosto
e altresì il servire di supplemento alla voce umana nella espressione
degli
affetti. Il canto non basta più volte per far cap
tutta l’agitazione onde vien lacerata l’anima del personaggio. Havvi
degli
accessori nelle passioni, dei contrasti fra le id
rattive. [15] La terza è quella smania d’introdurre dappertutto l’uso
degli
stromenti separati dal canto, e principalmente ne
o concertino. Facendo altrimenti crederebbonsi banditi dal consorzio
degli
uomini, e scaduti per sempre dalla protezione del
le mi sembra necessaria non che opportuna a sedar il confuso mormorio
degli
uditori, a svegliar la loro attenzione, e a prepa
servarsi dai maestri colla dovuta accuratezza lo scambievole rapporto
degli
strumenti fra loro, e colla natura dell’oggetto c
sinfonia di bicchieri. Niente in oggi di più comune che il mischiare
degli
strumenti, l’azione dei quali si distrugge a vice
erché niun altro è così acconcio a render dei suoni analoghi a quelli
degli
altri strumenti. Suonato con forza imita il pieno
strumenti da corda e da arco s’impiegano nella orchestra a preferenza
degli
altri, e servono come di fondamento all’armonia.
chestra, che suonato in qualche occasione a solo, o fra gl’intervalli
degli
strumenti, o anche con un leggiero accompagnament
be supplire ai silenzi energici del cantore. Molti e singolari esempi
degli
indicati difetti si trovano nelle composizioni de
bito passare senza fermarsi alla conseguenza “Mora dunque”? Il giuoco
degli
strumenti prima del “mora” è non per tanto un con
uditore non gli avesse intesi abbastanza, o si parlasse il linguaggio
degli
ottentoti, di cui la musica ne fosse il dizionari
rà (e a che non rispondono i maestri?) che la colpa non è di loro, ma
degli
ascoltanti che chiedono con furore la replica. Ma
le! E questa si chiama musica drammatica! [38] Un altro sommo difetto
degli
odierni maestri quello è di poco o nulla studiare
eseguirsi se non da chi si è molto avanti inoltrato nella cognizione
degli
uomini, nasce ciò che s’appella in musica “espres
erundio 138, il quale trovava nella storia di Taltoc, idolo ridicolo
degli
antichi Messicani, tutta l’applicazione per la pr
e, o la grammatica della musica, e servono piuttosto a non commettere
degli
errori che a produrne delle vere bellezze. Si può
ntender bene la propria lingua, ravvisar la più acconcia collocazione
degli
accenti, la prosodia più esatta e la connessione
e nel meccanismo della versificazione a fine di conoscer la diversità
degli
stili, e la maniera di eseguirli nella musica, no
vesse cercare un emblema che rappresentasse al vivo il maggior numero
degli
odierni maestri di cappella, io crederei di averl
lle arti senza la speditezza dei metodi, i quali per la maggior parte
degli
uomini sono ciò ch’è la bussola per le caravane c
di pressoché tutte le virtù politiche, ha fatto nascere la frequenza
degli
spettacoli. Da questa è poi venuta la sazietà del
i, alle bambocciate e alle caricature de’ compositori moderni. Ognuno
degli
spettatori si trova attaccato dalla stessa malatt
ralezza la novità e la sorpresa che cagionavano il suo piacere, cerca
degli
altri tuoni più piccanti, che risveglino, a così
giudizio pubblico le opinioni, gli errori, le verità, e le produzioni
degli
artefici, allora una licenza illimitata produce l
e per la forza, vigore, e chiarezza del suono, per l’opportuna scelta
degli
ornamenti, per la nobiltà del suo stile e per div
tanti altri compositori o esecutori più giovani, che sotto la scorta
degli
accennati maestri coltivano quest’arte deliziosa
ue parti, ed alcuni antichi pregiudizi tolti di mezzo per sostituirvi
degli
altri bastano a caratterizzar il buon gusto d’un’
agli osservatori sagaci il languore e la povertà della maggior parte
degli
individui. 131. [NdA] Gluck nella Prefazione al
a, coi capi migliori di quelle già esistenti, che si sarebbe chiamata
degli
Uniti Confidenti, dopo il rifiuto motivato de’con
to di S. A. Il D’Ancona in Giulia Bolico vedrebbe quella Giulia Brolo
degli
Uniti che firmò il 3 aprile 1584 da Ferrara una l
o di Monsignor Galli, in Ferrara dei Cardinali Cibo e Spada, in Imola
degli
Eminentissimi Acquania e Borromeo, e altrove. Ma,
arsene, e ricorsero allo strattagemma di proporre la rappresentazione
degli
« infelici amori della Regina d’ Inghilterra », p
della Passione e i clerici o scolari a divertir la Francia. I Misteri
degli
Atti degli Apostoli e l’Apocalisse di Luigi Chocq
one e i clerici o scolari a divertir la Francia. I Misteri degli Atti
degli
Apostoli e l’Apocalisse di Luigi Chocquet si rapp
onvertirsi in ospedale. Se gli sforzi di quel re, amante del sapere e
degli
uomini di lettere, non giunsero a sgombrar la neb
i, che introdusse in Francia il gusto e la magnificenza delle feste e
degli
spettacoli, nel 1561 ne fé rappresentar diversi i
si in Fontainebleau, e fra gli altri una commedia tratta dall’Ariosto
degli
amori di Ginevra, verseggiata in parte dal poeta
capi della corte vi fu rappresentato il Palazzo d’Apollidon, e l’Arco
degli
Amanti Leali, argomento preso dagli antichi roman
Brantome nel Discorso su Carlo IX, tom. IV. 170. Vedi il XIII libro
degli
Annali di Uberto Leodio presso Bayle.
la tragedia. Come poeta eccellente seppe con arte e facilità maggiore
degli
antecessori trasportar le favole Omeriche al gene
utti e mal fermi che sovente cedevano al peso e cadevano con pericolo
degli
attori e degli spettatori meno lontani. Eschilo a
i che sovente cedevano al peso e cadevano con pericolo degli attori e
degli
spettatori meno lontani. Eschilo abbigliò ancora
i gesti e i movimenti del Coro che danzava e cantava negl’intervalli
degli
atti togliendone la direzione agli antichi maestr
ero degl’individui del Coro musico e ballerino per accrescerne quello
degli
attori degli episodii, e con questa seconda class
vidui del Coro musico e ballerino per accrescerne quello degli attori
degli
episodii, e con questa seconda classe di rapprese
ella gioventù curiosa, e senza arrogarci l’autorità e l’infallibilità
degli
oracoli, andremo brevemente esponendo le bellezze
uo dolore. Prorompe in compassionevoli querele l’infelice benefattore
degli
uomini immeritamente punito della sua beneficenza
da’ tronchi, viveano come le belve rintanati negli antri. L’episodio
degli
errori della misera Io trasformata in giovenca ac
rte al pari di chi nacque in Grecia; tale essendo l’arte incantatrice
degli
antichi posseduta da ben pochi moderni, che la pi
da questo avviso chiunque si senta rapire dall’autorità de’ Nisieli e
degli
Scaligeri, purchè non mi si ascriva a delitto il
elle Bacchidi del medesimo, altro non sono che il corpo o coro intero
degli
attori, il quale con pochissimi versi nella fine
eva ammettere, ed anche trabeata, così detta dall’antica trabea reale
degli
auguri e de’ re. Questo genere di commedia togata
e godevano della Romana cittadinanza, e nella lingua nativa del paese
degli
Osci donde venne; ma dopo alcun tempo verisimilme
goffagine e satuità. Il dotto Anton Francesco Gori riconosce il Macco
degli
antichi in una figura trovata nel Monte Esquilino
’ Cavalieri, corrispondono alla goffaggine e alla stolidità del Macco
degli
Atellanarii. II. Quali attori in Roma si r
II. Quali attori in Roma si reputassero infami. In proposito
degli
attori delle Atellane vuolsi osservare che tra’ p
sser costui stato esiliato, per avere dalla scena mostrato a dito uno
degli
spettatori che lo beffeggiava. Ebbe egli poi tant
vero ancora che i pantomimi influirono negl’interessi e nell’origine
degli
odii de’ Guelfi e de’ Ghibellini quanto v’influì
è di questa spezie di tramezzo fatto da’ mimi o ludioni fra il riposo
degli
atti, vedasi Adriano Turnebo Adversariorum lib. I
. Lo stesso Suetonio nella Vita di Nerone, c. 4. b. V. Tacito nel XV
degli
Annali. c. Suetonio nella Vita di Nerone, c. II.
Annali. c. Suetonio nella Vita di Nerone, c. II. d. Tacito nel XVI
degli
Annali. a. Macrobio ne’ Saturnali lib. II, c. 7
ide. Era Sofocle già vecchio, quando Euripide lasciata la palestra
degli
Atleti, tutto si dedicò alla poesia tragica, e di
l’amichevole contesa di Pilade e di Oreste. Ifigenia in Aulide è uno
degli
argomenti da Euripide maneggiati con forza e bell
quinto; ed il quarto comincerebbe dalla scena quinta. Ma la divisione
degli
atti non mi sembra la cosa più essenziale per con
atti non mi sembra la cosa più essenziale per conoscere l’eccellenza
degli
antichi tragici. E che importa che una situazione
cambio di Admeto suo marito, desidererei che gli stupidi biasimatori
degli
antichi leggessero attentamente l’atto secondo pe
ltre, a manierarla, a preferire al vero lo specioso. Questo confronto
degli
autori antichi e moderni in un medesimo argomento
E forse da queste critiche esagerate su i difetti più che su i pregi
degli
antichi proviene la moderna non curanza delle fav
rna non curanza delle favole greche, e l’idolatria per le romanzesche
degli
ultimi tempi. Con altro disegno leggeva i Greci i
orto il marito.» «Euripide ha saputo conservare il pudore del poeta e
degli
attori. «In Racine l’interesse dominante si divid
!» «Niun tratto, niun movimento, niun dialogo che raffreddi la pietà
degli
spettatori.». «Giovane, ornato di nobili costumi
ito bel parallelo un prezioso monumento del buon gusto e del giudizio
degli
ottimi critici della Senna, possa divertirsi con
dotto Le Batteux col bello-spirito La Vilade. Questo moderno derisore
degli
antichi si mostra nauseato di quel l’Ippolito che
con maggior gentilezza il resto de’ Greci, de’ Latini, degl’Italiani,
degli
Spagnuoli e degl’Inglesi. Per lui Erodoto narra d
olle sessanta pagine del Cavaliere di Saint-Mars sopra la letteratura
degli
antichi. Per quest’originale de’ Marchesini della
lla giusta vendetta presa da Ercole contro il tiranno Lico oppressore
degli
Eraclidi: negli ultimi due atti cambia di oggetto
e si accende aspra guerra tra gli Ateniesi e gli Argivi, per cagione
degli
Eraclidi, cioè de’ figliuoli di Ercole, onde pren
ginnasmi intento tratto tratto a mettere in vista i più lievi difetti
degli
antichi, ed ora ad ingrandirli ora ad immaginarse
o, che comprenda più azioni seguite in molti anni. E pure la tragedia
degli
Eraclidi ne contiene una sola, cioè la vittoria r
contiene una sola, cioè la vittoria riportata sopra Euristeo a favor
degli
Eraclidi, e ristretta dentro un discreto periodo
di tempo. Ecco quello che vi si legge. Gli Argivi armati alla rovina
degli
Eraclidi, stando a’ confini di Atene mandano un a
rifizio di una vergine illustre, perchè gli Ateniesi possano trionfar
degli
Argivi, apporta una rivoluzione interessante, fac
a. Nel l’atto IV riceve la notizia della vittoria d’Illo e di Iolao e
degli
Ateniesi, avvelenata però da quella della fanciul
i viltà per ottener la vita; ma Alcmena inesorabile, contro il parere
degli
Ateniesi stessi, lo manda a morire. In questa tra
e possa ridondare in onore di Atene sua patria. Sul medesimo soggetto
degli
Eraclidi, espresso mirabilmente da Panfilo celebr
ne di Troja. L’immortale Metastasio, fino discernitore delle bellezze
degli
antichi, si vale di questa scena di Euripide nel
sa tralle tragedie perdute fu la sua Andromeda per la strana malattia
degli
Abderiti avvenuta a’ tempi di Lisimaco. Era quest
un dolore sì vivo e sì vero, che non meno per ciò si rendè meritevole
degli
applausi della posterità che per aver prodotto l’
rtire con giusta ragione i personaggi: conveniamo in somma del merito
degli
antichi e de’ moderni nel proprio genere. Ma lasc
l’edizione di quest’opera del 1787 feci alcun cangiamento sulle pause
degli
atti di questa tragedia, e stimai ben fatto avver
a il poeta valendosi de’ privilegii della poesia fa che la protezione
degli
Eraclidi si prenda dai di lui figli Demofonte e A
Venezia. Passò poi con Onofrio Paganini, e recitava il 1748 al Teatro
degli
Obizzi in Padova, ove s’acquistò molta lode, spec
acer le altrui memorie, i fasti rammentar de' Numi istessi : I giorni
degli
Eroi colle vittorie in un fascio di scene avere a
ti gli originali delle acutissime barbe de’ Pantaloni, e de’ visacchi
degli
Arlecchini. Le maschere moderne coprono il solo v
lla parte della rappresentazione, cioè il cambiare il volto a seconda
degli
affetti, mal potevasi esprimere dagli antichi Ros
te che Pietro Chiari pedantescamente pretese giustificare le maschere
degli
strioni moderni coll’esempio delle antiche sosten
vati gli originali delle acutissime barbe de’ Pantaloni e de’ visacci
degli
Arlecchini. Le maschere moderne cuoprono il solo
lla parte della rappresentazione, cioè il cambiare il volto a seconda
degli
affetti, mal potevasi esprimere dagli antichi Ros
ora che Pietro Chiari pedantescamente pretese giustificar le maschere
degli
strioni moderni coll’ esempio delle antiche soste
ntica storia teatrale. Tale fu del mondo conosciuto l’antico stato
degli
spettacoli teatrali. L’utile curiosità congiunta
li dalle guerriere ed eroiche. Tutti poi, senza che gli uni sapessero
degli
altri, i popoli sotto la linea o nelle opposte zo
loro nazione efficacissima, cioè la forza del fato e l’infallibilità
degli
oracoli consacrati dalla religione. Posero essi i
gonarsi punto con chi maneggiò un’ altra specie di commediaa, e degna
degli
applausi di una libera fiorente democrazia appunt
di toccar principalmente que’ punti ne’ quali consistendo a giudizio
degli
uomini saggi la sua maravigliosa possanza, poteva
sua per ogni riguardo maravigliosa dissertazione intorno alla musica
degli
Antichi; pure sono molto pregievoli per quella et
porta seco parecchi altri raggi colorati acconci ad invaghir l’occhio
degli
esseri animati. L’osservazione replicata di tal f
che i nostri Apici sogliono pizzicar più vivamente il palato coll’uso
degli
aromati nelle vivande, o per valermi d’un’altra c
e fu di gran giovamento alla musica, quelle per la varietà e vaghezza
degli
accordi che introdussero, queste pel campo che ap
stravaganti, o inventate a capriccio, o tolte dalle figure simboliche
degli
egizi, con più altre fantasie chiamate da essi “e
a, poiché sebbene avanti a lui scusasse di farle coll’accompagnamento
degli
strumenti, esse altro non erano che volgari canti
a molte voci, erano più idonei a far risaltare la pienezza e varietà
degli
accordi che la soavità della melodia. Restavano i
uove musiche che più vantaggio ne trasse dal commercio e suggerimenti
degli
uomini letterati che da trentanni spesi nelle scu
ltre qualche canzonetta messa sotto le note, un discorso della musica
degli
antichi e del cantar bene indirizzato al Caccini.
hetto, Ove rigando i fiori Lento trascorre il fonte
degli
allori, Prendea dolce diletto C
d’Inferno. Ohimè! Che sull’Aurora Giunse all’occaso il Sol
degli
occhi miei, Misero! E sù quell’ora,
a, e nella stessa guisa dalla troppo religiosa e mal intesa imitazion
degli
antichi è venuto che dovendosi dividere il dramma
che col fasto proprio della ignoranza vilipendete le gloriose fatiche
degli
altri secoli, ditemi se alcun si trova fra voi ch
né si veggono soltanto ne’ drammi del Rinuccini. Potrei citare molte
degli
altri autori, ma basti per ultima pruova una assa
attati alle mire dei compagni, e più colla sua autorità, collo studio
degli
antichi e colla dipendenza in cui teneva gli altr
in quest’altra. [30] Francatrippa, servo, vuol porre un pegno in mano
degli
Ebrei. Egli picchia alla porta del ghetto, mentre
ipio che serve di base ad ogni sistema musicale, e che servì a quello
degli
Egiziani, dei Chinesi, dei Greci, e di noi. 56.
ma anche per pensare, e che l’atto di pensare, apporta seco deduzione
degli
effetti da una tal causa, o cognizione riflessa d
e le altre col tutto. VI. Che appunto per l’indicata cagione il volgo
degli
uditori ascolta spesso con trasporto una musica,
Landini Raffaello. Di lui, il più celebre
degli
stenterelli moderni, nato a Firenze nel 1823, dis
gliante della ribalta - conclude Jarro con belle parole - dal fragore
degli
applausi passar, quasi senza intervallo, alla osc
anza, promettendo assai bene del suo avvenire artistico. Col soccorso
degli
elenchi, ho potuto ricostruire almeno in parte il
r troppo amore di fare, strafà ; mentre Vergnano….. (V.). L'incalzar
degli
anni accennava pur troppo a privarlo della vista,
tà, accompagnati dalle loro moglie e dai loro figliuoli, a imitazione
degli
antichi Rapsodi della Grecia, o (ciò che sembra p
n si può aspettare veruna ricompensa.» Se in ogni tempo vi sono stati
degli
amanti che hanno divinizzate le loro belle, anche
he hanno divinizzate le loro belle, anche in ogni tempo vi sono stati
degli
spiriti forti che hanno bestemmiato contro alla l
5] Cade non per tanto da se medesima l’asserzione della massima parte
degli
scrittori francesi, i quali dicono che l’epoca de
rsa di pompose figure, e fraseggiata alla foggia orientale; la natura
degli
argomenti è così differente; così ne è lontano l’
si della musica e della poesia moderna, io dimando perdono ai fautori
degli
arabi se non ravviso abbastanza quella prodigiosa
a prodigiosa influenza che si pretende aver essi acquistata sul gusto
degli
altri popoli. [8] Chiunque vorrà prendersi il pen
i ruscelli, i fiori, la verzura delle campagne, e le penne variopinte
degli
uccelli. Nelle loro egloghe o “pastorelle” v’era,
Milano, Mantua, Vinegia e in Sicilia principalmente pella dominazione
degli
Angiovini ivi stabilita, dei quali non mi fermerò
uoi Tibulli d’un genere più dilicato, ella non ebbe mai né potè avere
degli
Alcei, dei Tirtei, dei Pindari, e degli Epimenidi
la non ebbe mai né potè avere degli Alcei, dei Tirtei, dei Pindari, e
degli
Epimenidi. Perché ciò? Perché una general corrutt
poeta e di musico l’importanza che gli davano i Greci, giacché invece
degli
Stesicori e dei Terpandri, che in altri tempi era
la loro lingua troppo fiacca per inalzarsi alla sublimità de’ Greci e
degli
orientali, e per le circostanze altresì della lor
iani al risorgimento delle Lettere. I Greci l’accelerarono pei codici
degli
antichi, che fecero maggiormente conoscere, e per
ono chimarsi in giudizio contro all’Italia, essendo tale la debolezza
degli
uomini, alla quale gl’Italiani al paro degli altr
ssendo tale la debolezza degli uomini, alla quale gl’Italiani al paro
degli
altri, e forse più degli altri partecipano, che c
degli uomini, alla quale gl’Italiani al paro degli altri, e forse più
degli
altri partecipano, che chiunque di patria e di li
icali quello fatto da Giovanni Bardi de’ Conti di Vernio a imitazione
degli
antichi Peani, o nomi Pitici, che si celebravano
a lui solo prevalersi del vero e del finto, della natura e dell’arte,
degli
esseri animati e degli inerti per dar una nuova m
el vero e del finto, della natura e dell’arte, degli esseri animati e
degli
inerti per dar una nuova mossa alla fantasia e un
issimi d’una lira che percossa dalle dita d’Orfeo svegliava ne’ petti
degli
ascoltanti l’ammirazione e l’allegrezza. «Io pian
ondir le vivande e d’illeggiadrir il convito facendo gustar al palato
degli
sposi le squisitezze inventate da lui, e che acqu
dramma eroico cantato dal principio fino alla fine. La maggior parte
degli
eruditi italiani Crescimbeni, Muratori, Nicio Eri
. «I frequenti esempi, che i provenzali aveano alla vista del poetare
degli
arabi, e la pochissima, o per dir meglio, niuna n
da loro ai riti, nomi, storia, costumanze, o che che altro si voglia
degli
arabi; Dunque, o nulla pruova il proposto argomen
il proposto argomento, o pruova in favore de’ Greci e Latini anziché
degli
arabi. II. «Gli arabi altre poesie non conoscevan
poli. Lo stesso dell’usanza de’ trovatori o giullari propria non solo
degli
arabi e de’ provenzali, ma sotto diversi nomi, e
ima origine dei giocolieri provenzali, come si può vedere, per tacere
degli
altri, nelle Riflessioni sul teatro francese del
ra che dipinge a gran tratti, che descrive la storia delle arti e non
degli
artefici, e che non è una biografia, né un sistem
ione del tuono, ovvero sia sul numero delle sillabe, e sulla porzione
degli
accenti, e questa propria di noi, e lo fu dei pro
meccanismo della versificazione settentrionale, ne adduce egli stesso
degli
esempi, ne cita i versi, e poi dimanda «dove trov
ch’egli avrebbe potuto e dovuto fare relative alla natura della gamma
degli
arabi paragonata colla nostra, alla disposizione
niuna allusione ai riti, costumanze, storia, letteratura e mitologia
degli
arabi, dalla niuna necessità dell’arabica comunic
addotta non fu dunque la poca analogia tra il timido e freddo poetare
degli
uni, e l’ardito e fervido degli altri. A che si d
alogia tra il timido e freddo poetare degli uni, e l’ardito e fervido
degli
altri. A che si dovrà attribuire, che il Signor A
meta si vedeano astretti a spezzarne i globi di cristallo per crearne
degli
altri diversi. 40. [NdA] Un moderno scrittore,
] Gli Italiani di quel secolo per una pedantesca, e profana imitazion
degli
antichi davano il titolo di “divino” a molti auto
l Tiraboschi sempre intento ad esaltar i suoi nazionali con discapito
degli
esteri si potrebbero appropriare quei versi del C
legislatore filosofo divenire molle possenti di rinforzo nel governo
degli
stati, e nella politica. [6] I Greci, che seppero
hi della gioventù maschile, e in presenza del rispettabile magistrato
degli
Efori, il quale autorizzava colla sua compostezza
oltà che dovevano sentire nel rappresentare, essendo privi dell’aiuto
degli
occhi e della fisionomia a motivo della maschera,
o requisito essenziale l’idioma de’ gesti è simile appunto ai simboli
degli
antichi egiziani, ovvero a quelli inintelligibili
nza cangiar il piano generale dell’azione sappia svegliar negli animi
degli
spettatori la novità che nasce dai diversi incide
i in aria di ripulsa, quel chiaro e facile riso interprete non dubbio
degli
ascosì desideri, insomma quell’inesprimibile atte
ballerini, come Aristotile e Orazio hanno scritto quelle de’ poeti e
degli
oratori. Ma lasciando cotal impegno (più utile e
inata occasione soltanto, o come un intermezzo frapposto nel silenzio
degli
atti. [15] L’unione delle belle arti e il fratell
llerino, contener la musica strumentale mille artifizi, mille pitture
degli
oggetti esterni che non possono essere rappresent
osalizio, un’allegrezza pubblica, una festa campestre, o nei funerali
degli
antichi, nei sagrifizi, nell’espiazioni, nei vari
ssi e radicati altamente non distruggono punto l’essenza inalterabile
degli
oggetti, così riguardando noi la bellezza delle a
ano di rapirmi il piacere del cuore per darmi in contraccambio quello
degli
occhi? I Greci, dai quali gl’Italiani si vantano
confusione di quelli che vorrebbono legittimare l’abuso coll’esempio
degli
antichi, che questi non introdussero mai la danza
al mondo si fanno intendere con tanta gratia e con tanta sodisfatione
degli
spettatori, ch’io per me non so s’ho veduto giamm
di buon senso, sparì il gusto dei balli allegorici insieme con quello
degli
acrostici, degli anagrammi, delle paranomasie, de
arì il gusto dei balli allegorici insieme con quello degli acrostici,
degli
anagrammi, delle paranomasie, degli equivoci, del
sieme con quello degli acrostici, degli anagrammi, delle paranomasie,
degli
equivoci, delle antitesi, e dell’altre argute put
er la prima volta conservar danzando la maestà propria d’un imperador
degli
abissi, e la fuggiasca Galatea, e il selvaggio Po
licando le sue lettere intorno alla danza, dove partendo dall’esempio
degli
antichi si cerca con molto ingegno e con eguale s
ne ultimo d’un’arte in se stessa nol riconoscerò più nelle operazioni
degli
artefici, se vedrò che le linee tirate da loro in
nde energia per generare l’interesse e l’illusione. Ciò che per mezzo
degli
occhi si tramanda allo spirito comunica, generalm
scosse più efficaci e più veementi che non sono quelle che per mezzo
degli
altri sensi vi si trasmettono; perocché gli altri
aturale scioltezza. Avvezzandoci ad una dissimulazione cui la malizia
degli
uomini rende necessaria, ci hanno parimenti inseg
anza intrinseca di mezzi proporzionati esporre agli occhi la legatura
degli
oggetti fra loro, né il risalto che acquistano da
mmi sul teatro pantomimico. Per tali devono stimarsi la maggior parte
degli
odierni balli che ad eterna infamia di Tersicore,
i, e divisano fra loro di rapirle. Quella ch’era arrivata l’ultima fa
degli
sforzi per sottrar se stessa e la sua compagna da
ché in esse riposte fossero l’imitazione della natura e l’espressione
degli
affetti, e non piuttosto nei muovimenti delle alt
ori non annoveri in oggi l’Italia) senza badare alla vera espressione
degli
affetti, quello è che ha rovinato la pantomima. A
diverrebono chiarissimi i cinesi gieroglifìci e la scienza simbolica
degli
egiziani. Potrei ad evidenza dimostrare quest’ass
osì dire, il palato, e insensibile il rendono al gusto più indebolito
degli
altri vini. Ella ha in se tutti i mezzi onde rend
’uno de’ miei lettori. Ned io contrasterò che atteso lo stato attuale
degli
spettacoli in Italia, dove la mancanza di ragione
rende pressocchè necessario un qualunque compenso, e attesa l’indole
degli
spettatori, cioè di que’ sibariti in materia di g
o seguitar a parlare nel silenzio degl’interatti mantenendo nel cuore
degli
spettatori le disposizioni che vi lasciò l’ultima
data dalle sue leggi invece d’avere per oggetto l’eccitar la fantasia
degli
Spartani coll’idea del godimento aveva anzi uno s
tralmente opposto. Conobbe egli che bisognava dar alle donne le virtù
degli
uomini perché quelle non dassero a questi le prop
rdere la pazienza ai suonatori. Tanto è vero che gli uomini giudicano
degli
oggetti a misura delle disposizioni del loro spir
sse alla drammatica. Rispetto agli altri due esempi, Enea non m’offre
degli
spettri azzuffati cogli uomini, ma un’uomo che vo
ue, vestono la corazza, imbracciano lo scudo, trattano l’armi al paro
degli
uomini, il poeta dunque non ismentisce se stesso
peradori de’ tre primi secoli della nostra era cessato fosse il gusto
degli
spettacoli scenici in Roma ed altrove. I teatri s
i anteriori all’era Cristianaa. Egli compose una tragedia dell’Uscita
degli
Ebrei dall’Egitto intitolata Εξαγωγη. Questo Ezec
Mosè, e in un dialogo pieno di dignità fra questo legislatore e capo
degli
Ebrei e la Divinità nel roveto ardente, e finalme
da Afranio, indossando felicemente le spoglie preziose di Menandro e
degli
Apollodori, mal grado delle gloriose vestigia imp
il teatro divenne lo scopo delle invettive de’ Cirilli, de’ Basilii,
degli
Agostini e de’ Lattanzii. Giacque colla mole dell
zionario critico di Pietro Bayle artic. Ezechiel. a. Tacito nel XIV
degli
Annali. b. Così racconta Asinio Pollione nella l
34. b. Lib. XXVII c. 3. a. Suetonio in Vit. Tib. c. 47 b. Libro VI
degli
Annali. a. Di ciò vedi il Bulengero. b. Sueton
la tragedia. Come poeta eccellente seppe con arte e felicità maggiore
degli
antecessori trasportar le favole Omeriche al gene
sì mal costruiti che sovente cedevano al peso e cadevano con pericolo
degli
attori e degli spettatori. Eschilo abbigliò ancor
i che sovente cedevano al peso e cadevano con pericolo degli attori e
degli
spettatori. Eschilo abbigliò ancora le persone tr
i gesti e i movimenti del coro che danzava e cantava negl’ intervalli
degli
atti, togliendone la direzione agli antichi maest
ro degl’ individui del coro musico e ballerino per accrescerne quello
degli
attori degli episodj; e con questa seconda classe
vidui del coro musico e ballerino per accrescerne quello degli attori
degli
episodj; e con questa seconda classe di rappresen
della gioventù curiosa e senza arrogarci l’autorità e l’infallibilità
degli
oracoli, andremo brevemente esponendo le bellezze
uo dolore. Prorompe in compassionevoli querele l’infelice benefattore
degli
uomini punito. Io ardisco per saggio recare in It
da’ tronchi viveano come le belve rintanati negli antri. L’ episodio
degli
errori della misera Io trasformata in giovenca ac
vi prende parte come nato in Grecia: tale essendo l’arte incantatrice
degli
antichi posseduta da ben pochi moderni, che la pi
da questo avviso chiunque si senta rapire dall’autorità de’ Nisieli e
degli
Scaligeri, purchè non mi si ascriva a delitto il
di que’ tempi lontani che i tragici intesero di ritrarre? Il garrire
degli
eroi tanto da’ critici ripreso, era proprio de’ p
e. Era Sofocle già vecchio, quando Euripide, lasciata la palestra
degli
Atleti, tutto si dedicò alla poesia tragica e di
l’amichevole contesa di Pilade e di Oreste. Ifigenia in Aulide è uno
degli
argomenti da Euripide maneggiati con forza e bell
quinto; ed il quarto comincerebbe dalla scena quinta. Ma la divisione
degli
atti non mi sembra la cosa più essenziale per con
atti non mi sembra la cosa più essenziale per conoscere l’eccellenza
degli
antichi tragici. E che importa che una situazione
cambio di Admeto suo marito, desidererei che gli stupidi biasimatori
degli
antichi leggessero attentamente l’atto secondo pe
ltre, a manierarla, a preferire al vero lo specioso. Questo confronto
degli
autori antichi e moderni in un medesimo argomento
e forse da queste critiche esagerate su i difetti più che su i pregi
degli
antichi proviene la moderna non curanza delle fav
erna non curanza delle favole Greche e l’idolatria per le romanzesche
degli
ultimi tempi. Con altro disegno leggeva i Greci i
morto il marito. Euripide ha saputo conservare il pudore del poeta e
degli
attori. In Racine l’interesse dominante si divide
eca! Niun tratto, niun movimento, niun dialogo che raffreddi la pietà
degli
spettatori, Giovane, ornato di nobili costumi, so
llelo surriferito un prezioso monumento del buon gusto e del giudizio
degli
ottimi critici della Senna, possa divertirsi con
dotto Le Batteux col bello-spirito La Vilade. Questo moderno derisore
degli
antichi si mostra nauseato di quell’Ippolito che
on maggior gentilezza il resto de’ Greci, de’ Latini, degl’ Italiani,
degli
Spagnuoli e degli Inglesi. Per lui Erodoto narra
zza il resto de’ Greci, de’ Latini, degl’ Italiani, degli Spagnuoli e
degli
Inglesi. Per lui Erodoto narra da uomo ubbriaco;
colle sessanta pagine del Cavalier di Saint-Mars sopra la letteratura
degli
antichi. Per quest’originale de’ Marchesini della
a giusta vendetta presa da Ercole contro di Lico tiranno e oppressore
degli
Eraclidi: negli ultimi due atti cambia di oggetto
e si accende aspra guerra tra gli Ateniesi e gli Argivi, per cagione
degli
Eraclidi, cioè de’ figliuoli di Ercole, onde pren
ginnasmi intento tratto tratto a mettere in vista i più lievi difetti
degli
antichi, ed ora ad ingrandirli, ora ad immaginars
contiene una sola, cioè la vittoria riportata sopra Euristeo a favor
degli
Eraclidi, e ristretta dentro un discreto periodo
he si legge nella tragedia di Euripide. Gli Argivi armati alla rovina
degli
Eraclidi, stando a’ confini di Atene, mandano un
crificio di una vergine illustre perchè gli Ateniesi possano trionfar
degli
Argivi, apporta una rivoluzione interessante, fac
atto quarto essa riceve la notizia della vittoria d’Illo e di Jolao e
degli
Ateniesi, avvelenata però da quella della fanciul
i viltà per ottener la vita; ma Alcmena inesorabile, contro il parere
degli
stessi Ateniesi, lo manda a morire. In questa tra
one di Troja. L’immortale Metastasio fino discernitore delle bellezze
degli
antichi si vale di questa scena di Euripide nell’
sa tralle tragedie perdute fu la sua Andromeda per la strana malattia
degli
Abderiti avvenuta a’ tempi di Lisimaco. Era quest
ll’attore quanto l’azione del sole e la natural debolezza delle teste
degli
Abderiti. In fatti questa città marittima della T
Macedonia per compiacere al re Archelao assai amante delle lettere e
degli
uomini dotti, dopo di aver cenato con esso lui, n
un dolore sì vivo e sì vero, che non meno per ciò si rende meritevole
degli
applausi della posterità, che per aver prodotto l
che per di loro favore ebbero la libertà di bruciare la maggior parte
degli
antichi poeti, e specialmente quelli che parlavan
Alicarnasso, contemporaneo di Erodoto’ e scrisse in versi la vittoria
degli
Ateniesi riportata contro Serse, e morì presso Ar
che fu figliuolo di Poliframmone. Vi fu un terzo Frinico poeta comico
degli
ultimi tempi della commedia antica, il quale comi
coro, e che dipoi Tespi, per fare che esso riposasse, trovò un attore
degli
episodj, Eschilo ve ne aggiunse un altro, e Sofoc
debba quì dinotare soltanto la moltitudine, ma l’ordine o la qualità
degli
attori, i quali, secondo la fama o il merito nel
colta. 75. Ho fatto in questa edizione alcun cangiamento sulle pause
degli
atti di questa tragedia, ed è bene avvertirne la
ma il poeta valendosi de’ privilegj della poesia fa che la protezione
degli
Eraclidi sia presa da i di lui figli Demofonte e
tto Teseo che guerreggia e vince per loro. 80. Sul medesimo soggetto
degli
Eraclidi, espresso mirabilmente da Panfilo celebr
ostumi correnti, fanno uso di nuovi ordigni per cattarsi l’attenzione
degli
spettatori di questo tempo, essi fanno gran senno
e con ragione i personaggi: conveniamo in somma del merito rispettivo
degli
uni e degli altri nel proprio genere. Ma che perc
e i personaggi: conveniamo in somma del merito rispettivo degli uni e
degli
altri nel proprio genere. Ma che perciò? Chi ardi
Storia Critica de’ Teatri, cioè che la Poesia Drammatica a imitazione
degli
Antichi rinacque in Italia nel secolo XIV.” 1. Co
me straniero, del non aver lette le Opere del Mussato, nè la Raccolta
degli
Scrittori delle cose Italiche del dottissimo Mura
nor D. Saverio? Voi pretendete essere ingenuo, abborrite la mala fede
degli
Stranieri, vi pregiate d’imparzialità: dobbiamo d
isce che allora si coltivò la Poesia Scenica giusta la forma regolare
degli
Antichi? Queste cose io narrai nella mia Storia,
no che il mio racconto è verace, e autenticato dalle prove, da’ passi
degli
Autori, e dagli Scritti stessi de’ riferiti Dramm
che sotto gl’ imperadori de’ tre primi secoli cessato fosse il gusto
degli
spettacoli scenici in Roma ed altrove. I teatri s
n ne troviamo nel VII, VIII e IX secolo, ne’ quali sparì dal cospetto
degli
uomini pressochè interamente ogni vestigio di pol
aravigliosi che non poterono accadere senza l’esterminio quasi totale
degli
antichi abitatori. In Francia appena si ripeteron
o della storia teatrale si trova a’ tempi de’ Tiberii, de’ Caligoli e
degli
altri imperiosi despoti, i quali fecero ammutolir
, che fanno ombra inutile e perniciosa, danno al tronco e alle radici
degli
alberi, e privansi per sempre de’ loro frutti. TA
er sempre de’ loro frutti. TAL fu nel mondo conosciuto l’antico stato
degli
spettacoli teatrali. L’ utile curiosità congiunta
pastorali dalle guerriere ed eroiche. Tutti poi, senza gli uni saper
degli
altri, i popoli sotto la linea o nelle opposte zo
loro nazione efficacissima, cioè la forza del fato e l’infallibilità
degli
oracoli consacrati dalla religione. Posero essi i
gonarsi punto con chi trattò un’ altra specie di commedia199, e degna
degli
applausi d’ una libera fiorente democrazia, appun
Cartaginese Terenzio seguito da Afranio, colle spoglie di Menandro e
degli
Apollodori, introduce in Roma la bella commedia,
d il teatro divenne lo scopo dell’invettive de’ Cirilli, de’ Basilii,
degli
Agostini e de’ Lattanzii. Giacque colla mole dell
Dizionario art. Ezechiel), il quale compose una tragedia dell’Uscita
degli
Ebrei dall’Egitto intitolata Ἐξαγωγη. Questo Ezec
Mosè, e in un dialogo pieno di dignità fra questo legislatore e capo
degli
Ebrei e la Divinità nel roveto ardente, e finalme
o teatrale, come altrove accadde ad altre feste. 163. Tacito nel XIV
degli
Annali. 164. Così racconta Asinio Pollione nella
69. Libro XXVII, c. 3. 170. Suetonio in V. Tib. c. 47. 171. Lib. VI
degli
Annali. 172. Di ciò vedi il Bulengero. 173. Sue
uino all’Ab. di Corbè Adelardo e riterita dal P. Mabillon nel tomo II
degli
Annali Benedettini lib. XXVI, num. 13. 188. Non
lazione e i costumi del paese, diventarono i primi Cinesi. Ma i figli
degli
antichi Tartari che inondarono l’impero Romano so
talia, la Spagna, l’Inghilterra empieronsi di piccioli tiranni gelosi
degli
acquisti e sempre pronti a guerreggiar sotto di u
e Gastaldi, di Ricos-hombres e Infanzones: quindi i guidrigil o tasse
degli
uomini, per le quali un uomo ucciso valutavasi ta
n essi richiedevasi più forza di corpo che di mente. La maggior parte
degli
ecclesiastici intendeva a stento il breviario (No
pontefici Romani e in gran parte dagl’ imperadori Greci, per consenso
degli
stessi oltramontani, prima d’ogni altro popolo em
tura Italiana argomenta giustamente sopra varie feste fatte per mezzo
degli
strioni e buffoni nel secolo XIII rammentate dal
un groppo di statue; nè perchè in vece di quelle statue si mettessero
degli
uomini, tal rappresentazione diventerebbe un giuo
ati, nell’imprimersi che si fece nel declinar del secolo XVI il libro
degli
statuti della Compagnia, non avrebbe in essi dovu
on parole. Alcuni squarci di simili misteri fatti in Napoli nel tempo
degli
Angioini recammo nel III volume delle Vicende del
isiaci in Grecia non erano vere azioni teatrali; nè tal fu la ludrica
degli
Etruschi introdotta in Roma; ma di quelli e di qu
e verità sì ben sostenute dal Tiraboschi. Ma è questo appunto il fare
degli
apologisti d’ultima moda, combattere l’evidenza c
gl’ Italiani di que’ miseri tempi erano nel latino idioma più barbari
degli
oltramontani, dovrebbe far vedere che fuori dell’
ri; e nella 21 si dice che gli antichi cavalieri combattevano a favor
degli
aggraviati. Nella VII Partita per tutto il titolo
baldo per li Borgognoni sembrano assai giudiziose, quelle di Rotari e
degli
altri principi Longobardi le sorpassano di molto;
Decretale di Gregorio IX. Vedi anche la Storia filosofica e politica
degli
stabilimenti degli Europei nell’Indie. 10. Du-C
rio IX. Vedi anche la Storia filosofica e politica degli stabilimenti
degli
Europei nell’Indie. 10. Du-Cange Gloss. 11. V
tituì tal Compagnia, ma sì bene nel XIII secolo. La pubblicazione poi
degli
Statuti di essa seguì nel 1584 nella stessa Roma,
ro delle lettere, rappresentate nel loro natural linguaggio le favole
degli
antichi, come il Penulo di Plauto nel 1513 in occ
n pioggia d’oro. Eccone un breve sunto imparziale. Atto I. Acrisio re
degli
Argivi avendo consultato l’oracolo sulla scelta d
di quest’oro in un vaghissimo giovanetto che si palesa pel gran Padre
degli
nomini e degli dei. Danae ode da lui la serie de’
un vaghissimo giovanetto che si palesa pel gran Padre degli nomini e
degli
dei. Danae ode da lui la serie de’ futuri suoi ca
evarvisi, e che forse tali non parvero all’autore pieno della lettura
degli
antichi. Contrasta colle grazie e veneri dello st
aringa della madre, la descrizione dell’assalto dato a Tebe, l’uscita
degli
assediati, la rotta degli Argivi, Capaneo fulmina
crizione dell’assalto dato a Tebe, l’uscita degli assediati, la rotta
degli
Argivi, Capaneo fulminato, il duello de’ feroci f
ì grande insieme, patetico e naturale nelle dipinture de’ caratteri e
degli
affetti, e nello stile sì sublime. Meriterebbe un
erisimile, ed il violento, sono divenuti gl’idoli della massima parte
degli
autori, degli attori, e dell’udienza.
il violento, sono divenuti gl’idoli della massima parte degli autori,
degli
attori, e dell’udienza.
ta l’ Europa; e questo lavoro nella nostra lingua non s’inventò prima
degli
ultimi tre anni del cinquecento148. Non si sarebb
e gorgheggiando150. Bisogna dire che questi sieno i pretti originali
degli
eruditos à la violeta dell’ ingegnoso mio amico i
be il travaglio di analizzar le dee che sono concorse alla formazione
degli
spettacoli teatrali. Appigliamci al partito più p
ere felicemente in aureo stile la greca tragedia, il teatro materiale
degli
antichi e la commedia de’ Latini; per l’invenzion
penso che la poesia e la musica sieno nate gemelle. L’imitazione sia
degli
zeffiri, sia delle fronde agitate, sia delle acqu
sia delle fronde agitate, sia delle acque cadenti in mille guise, sia
degli
augelli, come diceva Lucrezio Caro, inspirò all’u
vada a mettersi da se stesso anche il chiar. Ab. Bettinelli, dicendo
degli
odierni attori musicali, Tremula increspan gor
tastasio, e dell’ armonia incantatrice de’ Sarri, de’ Vinci, de’ Leo,
degli
Hass, de’ Gluck, de’ Jommelli e de’ Piccini, anim
n’ opera del Poeta Cesareo, invece di seguir la traccia dell’azione e
degli
affetti, si ferma a considerare in qual vocale, i
. Vagheggiò la morte su la scena fra lo splendore dei lumi, il fragor
degli
applausi, come quella d’un generale sul campo di
ome biglietto d’ingresso frutta, salsiccie, e vino ; e in cui la paga
degli
attori variava dalle due alle quattro crazie al g
. Qui bisogna io mi fermi alquanto per l’importanza della scrittura e
degli
avvenimenti. Egli fu scritturato per un anno, pri
di aumento pel primo anno, e 1400 e una mezza serata per ciascheduno
degli
altri due, più un regalo di lire mille per una so
seppe Trivelli, nella quale percepiva una paga annua fissa, e la metà
degli
utili. Le donne eran rappresentate dalle signore
e dava di quando in quando recite straordinarie. Ma se il sopravvenir
degli
anni gli andava scemando, naturalmente, il vigore
oma, al Costanzi, a iniziativa e profitto della Società di Previdenza
degli
artisti drammatici, fu data una grande rappresent
Marchi : Enrico Panzacchi vi tenne la conferenza commemorativa. Dire
degli
onori toccati a Ernesto Rossi nel corso della sua
o alla storia del nostro teatro del secolo xix, specie per la dovizia
degli
aneddoti di ogni genere e pei giudizi chiari e pr
parte non è quella d’un eroe, consolati, o Moncalvo, pensando al fato
degli
Eroi. Eteocle fu ucciso dal fratello, Agamennone
a mestizia de'suoi uditori. Ah ! tu eri il mio Eroe : tu sei la gemma
degli
Eroi. Prosegui animosamente nella lieta palestra.
che l’oro ti dichiari la guerra, tu allora, novello stoico, appagati
degli
applausi…. ma tu sogghigni, e mi dici che gli app
solito sollazzevole e burlone, ed era al fatto di tutti gl’intrighi e
degli
avvenimenti del quartiere, intorno ai quali emett
namorato sotto il nome di Leandro. Lo vediamo il 1593 nella Compagnia
degli
Uniti, al fianco della Piissimi, la celebre Vitto
teressantissima delle spese per l’allestimento scenico e il vestiario
degli
attori, è anche l’elenco di essi e de' personaggi
reschezza e spontaneità che non si attenuarono in lui col sopravvenir
degli
anni, come può far fede la lirica seguente dettat
i monti, ridere, Baciar le montanine, Inebriarsi al garrulo Pispiglio
degli
augelli, Sugger la vita in margine Dei limpidi ru
arte, teneri Contrasti d’ogni affetto ! Già l’affannoso anelito Grava
degli
anni il petto…. Le forti membra assidera Dell’egr
far sì che il canto nell’opera abbia sembianza del natural linguaggio
degli
attori. Cosi in quei primi drammi che per festegg
aniera che l’opera, discendendo come di cielo in terra, dal consorzio
degli
dei si trovò confinata tra gli uomini. Alla tanta
dicò più che mai, quando l’una di queste arti tornata alla imitazione
degli
antichi nostri autori ed arricchitasi l’altra di
esta quasi sempre solitario; se già non si voglia porre nella schiera
degli
attori quella marmaglia di comparse che nelle nos
empi, si verrebbe quasi a far dell’opera quello che è necessario fare
degli
stati: che, a mantenergli in vita, conviene di qu
urie del tempo che di tenebre le avvolse, e ci rapì ancora la Istoria
degli
Etruschi che no aveva in greco distesa in venti l
un ordine diverso da quelli che ci tramandò la Grecia, ma le reliquie
degli
antichi edificii che in parte esistono ancora ne’
le reliquie de’ Portici, di un Atrio, e l’Anfiteatro a. Del magistero
degli
Etruschi nel dipingere oltre a’ Vasi colorití, de
i. E per le cose sceniche troviamo mentovate le tragedie e la ludicra
degli
Etruschi; e ci si dice che le donne ancora rappre
olco fatto coll’aratro tirato da un toro ed una vaccaa. Ad imitazione
degli
Etruschi aggiunse Romolo il pomerio alla sua citt
pedanti con gli Orazj, col Cinna e col Poliuto. Nel trattare il fatto
degli
Orazj egli prese migliore scorta, o che ne dovess
e’ caratteri, la forza delle passioni episodiche, rendono la tragedia
degli
Orazj di gran lunga superiore al Cid, e vincono a
tragedia che chiama l’attenzione. Vago in essa è pur anco il colorito
degli
affetti episodici della virtuosa e sensibile Paol
giudiziosi riprendono nel Pompeo molte espressioni nella descrizione
degli
effetti della strage di Farsaglia, e varj concett
’ caratteri”. Dotato d’ingegno straordinario e soccorso dalla lettura
degli
antichi mostrò sulla scena la ragione accompagnat
a la più sublime idea. Palissot ebbe ragione di così dire: “Per mezzo
degli
stessi capi d’opera di Cornelio abbiamo noi impar
di Cornelio abbiamo noi imparato a conoscere l’ esagerata mediocrità
degli
ultimi suoi drammi; e pure i più deboli di essi p
io e dalla tragica gravità quanto il di lui Alessandro che sembra uno
degli
eroi da romanzo. La Tebaide, per valermi delle pa
na famiglia, benchè reale, senza mostrare un necessario incatenamento
degli
affetti de’ personaggi coll’ interesse dello stat
, furioso, terribile che ben conviene alla vera tragedia; parlo . . .
degli
amori proprj dell’idilio e della commedia anzichè
ccompagna con altre maniere poetiche calcando da gran poeta le tracce
degli
antichi tragici che studiava e si proponeva per m
del fratello gastigato nell’uso delle arguzie viziose, per la scelta
degli
argomenti, per la vasta letteratura ond’era ornat
56, in cui si veggono stranamente avviliti i caratteri del gran Ciro,
degli
Sciti e della loro regina Tomiri, oltre a’ difett
in mollezza. Fu segno a’ morsi satirici di Boileau amico di Racine e
degli
antichi, e fu lodato da Perrault emulo di Boileau
l XV secolo non oltrepassa le Farse e i Misteri. Mentre sulle orme
degli
antichi giva risorgendo in Italia la poesia rappr
erati (les Enfans sans souci) che aveano un capo chiamato il Principe
degli
sciocchi, mettevano sul teatro avventure bizzarre
altrove, nel XIV secolo se ne tentò il risorgimento seguendo la forma
degli
antichi coll’Ezzelino e coll’Achilleide tragedie
V e XV secolo nel rinnovarsi il piacere della tragedia non si valsero
degli
argomenti tragici della Grecia, eccetto che nella
ttato l’Italia; tutto ciò, dico, che costituisce la tremenda batteria
degli
apologisti antitaliani, piacerà a pochi entusiast
li nomini migliori della culta Europa? a. Vedi l’abate Millot t. II
degli
Elemensì della Storia di Francia. a. Vedi la di
ltro che al merito dell’invenzione, e al piacer che produce la novità
degli
argomenti; imperciocché i tragici traevano i prop
che da piacere in tutti i tempi, e degne di studiarsi. Nella commedia
degli
Acarnanii si trova nell’atto III la pittura al na
greco vince di gran lunga in vivacità la copia francese. La commedia
degli
Uccelli ha per oggetto gli affari politici di que
el Pluto si ravvisa un nuovo genere comico; poiché più non si favella
degli
affari pubblici; e quantunque si nominino tuttavi
stro immortal filofoso Antonio Genovesi. Variano assai i giudizi così
degli
antichi, come de moderni, sopra il merito a Arist
i, sopra il merito a Aristofane. Plutarco, Eliano, e la maggior parte
degli
antichi, si vendicarono col disprezzo di questo v
non dissimula i difetti non pochi d’Aristofane; ma ne va con profitto
degli
studiosi additando nel suo teatro greco l’arte e
qualità che richieggonsi a rettamente giudicare dell’opere ingegnose
degli
antichi, sono rarissimi. Merita di esser qui rapp
Perrault, cieco e affettato ammirator de’ moderni galli, e spregiator
degli
antichi greci e latini ch’esso poco o nulla conob
ificenza, qual per delicatezza di magistero rimarchevole, come quello
degli
Epidauri architettato dal famoso Policleto57. Spa
spesso della sua genealogia, e vantavasi di essere disceso del sangue
degli
Dei. Gli ambasciadori di Atene rimpatriatasi dopo
ure per la sua troppo strana e lugubre fantasia dileggiato in un coro
degli
Acarnanii. 37. Lisicle, da venditor di montoni e
natura ha conceduto loro solamente. 45. Leggasi il coro dell’atto II
degli
Acarnanii di Aristofane. 46. San Giovanni Grisos
la Motte contre Madame Dacier». Laonde essendosi anche col progresso
degli
anni sempre più accresciuta tra i francesi de’ no
Levante tom. II. pag. 93 seqq. 57. Chi desiderasse distinte notizie
degli
antichi teatri vegga Vitruvio, il Gallucci de Tra
a nel suo Anfiteatro Flavio, e la dissertazione di Boindin sui teatri
degli
antichi nel tomo I delle Memorie dell’Accademia d
ge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale
degli
antichi. Grandi furono nel precedente secolo g
tanto avea felicemente tentato, avvezzo già alla lindura delle opere
degli
antichi disotterrate, non tardò col confronto ad
ella gran città divenuta centro delle lettere rappresentate le favole
degli
antichi, come il Penulo di Plauto nel 1513 in occ
n pioggia d’oro. Eccone un breve sunto imparziale. Atto I. Acrisio re
degli
Argivi avendo consultato l’oracolo sulla scelta d
di quest’oro in un vaghissimo giovanetto che si palesa pel gran padre
degli
uomini e degli dei. Danae ode da lui la serie de’
un vaghissimo giovanetto che si palesa pel gran padre degli uomini e
degli
dei. Danae ode da lui la serie de’ futuri suoi ca
otarvisi, e che forse tali non parvero all’autore pieno della lettura
degli
antichi. Contrasta colle grazie e colle veneri de
aringa della madre, la descrizione dell’assalto dato a Tebe, l’uscita
degli
assediati, la rotta degli Argivi, Capaneo fulmina
crizione dell’assalto dato a Tebe, l’uscita degli assediati, la rotta
degli
Argivi, Capaneo fulminato, il duello de’ feroci f
ì grande insieme, patetico e naturale nelle dipinture de’ caratteri e
degli
affetti, e sì sublime nello stile. Meriterebbe un
e all’asserzione del Linguet che brucia que’ grani d’incenso ad onore
degli
Spagnuoli. Piacemi ch’egli a nome de’ Francesi si
inga il prospetto del tempio e le teste e i busti ed il monte di ossa
degli
uccisi che vi biancheggia; la bellezza del raccon
i certi anni del seguente secolo che del cinquecento. Sperone Speroni
degli
Alvarotti dottissimo Padovano e l’oratore più elo
rasporti della crudeltà. Sulmone re di Persia gareggia colle atrocità
degli
Atrei, ed Orbecche che svena il padre, va del par
cche con molto applauso, e destò in tutti cotal compassione che niuno
degli
ascoltatori potè contenere il pianto. Oggi stimo
a tragedia Italiana. Fu egli il primo a porre sulla scena l’avventura
degli
Orazii (che nè anche è argomento greco); ed ebbe
. Arriva nel III un servo che appende al tempio di Minerva le spoglie
degli
estinti Curiazj. Celia in esse riconosce la veste
a qualche espressione, come questa del feciale nell’atto I, Fattor
degli
astri larghi e degli avari, Che nell’empiree lo
, come questa del feciale nell’atto I, Fattor degli astri larghi e
degli
avari, Che nell’empiree logge affiggi il trono
ratto, appena da piccioli lineamenti alterato, de’ primi tempi eroici
degli
Ercoli, de’ Tesei e degli Achilli puntigliosi. Ch
lineamenti alterato, de’ primi tempi eroici degli Ercoli, de’ Tesei e
degli
Achilli puntigliosi. Che se, in vece di un Edipo
enze quale ostacolo o pregiudizio ridonda alla sostanza dell’azione e
degli
affetti, e alla gravità tragica? La censura del R
lla Gozia questo Torrismondo, riescono per gli moderni più verisimili
degli
antichi. E forse non se ne trovano le immagini ne
all’ordine della Giarrettiera instituito in questo tempo in occasione
degli
amori del nominato Eduardo III per la contessa di
si d’altrettanto? Ne presentiamo qualche squarcio che ci sembra degno
degli
sguardi di un leggitore imparziale e sensibile. V
entita dell’attentato Parea d’abbandonar la chiara luce Nel fior
degli
anni, e rispondea gemendo: In quel modo che lec
ate dal Parisotti in un discorso inserito nel tomo XXV della raccolta
degli
opuscoli del Calogerà. Il Vicentino Giambatista L
icolarità si sono narrate ne’ poemi di Omero intorno alle dissensioni
degli
dei favorevoli a’ Trojani ed a’ Greci, ad oracoli
ene, l’Almeone, l’Ermete e l’Arianna del Giusti, l’Arsinoe di Niccolò
degli
Angeli, l’Elisa del Closio, l’Acripanda di Anton
n’ imitazione delle sentenze di Seneca poste come aforismi, e sovente
degli
ornamenti più proprii dell’epica e della lirica p
ritiche di qualunque opera teatrale. Ravviva la storia delle tragedie
degli
ultimi anni del secolo la Semiramide di Muzio Man
ine della tragedia. Il soggetto di essa è fondato nella famosa regina
degli
Assiri Semiramide, la quale, secondo Diodoro e Gi
ò avremmo desiderato che il Signor di Calepio avesse allegato per uno
degli
ottimi esempj delle tragedie Italiane, dopo di av
so con sobria insieme e maschia eloquenza e con calore parlano in pro
degli
sposi. Semiramide rimane inflessibile. Al fine Be
a ragione ricorre a quelle del suo ministero, e la minaccia per parte
degli
dei, benchè senza perder di vista il rispetto dov
forse di Dante e di Omero, sì terribili ed evidenti sono le immagini
degli
uccisi, e sì compassionevole la situazione di Dir
stato il primo in Europa a mostrare sulle scene questa regina famosa
degli
Assirj, e senza averne trovato modello veruno fra
ossedere un teatro come l’Olimpico sin dal 1583 costruito alla foggia
degli
antichi? Ma essa ebbe la ventura di aver veduto d
à più non sussistono. Essi servirono per le compagnie de’ Sempiterni,
degli
Accesi e della Calza. Quello del Sansovino si alz
lazione e i costumi del paese, diventarono i primi Cinesi. Ma i figli
degli
antichi Tartari che inondarono le provincie del R
talia, la Spagna, l’Inghilterra empieronsi di piccioli tiranni gelosi
degli
acquisti e sempre pronti a guerreggiare sotto di
e Gastaldi, di Ricoshombres e Infanzones: quindi i guidrigil o tasse
degli
uomini, per le quali un uomo ucciso valutavasi ta
essi richiede vasi più forza di corpo che di mente. La maggior parte
degli
ecclesiastici intendeva a stento il Breviario. Pr
pontefici Romani e in gran parte dagl’imperadori Greci, per consenso
degli
stessi Oltramontani, prima di ogni altro popolo e
quella di Paulet e della sua pastorella, i quali entrarono a parlare
degli
affari politici e delle vedute de’ gabinetti dell
astorella, la quale benchè da lui trovata a caso, si mostra informata
degli
amori di lui colla sua Bel-deporta Comprendesi
etteratura Italiana argomenta giustamente sopra varie feste per mezzo
degli
strioni e buffoni eseguite nel sccolo XIII rammen
un gruppo di figure; nè perchè in vece di quelle statue si mettessero
degli
uomini, tal rappresentazione diventerebbe un giuo
ati, nell’imprimersi che si fece nel declinar del secolo XVI il libro
degli
Statuti della Compagnia, non avrebbe in essi dovu
e parole. Alcuni squarci di simili Misteri fatti in Napoli nel tempo
degli
Angioini recammo nel III volume delle Vicende del
isiaci in Grecia non erano vere azioni teatrali, nè tal fu la ludrica
degli
Etruschi introdotta in Roma; ma di quelli e di qu
gl’Italiani di que’ miseri tempi erano nel latino idioma più barbari
degli
oltramontani, dovrebbe far vedere che fuori dell’
, e nella 21, si dice, che gli antichi cavalieri combattevano a favor
degli
aggraviati. Nella VII Partita per tutto il titolo
baldo per li Borgognoni sembrano assai giudiziose, quelle di Rotari e
degli
altri principi Longobardi le sorpassano di molto;
Decretale di Gregorio IX. Vedi anche la Storia filosofica e politica
degli
stabilimenti degli Europei nell’Indie. a. Du Ca
rio IX. Vedi anche la Storia filosofica e politica degli stabilimenti
degli
Europei nell’Indie. a. Du Cange Glossar. b. V
tituì tal Compagnia, ma sì bene nel secolo XIII. La pubblicazione poi
degli
Statuti di essa seguì nel 1584 nella stessa Roma,
tta l’Europa; e questo lavoro nella nostra lingua non s’inventò prima
degli
ultimi tre anni del Cinquecento. Fu di questo par
o e gorgheggiando a. Bisogna dire che questi sieno i pretti originali
degli
Eruditos à la violeta dell’ingegnoso nostro amico
e il travaglio di analizzar le idee che sono concorse alla formazione
degli
spettacoli teatrali. Appigliamoci al partito più
ere felicemente in aureo stile la greca tragedia, il teatro materiale
degli
antichi, e la commedia de’ Latini; per l’invenzio
penso, che la poesia e la musica sieno nate gemelle. L’imitazione sia
degli
zeffiri, sia delle fronde agitate, sia delle acqu
sia delle fronde agitate, sia delle acque cadenti in mille guise, sia
degli
augelli, come diceva Lucrezio Caro, inspirò all’u
arrollarsi da se stesso il chiarissimo esgesuita Bettinelli, dicendo
degli
odierni attori musicali, Tremula increspan gorgh
Metastasio, e dell’incantatrice armonia de’ Sarri, de’ Vinci, de’ Leo
degli
Hass, de’ Gluck, de’ Jommelli, de’ Sacchini, de’
del Romano Poeta Cesareo, in vece di seguir la traccia dell’azione e
degli
affetti, si ferma a considerare in qual vocale, i
erché si prevale nella imitazione de’ mezzi suoi invece di prevalersi
degli
altrui: è un non voler, che si trovino nella natu
gaudio, o alla tristezza ci spingono. Dipinge ora imitando col romore
degli
stranienti dal ritmo musicale dottamente regolati
stranienti dal ritmo musicale dottamente regolati il suono materiale
degli
oggetti fisici, che sono capaci d’agire sull’anim
tragico l’ampiezza delle parole, e il lento, ed artifizioso sviluppo
degli
avvenimenti, appiglisi egli pure alla precisione
iscorso sul poema lirico, un effetto vieppiù sorprendente sugli animi
degli
uditori, che non la tragica e artifiziosa scena d
o risalire fino ai principi. [15] Il canto è una espressione naturale
degli
affetti dell’animo ispirataci dall’istinto, come
o, e chi ascolta eziandio, facendogli parere d’esser divenuto maggior
degli
altri, e quasi divinizzatosi. A mascherare maggio
ella ricca sorgente di bellezze armoniche, che somministra la pittura
degli
altri oggetti. Bellissima è la musica, che esprim
i al suo scopo. Ma, poiché essi sono talvolta necessari allo sviluppo
degli
avvenimenti, qual luogo deggiono ottenere precisa
n universo di schiavi, non può conseguirsi senza un intima cognizione
degli
uomini, delle loro proprietà, e debolezze, delle
altri esseri dell’universo, e la necessaria dipendenza, in cui vive,
degli
oggetti esteriori, lo costringono sovente a parag
propria. La fantasia ripiena di ciò che le vien tramandato per mezzo
degli
organi non sa creare se non immagini corrisponden
inazione e i sensi, pare che ad ottener un tal fine siano più acconci
degli
altri gli argomenti favolosi, ne’ quali il poeta,
conducono: quella per lo sviluppo più circostanziato de’ caratteri e
degli
affetti, questa pei prestigi della illusione, e d
cché, essendo l’opera un componimento teatrale destinato alla mozione
degli
affetti, né distinguendosi dalla tragedia se non
ò aspettar dal poeta, quando i prodigi vengono a frastornare l’ordine
degli
avvenimenti, niun carattere, ben sostenuto, quand
pittore. La veduta di una scena ben decorata, la vivacità e la forza
degli
oggetti espressi da lui riscalderanno maggiorment
ella sinfonia il solitario boschetto sacro al riposo, e alla felicità
degli
amanti: scorrerà più vivace, e più fresco il rusc
i sagrifizi, che fa questa in grazia di quella, e che si ricchieggono
degli
intervalli, ne’ quali il poeta abbia luogo d’intr
inora dagli autori. Non consiste, siccome vogliono alcuni, nel numero
degli
atti, poiché può darsi un’opera bellissima divisa
gli affetti che svegliar mi debbe il secondo. né tampoco nella scelta
degli
argomenti favolosi a preferenza dei veri, poiché,
ica sarebbe men pregievole se il protagonista s’uccidesse in presenza
degli
spettatori di quello che sia facendo altrimenti.
reteso di ritrovare fra il nostro sistema drammatico-lirico, e quello
degli
antichi. 2. [NdA] perché di cento uomini di gus
mento agli altri colori; havvi ancora un tuono originale ch’è la base
degli
altri tuoni. Terza: gli spazi che i colori divisi
inchione del vostro noviziato ? — E nol siete ogni sera di gran parte
degli
esordienti ? Perchè non avrei io i vantaggi degli
sera di gran parte degli esordienti ? Perchè non avrei io i vantaggi
degli
altri ? — Ciò è ben diverso. Non si deve recitar
amoroso della Compagnia di Petronio Zanerini, e occorsagli sulla riva
degli
Schiavoni la Marta, giovinetta allora sedicenne,
ostenne le parti di prima donna assoluta ; e pel merito di entrambi e
degli
artisti tutti che la componevano, fu quella compa
spagnuole. I traduttori volgari sogliono esser la sorgente principale
degli
errori e pregiudizi nazionali sulla letteratura f
la quale dividea dal palco la guardaroba (che sarebbe il postscenium
degli
antichi); e dietro di essa stavano i musici che d
to biografo di questo Pontefice, che tante particolarità ci riferisce
degli
Spettacoli da lui fatti rappresentar in Roma, non
almente cattive e spropositate, che nel 1749, per procurar lo spaccio
degli
esemplari di esse mai più non venduti, il bibliot
se con una versificazione armonioso e seducente, e colla moltiplicità
degli
eventi e delle cose maravigliose, a signoreggiar
» e vanaglorioso; e ’l dotto don Nicolàs Antonio afferma che i titoli
degli
accennati opuscoli inediti pieni di novità e di g
e leggendo per un gran pezzo in Salamanca, non ostante le opposizioni
degli
scolatici che di favorir la novità l’accusarono i
cui erano miserabilmente immersi. Del resto é pur troppo vero ciò che
degli
spagnuoli dice M. Baillet: «Si l’on en croyait ce
pervenuto a que’ dieci, in cui si vanta d’aver conosciuti i precetti
degli
antichi, Passe’ los libros que trataban de esto
a semplicità e con una evidenza, che par ch’egli discorra. Il miglior
degli
elogi gli fece nell’Italia di Napoli del 1865 (n.
he accorrevan a un teatro ove recitava una compagnia Zocchi, composta
degli
attori più abbietti, mentre in altro era la grand
e spese serali senza compenso sicuro, e non già l’aumento delle paghe
degli
affari ci condannarono allora a quel limbo. Certo
nza calcolare che i grandi artisti furono allora parecchi, la memoria
degli
artisti anteriori non era ancora perita, e alla p
l tempo delle grandi affluenze ai teatri, e quindi delle grandi paghe
degli
attori e dei profusi cavalierati, incominciò dopo
oro piccolo seminato. E dire che fra i nuovi sopraggiunti ve ne hanno
degli
altri, che parlando degli attori passati si degna
re che fra i nuovi sopraggiunti ve ne hanno degli altri, che parlando
degli
attori passati si degnano di approvarli per quei
menzaio di attori, si istituirono le compagnie numerate come le celle
degli
stabilimenti carcerarii ; e per non gittare una n
Egli a differenza del di lui protettore aveva una profonda conoscenza
degli
antichi, e gli copiava con molta franchezza, il c
il che si osserva nel Sejano e nel Catilina; ma secondò il carattere
degli
spettatori, e trascurò l’esattezza degli antichi,
ina; ma secondò il carattere degli spettatori, e trascurò l’esattezza
degli
antichi, contento (come disse nella prefazione de
iuscì Otwai più nel tragico che nel comico; ma non fu meno irregolare
degli
spagnuoli nell’uno e nell’altro genere, e non men
(ripiglia Miledy)? Dovevate anzi pensare che noi altre donne al pari
degli
uomini ci serviamo di questa maschera per inganna
Egli a differenza del di lui protettore, avea una profonda conoscenza
degli
antichi, e gli copiava con molta franchezza, il c
il che si osserva nel Sejano e nel Catilina; ma secondò il carattere
degli
spettatori, e trascurò l’esattezza degli antichi,
ina; ma secondò il carattere degli spettatori, e trascurò l’esattezza
degli
antichi, contento (come diceva nella prefazione d
iuscì Otwai più nel tragico che nel comico; ma non fu meno irregolare
degli
Spagnuoli nell’ uno e nell’altro genere, nè meno
(ripiglia Miledy)? Dovevate anzi pensare che noi altre donne al pari
degli
uomini ci serviamo di questa maschera per inganna
s, della Gallina e del Belloni. E mutamenti avvenner pure nelle paghe
degli
attori, le quali generarono in arte una vera rivo
ta. Il Governo poi si riserbava a sua volta la scelta od approvazione
degli
artisti principali e delle produzioni vecchie e n
e, esigendo la più scrupolosa esattezza di ambiente sia pel vestiario
degli
attori, sia per gli scenarj, le comparse, gli att
vano circa lire 1,50. Per qualche mezza fila di platea, si abbonavano
degli
uffiziali militari dello stesso reggimento ; per
ossedere un teatro come l’Olimpico sin dal 1583 costruito alla foggia
degli
antichi? Ma essa ebbe la ventura di aver veduto d
già più non esistono. Essi servirono per le compagnie de’ Sempiterni,
degli
Accesi e della Calza. In questo ultimo si rappres
niche in Ulietea. Havvi nel mare del Sud alle vicinanze dell’isola
degli
Otahiti tralle altre un’ isoletta chiamata Uliete
re. In una di esse vedevansi due classi di attori distinti dal colore
degli
abiti; l’una di color bruno figurava un padrone c
razioni, che essendosi così preziosi materiali bruciati per malignità
degli
schiavi di lui in una casa di campagna che avea i
nio Crasso l’anno di Roma 699 secondo Plinio e Plutarco; e i lodatori
degli
andati tempi e costumi suoi coetanei ne’ l censur
ioni di luoghi vedasi Suetonio in Vit. Aug., c. 44. b. Tacito nel IV
degli
Annali. c. Merita di leggersi ciò che il Mazzocc
nio Crasso l’anno di Roma 699 secondo Plinio e Plutarco; e i lodatori
degli
andati tempi e costumi ne ’l censurarono. Il dise
osto i Greci, come si disse; si valevano dell’orchestra per una parte
degli
attori, cioè per gli musici e i danzatori. In olt
ioni di luoghi vedasi Suetonio in V. Aug. c. 44. 154. V. il libro IV
degli
Annali di Tacito. 155. Merita di leggersi quello
veri che gli venivano dal cuore. Di animo generoso, quanto aveva era
degli
altri, e se nel momento del bisogno gli si ricord
Con gli averi, anche la sua forza ed il suo coraggio mise al servizio
degli
infelici e dei deboli, sicchè di molti e non dime
di rado : Si provava un dramma in cui il Pilla doveva lottare con uno
degli
interlocutori e soccombere. Tenutosi per un po',
edie. Per quanto ci concerne, io vi prego di rammentare che noi siamo
degli
stranieri, ridotti per piacervi a dimenticar noi
Il gusto del pubblico è mutato e perfezionato : perchè non lo è quel
degli
autori ? Meglio a compiangere degli autori, noi s
rfezionato : perchè non lo è quel degli autori ? Meglio a compiangere
degli
autori, noi siamo responsabili e di ciò ch' essi
etro, vi trovarono gli europei, dopo che seguendo le tracce immortali
degli
argonauti italiani, Cristoforo Colombo, Amerigo V
corte; e perciò erano decenti e gravi e degne del luogo, del tempo, e
degli
spettatori, né mai gli amauti avvilirono i loro t
lmente sempre più la probabilità delle nostre congetture sull’origine
degli
spettacoli del Perù, qualora si rifletta, ch’essi
alla produzione, e vi spuntano e vegetano le piante. Dopo l’invasione
degli
europei nel nuovo mondo, quando essi considerando
e di chi avea tenuti in pregio e pagati sì cari i versi de’ Marini e
degli
Achillini; e la poesia de’ Greci e de’ Latini fu
i antichi. L’autore volle ricondurre nelle tragedie i cori nella fine
degli
atti per riunire alla rappresentazione tragica qu
e Maffei veronese, chiaro per gran dottrina ed erudizione, più felice
degli
anzilodati compose la Merope rappresentata sempre
e e screditarla, ha dovuto ricorrere a un’astuzia sì vergognosa degna
degli
antichi Davi, la quale scopre in lui il letterato
i privi d’ogni lettura, e di sensibilità, si studiano solo, a maniera
degli
uccelli indiani, di contraffar la cantilena del m
iguardo allo smascherare i commedianti, impedì forse la cura radicale
degli
abusi. Goldoni annoiato cesse al tempo, e cangiò
za traccia di affettazione Regolo, Tito, Temistocle. Salta agli occhi
degli
eruditi la di lui profonda erudizione, tanto sacr
perché astenersene quando i moderni dipingono la bella natura al pari
degli
antichi? Ma che mai pareva ricavar da Calderón ch
aggior parte delle francesi si trasse dalle italiane. Questo traffico
degli
uomini di lettere é antichissimo; ma i criticastr
egano e si danno la mano per tutta l’Europa per far argine alla piena
degli
applausi universali che riscuote l’Euripide itali
ositori più famosi. E come non avrebbero gl’italiani e meglio e prima
degli
altri coltivata quella dominatrice de’ cuori, ess
te musico in sul principio del XI secolo, avendo studiati gli scritti
degli
antichi, vi aggiunse le proprie scoperte, e compo
fferma l’autor inglese del Parallelo della condizione e delle facoltà
degli
uomini) che la perfezione di sì bell’arte é confi
obrio e ’l flagello delle lettere, e lo scoraggiamento e l’avversione
degli
animi studiosi e gentili. 210. «La rouille de
minus. 215. Egli é certo che niuno de’ nostri drammatici, e niuno
degli
esteri ha giammai posseduto in così supremo grado
isto o lieto della favola, nel carattere del protagonista, nel numero
degli
atti, e nel verso. Ardisco dire, che muta di tali
ile (dice l’abate Arnaud) quand il a imité, a su (secondo il precetto
degli
antichi rétori) appliquer les idées générales des
ell’animo. E quantunque il Metastasio non sia stato posto nella lista
degli
autori del conciossiacosaché, egli sarà non perta
poetico, perché é dotato di una profonda vie più sensibile di quella
degli
altri linguaggi; onde riesce molto più favorevole
ndate nella dottrina Aristotelica spargono lumi utilissimi a profitto
degli
amatori della Poesia: i suoi Orti hanno una fragr
ganza Latina. Questo è riconoscerne il pregio, e rendergli, col resto
degli
uomini inclinati alle Lettere, la giustizia dovut
tà che ben sente: entrambi Requisiti indispensabili a giudicar dritto
degli
Scenici componimenti. Ma il primo di essi, se si
rne le sorgenti. Questi vi diranno, che sebbene l’Uomo sia nel genere
degli
animali, è nondimeno composto di un’ Anima immort
a mobilissima, forma l’Uomo per natura sommamente sensitivo agli urti
degli
oggetti che lo circondano. Aggiugneranno, che qua
ual più qual meno forniti di sensibilità. Il Vecchio p. e. col numero
degli
anni sentirà ammortiti i suoi sensi e la sua fant
n esse in prima copiasse molte osservazioni Italiane, approfittandosi
degli
scritti del Tasso, del Riccoboni, del Castelvetro
one chiaroveggente. La Modestia δωρημα καλλιϛον ϑεῶν, il più bel dono
degli
Dei, secondo Euripide, mi consiglierebde a non pa
grazie, alle delicatezze, al calore, al patetico della maggior parte
degli
ottimi Poeti antichi, e moderni, poca impressione
comico Latino 127. Aristofane, analisi di sue Commedie 87. giudizio
degli
antichi e de’ moderni su di esso 94. Arcadia, Ac
ue opere in It. 406. Bambasio Tommaso, antico attore It. 191. Balli
degli
antichi 29. 105. 168. de’ moderni 314., V. Pantom
media 246. Ennio 114. Epicarmo comico Greco 82. 115. Epigene autor
degli
Episodj 26. Ercolani Monsignor p. It. 328. Esch
e lettere 193. Guillet o de la Guilletiere su gli spettacoli scenici
degli
Spartani 107 H Halmann Gio: Cristiano p.
Francesco) p. It. 474. Leone X. protettore delle lettere e promotore
degli
spettacoli scenici 210. Lessing p. T. 402. seq.
agj 339. n. Menestrels musici Provenzali 185. successori de’ Bardi e
degli
Scaldi 186. Metastasio riesce mirabilmente nell’
06. Nevio incarcerato per la sua mordacità 113. O Odi (Sforza
degli
) comico It. 232. Opere prime teatrali erano reli
tor della Demodice 325. Riarj Pietro e Raffaello Cardinali promotori
degli
spettacoli teatrali in Roma 198. Regnard Gio: Fr
1. n. Stéele Riccardo p. I. 391. Strozzi Tito Vespasiano, direttore
degli
spettacoli teatrali in Ferrara 204. Sulpizio Gio
he, tali politiche vedute, e tal conoscenza de’ costumi e dello stato
degli
Ateniesi, che, mal grado delle bassezze ed osceni
struito Trigeo pensa a partire. Il Coro prende occasione di favellare
degli
spettacoli scenici di Atene, e di lodare il suo p
sa ogni artifizio, e comincia a predicare e mostrare di esser volontà
degli
Dei che non si cessasse dal guerreggiare avanti
concedersene alle donne il dominio. Con tal disegno e con le spoglie
degli
uomini s’incamminano al Consiglio. Un vecchio chi
erti pedanti moderni che si fanno gloria di esagerare tutti i difetti
degli
antichi, e di negligentarne le bellezze. Blepiro
n’altra donna l’accusa di ateismo, e che coll’aver negato l’esistenza
degli
Dei, ella che vender soleva ghirlande per gli sag
o soccorso. Il Coro giustifica il proprio sesso, ed accusa gli uomini
degli
eccessi delle donne. Atto IV. Mnesiloco aspettand
parodie, le quali, presso la posterità già sazia delle trasformazioni
degli
zanni scemano di pregio in ragione del tempo che
attengono, temendo di peggio. Questa scena è propria de’ pulcinelli e
degli
arlecchini, ma è vivace e ridicola. Un pianto, un
Comico temerario osò attaccare la stessa virtù e preparare gli animi
degli
spettatori a udir senza ribrezzo calunniare un uo
che Strepsiade sia introdotto nella scuola senza partire dal cospetto
degli
spettatori; siccome anche in simil guisa si è ved
uito. All’aprirsi della scuola Strepsiade si meraviglia de’ visacci e
degli
strani gesti de’ discepoli, de’ quali altri incan
ifico appo di chi ne sa quanto lui? L’impostura de’ falsi coltivatori
degli
studii severi è bene antica, e si perpetuerà mass
ccetta, perchè niuna indecenza niuna bassezza porta seco, come quelle
degli
altri Comici, i quali fanno uso di vesti lacere….
ossano giudicare con fondamento. Il Dritto aringa lungamente a favore
degli
antichi semplici costumi. Il Torto mette in ridic
n numero, che il Dritto stesso si confessa vinto, e passa dalla parte
degli
spettatori. Fidippide rimane in casa di Socrate p
ma la più infame ancora per esservi stato calunniato il più virtuoso
degli
uomini allora viventi. Detestabile adunque è per
gitto e nella Fenicia? Tutte queste cose, mal grado de’ comentatori e
degli
scoliasti, oggi sono a noi indifferenti, ed allor
d allora rapivano gli animi de’ Greci. L’argomento è una sollevazione
degli
uccelli contro gli Dei per consiglio di un uomo.
spiravano l’ateismo e l’irreligione. Pistetero trasportato nel regno
degli
Uccelli è una copia de’ viaggiatori progettisti c
sieno stati i primi regnatori delle regioni abitate, e che sieno più
degli
Dei meritevoli di venerazione. Persuade loro d’im
Quest’Amore si accoppiò col Caos alato nel tartaro, produsse la razza
degli
uccelli. Come poi ebbe Amore mescolato ogni cosa
ne uscì il cielo, l’oceano, la terra, e l’incorruttibile generazione
degli
Dei. Così noi Uccelli siamo i più antichi di tutt
tero qualche vestito; indi un impostore che si spaccia per interprete
degli
oracoli; appresso un geometra che pretende misura
schernisce, minaccia il suo Giove, e la manda via. Riceve poi notizie
degli
applausi e onori fattigli da tutti a cagione de’
a è questa? Chi è costui che viene così coperto? Prom. Vedi tu alcuno
degli
Dei che mi seguiti? Pist. Non veggio alcuno io. M
pe lo rimproverano di tirannia. Egli riprende il carattere sospettoso
degli
Ateniesi ed il loro costume che si andava disusan
e, no; che sebbene per la paura che si ha della di lui potenza, niuno
degli
artefici finora ha osato di farne la maschera, pu
mar fortemente, quasi in essa consistesse tutto il pregio della farsa
degli
Acarnesi. L’abbondanza colma la casa del pacifico
ne di cose parle orribili e parte ridicole . Così termina la commedia
degli
Acarnesi, nella quale dal principio al fine si sc
Pluto Dio delle ricchezze, e di trovarsi mal condotto sporco e privo
degli
occhi per l’invidia di Giove. Tutto il mio male (
itica ed economica ! Quanta filosofia ci nascondeva Sotto il velame
degli
versi strani di codesto Comico così dispregevole
oderne scene convertiti e ravveduti nella miseria per l’ingratitudine
degli
scrocchi che gli adulavano nell’abbondanza. Viene
one considerabile, e la moralità infinita. Variano assai i giudizii
degli
antichi e de’ moderni intorno al merito di Aristo
Brumoy non dissimula i suoi difetti non pechi, ma ne va con profitto
degli
stud osi additando l’arte e le bellezze dello sti
di giudizio purgato, e di gusto vero per decidere intorno alle opere
degli
antichi. Avea egli tutti questi pregi M. de Chamf
ante mostruose larve pose Virgilio nella sede de’ sogni sull’ingresso
degli
elisj, rappresentano una pretta, e pur non piena
ù grandezza ne’ suoi eroi. La lingua è pura, lo stile ricco e proprio
degli
argomenti e della drammatica. A lui non manca se
ngolarmente sono i melodrammi del Zeno per la varietà de’ caratteri e
degli
argomenti, essendosi arricchito nelle storie grec
, tanto più di compunzione e di diletto avesse a destarsi negli animi
degli
uditori. Tutte le di lui opere drammatiche compre
no a bello studio; Aretade presso i Greci fece un volume de’ pensieri
degli
scrittori che s’incontrano senza seguirsi73. Il c
ncorse a cagione del sistema che trovò introdotto, del genere stesso,
degli
esempj passati, e soprattutto degli abusi musical
vò introdotto, del genere stesso, degli esempj passati, e soprattutto
degli
abusi musicali, come sarebbero tante arie di para
ell’animo. E quantunque il Metastasio non sia stato posto nella lista
degli
autori del conciossiacchè, egli sarà non per tant
caratteri non cedono per l’ esattezza e verità a’ migliori caratteri
degli
altri poeti. La sublime anima di Cornelio ha ella
d in altri drammi ma che poi usò più parcamente nell’Attilio; ad onta
degli
ostacoli musici non perde di vista il tragico fin
el 1767 la sua di Amore e Psiche colla selva de’ destini, coll’ antro
degli
oracoli, coll’Acheronte, colla caverna di Averno,
edeschi possono vantarsi di eccellenti maestri di musica strumentale,
degli
Haydn, Huber, Cramer, Schmit ecc.: che debbono an
di preminenza con gl’ Italiani? Son pur essi medesimi gli ammiratori
degli
eccellenti musici teorici e pratici che in prodig
fermò l’Inglese autore del Parallelo della condizione e delle facoltà
degli
uomini) che la perfezzione di sì bell’ arte è con
isto o lieto della favola, nel carattere del protagonista, nel numero
degli
atti, e nel verso. Dissi allora, e lo ripeto, che
e piume, alla delicatezza delle sete, de’ veli, de’ bissi, alla pompa
degli
aironi, degli ori, delle perle, dei diamanti di G
delicatezza delle sete, de’ veli, de’ bissi, alla pompa degli aironi,
degli
ori, delle perle, dei diamanti di Golconda, in so
ni baldanza, ogni vanità ed effemminatezza, perviene alla rettitudine
degli
Aristidi e de’ Fabrici, alla probità de’ Socrati,
’ Socrati, de’ Senocrati, e de’ Catoni, alla meditazione de’ Platoni,
degli
Anassagori, degli Archimedi. E fatto di mano in m
ocrati, e de’ Catoni, alla meditazione de’ Platoni, degli Anassagori,
degli
Archimedi. E fatto di mano in mano ognora di se m
confine porta la contemplazione per tutta la natura, e facendo tesoro
degli
oggetti verì gli ordina nella fantasia, gli color
me spoglie dettarono le loro leggi. Con tale abbigliamento le memorie
degli
eroi e le grandi imprese si conservarono nelle lo
ettarne i precetti: che i grandi allievi de’ Pitagori, come Eschillo,
degli
Anassagori, come Euripide, de’ Teofrasti, come Me
he lavoro intrapreso ad ottener un tal fine, mi ritrovai per mancanza
degli
opportuni letterari sussidi, come il Dedalo della
en degno d’avere per illustratore de’ suoi pensieri, e confidente uno
degli
spiriti più elevati della Spagna nella penetrazio
igine da una famiglia nobile del quattrocento venuta di Piemonte. Uno
degli
avi fu Ambasciatore della Repubblica Veneta press
e mila scudi per ogni città. Non accordando le due città, contentarsi
degli
otto mesi e de’ sei mila scudi per la città sola.
e potrebbono forse in mezzo recarsi contro alle opinioni più ricevute
degli
eruditi, e mi restringo ad esaminare soltanto i v
la voce, sarà maggiore il numero delle intonazioni, e per conseguenza
degli
elementi del canto: secondo, che impieghi maggior
n suono, ch’io assomiglierei volontieri al romore, che fanno le penne
degli
augelli nel tempo, che spiccano il volo: ora coll
alla maggior parte de’ miei lettori intorno alla natura de’ tempi, e
degli
accenti; così stimo miglior consiglio il rimandar
lessioni tanto più variate, e moltiplici quanto maggiore è la varietà
degli
accenti nella sua pronunzia; egli è per conseguen
ativo alla declamazion naturale, nel che la sua bellezza è a giudizio
degli
intendenti principalmente riposta. Il qual vantag
come divenghi lo strumento egualmente dallo spirito della fantasia, e
degli
affetti. Ma assai si è detto onde si conoscano le
le metafore continue, e le allegorie sono le delizie degl’Italiani, e
degli
Spagnuoli ancora: Che le loro lingue portano semp
me se la gonfiezza, e l’oscurità fossero un vizio delle parole, e non
degli
autori: «Che i Chinesi e quasi tutti i popoli del
della immaginazione pronta e vivace, che tanto influisce sul naturale
degli
Italiani, la quale fra le molte modificazioni deg
isce sul naturale degli Italiani, la quale fra le molte modificazioni
degli
organi destinati all’esercizio della parola trova
interiezioni, d’esclamazioni, di suoni spiccati e sensibili: l’idioma
degli
accenti rinvigorisce quello delle parole, ed ecco
per le donne italiane: ora per le fiamme che svegliano esse nei petti
degli
uomini, onde questi rivolgonsi poi a cantare la b
ll’orecchio, anche l’italiana cade più volte nel difetto degl’iati, e
degli
accozzamento sgradevoli. Nel far questa nota non
tragedie gli Orazii, il Cinna, il Poliuto. Nel maneggiare l’argomento
degli
Orazii prese Corneille scorta migliore, o che ne
de’ caratteri, la forza delle passioni episodiche rendono la tragedia
degli
Orazii di gran lunga superiore al Cid, e vincono
tragedia che tira tutta l’attenzione. Non meno teatrale è il colorito
degli
affetti episodici della virtuosa e sensibile Paol
giudiziosi riprendono nel Pompeo varie espressioni nella descrizione
degli
effetti della strage di Farsaglia e non pochi con
caratteri ». Dotato d’ingegno straordinario e soccorso dalla lettura
degli
antichi mostrò sulla scena la ragione accompagnat
del Cornelio abbiamo noi imparato a conoscere l’esagerata mediocrità
degli
ultimi suoi drammi; e pure i più deboli di questi
io e dalla tragica gravità quanto il di lui Alessandro che sembra uno
degli
eroi da romanzo. La Tebaide, per valermi delle pa
na famiglia, benchè reale, senza mostrare un necessario incatenamento
degli
affetti de’ personaggi coll’interesse dello stato
rgico, furioso, terribile che ben conviene alla vera tragedia; parlo…
degli
amori proprii dell’idilio e della commedia anzich
ccompagna con altre maniere poetiche calcando da gran poeta le tracce
degli
antichi tragici che studiava e si proponeva per m
più di Pietro castigato nell’uso delle arguzie viziose, per la scelta
degli
argomenti, per la vasta letteratura ond’era ornat
56, in cui si veggono stranamente avviliti i caratteri del gran Ciro,
degli
Sciti e della loro regina Tomiri, oltre ai difett
za. Fu segno a’ morsi satirici di Desprèaux Boileau amico di Racine e
degli
antichi, e fu lodato dal Perrault emulo di Boilea
II.13). Le stesse arie con ‘da capo’ erano da tempo diventate oggetto
degli
strali dei critici razionalistici: «le arie teatr
dimentali musiche) alle feste rinascimentali (l’esempio, tra l’altro,
degli
spettacoli nella Roma di Sisto IV), dal controver
a uscito dalla sala e risvegliatosi dal richiamo delle incantatrici e
degli
incantatori. Le leggi inesorabili della verosimig
ico: «fattosi su quel teatro un ballerino cazzatello — così suona uno
degli
aneddoti cari a Planelli — a voler rappresentare
llontanare dal teatro ogni persona che possa pregiudicare la moralità
degli
spettacoli. È tipico che a questo punto del libro
nt’anni, eppure Planelli credeva che a Napoli quei discorsi in difesa
degli
attori e dei cantanti andassero ripetuti. Troppo
musica, e se portò queste arti alla loro perfezione, mentre il genio
degli
altri popoli, dirò così, bamboleggiava, ciò avven
i massimi e minimi d’Apollonio, e un Galilei che ci riveli i secreti
degli
astri. [Pref.3] Molto più importante ancora è l’
reti degli astri. [Pref.3] Molto più importante ancora è l’influenza
degli
spettacoli sul costume delle nazioni. Le rapprese
ene lo spirito republicano; siccome in Roma l’arena, tinta dal sangue
degli
uomini e delle fiere, alimentò la ferocia d’un po
dicembre S. Maria Stella. Il più umile Servo, e suddito Fr. Gherardo
degli
Angeli Minimo. Sezione I. Che sia opera in mus
giunga nuovo lume, e bellezza. In tal senso è chiamato Esopo inventor
degli
apologhi ben più antichi di lui: e nel senso mede
, ne dispone ed intreccia alla meglio le foglie e i rami, ne aggiugne
degli
altri svelti da alberi vicini, e dà principio all
o di tali discipline, è tutt’altro da ciò che si adopera al movimento
degli
affetti, e che noi il patetico diremo di quelle.
io compreso tra ‘l confine del naso e l’estremità del mento, e quella
degli
orecchi, tutte sieno eguali tra loro. Se eguali t
tino ne vengano escludi l’endecasillabo e ‘l novenario, non men degni
degli
altri, sì perché non mancano d’armonia e perché m
ché non mancano d’armonia e perché meglio ancora che la maggior parte
degli
annoverati possono servire a’ particolari affetti
nerezza però possono essere più atti, appartenendo questa alla classe
degli
affetti piacevoli. [Sez.II.1.2.32] Mi rimarrebbe
tristo o lieto della favola, al carattere del protagonista, al numero
degli
atti e al verso tragico. La qual mutazione da tal
: altrimenti pochissimo effetto avrebbe potuto promettersi nell’animo
degli
spettatori. [Sez.II.4.0.3] Ma la moderna tragedi
n mezzo a un popolo da molti secoli incivilito, amico del commercio e
degli
stranieri, e professante una religione che ispira
a deporre per questo il suo sublime carattere. Cap. VI. Del numero
degli
atti [Sez.II.6.0.1] È noto su questo proposit
ver legittimamente potuto la moderna tragedia ridurre a tre il numero
degli
atti, e che questa nuova distribuzione val forse
i e quale alle arie, o, ch’è tutt’uno, quali sieno le materia proprie
degli
uni e quali delle altre. Poi qualche riflessione
E però le arie debbono essere il più puro, il più semplice linguaggio
degli
affetti, e null’altro contenere che le formole, d
si vuol dommatizzare nelle arie, che debbono contenere il linguaggio
degli
appassionati. [Sez.II.7.2.4] Il celebre Metastas
lavori della drammatica hanno svegliata la compassione nel più intimo
degli
animi nostri! Come sperare che una lambiccata sen
poste in bocca di que’ personaggi che regolano sulla terra il destino
degli
uomini, esigono uno stile più sostenuto e sublime
o le pruove datene dal chiarissimo padre Martini. La seconda è quella
degli
odierni caratteri musicali, più facili e più como
uella degli odierni caratteri musicali, più facili e più comodi assai
degli
antichi, i quali non poteano sì distintamente e s
la musica, ma di tutte le arti piacevoli, opera sulla parte meccanica
degli
affetti mediatamente però, non già immediate, com
uti, furono indotti gli antichi a stabilire in quelle regioni la sede
degli
affetti, verbigrazia quella dell’amore nel fegato
ll’amore nel fegato, dell’ira nel fiele, del riso nella milza, e così
degli
altri. Dall’intima connessione che il movimento d
tieri de’ nervi che in quelle regioni di nostra macchina al ministero
degli
affetti son destinati, ma solo di quelli che veng
eci i doveri della religione e della morale, e le azioni e gli esempi
degli
uomini illustri. Dal che si può comprendere ciò c
Esse riguardano principalmente il canto: perciocché l’accompagnamento
degli
stromenti d’una qualche maggior libertà dee goder
enze son pure la più sazievol cosa ch’io mi possa udire. Nulla dicasi
degli
scorci di bocca e del brandire, che i cantanti fa
randezza, e d’un disegno medesimo, senza riguardo alcuno alla qualità
degli
edifìzi. Era questa uniformità avvenuta perché ne
a durata, né seguendo ciecamente la scorta de’ punti, delle virgole e
degli
altri segni di riposo, che noi adoperiamo nella s
delle attuali sue circostanze, sostituendo alla di lui voce il suono
degli
strumenti. Per questa ragione una tale spezie di
venga a un dialogo e disconvenga a un soliloquio. Di che colla scorta
degli
stabiliti princìpi potrà un accorto maestro agevo
pera in musica qual piacere vi cercano: quello che nasce dalla mozion
degli
affetti o quel dell’udito, ancorché a costo del p
parte del tempo destinato all’educazione. Qui però non di costoro, ma
degli
attori dell’opera in musica va a noi talento di r
e’ drammi in musica sono in questo particolare sì negligenti, e fanno
degli
atti sì sconvenevoli e mal graziosi, ch’è pure un
etta, è dal Salvini80 graziosamente paragonata a quelle rozze pitture
degli
antichissimi tempi, ne’ quali, per testimonio d’E
distinsero, come son quelle della scuola romana, educata tra le opere
degli
antichi. Le pitture particolarmente del divin Raf
a e la poesia offeriscano alla nostra immaginativa; e però la lettura
degli
storici e de’ poeti può ancora giovar molto a un
e fu il maestro di Demostene. Coll’aiuto d’uno specchio quel principe
degli
oratori apprese a imitare i gran modelli ed a per
acchine, e la struttura medesima del teatro. Cap. I. Del vestimento
degli
attori dell’opera in musica [Sez.V.1.0.1] All’
ento degli attori dell’opera in musica [Sez.V.1.0.1] All’inventore
degli
abiti è conceduta maggior libertà, che non agli a
tenere di dar loro del ben venuto. [Sez.V.1.0.3] Adunque l’inventore
degli
abiti si tenga egualmente lontano da questi due s
accia del vestire adoperato dalla costui nazione, onde chi sia inteso
degli
usi di quella, ve gli possa discernere, e confess
ei in un suggetto di sacra storia. [Sez.V.1.0.4] Insomma l’inventore
degli
abiti imiterà lo stile de’ ritrattisti, che conse
elta del colore, per soddisfare all’estetico dell’arte sua. Il colore
degli
abiti vuol essere diverso da quello della scena,
o di muoversi. Quanto è poi all’armonia, che dee risultare da’ colori
degli
abiti e delle scene, è già troppo noto che i colo
rapporto che passa fra’ tuoni d’uno stromento. Se nella composizione
degli
abiti non sarà consultato sì fatto rapporto, ques
lvolta né pur basta che l’artefice abbia felicemente scelto il colore
degli
abiti, s’egli non bada in oltre a degradarlo, qua
ù il suo colore ammortisce. Contro la qual legge se pecca l’inventore
degli
abiti, mettendo addosso a un personaggio lontano
a prospettiva, le quali non lascerebbero spazio bastante al passaggio
degli
attori, e molto meno alle comparse, a’ carri, tro
la ragione là esposta, dove la stessa avvertenza demmo all’inventore
degli
abiti. [Sez.V.2.3.2] Gli ornamenti dunque, onde v
eatri, ma per rimediare al danno, che da tai materie soffriva la voce
degli
autori, essi davano a costoro delle maschere fatt
ea del tutto inutile l’uso di que’ vasi. [Sez.V.4.1.4] Questa pratica
degli
antichi, unita a una giornaliera pruova che noi n
cessario che tai porte sieno sempre aperte; conviene anzi per la voce
degli
attori, che alcune restino ordinariamente chiuse,
tuono particolare: e sì fatti vasi invigorivano mirabilmente la voce
degli
attori. Dodici di questi (tanti essendo i semituo
l prefato ondeggiamento dell’aere, ch’è il veicolo del suono. La voce
degli
attori già è bastantemente occupata dal crasso am
a dal crasso ambiente del teatro, dalle tele delle scene, dagli abiti
degli
spettatori, per non dovere offenderla di vantaggi
che non pruova egli mai tanta ripugnanza di dare orecchio alle parole
degli
attori, quanta allora che sia terminato un ballo
azioni, che il poeta drammatico suppone che accadano negl’intervalli
degli
atti, o che si può supporre che avvengano in quel
uazione della favola drammatica, egli vuol essere atto all’espression
degli
affetti. Quindi il patetico della danza, o sia il
mai il ballo alto, come quello ch’è incapace di servire all’imitazion
degli
affetti. Quel ballerino, che ha creduto fin qui c
per un’«arte che fa professione d’esprimere il costumi e le passioni
degli
uomini, e di contraffare ora l’allegro, ora il ma
pregiudizi. Essi debbono badare a rendersi eccellenti nell’imitazion
degli
affetti, non già nel ballo alto. Questa inferiore
olto, perciocché questo fornisce i più espressivi mezzi all’imitazion
degli
affetti. Il che fa abbastanza comprendere quanto
re quelle figure. Il quesito lo dispererebbe, non ostante la felicità
degli
atteggiamenti adoperati dal pittore. Ma si tolga
che rendette allora necessario sì fatto arnese, fu l’ampiezza enorme
degli
antichi teatri, in cui si davano gratuitamente gl
gratuitamente gli spettacoli a popolo numerosissimo. La parola dunque
degli
attori non sarebbe giunta all’orecchio de’ più lo
acoli fanno. Il perché non si potrà mai abbastanza lodare la saviezza
degli
antichi, i quali a’ più riguardevoli magistrati a
tri della musica e de’ balli, l’ingegniere, l’architetto, l’inventore
degli
abiti e delle scene. Ora, se egli non salutò né p
ben eseguito, il direttore dee principalmente occuparsi della scelta
degli
artisti che vi s’impiegano, ed aver poi l’occhio
raggioso alla nazione a cui si ardisce di presentarlo, e che ciascuno
degli
artisti lo sfigurerà a capriccio. Se il cantante
’ gentili, la quale trasferiva a’ suoi dei le più umilianti debolezze
degli
uomini, ma che dieno a conoscere ne’ loro ragiona
altra quella delle colte persone, le quali rigettando la moltiplicità
degli
dei, e le ingiuriose favole che si spacciavano di
i hanno dal sovrano arbitrio dell’autore della natura e dalla libertà
degli
uomini. [Sez.VII.3.0.3] In generale somma attenz
ché gli uni non contengano delle massime false, e gli altri non dieno
degli
esempi perniziosi. Avviene spessissimo (non senza
ripruova. Questo anzi è il meno. L’importanza consiste nella probità
degli
attori e de’ ballerini. Sieno le prefate arti gas
spagnuole. Il ridicolo di que’ caratteri non troverà luogo nell’animo
degli
spettatori, occupato dalla grandezza de’ tragici
vagia tempera dell’animo loro. Per qual colpa meritarono il disprezzo
degli
altri uomini quegl’infelici, a cui la natura died
ideratum, Firenze, Cocchini 1659 di Vincenzo Viviani (1622-1703), uno
degli
ultimi, se non proprio l’ultimo discepolo di Gali
tà di Regio Revisore alle Stampe dal 1744 (vedi Dizionario biografico
degli
italiani, vol. 71, 2008, pp. 361-364, ‘voce’ di P
è noto alle cronache letterarie: si tratta del padre minimo Gherardo
degli
Angioli (Ebola 1705 – Napoli 1783), che era stato
ego cum rudibus». Su Mussato cfr. la ‘voce’ del Dizionario biografico
degli
italiani, vol. 77, 2012, pp. 520-524 (di Marino Z
a Drammatica come smarrita e perduta, per aver dato alla declamazione
degli
Attori ciò che i Greci davano al Canto, e all’Arm
ma, e di Clelia Farnese con Marco Pio poi (cfr. Dizionario biografico
degli
italiani, vol. 32, 1986, pp. 59-60, sub voce Dall
one nella preistoria dell’opera in musica (vedi Dizionario biografico
degli
italiani, vol. 68, 2007, pp. 310-313, ‘voce’ di C
ita della corte: vedi la ‘voce’ di T. Megale in Dizionario biografico
degli
italiani, vol. 61, 2004, pp. 329-330, nonché, in
llestimento dell’Ortensio di Alessandro Piccolomini nel senese Teatro
degli
Intronati (1560). • Peruzzi: Baldassarre Peruzzi
litare, fu continuatore del Vasari nella realizzazione della fabbrica
degli
Uffizi e realizzò molti apparati scenografici per
Ferdinando, nel 1589» (A. De Lillo, ‘voce’ del Dizionario biografico
degli
italiani, vol. 75, 2011, pp. 546-549 [547]). • Va
tà del XVI secolo), madrigalista, autore della musica della Mascarada
degli
accecati, su testo di Rinuccini, 1595 (è tra gli
o io già che l’entusiasmo di questa sia per lo più maggiore di quello
degli
altri generi di poesia, cioè che la commozion deg
aggiore di quello degli altri generi di poesia, cioè che la commozion
degli
affetti sia in esso proporzionata alla grandezza
ère, per distinguerlo dal quasi omonimo figlio (il romanziere erotico
degli
Égarements du coeur et de l’esprit), ebbe fortuna
o per esercizio, nel quale esponesi un fatto o una verità, ajutandosi
degli
ornamenti che porge l’arte rettorica»), ma non ne
ta imitatio virgiliana del poeta veronese: cfr. C. Viola, La tragedia
degli
inverisimili. Girolamo Tartarotti critico della M
l diabete. Da un punto di vista filosofico le sue ricerche sull’anima
degli
animali (più volte ristampate anche nell’Europa c
in cui si dimostra, che i maravigliosi effetti attribuiti alla musica
degli
antichi non provan in niun modo, ch’essa fosse pi
tare: il passo oraziano suona tradotto «Orfeo, sacerdote e interprete
degli
dei, / distolse gli uomini selvaggi dalle stragi
l’equivalente italiano sarà forse il Saggio sopra gli errori popolari
degli
antichi di Leopardi). Cap. II [commento_Se
o alla fine della carriera). Vedi la ‘voce’ del Dizionario biografico
degli
italiani, vol. 51, 1998, pp. 80-83 (S. De Salvo).
la musique par M. Le Chevalier Gluck (1781: Marmontel era il capofila
degli
anti-gluckiani), in cui si menziona con favore l’
non però coi piedi, ma colle mani» (trad. G. Pompei: Plutarco Le vite
degli
uomini illustri, t. V, Milano, Sonzogno, 1824, p.
l pulpito e di facondia teatrale; non lo soccorre la pratica oratoria
degli
avvocati contemporanei, italiani o no (per il For
molte capricciose mascherate dell’ingegno del Tribolo, come in quella
degli
Orsi, per un palio di Bufale, in quella de’ Corbi
tiche del concittadino Bibiena. • Aldrovandini: la famiglia bolognese
degli
Aldrovandini annovera vari pittori e scenografi,
nella tragedia], visto che non lo è la danza [òrkesis] ma solo quello
degli
attori scadenti, il che appunto si rimproverava a
r. Trattato della pittura, parte II [Precetti al pittore]: «Le figure
degli
uomini abbiano atto proprio alla loro operazione,
miterà i moti de’ mutoli, i quali parlano con i movimenti delle mani,
degli
occhi, delle ciglia, e di tutta la persona, nel v
ia teologica, è ovvia la preferenza di Planelli per le argomentazioni
degli
antirigoristi; l’impegno dialettico mostrato da P
il recente profilo scritto da R. Mellace per il Dizionario biografico
degli
Italiani, vol. 84, 2015, pp. 394-397 (stabilisce
o io già che l’entusiasmo di questa sia per lo più maggiore di quello
degli
altri generi di poesia, cioè che la commozion deg
aggiore di quello degli altri generi di poesia, cioè che la commozion
degli
affetti sia in esso proporzionata alla grandezza
e è riservata, per quanto riguarda la scenografia, alla testimonianza
degli
storici dell’arte, da Vasari ai moderni. 9. Le d
M MODULATIONE proferri». Prolog. lib. IX De gestis italic. nel tomo X
degli
Scrittori delle cose d’Italia del Muratori. 15.
a morir». Ma il terzo e ‘l quarto verso non ritengono lo stesso metro
degli
altri, perché la seconda e la terza sillaba, che
Ma perché si è detto che i notati versi non ritengono lo stesso metro
degli
altri, non perciò creda alcuno che quel cambiamen
e ne fosse sostituito immediatamente un altro, essendo strato costume
degli
antichi di far succedere a un tragico un comico o
piriti marziali, il lidio portava all’allegrezza e alla danza, e così
degli
altri. 54. È su tal proposito assai noto il fatt
ichi retori, ed alcuni ancora tra’ moderni, lasciarono su tal materia
degli
eccellenti ricordi. Ma oltre a ciò alcuni autori
atto era comune a’ misteri d’Iside e d’Osiride, di Mitra, della madre
degli
Dei, a’ misteri eleusini, a quelli di Bacco e di
d’istrioni notati d’infamia, che una tal arte, dissi, non sia quella
degli
attori di drammi regolari e in particolare de’ tr
i di drammi regolari. «Postremo Caesar (così narra Tacito nel lib. IV
degli
Annali l’esilio seguito sotto Tiberio) de immodes
Nerone. «LUDICRAM quoque LICENTIAM (sono le sue parole nel lib. XIII
degli
Annal.) et fautores histrionum veluti in proelia
ragici, e Comici e essendo state a costoro conferite delle cariche, e
degli
onori, incompossibili colla nota d’infamia. E di
Neri, S. Carlo Borromeo, S. Francesco di Sales conobbero l’innocenza
degli
Spettacoli Drammatici; per nulla dire d’una molti
quel divieto era l’impedire il libertinaggio, che dall’accomunamento
degli
abiti sarebbe sommamente favorito. Ma qual male s
mmi, gl’interlocutori de’ quali tutti son uomini. 117. Parlo sempre
degli
attori di drammi regolari: poiché sopra alcune al
n ciò essergli di grande aiuto la lettura dei libri, la conversazione
degli
uomini addottrinati nelle antichità; ma a qual al
considerando sin dove sia giunta al dì d’oggi in tal parte la scienza
degli
pittoreschi inganni. Fanno dipoi i più belli effe
almente che Paolo, ebbe il destino di averla messa in fondo per conto
degli
allievi che crebbero sotto di lui. Rivolti costor
ati in luogo delle erudite grottesche di Gioan da Udine, dell’India e
degli
altri maestri di quel secolo. Non vorrei né meno
vario, boschetti, collinette, acque vive, praterie con dei tempietti,
degli
obelischi ed anche di belle rovine che spuntano q
con l’altezza delle colonne abbia una giusta proporzione la grandezza
degli
stessi attori. Veggonsi assai volte i personaggi
etro vi trovarono gli Europei, dopo che, seguendo le tracce immortali
degli
argonauti Italiani Cristoforo Colombo, Amerigo Ve
o; ma per non interrompere la serie de’ teatri Europei, parleremo quì
degli
spettacoli scenici del l’America. Prima che ci f
ento. Cresce finalmente la probabilità delle congetture sul l’origine
degli
spettacoli del Perù col riflettere che si eseguiv
diritto ad occuparle e saccheggiarle senza tener conto della ragione
degli
indigeni che ne aveano antecedentemente acquistat
lla cosmografia e della nautica. E nella Storia filosofica e politica
degli
stabilimenti degli Europei in America così si dic
ella nautica. E nella Storia filosofica e politica degli stabilimenti
degli
Europei in America così si dice nel libro XIX: Q
seconda lettera, che lo fe’andare a Padova, doveva certo esser quello
degli
occhi, di cui discorre in una delle sue poesie (p
30 novembre, ma fosse trattenuta a Torino per un ritardo nell’arrivo
degli
abiti di Cintio, e non giungesse alla gran Capita
ntitolandosi Mercante di fichi secchi da Poggibonzi, con gran diletto
degli
uditori, e parmi ch’esso ne fosse l’inventore. (V
una voce flessibile, ed affettuosa, che penetrava e invadeva l’animo
degli
attenti spettatori…… La dolcezza della fisonomia
deva l’animo degli attenti spettatori…… La dolcezza della fisonomia e
degli
espressivi e significanti suoi sguardi, or dimost
di buon accordo. La morte della moglie fu a lui fatale. Nel mio libro
degli
Aneddoti, sono i Ricordi di un comico, il fiorent
l dire: indipendentemente dallo studio che se ne effettua) un oggetto
degli
studi teatrali. Quale sarebbe? Lo spettacolo, cer
ssere definita la reale forza di impatto che ebbero sulla recitazione
degli
attori a venire. Tuttavia a partire dai testi che
recedente vita teatrale in Italia5. Quando ci si avventura nel campo
degli
studi teatrali, ci si trova spesso davanti ad una
i alla letteratura teatrale o alla storia dello spettacolo. La storia
degli
attori dunque risulta divisa da quella dei letter
e di studi letterari, viene prestato alla questione della recitazione
degli
attori e, in ugual misura, allo scarso spazio che
e 1797, con vittoria finale di Luigi Gori. A questo periodo risalgono
degli
articoli di critica teatrale scritti da Salfi per
li aspetti performativi del teatro, in particolare per la recitazione
degli
attori. Nel numero 10, datato 8 termidoro IV repu
u questi principj, si dee diminuire il prezzo, il più ch’è possibile,
degli
spettatori, perché se ne agevoli il concorso33.
nell’attenzione prestata alla componente gestuale della declamazione
degli
interpreti: Pare che gli attori si sieno tutti c
spondere a ciascuna parola un movimento di braccia e di gambe, che fa
degli
attori altrettanti energumeni o paralitici, cui s
indirizzasse nelle prove. Nonostante alcuni difetti, la declamazione
degli
attori risultava infatti migliorata rispetto al p
coloro, che volessero e sapessero profittarne51. Recensioni scritte
degli
spettacoli, che focalizzassero l’attenzione sull’
essi fanno della propria estraneità da ogni regola e dalla dittatura
degli
antichi, quando invece sono i primi a imitare ped
i, quali Lessing e Engel, a individuare nella varietà dello stile uno
degli
effetti dello sviluppo dei caratteri e delle pass
progetto più generico di riformare le scene e il sistema declamatorio
degli
attori italiani, specie al sorgere della Cisalpin
izione del 1878 sarà curata da Alfonso Salfi, che premise al trattato
degli
accenni biografici sull’autore e che corredò il t
a un canale di comunicazione privilegiato con il pubblico. L’auspicio
degli
autori legati al teatro giacobino di ampliare i p
o a quello salfiano, occorre aspettare il 1801, anno di pubblicazione
degli
Elementi di poesia drammatica di Pietro Napoli Si
to della prima fase della Drammaturgia d’Amburgo 101, le performances
degli
attori che calcavano le scene tedesche di allora,
ia menzione esplicita sia quello di Ekhof. Abbiamo visto, a proposito
degli
articoli pubblicati sul Termometro, come al Salfi
i non mancasse la verve necessaria alla critica delle interpretazioni
degli
attori. Il fatto che non vi abbia dedicato spazio
le figurativo, sviluppasse un sistema di archiviazione e divulgazione
degli
elementi di maggior pregio di ogni performance. E
scultura), che lasciassero traccia delle messe in scena e delle pose
degli
attori, seguendo il modello dell’ateniese Cabria
spressamente dedicati alla critica delle recite, in cui fare menzione
degli
attori che si fossero maggiormente segnalati e de
no. Capitolo VII: Salfi dedica il settimo capitolo alla ripartizione
degli
affetti, specificando che il suo interesse per l’
ilizzando toni elevati e enfatici, che, utilizzati nella declamazione
degli
antichi, trovavano giustificazione nella vastità
a riforma dei costumi. Salfi polemizza poi contro la tendenza propria
degli
attori italiani di comparire in scena in abiti lu
di raddoppiamento della parte che rompe ogni illusione. Le difficoltà
degli
attori del suo tempo a imparare la parte a memori
le prove. La reazione che si deve ricercare nel pubblico non è quella
degli
applausi destati dalla sorpresa per un imponente
i e passati; — Morale, perché abbia chiaro il sistema di ripartizione
degli
affetti; — Eloquenza, perché gli insegni a sosten
per comune istruzione o diletto rammemorati. Pare dunque che i fasti
degli
Dei e degli Eroi, e le virtù ed i vizi più insign
istruzione o diletto rammemorati. Pare dunque che i fasti degli Dei e
degli
Eroi, e le virtù ed i vizi più insigni degli uomi
che i fasti degli Dei e degli Eroi, e le virtù ed i vizi più insigni
degli
uomini, che si volevano volgarmente commendare o
one la perfezione del dramma, e lo studio e l’apparecchio conveniente
degli
attori, che debbono rappresentarlo. [Intro.11] S
rappresentazioni della passione di Cristo, e delle vite de’ martiri e
degli
anacoreti; e spesso si vedevano per le chiese, co
Ma infelicemente s’introdusse in questo secolo il genere tragicomico
degli
spagnuoli, il quale se da una parte arrestò i pro
attore fu di molto superiore a quello di autore. Troppo si è parlato
degli
effetti maravigliosi ch’egli produceva sull’animo
ore di quelle di Schiller, dovevano eccitare la passione e il talento
degli
attori a ben declamarle; e molti nomi celebri in
ringo il primato e la palma. Ciascuna però ha adottato de’ principî e
degli
usi analoghi alla propria indole, ed ha per conse
rte liberale, come le altre tutte, ancorché nel teatro e nella scuola
degli
italiani l’avesse appresa e provato Moliere, che
r questo che su’ teatri d’Italia non sieno comparsi a quando a quando
degli
attori capaci di provare quel che può la natura,
Italia. Le tragedie di Alfieri hanno comunicato apertamente all’animo
degli
attori e degli spettatori quella forza tragica, c
edie di Alfieri hanno comunicato apertamente all’animo degli attori e
degli
spettatori quella forza tragica, che sola può far
onia, che tutti i rami esprime e comprende. Per tali impulsi non solo
degli
attori, ma ancora di quelli che si dilettano di q
hanno sempre più mostrato quello che potrebbe diventar l’arte in mano
degli
italiani, e quello che tutta volta le manca, per
ho potuto esaminare e raccogliere, mi hanno animato a scrivere ad uso
degli
italiani. A questi io indirizzo particolarmente l
Quest’arte consiste adunque nel rappresentare adeguatamente la parte
degli
attori tragici. E qui si osservi, che se declama
. Quest’arte che alla nuda parola o a’ meri segni vocali delle idee e
degli
effetti aggiunge il tuono, la figura ed il gesto
pure avere che una sola sillaba lunga; e che per quanto dall’autorità
degli
antichi raccogliamo, avevano essi quantità ed acc
21] E perché non si prenda equivoco intorno al significato ed all’uso
degli
accenti e de’ tuoni, su di che hanno pur sempre d
impossibile il correggerne le contratte abitudini; e quindi veggiamo
degli
adulti e de’ vecchi leggere e pronunciare sì mala
a. La loro azione si modifica e si accorda siffattamente con l’indole
degli
accenti, delle pause e de’ tuoni, che anch’essa n
in cui si dispiegano. Tali sono l’impallidire del viso, l’infiammarsi
degli
occhi, il tremore di certi membri, il rabbrividir
Esse dipendono per l’ordinario o dalla varia ed acconcia correlazione
degli
accenti, o dal suono proprio o dallo scontro arti
loro continuato prolungamento; e nel terzo la confusione e le qualità
degli
affetti che producevano. E tanto più comparisce u
una serie e un complesso di naturali interrogazioni, che le affezioni
degli
uomini più vive e pressanti significavano. Questi
idità dei passaggi, che si succedono e si distruggono, non ci offrono
degli
oggetti stabili e definibili come quella. E può a
ione o l’effetto della sensazione in certo modo dipingono. Alla vista
degli
esseri non pur ragionevoli, che bruti ed inanimat
imitiamo i suoni, i moti e le forme non pur del tuono, del torrente,
degli
aquiloni, del leone, del toro, ma quelli della pe
mportuna, diversiva ed assurda, se l’interesse principale richiedesse
degli
atti, che al godimento o alla distruzione dell’og
grida, si move e si atteggia, o per liberarsi dagli uni, o per godere
degli
altri. Tutti i moti interni ed esterni dell’uomo,
nte forme se ne dispiegano sia per la condizione, qualità ed opinione
degli
oggetti e de’ soggetti a cui si sopportano, sia p
isegno. [7.7] Poniamo l’uomo come una macchina sottoposta all’azione
degli
obbietti esterni, che più o meno l’agitano e la c
el piacere che recano, la prima facoltà o tendenza, che alla presenza
degli
obbietti si sveglia, è l’attenzione, la quale, se
za ed operazione, se prima non esperimentiamo e riconosciamo l’indole
degli
obbietti, che ne circondano e ne commovono. Ma pr
, per cui compariscono i denti, ed al pallore del viso ed al lividore
degli
occhi unisce la tensione e la rigidezza di tutte
bito dell’incertezza e dell’orrore; e se il biasimo sperimenta o teme
degli
uomini, si associa con la vergogna, la quale impr
orrore di se medesima, e sfugge, o, se non può, mal sopporta la vista
degli
altri; quindi abbassa la testa, e affisa a terra
eseguiscono a un tempo secondo l’indole e la destinazione rispettiva
degli
organi, che dalla stessa passione variamente si a
delle precedenti abbiam fatta, e l’applicazione della stessa teoria e
degli
stessi principî possiamo e dobbiam fare a tutte q
classificarle, esponendone l’origine, la filiazione e la convenienza
degli
effetti e delle cagioni, riducendo ad uno o a’ pr
servare gli occhi de’ coltellatori, gli sforzi dei lottatori, i gesti
degli
istrioni, i vezzi e le lusinghe delle femmine di
le belle proporzioni del corpo. [8.5] Quello che più Socrate diceva
degli
Ateniesi fra gli antichi possiamo ben dirlo egual
e diceva degli Ateniesi fra gli antichi possiamo ben dirlo egualmente
degli
Italiani fra’ moderni. Questi per la loro costitu
ente di sforzo, dell’altro. I viaggiatori ci assicurano, che nel viso
degli
Ottaiti le affezioni si esprimono assai più vivam
el nostro secolo e delle nazioni presenti le passioni e l’espressioni
degli
Achilli, degli Agamennoni, degli Ajaci, degli Uli
o e delle nazioni presenti le passioni e l’espressioni degli Achilli,
degli
Agamennoni, degli Ajaci, degli Ulissi, degli Etto
presenti le passioni e l’espressioni degli Achilli, degli Agamennoni,
degli
Ajaci, degli Ulissi, degli Ettori ecc. L’errore c
assioni e l’espressioni degli Achilli, degli Agamennoni, degli Ajaci,
degli
Ulissi, degli Ettori ecc. L’errore consiste adunq
pressioni degli Achilli, degli Agamennoni, degli Ajaci, degli Ulissi,
degli
Ettori ecc. L’errore consiste adunque nel ricerca
ervazioni si possono ancora moltiplicare dalla lettura e dallo studio
degli
storici e de’ poeti. Infiniti quadri essi pur ci
i passivi dell’arte loro. E noi dobbiamo osservare in essi la varietà
degli
atteggiamenti, dei tuoni e dei gesti per sempre p
propria. Io non dubito che gli antichi artisti si giovassero gli uni
degli
altri a vicenda; e siccome Fidia, Apelle e Parras
è bella per sé. [9.3] Ma avendo noi determinati i generi e le specie
degli
esseri, e dato a ciascuna classe i loro fini e le
artengono, noi distinguiamo alcuni individui come più o meno perfetti
degli
altri, in quanto più o meno ubbidiscono a tali le
ubbidiscono a tali leggi, e conseguiscono i loro fini. Dal conflitto
degli
altri esseri cooperanti risultano quindi certi di
forme men belle, rendono gratissima la loro espressione per l’armonia
degli
elementi che la compongono. Tale era l’espression
e, ci offrirebbe un carattere che meriti l’ammirazione e gli applausi
degli
spettatori. Ed ecco perché il dolore di Ajace, di
econdo il quale dà l’esistenza e la forma ad opere ed esseri nuovi, e
degli
ordinari e reali assai più belli ed interessanti.
donne incinte, dovettero un tale sconcio alla troppo viva espressione
degli
attori che le rappresentavano. Siffatte espressio
ueste impressioni possono alterarsi secondo le circostanze e l’indole
degli
uomini stessi, possono e debbono molto influirvi
ua verisimiglianza, che non potrebbe verificarsi senza la coesistenza
degli
anzidetti elementi. [10.13] Or questo tipo di bel
secl ab aliquo eleo facti esse videantur. Or quanto più dee ciò dirsi
degli
attori? [11.3] Spesso con la più bella figura e
quanti incontra. [11.9] Esso attraversa, impiega e crea nel bisogno
degli
organi nuovi, per mezzo de’ quali penetra e si ca
ne in tutti gli astanti diventa un bisogno, e si rinnovano i fenomeni
degli
Abderiti, e di quell’illusione, che è l’effetto p
arte e di studio sono giunti a meritare l’ammirazione e gli applausi
degli
spettatori. Oltreché qualunque disposizione debbe
vastità dei teatri antichi ed allo strepito ordinariamente procelloso
degli
uditori, per cui l’attore era costretto ad esager
rado sentire. Non v’ha dubbio che la vastità dei teatri e lo strepito
degli
spettatori obbligavano qualche volta l’attore ad
ufi. E or come dare agli uni la condizione, l’espressione ed il tuono
degli
altri? Se gli eroi tengono il mezzo tra gli uomin
imento; e con la stessa progressione procede anche essa l’espressione
degli
organi anzidetti. [13.9] Non si confonda però con
danno più che gli altri in quell’eccesso, ciò loro interviene, perché
degli
altri naturalmente più enfatici, sentono troppo l
ividere ancor questi, secondo l’importanza delle parti e l’attitudine
degli
attori. Ma qualunque sia la classificazione che s
onfidenti hanno riacquistata quella considerazione, che per inettezza
degli
attori aveano da lungo tempo perduta. [14.14] Ma
monia dell’espressione, la sostiene e rinfranca opportunamente, i più
degli
attori ordinari perdono la forza necessaria là do
gli altri più risentiti e caratteristici, e che perciò richiedono più
degli
altri, che mediatamente o immediatamente li seguo
oro. [17.2] Questa relazione reciproca, la quale pur varia al variare
degli
interlocutori, importa che l’espressione convenie
ssione, che producono sopra di essa la presenza e l’azione rispettiva
degli
interlocutori. Or tali relazioni possono essere o
nnia e lo uccide. E così l’espressione può variare al variar non solo
degli
interlocutori, ma delle loro relazioni. Stabilite
on l’alterigia di un padrone, il quale non vede all’intorno di sé che
degli
schiavi. [17.5] Se ciò è vero Baron esprimeva as
emente questa relazione in ogni scena d’altro non debbe occuparsi che
degli
interlocutori coi quali ei tratta, ed a’ quali de
debbono scegliere quella posizione che non nuoccia, né all’attenzione
degli
spettatori, né a quella degli interlocutori. Quin
ione che non nuoccia, né all’attenzione degli spettatori, né a quella
degli
interlocutori. Quindi si collocano in modo che pa
ona e dell’espressione agli spettatori. [17.8] L’indole del dialogo e
degli
interlocutori dee pure determinare la positura pa
ito, dando maggior varietà e naturalezza allo stato ed all’attitudine
degli
interlocutori. [17.10] Dee pure il gesto conforma
rsi a parlare? È questo il primo momento che dee fermare l’attenzione
degli
spettatori, e che per l’ordinario decide di tutto
o tratta Perez nel Filippo dell’Alfieri. [18.13] Io ho parlato finora
degli
interlocutori principali; ma spesso alla loro pre
in vari gruppi in atto di supplichevole invoca la protezione del re e
degli
Dei. Le tragedie moderne sono ricche di tali quad
monologo è la pietra di paragone per provare il valore e la maestria
degli
attori. Gli antichi chiamavano questi tratti dram
essere né richiamata, né temperata dal consiglio e dalla cooperazione
degli
altri; quindi, senza alcun riguardo a persona, or
uei tratti, che sogliono occorrere nello stesso dialogo, allorché uno
degli
interlocutori è siffattamente occupato della sua
una zappa d’oro accanto per lavorare la terra. E perché de’ pittori e
degli
scultori, il cui fine è meno d’illudere che di di
i varii movimenti della persona, cagionando la distrazione ed il riso
degli
ascoltatori. Io credo che basti ad abborrir tale
la miseria obbliga alcuni a conservar questa pratica, l’intelligenza
degli
altri ha già cominciato ad introdurre su tal prop
to principîo dee pur regolare la decorazione della persona. La nudità
degli
americani, certe fogge degli antichi sciti ed egi
la decorazione della persona. La nudità degli americani, certe fogge
degli
antichi sciti ed egizii, degli arabi, de’ cinesi,
La nudità degli americani, certe fogge degli antichi sciti ed egizii,
degli
arabi, de’ cinesi, ed altrettali maniere degli or
tichi sciti ed egizii, degli arabi, de’ cinesi, ed altrettali maniere
degli
orientali e dei barbari, ecciterebbero lo scandol
onizzate le loro figure? Di quanto non si accrescerebbe l’espressione
degli
attori, l’attenzione e l’interesse degli spettato
accrescerebbe l’espressione degli attori, l’attenzione e l’interesse
degli
spettatori? [20.10] Per la stessa ragione non de
ena che comprendeva più membri, e per l’uniformità delle situazioni e
degli
argomenti, in cui doveva di necessità prender par
cità di questo non debbe esser tale che sforzi troppo la declamazione
degli
attori, e l’attenzione degli uditori. Se il teatr
r tale che sforzi troppo la declamazione degli attori, e l’attenzione
degli
uditori. Se il teatro fosse assai vasto produrreb
, e che per la troppa distanza non si potrebbe godere dalla più parte
degli
spettatori. [20.14] Si dovrebbe ancora provveder
quel che abbiamo avvertito finora, per ciò che riguarda l’espression
degli
attori. Capitolo XXI. Studio della parte
care ed aspettar le parole da un importuno rammentatore, che la forza
degli
affetti, di cui dovrebbe apparire solamente anima
si voleva principîare. Si potrebbe su lo stesso esempio moltiplicarne
degli
altri, più o meno lunghi e raddoppiarli e triplic
il loro numero dovrebbe determinarsi secondo l’esercizio e l’abilità
degli
attori. Ora per quanto questi si suppongono abili
ssar l’uomo nella sventura dell’uomo, a fargli prender parte ne’ mali
degli
altri, e farlo anzi compiacere nel suo spontaneo
e ad un tempo e l’effetto dell’unione, della forza e della perfezione
degli
uomini, e che ci rende tollerabili, e, quasi non
di farne spargere agli altri nel declamarla. Quintiliano vide sovente
degli
attori uscir dalla scena ancor piangendo a cagion
ragedia delle Supplici: Non può poeta o musico giammai Senza diletto
degli
studi suoi Componendo e cantando i versi, prima A
l’effetto più grande e mirabile è quello che si raccoglie dall’animo
degli
spettatori, e che pienamente ottenuto diventa il
rrei lusingarmi che non esistano di tali teatri fatti per l’obbrobrio
degli
artisti, che vi si espongono, e delle nazioni che
affezione che quella che unicamente dovrebbero. V’ha de’ ciarlatani e
degli
empirici in ogni mestiere; e la declamazione ne a
si manifestano nel più profondo silenzio, ne’ palpiti e nelle lagrime
degli
spettatori. Senza questo effetto precedente gli A
gridò attonito uno spettatore; desso è tuo figliuolo . — E per tacer
degli
antichi noi possiamo alla greca Merope opporre la
l rispetto il mezzo più efficace di sorprendere e commuovere a favore
degli
infelici i potenti ed i grandi, e di purgare con
sentissero quella pietà che suole precedere le più grandi catastrofi
degli
stati. [22.9] Può dunque conchiudersi che il segn
udersi che il segno più certo della perfezione dell’arte e del merito
degli
artisti non consiste in veruno di quegli applausi
e le arti imitatrici hanno delle pubbliche scuole che le professano e
degli
alunni che le apprendono e l’esercitano, non debb
e attenersi, e senza disprezzar gli altri, far sì che l’uno primeggi,
degli
altri pur giovandosi a un tempo, evitando sempre
perare di vedere accresciuta l’attenzione ed agevolata l’intelligenza
degli
spettatori. [23.14] Ed è certamente di tutte le
o non si avvertiscono, o, ch’è peggio, si disprezzano. La drammatica
degli
attori sembra, il più delle volte, affatto divers
questi tengono dietro alla semplicità della favola, alla naturalezza
degli
accidenti, alla verità della passione, alla facil
rmano, secondo l’ingegnosa espressione di non so chi, il martirologio
degli
attori drammatici, e che formano la storia più ve
ori drammatici, e che formano la storia più vergognosa dell’ignoranza
degli
ordinari commedianti. [23.15] Più barbaro è poi
ommo pregiudizio dell’azione principale per l’ignoranza e la temerità
degli
ordinari commedianti che non intendono il proprio
dunque ignorava quanta efficacia aveano quei versi su la sospensione
degli
spettatori intorno al destino d’Ifigenia, e per c
voli. E se di alcuno è stato per avventura fatto, egli dovrebbe farsi
degli
altri, ma con intelligenza e con metodo. [24.3]
si ed il giudizio de’ drammi, della loro rappresentazione, del merito
degli
attori, e degli attori che più si sono distinti,
o de’ drammi, della loro rappresentazione, del merito degli attori, e
degli
attori che più si sono distinti, promovendo sempr
storia imparziale delle rappresentazioni del dramma, dell’eccellenza
degli
attori e delle impressioni che hanno più o meno f
1986, pp. 175-180. La separazione tra teatro dei letterati e mestiere
degli
attori, spesso impiegata per descrivere il teatro
ogna, si segnalò particolarmente per la cura che metteva nella scelta
degli
abiti di scena. Si legga quanto affermato da Luig
le messe in scena di pregio. Egli si sofferma sull’incapacità tecnica
degli
attori, dotati di uno stile ampolloso, artificios
ing Archives Review», novembre 2014, pp. 9-31. Per un quadro generale
degli
attori e della recitazione in Francia nel XVIII s
clamazione dell’antichità e dove l’autore offre un quadro dettagliato
degli
attori che hanno segnato la vita teatrale frances
riesce a creare una sorta di distanziamento, provocherà la commozione
degli
spettatori, e solo a quel punto anche lui sarà pr
successione di quadri. A questo proposito, egli riconosceva il merito
degli
attori italiani, che «[…] jouent avec plus de lib
eclamazione. Un maggiore spazio le viene invece riservato all’interno
degli
Elementi di poesia drammatica (1801), che appront
ssioni cause e effetti fisici. La causa risiede infatti nel movimento
degli
spiriti animali, le parti più sottili del sangue,
nimate sono fatte con trasporti del corpo umano, e delle sue parti, e
degli
umani sensi, e dell’umane passioni» (Giambattista
ra la casualità infatti che inizialmente determinava il ripresentarsi
degli
stessi segni, che fossero essi accidentali o natu
gli altri animali s’innalza, ed a cui si approssima bella gran catena
degli
esseri sensibili ed animali, quella bestia che tr
o dico, cominciò da prima cogli atti e coi gesti a ritrarre le azioni
degli
altri uomini suoi simili, e creò la pantomimica,
_2.11] Salfi diffida della possibilità di ricostruire la declamazione
degli
antichi, come ad esempio aveva cercato di fare Du
egradavano la scena coeva: «Poco sappiamo della cosiddetta chiromania
degli
antichi, cioè del complesso di regole che essi av
o spazio anche nelle sue Lezioni sulla filosofia della storia, frutto
degli
insegnamenti da lui impartiti a Brera e a Napoli.
i caratteristici delle singole nazionalità, ossia il coprirsi il capo
degli
orientali e lo scoprirsi il capo degli europei. T
ità, ossia il coprirsi il capo degli orientali e lo scoprirsi il capo
degli
europei. Tuttavia questi gesti si accompagnano a
Engel, Lettere sulla mimica, cit., p. 384). [commento_3.10] Nel caso
degli
analoghi, vi è l’applicazione di un tropo del lin
ersalità della lingua c’ispira e prescrive l’identità ed universalità
degli
affetti», (Francesco Saverio Salfi, Dell’utilità
sta corrispondenza, secondo Engel era necessario portare l’intuizione
degli
antichi a ulteriore sviluppo, e abbandonare defin
gli eroi del nuovo universo borghese assumono la grandezza interiore
degli
eroi antichi. L’abolizione del verso permetteva c
1, n. 48). [commento_4.3] Alfieri insisteva sulla necessità da parte
degli
interpreti di comprendere il senso di quanto stes
6-21, p. 66). A questo proposito si vedano le critiche mosse da parte
degli
attori del Settecento al pigmento della biacca, c
Lumi (1764-1790), V.I, La rivoluzione di Corsica. Le grandi carestie
degli
anni sessanta. La Lombardia delle riforme, Torino
assioni è talmente rapido che alcuni organi reagiscono più lentamente
degli
altri al mutamento del sentimento e quindi, mentr
atistica sono ancora vivi molti retaggi cartesiani (quale la presenza
degli
spiriti animali e certe analogie nella tassonomia
niane: «Mi guardi il cielo dell’inselvarmi nella molteplice divisione
degli
affetti proposta dai filosofi. È impossibile nove
ione. Descartes faceva risalire questa attitudine fisica al movimento
degli
spiriti, che incitano l’anima «à se joindre de vo
come questa aspirazione alla separazione fosse dettata dal movimento
degli
spiriti, che incita l’anima a allontanarsi dagli
rappresentare», ossia all’attenzione da lui prestata alla gestualità
degli
attori e alla concertazione delle scene, che si s
’Alfieri occupato delle pubbliche passioni, delle pubbliche calamità,
degli
enormi misfatti, raro o non mai seppe o volle dis
. Le passioni sono, per loro natura, connesse a determinati movimenti
degli
organi del nostro coro, per esempio determinati s
uoni articolati in tutte le lingue, gli alfabeti, i segni geroglifici
degli
antichi, e alcune immagini allegoriche che si pos
na tragedia di soggetto «barbaro» andata perduta, ambientata al tempo
degli
odi tra Napoli e una Benevento longobarda. Dalle
nere richiede, nell’idea che «[…] ogni tempo ed ogni paese possa aver
degli
uomini capaci di grandi passioni, e quindi di gra
fieriana fosse tra le più preponderanti (si veda l’Elenco cronologico
degli
spettacoli proposti dalla compagnia vicereale, da
sono pro durre grandissimo nell’animo d’un uditorio, che a preferenza
degli
altri mette sempre maggiore interesse in quelli,
toria, Letterature e Culture del Mediterraneo, XXVI ciclo, Università
degli
studi di Sassari, XVIII, p. 126). [commento_13.2
, vv. 1-12, p. 58). [commento_14.7] Salfi si riferisce alla tendenza
degli
attori italiani di alternarsi tra rappresentazion
ce assertivo, che la tragedia era stata ben recitata, che avevo avuto
degli
ottimi momenti, ma che non dovevo pensare a recit
l corpo in scena si doveva accompagnare un’adeguata reazione da parte
degli
altri personaggi, spettatori interni del dramma,
li altri personaggi, spettatori interni del dramma, chiamati, al pari
degli
spettatori in sala, a contemplare la catastrofe.
e Voltaire avesse fatto un po’ di attenzione ai gesti e atteggiamenti
degli
attori, si sarebbe dato ragione, anche da un altr
lla scena fosse troppo vasta e rischiasse di non far arrivare le voci
degli
attori sino alla platea. Al contrario, veniva app
sorpresa non è mai successiva e di lunga durata) commovesse il cuore
degli
ascoltanti, allora questi non avrebbero né il tem
scriveva: «In effetto egli purga quest’argomento tanto dell’episodio
degli
amori di Teseo e Dirce, alieni dall’avventura di
le figurativo, sviluppasse un sistema di archiviazione e divulgazione
degli
elementi di maggior pregio di ogni performance, S
della Lombardia, cit., vol. 1, p. 311 36. A proposito delle analisi
degli
spettacoli messi in scena nella Cisalpina in quel
97. 49. Ivi, p. 98. 50. Ivi, p. 99. 51. Ivi, p. 105. 52. La lista
degli
articoli curati dal Salfi per la Revue compare in
e. Cfr. Teresa Megale, Morrocchesi, Antonio, in Dizionario Biografico
degli
Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Itali
non infelice tentativo drammatico ; si era fatto largo nella schiera
degli
artisti per l’ingegno suo vivace, per la festivit
ti veri ! Il povero Olinto vivrà però lungamente ancora nella memoria
degli
amici fedeli, e nel compianto del pubblico italia
ppresentarle? Dell’argomento del Signor Lampillas tolto dalla coltura
degli
Arabi, vedrà egli stesso la debolezza. Dicami di
la Nazione Russa, ammiratore delle arti e delle scienze degl’Inglesi,
degli
Olandesi, de’ Francesi fu Pietro il Grande, inolt
dimeno rammentati in altri libri di quelle nazioni; là dove ne’ libri
degli
Arabi conservati in varie Biblioteche non vi ha u
lla carica di Ministro di Gabinetto dal Conte di Brühl, vero mecenate
degli
artisti, a qualunque ramo appartenessero, la comm
icchio, Bellotti, Bertoldi, Arbes). L’ultima manifestazione artistica
degli
italiani a Dresda fu la recita della Vedova scalt
rico e dicitore forbito, ma altresi per dotto e sentenzioso filosofo,
degli
affetti e delle amorose passioni in sul teatro sc
gliel comportava, stava inchiodato alle quinte, pendendo dalle labbra
degli
artisti, e specialmente del suo padrone. Ora acca
ffrì il Monti di sostituire il Ferri : e alle meraviglie e obbiezioni
degli
artisti rispose con tal sicurezza, che ne fu fatt
arte sua, e per la quale si fa tanto pregiare ed amare da tutti. Un
degli
ultimi tratti di follia che determinaron la sua e
▲