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1 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X ed ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione degli attori Greci. » pp. 298-315
o. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione degli attori Greci. Poichè sul Greco teatro ειδικῷ,
ttura ύλικην, materiale. Copiose ricerche intorno al teatro materiale degli antichi trovansi sparse nelle opere degli eruditi
intorno al teatro materiale degli antichi trovansi sparse nelle opere degli eruditi150. Tuttavolta recheremo quì alcune delle
o quì alcune delle notizie più curiose e necessarie all’ intelligenza degli scrittori. Riguardando all’origine degli spettaco
necessarie all’ intelligenza degli scrittori. Riguardando all’origine degli spettacoli, il nome di teatro che da ϑεαομαι, int
Pratina quelle mal accozzate tavole cedendo al peso, forse con danno degli attori e degli spettatori, convenne innalzare un
mal accozzate tavole cedendo al peso, forse con danno degli attori e degli spettatori, convenne innalzare un edifizio più so
un bel teatro di marmo, il cui diametro preso con tutta la profondità degli scaglioni è di 250 piedi e la periferia di 500154
ia usato dalla sua nazione. Cornelio Nipote nel proemio del suo libro degli uomini insigni riferisce una cosa assai più notab
tata vera. Ma essa poteva esser vera dopo che si rallentò quel rigore degli statuti di Licurgo, il quale non permise agli Spa
per prezzo, non è da stupirsene; e Cornelio l’adduce appunto per uno degli esempj della diversità de’ costumi de’ Greci e de
’ musici. E quì termina la parte del teatro destinato alle operazioni degli attori e de’ musici e de’ ballerini. Un semicirco
ta interrotta da tre piccioli piani formati da scaglioni più spaziosi degli altri, i quali facevano la figura di fasce, e da
diede il nome agli spartimenti de’ sedili assegnati a i diversi ceti degli spettatori. Tutti gli spartimenti erano di modo d
spettatori. Tutti gli spartimenti erano di modo divisi, che gli apici degli angoli de’ gradini sarebbero stati toccati da una
tro è il corpo sonoro. A render poi sempre più chiare e soavi le voci degli attori, immaginarono i Greci certi vasi di bronzo
colonne ed altre preziose reliquie di tanti teatri Greci, a dispetto degli anni che gli abbatterono, ne manifestano la solid
e di vino168. Ebbero anco gli Ateniesi alcune leggi intorno al danajo degli spettacoli. Il popolo che vi accorreva con estrem
tere agli spettacoli; ed è questo il danajo chiamato τόϑεωρικὸν o sia degli spettacoli. Sull’incominciar della guerra di Olin
2 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAP. V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulieteia e in altre isole del l’Emisfero australe nel Mar Pacifico. » pp. 59-65
el Mar Pacifico. Havvi nel mare del Sud alle vicinanze del l’isola degli Otaiti tralle altre un’ isoletta chiamata Ulietea
re. In una di esse vedevansi due classi di attori distinti dal colore degli abiti, l’una di color bruno figurava un padrone c
intanto le mani e mettendo acutissime guida. Si avanzò poi alla testa degli attori situati in un de’ lati del mezzo cerchio u
iore al l’azione de’ più applauditi attori del nostro paese. Il primo degli attori del l’altro lato corrispose della stessa m
anze e scene recitate in Wateeoo non son dissimili quelle delle isole degli Amici, e le altre degli abitanti delle isole Caro
Wateeoo non son dissimili quelle delle isole degli Amici, e le altre degli abitanti delle isole Caroline del Mar Pacifico de
prossimano più a quelle della Nuova-Zelanda che a quelle di O-Taiti o degli Amici. Precede una canzone di movimento lento e g
3 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVII ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. » pp. 213-238
Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. Poichè sul teatro Greco οιδικῶ,
ttura ιλικην, materiale. Copiose ricerche intorno al teatro materiale degli antichi trova nsi sparse nelle opere degli erudit
ntorno al teatro materiale degli antichi trova nsi sparse nelle opere degli eruditia. Tuttavolta recheremo quì alcune delle n
mo quì alcune delle notizie più curiose e necessarie all’intelligenza degli scrittori. Riguardando all’origine degli spettaco
necessarie all’intelligenza degli scrittori. Riguardando all’origine degli spettacoli, il nome di Teatro che da τεαομαι, int
e estemporaneamente nelle grandi piazze un tavolato con scene formate degli alberi; nè si pensò a migliorarle se non dopo che
Pratina quelle male accozzate tavole cedendo al peso, forse con danno degli attori e spettatori, convenne inalzare un edifizi
un bel teatro di marmo, il cui diametro preso con tutta la profondità degli scaglioni, è di 250 piedi, e la periferia di 500b
ia usato dalla sua nazione. Cornelio Nipote nel proemio del suo libro degli Uomini insigni riferisce una cosa assai più notab
tata vera. Ma poteva bene esser vera dopo che si rallentò quel rigore degli statuti di Licurgo, il quale non permise agli Spa
per prezzo, non è da stupirsene; e Cornelio l’adduce appunto per uno degli esempj nella diversità de’ costumi de’ Greci e de
ta interrotta da tre piccioli piani formati da scaglioni più spaziosi degli altri, i quali facevano la figura di fasce, e da
a diede il nome agli spartimenti de’ sedili assegnati ai diversi ceti degli spettatori. Tutti gli spartimenti erano di modo s
ettatori. Tutti gli spartimenti erano di modo separati, che gli apici degli angoli de’ gradini sarebbero stati toccati da una
tro è il corpo sonoro. A render poi sempre più chiare e soavi le voci degli attori, immaginarono i Greci certi vasi di bronzo
colonne ed altre preziose reliquie di tanti teatri Greci, a dispetto degli anni che gli abbatterono, ne manifestano la solid
tane di vinoa Ebbero anco gli Ateniesi alcune leggi intorno al danajo degli spettacoli. Il popolo che vi accorreva con estrem
ere agli spettacoli; ed è questo il danajo chiamato τό θεωρικὸν o sia degli spettacoli. Sul cominciar della guerra di Olinto
4 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIV. Intorno alla descrizione de’ Teatri materiali di Madrid, fatta nella Storia de’ Teatri. » pp. 207-213
e non curanza per la decenza, soleano bere del vino, fumare, mangiar degli agrumi, delle frutta, delle nocciuole, e gettarne
tu Ludi spectantur. Tutte queste cose nemiche della decenza propria degli spettacoli delle nazioni culte, mostravano in tal
e vestito alla foggia del paese, e colla sua parrucca talora in mezzo degli Attori Turchi, o Persiani coperti di un turbante.
Dall’altra parte come poi avrei potuto salvarmi da’ giusti rimproveri degli abitatori di Madrid al vedere falsamente riferita
re di udirgli affermare, che tutto era conforme al vero, e a’ dettati degli eruditi nazionali: che anzi delle rappresentazion
ostruose avea io ragionato con più contenenza di tanti loro Scrittori degli ultimi tre secoli, i quali sono tanti, Sig. Lampi
osi? In confidenza quale utile apporta a’ vostri Cittadini l’apologia degli spropositi di Lope, e Calderòn? quale quell’imput
i Madrid, perchè mi erano sotto gli occhi, e, per quanto io so, niuno degli Stranieri finora ne avea fatto motto. Siete soddi
5 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Discorso preliminare premesso alla prima edizione »
ne può considerarsi in tanti aspetti differenti quante sono le classi degli spettatori, che vi concorrono. Diversamente il co
he valutano le ragioni secondo il numero delle citazioni, e il merito degli autori secondo i secoli della loro nascita, giudi
ca una serie di precetti comunali tratti dall’esempio e dall’autorità degli antichi mal intesi e peggio gustati da loro per m
sensibile e d’immaginazione vivace, osservator fedele della natura e degli uomini, ammaestrato ai fonti di Boileau, di Longi
effetto, che ne producono. Ei paragonando insieme le diverse bellezze degli autori, delle nazioni e de’ secoli, si forma in m
gine del bello ideale, la quate poi applicata alle diverse produzioni degli ingegni gli serve, come il filo ad Arianna, per i
ga, preferisce Moliere a’ comici di tutti i tempi, bilancia il merito degli autori subalterni secondo più o meno s’avvicinano
trova, le opinioni, e i pregiudizi che la signoreggiano. [7] In quale degli accennati aspetti deggia fissare lo sguardo chiun
tto, o ci entrano solo per incidenza. Ma la storia apre alle ricerche degli studiosi un campo più vasto. Non solo la cognizio
posseditori d’erudite ricchezze, i quali somiglianti al drago custode degli orti Esperidi, vietano che altri accosti la mano
ti. Debbo avvertire bensì, che scrivendo io la storia dell’arte e non degli artefici, vana riuscirebbe la speranza di chiunqu
lle minute indagini intorno al nome, cognome, patria, nascita e morte degli autori, di tutte quante le opere, ch’essi pubblic
lle varie edizioni e tai cose che sogliono essere le più care delizie degli eruditi a nostri tempi. Mille altri libri appaghe
a bensì ma ferma, e imparziale maniera con cui si parla delle opere e degli autori. Avrebbono forse desiderato, ch’io fossi s
scano la musica e il melodramma italiano alla musica, e al melodramma degli altri popoli, in qual guisa si mettano, a coperto
i altri popoli, in qual guisa si mettano, a coperto delle imputazioni degli oltramontani, ove si trovino poco fondate, e come
pportuno, il premettere due Ragionamenti sì per ovviare alla mancanza degli scrittori su questo punto, come per aver qualche
6 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XV. ed ultimo. Conchiusione con pochi Avvisi amorevoli agli Apologisti. » pp. 214-236
di non aver dato occasione all’Apologista di lagnarsi, come ha fatto degli altri Italiani, che abbia dissimulate le di lui r
ppigliatevi in somma alla verità, non all’astuzia. Agesilao famoso Re degli Spartani, secondo che scrive Senofonte nell’Orazi
ircoli viziosi, le anfibologie, e in oltre i fatti soppressi, i passi degli Autori stiracchiati, le congetture sofistiche, e
perchè volete voi raffreddarne l’ardore col difendere gli spropositi degli altri secoli? E che importa a voi che si dica, ch
con tal felicità, che sono diventati i modelli, e la misura de’ voti degli altri Popoli. Dal 1730. e non prima, hanno cominc
l’amore dell’Agricoltura, la conservazione de’ Boschi, la piantagione degli alberi tanto necessaria e tanto abborrita dalla n
e, a coltivare, a cominciare la guerra contro la cattiva Architettura degli Altari di legno dorato pieni di stravaganti fogli
e manifatture, del Commercio, della Marina, sarebbero stati i forieri degli odierni utili stabilimenti? Se il gran Carlo III.
abilimenti? Se il gran Carlo III. avesse continuato, seguendo le orme degli antecessori, a tener chiusa la communicazione del
ll’inverno, dalle inondazioni de’ fiumi e torrenti, e dalla frequenza degli assassini? Vi si vedrebbero per real determinazio
ttacolo, e insieme per saziare con minore incomodo la bella curiosità degli studiosi, quanti vantaggi non recherà alle Medich
perciò abbiamo questo non dispreggevole argomento a provare il valore degli Spagnuoli nelle Scienze”. Riflettiamo alquanto su
ma Autori di jeri l’altro. E perchè non ricorrere a’ passi originali degli Antichi? Allora sorgerebbero nella di lui mente i
ordovesi ci dicono, che gli Spagnuoli appresero da’ Fenici il sistema degli Atomi. Ma ecco su di ciò come ragiona l’erudito A
l supporre a quei tempi sì remoti gli Spagnuoli informati del sistema degli Atomin, sol perchè vi fu un Filosofo Tirio, che i
Filosofi . . . . . i nostri ebbero occasione di apprendere il sistema degli Atomi. Questo (soggiungono gli Scrittori Cordoves
re, vennero, insegnarono; gli Spagnuoli dunque ricevettero il sistema degli Atomi molto prima della Grecia, e di Roma? Stavan
ano, che pur fu un dotto Imperadore, di un Trajano eccellente modello degli ottimi Principi? Temuta e gloriosa sotto i Visigo
r dirla alla Francese, ha bisogno la Madre de’ Garcilassi de la Vega, degli Errera, de’ Leonardi di Argensola? Ha bisogno la
’incenso Sabeo grato ed accetto ad ogni odorato. Uditelo dal Principe degli Oratori Italiani nel 11. Degli Uffizj: Vera glori
7 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »
il loro pascolo, e se il terrore e la pietà non laceravano gli animi degli spettatori, si sentivano essi rapiti dall’ammiraz
iarono a conoscere che si potevano interessare gli animi a preferenza degli occhi, e s’avvidero i musici che la possanza dell
o le sensazioni, che in noi risvegliarono le immagini rappresentative degli oggetti fisici, sa dipingere il mormorio d’un rus
o rischiarato dal sole. Essa è l’unica parte della musica che cagioni degli effetti morali nel cuor dell’uomo, i quali oltrep
ostre affezioni e delle nostre idee: dal che nasce che risovvenendoci degli oggetti, che vengono per mezzo di esse rappresent
amente che il sottopongano la pittura e la poesia, quella al giudizio degli occhi, e questa a quella della immaginazione. [4]
ollevarsi fino al privilegio d’imitar la natura, colla quale l’unione degli accordi non ha se non se una relazione troppo lon
aranno giammai sufficienti a formar uno scrittore eloquente. La forza degli argomenti, la convinzione dello spirito, l’eccita
distingue i periodi, ora rendendo più giuste le intonazioni per mezzo degli intervalli, come la sintassi rende più intelligib
va a interessare senza la melodia. L’immagine delle nostre passioni e degli oggetti che le mettono in esercizio, lo specchio
na voce che canti in quella solitudine o in quel boschetto. Le frondi degli alberi, l’albeggiante azzurro dell’orizonte, le p
nelle arti e nelle lettere, eccitò in particolar maniera la curiosità degli Italiani, i quali vi si portarono in folla spinti
nte utili alla umanità, promovendo le arti che soddisfanno a’ bisogni degli uomini, e favoreggiando le scienze che perfeziona
ma vista né straordinario, né difficile ad ottenersi, è nullameno uno degli sforzi più grandi che abbiano fatto i moderni ita
ll’ammirabile facilità di canto che seppe dargli, questo pel maneggio degli strumenti attissimo all’espressione. Pergolesi, i
el suo modello. Così si vede per pruova, che posta la stessa fabbrica degli strumenti, lirici o pneumatici che siano, e la st
i imparziali ed esercitati la soavità del suono italiano a preferenza degli altri. [12] Se non che il miglioramento dell’arte
one nei maestosi e patetici gravi lavorati in gran parte sull’esempio degli adagi del suo maestro, nelle sue brillanti variaz
nte se si paragonano in codesto articolo i suoi componimenti a quelli degli altri, la differenza è troppo visibile, ma il dif
i. [15] Per le fatiche di questi e d’altri valenti compositori l’arte degli accompagnamenti fu condotta alla maggior perfezio
ustezza del tempo, e a regolar il loro movimento colla mossa generale degli altri, affinchè l’aggregato de’ suoni avesse quel
uzione della musica sacra avea da lungo tempo introdotta la necessità degli studi e de’ maestri, fioriva allora per l’industr
da chicchessia. [20] Pregevole pel metodo d’insegnare, per la varietà degli stili, e pel numero di bravi discepoli fu la scuo
facile spianamento, per l’arte di graduar il fiato, per la leggiadria degli ornamenti, e per la esatta maniera di eseguir le
chiamano grandi per obbrobrio del titolo, si dileguerà dalla memoria degli uomini, come gl’impuri vapori che s’innalzano sul
l vedere che la loro lingua, musica, e poesia sono superiori a quelle degli oltramontani. L’Italia non dovrà mai al nostro av
a gente, e contribuisce in particolar maniera a tirar in Italia l’oro degli stranieri, essendo certo, che da niun ramo delle
L’uno si è il signor conte Benvenuto di San Raffaele regio direttore degli studi a Torino, il quale in due belle lettere sul
uale in due belle lettere sull’arte del suono inserite nella raccolti degli opuscoli di Milano 92 così si esprime, esponendo
né i mentovati vizi si trovano nel volgo soltanto dei compositori, e degli attori, ma in alcune composizioni eziandio di que
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
Lucio Fedele. Forse lo stesso Lutio, che firmò la supplica degli Uniti con Gio. Donato (V. Lombardo) e altri ? For
nome di questo (V.) ? Ma il Burchiella era dottore, e nella supplica degli Uniti è appunto il Gratiano, accanto a Lutio. A m
9 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo ottavo »
no alla metà del secolo scorso. Mediocrità della musica. Introduzione degli eunuchi e delle donne in teatro. [1] Ritornando
lumi erano in tanta copia e con tal artifizio disposti che gli occhi degli spettatori sostener non potevano il vivace chiaro
pirono gli intervalli coi soli cori; ma tosto degenerando fra le mani degli altri compositori, né sapendo questi come fare pe
ri compositori, né sapendo questi come fare per sostener l’attenzione degli spettatori cori azioni prive di verosimiglianza e
dove per mezzo di gran caratteri mobili di fuoco si leggevano in aria degli anagrammi, dei bisticci, degli enigmi e delle div
i mobili di fuoco si leggevano in aria degli anagrammi, dei bisticci, degli enigmi e delle divise allusive ai personaggi ch’e
rzata dagli strumenti dava tutto l’agio possibile ai lazzi scandalosi degli attori. Nella Ipermestra del Moniglia la castissi
che il pregiudizio a quelli, a questi l’adulazione tributano sovente degli omaggi insensati, o talvolta l’invidia gli calpes
o e uno speziale, che si rallegrano scambievolmente di ciò che i mali degli uomini fanno il loro guadagni, e che la terra sep
a per trovarsi tutta pesta, e mal concia dalle mani de’ procuratori e degli avvocati, ma accorgendosi chi ella è, la sfuggono
ome buon musico. L’armonia era ben concertata, e spiccava la pienezza degli accordi, ma niuno, o pochissimo studio si metteva
l tempo era di esprimere colla possibile evidenza il romore materiale degli oggetti compresi nelle parole. Non si può meno di
tta, quanta è, l’armonica facoltà, ma che incontrò la disapprovazione degli scienziati pei molti abbagli presi dall’autore, e
la quale non sono capaci gli anni più teneri, costrinsero i direttori degli spettacoli a prevalersi degli eunuchi. La relazio
nni più teneri, costrinsero i direttori degli spettacoli a prevalersi degli eunuchi. La relazione sconosciuta, ma da tutti gl
l’orifizio della glottide, e la dispone a formar i tuoni acuti meglio degli altri. Cotali circostanze doveano dar ad essi la
bolla di Sisto V indirizzata al Nunzio di Spagna si ricava che l’uso degli eunuchi era molto comune in quella nazione probab
orale pubblica che le donne rappresentino negli spettacoli. L’esempio degli antichi Greci e Romani, che escluse le vollero co
del teatro, che pericoloso al buon ordine della società; la mollezza degli affetti, che ispirano coi loro atteggiamenti espr
che nasce, che essendo elleno la parte più numerosa e la più pregiata degli spettacoli, cui vuolsi ad ogni modo compiacere, a
ispirarlo; la ristrettezza de’ nostri teatri picciolissimi a paragon degli antichi, dove la distanza che passa tra gli attor
li, credendo se stessi i Virimagni della facoltà, stimano il restante degli uomini altrettante pecore o tronchi. Ciò gli fa m
tante pecore o tronchi. Ciò gli fa meritevolmente ridicoli agli occhi degli stranieri: non so se questi giudichino con piena
10 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 451-452
D’Origny, si voglion vedere le diverse passioni dipingersi sul volto degli attori. » Il poco che potè mettere assieme lasciò
le a quella dell’altro. Quanto al carattere di Scapino, è il medesimo degli schiavi di Plauto e di Terenzio ; intrigante, fur
spirito, che parla molto e molto consiglia. È infine il ritratto vero degli Schiavi della Commedia latina. Tutte le commedie
eatro Italiano per la facilità del carattere principale, che è quello degli schiavi, applicato a questo personaggio. Il famo
11 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
Niccola Petrioli, poi in quella di Domenico Bassi, poi, coll’avanzar degli anni, in altre di minor grido. Si fe'molto notare
ava in una vagante Compagnia « procacciandosi – egli scrive – ad onta degli anni la pubblica approvazione, e qualche applauso
12 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquarto »
ssante del publico divertimento. Così questi, prevalendosi del favore degli spettatori, si è discostato pian piano dalla subo
scante? Come potranno contraffare gli dei coloro che sono al di sotto degli uomini? Come è possibile che quelle lor voci liqu
liano patteggiare colle orecchie dello spettatore senza curarsi punto degli occhi. Così si veggono sovente muover le labbia,
lla quale par che i cantanti vogliano prendersi a gabbo la sensatezza degli uditori; tanto essa è inverosimile, disanimata e
i col principe Zoroastro e colla regina Culicutidonia? [6] La cagione degli accennati difetti viene in parte dalla natura ste
ano del loro mestiero, non sapendo, o non volendo sapere, che l’anima degli affetti consiste nella maniera di esprimerli, e c
e noiose, lasciano il peso a chi balla d’impegnar la mente e il cuore degli spettatori.» [7] E pazienza s’eglino almeno aves
endono direttamente al mio assunto. Sarà la principale l’applicazione degli accennati principi alle diverse parti del melodra
casi dove la poesia prende alcuni caratteri di canto coll’intervento degli strumenti; dei casi infine dove la poesia trasfon
ne, e per le materie che vi si trattano, raro è che spicchi l’energia degli affetti. Tocca dunque alla poesia il far valere c
alore, allorché la voce interrotta per intervalli palesa il disordine degli affetti e l’irresolutezza d’un animo agitato da m
n senso e dalla esperienza d’usar cioè vicendevolmente della poesia e degli strumenti come di due interlocutori che parlano l
delle idee. Dovrebbe dar maggior lume e risalto all’idioma imitativo degli strumenti ora con lunghe pause e marcate che apra
a quello ancora che deve tacersi. Dovrebbe far sentire la successione degli intervalli armonici nei tuoni della voce, e farla
tuazioni inaspettate ed energiche onde tanto s’ammiran da noi i poemi degli antichi, e le tragedie recitabili. Diamone alcuni
o colla proprietà dell’azione supplire al rapido e conciso linguaggio degli affetti. Ma di siffatto studio e cognizione, onde
iù decisive, i riposi sulle vocali più lenti, la successione armonica degli intervalli diviene più sensibile e più frequente.
oll’oggetto imitato. [22] Ma dove, quando, e come deve usar il musico degli ornati per conciliar fra loro i due estremi diffi
rnamenti qualora l’andamento delle note nella composizione o la mossa degli strumenti è incitata e veloce. Sarebbe lo stesso
maggior possibile artifizio e finezza, non abbia quest’arte ricevuto degli avvanzamenti prodigiosi in Italia. La leggerezza
ile dilicato, artifizioso, raffinato, sottile, l’espressione talvolta degli affetti più molli condotta fino alla evidenza; so
s’intende l’arte di rappresentar modulando le passioni e i caratteri degli uomini talmente che vi si scorga chiaramente la v
alcar che si fa sulle vocali. Ora siccome la natura e la combinazione degli accennati elementi non è sempre la stessa nell’um
in mille modi e agglomerare la voce si sfigura talmente il carattere degli affetti naturali che più non si conosce a qual pa
coi violini? Dove troncando a mezzo il senso delle parole e lo sfogo degli affetti attende talvolta che finisca l’orchestra
confronti poi svegliato a parte a parte nell’originale il vivace lume degli occhi, l’oro dei capegli, le rose delle labbra, i
portantissima di amoreggiare, o la più importante ancora del giuoco o degli abbigliamenti, o il trasporto pei cani o pei cava
Grazie venisse talvolta a vezzeggiarli. E volgo è ancora l’aggregato degli uditori maggiore assai di quello che comunemente
e un dozzinale suonator di festino, potrebbero interrogati sul merito degli attori rispondere come fece quel bolognese che, t
citano le stesse idee e i movimenti stessi ch’ecciterebbe la presenza degli oggetti rappresentati. Perciò Sant’Agostino defin
fisso e determinato che possa riguardarsi come principio inalterabile degli altri suoni; se la perdita della prosodia poetica
dei tratti, la bocca, le braccia, le mani, ciascuna parte insomma ha degli originali nella società che servono, a così dire,
omentano che la musica della nostra età è superiore di molto a quella degli altri tempi. Non vogliono riflettere che la più b
cotal costume da un’antichità immemorabile, e inventato dalla gelosia degli orientali per assicurarsi con questo mezzo della
in quei paesi. Qualunque ne sia stato il motivo, certo è che l’usanza degli asiatici antichi e moderni non è tanto abbominevo
ndo verun oggetto, nulla operando sulla reminiscenza o sulla fantasia degli ascoltanti agisce unicamente sulla loro macchina,
o questa riproducendo con una serie successiva di tuoni l’impressioni degli oggetti e i moti analoghi delle passioni, fa dell
imitatrice, parla all’imaginazione e alla memoria, agisce sul morale degli uomini. II. «La musica può essere analoga alle pa
A] Larga messe di dispute è stato fra gli eruditi il canto drammatico degli Antichi, e come spesso accade fra codesti messeri
a motivo delle poche notizie sicure che abbiamo intorno all’economia degli antichi teatri, e la natura intrinseca della loro
loro musica. Due cose sembrano incontrastabili attesa la moltiplicità degli antichi scrittori che le confermano. La prima che
ale significato prendessero eglino la parola canto. Lo stesso avviene degli strumenti, coi quali s’accompagnavano presso ai G
icorriamo non per tanto ad un esame più decisivo. Cosa era la melopea degli Antichi? Prima di rispondere bisogna distinguere
oveva essere assai musicale, come si vede dal gran conto che facevano degli accenti, chiamandoli così dal canto quasi ad conc
esta non sia una semplice conghiettura mia l’arguisco da alcuni testi degli autori antichi che sembrano ammettere manifestame
farlo due argomenti, i quali al mio parere convincono che la melopea degli antichi fosse diversa da quella che usiamo in ogg
r Saverio Mattei napolitano, Ognuno sa quanto fossero grandi i teatri degli Antichi. Quello di Marcello che conteneva venti m
r ciascuno quel numero di persone sufficiente a poter sentire la voce degli attori. Ma questa risposta sebbene pruovi abbasta
oltà rimane sempre la stessa, né si sciolge ricorrendo alla diversità degli spettacoli che s’eseguivano nel tempo medesimo, i
13 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »
poesia e musica moderne con quelle dei Greci. Motivi della perfezion degli antichi, e inconvenienti intrinseci del nostro si
to ed una decadenza inalterabile e certa, come lo sono le rivoluzioni degli astri. Non si maravigli adunque il lettore se nel
tuttavia la musica non abbia in Italia prodotta la menoma particella degli stupendi prodigi che produceva in Grecia l’antica
utta Europa, le belle arti non furono che un prodotto della imitazion degli antichi. Ciò si vede nell’origine della tragedia,
a come il più possente e immediato strumento per imprimer negli animi degli uomini i sentimenti necessari alla gloria, ed all
ion dilettevole bensì, ma sempre inutile al bene religioso e politico degli Stati. Dal quale principio si ricavano alcune con
ol divertirsene. E siccome il privilegio di promuovere e di giudicare degli spettacoli è intieramente dato al popolo se non (
semplicità primitiva. Rozza in sul principio come lo erano i costumi degli abitanti, si disse che ratteneva i fiumi, ammansa
a Terpandro a placarle senz’altra persuasione, altra forza che quella degli accordi armonici. Un decreto rigoroso vietava sot
n sagrifizio. E se qualcuno si serviva degl’inni e dei cori nel culto degli dei diversi da quelli che sono prescritti dalle l
lo dalla comunità. È memorabile ancora su questo proposito il decreto degli Efori di Sparta contro Timoteo, dove codesto musi
i della Grecia s’introdusse il costume di cantar nei convitti le lodi degli dei e degli eroi affine d’impedire gli affetti de
ia s’introdusse il costume di cantar nei convitti le lodi degli dei e degli eroi affine d’impedire gli affetti della ubbriacc
hio. La prima epoca della corruttela cominciò dacché sotto il governo degli Anfizioni s’introdussero in Atene le gare fra i c
i raffinamento che esigeva la vanità dei professori e la svogliatezza degli ascoltanti. La poesia non ebbe più quel perfetto
per conferma del fin qui detto recar in mezzo l’esempio dei Cinesi e degli Arabi, nazioni entrambe che hanno al paro dei Gre
timida pernice, l’incauto tordo e il francolino che fugge lo sguardo degli uomini, inciampano frattanto negli agguati ch’egl
suono delle dolci nenie ec.» [12] Se non che i componimenti musicali degli antichi Greci benché soggiacessero anch’essi col
tilla a stilla grondava chetamente sui sassi. Lo riconosceva nel volo degli uccelli, nella pulsazion delle arterie, nei passi
reci lo consideravano come una successivi rappresentazione o immagine degli oggetti dell’universo imitati dalla musica col me
ali comprendessero nella imitazion loro tutta la varietà di movimenti degli oggetti imitati. E l’eccellenza della poesia e de
no a ballar sulla scena i vecchi. Come fece Aristofane nella commedia degli Acharnensi, dove a motivo del metro che vi si ado
he non è conforme alle loro picciole idee, nondimeno la testimonianza degli antichi filosofi su questo punto è così decisiva
che una rappresentazion successiva dei medesimi moti. Ma le passioni degli uomini e la maniera d’esprimerle si vanno cambian
i un oggetto che agisca fortemente e immediatamente sulla sensibilità degli uomini, egli è chiaro che fra le mani d’un saggio
bbe lo scioglimento di tanti che a noi sembrano paradossi ne’ costumi degli antichi popoli, e si vedrebbe non essere cotanto
l senso delle parole, e al cangiamento di queste teneva dietro quello degli strumenti. Il modo dorico, che era il più grave,
poesia lirica modulata a più voci il coro cantava e danzava al suono degli strumenti, e singolarmente delle tibie chiamate c
generi non abbia acquistata né la perfezione, né la varietà di quella degli antichi, presso a’ quali non mai disgiugnendosi l
tro ella non considerando nella formazione dei versi fuorché l’ordine degli accenti e il numero delle sillabe, è sommamente d
della pronunzia nelle parole. Non così accadeva nella poesia musicale degli antichi, la quale era eguale alla nostra nel prim
tuttavia la stessa cura, che abbiamo noi nella opportuna collocazione degli accenti sulle parole, della quale nasceva in gran
rilevante divario che pur sussiste nei nostri moderni sistemi ad onta degli sforzi di tanti uomini illustri che vi si sono af
le voci diverse e gli strumenti cantassero tutti all’unisono nei cori degli antichi, più difficile è ancora l’immaginarsi com
, più difficile è ancora l’immaginarsi come la moltiplicità e varietà degli accordi che richiede il contrappunto possa produr
o si dice della moltiplicità delle parti si dice altresì della scelta degli intervalli che sono in uso nella nostra armonia.
l’intima differenza che corre tra il nostro sistema musicale e quello degli antichi, e indicati in generale gli inconvenienti
Che se qualche rara volta giugne la nostra musica a muovere qualcuno degli affetti, per esser caso raro, ci fa conoscere che
ra la loro e la nostra. E dopo tale e tanta ignoranza si trovano pure degli scrittori fra noi che con grossi tomi corredati d
dai grammatici intorno al valore quantitativo delle sillabe nei poemi degli antichi altro non sia che una pura e pretta favol
a, giacché, secondo lui, i poeti non badavano che alla sola posizione degli accenti, come si fa nelle moderne poesie. Non è q
indole e natura d’ogni metro? 126. [NdA] Dissertazione sulla poesia degli Ebrei e dei Greci, c. 9. n. 6. 127. [NdA] Le opi
e nel capitolo quinto del tomo primo, dove si trattò più diffusamente degli abusi del contrappunto. A cotali autorità aggiugn
14 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 65-76
del 1511 sotto Luigi XII si vedeva sulle scene il Giuoco del Principe degli sciocchi e della Madre sciocca a, componimento di
tinuavano a pascere delle loro grossolane farse la nazione. I Misteri degli Atti degli Apostoli, e l’Apocalisse di Luigi Choc
pascere delle loro grossolane farse la nazione. I Misteri degli Atti degli Apostoli, e l’Apocalisse di Luigi Chocquet si rap
n ospedale. Se però gli sforzi di quel re amante del sapere e fautore degli uomini di lettere non giunsero a dissipare la neb
ina Medici che v’ introdusse il gusto e la magnificenza delle feste e degli spettacoli, ne fe rappresentar diversi in Fontain
rsi in Fontainebleu, e fra gli altri una commedia tratta dall’Ariosto degli Amori di Ginevra verseggiata in parte dal poeta P
nevra. Vi si rappresentò parimente il Palazzo di Apollidone, e l’Arco degli amanti leali, argomento preso dagli antichi Roman
15 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 3-12
del 1511 sotto Luigi XII si vedeva sulle scene il Giuoco del Principe degli Sciocchi e della Madre Sciocca 1, componimento di
tinuavano a pascere delle loro grossolane farse la nazione. I misteri degli Atti degli Apostoli, e l’Apocalisse di Luigi Choc
pascere delle loro grossolane farse la nazione. I misteri degli Atti degli Apostoli, e l’Apocalisse di Luigi Chocquet si rap
n ospedale. Se però gli sforzi di quel re amante del sapere e fautore degli uomini di lettere non giunsero a dissipare la neb
de’ Medici che v’introdusse il gusto e la magnificenza delle feste e degli spettacoli, ne fe rappresentar diversi in Fontain
rsi in Fontainebleu, e fra gli altri una commedia tratta dall’Ariosto degli Amori di Ginevra verseggiata in parte dal poeta P
Ginevra. Vi fu anche rappresentato il Palazzo di Apollidone, e l’Arco degli amanti leali, argomento preso dagli antichi roman
16 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica oltre le alpi nel XV secolo non eccede le Farse e i Misteri. » pp. 74-84
pi nel XV secolo non eccede le Farse e i Misteri. Mentre sull’orme degli antichi giva risorgendo in Italia la poesia rappr
erati (les enfans sans souci) che aveano un capo chiamato il principe degli sciocchi, mettevano sul teatro avventure bizzarre
altrove, nel XIV secolo se ne tentò il risorgimento seguendo la forma degli antichi coll’ Ezzelino e coll’ Achilleide tragedi
V e XV secolo nel rinnovarsi il piacere della tragedia non si valsero degli argomenti tragici della Grecia, eccetto che nella
oi quanto se n’è detto in vantaggio, l’esaltare i nomi de’ Lampillas, degli Huerta, de’ Sherlock e degli Archenheltz pel solo
taggio, l’esaltare i nomi de’ Lampillas, degli Huerta, de’ Sherlock e degli Archenheltz pel solo merito di aver maltrattato l
ttato l’Italia; tutto ciò, dico, che costituisce la tremenda batteria degli apologisti antitaliani, piacerà a pochi entusiast
o gli uomini migliori della culta Europa? 69. V. l’Ab. Millot t. II degli Elementi della storia di Francia. 70. Erano anz
17 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « CORREZIONE AL TOMO IV. »
i interi, per li quali solea piacevoleggiarsi su di essi mentovandosi degli uovi. Un nuovo informo presone da’ savj e candidi
lascia nel pieno suo vigore la riferita Nota. Ciò sia detto in grazia degli apologisti che si attaccano a’ rasoi.
18 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »
oli. Lo stesso avvenne per molti secoli de’ romanzi e delle avventure degli erranti cavalieri, i quali libri, quantunque pien
nto servirono alla più colta e più gentil parte d’Europa a preferenza degli storici e filosofici. Le Fate, le Maghe, i Silfi,
di cristallo versasse le acque, e una Napea ascosa dentro alla scorza degli alberi, che il nutritivo umor sospingendo verso l
come supponevasi che quella folla di deità si mischiasse negli affari degli uomini, e ch’esse agevolmente divenissero amiche
questo s’introdusse nel secolo scorso, fu di due sorti, la mitologia degli antichi, e le fate, gl’incantesimi, i geni con tu
fra gli idolatri della Scandinavia. La guerra posta quasi nel numero degli dei dal loro antico conquistatore Oddino avea tin
endiario. I sagrifizi più graditi che gli si offerivano erano l’anime degli uomini uccisi in battaglia, come il premio che si
dino altro divisamento non avesse fuorché quello d’innalzar la gloria degli Scandinavi sull’eccidio del genere umano. Siffatt
lla timida immaginazione, e della impostura. Nicka nell’antica lingua degli Scandinavi era uno spirito, il quale si compiacev
ualora trovati gli avesse lontani dalle braccia della nutrice. E così degli altri. Gli Scandinavi stimavano tanto necessario
che tanto questa spezie di maraviglioso quanto quello della mitologia degli antichi s’unissero agli spettacoli accompagnati d
nosa erudizione addormentar l’animo a segno d’asserire che l’esametro degli antichi era privo d’armonia paragonato coll’itali
trepito alla mancanza del verosimile; ora cercando nella varia unione degli accordi i mezzi di piacere anche indipendentement
e salì alla sua perfezione l’arte della prospettiva per l’imitazione degli antichi, per l’ardore acceso negl’Italiani in col
le insigni di pittura fondate in parecchie città emule della gloria e degli avanzamenti, pel gran concorso di stranieri, e pe
sistema del maraviglioso, e trovandolo di già stabilito a preferenza degli argomenti storici, fu maggiormente promosso nel m
il frutto, che se ne ricava? Volendo Richardson far il vero ritratto degli uomini, quai si trovano frequentemente nell’odier
19 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Vicenza, 24 novembre 1587. » pp. 308-309
Battista da Treviso ( degli Amorevoli), recitava le parti di donna sotto nome
n Italia e precisamente a Padova. Lo troviamo il 1584 nella Compagnia degli Uniti, come si rileva dalla seguente lettera da F
padre, et far si che possiamo venir liberamente a servirla. A questa degli Uniti seguì, ventiquattr’ ore dopo, una lettera d
za, 24 novembre 1587. Di V. A. Ser.ma humiliss.mo servitor Battista degli Amorevoli da Treviso detto la Franc.na Comico
20 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Enea in Troia »
llo; ed esso ne vien dipoi tirato dentro in mezzo ai balli e ai canti degli Troiani: … circum pueri innuptaeque puellae Sacr
Troiane, le quali tutte paurose e supplichevoli abbracciano le statue degli dei. Vedesi da un lato entrare il vecchio Priamo
Troia, tutti congiurati a sovvertirla. Partito Enea, seguita un coro degli medesimi dei e un ballo di Furie. Nell’Atto quint
l fondo del teatro risplendere l’aureo Campidoglio; e seguita un coro degli dei e un ballo degli geni protettori di Roma. 6
splendere l’aureo Campidoglio; e seguita un coro degli dei e un ballo degli geni protettori di Roma. 62. [N.d.r.] Nell’ediz
21 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo II. La Poesia Drammatica a imitazione degli antichi rinasce in Italia nel Secolo XIV. » pp. 188-193
Capo II. La Poesia Drammatica a imitazione degli antichi rinasce in Italia nel Secolo XIV. L’am
tezza gli studi scenici, e vi si coltivarono giusta la forma regolare degli antichi da quelli stessi gran letterati, a’ quali
mistà si gloriava questo principe de’ nostri lirici, come il principe degli oratori latini di quella di Roscio, a cui lo comp
in Alemagna. Varie cronache rapportate dal Menkenio nel tomo II e III degli scrittori delle cose germaniche riferiscono, che
libro Inglese intitolato il Compagno del Teatro, o Dettaglio istorico degli Scritori Drammatici della Gran Brettagna presso l
22 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Conchiusione » pp. 438-442
Conchiusione Mirandosi la prospettiva degli spettacoli scenici di tante nazioni, vi si scerne
Atene e Roma, e oggi usasi in Italia e Francia. Senza dubbio i drammi degli spagnuoli e inglesi contengono un’arte men delica
ata, ma pel gusto di que’ popoli hanno un merito locale; i drammi poi degli antichi greci e romani, e de’ moderni italiani e
inanza nella maggior parte delle nazioni culte, non temono gl’insulti degli anni, e posseggono una bellezza che si avvicina a
o e sensato abate Fraguier nella nota contesa intorno alla preminenza degli antichi e de’ moderni, «et plût à Dieu qu’il se p
23 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO PRIMO. Antichità Etrusche fondamento delle Romane. » pp. 2-8
iurie del tempo che di tenebre l’ avvolse, e ci rapì ancora la Storia degli Etruschi che ne avea in greco distesa in venti li
un ordine diverso da quelli che ci tramandò la Grecia, ma le reliquie degli antichi edificii che in parte esistono ancora ne’
si i rottami fralle antichità della città di Volterra5, Del magistero degli Etruschi nel dipingere, oltre ai vasi coloriti, d
i. E per le cose sceniche troviamo mentovate le tragedie e la ludicra degli Etruschi, e ci si dice che le donne ancora rappre
o fatto coll’ aratro tirato da un toro e da una vacca13. A imitazione degli Etruschi aggiunse Romolo il pomerio nella sua cit
24 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO III. La Poesia Drammatica ad imitazione della forma ricevuta dagli antichi rinasce in Italia nel secolo XIV. » pp. 125-139
a libertà, e de’ governi moderati che ritornarono in Europa per mezzo degli stessi Italiani. E ciò fra noi venne a produrre n
gua latina, l’aver richiamata in Europa la drammatica giusta la forma degli antichi. Egli compose due tragedie latine, cioè l
a in Verona ed in Padova. Tutto ciò si finge avvenuto nell’intervallo degli atti, ed è affare di non pochi giorni. Il coro de
alia sin da’ primi lustri del XIV secolo tragedie fatte ad imitazione degli antichi. Reca diletto il poter vantare un Petrarc
amicizia gloriavasi il principe de’ Lirici Italiani, come il principe degli Oratori Latini di quella di Roscio, a cui lo comp
un codice a penna una commedia di Pier Paolo Vergerio il vecchio, uno degli accreditati filosofi, giureconsulti, oratori ed i
si fossero scritti in Italia componimenti drammatici giusta la forma degli antichi (che meraviglia? Anche una tragedia post
25 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO II. La Poesia Drammatica ad imitazione della forma ricevuta dagli antichi rinasce in Italia nel secolo XIV. » pp. 32-40
la libertà e de’ governi moderati che ritornarono in Europa per mezzo degli stessi Italiani. E ciò fra noi venne a produrre n
gua latina, l’aver richiamata in Europa la drammatica giusta la forma degli antichi. Egli compose due tragedie latine, cioè l
a in Verona ed in Padova. Tutto ciò si finge avvenuto nell’intervallo degli atti, ed è affare di non pochi giorni. Il coro de
alia sin da’ primi lustri del XIV secolo tragedie fatte ad imitazione degli antichi. Reca diletto il poter vantare un Petrarc
amicizia gloriavasi il principe de’ lirici Italiani, come il principe degli oratori Latini di quella di Roscio, a cui lo comp
un codice a penna una commedia di Pier Paolo Vergerio il vecchio, uno degli accreditati filosofi, giureconsulti, oratori e st
si fossero scritti in Italia componimenti drammatici giusta la forma degli antichi (che maraviglia, se una tragedia posterio
26 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO V. Continuazione del teatro Latino. » pp. 222-242
elle Bacchidi del medesimo, altro non sono che il corpo o coro intero degli attori, il quale con pochissimi versi nella fine
eva ammettere, ed anche trabeata, così detta dall’antica trabea reale degli auguri e de’ re. Questo genere di commedia togata
e godevano della Romana cittadinanza, e nella lingua nativa del paese degli Osci donde venne; ma dopo alcun tempo verisimilme
offaggine e fatuità. Il dotto Anton Francesco Gori riconosce il Macco degli antichi in una figurina trovata nel Monte Esquili
’ Cavalieri, corrispondono alla goffaggine e alla stolidità del macco degli Atellanarii. II. Quali attori in Roma si repu
II. Quali attori in Roma si reputassero infami. In proposito degli attori delle Atellane vuolsi osservare che tra’ p
aggiustatamente la persona di Agamennone147. Tale era l’ accuratezza degli esperti pantomimi antichi (Nota XIX). Altre delic
sere costui stato esiliato, per avere dalla scena mostrato a dito uno degli spettatori che lo beffeggiava. Ebbe egli poi tant
ero ancora, che i pantomimi influirono negl’ interessi e nell’origine degli odii de’ Guelfi e de’ Ghibellini quanto v’influì
è di quella spezie di tramezzo fatto da’ mimi o ludioni fra il riposo degli atti, vedasi Adriano Turnebo Adversariorum lib. I
136. Lo stesso autore nella V. di Ner. c. 4. 137. V. Tacito nel XV degli Annali. 138. Suetonio nella V. di Ner. c. 11. 1
i Annali. 138. Suetonio nella V. di Ner. c. 11. 139. Tacito nel XVI degli Annali. 140. Macrobio ne’ Saturnali lib. II, c. 
27 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo terzo »
ione, e nemmeno lo sarà dei teatri per chiunque versato nella lettura degli antichi sappia ch’essi erano altrettante scuole,
nto de’ salmi, che poco differiva dalla pronunzia ordinaria, o quello degli inni, che eseguivasi a due cori da’ Terapeuti, sp
itmo strettamente congiunta. Così rovinò il sistema poetico, e musico degli antichi invece del quale nuova poesia successe ba
rmo nella sua prima origine era il perfetto genere chiamato diatonico degli antichi, il quale, o per la maggior divozion de’
permetta scoprir l’abbaglio di questi critici. “Organari” nello stile degli scrittori del basso secolo non vuol dire suonar l
pretende ch’egli aggiugnendo al diagramma, ovvero sia scala musicale degli antichi, che costava di quindici corde, la senari
entato a’ suoi tempi26. S’asserisce ch’ei precedesse a tutti nell’uso degli strumenti musicali chiamati polipettri, quali son
della musica? Perché tal oscurità circa il tempo delle invenzioni, e degli inventori? Si risponde che ciò è provenuto dalla
l loro nascere, ovunque si formano dipersè, e non per pura imitazione degli altri (nel qual caso la faccenda procede altrimen
uel dato paese, come cel dimostra l’esempio di molti popoli selvaggi, degli Scandinavi, de’ Messicani, de’ Peruviani, de’ Chi
ssione del nostro Signore, le gesta di Maria Vergine, di San Lazzaro, degli Apostoli, ed altri argomenti sacri tratti dalla D
ciò che si dice, nelle feste di Bacco fra il tripudio e l’allegrezza degli agricoltori. Giudicandosi poscia cotai luoghi men
i. Di ciò due ne veggo esser state le cagioni. La prima la differenza degli autori di esse rappresentazioni nei diversi paesi
, le quali congiugnevano con un sommo ingegno una perfetta cognizione degli affari politici, e delle opinioni che conveniva i
za educazione. I Preti, che per lo più erano gli autori e i direttori degli spettacoli, non venivano eccettuati. Si riputava
uenza dovesse avere tanta, e sì universale ignoranza sulla formazione degli spettacoli. [10] La seconda cagione più sottile,
la divinità, la quale bisognava sfigurare per accomodarla ai capricci degli uomini. Da tanti errori le belle arti ritraevano
protetti dal cielo; in questo mentre, io dico, si vedeva Giove padre degli dei dipinto ne’ pubblici templi della medesima ci
tutti gli dei d’Omero, e giustificava pienamente il preteso paradosso degli Stoici: «che il Saggio è superiore a Giove». Perc
enzioso dialogo tra Ercole e Bacco per conoscere qual conto facessero degli dei tanto il poeta, che metteva in bocca loro sim
avvicinarle agli occhi suoi, accomodar la natura divina alle passioni degli uomini, e far un materiale spettacolo della più s
i de’ secoli, e fin dove possa giugner l’abuso che fa talvolta l’uomo degli oggetti più rispettabili. [16] Memoranda sarà mai
angiare e bere presso al sacerdote che celebrava la messa, di mettere degli escrementi negli incensari, e di profumare il pop
rle, era tenuto eretico e degno di scomunica. Non vi mancavan nemmeno degli apologisti, che in aria posata e ragionatrice ne
la musica ecclesiastica con discapito della religione, con iscandalo degli esteri, e con irreparabile iattura del buon gusto
28 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosettimo, ed ultimo »
rarci nella natura del gusto dominante, di risalire fino alle cagioni degli abusi, d’indicare paratamente i rimedi, e di ridu
st’opera era di parlare principalmente dell’arte, e sol per incidenza degli artefici: così non s’è creduto opportuno il far m
oltà. Per altro l’abuso sorprendente che di tali obbietti fanno i più degli artisti, i quali non gli adoperano le più delle v
ale. Dico così perch’io imprenderò a trattare lungamente della musica degli antichi, e di quanto ha relazione con essa. Confe
ice ho veduto operarsi i più meravigliosi effetti. Il trocheo al dire degli antichi grammatici è un piede saltante, leggiero,
li comunicai le mie esperienze) accordarsi esattamente l’osservazioni degli antichi colla natura, e gli esempi miei colle oss
ioni degli antichi colla natura, e gli esempi miei colle osservazioni degli antichi. [5] Io debbo qui avvertire, o Signore, c
appresso esservi dei monosillabi assai più lenti e più tardi gli uni degli altri, e ad esempio ci addita le parole “stant tr
eca, che per la sua bellezza meritò d’essere considerata come l’opera degli dei, altro non fu che l’opera de’ musici. Del res
ra gli eruditi, e che non può ancora dirsi spenta intorno alla natura degli accenti. Isaacco Vossio e il Padre Montfaucon fur
niente la sua quantità, ed io non capisco il perché la maggior parte degli eruditi s’ostinano a slungare una sillaba che sar
una che possa dirsi superiore ad ogni altra, e che le diverse qualità degli idiomi essendo puramente arbitrarie e dipendenti
i o più dolci, più lenti o più rapidi, più deboli o più forti gli uni degli altri. Prescindendo da ogni pregiudizio il suono
re. Il dorico pien di forza e di maestà fu consecrato a Giove sovrano degli dei e degli uomini, il corintio che spira eleganz
o pien di forza e di maestà fu consecrato a Giove sovrano degli dei e degli uomini, il corintio che spira eleganza e dilicate
corintio che spira eleganza e dilicatezza fu destinato a Venere madre degli amori e delle grazie; e quest’attenzione ch’essi
aggiore. Potremmo eziandio comparare allora i nostri tuoni con quelli degli antichi, e venirne a capo, avvegnacchè io non pos
me l’accento, le inflessioni, il meccanismo della lingua, e i costumi degli Italiani differiscono dalla prosodia, dai costumi
via rilevato delle dubbiezze, delle oscurità, delle contraddizioni, e degli sbagli. Ardisco adunque di ravvivare la disputa c
nziato al compositore. Cercherò di render note le particolari energie degli accordi risguardati dalla parte delle proporzioni
raevano dagli Egiziani unita alla maniera di metterla in opera. I più degli autori moderni che han trattato di tale materia,
ssa col mio soggetto, sendochè il canto era inseparabile dalla poesia degli antichi, appo i quali l’arte di comporre in versi
del piacere ch’esse ci apportano. Nel secondo si parlerà de’ suoni e degli accenti della voce umana considerati come la mate
imo L. 2. c. 6. Aulo Gellio riporta, seguendo Tucidide, che la musica degli spartani era maestosa e tranquilla, meno atta a r
nei silenzi animati ed energici, nella dolcezza, varietà e leggiadria degli accompagnamenti; nondimeno bisogna confessare che
29 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »
al è la musica greca, che ora esiste solamente nella testa orgogliosa degli eruditi, e che realmente non sappiamo cosa ella s
unque non può paragonarsi Roma antica con la moderna? La legislazione degli Spartani non si vede più, quella de’ Viniziani è
più come un occupazione dilettevole bensì, ma sempre inutile al bene degli stati. Egli è evidente però che nello stesso modo
arà bene il confermarle qui con nuovi fatti e con nuove testimonianze degli antichi scrittori. Che i Greci, massimamente i pr
ella Grecia si fece della musica fu alle cerimonie religiose in onore degli dei». Gli oracoli si rendevano in musica, cioè ca
niva consecrato il sistro, e la sampogna a Pane. Anche Giove il padre degli dei si vedeva in qualche tempio d’Atene colla lir
itrione, e da un altro di Terenzio nell’Andria. La prima introduzione degli spettacoli scenici in Roma fa vedere che anche in
estilenza non seppero trovare altro espediente onde placare lo sdegno degli dei, che quello di chiamare dalla Toscana gli ist
attanzio Firmiano nel libro sesto delle istituzioni: «La celebrazione degli spettacoli sono feste de’ numi, e si fanno per so
za civile? Lo stesso dicasi delle rappresentazioni sceniche. I drammi degli antichi avevano per oggetto il dilettare e l’istr
he vi sarà forse andato col disegno d’incivilire que’ popoli al suono degli strumenti come faceva Orfeo, o d’ispirare i princ
atura; il peggio si è che manca nella storia, per la quale basta aver degli occhi, e volontà di leggere. È falso che i drammi
ombra di Dario, ed un corriere, lo stesso si dica delle Supplicanti e degli altri componimenti di quel poeta. Sofocle, il qua
intento». Che ne dice dopo tutto ciò il baldanzoso ed erudito Minosse degli altrui libri? GIORNALISTA. [22] «Una cagion fort
’armonia, e facendo vedere che la moltiplicità delle parti, la natura degli intervalli e l’intrinseca repugnanza che regna ne
iscorrere in aria” l’appigliarsi all’autorità de’ più distinti poeti, degli storici più celebrati, de’ più sensati filosofi e
dia colle altre passioni, ma le virtù eziandio e i vizi e la sapienza degli uomini; quando Ateneo ci assicura che gli Arcadi
e possanza che acquistò l’armonica facoltà sulle menti e sulle azioni degli antichi Greci; quando Burney, il più accreditato
formiamo di essa, e che avvezzi fossero a veder operati dalla melodia degli effetti sconosciuti ai moderni? E con quali ragio
uali badano soltanto al numero delle sillabe e all’acutezza e gravità degli accenti. In secondo luogo è una scempiaggine il p
ontrastabili. Nulladimeno siccome nel mondo di quaggiù l’aspettazione degli uomini resta sovente delusa, così sarà bene il di
l’accigliato estrattista) perché il resto non è che una replicazione degli antecedenti ‌ 206 ». Ora a chi dovranno prestar f
erali della decadenza del melodramma non ho fatto un trattato teorico degli intervalli. GIORNALISTA [52] «Ritornando poi a p
quando si tratta di produrre il vero patetico ovvero sia l’imitazione degli affetti umani. Per quanto le cantilene subalterne
ntervalli per cui scorrono quelle sono di natura differente da quella degli intervalli per cui camina questa: È impossibile a
schia di forze, una ripugnanza, un contrasto tra la privativa energia degli intervalli e delle parti, il quale impedisca d’ec
ve non andavano, non hanno mai coperta la voce colla troppa affluenza degli strumenti, non hanno ecc.» RISPOSTA. [64] Se i d
passaggi dove non ci andavano, coprono la voce colla troppo affluenza degli strumenti, hanno ecc. ecc. GIORNALISTA. [65] «Eg
ppo frequente di esse comparazioni è risultato il troppo affollamento degli strumenti, e per conseguenza il prossimo pericolo
sono legati fra loro e quasi direi in dipendenza scambievole gli uni degli altri; quindi è impossibile il conoscerne un solo
tandosi dal buono stile e dagli ottimi esemplari, o l’inquieta smania degli ascoltanti, che infastiditi delle cose passate e
resso certa classe di censori; i quali veggono ne’ libri i pensamenti degli autori come gli itterici veggono negli oggetti la
tanti altri compositori o esecutori ptù giovani, che sotto la scorta degli accennati maestri coltivano quest’arte deliziosa
il seguente paragrafo? «Essa è l’unica parte della musica che cagioni degli effetti morali nel cuor dell’uomo, i quali oltrep
a vista né straordinario, né difficile ad ottenersi, è nulla meno uno degli sforzi più grandi, ch’abbiano fatto i moderni ita
in queste parole neppur un’ombra di contraddizione? Ho detto che uno degli sforzi più grandi che abbiano fatto i moderni ita
agionare gli costa fatica, tralasci di fare il censore e il Radamanto degli altrui libri colla sicurezza che la repubblica le
di pressoché tutte le virtù politiche, ha fatto nascere la frequenza degli spettacoli (…). In ogni piccola città, in ogni vi
eatro, ma egli è ben certo che l’abbondanza dei teatri e la frequenta degli spettacoli quando però non sia eccessiva, prova p
più che in passato abbonda di teatri e di spettacoli, abbonda ancora degli ornamenti più essenziali, cioè di Università, di
di pressoché tutte le virtù politiche, ha fatto nascere la frequenta degli spettacoli.» Per distruggere la mia asserzione il
politiche, e che l’amor del piacere non ha fatto nascere la frequenta degli spettacoli. In luogo di ciò pianta fin da princip
in tutto differente, cioè che l’«abbondanza de’ teatri e la frequenta degli spettacoli provano l’avanzamento delle virtù poli
, la conseguenza doveva essere l’abbondanza de’ teatri e la frequenza degli spettacoli provano l’avanzamento delle virtù poli
ossa dirsi fortunata». Non vi par che l’estrattista giuochi al giuoco degli spropositi, e che interrogato “perché fa caldo ne
iche generate in Italia dall’abbondanza de’ teatri, e dalla frequenza degli spettacoli, ch’era ciò che doveva provarsi. «De’
poca giustizia negli stranieri, per credere che in Italia vi saranno degli Spedali, delle Scuole, delle Stamperie e delle Un
strarsi falsa cioè: l’«amor del piacere ha fatto nascere la frequenta degli spettacoli»? La dialettica del Manfredini ha l’ar
non sa accompagnarsi colla poesia senza portar seco tutto il corredo degli abbigliamenti, e per conseguenza senza opprimere
olo non riesca d’una insofferibiie lunghezza. Dalla forza ed evidenza degli accennati motivi è venuta ai poeti la quasi neces
e i classici esemplari dalla nostra musica, da loro anziché da quella degli inventori del buon gusto? O se Pergolesi e Leo de
ere Clementino Vannetti, che potrebbe chiamarsi il Lauso e il Zerbino degli odierni paladini del calamaio. Noi forse passerem
30 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 240
mpiuto, il perdono del padre. Ma così non fu ; chè alle supplicazioni degli sposi, alle affettuose intromissioni degli amici,
u ; chè alle supplicazioni degli sposi, alle affettuose intromissioni degli amici, egli ebbe a dichiarare sua figlia morta pe
31 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »
e dell’umano spirito. né giusto sarebbe incolpare le arti pei difetti degli artefici. Perlochè avendo io divisato di far cono
ostante, né ai capricciosi maestri. S’accrebbe il numero e la qualità degli strumenti, gli accompagnamenti divennero poco a p
nzione. Dal Lampugnani in quà questa parte del melodramma ha ricevuto degli accrescimenti che oltrepassano ogni credenza. Si
ne dello spettatore; imperocché altro egli non sentendo che il romore degli stromenti, né sapendo a quali parole, a quai sent
diletto se non gli perviene ai sensi accompagnata dal colorito forte degli strumenti. Il quale riflesso fa più d’ogni altra
n mormorio cupo ed agitato delle corde più basse, col suono piagnente degli stromenti da fiato, con modulazioni rapide, veloc
icchiscono le sue arie, e che tante e sì leggiadre pitture contengono degli oggetti fisici della natura, hanno per necessità
necessità dovuto aprire un vastissimo campo all’uso, varietà e forza degli strumenti. Il suo spirito dotato, a così dire, di
ei lampi, l’albeggiare della rosata aurora e l’armonioso canticchiare degli augelli. Siffatta incombenza appartiene piuttosto
e altresì il servire di supplemento alla voce umana nella espressione degli affetti. Il canto non basta più volte per far cap
tutta l’agitazione onde vien lacerata l’anima del personaggio. Havvi degli accessori nelle passioni, dei contrasti fra le id
rattive. [15] La terza è quella smania d’introdurre dappertutto l’uso degli stromenti separati dal canto, e principalmente ne
o concertino. Facendo altrimenti crederebbonsi banditi dal consorzio degli uomini, e scaduti per sempre dalla protezione del
le mi sembra necessaria non che opportuna a sedar il confuso mormorio degli uditori, a svegliar la loro attenzione, e a prepa
servarsi dai maestri colla dovuta accuratezza lo scambievole rapporto degli strumenti fra loro, e colla natura dell’oggetto c
sinfonia di bicchieri. Niente in oggi di più comune che il mischiare degli strumenti, l’azione dei quali si distrugge a vice
erché niun altro è così acconcio a render dei suoni analoghi a quelli degli altri strumenti. Suonato con forza imita il pieno
strumenti da corda e da arco s’impiegano nella orchestra a preferenza degli altri, e servono come di fondamento all’armonia.
chestra, che suonato in qualche occasione a solo, o fra gl’intervalli degli strumenti, o anche con un leggiero accompagnament
be supplire ai silenzi energici del cantore. Molti e singolari esempi degli indicati difetti si trovano nelle composizioni de
bito passare senza fermarsi alla conseguenza “Mora dunque”? Il giuoco degli strumenti prima del “mora” è non per tanto un con
uditore non gli avesse intesi abbastanza, o si parlasse il linguaggio degli ottentoti, di cui la musica ne fosse il dizionari
rà (e a che non rispondono i maestri?) che la colpa non è di loro, ma degli ascoltanti che chiedono con furore la replica. Ma
le! E questa si chiama musica drammatica! [38] Un altro sommo difetto degli odierni maestri quello è di poco o nulla studiare
eseguirsi se non da chi si è molto avanti inoltrato nella cognizione degli uomini, nasce ciò che s’appella in musica “espres
erundio 138,‌ il quale trovava nella storia di Taltoc, idolo ridicolo degli antichi Messicani, tutta l’applicazione per la pr
e, o la grammatica della musica, e servono piuttosto a non commettere degli errori che a produrne delle vere bellezze. Si può
ntender bene la propria lingua, ravvisar la più acconcia collocazione degli accenti, la prosodia più esatta e la connessione
e nel meccanismo della versificazione a fine di conoscer la diversità degli stili, e la maniera di eseguirli nella musica, no
vesse cercare un emblema che rappresentasse al vivo il maggior numero degli odierni maestri di cappella, io crederei di averl
lle arti senza la speditezza dei metodi, i quali per la maggior parte degli uomini sono ciò ch’è la bussola per le caravane c
di pressoché tutte le virtù politiche, ha fatto nascere la frequenza degli spettacoli. Da questa è poi venuta la sazietà del
i, alle bambocciate e alle caricature de’ compositori moderni. Ognuno degli spettatori si trova attaccato dalla stessa malatt
ralezza la novità e la sorpresa che cagionavano il suo piacere, cerca degli altri tuoni più piccanti, che risveglino, a così
giudizio pubblico le opinioni, gli errori, le verità, e le produzioni degli artefici, allora una licenza illimitata produce l
e per la forza, vigore, e chiarezza del suono, per l’opportuna scelta degli ornamenti, per la nobiltà del suo stile e per div
tanti altri compositori o esecutori più giovani, che sotto la scorta degli accennati maestri coltivano quest’arte deliziosa
ue parti, ed alcuni antichi pregiudizi tolti di mezzo per sostituirvi degli altri bastano a caratterizzar il buon gusto d’un’
agli osservatori sagaci il languore e la povertà della maggior parte degli individui. 131. [NdA] Gluck nella Prefazione al
32 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 471
a, coi capi migliori di quelle già esistenti, che si sarebbe chiamata degli Uniti Confidenti, dopo il rifiuto motivato de’con
to di S. A. Il D’Ancona in Giulia Bolico vedrebbe quella Giulia Brolo degli Uniti che firmò il 3 aprile 1584 da Ferrara una l
33 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 325
o di Monsignor Galli, in Ferrara dei Cardinali Cibo e Spada, in Imola degli Eminentissimi Acquania e Borromeo, e altrove. Ma,
arsene, e ricorsero allo strattagemma di proporre la rappresentazione degli « infelici amori della Regina d’ Inghilterra », p
34 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo V. Stato de’ Teatri in Francia, Inghilterra, e Alemagna nel medesimo Secolo XVI. » pp. 242-251
della Passione e i clerici o scolari a divertir la Francia. I Misteri degli Atti degli Apostoli e l’Apocalisse di Luigi Chocq
one e i clerici o scolari a divertir la Francia. I Misteri degli Atti degli Apostoli e l’Apocalisse di Luigi Chocquet si rapp
onvertirsi in ospedale. Se gli sforzi di quel re, amante del sapere e degli uomini di lettere, non giunsero a sgombrar la neb
i, che introdusse in Francia il gusto e la magnificenza delle feste e degli spettacoli, nel 1561 ne fé rappresentar diversi i
si in Fontainebleau, e fra gli altri una commedia tratta dall’Ariosto degli amori di Ginevra, verseggiata in parte dal poeta
capi della corte vi fu rappresentato il Palazzo d’Apollidon, e l’Arco degli Amanti Leali, argomento preso dagli antichi roman
Brantome nel Discorso su Carlo IX, tom. IV. 170. Vedi il XIII libro degli Annali di Uberto Leodio presso Bayle.
35 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Teatro di Eschilo. » pp. 75-103
la tragedia. Come poeta eccellente seppe con arte e facilità maggiore degli antecessori trasportar le favole Omeriche al gene
utti e mal fermi che sovente cedevano al peso e cadevano con pericolo degli attori e degli spettatori meno lontani. Eschilo a
i che sovente cedevano al peso e cadevano con pericolo degli attori e degli spettatori meno lontani. Eschilo abbigliò ancora
i gesti e i movimenti del Coro che danzava e cantava negl’intervalli degli atti togliendone la direzione agli antichi maestr
ero degl’individui del Coro musico e ballerino per accrescerne quello degli attori degli episodii, e con questa seconda class
vidui del Coro musico e ballerino per accrescerne quello degli attori degli episodii, e con questa seconda classe di rapprese
ella gioventù curiosa, e senza arrogarci l’autorità e l’infallibilità degli oracoli, andremo brevemente esponendo le bellezze
uo dolore. Prorompe in compassionevoli querele l’infelice benefattore degli uomini immeritamente punito della sua beneficenza
da’ tronchi, viveano come le belve rintanati negli antri. L’episodio degli errori della misera Io trasformata in giovenca ac
rte al pari di chi nacque in Grecia; tale essendo l’arte incantatrice degli antichi posseduta da ben pochi moderni, che la pi
da questo avviso chiunque si senta rapire dall’autorità de’ Nisieli e degli Scaligeri, purchè non mi si ascriva a delitto il
36 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO V » pp. 4-31
elle Bacchidi del medesimo, altro non sono che il corpo o coro intero degli attori, il quale con pochissimi versi nella fine
eva ammettere, ed anche trabeata, così detta dall’antica trabea reale degli auguri e de’ re. Questo genere di commedia togata
e godevano della Romana cittadinanza, e nella lingua nativa del paese degli Osci donde venne; ma dopo alcun tempo verisimilme
goffagine e satuità. Il dotto Anton Francesco Gori riconosce il Macco degli antichi in una figura trovata nel Monte Esquilino
’ Cavalieri, corrispondono alla goffaggine e alla stolidità del Macco degli Atellanarii. II. Quali attori in Roma si r
II. Quali attori in Roma si reputassero infami. In proposito degli attori delle Atellane vuolsi osservare che tra’ p
sser costui stato esiliato, per avere dalla scena mostrato a dito uno degli spettatori che lo beffeggiava. Ebbe egli poi tant
vero ancora che i pantomimi influirono negl’interessi e nell’origine degli odii de’ Guelfi e de’ Ghibellini quanto v’influì
è di questa spezie di tramezzo fatto da’ mimi o ludioni fra il riposo degli atti, vedasi Adriano Turnebo Adversariorum lib. I
. Lo stesso Suetonio nella Vita di Nerone, c. 4. b. V. Tacito nel XV degli Annali. c. Suetonio nella Vita di Nerone, c. II.
Annali. c. Suetonio nella Vita di Nerone, c. II. d. Tacito nel XVI degli Annali. a. Macrobio ne’ Saturnali lib. II, c. 7
37 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IX. Teatro di Euripide. » pp. 134-207
ide. Era Sofocle già vecchio, quando Euripide lasciata la palestra degli Atleti, tutto si dedicò alla poesia tragica, e di
l’amichevole contesa di Pilade e di Oreste. Ifigenia in Aulide è uno degli argomenti da Euripide maneggiati con forza e bell
quinto; ed il quarto comincerebbe dalla scena quinta. Ma la divisione degli atti non mi sembra la cosa più essenziale per con
atti non mi sembra la cosa più essenziale per conoscere l’eccellenza degli antichi tragici. E che importa che una situazione
cambio di Admeto suo marito, desidererei che gli stupidi biasimatori degli antichi leggessero attentamente l’atto secondo pe
ltre, a manierarla, a preferire al vero lo specioso. Questo confronto degli autori antichi e moderni in un medesimo argomento
E forse da queste critiche esagerate su i difetti più che su i pregi degli antichi proviene la moderna non curanza delle fav
rna non curanza delle favole greche, e l’idolatria per le romanzesche degli ultimi tempi. Con altro disegno leggeva i Greci i
orto il marito.» «Euripide ha saputo conservare il pudore del poeta e degli attori. «In Racine l’interesse dominante si divid
!»  «Niun tratto, niun movimento, niun dialogo che raffreddi la pietà degli spettatori.».  «Giovane, ornato di nobili costumi
ito bel parallelo un prezioso monumento del buon gusto e del giudizio degli ottimi critici della Senna, possa divertirsi con
dotto Le Batteux col bello-spirito La Vilade. Questo moderno derisore degli antichi si mostra nauseato di quel l’Ippolito che
con maggior gentilezza il resto de’ Greci, de’ Latini, degl’Italiani, degli Spagnuoli e degl’Inglesi. Per lui Erodoto narra d
olle sessanta pagine del Cavaliere di Saint-Mars sopra la letteratura degli antichi. Per quest’originale de’ Marchesini della
lla giusta vendetta presa da Ercole contro il tiranno Lico oppressore degli Eraclidi: negli ultimi due atti cambia di oggetto
e si accende aspra guerra tra gli Ateniesi e gli Argivi, per cagione degli Eraclidi, cioè de’ figliuoli di Ercole, onde pren
ginnasmi intento tratto tratto a mettere in vista i più lievi difetti degli antichi, ed ora ad ingrandirli ora ad immaginarse
o, che comprenda più azioni seguite in molti anni. E pure la tragedia degli Eraclidi ne contiene una sola, cioè la vittoria r
contiene una sola, cioè la vittoria riportata sopra Euristeo a favor degli Eraclidi, e ristretta dentro un discreto periodo
di tempo. Ecco quello che vi si legge. Gli Argivi armati alla rovina degli Eraclidi, stando a’ confini di Atene mandano un a
rifizio di una vergine illustre, perchè gli Ateniesi possano trionfar degli Argivi, apporta una rivoluzione interessante, fac
a. Nel l’atto IV riceve la notizia della vittoria d’Illo e di Iolao e degli Ateniesi, avvelenata però da quella della fanciul
i viltà per ottener la vita; ma Alcmena inesorabile, contro il parere degli Ateniesi stessi, lo manda a morire. In questa tra
e possa ridondare in onore di Atene sua patria. Sul medesimo soggetto degli Eraclidi, espresso mirabilmente da Panfilo celebr
ne di Troja. L’immortale Metastasio, fino discernitore delle bellezze degli antichi, si vale di questa scena di Euripide nel
sa tralle tragedie perdute fu la sua Andromeda per la strana malattia degli Abderiti avvenuta a’ tempi di Lisimaco. Era quest
un dolore sì vivo e sì vero, che non meno per ciò si rendè meritevole degli applausi della posterità che per aver prodotto l’
rtire con giusta ragione i personaggi: conveniamo in somma del merito degli antichi e de’ moderni nel proprio genere. Ma lasc
l’edizione di quest’opera del 1787 feci alcun cangiamento sulle pause degli atti di questa tragedia, e stimai ben fatto avver
a il poeta valendosi de’ privilegii della poesia fa che la protezione degli Eraclidi si prenda dai di lui figli Demofonte e A
38 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 300
Venezia. Passò poi con Onofrio Paganini, e recitava il 1748 al Teatro degli Obizzi in Padova, ove s’acquistò molta lode, spec
acer le altrui memorie, i fasti rammentar de' Numi istessi : I giorni degli Eroi colle vittorie in un fascio di scene avere a
39 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO VI. Maschere materiali moderne. » pp. 265-269
ti gli originali delle acutissime barbe de’ Pantaloni, e de’ visacchi degli Arlecchini. Le maschere moderne coprono il solo v
lla parte della rappresentazione, cioè il cambiare il volto a seconda degli affetti, mal potevasi esprimere dagli antichi Ros
te che Pietro Chiari pedantescamente pretese giustificare le maschere degli strioni moderni coll’esempio delle antiche sosten
40 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO III. Maschere materiali moderne. » pp. 263-266
vati gli originali delle acutissime barbe de’ Pantaloni e de’ visacci degli Arlecchini. Le maschere moderne cuoprono il solo
lla parte della rappresentazione, cioè il cambiare il volto a seconda degli affetti, mal potevasi esprimere dagli antichi Ros
ora che Pietro Chiari pedantescamente pretese giustificar le maschere degli strioni moderni coll’ esempio delle antiche soste
41 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CONCHIUSIONE. Dell’antica storia teatrale. » pp. 239-246
ntica storia teatrale. Tale fu del mondo conosciuto l’antico stato degli spettacoli teatrali. L’utile curiosità congiunta
li dalle guerriere ed eroiche. Tutti poi, senza che gli uni sapessero degli altri, i popoli sotto la linea o nelle opposte zo
loro nazione efficacissima, cioè la forza del fato e l’infallibilità degli oracoli consacrati dalla religione. Posero essi i
gonarsi punto con chi maneggiò un’ altra specie di commediaa, e degna degli applausi di una libera fiorente democrazia appunt
42 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »
di toccar principalmente que’ punti ne’ quali consistendo a giudizio degli uomini saggi la sua maravigliosa possanza, poteva
sua per ogni riguardo maravigliosa dissertazione intorno alla musica degli Antichi; pure sono molto pregievoli per quella et
porta seco parecchi altri raggi colorati acconci ad invaghir l’occhio degli esseri animati. L’osservazione replicata di tal f
che i nostri Apici sogliono pizzicar più vivamente il palato coll’uso degli aromati nelle vivande, o per valermi d’un’altra c
e fu di gran giovamento alla musica, quelle per la varietà e vaghezza degli accordi che introdussero, queste pel campo che ap
stravaganti, o inventate a capriccio, o tolte dalle figure simboliche degli egizi, con più altre fantasie chiamate da essi “e
a, poiché sebbene avanti a lui scusasse di farle coll’accompagnamento degli strumenti, esse altro non erano che volgari canti
a molte voci, erano più idonei a far risaltare la pienezza e varietà degli accordi che la soavità della melodia. Restavano i
uove musiche che più vantaggio ne trasse dal commercio e suggerimenti degli uomini letterati che da trentanni spesi nelle scu
ltre qualche canzonetta messa sotto le note, un discorso della musica degli antichi e del cantar bene indirizzato al Caccini.
hetto,          Ove rigando i fiori          Lento trascorre il fonte degli allori,          Prendea dolce diletto          C
d’Inferno. Ohimè! Che sull’Aurora          Giunse all’occaso il Sol degli occhi miei,          Misero! E sù quell’ora,     
a, e nella stessa guisa dalla troppo religiosa e mal intesa imitazion degli antichi è venuto che dovendosi dividere il dramma
che col fasto proprio della ignoranza vilipendete le gloriose fatiche degli altri secoli, ditemi se alcun si trova fra voi ch
né si veggono soltanto ne’ drammi del Rinuccini. Potrei citare molte degli altri autori, ma basti per ultima pruova una assa
attati alle mire dei compagni, e più colla sua autorità, collo studio degli antichi e colla dipendenza in cui teneva gli altr
in quest’altra. [30] Francatrippa, servo, vuol porre un pegno in mano degli Ebrei. Egli picchia alla porta del ghetto, mentre
ipio che serve di base ad ogni sistema musicale, e che servì a quello degli Egiziani, dei Chinesi, dei Greci, e di noi. 56.
ma anche per pensare, e che l’atto di pensare, apporta seco deduzione degli effetti da una tal causa, o cognizione riflessa d
e le altre col tutto. VI. Che appunto per l’indicata cagione il volgo degli uditori ascolta spesso con trasporto una musica,
43 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 8
Landini Raffaello. Di lui, il più celebre degli stenterelli moderni, nato a Firenze nel 1823, dis
gliante della ribalta - conclude Jarro con belle parole - dal fragore degli applausi passar, quasi senza intervallo, alla osc
44 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 412
anza, promettendo assai bene del suo avvenire artistico. Col soccorso degli elenchi, ho potuto ricostruire almeno in parte il
r troppo amore di fare, strafà ; mentre Vergnano….. (V.). L'incalzar degli anni accennava pur troppo a privarlo della vista,
45 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »
tà, accompagnati dalle loro moglie e dai loro figliuoli, a imitazione degli antichi Rapsodi della Grecia, o (ciò che sembra p
n si può aspettare veruna ricompensa.» Se in ogni tempo vi sono stati degli amanti che hanno divinizzate le loro belle, anche
he hanno divinizzate le loro belle, anche in ogni tempo vi sono stati degli spiriti forti che hanno bestemmiato contro alla l
5] Cade non per tanto da se medesima l’asserzione della massima parte degli scrittori francesi, i quali dicono che l’epoca de
rsa di pompose figure, e fraseggiata alla foggia orientale; la natura degli argomenti è così differente; così ne è lontano l’
si della musica e della poesia moderna, io dimando perdono ai fautori degli arabi se non ravviso abbastanza quella prodigiosa
a prodigiosa influenza che si pretende aver essi acquistata sul gusto degli altri popoli. [8] Chiunque vorrà prendersi il pen
i ruscelli, i fiori, la verzura delle campagne, e le penne variopinte degli uccelli. Nelle loro egloghe o “pastorelle” v’era,
Milano, Mantua, Vinegia e in Sicilia principalmente pella dominazione degli Angiovini ivi stabilita, dei quali non mi fermerò
uoi Tibulli d’un genere più dilicato, ella non ebbe mai né potè avere degli Alcei, dei Tirtei, dei Pindari, e degli Epimenidi
la non ebbe mai né potè avere degli Alcei, dei Tirtei, dei Pindari, e degli Epimenidi. Perché ciò? Perché una general corrutt
poeta e di musico l’importanza che gli davano i Greci, giacché invece degli Stesicori e dei Terpandri, che in altri tempi era
la loro lingua troppo fiacca per inalzarsi alla sublimità de’ Greci e degli orientali, e per le circostanze altresì della lor
iani al risorgimento delle Lettere. I Greci l’accelerarono pei codici degli antichi, che fecero maggiormente conoscere, e per
ono chimarsi in giudizio contro all’Italia, essendo tale la debolezza degli uomini, alla quale gl’Italiani al paro degli altr
ssendo tale la debolezza degli uomini, alla quale gl’Italiani al paro degli altri, e forse più degli altri partecipano, che c
degli uomini, alla quale gl’Italiani al paro degli altri, e forse più degli altri partecipano, che chiunque di patria e di li
icali quello fatto da Giovanni Bardi de’ Conti di Vernio a imitazione degli antichi Peani, o nomi Pitici, che si celebravano
a lui solo prevalersi del vero e del finto, della natura e dell’arte, degli esseri animati e degli inerti per dar una nuova m
el vero e del finto, della natura e dell’arte, degli esseri animati e degli inerti per dar una nuova mossa alla fantasia e un
issimi d’una lira che percossa dalle dita d’Orfeo svegliava ne’ petti degli ascoltanti l’ammirazione e l’allegrezza. «Io pian
ondir le vivande e d’illeggiadrir il convito facendo gustar al palato degli sposi le squisitezze inventate da lui, e che acqu
dramma eroico cantato dal principio fino alla fine. La maggior parte degli eruditi italiani Crescimbeni, Muratori, Nicio Eri
. «I frequenti esempi, che i provenzali aveano alla vista del poetare degli arabi, e la pochissima, o per dir meglio, niuna n
da loro ai riti, nomi, storia, costumanze, o che che altro si voglia degli arabi; Dunque, o nulla pruova il proposto argomen
il proposto argomento, o pruova in favore de’ Greci e Latini anziché degli arabi. II. «Gli arabi altre poesie non conoscevan
poli. Lo stesso dell’usanza de’ trovatori o giullari propria non solo degli arabi e de’ provenzali, ma sotto diversi nomi, e
ima origine dei giocolieri provenzali, come si può vedere, per tacere degli altri, nelle Riflessioni sul teatro francese del
ra che dipinge a gran tratti, che descrive la storia delle arti e non degli artefici, e che non è una biografia, né un sistem
ione del tuono, ovvero sia sul numero delle sillabe, e sulla porzione degli accenti, e questa propria di noi, e lo fu dei pro
meccanismo della versificazione settentrionale, ne adduce egli stesso degli esempi, ne cita i versi, e poi dimanda «dove trov
ch’egli avrebbe potuto e dovuto fare relative alla natura della gamma degli arabi paragonata colla nostra, alla disposizione
niuna allusione ai riti, costumanze, storia, letteratura e mitologia degli arabi, dalla niuna necessità dell’arabica comunic
addotta non fu dunque la poca analogia tra il timido e freddo poetare degli uni, e l’ardito e fervido degli altri. A che si d
alogia tra il timido e freddo poetare degli uni, e l’ardito e fervido degli altri. A che si dovrà attribuire, che il Signor A
meta si vedeano astretti a spezzarne i globi di cristallo per crearne degli altri diversi. 40. [NdA] Un moderno scrittore,
] Gli Italiani di quel secolo per una pedantesca, e profana imitazion degli antichi davano il titolo di “divino” a molti auto
l Tiraboschi sempre intento ad esaltar i suoi nazionali con discapito degli esteri si potrebbero appropriare quei versi del C
46 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosesto »
legislatore filosofo divenire molle possenti di rinforzo nel governo degli stati, e nella politica. [6] I Greci, che seppero
hi della gioventù maschile, e in presenza del rispettabile magistrato degli Efori, il quale autorizzava colla sua compostezza
oltà che dovevano sentire nel rappresentare, essendo privi dell’aiuto degli occhi e della fisionomia a motivo della maschera,
o requisito essenziale l’idioma de’ gesti è simile appunto ai simboli degli antichi egiziani, ovvero a quelli inintelligibili
nza cangiar il piano generale dell’azione sappia svegliar negli animi degli spettatori la novità che nasce dai diversi incide
i in aria di ripulsa, quel chiaro e facile riso interprete non dubbio degli ascosì desideri, insomma quell’inesprimibile atte
ballerini, come Aristotile e Orazio hanno scritto quelle de’ poeti e degli oratori. Ma lasciando cotal impegno (più utile e
inata occasione soltanto, o come un intermezzo frapposto nel silenzio degli atti. [15] L’unione delle belle arti e il fratell
llerino, contener la musica strumentale mille artifizi, mille pitture degli oggetti esterni che non possono essere rappresent
osalizio, un’allegrezza pubblica, una festa campestre, o nei funerali degli antichi, nei sagrifizi, nell’espiazioni, nei vari
ssi e radicati altamente non distruggono punto l’essenza inalterabile degli oggetti, così riguardando noi la bellezza delle a
ano di rapirmi il piacere del cuore per darmi in contraccambio quello degli occhi? I Greci, dai quali gl’Italiani si vantano
confusione di quelli che vorrebbono legittimare l’abuso coll’esempio degli antichi, che questi non introdussero mai la danza
al mondo si fanno intendere con tanta gratia e con tanta sodisfatione degli spettatori, ch’io per me non so s’ho veduto giamm
di buon senso, sparì il gusto dei balli allegorici insieme con quello degli acrostici, degli anagrammi, delle paranomasie, de
arì il gusto dei balli allegorici insieme con quello degli acrostici, degli anagrammi, delle paranomasie, degli equivoci, del
sieme con quello degli acrostici, degli anagrammi, delle paranomasie, degli equivoci, delle antitesi, e dell’altre argute put
er la prima volta conservar danzando la maestà propria d’un imperador degli abissi, e la fuggiasca Galatea, e il selvaggio Po
licando le sue lettere intorno alla danza, dove partendo dall’esempio degli antichi si cerca con molto ingegno e con eguale s
ne ultimo d’un’arte in se stessa nol riconoscerò più nelle operazioni degli artefici, se vedrò che le linee tirate da loro in
nde energia per generare l’interesse e l’illusione. Ciò che per mezzo degli occhi si tramanda allo spirito comunica, generalm
scosse più efficaci e più veementi che non sono quelle che per mezzo degli altri sensi vi si trasmettono; perocché gli altri
aturale scioltezza. Avvezzandoci ad una dissimulazione cui la malizia degli uomini rende necessaria, ci hanno parimenti inseg
anza intrinseca di mezzi proporzionati esporre agli occhi la legatura degli oggetti fra loro, né il risalto che acquistano da
mmi sul teatro pantomimico. Per tali devono stimarsi la maggior parte degli odierni balli che ad eterna infamia di Tersicore,
i, e divisano fra loro di rapirle. Quella ch’era arrivata l’ultima fa degli sforzi per sottrar se stessa e la sua compagna da
ché in esse riposte fossero l’imitazione della natura e l’espressione degli affetti, e non piuttosto nei muovimenti delle alt
ori non annoveri in oggi l’Italia) senza badare alla vera espressione degli affetti, quello è che ha rovinato la pantomima. A
diverrebono chiarissimi i cinesi gieroglifìci e la scienza simbolica degli egiziani. Potrei ad evidenza dimostrare quest’ass
osì dire, il palato, e insensibile il rendono al gusto più indebolito degli altri vini. Ella ha in se tutti i mezzi onde rend
’uno de’ miei lettori. Ned io contrasterò che atteso lo stato attuale degli spettacoli in Italia, dove la mancanza di ragione
rende pressocchè necessario un qualunque compenso, e attesa l’indole degli spettatori, cioè di que’ sibariti in materia di g
o seguitar a parlare nel silenzio degl’interatti mantenendo nel cuore degli spettatori le disposizioni che vi lasciò l’ultima
data dalle sue leggi invece d’avere per oggetto l’eccitar la fantasia degli Spartani coll’idea del godimento aveva anzi uno s
tralmente opposto. Conobbe egli che bisognava dar alle donne le virtù degli uomini perché quelle non dassero a questi le prop
rdere la pazienza ai suonatori. Tanto è vero che gli uomini giudicano degli oggetti a misura delle disposizioni del loro spir
sse alla drammatica. Rispetto agli altri due esempi, Enea non m’offre degli spettri azzuffati cogli uomini, ma un’uomo che vo
ue, vestono la corazza, imbracciano lo scudo, trattano l’armi al paro degli uomini, il poeta dunque non ismentisce se stesso
47 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO VII. Copia di Teatri per l’Impero: magnificenza e profusione eccessiva negli spettacoli sceneci. » pp. 38-55
peradori de’ tre primi secoli della nostra era cessato fosse il gusto degli spettacoli scenici in Roma ed altrove. I teatri s
i anteriori all’era Cristianaa. Egli compose una tragedia dell’Uscita degli Ebrei dall’Egitto intitolata Εξαγωγη. Questo Ezec
Mosè, e in un dialogo pieno di dignità fra questo legislatore e capo degli Ebrei e la Divinità nel roveto ardente, e finalme
da Afranio, indossando felicemente le spoglie preziose di Menandro e degli Apollodori, mal grado delle gloriose vestigia imp
il teatro divenne lo scopo delle invettive de’ Cirilli, de’ Basilii, degli Agostini e de’ Lattanzii. Giacque colla mole dell
zionario critico di Pietro Bayle artic. Ezechiel. a. Tacito nel XIV degli Annali. b. Così racconta Asinio Pollione nella l
34. b. Lib. XXVII c. 3. a. Suetonio in Vit. Tib. c. 47 b. Libro VI degli Annali. a. Di ciò vedi il Bulengero. b. Sueton
48 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148
la tragedia. Come poeta eccellente seppe con arte e felicità maggiore degli antecessori trasportar le favole Omeriche al gene
sì mal costruiti che sovente cedevano al peso e cadevano con pericolo degli attori e degli spettatori. Eschilo abbigliò ancor
i che sovente cedevano al peso e cadevano con pericolo degli attori e degli spettatori. Eschilo abbigliò ancora le persone tr
i gesti e i movimenti del coro che danzava e cantava negl’ intervalli degli atti, togliendone la direzione agli antichi maest
ro degl’ individui del coro musico e ballerino per accrescerne quello degli attori degli episodj; e con questa seconda classe
vidui del coro musico e ballerino per accrescerne quello degli attori degli episodj; e con questa seconda classe di rappresen
della gioventù curiosa e senza arrogarci l’autorità e l’infallibilità degli oracoli, andremo brevemente esponendo le bellezze
uo dolore. Prorompe in compassionevoli querele l’infelice benefattore degli uomini punito. Io ardisco per saggio recare in It
da’ tronchi viveano come le belve rintanati negli antri. L’ episodio degli errori della misera Io trasformata in giovenca ac
vi prende parte come nato in Grecia: tale essendo l’arte incantatrice degli antichi posseduta da ben pochi moderni, che la pi
da questo avviso chiunque si senta rapire dall’autorità de’ Nisieli e degli Scaligeri, purchè non mi si ascriva a delitto il
di que’ tempi lontani che i tragici intesero di ritrarre? Il garrire degli eroi tanto da’ critici ripreso, era proprio de’ p
e. Era Sofocle già vecchio, quando Euripide, lasciata la palestra degli Atleti, tutto si dedicò alla poesia tragica e di
l’amichevole contesa di Pilade e di Oreste. Ifigenia in Aulide è uno degli argomenti da Euripide maneggiati con forza e bell
quinto; ed il quarto comincerebbe dalla scena quinta. Ma la divisione degli atti non mi sembra la cosa più essenziale per con
atti non mi sembra la cosa più essenziale per conoscere l’eccellenza degli antichi tragici. E che importa che una situazione
cambio di Admeto suo marito, desidererei che gli stupidi biasimatori degli antichi leggessero attentamente l’atto secondo pe
ltre, a manierarla, a preferire al vero lo specioso. Questo confronto degli autori antichi e moderni in un medesimo argomento
e forse da queste critiche esagerate su i difetti più che su i pregi degli antichi proviene la moderna non curanza delle fav
erna non curanza delle favole Greche e l’idolatria per le romanzesche degli ultimi tempi. Con altro disegno leggeva i Greci i
morto il marito. Euripide ha saputo conservare il pudore del poeta e degli attori. In Racine l’interesse dominante si divide
eca! Niun tratto, niun movimento, niun dialogo che raffreddi la pietà degli spettatori, Giovane, ornato di nobili costumi, so
llelo surriferito un prezioso monumento del buon gusto e del giudizio degli ottimi critici della Senna, possa divertirsi con
dotto Le Batteux col bello-spirito La Vilade. Questo moderno derisore degli antichi si mostra nauseato di quell’Ippolito che
on maggior gentilezza il resto de’ Greci, de’ Latini, degl’ Italiani, degli Spagnuoli e degli Inglesi. Per lui Erodoto narra
zza il resto de’ Greci, de’ Latini, degl’ Italiani, degli Spagnuoli e degli Inglesi. Per lui Erodoto narra da uomo ubbriaco;
colle sessanta pagine del Cavalier di Saint-Mars sopra la letteratura degli antichi. Per quest’originale de’ Marchesini della
a giusta vendetta presa da Ercole contro di Lico tiranno e oppressore degli Eraclidi: negli ultimi due atti cambia di oggetto
e si accende aspra guerra tra gli Ateniesi e gli Argivi, per cagione degli Eraclidi, cioè de’ figliuoli di Ercole, onde pren
ginnasmi intento tratto tratto a mettere in vista i più lievi difetti degli antichi, ed ora ad ingrandirli, ora ad immaginars
contiene una sola, cioè la vittoria riportata sopra Euristeo a favor degli Eraclidi, e ristretta dentro un discreto periodo
he si legge nella tragedia di Euripide. Gli Argivi armati alla rovina degli Eraclidi, stando a’ confini di Atene, mandano un
crificio di una vergine illustre perchè gli Ateniesi possano trionfar degli Argivi, apporta una rivoluzione interessante, fac
atto quarto essa riceve la notizia della vittoria d’Illo e di Jolao e degli Ateniesi, avvelenata però da quella della fanciul
i viltà per ottener la vita; ma Alcmena inesorabile, contro il parere degli stessi Ateniesi, lo manda a morire. In questa tra
one di Troja. L’immortale Metastasio fino discernitore delle bellezze degli antichi si vale di questa scena di Euripide nell’
sa tralle tragedie perdute fu la sua Andromeda per la strana malattia degli Abderiti avvenuta a’ tempi di Lisimaco. Era quest
ll’attore quanto l’azione del sole e la natural debolezza delle teste degli Abderiti. In fatti questa città marittima della T
Macedonia per compiacere al re Archelao assai amante delle lettere e degli uomini dotti, dopo di aver cenato con esso lui, n
un dolore sì vivo e sì vero, che non meno per ciò si rende meritevole degli applausi della posterità, che per aver prodotto l
che per di loro favore ebbero la libertà di bruciare la maggior parte degli antichi poeti, e specialmente quelli che parlavan
Alicarnasso, contemporaneo di Erodoto’ e scrisse in versi la vittoria degli Ateniesi riportata contro Serse, e morì presso Ar
che fu figliuolo di Poliframmone. Vi fu un terzo Frinico poeta comico degli ultimi tempi della commedia antica, il quale comi
coro, e che dipoi Tespi, per fare che esso riposasse, trovò un attore degli episodj, Eschilo ve ne aggiunse un altro, e Sofoc
debba quì dinotare soltanto la moltitudine, ma l’ordine o la qualità degli attori, i quali, secondo la fama o il merito nel
colta. 75. Ho fatto in questa edizione alcun cangiamento sulle pause degli atti di questa tragedia, ed è bene avvertirne la
ma il poeta valendosi de’ privilegj della poesia fa che la protezione degli Eraclidi sia presa da i di lui figli Demofonte e
tto Teseo che guerreggia e vince per loro. 80. Sul medesimo soggetto degli Eraclidi, espresso mirabilmente da Panfilo celebr
ostumi correnti, fanno uso di nuovi ordigni per cattarsi l’attenzione degli spettatori di questo tempo, essi fanno gran senno
e con ragione i personaggi: conveniamo in somma del merito rispettivo degli uni e degli altri nel proprio genere. Ma che perc
e i personaggi: conveniamo in somma del merito rispettivo degli uni e degli altri nel proprio genere. Ma che perciò? Chi ardi
49 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO III. Se ne’ secoli XIV., e XV. gl’Italiani ebbero Poesie Sceniche. » pp. 14-19
Storia Critica de’ Teatri, cioè che la Poesia Drammatica a imitazione degli Antichi rinacque in Italia nel secolo XIV.” 1. Co
me straniero, del non aver lette le Opere del Mussato, nè la Raccolta degli Scrittori delle cose Italiche del dottissimo Mura
nor D. Saverio? Voi pretendete essere ingenuo, abborrite la mala fede degli Stranieri, vi pregiate d’imparzialità: dobbiamo d
isce che allora si coltivò la Poesia Scenica giusta la forma regolare degli Antichi? Queste cose io narrai nella mia Storia,
no che il mio racconto è verace, e autenticato dalle prove, da’ passi degli Autori, e dagli Scritti stessi de’ riferiti Dramm
50 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VII. ed ultimo. Vuoto della Storia teatrale. » pp. 248-280
che sotto gl’ imperadori de’ tre primi secoli cessato fosse il gusto degli spettacoli scenici in Roma ed altrove. I teatri s
n ne troviamo nel VII, VIII e IX secolo, ne’ quali sparì dal cospetto degli uomini pressochè interamente ogni vestigio di pol
aravigliosi che non poterono accadere senza l’esterminio quasi totale degli antichi abitatori. In Francia appena si ripeteron
o della storia teatrale si trova a’ tempi de’ Tiberii, de’ Caligoli e degli altri imperiosi despoti, i quali fecero ammutolir
, che fanno ombra inutile e perniciosa, danno al tronco e alle radici degli alberi, e privansi per sempre de’ loro frutti. TA
er sempre de’ loro frutti. TAL fu nel mondo conosciuto l’antico stato degli spettacoli teatrali. L’ utile curiosità congiunta
pastorali dalle guerriere ed eroiche. Tutti poi, senza gli uni saper degli altri, i popoli sotto la linea o nelle opposte zo
loro nazione efficacissima, cioè la forza del fato e l’infallibilità degli oracoli consacrati dalla religione. Posero essi i
gonarsi punto con chi trattò un’ altra specie di commedia199, e degna degli applausi d’ una libera fiorente democrazia, appun
Cartaginese Terenzio seguito da Afranio, colle spoglie di Menandro e degli Apollodori, introduce in Roma la bella commedia,
d il teatro divenne lo scopo dell’invettive de’ Cirilli, de’ Basilii, degli Agostini e de’ Lattanzii. Giacque colla mole dell
Dizionario art. Ezechiel), il quale compose una tragedia dell’Uscita degli Ebrei dall’Egitto intitolata Ἐξαγωγη. Questo Ezec
Mosè, e in un dialogo pieno di dignità fra questo legislatore e capo degli Ebrei e la Divinità nel roveto ardente, e finalme
o teatrale, come altrove accadde ad altre feste. 163. Tacito nel XIV degli Annali. 164. Così racconta Asinio Pollione nella
69. Libro XXVII, c. 3. 170. Suetonio in V. Tib. c. 47. 171. Lib. VI degli Annali. 172. Di ciò vedi il Bulengero. 173. Sue
uino all’Ab. di Corbè Adelardo e riterita dal P. Mabillon nel tomo II degli Annali Benedettini lib. XXVI, num. 13. 188. Non
51 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO PRIMO. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 2-31
lazione e i costumi del paese, diventarono i primi Cinesi. Ma i figli degli antichi Tartari che inondarono l’impero Romano so
talia, la Spagna, l’Inghilterra empieronsi di piccioli tiranni gelosi degli acquisti e sempre pronti a guerreggiar sotto di u
e Gastaldi, di Ricos-hombres e Infanzones: quindi i guidrigil o tasse degli uomini, per le quali un uomo ucciso valutavasi ta
n essi richiedevasi più forza di corpo che di mente. La maggior parte degli ecclesiastici intendeva a stento il breviario (No
pontefici Romani e in gran parte dagl’ imperadori Greci, per consenso degli stessi oltramontani, prima d’ogni altro popolo em
tura Italiana argomenta giustamente sopra varie feste fatte per mezzo degli strioni e buffoni nel secolo XIII rammentate dal
un groppo di statue; nè perchè in vece di quelle statue si mettessero degli uomini, tal rappresentazione diventerebbe un giuo
ati, nell’imprimersi che si fece nel declinar del secolo XVI il libro degli statuti della Compagnia, non avrebbe in essi dovu
on parole. Alcuni squarci di simili misteri fatti in Napoli nel tempo degli Angioini recammo nel III volume delle Vicende del
isiaci in Grecia non erano vere azioni teatrali; nè tal fu la ludrica degli Etruschi introdotta in Roma; ma di quelli e di qu
e verità sì ben sostenute dal Tiraboschi. Ma è questo appunto il fare degli apologisti d’ultima moda, combattere l’evidenza c
gl’ Italiani di que’ miseri tempi erano nel latino idioma più barbari degli oltramontani, dovrebbe far vedere che fuori dell’
ri; e nella 21 si dice che gli antichi cavalieri combattevano a favor degli aggraviati. Nella VII Partita per tutto il titolo
baldo per li Borgognoni sembrano assai giudiziose, quelle di Rotari e degli altri principi Longobardi le sorpassano di molto;
Decretale di Gregorio IX. Vedi anche la Storia filosofica e politica degli stabilimenti degli Europei nell’Indie. 10. Du-C
rio IX. Vedi anche la Storia filosofica e politica degli stabilimenti degli Europei nell’Indie. 10. Du-Cange Gloss. 11. V
tituì tal Compagnia, ma sì bene nel XIII secolo. La pubblicazione poi degli Statuti di essa seguì nel 1584 nella stessa Roma,
52 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO I. Drammi Latini del XVI secolo. » pp. 7-27
ro delle lettere, rappresentate nel loro natural linguaggio le favole degli antichi, come il Penulo di Plauto nel 1513 in occ
n pioggia d’oro. Eccone un breve sunto imparziale. Atto I. Acrisio re degli Argivi avendo consultato l’oracolo sulla scelta d
di quest’oro in un vaghissimo giovanetto che si palesa pel gran Padre degli nomini e degli dei. Danae ode da lui la serie de’
un vaghissimo giovanetto che si palesa pel gran Padre degli nomini e degli dei. Danae ode da lui la serie de’ futuri suoi ca
evarvisi, e che forse tali non parvero all’autore pieno della lettura degli antichi. Contrasta colle grazie e veneri dello st
aringa della madre, la descrizione dell’assalto dato a Tebe, l’uscita degli assediati, la rotta degli Argivi, Capaneo fulmina
crizione dell’assalto dato a Tebe, l’uscita degli assediati, la rotta degli Argivi, Capaneo fulminato, il duello de’ feroci f
ì grande insieme, patetico e naturale nelle dipinture de’ caratteri e degli affetti, e nello stile sì sublime. Meriterebbe un
53 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 21
erisimile, ed il violento, sono divenuti gl’idoli della massima parte degli autori, degli attori, e dell’udienza.
il violento, sono divenuti gl’idoli della massima parte degli autori, degli attori, e dell’udienza.
54 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO V. Primi passi del dramma musicale. » pp. 295-309
ta l’ Europa; e questo lavoro nella nostra lingua non s’inventò prima degli ultimi tre anni del cinquecento148. Non si sarebb
e gorgheggiando150. Bisogna dire che questi sieno i pretti originali degli eruditos à la violeta dell’ ingegnoso mio amico i
be il travaglio di analizzar le dee che sono concorse alla formazione degli spettacoli teatrali. Appigliamci al partito più p
ere felicemente in aureo stile la greca tragedia, il teatro materiale degli antichi e la commedia de’ Latini; per l’invenzion
penso che la poesia e la musica sieno nate gemelle. L’imitazione sia degli zeffiri, sia delle fronde agitate, sia delle acqu
sia delle fronde agitate, sia delle acque cadenti in mille guise, sia degli augelli, come diceva Lucrezio Caro, inspirò all’u
vada a mettersi da se stesso anche il chiar. Ab. Bettinelli, dicendo degli odierni attori musicali, Tremula increspan gor
tastasio, e dell’ armonia incantatrice de’ Sarri, de’ Vinci, de’ Leo, degli Hass, de’ Gluck, de’ Jommelli e de’ Piccini, anim
n’ opera del Poeta Cesareo, invece di seguir la traccia dell’azione e degli affetti, si ferma a considerare in qual vocale, i
55 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 420-431
. Vagheggiò la morte su la scena fra lo splendore dei lumi, il fragor degli applausi, come quella d’un generale sul campo di
ome biglietto d’ingresso frutta, salsiccie, e vino ; e in cui la paga degli attori variava dalle due alle quattro crazie al g
. Qui bisogna io mi fermi alquanto per l’importanza della scrittura e degli avvenimenti. Egli fu scritturato per un anno, pri
di aumento pel primo anno, e 1400 e una mezza serata per ciascheduno degli altri due, più un regalo di lire mille per una so
seppe Trivelli, nella quale percepiva una paga annua fissa, e la metà degli utili. Le donne eran rappresentate dalle signore
e dava di quando in quando recite straordinarie. Ma se il sopravvenir degli anni gli andava scemando, naturalmente, il vigore
oma, al Costanzi, a iniziativa e profitto della Società di Previdenza degli artisti drammatici, fu data una grande rappresent
Marchi : Enrico Panzacchi vi tenne la conferenza commemorativa. Dire degli onori toccati a Ernesto Rossi nel corso della sua
o alla storia del nostro teatro del secolo xix, specie per la dovizia degli aneddoti di ogni genere e pei giudizi chiari e pr
56 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 142-145
parte non è quella d’un eroe, consolati, o Moncalvo, pensando al fato degli Eroi. Eteocle fu ucciso dal fratello, Agamennone
a mestizia de'suoi uditori. Ah ! tu eri il mio Eroe : tu sei la gemma degli Eroi. Prosegui animosamente nella lieta palestra.
che l’oro ti dichiari la guerra, tu allora, novello stoico, appagati degli applausi…. ma tu sogghigni, e mi dici che gli app
solito sollazzevole e burlone, ed era al fatto di tutti gl’intrighi e degli avvenimenti del quartiere, intorno ai quali emett
57 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 293
namorato sotto il nome di Leandro. Lo vediamo il 1593 nella Compagnia degli Uniti, al fianco della Piissimi, la celebre Vitto
teressantissima delle spese per l’allestimento scenico e il vestiario degli attori, è anche l’elenco di essi e de' personaggi
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 513-514
reschezza e spontaneità che non si attenuarono in lui col sopravvenir degli anni, come può far fede la lirica seguente dettat
i monti, ridere, Baciar le montanine, Inebriarsi al garrulo Pispiglio degli augelli, Sugger la vita in margine Dei limpidi ru
arte, teneri Contrasti d’ogni affetto ! Già l’affannoso anelito Grava degli anni il petto…. Le forti membra assidera Dell’egr
59 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del libretto »
far sì che il canto nell’opera abbia sembianza del natural linguaggio degli attori. Cosi in quei primi drammi che per festegg
aniera che l’opera, discendendo come di cielo in terra, dal consorzio degli dei si trovò confinata tra gli uomini. Alla tanta
dicò più che mai, quando l’una di queste arti tornata alla imitazione degli antichi nostri autori ed arricchitasi l’altra di
esta quasi sempre solitario; se già non si voglia porre nella schiera degli attori quella marmaglia di comparse che nelle nos
empi, si verrebbe quasi a far dell’opera quello che è necessario fare degli stati: che, a mantenergli in vita, conviene di qu
60 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO PRIMO. Antichità Etrusche fondamento dell Romane. » pp. 4-14
urie del tempo che di tenebre le avvolse, e ci rapì ancora la Istoria degli Etruschi che no aveva in greco distesa in venti l
un ordine diverso da quelli che ci tramandò la Grecia, ma le reliquie degli antichi edificii che in parte esistono ancora ne’
le reliquie de’ Portici, di un Atrio, e l’Anfiteatro a. Del magistero degli Etruschi nel dipingere oltre a’ Vasi colorití, de
i. E per le cose sceniche troviamo mentovate le tragedie e la ludicra degli Etruschi; e ci si dice che le donne ancora rappre
olco fatto coll’aratro tirato da un toro ed una vaccaa. Ad imitazione degli Etruschi aggiunse Romolo il pomerio alla sua citt
61 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO II. Tragedie di Pietro Cornelio, di Racine e di altri del XVII secolo. » pp. 8-35
pedanti con gli Orazj, col Cinna e col Poliuto. Nel trattare il fatto degli Orazj egli prese migliore scorta, o che ne dovess
e’ caratteri, la forza delle passioni episodiche, rendono la tragedia degli Orazj di gran lunga superiore al Cid, e vincono a
tragedia che chiama l’attenzione. Vago in essa è pur anco il colorito degli affetti episodici della virtuosa e sensibile Paol
giudiziosi riprendono nel Pompeo molte espressioni nella descrizione degli effetti della strage di Farsaglia, e varj concett
’ caratteri”. Dotato d’ingegno straordinario e soccorso dalla lettura degli antichi mostrò sulla scena la ragione accompagnat
a la più sublime idea. Palissot ebbe ragione di così dire: “Per mezzo degli stessi capi d’opera di Cornelio abbiamo noi impar
di Cornelio abbiamo noi imparato a conoscere l’ esagerata mediocrità degli ultimi suoi drammi; e pure i più deboli di essi p
io e dalla tragica gravità quanto il di lui Alessandro che sembra uno degli eroi da romanzo. La Tebaide, per valermi delle pa
na famiglia, benchè reale, senza mostrare un necessario incatenamento degli affetti de’ personaggi coll’ interesse dello stat
, furioso, terribile che ben conviene alla vera tragedia; parlo . . . degli amori proprj dell’idilio e della commedia anzichè
ccompagna con altre maniere poetiche calcando da gran poeta le tracce degli antichi tragici che studiava e si proponeva per m
del fratello gastigato nell’uso delle arguzie viziose, per la scelta degli argomenti, per la vasta letteratura ond’era ornat
56, in cui si veggono stranamente avviliti i caratteri del gran Ciro, degli Sciti e della loro regina Tomiri, oltre a’ difett
in mollezza. Fu segno a’ morsi satirici di Boileau amico di Racine e degli antichi, e fu lodato da Perrault emulo di Boileau
62 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO VI. La Drammatica oltre le Alpi nel XV secolo non oltrepassa le Farse e i Misteri. » pp. 186-200
l XV secolo non oltrepassa le Farse e i Misteri. Mentre sulle orme degli antichi giva risorgendo in Italia la poesia rappr
erati (les Enfans sans souci) che aveano un capo chiamato il Principe degli sciocchi, mettevano sul teatro avventure bizzarre
altrove, nel XIV secolo se ne tentò il risorgimento seguendo la forma degli antichi coll’Ezzelino e coll’Achilleide tragedie
V e XV secolo nel rinnovarsi il piacere della tragedia non si valsero degli argomenti tragici della Grecia, eccetto che nella
ttato l’Italia; tutto ciò, dico, che costituisce la tremenda batteria degli apologisti antitaliani, piacerà a pochi entusiast
li nomini migliori della culta Europa? a. Vedi l’abate Millot t. II degli Elemensì della Storia di Francia. a. Vedi la di
63 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108
ltro che al merito dell’invenzione, e al piacer che produce la novità degli argomenti; imperciocché i tragici traevano i prop
che da piacere in tutti i tempi, e degne di studiarsi. Nella commedia degli Acarnanii si trova nell’atto III la pittura al na
greco vince di gran lunga in vivacità la copia francese. La commedia degli Uccelli ha per oggetto gli affari politici di que
el Pluto si ravvisa un nuovo genere comico; poiché più non si favella degli affari pubblici; e quantunque si nominino tuttavi
stro immortal filofoso Antonio Genovesi. Variano assai i giudizi così degli antichi, come de moderni, sopra il merito a Arist
i, sopra il merito a Aristofane. Plutarco, Eliano, e la maggior parte degli antichi, si vendicarono col disprezzo di questo v
non dissimula i difetti non pochi d’Aristofane; ma ne va con profitto degli studiosi additando nel suo teatro greco l’arte e
qualità che richieggonsi a rettamente giudicare dell’opere ingegnose degli antichi, sono rarissimi. Merita di esser qui rapp
Perrault, cieco e affettato ammirator de’ moderni galli, e spregiator degli antichi greci e latini ch’esso poco o nulla conob
ificenza, qual per delicatezza di magistero rimarchevole, come quello degli Epidauri architettato dal famoso Policleto57. Spa
spesso della sua genealogia, e vantavasi di essere disceso del sangue degli Dei. Gli ambasciadori di Atene rimpatriatasi dopo
ure per la sua troppo strana e lugubre fantasia dileggiato in un coro degli Acarnanii. 37. Lisicle, da venditor di montoni e
natura ha conceduto loro solamente. 45. Leggasi il coro dell’atto II degli Acarnanii di Aristofane. 46. San Giovanni Grisos
 la Motte contre Madame Dacier». Laonde essendosi anche col progresso degli anni sempre più accresciuta tra i francesi de’ no
Levante tom. II. pag. 93 seqq. 57. Chi desiderasse distinte notizie degli antichi teatri vegga Vitruvio, il Gallucci de Tra
a nel suo Anfiteatro Flavio, e la dissertazione di Boindin sui teatri degli antichi nel tomo I delle Memorie dell’Accademia d
64 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174
ge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. Grandi furono nel precedente secolo g
tanto avea felicemente tentato, avvezzo già alla lindura delle opere degli antichi disotterrate, non tardò col confronto ad
ella gran città divenuta centro delle lettere rappresentate le favole degli antichi, come il Penulo di Plauto nel 1513 in occ
n pioggia d’oro. Eccone un breve sunto imparziale. Atto I. Acrisio re degli Argivi avendo consultato l’oracolo sulla scelta d
di quest’oro in un vaghissimo giovanetto che si palesa pel gran padre degli uomini e degli dei. Danae ode da lui la serie de’
un vaghissimo giovanetto che si palesa pel gran padre degli uomini e degli dei. Danae ode da lui la serie de’ futuri suoi ca
otarvisi, e che forse tali non parvero all’autore pieno della lettura degli antichi. Contrasta colle grazie e colle veneri de
aringa della madre, la descrizione dell’assalto dato a Tebe, l’uscita degli assediati, la rotta degli Argivi, Capaneo fulmina
crizione dell’assalto dato a Tebe, l’uscita degli assediati, la rotta degli Argivi, Capaneo fulminato, il duello de’ feroci f
ì grande insieme, patetico e naturale nelle dipinture de’ caratteri e degli affetti, e sì sublime nello stile. Meriterebbe un
e all’asserzione del Linguet che brucia que’ grani d’incenso ad onore degli Spagnuoli. Piacemi ch’egli a nome de’ Francesi si
inga il prospetto del tempio e le teste e i busti ed il monte di ossa degli uccisi che vi biancheggia; la bellezza del raccon
i certi anni del seguente secolo che del cinquecento. Sperone Speroni degli Alvarotti dottissimo Padovano e l’oratore più elo
rasporti della crudeltà. Sulmone re di Persia gareggia colle atrocità degli Atrei, ed Orbecche che svena il padre, va del par
cche con molto applauso, e destò in tutti cotal compassione che niuno degli ascoltatori potè contenere il pianto. Oggi stimo
a tragedia Italiana. Fu egli il primo a porre sulla scena l’avventura degli Orazii (che nè anche è argomento greco); ed ebbe
. Arriva nel III un servo che appende al tempio di Minerva le spoglie degli estinti Curiazj. Celia in esse riconosce la veste
a qualche espressione, come questa del feciale nell’atto I, Fattor degli astri larghi e degli avari, Che nell’empiree lo
, come questa del feciale nell’atto I, Fattor degli astri larghi e degli avari, Che nell’empiree logge affiggi il trono
ratto, appena da piccioli lineamenti alterato, de’ primi tempi eroici degli Ercoli, de’ Tesei e degli Achilli puntigliosi. Ch
lineamenti alterato, de’ primi tempi eroici degli Ercoli, de’ Tesei e degli Achilli puntigliosi. Che se, in vece di un Edipo
enze quale ostacolo o pregiudizio ridonda alla sostanza dell’azione e degli affetti, e alla gravità tragica? La censura del R
lla Gozia questo Torrismondo, riescono per gli moderni più verisimili degli antichi. E forse non se ne trovano le immagini ne
all’ordine della Giarrettiera instituito in questo tempo in occasione degli amori del nominato Eduardo III per la contessa di
si d’altrettanto? Ne presentiamo qualche squarcio che ci sembra degno degli sguardi di un leggitore imparziale e sensibile. V
entita dell’attentato Parea d’abbandonar la chiara luce Nel fior degli anni, e rispondea gemendo: In quel modo che lec
ate dal Parisotti in un discorso inserito nel tomo XXV della raccolta degli opuscoli del Calogerà. Il Vicentino Giambatista L
icolarità si sono narrate ne’ poemi di Omero intorno alle dissensioni degli dei favorevoli a’ Trojani ed a’ Greci, ad oracoli
ene, l’Almeone, l’Ermete e l’Arianna del Giusti, l’Arsinoe di Niccolò degli Angeli, l’Elisa del Closio, l’Acripanda di Anton
n’ imitazione delle sentenze di Seneca poste come aforismi, e sovente degli ornamenti più proprii dell’epica e della lirica p
ritiche di qualunque opera teatrale. Ravviva la storia delle tragedie degli ultimi anni del secolo la Semiramide di Muzio Man
ine della tragedia. Il soggetto di essa è fondato nella famosa regina degli Assiri Semiramide, la quale, secondo Diodoro e Gi
ò avremmo desiderato che il Signor di Calepio avesse allegato per uno degli ottimi esempj delle tragedie Italiane, dopo di av
so con sobria insieme e maschia eloquenza e con calore parlano in pro degli sposi. Semiramide rimane inflessibile. Al fine Be
a ragione ricorre a quelle del suo ministero, e la minaccia per parte degli dei, benchè senza perder di vista il rispetto dov
forse di Dante e di Omero, sì terribili ed evidenti sono le immagini degli uccisi, e sì compassionevole la situazione di Dir
stato il primo in Europa a mostrare sulle scene questa regina famosa degli Assirj, e senza averne trovato modello veruno fra
ossedere un teatro come l’Olimpico sin dal 1583 costruito alla foggia degli antichi? Ma essa ebbe la ventura di aver veduto d
à più non sussistono. Essi servirono per le compagnie de’ Sempiterni, degli Accesi e della Calza. Quello del Sansovino si alz
65 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO II. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 80-124
lazione e i costumi del paese, diventarono i primi Cinesi. Ma i figli degli antichi Tartari che inondarono le provincie del R
talia, la Spagna, l’Inghilterra empieronsi di piccioli tiranni gelosi degli acquisti e sempre pronti a guerreggiare sotto di
e Gastaldi, di Ricoshombres e Infanzones: quindi i guidrigil o tasse degli uomini, per le quali un uomo ucciso valutavasi ta
essi richiede vasi più forza di corpo che di mente. La maggior parte degli ecclesiastici intendeva a stento il Breviario. Pr
pontefici Romani e in gran parte dagl’imperadori Greci, per consenso degli stessi Oltramontani, prima di ogni altro popolo e
quella di Paulet e della sua pastorella, i quali entrarono a parlare degli affari politici e delle vedute de’ gabinetti dell
astorella, la quale benchè da lui trovata a caso, si mostra informata degli amori di lui colla sua Bel-deporta Comprendesi
etteratura Italiana argomenta giustamente sopra varie feste per mezzo degli strioni e buffoni eseguite nel sccolo XIII rammen
un gruppo di figure; nè perchè in vece di quelle statue si mettessero degli uomini, tal rappresentazione diventerebbe un giuo
ati, nell’imprimersi che si fece nel declinar del secolo XVI il libro degli Statuti della Compagnia, non avrebbe in essi dovu
e parole. Alcuni squarci di simili Misteri fatti in Napoli nel tempo degli Angioini recammo nel III volume delle Vicende del
isiaci in Grecia non erano vere azioni teatrali, nè tal fu la ludrica degli Etruschi introdotta in Roma; ma di quelli e di qu
gl’Italiani di que’ miseri tempi erano nel latino idioma più barbari degli oltramontani, dovrebbe far vedere che fuori dell’
, e nella 21, si dice, che gli antichi cavalieri combattevano a favor degli aggraviati. Nella VII Partita per tutto il titolo
baldo per li Borgognoni sembrano assai giudiziose, quelle di Rotari e degli altri principi Longobardi le sorpassano di molto;
Decretale di Gregorio IX. Vedi anche la Storia filosofica e politica degli stabilimenti degli Europei nell’Indie. a. Du Ca
rio IX. Vedi anche la Storia filosofica e politica degli stabilimenti degli Europei nell’Indie. a. Du Cange Glossar. b. V
tituì tal Compagnia, ma sì bene nel secolo XIII. La pubblicazione poi degli Statuti di essa seguì nel 1584 nella stessa Roma,
66 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Italiano del secolo XVI. e del Libro IV. — CAPO VIII ultimo. Primi passi del Dramma Musicale. » pp. 42-62
tta l’Europa; e questo lavoro nella nostra lingua non s’inventò prima degli ultimi tre anni del Cinquecento. Fu di questo par
o e gorgheggiando a. Bisogna dire che questi sieno i pretti originali degli Eruditos à la violeta dell’ingegnoso nostro amico
e il travaglio di analizzar le idee che sono concorse alla formazione degli spettacoli teatrali. Appigliamoci al partito più
ere felicemente in aureo stile la greca tragedia, il teatro materiale degli antichi, e la commedia de’ Latini; per l’invenzio
penso, che la poesia e la musica sieno nate gemelle. L’imitazione sia degli zeffiri, sia delle fronde agitate, sia delle acqu
sia delle fronde agitate, sia delle acque cadenti in mille guise, sia degli augelli, come diceva Lucrezio Caro, inspirò all’u
arrollarsi da se stesso il chiarissimo esgesuita Bettinelli, dicendo degli odierni attori musicali, Tremula increspan gorgh
Metastasio, e dell’incantatrice armonia de’ Sarri, de’ Vinci, de’ Leo degli Hass, de’ Gluck, de’ Jommelli, de’ Sacchini, de’
del Romano Poeta Cesareo, in vece di seguir la traccia dell’azione e degli affetti, si ferma a considerare in qual vocale, i
67 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »
erché si prevale nella imitazione de’ mezzi suoi invece di prevalersi degli altrui: è un non voler, che si trovino nella natu
gaudio, o alla tristezza ci spingono. Dipinge ora imitando col romore degli stranienti dal ritmo musicale dottamente regolati
stranienti dal ritmo musicale dottamente regolati il suono materiale degli oggetti fisici, che sono capaci d’agire sull’anim
tragico l’ampiezza delle parole, e il lento, ed artifizioso sviluppo degli avvenimenti, appiglisi egli pure alla precisione
iscorso sul poema lirico, un effetto vieppiù sorprendente sugli animi degli uditori, che non la tragica e artifiziosa scena d
o risalire fino ai principi. [15] Il canto è una espressione naturale degli affetti dell’animo ispirataci dall’istinto, come
o, e chi ascolta eziandio, facendogli parere d’esser divenuto maggior degli altri, e quasi divinizzatosi. A mascherare maggio
ella ricca sorgente di bellezze armoniche, che somministra la pittura degli altri oggetti. Bellissima è la musica, che esprim
i al suo scopo. Ma, poiché essi sono talvolta necessari allo sviluppo degli avvenimenti, qual luogo deggiono ottenere precisa
n universo di schiavi, non può conseguirsi senza un intima cognizione degli uomini, delle loro proprietà, e debolezze, delle
altri esseri dell’universo, e la necessaria dipendenza, in cui vive, degli oggetti esteriori, lo costringono sovente a parag
propria. La fantasia ripiena di ciò che le vien tramandato per mezzo degli organi non sa creare se non immagini corrisponden
inazione e i sensi, pare che ad ottener un tal fine siano più acconci degli altri gli argomenti favolosi, ne’ quali il poeta,
conducono: quella per lo sviluppo più circostanziato de’ caratteri e degli affetti, questa pei prestigi della illusione, e d
cché, essendo l’opera un componimento teatrale destinato alla mozione degli affetti, né distinguendosi dalla tragedia se non
ò aspettar dal poeta, quando i prodigi vengono a frastornare l’ordine degli avvenimenti, niun carattere, ben sostenuto, quand
pittore. La veduta di una scena ben decorata, la vivacità e la forza degli oggetti espressi da lui riscalderanno maggiorment
ella sinfonia il solitario boschetto sacro al riposo, e alla felicità degli amanti: scorrerà più vivace, e più fresco il rusc
i sagrifizi, che fa questa in grazia di quella, e che si ricchieggono degli intervalli, ne’ quali il poeta abbia luogo d’intr
inora dagli autori. Non consiste, siccome vogliono alcuni, nel numero degli atti, poiché può darsi un’opera bellissima divisa
gli affetti che svegliar mi debbe il secondo. né tampoco nella scelta degli argomenti favolosi a preferenza dei veri, poiché,
ica sarebbe men pregievole se il protagonista s’uccidesse in presenza degli spettatori di quello che sia facendo altrimenti.
reteso di ritrovare fra il nostro sistema drammatico-lirico, e quello degli antichi. 2. [NdA] perché di cento uomini di gus
mento agli altri colori; havvi ancora un tuono originale ch’è la base degli altri tuoni. Terza: gli spazi che i colori divisi
68 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 608
inchione del vostro noviziato ? — E nol siete ogni sera di gran parte degli esordienti ? Perchè non avrei io i vantaggi degli
sera di gran parte degli esordienti ? Perchè non avrei io i vantaggi degli altri ? — Ciò è ben diverso. Non si deve recitar
69 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 676-677
amoroso della Compagnia di Petronio Zanerini, e occorsagli sulla riva degli Schiavoni la Marta, giovinetta allora sedicenne,
ostenne le parti di prima donna assoluta ; e pel merito di entrambi e degli artisti tutti che la componevano, fu quella compa
70 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo VI. Spettacoli Scenici Spagnuoli nel medesimo Secolo XVI. » pp. 252-267
spagnuole. I traduttori volgari sogliono esser la sorgente principale degli errori e pregiudizi nazionali sulla letteratura f
la quale dividea dal palco la guardaroba (che sarebbe il postscenium degli antichi); e dietro di essa stavano i musici che d
to biografo di questo Pontefice, che tante particolarità ci riferisce degli Spettacoli da lui fatti rappresentar in Roma, non
almente cattive e spropositate, che nel 1749, per procurar lo spaccio degli esemplari di esse mai più non venduti, il bibliot
se con una versificazione armonioso e seducente, e colla moltiplicità degli eventi e delle cose maravigliose, a signoreggiar
» e vanaglorioso; e ’l dotto don Nicolàs Antonio afferma che i titoli degli accennati opuscoli inediti pieni di novità e di g
e leggendo per un gran pezzo in Salamanca, non ostante le opposizioni degli scolatici che di favorir la novità l’accusarono i
cui erano miserabilmente immersi. Del resto é pur troppo vero ciò che degli spagnuoli dice M. Baillet: «Si l’on en croyait ce
pervenuto a que’ dieci, in cui si vanta d’aver conosciuti i precetti degli antichi, Passe’ los libros que trataban de esto
71 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 478-485
a semplicità e con una evidenza, che par ch’egli discorra. Il miglior degli elogi gli fece nell’Italia di Napoli del 1865 (n.
he accorrevan a un teatro ove recitava una compagnia Zocchi, composta degli attori più abbietti, mentre in altro era la grand
e spese serali senza compenso sicuro, e non già l’aumento delle paghe degli affari ci condannarono allora a quel limbo. Certo
nza calcolare che i grandi artisti furono allora parecchi, la memoria degli artisti anteriori non era ancora perita, e alla p
l tempo delle grandi affluenze ai teatri, e quindi delle grandi paghe degli attori e dei profusi cavalierati, incominciò dopo
oro piccolo seminato. E dire che fra i nuovi sopraggiunti ve ne hanno degli altri, che parlando degli attori passati si degna
re che fra i nuovi sopraggiunti ve ne hanno degli altri, che parlando degli attori passati si degnano di approvarli per quei
menzaio di attori, si istituirono le compagnie numerate come le celle degli stabilimenti carcerarii ; e per non gittare una n
72 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO III. Teatro Inglese. » pp. 143-156
Egli a differenza del di lui protettore aveva una profonda conoscenza degli antichi, e gli copiava con molta franchezza, il c
il che si osserva nel Sejano e nel Catilina; ma secondò il carattere degli spettatori, e trascurò l’esattezza degli antichi,
ina; ma secondò il carattere degli spettatori, e trascurò l’esattezza degli antichi, contento (come disse nella prefazione de
iuscì Otwai più nel tragico che nel comico; ma non fu meno irregolare degli spagnuoli nell’uno e nell’altro genere, e non men
(ripiglia Miledy)? Dovevate anzi pensare che noi altre donne al pari degli uomini ci serviamo di questa maschera per inganna
73 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO VI. Teatro Inglese. » pp. 291-300
Egli a differenza del di lui protettore, avea una profonda conoscenza degli antichi, e gli copiava con molta franchezza, il c
il che si osserva nel Sejano e nel Catilina; ma secondò il carattere degli spettatori, e trascurò l’esattezza degli antichi,
ina; ma secondò il carattere degli spettatori, e trascurò l’esattezza degli antichi, contento (come diceva nella prefazione d
iuscì Otwai più nel tragico che nel comico; ma non fu meno irregolare degli Spagnuoli nell’ uno e nell’altro genere, nè meno
(ripiglia Miledy)? Dovevate anzi pensare che noi altre donne al pari degli uomini ci serviamo di questa maschera per inganna
74 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 850-853
s, della Gallina e del Belloni. E mutamenti avvenner pure nelle paghe degli attori, le quali generarono in arte una vera rivo
ta. Il Governo poi si riserbava a sua volta la scelta od approvazione degli artisti principali e delle produzioni vecchie e n
e, esigendo la più scrupolosa esattezza di ambiente sia pel vestiario degli attori, sia per gli scenarj, le comparse, gli att
vano circa lire 1,50. Per qualche mezza fila di platea, si abbonavano degli uffiziali militari dello stesso reggimento ; per
75 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. III. Teatri materiali. » pp. 132-135
ossedere un teatro come l’Olimpico sin dal 1583 costruito alla foggia degli antichi? Ma essa ebbe la ventura di aver veduto d
già più non esistono. Essi servirono per le compagnie de’ Sempiterni, degli Accesi e della Calza. In questo ultimo si rappres
76 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulietea. » pp. 42-43
niche in Ulietea. Havvi nel mare del Sud alle vicinanze dell’isola degli Otahiti tralle altre un’ isoletta chiamata Uliete
re. In una di esse vedevansi due classi di attori distinti dal colore degli abiti; l’una di color bruno figurava un padrone c
77 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO VI. Teatro Materiale. » pp. 32-37
razioni, che essendosi così preziosi materiali bruciati per malignità degli schiavi di lui in una casa di campagna che avea i
nio Crasso l’anno di Roma 699 secondo Plinio e Plutarco; e i lodatori degli andati tempi e costumi suoi coetanei ne’ l censur
ioni di luoghi vedasi Suetonio in Vit. Aug., c. 44. b. Tacito nel IV degli Annali. c. Merita di leggersi ciò che il Mazzocc
78 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VI. Teatro Materiale. » pp. 243-247
nio Crasso l’anno di Roma 699 secondo Plinio e Plutarco; e i lodatori degli andati tempi e costumi ne ’l censurarono. Il dise
osto i Greci, come si disse; si valevano dell’orchestra per una parte degli attori, cioè per gli musici e i danzatori. In olt
ioni di luoghi vedasi Suetonio in V. Aug. c. 44. 154. V. il libro IV degli Annali di Tacito. 155. Merita di leggersi quello
79 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 294-295
veri che gli venivano dal cuore. Di animo generoso, quanto aveva era degli altri, e se nel momento del bisogno gli si ricord
Con gli averi, anche la sua forza ed il suo coraggio mise al servizio degli infelici e dei deboli, sicchè di molti e non dime
di rado : Si provava un dramma in cui il Pilla doveva lottare con uno degli interlocutori e soccombere. Tenutosi per un po',
80 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 670-674
edie. Per quanto ci concerne, io vi prego di rammentare che noi siamo degli stranieri, ridotti per piacervi a dimenticar noi
Il gusto del pubblico è mutato e perfezionato : perchè non lo è quel degli autori ? Meglio a compiangere degli autori, noi s
rfezionato : perchè non lo è quel degli autori ? Meglio a compiangere degli autori, noi siamo responsabili e di ciò ch' essi
81 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo IV. Teatro americano. » pp. 19-25
etro, vi trovarono gli europei, dopo che seguendo le tracce immortali degli argonauti italiani, Cristoforo Colombo, Amerigo V
corte; e perciò erano decenti e gravi e degne del luogo, del tempo, e degli spettatori, né mai gli amauti avvilirono i loro t
lmente sempre più la probabilità delle nostre congetture sull’origine degli spettacoli del Perù, qualora si rifletta, ch’essi
alla produzione, e vi spuntano e vegetano le piante. Dopo l’invasione degli europei nel nuovo mondo, quando essi considerando
82 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IV. Teatro Italiano nel Secolo XVIII » pp. 316-354
e di chi avea tenuti in pregio e pagati sì cari i versi de’ Marini e degli Achillini; e la poesia de’ Greci e de’ Latini fu
i antichi. L’autore volle ricondurre nelle tragedie i cori nella fine degli atti per riunire alla rappresentazione tragica qu
e Maffei veronese, chiaro per gran dottrina ed erudizione, più felice degli anzilodati compose la Merope rappresentata sempre
e e screditarla, ha dovuto ricorrere a un’astuzia sì vergognosa degna degli antichi Davi, la quale scopre in lui il letterato
i privi d’ogni lettura, e di sensibilità, si studiano solo, a maniera degli uccelli indiani, di contraffar la cantilena del m
iguardo allo smascherare i commedianti, impedì forse la cura radicale degli abusi. Goldoni annoiato cesse al tempo, e cangiò
za traccia di affettazione Regolo, Tito, Temistocle. Salta agli occhi degli eruditi la di lui profonda erudizione, tanto sacr
perché astenersene quando i moderni dipingono la bella natura al pari degli antichi? Ma che mai pareva ricavar da Calderón ch
aggior parte delle francesi si trasse dalle italiane. Questo traffico degli uomini di lettere é antichissimo; ma i criticastr
egano e si danno la mano per tutta l’Europa per far argine alla piena degli applausi universali che riscuote l’Euripide itali
ositori più famosi. E come non avrebbero gl’italiani e meglio e prima degli altri coltivata quella dominatrice de’ cuori, ess
te musico in sul principio del XI secolo, avendo studiati gli scritti degli antichi, vi aggiunse le proprie scoperte, e compo
fferma l’autor inglese del Parallelo della condizione e delle facoltà degli uomini) che la perfezione di sì bell’arte é confi
obrio e ’l flagello delle lettere, e lo scoraggiamento e l’avversione degli animi studiosi e gentili. 210. «La rouille de
minus. 215. Egli é certo che niuno de’ nostri drammatici, e niuno degli esteri ha giammai posseduto in così supremo grado
isto o lieto della favola, nel carattere del protagonista, nel numero degli atti, e nel verso. Ardisco dire, che muta di tali
ile (dice l’abate Arnaud) quand il a imité, a su (secondo il precetto degli antichi rétori) appliquer les idées générales des
ell’animo. E quantunque il Metastasio non sia stato posto nella lista degli autori del conciossiacosaché, egli sarà non perta
poetico, perché é dotato di una profonda vie più sensibile di quella degli altri linguaggi; onde riesce molto più favorevole
83 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VII. Su i principali Requisiti per giudicar dritto de’ Componimenti Scenici, Mente rischiarata, e Cuore sensibile. » pp. 69-85
ndate nella dottrina Aristotelica spargono lumi utilissimi a profitto degli amatori della Poesia: i suoi Orti hanno una fragr
ganza Latina. Questo è riconoscerne il pregio, e rendergli, col resto degli uomini inclinati alle Lettere, la giustizia dovut
tà che ben sente: entrambi Requisiti indispensabili a giudicar dritto degli Scenici componimenti. Ma il primo di essi, se si
rne le sorgenti. Questi vi diranno, che sebbene l’Uomo sia nel genere degli animali, è nondimeno composto di un’ Anima immort
a mobilissima, forma l’Uomo per natura sommamente sensitivo agli urti degli oggetti che lo circondano. Aggiugneranno, che qua
ual più qual meno forniti di sensibilità. Il Vecchio p. e. col numero degli anni sentirà ammortiti i suoi sensi e la sua fant
n esse in prima copiasse molte osservazioni Italiane, approfittandosi degli scritti del Tasso, del Riccoboni, del Castelvetro
one chiaroveggente. La Modestia δωρημα καλλιϛον ϑεῶν, il più bel dono degli Dei, secondo Euripide, mi consiglierebde a non pa
grazie, alle delicatezze, al calore, al patetico della maggior parte degli ottimi Poeti antichi, e moderni, poca impressione
84 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Indice. » p. 443
comico Latino 127. Aristofane, analisi di sue Commedie 87. giudizio degli antichi e de’ moderni su di esso 94. Arcadia, Ac
ue opere in It. 406. Bambasio Tommaso, antico attore It. 191. Balli degli antichi 29. 105. 168. de’ moderni 314., V. Pantom
media 246. Ennio 114. Epicarmo comico Greco 82. 115. Epigene autor degli Episodj 26. Ercolani Monsignor p. It. 328. Esch
e lettere 193. Guillet o de la Guilletiere su gli spettacoli scenici degli Spartani 107 H Halmann Gio: Cristiano p. 
Francesco) p. It. 474. Leone X. protettore delle lettere e promotore degli spettacoli scenici 210. Lessing p. T. 402. seq.
agj 339. n. Menestrels musici Provenzali 185. successori de’ Bardi e degli Scaldi 186. Metastasio riesce mirabilmente nell’
06. Nevio incarcerato per la sua mordacità 113. O Odi (Sforza degli ) comico It. 232. Opere prime teatrali erano reli
tor della Demodice 325. Riarj Pietro e Raffaello Cardinali promotori degli spettacoli teatrali in Roma 198. Regnard Gio: Fr
1. n. Stéele Riccardo p. I. 391. Strozzi Tito Vespasiano, direttore degli spettacoli teatrali in Ferrara 204. Sulpizio Gio
85 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XII. Teatro di Aristofane. » pp. 16-140
he, tali politiche vedute, e tal conoscenza de’ costumi e dello stato degli Ateniesi, che, mal grado delle bassezze ed osceni
struito Trigeo pensa a partire. Il Coro prende occasione di favellare degli spettacoli scenici di Atene, e di lodare il suo p
sa ogni artifizio, e comincia a predicare e mostrare di esser volontà degli Dei che non si cessasse dal guerreggiare avanti
concedersene alle donne il dominio. Con tal disegno e con le spoglie degli uomini s’incamminano al Consiglio. Un vecchio chi
erti pedanti moderni che si fanno gloria di esagerare tutti i difetti degli antichi, e di negligentarne le bellezze. Blepiro
n’altra donna l’accusa di ateismo, e che coll’aver negato l’esistenza degli Dei, ella che vender soleva ghirlande per gli sag
o soccorso. Il Coro giustifica il proprio sesso, ed accusa gli uomini degli eccessi delle donne. Atto IV. Mnesiloco aspettand
parodie, le quali, presso la posterità già sazia delle trasformazioni degli zanni scemano di pregio in ragione del tempo che
attengono, temendo di peggio. Questa scena è propria de’ pulcinelli e degli arlecchini, ma è vivace e ridicola. Un pianto, un
Comico temerario osò attaccare la stessa virtù e preparare gli animi degli spettatori a udir senza ribrezzo calunniare un uo
che Strepsiade sia introdotto nella scuola senza partire dal cospetto degli spettatori; siccome anche in simil guisa si è ved
uito. All’aprirsi della scuola Strepsiade si meraviglia de’ visacci e degli strani gesti de’ discepoli, de’ quali altri incan
ifico appo di chi ne sa quanto lui? L’impostura de’ falsi coltivatori degli studii severi è bene antica, e si perpetuerà mass
ccetta, perchè niuna indecenza niuna bassezza porta seco, come quelle degli altri Comici, i quali fanno uso di vesti lacere….
ossano giudicare con fondamento. Il Dritto aringa lungamente a favore degli antichi semplici costumi. Il Torto mette in ridic
n numero, che il Dritto stesso si confessa vinto, e passa dalla parte degli spettatori. Fidippide rimane in casa di Socrate p
ma la più infame ancora per esservi stato calunniato il più virtuoso degli uomini allora viventi. Detestabile adunque è per
gitto e nella Fenicia? Tutte queste cose, mal grado de’ comentatori e degli scoliasti, oggi sono a noi indifferenti, ed allor
d allora rapivano gli animi de’ Greci. L’argomento è una sollevazione degli uccelli contro gli Dei per consiglio di un uomo.
spiravano l’ateismo e l’irreligione. Pistetero trasportato nel regno degli Uccelli è una copia de’ viaggiatori progettisti c
sieno stati i primi regnatori delle regioni abitate, e che sieno più degli Dei meritevoli di venerazione. Persuade loro d’im
Quest’Amore si accoppiò col Caos alato nel tartaro, produsse la razza degli uccelli. Come poi ebbe Amore mescolato ogni cosa
ne uscì il cielo, l’oceano, la terra, e l’incorruttibile generazione degli Dei. Così noi Uccelli siamo i più antichi di tutt
tero qualche vestito; indi un impostore che si spaccia per interprete degli oracoli; appresso un geometra che pretende misura
schernisce, minaccia il suo Giove, e la manda via. Riceve poi notizie degli applausi e onori fattigli da tutti a cagione de’
a è questa? Chi è costui che viene così coperto? Prom. Vedi tu alcuno degli Dei che mi seguiti? Pist. Non veggio alcuno io. M
pe lo rimproverano di tirannia. Egli riprende il carattere sospettoso degli Ateniesi ed il loro costume che si andava disusan
e, no; che sebbene per la paura che si ha della di lui potenza, niuno degli artefici finora ha osato di farne la maschera, pu
mar fortemente, quasi in essa consistesse tutto il pregio della farsa degli Acarnesi. L’abbondanza colma la casa del pacifico
ne di cose parle orribili e parte ridicole . Così termina la commedia degli Acarnesi, nella quale dal principio al fine si sc
Pluto Dio delle ricchezze, e di trovarsi mal condotto sporco e privo degli occhi per l’invidia di Giove. Tutto il mio male (
itica ed economica ! Quanta filosofia ci nascondeva Sotto il velame degli versi strani di codesto Comico così dispregevole
oderne scene convertiti e ravveduti nella miseria per l’ingratitudine degli scrocchi che gli adulavano nell’abbondanza. Viene
one considerabile, e la moralità infinita. Variano assai i giudizii degli antichi e de’ moderni intorno al merito di Aristo
Brumoy non dissimula i suoi difetti non pechi, ma ne va con profitto degli stud osi additando l’arte e le bellezze dello sti
di giudizio purgato, e di gusto vero per decidere intorno alle opere degli antichi. Avea egli tutti questi pregi M. de Chamf
86 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292
ante mostruose larve pose Virgilio nella sede de’ sogni sull’ingresso degli elisj, rappresentano una pretta, e pur non piena
ù grandezza ne’ suoi eroi. La lingua è pura, lo stile ricco e proprio degli argomenti e della drammatica. A lui non manca se
ngolarmente sono i melodrammi del Zeno per la varietà de’ caratteri e degli argomenti, essendosi arricchito nelle storie grec
, tanto più di compunzione e di diletto avesse a destarsi negli animi degli uditori. Tutte le di lui opere drammatiche compre
no a bello studio; Aretade presso i Greci fece un volume de’ pensieri degli scrittori che s’incontrano senza seguirsi73. Il c
ncorse a cagione del sistema che trovò introdotto, del genere stesso, degli esempj passati, e soprattutto degli abusi musical
vò introdotto, del genere stesso, degli esempj passati, e soprattutto degli abusi musicali, come sarebbero tante arie di para
ell’animo. E quantunque il Metastasio non sia stato posto nella lista degli autori del conciossiacchè, egli sarà non per tant
caratteri non cedono per l’ esattezza e verità a’ migliori caratteri degli altri poeti. La sublime anima di Cornelio ha ella
d in altri drammi ma che poi usò più parcamente nell’Attilio; ad onta degli ostacoli musici non perde di vista il tragico fin
el 1767 la sua di Amore e Psiche colla selva de’ destini, coll’ antro degli oracoli, coll’Acheronte, colla caverna di Averno,
edeschi possono vantarsi di eccellenti maestri di musica strumentale, degli Haydn, Huber, Cramer, Schmit ecc.: che debbono an
di preminenza con gl’ Italiani? Son pur essi medesimi gli ammiratori degli eccellenti musici teorici e pratici che in prodig
fermò l’Inglese autore del Parallelo della condizione e delle facoltà degli uomini) che la perfezzione di sì bell’ arte è con
isto o lieto della favola, nel carattere del protagonista, nel numero degli atti, e nel verso. Dissi allora, e lo ripeto, che
87 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « PROLUSIONE ALLE LEZIONI DI POESIA RAPPRESENTATIVA DEL PROFESSORE PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. » pp. 203-226
e piume, alla delicatezza delle sete, de’ veli, de’ bissi, alla pompa degli aironi, degli ori, delle perle, dei diamanti di G
delicatezza delle sete, de’ veli, de’ bissi, alla pompa degli aironi, degli ori, delle perle, dei diamanti di Golconda, in so
ni baldanza, ogni vanità ed effemminatezza, perviene alla rettitudine degli Aristidi e de’ Fabrici, alla probità de’ Socrati,
’ Socrati, de’ Senocrati, e de’ Catoni, alla meditazione de’ Platoni, degli Anassagori, degli Archimedi. E fatto di mano in m
ocrati, e de’ Catoni, alla meditazione de’ Platoni, degli Anassagori, degli Archimedi. E fatto di mano in mano ognora di se m
confine porta la contemplazione per tutta la natura, e facendo tesoro degli oggetti verì gli ordina nella fantasia, gli color
me spoglie dettarono le loro leggi. Con tale abbigliamento le memorie degli eroi e le grandi imprese si conservarono nelle lo
ettarne i precetti: che i grandi allievi de’ Pitagori, come Eschillo, degli Anassagori, come Euripide, de’ Teofrasti, come Me
88 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — [Dedica] »
he lavoro intrapreso ad ottener un tal fine, mi ritrovai per mancanza degli opportuni letterari sussidi, come il Dedalo della
en degno d’avere per illustratore de’ suoi pensieri, e confidente uno degli spiriti più elevati della Spagna nella penetrazio
89 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 691
igine da una famiglia nobile del quattrocento venuta di Piemonte. Uno degli avi fu Ambasciatore della Repubblica Veneta press
e mila scudi per ogni città. Non accordando le due città, contentarsi degli otto mesi e de’ sei mila scudi per la città sola.
90 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo secondo »
e potrebbono forse in mezzo recarsi contro alle opinioni più ricevute degli eruditi, e mi restringo ad esaminare soltanto i v
la voce, sarà maggiore il numero delle intonazioni, e per conseguenza degli elementi del canto: secondo, che impieghi maggior
n suono, ch’io assomiglierei volontieri al romore, che fanno le penne degli augelli nel tempo, che spiccano il volo: ora coll
alla maggior parte de’ miei lettori intorno alla natura de’ tempi, e degli accenti; così stimo miglior consiglio il rimandar
lessioni tanto più variate, e moltiplici quanto maggiore è la varietà degli accenti nella sua pronunzia; egli è per conseguen
ativo alla declamazion naturale, nel che la sua bellezza è a giudizio degli intendenti principalmente riposta. Il qual vantag
come divenghi lo strumento egualmente dallo spirito della fantasia, e degli affetti. Ma assai si è detto onde si conoscano le
le metafore continue, e le allegorie sono le delizie degl’Italiani, e degli Spagnuoli ancora: Che le loro lingue portano semp
me se la gonfiezza, e l’oscurità fossero un vizio delle parole, e non degli autori: «Che i Chinesi e quasi tutti i popoli del
della immaginazione pronta e vivace, che tanto influisce sul naturale degli Italiani, la quale fra le molte modificazioni deg
isce sul naturale degli Italiani, la quale fra le molte modificazioni degli organi destinati all’esercizio della parola trova
interiezioni, d’esclamazioni, di suoni spiccati e sensibili: l’idioma degli accenti rinvigorisce quello delle parole, ed ecco
per le donne italiane: ora per le fiamme che svegliano esse nei petti degli uomini, onde questi rivolgonsi poi a cantare la b
ll’orecchio, anche l’italiana cade più volte nel difetto degl’iati, e degli accozzamento sgradevoli. Nel far questa nota non
91 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO V. Teatro Tragico Francese nel XVII secolo. » pp. 166-211
tragedie gli Orazii, il Cinna, il Poliuto. Nel maneggiare l’argomento degli Orazii prese Corneille scorta migliore, o che ne
de’ caratteri, la forza delle passioni episodiche rendono la tragedia degli Orazii di gran lunga superiore al Cid, e vincono
tragedia che tira tutta l’attenzione. Non meno teatrale è il colorito degli affetti episodici della virtuosa e sensibile Paol
giudiziosi riprendono nel Pompeo varie espressioni nella descrizione degli effetti della strage di Farsaglia e non pochi con
caratteri ». Dotato d’ingegno straordinario e soccorso dalla lettura degli antichi mostrò sulla scena la ragione accompagnat
del Cornelio abbiamo noi imparato a conoscere l’esagerata mediocrità degli ultimi suoi drammi; e pure i più deboli di questi
io e dalla tragica gravità quanto il di lui Alessandro che sembra uno degli eroi da romanzo. La Tebaide, per valermi delle pa
na famiglia, benchè reale, senza mostrare un necessario incatenamento degli affetti de’ personaggi coll’interesse dello stato
rgico, furioso, terribile che ben conviene alla vera tragedia; parlo… degli amori proprii dell’idilio e della commedia anzich
ccompagna con altre maniere poetiche calcando da gran poeta le tracce degli antichi tragici che studiava e si proponeva per m
più di Pietro castigato nell’uso delle arguzie viziose, per la scelta degli argomenti, per la vasta letteratura ond’era ornat
56, in cui si veggono stranamente avviliti i caratteri del gran Ciro, degli Sciti e della loro regina Tomiri, oltre ai difett
za. Fu segno a’ morsi satirici di Desprèaux Boileau amico di Racine e degli antichi, e fu lodato dal Perrault emulo di Boilea
92 (1772) Dell’opera in musica 1772
II.13). Le stesse arie con ‘da capo’ erano da tempo diventate oggetto degli strali dei critici razionalistici: «le arie teatr
dimentali musiche) alle feste rinascimentali (l’esempio, tra l’altro, degli spettacoli nella Roma di Sisto IV), dal controver
a uscito dalla sala e risvegliatosi dal richiamo delle incantatrici e degli incantatori. Le leggi inesorabili della verosimig
ico: «fattosi su quel teatro un ballerino cazzatello — così suona uno degli aneddoti cari a Planelli — a voler rappresentare
llontanare dal teatro ogni persona che possa pregiudicare la moralità degli spettacoli. È tipico che a questo punto del libro
nt’anni, eppure Planelli credeva che a Napoli quei discorsi in difesa degli attori e dei cantanti andassero ripetuti. Troppo
musica, e se portò queste arti alla loro perfezione, mentre il genio degli altri popoli, dirò così, bamboleggiava, ciò avven
i massimi e minimi d’Apollonio, e un Galilei che ci riveli i secreti degli astri. [Pref.3] Molto più importante ancora è l’
reti degli astri. [Pref.3] Molto più importante ancora è l’influenza degli spettacoli sul costume delle nazioni. Le rapprese
ene lo spirito republicano; siccome in Roma l’arena, tinta dal sangue degli uomini e delle fiere, alimentò la ferocia d’un po
dicembre S. Maria Stella. Il più umile Servo, e suddito Fr. Gherardo degli Angeli Minimo. Sezione I. Che sia opera in mus
giunga nuovo lume, e bellezza. In tal senso è chiamato Esopo inventor degli apologhi ben più antichi di lui: e nel senso mede
, ne dispone ed intreccia alla meglio le foglie e i rami, ne aggiugne degli altri svelti da alberi vicini, e dà principio all
o di tali discipline, è tutt’altro da ciò che si adopera al movimento degli affetti, e che noi il patetico diremo di quelle.
io compreso tra ‘l confine del naso e l’estremità del mento, e quella degli orecchi, tutte sieno eguali tra loro. Se eguali t
tino ne vengano escludi l’endecasillabo e ‘l novenario, non men degni degli altri, sì perché non mancano d’armonia e perché m
ché non mancano d’armonia e perché meglio ancora che la maggior parte degli annoverati possono servire a’ particolari affetti
nerezza però possono essere più atti, appartenendo questa alla classe degli affetti piacevoli. [Sez.II.1.2.32] Mi rimarrebbe
tristo o lieto della favola, al carattere del protagonista, al numero degli atti e al verso tragico. La qual mutazione da tal
: altrimenti pochissimo effetto avrebbe potuto promettersi nell’animo degli spettatori. [Sez.II.4.0.3] Ma la moderna tragedi
n mezzo a un popolo da molti secoli incivilito, amico del commercio e degli stranieri, e professante una religione che ispira
a deporre per questo il suo sublime carattere. Cap. VI. Del numero degli atti [Sez.II.6.0.1] È noto su questo proposit
ver legittimamente potuto la moderna tragedia ridurre a tre il numero degli atti, e che questa nuova distribuzione val forse
i e quale alle arie, o, ch’è tutt’uno, quali sieno le materia proprie degli uni e quali delle altre. Poi qualche riflessione
E però le arie debbono essere il più puro, il più semplice linguaggio degli affetti, e null’altro contenere che le formole, d
si vuol dommatizzare nelle arie, che debbono contenere il linguaggio degli appassionati. [Sez.II.7.2.4] Il celebre Metastas
lavori della drammatica hanno svegliata la compassione nel più intimo degli animi nostri! Come sperare che una lambiccata sen
poste in bocca di que’ personaggi che regolano sulla terra il destino degli uomini, esigono uno stile più sostenuto e sublime
o le pruove datene dal chiarissimo padre Martini. La seconda è quella degli odierni caratteri musicali, più facili e più como
uella degli odierni caratteri musicali, più facili e più comodi assai degli antichi, i quali non poteano sì distintamente e s
la musica, ma di tutte le arti piacevoli, opera sulla parte meccanica degli affetti mediatamente però, non già immediate, com
uti, furono indotti gli antichi a stabilire in quelle regioni la sede degli affetti, verbigrazia quella dell’amore nel fegato
ll’amore nel fegato, dell’ira nel fiele, del riso nella milza, e così degli altri. Dall’intima connessione che il movimento d
tieri de’ nervi che in quelle regioni di nostra macchina al ministero degli affetti son destinati, ma solo di quelli che veng
eci i doveri della religione e della morale, e le azioni e gli esempi degli uomini illustri. Dal che si può comprendere ciò c
Esse riguardano principalmente il canto: perciocché l’accompagnamento degli stromenti d’una qualche maggior libertà dee goder
enze son pure la più sazievol cosa ch’io mi possa udire. Nulla dicasi degli scorci di bocca e del brandire, che i cantanti fa
randezza, e d’un disegno medesimo, senza riguardo alcuno alla qualità degli edifìzi. Era questa uniformità avvenuta perché ne
a durata, né seguendo ciecamente la scorta de’ punti, delle virgole e degli altri segni di riposo, che noi adoperiamo nella s
delle attuali sue circostanze, sostituendo alla di lui voce il suono degli strumenti. Per questa ragione una tale spezie di
venga a un dialogo e disconvenga a un soliloquio. Di che colla scorta degli stabiliti princìpi potrà un accorto maestro agevo
pera in musica qual piacere vi cercano: quello che nasce dalla mozion degli affetti o quel dell’udito, ancorché a costo del p
parte del tempo destinato all’educazione. Qui però non di costoro, ma degli attori dell’opera in musica va a noi talento di r
e’ drammi in musica sono in questo particolare sì negligenti, e fanno degli atti sì sconvenevoli e mal graziosi, ch’è pure un
etta, è dal Salvini80 graziosamente paragonata a quelle rozze pitture degli antichissimi tempi, ne’ quali, per testimonio d’E
distinsero, come son quelle della scuola romana, educata tra le opere degli antichi. Le pitture particolarmente del divin Raf
a e la poesia offeriscano alla nostra immaginativa; e però la lettura degli storici e de’ poeti può ancora giovar molto a un
e fu il maestro di Demostene. Coll’aiuto d’uno specchio quel principe degli oratori apprese a imitare i gran modelli ed a per
acchine, e la struttura medesima del teatro. Cap. I. Del vestimento degli attori dell’opera in musica [Sez.V.1.0.1] All’
ento degli attori dell’opera in musica [Sez.V.1.0.1] All’inventore degli abiti è conceduta maggior libertà, che non agli a
tenere di dar loro del ben venuto. [Sez.V.1.0.3] Adunque l’inventore degli abiti si tenga egualmente lontano da questi due s
accia del vestire adoperato dalla costui nazione, onde chi sia inteso degli usi di quella, ve gli possa discernere, e confess
ei in un suggetto di sacra storia. [Sez.V.1.0.4] Insomma l’inventore degli abiti imiterà lo stile de’ ritrattisti, che conse
elta del colore, per soddisfare all’estetico dell’arte sua. Il colore degli abiti vuol essere diverso da quello della scena,
o di muoversi. Quanto è poi all’armonia, che dee risultare da’ colori degli abiti e delle scene, è già troppo noto che i colo
rapporto che passa fra’ tuoni d’uno stromento. Se nella composizione degli abiti non sarà consultato sì fatto rapporto, ques
lvolta né pur basta che l’artefice abbia felicemente scelto il colore degli abiti, s’egli non bada in oltre a degradarlo, qua
ù il suo colore ammortisce. Contro la qual legge se pecca l’inventore degli abiti, mettendo addosso a un personaggio lontano
a prospettiva, le quali non lascerebbero spazio bastante al passaggio degli attori, e molto meno alle comparse, a’ carri, tro
la ragione là esposta, dove la stessa avvertenza demmo all’inventore degli abiti. [Sez.V.2.3.2] Gli ornamenti dunque, onde v
eatri, ma per rimediare al danno, che da tai materie soffriva la voce degli autori, essi davano a costoro delle maschere fatt
ea del tutto inutile l’uso di que’ vasi. [Sez.V.4.1.4] Questa pratica degli antichi, unita a una giornaliera pruova che noi n
cessario che tai porte sieno sempre aperte; conviene anzi per la voce degli attori, che alcune restino ordinariamente chiuse,
tuono particolare: e sì fatti vasi invigorivano mirabilmente la voce degli attori. Dodici di questi (tanti essendo i semituo
l prefato ondeggiamento dell’aere, ch’è il veicolo del suono. La voce degli attori già è bastantemente occupata dal crasso am
a dal crasso ambiente del teatro, dalle tele delle scene, dagli abiti degli spettatori, per non dovere offenderla di vantaggi
che non pruova egli mai tanta ripugnanza di dare orecchio alle parole degli attori, quanta allora che sia terminato un ballo
azioni, che il poeta drammatico suppone che accadano negl’intervalli degli atti, o che si può supporre che avvengano in quel
uazione della favola drammatica, egli vuol essere atto all’espression degli affetti. Quindi il patetico della danza, o sia il
mai il ballo alto, come quello ch’è incapace di servire all’imitazion degli affetti. Quel ballerino, che ha creduto fin qui c
per un’«arte che fa professione d’esprimere il costumi e le passioni degli uomini, e di contraffare ora l’allegro, ora il ma
pregiudizi. Essi debbono badare a rendersi eccellenti nell’imitazion degli affetti, non già nel ballo alto. Questa inferiore
olto, perciocché questo fornisce i più espressivi mezzi all’imitazion degli affetti. Il che fa abbastanza comprendere quanto
re quelle figure. Il quesito lo dispererebbe, non ostante la felicità degli atteggiamenti adoperati dal pittore. Ma si tolga
che rendette allora necessario sì fatto arnese, fu l’ampiezza enorme degli antichi teatri, in cui si davano gratuitamente gl
gratuitamente gli spettacoli a popolo numerosissimo. La parola dunque degli attori non sarebbe giunta all’orecchio de’ più lo
acoli fanno. Il perché non si potrà mai abbastanza lodare la saviezza degli antichi, i quali a’ più riguardevoli magistrati a
tri della musica e de’ balli, l’ingegniere, l’architetto, l’inventore degli abiti e delle scene. Ora, se egli non salutò né p
ben eseguito, il direttore dee principalmente occuparsi della scelta degli artisti che vi s’impiegano, ed aver poi l’occhio
raggioso alla nazione a cui si ardisce di presentarlo, e che ciascuno degli artisti lo sfigurerà a capriccio. Se il cantante
’ gentili, la quale trasferiva a’ suoi dei le più umilianti debolezze degli uomini, ma che dieno a conoscere ne’ loro ragiona
altra quella delle colte persone, le quali rigettando la moltiplicità degli dei, e le ingiuriose favole che si spacciavano di
i hanno dal sovrano arbitrio dell’autore della natura e dalla libertà degli uomini. [Sez.VII.3.0.3] In generale somma attenz
ché gli uni non contengano delle massime false, e gli altri non dieno degli esempi perniziosi. Avviene spessissimo (non senza
ripruova. Questo anzi è il meno. L’importanza consiste nella probità degli attori e de’ ballerini. Sieno le prefate arti gas
spagnuole. Il ridicolo di que’ caratteri non troverà luogo nell’animo degli spettatori, occupato dalla grandezza de’ tragici
vagia tempera dell’animo loro. Per qual colpa meritarono il disprezzo degli altri uomini quegl’infelici, a cui la natura died
ideratum, Firenze, Cocchini 1659 di Vincenzo Viviani (1622-1703), uno degli ultimi, se non proprio l’ultimo discepolo di Gali
tà di Regio Revisore alle Stampe dal 1744 (vedi Dizionario biografico degli italiani, vol. 71, 2008, pp. 361-364, ‘voce’ di P
è noto alle cronache letterarie: si tratta del padre minimo Gherardo degli Angioli (Ebola 1705 – Napoli 1783), che era stato
ego cum rudibus». Su Mussato cfr. la ‘voce’ del Dizionario biografico degli italiani, vol. 77, 2012, pp. 520-524 (di Marino Z
a Drammatica come smarrita e perduta, per aver dato alla declamazione degli Attori ciò che i Greci davano al Canto, e all’Arm
ma, e di Clelia Farnese con Marco Pio poi (cfr. Dizionario biografico degli italiani, vol. 32, 1986, pp. 59-60, sub voce Dall
one nella preistoria dell’opera in musica (vedi Dizionario biografico degli italiani, vol. 68, 2007, pp. 310-313, ‘voce’ di C
ita della corte: vedi la ‘voce’ di T. Megale in Dizionario biografico degli italiani, vol. 61, 2004, pp. 329-330, nonché, in
llestimento dell’Ortensio di Alessandro Piccolomini nel senese Teatro degli Intronati (1560). • Peruzzi: Baldassarre Peruzzi
litare, fu continuatore del Vasari nella realizzazione della fabbrica degli Uffizi e realizzò molti apparati scenografici per
Ferdinando, nel 1589» (A. De Lillo, ‘voce’ del Dizionario biografico degli italiani, vol. 75, 2011, pp. 546-549 [547]). • Va
tà del XVI secolo), madrigalista, autore della musica della Mascarada degli accecati, su testo di Rinuccini, 1595 (è tra gli
o io già che l’entusiasmo di questa sia per lo più maggiore di quello degli altri generi di poesia, cioè che la commozion deg
aggiore di quello degli altri generi di poesia, cioè che la commozion degli affetti sia in esso proporzionata alla grandezza
ère, per distinguerlo dal quasi omonimo figlio (il romanziere erotico degli Égarements du coeur et de l’esprit), ebbe fortuna
o per esercizio, nel quale esponesi un fatto o una verità, ajutandosi degli ornamenti che porge l’arte rettorica»), ma non ne
ta imitatio virgiliana del poeta veronese: cfr. C. Viola, La tragedia degli inverisimili. Girolamo Tartarotti critico della M
l diabete. Da un punto di vista filosofico le sue ricerche sull’anima degli animali (più volte ristampate anche nell’Europa c
in cui si dimostra, che i maravigliosi effetti attribuiti alla musica degli antichi non provan in niun modo, ch’essa fosse pi
tare: il passo oraziano suona tradotto «Orfeo, sacerdote e interprete degli dei, / distolse gli uomini selvaggi dalle stragi
l’equivalente italiano sarà forse il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi di Leopardi). Cap. II [commento_Se
o alla fine della carriera). Vedi la ‘voce’ del Dizionario biografico degli italiani, vol. 51, 1998, pp. 80-83 (S. De Salvo).
la musique par M. Le Chevalier Gluck (1781: Marmontel era il capofila degli anti-gluckiani), in cui si menziona con favore l’
non però coi piedi, ma colle mani» (trad. G. Pompei: Plutarco Le vite degli uomini illustri, t. V, Milano, Sonzogno, 1824, p.
l pulpito e di facondia teatrale; non lo soccorre la pratica oratoria degli avvocati contemporanei, italiani o no (per il For
molte capricciose mascherate dell’ingegno del Tribolo, come in quella degli Orsi, per un palio di Bufale, in quella de’ Corbi
tiche del concittadino Bibiena. • Aldrovandini: la famiglia bolognese degli Aldrovandini annovera vari pittori e scenografi,
nella tragedia], visto che non lo è la danza [òrkesis] ma solo quello degli attori scadenti, il che appunto si rimproverava a
r. Trattato della pittura, parte II [Precetti al pittore]: «Le figure degli uomini abbiano atto proprio alla loro operazione,
miterà i moti de’ mutoli, i quali parlano con i movimenti delle mani, degli occhi, delle ciglia, e di tutta la persona, nel v
ia teologica, è ovvia la preferenza di Planelli per le argomentazioni degli antirigoristi; l’impegno dialettico mostrato da P
il recente profilo scritto da R. Mellace per il Dizionario biografico degli Italiani, vol. 84, 2015, pp. 394-397 (stabilisce
o io già che l’entusiasmo di questa sia per lo più maggiore di quello degli altri generi di poesia, cioè che la commozion deg
aggiore di quello degli altri generi di poesia, cioè che la commozion degli affetti sia in esso proporzionata alla grandezza
e è riservata, per quanto riguarda la scenografia, alla testimonianza degli storici dell’arte, da Vasari ai moderni. 9. Le d
M MODULATIONE proferri». Prolog. lib. IX De gestis italic. nel tomo X degli Scrittori delle cose d’Italia del Muratori. 15.
a morir». Ma il terzo e ‘l quarto verso non ritengono lo stesso metro degli altri, perché la seconda e la terza sillaba, che
Ma perché si è detto che i notati versi non ritengono lo stesso metro degli altri, non perciò creda alcuno che quel cambiamen
e ne fosse sostituito immediatamente un altro, essendo strato costume degli antichi di far succedere a un tragico un comico o
piriti marziali, il lidio portava all’allegrezza e alla danza, e così degli altri. 54. È su tal proposito assai noto il fatt
ichi retori, ed alcuni ancora tra’ moderni, lasciarono su tal materia degli eccellenti ricordi. Ma oltre a ciò alcuni autori
atto era comune a’ misteri d’Iside e d’Osiride, di Mitra, della madre degli Dei, a’ misteri eleusini, a quelli di Bacco e di
d’istrioni notati d’infamia, che una tal arte, dissi, non sia quella degli attori di drammi regolari e in particolare de’ tr
i di drammi regolari. «Postremo Caesar (così narra Tacito nel lib. IV degli Annali l’esilio seguito sotto Tiberio) de immodes
Nerone. «LUDICRAM quoque LICENTIAM (sono le sue parole nel lib. XIII degli Annal.) et fautores histrionum veluti in proelia
ragici, e Comici e essendo state a costoro conferite delle cariche, e degli onori, incompossibili colla nota d’infamia. E di
Neri, S. Carlo Borromeo, S. Francesco di Sales conobbero l’innocenza degli Spettacoli Drammatici; per nulla dire d’una molti
quel divieto era l’impedire il libertinaggio, che dall’accomunamento degli abiti sarebbe sommamente favorito. Ma qual male s
mmi, gl’interlocutori de’ quali tutti son uomini. 117. Parlo sempre degli attori di drammi regolari: poiché sopra alcune al
93 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Delle scene »
n ciò essergli di grande aiuto la lettura dei libri, la conversazione degli uomini addottrinati nelle antichità; ma a qual al
considerando sin dove sia giunta al dì d’oggi in tal parte la scienza degli pittoreschi inganni. Fanno dipoi i più belli effe
almente che Paolo, ebbe il destino di averla messa in fondo per conto degli allievi che crebbero sotto di lui. Rivolti costor
ati in luogo delle erudite grottesche di Gioan da Udine, dell’India e degli altri maestri di quel secolo. Non vorrei né meno
vario, boschetti, collinette, acque vive, praterie con dei tempietti, degli obelischi ed anche di belle rovine che spuntano q
con l’altezza delle colonne abbia una giusta proporzione la grandezza degli stessi attori. Veggonsi assai volte i personaggi
94 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 40-58
etro vi trovarono gli Europei, dopo che, seguendo le tracce immortali degli argonauti Italiani Cristoforo Colombo, Amerigo Ve
o; ma per non interrompere la serie de’ teatri Europei, parleremo quì degli spettacoli scenici del l’America. Prima che ci f
ento. Cresce finalmente la probabilità delle congetture sul l’origine degli spettacoli del Perù col riflettere che si eseguiv
diritto ad occuparle e saccheggiarle senza tener conto della ragione degli indigeni che ne aveano antecedentemente acquistat
lla cosmografia e della nautica. E nella Storia filosofica e politica degli stabilimenti degli Europei in America così si dic
ella nautica. E nella Storia filosofica e politica degli stabilimenti degli Europei in America così si dice nel libro XIX: Q
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 881-887
seconda lettera, che lo fe’andare a Padova, doveva certo esser quello degli occhi, di cui discorre in una delle sue poesie (p
30 novembre, ma fosse trattenuta a Torino per un ritardo nell’arrivo degli abiti di Cintio, e non giungesse alla gran Capita
ntitolandosi Mercante di fichi secchi da Poggibonzi, con gran diletto degli uditori, e parmi ch’esso ne fosse l’inventore. (V
una voce flessibile, ed affettuosa, che penetrava e invadeva l’animo degli attenti spettatori…… La dolcezza della fisonomia
deva l’animo degli attenti spettatori…… La dolcezza della fisonomia e degli espressivi e significanti suoi sguardi, or dimost
di buon accordo. La morte della moglie fu a lui fatale. Nel mio libro degli Aneddoti, sono i Ricordi di un comico, il fiorent
96 (1878) Della declamazione [posth.]
l dire: indipendentemente dallo studio che se ne effettua) un oggetto degli studi teatrali. Quale sarebbe? Lo spettacolo, cer
ssere definita la reale forza di impatto che ebbero sulla recitazione degli attori a venire. Tuttavia a partire dai testi che
recedente vita teatrale in Italia5. Quando ci si avventura nel campo degli studi teatrali, ci si trova spesso davanti ad una
i alla letteratura teatrale o alla storia dello spettacolo. La storia degli attori dunque risulta divisa da quella dei letter
e di studi letterari, viene prestato alla questione della recitazione degli attori e, in ugual misura, allo scarso spazio che
e 1797, con vittoria finale di Luigi Gori. A questo periodo risalgono degli articoli di critica teatrale scritti da Salfi per
li aspetti performativi del teatro, in particolare per la recitazione degli attori. Nel numero 10, datato 8 termidoro IV repu
u questi principj, si dee diminuire il prezzo, il più ch’è possibile, degli spettatori, perché se ne agevoli il concorso33.
nell’attenzione prestata alla componente gestuale della declamazione degli interpreti: Pare che gli attori si sieno tutti c
spondere a ciascuna parola un movimento di braccia e di gambe, che fa degli attori altrettanti energumeni o paralitici, cui s
indirizzasse nelle prove. Nonostante alcuni difetti, la declamazione degli attori risultava infatti migliorata rispetto al p
coloro, che volessero e sapessero profittarne51. Recensioni scritte degli spettacoli, che focalizzassero l’attenzione sull’
essi fanno della propria estraneità da ogni regola e dalla dittatura degli antichi, quando invece sono i primi a imitare ped
i, quali Lessing e Engel, a individuare nella varietà dello stile uno degli effetti dello sviluppo dei caratteri e delle pass
progetto più generico di riformare le scene e il sistema declamatorio degli attori italiani, specie al sorgere della Cisalpin
izione del 1878 sarà curata da Alfonso Salfi, che premise al trattato degli accenni biografici sull’autore e che corredò il t
a un canale di comunicazione privilegiato con il pubblico. L’auspicio degli autori legati al teatro giacobino di ampliare i p
o a quello salfiano, occorre aspettare il 1801, anno di pubblicazione degli Elementi di poesia drammatica di Pietro Napoli Si
to della prima fase della Drammaturgia d’Amburgo 101, le performances degli attori che calcavano le scene tedesche di allora,
ia menzione esplicita sia quello di Ekhof. Abbiamo visto, a proposito degli articoli pubblicati sul Termometro, come al Salfi
i non mancasse la verve necessaria alla critica delle interpretazioni degli attori. Il fatto che non vi abbia dedicato spazio
le figurativo, sviluppasse un sistema di archiviazione e divulgazione degli elementi di maggior pregio di ogni performance. E
scultura), che lasciassero traccia delle messe in scena e delle pose degli attori, seguendo il modello dell’ateniese Cabria
spressamente dedicati alla critica delle recite, in cui fare menzione degli attori che si fossero maggiormente segnalati e de
no. Capitolo VII: Salfi dedica il settimo capitolo alla ripartizione degli affetti, specificando che il suo interesse per l’
ilizzando toni elevati e enfatici, che, utilizzati nella declamazione degli antichi, trovavano giustificazione nella vastità
a riforma dei costumi. Salfi polemizza poi contro la tendenza propria degli attori italiani di comparire in scena in abiti lu
di raddoppiamento della parte che rompe ogni illusione. Le difficoltà degli attori del suo tempo a imparare la parte a memori
le prove. La reazione che si deve ricercare nel pubblico non è quella degli applausi destati dalla sorpresa per un imponente
i e passati; — Morale, perché abbia chiaro il sistema di ripartizione degli affetti; — Eloquenza, perché gli insegni a sosten
per comune istruzione o diletto rammemorati. Pare dunque che i fasti degli Dei e degli Eroi, e le virtù ed i vizi più insign
istruzione o diletto rammemorati. Pare dunque che i fasti degli Dei e degli Eroi, e le virtù ed i vizi più insigni degli uomi
che i fasti degli Dei e degli Eroi, e le virtù ed i vizi più insigni degli uomini, che si volevano volgarmente commendare o
one la perfezione del dramma, e lo studio e l’apparecchio conveniente degli attori, che debbono rappresentarlo. [Intro.11] S
rappresentazioni della passione di Cristo, e delle vite de’ martiri e degli anacoreti; e spesso si vedevano per le chiese, co
Ma infelicemente s’introdusse in questo secolo il genere tragicomico degli spagnuoli, il quale se da una parte arrestò i pro
attore fu di molto superiore a quello di autore. Troppo si è parlato degli effetti maravigliosi ch’egli produceva sull’animo
ore di quelle di Schiller, dovevano eccitare la passione e il talento degli attori a ben declamarle; e molti nomi celebri in
ringo il primato e la palma. Ciascuna però ha adottato de’ principî e degli usi analoghi alla propria indole, ed ha per conse
rte liberale, come le altre tutte, ancorché nel teatro e nella scuola degli italiani l’avesse appresa e provato Moliere, che
r questo che su’ teatri d’Italia non sieno comparsi a quando a quando degli attori capaci di provare quel che può la natura,
Italia. Le tragedie di Alfieri hanno comunicato apertamente all’animo degli attori e degli spettatori quella forza tragica, c
edie di Alfieri hanno comunicato apertamente all’animo degli attori e degli spettatori quella forza tragica, che sola può far
onia, che tutti i rami esprime e comprende. Per tali impulsi non solo degli attori, ma ancora di quelli che si dilettano di q
hanno sempre più mostrato quello che potrebbe diventar l’arte in mano degli italiani, e quello che tutta volta le manca, per
ho potuto esaminare e raccogliere, mi hanno animato a scrivere ad uso degli italiani. A questi io indirizzo particolarmente l
Quest’arte consiste adunque nel rappresentare adeguatamente la parte degli attori tragici. E qui si osservi, che se declama
. Quest’arte che alla nuda parola o a’ meri segni vocali delle idee e degli effetti aggiunge il tuono, la figura ed il gesto
pure avere che una sola sillaba lunga; e che per quanto dall’autorità degli antichi raccogliamo, avevano essi quantità ed acc
21] E perché non si prenda equivoco intorno al significato ed all’uso degli accenti e de’ tuoni, su di che hanno pur sempre d
impossibile il correggerne le contratte abitudini; e quindi veggiamo degli adulti e de’ vecchi leggere e pronunciare sì mala
a. La loro azione si modifica e si accorda siffattamente con l’indole degli accenti, delle pause e de’ tuoni, che anch’essa n
in cui si dispiegano. Tali sono l’impallidire del viso, l’infiammarsi degli occhi, il tremore di certi membri, il rabbrividir
Esse dipendono per l’ordinario o dalla varia ed acconcia correlazione degli accenti, o dal suono proprio o dallo scontro arti
loro continuato prolungamento; e nel terzo la confusione e le qualità degli affetti che producevano. E tanto più comparisce u
una serie e un complesso di naturali interrogazioni, che le affezioni degli uomini più vive e pressanti significavano. Questi
idità dei passaggi, che si succedono e si distruggono, non ci offrono degli oggetti stabili e definibili come quella. E può a
ione o l’effetto della sensazione in certo modo dipingono. Alla vista degli esseri non pur ragionevoli, che bruti ed inanimat
imitiamo i suoni, i moti e le forme non pur del tuono, del torrente, degli aquiloni, del leone, del toro, ma quelli della pe
mportuna, diversiva ed assurda, se l’interesse principale richiedesse degli atti, che al godimento o alla distruzione dell’og
grida, si move e si atteggia, o per liberarsi dagli uni, o per godere degli altri. Tutti i moti interni ed esterni dell’uomo,
nte forme se ne dispiegano sia per la condizione, qualità ed opinione degli oggetti e de’ soggetti a cui si sopportano, sia p
isegno. [7.7] Poniamo l’uomo come una macchina sottoposta all’azione degli obbietti esterni, che più o meno l’agitano e la c
el piacere che recano, la prima facoltà o tendenza, che alla presenza degli obbietti si sveglia, è l’attenzione, la quale, se
za ed operazione, se prima non esperimentiamo e riconosciamo l’indole degli obbietti, che ne circondano e ne commovono. Ma pr
, per cui compariscono i denti, ed al pallore del viso ed al lividore degli occhi unisce la tensione e la rigidezza di tutte
bito dell’incertezza e dell’orrore; e se il biasimo sperimenta o teme degli uomini, si associa con la vergogna, la quale impr
orrore di se medesima, e sfugge, o, se non può, mal sopporta la vista degli altri; quindi abbassa la testa, e affisa a terra
eseguiscono a un tempo secondo l’indole e la destinazione rispettiva degli organi, che dalla stessa passione variamente si a
delle precedenti abbiam fatta, e l’applicazione della stessa teoria e degli stessi principî possiamo e dobbiam fare a tutte q
classificarle, esponendone l’origine, la filiazione e la convenienza degli effetti e delle cagioni, riducendo ad uno o a’ pr
servare gli occhi de’ coltellatori, gli sforzi dei lottatori, i gesti degli istrioni, i vezzi e le lusinghe delle femmine di
le belle proporzioni del corpo. [8.5] Quello che più Socrate diceva degli Ateniesi fra gli antichi possiamo ben dirlo egual
e diceva degli Ateniesi fra gli antichi possiamo ben dirlo egualmente degli Italiani fra’ moderni. Questi per la loro costitu
ente di sforzo, dell’altro. I viaggiatori ci assicurano, che nel viso degli Ottaiti le affezioni si esprimono assai più vivam
el nostro secolo e delle nazioni presenti le passioni e l’espressioni degli Achilli, degli Agamennoni, degli Ajaci, degli Uli
o e delle nazioni presenti le passioni e l’espressioni degli Achilli, degli Agamennoni, degli Ajaci, degli Ulissi, degli Etto
presenti le passioni e l’espressioni degli Achilli, degli Agamennoni, degli Ajaci, degli Ulissi, degli Ettori ecc. L’errore c
assioni e l’espressioni degli Achilli, degli Agamennoni, degli Ajaci, degli Ulissi, degli Ettori ecc. L’errore consiste adunq
pressioni degli Achilli, degli Agamennoni, degli Ajaci, degli Ulissi, degli Ettori ecc. L’errore consiste adunque nel ricerca
ervazioni si possono ancora moltiplicare dalla lettura e dallo studio degli storici e de’ poeti. Infiniti quadri essi pur ci
i passivi dell’arte loro. E noi dobbiamo osservare in essi la varietà degli atteggiamenti, dei tuoni e dei gesti per sempre p
propria. Io non dubito che gli antichi artisti si giovassero gli uni degli altri a vicenda; e siccome Fidia, Apelle e Parras
è bella per sé. [9.3] Ma avendo noi determinati i generi e le specie degli esseri, e dato a ciascuna classe i loro fini e le
artengono, noi distinguiamo alcuni individui come più o meno perfetti degli altri, in quanto più o meno ubbidiscono a tali le
ubbidiscono a tali leggi, e conseguiscono i loro fini. Dal conflitto degli altri esseri cooperanti risultano quindi certi di
forme men belle, rendono gratissima la loro espressione per l’armonia degli elementi che la compongono. Tale era l’espression
e, ci offrirebbe un carattere che meriti l’ammirazione e gli applausi degli spettatori. Ed ecco perché il dolore di Ajace, di
econdo il quale dà l’esistenza e la forma ad opere ed esseri nuovi, e degli ordinari e reali assai più belli ed interessanti.
donne incinte, dovettero un tale sconcio alla troppo viva espressione degli attori che le rappresentavano. Siffatte espressio
ueste impressioni possono alterarsi secondo le circostanze e l’indole degli uomini stessi, possono e debbono molto influirvi
ua verisimiglianza, che non potrebbe verificarsi senza la coesistenza degli anzidetti elementi. [10.13] Or questo tipo di bel
secl ab aliquo eleo facti esse videantur. Or quanto più dee ciò dirsi degli attori? [11.3] Spesso con la più bella figura e
quanti incontra. [11.9] Esso attraversa, impiega e crea nel bisogno degli organi nuovi, per mezzo de’ quali penetra e si ca
ne in tutti gli astanti diventa un bisogno, e si rinnovano i fenomeni degli Abderiti, e di quell’illusione, che è l’effetto p
arte e di studio sono giunti a meritare l’ammirazione e gli applausi degli spettatori. Oltreché qualunque disposizione debbe
vastità dei teatri antichi ed allo strepito ordinariamente procelloso degli uditori, per cui l’attore era costretto ad esager
rado sentire. Non v’ha dubbio che la vastità dei teatri e lo strepito degli spettatori obbligavano qualche volta l’attore ad
ufi. E or come dare agli uni la condizione, l’espressione ed il tuono degli altri? Se gli eroi tengono il mezzo tra gli uomin
imento; e con la stessa progressione procede anche essa l’espressione degli organi anzidetti. [13.9] Non si confonda però con
danno più che gli altri in quell’eccesso, ciò loro interviene, perché degli altri naturalmente più enfatici, sentono troppo l
ividere ancor questi, secondo l’importanza delle parti e l’attitudine degli attori. Ma qualunque sia la classificazione che s
onfidenti hanno riacquistata quella considerazione, che per inettezza degli attori aveano da lungo tempo perduta. [14.14] Ma
monia dell’espressione, la sostiene e rinfranca opportunamente, i più degli attori ordinari perdono la forza necessaria là do
gli altri più risentiti e caratteristici, e che perciò richiedono più degli altri, che mediatamente o immediatamente li seguo
oro. [17.2] Questa relazione reciproca, la quale pur varia al variare degli interlocutori, importa che l’espressione convenie
ssione, che producono sopra di essa la presenza e l’azione rispettiva degli interlocutori. Or tali relazioni possono essere o
nnia e lo uccide. E così l’espressione può variare al variar non solo degli interlocutori, ma delle loro relazioni. Stabilite
on l’alterigia di un padrone, il quale non vede all’intorno di sé che degli schiavi. [17.5] Se ciò è vero Baron esprimeva as
emente questa relazione in ogni scena d’altro non debbe occuparsi che degli interlocutori coi quali ei tratta, ed a’ quali de
debbono scegliere quella posizione che non nuoccia, né all’attenzione degli spettatori, né a quella degli interlocutori. Quin
ione che non nuoccia, né all’attenzione degli spettatori, né a quella degli interlocutori. Quindi si collocano in modo che pa
ona e dell’espressione agli spettatori. [17.8] L’indole del dialogo e degli interlocutori dee pure determinare la positura pa
ito, dando maggior varietà e naturalezza allo stato ed all’attitudine degli interlocutori. [17.10] Dee pure il gesto conforma
rsi a parlare? È questo il primo momento che dee fermare l’attenzione degli spettatori, e che per l’ordinario decide di tutto
o tratta Perez nel Filippo dell’Alfieri. [18.13] Io ho parlato finora degli interlocutori principali; ma spesso alla loro pre
in vari gruppi in atto di supplichevole invoca la protezione del re e degli Dei. Le tragedie moderne sono ricche di tali quad
monologo è la pietra di paragone per provare il valore e la maestria degli attori. Gli antichi chiamavano questi tratti dram
essere né richiamata, né temperata dal consiglio e dalla cooperazione degli altri; quindi, senza alcun riguardo a persona, or
uei tratti, che sogliono occorrere nello stesso dialogo, allorché uno degli interlocutori è siffattamente occupato della sua
una zappa d’oro accanto per lavorare la terra. E perché de’ pittori e degli scultori, il cui fine è meno d’illudere che di di
i varii movimenti della persona, cagionando la distrazione ed il riso degli ascoltatori. Io credo che basti ad abborrir tale
la miseria obbliga alcuni a conservar questa pratica, l’intelligenza degli altri ha già cominciato ad introdurre su tal prop
to principîo dee pur regolare la decorazione della persona. La nudità degli americani, certe fogge degli antichi sciti ed egi
la decorazione della persona. La nudità degli americani, certe fogge degli antichi sciti ed egizii, degli arabi, de’ cinesi,
La nudità degli americani, certe fogge degli antichi sciti ed egizii, degli arabi, de’ cinesi, ed altrettali maniere degli or
tichi sciti ed egizii, degli arabi, de’ cinesi, ed altrettali maniere degli orientali e dei barbari, ecciterebbero lo scandol
onizzate le loro figure? Di quanto non si accrescerebbe l’espressione degli attori, l’attenzione e l’interesse degli spettato
accrescerebbe l’espressione degli attori, l’attenzione e l’interesse degli spettatori? [20.10] Per la stessa ragione non de
ena che comprendeva più membri, e per l’uniformità delle situazioni e degli argomenti, in cui doveva di necessità prender par
cità di questo non debbe esser tale che sforzi troppo la declamazione degli attori, e l’attenzione degli uditori. Se il teatr
r tale che sforzi troppo la declamazione degli attori, e l’attenzione degli uditori. Se il teatro fosse assai vasto produrreb
, e che per la troppa distanza non si potrebbe godere dalla più parte degli spettatori. [20.14] Si dovrebbe ancora provveder
quel che abbiamo avvertito finora, per ciò che riguarda l’espression degli attori. Capitolo XXI. Studio della parte
care ed aspettar le parole da un importuno rammentatore, che la forza degli affetti, di cui dovrebbe apparire solamente anima
si voleva principîare. Si potrebbe su lo stesso esempio moltiplicarne degli altri, più o meno lunghi e raddoppiarli e triplic
il loro numero dovrebbe determinarsi secondo l’esercizio e l’abilità degli attori. Ora per quanto questi si suppongono abili
ssar l’uomo nella sventura dell’uomo, a fargli prender parte ne’ mali degli altri, e farlo anzi compiacere nel suo spontaneo
e ad un tempo e l’effetto dell’unione, della forza e della perfezione degli uomini, e che ci rende tollerabili, e, quasi non
di farne spargere agli altri nel declamarla. Quintiliano vide sovente degli attori uscir dalla scena ancor piangendo a cagion
ragedia delle Supplici: Non può poeta o musico giammai Senza diletto degli studi suoi Componendo e cantando i versi, prima A
l’effetto più grande e mirabile è quello che si raccoglie dall’animo degli spettatori, e che pienamente ottenuto diventa il
rrei lusingarmi che non esistano di tali teatri fatti per l’obbrobrio degli artisti, che vi si espongono, e delle nazioni che
affezione che quella che unicamente dovrebbero. V’ha de’ ciarlatani e degli empirici in ogni mestiere; e la declamazione ne a
si manifestano nel più profondo silenzio, ne’ palpiti e nelle lagrime degli spettatori. Senza questo effetto precedente gli A
gridò attonito uno spettatore; desso è tuo figliuolo . — E per tacer degli antichi noi possiamo alla greca Merope opporre la
l rispetto il mezzo più efficace di sorprendere e commuovere a favore degli infelici i potenti ed i grandi, e di purgare con
sentissero quella pietà che suole precedere le più grandi catastrofi degli stati. [22.9] Può dunque conchiudersi che il segn
udersi che il segno più certo della perfezione dell’arte e del merito degli artisti non consiste in veruno di quegli applausi
e le arti imitatrici hanno delle pubbliche scuole che le professano e degli alunni che le apprendono e l’esercitano, non debb
e attenersi, e senza disprezzar gli altri, far sì che l’uno primeggi, degli altri pur giovandosi a un tempo, evitando sempre
perare di vedere accresciuta l’attenzione ed agevolata l’intelligenza degli spettatori. [23.14] Ed è certamente di tutte le
o non si avvertiscono, o, ch’è peggio, si disprezzano. La drammatica degli attori sembra, il più delle volte, affatto divers
questi tengono dietro alla semplicità della favola, alla naturalezza degli accidenti, alla verità della passione, alla facil
rmano, secondo l’ingegnosa espressione di non so chi, il martirologio degli attori drammatici, e che formano la storia più ve
ori drammatici, e che formano la storia più vergognosa dell’ignoranza degli ordinari commedianti. [23.15] Più barbaro è poi
ommo pregiudizio dell’azione principale per l’ignoranza e la temerità degli ordinari commedianti che non intendono il proprio
dunque ignorava quanta efficacia aveano quei versi su la sospensione degli spettatori intorno al destino d’Ifigenia, e per c
voli. E se di alcuno è stato per avventura fatto, egli dovrebbe farsi degli altri, ma con intelligenza e con metodo. [24.3]
si ed il giudizio de’ drammi, della loro rappresentazione, del merito degli attori, e degli attori che più si sono distinti,
o de’ drammi, della loro rappresentazione, del merito degli attori, e degli attori che più si sono distinti, promovendo sempr
storia imparziale delle rappresentazioni del dramma, dell’eccellenza degli attori e delle impressioni che hanno più o meno f
1986, pp. 175-180. La separazione tra teatro dei letterati e mestiere degli attori, spesso impiegata per descrivere il teatro
ogna, si segnalò particolarmente per la cura che metteva nella scelta degli abiti di scena. Si legga quanto affermato da Luig
le messe in scena di pregio. Egli si sofferma sull’incapacità tecnica degli attori, dotati di uno stile ampolloso, artificios
ing Archives Review», novembre 2014, pp. 9-31. Per un quadro generale degli attori e della recitazione in Francia nel XVIII s
clamazione dell’antichità e dove l’autore offre un quadro dettagliato degli attori che hanno segnato la vita teatrale frances
riesce a creare una sorta di distanziamento, provocherà la commozione degli spettatori, e solo a quel punto anche lui sarà pr
successione di quadri. A questo proposito, egli riconosceva il merito degli attori italiani, che «[…] jouent avec plus de lib
eclamazione. Un maggiore spazio le viene invece riservato all’interno degli Elementi di poesia drammatica (1801), che appront
ssioni cause e effetti fisici. La causa risiede infatti nel movimento degli spiriti animali, le parti più sottili del sangue,
nimate sono fatte con trasporti del corpo umano, e delle sue parti, e degli umani sensi, e dell’umane passioni» (Giambattista
ra la casualità infatti che inizialmente determinava il ripresentarsi degli stessi segni, che fossero essi accidentali o natu
gli altri animali s’innalza, ed a cui si approssima bella gran catena degli esseri sensibili ed animali, quella bestia che tr
o dico, cominciò da prima cogli atti e coi gesti a ritrarre le azioni degli altri uomini suoi simili, e creò la pantomimica,
_2.11] Salfi diffida della possibilità di ricostruire la declamazione degli antichi, come ad esempio aveva cercato di fare Du
egradavano la scena coeva: «Poco sappiamo della cosiddetta chiromania degli antichi, cioè del complesso di regole che essi av
o spazio anche nelle sue Lezioni sulla filosofia della storia, frutto degli insegnamenti da lui impartiti a Brera e a Napoli.
i caratteristici delle singole nazionalità, ossia il coprirsi il capo degli orientali e lo scoprirsi il capo degli europei. T
ità, ossia il coprirsi il capo degli orientali e lo scoprirsi il capo degli europei. Tuttavia questi gesti si accompagnano a
Engel, Lettere sulla mimica, cit., p. 384). [commento_3.10] Nel caso degli analoghi, vi è l’applicazione di un tropo del lin
ersalità della lingua c’ispira e prescrive l’identità ed universalità degli affetti», (Francesco Saverio Salfi, Dell’utilità
sta corrispondenza, secondo Engel era necessario portare l’intuizione degli antichi a ulteriore sviluppo, e abbandonare defin
gli eroi del nuovo universo borghese assumono la grandezza interiore degli eroi antichi. L’abolizione del verso permetteva c
1, n. 48). [commento_4.3] Alfieri insisteva sulla necessità da parte degli interpreti di comprendere il senso di quanto stes
6-21, p. 66). A questo proposito si vedano le critiche mosse da parte degli attori del Settecento al pigmento della biacca, c
Lumi (1764-1790), V.I, La rivoluzione di Corsica. Le grandi carestie degli anni sessanta. La Lombardia delle riforme, Torino
assioni è talmente rapido che alcuni organi reagiscono più lentamente degli altri al mutamento del sentimento e quindi, mentr
atistica sono ancora vivi molti retaggi cartesiani (quale la presenza degli spiriti animali e certe analogie nella tassonomia
niane: «Mi guardi il cielo dell’inselvarmi nella molteplice divisione degli affetti proposta dai filosofi. È impossibile nove
ione. Descartes faceva risalire questa attitudine fisica al movimento degli spiriti, che incitano l’anima «à se joindre de vo
come questa aspirazione alla separazione fosse dettata dal movimento degli spiriti, che incita l’anima a allontanarsi dagli
rappresentare», ossia all’attenzione da lui prestata alla gestualità degli attori e alla concertazione delle scene, che si s
’Alfieri occupato delle pubbliche passioni, delle pubbliche calamità, degli enormi misfatti, raro o non mai seppe o volle dis
. Le passioni sono, per loro natura, connesse a determinati movimenti degli organi del nostro coro, per esempio determinati s
uoni articolati in tutte le lingue, gli alfabeti, i segni geroglifici degli antichi, e alcune immagini allegoriche che si pos
na tragedia di soggetto «barbaro» andata perduta, ambientata al tempo degli odi tra Napoli e una Benevento longobarda. Dalle
nere richiede, nell’idea che «[…] ogni tempo ed ogni paese possa aver degli uomini capaci di grandi passioni, e quindi di gra
fieriana fosse tra le più preponderanti (si veda l’Elenco cronologico degli spettacoli proposti dalla compagnia vicereale, da
sono pro durre grandissimo nell’animo d’un uditorio, che a preferenza degli altri mette sempre maggiore interesse in quelli,
toria, Letterature e Culture del Mediterraneo, XXVI ciclo, Università degli studi di Sassari, XVIII, p. 126). [commento_13.2
, vv. 1-12, p. 58). [commento_14.7] Salfi si riferisce alla tendenza degli attori italiani di alternarsi tra rappresentazion
ce assertivo, che la tragedia era stata ben recitata, che avevo avuto degli ottimi momenti, ma che non dovevo pensare a recit
l corpo in scena si doveva accompagnare un’adeguata reazione da parte degli altri personaggi, spettatori interni del dramma,
li altri personaggi, spettatori interni del dramma, chiamati, al pari degli spettatori in sala, a contemplare la catastrofe.
e Voltaire avesse fatto un po’ di attenzione ai gesti e atteggiamenti degli attori, si sarebbe dato ragione, anche da un altr
lla scena fosse troppo vasta e rischiasse di non far arrivare le voci degli attori sino alla platea. Al contrario, veniva app
sorpresa non è mai successiva e di lunga durata) commovesse il cuore degli ascoltanti, allora questi non avrebbero né il tem
scriveva: «In effetto egli purga quest’argomento tanto dell’episodio degli amori di Teseo e Dirce, alieni dall’avventura di
le figurativo, sviluppasse un sistema di archiviazione e divulgazione degli elementi di maggior pregio di ogni performance, S
della Lombardia, cit., vol. 1, p. 311 36. A proposito delle analisi degli spettacoli messi in scena nella Cisalpina in quel
97. 49. Ivi, p. 98. 50. Ivi, p. 99. 51. Ivi, p. 105. 52. La lista degli articoli curati dal Salfi per la Revue compare in
e. Cfr. Teresa Megale, Morrocchesi, Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Itali
97 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 91-92
non infelice tentativo drammatico ; si era fatto largo nella schiera degli artisti per l’ingegno suo vivace, per la festivit
ti veri ! Il povero Olinto vivrà però lungamente ancora nella memoria degli amici fedeli, e nel compianto del pubblico italia
98 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO II. Se i Mori Spagnuoli ebbero Poesia Scenica. » pp. 9-13
ppresentarle? Dell’argomento del Signor Lampillas tolto dalla coltura degli Arabi, vedrà egli stesso la debolezza. Dicami di
la Nazione Russa, ammiratore delle arti e delle scienze degl’Inglesi, degli Olandesi, de’ Francesi fu Pietro il Grande, inolt
dimeno rammentati in altri libri di quelle nazioni; là dove ne’ libri degli Arabi conservati in varie Biblioteche non vi ha u
99 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 602-604
lla carica di Ministro di Gabinetto dal Conte di Brühl, vero mecenate degli artisti, a qualunque ramo appartenessero, la comm
icchio, Bellotti, Bertoldi, Arbes). L’ultima manifestazione artistica degli italiani a Dresda fu la recita della Vedova scalt
rico e dicitore forbito, ma altresi per dotto e sentenzioso filosofo, degli affetti e delle amorose passioni in sul teatro sc
100 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 147-149
gliel comportava, stava inchiodato alle quinte, pendendo dalle labbra degli artisti, e specialmente del suo padrone. Ora acca
ffrì il Monti di sostituire il Ferri : e alle meraviglie e obbiezioni degli artisti rispose con tal sicurezza, che ne fu fatt
arte sua, e per la quale si fa tanto pregiare ed amare da tutti. Un degli ultimi tratti di follia che determinaron la sua e
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