Bertolotti nell’opera sua « Musici alla Corte dei Gonzaga in Mantova
dal
secolo xv al xviii » (Milano, Ricordi), così lo c
là per tre mesi le loro honeste Comedie, sottoscritta dalla Piissimi,
dal
Pilastri, dallo Zenari, dal Pelesini, dal Capitan
ste Comedie, sottoscritta dalla Piissimi, dal Pilastri, dallo Zenari,
dal
Pelesini, dal Capitan Cardone, dal Fabri, dal Sal
ottoscritta dalla Piissimi, dal Pilastri, dallo Zenari, dal Pelesini,
dal
Capitan Cardone, dal Fabri, dal Salimbeni, dal Pa
ssimi, dal Pilastri, dallo Zenari, dal Pelesini, dal Capitan Cardone,
dal
Fabri, dal Salimbeni, dal Panzanini, e dal nostro
Pilastri, dallo Zenari, dal Pelesini, dal Capitan Cardone, dal Fabri,
dal
Salimbeni, dal Panzanini, e dal nostro che firmò
Zenari, dal Pelesini, dal Capitan Cardone, dal Fabri, dal Salimbeni,
dal
Panzanini, e dal nostro che firmò : Io Giovanni B
sini, dal Capitan Cardone, dal Fabri, dal Salimbeni, dal Panzanini, e
dal
nostro che firmò : Io Giovanni Balestri affermo u
miscellanea manoscritta di Firenze del 1761, gentilmente comunicatami
dal
signor Silvio Gonnelli, libraio antiquario, che h
mi consoli ; (qui manca il 5° verso, omesso per errore probabilmente
dal
copista). perchè ho ancora desio d’aver figliuoli
bel bello per poter durare. In queste ottave, come in quelle cantate
dal
Corsini, potremmo forse, e senza troppa fatica, i
, in cui emergeva l’inevitabile frizzo a doppio senso, generato forse
dal
Ciarli, e continuato dal Corsini e dal Del Bono e
tabile frizzo a doppio senso, generato forse dal Ciarli, e continuato
dal
Corsini e dal Del Bono entro una cerchia di relat
a doppio senso, generato forse dal Ciarli, e continuato dal Corsini e
dal
Del Bono entro una cerchia di relativa correttezz
dal Del Bono entro una cerchia di relativa correttezza, e ridotto poi
dal
Cannelli a vera e propria sguajaterìa.
mmedia. Del valore di lui ci fanno fede le varie licenze accordategli
dal
Duca di Mantova di recarsi fuor di stato a recita
l’obbligo di portare in testa la marca di razza. Eccone una che tolgo
dal
Bertolotti : Francesco Duca, etc….. Concediamo
la presente sarà firmata di nostra mano et del nostro sigillo. Dato
dal
nostro Palazzo di Porto, li 2 Giugno 1612. E il B
resto una conferma, avendo il Basilea già avuto consimile privilegio
dal
Duca Vincenzo I, raccomandato da D. Giovanni De M
che « Simone Basilea, comico veronese, ebreo, come ben si comprendre
dal
suo cognome medesimo, ottenne nel 1619, in occasi
lettera in data dell’ 8 dicembre al cav. Biagio Pignatta, pubblicata
dal
Neri nel F. d. D. del 4 aprile 1886, nella quale
atta di farla murare per evitar danni alla Compagnia, gli fu ordinato
dal
signor Alessandro Barberino di tenerla aperta. Sì
ritta di pugno del Fabbri (V.), ma oltre che dagli altri sottoscritta
dal
Salimbeni per sè e per gli assenti, sì dal tenore
e dagli altri sottoscritta dal Salimbeni per sè e per gli assenti, sì
dal
tenore di questa lettera dettata a nome della Com
dell’appellativo di un tipo speciale di vecchio servo, derivato forse
dal
modo pesante di muoversi e discorrere, come il Su
entarsi. Viveva egli dunque ancora nel 1782. Dei libretti pubblicati
dal
Cambiagi due soli potei vedere ; l’uno di mia pro
mi fe’ quell’ assemblea di Donne fisse all’ uscio unitamente, che una
dal
posto l’altra rimovea, e l’altra l’una ne traea s
7 gennaio 1779 Più facile saria con l’acqua pura togliere il pel
dal
capo del Somaro, o lavando un Etiope figura tor d
a togliere il pel dal capo del Somaro, o lavando un Etiope figura tor
dal
volto il color del calamaro ; toglier dal foco la
avando un Etiope figura tor dal volto il color del calamaro ; toglier
dal
foco la vorace arsura, toglier dal forte ghiaccio
to il color del calamaro ; toglier dal foco la vorace arsura, toglier
dal
forte ghiaccio il freddo amaro, la durezza levar
cio il freddo amaro, la durezza levar da una colonna che la curiosità
dal
cuor di donna. Oltre alla raccolta nei libretti
raccolta nei libretti del Cambiagi, ho potuto esaminare, comunicatomi
dal
Dott. Bonamici, un altro volume di ottave cantate
in volgare. I teatri d’Italia risonarono di versi. latini cantati sin
dal
secolo precedente. Albertino Mussato Padovano, na
no; ma noi accordandoci di buon grado col cavaliere Tiraboschi, lungi
dal
crederla cosa teatrale sacra o profana, la reputi
dialogoa. Nel Friuli ancora nello stesso anno 1304 si rappresentarono
dal
Clero e dal Capitolo la Creazione di Adamo ed Eva
l Friuli ancora nello stesso anno 1304 si rappresentarono dal Clero e
dal
Capitolo la Creazione di Adamo ed Eva, l’Annunzia
ta madre di Ezzelino e di Alberico palesa a’ figli di esser essi nati
dal
demonìo, e nell’accingersi a scoprire questo gran
ente scoperto. Leggonsi però prima cinque versi narrativi, cioè detti
dal
poeta, e non da qualche attore, per li quali l’az
a vendetta da lui presa contro de’ prigionieri. Ma qual tempo è corso
dal
consiglio di marciare al racconto del coro? E com
una sulle vicende di Medea, l’altra sull’espugnazione di Cesena fatta
dal
Cardinale Albornoz nel 1357, la quale viene puitt
ntovata da Giovanni Villani e da Scipione Ammirato nelle loro Storie,
dal
pittore Giorgio Vasari nella vita di Bufalmacco,
e loro Storie, dal pittore Giorgio Vasari nella vita di Bufalmacco, e
dal
Cionacci nelle osservazioni sopra le Rime sacre d
ciò non dubiterà punto chi ne legga la narrazione del Villani recata
dal
lodato Tiraboschi tom. IV, lib. III c. 3. b. Mur
coli a quelle del Mussato, la Sofonisba del marchese del Carretto, fu
dal
sig. Sedano e da altri eruditi Spagnuoli chiamata
lla stessa ragione ed evidenza. Dice adunque il sig. Andres, che fin
dal
principio del XIV secolo acquistossi gran fama Al
in volgare. I teatri d’Italia risonarono di versi latini cantati sin
dal
secolo precedente. Albertino Mussato Padovano, na
ofano; ma noi accordandoci di buon grado col chiar. Tiraboschi, lungi
dal
crederla cosa teatrale sacra o profana, la reputi
dialogo29. Nel Friuli ancora nell’anno stesso 1304 si rappresentarono
dal
clero e dal capitolo la creazione d’Adamo ed Eva,
el Friuli ancora nell’anno stesso 1304 si rappresentarono dal clero e
dal
capitolo la creazione d’Adamo ed Eva, l’annunziaz
ta madre di Ezzelino e di Alberico palesa a’ figli di esser essi nati
dal
demonio, e nell’accingersi a scoprire questo gran
iera al padre. Leggonsi però prima cinque versi narrativi, cioè detti
dal
poeta, e non da qualche attore; per li quali l’ a
a vendetta da lui presa contro de’ prigionieri. Ma qual tempo è corso
dal
consiglio di marciare al racconto del coro? e com
una sulle vicende di Medea, l’altra sull’espugnazione di Cesena fatta
dal
Cardinale Albornoz nel 1357, la quale viene piutt
ntovata da Giovanni Villani e da Scipione Ammirato nelle loro storie,
dal
pittore Giorgio Vasari nella Vita di Bufalmacco,
e loro storie, dal pittore Giorgio Vasari nella Vita di Bufalmacco, e
dal
Cionacci nelle Osservazioni sopra le Rime sacre d
ciò non dubiterà punto chi ne legga la narrazione del Villani recata
dal
lodato Storico t. IV, lib. III, c. 3. 30. Murat.
coli a quelle del Mussato, la Sofonisba del Marchese del Carretto, fu
dal
Sedano e da altri Spagnuoli eruditi chiamata dial
ella stessa ragione ed evidenza. Dice adunque il Sig. Andres, che fin
dal
principio del XIV secolo acquistossi gran fama Al
Licia, il quale per miracolo è ferito in un occhio da una saetta che
dal
petto di Cristofano ritorna verso di lui, e per m
quale secondo il cronista Gonzalo Garcia di Santa Maria citato anche
dal
Nasarre, si rappresentò alla presenza del sovrano
del sovrano in Saragoza. Fu il secondo una festa fatta rappresentare
dal
conte de Ureñas nella propria casa ospiziando il
a. Continuarono in Inghilterra i Misteri e le Farse, come può vedersi
dal
Dizionario di Chambers. Tale è la storia teatral
me può vedersi dal Dizionario di Chambers. Tale è la storia teatrale
dal
risorgimento delle lettere sino alla fine del sec
nel XV, il secolo dell’erudizione, continuarono a scriversi tragedie
dal
Corraro, dal Laudivio, dal Sulpizio, dal Verardo,
ecolo dell’erudizione, continuarono a scriversi tragedie dal Corraro,
dal
Laudivio, dal Sulpizio, dal Verardo, e commedie d
dizione, continuarono a scriversi tragedie dal Corraro, dal Laudivio,
dal
Sulpizio, dal Verardo, e commedie dal Bruni, dall
nuarono a scriversi tragedie dal Corraro, dal Laudivio, dal Sulpizio,
dal
Verardo, e commedie dal Bruni, dall’Alberti, dal
edie dal Corraro, dal Laudivio, dal Sulpizio, dal Verardo, e commedie
dal
Bruni, dall’Alberti, dal Pisani e dal Polentone,
divio, dal Sulpizio, dal Verardo, e commedie dal Bruni, dall’Alberti,
dal
Pisani e dal Polentone, ed in volgare assicuraron
lpizio, dal Verardo, e commedie dal Bruni, dall’Alberti, dal Pisani e
dal
Polentone, ed in volgare assicurarono alle italic
i ai re cattolici, fra’ quali potè trovarsi il componimento mentovato
dal
Nasarre, ma da niuno, eccetto che dal Lampillas,
varsi il componimento mentovato dal Nasarre, ma da niuno, eccetto che
dal
Lampillas, si parla di diversi componimenti dram
timato di essi più potente; ma vedendo che si spaventa d’una croce, e
dal
diavolo stesso udendone la cagione, ne abbandona
cia, il quale per un miracolo è ferito in un occhio da una saetta che
dal
petto di Cristofano ritorna verso di lui, e per u
a, che secondo il cronista Gonzalo Garcia di Santa Maria citato anche
dal
Nasarre, si rappresentò avanti del sovrano in Sar
del sovrano in Saragozza. Fu il secondo una festa fatta rappresentare
dal
conte de Ureñas nella propria casa ospiziando il
ome può vedersi nel Dizionario di Chambers. Tale è la storia teatrale
dal
risorgimento delle lettere sino alla fine del XV
secolo dell’ erudizione, in latino continuarono a scriversi tragedie
dal
Corraro, dal Laudivio, dal Sulpizio, dal Verardo,
erudizione, in latino continuarono a scriversi tragedie dal Corraro,
dal
Laudivio, dal Sulpizio, dal Verardo, e commedie d
n latino continuarono a scriversi tragedie dal Corraro, dal Laudivio,
dal
Sulpizio, dal Verardo, e commedie dal Bruni, dall
nuarono a scriversi tragedie dal Corraro, dal Laudivio, dal Sulpizio,
dal
Verardo, e commedie dal Bruni, dall’Alberti, dal
edie dal Corraro, dal Laudivio, dal Sulpizio, dal Verardo, e commedie
dal
Bruni, dall’Alberti, dal Pisani e dal Polentone;
divio, dal Sulpizio, dal Verardo, e commedie dal Bruni, dall’Alberti,
dal
Pisani e dal Polentone; ed in volgare assicuraron
lpizio, dal Verardo, e commedie dal Bruni, dall’Alberti, dal Pisani e
dal
Polentone; ed in volgare assicurarono alle Italic
i ai re cattolici, fra’ quali potè trovarsi il componimento mentovato
dal
Nasarre, ma da niuno, eccetto che dal Lampillas,
varsi il componimento mentovato dal Nasarre, ma da niuno, eccetto che
dal
Lampillas, si parla di diversi componimenti dramm
bre Giovanni Bettini, andò il Lombardi a sostituirlo ; e sì bene uscì
dal
cimento, che partito il Belli-Blanes, egli ne sos
ndescrivibile è il fanatismo da lui destato a Napoli, solo uguagliato
dal
fratello Alessandro. Fu quindi nella Compagnia di
lo Alessandro. Fu quindi nella Compagnia di Luigi Vestri, stipendiato
dal
vecchio DucaTorlonia per tre stagioni annuali in
n il suo basso e triviale frasario. Osteriante, bene spesso era preso
dal
vino, ed in allora nessuno sapeva il modo di cont
inato un brodo, e tardando a riceverlo, si recò egli stesso in cucina
dal
cuoco, uomo già vecchio, e che da molti anni serv
immerso nel suo sangue. A quella vista, il disgraziato vecchio fuggi
dal
palazzo, col coltello grondante sangue in mano, u
itava con lui, lo andò a cercar nel suo appartamento, e avendo saputo
dal
cameriere ov'era, andò alla cucina ; ed entrato i
Irco s’è rintanato? E’ stato sempre Suo vezzo antico il gir lontan
dal
gregge. Caparbio! in ver non sei da te diverso.
ume, ove ti aggiri? In qual valle satollo il fianco adagi Lasso
dal
carolare? Il tuo corteggio Certo obbliasti, e
agi Lasso dal carolare? Il tuo corteggio Certo obbliasti, e già
dal
cuor ti cadde, Se del crudo al furor tal l’abb
t’involassi, Comune almen col genitor l’avello Avuto avresti; or
dal
mio grembo lungi, Lungi dal patrio suol, misero
ol genitor l’avello Avuto avresti; or dal mio grembo lungi, Lungi
dal
patrio suol, misero, cadi! Nè lice a me da la s
anazioni del costume onesto”. Curioso sentimento, non profferito però
dal
tripode delfico. Non hanno dunque le commedie del
l’energia e la vivacità del colorito de’ caratteri tratti bellamente
dal
vero, una grata sospensione, una piacevolezza non
ermanico, Ovidio, Stazio, Seneca? Quanto a’ moderni molto più lontana
dal
vero parrà la sua proposizione. Quale commediante
Bonarelli, Dottori, Caro, Oddi, Porta, Ambra, Secchi ed altri molti,
dal
Calmo, dal Ruzzante, dal capitan Coccodrillo, dal
Dottori, Caro, Oddi, Porta, Ambra, Secchi ed altri molti, dal Calmo,
dal
Ruzzante, dal capitan Coccodrillo, dal Lombardo,
, Oddi, Porta, Ambra, Secchi ed altri molti, dal Calmo, dal Ruzzante,
dal
capitan Coccodrillo, dal Lombardo, dallo Scala, i
chi ed altri molti, dal Calmo, dal Ruzzante, dal capitan Coccodrillo,
dal
Lombardo, dallo Scala, i quali o non mai osarono
il padre la compagnia, Domenico si scritturò il ’60 collo Sterni, poi
dal
’61 al ’66 con A. Alberti a’ Fiorentini di Napoli
i, Taddei, Bozzo, la Sadowski, la Monti, la Cazzola, Salvini, ecc. Fu
dal
’67 al ’72 splendido ornamento della Compagnia Mo
i al fianco di Pia Marchi e Luigi Monti, la Cazzola, Salvini, ecc. Fu
dal
’67 al ’72 splendido ornamento della Compagnia Mo
. Passò da questa del Morelli in quella di Bellotti-Bon sino al ’76 ;
dal
’77 all’ ’82 in quella di Giuseppe Pietriboni, po
igny ; due parti, nelle quali egli fu artista incomparabile. Tradusse
dal
francese una infinità di commediole e farse e mon
nna Rosimena, di Donna Rosega e altre ancora, scritte a posta per lui
dal
Goldoni. Poco prima dell’autunno del '55, fuggì d
io di Modena. Tavola di Stato – 13 dicembre 1769. Siamo riscontrati
dal
Giudice di Reggio, che nella sera de' 30 dello sc
emente ferito in rissa tra le scene di quel Teatro con colpo di Spada
dal
Comico Lucio Landi fiorentino Giuseppe Spisani Bo
contrata Vostra Altezza Serenissima dell’ Omicidio commesso in Reggio
dal
Comico Lucio Landi, stato colà sin’ora carcerato,
quel Teatro, e di cui l’Omicida n’ è il Capo, viene in oggi d’essere
dal
Consiglio Criminale risoluta la di lui Causa coll
nnemente rappresentare in Ferrara con un prologo della Notte composto
dal
cavalier Marini. Un’ altra rappresentazione se ne
se a misura che l’azione avanza, vada crescendo la distanza del finto
dal
vero, passa all’indifferenza, indi alla noja, e s
e nel quinto intero torna l’interesse ad essere tutto per Filli. Sin
dal
principio dell’ atto II desta curiosità il ben co
amanti, e quelle di Celia con Aminta, e la felicità di Sciro liberata
dal
tributo crudele solito a riscuotersi da’ Traci. L
storello per Gelopea turbato dalla gelosia per una menzogna, serenato
dal
disinganno, e felicitato dal possesso della pasto
dalla gelosia per una menzogna, serenato dal disinganno, e felicitato
dal
possesso della pastorella amata. Vaga nell’atto I
prodotta nel 1595. Una Nuova Amarilli pubblicò il Gambaruti mentovata
dal
Ghilini. Ogni lode riscuote la Tancia graziosa e
musicali, ed a tante arie o strofe anacreontiche non cantate soltanto
dal
coro in fine degli atti, ma in mezzo di essi da p
Il teatro era naturale senza veruno artificio in un luogo poco lungi
dal
casale in un castagneto opportuno alla rappresent
nel 1632 in Vienna di età ancor fresca. L’una s’intitola Procri, che
dal
canonico Negri Guastallese si pose per appendice
favola ne i boschi divisa in cinque atti, il cui originale conservasi
dal
lodato Bibliotecario di Parma. Egli che ebbe la s
Carlo Emanuele I a cui si dedicò70. 67. Di questa favola mentovata
dal
Fontanini e dal Gravina esaltata nel lib. II dell
I a cui si dedicò70. 67. Di questa favola mentovata dal Fontanini e
dal
Gravina esaltata nel lib. II della Ragion Poetica
gina di Ungheria per Mantua. Tali passi mi furono comunicati in Parma
dal
prelodato P. Affo. 70. Tiraboschi tom. VIII, lib
le commedie era il celebre De Marini) nella Compagnia Reale istituita
dal
Principe Eugenio Beauharnais, impresa Paganini. L
ino, 1882) – quasi tutti avanzi gloriosi della R. Compagnia istituita
dal
Vicerè d’Italia, che era stata diretta fino al Ca
che era stata diretta fino al Carnevale del 1812, in cui si sciolse,
dal
celebre artista Salvatore Fabbrichesi. Dotata di
i ferì davvero e gravemente : e si racconta che la Pellandi atterrita
dal
fatto, e dal pensiero che un giorno o l’altro, ne
o e gravemente : e si racconta che la Pellandi atterrita dal fatto, e
dal
pensiero che un giorno o l’altro, nella veemenza
, potesse anch’ella riportar qualche ferita, impetrò allora e ottenne
dal
Governo che non più si adoprassero in scena armi
Magher, Gio. Batta Niccolini e Francesco Avelloni il 13 ottobre 1823,
dal
quale, dopo una viva raccomandazione dell’anima n
dusse il Cincinnato, e non furono tralasciate le espressioni proibite
dal
Presidente Lucini : al terzo atto fu gettato dal
espressioni proibite dal Presidente Lucini : al terzo atto fu gettato
dal
loggione il sonetto del quale unisco copia. Assie
l quale salì in tanta rinomanza lo zio, non poteva essere abbandonato
dal
nipote che si dava alle scene : quel nome era com
o della celebre Eleonora : ma la sua vita artistica, può dirsi datare
dal
’62, nel qual anno entrò come secondo amoroso e g
o del 1795, per recarsi poi a Roma ove stette tutto il carnevale ’96.
Dal
’96 al ’98 fu in compagnia di Antonio Goldoni e d
al ’96 al ’98 fu in compagnia di Antonio Goldoni e di Pietro Perotti.
Dal
’98 al 1802 ebbe Compagnia in società con Giacomo
del 1806 primo uomo e capocomico in società col Ferro (V. Battaglia).
Dal
’6 al ’10 fu poi colla Compagnia reale italiana d
li, entrò aspirante nel Tribunale di prima istanza ; ma, perseguitato
dal
governo austriaco pei suoi sentimenti patriottici
la vita. Disfatto dalla malattia di cuore, impotente quasi a muoversi
dal
letto di morte, con uno sforzo supremo un giorno
supremo un giorno levò il capo, e si diede a sciamare con voce rotta
dal
pianto : « perdono ! perdono !… perdono tutti ! p
licato il madrigale di Cristoforo Corbelli che generò la notizia data
dal
Quadrio della loro unione circa l’ '80. Ma una su
al Quadrio della loro unione circa l’ '80. Ma una supplica pubblicata
dal
Belgrano abbiam nell’'83 di Bernardino Lombardi a
mo, Lucrezia, il servo Volpino hanno qualche originalità, si staccano
dal
solito e monotono convenzionalismo di quasi tutti
III Pocointesta & Gratiano Poc. Che cosa vorrà il suo seruitor
dal
mio patrone cosi allo scuro, che non ne habbiamo
a voi similitudinar quel che t’hà in quel Alcest ? Poc. Mad. s’io vo
dal
patrone, volete ch'io mi leui di questo letto, o
fat qui, va in tal mia studi, e tuà al mia cumtrafat dpint int l’voli
dal
naturai, e puortal alla sgnora Angzielica da mia
a a cà d’la sorella d’la patrona, sat Pocintesta garbat ? e mi andarò
dal
mia cumpar per vn mia disegn.
Paganini Francesco. Figlio del precedente,
dal
quale s’ebbe i primi ammaestramenti nell’arte com
quale al grado di prima donna, al suo ritorno in Italia, si distaccò
dal
padre per farsi a sua volta capocomico non troppo
randi meriti della moglie. Il Colomberti lo cita come buon capocomico
dal
1790 al 1810.
Andato a spacciare i suoi unguenti a Milano, e trovato il posto preso
dal
rivale, per non si morir di fame ricorse a uno st
a quale, per certe sue ragazzate, sarebbe stato maledetto e scacciato
dal
padre. Riferita al ciarlatano la cosa, Bissoni ap
estro di casa ; e si recò in Francia. Tornato in Italia, fu accettato
dal
Riccoboni nella Compagnia del Duca di Orléans per
nome di Finocchio. Cominciò a recitar colla maschera, ma fu costretto
dal
pubblico a lasciarla alla seconda scena. « In Fra
torizzato ad accettare la eredità. La lettera è pubblicata per intero
dal
Campardon. Quanto al costume e al carattere dello
o. Abbiamo una stampa di questo costume, disegnata e incisa a Parigi
dal
Bel, che era un famoso disegnatore italiano. Ques
rdo, il piano, la chitarra, l’oboe e l’organo) ebbe liete accoglienze
dal
pubblico a Parigi e alla Corte, ove apparve la pr
, detto Cintio, che assunse quelle di Dottore. La qual cosa non parve
dal
Romagnesi accettata con rassegnazione, dacchè in
agnesi accettata con rassegnazione, dacchè in un documento pubblicato
dal
Campardon (op.cit.) vediamo il Costantini sporger
ltra accaduta in Modena il 13 luglio del 1682 e così riferita al Duca
dal
Podestà Giulio Rossi e dal giudice Ottavio Cortes
13 luglio del 1682 e così riferita al Duca dal Podestà Giulio Rossi e
dal
giudice Ottavio Cortesini. Nel giorno delli 13 m
be poi manomesso ogni suo avere ; e il Cavaliere di Lislière, inviato
dal
Re in Italia, ne rilasciò ampia testimonianza, in
chiare per le cose operate o patite nella pace e nella guerra. Mirate
dal
punto che discopre i loro progressi nelle scienze
’ filosofi ed agli artefici tranquilli per gir tant’ oltre. Viste poi
dal
punto che tutte manifesta le loro politiche e mil
rappresentare nella chiesa di Santa Chiara con magnifiche decorazioni
dal
medesimo re nella settimana santa l’anno 1452, in
ella famiglia Zacchia ed ascritto all’Accademia del Panormita, benchè
dal
Pontano poco pregiato. Si aggira sulle vicende de
a tutta si fosse cantata, a somiglianza delle moderne opere in musica
dal
principio sino al fine. Ma potrebbero forse avere
simili fondamenti il P. Menestrier e ’l Bayle, seguiti pochi anni fa
dal
cav. Planelli, veggono l’opera in musica dovunque
di Parigi, nelle sacre cantate delle Chiese, nelle cantilene riferite
dal
Mussato. E potevano allungarne la lista co’ versi
andro VI, compose due drammi fatti rappresentare in Roma solennemente
dal
mentovato cardinal Riario. Parla del Verardi e de
, e una ballata in fine colle note musicali. Il piano del Fernando fu
dal
Verardo ideato in occasione dell’ attentato di un
ommedia. Dicesi nella dedicatoria che fu ascoltata con sommo applauso
dal
pontefice e da’ cardinali e prelati. Nell’azione
ed il prologo che sono in versi giambici. Anche si fece rappresentare
dal
cardinal Riario nel suo palazzo in un teatro eret
ncrescimento sembraci che si debba noverare il Signor Andres. Appunto
dal
nominato Lusus ebriorum venne la più antica comme
rrompe alla venuta della Driade da cui ode la morte di Euridice punta
dal
morso velenoso di un serpente. Istupidito dal dol
morte di Euridice punta dal morso velenoso di un serpente. Istupidito
dal
dolore parte Orfeo senza far motto alla maniera d
e la recita dell’Asinaria. Nel Diario di Jacopo Volterrano pubblicato
dal
Muratori62 si parla di un dramma intorno alla vit
rriero e letterato Niccolò da Correggio (che non so perchè vien detto
dal
Bettinelli Reggiano); ed indi a’ ventisei dello s
uca, compose in terza rima e in cinque atti il Timone commedia tratta
dal
dialogo così chiamato di Luciano, la quale trovas
Quadrio. 44. V. l’opera del conte Mazzucchelli t. II, parte I citata
dal
Tiraboschi, il quale di altre farse sacre fa pur
ato in Vairano nel regno di Napoli, fidando nel codice Estensé citato
dal
chiar. Tiraboschi. Ma questo insigne istorico in
ensis Lunensis eques Hierosolimitanus. 50. Conservasene un esemplare
dal
P. Ireneo Affò, da cui mi fu in Parma cortesement
ortesemente comunicato. 51. Veggasene per saggio la dipintura fatta
dal
Mendoza del traditore Ruffo dopo commesso l’atten
in una lunga orazione recitata in di lui lode nel 1437, e pubblicata
dal
Ludewig nelle Reliquiæ manuscriptorum t. V, lib.
ne venga a perdere la natura di dramma? faranno che possa cancellarsi
dal
numero delle poesie sceniche volgari del XV secol
i dal numero delle poesie sceniche volgari del XV secolo? faranno che
dal
Sig. Andres abbia a mettersi in confronto colla C
oggi formano il più importante dell’opera Italiana, non ci venne miga
dal
Cicognini, il quale verso la metà del secolo XVII
o nel suo Giasone. Ciò avea creduto il cavalier Planelli seguito indi
dal
Tiraboschi ed anche da me nella Stor. de’ Teat. d
preceduto di tutto un secolo quell’aria del Rinuccini posta in musica
dal
Peri. 61. V. il Tiraboschi t. VI, part. II, lib
Cimador. Dai diarj del Sanuto, riferiti
dal
Rossi nella citata prefazione alle lettere del Ca
imo banchetto fosser recitate tre bellissime commedie una delle quali
dal
Cimador, figlio di Zan Polo, buffone. Metto qui s
su di lui le parole dell’Aretino ne’ suoi ragionamenti, già riferite
dal
D’Ancona (op. cit.) : Io mi rido d’uno che lo dim
viaggiatori stranieri più illuminati Winkelman, Reithesel, Swinbourg,
dal
chiar. P. Pagnini, dall’Allegranza, dal Zaccaria,
kelman, Reithesel, Swinbourg, dal chiar. P. Pagnini, dall’Allegranza,
dal
Zaccaria, dal Principe di Biscari, dal Sinesio, d
sel, Swinbourg, dal chiar. P. Pagnini, dall’Allegranza, dal Zaccaria,
dal
Principe di Biscari, dal Sinesio, dal gran Torrem
. P. Pagnini, dall’Allegranza, dal Zaccaria, dal Principe di Biscari,
dal
Sinesio, dal gran Torremuzza e da altri celebri I
dall’Allegranza, dal Zaccaria, dal Principe di Biscari, dal Sinesio,
dal
gran Torremuzza e da altri celebri Italiani? Appe
ze, trovasi aggiunto in fine questo sonetto (gentilmente comunicatomi
dal
bibliotecario Sig. Morpurgo) che è, per quanto io
Giusto Giusti al Duca di Mantova colla data del 27 marzo, e riportata
dal
D’Ancona (II, 511) : Aurelia comica desidera so
merei grandemente che il buon desiderio di questa donna fosse ajutato
dal
mio reverente affetto. Supplico adunque V. A. S.
di cosa già ricevuta le resto con quel magior obligo che possi venire
dal
mio conoscimento. La qual lettera concorderebbe
i sorta. L’altra Aurelia famosa è la Brigida Bianchi, che, ritiratasi
dal
teatro nel 1683, e morta nel 1703 a circa novant’
iudecca, dove si recitarono tre commedie di vario genere : la erudita
dal
Cherea, la villanesca dal Ruzzante (V. Beolco), l
o tre commedie di vario genere : la erudita dal Cherea, la villanesca
dal
Ruzzante (V. Beolco), la comica, forse improvvisa
la villanesca dal Ruzzante (V. Beolco), la comica, forse improvvisa,
dal
Cimadori, il figlio di Zan Polo o Zuan Pollo (Gia
i recitazioni a Venezia in cui prese parte il Cherea ; ma sappiam poi
dal
diarista Sanudo che il Cherea, stretta amicizia c
nel 1532, non sappiam bene se per ispasso, o ad esercitar l’arte sua.
Dal
Conte Malaguzzi dell’Archivio di Stato di Modena
dovette sostituirlo lì per lì nella farsa La Muta per necessità. Fu,
dal
'63 a oggi, nelle migliori compagnie, quali : Pie
fu poi buona generica e seconda madre. Fra i tanti miracoli compiuti
dal
Salsilli nell’arte sua, va segnalato questo : di
ei immaginare un’opera che discorra di comici italiani, discompagnata
dal
nome di Antonio Salsilli, che fu sempre e tuttavi
giori e minori. Tradusse, ridusse, ammodernò una infinità di commedie
dal
francese, dall’inglese, dallo spagnolo, dal tedes
una infinità di commedie dal francese, dall’inglese, dallo spagnolo,
dal
tedesco, fra cui Rabagas, Bebè, Le sorprese del d
inona in Roma. Il teatro di Parma non fu opera del Palladio terminata
dal
Bernino come alcuno affermò nè si chiamava Giamb
la Pittura dell’Algarotti, e nel Discorso premesso alle sue tragedie
dal
Bettinelli. Giambatista Aleotti di Argenta ingegn
zione latina soprapposta al proscenio. Si ampliò poscia e si prolungò
dal
marchese Enzio Bentivoglio, e si rendè capace di
stilinea congiungendosi a un semicerchio due rette laterali. La scena
dal
muro alla bocca del proscenio ha di lunghezze 125
ra la scalinata ed il proscenio, essendo ornati di due ordini diversi
dal
rimanente. Ma la magnificenza, la vastità, l’arti
esposto alla curiosità de’ viaggiatori ed incresce il vedere che sin
dal
1779 quando io lo vidi, mostrava talmente i danni
atro di Urbino, in cui si ammirarono le invenzioni del Genga esaltate
dal
Serlio degli alberi fatti di finissima seta, prim
poesia, e si avvili coll’introduzione degli eunuchi, che, sebbene sin
dal
XVI secolo contraevano matrimonii nelle Spagne, n
di Venezia. a. Tale fu il calcolo fattone da Giuseppe Notari citato
dal
cavalier Tiraboschi nel libro III del tomo VIII d
toli. Chi fosse questo Aurelio non fu possibile sapere. Sappiamo solo
dal
Baschet, dall’ Ottonelli, dal Bertolotti e dal Be
non fu possibile sapere. Sappiamo solo dal Baschet, dall’ Ottonelli,
dal
Bertolotti e dal Belgrano che : nel 1610 dirigeva
sapere. Sappiamo solo dal Baschet, dall’ Ottonelli, dal Bertolotti e
dal
Belgrano che : nel 1610 dirigeva a Genova una acc
esco Calderoni metto qui una lettera inedita comunicatami gentilmente
dal
cav. Azzolini. Illmo. et Ecc.mo Sig.r Mio è Pron.
signora Flaminia, la prima attrice, era sua moglie. Di loro sappiamo
dal
Bertolotti (op. cit.) che Ranucino Farnese per co
ersi già acquistata ottima fama di artista. Il 1687 pubblicò a Modena
dal
Soliani stampatore ducale una commedia spagnuola
ducale una commedia spagnuola « Gl’impegni per disgrazia, » tradotta
dal
Marchese Ippolito Bentivoglio, a cui forse è dire
garla stabilmente alla sua Corte. Il contratto fu concluso nel luglio
dal
segretario intimo e poeta di teatro Bonaventura T
l luglio dal segretario intimo e poeta di teatro Bonaventura Terzago,
dal
cui giornale di viaggi si apprende come a titolo
rini alla Compagnia che constava di undici persone. Entrarono in paga
dal
1° ottobre con un decreto del principe, dal quale
ersone. Entrarono in paga dal 1° ottobre con un decreto del principe,
dal
quale si hanno anche notizie precise sullo stipen
ono gl’otto scudi delle botte che mi danno fastidio, La pregho andare
dal
Signor Giuseppe Priori, cassiero del Monte, e dir
mi pare che tenghi assai più nelle mani, se pure a riscosso li denari
dal
Ebreo Rossi al quale uendei il Vino, auendo il su
ne sij scarso di sue lettere, e se pensa con il non scriuere esimersi
dal
formaggio s’inganna, mentre tengh’ordine salutarl
icano, dalla quasi generale uniformità de’ costumi e delle fattezze e
dal
gran numero di picciole tribù tuttavia selvagge,
veggonsi più ordinate idee. Forse il piacere prodotto in questa festa
dal
ballo, dal canto e dalle maschere, suggerì il dis
ù ordinate idee. Forse il piacere prodotto in questa festa dal ballo,
dal
canto e dalle maschere, suggerì il disegno di for
almente una tragedia della morte del l’ultimo inca Atahualpa accusato
dal
l’americano Filippetto divenuto cristiano, e cond
circospetta, moderata, ripresa come ingiuriosa alla nazione Spagnuola
dal
catalano apologista Saverio Lampillas, ostinato n
ziano Cabotto non diede immensi tesori alla Spagna, la quale l’invitò
dal
l’Inghilterra per impiegarlo nelle scoperte, e ch
giosa, non fu prima ributtato in Portogallo, indi ingannato e tradito
dal
vescovo di Ceuta e da i due medici e geografi Ebr
hi non sa ancora la svantaggiosa relazione fatta alla regina Isabella
dal
di lei confessore Talavera? Chi ignora la commiss
iraglio e vicerè delle scoperte? Chi il maneggio e il livore mostrato
dal
Fonseca vescovo di Badajoz? Chi le calunnie per l
Badajoz? Chi le calunnie per le quali fu mandato pel sentiero segnato
dal
Colombo un giudice maligno e parziale che gli for
casa del Colombo, del cui viaggio ei si prevalse, la quale si accennò
dal
Gomara, si credè colla naturale sua bontà dal l’A
se, la quale si accennò dal Gomara, si credè colla naturale sua bontà
dal
l’Acostae dal Uezio, ed oggi si risuscita dal Lam
i accennò dal Gomara, si credè colla naturale sua bontà dal l’Acostae
dal
Uezio, ed oggi si risuscita dal Lampillas, tuttoc
olla naturale sua bontà dal l’Acostae dal Uezio, ed oggi si risuscita
dal
Lampillas, tuttochè lo stesso Oviedo l’avesse nar
nsuffcienza. Ben fu egli in altra parte del l’Europa impiegato; e sin
dal
1497 scoperse per l’Inghilterra l’isola di Terra-
, sua moglie, e nella quale stette fino a tutto il carnovale del '67.
Dal
'68 al '70 fu con Luigi Bellotti-Bon, che nella q
capocomico, gli organizzò una grande rappresentazione per esonerarlo
dal
servizio militare, al Teatro delle Logge di Firen
, D'Ippolito, Giulio Rasi, Pesaro, Bosio, Luigi Rasi, ecc. ecc. Fu
dal
'74 al '76 nella Compagnia N.° 3 di Bellotti-Bon,
'76 nella Compagnia N.° 3 di Bellotti-Bon, diretta da Cesare Rossi ;
dal
'77 all’ '81 in quella della Città di Torino, l’'
87 con la Compagnia Nazionale di Roma, dall’'88 al '90 con la Marini,
dal
'91 al '93 in Società con Novelli, dal '94 al’96
dall’'88 al '90 con la Marini, dal '91 al '93 in Società con Novelli,
dal
'94 al’96 con Andò, dal '97 al '99 con la Reiter.
arini, dal '91 al '93 in Società con Novelli, dal '94 al’96 con Andò,
dal
'97 al '99 con la Reiter. Sono dunque trent’ a
nari perchè tornassero à Verona ; i Comici per ciò attoniti ricorsero
dal
Sig. Gouernatore chiedendoli la cagione, non sape
nciarono à dire le loro ragioni, ma il Sig. Gouernatore disse, andate
dal
Sig. Cardinale, et aggiustateui seco, che per me
; ma non voglio commetter peccato mortale ; e così i Comici ricorsero
dal
buon Pastore, e furono subito introdotti, atteso
ij delle loro comedie giorno per giorno al suo foro, e così ne furono
dal
detto Santo, e dal suo Reuerendissimo Signor Vica
ie giorno per giorno al suo foro, e così ne furono dal detto Santo, e
dal
suo Reuerendissimo Signor Vicario molti sottoscri
urosa e bella che fuor dell’onde l’alma Dea di Gnido allor portò, che
dal
Mar nacque, al Lido, degna d’esser nel Ciel fatta
divido, qualor si dolce ride ovver favella. Quinci dell’armonia s’ode
dal
cielo vera imagine uscir, esempio vero, ch'unqua
posto, e Dedalo legato, O almen fosse a l’Autore D'esser il libro suo
dal
Ciel concesso, Per viuer sempre a sì gran Donna a
e, le dotte squadre De i Cigni a bere inuita, Per c’habbin la corona
Dal
figlio di Latona, Di quella fronde, ch'ha perpetu
Compagnia di Pisenti e Solmi, con cui stette più anni, ammiratissimo.
Dal
1830 al 1859 fu con le Compagnie di Mascherpa, Pe
ia, il 12 gennaio 1859, assistito amorosamente dai fratelli d’arte, e
dal
figlio Luigi. Parte del suo tempo impiegò anch
figlio Luigi. Parte del suo tempo impiegò anche in tradur commedie
dal
francese (come s’è visto all’articolo del padre),
visana, una delle più forti attrici che illustraron la scena italiana
dal
’50 al ’60. Essa apparteneva a quella gloriosa fa
agnia Peracchi e Trivelli il ’58-’59, e in quella di Rossi e Trivelli
dal
’63-’64 a tutto il ’67-’68, acclamata e festeggia
eminente attrice fu un vero lutto per l’arte che l’amava e l’onorava.
Dal
suo secondo matrimonio ebbe una bellissima figlia
adre, per la quale addimostrava tendenze non comuni, ben lontana però
dal
pervenire all’eccellenza della madre sua.
tti i figli d’arte, piccolissima ; poi fu messa in collegio a Milano,
dal
quale uscita, tornò a recitare, esordendo al Carc
universal sorpresa, si ammogliò al bello e forte attore Andrea Maggi,
dal
quale poi si distaccò artisticamente avendo così
poi andò mutandosi in polmonite, vi morì il 29 aprile 1900, assistita
dal
marito, dalla sorella, dal figliuolo, desolati. F
nite, vi morì il 29 aprile 1900, assistita dal marito, dalla sorella,
dal
figliuolo, desolati. Fu pianta sinceramente da mo
archese di Dronero ; e 1' '88 a Milano, ove gli furon pagate lire 740
dal
tesoriere Zerbini (V. l’elenco di quest’anno al n
Il Fontanelli poi con lettera del 20 luglio 1691, impetrando soccorsi
dal
Duca pel pantalone Girolamo Gabrielli e la prima
scriveva in suo nome al Marchese Pio di Savoja, perchè gli ottenesse
dal
Duca raccomandazioni per Napoli. Il giugno del '9
e il Rechiari scrive direttamente al Marchese Pio, perchè gli ottenga
dal
Duca una commendatizia pel Cardinal Rubini, Legat
ena, i quali, dopo che nel principio del secolo ebbero la permissione
dal
governo di tornare agli antichi loro esercizj, ne
ralle ingegnose commedie erudite l’ Impresa d’amore rappresentata sin
dal
1600 dagli Accademici Amorosi di Tropea, e le Spe
quattordici che raccolte in quattro volumi si pubblicarono in Napoli
dal
Muzio nel 172673. Il Porta conoscitore esperto de
imo le delicatezze e i piccioli nulla degl’ innamorati, tirando fuori
dal
fondo del cuore umano certi tratti così naturali
aliani che scrissero commedie, la disgrazia di non essere stato letto
dal
sig. di Marmontel. Di grazia quale ingegnoso arti
che prevedendo di dovere il di lei arrivo far che egli debba fuggire
dal
rigore del padre giustamente sdegnato, piangendo
he tenerezze, il pianto che produce naturalmente quest’incontro, vien
dal
figlio creduto pietoso artificio della madre affe
d un piacevole scioglimento. Tre altri buoni scrittori Napoletani sin
dal
principio del secolo si segnalarono con ingegnose
ell’anno seguente, e poi del 1630 in Viterbo, che è l’edizione citata
dal
Fontanini, ed il Malmaritato del 1633 secondo il
in Napoli nel 1638, e del Ruffiano impressa nel 1643 assai comendate
dal
Gravina. Le commedie del duca di Sermoneta Filipp
ie del duca di Sermoneta Filippo Gaetano parimente con ragione lodate
dal
Gravina per la loro regolarità e per la dipintura
de’ caratteri e degli affetti, sono la Schiava impressa in Napoli sin
dal
1613 e reimpressa dopo molti anni in Palermo, l’
o e stampata in Palermo nel 1641, e i Due Vecchi impressa colle altre
dal
Ciacconio in Napoli nel 1644. Piacevole e senza i
esentò pure in Roma, dove da un Porporato si compose l’ Adonia lodato
dal
Crescimbeni. Più tardi poi nella medesima città s
tiche. Or quando anche non vi fossero state ariette anacreontiche sin
dal
XV secolo, come altrove abbiam dimostrato, baster
ne’ drammi; perchè le poesie del Testi cominciarono ad imprimersi sin
dal
1613, e terminarono nel 1645 in vita dell’autore,
Sofronia, la Datira, oltre ad altri due di soggetto morale intitolati
Dal
male il bene e Chi soffre spera. Essi insieme col
emoria un’ osservazione fatta sulla nostra Storia de’ Teatri del 1777
dal
già mancato erudito estensore di quel tempo delle
Per soddisfare in parte a tal curiosità nell’ampliar quest’ opera sin
dal
1780 cercammo di supplire colle illazioni che sog
87. Eranvi dunque in Grecia nel duodecimo secolo musici castrati: ma
dal
non trovarsene poscia fatta menzione può argoment
le privilegio di continuarlo88. Non so per quale stranezza od uso sin
dal
XVI secolo tanto abbondassero gli eunuchi nella p
ngotti, nella Gabrieli. E forse ve ne mancarono nell’età passata? Sin
dal
principio del secolo si ammirarono singolarmente
uelle stanze anacreontiche che diconsi arie, usate ancor prima di lui
dal
Testi, dal Salvadori e dal Rinuccini, anzi dal No
e anacreontiche che diconsi arie, usate ancor prima di lui dal Testi,
dal
Salvadori e dal Rinuccini, anzi dal Notturno sin
che diconsi arie, usate ancor prima di lui dal Testi, dal Salvadori e
dal
Rinuccini, anzi dal Notturno sin dal XV secolo. M
ate ancor prima di lui dal Testi, dal Salvadori e dal Rinuccini, anzi
dal
Notturno sin dal XV secolo. Ma una filza inutile
i lui dal Testi, dal Salvadori e dal Rinuccini, anzi dal Notturno sin
dal
XV secolo. Ma una filza inutile di nomi di scritt
4. Laonde non ci tratterremo su tanti altri melodrammatici rammentati
dal
Mazzucchelli, dal Crescimbeni e dal Quadrio, nè s
ratterremo su tanti altri melodrammatici rammentati dal Mazzucchelli,
dal
Crescimbeni e dal Quadrio, nè sull’Achille in Sci
i altri melodrammatici rammentati dal Mazzucchelli, dal Crescimbeni e
dal
Quadrio, nè sull’Achille in Sciro del marchese Ip
chessa di Sassonia, imitazioni libere del teatro Spagnuolo pubblicate
dal
1652 al 1672. Raffaello Tauro Bitontino allora pr
ubblicate dal 1652 al 1672. Raffaello Tauro Bitontino allora produsse
dal
1651 al 1690 le Ingelosite speranze, la Contessa
etto senza dialogo premeditato, come le cinquanta pubblicate nel 1611
dal
commediante Flaminio Scala. Ma l’Arlecchino che o
mirato in tal carattere in Napoli ed in Roma96, e da Francesco Baldo,
dal
quale ricevè anche in dono la maschera stessa usa
ncesco Baldo, dal quale ricevè anche in dono la maschera stessa usata
dal
primo di lui maestro il Calcese97. Alcuni Frances
inona in Roma. Il teatro di Parma non fu opera del Palladio terminata
dal
Bernino, come alcuno affermò; nè si chiamava Giam
la pittura dell’Algarotti, e nel Discorso premesso alle sue tragedie
dal
chiar. Bettinelli. Giambatista Aleotti di Argenta
zione latina sovrapposta al proscenio. Si ampliò poscia e si prolungò
dal
marchese Enzio Bentivoglio, e si rendè capace di
stilinea congiungendosi a un semicerchio due rette laterali. La scena
dal
muro alla bocca del proscenio ha di lunghezza 125
tralla scalinata e ’l proscenio, essendo ornati di due ordini diversi
dal
rimanente. Ma la magnificenza, la vastità, l’arti
atro di Urbino, in cui si ammirarono le invenzioni del Genga esaltate
dal
Serlio degli alberi fatti di finissima seta, prim
oesia, e si avvilì coll’ introduzione degli eunuchi, che, sebbene sin
dal
XVI secolo contraevano matrimonj in Ispagna, non
la Sorella. 74. Prego i leggitori a distinguer meco il maraviglioso
dal
miracoloso. La maraviglia accompagna talora gli a
a agli eunuchi il titolo di terza specie umana, e gli escluse affatto
dal
suo servigio, confinandogli ai bagni delle femmin
principali. Questi sono, e non altri i pasticci drammatici accennati
dal
Maffei, che il sig. Andres applicava a tutto ciò
conoscente. 99. Tale fu il calcolo fattone da Giuseppe Notari citato
dal
chiar. Tiraboschi nel libro III del tomo VIII del
del governo. Egli stesso in tal caso parrà in certo modo conquistato
dal
popolo vinto; la qual cosa avvenne in fatti agli
nale e presso che nulla la libertà, quando gli spiriti gemono agitati
dal
timore e depressi dall’avvilimento, come mai colt
ea Correva il popolo volentieri alla festa de’ pazzi che si celebrava
dal
Natale all’Epifania in molte chiese greche, e lat
specie di mestiere. Dividevansi in Troubadores, cioè Trovatori detti
dal
trovar prontamente le rime e dall’inventar favole
oviziose, intertenevano gli astanti con varie buffonerie accompagnate
dal
suono di qualche stromento ed anche dal ballo. Ge
varie buffonerie accompagnate dal suono di qualche stromento ed anche
dal
ballo. Generalmente si dissero in latino barbaro
ra rapresentazione de’ Misteri della Passione di Cristo trovasi fatta
dal
Clero con molto applauso nel Friuli l’anno 1298 n
per mezzo degli strioni e buffoni eseguite nel sccolo XIII rammentate
dal
Muratorib, asserendo non potersi mettere in conto
ate eseguite con dialogo, stimandole semplici apparenze mute figurate
dal
Clero in tempo di Pasqua e di Pentecoste. Veramen
nel Coliseo di Roma la Passione; e le parole del dramma si composero
dal
Vescovo di s. Leo Giuliano Dati fiorentino che fi
te ciò che continuò a farsi nel XV e XVI, praticossi nel XIV, e venne
dal
XIII quando surse la Compagnia. Che se le parole
surse la Compagnia. Che se le parole vi si fossero introdotte non già
dal
XIII come a noi sembra, ma dal XV, in cui si comp
arole vi si fossero introdotte non già dal XIII come a noi sembra, ma
dal
XV, in cui si compose indubitatamente il dramma d
Appresso. Il Ludus Pascalis de adventu et interitu Antichristi recato
dal
Muratorib, e poi dal Tiraboschic, e da me nel tom
scalis de adventu et interitu Antichristi recato dal Muratorib, e poi
dal
Tiraboschic, e da me nel tomo precedente, fu senz
appresso dell’Alemagna. Vedrassi nel seguente capo che in Francia sin
dal
tempo di Filippo il Bello vi fu una festa simile
vece di monumenti storici per distruggere le verità sì ben sostenute
dal
Tiraboschi. Ma è questo appunto il fare di certi
uno squarcio di una lettera di Adriano I pieno di solecismi stampato
dal
Mabillon. Ma con sua pace legga con gli occhi ape
i. E crede il sig. Lampillas che in altro senso che in questo vengano
dal
vescovo di Orleans esaltati gli Spagnuoli di que’
lcuni secoli col codigo delle leggi gotiche compilate da Alarico sino
dal
506. Egli si dimostra in tal fatto così poco istr
u un breve estratto o sunto delle leggi del codice Teodosiano formato
dal
giureconsulto Aniano sotto Alarico, e che fu rice
quieu, e quanti peritamente favellano di leggi, riconoscono in Europa
dal
settimo all’undecimo secolo gli sconcerti tutti d
stesso Liber Judicum chiamato volgarmente Fuero Juzgo recato in mezzo
dal
medesimo Lampillas. Questo volume che fu compilat
u compilato nel regno di Sisenando, il quale avendo cacciato Svintila
dal
trono nel 631, dominò sei anni, conteneva la prat
che nel Compendio della Storia di Spagna del p. Duchesne bene accolto
dal
pubblico, e tradotto in Castigliano dal famoso p.
del p. Duchesne bene accolto dal pubblico, e tradotto in Castigliano
dal
famoso p. Isla, il quàle va passo passo seguendo
isogni con note critiche ed istoriche. Ed in tale VII secolo rilevasi
dal
Concilio Toledano essersi pure promulgati varii c
l Lampillas, e riposò placidamente sulle leggi di Alarico che suppose
dal
VI secolo felicemente osservate in Ispagna pel tr
spagnuole trovansi stabiliti i duelli derisi come proprii dell’Italia
dal
signor Lampillas che ci permetterà di dirgli, che
di Grimoaldo del 668, i capitoli di Luitprando incominciati ad uscire
dal
713, quelli di Rachi del 746, e di Astolfo del 75
igio, Lindebrogio, Montesquieu. Avvenne a que’ tempi ancora, cioè sin
dal
1001, che secondo Camillo Pellegrino un certo Cap
tile. Or faccia il Lampillas il confronto di ciò che si fe insegnare
dal
Bettinelli col riferito giudizio del Montesquieu.
E perchè l’autorità che ne reca, riduce ad evidenza il mio avviso che
dal
primiero suo discordava, ne trascriviamo le parol
della Compagnia de’ Battuti di Trevigi eretta nel 1261, e pubblicati
dal
più volte lodato signor conte canonico Avogadro (
del governo. Egli stesso in tal caso parrà in certo modo conquistato
dal
popolo vinto; la qual cosa avvenne in fatti agli
onale e pressochè nulla la libertà, quando gli spiriti gemono agitati
dal
timore e depressi dall’avvilimento, come mai colt
0. Correva il popolo volentieri alla festa de’ pazzi che si celebrava
dal
natale all’epifania in molte chiese greche e lati
a rappresentazione de’ misteri della passione di Cristo trovasi fatta
dal
clero con molto applauso nel Friuli l’anno 1298 n
te fatte per mezzo degli strioni e buffoni nel secolo XIII rammentate
dal
Muratori22, asserendo non potersi mettere in cont
ate eseguite con dialogo, stimandole semplici apparenze mute figurate
dal
clero in tempo di pasqua e di pentecoste. Veramen
nel coliseo di Roma la passione; e le parole del dramma si composero
dal
vescovo di S. Leo Giuliano Dati Fiorentino che fi
te ciò che continuò a farsi nel XV e XVI, praticossi nel XIV, e venne
dal
XIII quando surse la Compagnia. Che se le parole
do surse la Compagnia. Che se le parole vi fossero introdotte non già
dal
XIII, come a noi sembra, ma dal XV, in cui si com
parole vi fossero introdotte non già dal XIII, come a noi sembra, ma
dal
XV, in cui si compose indubitatamente il dramma d
esso. Il Ludus Paschalis de adventu & interitu Antichristi recato
dal
Muratori24 e poi dal Tiraboschi25 e da me nel tom
lis de adventu & interitu Antichristi recato dal Muratori24 e poi
dal
Tiraboschi25 e da me nel tomo precedente, fu senz
appresso dell’Alemagna. Vedrassi nel seguente capo che in Francia sin
dal
tempo di Filippo il Bello vi fu una festa simile
vece di monumenti storici per distruggere le verità sì ben sostenute
dal
Tiraboschi. Ma è questo appunto il fare degli apo
uno squarcio di una lettera di Adriano I pieno di solecismi stampato
dal
Mabillon. Ma con sua pace legga con gli occhi ape
i. E crede il Sig. Lampillas che in altro senso che in questo vengano
dal
vescovo di Orleans esaltati gli Spagnuoli di que’
lcuni secoli col codigo delle leggi gotiche recopilate da Alarico sin
dal
506. Egli si dimostra in tal fatto così poco inst
u un breve estratto o sunto delle leggi del codice Teodosiano formato
dal
giureconsulto Aniano sotto Alarico, e che fu rice
squieu e quanti peritamente favellano di leggi, riconoscono in Europa
dal
settimo all’undecimo secolo gli sconcerti tutti d
stesso Liber Judicum chiamato volgarmente Fuero Juzgo recato in mezzo
dal
medesimo Lampillas. Questo che fu compilato nel r
u compilato nel regno di Sisenando, il quale avendo cacciato Svintila
dal
trono nel 631, dominò sei anni, conteneva la prat
che nel Compendio della Storia di Spagna del P. Duchesne bene accolto
dal
pubblico e tradotto in castigliano dal famoso P.
a del P. Duchesne bene accolto dal pubblico e tradotto in castigliano
dal
famoso P. Isla che va passo passo seguendo l’orig
ni con note critiche ed istoriche. Ed in tale settimo secolo rilevasi
dal
Concilio Toledano essersi pure promulgati varj ca
l Lampillas, e riposò placidamente sulle leggi di Alarico che suppose
dal
sesto secolo felicemente osservate in Ispagna pel
agnuole trovansi stabiliti i duelli derisi come proprietà dell’Italia
dal
Sig. Lampillas, che ci permetterà di dirgli che d
di Grimoaldo del 668, i capitoli di Luitprando incominciati ad uscire
dal
713, quelli di Rachi del 746 e di Astolfo del 753
il Lindebrogio, il Montesquieu. Avvenne a que’ tempi ancora, cioè sin
dal
1001, che secondo Camillo Pellegrino un certo Cap
ntanini p. 487., e le di lui Lettere t. II. 19. Egli ne fu confutato
dal
Quadrio nel t. IV della sua Storia e ragione d’og
ato dal Quadrio nel t. IV della sua Storia e ragione d’ogni poesia, e
dal
P. Ireneo Affò nella Pref. dell’Orfeo del Polizia
bilì in Venezia, ov’ ebbe un onorevole impiego. Desumo queste notizie
dal
Bartoli, dal quale anche si apprende come il Bran
ia, ov’ ebbe un onorevole impiego. Desumo queste notizie dal Bartoli,
dal
quale anche si apprende come il Brandi scrivesse
Vienna ed altre di Germania per distribuirne de’ suoi medicamenti. (
Dal
Reg. 730 dei Passaporti nell’Arch. di Stato in Mi
ncontro in peggiore condizione di prima ; da una parte era combattuto
dal
desiderio di far conoscere la singolarità del suo
edendo sotto i suoi occhi applauditi i compagni, senza che riportasse
dal
pubblico ancor egli la sua parte di applauso. Aum
d’accordo i due documenti che qui trascrivo, gentilmente comunicatimi
dal
Conte Paglicci Brozzi. Dal Reg.° dei morti della
e qui trascrivo, gentilmente comunicatimi dal Conte Paglicci Brozzi.
Dal
Reg.° dei morti della Parrocchia Metropolitana Mi
a ricevere alcun sacramento, e fu sepolto in duomo con sei sacerdoti.
Dal
Reg.° Mortuario dell’Arch.° di Stato di Milano.
rti di primo e secondo carattere, brillante, amoroso che gli verranno
dal
direttore della Impresa assegnate, con l’annuo co
al Teatro del Fondo con Achille Majeroni con cui stette sino al '67.
Dal
'67 al '70 fu capocomico, e il '71 tornò con l’Al
Trasportato a braccia su di una poltrona a casa sua, non discosta
dal
teatro, in quell’abito goldoniano, con quel viso
’estremo saluto al povero estinto. Angelo Vestri fu il solo destinato
dal
padre alla scena. E infatti egli ebbe le più chia
nnemente rappresentare in Ferrara con un prologo della Notte composto
dal
cavalier Marini. Un’altra rappresentazione se ne
he a misura che l’azione avanza, vada crescendo la distanza del finto
dal
vero, passa alla indifferenza, indi alla noja e t
el IV e nel V intero torna l’interesse ad essere tutto per Filli. Sin
dal
principio dell’atto II desta curiosità il ben col
i amanti e quelle di Celia con Aminta, e la felicità di Scio liberata
dal
tributo crudele solito a riscuotersi da’ Traci. L
storello per Gelopea turbato dalla gelosia per una menzogna, serenato
dal
disinganno, e felicitato dal possesso della pasto
dalla gelosia per una menzogna, serenato dal disinganno, e felicitato
dal
possesso della pastorella amata. Vaga nell’atto I
prodotta nel 1595. Una Nuova Amarilli pubblicò il Gambaruti mentovata
dal
Ghilini.. Ogni lode riscuote la Tancia graziosa e
avola boschereccia pubblicata nel 1621. Viene questa favola mentovata
dal
Fontanini, ed esaltata da Gian Vincenzo Gravina n
musicali, ed a tante arie e strofe anacreontiche non cantate soltanto
dal
Coro in fine degli atti, ma in mezzo di essi da’
l teatro era naturale senza veruno artificio in un luogo poco lontano
dal
casale in un castagneto opportuno alla rappresent
o nel 1632 in Vienna di età ancor fresca. L’una s’intitola Procri che
dal
canonico Negri guastallese si pose per appendice
itreo Pinacoteca P. II. a. Tali passi mai furono comunicati in Parma
dal
prelodato p. Affò. a. Tiraboschi tom. VIII lib.
rticari, dei quali diventò l’amico ; e, sentito colà dalla Pellandi e
dal
Belli-Blanes, fu scritturato da essi pel 1813 com
rte dello stesso non fu compiuto. Il ’24 si recò a Napoli, incaricato
dal
Fabbrichesi di finir per lui l’ultimo anno che av
rmasse di petto a Firenze, ove in breve morì, compianto dalla moglie,
dal
figlio e da’ suoi scritturati che perdevano in lu
ia, col Baltico, e colla Polonia, da settentrione col Mar Glaciale, e
dal
mezzogiorno s’innoltra verso il Mar Nero minaccia
gnoranza sostenuta da un’ antica legge che proibiva ad ognuno l’uscir
dal
proprio perse sotto pena di morte senza la permis
i tal volta il sovrano con i grandi della corte. Pietro il grande che
dal
suo famoso viaggio tornò ne’ suoi vasti dominii,
biano migliorato di molto dopo l’incoraggimento sovrano indicato. Sin
dal
1741 quando nelle Russie cominciò l’opera italian
direzione del conte Rastrelli veneziano. Ne trascrivo la descrizione
dal
trattato del Teatro. Il palco scenario è lungo ci
senza veruna separazione. La loggia imperiale che è nella fronte, fu
dal
francese La Motte ornata di quattro colonne che l
a scena communica colla platea per due scalinate laterali che partono
dal
proscenio.
ne’ primi anni di questo secolo. Era il 1796 con Antonio Morrocchesi,
dal
quale passò il 1800 con Domenico Verzura, diretto
ate : Filippo, Polinice, Antigone e Virginia. Dalla figura imponente,
dal
volto leggiadro, dagli occhi nerissimi come i cap
, dagli occhi nerissimi come i capelli, dalla voce forte e armoniosa,
dal
gesto nobile, e dalla ricca intelligenza, essa em
re per mezzo delle parole ciò che poteva essere un canto accompagnato
dal
ballo da ciò che avrebbe potuto chiamarsi spezie
oco carattere. In una di esse vedevansi due classi di attori distinti
dal
colore degli abiti; l’una di color bruno figurava
Esso non è che un ballo pantomimico accompagnato di quando in quando
dal
canto. Chi non vi ravvisa una copia esatta di ciò
durata, e quanto altro caratterizza l’azione scenica, e la distingue
dal
ballo, non si trova se non che nelle nazioni già
all’ Arena del Sole di Bologna in Compagnia Pisenti e Solmi, di cui,
dal
1823, fu per più anni la prima attrice assoluta.
rtali ?… Un’aura, Che lievissima passa, un fior che spande Le vergini
dal
sen grazie odorose ; Ma un fior che cade coll’ole
he mai…. ma tronca i detti Un doloroso, e fra i sospiri espresso, Non
dal
labbro, dal cor ultimo addio.
tronca i detti Un doloroso, e fra i sospiri espresso, Non dal labbro,
dal
cor ultimo addio.
tempo socio della Belloni e del Previtali ; poi di nuovo scritturato
dal
Pani e dal Raftopulo. Tornò col Pani il '23, fece
o della Belloni e del Previtali ; poi di nuovo scritturato dal Pani e
dal
Raftopulo. Tornò col Pani il '23, fece società il
aratteristi del suo tempo. Le commedie : La Riconciliazione fraterna (
dal
tedesco), La Bottega del Caffè, Il Burbero benefi
tte esser veramente, poichè lo vediam richiesto in più contingenze or
dal
Duca di Modena a quel di Mantova, or da Luigi XIV
XIV al Duca di Modena, di cui lo troviamo nel 1675 provvisoriamente e
dal
’76 definitivamente, al servizio, assieme ai Fial
Cesare D’Este in data dell’ ’81, è descritto il grande affanno patito
dal
Conte Cornelio Pepoli per la voce sparsasi di ave
ersi assolutamente da Modena, per una malattia incurabile qualificata
dal
Dottor Francesco Tonani per passione asmatica con
nferma nelle carte dell’Archivio Mantovano, nè dalle prigionie patite
dal
Parrino e da tanti, alla liberazion de'quali s’oc
il 21 al Palazzo Ducale una tragedia di Cornelio Frangipani, musicata
dal
Merulo, e il 24 al Palazzo Giustinian una pastora
one), riassunto sui varj studj apparsi in giornali e riviste e volumi
dal
D'Ancona, e arricchito poi di aggiunte dal Solert
iornali e riviste e volumi dal D'Ancona, e arricchito poi di aggiunte
dal
Solerti nel suo studio in collaborazione col Lanz
presaglia far colla commedia dei gobbi allusioni men che rispettose ?
Dal
maggio in poi si recarono a Venezia, Genova e Mil
a, Genova e Milano. Furon l’ '80 a Bergamo, ove si vuole, desumendolo
dal
madrigale di Cristoforo Corbelli (V. Alberghini)
naccie di sfratto ; poi a Pisa e a Venezia. L' '82, come abbiam visto
dal
riferito documento romano, eran di nuovo a Mantov
Li vediamo il '91 e il '94 a Firenze, il '96 a Genova e a Bologna, e
dal
'99 al 1604 in Francia, quando nel ritorno, morta
che recitò a un pranzo di Corte ; nel quale il Trautmann non è alieno
dal
riconoscere il Pasquati. Oltre alle testimonia
il lion di S. Marco su l’Isole mediterranee, ciò che li faceva derisi
dal
popolo, che li chiamava piantaleone…., o pure nel
è diferente tra 'l ben el mal, tral merito e demerito ; vien solecità
dal
spirito e dalla carne, e secondo da qual parte se
rappresentante, a quanto pare, una serenata di maschere, e che traggo
dal
Museo civico di Basilea (V. pag. 233) ; ma qui tr
duto a viso scoperto, ma generalmente con una mezza mascheretta scura
dal
lungo naso aquilino, a cui fa contrasto una barbe
chiare per le cose operate o patite nella pace e nella guerra. Mirate
dal
punto che discopre i loro progressi nelle scienze
a’ filosofi, ed agli artisti tranquilli pergir tant’oltre. Viste poi
dal
punto che tutte manifesta le politiche e militari
rappresentare nella Chiesa di santa Chiara con magnifiche decorazioni
dal
medesimo re nella settimana santa l’anno 1452, in
la famiglia Zacchia e fu ascritto all’Accademia del Panormita, benchè
dal
Pontano poco pregiato. Si agira sulle vicende del
a tutta si fosse cantata, a somiglianza delle moderne opere in musica
dal
principio sino al fine. Ma potrebbero forse avere
o? Sopra simili fondamenti i due citati autori, seguiti pochi anni fa
dal
riputato cavaliere Antonio Planelli mio amico, ve
andro VI, compose due drammi fatti rappresentare in Roma solennemente
dal
mentovato cardinal Riario. Parla del Verardo e de
, e una ballata in fine colle note musicali. Il piano del Fernando fu
dal
Verardo ideato in occasione dell’attentato di un
ommedia. Dicesi nella dedicatoria che fu ascoltata con sommo applauso
dal
pontefice e da’ cardinali e prelati. Nell’azione
ed il prologo che sono in versi giambici. Si fece pure rappresentare
dal
cardinal Riario nel suo palazzo in un teatro eret
sembraci, che si debba noverare il riputato esgesuita Andres. Appunto
dal
nominato Lusus ebriorum venne la più antica comme
ell’amata Euridice punta da morso velenoso di un serpente. Istupidito
dal
dolore parte Orfeo senza far motto alla maniera d
e venga a perdere la natura drammatica? faranno che possa cancellarsi
dal
numero delle poesie sceniche volgari del secolo X
e oggi formano il più musicale dell’opera Italiana, non ci venne miga
dal
Cicognini, il quale verso la metà del secolo XVII
e. Ciò credemmo da prima il cavaliere Antonio Planelli seguito poscia
dal
Tiraboschi, ed io nella Storia de’ Teatri che pro
uto di tutto un secolo anche quell’aria del Rinuccini posta in musica
dal
Peri. La seconda azione scenica del Notturno è de
e la recita dell’Asinaria. Nel Diario di Jacopo Volterrano pubblicato
dal
Muratoria si parla di un dramma intorno alla vita
duca, compose in terzarima e in cinque atti il Timone commedia tratta
dal
dialogo così chiamato di Luciano, la quale trovas
rio. b. V. l’opera del conte Mazzucchelli t. II parte I citata anche
dal
Tiraboschi il quale di altre farse sacre fa pur m
ato in Vairano nel regno di Napoli, fidando nel Codice Estense citato
dal
celebre Tiraboschi. Ma quest’uomo insigne in una
is Lunensis eques Hierosolimitanus. a. Se ne conservava un esemplare
dal
p. Ireneo Affò, da cui mi fu in Parma cortesement
che se ne dice in una orazione detta in sua lode nel 1437 pubblicata
dal
Ludewig nelle Reliquiae Manuscriptorum t. V lib.
« Io ebbi in Francia il mio primo figliuolo, e fu tenuto a battesimo
dal
Duca N. (io tacio – dice l’Ottonelli – e tacerò i
), e dalla Principessa N. Il secondo parto fu d’una figliuola, tenuta
dal
Seren. Principe N. Cardinale. Il terzo fu figliuo
enuta dal Seren. Principe N. Cardinale. Il terzo fu figliuolo, tenuto
dal
Sereniss. Principe N. che poi fu Duca. Il quarto
arfait, seguiti poi dagli altri, la richiesta del Re fu causata forse
dal
fatto che poco piacque a Parigi il Pantalone (di
ere la moglie Anastasia (probabilmente non comica), la quale, lontana
dal
marito, senza mezzi di sussistenza, e più con cin
erisco testualmente : Ricevo Io Antonio Rico Bon per puro imprestido
dal
E.sa Sig.r don Alfonzo deste dopie di italia diec
ssistenza in ragione di due doppie al mese per ciascheduno dei comici
dal
1° maggio 1686. L'agosto del 1687 Riccoboni lasci
uron rimborsate lire 83, spese nel trasporto della condotta per barca
dal
Finale a Modena. Il '95 egli si rivolge al Marche
l Zodiaco, sono gl’interlocutori, se non in quanto vengono interrotti
dal
coro dei cacciatori, i quali, benché siano mortal
campi, nell’aria, nel mare e nel cielo, e così gran via si trascorre
dal
poeta in cinque atti brevissimi. Basta ciò per co
r dir meglio uno spettacolo frammezzato di poesia drammatica lavorata
dal
Chiabrera si rappresentò a Mantova l’anno 1608 pe
lontano, si rappresentò la favola d’Arione gittato in mare e salvato
dal
delfino, opera di Giovanni Capponi, bolognese. La
figura di mappamondo. Al romore d’una brillante sinfonia accompagnata
dal
suono delle trombe, ecco il globo maestosamente a
i Greci, presso a’ quali le rappresentazioni non erano mai interrotte
dal
principio sino alla fine, così non introdussero n
scrupolo cavare una conseguenza intorno al gusto generale del secolo
dal
seguente squarcio di un monologo tratto da un dra
. «Così forse avverrà che mascherata Più
dal
mondo scacciata Non sia la verità.»
e parole. Non si può meno di non ridere nel vedere nella musica fatta
dal
Melani sul dramma intitolato il Podestà di Coloni
tutta l’Italia, e «maravigliandosi (sono le sue parole) che non solo
dal
più celebre paese del mondo ma da uomo così famos
ri: imperocché basta scorrer soltanto di volo le due prefazioni poste
dal
Kirchero avanti alla Musurgia per veder ivi espre
veder ivi espressi i nomi di quelli stessi compositori romani citati
dal
Buontempi con più altri assai de’ più famosi, i q
u poi condotta a maggior perfezione da Lodovico chiamato il Falsetto,
dal
Verovio, dall’Ottaviuccio, dal Niccolini, dal Bia
ione da Lodovico chiamato il Falsetto, dal Verovio, dall’Ottaviuccio,
dal
Niccolini, dal Bianchi, dal Lorenzini, dal Giovan
o chiamato il Falsetto, dal Verovio, dall’Ottaviuccio, dal Niccolini,
dal
Bianchi, dal Lorenzini, dal Giovannini, e dal Mar
Falsetto, dal Verovio, dall’Ottaviuccio, dal Niccolini, dal Bianchi,
dal
Lorenzini, dal Giovannini, e dal Mari cantori bra
Verovio, dall’Ottaviuccio, dal Niccolini, dal Bianchi, dal Lorenzini,
dal
Giovannini, e dal Mari cantori bravissimi, ma pri
viuccio, dal Niccolini, dal Bianchi, dal Lorenzini, dal Giovannini, e
dal
Mari cantori bravissimi, ma principalmente da una
teatro. Ma dall’altra parte i disordini forse maggiori che nascevano
dal
sostituir invece loro giovinastri venali e sfacci
ore in teatro, che i nostri sistemi di governo permettono alle donne,
dal
che nasce, che essendo elleno la parte più numero
ersi, né convien che si esprima da altri oggetti, che da quelli fatti
dal
ciclo per ispirarlo; la ristrettezza de’ nostri t
icile il mantener l’illusione; altre cause insomma facili a scoprirsi
dal
lettore filosofo costrinsero alla perfine i saggi
egge tuttora una elegante e patetica iscrizione latina fatta scolpire
dal
duca Vincenzo suo protettore ed amante83. In Fire
una strada sicura per giugnere alle ricchezze ed agli onori, e ne fu
dal
popolo riguardato collo entusiasmo medesimo, con
, con cui avea ricevuta in altri tempi Vetturia, allorché liberò Roma
dal
giogo di Coriolano, ovver Pompeo conquistatore de
emperano poi e le triturano in maniera che si rendono insopportabili.
Dal
qual morbo sono particolarmente attaccati gl’Ital
cienze utili al secolo dove altro non si fa che parlare con eleganza.
Dal
che io conchiudo, che il seicento in Italia è pre
zia, col Baltico e colla Polonia, da settentrione col mar Glaciale, e
dal
mezzogiorno s’inoltra verso il mar Nero minaccian
ta particolarmente da un’ antica legge che proibiva ad ognuno l’uscir
dal
proprio paese sotto pena di morte senza la permis
i tal volta il sovrano con i grandi della corte. Pietro il grande che
dal
suo famoso viaggio tornò ne’ suoi vastissimi domi
ertanto gli odierni attori Russi vengono encomiati da’ nazionali. Sin
dal
1741 quando nella Russia cominciò l’opera italian
o aperto senza separazione. La loggia imperiale ch’è nella fronte, fu
dal
Franzese la Motte ornata di quattro colonne che l
La scena comunica colla platea per due scalinate laterali che partono
dal
proscenio.
zio ove si rappresentavano, e che da Cassiodoro nell’epistola scritta
dal
re Teodorico a Simmaco (lib. IV, ep. 51 Variarum)
lle tende fatte di tela, di lana, o di pelli per difendere gli attori
dal
Sole e dalle piogge prima che essi fossero ammess
eatro. Un altro più famoso tutto di marmo dedicato a Bacco se ne alzò
dal
chiaro architetto Filone 330 anni prima dell’era
di una collina a cui si appoggia, e intorno a trecento passi lontano
dal
mare, che riguarda la punta del gran Rematiari, q
gistrate nell’edizioni della Sicilia Numismatica fatte dall’Agostino,
dal
Mayer, dall’ Avercampio. Il Gaetani molte ne vide
resse un teatro su di un colle all’occidente in un trivio non lontano
dal
tempio di Apollo, che poi verso il 1227 si conver
ntito da’ contemporanei, che sembra escludere ogni sospetto suscitato
dal
Maffei di essersi lasciato ingannare da qualche f
asi tutti i poeti scenici erano attori, quando non gli teneva lentani
dal
rappresentare l’età, o alcun difetto personale o
o, benchè non facesse che le terze parti, siccome gli fu rimproverato
dal
suo gran competitore Demostene nell’aringa per la
oro Siculo ci ha conservato un frammento notabile, tradotto o imitato
dal
chiarissimo Cesarottia E per finirla in grande st
al canto e ai movimenti compassati del Coro, la quale cosi chiamavasi
dal
saltare, dal verbo ορχεομαι, salto. Vedevasi in e
movimenti compassati del Coro, la quale cosi chiamavasi dal saltare,
dal
verbo ορχεομαι, salto. Vedevasi in essa un luogo
cupata dagli spettatori. In essa seguendo la circonferenza si elevava
dal
basso all’alto una continua scalinata. Veniva que
degli angoli de’ gradini sarebbero stati toccati da una retta tirata
dal
primo dell’ima all’ultimo scalino della summa cav
tamente innalzati e ingranditi i cerchi a misura che si allontanavano
dal
centro. Secondarono così la naturale espansione d
ta iscrizione fu l’ingegnere militare Andrea Piconati Siracusano, che
dal
nomato Conte Gaetani ebbe la pianta del teatro, p
i di cui è piena, e per la traduzione che lo stesso Bianchi ne dà.
Dal
Gratiano Innamorato del Codice Corsiniano : « Rac
are di V. A. S. di forarmi appresso a uno staro delle primicie cuccie
dal
peggio che se avemia da falare gli mondo ceste po
lla tavola regale di V. A. S. di farmi apresentare delle prime caccie
dal
Poggio che se haveano da fare, gli mando queste p
sto humilmente me gli inchino, baciandole le invitte mani, pregandoli
dal
Cielo ogni felicità e contento. Di Pistoia, ques
na detto il Dottor Gratiano. Altra lettera del Bianchi fu pubblicata
dal
D’Ancona. In questa (Cart. Univ. G. D. F.co), con
ve per gli Utroni, e le Quattro Stagioni. La stessa operetta è citata
dal
Guerrini al N.°58 del suo saggio bibliografico (o
e sempre habbia stort, mai ha rason. 4. La nav ch’è in alto mar è via
dal
port. 9. Vn stort e un gob non sarà mai drit. 13.
zione latina. Non è fuor del possibile che sia preso questo carattere
dal
vero. Noi vediamo oggi ancora e medici e pedanti
: l’America, l’Africa, l’Europa e l’Asia, e così si cavava la risata
dal
nome storpio, che da’ Greci si chiama paranomasia
al è un Papagal int’al Bosc’ ch’al non articulat verba, de mod che se
dal
maester non l’è post int la gabbia, e vien ammais
grato à chi l’ascolta (quando vien fatta da chi l’intende) vien hoggi
dal
poco conoscimento d’alcuni adulterata in guisa, c
am d’ Mser Tomas ; Nobilis civis erat Mutinensis Oculos habens d’fora
dal
nas. Catlina Mater mea Ferrariensis Appellabatur
pellabatur d’casa Bambas ; Gratianus vero addotoratus est in Bologna,
dal
trenta, l’ann dal bsest. Versi, secondo il Banchi
Bambas ; Gratianus vero addotoratus est in Bologna, dal trenta, l’ann
dal
bsest. Versi, secondo il Banchieri, dovuti ad un
iano parlava proprio il pretto bolognese : tanto più poi che sappiamo
dal
Cecchini (L’Amico Tradito. Venezia, Bona, 1633) c
ende politiche del suo tempo. Se dunque l’ottava maccaronica riferita
dal
Banchieri ha qualche fondamento nella tradizione,
e. Il Mazzoni li ha illustrati con un elaborato studio, edito il 1891
dal
Randi di Padova, col titolo : Appunti per la Stor
pietoso sesso leggiadro, a cui fan doppio omaggio i cori e l’arti che
dal
bello han nome. Tu pur, di Febo e di Minerva amic
eva percorso la vita in mezzo ai trionfi e alle ricchezze, vedova sin
dal
1828, indebitata fino ai capelli, finì miserament
ima, una volta sola ? E nelle notizie che seguono l’Oracolo tradotto
dal
Cesarotti (Venezia, 1797) : A quel meraviglioso
il chiarissimo sig. ab. Cesarotti, che appena, per così dire, uscito
dal
teatro, prese la penna in mano per rendere italia
Carolina Internari : e della cura affettuosa ch’ella si prese di lei
dal
1807 al 1810, abbiam testimonianza nelle biografi
iglia d’ amore Orme a stampar su le Romulee scene, Arduo certame, che
dal
verde Eliso Tornando a ber con vivi occhi la luee
ina passa per amore, di Marsollier Des Vivetières, musicata nell’ ’89
dal
Paisiello, poi tradotta pei teatri di prosa dall’
ietro Andolfati. 10. L’Oracolo, di Poullain de Saint-Foix, tradotto
dal
Cesarotti stesso per la Pellandi. 11. L’amore i
9 a Verona, anno appunto, in cui, con decreto del 29 aprile, fu fatto
dal
Duca Vincenzo soprastante ai Comici mercenarj, ci
be a dolersi col Duca in una lettera del 7 di agosto, riferita intera
dal
D'Ancona. Enrico IV, entrato il maggio 1599 in tr
itanti. I quali non si recaron subito in Francia, trattenuti a Torino
dal
Principe di Savoja, che di essi molto si dilettav
dervi la Compagnia ; che si recò subito in fatti a Lione, come appare
dal
dispaccio dell’ambasciador di Venezia delli 8 di
d’ogni promessa che gli veniva fatta, pubblicò un libro per ottenere
dal
Re e dalla Regina la promessa collana con medagli
è il ritratto di Capitano, riprodotto al nome di Garavini, preceduto
dal
distico : Vammo à Paris à fe' da Cauaglier que g
3 per alla volta di Parigi, fermandosi a dar qualche rappresentazione
dal
26 agosto a Lione, e arrivando ai primi di settem
; Bartolomeo Bongiovanni, Graziano. Il Baschet non ci dice altro che
dal
'14 al '20 non vi fu più Compagnia di comici ital
che al suo ritorno, il 12 gennaio 1621, all’ Hôtel de Bourbon ; poi,
dal
6 al 28 aprile, a Fontainebleau. In una lettera d
Zanarini-Bianchi Antonia. Figlia del precedente, fu
dal
patrigno Bacelli ammaestrata nella musica, e cant
con la madre e un bambino, frutto del suo matrimonio con un Bianchi,
dal
quale viveva separata. « I suoi meriti personali
e ci fanno sperare di rivederla ben presto sulle scene d’Italia. » Ma
dal
1781 in poi non mi fu dato rivederne il nome in a
L'Amant jaloux, e Les événements imprevus, opere tutt’e tre musicate
dal
Grétry, si fosse pazzamente invaghito della Bianc
rot, nel Gustavo Wasa di Piron, nella Principessa filosofa e nel Moro
dal
corpo bianco di Carlo Gozzi, nel Radamisto di Cre
ca virtù della famiglia Andreini ». Fu infatti lo Zanarini capocomico
dal
1782, cioè dall’uscita dalla Compagnia Sacco, del
gio dello stile poetico dello Zanarini, metto qui un sonetto riferito
dal
Bartoli, diretto alla madre di un novello celebra
lce ardore, prodotto non da frali aure terrene, ma dall’Eterno Iddio,
dal
mio Signore. Non vedi tu colui curvato all’Ara, c
i di gioja al suo bel pianto. E chiudo con quest’altro, pur riferito
dal
Bartoli, « parto elegante – egli dice – di dottis
amantina, che l’aveva preceduta nella Compagnia, e che aveva recitato
dal
1653 al 1660 nel teatro del Petit-Bourbon, al fia
Colombina, e morì a Parigi, rue des Prouvaires, il 5 settembre 1693.
Dal
mese di novembre 1660 in poi, i comici italiani e
un’idea di questo scenario, il primo della serie Biancolelli tradotta
dal
Gueullette e pubblicata dai fratelli Parfait, (Hi
dar la mano a Diamantina. …. Ma alla fine, costrettovi da Pantalone e
dal
Capitano, acconsente, esclamando : « ho dunque pr
l’una e l’altra lingua, delle quali possedeva tutte le finezze. Ebbe
dal
pubblico festose accoglienze ; ma, intollerante e
gi il lunedì 9 marzo del 1789. Oltre alle presenti notizie che desumo
dal
Campardon, riporterò l’aneddoto, concernente la f
n scena al nostro artista. 1759 – 16 Settembre. Dichiarazione fatta
dal
chirurgo incaricato di medicar la ferita di Anton
e ci ha detto che giovedì passato, verso le nove di sera, fu chiamato
dal
signor Balletti figlio, comico italiano, ch’egli
. Assunse nel 1838 la direzione dell’Impresa dei Fiorentini, lasciata
dal
Fabbrichesi, quando la R. Sopraintendenza de teat
’un cittadino romano. Ma dove ancor più fui colpito dall’espressione,
dal
calore, dalla mimica di questo attore, si fu nell
rte di Giuda nel Giuseppe riconosciuto, mediocrissimo dramma tradotto
dal
francese. Il nostro Prepiani, buon attore nella t
Roncoroni Luigi, nato il 1856 a Milano, fu avviato
dal
padre alla carriera militare. Fuggito a diciott’a
qual suggeritore, cominciando a recitare in quella italiana, formata
dal
celebre attor dialettale Toselli (V.). Scritturat
, ed egli dovette ricorrere a ogni mezzo per campar la vita, passando
dal
maestro di scuola al pittore, dall’impiegato al c
’Intronati di Siena, i quali dopo che nel principio del secolo ebbero
dal
governo la permissione di tornare agli antichi es
tralle ingegnose commedie erudite l’Impresa d’Amore rappresentata sin
dal
1600 dagli Accademici Amorosi di Tropea, e le Spe
eci che raccolte in quattro volumi si pubblicarono in Napoli nel 1726
dal
Muzio. Sono: la Trappolaria, la Tabernaria, la Ch
simo le delicatezze e i piccioli nulla degl’innamorati, tirando fuori
dal
fondo del cuore umano certi tratti così naturali
aliani che scrissero commedie, la disgrazia di non essere stato letto
dal
Marmontel. Di grazia quale ingegnoso artificio lo
erla è il figliuolo che prevedendo di dovere al di lei arrivo fuggire
dal
rigore del padre giustamente sdegnato, piangendo
he tenerezze, il pianto che produce naturalmente quest’incontro, vien
dal
figlio creduto pietoso artificio della madre affe
d un piacevole scioglimento. Tre altri buoni scrittori Napolitani fin
dal
principio del secolo si segnalarono con ingegnose
ell’anno seguente, e poi del 1630 in Viterbo, che è l’edizione citata
dal
Fontanini, ed il Malmaritato del 1633 secondo il
ie del duca Filippo Gaetano di Sermoneta parimente con ragione lodate
dal
Gravina per la loro regolarità e per la dipintura
de’ caratteri e degli affetti, sono la Schiava impressa in Napoli sin
dal
1613, e reimpressa dopo molti anni in Palermo, l’
o e stampata in Palermo nel 1641, e i Due Vecchi impressa colle altre
dal
Ciacconio in Napoli nel 1644. Piacevole e senza i
gli diremmo con rispetto ma con franchezza che s’inganna, ed avremmo
dal
canto nostro gl’imparziali e meglio informati. Gl
t. del Toppi. a. Prego i leggitori a distinguer meco il maraviglioso
dal
miracoloso. La meraviglia accompagna talora gli a
rdo, attore dialettale milanese, nato a Milano il 18 ottobre del 1846
dal
Marchese Filippo Villani e da Giulia Ferravilla,
nelle parole, nella voce, nei gesti, non già nell’essenza, rinnovato
dal
soffio potente e immediato dell’arte. Egli ha ben
ass di asen, e il cretinesco soggetto della tragedia di Otello, detto
dal
Càmola nella Bagolamento-fotoscultura, otterrebbe
scoppi d’ilarità prodotti dalla voce, dalla pronunzia, dallo sguardo,
dal
gesto di Ferravilla ? Il comme del sur Pedrin è b
rne, di ascoltar le parole sommesse dei compagni sulla scoperta fatta
dal
maestro delle buccie di salame ; e quel comico ve
o Sbodio e il Giraud, poi fu scritturato assieme a tutta la Compagnia
dal
Capitani. Oggi torna solo. Di lui, degli aneddoti
ando vi abbiamo per tutta una sera ascoltato e applaudito, all’uscire
dal
teatro, la nostra bocca è saporosa, il fango è st
ia fa buon sangue e il buon sangue fa buone azioni. Voi senza saperlo
dal
vostro palcoscenico avete guarito molte malattie
altri comedianti tanto nuoce. Vedeasi spesso misero ed afflitto Zanni
dal
Cantinella sopraffare, che gli correva addosso a
ta, e fare il mondo star lieto e beato. …………. Le buffonate descritte
dal
Lasca tra il padrone e il servo, i due principali
issimo artista fu veramente il Cantù per le parti di secondo Zanni, e
dal
suo Signore e dai pubblici tutti e dalla Corte di
(e con ragione) far noto al mondo, che ogni mio affare dipende tutto
dal
patrocinio dell’Alt. Vostra. Quindi è, che sendom
cui cede ogni più lenta fede, Se nell’orbe immortal chiude un tesoro.
Dal
suo Talamo amato al fin costretto, Volse il rapid
grazia, che ciò facendo vi resterò obbligato tanto di là, come di qua
dal
sempre obbligatissimo anco con mio scomodo Buffe
da. Quali altri comici si recarono con Locatelli a Parigi, chiamativi
dal
Cardinal Mazzarino ? Vediamo un po’ l’argomento c
ia, il cui costume vediam già nel quadro di Porbus del 1572 indossato
dal
Cristianissimo Re Carlo nono, non mi par cosa fuo
Cantù, di cui una riprodotta in fac-simile, comunicatemi gentilmente
dal
sig. Conte Malaguzzi, direttore dell’Archivio di
mio patrone Colen.mo Li mali termini usati si in comedia, come fuora
dal
Dottore à pantalone il quale si lamentò alla Gaia
questi sig.ri amici del Angela condussi il medesimo Giorno pantalone
dal
S.r mangielli atestando di hauer agiustato il tut
guardo di S. A. Hora spropositatamente io sono stato mal ricompensato
dal
Dottore il quale ingiuriò me et mia moglie nel ho
ta di lei il portinaro l’abbraciò et molti altri e lei per suiluparsi
dal
portinaro li dete un pugno nel uiso, io me tretti
omi sotto una porta che io facessi la pace che me aurebeno fatto dare
dal
dottore ogni satisfatione se nò che saria andato
me far pace era per broio de amici del angela li quali non solo furno
dal
Gouernatore ma presente me pregauano el S.r Cupis
ustiniani uolse la chittara de mia moglie et le donnò 5 dopie ming.no
dal
S.r Cardinale Sforza a hauto nna medaglia di oro
atisfazione delle parole infame et ingiuriose con quasi fatti usatemi
dal
dottore et moglie, a mia moglie et io come tutta
o che l’ haueremo oggi che il primo sabato di quatragesima sono stato
dal
S.r marchese del Buffalo acciò ci fauorischa di e
re il suo al Ill.mo Sig.r lampugnani in milano la ne faccia diligenza
dal
S.r Tassi ouero alla porta che sarano capitati si
’occhio colla vaghezza dello spettacolo, sono per sua natura sbanditi
dal
dramma; come all’opposto i più atti sono quelli,
formò, che non esisteva fuorché nella mente del pittore. Si richiede
dal
tragico, che esprima le passioni, e i caratteri,
on è che il fondamento della melodia imitativa, ovvero sia del canto:
dal
che ne seguita eziandio, che la possanza della el
suoi pretesi imitatori, i quali si credono di poter discacciar Apollo
dal
seggio del parnaso, e di farci assaporire la beva
istezza ci spingono. Dipinge ora imitando col romore degli stranienti
dal
ritmo musicale dottamente regolati il suono mater
one sospettata prima dalla esperienza, poi messa nel suo maggior lume
dal
Neutono, oltrachè diventerebbe troppo prolissa, n
i momenti d’interesse e d’azione, dove essa principalmente campeggia.
Dal
che nascono due inconvenienti: il primo che essen
o è più vivo e calcato. Cosicché chi canta è in qualche maniera fuori
dal
suo stato naturale come si dicono esser fuori di
esser fuori di se gli uomini agitati da qualche sorpresa, o affetto:
dal
che ne siegue che il linguaggio, che corrisponde
gue che il linguaggio, che corrisponde al canto, debbe essere diverso
dal
comune, cioè, tale quale si converrebbe ad un uom
lla sua illusione, come il cinto misterioso d’Armida impediva Rinaldo
dal
conoscere ch’era incantato. La possanza dell’una
n odio al dio che presiede ai musicali diletti, per volerli escludere
dal
teatro lirico. Ci è ancora una ragione di più per
Qual vaghezza di contrasti, qual ricchezza non si cresce alla poesia?
Dal
che si vede che troppo nemici de’ nostri piaceri
e all’animo dallo stato presente del nostro spirito. Le quali lontano
dal
disconvenirsi ad una persona appassionata le sono
dai primi autori. [22] L’errore di tal opinione è nata al mio avviso
dal
non aver penetrato abbastanza nella filosofia del
elle comparazioni. Mi sembra egualmente ingiusto lo sbandirle affatto
dal
dramma, che il volerle tutte senza eccezione dife
giustificar il poeta nella sua imitazione: ripensando, che lo sbandir
dal
dramma siffatti pezzi sia lo stesso, che chiuder
rescrive una critica filosofica. [30] Dall’esame dei cangiamenti, che
dal
suo accoppiamento colla musica nella poesia risul
upato lo spettatore in una perpetua illusione, la quale gli impedisca
dal
pensare al suo errore; così debbesi cercare per o
’altra, poiché assai chiaro egli è, che né l’azione più ben descritta
dal
poeta, né la composizione più bella del musico so
uai se cade il velo dagli occhi! Guai se i critici vengono a destarlo
dal
sonno! «Qu’il maudirait le jour, où son âme inse
scena, che s’opporrebbe all’una e all’altra, è bandita per sua natura
dal
dramma. Non è del tutto certo se sia ben fatto ne
e tragedie dei Greci, in quelle di Seneca, e più nei moderni grecisti
dal
Trissino fino al Lazzarini. Ma egli è fuor di dub
a interna costituzione del dramma convengano più gli argomenti tratti
dal
vero, oppure i maravigliosi cavati dalla mitologi
stinguendosi dalla tragedia se non per le modificazioni che risultano
dal
suo accoppiamento colla musica, egli è chiaro che
. Se riguardiamo la poesia, niun’artifiziale orditura si può aspettar
dal
poeta, quando i prodigi vengono a frastornare l’o
occhi di tutti, gli darà più mossa e coraggio a destramente imitarli.
Dal
che si vede, che sebbene il pittore pochissimo, o
i vede, che sebbene il pittore pochissimo, o niun giovamento ritragga
dal
musico, non è piccolo quello, che il musico può r
o ritragga dal musico, non è piccolo quello, che il musico può ritrar
dal
pittore. La veduta di una scena ben decorata, la
nto ozioso, dove la musica non campeggi, si mischia ne’ drammi tratti
dal
vero, ciò prova soltanto che non tutte le situazi
ed Arianna, Ifigenia in Aulide con altre simili. Ma il voler bandire
dal
dramma musicale la verità per sostituirvi il pian
orecchio, e l’immaginazione; onde non può scompagnarsi dalla poesia i
dal
canto, dal suono, e dalla decorazione. Da tale ac
l’immaginazione; onde non può scompagnarsi dalla poesia i dal canto,
dal
suono, e dalla decorazione. Da tale accoppiamento
alcuni punti della severità teatrale, non perciò vien egli dispensato
dal
badare alla verosimiglianza, al decoro, al costum
i toccheranno nel seguito di quest’opera. Basti per ora il sapere che
dal
complesso di tali regole nasce una differenza ess
acoli sanguinari, non volendo che il popolo tornasse a casa scontento
dal
teatro10. Quindi il suo gusto particolare divenne
ette sono i colori, che si contengono in un raggio di luce, scomposto
dal
prisma; sette altresì sono le voci primordiali de
ch’è la base degli altri tuoni. Terza: gli spazi che i colori divisi
dal
prisma e ricevuti su una carta occupano sopra la
ve dell’opera. 8. [NdA] Il Signor D’Alembert non ha potuto astenersi
dal
confessarlo in altro luogo: «Où la vraisemblance
ura — dice il Bartoli — sopra i meriti della stessa, dettata in prosa
dal
Commendatore Cleoneo Accademico Oscuro. Molte cos
anno comparire in Francia la Celia il 1571 e '72. Nel 1627, giudicata
dal
Gabbrielli prima fra le prime donne, avrebbe avut
hai fra le Selve, e il core in Cielo. Dagli altri sonetti pubblicati
dal
Bartoli ne tolgo uno del Cavaliere Gerosolimitano
re. Vi dà le perle, ed i coralli il Mare : La luce avete, e l’armonia
dal
Cielo. Pien d’augelli canori è il vostro Cielo :
Fetonte in sì bel Cielo. E metto qui ancora il seguente, non citato
dal
Bartoli, che tolgo dalle Rime di Pace Pasini, edi
ne di palcoscenico e di ruolo comune la diavoleria ; scusata in parte
dal
fatto, che mai madre di comica spinse la petulanz
lo di Achille Neri, uscito nella Scena illustrata del 1° agosto 1887.
Dal
quale anche appare, dopo un reciso richiamo all’o
tro Re di Milano, dice dell’Arrivabene (pag. 28, dell’edizione curata
dal
Morandi) : E vi apparve l’Adelia Arrivabene, del
Prati (che metto qui per non averla più vista riprodotta), preceduta
dal
seguente cappello : Questi versi gentili, e spi
e spiranti tutti venustà ed affetto, mi furono cortesemente profferti
dal
signor Luciano Cerchi : ed io son grato ad esso d
ame sul labbro è a pochi : e questi pochi or sono di te men degni. Nè
dal
lor perdono l’amaro pan tu cerchi…. ma lo cerchi
emente offesa più rea se vien dai consanguinei tetti ! Cessa, Adelia,
dal
piangere ! Perenne ti porgerà la tua virtù confor
Ho voluto io stesso mandarle questi versi che mi uscirono spontanei
dal
core dopo aver conosciuto e apprezzato il nobile
ri versi, tuttavia inediti, e a me comunicati con gentilezza squisita
dal
fratello di lei Conte Giovanni Arrivabene, al qua
i parli teco ! Credi : nè reo nè ingeneroso io sono Qual ti fui detto
dal
frequente vulgo, Misero d’opre e d’animo codardo.
ei veloci Moti del tempo ripigliar la fede Della vergin natura, e via
dal
volto Questa larva strapparsi e dire al mondo Sei
ecare alcun sollievo allo stato allor triste della famiglia, la quale
dal
più alto fastigio di fortuna era caduta in una re
à. Povera Adelia ! Ella sin allora vezzeggiata, amata da tutti, trovò
dal
momento di quella sua risoluzione tal voltafaccia
a, tranquilla, riconoscente, ma fredda. Se grido di passione uscì mai
dal
suo petto, fu per Seismit-Doda, il giovane dalmat
h’essere il conduttore e direttore di quella tal Compagnia menzionata
dal
Rogna in varie lettere. (D’Ancona, op. cit.). 1
eguono l’orazione funebre del Valerini per la Vincenza Armani (V.) :
Dal
pigro sonno, che con gli ozj suoi neghittoso alle
di te, Febo, e de’ bei raggi tuoi. Cantate le bellezze che non ponno
dal
tempo o dalla morte esser corrotte, che invidia v
tratta dalle Argute e facete lettere di Cesare Rao, e già pubblicata
dal
Bartoli. Egli è probabilmente quello stesso Lucio
cì la prima volta nel 1566, e poi nel 1631 si tradusse in castigliano
dal
Ballesteros e si pubblicò in Madrid. Un M. Perron
etteratura forestiera. Qualche cosa teatrale si compose in Portogallo
dal
famoso comico Gil Vicente, le cui commedie veniva
ponea di quattro o sei tavole poste sopra quattro assi in quadro alti
dal
suolo quattro palmi. Il suo adorno consisteva in
onsisteva in una manta vecchia tirata con due corde, la quale dividea
dal
palco la guardaroba (che sarebbe il postscenium d
anzamenti dell’arte. Fu tradotto ne’ principi del secolo l’Anfitrione
dal
dottor Villalobos imperfettamente, avendone trala
nel 1577 le commedie di Terenzio, e n’é stato deriso in un epigramma
dal
poco fa mancato Iriarte. Cristofaro Castillejo mo
artolommeo Naarro di Torres intitolate Propaladia, la cui lettura fin
dal
1520, quando se ne fece in Siviglia la prima ediz
acità ed erudizione di un uomo di lettere la vana giattanzia aggiunta
dal
Nasarre, cioé che «Naarro insegnò agl’italiani a
tavano. Egli compose senza farli inceppar da veruna regola prescritta
dal
verisimile; ma dotato d’ingegno, di fantasia, d’e
er nato Vasco nel 1500», e in questo malfondato raziocinio fu seguito
dal
Compilator del Parnasso Spagnuolo. Né l’uno né l’
ncomi di Cervantes. 171. Il Nasarre non sarebbe stato forse indotto
dal
folle orgoglio nazionale a pronunziar seriamente
penisola, e vi si accrebbe tanto, che anche nel 1473, come apparisce
dal
concilio che nel detto anno, per dar riparo a que
che nel detto anno, per dar riparo a questo inconveniente, tennevisi
dal
cardinal Roderigo de Lenzuoli Vicecancelliere di
tolico che lo volle perciò in corte per iscrivere la sua storia, e su
dal
Cardinal Ximenes impiegato nell’edizione della Bi
, si studiò di accomodare i precetti alle proprie commedie applaudite
dal
volgo dell’età sua, nel comporre le quali, per no
sta sommo per le parti di Innamorato. Francesco Bartoli, seguìto poi
dal
Sand e dagli altri, dice che lo Scala si pose all
marzo del 1620. Egli assunse in teatro il nome di Flavio (lasciatoci
dal
Ruzzante), specchio degli Innamorati, che, bello,
delle loro ricchezze ; e tra' suoi Scenarj cinque ve n’ha intitolati
dal
suo nome di teatro, e in cui egli è protagonista
gendo parole sopra la materia, si può vedere quale scena sia occupata
dal
Personaggio, che sarà per uscire, e non entrare p
nni (le lettere han la data del '18). Infatti, richiesta la Compagnia
dal
Duca, Don Giovanni scrive alla Duchessa (Venezia,
era diretta a Genova), e recarsi a Mantova. E il successo, confermato
dal
Duca stesso e dal Segretario Marliani, ne fu de'
va), e recarsi a Mantova. E il successo, confermato dal Duca stesso e
dal
Segretario Marliani, ne fu de' migliori ; e i com
prevalse la ragione de' comici, tanto più che i personaggi richiesti
dal
Duca non lo eran per suo particolare servizio, ma
una servitù pacifica et quieta, et questi altri mai si divezzerebono
dal
voler dominare et comandare, perchè si san troppo
porzionato alla sua Grandezza, che quattro commedianti si allontanino
dal
suo gusto, et che lasciando in parte il dovuto ri
laminio Scala d.° Flavio. Parmi ozioso il fermarsi sul granchio preso
dal
Quadrio, che fa moglie dello Scala Orsola, detta
olare. Delle tante poesie dettate in onor dello Scala dall’Achillini,
dal
Campeggi, dall’Orsino, dal Lazzari, dal Petracci,
ettate in onor dello Scala dall’Achillini, dal Campeggi, dall’Orsino,
dal
Lazzari, dal Petracci, dal Marliani, dall’Andrein
r dello Scala dall’Achillini, dal Campeggi, dall’Orsino, dal Lazzari,
dal
Petracci, dal Marliani, dall’Andreini, pubblicate
dall’Achillini, dal Campeggi, dall’Orsino, dal Lazzari, dal Petracci,
dal
Marliani, dall’Andreini, pubblicate in fronte all
si in un labirinto di metafisica più oscuro che non è il caos dipinto
dal
Milton nel Paradiso perduto. Ma avendo la natura
nella storia il soggetto cui poterlo applicare. Ciò si vede eziandio
dal
costume introdotto in que’ tempi assai frequente
e dell’Asola” invece di dire “le Vergini del Petrarca poste in musica
dal
Palestrina”, “il Trionfo d’amore del medesimo mod
l Palestrina”, “il Trionfo d’amore del medesimo modulato dall’Asola”.
Dal
che ne veniva in conseguenza che i cantori, nel p
Dante, ove parla del Conte Ugolino, che incomincia «La bocca sollevò
dal
fiero pasto», e in seguito le lamentazioni di Ger
essandro Padovano, da Ipolito Fiorini musico d’Alfonso II di Ferrara,
dal
Luzzasco, dal Dentice, da Tommaso Pecci sanese, e
ano, da Ipolito Fiorini musico d’Alfonso II di Ferrara, dal Luzzasco,
dal
Dentice, da Tommaso Pecci sanese, e da altri vale
Tommaso Pecci sanese, e da altri valenti compositori, ma sopra tutti
dal
principe di Venosa uno de’ maggiori musici, che a
di vivo e pronto ingegno fornito, a perfezionare la maniera inventata
dal
Galilei, e molte belle cose introdusse del suo ne
le carte musicali i sospiri dolcissimi del Petrarca rivestiti di note
dal
Villaers o dal Giusquino ti par proprio di vedere
li i sospiri dolcissimi del Petrarca rivestiti di note dal Villaers o
dal
Giusquino ti par proprio di vedere il satiro intr
illaers o dal Giusquino ti par proprio di vedere il satiro introdotto
dal
Tasso nell’Aminta, il quale violar vorrebbe con i
musiche di camera, e molti e bellissimi furono a questo fine composti
dal
Tasso, dal Guarini, dal Gassola, e dallo Strozzi
camera, e molti e bellissimi furono a questo fine composti dal Tasso,
dal
Guarini, dal Gassola, e dallo Strozzi principalme
ti e bellissimi furono a questo fine composti dal Tasso, dal Guarini,
dal
Gassola, e dallo Strozzi principalmente. Ma la br
a nella prefazione alle sue Nuove musiche che più vantaggio ne trasse
dal
commercio e suggerimenti degli uomini letterati c
i rappresentò in casa del Corsi l’anno 1594, e fu messa sotto le note
dal
Caccini e dal Peri sotto la direzione di esso Rin
in casa del Corsi l’anno 1594, e fu messa sotto le note dal Caccini e
dal
Peri sotto la direzione di esso Rinuccini, il qua
musica, la quale fu con più accuratezza modulata nella maggior parte
dal
Peri fuori d’alcune arie bellissime che furono co
del papa, che de’ più virtuosi uomini d’Italia chiamati a bella posta
dal
Sovrano in Firenze, tra quali assistettero Giamba
violetta, o rosa Per far ghirlanda al crine Togliea
dal
prato, e dall’acute spine, E qual, posan
dì repente, Come raggio di Sol, che nube adombri. E
dal
profondo cuore Con un sospir mortale,
Quai pianti e quai lamenti Versa il tuo caro Orfeo
dal
cor interno. Rimbombate al mio pianto, o
feo. Dall’uso ancora che allor si faceva della musica madrigalesca, e
dal
non aver per anco la lingua italiana preso l’anda
n altrimenti che si rammenti in oggi la Serva Padrona posta in musica
dal
Pergolesi, o il monologo della Didone del Metasta
ica dal Pergolesi, o il monologo della Didone del Metastasio modulato
dal
Vinci. Ciò si ha da Giambattista Doni nel suo tra
di mari gonfi di flutti, procelle, tuoni e folgori che precipitavano
dal
cielo di nereggianti nubi artifiziosamente ingomb
ta pel suo sepolcro, che si conserva in Modena, e che vien rapportata
dal
Muratori nella sua Perfetta poesia, ma il lettore
irco Flaminio, e alle occorrenze gl’imperadori ne rifacevano quel che
dal
tempo e dagli accidenti veniva distrutto. Napoli,
altro presso il lago di Bolsena rammentato nell’iscrizione pubblicata
dal
Muratori, di quelli della Toscana accennati dal B
iscrizione pubblicata dal Muratori, di quelli della Toscana accennati
dal
Borghini, di quello di Anzio, di cui favella il p
’Arena. Vestigii di teatro veggonsi nel Piceno dove era Alia rovinata
dal
Goto Alarico, della quale a’ tempi di Procopio ri
ri riconosce un teatro, altri un anfiteatro. Ma per avviso venutomene
dal
riputato professore della Sapienza in Roma Giovan
ie indicate per suo parere sono opera de’ bassi tempi, come si rileva
dal
lavoro troppo minuto di alquante basi di colonne
o teatro capace di circa novemila persone, secondo il calcolo fattone
dal
dotto Decano di Alicante don Manuel Martì. tanto
trioni musici, ballerini e declamatori moltiplicaronsi oltremodo. Fin
dal
regno di Tiberio componevano un corpo sì numeroso
iccome apparisce dall’iscrizione scolpita nel di lui sarcofago recata
dal
Fabretto e dal Ficoroni. Sotto gli altri imperado
e dall’iscrizione scolpita nel di lui sarcofago recata dal Fabretto e
dal
Ficoroni. Sotto gli altri imperadori degeneri que
e cupa. Un’altra religiosa disperata che si avvelena per essere stata
dal
padre astretta a monacarsi, dipinse il prenominat
erò a molti che l’orrore giungesse a lacerare oltremodo il cuore, che
dal
compiangere uno sventurato è costretto a passare
a stento si rinvengono ne’ processi criminali più famosi. Or qual pro
dal
rappresentare queste atrocità non comuni? L’esper
o può risvegliarsi per lo più con un tratto semplice ma vero ricavato
dal
fondo del cuore umano; a che dunque caricar le ti
ppo dell’azione, e col cangiamento di m. de Lys affrettato bellamente
dal
Notajo. Il Mercier sembra di aver poi degenerato
era recitato nel 1769 anche in prosa e riprovato. Il sig. Fenouillot
dal
1767 al 1775 diede al pubblico il Delinquente ono
le e perciò men difettosa della pretta lagrimante, benchè ben lontana
dal
pregio della nobile commedia tenera. Nel Padre di
rata, l’innamorato vivacemente ne deduce una conseguenza contraria, e
dal
suo zio non attesa. J’ai , dice, quinzecent livr
oco men che lugubre quanto una commedia larmoyante. Tolse egli ancora
dal
medesimo Goldoni la sostanza del suo Figlio natur
, dramma serio privo di ogni carattere comico. Questa favola discende
dal
Vero Amico dell’italiano, il quale mal grado di v
e dell’ordine di S. Francesco. Stanco poi della vita monastica, fuggì
dal
convento in paesi ov'era sconosciuto, sinchè, uni
Legato di Ferrara, che inviollo a Roma a'piedi di papa Clemente XIV,
dal
quale ottenne la più ampia assoluzione di ogni su
ena entrato, avesse avuto la direzione spirituale, che durò sei mesi,
dal
Padre Maestro Bonaventura di Ferrara ; poscia un
zio ove si rappresentavano, e che da Cassiodoro nell’epistola scritta
dal
Re Teodorico a Simmaco151 fu tradotto visorium, è
lle tende fatte di tela, di lana, o di pelli per difendere gli attori
dal
sole e dalle piogge prima che essi fossero ammess
Un altro ancor più famoso tutto di marmo dedicato a Bacco se ne alzò
dal
chiaro architetto Filone 330 anni prima dell’Era
di una collina a cui si appoggia, e intorno a trecento passi lontano
dal
mare, che riguarda la punta del gran Rematiari, q
ntito da’ contemporanei, che sembra escludere ogni sospetto suscitato
dal
Maffei di essersi egli lasciato ingannare da qual
asi tutti i poeti scenici erano attori, quando non gli teneva lontani
dal
rappresentare l’erà o alcun difetto personale, o
ao, benchè non facesse che le terze parti, siccome gli è rimproverato
dal
suo gran competitore Demostene nell’aringa per la
oro Siculo ci ha conservato un frammento notabile, tradotto o imitato
dal
chiar. Cesarotti162. E per finirla in grande stim
al canto e ai movimenti compassati del coro, la quale così chiamavasi
dal
saltare, dal verbo ορχεομαι, salto. Vedevasi in e
movimenti compassati del coro, la quale così chiamavasi dal saltare,
dal
verbo ορχεομαι, salto. Vedevasi in essa un luogo
cupata dagli spettatori. In essa seguendo la circonserenza si elevava
dal
basso all’alto una continua scalinata. Veniva que
degli angoli de’ gradini sarebbero stati toccati da una retta tirata
dal
primo dell’ima all’ultimo gradino della summa cav
tamente innalzati e ingranditi i cerchi a misura che si allontanavano
dal
centro. Nella qual cosa secondarono la naturale e
risentita del buffonesco; ed ammette le lagrime delicate, guardandosi
dal
terrore e dalla sublimità tragica. Tutto ciò dimo
zione interessante. Il suo Amor per amore è sul medesimo gusto alieno
dal
vero comico, ma più languido ed a parer mio meno
t, il tempo dell’indulgenza era passato. La Pamela del Goldoni tratta
dal
celebre romanzo di Richardson mosse verisimilment
trovano varie scene eccellenti. Senza soscrivere a tutte le lodi date
dal
Palissot alla commedia Dupuis & Des Ronais ra
divenuta scrocca all’ apparenza. Il Vanaglorioso tradotta in toscano
dal
Crudeli e lodata con distinzione dal Voltaire è l
Vanaglorioso tradotta in toscano dal Crudeli e lodata con distinzione
dal
Voltaire è l’altra commedia del Des Touches unive
ano meglio far contrastare i suoi lumi colla forza del pregiudizio, e
dal
non saperlo vincere trarne un ridicolo più vivace
della natura, il quale argomento fu infelicemente trattato in Italia
dal
signor Goldoni nella commedia intitolata i Poeti.
za ma che non ebbe compiuta riuscita, per esserne il soggetto lontano
dal
tempo presente e dal costume francese, pubblicò i
mpiuta riuscita, per esserne il soggetto lontano dal tempo presente e
dal
costume francese, pubblicò il Méchant buona comme
tarsi la 4 dell’ atto IV, in cui Aristo (personaggio virtuoso copiato
dal
Cleante del Tartuffo) volendo distaccar Valerio d
’ nazionali. La dipintura di una cochetta esige sagacità per ricavare
dal
fondo del cuore umano e da’ costumi correnti e da
teatro e nella lettura. L’Addio del Gusto commedia molto bene accolta
dal
pubblico appartiene al Parigino Claudio Pietro Pa
in cui intervengono Mercurio, Prometeo, la Follia e le Statue animate
dal
fuoco celeste, le quali formano alcuni pantomimi
ofane, e furono poi nobilitate colla naturale sua grazia e leggiadria
dal
Metastasio nell’Astrea placata. Carlo de Montenoy
icuro, la non dubbia fede Con tal ragion si può vantar, che vinto
Dal
rispetto, di lor più non favello. I nostri dott
la Giovane Sposa in versi ed in tre atti del sig. di Cubieres lodata
dal
giornalista di Buglione per la morale e pe’ carat
regente v’invitò la compagnia di Lelio e Flaminia nomi teatrali presi
dal
Romano Luigi Riccoboni e dalla sua consorte Agata
ntare nel 1742, e la celebre attrice Carolina da alcuni anni ritirati
dal
teatro. Nel 1788 si è recitata le Arti e l’ Amici
facile che mi diletta, e diletterebbe ognuno se non venisse sfigurato
dal
loro dialogo insipido e dall’intreccio assurdo”.
jono energumeni che ad ogni atteggiamento vogliono staccar le braccia
dal
corpo, ed esprimono un affetto di pena colle cont
li) gli attori Francesi a voce bassa borbottando, quando compariscono
dal
fondo della scena, e declamano più sonoramente qu
le parole profferite con vivacità conveniente giungeranno meno sonore
dal
fondo della scena, e più spiccate a misura che si
one (ei dice) col cappello e colla parrucca Francese sino al collare,
dal
collo poscia in giù in giubbone e in brache dinto
rillo Silvio, creatore della maschera di Pulcinella, perfezionata poi
dal
Calcese, e di quella di Capitan Matamoros, sotto
pagnia a Napoli, il 1584 (v. Croce, op. cit., 65). Chiamato a Mantova
dal
Duca il 1599, non potè recarvisi per malattia del
vi si recò il 4 aprile del 1600, nel qual giorno, secondo che abbiamo
dal
Bertolotti, giunse in casa di Tristano Martinelli
l’ Ariosto, e ridotto in istile rappresentativo in versi, fu stampata
dal
Fiorillo in Milano il 1614, pei tipi di Pandolfo
a, servo del Capitan Squarcialeone, rappresentato molto probabilmente
dal
figliuolo Giovan Battista, scritturato pertal par
mio, originale ? Gli studi che già si hanno su di esso furon generati
dal
ritratto ivi esistente di Molière, il primo a sin
Battista Fiorillo con la moglie Beatrice ; e tutti quattro, invitati
dal
Serenissimo di Mantova pel prossimo carnovale, ri
ontrapposto vivente e poco fortunato del Faccanapa di legno inventato
dal
Reccardini, che formava le delizie del popolo tri
anime applauso al suo primo apparir sulla scena, dopo appena tre sere
dal
suo debutto. Restò con Moro-Lin fino a che (gi
sso in società con Borisi diretta da Giacinto Gallina, e amministrata
dal
fratello Enrico, della quale eran bell’ornamento,
ggiori progressi del figliuolo Giuseppe (uno dei quattro ch'egli ebbe
dal
suo matrimonio [carnovale 18 con la signorina Ces
ori goldoniani (oggi [1905] ne ha oltre venti in repertorio), sia che
dal
palato avvezzo agli eccitanti, o dal bisogno nel
re venti in repertorio), sia che dal palato avvezzo agli eccitanti, o
dal
bisogno nel pubblico lavoratore di una distrazion
artisti che per la loro vita vissuta dinanzi alla ribalta, assorbono
dal
lor primo apparirvi i sensi tutti dello spettator
asqualucci, 1888, pag. 137) un documento curioso concernente l’Adami,
dal
quale apprendiamo lei essere stata non mademoisel
mademoiselle, ma la moglie di Trappolino, che l’Ademollo non è alieno
dal
ritenere per G. B. Fiorillo, del quale fa bella m
ceva di qui a Ferrara, rapita la Beatrice comica moglie di Trappolino
dal
Conte Bonaparte Ghislieri, e presentendo che poss
Sand, senz’altre indicazioni, seguito poi dall’Ademollo (op. cit.) e
dal
Bartoli Adolfo (Scenarj inediti della Commedia de
atri di Bologna nei secoli XVII e XVIII, pag. 49. Bologna, 1888) come
dal
9 ottobre 1695 sino al 5 gennaio del 1696 recitas
direttori del nostro tempo, nacque a Venezia il 21 dicembre del 1846
dal
ragioniere Domenico e da Angela Demartini. Studiò
o, di guisa che egli fu costretto a sciogliersi, aspettando il danaro
dal
padre per tornarsene in patria. Nel frattempo si
di Prosperi, Peracchi e Sterni, finchè raccomandato ad Adamo Alberti
dal
Comm. Frascani, direttore delle Poste a Milano, p
iato dai più, accarezzato come una energia saliente, non fu offuscato
dal
demone della vanità e della superbia…. Egli andav
ale, traeva tale gagliardìa dalla disciplinatezza, dalla sommissione,
dal
volere di noi giovani, che a volte restava in tea
resentò pure in Roma, dove da un Porporato si compose l’Adonia lodato
dal
Crescimbeni. Più tardi poi nella medesima città s
tiche. Or quando anche non vi fossero state ariette anacreontiche sin
dal
XV secolo, come altrove dimostrammo, basterebbero
ne’ drammi perchè le poesie del Testi cominciarono ad imprimersi sin
dal
1613, e terminarono nel 1645 in vita dell’autore
Sofronia, la Datira, oltre ad altri due di soggetto morale intitolati
Dal
male il bene, e Chi soffre spera. Essi insieme co
Per soddisfare in parte a tal curiosità nell’ampliar quest’opera sin
dal
1780 cercammo di supplire colle illazioni che sog
agli eunuchi il titolo di terza specie umana , e gli escluse affatto
dal
suo servigio , confinandoli ai bagni delle femmin
usmodi a. Eranvi dunque in Grecia nel XII secolo musici castrati ma
dal
non trovarsene poscia fatta menzione può argoment
ome poterono cotali declamatori credere che tutti ignorassero che sin
dal
XVI secolo, tanto abbondassero gli eunuchi nella
E forse di tali esimie voci femminili mancarono nell’età passata? Sin
dal
principio del secolo si ammirarono singolarmente
e stanze anacreontiche le quali diconsi arie usate ancor prima di lui
dal
Testi, dal Salvadori e dal Rinuccini, c prima di
acreontiche le quali diconsi arie usate ancor prima di lui dal Testi,
dal
Salvadori e dal Rinuccini, c prima di tutti dal N
uali diconsi arie usate ancor prima di lui dal Testi, dal Salvadori e
dal
Rinuccini, c prima di tutti dal Notturno nel XV s
ima di lui dal Testi, dal Salvadori e dal Rinuccini, c prima di tutti
dal
Notturno nel XV secolo. Ma una filza inutile di n
4. Laonde non ci tratterremo su tanti altri melodrammatici rammentati
dal
Mazzucchelli, dal Crescimbeni: e dal Quadrio, nè
ratterremo su tanti altri melodrammatici rammentati dal Mazzucchelli,
dal
Crescimbeni: e dal Quadrio, nè sull’Achille in Sc
altri melodrammatici rammentati dal Mazzucchelli, dal Crescimbeni: e
dal
Quadrio, nè sull’Achille in Sciro del marchese Ip
’ poeti contemporanei. Il Bugiardo, tratto dalla Verdad sospechosa, e
dal
Mentiroso en la corte degli Spagnuoli, si rappres
nario dell’entrata. È ben noto che in una di queste un vecchio rapito
dal
piacere gridò dalla platea, coraggio, Moliere, qu
appresentare di questa comitiva piacque alla corte, e Moliere ottenne
dal
re di stabilirsi in Parigi, e di alternare sul te
come attore e come poeta, la Scuola de’ mariti tratta principalmente
dal
Boccaccio, la cui riuscita consolò l’autore, e ca
me di Scaramuccia, il quale nel mese di giugno del 1662 prese congedo
dal
pubblico per venire in Italia, tornò dopo quattro
opera, il famoso Tartuffo. Se ne rappresentarono i tre primi atti sin
dal
1664, e se n’era sospesa la rappresentazione. Com
corretta, riveduta, e approvata, sulla permissione verbale ottenutane
dal
sovrano, Moliere la rimise sul teatro l’ anno 166
nno 1667. Ma gridarono gl’ ipocriti, e la commedia assai bene accolta
dal
pubblico fu di bel nuovo proibita. Il re assediav
questo principe della commedia francese, essendovi stato trasportato
dal
teatro moribondo. Moliere nato nel 1628 con dispo
ipessa d’ Elide, ed una parte della Scuola delle donne, si ricavarono
dal
teatro spagnuolo. Prese assai più dagl’ Italiani.
vola Italiana intitolata il Ritratto. Il Tartuffo stesso fu preceduto
dal
Bernagasso degl’ Italiani, come attestò anche il
concorso nel 1664 è la migliore delle sue commedie, ma troppo lontana
dal
mettersi in confronto di quelle di Moliere. La di
del titolo spagnuolo) ancor mal riuscito è componimento assai lontano
dal
mostruoso dramma di Tirsi di Molina tante volte r
a di Cimabue o di altro guastasanti una figura animata da Raffaello o
dal
Correggio per averne quel rozzo pittore fatto una
ballo e rappresentazione, il quale vi fu trasportato dall’Italia sin
dal
secolo XVI. Baltassarino indi chiamato Beaujoyeux
to Beaujoyeux, uno de’ migliori sonatori di violino Italiani, mandato
dal
maresciallo di Brisac alla regina Gaterina Medici
ohenstein, non meno che le bassezze di Cristiano Weisse, andavano sin
dal
principio del secolo cadendo nel meritato disprez
rammi francesi e persuaso della giustezza de’ loro principj. Tradusse
dal
francese, compose e fe comporre ad altri diversi
stumi (osservavasi nelle Lettere sulla moderna letteratura pubblicate
dal
1759 sino al 1763) rassomigliano più agl’ Inglesi
sjata anche fra noi in un’ opera buffa. Ma julle scene napoletane sin
dal
1727 (cioè quando Krüger non contava che cinque a
suo sposo che languisce ne’ ferri e del figlio ch’ella tiene lontano
dal
trono. Ma non piacemi che nell’atto III si ripeta
mmedia i Poeti alla moda, ben disegnata e bene scritta e ben tradotta
dal
Riviere in francese, Weiss si prefisse di corregg
ivi ringraziamenti esprimeva la mia gratitudine, quando egli trattosi
dal
seno un pugnale che teneva nascosto, alza il brac
n meno del francese Belloy attribuisce i più infami tradimenti usciti
dal
di lui capo, alle famiglie più cospicue Italiane,
udj ha riportato ignoranza, libertinaggio e rozzezza, e che domandato
dal
padre, come vanno le monadi? risponde pieno d’imb
trova nella collezione de’ drammi tedeschi tradotti in francese fatta
dal
Friedel. L’autore si prefisse la più bella azione
e sino a questo dì tanto lontani questi ed altri freddi monodrammisti
dal
Pigmalione che cercano di copiare senza ingegno!
ea di forma per lo più ovale. Il teatro della corte di Vienna che sin
dal
passato secolo fu addetto all’opera italiana, dal
e di Vienna che sin dal passato secolo fu addetto all’opera italiana,
dal
1752 cominciò ad ammettere anche la commedia fran
rgo. La sala ossia il teatro dell’opera di Berlino fu fatto costruire
dal
gran Federigo II, e si reputa il più bello di tut
della Gazzetta letteraria dell’ Europa. 66. L’opera buffa accennata
dal
Bertola s’intitola il Finto Cieco, nè ha relazion
straniero al mese di aprile del 1762 si trova il Diffidente tradotto
dal
dotto ab. Arnaud. 68. Se ne vegga la traduzione
sto, accettando anche di supplire nelle parti di cameriera. Visto che
dal
Goldoni poteva dipendere la sua maggiore o minor
perdoni, di abbandoni, descritta colla solita meravigliosa ingenuità
dal
Goldoni, volli tradurre quasi letteralmente in ve
zo. La Passalacqua, riconosciutasi nel personaggio, andò a lagnarsene
dal
Direttore e dal Grimani, invocando modificazioni,
ua, riconosciutasi nel personaggio, andò a lagnarsene dal Direttore e
dal
Grimani, invocando modificazioni, ma inutilmente
ari pregi, se dobbiam credere al seguente sonetto di Paolo Abriani :
Dal
ciel discesa ad illustrar le Scene, benchè mortal
l cenno e pace ed ira ; sveglia con un sol guardo odj ed amori. Mosso
dal
suo voler, l’altrui s’aggira ; e mentre a’ moti s
la D’Orsi, i Broglia, Milanta, Cimadori, e Riccoboni. Anche fu lodata
dal
conte Claudio Canossa veronese, da Francesco Pina
ll’Archivio di Modena, che concernon la Lavinia e l’Angiola ; e vanno
dal
’77 al ’91. La Duchessa di Parma scrive a suo fra
i versi, che, grazie a Dio, non son giunti sino a noi, se giudichiamo
dal
distico che ne dà il Bartoli e che riportiamo qui
; sappilo e trema. E avran tremato in fatti ; poichè, per liberarsi
dal
seccatore, avran dovuto metter mano alla tasca.
acanzano (V.). Fiorì nel 1660, circa, e fu molto applaudito a Napoli.
Dal
Perucci (Arte rappresentativa, Parte II, p. 333)
quali stette più anni, applauditissimo ed amatissimo sempre. Percorse
dal
'45 al '50 il napoletano e la Sicilia con una soc
e, all’oste della Pera, quaranta francesconi per tanti tordi mangiati
dal
Miutti, il quale era tenuto in ostaggio…. A Napol
angiati dal Miutti, il quale era tenuto in ostaggio…. A Napoli, avuto
dal
capocomico un magnifico soprabitone, e non avendo
irco Flaminio, e alle occorrenze gl’imperadori ne rifacevano quel che
dal
tempo e dagli accidenti veniva distrutto. Napoli,
altro presso il Lago di Bolsena rammentato nell’iscrizione pubblicata
dal
Muratori, di quelli della Toscana accennati dal B
iscrizione pubblicata dal Muratori, di quelli della Toscana accennati
dal
Borghini, di quello di Anzio, di cui favella il P
Arena. Vestigii di teatro veggonsi nel Piceno dove era Alia rovinata
dal
Goto Alarico, della quale a’ tempi di Procopio ri
o teatro capace di circa novemila persone, secondo il calcolo fattone
dal
dotto Decano di Alicante Don Manuel Martì tanto a
trioni musici, ballerini e declamatori moltiplicaronsi oltremodo. Fin
dal
regno di Tiberio componevano un corpo sì numeroso
ccome apparisce dall’ iscrizione scolpita nel di lui sarcofago recata
dal
Fabretto e dal Ficoroni. Sotto gli altri imperado
dall’ iscrizione scolpita nel di lui sarcofago recata dal Fabretto e
dal
Ficoroni. Sotto gli altri imperadori degeneri que
, o Aulularia scritta senza aversi esatta ragione del metro, e quindi
dal
Vossio appellata dramma prosaico 182. Essa fu imp
ricchezze grandi per diletto e ristoro del popolo185: la Sicilia sin
dal
quarto secolo ebbe in costume di mandare a Roma i
rammatici. Non ne troviamo nel VII, VIII e IX secolo, ne’ quali sparì
dal
cospetto degli uomini pressochè interamente ogni
iche, i balli e i travestimenti usati da’ Cherici nelle feste solenni
dal
VII sino al X secolo, nelle quali con istrana mes
ano il crederlo (del secolo XII) e tanto più, se ciò si fosse arguito
dal
solo carattere del codice, che è congettura molto
da e d’ogni tempo, non oltrepassando i balli o pantomimi accompagnati
dal
canto, danno a divedere al filosofo investigatore
ad esser dalla legge richiamati a temperar l’ amarezza della satira,
dal
che proviene la bella varietà e delicatezza delle
posito cantò Pope nel IV canto del suo Saggio di Critica volgarizzato
dal
celebre Conte Gasparo Gozzi: . . . . . . . Sott
duta libertà, svanì virtude. 179. Vedine l’iscrizione rapportata
dal
Grutero, dal Muratori, dal Tiraboschi, e da noi n
svanì virtude. 179. Vedine l’iscrizione rapportata dal Grutero,
dal
Muratori, dal Tiraboschi, e da noi nel tomo I del
. 179. Vedine l’iscrizione rapportata dal Grutero, dal Muratori,
dal
Tiraboschi, e da noi nel tomo I delle Vic. della
a lettera 107 scritta da Alcuino all’Ab. di Corbè Adelardo e riterita
dal
P. Mabillon nel tomo II degli Annali Benedettini
ciano di ciò dubitare varj Concilii citati da più scrittori, ed anche
dal
P. Bianchi nell’opera Ragionamenti su i difetti e
in Francia ed anche in Italia tale strano abuso, per quel che si vede
dal
Concilio Romano tenuto da Eugenio II l’anno 826.
che le cose si accomodassero, poichè oltre alla scrittura continuata
dal
1789 al ’90, con documento prodotto dal Di Giacom
tre alla scrittura continuata dal 1789 al ’90, con documento prodotto
dal
Di Giacomo del notajo Pietro de Roma, di Napoli,
a di niun pregio, errava pe’ villaggi sotto il nome di Commedia preso
dal
greco vocabolo κομαζειν banchettare. Ma il dilett
si a rappresentare in città, ed al pari de tragedi ottennero i comedi
dal
Governo le spese delle decorazioni necessarie pel
acinque favole; ma Giovanni Meursio ne raccolse quaranta titoli, anzi
dal
racconto del medesimo Suida deduce che ne avesse
orse fama secondo Suida di aver Diocle inventata certa armonia tratta
dal
suono di alcuni vasi di creta percossi con una ba
fiorir Cratino poeta di stile austero, mordace e forte ne’ motteggi,
dal
quale si dee riconoscere il lustro di quel genere
rsi soltanto dalla propria immaginazione gli traevano, per così dire,
dal
nulla, e presentavano uno spettacolo tutto nuovo.
ò a tutti i cittadini ciò che leggesi nel dialogo tenuto nelle Nuvole
dal
Ragionar Dritto e dal Tortob. Risulta dalle cose
ciò che leggesi nel dialogo tenuto nelle Nuvole dal Ragionar Dritto e
dal
Tortob. Risulta dalle cose indicate che ciò che
cupa. Un’ altra religiosa disperata che si avvelena per essere stata
dal
padre astretta a monacarsi, ha dipinta M. de la H
a stento si rinvengono ne’ processi criminali più famosi. Or qual pro
dal
rappresentare queste atrocità non comuni? L’esper
etico per lo più si risveglia con un tratto semplice ma vero ricavato
dal
fondo del cuore umano; a che dunque caricar le ti
ppo della favola e col cangiamento di M. de Lys affrettato bellamente
dal
Notajo. Ma gli altri drammi del Sedaine, il Filos
osa; l’Orfano Inglese parimente in prosa uscì nel 1769; M. Fenouillot
dal
1767 sino al 1771 ha pubblicato il Delinquente on
e e perciò men difettosa della pretta lagrimante, ma però ben lontana
dal
pregio della nobile commedia tenera. Nel Padre di
oco men che lugubre quanto una commedia larmoyante. Tolse egli ancora
dal
medesimo Goldoni la sostanza del suo Figlio natur
e dramma serio privo di ogni carattere comico. Questa favola discende
dal
Vero Amico dell’Italiano, il quale mal grado di v
simo abate Saverio Bettinelli un Discorso intorno al Teatro Italiano,
dal
quale traggonsi moltissime osservazioni important
l tempo di Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco di Roma, si recitò
dal
principe don Francesco figliuolo del duca. Arios
i lo seguirono; perchè pregio fu degl’Italiani il non aver cominciato
dal
comporre favole mostruose, come le Cinesi, le Ing
eta. Una cassa lasciata in deposito nella casa di Crisobolo, la quale
dal
di lui figliuolo Erofilo innamorato della giovine
desimo di tutta la favola. In alcune circostanze le immagini ritratte
dal
vivo par che si scostino dalle caricature de’ nos
colorito e quella rassomiglianza agli originali che poteva attendersi
dal
suo pennello, ma che noi venuti sì tardi più non
motteggi, merita che si legga con attenzione che sarà ben compensata
dal
diletto. Massimo vecchio astringe il giovine Cint
rancese del Marmontel, dove trovansi stabiliti principii contraddetti
dal
fatto? Ecco ciò che con filosofica baldanza disse
o è fabbricato sulla rena. Le commedie da noi chiamate antiche, avute
dal
signor Marmontel in pensiero e non mai sotto gli
maggior parte del secolo XVI. Ora per verificare il principio fondato
dal
nomato autore che diede al teatro Cleopatra, biso
viamo che il carattere di Mastro Giachelino furbo vagabondo viene sin
dal
principio dell’atto II enunciato da Nibio. Egli d
l’Ariosto. Ivi si dice: … Questa nuova commedia. Dic’ella aver avuta
dal
medesimo Autor, da chi Ferrara ebbe di prossimo L
ta poi da Gabriele fratello del poeta. Non era stata se non abbozzata
dal
primo autore (secondo il Pigna ne’ Romanzi) e pur
si sapeva di non dover più venire. La rivoluzione nasce graziosamente
dal
ritorno improvviso del padre di Eurialo, da un fa
Commedia più d’una imitazione di Terenzio. Simile alla risposta data
dal
servo Davo a Miside nell’Andria è ciò che quì dic
, che conoscendosi Bugiardo? e meglio le parole vengono Che si partan
dal
cuor che quella ch’escano Sol dalla bocca all’int
ne insegna il modo: Fes. Tu sai Calandro, che altra differenza non è
dal
vivo al morto, se non in quanto che il morto non
rbeggiavano gran fatto i sali Plautini . Essa fu tradotta in francese
dal
celebre Giambatista Rousseau, encomiata per l’int
Giambatista Rousseau, encomiata per l’intreccio e per lo vero comico
dal
signor di Voltaire, e ammirata da m. Du Bos e da
commedie del Machiavelli. Dalla lentezza e languore attribuita loro
dal
signor Andres, che è la frase che egli adopra per
l’energia e la vivacità del colorito ne’ caratteri tratti bellamente
dal
vero, una dilettevole sospensione, una piacevolez
i, sogliono talvolta censurare più per singolarizzarsi allontanandosi
dal
l’avviso comune, che per intera persuasione e per
, i Fantasmi e i Romiti, ed una tragedia intitolata Arianna mentovata
dal
Ghilini, le quali probabilmente si rappresentaron
e commedie di questo nostro illustre scrittore s’impressero in Parigi
dal
Furnier l’anno 1719, e si dedicarono da Giuseppe
asil. Miracolo! oh dio! ch’è quello ch’odo? Ne. Poi veggo un uom, che
dal
sepolcro uscito Allora allor verso il mio letto v
un’ aria fresca, delicata, moderna, e tutta lontana dalla lentezza, e
dal
languore. L’eleganza, e la facilità di esprimersi
rema avversione che ha un Marescalco al matrimonio posta alla tortura
dal
di lui padrone con fingere di avergli destinato m
del Sofista; ma è ben noto che fu impostura tipografica scoperta poi
dal
Crescimbeni. La Cortigiana altra lunghissima comm
di cinque atti tessuta di molte scene oziose mordacissime, ed aliene
dal
fatto, contiene due azioni staccate di poco momen
tra gli uomini illustri del Cinquecento, oltre a tante opere riferite
dal
Ghilini, e meglio dal Tiraboschi, compose tre com
i del Cinquecento, oltre a tante opere riferite dal Ghilini, e meglio
dal
Tiraboschi, compose tre commedie in prosa. La pri
n buona prosa, il Ragazzo che s’impresse nel 1541, il Ruffiano tratta
dal
Rudente di Plauto, e la Fabrizia che si pubblicar
apolitano che sebbene s’impresse nel 1548 era stata rappresentata sin
dal
1546 da alcuni gentiluomini napoletani mentovati
66. La Virginia che il secondo Bernardo Accolti fece sulla sua serva,
dal
Fontanini è collocata tralle commedie in prosa, m
ne e di belle satire (ma non già della Libertà tragedia attribuitagli
dal
Ghilini che però si compose da un apostata della
ure tenebre della notte. Simili studiate espressioni son ben lontane
dal
linguaggio infocato di Fedria, di Panfilo, di Che
la saviezza della fanciulla, che sebbene innamorata dissuade Licinio
dal
rompere le porte, non essendo in casa la di lei m
Marinajo, la Notte, i Contenti, il Viluppo e la Fantesca, pubblicate
dal
1549 al 1597, Nè in regolarità nè in grazia comic
alle migliori italiane. G l’Inganni (tradotta poi nel seguente secolo
dal
principe de’ comici francesi, ed imitata nel XVII
eguente secolo dal principe de’ comici francesi, ed imitata nel XVIII
dal
napoletano Niccolò Amenta) si recitò con sommo ap
resse nel 1562. L’Interesse, la Cameriera ed il Beffa si pubblicarono
dal
1581 al 1584 l’una dopo l’altra. La Spina ed il G
a bella commedia al genre dell’Ecira Terenziana, e la salverà, sempre
dal
cadere in dimenticanza E una verità costante che
d’Adria. Di Cornelio Lanci si hanno impresse sette commedie in prosa
dal
1583 al 1591: la Mestola, la Rochetta, la Scrocca
loso e più proprio per le passioni tragiche. Una fanciulla minacciata
dal
padre di altre nozze, per serbarsi al suo amante
ugne presso la casa di scodelinda sua amante. Egli era stato sorpreso
dal
bargello con una scala di seta sotto la di lei ca
rionfale occupato da Alarico, Genserico, Ricimero, Totila, Narsete, e
dal
duca Borbone generale di Carlo V, i quali cantano
le. Nell’ultimo intermedio viene di sotterra Plutone con Proserpina,
dal
mare Nettuno con Teti, dal cielo Giunone con Giov
viene di sotterra Plutone con Proserpina, dal mare Nettuno con Teti,
dal
cielo Giunone con Giove, Venere con Vulcano e Cup
amarsi opera in musica, secondo la pretensione del Menestrier seguito
dal
Planelli. Questa Commedia dall’autore dedicata a
del Tasso giovine. Il Manso per negarlo non ci disse di averlo saputo
dal
medesimo Torquato; e se lo negò per proprio avvis
l’ultimo scrittore comico del cinquecento fu il vecchio Loredano che
dal
1587 al 1608 pubblicò sette commedie in prosa, ci
cendio, la Berenice, la Madrigna e Bigonzio. Di una commedia composta
dal
Guarcello fa menzione Muzio Manfredi nelle citate
giadro de’ Gallani si favella nel Compendio Istorico di Parma scritto
dal
l’Edovari e non pubblicato. Della Pellegrina di B
ernardino Rota lo Scilinguato e gli Strabalzi mentovate con gran lode
dal
Ghilini, e de’Marcelli di Angelo di Costanzo nomi
n gran lode dal Ghilini, e de’Marcelli di Angelo di Costanzo nominati
dal
Minturno, e di qualche altra eziandio rimasta sep
l tempo di Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco di Roma, si recitò
dal
principe don Francesco figliuolo del duca. a. Ve
o metro ne’ suoi Treoboli commedia o traduzione accorciata e corretta
dal
Trinummus di Plauto che diede a recitare ai nobil
icano, dalla quasi generale uniformità de’ costumi e delle fattezze e
dal
gran numero di picciole tribù tuttavia selvagge,
veggonsi più ordinate idee. Forse il piacere prodotto in questa festa
dal
ballo, dal canto e dalle maschere, suggerì il dis
ù ordinate idee. Forse il piacere prodotto in questa festa dal ballo,
dal
canto e dalle maschere, suggerì il disegno di for
circospetta, moderata, ripresa come ingiuriosa alla nazione Spagnuola
dal
Catalano Apologista Lampillas, ostinato nemico de
giosa, non fu prima ributtato in Portogallo, indi ingannato e tradito
dal
Vescovo di Ceuta e da i due medici e geografi Ebr
hi non sa ancora la svantaggiosa relazione fatta alla Regina Isabella
dal
di lei Confessore Talavera? Chi la commissione da
iraglio e Vicerè delle scoperte? Chi il maneggio e il livore mostrato
dal
Fonseca Vescovo di Badajoz? Chi le calunnie per l
Badajoz? Chi le calunnie per le quali fu mandato pel sentiero segnato
dal
Colombo un giudice maligno e parziale che gli for
casa del Colombo, del cui viaggio ei si prevalse, la quale si accennò
dal
Gomara, si credè colla naturale sua bontà dall’In
ilasso, si trascrisse dall’ Acosta e dall’Uezio, ed oggi si risuscita
dal
Lampillas, tuttochè lo stesso Oviedo l’avesse nar
nsufficienza. Ben fu egli in altra parte dell’Europa impiegato; e sin
dal
1497 scoperse per l’Inghilterra l’isola di Terra
a strumentale non è che una imitazione o un sassidio della vocale. Ma
dal
momento in cui si separarono codeste facoltà sore
così orribile attentato che si sostiene unicamente perché autorizzato
dal
tempo e perché fiancheggiato dal despotismo del p
stiene unicamente perché autorizzato dal tempo e perché fiancheggiato
dal
despotismo del piacere. Ridesterei lo zelo dei mi
e pressocchè tutte le membra, fa quasi sembiante di volere sloggiare
dal
corpo, pur si fermano fissi immobilmente colla bo
torace in riposo non altrimenti che facciano gli avvelenati o i punti
dal
morso della tarantola nel tempo che si espone la
e avessero un fedecommesso ne’ gesti che si trasmettesse per retaggio
dal
maestro al discepolo, così vedrete usarsi da loro
delle quali suddividendosi in vari altri rami formano quell’aggregato
dal
quale ben congegnato e unito ai prestigi della pr
così dire, e vagante non avrebbe altra forza che quella che si ritrae
dal
parlar ordinario. La melodia da per sé sarebbe un
imitare la musica nel semplice recitativo, nel quale poco differente
dal
parlar ordinario pel tuono della voce tranquilla
e costante e non mai interrotta modulazione: quindi la regola dettata
dal
buon senso e dalla esperienza d’usar cioè vicende
ia, oppure notandoli debolmente e troppo di rado, appena si distingua
dal
discorso ordinario. Dovrebbe inoltre significar c
isponde: «Moi.» [14] Negli Orazi del medesimo poeta una donna viene
dal
campo dov’era stata presente alla pugna senza per
a moglie e i figli, alla qual nuova restando egli quasi colpito fosse
dal
fulmine, e sentendosi eccitar dall’amico alla ven
più sentimenti determinati, allora l’accento della lingua rinforzato
dal
vigore che gli somministra la sensibilità posta i
cotali ornamenti, trovandosi fra loro chi vorrebbeli esclusi affatto
dal
canto come cosa puerile, e chi vorrebbeli al cont
o col nome di bello. Ecco la necessità di abbellir la natura ricavata
dal
principio stesso della imitazione. [20] La musica
aturali che si veggono succedere negli oggetti, e che poi si radunano
dal
poeta in un solo quadro, così un bel recitativo o
e persone sensibili nei movimenti di qualche passione, e disposti poi
dal
compositore secondo le leggi della modulazione. I
ere; opinione che non potè nascere in lui se non di poca filosofia, o
dal
desiderio di distinguersi con qualche novità stra
li fanno sui nostri nervi, o dalla compiacenza che risulta nell’anima
dal
veder imitati gli oggetti, o dal piacere riflesso
a compiacenza che risulta nell’anima dal veder imitati gli oggetti, o
dal
piacere riflesso che ha lo spirito ritrovando nuo
che produce l’idea dell’armonia compresa negli intervalli musicali, o
dal
complesso di molte altre idee accessorie che s’un
gna, ci dilettano al sommo quando gli vediamo maestrevolmente imitati
dal
pittore. Ora se l’oggetto primario d’ogni musica
ie la vivacità del sentimento, o distornano l’attenzione dell’uditore
dal
soggetto principale, o distruggon l’effetto delle
ativi obbligati, ove rappresentandosi la dubbiezza dello spirito nata
dal
contrasto dei motivi che gli si fanno innanzi, l’
cavano il pregio loro maggiore dalla semplicità con cui si sentono, e
dal
candore con cui si esprimono; tali sono gli amori
cervi l’indole della passione. [37] Decima quarta. Vengono proscritte
dal
buon senso tutte le cadenze eseguite nello stile
ai diverso da quello che si trova presentemente. Però non diffido che
dal
lettore mi venga perdonata la lunghezza dello sva
li delle parole profferendole per metà; ora sconnettono il nominativo
dal
verbo che gli si appartiene, ovvero una parte del
loro e la quale tanto più volontieri confesso quanto più sono lontano
dal
voler comparire parziale od ingiusto. [46] Dirò d
rimendosi nelle parole un equabil languore mi si salta all’improvviso
dal
più basso al più acuto scorrendo molte volte tutt
pone silenzio alla orchestra, dando luogo al maestro che levi la mano
dal
cembalo e che pigli tabacco, mentre il cantore va
o l’idea che voleva rappresentarmi; e che simile all’Adamo introdotto
dal
Milton, dopo aver vagheggiata in sogno la belliss
quel pubblico “signorile e rispettabile” non differisce poco né molto
dal
volgo. Sì; volgo è in materia di spirito la massi
ntro i musici e i cantori che l’hanno accelerata. [56] Coloro poi che
dal
piacere del volgo traggono un argomento per conch
e della modulatoti convenevole», e Platone comparò la poesia separata
dal
canto ad un volto che perde la sua beltà passato
i si può render ragione della osservazione fatta prima in Inghilterra
dal
Gregory 147 poi di nuovo in Italia dal più volte
one fatta prima in Inghilterra dal Gregory 147 poi di nuovo in Italia
dal
più volte lodato Borsa 148, cioè che prendendo a
meno che la sua esecuzione restano applicabili a cento cose diverse;
dal
che avviene che il gusto dello spettatore abbando
anto che la varietà delle opinioni e il rapido loro cangiamento nasce
dal
principio medesimo che fece degenerar il teatro i
lontane dalla natura, altro diletto non resta se non quello che viene
dal
gradevole accozzamento dei suoni diretti non già
sacrifichi fino ai primi movimenti d’un cuor sensibile, mi trattiene
dal
farlo. No: avvenga che molti siano i cantori da m
ccezioni a questa regola, ma non le conosco. Trovandosi tutti lontani
dal
retto sentiero, la maggior grazia che può loro fa
sseri, fondate per lo più in pure battologie e questioni di voce nate
dal
non aver fissate l’idee né distinti bene i divers
no Cappella, il quale (in Nuptiis Philol.) espressamente lo distingue
dal
parlar ordinario e dal canto. Cotesta spezie di c
in Nuptiis Philol.) espressamente lo distingue dal parlar ordinario e
dal
canto. Cotesta spezie di canto non si capisce fac
, nulladimeno la pronunzia doveva essere assai musicale, come si vede
dal
gran conto che facevano degli accenti, chiamandol
e si vede dal gran conto che facevano degli accenti, chiamandoli così
dal
canto quasi ad concentum, e dai precetti premuros
ri antichi che sembrano ammettere manifestamente declamazione diversa
dal
canto. Cicerone (de Orat. l. pr.) parlando dell’e
spezie di declamazione fosse notata coi segni musicali, e prescritta
dal
maestro al cantore. S’egli averse preso a disamin
li città d’Italia ; volendo forse alludere a quella Diana (V.) citata
dal
Bartoli, l’amante di Silvio che dal di lei nome f
ludere a quella Diana (V.) citata dal Bartoli, l’amante di Silvio che
dal
di lei nome fu detto Silvio della Diana. Ma per t
omici, è aggiunto come nota : E perchè de dinari che furono prestati
dal
S.re Zerbini ne toccaua alla Diana moglie di Cint
ro della Pergola e ne’ maggiori d’Italia, scritturata per un triennio
dal
celebre maestro Lanari, eccola finalmente entrare
o : all’ infuori di queste due eccezioni, tutto ella provò, pigliando
dal
mondo il buono che potè, e vivendo la più allegra
il Carducci a Bologna ; dettò commedie e monologhi ; tradusse romanzi
dal
francese e dallo spagnolo ; fu giornalista, ed eb
parti staccate, che sostenne fino alla chiusura del teatro nel 1767,
dal
quale si ritirò, essendogli morta l’aprile dell’a
ortune, ed era stata accolta poco tempo dopo a mezza parte. Sappiamo
dal
Goldoni (Mem., T. III) che la signora Savi era la
per la commedia, ma che era giovane e di assai buona volontà. Uscito
dal
teatro, Bartolommeo Savi si diede prima a fabbric
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