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1 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 445
i nel 1763, 4 febbrajo (Paris, Duchesne, 1762). » Agivano : Collalto da Pantalone Mad. Savi da Clarice M.lle Piccinel
aris, Duchesne, 1762). » Agivano : Collalto da Pantalone Mad. Savi da Clarice M.lle Piccinelli da Angelica Zannuzzi
no : Collalto da Pantalone Mad. Savi da Clarice M.lle Piccinelli da Angelica Zannuzzi da Lelio Balletti da Silvio
lone Mad. Savi da Clarice M.lle Piccinelli da Angelica Zannuzzi da Lelio Balletti da Silvio Rubini da Florindo
Clarice M.lle Piccinelli da Angelica Zannuzzi da Lelio Balletti da Silvio Rubini da Florindo Savi da Petronio
cinelli da Angelica Zannuzzi da Lelio Balletti da Silvio Rubini da Florindo Savi da Petronio M.lle Veronese da C
Zannuzzi da Lelio Balletti da Silvio Rubini da Florindo Savi da Petronio M.lle Veronese da Camilla Chiavarell
ti da Silvio Rubini da Florindo Savi da Petronio M.lle Veronese da Camilla Chiavarelli da Scapino Carlin Bertina
Florindo Savi da Petronio M.lle Veronese da Camilla Chiavarelli da Scapino Carlin Bertinazzi da Arlecchino Ma par
.lle Veronese da Camilla Chiavarelli da Scapino Carlin Bertinazzi da Arlecchino Ma pare ch'egli vi facesse un fiasco
lettere del Goldoni all’Albergati del gennajo '63 e del febbrajo '64 da Parigi, si accenna alla moglie di questo Federico
è lo stesso che il precedente, di cui fu citato erroneamente il nome da Francesco Bartoli ?
2 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 706
diede giovanissimo all’arte di suo padre, esordendo con una Compagnia da lui accozzata alla meglio a Piombino nella masche
nella maschera di Stenterello, e peregrinando poi con incerta fortuna da Piombino a Cecina, da Cecina a Montecatini, da Mo
terello, e peregrinando poi con incerta fortuna da Piombino a Cecina, da Cecina a Montecatini, da Montecatini a Pontedera,
oi con incerta fortuna da Piombino a Cecina, da Cecina a Montecatini, da Montecatini a Pontedera, poi a Pistoia, poi…. poi
e, senza che mai lo prendesse lo sconforto. Egli aveva come un ideale da raggiungere, una grande missione da compiere : la
nforto. Egli aveva come un ideale da raggiungere, una grande missione da compiere : la trasformazione della maschera. E in
anità, un po’ d’ignoranza anche ; ma c’era tanto culto per l’arte sua da fargli perdonare ogni esagerazione ridicola. Per
spondente certo al tipo originario, che dalla sua faccia allampanata, da quella espressione di stento, trasse appunto il n
enze l’inverno, e l’ Arena di Montecatini l’estate, ove si recava già da tempo, anche per la sua salute assai malferma, e
imi illustri, fra cui Salvini, Rossi, la Ristori, Verdi, ecc. Affetto da una malattia di cuore che lenta lenta lo struggev
o splendido funerale la più bella testimonianza di affetto e di stima da una moltitudine grande di ammiratori e di amici.
3 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 94-95
commedie tutte, nelle quali, a detta del Bartoli, mostrò tanto valore da diventare il Beniamino di Venezia, dove stette lu
quella di commediante. Il suo pregio maggiore è un gran tuono di voce da spaventare un’armata, tuono che mai non si cangia
’Universo, per i caratteri. In che consiste la sua bravura ? Nel fare da vecchio in una scena, e in un’altra da giovine, s
iste la sua bravura ? Nel fare da vecchio in una scena, e in un’altra da giovine, senza mutar personaggio ; anzi, spesse v
utti e due, non si può dare di meglio. Uno, che nel Foro Romana parla da Dottore, l’altro che urla, senza poter mai piegar
rla da Dottore, l’altro che urla, senza poter mai piegare quella voce da bufalo, formano una coppia galante da far ridere
a poter mai piegare quella voce da bufalo, formano una coppia galante da far ridere anche quando si ammazzano. Li gondolie
ro, chi grida più ha più merito, e dove trovare tra i comici una voce da stali e premi più sonora di quella ? Qualora dett
copie, o reciteranno male. Ah ! Che forza di argomentare ! che testa da foro ! Era gran amico dell’ Impresario, ma ancor
tto nascevano tra di loro, erano delle più bizzarre ch' uscir possano da una poetica fantasia. Dottore faceva la barba a B
uniti que' due celebri Personaggi I L'Impresario al tavolino in veste da camera, in berretta bianca, cogli occhiali sul na
e brighella, coll’ago in mano, il suo sartore che gli facesse l’abito da morto. E poi la sera, sul palco a fare da Imperat
ore che gli facesse l’abito da morto. E poi la sera, sul palco a fare da Imperatori, da Re ! !… Forse, alcun po' delle l
esse l’abito da morto. E poi la sera, sul palco a fare da Imperatori, da Re ! !… Forse, alcun po' delle lodi togliendo a
lluminazione a giorno, perchè recitò il signor Martelli, ricuperatosi da una grave malattia. » (Teatro app., vol. 8, pag. 
4 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Venezia il 31 10bre 1837.E il 14 novembre : » pp. 389-402
igura, di volto avvenente, di bei modi, non iscarsa di grazie, e solo da un anno al drammatico esercizio educata, ella sup
a sposina ! Si calmi adunque di talun l’iraconda impazienza, e mentre da un lato trova in questa compagnia chi per assolut
le intento di dar libero sfogo alla sua passione, dominata pur sempre da un sentimento vero dell’arte, e di farsi conoscer
de Marchionni, l’astro maggiore della R. Compagnia di Torino, diretta da Gaetano Bazzi, il quale subito pensò di sostituir
ni. Avuto sentore in arte del ritiro di Gaetano Nardelli, non so dire da quali e quante proposte ella fu assediata ; propo
e di critica teatrale ; non togliendo, nè aggiungendo parole a quelle da lui messe per legare chiaramente e opportunamente
a tua Obb. ma amica Amalia Bettini. Il 14 gennaio 1838 Camillo Ferri da Milano propone alla Bettini il posto di prima att
piazza, uno d’obbligo alla settimana…… L’11 aprile 1838 il Gottardi da Torino torna alla carica, ed, autorizzato anche d
ta per settimana di tutta vostra scelta. Il 24 aprile 1838, il Monti da Napoli cresce l’offerta di 10 mila lire ed una se
eriale, Arciduchessa d’Austria, Duchessa di Parma, ecc., ecc. scrive da Bergamo il 21 aprile 1840 rallegrandosi colla Bet
a attrice della Reale Compagnia Drammatica Sarda. Giuseppe Coltellini da Lucca (13 maggio 1840) chiede se è contenta della
col Gottardi. Infatti nel 19 giugno 1840 il Domeniconi stesso scrive da Napoli per sentire se sarebbe disposta ad aprire
soggiunge : Fra i nuovi attori per Napoli, io sono stato quello che da principio ho trovato più opposizione degli altri,
fa cessare le storte illusioni. L. Da Rizzo il 7 luglio 1840 scrive da Roma : Vengo assicurato che Ella non rimanga, do
crede, il nome della madre per le parti caratteristiche. Il 12 agosto da Vercelli Angelo Lipparini scrive alla madre dell’
ini scrive alla madre dell’Amalia : Ho veduto alcune lettere scritte da Torino che accertano lo scioglimento col signor B
n porto un nome Reale ma ho sempre fatto onore alla mia firma in modo da non invidiare quella del sig. Bazzi : se dunque c
colla sua Iª attrice, la Santoni. Ora vien fuori Francesco Paladini da Ravenna il 25 agosto, dicendo che è in trattative
averlo lusingato per averlo in Compagnia, gli fa fare delle parti non da paedre, e la moglie di lui, infelice, recita ogni
gnia. » Gaetano Coltellini, deciso di dividersi dal Vergnano, propone da Verona il 9 settembre 1840 la scrittura di Iª att
dal 1842. Un Cilenti (forse Pisenti ? – la firma non è chiara) scrive da Forlì il 17 settembre una supplica : Mi viene fa
ere, la mia sorta la Devo alla Bettini…. Il Paladini il 24 settembre da Roma annunzia che il progetto della Compagnia sem
i appaltatore del Regio Teatro di Apollo e Valle in Roma le scriveva da Firenze il 26 settembre 1840 : Stavo in trattati
comico che ella anderà…. Nello stesso giorno il Da Rizzo le scriveva da Roma : So che finalmente Ella ha potuto ottenere
il tanto bramato scioglimento dalla R. Compagnia Sarda. Il contratto da me stabilito con la signora Internari è per tre a
i agirebbe almeno sei mesi in Roma. Il Domeniconi, il 4 ottobre 1840 da Napoli, vorrebbe riallacciare le trattative per l
vorrebbe riallacciare le trattative per l’anno 1842, e così Da Rizzo da Roma il 16 dello stesso mese, che accenna che fra
e il Mascherpa, sempre al servizio di S. M. Maria Luigia, ecc. Scrive da Bologna (20 ottobre ’40) che ha ricevuto la lette
logna (20 ottobre ’40) che ha ricevuto la lettera che gli sopragiunse da Venezia e lagnandosi di non aver saputo prima lo
to traspirare a nessuno la vostra lettera ; » e conclude : « ricevete da me un Baccio da vecchio (cioè senza Malizia ! ma
nessuno la vostra lettera ; » e conclude : « ricevete da me un Baccio da vecchio (cioè senza Malizia ! ma il core parla !!
ecc. » Il Mascherpa ha indovinato che la Bettini si marita, e scrive da Bologna il 19 novembre ’40 : …. mi confermo che
a Bettini intenda o no di accettare le proposte Mascherpa, dipendendo da essa sola l’avvenire della Compagnia, della quale
Bosio, si capisce, era nella Reale. E torna Da Rizzo l’8 maggio 1841 da Firenze, con una lettera che trascrivo quasi inte
rduto 32 mila lire austriache. – Voi sareste il mio nume tutelare. E da Bologna, in data 18 maggio : …. la persona che a
a Rizzo ne comunica il fiasco, colle lagrime agli occhi. Il Lipparini da Genova (25 giugno 41) insiste per aver la Bettini
me doveva fare con Genova che sono pagato ? il mestiere per lei serve da secondo ; si teme…. si vedrà ! ad ogni piazza si
el Capo Comico che la prenderà….. Qui abbiamo il Bazzi che le scrive da casa (Milano, 19 settembre 1841) per proporle di
ie approffitterei della opera sua per tutte cinque recite ; otterebbe da ciò, sicurezza di salute, bramosia nel pubblico e
etro, e surrogata appunto dalla Bettini ? E Gaetano Gattinelli scrive da Roma il 26 ottobre del 1841 : Carissima Amalia,
ro. Addio. Obb.mo Tuo servo ed amico Gaetano Gattinelli. Domeniconi da Napoli il 26 novembre ’41, tanto per cambiare, in
ue compagnie che sta formando : e l’11 dicembre 1841 Corrado Vergnano da Parma canta la stessa solfa. Francesca Vergnano (
r rendere la felicità ad una amica la di cui vita, dirò così, dipende da un tuo assenso…. La lettera pare non avesse risp
palmava fra le felsinee mura col dott. Minardi. E Vergnano non cede : da Padova, il 26 febbraio detto anno, spera ancora d
Mascherpa ha sentito dire che il matrimonio non si fa più, e quindi da Firenze il 9 marzo ’42, fa la proposta di scrittu
Iª attrice di riguardo, obbligata a fare sole 3 recite la settimana e da pasqua a tutto il carnevale non fosse obbligata a
Mascherpa ha sentito dire che il matrimonio è andato in emaus e canta da Livorno (22 marzo ’42) il solito ritornello. Ama
hiati di Firenze in via Mercato nuovo, é pressato il poveretto da molti capocomici che vorrebbero scritturare la Be
ai nell’italo socco i primi onori ! Incisione moderna di L. Margotti da una litogr. del tempo dello Stab. Angeloni. Il Ni
angelo de Dio, ’na cosa rara. Che pparlate ! che mmosse ! tutte fatte da incantà. Benedetta quella bbalia che l’ha infisci
atto della Bettini, litografia Matraire di Torino, disegnato dal vero da Pietro Petronilla (collezione Paglicci-Brozzi) e
nsibile e nervosa, s’immedesimava tanto perfettamente nel personaggio da lei rappresentato, fosse esso comico, drammatico
naggio da lei rappresentato, fosse esso comico, drammatico o tragico, da far provare allo spettatore le stesse impressioni
atico o tragico, da far provare allo spettatore le stesse impressioni da lei esuberantemente sentite. Dotata di memoria fe
esso impegno, non escluse le farse. Quasi tutte le opere drammatiche da lei interpretate potean dirsi suoi cavalli di bat
rda – Ottavia – Parisina – Pia de’ Tolomei – Iginia d’Asti – Gismonda da Mendrisio. Quale ricchezza ! quanta varietà ! E
a ! quanta varietà ! E questa donna acclamata, festeggiata, celebrata da pubblici e da poeti, lasciava a soli trentatrè an
ietà ! E questa donna acclamata, festeggiata, celebrata da pubblici e da poeti, lasciava a soli trentatrè anni le scene se
5 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 454-467
ca, ma non aveva fatti grandi studi, ed era solo ajutato nel comporre da una naturale disposizione ; e pretendendo di vend
u argutissimo ingegno, e lasciò scritte molte opere poetiche in cui è da ammirare più specialmente la vena comica abbondan
si vede il Re Scappino con Brighella e Bagolino suoi consiglieri, uno da un canto, e l’altro dall’altro con una mano di Pa
ento l’ha portà in sta terra. Brighella Questo, Signor, xè un Zagno da vu recorso in fretta, sol, perchè ’l meschinel no
o in fretta, sol, perchè ’l meschinel nol fa vadagno, e non ha soldi da comprar la Bretta ; ma con supplica fresca, la ma
a saltar la rana sora el tutto. Muzzina Za, ch’el me vien concesso da corona si degna, vogio desgamuffar la Musa adesso
icando in zenocchio con la lagrema all’ occhio, che la vogia accettar da Zan Muzzina, la Riosa sol, e no toccar la spina.
so sparagno, ma disè al Vardarobba, ch’el sia lesto, e ch’el me manda da fornire un Zagno e ch’el se pia sto assunto, perc
. Mentre, che a tanti spirti de Zagni hozi è concesso l’uscirne fuor da questi ombrosi mirti, ecco Sivel, che da ti vien
zi è concesso l’uscirne fuor da questi ombrosi mirti, ecco Sivel, che da ti vien adesso, che in paese me chiama de Muzzina
cenno, perchè daspò che semo stà sbrigadi ciascun s’è messo a caminar da senno, sì che in tempo arrivando con gusto massa
uzzina dal suo Re creado Zagno. Scappino a’ Conseglieri Levè el cul da le sedie Bagollino e Brighella, e a zo ch’el poss
nzi, ch’el ce segna el privilezo. Muzzina In effetto me sento lonzi da ogni desgratia, e spero ogn’ hor de viver più con
moria eterna. No te metter paura, che questa xe segura, vera occasion da immortalarte giusto, se a tanta Nobiltà ti sa dar
le prime due stanze : Scatarello Alluma un po’ Calcagno, se ’l gonzo da per ell’ vien al cogoll’. che se ’l ghe de vadagn
e cita buona parte. Eccoli : Pidurlino (V. Lombardo), Gonella (citato da Ludovico Domenichi nella sua raccolta di facezie)
è il seguente : Io che passo si spesso, e pur non posso se ben batto da Betta un dì far botta, comporterò s’altrui l’acca
ergogna in simil rissa rosso renderìa il viso, e più la detta indotta da mero amor fariami in fretta, e in frotta ferir, f
etta indotta da mero amor fariami in fretta, e in frotta ferir, forar da drudi d’essa il dosso. Ma pur mi par, se su lo st
fuora i bussoli e venire al quamquam delle gazzette (moneta venesiana da dieci centesimi) che voglion carpire con queste l
ma Burattino, che par che il boja gli dia la corda, col sacco indosso da facchino, col berettino in testa che pare un mari
altrui orecchie saporite, con l’invenzioni ridicolose, con quel collo da impiccato, con quel mostaccio da furbo, con quell
nvenzioni ridicolose, con quel collo da impiccato, con quel mostaccio da furbo, con quella voce da scimiotto, con quegli a
quel collo da impiccato, con quel mostaccio da furbo, con quella voce da scimiotto, con quegli atti da furfante s’acquista
uel mostaccio da furbo, con quella voce da scimiotto, con quegli atti da furfante s’acquista un mirabile concorso ; questi
i collo sgarbato modo di dire, con la pronuncia bolognese, col parlar da melenso, con la narrazione da barbotta, collo sfo
con la pronuncia bolognese, col parlar da melenso, con la narrazione da barbotta, collo sfoderar fuori di proposito i pri
elluto in testa e con la penna bianca alla guelfa, vestito nobilmente da Signore, finge l’innamorato con Gradello, il qual
colarità parlato di Mastro Lione addottorato a Lizzasusina, del Cieco da Forlì, di Zan della Vigna, del Tamburino, del Nap
l Tamburino, del Napolitano, e di Mastro Paolo D’Arezzo e del Moretto da Bologna, e di Settecervelli colla sua cagnuola am
loro scioccherie comiche, ciarlatanesche, acrobatiche, conclude : Or da ogni parte si vede la piazza piena di questi Ciur
parte si vede la piazza piena di questi Ciurmadori, chi vende polvere da sgrossar le ventosità di dietro ; chi una ricetta
hi vende polvere da sgrossar le ventosità di dietro ; chi una ricetta da far andare i fagiuoli tutti fuor della pignatta a
eccia per stopini perpetui, chi l’olio de’filosofi, la quinta essenza da farsi ricchi, chi olio di tasso barbasso per le f
eddure, chi pomata di seno di castrone per le crepature, chi unguento da rogna per far buona memoria, chi sterco di gatta
ogna per far buona memoria, chi sterco di gatta o di cane per cerotto da crepature ; chi paste di calcina da far morire i
co di gatta o di cane per cerotto da crepature ; chi paste di calcina da far morire i topi ; chi braghieri di ferro per co
topi ; chi braghieri di ferro per coloro che sono rotti, chi specchi da accendere il fuoco posti incontro al sole ; chi o
fede Vitali, Bissoni Giovanni, e primo fra tutti il famoso Tabarrini, da cui poi la maschera di Tabarino, quasi sempre (V.
620 circa, a Parigi. Nè in questi soltanto, ma in altri ancora avremo da notare questa mescolanza di ciarlataneria e d’art
aneria e d’arte comica. Quanto a’rimedj, segreti, ricette (buffonerie da non dirsi), V. Montini Ippolito e Mozzana Frances
di Zanni e di Magnifichi e un capitolo, pubblicato per la prima volta da Carlo Verzone, di Anton Francesco Grazzini detto
o, concernente il carnevale del 1588 in Napoli, ecc. ecc., riprodotto da Benedetto Croce nell’opera sua de’ Teatri Napolet
occhi di musiche ogni giorno, come anco farse e tresche e imperticate da cento ammascherate, ed al suon del pignato e del
ili persone col tamburello e con lo calassione, sentendo in giro chi da là e da quà : Lucia mia Bernagualà ! Veder talv
one col tamburello e con lo calassione, sentendo in giro chi da là e da quà : Lucia mia Bernagualà ! Veder talvolta com
scariello Pettola. Così veder quel ballo alla maltese, ma in Napoli da noi detto Sfessania, donne mie, senza spese vi gu
già pubblicati, e quello del Della Torre, tuttavia inedito, credo sia da rigettarsi recisamente la derivazione che fecero
minga la Zana ! Nel linguaggio famigliare veneto vive la frase : far da Zane e da Burattin, ossia far tutte le parti in c
Zana ! Nel linguaggio famigliare veneto vive la frase : far da Zane e da Burattin, ossia far tutte le parti in commedia. A
fezza e i stroz Don Pedral fe Zan Tognuol Che magnaua in dol parol E da sera, e da matina. Bona sera o Bertolina. Zan Tog
stroz Don Pedral fe Zan Tognuol Che magnaua in dol parol E da sera, e da matina. Bona sera o Bertolina. Zan Tognuol fe la
hè di natura alcuno hai vanto con brevi cenni, e semplici parole trar da ciglio Roman stille di pianto, dirò, che Roma al
6 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 23-39
nterrottamente abbia in essi dominato lo spirito religioso primitivo, da che fino a questi tempi la commedia si considera
igioso primitivo, da che fino a questi tempi la commedia si considera da alcuni Cinesi come antico rito del patrio culto.
a nelle pubbliche calamità o allegrezze, è costantemente accompagnato da un dramma, il quale si riguarda come rito insieme
l medesimo carattere, che lo distingue nello stato. Il re rappresenta da re, i suoi nipoti o figliuoli da principi, da cap
ingue nello stato. Il re rappresenta da re, i suoi nipoti o figliuoli da principi, da capitani o consiglieri i veri consig
tato. Il re rappresenta da re, i suoi nipoti o figliuoli da principi, da capitani o consiglieri i veri consiglieri o capit
da principi, da capitani o consiglieri i veri consiglieri o capitani, da servi i servi. Quindi è che, siasene qualunque la
o sia l’Orfano della famiglia Tchao, tradotto dal p. Prèmare e tratto da una collezione di un centinajo di drammi scritti
iù serie, le situazioni più patetiche, rare volte vengono scompagnate da bassezze e motteggi buffoneschi. Ogni favola è di
chiamasi Sie-Tse, e tutti gli altri Tche. Quanto alla musica trovasi da tempo remotissimo nella China introdotta, essendo
da tempo remotissimo nella China introdotta, essendo stata inventata da Hoang-ty, e coltivata dallo stesso Fo-hi inventor
e le cerimonie fatte negli appartamenti delle imperatrici. Eseguivasi da prima in tali luoghi la musica da 24 donne sotto
menti delle imperatrici. Eseguivasi da prima in tali luoghi la musica da 24 donne sotto la direzione de’ maestri della cam
ù. Comparisce fanciulla, amoreggia e si marita una donna, la quale ha da partorire un bambino, che dopo quattro lustri si
cento anni prima del l’era Cristiana. S’intitola Sacontala, tradotto da Iones in inglese dalla lingua Sanskrit. Sacontala
n inglese dalla lingua Sanskrit. Sacontala è una principessa allevata da un Eremita in un boschetto sacro, la quale dovend
o dall’Eremita chiamato Cano, dalle pastorelle sue compagne, ed anche da un arbuscello, da una gazella e da un caprio. V’i
amato Cano, dalle pastorelle sue compagne, ed anche da un arbuscello, da una gazella e da un caprio. V’intervengono la Pas
pastorelle sue compagne, ed anche da un arbuscello, da una gazella e da un caprio. V’intervengono la Pastorella, un Coro
ntala, la quale parte per andare al palazzo dello sposo, e si congeda da Cano. Giova trascrivere uno sqarcio del loro dial
cavriuolo, che feritosi nella bocca colle acute punte del cusa, venne da te curato stropicciandovi l’olio salutare del l’i
enera commozione; e pur d’altro non si tratta che di prender commiato da un cavriuolo. Deh perchè certi autori manierati,
erti autori manierati, svenevoli, non apprendono l’arte di commuovere da simili semplici naturali e delicate espressioni?
o questo capo non vo’ tralasciare di riferire che gli Orientali hanno da gran tempo coltivati i balli pantomimici. Alcuni
traduzione ms di un libro intorno al l’Antica Musica Cinese composta da Ly-Koang-ty dottore e membro del primo tribunale
nesi impresse nella China, le quali nel 1779 si compiacque d’inviarmi da Pisa a Napoli colla speranza che potessero colla
i cinesi) per farne tradurre almeno una. Alquante etimologie ricavate da qualche parola cinese e infilzate in certi liberc
7 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 175-178
urgia dà l’elenco che qui riferisco : Il Re rivale del suo favorito, da D. Geronimo di Villa Assan. Il Purgatorio di San
da D. Geronimo di Villa Assan. Il Purgatorio di San Patrizio, opera, da D. Pietro Calderon. La gran Zenobia, opera. La
ia, opera. La vita è sogno, opera. La casa con due porte, commedia, da Ivan Perez de Montalban. Il Sansone, opera. Il
ban. Il Sansone, opera. Il gran Seneca di Spagna Filippo II, opera, da Lopez de Vega. Il Nigno diabolo, opera. L'armat
sotto D. Giovanni d’ Austria. Il cane dell’ortolano, tragicommedia, da Mora de Mesqua. Lo schiavo del demonio, ovvero i
era. La fortuna di D. Bernardo di Cabrera, eD. Lopez de Luna, opera, da Ivan de Vigliega. La verità bugiarda, opera, da
opez de Luna, opera, da Ivan de Vigliega. La verità bugiarda, opera, da tre autori. Il gran Catà an Sacralonga, tragicom
da, opera, da tre autori. Il gran Catà an Sacralonga, tragicommedia, da D. Francesco de Roxa. Il Macometto, opera. Thea
so nemico, commedia. Gli aggravj trionfanti della gelosia, commedia, da D. Ivan d’ Allarion. L' Anticristo, opera, da D.
lla gelosia, commedia, da D. Ivan d’ Allarion. L' Anticristo, opera, da D. Gabriel del Dovel. Lo troviamo il 1647 a Roma,
per Napoli del Napolioni, che seco trasse buona parte di quei comici, da lui, come dice il Cantù, subornati. E lagnanze gl
ra il nostro comico Flaminio. » Una sua lettera del 30 agosto del '57 da Bologna a un Ministro del Duca, ci fa sapere come
si recasse a Firenze e l’autunno a Venezia al San Samuele, chiamatavi da S. E. Grimani (V. pel 58 le lettere di Orsola Cor
di Orsola Coris). Il luglio del '59 si trovava a Siena, come abbiamo da una sua lettera a Francesco Toschi, colla quale a
lustre nella sua professione e amato da' più grandi d’ Italia, specie da Cosimo III granduca di Toscana. Egli era a Napoli
i Napolioni in quello di Flaminio. Nardelli Gaetano, nacque il 1786 da onesti parenti a Verona. Entrò il 1807 coscritto
ico. Formò il 1830 società con Luigi Ghirlanda, che fu poi sostituito da Giovanni Boccomini fino al '35. Ne fu per tutto q
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 340-342
Belotti Amilcare (detto in arte Belottino), nacque a Bergamo da un negoziante di seta ; morto il quale, egli, poc
color terreo) potè recitare qualche parte di mammo (ingenuo, sciocco, da mammolo – fanciullo, bambino) nella quale, in que
ove e maggiori attitudini alle parti comiche ; tanto che, scritturato da Luigi Domeniconi e Gaetano Coltellini pel 1843, f
soddisfazione del pubblico. Nel 1861 passò in quella Romana condotta da Cesare Vitaliani, poi in altre, finchè fu nominat
maschera prediletta, del Rogantino. Due occhietti luccicanti e vivaci da topo, un naso pronunziatissimo e delle gambe arcu
al nome di Modena stesso. Qui ne trascrivo due brani (3 settembre ’56 da Tor Luserna, e 8 giugno ’58 da Torino), che rigua
e trascrivo due brani (3 settembre ’56 da Tor Luserna, e 8 giugno ’58 da Torino), che riguardan la persona del Belotti, e
: sospetto bensì che tu tiri il roccolo per farti esibir maggior paga da X e poi dire con tuono flebile a Domeniconi : Pap
’uomo, crescimi tu i 500 ed io resto con te fino alla morte. Furberia da bergamasco, ma vecchia : tu non inventi nulla, no
ambon. ……………………….. Con questa lettera obbligatoria in via commerciale da valere come un rogito del notaro dottor Bellini,
alla mia obbligazione, a rifondere il valsente delle penali pagate e da pagarsi dal capocomico Domeniconi, più i danari s
i pagate e da pagarsi dal capocomico Domeniconi, più i danari spesi e da spendersi dal sullodato capocomico in viaggi d’an
i l’uomo unico, introvabile ! Forse farà ombra a Milano il tuo essere da Bergamo : ma Domeniconi ti ha tanto navigato che
9 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Pistoia, questo dì 21 di ottobre 1589. » pp. 405-415
Bianchi (De) Ludovico. È quel famoso Lodovico da Bologna (V. Andreini Francesco) che recitava le p
tutte le parti erano singolari, col nome di Dottor Gratiano Partesana da Francolino, a differenza del Bagliani che aveva p
colino, a differenza del Bagliani che aveva preso quello di Forbizone da Francolino, sotto il qual nome G. C. Croce pubbli
irenze (Cart. Univ.) dirette a Ferdinando I de’Medici, già pubblicate da A. Bartoli nell’introduzione a’suoi Scenarj, dall
i appresso a uno staro delle primicie cuccie dal peggio che se avemia da falare gli mondo ceste porche regole a trento che
S. di farmi apresentare delle prime caccie dal Poggio che se haveano da fare, gli mando queste poche righe attento che gl
dì 21 di ottobre 1589. Di V. A. S. Humil. servo Lodovico De’ Bianchi da Bolo gna detto il Dottor Gratiano. Altra lettera
e servito S. A. ogniqualvolta Ella avesse fatto andare con lui Giulio da Padova (il Pantalone Pasquati, pur de’Gelosi) per
i | in ottava rima | del Plusquamperfetto | Dottor Gratiano Partesana da | Francolin Comico Geloso, | & altre manifatt
dente ; poichè la lettera dedicatoria in data del 1587 è sottoscritta da Lodouico Bianchi da Bologna. Alias Dottor Gratian
ttera dedicatoria in data del 1587 è sottoscritta da Lodouico Bianchi da Bologna. Alias Dottor Gratian partesana della ver
entata, manteneva invariato il suo costume professorale, togato, nero da capo a piedi, con modificazione lievissima dall’a
ostre scene ne’secoli xvi e xvii, dice : La parte del Dottore non ha da esser tanto grave, servendo per le seconde parti
tanto che si abbassi al secondo Zanni, perchè allora sarebbe un vizio da non perdonarsele ; il suo linguaggio ha da esser
hè allora sarebbe un vizio da non perdonarsele ; il suo linguaggio ha da esser perfetto Bolognese, ma in Napoli, Palermo a
sser perfetto Bolognese, ma in Napoli, Palermo ad altre città lontane da Bologna, non deve essere tanto strigato, perchè n
ava d’esser fra tanti Barbari, non intendendo punto quella lingua. Ha da esser erudito per dir a tempo e luogo qualche sen
i Dottore. Ancora : Molti anni sono s’introdusse un modo di recitar da Dottore, che stravolgea i vocaboli, v. g. Terribi
da’ Greci si chiama paranomasia : ma perchè si conobbe far il Dottore da troppo semplice e balordo, si è disusato, restand
te del Dottor Gratiano tanto grato à chi l’ascolta (quando vien fatta da chi l’intende) vien hoggi dal poco conoscimento d
fosse vna lingua Bolognese in quella forma, ch’ella viene essercitata da chi si crede, che non si possa dir meglio, &
onaggio malamente descritto dalla mia penna, vorrebb’esser maneggiato da chi hauesse pensiero di accender un gran doppiere
siero di accender un gran doppiere al picciol lume di questa fiaccola da me solo allumata per iscorta, & non permeta,
ermeta, poich’io mi rendo sicuro, che il fine di colui, che vorrà far da Gratiano, sarà di voler far a suo modo. MARCH
co Bruni detto Fulvio, comico confidente, ha fra gli altri un prologo da Pantalone (V. Pasquati) e uno da Graziano, che è
fidente, ha fra gli altri un prologo da Pantalone (V. Pasquati) e uno da Graziano, che è un rincorrersi di citazioni latin
ano, che è un rincorrersi di citazioni latine, di nomi e di aggettivi da far venir la pelle d’oca all’attore e all’ascolta
a, la magnificenza, la gloria, la fermezza, la custanza e l’esser hom da ben, chi serà quel razza de boja impastà, inzener
naseo, notate observatio inaudita, e po stà zitt’. Tre cose hari havù da mì : el vegnir, el star, e l’andar : el star è st
la citata opera sul Croce, dice : Se non sotto questo nome (Grasiano da Francolino), pure la caricatura del legista catte
era dottore bolognese, o meglio satira di dottore. Io non vedo come da questa ottava si possa trar la prova che il Grazi
co Tradito. Venezia, Bona, 1633) che poteva essere il Dottor Gratiano da Bologna, o da Ferrara ; e lo vediamo nelle Favole
nezia, Bona, 1633) che poteva essere il Dottor Gratiano da Bologna, o da Ferrara ; e lo vediamo nelle Favole dello Scala,
impossibile credere il contrario, verificò una genealogia del dottore da Francolino accettata ed ammessa nel teatro e nell
no de’ Bambagiuoli potrebbero avere vincoli di parentela così stretta da scambiarla per identità. Così la maschera bologne
il dottore, sarebbe ben più antica di quel che si crede e logicamente da riferirsi ai tempi più floridi dello Studio, quan
ppunto Ferrarese, del quale scrive il Petrarca nella lettera a Pietro da Bologna Retore, descrivendogli le feste e gli spe
di Giuseppe Fracassetti (Firenze, Le Monnier, 1869, Vol. IV) : …. E da Ferrara a tal uopo avevan chiamato Tommaso Bambas
’ è, e le conseguenze del Signorelli, come semplice ipotesi, non sono da escludersi.
10 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo III. La Poesia Drammatica nel Secolo XV fa maggiori progressi in Italia. In Francia cominciano i Misteri. » pp. 194-209
iversale entusiasmo di quanti a quel tempo eruditi viveano, di andare da per tutto, anche in lontane regioni ricercando e
li, correggerli, interpretarli, tradurli, comentarli, non il raccorre da ogni banda diplomi, medaglie, cammei, iscrizioni,
ale Jacopo Piccinino, che l’anno 1464 fatto improvvisamente arrestare da Ferdinando re di Napoli, fu poscia per ordine del
una tragedia latina di Bernardino Campagna sulla passione di Cristo, da lui dedicata al pontefice Sisto IV. Giovanni Sulp
re rappresentare e declamare, perché cantare dicesi pure da’ latini e da noi il recitar versi, per quella spezie di canto,
istorica. Verso la fine di quello secolo, cioé nel 1492 Carlo Verardi da Cesena, arcidiacono nella sua patria, e cameriere
a persona del medesimo re Ferdinando, e poi disteso in versi esametri da Marcellino suo nipote. Non parleremo qui delle ra
te ad alcuni dotti e ingegnosi italiani l’idea dell’antica drammatica da moltissimi secoli già estinta, dieder loro probab
lata azione, fu certamente l’Orfeo del soprallodato Angiolo Ambrogini da Montepulciano, detto comunemente Angiolo Polizian
ente Angiolo Poliziano. Non oltrepassava l’autore, per quanto credesi da taluni, l’anno diciottesimo della sua età quando
issimo Cardinale Mantuano» Francesco Gonzaga in occasione che questi da Bologna, ove risiedeva legato, portossi a Matova
Orfeo, tragedia di Messer Angiolo Poliziano tratta per la prima volta da due vetusti codici ed alla sua integrità e perfez
arecchie trovansene fino alla metà di questo secolo scritte in latino da i nostri più accreditati Letterati. Il celebre Le
da i nostri più accreditati Letterati. Il celebre Leonardo Bruni, che da Arezzo sua patria é comunemente detto Leonardo Ar
cipi della sua età e de’ più splendidi mecenati della letteratura, fu da Aldo Manuzio il giovane pubblicata nel 1588 sotto
ata alla luce in buona prosa latina circa il tempo medesimo d’Ugolino da Parma, della famiglia Pisani. Di essa non sappiam
a penna, ma senza nome di autore, nella Biblioteca Estense, e Alberto da Eyb ce ne ha dato un estratto144. Verso la metà d
dato un estratto144. Verso la metà del secolo Secco Polentone, o Sia da Polenta, il quale dagli scrittori di que’ tempi v
llo Polentone, e pubblicolla in Trento nel 1472 col titolo di Catinia da Catinio protagonista della favola, la quale, seco
e scritta in ottava rima dall’illustre letterato e guerriero Niccolò da Correggio, dell’antichissima e nobilissima vala d
’ 26 dello stesso mese l’Anfitrione di Plauto, tradotto in terza rima da Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richie
’Anfitrione di Plauto, tradotto in terza rima da Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richiesta parimente di Ercole
tragedia, intitolata Joseph, che fu poscia stampata nel 1564. Antonio da Pistoia ancora scrisse due drammi ad uso di quest
terza rima e in cinque atti una commedia intitolata il Timone, tratta da un dialogo di Luciano, la quale trovasi impressa
versi di vario metro l’Amicizia, commedia che per le ragioni addotte da monsignor Fontanini dee essersi prodotta almeno n
endendo il titolo di Fratelli della Passione, e nel 1402 ne ottennero da Carlo VI l’approvazione. Posero allora il teatro
i di lei innamorati ec., Satana zoppicando per le bastonate ricevute da Lucifero per aver tentato in vano Gesù Cristo, la
e case, e vi recitava alcuni dialoghi convenienti alla maschera presa da ciascheduno. Piacevano oltramodo per gli colpi sa
nservati, sono della metà del secolo, e furono composti in Norimberga da Giovanni Rosenblut. Se ne contano sei intitolati,
Tre nostri famosi letterati viaggiarono in Grecia a tal’uopo, Guarino da Verona, Giovanni Aurispa, e Francesco Filelfo, il
eleberrimo, né ad alcun’altro in questo genere di gloria cedé Tommaso da Sarzana, che poscia sotto il nome di Niccolò V. m
ne la traduzione latina delle lettere attribuite a Maometto II, fatta da Laudivio, questi, come ci attesta il Tiraboschi,
ia di Calabria, institutor dell’Accademia Romana, e Giovanni Sulpizio da Veroli dello Stato Pontificio, per opera de’ qual
pag. 183 seq. 141. In questo secolo ancora, e propriamente nel 1489 da Bergonzo Botta, gentiluomo tortonese, in data que
nella Sala di Castel Capoano nel 1492 né le feste di Versailles date da Luigi XIV, nel 1664, né le feste mascherate degli
are in Mantova dal suddetto principe porporato, non solo vien purgato da tutte quelle macchie che lo tenevano deturpato ne
ino Corti, poeta di que’ tempi, che Lodovico Sforza fra le altre cose da lui oprate a pro delle lettere fece aprire in Mil
ieve analisi nella dissertazione premessa al Teatro Alemano compilato da i signori Junker e Liebault, e stampato in Parigi
11 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « LETTERA DELL’AUTORE ALL’EDITOR VENETO » pp. 1-9
ne e più sicuro gli animi giovanili facili ad essere illusi e sedotti da cattivi modelli) tenerli instruiti de’ continui p
si dicono, trita materia teatrale parrà frivola e puerile occupazione da non meritar tante cure, anzi da mirarsi con una s
e parrà frivola e puerile occupazione da non meritar tante cure, anzi da mirarsi con una specie di compassione da chi si c
non meritar tante cure, anzi da mirarsi con una specie di compassione da chi si crede nato a recondite elevate imprese nel
e e nelle lettere. Ma che si vuol fare? Non tutti esser ponno sì alti da toccar col capo le sublimi volte del tempio dell’
rsi nelle società come originali di que’ medesimi ridicoli mascherati da uomini di alto affare, come filosofi senza logica
pavido e pusillanime, che si atterisca de’ maligni aliti che sfumano da simili fungose escrescenze della letteratura. Nè
e terze cure. Ben sanno i veri filosofi, i degni letterati del secolo da me con alacrità di animo altrove rammentati tra’
menti de’ nostri dì, la prestanza e l’utilità di un genere di poesia, da cui, se v’ha mezzo efficace per diffondere nel po
polo una vantaggiosa pubblica educazione, debbe questa principalmente da buon senno ottenersi; siccome m’ingegnai d’indica
con ardor sommo e con felice successo trattato da’ filosofi di grido, da nobili di primo ordine, da vescovi, da cardinali,
e successo trattato da’ filosofi di grido, da nobili di primo ordine, da vescovi, da cardinali, da santi padri, da re, da
rattato da’ filosofi di grido, da nobili di primo ordine, da vescovi, da cardinali, da santi padri, da re, da imperadori.
losofi di grido, da nobili di primo ordine, da vescovi, da cardinali, da santi padri, da re, da imperadori. Non è però da
da nobili di primo ordine, da vescovi, da cardinali, da santi padri, da re, da imperadori. Non è però da maravigliarsene
ili di primo ordine, da vescovi, da cardinali, da santi padri, da re, da imperadori. Non è però da maravigliarsene punto.
scovi, da cardinali, da santi padri, da re, da imperadori. Non è però da maravigliarsene punto. Non v’ha nemico più temuto
’oro dall’alchimia, la maschera dalla realità, i veri utili scrittori da que’ larghi promettitori eterni di opere che non
12 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 590
al servizio del Duca di Modena per la parte musicale, come si rileva da una sua curiosissima lettera al Duca stesso da Bo
sicale, come si rileva da una sua curiosissima lettera al Duca stesso da Bologna, in data 2 giugno 1683 in cui si lagnava
i lagnava che certo signor Francesco Desiderij suo famigliare facesse da padrone assoluto con lei e la madre (il padre era
rto) senza aver riguardo alcuno alla lor povertà, vantandone autorità da Sua Altezza. Senza un permesso di lui, che talvol
affatto, la Torri nè poteva ricever in casa Cavalieri o altre persone da cui farsi sentir cantare, nè recarsi ad accademie
nvolte, per la mancanza delli alimenti, inasprì a segno il Desiderij, da farlo sparlar della Torri con moltissimo danno al
ttembre dello stesso anno, entrata in trattative di scrittura, chiede da Roma a Sua Altezza la licenza di accettare il con
13 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO II. Prima epoca del teatro Latino. » pp. 9-90
frequentato per lungo tempo in Roma erano le feste Consuali istituite da Romolo dopo il ratto delle Sabine. Ma nel Consola
nno della CIV olimpiade e nel 389 della sua fondazione, Roma afflitta da una crudelissima peste, sospesa ogni cura bellica
a da una crudelissima peste, sospesa ogni cura bellica, per liberarsi da sì fiero nemico domestico, contro di cui ogni uma
precedente volume divisammo, in ogni terreno, senza che se ne prenda da altri popoli l’esempio, nella quale per lungo tem
grazia23; al che allude il noto verso di una favola di Titinio citato da Pompeo Festo24. E che a’ Romani non riuscisse mal
isse malagevole il gustare delle grazie di quella lingua, può dedursi da ciò che scrive Tito Livio del Console L. Volunnio
uti copiosi sali e le vivaci piacevolezze che le condivano, non erano da oscenità veruna contaminate, ma talmente dalla na
non recarono veruna taccia a chi le rappresentava. Si è però preteso da taluni troppo leggermente che esse fossero sin da
alla loro origine basse non solo e buffonesche ma oscene ancora. Pure da quale classico scrittore ciò si ricava? Non da Li
ma oscene ancora. Pure da quale classico scrittore ciò si ricava? Non da Livio, non da Strabone, non da Valerio Massimo ch
ra. Pure da quale classico scrittore ciò si ricava? Non da Livio, non da Strabone, non da Valerio Massimo che ne favellano
classico scrittore ciò si ricava? Non da Livio, non da Strabone, non da Valerio Massimo che ne favellano. Le favole Atell
mata opera di un Giulio Paride dal Vossio e di un Gianuario Nepoziano da altri) oscene per origine furono corrette e tempe
che i nostri Osci fossero fuori dell’Italia. Ma egli dovea sapere che da prima la denominazione d’Italia propriamente desi
severità di Valerio si riferisce agli Osci festivi sì, ma non osceni da principio. Gli Osci (dice pure lo stesso Cantel)
a agli occhi degli eruditi che ragionano, dal sapersi che tali popoli da prima chiamaronsi Opici (parola che si allontana
i popoli da prima chiamaronsi Opici (parola che si allontana di molto da osceno) o da οϕις secondo alcuni, o da un accorci
rima chiamaronsi Opici (parola che si allontana di molto da osceno) o da οϕις secondo alcuni, o da un accorciamento di Eti
rola che si allontana di molto da osceno) o da οϕις secondo alcuni, o da un accorciamento di Etiopici secondo altri; e che
ngenui Atellanarii riguardarono la salsa giocondità delle loro favole da principio esenti da ogni oscenità. E la corruzion
iguardarono la salsa giocondità delle loro favole da principio esenti da ogni oscenità. E la corruzione di esse fu posteri
esse fu posteriore e contemporanea agli eccessi degli altri attori, e da ripetersi verisimilmente dall’imitazione contagio
della greca erudizione, furono Livio Andronico e Quinto Ennio i quali da Suetonio vengono chiamati entrambi Semigreci 35.
nno 546 composto un inno che per placare i numi si cantò solennemente da ventisette verginelle. Acquistò maggior fama per
renzio43. Nevio avea militato nella prima guerra Punica, per quel che da lui stesso ricavò Varrone44, e la di lui morte av
ornelio Cetego, cioè l’anno di Roma 549, benchè Varrone stesso citato da Tullio ne allunghi ancor più la vita. Secondo Eus
uibus divitias pollicentur, ab iis drachmam petunt. Debbe in oltre da lui riconoscersi il primo poema epico latino in v
atte dai di lui poemi l’impareggiabile Virgilio per lo più trascritte da verbo a verbo, può ricavarsi dal sesto libro de’
uon grado il Tieste di Seneca che già conosciamo, per quello di Ennio da lui composto nel settantesimo anno della sua età,
are e rigettare la Medea di Ennio? Forse il giudizio altrove mostrato da Ennio potrebbe indurci a credere che nell’Ecuba a
ει, cioè, Non ha la medesima forza il medesimo discorso pronunziato da persone oscure che da illustri. Ennio imita quest
medesima forza il medesimo discorso pronunziato da persone oscure che da illustri. Ennio imita questo pensiero, ma ne togl
, non altronde le tolse che dalla commedia nuova, siccome è manifesto da molte sue commedie. Essendo esse nelle mani di tu
ve con Alcmena, dipartendosi dal camino tragico probabilmente battuto da Euripide nella sua favola perduta intitolata Alcm
mmedia senza alterarne i versi. Riflettendo poi che doveano favellare da una parte principi e dei, personaggi non proprii
a propria favola che non ignorava di essere una vera commedia, come è da credersi che fossero ancora le Rintoniche. Dalla
ncora le Rintoniche. Dalla somiglianza di Sosia e di Anfitrione presa da Mercurio e da Giove derivano tutte le grazie comi
niche. Dalla somiglianza di Sosia e di Anfitrione presa da Mercurio e da Giove derivano tutte le grazie comiche tante volt
ipetute nelle moderne scene negli argomenti di somiglianza. Si trasse da tal commedia in Italia in prima la novella di Gie
rima la novella di Gieta e Birria attribuita al Boccaccio, ma scritta da Giovanni Acquetini che fiorì col Burchiello nel 1
el 1480, come dimostra l’ Argelati52. Indi altri Italiani cominciando da Pandolfo Collenuccio tradussero questa favola, e
Sosia per moglie Clèantis che è il personaggio di Tessala introdotto da Plauto, e coll’ immaginare che essa al pari della
sto di asserire consoverchia franchezza (come seguendo il Bayle fassi da alcuni, i quali mirano gli oggetti da un lato sol
a (come seguendo il Bayle fassi da alcuni, i quali mirano gli oggetti da un lato solo) che in ciò il Francese abbia supera
sa sovvenirlo, perchè le proprie entrate si maneggiano dalla moglie e da un servo a lei addetto chiamato Saurea. Ricorre a
ucò, nè si vergognò a mio riguardo d’ingannare un ruffiano, e vestito da marinajo menarmi la donna che io amava. Mio figli
ebbe per naturale inclinazione. Intanto un mercatante che ha comprato da Demeneto alcuni asini, ne manda il prezzo a Saure
ica strada: un vecchio che cena colla bagascia del figliuolo, e si fa da lei baciare e abbracciare in presenza del figliuo
ssimo Difilo, e s’intitolava Clerumenoe, o forse piuttosto Cleronemoe da κληρος, sors, sortitio, e νέμω, tribuo. Plauto la
marito, ne manda fuori il figliuolo, e prende la protezione del servo da lui favorito. Per troncare ogni contrasto, conven
negli arzigogoli del pescatore Grippo si fa un ritratto di coloro che da picciole speranze sollevati si promettono grandez
verrebbe, l’una e l’altra concordemente alle mire del poeta. Scorgesi da qualche commedia moderna l’effetto di simili esem
pendo ove esser possa, disperato pensa di prendere volontario esiglio da Atene. Eutico suo amico figliuolo di Lisimaco lo
Questa è un’ altra favola di Filemone intitolata in greco Θησαυρὸς, e da Plauto detta Trinummus forse meno felicemente da
in greco Θησαυρὸς, e da Plauto detta Trinummus forse meno felicemente da tre nummi pagati per incidenza a un Sicofanta. Il
o del tesoro. E a consiglio di un suo amico finge due lettere mandate da Carmide, una a lui stesso, e l’altra al figliuolo
ate da Carmide, una a lui stesso, e l’altra al figliuolo accompagnata da mille filippi per la dote della sorella. Un sicof
on saper, ma nulla sanno. Ciò che pensa ciascun, ciò che domani O da quì a un mese ha da pensar, ben sanno. Ciò che
anno. Ciò che pensa ciascun, ciò che domani O da quì a un mese ha da pensar, ben sanno. Ciò che all’orecchio il re d
a quì a un mese ha da pensar, ben sanno. Ciò che all’orecchio il re da solo a sola Susurra alla regina, essi pur sanno
r falso D’una in un’ altra lingua rimontando Si venisse a indagar da chi mai nacque, E gastigato il novellier ne fos
e delle figliuole e del nipote, per mezzo di Agorastocle già adottato da un suo ospite chiamato Antidamante. Chi ha molto
le loro fatiche? Ciascuno volle in tali versi rinvenire il linguaggio da se coltivato. Giuseppe Scaligero56 considerò ques
le secondo lui la lingua Punica si è conservata. La curiosità troverà da pascolarsi in quanto, oltre a’ nominati, dissero
ni altro dal Boccaccio nella Novella del porco rubato a Calandrino, e da Giambatista della Porta in più di una commedia, e
sa di Tossilo, per vedere se vi è rimasto dal passato dì qualche cosa da ingollare, vede aprirsi la porta e si trattiene.
hia, un orinale, un pajo di zoccoli, un pallio e un picciolo borsotto da guardare alcuna coserella per divertirsi mentre s
uanto può possedere un buon parassito. Orsù (dicegli in fine Tossilo) da te altro non voglio che la tua figliuola . . . .
dalo. Certo che no (replica Saturione). Vuoi tu che io sia conosciuto da altri che da chi mi dà da mangiare? Or dunque (ri
he no (replica Saturione). Vuoi tu che io sia conosciuto da altri che da chi mi dà da mangiare? Or dunque (ripiglia Tossil
a Saturione). Vuoi tu che io sia conosciuto da altri che da chi mi dà da mangiare? Or dunque (ripiglia Tossilo) tu puoi da
difficile, non essendo scorsi che sei mesi dalla venuta del ruffiano da Megara in questa città. Saturione si rattrista al
si rattrista al’ vedere andare in fumo il banchetto, se dee dipendere da questo intrigo. Tossilo conchiude ch’egli rimarrà
e, instruiscila di quanto dee dire, di chi si abbia a chiamar figlia, da chi debba favoleggiare di essere stata rapita, in
voleggiare di essere stata rapita, in qual guisa figurarsi nata lungi da Atene, come piangere al ricordarsi della patria e
ccome accennammo nel parlar delle commedie di Aristofane. Gli antichi da una banda dipingevano al naturale per ottenere la
in modo, che possa trovarsi in casa quando egli pensi che sia ancora da Lenniselene. Pegnio risponde, ti obedirò, e torna
Tossilo: E Pegnio: in casa per trovarmici mentre tu pensi che io sia da Lenniselene; motto, ovvero, come dicono i moderni
favellare in una banda della scena poteva essere coperto e non veduto da chi agiva in un’ altra fino a tanto che non venis
duta. La Vergine con saviezza e modestia procura di rimuoverlo ancora da tal disegno in questa guisa secondo la mia versio
E quando il pensi men, t’esce sul viso. Sat. Temi tu ch’io ti venda da buon senno? Verg. Nol temo, no, ma che si finga
paterni, ed entrano in casa di Tossilo. Dordalo risoluto vuole andar da Tossilo o perchè gli dia il pattuito prezzo della
ggere le sinte lettere, ove si accenna di una Vergine Araba fuggitiva da vendersi, e mostrando desiderio di apportargli ut
’ottavo, Prepotenza nel nono, e dietro ad esse Ogni malvagità. Se da tal peste Non si ripurghi, a conservarla, io pe
l arripides, nunquam postea eripides. il che graziosamente s’imitò da Giambatista della Porta, nella cui Trappolaria il
disposta la mensa avanti la porta della propria casa per farsi veder da lui, come in fatti avviene. Or nell’uno e nell’al
e truffato, e tanto più graziosamente, quanto che n’è prima avvertito da un vecchio, il quale per una scommessa fatta con
ne ridevoli conseguenze contro gli antichi. Egli non può ignorare che da essi non si vuole apprendere il modo di sceneggia
i vista le umane ridicolezze. Per tali cose la favola del Pseudolo fu da Gellio chiamata festivissima, e ammirata da’ mode
terpreti, tra’ quali si distinse Federico Taumanno. Giovanni Dousa le da il titolo di ocellus fabularum Plauti 61. Curcul
ba al vantatore un anello, per cui mezzo acquista una Vergine venduta da un ruffiano, e la reca nelle mani di Fedromo di l
e di peso trovata dal vecchio Euclione, il quale avvezzo alla miseria da tanti anni non sa far uso di quel danajo, e di be
ce. Il di lui carattere con somma maestria e con cento grazie dipinto da Plauto, è stato mille volte copiato da Italiani,
ria e con cento grazie dipinto da Plauto, è stato mille volte copiato da Italiani, Spagnuoli, Francesi e Inglesi; e lo sci
laria non ci sia pervenuta intera, è stata pur tradotta nel secolo XV da Paride Ceresara, per quel che apparisce da una le
pur tradotta nel secolo XV da Paride Ceresara, per quel che apparisce da una lettera di Lodovico Eletto Mantovano de’ 22 d
risponde Megadoro all’avaro Euclione, il quale dice di non aver dote da dare alla figlia: . . . . . . . . . Ne duis:
no Riccio, Maurizio Sidelio65. Cestellaria. Denominasi questa favola da un cestino cogli ornamenti infantili di una bambi
gozzovigliando. Un servo autore dei di lui disordini appena ha tempo da fare menar dentro un commensale ubbriaco e chiude
ale ubbriaco e chiudere la casa. Incontrasi di poi col vecchio, e gli da ad intendere esser la casa posseduta da mostri e
asi di poi col vecchio, e gli da ad intendere esser la casa posseduta da mostri e fantasime, perchè sessanta anni fa vi fu
me, perchè sessanta anni fa vi fu spogliato e ammazzato un forestiere da colui che vendè la casa al vecchio padrone. Quest
o necessario a veder la casa, o che vi manchino forse de’ versi detti da Simo prima di partire, o che il poeta abbia conta
esta favola, ed ebbe per titolo le Rétour imprevû. E’ stato osservato da Metastasio il bisogno che essa ha di mutazioni di
in vece di prologo, che per la seconda volta troviamo in Plauto fatto da uno degl’ interlocutori, e collocato nel mezzo de
nel mezzo della favola. Contiene una beffe fatta a quel vanaglorioso da un fervo per torgli di mano una fanciulla amata d
quel vanaglorioso da un fervo per torgli di mano una fanciulla amata da un giovane Ateniese. Questi alla chiamata del ser
Palestrione le insinua di fingersi una propria sorella gemella venuta da poco tempo coll’ amante in Efeso. Il muro aperto
di un vecchio e spasimata amante del soldato. Lusingato il vantatore da questo nuovo acquisto, per non ricevere disturbo
e colla madre che già si dice imbarcata. Appena l’innamorato vestito da marinajo l’ha menata via, che il soldato pieno di
della prima scena affermò il Lascari di averlo trovato in Messina, e da alcuni si attribuisce a Francesco Petrarca68. Dip
tidisce e mi ammazza. Epidico, non dico altro, la favola prediletta e da me amata al pari di me stesso, mi diviene ristucc
o è libera, dandogli speranza che non mancherebbe di esser ricomprata da un soldato che l’ ama. Ma il soldato ricusa di ri
arte Perifane che tiene in casa come sua figlia la sonatrice comprata da Epidico, colla venuta di una donna da cui egli l’
ua figlia la sonatrice comprata da Epidico, colla venuta di una donna da cui egli l’ebbe, conosce di non esser tale. Per t
per buona ventura di costui si scopre che l’ultima fanciulla comprata da Stratippocle era veramente la di lui sorella natu
sce nell’azione principale. Questa consiste nella costanza dimostrata da due matrone in amare i loro mariti bisognosi, i q
a dimostrata da due matrone in amare i loro mariti bisognosi, i quali da tre anni partirono dalla patria cercando di migli
no della città, e un altro che viene da’ paesi esteri. A quest’ultimo da lei trattato in altro tempo ancora dà ad intender
limento avviene colla riconoscenza del bambino supposto che era preso da una giovane amata da Dinarco uno degli amatori di
riconoscenza del bambino supposto che era preso da una giovane amata da Dinarco uno degli amatori di Fronesia. Questo Din
eivei. Egione ha due figliuoli, uno che di anni quattro gli fu rubato da uno schiavo e venduto a uno straniero, e un altro
debolezze, amore, parti supposti, danari truffati, e bagasce liberate da qualche giovane di nascosto del padre. Di siffatt
ntichi comici molte altre invenzioni avranno immaginate assai diverse da quelle che leggiamo nelle reliquie de’ loro scrit
nendosi alle venti che ne abbiamo, passerebbero il numero di vent’una da Varrone riconosciute per Plautine. Certo Lelio, a
mo eruditissimo affermava che venticinque veramente erano le commedie da Plauto composte, e che altre appartenevano ad alt
oste, e che altre appartenevano ad altri più antichi comici, e furono da lui ritoccate nel ripetersene le rappresentazioni
ggiori, continua a rappresentarsi sulla scena Romana. 23. V. ciocchè da Giacomo Guitero nel lib. II, c. 19 de Vet. Jur. P
te temperatum, ideoque vacuum nota est. 30. Oltre a ciò che rilevasi da Polibio, da Livio, da Virgilio, da Strabone, vedi
m, ideoque vacuum nota est. 30. Oltre a ciò che rilevasi da Polibio, da Livio, da Virgilio, da Strabone, vedi il lib. I,
vacuum nota est. 30. Oltre a ciò che rilevasi da Polibio, da Livio, da Virgilio, da Strabone, vedi il lib. I, c. 33 dell
est. 30. Oltre a ciò che rilevasi da Polibio, da Livio, da Virgilio, da Strabone, vedi il lib. I, c. 33 della Geogr. Sacr
ammaticis. 47. Si vegga la prefazione premessa alle Satire di Orazio da M. Dacier. 48. V. il tomo I delle Vic. della Col
14 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 105-106
i, era nel 1572 capocomico in Inghilterra, secondo il Collier, citato da Adolfo Bartoli (op. cit., CXXIX), e in Ispagna l’
cit., CXXIX), e in Ispagna l’ '88 col fratello Tristano, come abbiam da una sua lettera alla madre del 18 agosto, di cui
sottoscrive in una lettera al Duca di Mantova, del 17 settembre 1580, da Firenze. (V. Alberghini). Ma se notizie non ci so
re, a bastanza ne abbiamo come uomo e come marito, in due lettere sue da Milano del 27 ottobre '91 e da Caravaggio del 9 n
uomo e come marito, in due lettere sue da Milano del 27 ottobre '91 e da Caravaggio del 9 novembre al capitano Alessandro
icante : Mentre Drusiano è stato ultimamente in questa città che son da cinque mesi in circa, à visso sempre de mio con i
ndo bene de dove veniva la robba, et comportava che sua moglie stesse da me et venisse alla mia abitatione, et non atendev
ciava correre il mondo : come di questo ne farò far fede avanti S. A. da più testimonie degni di fede. Ma perchè circa ott
otto giorni sono io li ho fatto intendere per la massaia che si trovi da vivere, che non voglio ch' egli viva de mio, mena
do così il Catrani stesso a provvederla di un letto e lasciarli tanto da alimentare il figliuolo, se non volea che andasse
Tristano era siffattamente intricato nelle faccende del fratello, che da lui stesso sappiamo in una lettera del 2 maggio '
endo ricercar nè vendetta, nè giustizia, ma desiderando solo di viver da cristiani e giustamente.
15 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO V » pp. 4-31
ditorioa. Terenzio neppure di tal gregge fece uso; ond’è che nè anche da ciò derivare il farfallone di certo Francese, il
media togata trabeata parve nuovo a’ tempi di Augusto; e su inventato da Cajo Melisso da Spoleto, il quale nato ingenuo ma
beata parve nuovo a’ tempi di Augusto; e su inventato da Cajo Melisso da Spoleto, il quale nato ingenuo ma esposto per la
bernaria frammischiava l’eccellenza alla bassezza, e prendeva il nome da taberna, luogo frequentato da persone di ogni cet
lenza alla bassezza, e prendeva il nome da taberna, luogo frequentato da persone di ogni ceto. L’Atellana era una commedia
Atellana era una commedia bassa, sì, ma piacevole, lontana alla prima da ogni oscenità e licenza scurrile (siccome nel sec
) indi contaminata dall’esempio de’ mimi. Essa per quel che ricavammo da Strabone, si recitò lungo tempo da attori privile
mimi. Essa per quel che ricavammo da Strabone, si recitò lungo tempo da attori privilegiati che godevano della Romana cit
Macco e del Buccone, delle quali favellasi in un passo di L. Apulejo da Giusto Lipsio interpretato scrivendo a Niccolò Br
ortava in testa una berretta aguzza, e una maschera in volto alterata da un gran naso. Stimava il lodato valoroso antiquar
reca voce μακκαειν, delirare, e L’altra μακκοαω, far l’indiano, usata da Aristosane ne’ Cavalieri, corrispondono alla goff
lla stima della società e delle prerogative di cittadini. Egli è però da avvertirsi che anche gli altri istrioni, allorchè
rionfali, sotto Augusto fè rappresentare una farsa mimica in pubblico da matrone e cavalieri in vece de’ soliti attoria. P
Nerone estinguere la virtù stessa, in Padova sua patria cantò vestito da tragedo ne’ Giuochi Cestici istituiti dal Trojano
Mimi. I Mimi de’ Latini furono picciole farse buffonesche usate da prima per tramezzi che poscia formarono uno spett
zio e diletto compose moltissimi mimi che si rappresentavano, e forse da lui stesso ancora privatamente. La qual cosa per
a che vi era, alludendo al gran numero di senatori e cavalieri creati da Cesare. Ma Laberio che non cedeva all’Arpinate ne
itolato Rector inserì i seguenti versi sull’acciecamento di Democrito da un vecchio avaro applicato a’ proprii casi: Demo
ificarlo, dichiarandosi pubblicamente a favore de’ mimi rappresentati da Publio. Di questo liberto sono a noi pervenute al
grafi Lentulo, di cui favellano san Girolamo e Tertulliano; Gn. Mazio da Gellio appellato dottissimo; e Lucio Crassizio di
ui ebbe il cognome di Paside che poi si trasformò in Panza, ed attese da prima agli studii teatrali, e compose alcuni mimi
losofia dietro la scorta del filosofo Quinto Settimo. I mimi prodotti da tali scrittori erano ingegnosi, morali e piacevol
, s’introdussero le donne. Allora fu che de’ mimi degenerati si disse da Ovidio, imitantes turpia mimi , e che Diomede di
i Marcantonio, e di Lucilia mima che visse sino a cento anni nominata da Plinio. Della sfacciataggine di simili mime sono
spettando la presenza di quel virtuoso cittadino; ma egli avvertitone da Favonio suo amico uscì dal teatro, ed il popolo c
Il nominato Ila però sommamente licenzioso ad istanza del Pretore fu da Augusto nella propria casa fatto pubblicamente ba
mbievolmente si disprezzavano e facevansi ogni male. Batillo favorito da Mecenate giunse a far bandire da Roma e dall’Ital
acevansi ogni male. Batillo favorito da Mecenate giunse a far bandire da Roma e dall’Italia il suo emulo Pilade, benchè Su
tumi sieno puri? La tragedia di Medea espressa mirabilmente per gesti da Mnestere, poteva recar vergogna alla ragione perc
Saturnali lib. III, c. 14. a. Egli è certo che quando Tiberio cacciò da tutta Italia gl’istrioni per la loro somma petula
hiamati, fu costretto per timore di qualche grave pericolo a bandirli da Roma, non cessarono le rappresentazioni teatrali.
delle sue Istituzioni Divine, questi giuochi Florali furono istituiti da una cortigiana chiamata Flora, la quale lasciò il
giana chiamata Flora, la quale lasciò il popolo Romano erede de’ beni da lei guadagnati, assegnandone una parte per la cel
e pe’ giuochi che dal suo nome doveano chiamarsi Florali. Quì però è da avvertirsi che il culto della dea Flora è più ant
o della dea Flora è più antico della cortigiana Flora, e fu istituito da Tazio re de’ Sabini in Roma; e i giuochi Florali
n Roma; e i giuochi Florali cominciarono l’anno di Roma 513; di che è da vedersi Isacco Vossio de Origine Idolatr. lib. I
16 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 17-27
nterrottamente abbia in essi dominato lo spirito religioso primitivo, da che sino a questi tempi la commedia si considera
igioso primitivo, da che sino a questi tempi la commedia si considera da alcuni Cinesi come antico rito del patrio culto.
a nelle pubbliche calamità o allegrezze, è costantemente accompagnato da un dramma, il quale si riguarda come rito insieme
n manchino ne’ fasti di questa nazione esempli di regnanti, che vinti da i vezzi delle sirene teatrali giunsero all’eccess
il medesimo carattere che lo distingue nello stato. Il re rappresenta da re, i suoi nipori o figliuoli da principi, da cap
ingue nello stato. Il re rappresenta da re, i suoi nipori o figliuoli da principi, da capitani o consiglieri i veri consig
tato. Il re rappresenta da re, i suoi nipori o figliuoli da principi, da capitani o consiglieri i veri consiglieri o capit
da principi, da capitani o consiglieri i veri consiglieri o capitani, da servi i servi. Quindi è che, siasene qualunque la
sia l’ Orfano della famiglia Tchao, tradotto dal P. Prèmare e tratto da una collezione di un centinajo di drammi scritti
iù serie, le situazioni più patetiche, rare volte vengono scompagnate da bassezze e motteggi buffoneschi. Ogni favola è di
chiamasi Sie-Tse, e tutti gli altri Tche. Quanto alla musica trovasi da tempo remotissimo nella China introdotta, essendo
da tempo remotissimo nella China introdotta, essendo stata inventata da Hoang-ty, e coltivata dallo stesso Fo-hi inventor
l’Imperadore. I varj stromenti della coltivazione sostenevansi allora da venti musici, ed altri cinquanta rimanevano in gu
e le cerimonie fatte negli appartamenti delle Imperatrici. Eseguivasi da prima in tali luoghi la musica da 24 donne sotto
menti delle Imperatrici. Eseguivasi da prima in tali luoghi la musica da 24 donne sotto la direzione de’ maestri della cam
i. Comparisce fanciulla, amoreggia e si marita una donna, la quale ha da partorire un bambino, che dopo quattro lustri si
0. Oltre alle rappresentazioni riferite hanno gli Orientali coltivati da gran tempo i balli pantomimici. Alcuni de’ commed
traduzione ms. di un libro intorno all’Antica Musica Cinese composta da Ly-Koang-ty dottore e membro del primo tribunale
nesi impresse nella China, le quali nel 1779 si compiacque d’inviarmi da Pisa a Napoli sulla speranza che avessero potuto
i Cinesi, per farne tradurre una almeno. Alquante etimologie ricavate da qualche parola Cinese e infilzate in certi liberc
17 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 745-749
(fuori di Porta a Prato a San Stefano in Pane) il 13 agosto del 1751 da Filippo Del Buono, possidente. Visse e morì in Vi
udito (e le parole sue furon riferite nella Nazione del 31 marzo ’91 da Giulio Piccini (Jarro), a cui debbo gran parte di
areggiata e documentata vita del nostro artista) che il nome venisse da un faceto garzone di parrucchiere, o da un gaissi
artista) che il nome venisse da un faceto garzone di parrucchiere, o da un gaissimo mendicante, il quale se ne stava sugl
oppe e brandelli, per la sua persona, scarna, allampanata, stentata : da ciò il nome di stento o stenterello, che si dà tu
e 20 aprile ’91), io credo che il nome di Stenterello egli prendesse da sè stesso, essendo piccolo di statura, magro, spa
sò, dice, in un batter d’occhio, perchè fu del continuo accompagnato da quiete d’animo, da perfetta salute, da ogni possi
tter d’occhio, perchè fu del continuo accompagnato da quiete d’animo, da perfetta salute, da ogni possibile soddisfazione
è fu del continuo accompagnato da quiete d’animo, da perfetta salute, da ogni possibile soddisfazione nell’arte, e con sop
tieri le scappava di casa. Fu in processo di tempo il Del Buono preso da tal manìa religiosa, che datosi tutto a Dio, fece
gli è sepolto, si legge su di una parete il seguente epitaffio, fatto da lui stesso incidere in marmo fin dal 1826 : Luig
ui stesso incidere in marmo fin dal 1826 : Luigi Del Buono fui – che da vivente destinavo questo marmo – per soprapporsi
il popolo fiorentino in genere, nella vivezza del linguaggio, purgato da ogni parola men che conveniente. Stenterello n
ma fisionomia, terminando col trasformarsi in un semplice personaggio da pochade e magari da operetta, oggi Stenterello in
nando col trasformarsi in un semplice personaggio da pochade e magari da operetta, oggi Stenterello in mare, domani organi
cio. Se tento intanto, un tantin tutto il vostro cor, tutt’atto a tor da tutti, gli atti di timore ho più a temere, perchè
atri di Venezia del 1821 cita un Vincenzo Fracanzani il quale partito da Firenze sua patria, immaginò in Lombardia un nuov
che quantunque in lui non male accolto dal pubblico, tuttavia non fu da altri poi ricopiato. C’è qui dell’inesattezza, av
ricopiato. C’è qui dell’inesattezza, avendo nel ’21 il Del Buono già da quarant’anni creato la sua maschera ? o forse il
come anche anteriore mi sembra la giubba a vita abbottonata e fermata da cintura. A ogni modo è certo che nè lo schizzo de
18 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 36-58
, che l’azione ed i principali colpi di teatro della prima si tolsero da una commedia Italiana11. Arlecchino servo balordo
n la Scuola delle donne rappresentata in dicembre, che Moliere ricavò da una novelletta delle Notti Facete di Straparola14
te di Straparola14. Essendo stata questa piacevole commedia criticata da certi smilzi letterati pieni d’invidia più che di
lto segno; e poche altre ridicolezze importanti come questa rimangono da esporsi allo scherno scenico. Il carattere di Alc
fu di bel nuovo proibita. Il re assediava Lilla, e due attori spediti da Moliere gli presentarono un memoriale contro di t
ne nel IV. Nel 1668 comparvero l’Anfitrione e l’Avaro commedie tratte da Plauto e accomodate ottimamente a’ costumi più mo
di M. de Pourceaugnac, in cui un avvocato di provincia viene aggirato da Sbrigani personaggio modellato su i servi della c
erito il piano lo stesso Luigi XIV, il quale nel primo tramezzo ballò da Nettuno, e nel sesto da Apollo; ma fu l’ ultima v
Luigi XIV, il quale nel primo tramezzo ballò da Nettuno, e nel sesto da Apollo; ma fu l’ ultima volta che questo monarca
tesimosecondo anno della sua età, comparve in teatro a ballare scosso da alcuni versi del Brittannico di Racine (Nota V).
ene prime del II e del III sono di Moliere; il rimanente si verseggiò da Pietro Cornelio, ad eccezione delle parole italia
ro Cornelio, ad eccezione delle parole italiane, e de’ versi francesi da cantarsi scritti da Quinault e posti in musica da
zione delle parole italiane, e de’ versi francesi da cantarsi scritti da Quinault e posti in musica da Lulli. Moliere, Lul
de’ versi francesi da cantarsi scritti da Quinault e posti in musica da Lulli. Moliere, Lulli, Cornelio, Quinault lavoran
e il falso bell’ ingegno, e la superficiale pedantesca erudizione; ma da un soggetto così arido Moliere seppe trarre parti
o filosofico ove ponga mente a quella sagacità, che lo mena ad entrar da maestro nel mecanismo delle umane passioni? Ma la
iva e tutto purifica per l’altrui ammaestramento. Or questa filosofia da quanti filosofi e matematici d’ostentazione è con
Intorno a’ caratteri diversi delle sue favole è d’avvertirsi che egli da prima accomodò i suoi lavori al gusto dominante p
edie d’intrigo; ma poichè ebbe acquistato maggior credito, si rivolse da buon senno a ritrovare il ridicolo ne’ costumi co
scrittori teatrali, e seppe approfittarsi delle loro invenzioni, non da plagiario meschino, ma da artefice sagace che abb
pe approfittarsi delle loro invenzioni, non da plagiario meschino, ma da artefice sagace che abbellisce imitando. É incert
Sbrigani si trovano nelle commedie del Porta. Giorgio Dandino deriva da una novella del Boccaccio già dallo stesso Porta
non avesse voluto nella sua favola aggruppare gli eventi che nascono da una somiglianza, e quelli di cinque coppie d’inna
mica sino al Misantropo: niuno copiò più al vivo la natura seguendola da per tutto senza lasciarla prima d’ averne raccolt
espressione barbara, forzata, o nuova nella lingua, di che fu ripreso da Fénélon, La Bruyere e Baile; molte composizioni s
effetto o prestarono il nome a chi non volle comparire. Trarremo solo da questa folla di poca importanza il Pedante burlat
deflorazione, sulla fuga di due donne rivali e sul loro travestimento da uomo, senz’arte, senza regolarità e senza piacevo
vi si trova la verità e la vivacità comica ch’ebbe poi tal carattere da Moliere. L’istesso Voltaire avendo riguardo a que
tore si avvicina molto al gusto di quel gran comico. I Menecmi tratta da Plauto vien pregiata dagl’ intelligenti; ed è da
co. I Menecmi tratta da Plauto vien pregiata dagl’ intelligenti; ed è da notarsi che l’ autore la dedicò a Desprèaux contr
ito. Egli convisse con Palaprat per alcun tempo con molta intimità, e da lui fu ajutato nella nominata commedia. Diceva pe
sse in dieci volumetti, ma si stima che alcune sieno state pubblicate da autori anonimi sotto il di lui nome. Verseggiava
anto alla Commedia Italiana fu sostenuta, dopo i Comici Gelosi, prima da una comitiva che rimase in Parigi fino al 1662 se
itiva che rimase in Parigi fino al 1662 senza stabilimento fisso, poi da un’ altra più fortunata che alternava colla Compa
Si direbbe tutta di Cimabue o di altro guastasanti una figura animata da Raffaello o dal Correggio per averne quel rozzo p
l duca di Joyeuse e di madamigella di Vaudemont, ajutato nella musica da Salmon e da Beaulieu, e ne’ versi da Chesnaye, a
yeuse e di madamigella di Vaudemont, ajutato nella musica da Salmon e da Beaulieu, e ne’ versi da Chesnaye, a cui Giacomo
Vaudemont, ajutato nella musica da Salmon e da Beaulieu, e ne’ versi da Chesnaye, a cui Giacomo Patin pittore del re fece
insieme colla regina, nella mascherata in forma di balletto composta da Benserade nel 1651, e ne’ balletti comici di Moli
19 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 995-998
Gattinelli Luigi, nacque a Meldola il 1786 da Niccolò, orefice, e da Teresa Fanelli, e vi fu ba
Gattinelli Luigi, nacque a Meldola il 1786 da Niccolò, orefice, e da Teresa Fanelli, e vi fu battezzato, nella chiesa
carnovale del 1806 a Lugo la lughese Giuseppina Stanghellini, sarta, da cui ebbe i due figliuoli Gaetano ed Angelo, prima
al teatro. Ecco il sonetto a stampa per le faustissime nozze, dettato da certo signor Cricca : O caro Gattinel che bravam
le parti di primo uomo, fu in tal ruolo e per un triennio scritturato da Luigi Vestri ; ma impinguatosi alquanto coll’ ava
bbracciar l’altro di caratterista e promiscuo, con cui fu scritturato da Solmi e Pisenti, e in cui riuscì ottimo, avendo s
in cui riuscì ottimo, avendo saputo togliere tutto il buono che potè da Francesco Taddei e Luigi Vestri, e adattarlo a’su
o Luigi Vestri era caratterista a nessuno secondo. Ristabilito appena da lunga malattia, mettevasi in viaggio per Firenze,
mento a perenne sua memoria, con una lunga iscrizione latina, dettata da L. G. Ferrucci. Antonio Colomberti lasciò scritto
Mascherpa che i Drammatici al servizio di S. M. la Duchessa di Parma da lui condotti e diretti siano rimasti per non sosp
i ! Un raggio dell’implorato vostro patrocinio mi conforti nel dolore da cui sono amareggiato per la perdita d’un vecchio,
cui si discorre largamente di commedie originali e tradotte, del ’28 da Firenze ad Antonio Benci, in Livorno, autore dell
e della Bottega del libraio, del Salvator Rosa, e di altro, e del ’44 da Trieste al figliuolo Angelo in Vicenza. Da questa
di nome, non dovevano riconoscersi. D’altronde il partito che trassi da un tale cambiamento non si può immaginare, se non
o Gattinelli ! Chiudo questo articolo con la lettera ch’ egli scrisse da Faenza al figliuolo Angelo, in Montagnana, il 24 
ndonarmi. Avevo 200 scudi, sono iti ; ne ho presto ripiegati altri, e da questa parte non tremo per ora. La testa mi regge
20 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 215
Arrighi Carlo, nacque a Livorno il 13 agosto 1859 da Pilade Arrighi, cassiere alle stanze dei pubblici
859 da Pilade Arrighi, cassiere alle stanze dei pubblici pagamenti, e da Antonietta Bonamici, sorella del Dottor Diomede,
onietta Bonamici, sorella del Dottor Diomede, il noto bibliofilo. Fin da giovinetto accudì al prosperoso commercio delle p
n da giovinetto accudì al prosperoso commercio delle pelli, legatogli da un suo stretto parente. Nell’anno 1876 entrò a fa
promessa di ottima riuscita per quell’arte, alla quale fu trascinato da passione irresistibile, e la quale doveva poi con
91, e la quale abbandonò in America per tornarsene a Livorno, affetto da una di quelle malattie che consumano lentamente e
21 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 283-285
o, nacque a Venezia il 21 dicembre del 1846 dal ragioniere Domenico e da Angela Demartini. Studiò legge, e senza aver appa
e senza aver appartenuto ad alcuna società filodrammatica, mostrò sin da piccolo amore grandissimo al teatro di prosa, nel
e a casa, il giovine artista fu confermato con una paga che gli desse da vivere ; e indi a poco egli fu primo attor giovin
di Cesare Rossi. Il primo anno fece società con Francesco Coltellini, da cui essendogli pervenute alla resa dei conti cinq
resa dei conti cinque o seimila lire di guadagno, oltre a quel tanto da vivere che s’ era assegnato giornalmente per sè e
arata ! E quali effetti di commozione o di comicità non sapeva trarre da situazioni o da intonazioni nuove, imprevedute !!
effetti di commozione o di comicità non sapeva trarre da situazioni o da intonazioni nuove, imprevedute !!! Pietriboni, ri
vere, ripeto, che gl’ intelligenti e in un modesti ! Egli ebbe aperto da lui un nuovo orizzonte…. il metodo suo seguì, si
use i movimenti de'singoli attori !… Mostrava egli le scene, recitava da donna, da vecchio, da giovine !… Certo non era in
menti de'singoli attori !… Mostrava egli le scene, recitava da donna, da vecchio, da giovine !… Certo non era ingiusta la
goli attori !… Mostrava egli le scene, recitava da donna, da vecchio, da giovine !… Certo non era ingiusta la pecca che tr
nni più tardi la sua Silvia gli morì dopo un anno e mezzo di malattia da lei ignorata, e che fu per lui la più atroce agon
22 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 958-966
o, e non come buffone. » E aggiunge ch’ ebbe figli tenuti a battesimo da serenissimi Principi. Giovanni Cinelli nella sua
ori il 1638, e ristampato poi nel Propugnatore del maggio-giugno 1880 da Severino Ferrari. In esso egli lascia il Violino
di Mantova, al quale fu raccomandato dal Cardinal Caetani con lettera da Roma in data 12 aprile del 1611. Il ’15 e il ’16
15 e il ’16 egli era già nella Compagnia de’ Confidenti, come si vede da queste due lettere scritte a S. A. Impresaria il
l mio mancamento cercherei con la forza del merito di altri impetrare da V. E. perdono. Si come hora conossendo non havere
ere all’ E. V. che solo bramo di servirlo, mi scordo il torto fattomi da messer Battistino nello scrivere queste falsità a
ig. Flavio onde vivendo a V. E. servitore et a lui compagno li auguro da N. S. ogni felicità, di Milano il di 12 Agosto 16
ino. Ill.mo et Ecc.mo Sig. Nostro Per cura del Sig. Flavio portataci da Battistino habbiamo inteso la volontà e gusto di
lla pace tanto a noi necessaria, e con tanta fatica per nostro honore da V. E. procurata. Messer Battistino suo marito st
i compagnia, ne sarà ammesso in qual si voglia benchè minimo negozio, da che potesse pretendere più di quello che nella le
e fondata la Compagnia dei Confidenti, che mise assieme per suo gusto da circa sei anni, e che andava conservando sempre c
o degli Archivi di Modena risulta che al Gabbrielli e compagni venuti da Venezia furon dati il 27 maggio 1620 da S. A. Duc
Gabbrielli e compagni venuti da Venezia furon dati il 27 maggio 1620 da S. A. Ducatoni 350 d’argento per haver fatto in C
Ser.mo Principe Tomaso di Savoja, compreso le spese della venuta loro da Venezia e per ritornarsi, fanno L. 2205. Il ’24
issima Arciduchessa. A Firenze erano ancora il 31 ottobre, come si ha da un ricorso a Cesare Molzi per le noie che loro ca
Parrino), ricorso ch’ebbe per effetto la immediata espulsione di esso da Firenze e dallo Stato. Il gennaio del 1627 France
Il gennaio del 1627 Francesco Gabbrielli era a Ferrara, come si vede da questa lettera del 6, senza indirizzo, ma scritta
vir di lei in altro che nel premeditato. Suo marito ha fatto un tempo da secondo inamorato, ma per odiar il studio si è me
tempo da secondo inamorato, ma per odiar il studio si è messo a fare da Capitano Italiano, qual non gli riesce. Cintio pe
eparerà dall’Olivetta, che sarebbe un altra serva. Fritellino è buono da farsi odiare non solo da comici, ma da tutto il p
e sarebbe un altra serva. Fritellino è buono da farsi odiare non solo da comici, ma da tutto il popolo, e lo vediamo con i
ltra serva. Fritellino è buono da farsi odiare non solo da comici, ma da tutto il popolo, e lo vediamo con isperienza poic
cena vuol la gioventù. Il Pantalone della Podagra è così mal trattato da detto male che l’anno passato con noi in Venetia
lingua Toscana sono stati sommamente graditi, con speranza ch’habbino da riuscire mercè el studio al paro di qualunque alt
he non vi sij altro che V. S. e S. A. e significargli ch’io non parlo da Scapino, ma da Francesco, il quale si rimette a t
ltro che V. S. e S. A. e significargli ch’io non parlo da Scapino, ma da Francesco, il quale si rimette a tutto quello che
uto alcuna lettera del S.r Marliani, ma se l’haverò farò quanto verrà da S. A. per mezzo di quella imposto. E con questo f
23 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Vicenza, 24 novembre 1587. » pp. 308-309
Battista da Treviso (degli Amorevoli), recitava le parti di d
il Drusiano, conduttore di comici italiani a Londra nel ’78, e citato da A. Mézières (Prédécesseurs et Contemporains de Sh
intorno alla Compagnia de’ Gelosi che fu in Francia nel ’77. Battista da Treviso lasciò dunque la Francia il 10 maggio del
84 nella Compagnia degli Uniti, come si rileva dalla seguente lettera da Ferrara al Principe Vincenzo in data del 3 aprile
ra da Ferrara al Principe Vincenzo in data del 3 aprile, sottoscritta da tutti i Comici Pedrolino, Magnifico, Gratiano, Lu
rolino, Magnifico, Gratiano, Lutio, Capitan Cardone, Flaminio, Batt.ª da Treviso Franceschina, Giulia Brolo, Isabella, Gio
are che Messer Battista si fosse fatto capocomico, come può rilevarsi da quest’altra lettera, tolta pure dal D’Ancona (II,
D’Ancona (II, 492), dalla quale anche si apprende come egli fosse già da tempo in que’ rapporti relativamente intimi che s
fatto V. A. Ser.ma mi levano la speranza di poterle far servitii che da quelle me disobleghe, così la grandezza dell’anim
die, assicurandola che la Compagnia è tale, che merita esser favorita da V. A. Ser. di questa gratia, et perchè son certo
1587. Di V. A. Ser.ma humiliss.mo servitor Battista degli Amorevoli da Treviso detto la Franc.na Comico Amorevole. (
24 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 91-92
ma attrice giovane di qualche pregio, e morì, giovanissimo, compianto da tutta l’arte. Di lui riferisco le parole di Yori
cuore, per l’ardore infaticabile de'suoi studj continui. Festeggiato da per tutto, applaudito, incoraggiato, camminava a
LORE IL NOVEMBRE MDCCCLXXX Marliani Giuseppe, piacentino. Trascrivo da Francesco Bartoli : Fece egli in sua gioventù il
ascrivo da Francesco Bartoli : Fece egli in sua gioventù il Ballerino da corda in una Compagnia di saltatori diretta da Ga
gioventù il Ballerino da corda in una Compagnia di saltatori diretta da Gaspare Raffi Romano, di cui sposò la Maddalena d
faceva, e con sotto questa iscrizione : Giuseppe Marliani Ballerino da corda. Fu il Marliani istruito nell’arte comica
arliani Ballerino da corda. Fu il Marliani istruito nell’arte comica da Alessandro d’Afflisio Innamorato di merito ; e pe
tila e nell’Ezzelino dell’abate Chiari. Passò vecchio, con la moglie, da quella del Medebach nella Compagnia della Battagl
co valore ; ma, soprattutto, uomo probo, e come tale amato, e stimato da tutta l’arte. (V. Medebach Teodora).
25 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO II. Prima Epoca del Teatro Latino. » pp. 16-128
frequentato per lungo tempo in Roma erano le feste Consuali istituite da Romolo dopo il ratto delle Sabine. Manel Conselat
nno della CIV olimpiade e nel 389 della sua fondazione, Roma afflitta da crudelissima peste, sospesa ogni cura bellica, pe
litta da crudelissima peste, sospesa ogni cura bellica, per liberarsi da sì fiero nemico domestico, contro di cui ogni uma
e nel primo volume divisammo) in ogni terreno, senza che se ne prenda da altri popoli l’esempio, nella quale per lungo tem
graziab; al che allude il noto verso di una favola di Titinio citato da Pompeo Festoc. E che aì Romani non riescisse mala
isse malagevole il gustare delle grazie di quella lingua, può dedursi da ciò che scrive Tito Livio del Console L. Volunnio
uti copiosi sali e le vivaci piacevolezze che le condivano, non erano da oscenità veruna contaminate, ma talmente dalla na
non recarono taccia veruna a chi le rappresentava. Si è pèrò preteso da taluni troppo leggermente che esse fossero sin da
alla loro origine basse non solo e buffonesche ma oscene ancora. Pure da quale classico scrittore ciò si ricava? Non da Li
ma oscene ancora. Pure da quale classico scrittore ciò si ricava? Non da Livio, non da Strabone, non da Valerio Massimo ch
ra. Pure da quale classico scrittore ciò si ricava? Non da Livio, non da Strabone, non da Valerio Massimo che ne favellano
classico scrittore ciò si ricava? Non da Livio, non da Strabone, non da Valerio Massimo che ne favellano. Le favole Atell
a opera di certo Giulio Paride dal Vossio e di un Gianuario Nepoziano da altri) Oscene per origine furono corrette e tempe
e i nostri Osci fossero fuori dell’Italia. Dovea egli però sapere che da prima la denominazione d’Italia propriamente desi
severità di Valerio si riferisce agli Osci festivi, si, ma non osceni da principio. Gli Osci (dice pure lo stesso Cantel)
a agli occhi degli eruditi che ragionano, dal sapersi che tali popoli da prima chiamaronsi Opici (parola che si allontana
i popoli da prima chiamaronsi Opici (parola che si allontana di molto da osceno) ovvero dalla voce οφις secondo alcuni, o
llontana di molto da osceno) ovvero dalla voce οφις secondo alcuni, o da un accorciamento di Etiopici secondo altri; e che
le Atellane inserita nel I volume degli Atti della Società Pontaniana da noi rilevati moderatamente nel tomo VIII della se
rà accennare che egli I toglie agli Osci l’originalità di tali favole da tutti gli antichi loro accordata, 2 che le crede
ngenui Atellanarii riguardarono la falsa giocondità delle loro favole da principio esenti da ogni oscenità, e la corruzion
iguardarono la falsa giocondità delle loro favole da principio esenti da ogni oscenità, e la corruzione di esse fu posteri
esse fu posteriore e contemporanea agli eccessi degli altri attori, e da ripetersi verisimilmente dal l’imitazione contagi
ella greca erudizione, furono Livio Andronico e Quinto Ennio, i quali da Suetonio vengono chiamati entrambi Semigreci a. C
nno 546 composto un inno che per placare i numi si cantò solennemente da ventisette verginelle. Acquistò maggior fama per
limoniae Remi et Romuli potrebbe credersi azione tragica. Le commedie da lui composte furongli fatali. Traducendo e imitan
renziob. Nevio aveva militato nella prima guerra Punica, par quel che da lui stesso ricavo Varronea; e la di lui morte avv
ornelio Cetego, cioè l’anno di Roma 549, benchè Varrone stesso citato da Tullio ne prolonghi ancor più la vita. Secondo Eu
, Quibus divitias pollicentur, ab iis drachmam petunt. Debbe inoltre da lui riconoscersi il primo poema epico latino in v
unica, aveva adoperati i versi saturnii. E quante gemme avesse tratte da i di lui poemi l’impareggiabile Virgilio per lo p
tte da i di lui poemi l’impareggiabile Virgilio per lo più trascritte da verbo a verbo, può ricavarsi dal VI libro de’ Sat
ει, cioè, Non ha la medesima forza il medesimo discorso pronunziato da persone oscure che da illustri. Ennio imita ques
medesima forza il medesimo discorso pronunziato da persone oscure che da illustri. Ennio imita questo pensiero, ma ne tog
olari, non altronde le tolse che dalla commedia Nuova, come si scorge da molte sue commedie. Essendo esse nelle mani di tu
con Alcmena, dipartendosi dal sentiero tragico probabilmente battuto da Euripide nella sua favola perduta intitolata Alcm
media senza alterarne i versi. Riflettendo poi che dovevano favellare da una parte principi e numi, personaggi non proprii
a propria favola che non ignorava di essere una vera commedia, come è da credere che fossero pur le Rintoniche. Dalla somi
o pur le Rintoniche. Dalla somiglianza di Sosia e di Anfitrione presa da Mercurio e da Giove derivano tutte le grazie comi
niche. Dalla somiglianza di Sosia e di Anfitrione presa da Mercurio e da Giove derivano tutte le grazie comiche tante volt
alia la novella di Gieta e Birria attribuita al Boccaccio, ma scritta da Giovanni Acquetini che fiori col Burchiello nel 1
nel 1480, come dimostra l’Argelatia. Indi altri Italiani cominciando da Pandolfo Collenuccio tradussero questa favola e c
Sosia per moglie Cleantis che è il personaggio di Tessala introdotto da Plauto, e coll’immaginare che essa al pari di Alc
uesto di asserire con soverchia franchezza (come seguendo Bayle fassi da alcuni i quali sogliono mirar gli oggetti da un l
ome seguendo Bayle fassi da alcuni i quali sogliono mirar gli oggetti da un lato solo) che in ciò il Francese superò il su
sa sovvenirlo, perchè le proprie entrate si maneggiano dalla moglie e da un servo a lei addetto chiamato Saurea. Ricorre a
ucò, nè si vergognò a mio riguardo d’ingannare un ruffiano, e vestito da marinajo menarmi la donna che io amava. Mio figli
naturale inclinazione farebbe. Intanto un Mercatante che ha comprato da Demeneto alcuni asini, ne manda il prezzo all’atr
ica strada: un vecchio che cena colla bagascia del figliuolo, e si fa da lei abbracciare e baciare alla presenza del figli
ssimo Difilo, e s’intitolava Clerumenoe, e forse piuttosto Cleronemoe da κληρος, sors, sortitio, e νεμω, tribuo. Plauto la
marito, ne manda fuori il figliuolo, e prende la protezione del servo da lui favorito. Per troncare ogni contrasto, conven
ba prodotto un incredibil numero d’intrighi e di colpi teatrali usati da moderni spezialmente nel XVI e XVII secolo. Nicco
negli arzigogoli del pescatore Grippo si fa un ritratto di coloro che da picciole speranze sollevati si promettono grandez
verrebbe, l’una e l’altra concordemente alle mire del poeta. Scorgesi da qualche commedia moderna l’effetto di simili esem
pendo ovo esser possa, disperato pensa di prendere volontario esiglio da Ateno. Eutico suo amico figliuolo di Lisimaco lo
Questa è un’ altra favola di Filemone intitolata in greco Θεσαυρος, e da Plauto detta Trinummus forse meno felicemente da
in greco Θεσαυρος, e da Plauto detta Trinummus forse meno felicemente da tre nummi pagati per incidenza a un sicofanta. Il
o del tesoro. E a consiglio di un suo amico finge due lettere mandate da Carmide, una a lui stesso, e l’altra al figliuolo
ate da Carmide, una a lui stesso, e l’altra al figliuolo accompagnata da mille filippi per la dote della sorella. Un sicof
fingon saper, ma nulla sanno. Ciò che pensa ciascun, ciò che domani O da quì a un mese ha da pensar, ben sanno. Ciò che al
la sanno. Ciò che pensa ciascun, ciò che domani O da quì a un mese ha da pensar, ben sanno. Ciò che all’orecchio il Re da
da quì a un mese ha da pensar, ben sanno. Ciò che all’orecchio il Re da solo a sola Susurra alla Regina, essi pur sanno.
romor falso, D’una in un’altra lingua rimontando Si venisse a indagar da chi mai nacque, E gastigato il novellier ne fosse
re delle figliuole e del nipote per mezzo di Agorastocle già adottato da un suo ospite chiamato Antidamante. Chi ha molto
le loro fatiche? Ciascuno volle in tali versi rinvenire il linguaggio da se coltivato. Giuseppe Scaligeroa considerò quest
le secondo lui la lingua punica si è conservata. La curiosità troverà da pascolarsi in quanto, oltre a’ nominati, dissero
rode. Questo comico colore sempre piacevolissimo tante volte imitato da Francesi e Spagnuoli, trovasi felicemente adopera
e Spagnuoli, trovasi felicemente adoperato prima forse di ogni altro da Giovanni Boccaccio nella Novella del porco rubato
da Giovanni Boccaccio nella Novella del porco rubato a Calandrino, e da Giambattista della Porta in più di una commedia,
sa di Tossilo, per vedere se vi è rimasto dal dì passato qualche cosa da ingollare, vede che la porta si apre e si trattie
hia, un orinale, un pajo di zoccoli, un pallio e un picciolo borsotto da guardare alcuna coserella per divertirsi mentre s
anto può possedere un buon parassito. Orsù (dicegli in fine Tossilo) da te altro non voglio che la tua figliuola… La mia
ano Dordalo. Certo che no (Saturione); vuoi tu che io sia conosciuto da altri che da chi mi dà da mangiare? Or dunque (r
Certo che no (Saturione); vuoi tu che io sia conosciuto da altri che da chi mi dà da mangiare? Or dunque (ripiglia Tossi
(Saturione); vuoi tu che io sia conosciuto da altri che da chi mi dà da mangiare? Or dunque (ripiglia Tossilo) tu puoi d
difficile, non essendo scorsi che sei mesi dalla venuta del Ruffiano da Megara in questa città. Saturione si rattrista a
si rattrista al vedere andare in fummo il banchetto, se dee dipendere da questo intrigo. Tossilo conchiude che egli rimarr
istruiscila di quanto dee dire, di chi si abbia a chiamar figliuola, da chi debba favoleggiare di essere stata rapita, in
ggiare di essere stata rapita, in qual guisa figurarsi nata non lungi da Atene, come piangere al ricordarsi della patria e
spettacolo, siccome accennammo nel parlar di Aristofane. Gli antichi da una banda dipingevano al naturale per ottenere la
in modo, che possa trovarsi in casa quando egli pensi che sia ancora da Lenniselene. Pegnio risponde, ti obedirò , e tor
ossilo; e Pegnio: in casa, per trovarmici mentre tu pensi che io sia da Lenniselene ; motto, ovvero, giusta la lingua de’
sta la lingua de’ Comici dell’arte, lazzo e botta adottata in seguito da Pulcinelli ed Arlecchini Parte Tossilo. Ma che fa
favellare in una banda della scena poteva essere coperto e non veduto da chi agiva in un’altra fino a che non venisse avan
arà venduta. La Vergine con saviezza e modestia procura di rimuoverlo da tal disegno in simil guisa, secondo la mia versio
Nol temo, no; ma che si finga, spiacemi. Sat. Temi tu ch’io ti venda da buon senno? Ver. Nol temo, no; che si finga, spia
paterni, ed entrano in casa di Tossilo. Dordalo risoluto vuole andar da Tossilo o perchè gli dia il pattuito prezzo dalla
la Vergine, e porti seco le lettere ch’egli ha finto di aver ricevute da Persia dal proprio padrone. Lo fa trattenere in d
ggere le finte lettere, ove si accenna di una Vergine Araba fuggitiva da vendersi, e mostrando desiderio di apportargli ut
nell’ottavo, Prepotenza nel nono, e dietro ad essa Ogni malvagità. Se da tal peste Non si ripurghi, a conservarla io penso
mel arripides, nunquam postea eripides; il che graziosamente s’imitò da Giambattista della Porta, nella cui Trappolaria i
disposta la mensa avanti la porta della propria casa per farsi veder da lui, come in fatti avviene. Or nell’uno e nell’al
e truffato, e tanto più graziosamente, quanto che n’è prima avvertito da un vecchio, il quale per una scommessa fatta con
ne ridevoli conseguenze contro gli antichi. Egli non può ignorare che da essi non vuolsi apprendere il modo di sceneggiare
to di vista le umane ridicolezze. Per tali cose la favola Pseudolo fu da Gellio chiamata festivissima ed ammirata dai mode
ba al vantatore un anello, pel cui mezzo acquista una vergine venduta da un ruffiano e la reca in potere di Fedromo di lei
e di peso trovata dal vecchio Euclione, il quale avvezzo alla miseria da tanti anni non sa far uso di quel danajo, e di be
ce. Il di lui carattere con somma maestria e con cento grazie dipinto da Plauto è stato mille volte copiato in Italia, in
’Aulularia non ci sia pervenuta intera, pur si tradusse nel secolo XV da Paride Ceresara, per quel che apparisce da una le
si tradusse nel secolo XV da Paride Ceresara, per quel che apparisce da una lettera di Lodovico Eletto Mantovano de’ 22 d
ano Riccio, Maurizio Sidelioa. Cistellaria. Denominasi questa favola da un cestino con gli ornamenti infantili di una bam
gozzovigliando. Un servo autore de’ di lui disordini appena ha tempo da far menar dentro un commensale ubbriaco, e chiude
rasi di poi col vecchio e gli dà ad intendere esser la casa posseduta da fantasimi e mostri, perchè sessant’anni fa vi fu
tri, perchè sessant’anni fa vi fu spogliato e ammazzato un forestiere da colui che vendè la casa al vecchio padrone. Quest
edere l’interiore della casa, o che vi manchino forse de’ versi detti da Simo prima di partire, o che il poeta abbia conta
uesta favola, ed ebbe per titolo le Retour imprevû. È stato osservato da Metastasio il bisogno che essa ha di mutazioni di
o II, adoperata in vece di prologo, che per la seconda volta troviamo da Plauto posto in bocca di uno degl’interlocutori,
o nel mezzo dell’azione. Contiene una beffa fatta a quel vanaglorioso da un servo per torgli di mano una fanciulla amata d
quel vanaglorioso da un servo per torgli di mano una fanciulla amata da un giovane Ateniese. Questi alla chiamata del ser
sordine Palestrione le insinua di fingersi sorella sua gemella venuta da poco tempo coll’amante in Efeso. Il muro aperto c
di un vecchio e spasimata amante del Soldato. Lusingato il vantatore da questo nuovo acquisto, per non ricevere disturbo
e colla madre che già si dice imbarcata. Appena l’innamorato vestito da marinajo l’ha menata via, che il Soldato pieno di
della prima scena affermò il Lascari di averlo trovato in Messina, e da alcuni si attribuisce a Francesco Petrarcaa Dipin
o è libera, dandogli speranza che non mancherebbe di esser ricomprata da un soldato che l’ama. Ma il soldato ricusa di ric
arte Perifane che tiene in casa come sua figlia la sonatrice comprata da Epidico, colla venuta di una donna da cui egli l’
ua figlia la sonatrice comprata da Epidico, colla venuta di una donna da cui egli l’ebbe, conosce di non esser tale. Per t
er buona ventura di costui si scopre che l’ultima fanciulla comperata da Stratippocle era veramente la di lei sorella natu
sce nell’azione principale. Questa consiste nella costanza dimostrata da due matrone in amare i loro mariti bisognosi, i q
a dimostrata da due matrone in amare i loro mariti bisognosi, i quali da tre anni partirono dalla patria cercando di migli
uno della città e un altro che viene da’ paesi esteri. A quest’ultimo da lei trattato in altro tempo ancora dà ad intender
Lo scioglimento avviene colla riconoscenza del bambino supposto preso da una giovane amata da Dinarco uno degli amatori di
ne colla riconoscenza del bambino supposto preso da una giovane amata da Dinarco uno degli amatori di Fronesia. Questo Din
eivei. Egione ha due figliuoli, uno che di anni quattro gli fu rubato da uno schiavo e venduto a uno straniero, e un altro
debolezze, amori, parti supposti, danari truffati, e bagasce liberate da qualche giovane di nascosto del padre. Di siffatt
ie, nelle quali i buoni diventano migliori, se ne inventano ben poche da i poeti di oggidì. I pedanti orgogliosi i quali a
ntichi Comici molte altre invenzioni avranno immaginate assai diverse da quelle che leggiamo nelle reliquie de’ loro scrit
gnendosi alle venti che ne abbiamo, passerebbero il numero di ventuna da Varrone riconosciute per Plautine. Certo Lelio al
mo eruditissimo affermava che venticinque veramente erano le commedie da Plauto composte e che altre appartenevano ad altr
poste e che altre appartenevano ad altri più antichi comici, e furono da lui ritoccate nel ripetersene le rappresentazioni
nua a rappresentarsi sulla scena Romana. b. Vedasi ciò che si dice da Giacomo Guitero lib. II c. 10 de V et. Jur. Font.
te temperatum, ideoque vacuum nota est. a. Oltre a ciò che rilevasi da Polibio, da Livio, da Virgilio, da Strabone, vedi
m, ideoque vacuum nota est. a. Oltre a ciò che rilevasi da Polibio, da Livio, da Virgilio, da Strabone, vedi il libro I
vacuum nota est. a. Oltre a ciò che rilevasi da Polibio, da Livio, da Virgilio, da Strabone, vedi il libro I c. 33 dell
est. a. Oltre a ciò che rilevasi da Polibio, da Livio, da Virgilio, da Strabone, vedi il libro I c. 33 della Geografia S
bio. Pur ne piace rammentare un rotondo medaglione di marmo posseduto da Tommaso Manso nostro antiquario morto nel 1650, d
a Storia della Letteratura Italiana nel tomo I. Intorno a Rudia assai da più tempo si è disputato (Vedi i tomi IV, V, XI d
istante dalle montuose città di Oira e Ceglie, e diciassette in circa da Brindisi. a. Suetonio de illustribus Grammaticis
ticis c. 1. a. Si vegga la prefazione premesse alle satire di Orazio da m. Dacier a. V. il tomo I delle Vicende della C
26 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 570-583
Cantinella, celebre comico, che fu carissimo a Silvestro da Prato, e di cui fa menzione Sant’Antonino. Così i
Magnifichi di Antonfrancesco Grazzini detto il Lasca, già pubblicato da Francesco Bartoli è accennato al Cantinella con q
sa Baviera in Landshut, quando su al Castello di Trausnitz, Venturino da Pantalone e Battista Scolari da Zanni faceano sma
u al Castello di Trausnitz, Venturino da Pantalone e Battista Scolari da Zanni faceano smascellar da le risa i nobili asta
Venturino da Pantalone e Battista Scolari da Zanni faceano smascellar da le risa i nobili astanti. Cantù Carlo, tra’ comi
ciuto e aplaudito, mercè la gratia del Sere.mo patrone, nella lettera da Roma delli 22 febbraio 1647. Grandissimo artista
bili fattigli pel gran merito e per le amplissime raccomandazioni che da Parma recava a Parigi. Col mezzo delle quali anch
i che da Parma recava a Parigi. Col mezzo delle quali anche, otteneva da Milano, prima di mettersi in viaggio per la gran
á gli Amori dell’ Autore ; Loda le di lui virtù, Tocca l’ordine, che da un Grande ebbe di portarsi in Parigi. Gli appla
ostume, ma e il tipo mi par concordino a segno con quelli di Buffetto da essere scambiati. E come mai la incisione qui rip
tione. Domenico Locatelli, secondo il parere dei Parfait, convalidato da un brevetto del Re in data 21 gennaio 1647 che gl
la spiegazione delle scene della Finta pazza di Giulio Strozzi, fatto da Giacomo Torello da Fano e stampato a Parigi il no
e scene della Finta pazza di Giulio Strozzi, fatto da Giacomo Torello da Fano e stampato a Parigi il novembre del 1645 : (
l novembre del 1645 : (è unito allo Scenario del Biancolelli raccolto da Gueullette e appartenente oggi alla Biblioteca de
s/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img014.jpg] poi del 3 gennaio 1651 da Piacenza raccomandato da esso Ranuccio a esso Duc
-02_1897_img014.jpg] poi del 3 gennaio 1651 da Piacenza raccomandato da esso Ranuccio a esso Duca con le parole : concorr
n Brighella comico così buone parti, che le medesime saranno valeuoli da renderlo accetto all’A. V. alla quale io risoluo
o Cantù, il quale morì probabilmente nel ’76, come si può argomentare da una lettera inedita di Alfonso D’Este, della line
e si lamentò alla Gaiarda con el sig.r mangelli due uolte, io pregato da cauaglieri per l’agiustamento non solo lo fecci m
i alborosato per la Comedia che bramaua el popolo ò per la mia andata da donna olimpia me disse, ch’ io era un uis de cazz
a da donna olimpia me disse, ch’ io era un uis de cazzo un Comediante da nulla che non me cognosceua per nulla et che non
o li dete un pugno nel uiso, io me tretti a una spada fui intertenuto da molti, li miei poueri fanciuli strilauano, ed il
riarsi con infamentissime parole in questo ariuò li sbiri fui auisato da un Cauaglier del S.r Cardinale Rocci a fugire e l
ome, me haueua imputato me et mia moglie il dottore, et che non bramo da lui nisuna satisfatione : in questo ariuò ordine
che me facessero far la pace il qual S.r Cupis me disse io ui comando da parte del S.r Cardinale farnese, come suo camarie
al dottore Altrimente andarete prigione e poi ne riceuerete disgusto da S. A. : io me butai al partito di un mezzo termin
re il mastro di sala dela S.ra donna olimpia il quale uene con ordine da lasarme andare et a otto hore di notte uene a cas
e et a otto hore di notte uene a casa non esendo più a hora di andare da la S.ra Donna olimpia come altre uolte ui son sta
la gratia del Sere.mo patrone. Per le ingiurie riceuute inocentemente da un mal homo che non stima ne dio ne la Gente del
alla Comedia di più sono ancora hauisato che ha fato parlare l’Angela da cavaglieri Grandi al S.r mangielli et S.r Cupis a
tto core come offesi et inocenti, come S. A. si pò informare non solo da Comici ma da tutta Roma, come ho detto, perche il
offesi et inocenti, come S. A. si pò informare non solo da Comici ma da tutta Roma, come ho detto, perche il negocio fu t
detto, perche il negocio fu troppo publico ; e ben che li broi fatti da l’Angela et il dottore siano stati grandi non dub
a me ne sia protetore acio io non receua questo danno che li prometto da uero seruitore che mio socero non si deporta male
serua di V. S. la prego a esermi mezano acio io non resti mortificata da questo mal omo contra ala mia inocenza che piu to
ono informato ch’ el mio figliolo lucha tanto io lo posso far uestire da frate in Roma col farlo figlio del monestero in b
la ragione e non d’altro, e pure per bugie state scritte contro di me da Genova a S. A. io ebbi di ordine di S. A. minacci
he fureno false le imputationi si trataua di marito e moglie, et hora da un strano il tutto si comporta pacienza il tempo
la uerità, antiuedo li disgusti che receuera la prima donna che uera da questo bon homo di già sento a buccinare molte co
n pezzo fa ano inuiate li miei libri a V. S. delli quali come n’apare da mie lettere V. S. me fara grazia di far hauere il
che sarano capitati sicuro per che cossi me scriuano, (come ho detto) da bologna, e qui Umilmente inchinandomi con Profond
27 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Adi 21 8bre 1678 » pp. 220-224
ngiamo le Memorie delle notizie più vere, e cose più notabili e degne da sapersi, accadute nella feliciss. entrata delle s
a Napoli con la data di Venezia una commedia tradotta dallo spagnuolo da altro comico : Amare e fingere, che fu poi ristam
ra sull’arte sua e sulla sua vita di comico. Il 1675 arrivò a Mantova da Napoli, comico del Duca di Modena, come abbiamo d
5 arrivò a Mantova da Napoli, comico del Duca di Modena, come abbiamo da una lettera di Alfonso d’Este, il quale chiamando
sta per le recite di Venezia e per quelle di Mantova. Il 7 giugno '77 da Genova scrive distesamente al Duca di una aggress
a per opera di certo Filippo Castellano di Napoli, che n’ebbe mandato da cotal feudatario di Monferrato, il quale a sua vo
l numero e la specie di esse corrispondevano alla descrizione fattane da Florindo ; e datagliela il Lolli in buona fede, q
uegli se la ritenne, e non volle a niun patto restituirla. Sembra poi da una lettera di certo Capello dell’ 8 dicembre al
ssibile recuperare, perchè andata in mano d’altri. Ma Florindo scrive da Mantova il 23 agosto : « le mie Robbe consistenti
bile, che mai si fa conoscere. Mercordì dunque di notte, accompagnato da 5 huomini armati, trè delle guardie, e due della
conducono per certo nel Castello di Casale ; se bene nel partire mio da Mantoua mi fecero credere di incaminarmi alla Pat
portandosi uia tutto il buon della Bottega. Due fanciulle mie Nipoti da marito, se ne stanno in Casa de miei Padregni, co
e 1678 suo schiauo D. A. P. detto Florindo. Il giugno dell’ '80 partì da Modena, e giunse dopo ventidue giorni a Napoli, d
e piaghe ; ma intanto, promettendo di essere l’ottobre a Modena, come da contratto, si raccomanda alla munificenza di S. A
cerè di Napoli, che subito ottenne. Il 28 di dicembre dell»86, augura da Napoli al Duca il buon capodanno, e ci apprende c
manda al Duca i suoi devoti mirallegri per la favorevole impressione da lui lasciata alla Corte e in tutta Napoli, e il p
ne, o d’invio di doni : talvolta di una cartella miniata superbamente da grande artista di passaggio in Napoli, tal altra
28 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 718-721
nde e ben giustificata aspirazione. Nacque a Venezia il 19 marzo 1852 da Giuseppe Zago e da Maria Vianello, e mostrò fin d
ata aspirazione. Nacque a Venezia il 19 marzo 1852 da Giuseppe Zago e da Maria Vianello, e mostrò fin da giovanetto inclin
a il 19 marzo 1852 da Giuseppe Zago e da Maria Vianello, e mostrò fin da giovanetto inclinazioni e attitudini al teatro. E
tenderlo la Compagnia di Francesco Zocchi, che recitava all’aperto, e da cui, dopo alcun tempo, felice di potersi liberare
va all’aperto, e da cui, dopo alcun tempo, felice di potersi liberare da quell’ambiente di guitti, passò a Voltri in Ligur
ei e Miniati, or con Benini e Gelich e De Carbonin e altri, recitando da vecchio e da giovine, da promiscuo e da mamo, e f
or con Benini e Gelich e De Carbonin e altri, recitando da vecchio e da giovine, da promiscuo e da mamo, e fin sotto le s
ni e Gelich e De Carbonin e altri, recitando da vecchio e da giovine, da promiscuo e da mamo, e fin sotto le spoglie della
e Carbonin e altri, recitando da vecchio e da giovine, da promiscuo e da mamo, e fin sotto le spoglie della maschera Facca
orno, generico della Compagnia Veneziana di Angelo Moro-Lin, salutato da un fragoroso, unanime applauso al suo primo appar
olse, e ne formò subito una egli stesso in società con Borisi diretta da Giacinto Gallina, e amministrata dal fratello Enr
oni – sarebbe splendido, ove, tolti di mezzo gli ostacoli, non creati da me, che dividono la nostra Compagnia da quella di
ezzo gli ostacoli, non creati da me, che dividono la nostra Compagnia da quella di Gallina, ci trovassimo uniti tra i migl
strafà lo Zago ? Chi vorrebbe adoperar la brutta parola per I Recini da festa, La Casa nova, Sior Todero brontolon, I Rus
li, incredibile dictu, muore in iscena, e commuove il pubblico, tanto da sclamar la prima sera a Trieste (gennajo '96) a r
, va acquistando nella sua mente e nel suo cuore luce e vita per modo da occuparlo tutto omai come una, più o men lontana,
29 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 598-599
Toselli Giovanni. Nato a Cuneo il 6 gennajo del 1819 da Giacomo e da Anna Clara Pignetta, fu avviato dal
Toselli Giovanni. Nato a Cuneo il 6 gennajo del 1819 da Giacomo e da Anna Clara Pignetta, fu avviato dal padre agli st
volendo tornare in patria si aggregò a una compagnia di niun conto, e da questa passò in altre della stessa specie, recita
so al brillante, e terminando poi con quelle di generico. Scritturato da Napoleone Colombino prima (1854) al Teatro Cittad
ritturato da Napoleone Colombino prima (1854) al Teatro Cittadella, e da Napoleone Tassoni poi, capocomico di buon nome al
suo busto assai rassomigliante ; ma il più bel monumento se lo eresse da sè, creando un teatro popolare, che prima non esi
isime più o meno isteriche di certi scrittorelli, più o men camuffati da Aristarchi Scannabue. Giovanni Toselli, colla sua
a sua piccola compagine un quadretto così caratteristico e pittoresco da far proprio ricordare il genial Carro di Tespi, c
lui dovetter la lor gloria artistica Bersezio, Pietracqua, Garelli : da lui furon guidati i primi passi di due artiste po
a e Carlotta, attrici della Compagnia Pedretti (aveva preso in moglie da giovine una Anna Dogliotti), e vivendo di una pic
ore Alessandro Cafetti, sulla cui base è la seguente epigrafe dettata da Desiderato Chiaves : a | GIOVANNI TOSELLI | che
30 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO V. Continuazione del teatro Latino. » pp. 222-242
ota XVI). Terenzio neppure di tal gregge fece uso; ond’è che nè anche da ciò potè derivare il farfallone di certo Francese
media togata trabeata parve nuovo a’ tempi di Augusto; e fu inventato da Cajo Melisso da Spoleto, il quale nato ingenuo, m
beata parve nuovo a’ tempi di Augusto; e fu inventato da Cajo Melisso da Spoleto, il quale nato ingenuo, ma esposto per la
bernaria frammischiava l’eccellenza alla bassezza, e prendeva il nome da taberna, luogo frequentato da persone di ogni cet
lenza alla bassezza, e prendeva il nome da taberna, luogo frequentato da persone di ogni ceto. L’Atellana era una commedia
L’Atellana era una commedia bassa sì ma piacevole, lontana alla prima da ogni oscenità e licenza scurrile (siccome nel sec
, indi contaminata dall’esempio de’ mimi. Essa per quel che ricavammo da Strabone, si recitò lungo tempo da attori privile
mimi. Essa per quel che ricavammo da Strabone, si recitò lungo tempo da attori privilegiati che godevano della Romana cit
Macco e del Buccone, delle quali favellasi in un passo di L. Apulejo da Giusto Lipsio interpretato scrivendo a Niccolò Br
portava in testa una beretta aguzza, e una maschera in volto alterata da un gran naso. Stimava il lodato valoroso antiquar
eca voce μακκαειν, delirare, e l’altra μακκοαω, far l’ indiano, usata da Aristofane ne’ Cavalieri, corrispondono alla goff
lla stima della società e delle prerogative di cittadini. Egli è però da avvertirsi che anche gli altri istrioni allorchè
rionfali, sotto Augusto fe rappresentare una farsa mimica in pubblico da matrone e cavalieri in vece de’ soliti attori136.
volle estinguere la virtù stessa, in Padova sua patria cantò vestito da tragedo ne’ giuochi Cestici istituiti dal Trojano
I mimi de’ latini furono picciole farse buffonesche che usaronsi da prima per tramezzi, e poscia formarono uno spetta
zio e diletto compose moltissimi mimi che si rappresentavano, e forse da lui stesso ancora privatamente. La qual cosa per
a che vi era, alludendo al gran numero di senatori e cavalieri creati da Cesare. Ma Laberio che non cedeva all’Arpinate ne
itolato Rector inserì i seguenti versi sull’acciecamento di Democrito da un vecchio avaro applicato a’ proprii casi: De
ificarlo, dichiarandosi pubblicamente a favore de’ mimi rappresentati da Publio. Di questo liberto ci sono pervenute alcun
grafi Lentulo, di cui favellano San Girolamo e Tertulliano, Gn. Mazio da Gellio appellato dottissimo, e Lucio Crassizio di
Costui ebbe il cognome di Paside che poi trasformò in Panza ed attese da prima agli studii teatrali e compose alcuni mimi.
osofia dietro la scorta del filosofo Quinto Settimio. I mimi prodotti da tali scrittori erano ingegnosi, morali e piacevol
, s’introdussero le donne. Allora fu che de’ mimi degenerati si disse da Ovidio, imitantes turpia mimi, e che Diomede diff
i Marcantonio, e di Lucilia mima che visse sino a cento anni nominata da Plinio. Della sfacciataggine di simili mime sono
spettando la presenza di quel virtuoso cittadino; ma egli avvertitone da Favonio suo amico uscì dal teatro, e il popolo co
quale per la troppo oscenità diede motivo ai tratti satirici lanciati da Giovenale nella citata satira sesta. P. Elio Pila
crobio. Ila però come sommamente licenzioso ad istanza del Pretore fu da Augusto nella propria casa fatto pubblicamente ba
mbievolmente si disprezzavano e facevansi ogni male. Batillo favorito da Mecenate giunse a far bandire da Roma e dall’Ital
acevansi ogni male. Batillo favorito da Mecenate giunse a far bandire da Roma e dall’Italia il suo emulo Pilade, benchè Su
tumi sieno puri? La tragedia di Medea espressa mirabilmente per gesti da Mnestere poteva recar vergogna alla ragione, perc
tanzio nel libro I, c. 20 delle Instituzioni Divine, furono istituiti da una cortigiana chiamata Flora, la quale lasciò il
giana chiamata Flora, la quale lasciò il popolo Romano erede de’ beni da lei guadagnati, assegnandone una parte per la cel
ella dea Flora è più antico di tal cortigiana, e fu in Roma istituito da Tazio re de’ Sabini; e i giuochi Florali comincia
31 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del teatro »
si venne a guastare una composizione, la cui bellezza dovea risultare da un giusto temperamento di tutte, l’una insieme co
venga fabbricare il teatro, intorno alla grandezza e figura di che ha da essere, intorno alla disposizione dei palchetti e
nga a dichiarare eziandio la più accomodata forma del luogo ove si ha da vedere et udire. [6.2] E primieramente, per quan
ia il legno; quella materia cioè di che fannosi appunto gli strumenti da musica, siccome quella che è più atta di ogni alt
ban fare i loro teatri. Nel che è necessario avvertire che il legname da mettersi in opera sia bene stagionato, e lo sia t
me e dilettar l’uomo; se non che anche quivi, come ogni altra cosa, è da osservarsi una certa regola e misura. La grandezz
re adunque quanto disdirebbe a una picciola terra un teatro grande, è da considerare che ciò che determina la lunghezza de
arebbe ridicolo che così grandi si facessero le opere di una fortezza da non le potere dipoi difendere. Il che avverrà ogn
l bel mezzo dell’udienza, non è pericolo non sieno a maraviglia uditi da ognuno. Ma un tal modo non può se non quelli cont
sopra ogni buon ordine, ogni regola? Gli attori hanno necessariamente da starsi al di là della imboccatura del teatro, den
eatro, dentro alle scene, lungi dall’occhio dello spettatore; e hanno da far parte anch’essi del dolce inganno a cui nelle
è che, per la costruzione del nostro palco scenario, differentissima da quella degli antichi, troppo grande viene a riusc
o in tal forma. [6.7] Disposti nel miglior modo i palchetti, hannosi da schivare, per il miglior effetto delle voci, quel
ppo più alto che non comporta la grossezza del semplice palco, che ha da dividere l’un ordine di palchetti e l’altro. Né q
tettoniche, a dare agli ordini di sopra più di sveltezza che a quelli da basso, vengono i palchetti ad avere differenti al
hitettura che, ad ornare come si conviene l’interno del teatro, si ha da pigliare per modello, è una maniera di grottesco,
i gotico il quale ha col grottesco un’assai stretta parentela; se già da una tal voce non verranno ad esser offesi gli ore
i, che avendo a sostenere un picciolissimo peso, quasi niente avranno da durar di fatica; strettissimi deggiono similmente
i e di somma delicatezza. E di fatto, se in niuna fabbrica poco ci ha da avere del massiccio e del solido, se l’architettu
a avere del massiccio e del solido, se l’architettura all’incontro ha da esser quasi tutta permeabile, quella dello intern
permeabile, quella dello interno del teatro è pur dessa. Niente vi ha da impedire la veduta; niun luogo, per picciolo ch’e
i ha da impedire la veduta; niun luogo, per picciolo ch’e’ sia, ci ha da rimanere perduto; e gli spettatori debbono far pa
sto particolare, singolarmente mirabile è il teatro di Fano disegnato da Iacopo Torelli, il quale, dopo avere nella trasco
nirà all’architetto, non meno che il restante dello edifizio, materia da mostrare l’ingegno e la discrezion sua. E non men
32 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VI. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 212-244
o che l’azione ed i principali colpi di teatro della prima si tolsero da una commedia italianaa. Arlecchino servo balordo
aliana detta Gli sdegni amorosi, e questo titolo ben può indicare che da tal commedia egli trasse probabilmente quella sce
come attore e come poeta; la Scuola de’ mariti tratta principalmente da Giovanni Boccaccio, la cui riuscita consolò l’aut
lla Scuola delle Donne rappresentata nel dicembre, che Moliere ricavò da una novelletta delle Notti facete di Straparolab.
ete di Straparolab. Essendo stata questa piacevole commedia criticata da certi smilzi letterati pieni d’invidia, più che d
lto segno; e poche altre ridicolezze importanti come questa rimangono da esporsi allo scherno scenico. Il carattere di Alc
fu di bel nuovo proibita. Il re assediava Lilla, e due attori spediti da Moliere gli presentarono un memoriale di tal divi
e nel IV. Nel 1668 comparvero l’Anfitrione e l’Avaro, commedie tratte da Plauto e accomodate ottimamente a’ costumi più mo
sieur de Pourceaugnac, in cui un avvocato di provincia viene aggirato da Sbrigani personaggio modellato su i servi della c
erito il piano l’istesso Luigi XIV, il quale nel primo tramezzo ballò da Nettuno, e di poi da Apollo; ma fu l’ultima volta
sso Luigi XIV, il quale nel primo tramezzo ballò da Nettuno, e di poi da Apollo; ma fu l’ultima volta che questo monarca c
ne prime del II e del III, sono di Moliere; il rimanente si verseggiò da Pietro Cornelio, ad eccezione delle parole italia
tro Cornelio, ad eccezione delle parole italiane e dei versi francesi da cantarsi che si scrissero da Quinault, e si poser
lle parole italiane e dei versi francesi da cantarsi che si scrissero da Quinault, e si posero in musica da Lulli. Moliere
ncesi da cantarsi che si scrissero da Quinault, e si posero in musica da Lulli. Moliere, Lulli, Cornelio, Quinault lavoran
dia il falso bell’ingegno e la superficiale pedantesca erudizione; ma da un soggetto così arido Moliere seppe trarne parti
filosofico ove ponga mente a quella sagacità che lo scorge ad entrar da maestro nel mecanismo delle umane passioni? Ma la
iva e tutto purifica per l’altrui ammaestramento. Or questa filosofia da quanti filosofi e matematici di ostentazione è co
l suo tesoro comico. Intorno a’ caratteri diversi delle sue favole, è da avvertirsi che egli da prima accomodò i suoi lavo
torno a’ caratteri diversi delle sue favole, è da avvertirsi che egli da prima accomodò i suoi lavori al gusto dominante p
edie d’intrigo; ma poichè ebbe acquistato maggior credito, si rivolse da buon senno a rinvenire il ridicolo ne’ costumi co
scrittori teatrali, e seppe approfittarsi delle loro invenzioni, non da plagiario meschino, ma da artefice sagace che abb
pe approfittarsi delle loro invenzioni, non da plagiario meschino, ma da artefice sagace che abbellisce imitando. È incert
Sbrigani si trovano nelle commedie del Porta; Giorgio Dandino deriva da una novella del Boccaccio già dallo stesso Porta
non avesse voluto nella sua favola aggruppare gli eventi che nascono da una somiglianza, e quelli di cinque coppie d’inna
espressione barbara, forzata o nuova nella lingua, di che fu ripreso da Fenèlon, la Bruyere e Baile; molte composizioni s
estarono il nome a chi le scrisse e non vole comparire. Trarremo solo da questa folla di poca importanza il Pedana burlato
eflorazione, sulla fuga di due donne rivali, e sul loro travestimento da nono, senza arte, senza regolarità e senza piacev
tore si avvicina molto al gusto di quel gran comico. I Menecmi tratta da Plauto viene pregiata dagl’intelligenti; ed è da
co. I Menecmi tratta da Plauto viene pregiata dagl’intelligenti; ed è da notarsi che l’autore la dedicò a Boileau Desprèau
dito. Egli convisse con Palaprat per alcun tempo con molta intimità e da lui fu ajutato nel comporre la nominata commedia.
sse in dieci volumetti; ma si crede che alcune sieno state pubblicate da autori anonimi sotto il di lui nome. Verseggiava
Commedia Italiana di Parigi fu sostenuta, dopo i Comici Gelosi, prima da una comitiva che rimase in quella capitale sino a
rimase in quella capitale sino al 1662 senza stabilimento fisso, poi da un’ altra più fortunata che alternava colla Compa
re grata memoria di Scaramuccia e della commedia Italiana frequentata da Moliere per istudiar l’arte di rappresentar con g
Si direbbe tutta di Cimabue o di altro guastasanti una figura animata da Raffaello o dal Correggio per averne quel rozzo p
el duca di Joyeuse e di madamigella di Vaudemont ajutato nella musica da Salmon e da Beaulieu, e ne’ versi do Chesnaye, a
oyeuse e di madamigella di Vaudemont ajutato nella musica da Salmon e da Beaulieu, e ne’ versi do Chesnaye, a cui Giacomo
insieme colla Regina, nella mascherata in forma di balletto composta da Benserade nel 1651, e ne’ balletti comici di Moli
Parigi, mentre vi si proibiva il Tartuffo. In essa un eremita vestito da frate monta di notte per una scala sulla finestra
33 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 203-211
un suo passo riportato dal D’Ancona, dice : heri il signor Federico da Gazuolo venne posta a Mantova per menar seco la c
amenti che fece in una tragedia che recitorno dalla sua banda, cavata da quella novella dell’Ariosto, che tratta di quel M
et a combatter quelli huomini armati : hebbe visibilmente le risposte da Febo, et poi da Pallade armata, et in fine cominc
uelli huomini armati : hebbe visibilmente le risposte da Febo, et poi da Pallade armata, et in fine cominciò a edificar la
issimo quel luogo de corami dorati, et haver trovati abiti bellissimi da nimpha, et fatto venire a Mantova quelle selve, m
estimento scenico di altra commedia. L’Ill.mo S.r Cesare è ritornato da Guastalla per il battesimo, o che si è fatto o ch
ritornato da Guastalla per il battesimo, o che si è fatto o che si ha da fare, d’un figliolo del genero del S.r Massimilia
d’un figliolo del genero del S.r Massimiliano Gonzaga, cioè di quello da Tiene vicentino. Esso S.r Cesare Ecc.mo honorò hi
i a Casale, e riportate dal D’Ancona : S. Ecc.ª ha fatto far comedia da due compagnie : l’una de Pantalone, l’altra deGan
adorno, io non veggo come più per tale possi esser nomato, essendosi da te ogni ornamento partito ; dunque non più Mondo,
ditandola ai posteri come « Retore insigne, musica sublime, la quale da sè componeva i madrigali, e li musicava, e li can
le scelte, gravi concetti, sentenze morali, degne d’esser pronunziate da un Oracolo : e se occorreva sopra di qualche suo
he andava sin alle stelle, e le genti stupite ed immobili non sapeano da qual luogo partirsi. Che dirò delle pastorali da
immobili non sapeano da qual luogo partirsi. Che dirò delle pastorali da lei prima introdotte in scena, le quali di cosi v
e lasciva. Nelle Pastorali interseriva alcuni favolosi intermedj, or da Mercurio, or da Venere, or da Apollo, e or da Min
e Pastorali interseriva alcuni favolosi intermedj, or da Mercurio, or da Venere, or da Apollo, e or da Minerva vestita, e
terseriva alcuni favolosi intermedj, or da Mercurio, or da Venere, or da Apollo, e or da Minerva vestita, e mentre questi
favolosi intermedj, or da Mercurio, or da Venere, or da Apollo, e or da Minerva vestita, e mentre questi Dei rappresentav
i principali della terra le venivano all’incontro, e i dotti venivano da lei come da un vivo sole….. I musici, i poeti, i
della terra le venivano all’incontro, e i dotti venivano da lei come da un vivo sole….. I musici, i poeti, i pittori, e g
la circonferenza non ha ben compita ancora ; le sottili e nere ciglia da giusto intervallo divise, facevan sopra l’uno e l
nella calda ed animata neve rosseggiando senza artificio alcuno, eran da vaghi fioretti dipinte ; la bocca, anzi il Paradi
, eran da vaghi fioretti dipinte ; la bocca, anzi il Paradiso, chiuso da due preziosissime porte di rubini e di perle, non
arolette e l’angelica armonia del canto mandava fuori. Ma quella cosa da che più l’alme eran percosse, e maggior virtute a
.), Francesco Mondella, e l’Accademia degli Ortolani ; ed ebbe stanze da Giovanni Acciajoli e da altri : rime tutte che se
e l’Accademia degli Ortolani ; ed ebbe stanze da Giovanni Acciajoli e da altri : rime tutte che seguono l’orazione del Val
o e Tizio al suo dolor han pace. Così di te, che i tenebrosi Ecclissi da ogn’alma sgombri, noi spesso contenti, Amor, che
a, io parlo, ed ella ascolta. — Dunque è, ben mio, pur vero ch’io sia da voi degnato, qui dov’esser già spero felice, anzi
sorridendo, mentre mi legge in viso l’alto desio che ardendo tien me da me diviso, rende all’alma il vigore che per dolce
sìo si sface ; ond’io di piacer pieno, le bacio il petto e il seno. E da sua bocca bella poi colgo il cibo grato ! io muto
la Vincenza aveva abbandonata l’altra bella e valente attrice, Lidia da Bagnacavallo. » (V. D’Ancona, op. cit., pag. 461)
34 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Dei balli »
sta alle valentìe di cotesta nostra e non va col pensiero più là, ha da tenere senz’altro per fole di romanzi molte cose
li del corpo, si fa delle qualità e degli affetti dell’animo; ella ha da parlare continuamente agli occhi, ha da dipingere
i affetti dell’animo; ella ha da parlare continuamente agli occhi, ha da dipingere col gesto. E un ballo ha da avere anch’
re continuamente agli occhi, ha da dipingere col gesto. E un ballo ha da avere anch’esso la sua esposizione, il suo nodo,
re anch’esso la sua esposizione, il suo nodo, il suo scioglimento: ha da essere un compendio sugosissimo di un’azione. [4
e colui, le mani e i piedi eloquenti, e non erano forse tanto lontani da Batillo. Ma nelle danze serie o eroiche, è pur fo
ha posto tanto studio quant’essi nella scienza del ballo, a cui hanno da natura tale attitudine, quale abbiamo noi altri I
ramente i maestri, né dovrà niuna nazione recarsi ad onta di studiare da essi anche in tal genere di gentilezza. E noi sin
itrosi di prendere dai Francesi con che perfezionare la nostra opera; da quella nazione cioè che ha preso da esso noi la o
che perfezionare la nostra opera; da quella nazione cioè che ha preso da esso noi la opera medesima.
35 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 273-274
a di Salas, e gli chiede giustizia, tanto più che Barese ha già preso da lui del danaro. Il di Salas ordina al Barese di r
oli. …………………………… Nel 1772, in Primavera, lo ritrovo al Nuovo : recita da Zadir nella Dardanè di Francesco Cerlone, musicat
Nuovo : recita da Zadir nella Dardanè di Francesco Cerlone, musicata da Paisiello. Nel carnevale del 1773 gli è affidata,
di Mossiù le Blò nella Finta Parigina dello stesso Cerlone, musicata da Cimarosa. Sulla primavera dell’anno medesimo, Bar
Barese fa la parte del Barone nel Tamburo di G. B. Lorenzi, musicato da Paisiello. Nell’estate, in fine, del 1773, sempre
tempo nostro, or nella commedia in prosa, ora nell’operetta. Tornato da Roma il Barese smette la maschera e diventa or ge
, potrebbe dimostrar questo, che cioè, avendolo il Cerlone conosciuto da Pulcinella nella Cantina, ove appunto si recitaro
appunto si recitarono le commedie cerloniane, lo ebbe in tanto conto da farlo chiamare al Nuovo, quando vi si rappresenta
to, per altro, il quale dica fino a che anno il Barese abbia recitato da Pulcinella alla Cantina ; tornò egli a far parte
tina ; tornò egli a far parte di quella Compagnia, rimpatriato appena da Roma ? Dal 1746 — epoca nella quale il Barese las
36 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 148-185
copie, a correggerli, a confrontarli, ed interpretarli. Si raccolsero da per tutto diplomi, medaglie, camei, statue, iscri
secolo riferire le sette farse spirituali inedite recitate in Napoli da me descritte nelle Vicende della Coltura della Si
alabria nel 1489a. In questo secolo ancora, e propriamente nel 1489b, da Bergonzo Botta gentiluomo Tortonese si diede in T
Passando poi a componimenti veramente scenici composti in tal secolo da non volgari ingegni, troviamo una tragedia di Gre
a tragedia latina in versi giambici dedicata al duca di Ferrara Borso da Este compose Laudivio cavaliere Gerosolimitano na
ed un messo che nulla dice di più degli altri. Nel III la scena passa da Ferrara a Napoli, ed in esso un ambasciadore del
di argomento tratto della storia moderna nazionale. Giovanni Sulpizio da Veroli, il quale sotto il pontificato d’Innocenzo
esprimere rappresentare e declamare? Cantare dicesi pur da’ Latini e da noi il recitar versi, per quella specie di canto
luce istorica. Verso la fine del secolo, cioè nel 1492 Carlo Verardo da Cesena nato nel 1440 e morto nel 1500, che fu arc
olo di san Giacomo sanò dalla ferita; ma fu disteso in versi esametri da Marcellino suo nipote. Carlo dedicò il componimen
t. Salvatoris mccccxcii, undecimo Kalendas Maii. Leonardo Bruni che da Arezzo sua patria portò il nome di Aretino, nato
e divolgata col suo nome, dedicandola al marchese di Ferrara Leonello da Este, non pertanto Aldo Manuzio il giovane volle
licarla nel 1588 sotto il nome di Lepido comico poeta antico. Alberto da Eyb ne inserì molti squarci nella Margarita Poeti
olino Pisani parmigianoa compose alcune commedie latine, per le quali da Angelo Decembrio vien chiamato valoroso imitator
lla Biblioteca di Parma s’intitola Ephigenia a Secco Polentone, ossia da Polenta, cancelliere della Repubblica Padovana, c
odesto Polentone ne fè una traduzione Italiana, intitolandola Catinia da Catinio protagonista della favola, e pubblicolla
issimo cardinale Mantuano Francesco Gonzaga , in occasione che questi da Bologna ove risedea Legato, portossi a Mantova su
’Orfeo tragedia di Messer Angiolo Poliziano tratta per la prima volta da due vetusti codici, ed alla sua integrità, e perf
ngendo annunzia alle compagne la morte di Euridice, e vedendosi venir da lungi Orfeo la Driade manda altre ninfe a coprir
es titulos et gesta canamus , e s’interrompe all’arrivo della Driade, da cui ode la morte dell’amata Euridice punta da mor
ll’arrivo della Driade, da cui ode la morte dell’amata Euridice punta da morso velenoso di un serpente. Istupidito dal dol
delle antiche, che figuravano a un tempo stesso più luoghi, e mostrar da un lato la via che faceva Orfeo nell’avvicinarsi
a amante eseguito nel V dalle Baccanti, esiggono un’apparenza diversa da quella dell’atto IV. Dovè dunque cangiarsi la sce
oliziano seguendo Virgilio), e la reggia di Pluto, e la strada tenuta da Orfeo. Nel V potè tornare la mutazione de’ primi
chiudersi la porta ferrata della reggia. Orfeo tutto giojoso seguito da Euridice profferisce il seguente tetrastico latin
feo mio, vale. Orfeo vuol tornare per ridomandarla, ma vien respinto da Tisifone. Nel V atto Orfeo vaneggiando per lo dol
rle con certe espressioni convenienti unicamente agli Orlandi traditi da qualche Angelica? Doveva mettergli in bocca que’
terze rime ed alcune strofe anacreontiche con un intercalare cantato da quattro musici. Su tali strofe osserviamo di pass
ecolo XVII le frammischiò al recitativo nel suo Giasone. Ciò credemmo da prima il cavaliere Antonio Planelli seguito posci
alabrese Pomponio Leto. Per quanto leggesi nella Vita di lui composta da Marcantonio Sabellico, cominciò il Leto a farvi r
1484, nel quale sostenne il personaggio di Costantino un Genovese che da quel tempo sino alla morte fu sempre chiamato l’I
e scritta in ottava rima dall’illustre guerriero e letterato Niccolò da Correggio (che non so perchè vien detto da Saveri
rriero e letterato Niccolò da Correggio (che non so perchè vien detto da Saverio Bettinelli Reggiano, essendo nato in Ferr
giano, essendo nato in Ferrara l’anno 1450, ove erasi recata Beatrice da Este sua madre); ed indi a’ ventisei dello stesso
indi a’ ventisei dello stesso mese l’Anfitrione tradotto in terzarima da Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richie
tesso mese l’Anfitrione tradotto in terzarima da Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richiesta parimente di Ercole
one sacra intitolata Joseph impressa poi in Venezia nel 1543 corretta da Gennaro Gisanelli. Sotto il medesimo duca e pel d
Gennaro Gisanelli. Sotto il medesimo duca e pel di lui teatro Antonio da Pistoja della famiglia Camelli secondo il Baruffa
1494b. Per uso dello stesso teatro furono tradotte anche in terzarima da Girolamo Berardo ferrarese la Casina e la Mostell
iferire a questo secolo le due commedie italiane di Giovanni di Fiore da Fabbriano, e l’altra di Ferdinando di Silva cremo
per la presa di Granata del Sannazzaro, nè le feste di Versaillesdate da Luigi XIV nel 1654, nè le feste e mascherate degl
nensis in vece di Vezanensis,siccome dee leggersi per quel che appare da una lettera del medesimo Laudivio scritta al card
erosolimitanus. a. Se ne conservava un esemplare dal p. Ireneo Affò, da cui mi fu in Parma cortesemente comunicato nel 17
37 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO IV. La drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 47-73
copie, a correggerli, a confrontarli, ad interpetrarli. Si raccolsero da per tutto diplomi, medaglie, camei, statue, iscri
secolo riferire le sette farse spirituali inedite recitate in Napoli da me descritte nelle Vicende della Coltura delle Si
abria nel 148946. In questo secolo ancora, e propriamente nel 148947, da Bergonzo Botta gentiluomo Tortonese si diede in T
o poi a’ componimenti veramente scenici latini composti in tal secolo da non volgari ingegni, troviamo una tragedia di Gre
a tragedia latina in versi giambici dedicata al duca di Ferrara Borso da Este fu composta da Laudivio cavaliere Gerosolimi
versi giambici dedicata al duca di Ferrara Borso da Este fu composta da Laudivio cavaliere Gerosolimitano nativo di Vezza
un messo che nulla dice di più degli altri. Nel terzo la scena passa da Ferrara a Napoli, ed in esso un ambasciadore del
di argomento tratto dalla storia moderna nazionale. Giovanni Sulpizio da Veroli, il quale sotto il pontificato d’Innocenzo
esprimere rappresentare e declamare? Cantare dicesi pur da’ latini e da noi il recitar versi, per quella specie di canto
luce istorica. Verso la fine del secolo, cioè nel 1492 Carlo Verardo da Cesena nato nel 1440 e morto nel 1500, che fu arc
olo di San Giacomo sanò della ferita; ma fu disteso in versi esametri da Marcellino suo nipote. Carlo dedicò il componimen
trice, San Giacomo, il Re, il Cardinal Mendoza, il Coro. Nel parlarsi da Plutone della religione di Cristo e di Maometto s
Nat. Salvatoris MCCCCXCII, undecimo kalendas maii. Leonardo Bruni che da Arezzo sua patria si disse Aretino, nato nel 1369
e divulgata col suo nome, dedicandola al marchese di Ferrara Leonello da Este, non per tanto Aldo Manuzio il giovane volle
licarla nel 1588 sotto il nome di Lepido comico poeta antico. Alberto da Eyb ne inserì molti squarci nella Margarita Poeti
lino Pisani Parmigiano52 compose alcune commedie latine, per le quali da Angelo Decembrio vien chiamato valoroso imitatore
a Biblioteca di Parma s’intitola Ephigenia 57. Secco Polentone, ossia da Polenta, cancelliere della repubblica Padovana, c
esto Polentone ne fece una traduzione Italiana, intitolandola Catinia da Catinio protagonista della favola, e pubblicolla
dissimo Cardinale Mantuano Francesco Gonzaga, in occasione che questi da Bologna, ove risedea Legato, portossi a Mantova s
’Orfeo tragedia di Messer Angiolo Poliziano tratta per la prima volta da due vetusti codici, ed alla sua integrità e perfe
ngendo annunzia alle compagne la morte di Euridice, e vedendosi venir da lungi Orfeo, la Driade manda le altre a coprir di
titulos, & gesta canamus, e s’interrompe alla venuta della Driade da cui ode la morte di Euridice punta dal morso vele
delle antiche, che figuravano a un tempo stesso più luoghi, e mostrar da un lato la via che faceva Orfeo nell’avvicinarsi
nte eseguito nel quinto dalle Baccanti, esigono un’ apparenza diversa da quella dell’atto IV. Dovè dunque cangiarsi la sce
oliziano seguendo Virgilio), e la reggia di Pluto, e la strada tenuta da Orfeo. Nel V potè tornare la mutazione de’ primi
dovesse chiudersi la porta ferrata della reggia. Orfeo lieto seguito da Euridice profferisce un altro tetrastico latino:
o mio, vale. Orfeo vuol tornare per ridomandarla, ma vien respinto da Tisifone. Nel quinto atto Orfeo vaneggiando per l
tarle con certe espressioni solo convenienti ad alcun Orlando tradito da qualche Angelica? Dovea mettergli in bocca que’ v
terze rime, ed alcune strofe anacreontiche con un intercalare cantato da quattro musici60. La seconda azione scenica del N
alabrese Pomponio Leto. Per quanto leggesi nella di lui Vita composta da Marcantonio Sabellico, cominciò il Leto a farvi r
gio di Costantino un Genovese nato e cresciuto in Costantinopoli, che da quel tempo sino alla morte fu chiamato sempre l’i
e scritta in ottava rima dall’ illustre guerriero e letterato Niccolò da Correggio (che non so perchè vien detto dal Betti
ndi a’ ventisei dello stesso mese l’Anfitrione tradotto in terza rima da Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richie
esso mese l’Anfitrione tradotto in terza rima da Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richiesta parimente di Ercole
eph impressa poi in Venezia nel 1543, e nel 1555, e nel 1564 corretta da Gennaro Gisanelli. Sotto il medesimo duca e pel d
Gennaro Gisanelli. Sotto il medesimo duca e pel di lui teatro Antonio da Pistoja della famiglia Camelli secondo il Baruffa
9466. Per uso dello stesso teatro furono tradotte anche in terza rima da Girolamo Berardo Ferrarese la Casina e la Mostell
recare in questo secolo le due commedie Italiane di Giovanni di Fiore da Fabbriano, e l’altra di Ferdinando di Silva Cremo
er la presa di Granata del Sannazzaro, nè le feste di Versailles date da Luigi XIV nel 1664, nè le feste e mascherate degl
Hierosolimitanus. 50. Conservasene un esemplare dal P. Ireneo Affò, da cui mi fu in Parma cortesemente comunicato. 51.
vea creduto il cavalier Planelli seguito indi dal Tiraboschi ed anche da me nella Stor. de’ Teat. del 1777. Volendo però i
5; ed io gli avea tolto il travaglio di correggermene coll’ accusarmi da me stesso un anno prima, cioè nel 1784, quando us
ra sulle Sicilie. Lascio poi che le stanze anacreontiche del Notturno da me allegate hanno la prerogativa di aver precedut
38 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Mediolani 20 Iunii 1601. » pp. 242-244
a cronologica l’itinerario artistico del Pellesini, e i suoi passaggi da una in altra compagnia, è opera assai difficile.
altri, le grandi personalità artistiche potessero essere sballottate da una compagnia all’altra, secondo il volere, o, al
le nuove costituzioni e frequenti sostituzioni generan tal confusione da non permetterci di dare affermazioni recise. Gran
ll’invernata del 1576 il Pellesini passò a Firenze, e questo sappiamo da una lettera del Commissario Capponi al Granduca,
amorosi ch' eran tra le donne della Compagnia. L'aprile del 1580 come da Relazione di Leonardo Conosciuti al Card. Luigi D
va colla sola testa fuor della tavola, accomodata al bisogno, coperta da un pasticcio, d’entro il quale poi cercato invano
bisogno, coperta da un pasticcio, d’entro il quale poi cercato invano da Pantalone, faceva scena con lui, destando le più
die in Milano, finito c’ haueran di seruir qui à Modona, e pregandole da Nostro Signore felice fine d’ogni suo desiderio a
nore, Isabella Pedrolini, e gli stessi Compagni, che furono favoriti da V. E. ill. sendo chiamati da Mantova a Milano, e
gli stessi Compagni, che furono favoriti da V. E. ill. sendo chiamati da Mantova a Milano, e da Milano a Pavia per l’occas
e furono favoriti da V. E. ill. sendo chiamati da Mantova a Milano, e da Milano a Pavia per l’occasione dell’abboccamento
sua benignità ed offrendosi prontissimi ad ogni suo cenno le pregano da N. S. felice fine d’ogni suo desiderio. 1601 a' 1
39 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XI. Primi passi della Commedia Antica. » pp. 2-15
’ ricchi andavano spargendo pe’ villaggi indi per le città, trovarono da poi ne’ poeti comici tanti zelanti patrocinatori
tato della Commedia Antica di Camaleone, o la Storia Teatrale scritta da Juba re della Mauritania citata da Ateneo nel qui
eone, o la Storia Teatrale scritta da Juba re della Mauritania citata da Ateneo nel quinto libro, saremmo forse meno di qu
uscire sulla comica scena fu Susarione o Sannirione d’Icaria seguito da Rullo o Nullo e da Magnete. Aristotile però nella
a scena fu Susarione o Sannirione d’Icaria seguito da Rullo o Nullo e da Magnete. Aristotile però nella Poetica ci dice ch
non furono di molto ad Epicarmo posteriori. Dromone comico mentovato da Ateneo fiorì dopo di Sannirione, ed è diverso da
one comico mentovato da Ateneo fiorì dopo di Sannirione, ed è diverso da Drumone o Drimone, il quale secondo Eusebiob fu p
isse una commedia detta Saffo; e Frinico comico più volte motteggiato da Aristofane, e che fiorì verso l’olimpiade LXXXVI.
he Omero. Cratino che visse novantasette anni, fu seguito, ed imitato da Eupoli poeta più grazioso, il quale compose dicia
seguenza di moral corruzione, mirò senza orrore il fiele che sgorgava da questo fonte; si compiacque della indecenza che v
ovità, per grandezza di disegno, per sale e per baldanza si allontana da ogni favola comica moderna. I frammenti che ci ri
te anni e che fu stringatamente e con tanto politico sapere descritta da Tucidide. Non sanà forse senza profitto della gio
tto della gioventù che conoscer voglia il teatro Greco e l’arte usata da que’ repubblicani nel maneggiar la commedia antic
nella Storia de’ Teatri in un solo volume, delle favole di Aristofane da tutti nominato, da pochi letto, e forsa da pochis
atri in un solo volume, delle favole di Aristofane da tutti nominato, da pochi letto, e forsa da pochissimi compreso. a.
delle favole di Aristofane da tutti nominato, da pochi letto, e forsa da pochissimi compreso. a. Tardi il Magistrato ven
a. Tardi il Magistrato venne a concedere il Coro ai Comedi, mentre da prima erano volontarii, dice Aristotile nella Poe
La narrazione dello-Scoliasta di Aristofane fu ancor più disviluppata da Giano Parrasio nella sua Epistola 64. a. Di Epic
40 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 245-250
Pelzet Maddalena. Nacque a Firenze da uno scorticatore di agnelli, Gaetano Signorini, e
Nacque a Firenze da uno scorticatore di agnelli, Gaetano Signorini, e da Porzia Piccardi, il 21 febbraio del 1801. A dodic
dò a riposare un anno a Firenze, per non abbandonar lo sposo, colpito da fiera malattia. Tornò un nuovo triennio col Da Ri
esso. Fu infine, per due anni, nella seconda del Domeniconi, condotta da Gaetano Coltellini, e diretta da Antonio Colomber
lla seconda del Domeniconi, condotta da Gaetano Coltellini, e diretta da Antonio Colomberti, in qualità di Prima attrice t
tere sue al Niccolini e del Niccolini a lei. Queste pubblicate, parte da Atto Vannucci nel secondo volume dei Ricordi di G
to Vannucci nel secondo volume dei Ricordi di G. B. Niccolini e parte da Giulio Piccini (Jarro) in un opuscoletto di soli
inque esemplari, nell’occasione delle Nozze Ridolfi-Borgnini : quelle da Filippo Orlando nella prima serie de' Carteggi it
za, il Niccolini (la Pelzet, di passaggio a Firenze, vi s’era fermata da tutta una mattina fin verso le tre pomeridiane, f
nell’arte per temere che in me venga meno l’ammirazione che riscotete da tutta l’Italia. Io dirò sempre che siete una mogl
lia : io che sono l’ultimo dei suoi scrittori, riconosco intieramente da voi la fortuna delle mie tragedie, ed è impossibi
ttore, di cui la Pelzet in una lettera al Niccolini del 27 luglio '43 da Bologna, dice ogni male possibile, perchè, essend
otto dal francese intitolato Sedici anni or sono. Il dramma era stato da poco rappresentato dalla signora Tessari con esit
butto. L'Impresa per sostenerla le fece rappresentare alcune tragedie da lei scelte, come la Rosmunda, la Medea ; ma il co
mico di questa genia, che egli si è affezionata a forza d’ipocrisia e da cui è contento di farsi mangiare il suo. Io ho fa
avrà lasciato per sempre la galera comica, com’ella dice in altra sua da Roma del 20 luglio '44 allo stesso Niccolini, al
azj e la Stuarda che replicherà più volte ! Qua bisogna far di tutto, da Marta e da Maddalena, e questo nostro pubblico im
uarda che replicherà più volte ! Qua bisogna far di tutto, da Marta e da Maddalena, e questo nostro pubblico impastato di
41 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 65-76
i monaci e i prelati e la corte papale rappresentata allegoricamente da un personaggio chiamato la Mere-Sotte. Menestrier
ersonaggio chiamato la Mere-Sotte. Menestrier ne loda un trio cantato da Mere-Sotte e da due giovani sciocchi, e le parole
ato la Mere-Sotte. Menestrier ne loda un trio cantato da Mere-Sotte e da due giovani sciocchi, e le parole erano: Tout pa
do cadde dalla grazia di Luigi XII il maresciallo de Gie perseguitato da Anna di Brettagna regina-duchessa. Facendosi allu
a del teatro Francese del signor de Fontenelle. Fu essa poi più tardi da un altro Francese rimpastata e riprodotta sulle s
le farse chiamate Moralità che portarono il titolo di pastorali fatte da lei rappresentare alle damigelle della sua cortea
inevra verseggiata in parte dal poeta Pietro Ronsardo. Si rappresentò da principali personaggi della corte, e madama Angou
lo va seguendo a calci per la scena, cosa che non tradusse certamente da veruna tragedia italiana. Con tutto ciò questa fa
sce in matrimonio certo Guglielmo di picciola levatura ad una giovane da lui stesso amata, cui dà il nome di sua cugina, e
more. Intorno al medesimo tempo Baif compose il Bravo commedia tratta da Plauto. Sotto Errico III asceso al trono nel 1574
mico in Francia, furono i Gelosi che nel 1577 per privilegio ottenuto da Errico III rappresentarono in Parigi. Separatisi
egio ottenuto da Errico III rappresentarono in Parigi. Separatisi poi da questa Compagnia de’ Gelosi alcuni attori, preser
ioni delle nostre tragedie, pastorali e commedie nel precedente libro da noi riferite; ma tutte e le migliori, per le dens
i in un intermezzo l’azione principale e la difesa del pecorajo fatta da Patelin, e la contesa insorta poi trall’Avvocato
ll’Avvocato ed il Cliente, il quale si vale della medesima istruzione da lui avuta per non pagarlo. Rappresentava graziosa
istruzione da lui avuta per non pagarlo. Rappresentava graziosamente da pecorajo l’abile piacevolissimo Cinita, e da avvo
presentava graziosamente da pecorajo l’abile piacevolissimo Cinita, e da avvocato un attore non meno esperto ed applaudito
42 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della musica »
sica è dessa; tanto ha ella degenerato dall’antica sua gravità. Messo da banda ogni decoro e oltrepassati i dovuti termini
tezza. Il compositore si comporta quivi come despotico, vuol pure far da sé e piacere unicamente in qualità di musico. Per
di musico. Per cosa del mondo non gli può entrare in capo ch’egli ha da essere subordinato, e che il maggior effetto dell
quegli affetti che abbiano analogia colle idee particolari che hanno da essere eccitate dal poeta; dare in una parola al
sica, che le persone se ne vanno alla morte e cantano, non ha origine da altro, se non se dal non ci essere tra le parole
li stessi poeti erano musici. E con ciò la musica vocale era quale ha da essere secondo la vera instituzione sua: una espr
? Tra quella, per esempio, che precede la morte di Didone abbandonata da Enea, e quella che precede le nozze di Demetrio e
le impressioni di affetto che risultano dal totale del dramma. E però da esso ha da prendere atteggiamento e viso, come ap
oni di affetto che risultano dal totale del dramma. E però da esso ha da prendere atteggiamento e viso, come appunto dalla
roemio della Euridice ne scrive Iacopo Peri, che con giusta ragione è da dirsi l’inventore del recitativo. Datosi a cercar
i serviamo ed accenti nel dolore, nell’allegria e negli altri affetti da cui siam presi: e ciò per far muovere il basso al
. E conchiuse, alla fine, che il fondamento di una tale imitazione ha da essere un’armonia che seguiti passo passo la natu
timo atto della Didone del Vinci, che è tutta lavorata a quel modo. È da credere che se ne sarebbe compiaciuto lo stesso V
rgilio, tanto è animata e terribile. Un altro buon effetto seguirebbe da simile usanza: che non ci saria allora tanta la g
tati più di una volta offesi a quel subito passaggio che si suol fare da un recitativo liscio et andante ad una ornatissim
parte dell’opera che più delle altre risaltò. E secondo che la musica da teatro si è venuta raffinando, hanno ricevuto via
rispetto a quello che sono al dì d’oggi si può affermare che fossero da principio. Tantoché e per la melodia, e per gli a
voci, a cui debbono soltanto servire. Non picciola è la mutazione che da quel maestro è seguita a’ tempi nostri, nei quali
e in contrario dal fare ad ora ad ora accompagnar sobriamente le arie da diversa qualità di strumenti, dalla violetta, dal
odia abbia del naturale, o risponda al sentimento delle parole che ha da vestire. E le tante varietà in cui lo vanno giran
oché nelle parole esprimenti passione o moto. Altrimenti non si hanno da dire, a propriamente chiamargli, se non se interr
so intero dell’aria, e il più delle volte non si dovrebbe neppure dir da capo la prima parte; che è uno de’ trovati modern
remo piuttosto che egli l’ha guasta con una dissonanza di espressione da non potersi in niun modo comportare da chi ha fio
una dissonanza di espressione da non potersi in niun modo comportare da chi ha fior di ragione; chè già non si ha da espr
in niun modo comportare da chi ha fior di ragione; chè già non si ha da esprimere il senso delle particolari parole, ma i
e, ma il senso che contiene il tutto insieme di esse, e la varietà ha da nascere dalle modificazioni diverse del medesimo
ha da nascere dalle modificazioni diverse del medesimo soggetto, non da cose che al soggetto si appiccino e sieno ad esso
oesia era tutta fuori del vero, iperbolica, concettosa, fantastica. E da che si mise nel buon sentiero la poesia, lo smarr
ali e graziose poesie del Metastasio sono assai volte messe in musica da compositori secentisti. Non è però che una qualch
e nel campo singolarmente della musica durava tra le due nazioni viva da gran tempo ed accesa la guerra. Non si trovava la
nazioni viva da gran tempo ed accesa la guerra. Non si trovava la via da accordare col nostro canto le orecchie dei France
la via da accordare col nostro canto le orecchie dei Francesi, ed era da essi loro rigettata l’oltramontana melodia, come
de al mio detto parecchie fatture del Pergolesi e del Vinci, rapitici da morte troppo di buon’ora; del Galuppi, del Iomell
, che non potranno mai abbastanza vivere. A così fatti uomini sarebbe da commettere la musica, quale noi la vorremmo nella
ha saputo congiugnere le grazie e i vezzi della moderna; ma son vezzi da matrona46. 43. [Nota d’autore n. 4] «If paintin
43 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO III. Commedie del secolo XVII. » pp. 292-313
cevoli regolari che specialmente ne’ primi lustri del secolo uscirono da varie Accademie del XVI che continuarono nel segu
gli Umoristi di Roma cominciata dopo il 1600. Or si può senza biasimo da chi vuol ragionar di teatro negligentare la notiz
o però Apostolo Zeno la commedia francese quì mentovata non si trasse da quella del Politi, ma da un’ altra degl’Intronati
ommedia francese quì mentovata non si trasse da quella del Politi, ma da un’ altra degl’Intronati che portò il medesimo ti
nel precedente, ma in questo pubblicate per le stampe, poco avrebbero da temere nella prima metà del XVII. Noi più cose ne
i dipignere ed avviluppare del Ferrarese senza copiarlo con impudenza da plagiario che ti ruba e ti rinnega. Seguì per lo
L’economia delle sue favole è sempre verisimile, semplice ed animata da piacevoli colpi di teatro. Lo stile è comico buon
are, onde si distingua dagli altri comici, come Raffaele si distingue da Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone da Polli
gli altri comici, come Raffaele si distingue da Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone da Pollione, Terenzio da Plauto?
ome Raffaele si distingue da Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone da Pollione, Terenzio da Plauto? A noi par di vederl
gue da Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone da Pollione, Terenzio da Plauto? A noi par di vederlo; e ci dispiace di no
oi par di vederlo; e ci dispiace di non essere stati in ciò prevenuti da verun critico. La commedia del Porta è sempre di
rende particolarmente nobile e pregevole. Un filo naturalissimo mosso da una molla non preveduta si va con verimiglianza a
di alcune prime commedie del Moliere e del Bugiardo del Cornelio, fu da Francesi totalmente negletto. Gli Spagnuoli lo ma
tra con la giovane, ed effettivamente la riconosce per la figlia ed è da lei riconosciuta per sua madre. Le reciproche ten
ose e facete scritte ad imitazione de’ Latini con intrighi maneggiati da servi astuti e talvolta con colori tolti da Plaut
i con intrighi maneggiati da servi astuti e talvolta con colori tolti da Plauto, come il raggiro de’ servi per ingannare u
le devastazioni nelle provincie del regno taglieggiate e saccheggiate da compagnie di banditi, i quali non rare volte tols
in Napoli nel 1638, e del Ruffiano impressa nel 1643 assai comendate da Gio: Vincenzo Gravina. Le commedie del duca Filip
relli della Rovere si pubblicò in Macerata nel 1642, e non è commedia da confondersi colle buffonesche accette al solo vol
ia Maggi compose quattro piacevoli commedie con intermezzi e prologhi da cantarsi il Barone di Birbanza, il Manco male, i
nelle belle lettere debbono distinguersi le additate commedie erudite da ciò che in seguito si scrisse in Italia col diseg
on una franchezza che fa meraviglia, che il Teatro Italiano regolare da principio ma languido e freddo (di che vedasi ci
ccorrenza, non pare che questa sentenza dell’Andres sia stata dettata da giusta critica, da lettura diligente e da perizia
che questa sentenza dell’Andres sia stata dettata da giusta critica, da lettura diligente e da perizia della poesia dramm
ll’Andres sia stata dettata da giusta critica, da lettura diligente e da perizia della poesia drammatica. Non bisogna fare
ocomici oltramontani adottati in un breve periodo del passato secolo da commedianti di mestieri e da Italiani ignoranti e
i in un breve periodo del passato secolo da commedianti di mestieri e da Italiani ignoranti e di pessimo gusto. Il critico
44 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 420-431
Rossi Mario Eugenio. Nato il 22 maggio 1826 a Vercelli da Bernardo Rossi, ex-tenente d’artiglieria e da Ter
 maggio 1826 a Vercelli da Bernardo Rossi, ex-tenente d’artiglieria e da Teresa Monticelli, fu, morto il padre nel '34, co
o Modena riunì a Savigliano per un giro artistico nel Piemonte. Passò da Savigliano a Nizza, poi ad Alba, poi, per mancanz
, Bovi, Papadopoli, Piccinini, Ferrante, Andreani : poi pensò di fare da sè ; e scioltasi la Compagnia Monti e Preda, egli
si staccasse nel sistema e nell’indole dal suo gloriosissimo collega, da formare un tutto a sè. Non molto puro di linee, f
ue grandi interpretazioni un po'sempre Ernesto Rossi. Qualunque opera da lui architettata doveva essere legge per tutti. D
e 11,45 del 4 giugno 1896. Era nato a Livorno il 27 marzo del 1827 da Giuseppe Rossi, già ufficiale di Napoleone, poi n
seppe Rossi, già ufficiale di Napoleone, poi negoziante in legname, e da Teresa Tellini. Il padre voleva farne un avvocato
a Teresa Tellini. Il padre voleva farne un avvocato, ma egli, che già da bimbo aveva mostrato un amor grande al teatro, a
un amor grande al teatro, a una recita dell’Oreste di V. Alfieri data da G. Modena tanto s’infiammò, che risolse di abbrac
che risolse di abbracciar l’arte del comico. In una assenza del padre da Livorno, potè sostituir senza infamia nel Ventagl
uir senza infamia nel Ventaglio di Goldoni (Barone) e nella Francesca da Rimini di Silvio Pellico (Paolo) un attore della
osto del babbo, ma col tacito consenso del nonno e della mamma, partì da Livorno per andare a raggiungere a Foiano una com
i fra' due artisti, fu convenuta la seguente divisione di repertorio, da loro e dal direttore Domenico Righetti accettata
Richelieu Duchessa e Paggio È pazza Dramma in famiglia Francesca da Rimini (Lanciotto) Elemosina d’un napoleon d’oro
ccie una lettera di buon inchiostro, perchè Rossi, il 12 ottobre '51, da Mantova, venuto a più miti consigli, gli dichiara
l’assalto con una fiera lettera, che suggerisce al Rossi uno squarcio da personaggio di dramma lagrimoso : ….. Io sarò in
a una cosa io voleva dirti : Se credi che la mia abilità non sia tale da meritarmi la paga che tu mi hai accordata, fai pu
erto ce ne furono, e invidie, e armeggii nascosti, come si può vedere da questo bigliettino anonimo del 5 maggio 1852 : Eg
lpe e Speranze — che andò in iscena il 25 dicembre, e piacque a segno da non lasciare un sol giorno il cartellone per tutt
naturalmente, il vigore fisico (un’ affezione cardiaca lo tormentava da tempo), gli accresceva direi quasi quello morale…
e una pallida idea, guardare al museo magnifico dei regali, venutigli da sovrani, da artisti, da poeti. I più grandi pitto
a idea, guardare al museo magnifico dei regali, venutigli da sovrani, da artisti, da poeti. I più grandi pittori e scultor
dare al museo magnifico dei regali, venutigli da sovrani, da artisti, da poeti. I più grandi pittori e scultori francesi d
ète, en t’admirant, t’envie. Sully Prudhomme. Non ho, come ho detto da principio, avuto la sorte di sentire Ernesto Ross
no, teorica, sposò con una siffatta grandezza pratica di commediante, da riuscire artista gigantesco nel vero senso della
zza di Rossi come direttore sia nel Giulio Cesare, pur di Shakspeare, da lui novamente tradotto, in cui una sera fu Antoni
zza della lingua e dello stile, e alla piccola vanagloria che emergon da tutta l’opera, ho trovato e trovo codeste pagine
45 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO PRIMO. Origine della Poesia Drammatica. » pp. 2-11
ere, dalla cura e dallo studio d’indagare, chiamossi da’ Latini e poi da noi Curiosità, come quella che dalla stupida inaz
ranza ci guida al l’attività laboriosa della scienza. Scortato l’uomo da un affetto sì vivace e per indole osservatore non
zare, per così dire, alcun poco quel velo di cui si ammanta. Nacquero da ciò le tante moltiplici osservazioni che col trat
hè questa spinta industriosa è comune a tutti gli uomini, e la natura da per tutto risponde a colui che ben l’interroga, è
nterroga, è chiaro a chi dritto mira, che pochissime sono le arti che da un primo popolo inventore passarono ad altri, ed
ggior parte delle arti di prima e seconda necessità, le quali nascono da bisogni comuni, per lo più si acquista senza esem
ne, si scolpisce, si canta, si suona, si tesse, si ricama, si edifica da Pekin al Messico, ancorchè i popoli non abbiansi
nerale conduce i dotti ad attribuire alla propria nazione, o a quella da essi più studiata tutte le arti e invenzioni quà
or fondamento a rintracciar tale origine nella natura del l’uomo ch’è da per tutto la stessa, e vi produce effetti simili.
etto, e allora che l’imitazione sembragli corrispondente agli oggetti da prima conceputi, si compiace della rassomiglianza
. E perchè non se ne ripeterebbe il diletto? Si rammenta pure, benchè da prima con certo ribrezzo, del male, cioè delle fo
oduzione naturale di ogni terreno. Per natura la trovarono i Greci, e da veruno non ne presero l’esempio, siccome è chiaro
Servio Tullio, e secondo Cicerone di Lucio Tarquinio Superbo, non era da Crotone penetrato sino a Roma. I Tarantini quando
Drammatica dagli altri Italiani e da’ Greci, ne trovarono nulladimeno da se stessi i primi semi benchè rozzissimi. Fuori p
rozzissimi. Fuori poi dell’Europa si trovano gli spettacoli teatrali da un lato nel l’Oriente fra’ Cinesi fin da’ più rem
sci, e a tutto il resto del vecchio continente. L’uomo adunque attivo da per tutto e imitatore osserva gli uomini, si avve
46 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO PRIMO. Origine della Poesia Drammatica. » pp. 2-9
apere dalla cura e dallo studio d’indagare chiamossi da’ latini e poi da noi curiosità, come quella che dalla stupida inaz
oranza ci guida all’attività laboriosa della scienza. Scortato l’uomo da un affetto sì vivo e per indole osservatore non p
zare, per così dire, alcun poco quel velo di cui si ammanta. Nacquero da ciò le tante moltiplici osservazioni che col trat
chè quella spinta industriosa è comune a tutti gli uomini e la natura da per tutto risponde a colui che ben l’interroga, è
nterroga, è chiaro a chi dritto mira, che pochissime sono le arti che da un primo popolo inventore passarono ad altri, ed
ggior parte delle arti di prima e seconda necessità, le quali nascono da bisogni comuni, per lo più si ac quista senza ese
ne, si scolpisce, si canta, si suona, si tesse, si ricama, si edifica da Pekin al Messico, ancorchè i popoli non abbiansi
enerale conduce i dotti ad attribuire alla propria nazione o a quella da loro più studiata tutte le arti e invenzioni quà
ior fondamento a rintracciar tale origine nella natura dell’uomo ch’è da per tutto la stessa e vi produce effetti simili.
etto, e allora che l’imitazione sembragli corrispondente agli oggetti da prima conceputi, si compiace della rassomiglianza
. E perchè non se ne ripeterebbe il diletto? Si rammenta pure, benchè da prima con qualche ribrezzo, del male, cioè delle
oduzione naturale di ogni terreno. Per natura la trovarono i Greci, e da veruno non ne presero l’esempio, siccome è chiaro
Servio Tullio, e secondo Cicerone di Lucio Tarquinio Superbo, non era da Crotone penetrato sino a Roma. I Tarantini quando
Drammatica dagli altri Italiani e da’ Greci, ne trovarono nulladimeno da se stessi i primi semi benchè rozzissimi. Fuori p
rozzissimi. Fuori poi dell’Europa si trovano gli spettacoli teatrali da un lato nell’Oriente fra’ Cinesi sin da’ più remo
schi e a tutto il resto del Vecchio Continente. L’uomo adunque attivo da per tutto e imitatore, osserva gli uomini, si avv
47 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Di Venezia, 21 marzo 1620.Venezia, 16 di giugno 1618. » pp. 513-520
testa de' Comici Gelosi che andarono a Parigi per privilegio ottenuto da Arrigo III nel 1577 ; ma il Baschet si domanda (o
nè anche per gli anni successivi. Per questi anzi se n’ avrebbe tale da escluderlo assolutamente dai Gelosi. Come mai l’A
nia, non fa cenno di lui ? Di lui, ch'egli ebbe in tal considerazione da dettare egli stesso la prefazione alle favole rap
poi forse, richiestane la Compagnia (degli Accesi) al Duca di Mantova da Maria di Boussu, dama della Corte di Bruxelles, n
verte il Bertolotti – è nominato Flavio Scala, il quale era ricercato da G. B. Spinola. » Del 1610 abbiamo una lettera da
quale era ricercato da G. B. Spinola. » Del 1610 abbiamo una lettera da Ravenna in data 24 marzo, che il Cardinale Caetan
o per questo anno il recitar comedie, e ciò perchè gli era stato dato da lui il maggior disgusto che potesse dargli huomo
anno della pubblicazione della sua grande opera degli Scenarj, passò da quello del Duca di Mantova al servizio di Don Gio
tto Flavio in Comedia, per non far torto all’ordine suddetto, e tanto da buoni filosofi lodato, nella sua gioventù si died
muri del teatro dietro le quinte, ma che pure non sono tanto prolissi da poterne trarre la minima idea del dialogo : essi
i tratta, e nulla più. E li dice cattivi e scandalosissimi, e lodati da tanti illustri uomini non già pel merito loro, ma
io (perchè a ciò fare era idoneo) distender le opere sue, e scriverle da verbo a verbo come s’usa di fare ; ma perchè oggi
rvi sopra le parole, quando però non sdegnino d’onorar le sue fatiche da lui composte non ad altro fine che per dilettare
acciocchè si sappia il contenuto della comedia, s’intenda dove hanno da terminare i discorsi e si possa indagare concerta
i lingua, figure Rettoriche, tropi, e tutta l’ arte rettorica, avendo da fare all’ improvviso ciò che premeditato fa il po
Compagnia ch' egli con tanta pazienza e con tanto amore tiene insieme da circa sei anni (le lettere han la data del '18).
sti tolto a questo povero galanthuomo che sempre è vissuto in maniera da capir per tutto. Tuttavia può tanto in me il desi
à de'suoi Padroni. Ma ahimè ! quel povero Don Giovanni non seppe più da che canto rifarsi per avere un po' di pace. I com
ale la pena ch' io dia qui intera la lettera che Don Giovanni scrisse da Venezia il 21 marzo 1620 a Ercole Marliani, nella
esse intorno alla Compagnia de' Confidenti : Ill.re Sig.re, È venuto da me per licenziarsi per costà il nostro Sig.r Flam
lettera di V. S. degli 11 marzo scritta su le 6 hore, la quale letta da me mi indusse subito a dirgli che non occorreva n
e mio per parlar con V. S. alla libera vedendo in quel che consiste e da quel che depende la loro risoluzione, non ho sapu
n mano. Et per vita sua la prego a dirmi, come potevo io dire, tu hai da andare, tu hai da restare, tu che sei primo diven
a sua la prego a dirmi, come potevo io dire, tu hai da andare, tu hai da restare, tu che sei primo diventar secondo, et fr
rovinarsi, ond’ io per le ragioni dette, non ho saputo trovar parole da principiare non che da persuaderglielo. Però gli
le ragioni dette, non ho saputo trovar parole da principiare non che da persuaderglielo. Però gli ho risposto che faccin
aiuterò sempre, e così li ho licenziati. Mi sono ben fatto promettere da ciascuno in particolare, che sempre, che per qual
somma Sig.r Marliani il dominio delle volontà non è cosa terrena, ne da lontano si posson rimediare gli inconvenienti. No
dentemente, io non mi curo punto di rompere una Compag.ia che dipende da me per dar gusto a commedianti che per invidia ha
en si tratti de commedianti, perchè non siamo in commedia, et io dico da buon senno. Se adunque lo Scala non viene, V. S.
ascuno della sua compagnia, ma in particolare poi dell’honore fattomi da V. A. La Sig.ra Livia curiosa di veder l’habito n
48 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »
ultime circostanze mancarono per lungo tempo all’Italia ora inondata da diverse piene di barbari, ora da contrasti fra il
lungo tempo all’Italia ora inondata da diverse piene di barbari, ora da contrasti fra il Sacerdozio e l’Impero frequentem
i fra il Sacerdozio e l’Impero frequentemente sconvolta, ora lacerata da potenti e rabbiose fazioni tra Guelfi e Ghibellin
disciolta per la gelosia di piccoli principati che la dividevano, ora da locali e fisici sconvolgimenti, che la convertiro
nte “Mnestrels”, i quali senz’aver soggiorno fìsso sen givano errando da castello in castello, da città in città, accompag
senz’aver soggiorno fìsso sen givano errando da castello in castello, da città in città, accompagnati dalle loro moglie e
appagallo, una scimia, o qualche strano animale, cui si dà volentieri da mangiare purché divertano il padrone. Più comune
ione. Testimon ne sia la crudele massima enunciata nei seguenti versi da Gilliberto, poeta che fioriva nel 1206: «Nus ne
ocale che strumentale o la resero più comune. Dico più comune, perché da un verso latino del monaco Donizone: «Timpana cu
osta sotto le note che gareggino nell’Antichità con quelli presentati da loro. Molti codici, dove si contengono le poesie
eguente, che mi è avvenuto di ritrovare, e che certamente non è stata da chi che sia pubblicata finora. Nell’Ambrogiana di
che fra gli scrittori ecclesiastici a motivo di dodici libri composti da lui sulla Grazia. Nel mentovato codice, vien rife
rimane la gloria di averla i primi adoperata. [5] Cade non per tanto da se medesima l’asserzione della massima parte degl
ori sul restante della Europa sia stata con gran corredo d’erudizione da un dotto spagnuolo38 oltre modo magnificata; sebb
to alla musica, l’Italia nel suo Guido Aretino, la Germania in Ottone da Frisinga e in Notkero, e la Francia nel suo Franc
o Francone vantano scrittori fondamentali di quella scienza, trattata da essi (in quanto lo permetteva la rozzezza de’ sec
fatto sconosciute ad essi. Gli esempi, che s’adducono non sono tratti da loro, ma dagli Spagnuoli, e quelli non sono anter
e quelli non sono anteriori alla metà del secolo decimoterzo; laddove da ciò che si è finora indicato in questo capitolo e
, e forse anche prima. Noi vediamo la musica sortir bambina in Europa da mezzo al culto ecclesiastico, crescer fanciulla n
le quali in singoiar modo si compiacevano i saraceni poeti , trattata da questi, niuna allusione a’ loro scritti, alla lor
iposi nel metro erano conosciute egualmente da’ normanni, da’ goti, e da più altre nazioni, che dagli arabi dominatori. Or
ne a casa ultimar la poetico-amatoria faccenda. Il disgusto procurato da cotale uniformità si risentiva fin da loro stessi
faccenda. Il disgusto procurato da cotale uniformità si risentiva fin da loro stessi. Tebaldo Conte di Sciampagna, celebre
o Colino Musetto nell’idioma provenzale e ridotta al moderno francese da un colto letterato vien lodato quel poeta per ave
vi musici fra loro composero a bella posta delle arie profane diverse da quelle di Chiesa. L’abuso di modulazioni molli ed
beriense, ci farebbe credere che la musica profana non andasse esente da simile difetto; tanto più che le poesie amorose e
anche ne’ versi di Tebaldo Conte di Sciampagna, e in altri non pochi da me veduti e disaminati è tanto semplice e povera
te profane figlie dell’istinto e del sentimento, e cantate per lo più da una sola voce potevano più a lungo conservare la
ciarlatani”, denominazione che presero non dalla parola “circulus” né da “carola”, ma, come ben osserva il Muratori, dalla
a motivo che i trovatori cantavano spesso le azioni di Carlo Magno. E da “ciarle” venne in seguito “ciarlare”. Le storie d
scostumatezza. Ma i principi sdegnati col clero per veder frastornati da esso i pubblici divertimenti, condannavano talvol
r pagare ai giocolieri la loro mercede, il qual abuso fu poi corretto da un Concilio tenuto in Ravenna all’anno 1286 con s
acquistò sulle menti dei Greci. Quindi è che se l’Italia ebbe in Cino da Pistoia, in Guido Cavalcanti, e nel Petrarca i su
to di patriotismo vi si potesse vivamente accendere, e troppo agitata da intestine discordie, e dalla inquieta politica di
gloria, il primo avrebbe fatta la figura di cantambanco o di giullare da piazza, e il secondo avrebbe corso rischio d’esse
Federigo Secondo gran protettore dei poeti , e de’ musici richiamati da tutte le parti per ornare, e illeggiadrir la sua
io cuore In voi, Madonna, amare.40» [16] Circa le canzoni a ballo, è da osservarsi però ch’esse non ebbero in Italia un p
rica. Dal secolo hai partita cortesia,         E ciò che ’n donna è da pregiar virtute,         In gaia gioventute      
tri componimenti cantati per tutta l’Italia, e posti in musica persin da celebri donne, che gareggiavano coi più gran comp
nke got è Malvasia         Mi non trinker altro vin.         Mi levar da mezza notte         Quand’è il dì di San Martin:
i San Martin:         Vo spinar tutte le botte:         Mi vuol biber da mattin.         Vin è car, il mio cusin,         
l miglior gusto nella musica, il novello raggio della quale si spiccò da un popolo che faceva profession di distruggere le
ricorretti, e alcuni fra essi interpretati, e tradotti dal Gogavino, da Carlo Valguglio, da Georgio Valla, da Francesco B
i fra essi interpretati, e tradotti dal Gogavino, da Carlo Valguglio, da Georgio Valla, da Francesco Burana con altri Ital
etati, e tradotti dal Gogavino, da Carlo Valguglio, da Georgio Valla, da Francesco Burana con altri Italiani imitati posci
Burana con altri Italiani imitati poscia nel secolo decimosettimo, e da lungo tratto avanzati da valentissimi oltramontan
i imitati poscia nel secolo decimosettimo, e da lungo tratto avanzati da valentissimi oltramontani. [20] Luce più chiara s
se ho veduto nel principio d’ogni atto una ottava d’argomento diverso da quello della farsa la quale poi si cantava al suo
iverso da quello della farsa la quale poi si cantava al suono di lira da un personaggio incaricato di questa sola incomben
ebri verso la metà del Cinquecento i Filarmonici istituiti o promossi da Alberto Lavezzola a fine di migliorar la musica,
fra le corti straniere debbano annoverarsi quelle d’Italia, si pruova da ciò che molti di que’ Fiaminghi nominati dallo st
he successe al suo padre Niccola Terzo nel 1441, dice «che fece venir da Francia i cantori» 43, anzi i più bei madrigali d
lcuni di essi francesi dimoranti allora in Italia si trovano raccolti da Girolamo della Casa, udinese, e proposti per mode
o raro principe trenta musici tutti oltramontani, e tutti scelti, che da esso erano benissimo pagati, ed al maestro di Cap
Bartolomeo Ramos Pereira o Pereia, che venne l’anno 1482 chiamato fin da Salamanca ad occupar la cattedra di musica eretta
a Salamanca ad occupar la cattedra di musica eretta dianzi in Bologna da Niccolò V, sarà sempre dalla memore posterità ann
una nota di più all’“ut re mi fa sol la” inventato, come si pretende, da Guido Aretino è di gran vantaggio per la musica,
criva un libro a bella posta per risaperne l’autore, come pur si fece da un musico chiamato De Nivers sul principio del no
Di Francesco Salinas non farò che un sol cenno, non potendo ignorarsi da chiunque ha l’erudizion musicale assaggiata a fio
imento diverso. Ben presto perfezionandosi, azioni musicali divennero da rappresentarsi ne’ tempi di pubblica allegrezza.
nome d’uno de’ più illustri mecenati delle cose musicali quello fatto da Giovanni Bardi de’ Conti di Vernio a imitazione d
erano abbattute dei replicati colpi della tortuosa coda, e macchiate da livida schiuma all’intorno. Gruppi d’uomini e don
. Gruppi d’uomini e donne alla greca foggia vestiti vedeansi sbuccare da diverse parti del bosco, i quali, credendosi sicu
orlo della caverna il serpente apparire, alla vista del quale i Greci da subito terrore compresi s’inginocchiano, indirizz
pente allo strepito delle voci esce fuori dalla caverna, e guatandoli da lontano, con orrendi sibili s’avventa contro; ma
arnascialeschi e madrigali, dai madrigali ai cori e agl’intermezzi, e da questi fino alle scene drammatiche, il lettore ha
dilicatezza ne doveano essere i principali ingredienti, che la favola da una banda e l’allegoria dall’altra potevano sommi
ecero in seguito nelle altre corti. Fu dato il surriferito spettacolo da Bergonzo Botta nobile tortonese verso la fine del
sabella d’Aragona. Ne parla alla distesa lo storico Tristano Calco 52 da cui ne verrò raccogliendo quelle circostanze solt
rtimento dei lettori. [34] In mezzo ad un magnifico salone circondato da una superba galleria, dov’era distribuito un gran
e d’un principe così degno di possederla. Indi venne Mercurio seguito da tre quadriglie di danzatori, e cantò a solo una s
ore allora del re Admeto nei campi di Tessaglia, e l’accortezza usata da lui nel rubbargli il più bello e il più grasso fr
egli offriva in dono agli sposi. Dopo Mercurio comparve Diana vestita da cacciatrice e accompagnata dalle sue ninfe, le qu
n è più fra i viventi.» Questa cantilena fu all’improvviso interrotta da suoni romorosi. Atalanta e Teseo comparvero in is
tta da suoni romorosi. Atalanta e Teseo comparvero in iscena scortati da varie truppe di cacciatori che con danze vive e b
n meno singolare. Da una banda comparve l’Iride sovra un carro tirato da superbi variopinti pavoni, e seguitata da un coro
Iride sovra un carro tirato da superbi variopinti pavoni, e seguitata da un coro di ninfe coperte da un trasparente leggie
da superbi variopinti pavoni, e seguitata da un coro di ninfe coperte da un trasparente leggierissimo velo che portavano b
ulla mancasse a cotanta lautezza, ecco aprirsi il pavimento, e sortir da terra l’ombra d’Apicio, la quale annunziò cantand
convito facendo gustar al palato degli sposi le squisitezze inventate da lui, e che acquistar gli fecero in altri tempi la
la principessa, ed eseguito un ballo modesto e nobile, Bacco scortato da vari cori di satiri, sileni ed egipani, diè come
edere, che gli arabi anziché gli antichi siano stati presi ad imitare da essi.» Quest’asserzione è positivamente smentita
a notizia, niuna allusione, niun cenno neppur lontano si scorge fatto da loro ai riti, nomi, storia, costumanze, o che che
l Signor Abbate. III. «Gli Arabi ebbero alcuni dialoghi poetici detti da taluni componimenti drammatici. De’ Provenzali, d
Provenzali, dice il Millot, che furono commendati dal Nostradamus, e da altri come conoscitori dell’arte drammatica per a
i e musici ne’ primi tempi, e qualche poema ci resta tuttora composto da uno di essi. Fohi il primo, o tra i primi Imperat
he protetti prima dai signori furono poi sotto Carlo Magno condannati da entrambe le podestà ecclesiastica e secolare pell
rigine arabica delle poeti che facoltà in Europa; fondamenti ricavati da analogie remote, da rassomiglianze generalissime,
poeti che facoltà in Europa; fondamenti ricavati da analogie remote, da rassomiglianze generalissime, da rapporti inadegu
damenti ricavati da analogie remote, da rassomiglianze generalissime, da rapporti inadeguati, da relazioni applicabili a c
ogie remote, da rassomiglianze generalissime, da rapporti inadeguati, da relazioni applicabili a cento popoli della terra,
ieri sono tutte cose le quali prese collettivamente furono conosciute da più nazioni europee ed asiatiche, come si farebbe
i ha lasciato tempo di leggere attentamente le ragioni di probabilità da me addotte, e di ben esaminare questa materia.» I
e forse i manoscritti di quei celebre musico? Furono essi trasportati da Babilonia o da Spagna nel monistero della Pomposa
critti di quei celebre musico? Furono essi trasportati da Babilonia o da Spagna nel monistero della Pomposa? Quel monaco i
o Bendemaldo, di Mascardio, o negli altri autori di que’ tempi citati da me? Il Signor Abbate non entra in veruna di tali
brica rovinosa. V. «Nè che l’uso della rima era conosciuto egualmente da normanni, da goti e da più altre nazioni che dagl
a. V. «Nè che l’uso della rima era conosciuto egualmente da normanni, da goti e da più altre nazioni che dagli arabi domin
che l’uso della rima era conosciuto egualmente da normanni, da goti e da più altre nazioni che dagli arabi dominatori.» Ch
anni, da goti e da più altre nazioni che dagli arabi dominatori.» Che da molte nazioni fosse conosciuto l’uso della rima n
olte nazioni fosse conosciuto l’uso della rima non può negarsi se non da chi voglia negare che il sole è sull’orizzonte ne
numenti Celtici del Mallet, nella raccolta di poesie scandinave fatta da Monsù Giacobi Segretario dell’Accademia delle Sci
lla cognizione de’ quali dipende la forza, o la debolezza del sistema da lui adottato. Allora, ricavando da tal esame che
forza, o la debolezza del sistema da lui adottato. Allora, ricavando da tal esame che la musica araba aveva maggior confo
chiaramente non aver osservata cotal differenza. XI. «L’unica ragione da lui addotta per negar la parentela fra la poesia
ha veduto, o non ha voluto vedere le altre ragioni, che oltre l’unica da lui citata indicai alle pagine 146, 147 e 148 del
oeti che e musicali senza dover ricorrere agli arabi. L’unica ragione da me addotta non fu dunque la poca analogia tra il
detto, che nel gaudio popolare per la vittoria di Cortenova riportata da Federigo nel 1239 vi furono cembali, cetere ed al
Federigo secondo gran protettore de’ poeti e de’ musici, gli richiamò da tutte le parti, per ornare ed illeggiadrir la sua
su tal genia i loro tesori. Ma dove parlo io di cantambanchi chiamati da Federico? I poeti e i musici, ond’egli arricchì l
nd’egli arricchì la sua corte, si devono forse confondere coi buffoni da piazza? Non è forse vero, che quell’Imperatore pr
tici. Si facevano essi colla cinnira o cetra strumento non conosciuto da noi, che rassomiglia ad una spezie di lira od arp
49 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 227-235
scompagnata dall’ambizione di avere in tal materia la supremazia ; nè da questa lettera, giacente nell’Archivio di Modena,
arte dell’Archivio Mantovano, nè dalle prigionie patite dal Parrino e da tanti, alla liberazion de'quali s’occuparon patri
n de'quali s’occuparon patrizj e potentati in vano, nè dalla cacciata da Mantova degli stessi Gelosi il '79, ci sarebbe ce
alla cacciata da Mantova degli stessi Gelosi il '79, ci sarebbe certo da dirli stinchi di santo. Pubblico la lettera inter
strani e interessanti documenti del nostro teatro. A 28. Anchora che da Mantoua non habbia hauuto tal auiso nondimeno qua
o di uolere che fossero impiccati di nouo, et così, ni e, stata detta da bon autore, ma non gia scritta da quelle bande.
di nouo, et così, ni e, stata detta da bon autore, ma non gia scritta da quelle bande. Di fuori : Auisi di Roma di 28 di
el 1585 poi abbiamo un invito del Duca Vincenzo di Mantova a Ludovico da Bologna, fatto col mezzo del Pomponazzi a Milano,
tenuto sulle spalle a braghe calate dallo Zanni, e frustato a nudo…. da Lidia sua moglie. Il Bruni (V.), fra i suoi prolo
a chiara idea di quel che fosse la maschera a'primi del '600. prologo da pantalone Se l’homo animal da do man (Magnifici,
la maschera a'primi del '600. prologo da pantalone Se l’homo animal da do man (Magnifici, e Zenerosi Signori) è solo in
areraue el padron de sta casa, el Principe de sta Republica, el Peota da sta Naue, el Monarca de sto Impero e l’anema de s
seva l’huomo non cognosendo el so ben, contrastando alla so felicitae da si medemo se fabrica mille desgusti per viver in
hauer occasion de studiar con tanta industria cerchemo de cavar soldi da vu altri ; e molti de vu cognosando che i soldi s
che i soldi son de comodo e non descomodo, cosi mal volontiera i ne i da e cosi facilmente i ne stronza la paga. Altri dis
iva virtuosamente benchè so mojer sia poco manco che puttana non halo da esser premià de honor ? E se l’honor xe un abito
un huomo infame per che la infamia d’una donna puo desonorar un huomo da ben ? Altri han opinion ch'el non pagar i comedia
erito e demerito ; vien solecità dal spirito e dalla carne, e secondo da qual parte se butta la si fa spirituale e buona,
o prega per elle : segondo a quel che el se resolve el doventa, huomo da ben o laro. Da queste resoluzion dell’anema ne su
u parleremo cercando con una bella comedia recompensar el premio abuo da vu Signori alla porta, e la grazia che receveremo
il Perucci dà questo insegnamento : Chi rappresenta questa parte ha da avere perfetta la lingua veneziana, con i suoi di
à e d’esempio e di avvertimento agli altri, colto dall’amore, fa cose da fanciullo, potendo dirsi : puer centum annorum, e
r centum annorum, e la sua avarizia propria de'vecchi, viene superata da un vizio maggiore, ch'è l’Amore, a persona attemp
ume degli antichi veneziani del Gran Consiglio, dice che il Pantalone da principio aveva la zimarra rossa, ma a me non fu
50 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « NOTE ED OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 313-326
o; Dante che perciò fu dal Petrarca chiamato ille eloquii nostri dux, da Paolo Giovio il fondatore del Toscano linguaggio,
ii nostri dux, da Paolo Giovio il fondatore del Toscano linguaggio, e da altri il Poeta de’ Pittori; Dante afferma nel cap
olcissima e amabilissima bellezza. Nota III. Il citato Ottone da Frisinga nel succennato luogo ci attesta pariment
prezzo, leggendosi nelle Cronache di Verona, che delle 200 date loro da uno Scaligero per le sue nozze, la minore costava
anni sessantadue finì di vivere al 1568. Le Vite de’ Poeti Provenzali da lui scritte, e per la prima volta stampate in Lio
Nota V. I Poeti Provenzali, che per quanto chiaramente ricavasi da due passi del Petrarca l’uno del Trionfo d’Amore
secondo che ha osservato il Redi in una lettera a Carlo Dati, furono da Giovanni Villani chiamati Ministrieri, e da Matte
tera a Carlo Dati, furono da Giovanni Villani chiamati Ministrieri, e da Matteo Villani Minestrieri, e da qualche altro sc
anni Villani chiamati Ministrieri, e da Matteo Villani Minestrieri, e da qualche altro scrittore Ministelli dal latino bar
ovenzale Abate Arnaud, che coltivata, dopo l’estinzione della latina, da anime ugualmente vivaci e tenere, divenne quella
on altri strumenti per le case e per le mense de’ Grandi (come fecero da principio nella Grecia i primi antichissimi Canto
furono in grandissima stima e venerazione, e vennero spesso innalzati da i capi delle loro nazioni e tribù a cariche assai
che i canti de i loro Poeti; e i Bardi furono energicamente chiamati da Ossian i Re della fama. Gli Scaldi accompagnavano
Islanda. In alquante di queste poesie Scandinave, o Runiche, raccolte da Anders Wedel, da Peder Sys, dal Bjorner, dal Mall
nte di queste poesie Scandinave, o Runiche, raccolte da Anders Wedel, da Peder Sys, dal Bjorner, dal Mallet, dal Sig. Giac
g. Giacobi Segretario dell’Accademia delle Scienze di Coppenhaghen, e da altri, si trova (checchè ne avesse detto in contr
ta a penna d’autor anonimo, che può credersi compilata nel XII secolo da altre cronache, e ch’è mentovata dal Muratori de
i a quel grado che vuole il migliore entusiasmo. Ma sebbene in Italia da qualche tempo suol farsi de’ Letterati e degli Ar
tere, e la cultura sono in Italia come in clima nativo, e germogliano da per tutto, e vivono anche nell’abbandono di premj
a moderna vi è tanto acconcia, quanto l’Italiana, siccome può vedersi da i Ditirambi del Redi, Menzini, Magalotti, Baruffa
l Trissino (il quale non so perchè e donde venga dal Voltaire ed indi da altri di lui compatriotti appellato Arcivescovo)
rsi allor sorta e giunta al colmo la tragica letteratura, imitata poi da Francesi e Spagnuoli con molto maggior minutezza
vertà, che non aveano i nostri mostrata nell’imitazione de’ Greci. Or da questo passo del Ch. Abate Bettinelli, e assai pi
Or da questo passo del Ch. Abate Bettinelli, e assai più apertamente da tutto ciò che sin quì con saggio criterio e razio
studio dell’altre nazioni i tanti argomenti nuovi di drammi Italiani, da cui gli Oltramontani nei loro drammi di simile ar
, e sola l’Italia poteva vantare ne’ suoi volgari scrittori esemplari da paragonare in qualche modo agli antichi, e da pro
ari scrittori esemplari da paragonare in qualche modo agli antichi, e da proporre all’imitazione de’ moderni. La Spagna fu
ota XIV. Il Negromante dell’Ariosto fu tradotto in prosa francese da Giovanni de la Taille, e stampato in Parigi senza
lani dell’Acerra, città antichissima di Terra di Lavoro poco distante da Napoli, e vicina per poche miglia a quell’ antica
51 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Introduzione »
se su argomenti disparati, può spiegare il giudizio negativo espresso da Foscolo, in parte ripreso dai letterati del Sette
icativo, veicolo di circolazione delle idee3. Nato a Venezia nel 1712 da una famiglia di ricchi mercanti, Algarotti fu edu
cientifica era argomento centrale nell’ambiente letterario4, dominato da personalità come il matematico Francesco Maria Za
poeta e astronomo Eustachio Manfredi. A queste esperienze, rafforzate da soggiorni di studio a Firenze e a Padova, si unì
oi a Dresda presso Augusto III elettore di Sassonia dal 1742 al 1746; da lì ritornò a Berlino, dove rimase fino al 1753. T
in Italia furono dedicati alla stesura di scritti di varia natura che da un lato proseguivano il filone divulgativo già sp
ca è dunque frutto di questo periodo di fervore intellettuale e nasce da una conoscenza diretta della messinscena operisti
suo discorso, apprezzerebbero un teatro che applicasse le indicazioni da lui suggerite, tanto che, in questo teatro riform
una disciplina interna dello spettacolo che può essere garantita solo da una regia complessiva che deve organizzarsi propr
te. Algarotti riprende una delle argomentazioni ampiamente utilizzate da Metastasio nell’Estratto dell’arte poetica (inedi
rge verso posizioni comuni ai teorici del teatro del tempo, a partire da Ranieri Calzabigi che nell’edizione pubblicata pr
te dalla constatazione della diffusione europea dell’opera italiana e da un’accettazione del genere nel sistema complessiv
rivo della divisione in paragrafi. Le argomentazioni di Algarotti, se da un lato riprendono i termini del dibattito primo-
n d’Alembert, autore del Discours préliminaire de l’Encyclopédie, fin da questa prima redazione nella parte relativa alla
ioni tematiche sono uno degli argomenti centrali del discorso, perché da esse derivano le scelte drammaturgiche e lo svilu
o dal confronto con la pratica diretta di gestione teatrale acquisita da Algarotti nel corso del soggiorno prussiano e inf
lle des bouffons del 1752-54: «Una qualche immagine della vera musica da Teatro ci è restata solamente, sia detto con pace
ione degli argomenti. La divisione in paragrafi, introdotta a partire da questa edizione, rimane in tutte le edizioni succ
a bella semplicità che sola può imitar la natura, fu sempre preferita da chi ha fior di gusto a tutti i raffinamenti dell’
raffinamenti dell’arte19.» La conclusione si distanzita decisamente da quella della prima redazione; proprio in virtù di
eatro contemporaneo20 e citava i versi provocatori di Voltaire tratti da Le Mondain. La conclusione di questa seconda reda
’alternanza più organica tra recitativo e aria. Nella lettera inviata da Vienna il 9 febbraio 1756 ad Algarotti, Metastasi
ato dentro, l’ho tornato a leggere, per essere di nuovo con esso voi; da cui non vorrei mai separarmi. Io che mi risento p
fficoltà e la rarità di tale accordo obbliga, per così dire, i teatri da guadagno a fidarsi più di quelle arti delle quali
iù di quelle arti delle quali son giudici tutti, e queste poi sciolte da ceppi d’ogni relazione e convenienza, ostentano i
iffusione e centralità del dramma per musica, ma anche la difficoltà, da parte dei letterati e degli addetti ai lavori, di
inoltre a suggestioni tematiche, espressive e strutturali provenienti da fonti diverse e fortemente debitore ai gusti di u
to qualche anno dopo a Vienna con Cristoph Willibald Gluck, a partire da Orfeo e Euridice del 1762. I temi in comune con A
lteriore respiro europeo e approfondisce l’approccio già sperimentato da Algarotti: la poesia è considerata il cuore della
mponenti del dramma per musica. L’interesse si è decisamente spostato da una considerazione del quadro complessivo della g
e che nel 1757 pubblica la terza redazione del Saggio. Ortes è legato da una profonda e duratura amicizia ad Algarotti, co
r musica e dalla necessità di soddisfare i gusti del pubblico più che da astratti disegni riformistici. Come avviene anche
tema fantastico mitologico rientra nella casistica contemplata anche da Algarotti, ostile all’utilizzo di temi storici pe
ne del Saggio, la quarta tra quelle curate dall’autore, fu pubblicata da Marco Coltellini a Livorno nel 1763. Coltellini è
zione con i sovrani ampliamente messa in pratica nel Settecento anche da Voltaire e Diderot. La dedica quindi è già un seg
ve essere considerata in relazione al sistema complessivo. Il Saggio, da discorso in parte tecnico relativo agli equilibri
ù argomentativo dal quale a tratti riaffiora la retorica colloquiale, da conversazione salottiera e mondana che aveva cara
tito internazionale. A questo scopo Algarotti utilizza due strategie; da un lato considera nel dettaglio le singole proble
ro cerca di approdare a dei quadri teorici riassuntivi che funzionino da linee guida per costruire l’opera riformata del f
endo stato l’intendimento mio, che di mostrar la relazione, che hanno da avere tra loro, le varie parti constitutive dell’
he attraverso il riferimento ai teorici della tradizione le soluzioni da lui prospettate che rendono piena dignità lettera
ia redazionale del Saggio sopra l’opera in musica è stata ricostruita da Giovanni da Pozzo37 prima e da Annalisa Bini in a
le del Saggio sopra l’opera in musica è stata ricostruita da Giovanni da Pozzo37 prima e da Annalisa Bini in anni più rece
l’opera in musica è stata ricostruita da Giovanni da Pozzo37 prima e da Annalisa Bini in anni più recenti38. Algarotti pu
64, vol. II, pp. 251-390. L’edizione qui riprodotta è l’ultima curata da Algarotti per il tomo II dell’edizione completa d
eatrali Enea in Troja e Iphigénie en Aulide accompagnano il testo fin da questa edizione. La seconda redazione, pubblicata
blicata sempre nel 1755, è riprodotta in fac simile nel volume curato da Annalisa Bini e presentata come una versione più
spetto alla precedente, della quale riporta la stessa epigrafe tratta da Ovidio «Sed quid tentare nocebit?» (Ovidio, Metam
sioni rivolte al dedicatario e legate alla pratica teatrale acquisita da Algarotti presso le corti di Berlino e di Dresda.
1763. Il testo è notevolmente ampliato, gli argomenti sono corredati da un maggior numero di esempi e approfondimenti e i
il prezzo di quelle inezie, e il buon gusto della sua sposa.» Si cita da U. Foscolo, Opere, vol II, Prose e saggi, a cura
pp. 15-16. 20. Si trova inserita qui nella conclusione la citazione da Orazio, Epistola ad Augusto, che diventa nell’edi
quali, 1757, vol. II, pp. 277-365. Chiude la pubblicazione l’epigrafe da Voltaire, Le Mondain, inserita invece all’interno
ourse, 1758, pp. 353-375. 32. Ivi, p. 368 33. Ibidem. 34. Si cita da F. Algarotti, Saggio sopra l’opera in musica. Le
52 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 619-638
Cavicchi Giovanni. Ferrarese, nacque il 1765 da onesta famiglia che l’avviò agli studi legali. Ma
e subito campo di mostrare le sue forti attitudini, non discompagnate da ottime qualità fisiche e da una bellissima voce.
e sue forti attitudini, non discompagnate da ottime qualità fisiche e da una bellissima voce. Dominando ancora le maschere
; diventò socia il ’61-62 di Tommaso Salvini, e fu scritturata il ’63 da Antonio Stacchini e il ’64-65-66, a’ Fiorentini d
il ’63 da Antonio Stacchini e il ’64-65-66, a’ Fiorentini di Napoli, da Adamo Alberti. Ma non potè compiere il suo contra
Firenze, ove in capo a pochi mesi (il luglio del 1868) morì compianta da quanti la conobbero. Clementina Cazzola non fu
nti ad esprimere il vero. Clementina Cazzola nacque nell’arte, e fino da bambina veniva chiamata l’enfant prodige. Figlia
! In questa tragedia soprattutto raggiungeva tal grado di perfezione, da farvi credere ad un prodigio. L’arte, che pur sem
le, con che in sieme con mia moglie divottam.te mell’inchino et prego da Dio ogni compiuto contento. Di Venezia il dì 30 
l’Austoni (Battistino) che diventò poi amministratore nella Compagnia da lui diretta. Lo troviamo sul finir del 1595 a Fir
da lui diretta. Lo troviamo sul finir del 1595 a Firenze, come appare da questa sua lettera, diretta allo jll.mo et ecce.m
all’obligo jnffinito ch’io tengo à V. S. Ill.ma per l’jnfiniti fauori da lei ricceuti, non essendole [ILLISIBLE] ueputo a
lei che se impiega in altri negocij che in leggere cosse che uenghino da sogeto cossi basso come è il mio, pur mi affida l
ouvre, poi all’Hotel di Borgogna pel pubblico, dietro istanza firmata da Battistino Austoni, l’amministrator della compagn
 marzo al Duca di Mantova che la principal causa di quel successo era da attribuirsi alla valentìa e alla saviezza di Pier
misere di fronte a quelle dell’Arlecchino Martinelli, il quale aveva da vendicarsi di tutte le noie, che nel suo primo vi
97_img034.jpg] Noi abbiam già assistito alle lotte noiose e dolorose, da lui sostenute con Giovan Battista Andreini (V.),
del Duca, venuto a parlar di Cecchini « Frittellino — dice — è buono da farsi odiare non solo da comici, ma da tutto il p
r di Cecchini « Frittellino — dice — è buono da farsi odiare non solo da comici, ma da tutto il popolo, e lo vediamo con i
« Frittellino — dice — è buono da farsi odiare non solo da comici, ma da tutto il popolo, e lo vediamo con isperienza, poi
Il delitto, che vediam confermato nell’oroscopo tolto come gli altri da un codice della Nazionale di Firenze, è stato mes
Milano, colla quale egli mira a ottenere un salvacondotto per recarsi da Torino a Milano a esercitar con sicurezza l’arte
addimandossi Misericordia, ricercando così anche l’ honorate cagioni da me intraprese. Non mi par cada dubbio sul signi
r cada dubbio sul significato dell’ honorate cagioni. Ma la Cecchini, da quella donna navigata che era, traeva poi argomen
a la Cecchini, da quella donna navigata che era, traeva poi argomento da tutto per mostrarsi di rigida austerità al cospet
di veder comedia, con il qual prezzo si compra ancora quel tempo, che da molti potrebbe esser speso in quei trattenimenti,
iamate le buone compagnie ; al mio arrivo, già anni sono, mi fu detto da un Mastro Dionisio Bruni padrone d’ una bottega d
fu detto da un Mastro Dionisio Bruni padrone d’ una bottega di carte da giuoco, le precise parole : « S’ io non amassi ta
schi. » Le Lettere facete e morali (ivi, m dc xxii) gli procacciaron da molti poeti una bellissima corona di sonetti, che
dice (Lett. XII) : Credete ch’io non sappia che ricevete dispiacere da questa mia ? Io lo so ; ma, perchè non voglio nul
corteggiani desiderosi di farne baratto in tante pensioni : Ma perchè da voi altro non voglio, se non corrispondenza a non
rchè da voi altro non voglio, se non corrispondenza a non voler nulla da me, vi dico, che non più di me, nè quanto me v’ a
desta nobiltà che con decreto di Vienna del 12 novembre 1614, firmato da Mattia e munito del sigillo imperiale, lo estolle
Cintio che gli consiglia di divenir quello che non fu mai, cioè huomo da bene, Frittellino risponde : io ho una cosa molto
della breve raccolta in latino de’Sette preclarissimi Dottori, fatta da S. Tommaso, e che è già a stampa innanzi ai Disco
s’inciamperebbe per balordaggine in parole, che punto si allargassero da gli honorati e lodevoli confini del honestade, nè
ni, questo precetto è di tanta osservanza, quanto mal osservato quasi da tutti. Il secondo havertimento sarà, ch’ essendo
tutti. Il secondo havertimento sarà, ch’ essendo sopragiunto in scena da un altro personaggio si taccia subito, non impede
però non deve dir cosa aspettante al soggetto, il quale ha molto bene da essere impresso nell’ascoltante, raccordandosi in
l’arte esser troppo difficile. Da una lettera del Forciroli, datata da Roma il 19 gennaio 1619, nella quale si annunzia
da Roma il 19 gennaio 1619, nella quale si annunzia l’arrivo in Roma da Napoli della Compagnia del Cecchini sappiamo anch
vente, se ne sarebber tornati via con le borse piene. In una lettera da Mantova (15 gennaio 1611) del Cecchini sono i rin
ia. E donativi di ogni specie egli ebbe in ogni tempo e in ogni luogo da ogni Signore : la qual cosa sta a provare in che
pocomico si mutava di punto in bianco nell’ eterno matador circondato da una muta di cani. (V. Bachino Gio. Maria). Ma se
camente restar saldo sul suo piedistallo di bronzo, ammirato, onorato da Re, da Principi, da popolo, è segno manifesto che
restar saldo sul suo piedistallo di bronzo, ammirato, onorato da Re, da Principi, da popolo, è segno manifesto che i preg
sul suo piedistallo di bronzo, ammirato, onorato da Re, da Principi, da popolo, è segno manifesto che i pregi dell’artist
53 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 88-117
do pose d’accordo una Pavaniglia Spagnola con una gagliarda di Santin da Parma, per la qual cosa poi, le lasagne, i macche
rete tutti duo messi in berlina. » Seguitando poi di dire cose simili da pazza, essi la vogliono pigliare, & ella se n
la se ne fugge per strada, & essi la seguono. Ancora : Isabella da pazza dice al Capit. di conoscerlo, lo saluta, e
ara virtù, con versi di ogni maniera. Trascelgo quelli che toccan più da vicino l’attrice. DI TORQUATO TASSO Quando v’ord
dia e scorno. Febo le muse, Amor le grazie ancelle seco accompagni, e da l’oblio profondo sorga il Sonno a mirar cose si b
di meno, è forza ch’ io replichi queste poche righe. Saprà V. S. che da che Le mandai la lettera scritta dalla Regina a s
questo verno, e forse ancor più. Humiliss.ª Le m’inchino, e le prego da N. S. il colmo d’ogni desiderata prosperità. Di P
saprà come farlo, e le mi inchino di nuovo. Prima della sua partenza da Parigi, il poeta Isaac Du Ryer (Le tems perdu, pa
roneamente il io luglio). Il Barbieri, nella Supplica citata, riporta da Pietro Mattei, Istorico e Consigliere del Re Cris
ier Marino dettò per la sua morte il seguente sonetto, riferito anche da Fr. Bartoli : Piangete, orbi Teatri ; invan s’at
tio. » Quanto al valor letterario d’Isabella Andreini, poco mi rimane da dire. In mezzo ai petrarcheggiamenti diluiti all’
to, e il tutto seminando di citazioni poetiche, storiche, mitologiche da metter paura. Non vi par egli di sentir le tirate
. Non vi par egli di sentir le tirate di un Dottor Graziano ? Nè s’ha da far troppo carico a Isabella di queste rettoriche
è tronca nel mezo ogni mia spene, Nè pace più, nè più salute spero Se da cotanti riui il mio duol viene. HIELLE piange la
e uiolette, e rose, e gigli Da la sua chioma inannellata, e bionda, E da l’eburneo seno Spargèa del Ciel ne le contrade et
or premendo l’ingemmato suolo Seguitò fin che giunse Là doue scaturia da vn viuo sasso Liquefatto vn bel vetro, che se n’g
in Monti à l’eleuate cime Del Gange vscito. Ella dolente scossa Quasi da sonno à lui riuolta disse. Leggiadro almo Pianeta
isse. Leggiadro almo Pianeta Tu sorgi à rasciugar le molli brine, Che da gli humidi vanni de la notte Son cadute, nè mai d
Sparga pur sua quiete : à noi non cale, Ch’ei dal Mondo ne sciolga, ò da noi stessi. Et io, che più d’ogn’altra afflitta v
dai viui Ben ella in ciò saria veloce, e presta Come fù alhor, che tè da noi diuise ; Ma perch’ella conosce, Ch’essendomi
iede alla milizia, e il terzo, Giovan Battista, del quale avrem molto da dire, seguendo le orme degl’illustri genitori, fu
tenere un decreto di poter egli solo per anni x dare stanza in Mant.ª da rappresentare comedie, a coloro che per prezzo ne
menti et ricordi. Sommario Di che qualita si dee elegere la comedia da recitarsi — Cauar le parti — Informar tutti del s
amo, hauendoci egli sempre assegnata qualche ragione, a tutte le cose da lui trattate. Mass. Et io me ne aspetto anco di
ridico è paruto mill’ anni d’ auer desinato, per uenire a farci pagar da uoi quel debito, al quale uolon-tariamente obliga
ogna, et la fauola perde di quel suo naturale, con che ella ha sempre da esser accompagnata, onde l’ uditore quasi scherni
non auiene cosi delle comedie noue, per che quantunque l’huomo sappia da principio, hauer da udir cose non uere ; stando p
e comedie noue, per che quantunque l’huomo sappia da principio, hauer da udir cose non uere ; stando però atento alla noui
tando però atento alla nouita de i casi, par che ei si lasci ingannar da se medesimo a poco a poco, tanto che gl’ assembra
imprimendo a tutti nella mente, la qualita del personaggio, che hanno da imitare ; et licentiati con questo, le dò tempo d
ione delle parti, che mi par cosa importantissima. Ver. Tanto, che è da stupirne, et oso dire, anzi affermo per uero, che
poi cerco che siano di aspetto rappresentante quello stato, che hanno da imitare piu perfettamente che sia possibile come
di un uecchio, ad uno che hauesse la uoce fanciullesca, ne una parte da donna [e da donzella maxime] ad uno che hauesse l
io, ad uno che hauesse la uoce fanciullesca, ne una parte da donna [e da donzella maxime] ad uno che hauesse la uoce gross
i non mi occorre al presente che altro dire, aspetto, se altro uolete da me intendere, che mi dimandiate. Sant. Noi uores
ima, con quai documenti si hanno ad essercitare, et in che modo hanno da recitare questi eletti. Ver. Questa per certo è
ndere, parte di quello che faccio io intorno a Recitanti, dico, che è da auertirli prima generalmente, a dir forte, senza
na poi anco al recitante auuertire di più in questo caso, che egli hà da dar tempo alli spettatori di poter capir comodame
uero malagevolmente insegnar si possono, e sono al tutto impossibili da impararsi, se da la natura non si apprendono. E b
nte insegnar si possono, e sono al tutto impossibili da impararsi, se da la natura non si apprendono. E ben che da gli ant
mpossibili da impararsi, se da la natura non si apprendono. E ben che da gli antichi si facci mentione di molti histrioni
empi nostri [come il mirabile Montefalco et lo suegliatissimo Veratto da ferrara, l’arguto Oliuo, Et l’ acutissimo Zoppino
atissimo Veratto da ferrara, l’arguto Oliuo, Et l’ acutissimo Zoppino da Mantoua, et un’altro Zoppino da Gazzolo. Et molti
rguto Oliuo, Et l’ acutissimo Zoppino da Mantoua, et un’altro Zoppino da Gazzolo. Et molti altri che potiamo hauer conosci
e recitanti in generale dico di nouo che bisogna hauerci dispositione da natura, altrimente non si può far cosa perfetta m
et che abbia ingegno troua anco mouimenti et gesti assai apropriati, da farla comparire come cosa uera, Et a questo gioua
nel suo dire suegliatissimo, et sempre giocondo, eccetto che doue hà da mostrar qualche dolore, et anco in quel caso, lo
to che doue hà da mostrar qualche dolore, et anco in quel caso, lo hà da far con uiuacissima maniera, tal che non induca t
oso, et con le parole scelte, piene di spirito, e ben concatenate, hà da tener gl’uditori attenti ; cosi il recitante con
ttenti ; cosi il recitante con uarij atti appropriati a i casi, li hà da tener sempre desti, et non li lasciar cadere in q
uenza [quantunque sia parte importantissima , talmente che è chiamata da molti l’ anima de l’ oratione, la qual consiste n
odo ; ma finito quel ragionamento, che cotal atto richiede, rimouersi da quello, et trouarne un piu proprio al parlamento
e le qualità de i recitanti. Hor se io haurò [per gratia di essempio] da uestir tre o quattro serui, uno ne uestirò di bia
lando però di comedia che l’ habito Italiano ricerca] et cosi hauendo da uestir doi amanti, mi sforzo, si ne i colori, com
lembo della ueste de l’uno, o dell’altro ; lo riconosca : senza hauer da aspettare, che egli, con le parole si manifesti.
un pezzo, nel riconoscere uno in scena, per non esser ben differente da un altro recitante, o conseruo. Ver. La uarieta
anti fra loro, ma mi affatico ancora potendo di trasformare ciascuno, da l’ esser suo naturale, accio che non sia cosi tos
, da l’ esser suo naturale, accio che non sia cosi tosto riconosciuto da li spettatori, che hanno giornalmente la sua prat
ueste cosifatte rappresentationi si conosce, che non son cose, se non da principi, che hanno l’ animo grande, et il modo d
n son cose, se non da principi, che hanno l’ animo grande, et il modo da spendere, et ne gl’ apparati, et ne gl’ ornamenti
osi mal fornita guardarobba d’un principe, che non se ne possa cauare da uestire ordinariamente ogni gran tragedia : se co
nte ogni gran tragedia : se colui che la conduce, sara galant’ huomo, da sapersi seruire di quello che ci hà, et ualersi d
anco, o poco meno, chi uolesse far di nouo apposta, tutti gl’ habiti da recitare una comedia, o anco una cosa pastorale.
braccia, et le gambe ignude, ma non mai i piedi, i quali sempre hanno da essere da cothurni, o da socchi, leggiadradrament
t le gambe ignude, ma non mai i piedi, i quali sempre hanno da essere da cothurni, o da socchi, leggiadradramente calzati.
de, ma non mai i piedi, i quali sempre hanno da essere da cothurni, o da socchi, leggiadradramente calzati. habbia poi una
honoreuolmente sia nel suo grado uestita : Variando i pastori l’ uno da l’ altro, ne i colori, et qualità delle pelli diu
lle nimphe poi, dopo l’ essersi osseruate le proprietà loro descritte da poeti, conuengono le camisce da donna, lauorate,
osseruate le proprietà loro descritte da poeti, conuengono le camisce da donna, lauorate, et uarie, ma con le maniche. et
di qualche somacco colorato. gli richiede poi un manto sontuoso, che da sotto ad un fianco, si uadi ad agroppare sopra la
esse un’arco, et al fianco la pharetra, altre habbiano un solo Dardo, da lanciare, alcune habbiano poi et l’ uno, et l’ al
i, alla sua desinenza, e porli anco in bocca la parola, con che haurà da cominciare. Sant. A questo modo, non è periglio,
da cominciare. Sant. A questo modo, non è periglio, che possi restar da una scena all’ altra, il Theatro uoto. hora uenia
a maesta, et che siano molto conuenienti, quei modi de prologhi usati da gl’ antichi, cioè che in persona del poeta, eschi
il personaggio, come per farlo parere persona antica. et questo haurà da uenire subito calate le tende, con passo lentissi
haurà da uenire subito calate le tende, con passo lentissimo et graue da la estrema parte della scena. et giunto con tardi
mutando loco ; ma che con grauità si fermi a recitare, e se pur haurà da mouersi ; da un proposito all’ altro, puo far un
; ma che con grauità si fermi a recitare, e se pur haurà da mouersi ; da un proposito all’ altro, puo far un passo solo, o
omedia [poniam caso] si reciti in firenze, questo prologo, con chi ha da parlare, et in che loco hà da mostrar di trouarsi
in firenze, questo prologo, con chi ha da parlare, et in che loco hà da mostrar di trouarsi ? Ver. Lassando da parte per
da parlare, et in che loco hà da mostrar di trouarsi ? Ver. Lassando da parte per hora quelle inuentioni di prologhi doue
edij uesibili] dico, che quello che in persona del poeta fauella ; ha da rizzare sempre il suo ragionamento alli spettator
are sempre il suo ragionamento alli spettatori [contrario allo che ha da fare il recitante] et mostrarsi come lor citta di
otto hore a tale che quantunque la comedia, per lunga che sia, non hà da durar mai piu che quattro hore ; spesso se le dà
rni per propria autorita le diuidono] et i chori che in esse si fanno da poeti, sogliono seruire per quella parte, che hà
in esse si fanno da poeti, sogliono seruire per quella parte, che hà da trascorrer di tempo tra un successo et l’altro. M
tra un successo et l’altro. Ma per che par che si usi a tempi nostri da destinguerle [pero che i moderni le ordiscono di
sime e sentenze che assai ben si addirebbero agli attori di oggidì, e da cui possiam capir chiaro come il metodo di recita
vedere e udire quel che accade lassù ; quel progresso, dico, ha vita da poco più che trent’ anni. Gli avvertimenti sulle
odino, se certe novazioni non sottoscrivo alla cieca. Progresso ci ha da essere, e certi convenzionalismi barocchi devono
54 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 534-535
Burchiella Antonio. Si nasconde sotto questo nome Antonio da Molino, veneziano, attore assai pregiato non che
colla firma : « El gemini de la vostra sfera, Allegreto d’i Sepolini da Comachio. » Che il Burchiella fosse valoroso atto
olini da Comachio. » Che il Burchiella fosse valoroso attore sappiamo da Calmo stesso, che di lui faceva sì gran conto, da
oso attore sappiamo da Calmo stesso, che di lui faceva sì gran conto, da esclamar nella lettera di chiusa del libro second
anto ci sarà possibile, star su l’onor vostro. » E meglio lo sappiamo da Messer Ludovico Dolce, che nella lettera di dedic
trathioto, ci dice di lui che nel recitar commedie passò così avanti, da poter essere meritamente chiamato il Roscio dell’
omici Gelosi che si recarono in Francia nel 1572, sostituito nel 1578 da Ludovico De Bianchi ; e potrebbe anch’essere il c
sua commedia, perchè colla sua compagnia la recitasse, come si ricava da una lettera dello stesso Capaccio posta nel Libro
55 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 142-145
no, giudicato dal Vestri la verità personificata ; ammirato e stimato da Gustavo Modena (V.) che gli diresse lettere su ar
Carlo Lollio ed altri, nacque a Reggio d’Emilia il 4 luglio del 1781 da Carlo, dentista chirurgo milanese, e da Antonia C
d’Emilia il 4 luglio del 1781 da Carlo, dentista chirurgo milanese, e da Antonia Cianici. Fuggì a diciotto anni dalla casa
si capocomico nel '19, trovò la maschera del Meneghino, resa popolare da Gaetano Piomarta, che il Moncalvo in breve emulò
più commerciale della tragedia ; e se ne servì, nobilitandola a segno da sostituirla alle parti caratteristiche delle oper
nia Guarna, poi di quella Ciarli, passando dal Carcano al Lentasio, e da questo alla Stadera, per metter finalmente il pie
ghino – egli diceva – è carattere e non maschera, » e Ambrogio Curti, da cui tolgo le presenti parole, aggiunge : « ed io
va ogni dì più perdendo. » Alcuni fecer derivare il nome di Meneghino da Domenico, altri da omeneghino, piccolo uomo : alt
endo. » Alcuni fecer derivare il nome di Meneghino da Domenico, altri da omeneghino, piccolo uomo : altri ancora da Menech
neghino da Domenico, altri da omeneghino, piccolo uomo : altri ancora da Menechino, come s’usò per erronea lettura chiamar
osto '97 un abbonato milanese dice che Meneghino trae la sua origine da Domenica, essendochè era uso in Milano, nei secol
a al disimpegno di molteplici faccende, acconciandosi anche a fungere da servo straordinario. E poichè quell’ uomo del pop
56 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XIV. Commedia Nuova. » pp. 151-170
parlarsi di una delle di lui commedie smarrite intitolata il Cocalo, da essa dee prendersi la vera sorgente ed il modello
niversale e vituperar se stessi nella dipintura immaginaria. Ciascuno da se può discernere che queste idee della nuova com
ma nel 1555 insieme colla Biblioteca di Apollodoro tradotta in latino da Benedetto Egioa. Degli Apollodori che coltivarono
avole intitolate Galatae, Ephebi, Lacaena, Icetes, Hecyra latinizzata da Terenzio, non sapendo a qual di loro esse si appa
fu, Danae, Anfiarao, i Filadelfi, Sisifo, ed altre commedie mentovate da Polluce, Stobeo, Fozio, Suida, Ateneo, Festo e Pl
e si diede quello di tragicissimo, oltre a varii frammenti rapportati da Ertelio e da Grozio, è mentovata da Ateneoa la fa
ello di tragicissimo, oltre a varii frammenti rapportati da Ertelio e da Grozio, è mentovata da Ateneoa la favola intitola
ltre a varii frammenti rapportati da Ertelio e da Grozio, è mentovata da Ateneoa la favola intitolata Saffo, alla quale dà
atte. Alcune delle di lui favole furono trasportate nel teatro latino da Marco Accio Plauto. Di Demofilo e Posidio incontr
lauto. Di Demofilo e Posidio incontriamo altresì alcuni frammenti; ma da una commedia del primo detta Onagos Plauto compos
rsi a Filemone posposto, il punse un dì con questo motto conservatoci da Aulo Gellio: Senza andare in collera, dimmi di g
ne qui tradotto un frammento conservatoci del suo Mercatante recatoci da Grozio: A. Questa legge fra noi regna in Corinto
ca, con quai fondi Ei si sostenti. Se avvien che fornito Sia di mezzi da spender senza modo, Lasciam che a suo piacer trip
, tum postumus, e la commedia intitolata Plozietta (Plotium) imitata da Cecilio il più accreditato Comico Latino. Non lie
atine, ci riempiono di diletto, e pajono scritte con grazia e venustà da non potersi migliorare. Quando poi si esaminano m
va di ciò Gellio adduce la nominata commedia Plotium recata in latino da Cecilio. Tutto quello che Menandro espresse con g
Un altro de’ più pregevoli frammenti di Menandro parmi quello recato da Plutarco nell’opuscolo de Consolatione ad Apollon
arabili reliquie che ne abbiamo, e vi apprenderà L’arte di persuadere da oratore, d’ istruir da filosofo e di dilettar da
abbiamo, e vi apprenderà L’arte di persuadere da oratore, d’ istruir da filosofo e di dilettar da poeta comicoa. Per norm
L’arte di persuadere da oratore, d’ istruir da filosofo e di dilettar da poeta comicoa. Per norma ancora della gioventù ra
reci disse alcuna cosa dell’antica e della nuova commedia ben diversa da quanto di esse si è narrato da tanti autori antic
ica e della nuova commedia ben diversa da quanto di esse si è narrato da tanti autori antichi e moderni, di che conviene p
commedia, che altro non era che una festa di ballo grottesco animato da una poesia corrispondente. Insiste sempre codest
appresentavano? Per prezzo forse, ovvero data gratuitamente al popolo da qualche riceo cittadino? E se ciò avvenne, in una
. a. Giova vedere la Comparazione di Menandro e di Aristofane fatta da Plutarco, ed anche il X libro capo I delle Istitu
57 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 3-12
i monaci e i prelati, e la corte papale rappresentata allegoricamente da un personaggio chiamato la Mére-Sotte. Menetrier
personaggio chiamato la Mére-Sotte. Menetrier ne loda un trio cantato da Mére-Sotte e da due giovani sciocchi, e le parole
mato la Mére-Sotte. Menetrier ne loda un trio cantato da Mére-Sotte e da due giovani sciocchi, e le parole erano, Tout
do cadde dalla grazia di Luigi XII il maresciallo de Gie perseguitato da Anna di Brettagna regina-duchessa. Facendosi allu
storia del Teatro Francese di M. De Fontenelle. Fu essa poi più tardi da un altro Francese rimpastata e riprodotta sulle s
la regina rappresentare alle damigelle della sua corte6. Furono anche da lei chiamati in Francia gli strioni Italiani per
mati in Francia gli strioni Italiani per recitare alcuni altri drammi da lei composti nella nostra lingua7. Sotto il regno
ada seguitando a calci per la scena, cosa che certamente non tradusse da veruna tragedia Italiana. Con tutto ciò questa fa
sce in matrimonio certo Guglielmo di picciola levatura ad una giovane da lui stesso amata cui dà il nome di sua cugina, e
more. Intorno al medesimo tempo Baïf compose il Bravo commedia tratta da Plauto. Sotto Errico III asceso al trono nel 1574
egio ottenuto dà Errico III rappresentarono in Parigi. Separatisi poi da questa compagnia de’ Gelosi alcuni attori, preser
ioni delle nostre tragedie, pastorali e commedie nel precedente libro da noi riferite; ma esse per le dense tenebre che vi
i in un intermezzo l’azione principale e la difesa del pecorajo fatta da Patelin, e la contesa insorta poi trall’Avvocato
desima di lui istruzione per non pagarlo. Rappresentava acconciamente da pecorajo l’abile personaggio piacevole Cinita mor
acconciamente da pecorajo l’abile personaggio piacevole Cinita morto da alcuni anni, e da avvocato un attore non meno esp
pecorajo l’abile personaggio piacevole Cinita morto da alcuni anni, e da avvocato un attore non meno esperto chiamato Espe
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 130-141
sona, la robusta e pieghevole voce, nacque a Mori nel Tirolo italiano da poveri montanari il 1773. Si recò a quindici anni
di palcoscenico ch'egli si mostrasse geloso del figlio Gustavo. Ma è da credersi, che la frase a lui detta, se pure fu de
, che di sciocco risentimento ; dacchè pare irrefragabilmente provato da chi lo avvicinò, che egli fosse d’indole buona e
ò il 1801 la valorosa attrice Luigia Bernaroli (V.), vedova Lancetti, da cui ebbe due figliuoli) ; e che la serenità dell’
disegno di formare e condurre una Compagnia propria di giovani forze da avviare, da ammaestrare, da guidare : e la Compag
formare e condurre una Compagnia propria di giovani forze da avviare, da ammaestrare, da guidare : e la Compagnia fu fatta
re una Compagnia propria di giovani forze da avviare, da ammaestrare, da guidare : e la Compagnia fu fatta, e alcuno de' n
o del carnevale col dramma di Delavigne, Luigi XI. Cacciati i borboni da Napoli, deliberò di presentarsi colà come artista
rboni da Napoli, deliberò di presentarsi colà come artista ; ma côlto da un malessere generale dovè tornare a Torino, ove,
ella Giovine Italia. III. L' Epistolario, che doveva essere raccolto da Mauro Macchi, secondo afferma il Ricciardi, e pub
bronzo, e nel quale è un’ampia e bella biografia dettata amorosamente da Ettore Socci, rilevante in ogni sua parte la gran
ghino, nella quale sono espressi i suoi intendimenti d’arte, e le vie da seguirsi ad arrestarne il precipitoso decadimento
ue lettere inedite che riferisco intere : la prima del 15 aprile 1845 da Bergamo a Mariano Somigli impresario del Cocomero
o, oggi Teatro Niccolini, a Firenze ; la seconda del 1° febbraio 1848 da Venezia all’abate Iacopo Ferrazzi a Bassano. I. C
amo i buffoni per strappar la vita ; ecco cosa sono i comici. – Mi fa da ridere quando parla dei Faigny e dei Doligny, e a
l pubblico di Firenze è forse più indietro di quel di Bergamo. Imparo da te che Taddei è vivo : non ne sapevo nulla da lui
quel di Bergamo. Imparo da te che Taddei è vivo : non ne sapevo nulla da lui. Che non piaccia a Civitavecchia è possibile 
vecchia è possibile : perchè il pubblico di Civitavecchia non avrebbe da esser asino ? Lo son tutti. Il Battaglia vuol far
rosso. E Modena di rimando : « Risponderò a lei come fu già risposto da un uomo libero come me ad un grande tiranno – ma
sto da un uomo libero come me ad un grande tiranno – ma ad un tiranno da tragedia, non da commedia, a Napoleone I : È il n
bero come me ad un grande tiranno – ma ad un tiranno da tragedia, non da commedia, a Napoleone I : È il nostro destino qua
Remy, o di Raimondo, o di Dante, del quale interpretava (come abbiamo da un programma di sua beneficiata al Teatro del Gig
ca, la domenica 7 giugno 1840, in Compagnia Dorati), Mino – Francesca da Rimini – Cerbero (Canti V e VI). Ladri tramutati
er ridar vita alla nostra fibra addormentata. C'era allora una patria da liberare ; c’ era un popolo da educare, da ingagl
addormentata. C'era allora una patria da liberare ; c’ era un popolo da educare, da ingagliardire…. E l’artista e il patr
a. C'era allora una patria da liberare ; c’ era un popolo da educare, da ingagliardire…. E l’artista e il patriotto insiem
ll’opera Sien del tuo labbro i non mentiti encomj, e il Teatro gentil da Te si nomi. Invano si reclamava dalle gazzette p
l grande artista e al gran cittadino…. Invano si dettavano iscrizioni da incidere in un sasso che ne ricordasse ai posteri
59 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 259
Pertica Nicola, nato a Roma nel 1769 da Antonio e da Rosa Rossi, onesti e laboriosi citta
Pertica Nicola, nato a Roma nel 1769 da Antonio e da Rosa Rossi, onesti e laboriosi cittadini, e inizi
u parte integrante della Compagnia reale italiana del Vicerè condotta da Salvator Fabbrichesi, dalla sua instituzione (180
ando una strada, secondo il costume, per recarsi a casa, fu arrestato da quattro uomini mascherati, che, puntatigli al pet
tale fu lo spavento ch'egli ebbe dall’inattesa aggressione, che preso da febbre violenta, ne morì in capo a quattro giorni
preso da febbre violenta, ne morì in capo a quattro giorni, compianto da tutta l’arte. Fu il Pertica ricco di grazie comic
60 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 680-681
Visetti Giovan Battista, veronese, nacque il 1780 da civili parenti, e mostrò giovanissimo tra' filodr
ttembre la moglie a Macerata, sua patria, fuor dal clima di Napoli, e da una vita ordinata, fu colpito prima da febbre, po
a, fuor dal clima di Napoli, e da una vita ordinata, fu colpito prima da febbre, poi da paralisi nervosa, che lo impedì ne
ma di Napoli, e da una vita ordinata, fu colpito prima da febbre, poi da paralisi nervosa, che lo impedì nella parola. Ris
azione s’ebbe il compianto del pubblico ; e in capo a due anni, tocco da un secondo colpo, rese l’anima a Dio. Vuolsi ch'e
egli dovesse la sua rovina a una perdita di 4000 ducati, cagionatagli da false speculazioni di suo figlio. Tutti ebbero de
61 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 754
Zerri-Grassi Enrichetta. Nacque il 1843 da Luigi e da Elisa Danieli, comici, figli anch'essi
Zerri-Grassi Enrichetta. Nacque il 1843 da Luigi e da Elisa Danieli, comici, figli anch'essi di comici
e Amalia apparir negli elenchi dal '34 in Compagnia Goldoni, diretta da Augusto Bon. Enrichetta era il '60 insieme al pad
rosa con Gio. Battista Zoppetti, il '61 in Compagnia Lombarda diretta da Alamanno Morelli, col quale stette poi gran tempo
ran tempo. Il '71 passò colla Sadowski, prima nella Compagnia diretta da Cesare Rossi, poi in quella diretta da Luigi Mont
prima nella Compagnia diretta da Cesare Rossi, poi in quella diretta da Luigi Monti, col quale, capocomico, tornò il '77.
62 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 549
ie (vol. I) ; e fu, nel ’48, messo alla testa della Compagnia formata da Gustavo Modena dopo lo scioglimento della Società
edi, di guerre non è a dirsi. Egli invocava aiuto al Modena, il quale da Palmanova rispondeva : la posizione tua e di tutt
a…. Io sono più misero di voi, perchè ho la madre moribonda, e non ho da mantenerla. E queste ultime parole sottolineava.
on ho da mantenerla. E queste ultime parole sottolineava. Altra volta da Livorno (18 marzo ’49) a nuove suppliche del Call
rtunatamente s’arrivò alla fine del ’49 ; e i teatri, a Torino, davan da vivere a tutti. Era il solo pacse (14 nov. ’49) d
n Pezzana ; entrò il ’61 a far parte della Compagnia di Roma condotta da Cesare Vitaliani, dopo la quale fu scritturato in
e, nonostante una certa disparità di carattere, la quale traspar viva da quelle lettere in cui il sommo artista battezza i
63 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAP. V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulieteia e in altre isole del l’Emisfero australe nel Mar Pacifico. » pp. 59-65
di rappresentazione drammatica. Gli abitanti di essa (si riferisce da Cooka) tra varii balli eseguirono una spezie di f
seguente alcuno del nostro equipaggio credette di veder rappresentar da essi una specie di dramma diviso in quattro parti
n quattro parti. Non possiamo su tal racconto assicurarci di essersi da que’ popoli conosciuta la poesia rappresentativa.
o delle parole ciò che poteva essere un canto accompagnato dal ballo, da ciò che avrebbe potuto chiamarsi specie di dramma
e sorelle rappresentavano bellamente i principali personaggi, seguito da alcune farse che riescirono assai grate al numero
il nomato Inglese, e a’ concerti e alle danze accompagnate tal volta da musica vocale, s’intrecciarono alcune carole da v
ccompagnate tal volta da musica vocale, s’intrecciarono alcune carole da venti ballerine. Formando un circolo intorno a’ m
la loro agilità estrema. Fuvvi parimente una danza grottesca eseguita da principali personaggi del l’isola, la quale consi
nti delle isole Caroline del Mar Pacifico del Nord. Nelle isole dette da Cook di Sandwich vi sono eziandio danze pantomimi
da Cook di Sandwich vi sono eziandio danze pantomimiche accompagnate da musica, le quali si approssimano più a quelle del
aso; alla cui parte superiore appongonsi picciole bacchette verdi che da lontano pajono piume ondeggianti, e dal l’inferio
64 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 116-117
rtistici ch'egli ebbe con Carlo Goldoni, nacque a Roma nel 1706 circa da Giovanni Francesco, e gli furon messi i nomi di A
la sua prima comparsa a Venezia, ove agiva la Compagnia di ballerini da corda e comici insieme, diretta da Gasparo Raffi,
ve agiva la Compagnia di ballerini da corda e comici insieme, diretta da Gasparo Raffi, dal quale fu scritturato, e del qu
Teodora, Giovanna, lucchese, di circa diciassette anni, che trovavasi da pochi mesi a Venezia. Furon testimoni, fra gli al
iuseppe Marliani, piacentino, zio della sposa (V.), esperto ballerino da corda, ed egregio Brighella, e i comici Gasparo Z
i Modena anche l’estate del '49. I patti di scrittura furon mantenuti da ambe le parti ; e se il buon successo delle comme
a sua Compagnia luminosi successi dovunque ; e lo vediamo, partendosi da Milano, ove avea fatto il migliore degl’ incontri
e dovea recarsi a Reggio per la fiera, invitatovi in nome del Capponi da Alessandro Frosini, che dice la Compagnia di lui,
nt’Angelo, partitosene il Lapy, e con miglior fortuna ; non tale però da non costringerlo il 1780 ad abbandonar quella Ven
spulsione dal Teatro di San Gio. Grisostomo procuratagli ingratamente da chi mai nol dovea. Egli, urbano con tutti, egli p
Eccellente Poeta comico nel celebratissimo Goldoni, non avendo perciò da invidiare alla Francia il suo Molière, si viene p
65 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X ed ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione degli attori Greci. » pp. 298-315
tori. Riguardando all’origine degli spettacoli, il nome di teatro che da ϑεαομαι, intueor, ebbe l’edifizio ove si rapprese
he da ϑεαομαι, intueor, ebbe l’edifizio ove si rappresentavano, e che da Cassiodoro nell’epistola scritta dal Re Teodorico
diede al luogo delle prime rappresentazioni. É noto che scena deriva da Σκιας, umbra, per quell’ombra che formavano i ram
onvenne innalzare un edifizio più solido. Agatarco celebre architetto da noi altrove mentovato, colla direzione di Eschilo
mese di agosto in Laconia ad onor di Apollo e del fanciullo Giacinto da lui amato e per disgrazia ucciso. In Suida trovia
poco a poco s’ introdusse in Isparta una riforma delle cose stabilite da quel severo legislatore. Certo è pure che dopo de
gislatore. Certo è pure che dopo dell’introduzione del danajo fattovi da Lisandro, insensibilmente gli Spartani e le loro
ogni sospetto suscitato dal Maffei di essersi egli lasciato ingannare da qualche falsa relazione. Da questo medesimo fatto
tavano dagli uomini solamente; e viene ciò con ispezialità assicurato da Platone, cui rincresceva appunto che gli uomini c
tone, cui rincresceva appunto che gli uomini comparissero sulla scena da donne160. Plutarco nella Vita di Focione racconta
ondizione nobile delle Spartane che rappresentavano per prezzo, non è da stupirsene; e Cornelio l’adduce appunto per uno d
la Corona. Aristodemo ambasciadore al re Filippo, e Neottolemo tanto da questo principe favorito, erano poeti ed attori s
ovè Demostene tutto il vantaggio che ricavò dalle sue aringhe, avendo da lui appreso ad animarle con azione vivace e con t
rettangola dalla parte che serviva alla rappresentazione, e circolare da quella dell’uditorio. Della prima il luogo più el
quasi la fronte dell edifizio, era la Scena, la quale veniva coperta da un tetto, e presentava agli spettatori tre porte,
a dal basso all’alto una continua scalinata. Veniva questa interrotta da tre piccioli piani formati da scaglioni più spazi
nua scalinata. Veniva questa interrotta da tre piccioli piani formati da scaglioni più spaziosi degli altri, i quali facev
ioni più spaziosi degli altri, i quali facevano la figura di fasce, e da Vitruvio chiamaronsi Precinzioni 166 e da’ Greci
ivisi, che gli apici degli angoli de’ gradini sarebbero stati toccati da una retta tirata dal primo dell’ima all’ultimo gr
angli a tal fine in un luogo vuoto rivolti verso la scena e sostenuti da cunei che si ponevano sotto di essi, perchè non t
un portico che pareggiava l’altezza della scena ed era anche coperto da un tetto, rimanendo il resto alla scoperto. Forma
gli abbatterono, ne manifestano la solidità e la magnificenza. Non è da stupirsene. Gli spettacoli come scuole di destrez
ta onorata fiamma di gloria, questa bella utile contesa così chiamata da Esiodo perchè nulla avea di quella bassa malignit
eatro un gran rinfresco di vivande e di licori, e si facevano correre da più parti fontane di vino168. Ebbero anco gli Ate
uso era destinata la macchina chiamata εξοσρα ed altrimente ενκυκλημα da Esichio e da Polluce nel lib. IV. 166. Lib. V, c
nata la macchina chiamata εξοσρα ed altrimente ενκυκλημα da Esichio e da Polluce nel lib. IV. 166. Lib. V, cap. 3. 167.
66 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 364-382
echetti Domenico, macchinista generici La prima rappresentazione, da darsi il lunedì 26 dicembre 1831, fu annunziata c
i accingono ad eseguirle, anima l’umile Compagnia, condotta e diretta da Luigi Rosa e Pasquale Tranquilli, ad intraprender
oscritto Scozzese, il secondo Il Feudatario ossia le reclute, l’altro da destinarsi. Il repertorio, come tutti quelli
e, mercè la figura di lei slanciata, di affidarle quella di Francesca da Rimini, ch'ella recitò per la prima volta a Novar
acevale vive istanze perchè vi tornasse ; ma, prima per le condizioni da lei fatte della scrittura, poi per la speranza de
n Domeniconi e Coltellini, e dal '51 alla quaresima del '52, divenuta da un anno e dopo una serie di romantiche vicende la
lvezza della naufragante Compagnia Reale, tornò all’assalto ; ma ella da Castel Gandolfo rispondeva il 12 settembre del '4
'47 : La ringrazio delle di Lei esibizioni ; ma avendo preso marito da qualche tempo, ed essendo ciò a cognizione di tut
date tante e così grandi gioje all’artista, non poteva esser guardata da lungi senza rimpianto. La larghezza delle offerte
o s’interponeva un ostacolo non facilmente sormontabile : suo marito, da cui non si sarebbe mai separata, era sul punto di
mila scudi. Ancora : le condizioni dell’arte in Italia non eran tali da remunerar la prima attrice di una compagnia sì la
an tali da remunerar la prima attrice di una compagnia sì lautamente, da colmar, sia pure in parte, il vuoto lasciato da q
pagnia sì lautamente, da colmar, sia pure in parte, il vuoto lasciato da quell’affare inconcluso. E d’altronde : la Ristor
iano dovrebbe riguardarsi come morte sua, e però il contratto sarebbe da quel punto sciolto. Il pagamento dell’onorario do
erso il pubblico, e le quali il signor Righetti potrebbe far eseguire da chi meglio credesse. Rimarrebber pure escluse tut
ure escluse tutte quelle parti nelle quali fosse obbligata a vestirsi da uomo ; le beneficiate farebbe a sua scelta in pri
el cuore la trovò infatti : chè il 28 del '52 la Ristori gli scriveva da Roma : « Nei nostri cuori fece gran senso la Sua
modo speciale nel mio, chè cresciuta, allevata, ed iniziata nell’arte da cotesta Regia Compagnia, me la figuravo un’istitu
nto solamente e lievemente modificato. Ella aveva attinto da noi il culmine sommo della rinomanza. Gl’inni del
n ebber confini. Fu allora che « come un baleno — è lei che lo dice —  da un cantuccio della sua mente scaturì l’ardito pro
ia che v'era andata il '30 con la Internari e il Taddei, non era tale da invogliare a ritentar la prova. Ma la Ristori ten
in ciò la nostra non era terra dei morti. » L'11 gennajo '55 scriveva da Torino alla Principessa Hercolani a Bologna : ….
ndono molto pericoloso quell’esperimento, sia dal lato interesse, che da quello di un favorevole successo. A render t
Ambasciatore d’Austria, S. E. il Duca di Galliera, ecc., accompagnata da queste parole : ….. La stampa ha già cominciato
istori fu ottimo, se non stupefacente. La stessa tragedia — Francesca da Rimini del Pellico — non offriva, tranne che nell
rnesto Rossi, Luigi Bellotti-Bon e Gaetano Gattinelli, avevan diritti da far valere. Si dovette recitare Il Burbero benefi
67 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VII. ed ultimo. Vuoto della Storia teatrale. » pp. 248-280
a, seguitando la Via Appia, nel luogo dove fu Longola città descritta da Dionigi Alicarnasseo e da Livio, vedesi un teatro
, nel luogo dove fu Longola città descritta da Dionigi Alicarnasseo e da Livio, vedesi un teatro quadrato appresso il moni
til de las Bodegas, dove fu l’antico Acinippo della Celtica mentovato da Plinio, trovansi tuttavia esistenti le tre porte
nsi tuttavia esistenti le tre porte della scena166. Una lega distante da Calpe, venendosi da Algecira, si osservano i vest
ti le tre porte della scena166. Una lega distante da Calpe, venendosi da Algecira, si osservano i vestigii di un teatro e
anfiteatro con altre rovine dell’antica città di Tarteso (differente da Cadice che pure portò questo nome) detta da’ Grec
loro cori e con altrettanti maestri furono privilegiate ed eccettuate da un bando di sfratto dalla città intimato per timo
ascurò la dedicazione, come racconta Tacito171. Intanto però la gente da teatro avea di giorno in giorno acquistato tal pr
Peggio era avvenuto in tempo di Augusto, che dovè castigare col bando da Roma, dopo di averlo fatto menare scopando per tr
togatario, il quale giunse all’impudenza di farsi servire alla tavola da una matrona Romana in abito servile173. Il medesi
pose nell’ordine de’ cavalieri, un altro nel senatorio; un altro che da giovane avea rappresentato nella medesima città d
ro che da giovane avea rappresentato nella medesima città di Roma, fu da lui creato prefetto dell’esercito177. III. De
teatri, e le ricchezze e gli onori prostituiti agli strioni, debbesi da questo tempo contare il vuoto della storia teatra
o cangiò di aspetto, ed i costumi si alterarono enormemente. I Romani da eroi che erano e superiori a’ principi stranieri,
e del poeta. Uno scrittore di favole Atellane per un verso ambiguo fu da Caligola fatto bruciar vivo in mezzo dell’ anfite
ancarono gli scrittori scenici. In tempo di Antonino Pio troviamo da Capitolino mentovato solamente Marco Marullo atto
a combattere contro gli Sciti, n’è vinto, è ricondotto contro di essi da un angelo, vince, si battezza, e fa voto di casti
e nella seconda parte l’imperadore non è più Costantino, ma Giuliano, da cui Gallicano viene esiliato, e riporta la corona
Terenzio. I medesimi capi d’opera dell’antichità si lessero quasichè da per tutto, or perchè non riproducono da per tutto
antichità si lessero quasichè da per tutto, or perchè non riproducono da per tutto il loro gusto? Oltre a’ riferiti dialog
strangolare o almeno accecare qualche personaggio illustre, costretto da Isacco Comneno a fuggire, s’imbarcò in un picciol
ono anche versificatori; ma per lo più (almeno per quel che apparisce da i libri dell’Escoriale) si limitavano a’ componim
sia Araba del Signor Casiri inserito nella Biblioteca Arabico-Ispana, da cui Nasarre si prometteva tali monumenti, si dice
dell’Egira è di un Anonimo, e s’ intitola Comœdia Blateronis, in cui da diversi interlocutori si tratta di tre cose diffe
biamo non ha guari riferito, cioè de’ giuochi teatrali dati in Cadice da Balbo, del teatro Saguntino e delle rovine teatra
rati dalla storia verace che nulla vela con maligne reticenze. L’uomo da per tutto imitatore, da per tutto osserva e contr
che nulla vela con maligne reticenze. L’uomo da per tutto imitatore, da per tutto osserva e contraffà i suoi simili per n
a drammatica; la coltivano colle medesime idee generali; favoleggiano da prima in versi, ed hanno sacre rappresentazioni;
tti Greci l’ardita antica commedia allegorica. La poesia d’Aristofane da non paragonarsi punto con chi trattò un’ altra sp
azia siamo sicuri che sarebbero state allora accolte con pari effetto da que’ repubblicani baldanzosi e pieni soltanto del
do un popolo guerriero. Dopo Cecilio, il Cartaginese Terenzio seguito da Afranio, colle spoglie di Menandro e degli Apollo
intorno a ventimila spettatori, stando Tiberio in Capri; ma Suetonio da lui citato lo chiama espressamente anfiteatro: Ap
ora vi fiorì qualche poeta drammatico Ebreo, come un Ezechiele citato da autori auteriori all’Era Cristiana (di che vedasi
ti Cristiani. Ciò che ce ne rimane consiste in una introduzione fatta da Mosè, e in un dialogo pieno di dignità fra questo
i e la Divinità nel roveto ardente, e finalmente in un racconto fatto da un messo della fuga di quel popolo e dell’ evento
l’iscrizione rapportata dal Grutero, dal Muratori, dal Tiraboschi, e da noi nel tomo I delle Vic. della Coltura p. 289.
nel volume pubblicato nel 1779, questo Delirus vien chiamato commedia da M. Roubo nel trattato De la Construction des Théâ
Bibliot. Lat. lib. 1, c. 19. 184. Cassiodoro lib. IV, ep. 51 scritta da Teodorico al Patrizio Simmaco. 185. Lo stesso li
eodorico al Patrizio Simmaco. 185. Lo stesso lib. IX, ep. 21 scritta da Atalarico al Senato di Roma. 186. Simmaco lib. V
a. 186. Simmaco lib. VI, ep. 33. 187. Vedasi la lettera 107 scritta da Alcuino all’Ab. di Corbè Adelardo e riterita dal
, num. 13. 188. Non ci lasciano di ciò dubitare varj Concilii citati da più scrittori, ed anche dal P. Bianchi nell’opera
ia tale strano abuso, per quel che si vede dal Concilio Romano tenuto da Eugenio II l’anno 826. La Chiesa Greca intorno al
Tiraboschi. 192. V. il tomo XIX della Stor. del Basso Imp. compilato da M. Le Beau pubblicato in Parigi l’anno 1777. 193
eri, effici ad verum jussit. Lampr. pag. 109. 199. E pur cominciando da Plutarco e terminando in Chamfort fu egli compara
e presente in queste comparazioni la differenza della commedia antica da quella de’ suoi posteri? e quella che correva tra
68 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO I. Su i Teatri Spagnuoli sotto i Romani. » pp. 2-8
mi si presenta, avrò motivo di aggiugnere alcune notizie su i Teatri da me descritti nel trattare del Voto della Storia t
accompagnato dalle necessarie citazioni, e quello estemporaneo eretto da Cornelio Balbo in Cadice, sendo Pretore, di cui n
e las Bodegas, dove fu Acinippo, antico Popolo della Celtica nominato da Plinio1 con altri contenuti a Bæti ad fluvium Ana
anche fu noto all’Apologista un altro Teatro Romano-Ispano mentovato da un erudito Professore di Poetica in Madrid in una
ria Letteraria di Spagna, pubblicata nel 1781. Una Tarteso differente da Cadice, che portò pure questo nome, chiamata da’
ondo Strabone, Pomponio Mela, e Plinio, era situata distante una lega da Calpe venendo da Alghesira, e al presente si chia
mponio Mela, e Plinio, era situata distante una lega da Calpe venendo da Alghesira, e al presente si chiama Cortijo del ro
di un Anfiteatro. A chi poi è ignoto che la vita di Apollonio scritta da Filostrato non sia un puro romanzo artificiosamen
innalzato giusta il modello di quel di Atene. Ben potrebbe darsi: ma da ciò che ne consiegue? che tal Teatro si eresse da
n ne avesse punto, come non ne aveano quei di Roma, in ciò differenti da quei di Grecia. Osservi però il Signor Lampillas
alle cose riferite qual solidezza abbiano le congetture dell’Ercolano da lui adottate, per provare che nelle Spagne vi fos
ico. Chiede poi perdono all’Apologista, se omise l’importante notizia da scriversi per tutto l’Orbe delle quattro colonne
a scriversi per tutto l’Orbe delle quattro colonne di onice possedute da quell’onorato Spagnuolo, colle quali ornò il suo
nzo che si collocarono fralle trecensessanta colonne. Così abbacinato da tali magnificenze di un privato che diveniva Edil
69 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 35-37
di, assunto il ruolo di primo attore assoluto, nella lombarda diretta da Zamarini. Tentò il capocomicato in società con Fe
il Luzi. Fu inoltre nella Compagnia n.º 2 di Fanny Sadowski, diretta da Luigi Monti, da cui si sciolse il '76 per la mort
ltre nella Compagnia n.º 2 di Fanny Sadowski, diretta da Luigi Monti, da cui si sciolse il '76 per la morte della moglie,
useppe Strini, e sposò in seconde nozze l’attrice Annetta Cavallotti, da cui ebbe due figliuoli. Dire della squisitezza de
!… » E dopo qualche giorno, il 22 nov. 1893, morì ; e io nulla ho più da aggiungere, ubbidiente e devoto all’amico, al pad
e si fondessero coi Gelosi, formando la Compagnia dei Comici Uniti, e da quelli poi si risciogliessero. Al nome di Albergh
ol mio padrone : ma eccolo a fede mia, e nò burlo già, che volete voi da me ? Gra. Desedet zucca senza sal, tu duorme an
rnad parol, che te ne par, nonella qsi ? Poc. Signor si, eccomi viuo da donero ; e s’io muoro mai più, che possiate esser
on mi credete ecco la lettera. Gra. Ti n’ sa liezer, lassa far à mi, da qui che te m’hà srui in ti garit ; la dis qsi asc
trafat dpint int l’voli dal naturai, e puortal alla sgnora Angzielica da mia parte, e dii cha vuoi parlar cun lià stà sira
tarda con la và. Poc. E di che sorte ; dirò così. M. ritrat mi manda da voi la cortigiana, acciò le mandiate vn sacchetto
cortigiana, acciò le mandiate vn sacchetto di mente per il bastardo, da far l’amito al basto del mio patrone, & contr
a d’Zezaron, potta d’Zuda, s’Roma perdes qstù, a mi la free po castrà da vera, va mit zo qste rob, e tua quel cha t’hò dit
era, va mit zo qste rob, e tua quel cha t’hò dit, e vsa bona salcizza da Vdine di gratia intorno à Fiora, che vaga a cà d’
70 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VIII. Teatri materiali. » pp. 213-236
O VIII. Teatri materiali. I Teatri di Barcellona e di Saragoza da me veduti nella fine del 1777 erano più regolari
l’uditorio, perchè si destinò ad occuparsi esclusivamente da’ grandi, da ambasciadori, da’ ministri, e da’ dipendenti dell
randi, da ambasciadori, da’ ministri, e da’ dipendenti della corte, e da un numero moderato di galant’uomini invitati. Ma
n guisa che per andare alla platea dovea scendersi. Ciò si disapprovò da i più, tra perchè si tolse a chi entrava la prima
e rustica dietro di una casa, e talvolta comune a più casucce abitate da famiglie plebee non ricche, ed un simil luogo ser
na delle commedie di Francesco Roxas scrittore comico del XVII secolo da noi già mentovato. Si sa solo che quello della Cr
linee che pajono rette, perchè s’incurvano ben poco, onde avviene che da una buona parte de’ palchetti vi si gode poco com
di essi sino al 1770 in circa consisteva in un proscenio accompagnato da due telai o quinte laterali, e da un prospetto co
isteva in un proscenio accompagnato da due telai o quinte laterali, e da un prospetto con due portiere dette cortinas, dal
caratterizzati giusta la favola, e vestiti p. e. da’ Turchi, Mori, o da selvaggi Americani, si vedeva dondolar quel sonat
ra gente agiata; l’ultimo de’ quali men nobile è nel mezzo interrotto da un altro gran palco chiamato tertulia perpendicol
è ne richiedessi varii eruditi amici che frequentavano i teatri. Udii da alcuno che il nome di Polacchi venne da un interm
frequentavano i teatri. Udii da alcuno che il nome di Polacchi venne da un intermezzo o da una tonada di personaggi polac
atri. Udii da alcuno che il nome di Polacchi venne da un intermezzo o da una tonada di personaggi polacchi rappresentata c
presentava nel teatro della Croce, e los Chorizos suoi fautori furono da lei distinti con un nastro di color di solfo nel
orizos che mangiava certo buffone in un tramezzo, e quello di Polacos da un fatto che Huerta sa ma che non vuol dire». Not
ne sapevano di quel che io ne ho narrato. Io non poteva informarmene da Garcia de la Huerta che dimorava nel presidio di
otti de’ due teatri non venne nè da’ nastri nè da’ disordini derivati da i due partiti». E qual ragione adduce di ciò? Que
Italia, la qual cosa quando non potesse altronde dedursi, si vedrebbe da ritratti di tali popoli fatti nella mezzana età e
Vincenzo) codesta profonda erudizione tutta chamberga, cioè che cade da tutti i lati, che cosa mai fa al caso nostro? Die
anti un sol corpo ed una cassa. Compiè l’opera l’Aranda con isbandire da entrambi i teatri las cortinas, sostituendovi bel
mpunità contro le disposizioni del vigilante rispettato Presidente. E da allora la decenza che si loda e si pratica nelle
ica nelle nazioni polite regnò ne’ teatri di Madrid, siccome si è pur da me accennato. Huerta ignorando l’idioma in cui so
mia Storia io dovea verificare le importanti particolarità istoriche da lui accennate (vale a dire, se il nastro dispensa
a molte altre dal primo e secondo collettore tralasciate. Or qual prò da simile infruttuosa reimpressione non meno all’ist
one una scelta di componimenti teatrali ragionata, campo ben glorioso da coltivarsi da un letterato filosofo nazionale for
di componimenti teatrali ragionata, campo ben glorioso da coltivarsi da un letterato filosofo nazionale fornito di gusto,
nto i difetti, quanto le bellezze de i drammi. E tutto questo sarebbe da intraprendersi all’ombra di quella parte critica
ritica non conosciuta e detestata dall’Huerta come satira maligna, ma da me con predilezione amata e studiata, e che vorre
71 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1024-1026
Giovan Maria Romano. È ricordato da Carlo Trautmann nel suo eccellente studio sui com
recitar commedie ; ma l’una e l’altra cosa legassero assieme, in modo da farne una sola…. Tutti i primi comici, sappiamo,
oiose per giunta : si trattava di dialoghi più o meno pesanti scritti da poeti di città e rappresentati da scolari delle p
dialoghi più o meno pesanti scritti da poeti di città e rappresentati da scolari delle parrocchie di S. Martino e di S. Jo
i perfetto), spirito bizzarro, irrequieto, indipendente, rimproverato da un collega in Landshut, il violinista italiano Ba
Corte rinunciarvi, si ricorse ipso facto a’ comici mercenarj ; e data da questo punto la sfilata numerosa e non mai interr
à, omai dileguata per sempre, fece istoriare il soffitto della camera da letto, di cui diamo un saggio nella qui unita tav
ne della commedia dell’arte ; e di quella probabilmente rappresentata da Orlando di Lasso, da Giovan Battista Scolari e da
l’arte ; e di quella probabilmente rappresentata da Orlando di Lasso, da Giovan Battista Scolari e da Massimo Trojano, del
mente rappresentata da Orlando di Lasso, da Giovan Battista Scolari e da Massimo Trojano, della quale ci ha lasciato quest
72 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — 27 sett.bre 1808. » pp. 50-51
re le penose vicende della sua vita artistica, e i patimenti continui da lui procacciati alla povera moglie, la quale anch
to il ruolo di madre nobile, il 1827, nella Compagnia comica condotta da Carolina Internari e diretta da Francesco Paladin
1827, nella Compagnia comica condotta da Carolina Internari e diretta da Francesco Paladini, col marito Padre e tiranno. G
ale dei dipartimenti dell’ ex-Piemonte — Torino. Signore, Eccitato da me il Sig. Capocomico Andolfati a render conto da
Signore, Eccitato da me il Sig. Capocomico Andolfati a render conto da chi abbia avuto le teatrali produzioni, delle qua
 ; depose di avere acquistata l’opera « Il piano di fortificazione, » da certo Sig. Tofoloni di Verona, di professione com
Cattaneo Fiorentino parimente comico. Fu in seguito l’Andolfati reso da me edotto che tali opere essendo proprietà dei re
hiarando, che dal momento che egli acquistò le sunnominate produzioni da altri comici, doveva necessariamente supporre, ch
73 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 988-990
e, non ho potuto avere di lui altre notizie fuorchè quelle pubblicate da Francesco Bartoli (op. cit.), e che val la pena i
tro a S. Luca onorato d’applausi, favorito dalla nobiltà e ben veduto da tutto il popolo. Giunto alla vecchiaja (1735), nè
rancesco Rubini, e fecelo in questo modo. Uscì egli in teatro vestito da campagna, avendo al fianco il Rubini smascherato,
na, avendo al fianco il Rubini smascherato, e coll’abito cittadinesco da Pantalone. Disse all’uditorio che la sua vecchiez
ragicommedia col titolo : La clemenza nella vendetta, in altri luoghi da noi mentovata ; e come si disse sotto l’articolo
i se sta bon de far el Vecchio en Scena con bravura favorio cusì ben da la natura per esser un famoso Pantalon ; A vù ch
stra sempre la fazza luminosa. Se no podemo recitarla insieme la vien da un vostro Allievo sostentada ; in pochi dì d’autu
ezo ve farà la fama. Vegna, si sa vegnir, de’bei cervelli a far un dì da Pantalon in Scena, siben Talia che sgionfarà la v
74 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 504-506
rolina. Attrice tragica di assai buon nome, nacque il 1808 in Livorno da agiata famiglia, e precisamente in quel quartiere
ro Vignozzi, passando di là il Guerrazzi e il Bini, il primo, colpito da tanto accento drammatico, sclamasse : « Per Iddio
alla scena, sì che a vent’anni fu scritturata prima attrice assoluta da Tommaso Zocchi, esordendo felicemente a Firenze.
igliosa. I suoi capelli corvini adornavano un’ alta fronte illuminata da due occhi nerissimi, esprimenti tutti i moti del
esistibile. Il collo, le spalle, le braccia di marmo parean modellati da Fidia. Nata per la tragedia e l’alto dramma, fu e
, e si potrebbe dir la grammatica, era il suo forte, come può vedersi da questo bigliettino ch'ella mandava il '37 al sig.
ha parole atroci per lei in una lettera a Maddalena Pelzet, forse più da considerarsi come sfoghi di autore contro la Comp
e di sè stesso altero, è un lume dentro cui puro sfavilla il redento da te Genio del vero : quindi affetti non ha, non ha
75 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. IV. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo XVI quando fiorirono gli scrittori producendo le Commedie dette Erudite. » pp. 136-255
ma, si recitò dal principe don Francesco figliuolo del duca. Ariosto da prima, cioè ne’ suoi verdi anni cominciò a scrive
detrattori transalpini, i quali o non sanno, o non vogliono vederle, da se stessi. I Suppositi. Nell’edizione che se ne
ne che se ne fece in Venezia nel 1525 si vede questa favola preceduta da un prologo in prosa, nel quale l’autore confessa
uco e Plauto ne’ Cattivi E veramente parte dell’argomento egli trasse da que’ comici antichi; mentre l’innamorato Erostrat
tà. E se il nostro dottissimo Gian Vincenzo Gravina riguardata avesse da questo punto la commedia Italiana del Cinquecento
comico francese il primo a far ridere con ritratti di nobili, uscendo da servi, parassiti, raggiratori e trasoni. Io trovo
a tutti i caratteri. Motteggia con grazia senza cadere in buffonerie da piazza; ragiona con naturalezza non conosciuta da
pagnuole, ma regolari scrupolosamente contenute ne’ limiti prescritti da Aristotile e da Orazio. Dovrei bensì additare l’a
olari scrupolosamente contenute ne’ limiti prescritti da Aristotile e da Orazio. Dovrei bensì additare l’arte del poeta ne
rimprovera perchè le sembra che non si curi di liberarla; egli punto da ciò manifesta i suoi sensi con tale opportuna esa
bolo sì per discolparlo del pegno fatto, come per trarre altro danaro da Ilario di lui padre, gli narra una immaginaria so
lla della galera del Moliere; perchè questo comico Francese la trasse da altri comici, ed Ariosto la copiò dalla natura, e
irri, e la vuol torre in pegno. Fazio che è il padre di Licinia amata da Flavio, arriva in tal punto, ode il contrasto, si
a piacevolezza de’ colpi teatrali senza discendere sino alla farsa. È da notarvisi ancora che vi si tratta di un intrigo a
con sicurezza di dati, il rintracciar nelle commedie alcun materiale da supplire alla storia stessa delle nazioni intorno
per gli amanti e capaci di esercitare la furberia de’ servi. Pongasi da parte che tal maestro di poetica cìò scrivendo no
rviamo solo che questo principio è fabbricato sulla rena. Le commedie da noi chiamate antiche, avute dal signor Marmontel
e non si vede pesta di tali intrighi di gelosia e di vendetta funesta da lui urbanamente chiamata Italiana, per essersi di
helino furbo vagabondo viene sin dal principio dell’atto II enunciato da Nibio. Egli dice che avendo appena appreso a legg
differentemente i creduli suoi merlotti, con tal arte e grazia, che è da dolersi che la gioventù, la quale trascura la let
ante che prima aveano cercato di guadagnare. Essi temono qualche male da questa cassa; e vedendola portare verso la casa d
Faz. Che di tu? Ma con chi parlo io? Ove diavolo Corre costui? perchè da me sì subito S’è dileguato? Io credo che farnetic
te in questo punto dell’azione. Se non è questa la forza (vis) comica da Cesare desiderata in Terenzio, e qual sarà mai? D
negli affetti, quale alla commedia si convenga; e con ciò la distinse da quella forza più energica richiesta nelle passion
i apponesse. Una languidissima favola non mai avrà la forza accennata da Cesare, per quanto sia cospersa di sali e motti g
ce: … Questa nuova commedia. Dic’ella aver avuta dal medesimo Autor, da chi Ferrara ebbe di prossimo La Lena, e già son q
pagnuoloa. La Scolastica. Quest’ultima commedia tessuta intieramente da Lodovico fu da lui verseggiata soltanto sino alla
Scolastica. Quest’ultima commedia tessuta intieramente da Lodovico fu da lui verseggiata soltanto sino alla quarta scena d
ata soltanto sino alla quarta scena dell’atto quarto, e terminata poi da Gabriele fratello del poeta. Non era stata se non
mano. Anche Virginio figliuolo dell’autore fu indotto a lavorarvi, e da prima tutta la ridusse in prosa, indi tornò a scr
ione nasce graziosamente dal ritorno improvviso del padre di Eurialo, da un famigliare della padrona d’Ippolita, e dall’ar
nsiglia. Costui trent’anni prima avea ricevuto in deposito molti beni da un suo amico che morì, perchè gli rendesse alla d
erchè gli rendesse alla di lui moglie e figlia. Bartolo si fe sedurre da quell’avere, nè curò di cercare di queste infelic
commedie di questo secolo la Calandra del cardinal Berardino Dovizio da Bibbiena terra del Casentino, nato nel 1470 e mor
ttà. Nè crediate però (si soggiungue) che per negromanzia sì presto da Roma vengano quì…. perciocchè la terra che vedete
a fu che v’intervenne anche la nominata marchesa di Mantova, costando da una delle lettere del Castiglione conservate in M
niente li manca di quello che aver suole . Coll’argomento poi narrato da un altro attore viene l’uditorio istruito che la
telli lietamente si riconoscono. Calandro che ha veduto Lidio vestito da femmina quando visitava la moglie, se n’è anch’eg
agione per cui Fulvia che altre volte ha veduto in casa Lidio vestito da femmina, pretenda poi che Ruffo per via d’incanti
e i nominati comici antichi, ma si allontana anche per questa ragione da Terenzio universalmente approvato, il quale non s
lcando di Aristofane. Volle ancora esporvi alla berlina l’abuso fatto da un tal Timoteo del credito dovuto a certo stato,
segnava, in grazia della mirabile urbana piacevolezza; e Leone X che da cardinale l’avea veduta nella patria, volle goder
n rare volte può notarsi ne’ migliori comici stranieri. Soprattutto è da vedersi il di lui carattere in ciò che dice di su
r l’intreccio e per lo vero comico dal signor di Voltaire, e ammirata da m. Du Bos e da non pochi altri bravi letterati ol
per lo vero comico dal signor di Voltaire, e ammirata da m. Du Bos e da non pochi altri bravi letterati oltramontani. Ma
viato coloriti egregiamente nella quarta scena dell’atto II delineati da Sofronia nella persona stessa di Nicomaco; veri,
senza sforzi di spirito, senza affettazioni, senza tirate istrioniche da Pantalone. Calca l’autore, come si è detto, le tr
Alcune cose (egli soggiugne) fedelissimo interprete ne rendette quasi da verbo a verbo, altre ne corresse con arte, molte
pretesa lentezza e languore. Questa commedia in prosa è accompagnata da sei corte canzonette. La prima va innanzi al prol
da sei corte canzonette. La prima va innanzi al prologo, ed è cantata da una ninfa e da due pastori; le altre cinque ancor
nzonette. La prima va innanzi al prologo, ed è cantata da una ninfa e da due pastori; le altre cinque ancor della prima pi
e storie di Tito Livio, nè dall’imitazione della Casina di Plauto, nè da questa traduzione dell’Andria di Terenzio. Mi si
ssimo Bettinelli. Ben è Curioso (egli dice) il leggere le lodi date da molti a queste commedie, come se fosser l’ottime
della rappresentazione che fecesi in Roma della Calandra del cardinal da Bibbiena (incomparabilmente o almeno altrettanto
non poteva entrare a parte di questa medesima indulgenza? E lasciando da banda l’oscenità comune ad entrambe, pensa egli m
gamente su di esse. Non perchè tutte non ci presentino qualche pregio da osservarsi, chè ingegnose esse sono e in grazioso
e, per assicurarsene finge un’ assenza di un giorno o due, e soccorso da uno che egli crede mercatante, si traveste, appic
ammesso. Fausto travestito sul punto di picchiare è trattenuto prima da una donna che toltolo pel medico vuole che vada a
toltolo pel medico vuole che vada a visitar suo marito infermo, indi da due palafrenieri di un cardinale che lo chiamano
ito infermo, indi da due palafrenieri di un cardinale che lo chiamano da parte del padrone, e finalmente da un servo di ca
ri di un cardinale che lo chiamano da parte del padrone, e finalmente da un servo di casa pieno di vino, per cui è costret
data, ma del Principe geloso, di Sganarello e di Giorgio Dandino che da circa un secolo e mezzo si rappresentano in Franc
losia nè vendetta? Nè il Geloso del Bentivoglio avrebbe dovuto essere da lui ignorato, per poco che avesse l’uso di fornir
ttore s’impressero in Parigi dal Furnier l’anno 1719, e si dedicarono da Giuseppe di Capua a monsignor Cornelio Bentivogli
di comporre una commedia Nuova d’invenzione e d’argomento, Non tolta da Latin nè Greco autore, Non mai più udita nè vedut
ni de’ Greci e de’ Latini. Tralle grazie comiche di questa favola son da contarsi gl’impedimenti che sopravvengono a Faust
ole è nella scena seguente il di lui contrasto colla Nuta non essendo da lei raffigurato. Buona ed imitata da un frammento
contrasto colla Nuta non essendo da lei raffigurato. Buona ed imitata da un frammento di Plauto è pure la disperazione di
hio Non ci mettiamo innanzi. Lo stile è al solito felice ed elegante da per tutto, di che molti passi assai belli si potr
l maggiore Che mai sentissi alla mia vita, e veggo L’uscio che s’apre da sua posta, ch’io Pur dianzi chiuso avea col chiav
mio letto viene. Pelle nè carne avea, ma le ossa sole, Ch’eran cinte da vermi e da serpenti; E la squallida barba, e li c
viene. Pelle nè carne avea, ma le ossa sole, Ch’eran cinte da vermi e da serpenti; E la squallida barba, e li capelli Tutt
o moglie con ricca dote, la qual poi trovasi essere un paggio vestito da femmina. Questa commedia, e l’Ippocrito impresso
l’Ippocrito impresso nel 1542, ed il Filosofo uscito nel 1549, furono da Jacopo Doroneti pubblicate nel seguente secolo so
ene in Roma per farsi cardinale, imparando prima ad esser Cortigiano, da che nasce il titolo della commedia, ed un signor
d un signor Parabolano Napoletano sciocco vano ed innamorato aggirato da una ruffiana, e da un furbo suo servidore. France
ano Napoletano sciocco vano ed innamorato aggirato da una ruffiana, e da un furbo suo servidore. Francesco Buonafede altro
faceto poeta Cesare Ceporali; e quest’altra impostura fu manifestata da Apostolo Zeno nelle Annotazioni all’Eloquenza Ita
o l’asserzione dell’Andres) che la lentezza ed il languore provengono da tutt’altra sorgente, che dallo studio di adattare
ngue a. L’arcivescovo di Patras Alessandro Piccolomini nato nel 1508, da collocarsi tra gli uomini illustri del Cinquecent
rico parla delle due prime con molta lode, e cita, Trajano Boccalini, da cui il Piccolomini stimavasi pel principe de poet
che sebbene s’impresse nel 1548 era stata rappresentata sin dal 1546 da alcuni gentiluomini napoletani mentovati nel libr
di Andrea Lori che la fece recitare nella Compagnia di san Bernardino da Cestello con alcuni suoi intermedii a. Questo ele
della Libertà tragedia attribuitagli dal Ghilini che però si compose da un apostata della Cattolica Fede) volle usare in
sdrucciolo di sedici sillabeb, fatica e invenzione inutile intrapresa da altri Italiani ancora per imitare superstiziosame
embraci ben lenta e languida nell’avvilupparsi e nello sciogliersi, e da non soffrire, per vivacità e sceneggiatura ed eco
one di quelle dell’Ariosto, del Machiavelli e del Bentivoglio. Lodate da molti, e singolarmente da Adriano Politi, son le
, del Machiavelli e del Bentivoglio. Lodate da molti, e singolarmente da Adriano Politi, son le commedie di Bernardino Pin
e singolarmente da Adriano Politi, son le commedie di Bernardino Pino da Cagli. Nel prologo degl’Ingiusti Sdegni sua comme
’innamorato Licinio, il quale così dice alla sua Delia, che gli parla da dentro senza aprirgli la porta: Licinio è quì ch
raggi del vostro aspetto illustrino questo luogo, come io illustrato da voi veggio ogni cosa nelle più oscure tenebre del
si, come in questa scena, senza affettazione e senza farne un sermone da pulpito anzi che da teatro. Là dove le oscenità,
cena, senza affettazione e senza farne un sermone da pulpito anzi che da teatro. Là dove le oscenità, gli equivoci impuden
e in versi nel periodo di cui parliamo, si faranno leggere senza noja da chi vuol conoscere il teatro italiano, per la reg
Gisippo che crede morta la sua bella Giulietta) tu sei pure in luogo da poter chiaramente veder la costanza dell’animo mi
rne produzioni nell’accumolare notizie anche insulse, purchè ricavate da scritti inediti, ma si bene nella copia delle ver
che io ho sofferti sinora grandissimi e infiniti, sono stati passati da me tutti con pazienza, sperando di ritrovarvi, e
za, dica di sicuro di avere il cuore formato di assai diversa tempera da quella che costituisce un’ anima nobile. Ogni par
dico si fa seppellire per morta; indi tratta dalla sepoltura si veste da uomo, e nel l’accingersi a partir per Lione dove
irri a vista di colei che il giorno avanti era stata sepolta, e presi da strano terrore fuggono senza badare al delinguent
a sceneggiare dall’innamoramento di Elfenice e dall’omicidio commesso da Aristide, proseguendosi per li sette anni che egl
, e scendendosi allo scioglimento colla condanna di Milziade impedita da Elfenice. Ma il Borghini incomincia con senno la
parisce scapigliata iucatenata innanzi ad un carro trionfale occupato da Alarico, Genserico, Ricimero, Totila, Narsete, e
so il Tiraboschi) compose in bella assai e natural prosa tre commedie da mettersi accanto agli Straccioni del Caro quanto
Morti vivi, s’impresse nel 1597. Anche queste commedie dell’Oddi son da riporsi nella dilicata classe delle commedie tene
el genere drammatico. Tuttavia non abbiamo sinora sufficienti indizii da non istimarla opera del Tasso giovine. Il Manso p
i del Manso sulle cose che riguardano Torquato! Che sia poi piuttosto da riferirsi tal favola al Tasso napoletano nato in
napoletana il Tasso nato in queste contrade e quasi in Napoli stessa da una madre napoletana, e quì allevato sino al deci
dal Guarcello fa menzione Muzio Manfredi nelle citate Lettere scritte da Lorena; di un’ altra intitolata gl’Inganni di Cur
tatamente ciò che erasi già con genio e franchezza dipinto sul teatro da Euripide, Racine, Corneille, La Mothe, da Antonio
anchezza dipinto sul teatro da Euripide, Racine, Corneille, La Mothe, da Antonio Caracci, da Apostolo Zeno, da Pietro Meta
teatro da Euripide, Racine, Corneille, La Mothe, da Antonio Caracci, da Apostolo Zeno, da Pietro Metastasio, ed anche tal
e, Racine, Corneille, La Mothe, da Antonio Caracci, da Apostolo Zeno, da Pietro Metastasio, ed anche talora narrato da Gio
acci, da Apostolo Zeno, da Pietro Metastasio, ed anche talora narrato da Giovanni Boccaccio; e quindi questi meschini mend
Pitteri del 1746 si reca tutto il prologo della Scolastica rassettata da Virginio Ariosto. a. Vedi le di lui Annotazioni
almeno scrittori riputati, egli non ne trova una che si possa leggere da un uomo di spirito? Il suo spirito sconcertato me
76 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO III. Opera musicale Spagnuola e Italiana e Teatri materiali. » pp. 89-108
o IV l’ infante Don Fernando di lui fratello fondò due leghe distante da Madrid verso il settentrione in mezzo a un querce
l quale compose Briseida Zarzuela Heroica in due atti posta in musica da D. Antonio Rodriguez de Hita maestro di musica sp
spezialmente in alcune Lettere molto graziose e piene di sale scritte da Don Miguèl Higueras sotto il nome di un Barbero d
si canta se non dopo 126 versi recitati, e 32 versi poi sono seguiti da due arie: nell’atto II si recitano 150 versi prim
o distaccati dagli amplessi delle consorti, benchè separar le braccia da i colli possa parer piuttosto un’ esecuzione di g
ederla quiere ni redimirla, quasi che dovesse egli stesso riscattarla da altri. Or tocca al La Cruz, al Sampere ed a tutta
sco rio che coll’ umor frio feconda le piante, ma se poi è trattenuto da un pantano vil altivo, questo rio annega ogni cos
elezione di Agamennone, con dirsi che forse sia stato eletto per capo da pocos hombres. Graziosa è la di lui determinazion
per muti testimoni Patroclo e gli altri), e con questi versi cantati da tutti e tre, dioses, que veis la injuria, ve
i l’ amata, può per soprappiù lagnarsi di essere ingiuriato e tradito da Achille? Stancherò io i miei leggitori con una ci
parleros sean mudos testigos): che il medesimo dice di avere appreso da Ulisse à despreciar la voz de las sirenas,
le più famose opere di Metastasio e qualche serenata di Paolo Rolli, da più accreditati attori musici e dalle più celebri
spettacolo il rinomato cigno Napoletano Carlo Broschi detto Farinelli da quel Cattolico Sovrano dichiarato cavaliere. La N
i l’intrigo interessante e le situazioni patetiche vengono arricchite da maravigliose decorazioni ma tutte ricavate dalla
vano colle rappresentazioni francesi tradotte in castigliano eseguite da una compagnia di commedianti Andaluzzi. Ma l’ uno
e. III. Teatri materiali. Iteatri di Barcellona e di Saragoza da me veduti nella fine del 1777 erano più regolari
n guisa che per andare alla platea dovea scendersi. Ciò si disapprovò da i più, tra perchè si tolse a chi entrava la prima
ales destinati alla commedia nazionale, la cui struttura si allontana da i nostri teatri. Corràl propriamente significa un
linee che pajono rette perchè s’incurvano ben poco, onde avviene che da una buona parte de’ palchetti vi si gode poco com
di essa sino a venti anni fa consisteva in un proscenio accompagnato da due telai o quinte laterali, e da un prospetto co
isteva in un proscenio accompagnato da due telai o quinte laterali, e da un prospetto con due portiere dette cortinas, dal
rchè tra’ personaggi caratterizzati secondo la favola e vestiti p. e. da Turchi, da Mori, da Selvaggi Americani, si vedeva
ersonaggi caratterizzati secondo la favola e vestiti p. e. da Turchi, da Mori, da Selvaggi Americani, si vedeva dondolar q
caratterizzati secondo la favola e vestiti p. e. da Turchi, da Mori, da Selvaggi Americani, si vedeva dondolar quel sonat
ra gente agiata; l’ultimo de’ quali men nobile è interrotto nel mezzo da un altro gran palco chiamato tertulia perpendicol
frequentavano i teatri. Alcuno mi disse che il nome di Polacchi venne da un intermezzo, o da una tonada di personaggi Pola
ri. Alcuno mi disse che il nome di Polacchi venne da un intermezzo, o da una tonada di personaggi Polacchi rappresentata c
presentava nel teatro della Croce, e los Chorizos suoi fautori furono da lei distinti con un nastro di color di solfo nel
Pedantes uscito in Madrid nell’officina di Benito Cano nel 1789. Noi da lontano non osiamo arrischiare le nostre congettu
s’egli ignorava l’italiano? Saben II: “che il nome di Chorizos venne da i chorizos che mangiava certo buffone in un trame
orizos che mangiava certo buffone in un tramezzo, e quello di Polacos da un fatto che Huerta sa ma che non vuol dire”. Not
tti de’ due teatri non venne nè da’ nastri, nè da’ disordini derivati da due partiti”. E qual ragione adduce di ciò? quest
’ La Cruz) codesta profonda erudizione tutta chamberga, cioè che cade da tutti i lati, che cosa fa mai al caso nostro? Ha
unità contro le disposizioni del vigilante e rispettato Presidente; e da allora la decenza che si loda e si pratica nelle
e si pratica nelle nazioni polite regnò ne’ teatri di Madrid, siccome da me si è pure accennato. Huerta ignorando l’idioma
mia Storia io dovea verificare le importanti particolarità istoriche da lui accennate (cioè se il nastro della Ladvenant
l bene si rassomigliano a molte altre che se ne tralasciano. Qual prò da simile reimpressione infruttuosa non meno all’ist
raccolta a sì culta nazione una scelta teatrale ragionata intrapresa da un letterato filosofo nazionale fornito di gusto,
77 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Italiano del secolo XVI. e del Libro IV. — CAPO VII. Pastorali. » pp. 4-41
sempre al vivo la natura; sieguansi con critica e sagacità ne’ generi da essi maneggiati, ma non si escluda tutto ciò che
, I Due Pellegrini a, componimento scenico che nella famosa cena data da don Garcia de Toledo a donna Antonia di Cardona i
entò (si dice nella lettera premessavi) messer Sebastiano Clarignano da Montefalco. Fece la musica messer Antonio del Cor
netto. Fu l’architetto e il pittore della scena messer Girolamo Carpi da Ferrara. Fece la spesa l’Università degli scolari
por amor commedia spagnuola è tutta recitata, fuorchè ciò che cantasi da colui che si finge musico. Oltrechè in molte migl
enza che le abbiano interamente coperte di note, il che non si rileva da monumento veruno; e così le pastorali assai impro
Intanto osserviamo sull’Egle stessa del Giraldi che messer Sebastiano da Montefalco che ne fu il principale attore, era l’
di Aldo, che fu la quarta a. Tralle più nitide edizioni dell’Aminta è da noverarsi quella del 1655 uscita in Parigi dalla
dell’Accademia degli Uniti di Napoli. Tal censura fu ancora ribattuta da Baltassarre Paglia con un discorso in cui si addi
pubblicata in Sicilia colle note musicali del gesuita Erasmo Marotta da Randazza, che morì nel 1641 in Palermo. La futil
nti. In Francia si tradusse in versi francesi la prima volta nel 1584 da Pietro de Branch, e si pubblicò in Bourdeaux; in
ezza delle penne che l’intrapresero, sia perchè la prosa francese che da i più si adoperò, è incapace di rendere competent
aliana. Una traduzione eccellente se ne fece in bei versi castigliani da Giovanni Jauregui uscita in Roma nel 1607, ed in
l’Aminta, e stampato in Londra nel 1628. In latino si traslatò ancora da Andrea Hiltebrando medico di Pomerania, e s’impre
stampata nel 1642 in Amburgo. In lingua illirica fu anche trasportato da Domenico Slaturichia celebre in Dalmazia per ques
, Io son contenta allor d’essere amante. Spira un dilicato patetico da i discorsi di Aminta nella seconda scena. La dipi
iscorsi di Aminta nella seconda scena. La dipintura della corte fatta da Mopso e raccontata da Tirsi ha mille vaghezze. L’
a seconda scena. La dipintura della corte fatta da Mopso e raccontata da Tirsi ha mille vaghezze. L’impareggiabil coro, O
1569 pubblicò in Napoli una sua favola pescatoria intitolata Siracusa da me però non veduta. Il Regio dunque fu il primo a
era sopravvisse ad ogni censura a. Un carattere diverso dall’Aminta è da notarsi nel Pastor fido. L’azione della prima pas
buona in versi dal Figueroa a. Benchè con passi assai disuguali e ben da lungi, seguirono le tracce luminose del Tasso e d
me di Credulo ella disdegna, e Amarilli è quella stessa Licori pianta da Tirsi per morta. Questa ipotesi di non ravvisarsi
tto V è la riconoscenza di Licori e Tirsi. Non è questa una pastorale da gareggiar coll’Aminta o col Pastor fido, ma super
be cori, ma solo cinque madrigaletti di ugual metro e numero di versi da cantarsi in ogni fine di atto. Dovè parimente can
ovica Pellegrina la Cavaliera. L’azione rappresenta la vendetta presa da Amore di due anime superbe che lo bestemmiavano,
delia divenuta un novello Narciso che si vagheggia in un fonte. Non è da cercarsi in questa ed in moltissime altre favole
i, l’Amaranta del Simonetti, e la Flori di Maddalena Campiglia lodata da Muzio Manfredi. I Sospetti favola boschereccia di
li ultimi anni del secolo dettate, sì, con istile lirico, ma non tale da recarci rossore. Non così la Gratiana di un certo
consiste in una ninfa creduta morta che dopo varii evenimenti vestita da uomo si presenta a Silvano suo amante che trova i
ene e senza cori. Il primo rigoroso comando che riceve il finto Tirsi da Silvano è di partire da quelle selve, e le querel
mo rigoroso comando che riceve il finto Tirsi da Silvano è di partire da quelle selve, e le querele nel dovere lasciar que
he dopo di aver saputo che Ormonte suo servo ha ucciso Tirsi, intende da Elcino che Tirsi è la sua Cintia. La pastorale po
dimandò il duca di Mantova per farla rappresentare. Nel mandargliela, da tre di lui lettere dirette a tre Ebrei si ricava
’ dotti scrittori che vorrebbero trarre l’origine dell’opera musicale da secoli più remoti, e riconoscerla in tutte le pas
o contrastano amorosamente ciascuna per averlo per marito, ed è vinto da una che si chiama Nicea . Sotto nome di Flori egl
Benedetti cugina del conte Pomponio, intitolata Partenia a. L’autrice da prima non vi pose i cori e fu ben fatto , le dic
ne, e non vi si fa. Se dunque V. S. vuole aggiugnergliele ora, non so da che spirito mossa, oltre alla gran fatica ch’ella
gedia. Fa altresì menzione il Manfredi di Enone boschereccia composta da Ferrante Gonzaga principe di Molfetta morto nel 1
se non vi si trova per verun personaggio. Un ratto di Erminia tentato da alcuni pastori ed impedito da Egone, forma l’azio
ersonaggio. Un ratto di Erminia tentato da alcuni pastori ed impedito da Egone, forma l’azione dell’atto IV; ma ella appen
III errò ancora nel credere che quella cena del 1529 fosse stata data da don Garcia essendo vicerè della Sicilia. In quell
78 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO IV. Pastorali del Cinquecento. » pp. 267-294
arre al vivo la natura; seguiamoli con critica e giudizio ne i generi da essi maneggiati: ma non escludiamo tutto ciò che
ue Pellegrini 130 suo componimento scenico che nella famosa cena data da Don Garzia di Toledo a Don Antonia Cardona in Mes
ppresentò (si dice nella lettera premessavi) M. Sebastiano Clarignano da Montefalco. Fece la musica M. Antonio del Cornett
Cornetto. Fu l’architetto e il pittore della scena M. Girolamo Carpi da Ferrara. Fece la spesa l’università degli scolari
por amor commedia Spagnuola è tutta recitata, fuorchè ciò che cantasi da colui che si finge musico. Oltrechè in molte migl
lavoro, senza che le abbiano interamente notate, il che non si rileva da monumento veruno; e così le pastorali assai impro
za. Intanto osserviamo sull’Egle stessa del Giraldi che M. Sebastiano da Montefalco che ne fu il principale attore, era l’
d’Aldo, che fu la quarta132. Tralle più nitide edizioni dell’Aminta è da noverarsi quella del 1655 uscita in Parigi dalla
dell’accademia degli Uniti di Napoli. Tal censura fu ancora ribattuta da Baltassarre Paglia con un discorso in cui si addi
pubblicata in Sicilia colle note musicali del gesuita Erasmo Marotta da Randazza, che morì nel 1641 in Palermo. La futili
nti. In Francia si tradusse in versi francesi la prima volta nel 1584 da Pietro de Branch, e si pubblicò in Bourdeaux; in
ezza delle penne che l’intrapresero, sia perchè la prosa francese che da i più vi si adoperò, è incapace di rendere compet
aliana. Una eccellente traduzione se ne fece in bei versi castigliani da Don Giovanni Jauregui uscita in Roma nel 1607, ed
l’Aminta e stampato in Londra nel 1628. In latino si traslatò ancora da Andrea Hiltebrando medico di Pomerania, e s’impre
stampata nel 1642 in Amburgo. In lingua illirica fu anche trasportato da Domenico Slaturichia celebre in Dalmazia per ques
Io son contenta allor d’essere amante. Spira un dilicato patetico da i discorsi di Aminta nella seconda scena. La dipi
iscorsi di Aminta nella seconda scena. La dipintura della corte fatta da Mopso e raccontata da Tirsi ha mille vaghezze. L’
a seconda scena. La dipintura della corte fatta da Mopso e raccontata da Tirsi ha mille vaghezze. L’impareggiabil coro O b
1569 pubblicò in Napoli una sua favola pescatoria intitolata Siracusa da noi però non veduta ancora. Il Regio dunque fu il
opera sopravvisse ad ogni censura. Un carattere diverso dall’Aminta è da notarsi nel Pastor fido. L’azione della prima pas
uona in versi del Figueroa139. Benchè con passi assai disuguali e ben da lungi, seguirono le tracce luminose del Tasso e d
ulo ella disdegna, e Amarilli è quella stessa Licori pianta per morta da Tirsi. Questa ipotesi di non ravvisarsi, sebbene
tto V è la riconoscenza di Licori e Tirsi. Non è questa una pastorale da gareggiar coll’ Aminta o col Pastor fido; ma supe
be cori, ma solo cinque madrigaletti di ugual metro e numero di versi da cantarsi in ogni fine di atto. Dovè parimente can
ovica Pellegrina la Cavaliera. L’azione rappresenta la vendetta presa da Amore di due anime superbe che lo bestemmiavano,
delia divenuta un novello Narciso che si vagheggia in un fonte. Non è da cercarsi in questa ed in moltissime altre favole
i, l’Amaranta del Simonetti, e la Flori di Maddalena Campiglia lodata da Muzio Manfredi. I Sospetti favola boschereccia di
li ultimi anni del secolo dettate, sì, con istile lirico, ma non tale da recarci rossore. Non così la Gratiana di un certo
consiste in una ninfa creduta morta che dopo varj evenimenti vestita da uomo si presenta a Silvano suo amante che trova i
ne, e senza cori. Il primo rigoroso comando che riceve il finto Tirsi da Silvano è di partire da quelle selve, e le sue qu
mo rigoroso comando che riceve il finto Tirsi da Silvano è di partire da quelle selve, e le sue querele nel dovere lasciar
, che dopo aver saputo che Ormonte suo servo ha ucciso Tirsi, intende da Elcino che questo Tirsi è la sua Cinzia. La pasto
domandò il duca di Mantova per farla rappresentare. Nel mandargliela, da tre di lui lettere dirette a tre Ebrei si ricava
’ dotti scrittori che vorrebbero trarre l’origine dell’opera musicale da secoli più remoti, e riconoscerla in tutte le pas
o contrastano amorosamente ciascuna per averlo per marito, ed è vinto da una che si chiama Nicea. Sotto nome di Flori egli
nedetti cugina del conte Pomponio, intitolata Partenia 145. L’autrice da prima non vi pose i cori, e fu ben fatto (le dice
ne, e non vi si fa. Se dunque V. S. vuole aggiugnergliele ora, non so da che spirito mossa, oltre alla gran fatica ch’ella
gedia. Fa altresì menzione il Manfredi di Enone boschereccia composta da Ferrante Gonzaga principe di Molfetta morto nel 1
se non vi si trova per verun personaggio. Un ratto di Erminia tentato da alcuni pastori ed impedito da Egone, forma l’ azi
ersonaggio. Un ratto di Erminia tentato da alcuni pastori ed impedito da Egone, forma l’ azione dell’atto IV; ma ella appe
lli errò ancora nel credere che questa cena del 1529 fosse stata data da Don Garzia essendo Vicerè di Sicilia. Nel 1529 er
79 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 682
Colombari Antonio. Nato a Bologna il 13 giugno del 1842 da Federigo, negoziante di guanti e pellami, e da Il
il 13 giugno del 1842 da Federigo, negoziante di guanti e pellami, e da Ildegarde Bragaglia, già attrice drammatica, lasc
chi e Pezzana, in qualità di secondo brillante. Il ’63 fu scritturato da Adamo Alberti ai Fiorentini di Napoli con Tommaso
di quasi tutta l’ Europa al fianco di Eleonora Duse, amato e stimato da compagni e da pubblico per la serenità dell’ indo
a l’ Europa al fianco di Eleonora Duse, amato e stimato da compagni e da pubblico per la serenità dell’ indole e la comici
80 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »
enti fatti nell’armonia e nella poesia, il favore largamente concesso da Leon X alla musica, della quale fu intendentissim
la musica, della quale fu intendentissimo, e lo studio dell’antichità da tre secoli pertinacemente coltivato doveano in un
sta spezie intitolati la Disperazione di Sileno, e il Satiro lavorati da Laura Guidiccioni dama lucchese mise sotto le not
rò mal a proposito è stato annoverato fra gl’inventori del melodramma da quegli eruditi che non avendo mai vedute le opere
nella musica moderna, e sulla maniera di restituire l’antica sepolta da tanto tempo sotto le rovine dell’Impero Romano. A
di rischiarare le tenebre ond’era avvolta la musica antica, la quale da Boezio e da Sant’Agostino fino a que’ tempi non e
are le tenebre ond’era avvolta la musica antica, la quale da Boezio e da Sant’Agostino fino a que’ tempi non ebbe alcuno s
simplificar l’armonia, e di promuover l’espressione troppo ingombrata da arzigogoli ed arabeschi ridicoli. A far conoscer
ni italiani che intrapresero di correggerla, fa di mestieri ripigliar da più alto la trattazione. [6] La consonanza, cioè
er dilettarli, ha voluto che ogni suono principale venga accompagnato da altri suoni gradevoli all’udito, come ogni raggio
eme; sovente accadeva che la commozione che potea destarsi nell’animo da una serie di suoni, veniva incontanente distrutta
tarsi nell’animo da una serie di suoni, veniva incontanente distrutta da un’altra di contraria natura. Da ciò anche nascev
ragionare. Aggiungasi ancora il frequente uso delle pause introdotte da loro, per cui molte volte avveniva che mentre l’u
nulla delle tante difficili inezie onde la musica era allor caricata, da paragonarsi agli anagrammi, logogrifi, acrostici,
dalle figure simboliche degli egizi, con più altre fantasie chiamate da essi “enimmi del canto” con vocabolo assai bene a
allorché i soppralodati Italiani intrapresero la riforma. Si credette da loro che ad ottener questo fine bisognava lasciar
rma. Si credette da loro che ad ottener questo fine bisognava lasciar da banda la moltiplicità delle parti, coltivar la mo
degli strumenti, esse altro non erano che volgari cantilene intuonate da gente idiota senz’arte o grazia: nel qual modo po
simi raffinamenti, ricevette allo stesso tempo nuovo lustro in Italia da Luca Marenzio, che la spogliò dell’antica ruvidez
ntica ruvidezza e la fece camminar in maniera più ariosa e leggiadra, da Paolo Quagliati romano, da Scipione della Palla m
amminar in maniera più ariosa e leggiadra, da Paolo Quagliati romano, da Scipione della Palla maestro di Giulio Caccini, d
Quagliati romano, da Scipione della Palla maestro di Giulio Caccini, da Alessandro Strigio musico celebre nella corte di
sandro Strigio musico celebre nella corte di Ferrara, dall’Ingegneri, da Claudio Monteverde, da Marco da Gagliano, da Ales
elebre nella corte di Ferrara, dall’Ingegneri, da Claudio Monteverde, da Marco da Gagliano, da Alessandro Padovano, da Ipo
lla corte di Ferrara, dall’Ingegneri, da Claudio Monteverde, da Marco da Gagliano, da Alessandro Padovano, da Ipolito Fior
Ferrara, dall’Ingegneri, da Claudio Monteverde, da Marco da Gagliano, da Alessandro Padovano, da Ipolito Fiorini musico d’
da Claudio Monteverde, da Marco da Gagliano, da Alessandro Padovano, da Ipolito Fiorini musico d’Alfonso II di Ferrara, d
to Fiorini musico d’Alfonso II di Ferrara, dal Luzzasco, dal Dentice, da Tommaso Pecci sanese, e da altri valenti composit
II di Ferrara, dal Luzzasco, dal Dentice, da Tommaso Pecci sanese, e da altri valenti compositori, ma sopra tutti dal pri
nno sapere, che i madrigali suoi erano ammirati dai maestri e cantati da tutte le belle: circostanza che dovea assicurar l
ispida mano le ignude bellezze di Silvia. Maggiormente si scostarono da quel sentiero i freddi rimatori del Cinquecento.
Bembo, che prendendo a imitar il cantore di Laura altro non ritrasse da lui che la spoglia; Angelo di Costanzo celebre pe
gio ne trasse dal commercio e suggerimenti degli uomini letterati che da trentanni spesi nelle scuole musicali, e nell’art
, né meno intelligente nella musica massimamente teorica. Ha l’Italia da lui, oltre qualche canzonetta messa sotto le note
ero d’aver trovato, il vero antico recitativo de’ Greci, ch’era stato da lungo tempo il principale scopo delle loro ricerc
ior parte dal Peri fuori d’alcune arie bellissime che furono composte da Jacopo Corsi, e quelle del personaggio d’Euridice
lenti, o peritissimi nell’arte; l’esattezza nella esecuzione, essendo da bravissimi e coltissimi personaggi rappresentata
cena; quantunque alla natura del dramma non si disdica per le ragioni da me addotte nel capitolo primo di questo libro, è
un altro dramma del medesimo Rinuccini intitolato l’Arianna modulato da Claudio Monteverde maestro in seguito della Repub
a i musici per capo d’opera dell’arte in quel genere, e si rammentava da loro non altrimenti che si rammenti in oggi la Se
il monologo della Didone del Metastasio modulato dal Vinci. Ciò si ha da Giambattista Doni nel suo trattato sulla musica s
e che segue agli scherzi musicali di esso Claudio Monteverde raccolti da Giulio Cesare suo fratello, e stampati in Venezia
teverde raccolti da Giulio Cesare suo fratello, e stampati in Venezia da Ricciardo Amadino. né inferiore rimase il poeta i
role vengono così miseramente sformate. Soprattutto la strada battuta da que’ maestri per esprimer bene il recitativo è la
che dovrebbero battere i compositori d’ogni secolo. Erano filosofi, e da filosofi ragionavano. Lo studio delle cose antich
quella sorte di voce, che da’ Greci e Latini al cantar fu assegnata, da essi appellata “diastematica” quasi trattenuta e
ché si fa il ritornello alla seconda parte, perché il metro è diverso da quello del recitativo, perché manifestamente è un
e nell’arte d’intavolar le melodie Emilio del Cavalieri il primo, che da lontano adittò agli altri la strada, Giulio Cacci
ebraico: lascio pensare qual armonico guazzabuglio risultar ne debba da tutto ciò. Sentasi nell’atto secondo il gentil di
partito, nel che le fanciulle del Cinquecento non differiscono punto da quelle de’ nostri tempi. Se un poeta è rimasto in
orum gentibus!            Sù prest: avrì sù: prest:            Da hom da ben, che tragh zo l’us. Ebrei. Ahi Baruchai,     
o abbia data una spiegazion convenevole a questo fenomeno, ne io sono da tanto che speri di poterlo fare: abbiano, ciò non
ensare, e che l’atto di pensare, apporta seco deduzione degli effetti da una tal causa, o cognizione riflessa della conven
81 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda guerræ Punica. » pp. 91-171
rminasse, e fece vendere all’incanto tutti i materiali a tale oggetto da essi accumulati72. Cresciuta poi la potenza Roman
satirico Cajo Lucilio. Marco Pacuvio nato in Brindisi secondo Plinio da una sorella del prelodato Quinto Ennio, per conco
della locuzione, nè si atterrisce dei di lui arcaismi. Cicerone prese da lui l’esempio di un ottimo tragico74; e nel dialo
na di lui tragedia ove introdûsse Pilade ed Oreste. Dalla sua Medea e da qualche altra non isdegnò Virgilio di trarre alcu
o del sagacissimo imitatore degli antichi poeti Antonio Moreto che fu da lui stesso composto76. Pacuvio al pari di Ennio c
esce; i pomi duri ed acerbi stagionandosi diventano dolci; quelli che da principio nascono teneri e quasi vizzi, crescendo
e Troadi, Tereo, la Medea. A quest’ultima appartengono i versi citati da Cicerone85, ne’ quali si descrive la maraviglia d
il fratello di Marco Antonio in vece di Bruto che si era allontanato da Roma. Mà Pietro Bayle colla II e IV epistola del
Azzio allora rappresentata fu Tereo; e aggiugne essersi ciò ignorato da tutti gli altri comentatori, perchè Maturanzio cr
tragedia Electra non si reputò del tutto immeritevole di esser letta da Cicerone medesimo che lo chiama poeta durissimo 8
ente si rendè per trenta libri di satire, nelle quali, allontanandosi da Ennio e da Pacuvio, usò l’esametro senza mescolan
dè per trenta libri di satire, nelle quali, allontanandosi da Ennio e da Pacuvio, usò l’esametro senza mescolanza di altri
affermava scorrere la di lui poesia limacciosa e trovarvisi più cose da sopprimersi94. Non convengo con que’ suoi lodator
nvengo con que’ suoi lodatori, diceva Quintiliano, ma discordo ancora da Orazio, perchè scorgo in Lucilio un’ erudizione m
a diligenza del Douza essi aveano bisogno di essere anche rischiarati da qualche altro dotto comentatore. II. Comici d
serì sovente ne’ suoi drammi voci non latine, e per tal mescolanza fu da Cicerone chiamato malus latinitatis author 95. Tu
febi, e Aulo Gellio la commedia intitolata Plozio, favole di Menandro da Cecilio imitate. Egli è vero, che Gellio, come di
cchio poeta. Quest’ abboccamento di Cecilio e Terenzio viene riferito da Elio Donato o da Suetonio autore della Vita di Te
t’ abboccamento di Cecilio e Terenzio viene riferito da Elio Donato o da Suetonio autore della Vita di Terenzio. Dall’altr
Gallo. Adunque non potea essere stata letta prima a Cecilio già morto da un anno e più ancora. Il chiar. Tiraboschi99 con
numero degli Edili. Oltre a ciò tutto il racconto e della non curanza da prima avuta del nuovo poeta, a cagione dell’ abit
la non curanza da prima avuta del nuovo poeta, a cagione dell’ abito, da colui che stava cenando, e dell’attenzione che in
nduce a rifiutare la correzione dell’erudito Ab. Arnaud adottata pure da M. Millet, ed a credere che Cecilio ben due volte
quella proprietà e purezza di locuzione approvata e imitata, non che da altri, da un Tullio e da un Orazio? quell’arte, q
oprietà e purezza di locuzione approvata e imitata, non che da altri, da un Tullio e da un Orazio? quell’arte, quel giudiz
za di locuzione approvata e imitata, non che da altri, da un Tullio e da un Orazio? quell’arte, quel giudizio, quelle sent
de’ costumi? Le sei commedie che ne abbiamo leggonsi da’ fanciulli (o da quei che sono tali a dispetto degli anni) con una
medie, l’una intitolata Andria dall’isola di Andro, l’altra Perinthia da Perinto città della Tracia. Terenzio si prevalse
rgomento si aggira intorno agli amori della fanciulla Gliceria venuta da Andro e del giovane Panfilo disturbati per le noz
costui gli prepara con una figlia di Cremete, prima per finzione indi da buon senno. Lo scioglimento avviene col conoscers
mente patetica ivi ancora è la preghiera di Criside moribonda narrata da Panfilo, che io ardisco di tradurre in simil guis
to il bambino sulla porta di Simone per consiglio di Davo, è sorpresa da Cremete, e non sa come contenersi nelle risposte
ei parli sommessamente, e la faccia passare a destra per allontanarla da Cremete che si trova alla sinistra. Non si accors
amori di Panfilo, l’altra di quelli di Carino. Strana critica: perchè da un’ azione seguono due matrimonj, si dirà che sia
rica colla dottrina e colle lettere. Egli fe imprimerla verso il 1704 da Giuseppe Sellitto con altri poetici componimenti
. Filomena che aveva avuta la sventura di essere una notte violentata da un giovane sconosciuto, va alle nozze di Panfilo
condiscende. Visita le donne portando in dito un anello a lei donato da Panfilo. Quest’anello avea egli tolto a una fanci
si rallegrano alla prima, indi si turbano, si scompigliano. Comprende da qual morbo la moglie sia oppressa, e piangendo vu
voler serbare la fede a Mirrina, e per addurre alcuna onesta ragione da ricusar la moglie. Degna è pure di notarsi la sec
e non già quel pianto corrispondente agli atroci delitti o inventati da una fantasia alterata per disonorare l’umanità, o
ora la precede, il popolo impaziente per lo spettacolo de’ ballerini da corda e de’ pugili non si curò di vederla o di co
cui non potrà rendersi veruna adeguata ragione, siccome è stato anche da altri avvertito104. Ma questa cosa potrebbe fare
, e vedrà di quali freddi oziosi personaggi riempirà la scena. Scorge da ciò ognuno non essere stata più felice l’interpre
tri) che il male non consista, anzi che ne’ miei giudizj, in quel che da tanti anni pose nelle loro teste salde radici? Ch
ixus, circum caput Rejectus negligenter, pax! 106 Si rappresentò da prima questa favola dal soprallodato L. Ambivio T
resentò da prima questa favola dal soprallodato L. Ambivio Turpione e da L. Attilio Prenestino, essendo Edili L. Cornelio
dal nome della fanciulla di cui in essa si tratta. Il Formione deriva da quest’ultima, e Donato, il più utile forse di tut
r uccellare il vecchio e per trarne trenta mine ovvero trecento scudi da dare a Fedria per liberare dalle mani del ruffian
ia e ad Antifone il ritorno di Demifone. Antifone lo vede egli stesso da lontano nella piazza, e si ritira non avendo anim
ede egli stesso da lontano nella piazza, e si ritira non avendo animo da presentarglisi. Rimane Geta e Fedria; e il servo
n Geta, tutto procederà con ogni verisimiglianza; lo spazio che corre da un atto all’altro darà luogo alla ricerca di Form
corre da un atto all’altro darà luogo alla ricerca di Formione fatta da Geta e al racconto del fatto. Tuttavolta nel divi
us meus ecc.; e termini con questo, Puer heus nemon huc prodit? Cape, da hæc Dorcio: Atto II incominci da Adeon’ rem redi
, Puer heus nemon huc prodit? Cape, da hæc Dorcio: Atto II incominci da Adeon’ rem rediisse, ut qui mihi, ecc., e termini
persona di Fannia nella scena seconda dell’atto primo; ed è preceduta da un patetico racconto fatto con ammirabile natural
raggia, e si sforza di far buon viso. Le parole non ricevono soccorso da veruna prosa marginale, che ne dichiari l’azione,
ò quì su due piedi Alla rovina mia? S’io sono astretto A dovermi, da te, Fania, staccare, Non so che far della mia v
c. Artificiosa finalmente è la scena di Geta e Formione, ascoltando da parte Demifone, che nelle communi edizioni è la t
in qual maniera Si dichiarava d’essermi parente. For. Lo cercate da me, come se a voi Non fosse noto. Dem. Noto a
lla stessa Roma nel secolo XVI dell’era Cristiana fatta rappresentare da nobili attori per ordine del Cardinale Ippolito d
atta rappresentare da nobili attori per ordine del Cardinale Ippolito da Este il giovane, e vi premise il prologo il celeb
i Phormio nomen. ecc. L’Eunuco. Questa commedia che Terenzio trasse da Menandro, fu dagli Edili comperata al prezzo esor
’intende la terza volta. Or perchè mai solo l’ acta II dell’Eunuco ha da ricevere la spiegazione di due volte in un dì? Ch
si sa dire: la sua sostanza è tutta tolta dal Colace, favola scritta da Nevio e da Plauto. Terenzio nel prologo si discol
: la sua sostanza è tutta tolta dal Colace, favola scritta da Nevio e da Plauto. Terenzio nel prologo si discolpa, negando
rassito e del soldato. L’azione dell’Eunuco consiste in un dono fatto da un suo amante a Taide di una fanciulla ch’ella sa
ulla ch’ella sa esser cittadina Ateniese, e in un altro dono, fattole da un altro suo innamorato, di un Eunuco, in vece di
impresa. Ma pensa ben, che se cominci, e cessi A mezza strada, se da lei lontano Dimostri che la vita ti rincresca,
i rincresca, E senza esser chiamato, e nel più forte Del cruccio, da te stesso ti presenti Alla sua soglia, e l’amor
incresce, e di amor muojo, e il veggo, E il so, nè mi trattengo, e da occhi aperti, Corro a morir, nè so che far mi d
sino a che passino questi due giorni. Addio, mio caro Fedria; vuoi tu da me qualche altra cosa? Ed egli: . . . . . . Ego
n’è partita, proseguano il discorso tenuto dell’ancella e dell’eunuco da condursi nella di lei casa. Ma l’azione parmi che
ondursi nella di lei casa. Ma l’azione parmi che avvenga diversamente da quello ch’egli pensa. Fedria parte dal proscenio
arvi il biduo penoso. Taide rimane affliggendosi di non esser creduta da Fedria ch’ella ama di buon senno; accenna di vole
ano che in due parole la ripetesse nel momento di partire? Lascio poi da parte che la divisione da quel letterato proposta
ipetesse nel momento di partire? Lascio poi da parte che la divisione da quel letterato proposta senza verun bisogno, mi s
sse in due ben piccioli. Gli Adelfi. Non so come mai i gramatici che da varii passi degli antichi raccolsero le notizie a
Terenzio, abbiano francamente asserito che questa favola fosse tratta da una di Menandro. Niun critico, per quanto io sapp
vanezza, l’obbliga a ricorrere alla dissimulazione e all’ipocrisia, e da se lo aliena. Demea ignorando le passioni, il pen
aliena. Demea ignorando le passioni, il pensare e la vita del figlio da lui educato, lo crede dedito interamente alle cos
debolezze giovanili, e si occupa solo nel pensiero della vita menata da Eschino, e ne censura e riprende il fratello Mizi
togliendogli una meretrice. Ma egli ignora che questa donna è l’amata da Ctesifone, cui Eschino ha preteso favorire col to
uncio. Ægre solus, si quid fit, fero. Egli sel crede, e n’è deriso da Siro: Rideo hunc, primum ait se scire, is solu
t se scire, is solus nescit omnia. Ne’ casi di Panfila fatta madre da Eschino gli avviene lo stesso. Ei tardi n’è instr
fatta madre da Eschino gli avviene lo stesso. Ei tardi n’è instruito da Egione, e più tardi ancora e fuor di tempo ne vie
ioni altrui A farsi esempio e regola a se stesso. Questo, dico, è da farsi. Sir. Bene al certo. Dem. Quest’altre è
Questo, dico, è da farsi. Sir. Bene al certo. Dem. Quest’altre è da fuggirsi. Sir. Con giudizio. Dem. Questo degn
Siro stesso nella seconda scena dell’atto quarto, per allontanarlo da quelle vicinanze e dalla casa del fratello dove s
tralciato, sì che non ne esca in tutto il giorno. Ciò è stato imitato da qualche commediografo Italiano, e spezialmente da
dopo fatto il male Tu non pensasti a dargli alcun rimedio? Forse da te cercasti a provvederci? O già che ti prendea
e cercasti a provvederci? O già che ti prendea di me vergogna, Nè da te stesso mel volesti dire, Di alcun cercasti a
sti in questa. Ma stammi allegro. Avrai costei per moglie. Non è da omettersi la grazia della escandescenza di Demea,
ta alle comuni edizioni, ne’ giuochi funebri di L. Emilio Paolo fatti da Q. Fabio Massimo e P. Cornelio Africano sotto il
rentii, essendo rappresentata dalla compagnia di Attilio Prenestino e da Minuzio Protimo colla musica di Flacco. Anche que
na nel secolo XVI, allorchè si recò a Ferrara il Pontefice Paolo III, da i più nobili attori della corte del Duca Ercole I
commedie greche che avea tradotte. Ma chi leggerà attentamente le sei da lui con tanta eleganza e delicatezza composte in
da assai senza lasciar però di riprenderlo per l’oscenità degli amori da lui recati sulle scene. Suetonio mentova una di l
Incendio, nella quale, quando si ripetè ne’ Giuochi Massimi celebrati da Nerone, quest’imperadore permise per magnificenza
ilire una deputazione di cinque censori destinati a rivedere i drammi da rappresentarsi, per contenere i poeti ne’ limiti
ge decemvirale, trattandosi della legittimazione di un fanciullo nato da una donna d’ incorrotto costume e di non dubbia o
e signorile, mi feci a domandarne le femmine di seguito: ma in udire da loro essere una sorella della Fulvia, sì mi senti
ria potuto, Chiaramente vedere, in che maniera Vivuta ella si sia da te lontana; Poichè del tutto nuovi ed improvvis
82 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 263-265
. Di Giacomo, nella quale è la storia documentata, animata pur sempre da un soffio di poesia, che or vi solleva tutto, e o
di volta in volta, sapeva pigliar così dirittamente la via del cuore da commuovere fin alle lagrime gli spettatori. ……………
rappresentò mirabilmente, assorgendo ad arte singolare e penetrante, da vero attore. E il Petito non fu che attore. Com
ser entrato al San Carlino), e i suoi sgorbi drammatici eran corretti da Marulli e Altavilla, i quali, il primo specialmen
l’arlecchino dal Mimus centunculus ; quelli fecer derivare il nome or da Puccio d’ Aniello, or da Paolo Cinelli, or da pul
ntunculus ; quelli fecer derivare il nome or da Puccio d’ Aniello, or da Paolo Cinelli, or da pulcino, pulecino, pulecinie
cer derivare il nome or da Puccio d’ Aniello, or da Paolo Cinelli, or da pulcino, pulecino, puleciniello ; questi, or da Π
da Paolo Cinelli, or da pulcino, pulecino, puleciniello ; questi, or da Πολλή ϰιησις (molto movimento), or da Πόλις città
cino, puleciniello ; questi, or da Πολλή ϰιησις (molto movimento), or da Πόλις città, e ϰἔνός o in forma jonica ϰεινός, vu
83 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO II. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo. » pp. 175-262
e il carico Della commedia, e farle serbar l’ordine. 107 Ariosto da prima, cioè ne’ suoi verdi anni, cominciò a scriv
mi detrattori transalpini, i quali o non vogliono o non sanno vederle da se stessi. I Suppositi. Nell’edizione che se ne f
e che se ne fece in Venezia nel 1525, si vede questa favola preceduta da un prologo in prosa, nel quale l’autore confessa
Eunuco e Plauto ne’ Cattivi. E veramente parte dell’argomento trasse da que’ comici antichi; mentre l’innamorato Erostrat
in conseguenza per vivacità. E se il nostro dottissimo Gravina avesse da questo punto riguardata la commedia Italiana del
pagnuole, ma regolari scrupolosamente contenute ne’ limiti prescritti da Aristotile e da Orazio. Dovrei bensì additare l’a
olari scrupolosamente contenute ne’ limiti prescritti da Aristotile e da Orazio. Dovrei bensì additare l’arte del poeta ne
rimprovera perchè le sembra che non si curi di liberarla; egli punto da ciò manifesta i suoi sensi con tale opportuna esa
bolo sì per discolparlo del pegno fatto, come per trarre altro danaro da Ilario di lui padre, gli narra una immaginaria so
lla della galera del Moliere, perchè questo comico Francese la trasse da altri comici, ed Ariosto la copiò dalla natura e
birri, e la vuol torre in pegno. Fazio ch’è il padre di Licinia amata da Flavio, arriva in questo punto, ode il contrasto,
a piacevolezza de’ colpi teatrali senza discendere sino alla farsa. È da notarvisi ancora che vi si tratta di un intrigo a
con sicurezza di dati, il rintracciar nelle commedie alcun materiale da supplire alla storia stessa delle nazioni intorno
per gli amanti, e capaci di esercitare la furberia de’ servi. Pongasi da parte che questo maestro di poetica ciò scrivendo
rviamo solo che questo principio è fabbricato sulla rena. Le commedie da noi chiamate antiche avute dal Sig. Marmontel in
a maggior parte del secolo XVI. Ora per verificare il principio posto da questo autore che ha dato al teatro la Cleopatra,
non si vede pesta di quegl’ intrighi di gelosia e di vendetta funesta da lui urbanamente chiamata Italiana, per essersi di
helino furbo vagabondo viene sin dal principio dell’atto II enunciato da Nibio. Egli dice che avendo appena appreso a legg
erentemente i creduli suoi merlotti, con tal arte e tal grazia, che è da dolersi che la gioventù la quale trascura la lett
ante che prima aveano cercato di guadagnare. Essi temono qualche male da questa cassa, e vedendola portare verso la casa d
. Che di tu? Ma con chi parl’ io? Ove diavolo Corre costui? perchè da me sì subito S’è dileguato? io credo che farnet
te in questo punto dell’azione. Se non è questa la forza (vis) comica da Cesare desiderata in Terenzio, e qual sarà mai? D
negli affetti, quale alla commedia si convenga; e con ciò la distinse da quella forza più energica richiesta nelle passion
i apponesse. Una languidissima favola non mai avrà la forza accennata da Cesare, per quanto sia cospersa di sali e motti g
. . Questa nuova commedia Dic’ella aver avuta dal medesimo Autor, da chi Ferrara ebbe di prossimo La Lena, e già son
(Nota XIV). La Scolastica. Quest’ultima commedia tessuta interamente da Lodovico fu solo da lui verseggiata sino alla qua
astica. Quest’ultima commedia tessuta interamente da Lodovico fu solo da lui verseggiata sino alla quarta scena dell’atto
lui verseggiata sino alla quarta scena dell’atto IV, e terminata poi da Gabriele fratello del poeta. Non era stata se non
mano. Anche Virginio figliuolo dell’autore fu indotto a lavorarvi, e da prima tutta la ridusse in prosa, indi la riscriss
ione nasce graziosamente dal ritorno improvviso del padre di Eurialo, da un famigliare della padrona d’Ippolita, e dall’ar
nsiglia. Costui trent’anni prima avea ricevuto in deposito molti beni da un suo amico che morì, per renderli alla di lui m
morì, per renderli alla di lui moglie e figlia. Bartolo si fe sedurre da quell’avere, nè curò di cercare di queste infelic
commedia più d’una imitazione di Terenzio. Simile alla risposta data da Davo a Miside nell’Andria è ciò che quì dice Accu
commedie di questo secolo la Calan dra del cardinal Bernardo Dovizio da Bibbiena terra del Casentino, nato nel 1470 e mor
città. Nè crediate però (si soggiugne) che per negromanzia sì presto da Roma vengano quì . . . . perciocchè la terra che
a fu che v’intervenne anche la nominata marchesa di Mantova, costando da una delle lettere inedite del Castiglione conserv
iente gli manca di quello che aver suole. Coll’ argomento poi narrato da un altro attore viene l’uditorio instruito che la
telli lietamente si riconoscono. Calandro che ha veduto Lidio vestito da femmina quando visitava la moglie, se n’è anch’eg
agione, per cui Fulvia che altre volte ha avuto in casa Lidio vestito da femmina, pretenda poi che Ruffo per via d’incanti
e i nominati comici antichi, ma si allontana anche per questa ragione da Terenzio universalmente approvato, il quale mai n
lcando di Aristofane. Volle ancora esporvi alla berlina l’abuso fatto da un tal Timoteo del credito dovuto a certo stato r
segnava, in grazia della mirabile urbana piacevolezza; e Leone X che da cardinale l’avea veduta nella patria, volle goder
e non rare volte si nota ne’ migliori comici stranieri. Soprattutto è da vedersi il di lui carattere in ciò che dice di su
per l’intreccio e per lo vero comico dal Sig. di Voltaire, e ammirata da M. il primo a portare in iscena gli amori de’ pes
traviato coloriti egregiamente nella quarta scena dell’atto II fatti da Sofronia nella persona stessa di Nicomaco, vivi,
senza sforzi di spirito, senz’affettazioni, senza tirate istrioniche da Pantalone. Calca l’autore, come si è detto, le tr
. Alcune cose (e’ soggiugne) fedelissimo interprete ne rendette quasi da verbo a verbo, altre ne corresse con arte, molte
tesa lentezza e dal languore. Questa commedia in prosa è accompagnata da sei corte canzonette. La prima va innanzi al prol
da sei corte canzonette. La prima va innanzi al prologo, ed è cantata da una ninfa e da due pastori; le altre cinque ancor
nzonette. La prima va innanzi al prologo, ed è cantata da una ninfa e da due pastori; le altre cinque ancor di questa più
sce nè dalle sue riflessioni politiche sulla storia di Tito Livio, nè da questa traduzione dell’Andria. Intorno a cinquant
u di tutte lungamente. Non perchè tutte non ci presentino pregi degni da osservarsi; che ingegnose e regolari esse sono, e
, per assicurarsene, finge un’ assenza di un giorno o due; e soccorso da uno ch’egli crede mercatante, si traveste, appicc
ammesso. Fausto travestito sul punto di picchiare è trattenuto prima da una donna che toltolo pel medico vuole che vada a
toltolo pel medico vuole che vada a visitar suo marito infermo, indi da due palafrenieri di un cardinale che il chiamano
ito infermo, indi da due palafrenieri di un cardinale che il chiamano da parte del padrone, e finalmente da un servo di ca
ri di un cardinale che il chiamano da parte del padrone, e finalmente da un servo di casa pieno di vino, per cui è costret
data, ma del Principe geloso, di Sganarello e di Giorgio Dandino, che da circa un secolo e mezzo si rappresentano in Franc
losia nè vendetta? Nè il Geloso del Bentivoglio avrebbe dovuto essere da lui ignorato, per poco che avesse l’uso di fornir
tore s’ impressero in Parigi dal Furnier l’anno 1719, e si dedicarono da Giuseppe di Capoa a monsignor Cornelio Bentivogli
omporre una commedia Nuova d’invenzione e d’argomento, Non tolta da Latin nè Greco autore, Non mai più udita nè ved
ni de’ Greci e de’ Latini. Tralle grazie comiche di questa favola son da notarsi gl’ impedimenti che sopravvengono a Faust
ole è nella scena seguente il di lui contrasto colla Nuta non essendo da lei raffigurato. Buona ed imitata da un frammento
contrasto colla Nuta non essendo da lei raffigurato. Buona ed imitata da un frammento di Plauto è pure la disperazione di
Non ci mettiamo innanzi. Lo stile è al solito felice ed elegante da per tutto, di che molti passi assai belli si potr
ggiore Che mai sentissi alla mia vita, e veggo L’uscio che s’apre da sua posta, ch’io Pur dianzi chiuso avea col chi
letto viene. Pelle nè carne avea, ma le ossa sole, Ch’eran cinte da vermi e da serpenti; E la squallida barba, e li
e. Pelle nè carne avea, ma le ossa sole, Ch’eran cinte da vermi e da serpenti; E la squallida barba, e li capelli
a moglie con ricca dote, la qual poi trovasi essere un paggio vestito da femmina. Questa commedia, e l’Ippocrito impresso
e l’Ippocrito impresso nel 1542, e ’l Filosofo uscito nel 1549 furono da Jacopo Doroneti pubblicate nel seguente secolo so
iene in Roma per farsi cardinale imparando prima ad esser Cortigiano, da che nasce il titolo della commedia, ed un Signor
un Signor Parabolano Napoletano sciocco, vano ed innamorato aggirato da una ruffiana e da un furbo suo servidore. Frances
ano Napoletano sciocco, vano ed innamorato aggirato da una ruffiana e da un furbo suo servidore. Francesco Buonafede altro
ova contro del Sig. Andres, che la lentezza ed il languore provengono da tutt’altra fonte che dallo studio di adattare le
lingue. L’Arcivescovo di Patras Alessandro Piccolomini nato nel 1508 da collocarsi tra gli uomini illustri del cinquecent
orico parla delle due prime con molta lode, e cita Trajano Boccalini, da cui stimavasi il Piccolomini come principe de’ po
bbene s’impresse nell’anno 1548, era stata rappresentata sin dal 1546 da alcuni gentiluomini Napoletani, mentovati nel I l
di Andrea Lori che la fece recitare nella compagnia di San Bernardino da Cestello con alcuni suoi intermedj124. Questo ele
(ma non già della Libertà tragedia attribuitagli dal Ghilini composta da un apostata della Cattolica Fede) volle usare in
rucciolo di sedici sillabe125, fatica e invenzione inutile intrapresa da altri Italiani ancora per imitare superstiziosame
embraci ben lenta e languida nell’avvilupparsi e nello sciogliersi, e da non soffrire, per vivacità e sceneggiatura ed eco
one di quelle dell’Ariosto, del Machiavelli e del Bentivoglio. Lodate da molti, e singolarmente da Adriano Politi, son le
, del Machiavelli e del Bentivoglio. Lodate da molti, e singolarmente da Adriano Politi, son le commedie di Bernardino Pin
e singolarmente da Adriano Politi, son le commedie di Bernardino Pino da Cagli. Nel prologo degl’ Ingiusti Sdegni sua comm
l’innamorato Licinio, il quale così dice alla sua Delia che gli parla da dentro senza aprirgli la porta: Licinio è quì che
raggi del vostro aspetto illustrino questo luogo, come io illustrato da voi veggio ogni cosa nelle più oscure tenebre del
si, come in questa scena, senza affettazione e senza farne un sermone da pulpito anzi che da teatro. Le oscenità, gli equi
cena, senza affettazione e senza farne un sermone da pulpito anzi che da teatro. Le oscenità, gli equivoci impudenti eccit
osa, e parte in versi nel periodo di cui parliamo, si faranno leggere da chi vuol conoscere il teatro Italiano, per la reg
Gisippo che crede morta la sua bella Giulietta) tu sei pure in luogo da poter chiaramente vedere la costanza dell’animo m
rne produzioni nell’accumulare notizie anche insulse, perchè ricavate da scritti inediti, ma sì bene nella copia delle ver
che io ho sofferti finora grandissimi e infiniti, sono stati passati da me tutti con pazienza, sperando di ritrovarvi, e
za, dica di sicuro di avere il cuore formato di assai diversa tempera da quella che costituisce un’ anima nobile. Ogni par
dico si fa seppellire per morta; indi tratta dalla sepoltura si veste da uomo, e nell’accingersi a partir per Lione, dove
irri a vista di colei che il giorno avanti era stata sepolta, e presi da strano terrore fuggono senza badare al delinquent
a sceneggiare dall’innamoramento di Elfenice e dall’omicido commesso da Aristide, proseguendosi per li sette anni che que
cala, e scendendo allo scioglimento colla condanna di costui impedita da Elfenice. Ma il Borghini incomincia con senno la
parisce scapigliata, incatenata innanzi a un carro trionfale occupato da Alarico, Genserico, Ricimero, Totila, Narsete e d
so il Tiraboschi, compose in bella assai e natural prosa tre commedie da mettersi accanto agli Straccioni del Caro quanto
Morti vivi, s’impresse nel 1597. Anche queste commedie dell’Oddi son da riporsi nella dilicata classe delle commedie tene
nel genere drammatico. Tuttavia non abbiamo sinora sufficienti indizj da non istimarla opera di Torquato. Il Manso per neg
errori del Manso intorno alle cose di Torquato! Che sia poi piuttosto da riferirsi tal favola al Tasso Napoletano che al L
dal Guarnello fa menzione Muzio Manfredi nelle citate lettere scritte da Lorena: di un’ altra intitolata gl’ Inganni di Cu
, la politezza e la libertà stessa, meritava un poco più di diligenza da questo scrittore. E che direbbe egli se si voless
lebre attrice Isabella Andreini, e attore anch’egli che rappresentava da innamorato, e dopo la morte della moglie da tagli
ch’egli che rappresentava da innamorato, e dopo la morte della moglie da tagliacantone col nome di Capitano Spavento da Va
la morte della moglie da tagliacantone col nome di Capitano Spavento da Vallinferna, volle ancora distinguersi come autor
istinguerle dalle erudite recitate nelle accademie e case particolari da attori nobili, civili ed instruiti per proprio di
tatamente ciò che erasi già con genio e franchezza dipinto sul teatro da Euripide, Racine, Cornelio, La Mothe, da Antonio
ranchezza dipinto sul teatro da Euripide, Racine, Cornelio, La Mothe, da Antonio Caracci, dal Zeno, da Metastasio, ed anch
a Euripide, Racine, Cornelio, La Mothe, da Antonio Caracci, dal Zeno, da Metastasio, ed anche talora narrato da Giovanni B
da Antonio Caracci, dal Zeno, da Metastasio, ed anche talora narrato da Giovanni Boccaccio; e quindi questi meschini mend
Pitteri del 1746 si reca tutto il prologo della Scolastica rassettata da Virginio Ariosto. 114. Riprese per capriccio apo
ottor Girolamo Baruffaldi. 123. Quest’altra impostura fu manifestata da Apostolo Zeno Annot. all’Eloq. Ital. 124. E’ st
84 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO III. Continuazione del teatro Italiano. Commedie: Opera in musica: Attori accademici ed istrioni e rappresentazioni regie: teatri materiali. » pp. 144-195
evoli, regolari che specialmente ne’ primi lustri del secolo uscirono da varie accademie del XVI che continuarono a fiorir
gli Umoristi di Roma cominciata dopo il 1600. Or si può senza biasimo da chi vuol ragionar di teatro negligentare la notiz
o però Apostolo Zeno la commedia francese quì mentovata non fu tratta da quella del Politi, ma da un’ altra degl’ Intronat
ommedia francese quì mentovata non fu tratta da quella del Politi, ma da un’ altra degl’ Intronati che ebbe il medesimo ti
te, ma in questo pubblicate per le stampe, pochi emuli avrebbero essi da temere nella prima metà del secolo XVII. Noi ne a
i dipignere ed avviluppare del Ferrarese senza copiarlo con impudenza da plagiario che ti ruba e ti rinnega. Seguì per lo
entura. L’economia delle sue favole è verisimile, semplice ed animata da piacevoli colpi di teatro. Lo stile è comico, buo
are onde si distingua dagli altri comici, come Raffaello si distingue da Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone da Polli
li altri comici, come Raffaello si distingue da Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone da Pollione, Terenzio da Plauto?
me Raffaello si distingue da Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone da Pollione, Terenzio da Plauto? A noi par di vederl
gue da Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone da Pollione, Terenzio da Plauto? A noi par di vederlo; e ci dispiace di no
oi par di vederlo; e ci dispiace di non essere stati in ciò prevenuti da verun critico. La commedia del Porta è sempre di
nde particolarmente notabile e pregevole. Un filo naturalissimo mosso da una molla non preveduta si va con verisimiglianza
ntra colla giovane, ed effettivamente la riconosce per la figlia ed è da lei riconosciuta per madre. Le reciproche tenerez
ose e facete scritte ad imitazione de’ Latini con intrighi maneggiati da servi astuti, e talvolta con colori tolti da Plau
con intrighi maneggiati da servi astuti, e talvolta con colori tolti da Plauto, come il raggiro de’ servi per ingannare u
le devastazioni delle provincie del regno taglieggiate e saccheggiate da compagnie di banditi, i quali non rare volte tols
relli della Rovere si pubblicò in Macerata nel 1642, e non è commedia da confondersi colle buffonesche accette al solo vol
ia Maggi compose quattro piacevoli commedie con intermezzi e prologhi da cantarsi, il Barone di Birbanza, il Manco male, i
elle belle lettere vogliono distinguersi le additate commedie erudite da ciò che indi si compose col disegno di piacere al
re Peruzzi: possedeva illustri pittori di quadratura, come Ferdinando da Bibiena, Angelo Michele Colonna Comasco scolare d
ato, che ne volò la fama, non che per l’ Italia, oltramonti. Cominciò da prima a coltivarsi il dramma musicale nelle case
ce del Rinuccini. La di lui Arianna si rappresentò pure in Roma, dove da un Porporato si compose l’ Adonia lodato dal Cres
alcune deità; e vi comparve la Notte su di un carro di stelle tirato da quattro cavalli; e si cangiò più volte la scena r
i Elisii. Quali però si fussero i versi che animarono tali invenzioni da noi s’ignora78. Tra’ primi melodrammi rappresenta
nti cori, ci mostrano l’opera nascente al tempo del Rinuccini, benchè da questo Fiorentino rimanesse il Savonese superato
era. Altra breve festa fatta a Sassuolo nel dì natalizio di Francesco da Este duca di Modena scrisse il medesimo poeta, in
ustachio tragedia rimasero inediti, e se ne serbano copie manoscritte da alcuni signori Romani. Si distinse nell’opera int
ingolarmente la dolcissima voce e la maestria di cantare del Vittorio da Spoleto attore maraviglioso, quo nemo neque nostr
Aldobrandino non ne permise l’ esecuzione; e l’opera fu rappresentata da eunuchi 80 nel palagio del marchese Evandro Conti
, noi stessi gli ascoltiamo gorgheggiare nelle chiese, e rappresentar da Alessandro e da Cesare ne’ nostri teatri. Content
ascoltiamo gorgheggiare nelle chiese, e rappresentar da Alessandro e da Cesare ne’ nostri teatri. Contenti gli antichi de
le trovandosi fra essi introdotta intorno al secolo XII. Ciò rilevasi da un passo di Teodoro Balsamone già da noi citato,
orno al secolo XII. Ciò rilevasi da un passo di Teodoro Balsamone già da noi citato, il quale visse in quel secolo: olim c
ar la voce per l’ordine de’ cantori. Le nazioni settentrionali aliene da questo obbrobrio in ogni tempo, nel venire a domi
rebbe ricusati? L’ultimo dramma del Rinuccini s’impresse nel 1608; nè da più diligenti scrittori che del di lui tentativo
ficiale squisitezza delle voci. Ma chi sa quando l’Italia si purgherà da tal macchia colla gloria di bandir dalle sue scen
anno d’impudico: il gestire proprio di una donzella onesta.” Passando da un tuono all’altro fa talvolta sentire le divisio
tere di Frittellino notissimo attore di que’ tempi perchè apprendesse da lui l’arte di rappresentare92. Coltivò ancora il
agante che le rappresentazioni Spagnuole, Inglesi ed Alemanne. Solo è da notarsi che ne’ primi tempi l’opera tirava i suoi
r le decorazioni e per le machine che maravigliosamente si eseguivano da insigni artefici. Si rivolse poi a ricavarli dall
calca il dottor Giovanni Andrea Moniglia lettore in Pisa satireggiato da Benedetto Menzini sotto il nome di Curculione 93.
i e gli conquista, mentre il vero gusto ramingo va mendicando ricetto da pochi sconosciuto dalla moltitudine; come l’uomo
ed il vizio luminoso. Le stranezze dell’opera in musica accompagnata da tutti gli allettamenti della vista e dell’udito f
i mesi dell’anno piacevolissime commedie. Le parti serie sostenevansi da Pietro Sacchetti, Agnelo Popoleschi, Carlo Dati,
rte di Pasquella. Luigi Ridolfi nella parte contadinesca di Schitirzi da lui inventata fu reputato il miracolo delle scene
raviglia quella del Dottor Graziano, e durò più anni a venire a posta da Bologna a Firenze lasciando i negozj per tre mesi
oraneamente la parte di Pulcinella studiandola sin dalla fanciullezza da Andrea Calcese ammirato in tal carattere in Napol
da Andrea Calcese ammirato in tal carattere in Napoli ed in Roma96, e da Francesco Baldo, dal quale ricevè anche in dono l
suoi talenti. Non è men noto che il Moliere non isdegnò di apprendere da Scaramuccia i più fini misteri dell’arte di rappr
tri materiali. Molti teatri si eressero in Italia nel XVII secolo da valorosi architetti; ma i più considerabili furon
tinature, colonne isolate, agetti e risalti, parlando ancor sottovoce da una parte si sente distintamente dall’altra, tutt
ure di Pallade; e nel mezzo vi è scritto Theatrum Fortunæ. Si osserva da chi ha veduto questo teatro, che non è sottoposto
piacere di uno spettacolo pomposo come l’opera in musica. Sono dunque da riferirsi a quel tempo il teatro di Urbino, in cu
no di tal vastità, che nel 1680 vi si videro girar nella scena tirate da superbi destrieri sino a cinque carrozze e carri
Caraccio: si producono alla poesia pastorale drammatica componimenti da non arrossirne al confronto de’ primi in tal gene
ademici; si mandò a Parigi il Fracanzano e ’l Fiorillo o Scaramuccia, da cui apprese Moliere; si costruì il gran teatro di
ntanto il chiar. Ab. Andres asserisce che il teatro Italiano regolare da principio ma languido e freddo (di che è da veder
teatro Italiano regolare da principio ma languido e freddo (di che è da vedersi però il precedente volume di quest’opera)
iò che abbiamo narrato non pare che queste parole sieno state dettate da giusta critica e da lettura diligente. Rileggendo
to non pare che queste parole sieno state dettate da giusta critica e da lettura diligente. Rileggendo la citazione del Ma
terato non intese al certo di parlare de’ buoni componimenti teatrali da noi mentovati, ma sì bene de’ pasticci reali, ero
oltramontani adottati in un breve periodo del passato secolo, imitati da Italiani di pessimo gusto e rappresentati da’ com
sso ricercati fin anco dalle meretrici, a quel che vedesi in Terenzio da cui un eunuco è chiamato monstrum hominis. Alessa
atto dal suo servigio, confinandogli ai bagni delle femmine; di che è da vedersi Lorenzo Pignorio de Servis & eorum ap
ità del Grevio e del Gronovio. Per una descrizione di Petronio citata da Girolamo Mercuriale de Arte Gymnastica lib. II, c
era Narciso che ottenne son moltissimi anni il suo congedo) è servita da un numeroso coro di castratini educati espressame
c. P. II. 91. Pietro Bayle che ciò rapporta, afferma d’averlo tratto da un Discorso sulla Musica Italiana impresso colla
accenna il Goldoni, le quali il Lampillas applicava ad altre tradotte da letterati e purgate de’ difetti principali. Quest
mostruoso. 98. Così narrasi nella Vita che se ne scrisse in Francia da un suo conoscente. 99. Tale fu il calcolo fatton
isse in Francia da un suo conoscente. 99. Tale fu il calcolo fattone da Giuseppe Notari citato dal chiar. Tiraboschi nel
85 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo III. Teatri orientali. » pp. 14-18
tamente abbia in essi dominato ognora lo spirito religioso primitivo, da che fino a questi tempi la commedia si considera
igioso primitivo, da che fino a questi tempi la commedia si considera da alcuni cinesi, come antico rito del patrio culto.
a nelle pubbliche calamità o allegrezze, é costantemente accompagnato da un dramma, il quale si riguarda come rito insieme
il medesimo carattere che lo distingue nello stato. Il re rappresenta da re; i suoi nipoti o figli da principi; da capitan
distingue nello stato. Il re rappresenta da re; i suoi nipoti o figli da principi; da capitani, o consiglieri, i veri cons
lo stato. Il re rappresenta da re; i suoi nipoti o figli da principi; da capitani, o consiglieri, i veri consiglieri e cap
principi; da capitani, o consiglieri, i veri consiglieri e capitani; da servi i servi. Quindi é che, qualunque ne sia la
o sia l’Orfano della Famiglia Tchao, tradotto dal P. Prémare e tratto da una collezione di un centinaio di drammi scritti
iù serie, le situazioni più patetiche, rare volte vengono scompagnate da bassezze e motteggi buffoneschi. Ogni favola é di
. Comparisce fanciulla, amoreggia, e si marita una donna, la quale ha da produrre un bambino che dopo quattro lustri si an
ndursi nel vero. Oltre alle rappresentazioni mentovate, gli orientali da remotissimo tempo hanno avuto i balli pantomimici
giane consacrate girano per divertire i ricchi mori e gentili, menate da alcune vecchie che ne sono le direttrici. Un solo
86 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Teatro di Eschilo. » pp. 75-103
elle proprie fatiche, e giugne ad essere il primo meritamente onorato da Aristotile e da Quintiliano col titolo d’ingegno
iche, e giugne ad essere il primo meritamente onorato da Aristotile e da Quintiliano col titolo d’ingegno creatore e di pa
traduzioni letterali e soffrono di vederne qualche squarcio comunque da me espresso: O spazii immensi ove ogni cosa nuot
ado le parole del l’amico, e dopo aver seco favellato di altri rigori da Giove usati con Atlante e con Tifeo, Prometeo l’e
issia. Dopo cosi bel passo energico, patetico, vigoroso, lo ascolta da Prometeo le sue future avventure, indi presa dal
Giove, ch’egli crede di prevedere, sopravviene Mercurio a minacciarlo da parte dello stesso Giove di più atroci pene, se n
torre a veder se risplenda la fiamma che dee di montagna in montagna da Troja ad Argo prevenire la venuta di Agamennone,
che quantunque l’azione sembri languire alquanto ne’ primi atti, pure da essi vien preparato ottimamente l’orribile evento
a e del fratello si fa nel secondo atto per mezzo de’ capelli gettati da Oreste sulla tomba, e delle vestigie impresse nel
vestigie impresse nel suolo simili a quelle di Elettra, e di un velo da lei lavorato nella fanciullezza di Oreste. Euripi
ndo benchè in abbozzo l’infelice situazione di Oreste che trasportato da rimorsi va perdendo la ragione. Oreste medesimo p
rgomento della famosa tragedia del l’Eumenidi. Le Furie rappresentate da cinquanta attori ne formavano il Coro, i quali fu
sserva in tutte le tragedie antiche. Finalmente i Persi tragedia data da Eschilo otto anni dopo la famosa giornata di Sala
infelice di Serse contro la Grecia, argomento innanzi a lui trattato da Frinico. La condotta n’è così giudiziosa che il l
e in Grecia; tale essendo l’arte incantatrice degli antichi posseduta da ben pochi moderni, che la più semplice azione vie
teria, non isfuggirono al giudizioso dotto Brumoy. I Persi è tragedia da leggersi attentamente da chi voglia impadronirsi
giudizioso dotto Brumoy. I Persi è tragedia da leggersi attentamente da chi voglia impadronirsi della grand’arte d’intere
’interessare, e in conseguenza di commuovere e piacere. Discordi pure da questo avviso chiunque si senta rapire dall’autor
e per lui altre non sono che feste teatrali di ballo serio preparate da alcune patetiche declamazioni . Se il leggitore c
medesimo genere, per la quale distinguiamo ne’ pittori eroici Tiziano da Correggio, ne’ poeti melodrammatici Zeno da Metas
e’ pittori eroici Tiziano da Correggio, ne’ poeti melodrammatici Zeno da Metastasio, ne’ tragici moderni Corneille da Raci
oeti melodrammatici Zeno da Metastasio, ne’ tragici moderni Corneille da Racine. Le prosopopeje (come il Mattei chiama le
, di un’ Ombra, della Morte ecc. Di grazia in che mai essi discordano da Eschilo su questo pnnto? Eschilo trasportato una
un colpo mortale per un veterano come Eschilo fiero per tanti trionfi da lui riportati, vedendosi vinto dal primo saggio d
oldato novizio. Egli prese il partito di allontanarsi volontariamente da Atene, e si ritirò presso Jerone in Sicilia, ove
ll’olimpiade LXXVI. Adunque allora Eschilo non era ancora stato vinto da Sofocle a. La onde converrà dire che egli due vol
orona teatrale. Euforione figlio di Eschilo, oltre ad alcune tragedie da lui composte, vinse secondo Suida e Quintiliano q
padre, alle quali diede novella forma. a. Ασαφις, inintelligible fu da Aristofana chiamata la sua frase nel l’atto 5 del
87 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVII ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. » pp. 213-238
tori. Riguardando all’origine degli spettacoli, il nome di Teatro che da τεαομαι, intueor, ebbe l’edifizio ove si rapprese
he da τεαομαι, intueor, ebbe l’edifizio ove si rappresentavano, e che da Cassiodoro nell’epistola scritta dal re Teodorico
diede al luogo delle prime rappresentazioni. È noto che scena deriva da Σκεας umbra, per quell’ombra che formavano i rami
convenne inalzare un edifizio più solido. Agatarco celebre architetto da noi altrove mentovato, colla direzione di Eschilo
i reputano i ruderi esistenti del teatro di Siracusa chiamato massimo da Cicerone contra Verre, cui a giudizio di Diodoro
li avanzi chiaramente si scorge che era diviso in tre ordini tagliati da otto cunei equidistanti. Nè della scena nè delle
mese di agosto in Laconia ad onor di Apollo e del fanciullo Giacinto da lui amato e per disgrazia ucciso. In Suida trovia
poco a poco s’introdusse in Isparta una riforma delle cose stabilite da quel severo legislatore. Certo è pure che dopo de
gislatore. Certo è pure che dopo dell’introduzione del denajo fattovi da Lisandro, insensibilmente gli Spartani e le loro
dere ogni sospetto suscitato dal Maffei di essersi lasciato ingannare da qualche falsa relazione. Da questo medesimo fatto
tavano solamente dagli uomini; e viene ciò con ispezialità assicurato da Platone, cui rincresceva appunto che gli uomini c
tone, cui rincresceva appunto che gli uomini comparissero sulla scena da donnea Plutarco nella Vita di Focione racconta an
ondizione nobile delle Spartane che rappresentavano per prezzo, non è da stupirsene; e Cornelio l’adduce appunto per uno d
la Corona. Aristodemo ambasciadore al re Filippo, e Neottolemo tanto da questo principe favorito erano poeti ed attori so
ovè Demostene tutto il vantaggio che ricavò dalle sue aringhe, avendo da lui appreso ad animarle con azione vivace e con t
rettangola dalla parte che serviva alla rappresentazione, e circolare da quella dell’uditorio. Della prima porzione il luo
quasi la fronte dell’edifizio, era la Scena, la quale veniva coperta da un tetto, e presentava agli spettatori tre porte,
a dal basso all’alto una continua scalinata. Veniva questa interrotta da tre piccioli piani formati da scaglioni più spazi
nua scalinata. Veniva questa interrotta da tre piccioli piani formati da scaglioni più spaziosi degli altri, i quali facev
ioni più spaziosi degli altri, i quali facevano la figura di fasce, e da Vitruvio chiamaronsi Precinzioni a, e da’ Greci δ
arati, che gli apici degli angoli de’ gradini sarebbero stati toccati da una retta tirata dal primo dell’ima all’ultimo sc
cavano a tal fine in un luogo voto rivolti verso la scena e sostenuti da cunei ad essi sottoposti perchè non toccassero le
un portico che pareggiava l’altezza della scena ed era anche coperto da un tetto, rimanendo il resto allo scoperto. Forma
gli abbatterono, ne manifestano la solidità e la magnificenza. Non è da stupirsene. Gli spettacoli come scuole di destrez
onorata fiamma di gloria, questa bella utile contesa così chiamata da Esiodo perchè nulla avea di quella bassa malignit
eatro un gran rinfresco di vivande e di licori, e si facevano correve da più parti fontane di vinoa Ebbero anco gli Atenie
uso era destinata la machina chiamata Εξοστρα ed altrimente Εννυκλημα da Esichio e da Polluce nel lib. IV. a. Archit. li
nata la machina chiamata Εξοστρα ed altrimente Εννυκλημα da Esichio e da Polluce nel lib. IV. a. Archit. lib. V, cap. 3.
88 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Teatro di Sofocle. » pp. 104-133
Ma la soverchia semplicità delle favole di Eschilo non sempre animata da quella interessante vivacità che può renderla acc
ero dalla sferza colla quale quest’eroe furioso percoteva il bestiame da lui creduto Ulisse e gli altri capi del campo Gre
allo spettacolo di Ajace ucciso. Oh quanto è vaga la natura ritratta da un gran pennello! Ma oh quanto si scarseggia di g
in tempo sì corto uno stretto di sessanta miglia italiane interposte da Ceneo a Trachinia? D’ altronde il giudizioso Sofo
ori della sepoltura che erano tanto a cuore del l’antichitàa prestati da Antigone al fratello Polinice mal grado del vigor
e Oreste tenendo l’urna delle di lui ceneri, si rappresentò una volta da Polo che sostenevane la parte, con tal vivacità e
zione un calore e un movimento inaspettato rammentando al re la morte da lui data a un vecchio in un luogo simile, e a mis
Edipo accecato! In quest’atto si trova il bel passo ammirato e citato da Longino che il Giustiniani ha così tradotto nella
desiderava nella per altro elegante traduzione di questo passo fatta da Niccolò Boileau. Lacera finalmente tutti i cuori
i ricca e cortese La terra or nulla rende, Nè resister possendo Cadon da morte oppresse Le femmine dolenti Ne l’angosce de
del parto, Come spessa d’augel veloce torma Fende l’aria volando. Tal da li corpi un sopra l’altro estinti In largo e folt
to Piangon supplici e meste i lorò mali ec. Non poteva Sofocle esser da miglior penna trasportato in italiano. Simili tra
tovata dissertazione (alla pagina 210) che i nostri antichi traevano da quelle miniere (de’ tragici Greci) solo il piomb
a del l’azione. Tutto in tal favola è grande e sino al fine sostenuto da un interesse ben condotto; tutto tende con energi
patetiche situazioni naturali, purchè vi fossero introdotte con garbo da un ingegno sagace che sapesse renderle, sulle ves
mo colla politica di Ulisse. Piacemi che il soprallodato conte Pietro da Calepio osservi che sia figura lirica l’apostrofe
ser tanto esagerato in una tragedia che gli presenteva molte bellezze da esercitare il gusto e l’erudizione di chiunque e
va molte bellezze da esercitare il gusto e l’erudizione di chiunque e da ammaestrare la gioventù. La tragedia termina per
nome, e per antifrasi le appellavano Eumenidi, cioè benevole, benigne da εὑμενέώ, benevolus sum. Il coro istruisce Edipo d
quest’opportuno episodio parve tanto fuor di luogo e ozioso a Pietro da Calepio? Edipo avendo implorata la protezione di
nformità riguardo al piano. Sofocle decrepito poco prima di morire fu da Jofante suo figliuolo chiamato in giudizio e accu
ici della falsità del l’accusa, presentò e lesse loro l’Edipo Coloneo da lui scritto in età tanto avanzata; ed essendone s
Samo e col l’onorevole grado di Arconte della Repubblica. Militò pure da capitano in compagnia di Pericle nella guerra che
a. L’opinione ch’io porto sulle novità introdotte di mano in mano da Tespi, da Eschilo e da Sofocle intorno agli attor
pinione ch’io porto sulle novità introdotte di mano in mano da Tespi, da Eschilo e da Sofocle intorno agli attori, si allo
porto sulle novità introdotte di mano in mano da Tespi, da Eschilo e da Sofocle intorno agli attori, si allontana dal l’a
della Poetica: Eschilo primo tirò la moltitudine de’ rappresentatori da una a due, e diminuì le parti del Coro… Ma Sofo
recitava la tragedia ciò essendo bisogna dire che essa si recitasse da chi non ballava, non cantava e non sonava, e per
tti contro l’esposizione del Castelvetro, avessero un uffizio diverso da quello del ballo, del canto e del suono. Or quest
tori, oltre del Coro, la qual cosa, come si è detto, sarebbe smentita da quelle che ce ne rimangono; perocchè nel solo Pro
i risoluto di uccidersi in-un luogo solitario per non essere impedito da veruno, si vede poi in effetto sul medesimo palco
composto di diversi membri, tra’ quali uno vene fosse fuor di mano nè da altri prima frequentato, ma pur visibile in tutta
o de’ Principii di una Scienza Nuova del dottissimo Giambattista Vico da prima sì poco letto e di poi si poco compreso da
mo Giambattista Vico da prima sì poco letto e di poi si poco compreso da chi l’ha pur saccheggiato e censurato alla cieca.
89 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 709-710
Costantini Costantino. Nato a Verona da famiglia agiata, si diede per tempo alla ricerca
. Ma innamoratosi di una commediante, per la quale si diede a spender da disperato, fu costretto, per seguirla, a lasciare
cumenti. Egli fu a recitare l’estate del 1686 a Vicenza, raccomandato da S. A. al Conte Frignano Lessi, l’autunno dello st
te Frignano Lessi, l’autunno dello stesso anno a Padova, raccomandato da S. A. al signor Marsilio Papafava ; e poco dopo a
signor Marsilio Papafava ; e poco dopo a Venezia raccomandato sempre da S. A. all’abate Grimani. Il 13 maggio del 1688, i
à per avervi poco incontrato, ma a cagione di una canzonetta satirica da lui composta contro la Francia. Egli era buon mus
e, che per decreto del 17 dicembre 1694, non potevano essere stampate da chicchessia.
90 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 840
Fabbretti-Giardini Carolina. Nacque ad Ivrea il 1813 da parenti comici. Entrò appena diciottenne in Compa
della quale ella dovè il suo rapido progredir nell’arte. Scritturata da Gaetano Nardelli, vi si perfezionò a segno da div
nell’arte. Scritturata da Gaetano Nardelli, vi si perfezionò a segno da divenir nel ’39, quand’egli smesse di condur comp
a divenir nel ’39, quand’egli smesse di condur compagnia, e già sposa da due anni dell’attore brillante Antonio Giardini,
quella, dopo nove anni di buona fortuna, la coppia Giardini continuò da sè a condur compagnia, e sempre con crescente fav
91 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 16
cordando le date e il luogo, questo Lazzaro potrebbe non essere altro da Battista Veronese (V.), o da Battista da Rimino ?
questo Lazzaro potrebbe non essere altro da Battista Veronese (V.), o da Battista da Rimino ? E forse non altro da Battist
ro potrebbe non essere altro da Battista Veronese (V.), o da Battista da Rimino ? E forse non altro da Battista Lazarone,
a Battista Veronese (V.), o da Battista da Rimino ? E forse non altro da Battista Lazarone, a cui si viene ora accennando 
92 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148
acri cantati ballando formarono a poco a poco un tutto piacevole, che da τρυγη, vendemmia, si chiamò trigodia 40, e fu com
avanza nella coltura. Chi adunque arzigogolando sdegna di riconoscere da tali principj la tragedia e la commedia Greca, no
ebbe il nome talvolta di tragico talvolta di comico poeta. Apollofane da Suida vien detto antico poeta comico, e nell’ Ant
, cui dà il nome di poeta comico. Il nomato Epigene vien detto comico da Suida, ma da Ateneo si citano l’Eroine e la Bacca
ome di poeta comico. Il nomato Epigene vien detto comico da Suida, ma da Ateneo si citano l’Eroine e la Baccante di questo
contro di quel re che dipinsero come ingiusto e crudele, pel tributo da lui imposto agli Ateniesi delle donzelle e de’ gi
pel tributo da lui imposto agli Ateniesi delle donzelle e de’ giovani da esporsi al Minotauro in vendetta dell’ucciso Andr
e Tespiane. Appartiene a Tespi questo frammento rapportato e tradotto da Grozio45: Vides ut alios Jupiter superet Deos;
nus deorum est dulce quem non attigit. Gli Episodj così purificati da ogni mescolanza comica, nel passare nell’ olimpia
di Melanta fu il poeta che rappresentando la mentovata tragedia preso da non so qual timore ovvero orrore naturale non pot
delle proprie fatiche, e giugne ad esser il primo meritamente onorato da Aristotile e da Quintiliano col titolo d’ingegno
tiche, e giugne ad esser il primo meritamente onorato da Aristotile e da Quintiliano col titolo d’ingegno creatore e di pa
letterali traduzioni e soffrono di vederne qualche squarcio comunque da me espresso: O spazj immensi ove ogni cosa nuo
rado le parole dell’amico, e dopo aver seco favellato di altri rigori da Giove usati con Atlante e con Tifeo, Prometeo l’e
asso energico, patetico, vigoroso, Io ascolta le sue future avventure da Prometeo, indi presa dal solito estro precipitosa
Giove, ch’egli crede di prevedere, sopravviene Mercurio a minacciarlo da parte dello stesso Giove di più atroci pene, se n
torre a veder se risplenda la fiamma che dee di montagna in montagna da Troja ad Argo prevenire la venuta di Agamennone,
di Elettra e del fratello si fa nel II per mezzo de’ capelli gettati da Oreste sulla tomba e delle vestigia impresse nel
estigia impresse nel suolo simili a quelle della sorella e di un velo da lei lavorato nella fanciullezza di Oreste. Euripi
argomento della famosa tragedia dell’Eumenidi. Le Furie rappresentate da cinquanta attori ne formavano il coro, i quali fu
serva in tutte le tragedie antiche. Finalmente i Persi, tragedia data da Eschilo otto anni dopo la famosa giornata di Sala
e infelice di Serse nella Grecia, argomento prima di Eschilo trattato da Frinico. La condotta n’è così maestrevole che il
o in Grecia: tale essendo l’arte incantatrice degli antichi posseduta da ben pochi moderni, che la più semplice azione vie
ria, non isfuggirono al giudizioso e dotto Brumoy. I Persi è tragedia da leggersi attentamente da chi voglia impadronirsi
iudizioso e dotto Brumoy. I Persi è tragedia da leggersi attentamente da chi voglia impadronirsi della grande arte d’inter
are e in conseguenza di commuovere e piacere (Nota VI). Discordi pure da questo avviso chiunque si senta rapire dall’autor
i. Altro per lui non sono che feste teatrali di ballo serio preparate da alcune poetiche declamazioni. Se il leggitore con
medesimo genere, per la quale distinguiamo ne’ pittori eroici Tiziano da Correggio, ne’ poeti melodrammatici Zeno da Metas
e’ pittori eroici Tiziano da Correggio, ne’ poeti melodrammatici Zeno da Metastasio, ne’ tragici moderni Corneille da Raci
oeti melodrammatici Zeno da Metastasio, ne’ tragici moderni Corneille da Racine. Le prosopopeje (come il Mattei chiama le
, di un’ Ombra, della Morte ecc. Di grazia in che mai essi discordano da Eschilo su questo punto? Eschilo trasportato una
al colpo per un veterano come Eschilo fiero per tanti trionfi poetici da lui riportati al vedersi vinto al primo saggio di
ovizio soldato! Egli prese il partito di allontanarsi volontariamente da Atene, e si ritirò presso Jerone in Sicilia, ove
ll’olimpiade LXXVI. Adunque allora Eschilo non era ancora stato vinto da Sofocle58. Laonde converrà dire che egli due volt
orona teatrale. Euforione figlio di Eschilo, oltre ad alcune tragedie da lui composte, vinse secondo Suida e Quintiliano q
Ma la soverchia semplicità delle favole di Eschilo non sempre animata da quella interessante vivacità che può renderla acc
ale è poi l’aggiustatezza e la verisimilitudine che trionfa ne’ piani da lui disposti, che senza contrasto vien preferito
ro dalla sferza, colla quale quest’eroe furioso percoteva il bestiame da lui creduto Ulisse e gli altri capi del campo Gre
allo spettacolo di Ajace ucciso. Oh quanto è vaga la natura ritratta da un gran pennello! Ma oh quanto si scarseggia di g
in tempo sì corto uno stretto di sessanta miglia italiane interposte da Ceneo a Trachinia? D’altronde il giudizioso Sofoc
llo squarcio maraviglioso che latinamente con molta eleganza tradotto da Cicerone adorna il II libro delle Questioni Tuscu
i della sepoltura che erano tanto a cuore dell’ antichità63, prestati da Antigone al fratello Polinice mal grado del vigor
morte del fratello tenendo l’urna delle di lui ceneri si rappresentò da Polo che sostenevane la parte, con tal vivacità c
calore e un movimento inaspettato recando nella mente al re la morte da lui data a un vecchio in un luogo simile; e a mis
he spettacolo Edipo acciecato! Quivi è il bel passo ammirato e citato da Longino, che il Giustiniani ha così tradotto nell
desiderava nella per altro elegante traduzione di questo passo fatta da Niccolò Boileau. Lacera finalmente tutti i cuori
a e cortese La terra or nulla rende, Nè resister possendo Cadon da morte oppresse Le femmine dolenti Ne le angos
rto. Come spessa d’augei veloce torma Fende l’aria volando, Tal da li corpi un sopra l’altro estinti In largo e fo
ndo Fanno il pianto e i sospiri Un doglioso concento. Levaci tu da tanti strazj omai ecc. Non poteva Sofocle esser
nto. Levaci tu da tanti strazj omai ecc. Non poteva Sofocle esser da miglior penna trasportato in italiano. Simili tra
a citata dissertazione alla pagina 210, che i nostri antichi traevano da quelle miniere (de’ tragici Greci) solo il piombo
ia dell’azione. Tutto in tal favola è grande e sino al fine sostenuto da un interesse ben condotto, tutto tende con energi
situazioni naturali, sempre che vi fossero introdotte con leggiadria da un ingegno sagace che sapesse renderle, sulle ves
ser tanto esagerato in una tragedia che gli presentava molte bellezze da esercitare il gusto e l’ erudizione di chiunque e
a molte bellezze da esercitare il gusto e l’ erudizione di chiunque e da ammaestrare la gioventù. La tragedia termina per
ome, o per antifrasi le appellavano eumenidi, cioè benevole, benigne, da εὐμενέω, benevolus sum. Il coro instruisce Edipo
nformità riguardo al piano. Sofocle decrepito poco prima di morire fu da Iofante suo figliuolo chiamato in giudizio e accu
ici della falsità dell’ accusa, presentò e lesse loro l’Edipo Coloneo da lui scritto in età tanto avanzata; ed essendone s
onde i frutti poetici si stagionano per l’immortalità, avendo appresa da Prodico l’eloquenza e da Anassagora le scienze fi
stagionano per l’immortalità, avendo appresa da Prodico l’eloquenza e da Anassagora le scienze fisiche; e vi si accinse co
αγικωτατος, tragico in supremo grado. Certo il suo stile si distingue da quello de’ predecessori per l’arte mirabile di an
a dal vero dialogo drammatico. Gli s’imputa poi, nè senza fondamento, da Aristotile nella Poetica, un poco di negligenza n
cagione della vivacità che in questo è maggiore; ma quella immaginata da Euripide la supera di verisimiglianza, avvenendo
ivo, apporta la rivoluzione della fortuna di Elettra, e la fa passare da un sommo dolore a una somma gioja. Il carattere d
da un sommo dolore a una somma gioja. Il carattere di Elettra si vede da Euripide dipinto molto più feroce e veemente che
più feroce e veemente che dagli altri due tragici. Elettra si prende da se stessa la cura di uccidere la madre, e manifes
r tal menzogna a trovar la figliuola: ma quando? quando già era stato da Oreste ucciso Egisto in un solenne sacrificio. Un
r noi perduta ma importante per chi allora ascoltava. Vi si osservano da per tutto tratti assai popolari, quasi comici, e
tesa di Pilade e di Oreste. Ifigenia in Aulide è uno degli argomenti da Euripide maneggiati con forza e bellezza maggiore
della regina, ed il discorso d’Ifigenia tenero e patetico e sostenuto da un vivo continuo interesse, benchè cominci con un
Ecuba: incomincio il canto delle baccanti, cioè, prorompo in querele da forsennata. Non debbesi adunque l’espressione d’I
nia. Ella durando il loro dialogo dovette mostrarsi sospesa e agitata da varj pensieri sulle conseguenze della difesa che
anto si coperse il volto. Timante quel Greco pittore tanto vantato da Cicerone trasportò nel suo famoso quadro questa f
casione. Sembra anche una contraddizione del di lui carattere, perchè da per tutto si è dimostrato più ambizioso che tener
appresenta la riconoscenza di Oreste colla sorella sul punto di esser da lei come sacerdotessa sacrificato, e la fuga che
ga che eseguiscono seco loro menandone la statua di Diana Taurica. E’ da notarsi in tal tragedia la tenera scena di amiciz
ù rapido e con maggior nerbo, nè si ferma come fa Euripide a far dire da Fedra alla Nutrice, sai tu che mai sia una certa
e per lo spettacolo di Fedra morta. Racine in somma si è approfittato da grande ingegno della tragedia Greca; ma avendo pr
rammatica con fondamento. In simil guisa si rileva l’ artificio usato da diversi scrittori nel maneggiare le passioni, mat
che rare volte lascia all’uomo tutto l’uso della sua ragione; e forse da queste critiche esagerate su i difetti più che su
egl’ Italiani, degli Spagnuoli e degli Inglesi. Per lui Erodoto narra da uomo ubbriaco; Tucidide è pieno di difetti essenz
incia il terzetto, Dunque è ver? o questo è inganno. A un furor da baccante che trasporta Ecuba fuori di se, far suc
romaca, ma già moglie di Pirro, che teme per la vita di Molosso avuto da questo secondo matrimonio. Oggi desta più compass
ipide. Osservisi ancora che nell’atto quarto Ermione e Oreste fuggono da Ftia per andare a Delfo ad uccider Pirro, e nel q
passo spogliato della situazione della scena: Figlio, viscere mie, da queste braccia Ti svelgono i crudeli. Ah tu mor
ltre che portano il medesimo titolo. Contiene l’atroce vendetta presa da Medea contro Giasone, Creonte e la di lui figliuo
e il ricetto che Medea trovò presso Egeo. Notisi però che la vendetta da lei presa contro Giasone ne’ proprj figli avuti d
rò che la vendetta da lei presa contro Giasone ne’ proprj figli avuti da lui, non è istorica ma immaginata dal poeta. Mede
discolpava di tale imputazione77. Ma Carcino non era di tanto credito da distruggere una tradizione istorica sostituendovi
i arte. Vi è poi in Euripide una scena fra un vecchio ed Antigone che da un luogo elevato osservano l’armata Argiva e ne v
ere e distinguere i personaggi del campo Argivo e le loro armature. É da credersi che prima di fare questa censura quel do
Ercole furioso sino all’atto terzo tratta della giusta vendetta presa da Ercole contro di Lico tiranno e oppressore degli
clidi: negli ultimi due atti cambia di oggetto, ed una Furia chiamata da Iride viene a turbare la ragione di Ercole a segn
a di questo dramma: Negli Eraclidi l’ambasciator di Euristeo si parte da Atene protestata la guerra a Demofonte, ritorna a
ontra Atene; fassi la guerra, nascene la vittoria, con altri successi da riempiere storie più che da formare una tragedia.
, nascene la vittoria, con altri successi da riempiere storie più che da formare una tragedia. La favola enunciata in ques
dopo il ritorno di Copreo come pur disse il Nisieli. L’esercito muove da Alcatoe città de’ Megaresi posta fra Atene e Cori
ennò l’araldo stesso: Mi aspettano le migliaja di guerrieri comandati da Euristeo medesimo (μυρίοι δε με μενουσιν ασπιςτῆρ
ima volontaria. Interessante e tenero n’è l’ultimo congedo che prende da essi e da Jolao. Nell’atto terzo un Messo riferis
aria. Interessante e tenero n’è l’ultimo congedo che prende da essi e da Jolao. Nell’atto terzo un Messo riferisce la venu
con un esercito a favore de’ congiunti. Se ne rallegra Alcmena; ma è da notarsi che ella verun motto non fa sul destino d
ia della vittoria d’Illo e di Jolao e degli Ateniesi, avvelenata però da quella della fanciulla immolata, ma neppure si mo
, è allevato in Delfo tra’ ministri del tempio. Dopo il prologo fatto da Mercurio, mentre Jone attende alla cura delle cos
agionamento di Jone a Suto nell’atto secondo è ben vago e naturale, e da Racine è stato imitato nell’Atalia e da Metastasi
ondo è ben vago e naturale, e da Racine è stato imitato nell’Atalia e da Metastasio nel Gioas. Così non v’ha bellezza in E
di Penteo fatto in pezzi dalla madre e dalle di lei sorelle descritta da Ovidio nel terzo delle Metamorfosi, e forse tratt
scritta da Ovidio nel terzo delle Metamorfosi, e forse trattata anche da Stazio nella sua Agave. Questa tragedia di Euripi
i Abderiti. In fatti questa città marittima della Tracia era popolata da gente stupida e grossolana per testimonianza di C
l ritornarsene a casa fu lacerato da’ cani fattigli scatenare addosso da Arideo Macedone e da Crateva Tessalo poeti invidi
fu lacerato da’ cani fattigli scatenare addosso da Arideo Macedone e da Crateva Tessalo poeti invidiosi, più che della gl
o secondo Pausania un cenotafio, ossia voto sepolcro lungo la via che da Atene conduceva al Pireo. Sofocle che ad Euripide
le con Teopompo e Naucrite concorse nel certame panegirico instituito da Artemisia in onor del marito, compose fralle altr
mico, del quale favelleremo nel capo seguente. A questo Alceo tragico da alcuni si attribuisce la favola Cœlum, se è vero
Macrobio che ne rapporta tre versi86. L’altra favola Endimione citata da Giulio Polluce non si sa a qual de’ due apparteng
crittori celebrati sotto lo specioso nome di Plejade diversa in parte da un’altra Plejade mentovata da Isacco Tzeze, la qu
ecioso nome di Plejade diversa in parte da un’altra Plejade mentovata da Isacco Tzeze, la quale si componeva di poeti di v
o Alessandra, e per varie tragedie, venti delle quali sono rammentate da Suida. Nominansi tra esse due Edipi, Andromeda, I
legono. Egli fu ammazzato di un colpo di freccia, per quel che appare da questi versi di Ovidio in Ibin notati dal dottiss
itta tuis. Declinando l’età e la sorte delle città greche non solo da esse mai più non uscirono Euripidi e Sofocli, ma
ci essendo Cardinale: Sovviemmi di avere nella mia fanciullezza udito da Demetrio Calcondila peritissimo delle Greche cose
61. L’ opinione che io porto sulle novità introdotte di mano in mano da Tespi, da Eschilo e da Sofocle intorno agli attor
inione che io porto sulle novità introdotte di mano in mano da Tespi, da Eschilo e da Sofocle intorno agli attori, si allo
porto sulle novità introdotte di mano in mano da Tespi, da Eschilo e da Sofocle intorno agli attori, si allontana dall’av
della Poetica: Eschilo primo tirò la moltitudine de’ rappresentatori da una a due, e diminuì le parti del coro . . . . .
va la tragedia: ciò essendo bisogna dire che la tragedia si recitasse da chi non ballava, non cantava e non sonava, e per
ti, contro l’esposizione del Castelvetro, avessero un uffizio diverso da chi ballava, cantava e sonava. Or quest’uffizio,
i risoluto di uccidersi in un luogo solitario per non essere impedito da veruno, si vede poi in effetto sul medesimo palco
omposto di diversi membri, tra’ quali uno ve ne fosse fuor di mano nè da altri prima frequentato, ma pur visibile in tutta
privilegj della poesia fa che la protezione degli Eraclidi sia presa da i di lui figli Demofonte e Acamante, forse per di
oro. 80. Sul medesimo soggetto degli Eraclidi, espresso mirabilmente da Panfilo celebre pittore maestro di Apelle, compos
u i loro difetti, ma un rispetto dovuto a’ grand’ingegni della Grecia da chiunque sa da essi apprendere l’arte di studiare
i, ma un rispetto dovuto a’ grand’ingegni della Grecia da chiunque sa da essi apprendere l’arte di studiare e dipingere la
eoa, fondata sul sistema della fatalità appoggiata alla religione, fu da quedue maravigliosi tragici portata all’apice del
alle fasce, o dalla cuna, ma copiarla. Quando poi i moderni, partendo da altri principj e accomodandosi al gusto e a i cos
ere in testa un guazzabuglio di fosche idee? Il fatto ci assicura che da più migliaja d’anni nella culta Europa si veggono
93 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 759-763
cerchia ristretta in cui visse, nacque a Forlì il 2 novembre del 1830 da Vincenzo e da Teresa Strocchi. I moti del '31 gli
tta in cui visse, nacque a Forlì il 2 novembre del 1830 da Vincenzo e da Teresa Strocchi. I moti del '31 gli tolsero il pa
sotto il colonnello Gallieno, e con essa combattere a Vicenza. Passò da quella al Reggimento Italia Libera, comandato dal
in Compagnia Robotti, dalla quale passò in quella di Arcelli, diretta da Alessandro Salvini. Fu dopo due anni, e per un tr
ventò socio di Alberto Vernier ancor per un anno, poi formò Compagnia da solo, scritturando Emanuel, la Caracciolo-Ajudi,
dramatica, a cui diede tutto il suo ingegno e tutto il suo affetto, e da cui fu amato e venerato fino all’estremo giorno (
erchia ristretta in cui visse. » E questa ristrettezza derivò un poco da tutto un insieme di dizione e di pronunzia e di a
di atteggiamenti, nella lor grande spontaneità prettamente romagnoli, da farlo parer talvolta più tosto un attor dialettal
bisogno, di prendere il largo, e di emanciparsi collo studio speciale da quei difetti d’origine che lo facevano apparire a
tà regnava per tutta quella mensa, che metteva voglia. Problemi ardui da risolvere, bili sepolte da sfogare, invidie, crit
mensa, che metteva voglia. Problemi ardui da risolvere, bili sepolte da sfogare, invidie, critiche acerbe…. Ma che ! Nien
94 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Conclusione »
Conclusione [Concl.1] Moltissime altre cose ci sarebbono state da aggiugnere in una materia, come è la presente, co
sendo stato l’intendimento mio, che di mostrar la relazione che hanno da avere tra loro le varie parti constitutive dell’o
.2] Ma poiché l’argomento o il libretto contiene in sé, come si disse da principio, ogni parte, ogni bellezza dell’opera,
, come si disse da principio, ogni parte, ogni bellezza dell’opera, e da esso ne dipende principalmente la riuscita, ho cr
il protagonista della favola. Il secondo è la medesima azione che fu da Euripide esposta sul teatro di Atene, e di Grecia
ne va con fortezza d’animo alla morte. Non è paurosa e supplichevole da principio; e con subito cambiamento non apparisce
e supplichevole da principio; e con subito cambiamento non apparisce da ultimo tutt’altra, come la rappresenta Euripide,
e, per la qual disuguaglianza e anomalia di costume egli vien tassato da Aristotile nella Poetica 61. Dove ho seguito Raci
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 585
Tofano Nicola. Nato ad Airola (Regno di Napoli) il giugno del 1806 da parenti facoltosi, fu messo, giovinetto, nel cele
a meglio distrarsi, di darsi alla pittura per la quale aveva mostrato da giovine chiara inclinazione ; ma l’amore per l’ar
s’ebbe le più entusiastiche accoglienze, specie a Palermo ove mancava da venti anni. Morì il 27 dicembre del 1855. Toffol
uro letterato, dovè interrompere gli studj, giunto a filosofia, còlto da una passione, per la quale fu costretto a fuggire
lite con la famiglia della…. fanciulla : lite che cessò coll’isborso da parte di quella, di alcun migliajo di scudi. Per
96 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 610
Udina Vincenzo. Nato a Roma il 1° aprile del 1851 da Tommaso Udina di Cilly nella Stiria e da Marianna
a Roma il 1° aprile del 1851 da Tommaso Udina di Cilly nella Stiria e da Marianna Lucidi, si diede, rimasto orfano del pad
tti, di Calloud, Diligenti, Piccinini ; e il suo esordire fu coronato da tal successo, che al terzo anno, ammalatosi il pr
i, figlia di un suo zio materno, e il '71 andò in America scritturato da Tommaso Salvini. Passò poi nelle Compagnie Dondin
ua figlia Giannina, si adattò a' ruoli secondari pur di non separarsi da lei ; e dopo alcune buone scritture, tornò a cond
97 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 765
capocomico di assai pregio, e uno de' primi a rappresentare Francesca da Rimini di Silvio Pellico, da cui s’ebbe moltissim
uno de' primi a rappresentare Francesca da Rimini di Silvio Pellico, da cui s’ebbe moltissime lodi. Artisti rinomatissimi
o Pellico, da cui s’ebbe moltissime lodi. Artisti rinomatissimi furon da lui scritturati, quali Alamanno Morelli che dirig
libertà e grandezza della Patria Terra, ben merita essere assecondato da ogni uomo cui batte nel petto cuore Italiano. » E
uno dei migliori che rappresentassero le tre belle commedie del Ludro da quello composte ». Morì a Forlì del 1878. Sua mog
98 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO IV. Ultima epoca della Drammatica nel finir della Repubblica, e sotto i primi Imperadori.  » pp. 245-317
e gli stranieri eruditi, i più cospicui personaggi di Roma. Lasciando da banda il romore che correva nella città, che nell
o Mecenate, oltre a varii poemi, scrisse alcune tragedie, delle quali da Seneca si mentova il Prometeo, e da Prisciano l’O
isse alcune tragedie, delle quali da Seneca si mentova il Prometeo, e da Prisciano l’Ottavia. Tutto perì quel che produsse
produzione di Quinto Varo o Vario, che con Tucca e Plozio fu deputato da Augusto alla correzione dell’Eneide. Ma Elio Dona
Ma Elio Donato e Servio credettero che il Tieste fosse atato scritto da Virgilio e dato alla moglie di Vario, la quale co
ato alla moglie di Vario, la quale coltivava le lettere, e che di poi da costui si fosse come propria pubblicata, V’è chi
lona in Dalmazia, per l’onor del trionfo e pel consolato, e celebrato da i due maggiori ingegni onde si vanti la poesia la
ell’ode che a lui indirizzaa, Pollione ebbe anche il merito di uscire da soliti argomenti tratti da Omero e dalle favole G
a, Pollione ebbe anche il merito di uscire da soliti argomenti tratti da Omero e dalle favole Greche, ed esporre con nobil
li giovasse l’amicizia di Sejano, essendo stato accusato occultamente da Macrone di averla scritta espressamente per morde
alcuno amico esortavalo a far qualche cambiamento nelle sue tragedie da lui non giudicato opportuno, soleva provocare al
li acquistò, per detto di Orazio e di Quintiliano, nome di sublime; e da Acrone non si esitò di anteporre Accio ad Euripid
i sublime; e da Acrone non si esitò di anteporre Accio ad Euripide, e da Columella si collocò accanto a Virgilio riconosce
ttribuisce a Quinto Vario, altri a Virgilio, altri a Cassio Severo, e da Quintiliano riputato degno di compararsi colle mi
la posterità diritto di affermare, che un genere di poesia maneggiato da migliori poeti Latini dovette trovare nell’idioma
a que’ Latini scrittori che ebbero sotto gli occhi le tragedie romane da essi esaltate, a que’ Latini che sapevano bene qu
ando che gli argomenti di que’ grandi tragici Greci tutti si trassero da Omero, da Esiodo e da’ Tragici che gli precedette
li argomenti di que’ grandi tragici Greci tutti si trassero da Omero, da Esiodo e da’ Tragici che gli precedettero. Molto
roduzioni drammatiche scritte a un di presso sotto i primi Imperadori da personaggi ragguardevoli, non sono a noi pervenut
facere Jason potuit? Cresce il suo furore; numera i passati delitti da lei commessi per amore, e soggiugne:            
tantis tibi. Med. Medea superest. Questa sublime risposta è seguita da un dialogo enfatico e rapido: Nut. Rex est timen
orge l’artificio medesimo della tragedia greca; ma in questa latina è da notarsi che Medea in mezzo alle preghiere serba c
hinc rex et illinc , e Medea minaccevole gli ricorda quanto sia più da temersi la sola Medea: Est et his major metus, M
Romani intelligenti non rimasero nauseati nè dalla Medea di Ennio, nè da quella di Ovidio, nè dalle due di Pacuvio e di Az
uella di Ovidio, nè dalle due di Pacuvio e di Azzio, nè probabilmente da questa di Seneca. Stile e grandi affetti comprend
e placuit. Eccellente è la scena della dichiarazione di amore fatta da Fedra ad Ippolito; ed il signor Racine che l’ha p
ac servam tege. Miserere viduae. Questa offerta dello scettro fatta da Fedra con tanto garbo, ha servito a Racine per fo
to a compiere l’ultimo di lui desiderio. L’atto IV tratto interamente da Euripide contiene il magnifico elegante racconto
molta naturalezza la comparazione del padre col figlio somministrata da Virgilio, sic oculos, sic ille manus, sic ora fe
Manusque matris? cassa praesidia occupas; immagine vaghissima presa da Euripide. La comparazione però da questo tragico
ccupas; immagine vaghissima presa da Euripide. La comparazione però da questo tragico Greco fatta e chiusa in un verso d
III. Trovansi di questa tragedia varie espressioni bellamente imitate da Metastasio. Seneca dice nel l’atto II: Si manes
no sia per istile sia per condotta di azione, dimostra essere diverso da quello delle tre precedenti tragedie. Sofocle ha
ero se ne accrosca l’interesse. Quel trivio con tanto senno riserbato da Sofocle per la bellissima scena di Giocasta con E
rbato da Sofocle per la bellissima scena di Giocasta con Edipo, viene da Seneca fatto accennare scioperatamente da Creonte
i Giocasta con Edipo, viene da Seneca fatto accennare scioperatamente da Creonte nella prima scena dell’atto II, senza che
l genere drammatico la frenesia del dir cose non volgari. Egli è però da confessarsi che pur si trova in tal tragedia qual
nostro celebre Melodrammatico ne trasse un’altra sentenza detta pure da Clitennestra: Remeemus illuc unde non decuit pri
sono tradite dall’affettazione, benchè non mostrino di essere animate da que’ medesimi colori della natura che nella Troad
urore di presentar sempre pensieri maravigliosi. La strage de’ nipoti da Atreo atrocemente eseguita, è ben narrata ne’ seg
is in Gangeticis etc. ; ed anche un’altra del medesimo atto, nè molto da questa lontana spiegata in altrettanti versi: Sy
ivata. Le riflessioni filosofiche di lui sono ricavate con molta cura da varie epistole di Seneca. L’elegante descrizione
uid ultra est? una res superest mihi, Odium tui; la qual cosa vedesi da Metastasio emulata,         … Sola mi avanza (E
sollecita dell’esito dell’impresa, Anfitrione si diverte ad ascoltar da Teseo l’avvenimento di Cerbero tratto fuori dall’
le preghiere di Ercole nell’atto IV. Anfitrione gl’insinua d’implorar da Giove il termine delle sue fatiche. Ed egli rispo
i converta in armi; voti nobili e proprii di un cuor magnanimo. Non è da omettersi la bella espressione di Giunone nell’at
t’altra, Pacem reduci velle victori expedit, Victo necesse est, pur da Metastasio nell’Adriano imitata,    …… Alfin la
a piuttosto prepararsi l’azione dell’Edipo ramingo in Colono trattata da Sofocle, che la guerra de’ figliuoli di lui. Ciò
re, come fende l’aria veloce partico strale, come va una nave spinta da vento furioso, o come dal cielo cade una stella .
iberos peperit viro, Ac sibi nepotes. Ciò è stato nobilmente imitato da Metastasio nel Demofoonte, e forse migliorato per
orse con più energia, si trova espresso nel nominato dramma: Dem. Ma da chi fuggi? Tim. Ma da chi fuggi?Io fuggo Dagli u
i trova espresso nel nominato dramma: Dem. Ma da chi fuggi? Tim. Ma da chi fuggi?Io fuggo Dagli uomini, da numi, Da voi
: Dem. Ma da chi fuggi? Tim. Ma da chi fuggi?Io fuggo Dagli uomini, da numi, Da voi tutti e da me. Vi è moto, affetto,
Tim. Ma da chi fuggi?Io fuggo Dagli uomini, da numi, Da voi tutti e da me. Vi è moto, affetto, robustezza senza veruna
n’ altra Nutrice accompagna Poppea, intende i di lei timori cagionati da un sogno funesto, e sembra che vadano a cominciar
uo dotto trattato della Satira) chiama Satiriche le commedie composte da Silla. Esse forse furono scritte coll’acrimonia d
lib. II Ode I b. Non vuolsi però dissimulare che gli eventi tragici da Orazio additati vengono da alcuni riferiti alle S
si però dissimulare che gli eventi tragici da Orazio additati vengono da alcuni riferiti alle Storie che Pollione scrisse
che Pollione scrisse della guerra civile, e non già creduti tragedie da lui composte a. Vedasene anche Seneca nell’epist
Poëtique; La colère est superbe, et veut des mots altiers. a. E’ da vedersi il Teatro Greco di Pietro Brumoy, il qual
Giovanni, ed asserì con soverchia severità che Seneca allontanandosi da Euripide non observe ni conduite ni caractere ,
he ne dissero Giraldi nel trattato della Tragedia, ed il Conte Pietro da Calepio nell’Esame della Poesia Tragica. a. Nell
le tragedie di Seneca di poco in questa edizione alterate, ebbero fin da che videro la luce nel 1777 nella prima Storia de
’ fini particolari, diranno forse così: «Perchè mai il Signorelli che da simili oltramontani viene acclamato or come uno d
ico spagnuolo universalmente disprezzato: venga poi reputato decaduto da tanti bei titoli di saggia censura e d’imparziali
toli di saggia censura e d’imparzialità quando in altre cose discorda da tanti apologisti? Se il Signorelli nudrisse animo
gli apologisti Spagnuoli, sieno essi tali di professione o mascherati da storici e da filosofi?»
i Spagnuoli, sieno essi tali di professione o mascherati da storici e da filosofi?»
99 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 249
agnia dei Comici Uniti sotto la maschera di Dottor Graziano Forbizone da Francolino. Abbiamo di lui una commedia intitolat
Abbiamo di lui una commedia intitolata La Pazzia, stampata a Bologna da Teodoro e Clemente Ferroni nel 1624. Non sappi
rovano anche sotto nome del Croce le Conclusioni del Dottor Partesana da Francolin, che sappiamo, come vedremo, essere di
da Francolin, che sappiamo, come vedremo, essere di Ludovico Bianchi da Bologna (V.).
100 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 347-348
la Compagnia del padre, e a respinger le richieste che gli eran fatte da egregi capocomici. Esordì in parti di bimbo nella
hi equestri (?) si mostrava un vitello con cinque gambe. Immaginatevi da quale specie di pubblico era frequentato ! Bene :
scelse la parte del guerriero incognito. La recita fanatizzò. Animati da ciò, andaron formando una Compagnia non delle peg
entile continuator di Goldoni, nella quale si trova tuttavia, cavallo da sella e da tiro, artista generico per eccellenza,
inuator di Goldoni, nella quale si trova tuttavia, cavallo da sella e da tiro, artista generico per eccellenza, ugualmente
brillante e di promiscuo, e qual si conviene apprezzato e applaudito da ogni pubblico d’Italia.
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