i nel 1763, 4 febbrajo (Paris, Duchesne, 1762). » Agivano : Collalto
da
Pantalone Mad. Savi da Clarice M.lle Piccinel
aris, Duchesne, 1762). » Agivano : Collalto da Pantalone Mad. Savi
da
Clarice M.lle Piccinelli da Angelica Zannuzzi
no : Collalto da Pantalone Mad. Savi da Clarice M.lle Piccinelli
da
Angelica Zannuzzi da Lelio Balletti da Silvio
lone Mad. Savi da Clarice M.lle Piccinelli da Angelica Zannuzzi
da
Lelio Balletti da Silvio Rubini da Florindo
Clarice M.lle Piccinelli da Angelica Zannuzzi da Lelio Balletti
da
Silvio Rubini da Florindo Savi da Petronio
cinelli da Angelica Zannuzzi da Lelio Balletti da Silvio Rubini
da
Florindo Savi da Petronio M.lle Veronese da C
Zannuzzi da Lelio Balletti da Silvio Rubini da Florindo Savi
da
Petronio M.lle Veronese da Camilla Chiavarell
ti da Silvio Rubini da Florindo Savi da Petronio M.lle Veronese
da
Camilla Chiavarelli da Scapino Carlin Bertina
Florindo Savi da Petronio M.lle Veronese da Camilla Chiavarelli
da
Scapino Carlin Bertinazzi da Arlecchino Ma par
.lle Veronese da Camilla Chiavarelli da Scapino Carlin Bertinazzi
da
Arlecchino Ma pare ch'egli vi facesse un fiasco
lettere del Goldoni all’Albergati del gennajo '63 e del febbrajo '64
da
Parigi, si accenna alla moglie di questo Federico
è lo stesso che il precedente, di cui fu citato erroneamente il nome
da
Francesco Bartoli ?
diede giovanissimo all’arte di suo padre, esordendo con una Compagnia
da
lui accozzata alla meglio a Piombino nella masche
nella maschera di Stenterello, e peregrinando poi con incerta fortuna
da
Piombino a Cecina, da Cecina a Montecatini, da Mo
terello, e peregrinando poi con incerta fortuna da Piombino a Cecina,
da
Cecina a Montecatini, da Montecatini a Pontedera,
oi con incerta fortuna da Piombino a Cecina, da Cecina a Montecatini,
da
Montecatini a Pontedera, poi a Pistoia, poi…. poi
e, senza che mai lo prendesse lo sconforto. Egli aveva come un ideale
da
raggiungere, una grande missione da compiere : la
nforto. Egli aveva come un ideale da raggiungere, una grande missione
da
compiere : la trasformazione della maschera. E in
anità, un po’ d’ignoranza anche ; ma c’era tanto culto per l’arte sua
da
fargli perdonare ogni esagerazione ridicola. Per
spondente certo al tipo originario, che dalla sua faccia allampanata,
da
quella espressione di stento, trasse appunto il n
enze l’inverno, e l’ Arena di Montecatini l’estate, ove si recava già
da
tempo, anche per la sua salute assai malferma, e
imi illustri, fra cui Salvini, Rossi, la Ristori, Verdi, ecc. Affetto
da
una malattia di cuore che lenta lenta lo struggev
o splendido funerale la più bella testimonianza di affetto e di stima
da
una moltitudine grande di ammiratori e di amici.
commedie tutte, nelle quali, a detta del Bartoli, mostrò tanto valore
da
diventare il Beniamino di Venezia, dove stette lu
quella di commediante. Il suo pregio maggiore è un gran tuono di voce
da
spaventare un’armata, tuono che mai non si cangia
’Universo, per i caratteri. In che consiste la sua bravura ? Nel fare
da
vecchio in una scena, e in un’altra da giovine, s
iste la sua bravura ? Nel fare da vecchio in una scena, e in un’altra
da
giovine, senza mutar personaggio ; anzi, spesse v
utti e due, non si può dare di meglio. Uno, che nel Foro Romana parla
da
Dottore, l’altro che urla, senza poter mai piegar
rla da Dottore, l’altro che urla, senza poter mai piegare quella voce
da
bufalo, formano una coppia galante da far ridere
a poter mai piegare quella voce da bufalo, formano una coppia galante
da
far ridere anche quando si ammazzano. Li gondolie
ro, chi grida più ha più merito, e dove trovare tra i comici una voce
da
stali e premi più sonora di quella ? Qualora dett
copie, o reciteranno male. Ah ! Che forza di argomentare ! che testa
da
foro ! Era gran amico dell’ Impresario, ma ancor
tto nascevano tra di loro, erano delle più bizzarre ch' uscir possano
da
una poetica fantasia. Dottore faceva la barba a B
uniti que' due celebri Personaggi I L'Impresario al tavolino in veste
da
camera, in berretta bianca, cogli occhiali sul na
e brighella, coll’ago in mano, il suo sartore che gli facesse l’abito
da
morto. E poi la sera, sul palco a fare da Imperat
ore che gli facesse l’abito da morto. E poi la sera, sul palco a fare
da
Imperatori, da Re ! !… Forse, alcun po' delle l
esse l’abito da morto. E poi la sera, sul palco a fare da Imperatori,
da
Re ! !… Forse, alcun po' delle lodi togliendo a
lluminazione a giorno, perchè recitò il signor Martelli, ricuperatosi
da
una grave malattia. » (Teatro app., vol. 8, pag.
igura, di volto avvenente, di bei modi, non iscarsa di grazie, e solo
da
un anno al drammatico esercizio educata, ella sup
a sposina ! Si calmi adunque di talun l’iraconda impazienza, e mentre
da
un lato trova in questa compagnia chi per assolut
le intento di dar libero sfogo alla sua passione, dominata pur sempre
da
un sentimento vero dell’arte, e di farsi conoscer
de Marchionni, l’astro maggiore della R. Compagnia di Torino, diretta
da
Gaetano Bazzi, il quale subito pensò di sostituir
ni. Avuto sentore in arte del ritiro di Gaetano Nardelli, non so dire
da
quali e quante proposte ella fu assediata ; propo
e di critica teatrale ; non togliendo, nè aggiungendo parole a quelle
da
lui messe per legare chiaramente e opportunamente
a tua Obb. ma amica Amalia Bettini. Il 14 gennaio 1838 Camillo Ferri
da
Milano propone alla Bettini il posto di prima att
piazza, uno d’obbligo alla settimana…… L’11 aprile 1838 il Gottardi
da
Torino torna alla carica, ed, autorizzato anche d
ta per settimana di tutta vostra scelta. Il 24 aprile 1838, il Monti
da
Napoli cresce l’offerta di 10 mila lire ed una se
eriale, Arciduchessa d’Austria, Duchessa di Parma, ecc., ecc. scrive
da
Bergamo il 21 aprile 1840 rallegrandosi colla Bet
a attrice della Reale Compagnia Drammatica Sarda. Giuseppe Coltellini
da
Lucca (13 maggio 1840) chiede se è contenta della
col Gottardi. Infatti nel 19 giugno 1840 il Domeniconi stesso scrive
da
Napoli per sentire se sarebbe disposta ad aprire
soggiunge : Fra i nuovi attori per Napoli, io sono stato quello che
da
principio ho trovato più opposizione degli altri,
fa cessare le storte illusioni. L. Da Rizzo il 7 luglio 1840 scrive
da
Roma : Vengo assicurato che Ella non rimanga, do
crede, il nome della madre per le parti caratteristiche. Il 12 agosto
da
Vercelli Angelo Lipparini scrive alla madre dell’
ini scrive alla madre dell’Amalia : Ho veduto alcune lettere scritte
da
Torino che accertano lo scioglimento col signor B
n porto un nome Reale ma ho sempre fatto onore alla mia firma in modo
da
non invidiare quella del sig. Bazzi : se dunque c
colla sua Iª attrice, la Santoni. Ora vien fuori Francesco Paladini
da
Ravenna il 25 agosto, dicendo che è in trattative
averlo lusingato per averlo in Compagnia, gli fa fare delle parti non
da
paedre, e la moglie di lui, infelice, recita ogni
gnia. » Gaetano Coltellini, deciso di dividersi dal Vergnano, propone
da
Verona il 9 settembre 1840 la scrittura di Iª att
dal 1842. Un Cilenti (forse Pisenti ? – la firma non è chiara) scrive
da
Forlì il 17 settembre una supplica : Mi viene fa
ere, la mia sorta la Devo alla Bettini…. Il Paladini il 24 settembre
da
Roma annunzia che il progetto della Compagnia sem
i appaltatore del Regio Teatro di Apollo e Valle in Roma le scriveva
da
Firenze il 26 settembre 1840 : Stavo in trattati
comico che ella anderà…. Nello stesso giorno il Da Rizzo le scriveva
da
Roma : So che finalmente Ella ha potuto ottenere
il tanto bramato scioglimento dalla R. Compagnia Sarda. Il contratto
da
me stabilito con la signora Internari è per tre a
i agirebbe almeno sei mesi in Roma. Il Domeniconi, il 4 ottobre 1840
da
Napoli, vorrebbe riallacciare le trattative per l
vorrebbe riallacciare le trattative per l’anno 1842, e così Da Rizzo
da
Roma il 16 dello stesso mese, che accenna che fra
e il Mascherpa, sempre al servizio di S. M. Maria Luigia, ecc. Scrive
da
Bologna (20 ottobre ’40) che ha ricevuto la lette
logna (20 ottobre ’40) che ha ricevuto la lettera che gli sopragiunse
da
Venezia e lagnandosi di non aver saputo prima lo
to traspirare a nessuno la vostra lettera ; » e conclude : « ricevete
da
me un Baccio da vecchio (cioè senza Malizia ! ma
nessuno la vostra lettera ; » e conclude : « ricevete da me un Baccio
da
vecchio (cioè senza Malizia ! ma il core parla !!
ecc. » Il Mascherpa ha indovinato che la Bettini si marita, e scrive
da
Bologna il 19 novembre ’40 : …. mi confermo che
a Bettini intenda o no di accettare le proposte Mascherpa, dipendendo
da
essa sola l’avvenire della Compagnia, della quale
Bosio, si capisce, era nella Reale. E torna Da Rizzo l’8 maggio 1841
da
Firenze, con una lettera che trascrivo quasi inte
rduto 32 mila lire austriache. – Voi sareste il mio nume tutelare. E
da
Bologna, in data 18 maggio : …. la persona che a
a Rizzo ne comunica il fiasco, colle lagrime agli occhi. Il Lipparini
da
Genova (25 giugno 41) insiste per aver la Bettini
me doveva fare con Genova che sono pagato ? il mestiere per lei serve
da
secondo ; si teme…. si vedrà ! ad ogni piazza si
el Capo Comico che la prenderà….. Qui abbiamo il Bazzi che le scrive
da
casa (Milano, 19 settembre 1841) per proporle di
ie approffitterei della opera sua per tutte cinque recite ; otterebbe
da
ciò, sicurezza di salute, bramosia nel pubblico e
etro, e surrogata appunto dalla Bettini ? E Gaetano Gattinelli scrive
da
Roma il 26 ottobre del 1841 : Carissima Amalia,
ro. Addio. Obb.mo Tuo servo ed amico Gaetano Gattinelli. Domeniconi
da
Napoli il 26 novembre ’41, tanto per cambiare, in
ue compagnie che sta formando : e l’11 dicembre 1841 Corrado Vergnano
da
Parma canta la stessa solfa. Francesca Vergnano (
r rendere la felicità ad una amica la di cui vita, dirò così, dipende
da
un tuo assenso…. La lettera pare non avesse risp
palmava fra le felsinee mura col dott. Minardi. E Vergnano non cede :
da
Padova, il 26 febbraio detto anno, spera ancora d
Mascherpa ha sentito dire che il matrimonio non si fa più, e quindi
da
Firenze il 9 marzo ’42, fa la proposta di scrittu
Iª attrice di riguardo, obbligata a fare sole 3 recite la settimana e
da
pasqua a tutto il carnevale non fosse obbligata a
Mascherpa ha sentito dire che il matrimonio è andato in emaus e canta
da
Livorno (22 marzo ’42) il solito ritornello. Ama
hiati di Firenze in via Mercato nuovo, é pressato il poveretto
da
molti capocomici che vorrebbero scritturare la Be
ai nell’italo socco i primi onori ! Incisione moderna di L. Margotti
da
una litogr. del tempo dello Stab. Angeloni. Il Ni
angelo de Dio, ’na cosa rara. Che pparlate ! che mmosse ! tutte fatte
da
incantà. Benedetta quella bbalia che l’ha infisci
atto della Bettini, litografia Matraire di Torino, disegnato dal vero
da
Pietro Petronilla (collezione Paglicci-Brozzi) e
nsibile e nervosa, s’immedesimava tanto perfettamente nel personaggio
da
lei rappresentato, fosse esso comico, drammatico
naggio da lei rappresentato, fosse esso comico, drammatico o tragico,
da
far provare allo spettatore le stesse impressioni
atico o tragico, da far provare allo spettatore le stesse impressioni
da
lei esuberantemente sentite. Dotata di memoria fe
esso impegno, non escluse le farse. Quasi tutte le opere drammatiche
da
lei interpretate potean dirsi suoi cavalli di bat
rda – Ottavia – Parisina – Pia de’ Tolomei – Iginia d’Asti – Gismonda
da
Mendrisio. Quale ricchezza ! quanta varietà ! E
a ! quanta varietà ! E questa donna acclamata, festeggiata, celebrata
da
pubblici e da poeti, lasciava a soli trentatrè an
ietà ! E questa donna acclamata, festeggiata, celebrata da pubblici e
da
poeti, lasciava a soli trentatrè anni le scene se
ca, ma non aveva fatti grandi studi, ed era solo ajutato nel comporre
da
una naturale disposizione ; e pretendendo di vend
u argutissimo ingegno, e lasciò scritte molte opere poetiche in cui è
da
ammirare più specialmente la vena comica abbondan
si vede il Re Scappino con Brighella e Bagolino suoi consiglieri, uno
da
un canto, e l’altro dall’altro con una mano di Pa
ento l’ha portà in sta terra. Brighella Questo, Signor, xè un Zagno
da
vu recorso in fretta, sol, perchè ’l meschinel no
o in fretta, sol, perchè ’l meschinel nol fa vadagno, e non ha soldi
da
comprar la Bretta ; ma con supplica fresca, la ma
a saltar la rana sora el tutto. Muzzina Za, ch’el me vien concesso
da
corona si degna, vogio desgamuffar la Musa adesso
icando in zenocchio con la lagrema all’ occhio, che la vogia accettar
da
Zan Muzzina, la Riosa sol, e no toccar la spina.
so sparagno, ma disè al Vardarobba, ch’el sia lesto, e ch’el me manda
da
fornire un Zagno e ch’el se pia sto assunto, perc
. Mentre, che a tanti spirti de Zagni hozi è concesso l’uscirne fuor
da
questi ombrosi mirti, ecco Sivel, che da ti vien
zi è concesso l’uscirne fuor da questi ombrosi mirti, ecco Sivel, che
da
ti vien adesso, che in paese me chiama de Muzzina
cenno, perchè daspò che semo stà sbrigadi ciascun s’è messo a caminar
da
senno, sì che in tempo arrivando con gusto massa
uzzina dal suo Re creado Zagno. Scappino a’ Conseglieri Levè el cul
da
le sedie Bagollino e Brighella, e a zo ch’el poss
nzi, ch’el ce segna el privilezo. Muzzina In effetto me sento lonzi
da
ogni desgratia, e spero ogn’ hor de viver più con
moria eterna. No te metter paura, che questa xe segura, vera occasion
da
immortalarte giusto, se a tanta Nobiltà ti sa dar
le prime due stanze : Scatarello Alluma un po’ Calcagno, se ’l gonzo
da
per ell’ vien al cogoll’. che se ’l ghe de vadagn
e cita buona parte. Eccoli : Pidurlino (V. Lombardo), Gonella (citato
da
Ludovico Domenichi nella sua raccolta di facezie)
è il seguente : Io che passo si spesso, e pur non posso se ben batto
da
Betta un dì far botta, comporterò s’altrui l’acca
ergogna in simil rissa rosso renderìa il viso, e più la detta indotta
da
mero amor fariami in fretta, e in frotta ferir, f
etta indotta da mero amor fariami in fretta, e in frotta ferir, forar
da
drudi d’essa il dosso. Ma pur mi par, se su lo st
fuora i bussoli e venire al quamquam delle gazzette (moneta venesiana
da
dieci centesimi) che voglion carpire con queste l
ma Burattino, che par che il boja gli dia la corda, col sacco indosso
da
facchino, col berettino in testa che pare un mari
altrui orecchie saporite, con l’invenzioni ridicolose, con quel collo
da
impiccato, con quel mostaccio da furbo, con quell
nvenzioni ridicolose, con quel collo da impiccato, con quel mostaccio
da
furbo, con quella voce da scimiotto, con quegli a
quel collo da impiccato, con quel mostaccio da furbo, con quella voce
da
scimiotto, con quegli atti da furfante s’acquista
uel mostaccio da furbo, con quella voce da scimiotto, con quegli atti
da
furfante s’acquista un mirabile concorso ; questi
i collo sgarbato modo di dire, con la pronuncia bolognese, col parlar
da
melenso, con la narrazione da barbotta, collo sfo
con la pronuncia bolognese, col parlar da melenso, con la narrazione
da
barbotta, collo sfoderar fuori di proposito i pri
elluto in testa e con la penna bianca alla guelfa, vestito nobilmente
da
Signore, finge l’innamorato con Gradello, il qual
colarità parlato di Mastro Lione addottorato a Lizzasusina, del Cieco
da
Forlì, di Zan della Vigna, del Tamburino, del Nap
l Tamburino, del Napolitano, e di Mastro Paolo D’Arezzo e del Moretto
da
Bologna, e di Settecervelli colla sua cagnuola am
loro scioccherie comiche, ciarlatanesche, acrobatiche, conclude : Or
da
ogni parte si vede la piazza piena di questi Ciur
parte si vede la piazza piena di questi Ciurmadori, chi vende polvere
da
sgrossar le ventosità di dietro ; chi una ricetta
hi vende polvere da sgrossar le ventosità di dietro ; chi una ricetta
da
far andare i fagiuoli tutti fuor della pignatta a
eccia per stopini perpetui, chi l’olio de’filosofi, la quinta essenza
da
farsi ricchi, chi olio di tasso barbasso per le f
eddure, chi pomata di seno di castrone per le crepature, chi unguento
da
rogna per far buona memoria, chi sterco di gatta
ogna per far buona memoria, chi sterco di gatta o di cane per cerotto
da
crepature ; chi paste di calcina da far morire i
co di gatta o di cane per cerotto da crepature ; chi paste di calcina
da
far morire i topi ; chi braghieri di ferro per co
topi ; chi braghieri di ferro per coloro che sono rotti, chi specchi
da
accendere il fuoco posti incontro al sole ; chi o
fede Vitali, Bissoni Giovanni, e primo fra tutti il famoso Tabarrini,
da
cui poi la maschera di Tabarino, quasi sempre (V.
620 circa, a Parigi. Nè in questi soltanto, ma in altri ancora avremo
da
notare questa mescolanza di ciarlataneria e d’art
aneria e d’arte comica. Quanto a’rimedj, segreti, ricette (buffonerie
da
non dirsi), V. Montini Ippolito e Mozzana Frances
di Zanni e di Magnifichi e un capitolo, pubblicato per la prima volta
da
Carlo Verzone, di Anton Francesco Grazzini detto
o, concernente il carnevale del 1588 in Napoli, ecc. ecc., riprodotto
da
Benedetto Croce nell’opera sua de’ Teatri Napolet
occhi di musiche ogni giorno, come anco farse e tresche e imperticate
da
cento ammascherate, ed al suon del pignato e del
ili persone col tamburello e con lo calassione, sentendo in giro chi
da
là e da quà : Lucia mia Bernagualà ! Veder talv
one col tamburello e con lo calassione, sentendo in giro chi da là e
da
quà : Lucia mia Bernagualà ! Veder talvolta com
scariello Pettola. Così veder quel ballo alla maltese, ma in Napoli
da
noi detto Sfessania, donne mie, senza spese vi gu
già pubblicati, e quello del Della Torre, tuttavia inedito, credo sia
da
rigettarsi recisamente la derivazione che fecero
minga la Zana ! Nel linguaggio famigliare veneto vive la frase : far
da
Zane e da Burattin, ossia far tutte le parti in c
Zana ! Nel linguaggio famigliare veneto vive la frase : far da Zane e
da
Burattin, ossia far tutte le parti in commedia. A
fezza e i stroz Don Pedral fe Zan Tognuol Che magnaua in dol parol E
da
sera, e da matina. Bona sera o Bertolina. Zan Tog
stroz Don Pedral fe Zan Tognuol Che magnaua in dol parol E da sera, e
da
matina. Bona sera o Bertolina. Zan Tognuol fe la
hè di natura alcuno hai vanto con brevi cenni, e semplici parole trar
da
ciglio Roman stille di pianto, dirò, che Roma al
nterrottamente abbia in essi dominato lo spirito religioso primitivo,
da
che fino a questi tempi la commedia si considera
igioso primitivo, da che fino a questi tempi la commedia si considera
da
alcuni Cinesi come antico rito del patrio culto.
a nelle pubbliche calamità o allegrezze, è costantemente accompagnato
da
un dramma, il quale si riguarda come rito insieme
l medesimo carattere, che lo distingue nello stato. Il re rappresenta
da
re, i suoi nipoti o figliuoli da principi, da cap
ingue nello stato. Il re rappresenta da re, i suoi nipoti o figliuoli
da
principi, da capitani o consiglieri i veri consig
tato. Il re rappresenta da re, i suoi nipoti o figliuoli da principi,
da
capitani o consiglieri i veri consiglieri o capit
da principi, da capitani o consiglieri i veri consiglieri o capitani,
da
servi i servi. Quindi è che, siasene qualunque la
o sia l’Orfano della famiglia Tchao, tradotto dal p. Prèmare e tratto
da
una collezione di un centinajo di drammi scritti
iù serie, le situazioni più patetiche, rare volte vengono scompagnate
da
bassezze e motteggi buffoneschi. Ogni favola è di
chiamasi Sie-Tse, e tutti gli altri Tche. Quanto alla musica trovasi
da
tempo remotissimo nella China introdotta, essendo
da tempo remotissimo nella China introdotta, essendo stata inventata
da
Hoang-ty, e coltivata dallo stesso Fo-hi inventor
e le cerimonie fatte negli appartamenti delle imperatrici. Eseguivasi
da
prima in tali luoghi la musica da 24 donne sotto
menti delle imperatrici. Eseguivasi da prima in tali luoghi la musica
da
24 donne sotto la direzione de’ maestri della cam
ù. Comparisce fanciulla, amoreggia e si marita una donna, la quale ha
da
partorire un bambino, che dopo quattro lustri si
cento anni prima del l’era Cristiana. S’intitola Sacontala, tradotto
da
Iones in inglese dalla lingua Sanskrit. Sacontala
n inglese dalla lingua Sanskrit. Sacontala è una principessa allevata
da
un Eremita in un boschetto sacro, la quale dovend
o dall’Eremita chiamato Cano, dalle pastorelle sue compagne, ed anche
da
un arbuscello, da una gazella e da un caprio. V’i
amato Cano, dalle pastorelle sue compagne, ed anche da un arbuscello,
da
una gazella e da un caprio. V’intervengono la Pas
pastorelle sue compagne, ed anche da un arbuscello, da una gazella e
da
un caprio. V’intervengono la Pastorella, un Coro
ntala, la quale parte per andare al palazzo dello sposo, e si congeda
da
Cano. Giova trascrivere uno sqarcio del loro dial
cavriuolo, che feritosi nella bocca colle acute punte del cusa, venne
da
te curato stropicciandovi l’olio salutare del l’i
enera commozione; e pur d’altro non si tratta che di prender commiato
da
un cavriuolo. Deh perchè certi autori manierati,
erti autori manierati, svenevoli, non apprendono l’arte di commuovere
da
simili semplici naturali e delicate espressioni?
o questo capo non vo’ tralasciare di riferire che gli Orientali hanno
da
gran tempo coltivati i balli pantomimici. Alcuni
traduzione ms di un libro intorno al l’Antica Musica Cinese composta
da
Ly-Koang-ty dottore e membro del primo tribunale
nesi impresse nella China, le quali nel 1779 si compiacque d’inviarmi
da
Pisa a Napoli colla speranza che potessero colla
i cinesi) per farne tradurre almeno una. Alquante etimologie ricavate
da
qualche parola cinese e infilzate in certi liberc
urgia dà l’elenco che qui riferisco : Il Re rivale del suo favorito,
da
D. Geronimo di Villa Assan. Il Purgatorio di San
da D. Geronimo di Villa Assan. Il Purgatorio di San Patrizio, opera,
da
D. Pietro Calderon. La gran Zenobia, opera. La
ia, opera. La vita è sogno, opera. La casa con due porte, commedia,
da
Ivan Perez de Montalban. Il Sansone, opera. Il
ban. Il Sansone, opera. Il gran Seneca di Spagna Filippo II, opera,
da
Lopez de Vega. Il Nigno diabolo, opera. L'armat
sotto D. Giovanni d’ Austria. Il cane dell’ortolano, tragicommedia,
da
Mora de Mesqua. Lo schiavo del demonio, ovvero i
era. La fortuna di D. Bernardo di Cabrera, eD. Lopez de Luna, opera,
da
Ivan de Vigliega. La verità bugiarda, opera, da
opez de Luna, opera, da Ivan de Vigliega. La verità bugiarda, opera,
da
tre autori. Il gran Catà an Sacralonga, tragicom
da, opera, da tre autori. Il gran Catà an Sacralonga, tragicommedia,
da
D. Francesco de Roxa. Il Macometto, opera. Thea
so nemico, commedia. Gli aggravj trionfanti della gelosia, commedia,
da
D. Ivan d’ Allarion. L' Anticristo, opera, da D.
lla gelosia, commedia, da D. Ivan d’ Allarion. L' Anticristo, opera,
da
D. Gabriel del Dovel. Lo troviamo il 1647 a Roma,
per Napoli del Napolioni, che seco trasse buona parte di quei comici,
da
lui, come dice il Cantù, subornati. E lagnanze gl
ra il nostro comico Flaminio. » Una sua lettera del 30 agosto del '57
da
Bologna a un Ministro del Duca, ci fa sapere come
si recasse a Firenze e l’autunno a Venezia al San Samuele, chiamatavi
da
S. E. Grimani (V. pel 58 le lettere di Orsola Cor
di Orsola Coris). Il luglio del '59 si trovava a Siena, come abbiamo
da
una sua lettera a Francesco Toschi, colla quale a
lustre nella sua professione e amato da' più grandi d’ Italia, specie
da
Cosimo III granduca di Toscana. Egli era a Napoli
i Napolioni in quello di Flaminio. Nardelli Gaetano, nacque il 1786
da
onesti parenti a Verona. Entrò il 1807 coscritto
ico. Formò il 1830 società con Luigi Ghirlanda, che fu poi sostituito
da
Giovanni Boccomini fino al '35. Ne fu per tutto q
Belotti Amilcare (detto in arte Belottino), nacque a Bergamo
da
un negoziante di seta ; morto il quale, egli, poc
color terreo) potè recitare qualche parte di mammo (ingenuo, sciocco,
da
mammolo – fanciullo, bambino) nella quale, in que
ove e maggiori attitudini alle parti comiche ; tanto che, scritturato
da
Luigi Domeniconi e Gaetano Coltellini pel 1843, f
soddisfazione del pubblico. Nel 1861 passò in quella Romana condotta
da
Cesare Vitaliani, poi in altre, finchè fu nominat
maschera prediletta, del Rogantino. Due occhietti luccicanti e vivaci
da
topo, un naso pronunziatissimo e delle gambe arcu
al nome di Modena stesso. Qui ne trascrivo due brani (3 settembre ’56
da
Tor Luserna, e 8 giugno ’58 da Torino), che rigua
e trascrivo due brani (3 settembre ’56 da Tor Luserna, e 8 giugno ’58
da
Torino), che riguardan la persona del Belotti, e
: sospetto bensì che tu tiri il roccolo per farti esibir maggior paga
da
X e poi dire con tuono flebile a Domeniconi : Pap
’uomo, crescimi tu i 500 ed io resto con te fino alla morte. Furberia
da
bergamasco, ma vecchia : tu non inventi nulla, no
ambon. ……………………….. Con questa lettera obbligatoria in via commerciale
da
valere come un rogito del notaro dottor Bellini,
alla mia obbligazione, a rifondere il valsente delle penali pagate e
da
pagarsi dal capocomico Domeniconi, più i danari s
i pagate e da pagarsi dal capocomico Domeniconi, più i danari spesi e
da
spendersi dal sullodato capocomico in viaggi d’an
i l’uomo unico, introvabile ! Forse farà ombra a Milano il tuo essere
da
Bergamo : ma Domeniconi ti ha tanto navigato che
Bianchi (De) Ludovico. È quel famoso Lodovico
da
Bologna (V. Andreini Francesco) che recitava le p
tutte le parti erano singolari, col nome di Dottor Gratiano Partesana
da
Francolino, a differenza del Bagliani che aveva p
colino, a differenza del Bagliani che aveva preso quello di Forbizone
da
Francolino, sotto il qual nome G. C. Croce pubbli
irenze (Cart. Univ.) dirette a Ferdinando I de’Medici, già pubblicate
da
A. Bartoli nell’introduzione a’suoi Scenarj, dall
i appresso a uno staro delle primicie cuccie dal peggio che se avemia
da
falare gli mondo ceste porche regole a trento che
S. di farmi apresentare delle prime caccie dal Poggio che se haveano
da
fare, gli mando queste poche righe attento che gl
dì 21 di ottobre 1589. Di V. A. S. Humil. servo Lodovico De’ Bianchi
da
Bolo gna detto il Dottor Gratiano. Altra lettera
e servito S. A. ogniqualvolta Ella avesse fatto andare con lui Giulio
da
Padova (il Pantalone Pasquati, pur de’Gelosi) per
i | in ottava rima | del Plusquamperfetto | Dottor Gratiano Partesana
da
| Francolin Comico Geloso, | & altre manifatt
dente ; poichè la lettera dedicatoria in data del 1587 è sottoscritta
da
Lodouico Bianchi da Bologna. Alias Dottor Gratian
ttera dedicatoria in data del 1587 è sottoscritta da Lodouico Bianchi
da
Bologna. Alias Dottor Gratian partesana della ver
entata, manteneva invariato il suo costume professorale, togato, nero
da
capo a piedi, con modificazione lievissima dall’a
ostre scene ne’secoli xvi e xvii, dice : La parte del Dottore non ha
da
esser tanto grave, servendo per le seconde parti
tanto che si abbassi al secondo Zanni, perchè allora sarebbe un vizio
da
non perdonarsele ; il suo linguaggio ha da esser
hè allora sarebbe un vizio da non perdonarsele ; il suo linguaggio ha
da
esser perfetto Bolognese, ma in Napoli, Palermo a
sser perfetto Bolognese, ma in Napoli, Palermo ad altre città lontane
da
Bologna, non deve essere tanto strigato, perchè n
ava d’esser fra tanti Barbari, non intendendo punto quella lingua. Ha
da
esser erudito per dir a tempo e luogo qualche sen
i Dottore. Ancora : Molti anni sono s’introdusse un modo di recitar
da
Dottore, che stravolgea i vocaboli, v. g. Terribi
da’ Greci si chiama paranomasia : ma perchè si conobbe far il Dottore
da
troppo semplice e balordo, si è disusato, restand
te del Dottor Gratiano tanto grato à chi l’ascolta (quando vien fatta
da
chi l’intende) vien hoggi dal poco conoscimento d
fosse vna lingua Bolognese in quella forma, ch’ella viene essercitata
da
chi si crede, che non si possa dir meglio, &
onaggio malamente descritto dalla mia penna, vorrebb’esser maneggiato
da
chi hauesse pensiero di accender un gran doppiere
siero di accender un gran doppiere al picciol lume di questa fiaccola
da
me solo allumata per iscorta, & non permeta,
ermeta, poich’io mi rendo sicuro, che il fine di colui, che vorrà far
da
Gratiano, sarà di voler far a suo modo. MARCH
co Bruni detto Fulvio, comico confidente, ha fra gli altri un prologo
da
Pantalone (V. Pasquati) e uno da Graziano, che è
fidente, ha fra gli altri un prologo da Pantalone (V. Pasquati) e uno
da
Graziano, che è un rincorrersi di citazioni latin
ano, che è un rincorrersi di citazioni latine, di nomi e di aggettivi
da
far venir la pelle d’oca all’attore e all’ascolta
a, la magnificenza, la gloria, la fermezza, la custanza e l’esser hom
da
ben, chi serà quel razza de boja impastà, inzener
naseo, notate observatio inaudita, e po stà zitt’. Tre cose hari havù
da
mì : el vegnir, el star, e l’andar : el star è st
la citata opera sul Croce, dice : Se non sotto questo nome (Grasiano
da
Francolino), pure la caricatura del legista catte
era dottore bolognese, o meglio satira di dottore. Io non vedo come
da
questa ottava si possa trar la prova che il Grazi
co Tradito. Venezia, Bona, 1633) che poteva essere il Dottor Gratiano
da
Bologna, o da Ferrara ; e lo vediamo nelle Favole
nezia, Bona, 1633) che poteva essere il Dottor Gratiano da Bologna, o
da
Ferrara ; e lo vediamo nelle Favole dello Scala,
impossibile credere il contrario, verificò una genealogia del dottore
da
Francolino accettata ed ammessa nel teatro e nell
no de’ Bambagiuoli potrebbero avere vincoli di parentela così stretta
da
scambiarla per identità. Così la maschera bologne
il dottore, sarebbe ben più antica di quel che si crede e logicamente
da
riferirsi ai tempi più floridi dello Studio, quan
ppunto Ferrarese, del quale scrive il Petrarca nella lettera a Pietro
da
Bologna Retore, descrivendogli le feste e gli spe
di Giuseppe Fracassetti (Firenze, Le Monnier, 1869, Vol. IV) : …. E
da
Ferrara a tal uopo avevan chiamato Tommaso Bambas
’ è, e le conseguenze del Signorelli, come semplice ipotesi, non sono
da
escludersi.
iversale entusiasmo di quanti a quel tempo eruditi viveano, di andare
da
per tutto, anche in lontane regioni ricercando e
li, correggerli, interpretarli, tradurli, comentarli, non il raccorre
da
ogni banda diplomi, medaglie, cammei, iscrizioni,
ale Jacopo Piccinino, che l’anno 1464 fatto improvvisamente arrestare
da
Ferdinando re di Napoli, fu poscia per ordine del
una tragedia latina di Bernardino Campagna sulla passione di Cristo,
da
lui dedicata al pontefice Sisto IV. Giovanni Sulp
re rappresentare e declamare, perché cantare dicesi pure da’ latini e
da
noi il recitar versi, per quella spezie di canto,
istorica. Verso la fine di quello secolo, cioé nel 1492 Carlo Verardi
da
Cesena, arcidiacono nella sua patria, e cameriere
a persona del medesimo re Ferdinando, e poi disteso in versi esametri
da
Marcellino suo nipote. Non parleremo qui delle ra
te ad alcuni dotti e ingegnosi italiani l’idea dell’antica drammatica
da
moltissimi secoli già estinta, dieder loro probab
lata azione, fu certamente l’Orfeo del soprallodato Angiolo Ambrogini
da
Montepulciano, detto comunemente Angiolo Polizian
ente Angiolo Poliziano. Non oltrepassava l’autore, per quanto credesi
da
taluni, l’anno diciottesimo della sua età quando
issimo Cardinale Mantuano» Francesco Gonzaga in occasione che questi
da
Bologna, ove risiedeva legato, portossi a Matova
Orfeo, tragedia di Messer Angiolo Poliziano tratta per la prima volta
da
due vetusti codici ed alla sua integrità e perfez
arecchie trovansene fino alla metà di questo secolo scritte in latino
da
i nostri più accreditati Letterati. Il celebre Le
da i nostri più accreditati Letterati. Il celebre Leonardo Bruni, che
da
Arezzo sua patria é comunemente detto Leonardo Ar
cipi della sua età e de’ più splendidi mecenati della letteratura, fu
da
Aldo Manuzio il giovane pubblicata nel 1588 sotto
ata alla luce in buona prosa latina circa il tempo medesimo d’Ugolino
da
Parma, della famiglia Pisani. Di essa non sappiam
a penna, ma senza nome di autore, nella Biblioteca Estense, e Alberto
da
Eyb ce ne ha dato un estratto144. Verso la metà d
dato un estratto144. Verso la metà del secolo Secco Polentone, o Sia
da
Polenta, il quale dagli scrittori di que’ tempi v
llo Polentone, e pubblicolla in Trento nel 1472 col titolo di Catinia
da
Catinio protagonista della favola, la quale, seco
e scritta in ottava rima dall’illustre letterato e guerriero Niccolò
da
Correggio, dell’antichissima e nobilissima vala d
’ 26 dello stesso mese l’Anfitrione di Plauto, tradotto in terza rima
da
Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richie
’Anfitrione di Plauto, tradotto in terza rima da Pandolfo Collenuccio
da
Pesaro, il quale a richiesta parimente di Ercole
tragedia, intitolata Joseph, che fu poscia stampata nel 1564. Antonio
da
Pistoia ancora scrisse due drammi ad uso di quest
terza rima e in cinque atti una commedia intitolata il Timone, tratta
da
un dialogo di Luciano, la quale trovasi impressa
versi di vario metro l’Amicizia, commedia che per le ragioni addotte
da
monsignor Fontanini dee essersi prodotta almeno n
endendo il titolo di Fratelli della Passione, e nel 1402 ne ottennero
da
Carlo VI l’approvazione. Posero allora il teatro
i di lei innamorati ec., Satana zoppicando per le bastonate ricevute
da
Lucifero per aver tentato in vano Gesù Cristo, la
e case, e vi recitava alcuni dialoghi convenienti alla maschera presa
da
ciascheduno. Piacevano oltramodo per gli colpi sa
nservati, sono della metà del secolo, e furono composti in Norimberga
da
Giovanni Rosenblut. Se ne contano sei intitolati,
Tre nostri famosi letterati viaggiarono in Grecia a tal’uopo, Guarino
da
Verona, Giovanni Aurispa, e Francesco Filelfo, il
eleberrimo, né ad alcun’altro in questo genere di gloria cedé Tommaso
da
Sarzana, che poscia sotto il nome di Niccolò V. m
ne la traduzione latina delle lettere attribuite a Maometto II, fatta
da
Laudivio, questi, come ci attesta il Tiraboschi,
ia di Calabria, institutor dell’Accademia Romana, e Giovanni Sulpizio
da
Veroli dello Stato Pontificio, per opera de’ qual
pag. 183 seq. 141. In questo secolo ancora, e propriamente nel 1489
da
Bergonzo Botta, gentiluomo tortonese, in data que
nella Sala di Castel Capoano nel 1492 né le feste di Versailles date
da
Luigi XIV, nel 1664, né le feste mascherate degli
are in Mantova dal suddetto principe porporato, non solo vien purgato
da
tutte quelle macchie che lo tenevano deturpato ne
ino Corti, poeta di que’ tempi, che Lodovico Sforza fra le altre cose
da
lui oprate a pro delle lettere fece aprire in Mil
ieve analisi nella dissertazione premessa al Teatro Alemano compilato
da
i signori Junker e Liebault, e stampato in Parigi
ne e più sicuro gli animi giovanili facili ad essere illusi e sedotti
da
cattivi modelli) tenerli instruiti de’ continui p
si dicono, trita materia teatrale parrà frivola e puerile occupazione
da
non meritar tante cure, anzi da mirarsi con una s
e parrà frivola e puerile occupazione da non meritar tante cure, anzi
da
mirarsi con una specie di compassione da chi si c
non meritar tante cure, anzi da mirarsi con una specie di compassione
da
chi si crede nato a recondite elevate imprese nel
e e nelle lettere. Ma che si vuol fare? Non tutti esser ponno sì alti
da
toccar col capo le sublimi volte del tempio dell’
rsi nelle società come originali di que’ medesimi ridicoli mascherati
da
uomini di alto affare, come filosofi senza logica
pavido e pusillanime, che si atterisca de’ maligni aliti che sfumano
da
simili fungose escrescenze della letteratura. Nè
e terze cure. Ben sanno i veri filosofi, i degni letterati del secolo
da
me con alacrità di animo altrove rammentati tra’
menti de’ nostri dì, la prestanza e l’utilità di un genere di poesia,
da
cui, se v’ha mezzo efficace per diffondere nel po
polo una vantaggiosa pubblica educazione, debbe questa principalmente
da
buon senno ottenersi; siccome m’ingegnai d’indica
con ardor sommo e con felice successo trattato da’ filosofi di grido,
da
nobili di primo ordine, da vescovi, da cardinali,
e successo trattato da’ filosofi di grido, da nobili di primo ordine,
da
vescovi, da cardinali, da santi padri, da re, da
rattato da’ filosofi di grido, da nobili di primo ordine, da vescovi,
da
cardinali, da santi padri, da re, da imperadori.
losofi di grido, da nobili di primo ordine, da vescovi, da cardinali,
da
santi padri, da re, da imperadori. Non è però da
da nobili di primo ordine, da vescovi, da cardinali, da santi padri,
da
re, da imperadori. Non è però da maravigliarsene
ili di primo ordine, da vescovi, da cardinali, da santi padri, da re,
da
imperadori. Non è però da maravigliarsene punto.
scovi, da cardinali, da santi padri, da re, da imperadori. Non è però
da
maravigliarsene punto. Non v’ha nemico più temuto
’oro dall’alchimia, la maschera dalla realità, i veri utili scrittori
da
que’ larghi promettitori eterni di opere che non
al servizio del Duca di Modena per la parte musicale, come si rileva
da
una sua curiosissima lettera al Duca stesso da Bo
sicale, come si rileva da una sua curiosissima lettera al Duca stesso
da
Bologna, in data 2 giugno 1683 in cui si lagnava
i lagnava che certo signor Francesco Desiderij suo famigliare facesse
da
padrone assoluto con lei e la madre (il padre era
rto) senza aver riguardo alcuno alla lor povertà, vantandone autorità
da
Sua Altezza. Senza un permesso di lui, che talvol
affatto, la Torri nè poteva ricever in casa Cavalieri o altre persone
da
cui farsi sentir cantare, nè recarsi ad accademie
nvolte, per la mancanza delli alimenti, inasprì a segno il Desiderij,
da
farlo sparlar della Torri con moltissimo danno al
ttembre dello stesso anno, entrata in trattative di scrittura, chiede
da
Roma a Sua Altezza la licenza di accettare il con
frequentato per lungo tempo in Roma erano le feste Consuali istituite
da
Romolo dopo il ratto delle Sabine. Ma nel Consola
nno della CIV olimpiade e nel 389 della sua fondazione, Roma afflitta
da
una crudelissima peste, sospesa ogni cura bellica
a da una crudelissima peste, sospesa ogni cura bellica, per liberarsi
da
sì fiero nemico domestico, contro di cui ogni uma
precedente volume divisammo, in ogni terreno, senza che se ne prenda
da
altri popoli l’esempio, nella quale per lungo tem
grazia23; al che allude il noto verso di una favola di Titinio citato
da
Pompeo Festo24. E che a’ Romani non riuscisse mal
isse malagevole il gustare delle grazie di quella lingua, può dedursi
da
ciò che scrive Tito Livio del Console L. Volunnio
uti copiosi sali e le vivaci piacevolezze che le condivano, non erano
da
oscenità veruna contaminate, ma talmente dalla na
non recarono veruna taccia a chi le rappresentava. Si è però preteso
da
taluni troppo leggermente che esse fossero sin da
alla loro origine basse non solo e buffonesche ma oscene ancora. Pure
da
quale classico scrittore ciò si ricava? Non da Li
ma oscene ancora. Pure da quale classico scrittore ciò si ricava? Non
da
Livio, non da Strabone, non da Valerio Massimo ch
ra. Pure da quale classico scrittore ciò si ricava? Non da Livio, non
da
Strabone, non da Valerio Massimo che ne favellano
classico scrittore ciò si ricava? Non da Livio, non da Strabone, non
da
Valerio Massimo che ne favellano. Le favole Atell
mata opera di un Giulio Paride dal Vossio e di un Gianuario Nepoziano
da
altri) oscene per origine furono corrette e tempe
che i nostri Osci fossero fuori dell’Italia. Ma egli dovea sapere che
da
prima la denominazione d’Italia propriamente desi
severità di Valerio si riferisce agli Osci festivi sì, ma non osceni
da
principio. Gli Osci (dice pure lo stesso Cantel)
a agli occhi degli eruditi che ragionano, dal sapersi che tali popoli
da
prima chiamaronsi Opici (parola che si allontana
i popoli da prima chiamaronsi Opici (parola che si allontana di molto
da
osceno) o da οϕις secondo alcuni, o da un accorci
rima chiamaronsi Opici (parola che si allontana di molto da osceno) o
da
οϕις secondo alcuni, o da un accorciamento di Eti
rola che si allontana di molto da osceno) o da οϕις secondo alcuni, o
da
un accorciamento di Etiopici secondo altri; e che
ngenui Atellanarii riguardarono la salsa giocondità delle loro favole
da
principio esenti da ogni oscenità. E la corruzion
iguardarono la salsa giocondità delle loro favole da principio esenti
da
ogni oscenità. E la corruzione di esse fu posteri
esse fu posteriore e contemporanea agli eccessi degli altri attori, e
da
ripetersi verisimilmente dall’imitazione contagio
della greca erudizione, furono Livio Andronico e Quinto Ennio i quali
da
Suetonio vengono chiamati entrambi Semigreci 35.
nno 546 composto un inno che per placare i numi si cantò solennemente
da
ventisette verginelle. Acquistò maggior fama per
renzio43. Nevio avea militato nella prima guerra Punica, per quel che
da
lui stesso ricavò Varrone44, e la di lui morte av
ornelio Cetego, cioè l’anno di Roma 549, benchè Varrone stesso citato
da
Tullio ne allunghi ancor più la vita. Secondo Eus
uibus divitias pollicentur, ab iis drachmam petunt. Debbe in oltre
da
lui riconoscersi il primo poema epico latino in v
atte dai di lui poemi l’impareggiabile Virgilio per lo più trascritte
da
verbo a verbo, può ricavarsi dal sesto libro de’
uon grado il Tieste di Seneca che già conosciamo, per quello di Ennio
da
lui composto nel settantesimo anno della sua età,
are e rigettare la Medea di Ennio? Forse il giudizio altrove mostrato
da
Ennio potrebbe indurci a credere che nell’Ecuba a
ει, cioè, Non ha la medesima forza il medesimo discorso pronunziato
da
persone oscure che da illustri. Ennio imita quest
medesima forza il medesimo discorso pronunziato da persone oscure che
da
illustri. Ennio imita questo pensiero, ma ne togl
, non altronde le tolse che dalla commedia nuova, siccome è manifesto
da
molte sue commedie. Essendo esse nelle mani di tu
ve con Alcmena, dipartendosi dal camino tragico probabilmente battuto
da
Euripide nella sua favola perduta intitolata Alcm
mmedia senza alterarne i versi. Riflettendo poi che doveano favellare
da
una parte principi e dei, personaggi non proprii
a propria favola che non ignorava di essere una vera commedia, come è
da
credersi che fossero ancora le Rintoniche. Dalla
ncora le Rintoniche. Dalla somiglianza di Sosia e di Anfitrione presa
da
Mercurio e da Giove derivano tutte le grazie comi
niche. Dalla somiglianza di Sosia e di Anfitrione presa da Mercurio e
da
Giove derivano tutte le grazie comiche tante volt
ipetute nelle moderne scene negli argomenti di somiglianza. Si trasse
da
tal commedia in Italia in prima la novella di Gie
rima la novella di Gieta e Birria attribuita al Boccaccio, ma scritta
da
Giovanni Acquetini che fiorì col Burchiello nel 1
el 1480, come dimostra l’ Argelati52. Indi altri Italiani cominciando
da
Pandolfo Collenuccio tradussero questa favola, e
Sosia per moglie Clèantis che è il personaggio di Tessala introdotto
da
Plauto, e coll’ immaginare che essa al pari della
sto di asserire consoverchia franchezza (come seguendo il Bayle fassi
da
alcuni, i quali mirano gli oggetti da un lato sol
a (come seguendo il Bayle fassi da alcuni, i quali mirano gli oggetti
da
un lato solo) che in ciò il Francese abbia supera
sa sovvenirlo, perchè le proprie entrate si maneggiano dalla moglie e
da
un servo a lei addetto chiamato Saurea. Ricorre a
ucò, nè si vergognò a mio riguardo d’ingannare un ruffiano, e vestito
da
marinajo menarmi la donna che io amava. Mio figli
ebbe per naturale inclinazione. Intanto un mercatante che ha comprato
da
Demeneto alcuni asini, ne manda il prezzo a Saure
ica strada: un vecchio che cena colla bagascia del figliuolo, e si fa
da
lei baciare e abbracciare in presenza del figliuo
ssimo Difilo, e s’intitolava Clerumenoe, o forse piuttosto Cleronemoe
da
κληρος, sors, sortitio, e νέμω, tribuo. Plauto la
marito, ne manda fuori il figliuolo, e prende la protezione del servo
da
lui favorito. Per troncare ogni contrasto, conven
negli arzigogoli del pescatore Grippo si fa un ritratto di coloro che
da
picciole speranze sollevati si promettono grandez
verrebbe, l’una e l’altra concordemente alle mire del poeta. Scorgesi
da
qualche commedia moderna l’effetto di simili esem
pendo ove esser possa, disperato pensa di prendere volontario esiglio
da
Atene. Eutico suo amico figliuolo di Lisimaco lo
Questa è un’ altra favola di Filemone intitolata in greco Θησαυρὸς, e
da
Plauto detta Trinummus forse meno felicemente da
in greco Θησαυρὸς, e da Plauto detta Trinummus forse meno felicemente
da
tre nummi pagati per incidenza a un Sicofanta. Il
o del tesoro. E a consiglio di un suo amico finge due lettere mandate
da
Carmide, una a lui stesso, e l’altra al figliuolo
ate da Carmide, una a lui stesso, e l’altra al figliuolo accompagnata
da
mille filippi per la dote della sorella. Un sicof
on saper, ma nulla sanno. Ciò che pensa ciascun, ciò che domani O
da
quì a un mese ha da pensar, ben sanno. Ciò che
anno. Ciò che pensa ciascun, ciò che domani O da quì a un mese ha
da
pensar, ben sanno. Ciò che all’orecchio il re d
a quì a un mese ha da pensar, ben sanno. Ciò che all’orecchio il re
da
solo a sola Susurra alla regina, essi pur sanno
r falso D’una in un’ altra lingua rimontando Si venisse a indagar
da
chi mai nacque, E gastigato il novellier ne fos
e delle figliuole e del nipote, per mezzo di Agorastocle già adottato
da
un suo ospite chiamato Antidamante. Chi ha molto
le loro fatiche? Ciascuno volle in tali versi rinvenire il linguaggio
da
se coltivato. Giuseppe Scaligero56 considerò ques
le secondo lui la lingua Punica si è conservata. La curiosità troverà
da
pascolarsi in quanto, oltre a’ nominati, dissero
ni altro dal Boccaccio nella Novella del porco rubato a Calandrino, e
da
Giambatista della Porta in più di una commedia, e
sa di Tossilo, per vedere se vi è rimasto dal passato dì qualche cosa
da
ingollare, vede aprirsi la porta e si trattiene.
hia, un orinale, un pajo di zoccoli, un pallio e un picciolo borsotto
da
guardare alcuna coserella per divertirsi mentre s
uanto può possedere un buon parassito. Orsù (dicegli in fine Tossilo)
da
te altro non voglio che la tua figliuola . . . .
dalo. Certo che no (replica Saturione). Vuoi tu che io sia conosciuto
da
altri che da chi mi dà da mangiare? Or dunque (ri
he no (replica Saturione). Vuoi tu che io sia conosciuto da altri che
da
chi mi dà da mangiare? Or dunque (ripiglia Tossil
a Saturione). Vuoi tu che io sia conosciuto da altri che da chi mi dà
da
mangiare? Or dunque (ripiglia Tossilo) tu puoi da
difficile, non essendo scorsi che sei mesi dalla venuta del ruffiano
da
Megara in questa città. Saturione si rattrista al
si rattrista al’ vedere andare in fumo il banchetto, se dee dipendere
da
questo intrigo. Tossilo conchiude ch’egli rimarrà
e, instruiscila di quanto dee dire, di chi si abbia a chiamar figlia,
da
chi debba favoleggiare di essere stata rapita, in
voleggiare di essere stata rapita, in qual guisa figurarsi nata lungi
da
Atene, come piangere al ricordarsi della patria e
ccome accennammo nel parlar delle commedie di Aristofane. Gli antichi
da
una banda dipingevano al naturale per ottenere la
in modo, che possa trovarsi in casa quando egli pensi che sia ancora
da
Lenniselene. Pegnio risponde, ti obedirò, e torna
Tossilo: E Pegnio: in casa per trovarmici mentre tu pensi che io sia
da
Lenniselene; motto, ovvero, come dicono i moderni
favellare in una banda della scena poteva essere coperto e non veduto
da
chi agiva in un’ altra fino a tanto che non venis
duta. La Vergine con saviezza e modestia procura di rimuoverlo ancora
da
tal disegno in questa guisa secondo la mia versio
E quando il pensi men, t’esce sul viso. Sat. Temi tu ch’io ti venda
da
buon senno? Verg. Nol temo, no, ma che si finga
paterni, ed entrano in casa di Tossilo. Dordalo risoluto vuole andar
da
Tossilo o perchè gli dia il pattuito prezzo della
ggere le sinte lettere, ove si accenna di una Vergine Araba fuggitiva
da
vendersi, e mostrando desiderio di apportargli ut
’ottavo, Prepotenza nel nono, e dietro ad esse Ogni malvagità. Se
da
tal peste Non si ripurghi, a conservarla, io pe
l arripides, nunquam postea eripides. il che graziosamente s’imitò
da
Giambatista della Porta, nella cui Trappolaria il
disposta la mensa avanti la porta della propria casa per farsi veder
da
lui, come in fatti avviene. Or nell’uno e nell’al
e truffato, e tanto più graziosamente, quanto che n’è prima avvertito
da
un vecchio, il quale per una scommessa fatta con
ne ridevoli conseguenze contro gli antichi. Egli non può ignorare che
da
essi non si vuole apprendere il modo di sceneggia
i vista le umane ridicolezze. Per tali cose la favola del Pseudolo fu
da
Gellio chiamata festivissima, e ammirata da’ mode
terpreti, tra’ quali si distinse Federico Taumanno. Giovanni Dousa le
da
il titolo di ocellus fabularum Plauti 61. Curcul
ba al vantatore un anello, per cui mezzo acquista una Vergine venduta
da
un ruffiano, e la reca nelle mani di Fedromo di l
e di peso trovata dal vecchio Euclione, il quale avvezzo alla miseria
da
tanti anni non sa far uso di quel danajo, e di be
ce. Il di lui carattere con somma maestria e con cento grazie dipinto
da
Plauto, è stato mille volte copiato da Italiani,
ria e con cento grazie dipinto da Plauto, è stato mille volte copiato
da
Italiani, Spagnuoli, Francesi e Inglesi; e lo sci
laria non ci sia pervenuta intera, è stata pur tradotta nel secolo XV
da
Paride Ceresara, per quel che apparisce da una le
pur tradotta nel secolo XV da Paride Ceresara, per quel che apparisce
da
una lettera di Lodovico Eletto Mantovano de’ 22 d
risponde Megadoro all’avaro Euclione, il quale dice di non aver dote
da
dare alla figlia: . . . . . . . . . Ne duis:
no Riccio, Maurizio Sidelio65. Cestellaria. Denominasi questa favola
da
un cestino cogli ornamenti infantili di una bambi
gozzovigliando. Un servo autore dei di lui disordini appena ha tempo
da
fare menar dentro un commensale ubbriaco e chiude
ale ubbriaco e chiudere la casa. Incontrasi di poi col vecchio, e gli
da
ad intendere esser la casa posseduta da mostri e
asi di poi col vecchio, e gli da ad intendere esser la casa posseduta
da
mostri e fantasime, perchè sessanta anni fa vi fu
me, perchè sessanta anni fa vi fu spogliato e ammazzato un forestiere
da
colui che vendè la casa al vecchio padrone. Quest
o necessario a veder la casa, o che vi manchino forse de’ versi detti
da
Simo prima di partire, o che il poeta abbia conta
esta favola, ed ebbe per titolo le Rétour imprevû. E’ stato osservato
da
Metastasio il bisogno che essa ha di mutazioni di
in vece di prologo, che per la seconda volta troviamo in Plauto fatto
da
uno degl’ interlocutori, e collocato nel mezzo de
nel mezzo della favola. Contiene una beffe fatta a quel vanaglorioso
da
un fervo per torgli di mano una fanciulla amata d
quel vanaglorioso da un fervo per torgli di mano una fanciulla amata
da
un giovane Ateniese. Questi alla chiamata del ser
Palestrione le insinua di fingersi una propria sorella gemella venuta
da
poco tempo coll’ amante in Efeso. Il muro aperto
di un vecchio e spasimata amante del soldato. Lusingato il vantatore
da
questo nuovo acquisto, per non ricevere disturbo
e colla madre che già si dice imbarcata. Appena l’innamorato vestito
da
marinajo l’ha menata via, che il soldato pieno di
della prima scena affermò il Lascari di averlo trovato in Messina, e
da
alcuni si attribuisce a Francesco Petrarca68. Dip
tidisce e mi ammazza. Epidico, non dico altro, la favola prediletta e
da
me amata al pari di me stesso, mi diviene ristucc
o è libera, dandogli speranza che non mancherebbe di esser ricomprata
da
un soldato che l’ ama. Ma il soldato ricusa di ri
arte Perifane che tiene in casa come sua figlia la sonatrice comprata
da
Epidico, colla venuta di una donna da cui egli l’
ua figlia la sonatrice comprata da Epidico, colla venuta di una donna
da
cui egli l’ebbe, conosce di non esser tale. Per t
per buona ventura di costui si scopre che l’ultima fanciulla comprata
da
Stratippocle era veramente la di lui sorella natu
sce nell’azione principale. Questa consiste nella costanza dimostrata
da
due matrone in amare i loro mariti bisognosi, i q
a dimostrata da due matrone in amare i loro mariti bisognosi, i quali
da
tre anni partirono dalla patria cercando di migli
no della città, e un altro che viene da’ paesi esteri. A quest’ultimo
da
lei trattato in altro tempo ancora dà ad intender
limento avviene colla riconoscenza del bambino supposto che era preso
da
una giovane amata da Dinarco uno degli amatori di
riconoscenza del bambino supposto che era preso da una giovane amata
da
Dinarco uno degli amatori di Fronesia. Questo Din
eivei. Egione ha due figliuoli, uno che di anni quattro gli fu rubato
da
uno schiavo e venduto a uno straniero, e un altro
debolezze, amore, parti supposti, danari truffati, e bagasce liberate
da
qualche giovane di nascosto del padre. Di siffatt
ntichi comici molte altre invenzioni avranno immaginate assai diverse
da
quelle che leggiamo nelle reliquie de’ loro scrit
nendosi alle venti che ne abbiamo, passerebbero il numero di vent’una
da
Varrone riconosciute per Plautine. Certo Lelio, a
mo eruditissimo affermava che venticinque veramente erano le commedie
da
Plauto composte, e che altre appartenevano ad alt
oste, e che altre appartenevano ad altri più antichi comici, e furono
da
lui ritoccate nel ripetersene le rappresentazioni
ggiori, continua a rappresentarsi sulla scena Romana. 23. V. ciocchè
da
Giacomo Guitero nel lib. II, c. 19 de Vet. Jur. P
te temperatum, ideoque vacuum nota est. 30. Oltre a ciò che rilevasi
da
Polibio, da Livio, da Virgilio, da Strabone, vedi
m, ideoque vacuum nota est. 30. Oltre a ciò che rilevasi da Polibio,
da
Livio, da Virgilio, da Strabone, vedi il lib. I,
vacuum nota est. 30. Oltre a ciò che rilevasi da Polibio, da Livio,
da
Virgilio, da Strabone, vedi il lib. I, c. 33 dell
est. 30. Oltre a ciò che rilevasi da Polibio, da Livio, da Virgilio,
da
Strabone, vedi il lib. I, c. 33 della Geogr. Sacr
ammaticis. 47. Si vegga la prefazione premessa alle Satire di Orazio
da
M. Dacier. 48. V. il tomo I delle Vic. della Col
i, era nel 1572 capocomico in Inghilterra, secondo il Collier, citato
da
Adolfo Bartoli (op. cit., CXXIX), e in Ispagna l’
cit., CXXIX), e in Ispagna l’ '88 col fratello Tristano, come abbiam
da
una sua lettera alla madre del 18 agosto, di cui
sottoscrive in una lettera al Duca di Mantova, del 17 settembre 1580,
da
Firenze. (V. Alberghini). Ma se notizie non ci so
re, a bastanza ne abbiamo come uomo e come marito, in due lettere sue
da
Milano del 27 ottobre '91 e da Caravaggio del 9 n
uomo e come marito, in due lettere sue da Milano del 27 ottobre '91 e
da
Caravaggio del 9 novembre al capitano Alessandro
icante : Mentre Drusiano è stato ultimamente in questa città che son
da
cinque mesi in circa, à visso sempre de mio con i
ndo bene de dove veniva la robba, et comportava che sua moglie stesse
da
me et venisse alla mia abitatione, et non atendev
ciava correre il mondo : come di questo ne farò far fede avanti S. A.
da
più testimonie degni di fede. Ma perchè circa ott
otto giorni sono io li ho fatto intendere per la massaia che si trovi
da
vivere, che non voglio ch' egli viva de mio, mena
do così il Catrani stesso a provvederla di un letto e lasciarli tanto
da
alimentare il figliuolo, se non volea che andasse
Tristano era siffattamente intricato nelle faccende del fratello, che
da
lui stesso sappiamo in una lettera del 2 maggio '
endo ricercar nè vendetta, nè giustizia, ma desiderando solo di viver
da
cristiani e giustamente.
ditorioa. Terenzio neppure di tal gregge fece uso; ond’è che nè anche
da
ciò derivare il farfallone di certo Francese, il
media togata trabeata parve nuovo a’ tempi di Augusto; e su inventato
da
Cajo Melisso da Spoleto, il quale nato ingenuo ma
beata parve nuovo a’ tempi di Augusto; e su inventato da Cajo Melisso
da
Spoleto, il quale nato ingenuo ma esposto per la
bernaria frammischiava l’eccellenza alla bassezza, e prendeva il nome
da
taberna, luogo frequentato da persone di ogni cet
lenza alla bassezza, e prendeva il nome da taberna, luogo frequentato
da
persone di ogni ceto. L’Atellana era una commedia
Atellana era una commedia bassa, sì, ma piacevole, lontana alla prima
da
ogni oscenità e licenza scurrile (siccome nel sec
) indi contaminata dall’esempio de’ mimi. Essa per quel che ricavammo
da
Strabone, si recitò lungo tempo da attori privile
mimi. Essa per quel che ricavammo da Strabone, si recitò lungo tempo
da
attori privilegiati che godevano della Romana cit
Macco e del Buccone, delle quali favellasi in un passo di L. Apulejo
da
Giusto Lipsio interpretato scrivendo a Niccolò Br
ortava in testa una berretta aguzza, e una maschera in volto alterata
da
un gran naso. Stimava il lodato valoroso antiquar
reca voce μακκαειν, delirare, e L’altra μακκοαω, far l’indiano, usata
da
Aristosane ne’ Cavalieri, corrispondono alla goff
lla stima della società e delle prerogative di cittadini. Egli è però
da
avvertirsi che anche gli altri istrioni, allorchè
rionfali, sotto Augusto fè rappresentare una farsa mimica in pubblico
da
matrone e cavalieri in vece de’ soliti attoria. P
Nerone estinguere la virtù stessa, in Padova sua patria cantò vestito
da
tragedo ne’ Giuochi Cestici istituiti dal Trojano
Mimi. I Mimi de’ Latini furono picciole farse buffonesche usate
da
prima per tramezzi che poscia formarono uno spett
zio e diletto compose moltissimi mimi che si rappresentavano, e forse
da
lui stesso ancora privatamente. La qual cosa per
a che vi era, alludendo al gran numero di senatori e cavalieri creati
da
Cesare. Ma Laberio che non cedeva all’Arpinate ne
itolato Rector inserì i seguenti versi sull’acciecamento di Democrito
da
un vecchio avaro applicato a’ proprii casi: Demo
ificarlo, dichiarandosi pubblicamente a favore de’ mimi rappresentati
da
Publio. Di questo liberto sono a noi pervenute al
grafi Lentulo, di cui favellano san Girolamo e Tertulliano; Gn. Mazio
da
Gellio appellato dottissimo; e Lucio Crassizio di
ui ebbe il cognome di Paside che poi si trasformò in Panza, ed attese
da
prima agli studii teatrali, e compose alcuni mimi
losofia dietro la scorta del filosofo Quinto Settimo. I mimi prodotti
da
tali scrittori erano ingegnosi, morali e piacevol
, s’introdussero le donne. Allora fu che de’ mimi degenerati si disse
da
Ovidio, imitantes turpia mimi , e che Diomede di
i Marcantonio, e di Lucilia mima che visse sino a cento anni nominata
da
Plinio. Della sfacciataggine di simili mime sono
spettando la presenza di quel virtuoso cittadino; ma egli avvertitone
da
Favonio suo amico uscì dal teatro, ed il popolo c
Il nominato Ila però sommamente licenzioso ad istanza del Pretore fu
da
Augusto nella propria casa fatto pubblicamente ba
mbievolmente si disprezzavano e facevansi ogni male. Batillo favorito
da
Mecenate giunse a far bandire da Roma e dall’Ital
acevansi ogni male. Batillo favorito da Mecenate giunse a far bandire
da
Roma e dall’Italia il suo emulo Pilade, benchè Su
tumi sieno puri? La tragedia di Medea espressa mirabilmente per gesti
da
Mnestere, poteva recar vergogna alla ragione perc
Saturnali lib. III, c. 14. a. Egli è certo che quando Tiberio cacciò
da
tutta Italia gl’istrioni per la loro somma petula
hiamati, fu costretto per timore di qualche grave pericolo a bandirli
da
Roma, non cessarono le rappresentazioni teatrali.
delle sue Istituzioni Divine, questi giuochi Florali furono istituiti
da
una cortigiana chiamata Flora, la quale lasciò il
giana chiamata Flora, la quale lasciò il popolo Romano erede de’ beni
da
lei guadagnati, assegnandone una parte per la cel
e pe’ giuochi che dal suo nome doveano chiamarsi Florali. Quì però è
da
avvertirsi che il culto della dea Flora è più ant
o della dea Flora è più antico della cortigiana Flora, e fu istituito
da
Tazio re de’ Sabini in Roma; e i giuochi Florali
n Roma; e i giuochi Florali cominciarono l’anno di Roma 513; di che è
da
vedersi Isacco Vossio de Origine Idolatr. lib. I
nterrottamente abbia in essi dominato lo spirito religioso primitivo,
da
che sino a questi tempi la commedia si considera
igioso primitivo, da che sino a questi tempi la commedia si considera
da
alcuni Cinesi come antico rito del patrio culto.
a nelle pubbliche calamità o allegrezze, è costantemente accompagnato
da
un dramma, il quale si riguarda come rito insieme
n manchino ne’ fasti di questa nazione esempli di regnanti, che vinti
da
i vezzi delle sirene teatrali giunsero all’eccess
il medesimo carattere che lo distingue nello stato. Il re rappresenta
da
re, i suoi nipori o figliuoli da principi, da cap
ingue nello stato. Il re rappresenta da re, i suoi nipori o figliuoli
da
principi, da capitani o consiglieri i veri consig
tato. Il re rappresenta da re, i suoi nipori o figliuoli da principi,
da
capitani o consiglieri i veri consiglieri o capit
da principi, da capitani o consiglieri i veri consiglieri o capitani,
da
servi i servi. Quindi è che, siasene qualunque la
sia l’ Orfano della famiglia Tchao, tradotto dal P. Prèmare e tratto
da
una collezione di un centinajo di drammi scritti
iù serie, le situazioni più patetiche, rare volte vengono scompagnate
da
bassezze e motteggi buffoneschi. Ogni favola è di
chiamasi Sie-Tse, e tutti gli altri Tche. Quanto alla musica trovasi
da
tempo remotissimo nella China introdotta, essendo
da tempo remotissimo nella China introdotta, essendo stata inventata
da
Hoang-ty, e coltivata dallo stesso Fo-hi inventor
l’Imperadore. I varj stromenti della coltivazione sostenevansi allora
da
venti musici, ed altri cinquanta rimanevano in gu
e le cerimonie fatte negli appartamenti delle Imperatrici. Eseguivasi
da
prima in tali luoghi la musica da 24 donne sotto
menti delle Imperatrici. Eseguivasi da prima in tali luoghi la musica
da
24 donne sotto la direzione de’ maestri della cam
i. Comparisce fanciulla, amoreggia e si marita una donna, la quale ha
da
partorire un bambino, che dopo quattro lustri si
0. Oltre alle rappresentazioni riferite hanno gli Orientali coltivati
da
gran tempo i balli pantomimici. Alcuni de’ commed
traduzione ms. di un libro intorno all’Antica Musica Cinese composta
da
Ly-Koang-ty dottore e membro del primo tribunale
nesi impresse nella China, le quali nel 1779 si compiacque d’inviarmi
da
Pisa a Napoli sulla speranza che avessero potuto
i Cinesi, per farne tradurre una almeno. Alquante etimologie ricavate
da
qualche parola Cinese e infilzate in certi liberc
(fuori di Porta a Prato a San Stefano in Pane) il 13 agosto del 1751
da
Filippo Del Buono, possidente. Visse e morì in Vi
udito (e le parole sue furon riferite nella Nazione del 31 marzo ’91
da
Giulio Piccini (Jarro), a cui debbo gran parte di
areggiata e documentata vita del nostro artista) che il nome venisse
da
un faceto garzone di parrucchiere, o da un gaissi
artista) che il nome venisse da un faceto garzone di parrucchiere, o
da
un gaissimo mendicante, il quale se ne stava sugl
oppe e brandelli, per la sua persona, scarna, allampanata, stentata :
da
ciò il nome di stento o stenterello, che si dà tu
e 20 aprile ’91), io credo che il nome di Stenterello egli prendesse
da
sè stesso, essendo piccolo di statura, magro, spa
sò, dice, in un batter d’occhio, perchè fu del continuo accompagnato
da
quiete d’animo, da perfetta salute, da ogni possi
tter d’occhio, perchè fu del continuo accompagnato da quiete d’animo,
da
perfetta salute, da ogni possibile soddisfazione
è fu del continuo accompagnato da quiete d’animo, da perfetta salute,
da
ogni possibile soddisfazione nell’arte, e con sop
tieri le scappava di casa. Fu in processo di tempo il Del Buono preso
da
tal manìa religiosa, che datosi tutto a Dio, fece
gli è sepolto, si legge su di una parete il seguente epitaffio, fatto
da
lui stesso incidere in marmo fin dal 1826 : Luig
ui stesso incidere in marmo fin dal 1826 : Luigi Del Buono fui – che
da
vivente destinavo questo marmo – per soprapporsi
il popolo fiorentino in genere, nella vivezza del linguaggio, purgato
da
ogni parola men che conveniente. Stenterello n
ma fisionomia, terminando col trasformarsi in un semplice personaggio
da
pochade e magari da operetta, oggi Stenterello in
nando col trasformarsi in un semplice personaggio da pochade e magari
da
operetta, oggi Stenterello in mare, domani organi
cio. Se tento intanto, un tantin tutto il vostro cor, tutt’atto a tor
da
tutti, gli atti di timore ho più a temere, perchè
atri di Venezia del 1821 cita un Vincenzo Fracanzani il quale partito
da
Firenze sua patria, immaginò in Lombardia un nuov
che quantunque in lui non male accolto dal pubblico, tuttavia non fu
da
altri poi ricopiato. C’è qui dell’inesattezza, av
ricopiato. C’è qui dell’inesattezza, avendo nel ’21 il Del Buono già
da
quarant’anni creato la sua maschera ? o forse il
come anche anteriore mi sembra la giubba a vita abbottonata e fermata
da
cintura. A ogni modo è certo che nè lo schizzo de
, che l’azione ed i principali colpi di teatro della prima si tolsero
da
una commedia Italiana11. Arlecchino servo balordo
n la Scuola delle donne rappresentata in dicembre, che Moliere ricavò
da
una novelletta delle Notti Facete di Straparola14
te di Straparola14. Essendo stata questa piacevole commedia criticata
da
certi smilzi letterati pieni d’invidia più che di
lto segno; e poche altre ridicolezze importanti come questa rimangono
da
esporsi allo scherno scenico. Il carattere di Alc
fu di bel nuovo proibita. Il re assediava Lilla, e due attori spediti
da
Moliere gli presentarono un memoriale contro di t
ne nel IV. Nel 1668 comparvero l’Anfitrione e l’Avaro commedie tratte
da
Plauto e accomodate ottimamente a’ costumi più mo
di M. de Pourceaugnac, in cui un avvocato di provincia viene aggirato
da
Sbrigani personaggio modellato su i servi della c
erito il piano lo stesso Luigi XIV, il quale nel primo tramezzo ballò
da
Nettuno, e nel sesto da Apollo; ma fu l’ ultima v
Luigi XIV, il quale nel primo tramezzo ballò da Nettuno, e nel sesto
da
Apollo; ma fu l’ ultima volta che questo monarca
tesimosecondo anno della sua età, comparve in teatro a ballare scosso
da
alcuni versi del Brittannico di Racine (Nota V).
ene prime del II e del III sono di Moliere; il rimanente si verseggiò
da
Pietro Cornelio, ad eccezione delle parole italia
ro Cornelio, ad eccezione delle parole italiane, e de’ versi francesi
da
cantarsi scritti da Quinault e posti in musica da
zione delle parole italiane, e de’ versi francesi da cantarsi scritti
da
Quinault e posti in musica da Lulli. Moliere, Lul
de’ versi francesi da cantarsi scritti da Quinault e posti in musica
da
Lulli. Moliere, Lulli, Cornelio, Quinault lavoran
e il falso bell’ ingegno, e la superficiale pedantesca erudizione; ma
da
un soggetto così arido Moliere seppe trarre parti
o filosofico ove ponga mente a quella sagacità, che lo mena ad entrar
da
maestro nel mecanismo delle umane passioni? Ma la
iva e tutto purifica per l’altrui ammaestramento. Or questa filosofia
da
quanti filosofi e matematici d’ostentazione è con
Intorno a’ caratteri diversi delle sue favole è d’avvertirsi che egli
da
prima accomodò i suoi lavori al gusto dominante p
edie d’intrigo; ma poichè ebbe acquistato maggior credito, si rivolse
da
buon senno a ritrovare il ridicolo ne’ costumi co
scrittori teatrali, e seppe approfittarsi delle loro invenzioni, non
da
plagiario meschino, ma da artefice sagace che abb
pe approfittarsi delle loro invenzioni, non da plagiario meschino, ma
da
artefice sagace che abbellisce imitando. É incert
Sbrigani si trovano nelle commedie del Porta. Giorgio Dandino deriva
da
una novella del Boccaccio già dallo stesso Porta
non avesse voluto nella sua favola aggruppare gli eventi che nascono
da
una somiglianza, e quelli di cinque coppie d’inna
mica sino al Misantropo: niuno copiò più al vivo la natura seguendola
da
per tutto senza lasciarla prima d’ averne raccolt
espressione barbara, forzata, o nuova nella lingua, di che fu ripreso
da
Fénélon, La Bruyere e Baile; molte composizioni s
effetto o prestarono il nome a chi non volle comparire. Trarremo solo
da
questa folla di poca importanza il Pedante burlat
deflorazione, sulla fuga di due donne rivali e sul loro travestimento
da
uomo, senz’arte, senza regolarità e senza piacevo
vi si trova la verità e la vivacità comica ch’ebbe poi tal carattere
da
Moliere. L’istesso Voltaire avendo riguardo a que
tore si avvicina molto al gusto di quel gran comico. I Menecmi tratta
da
Plauto vien pregiata dagl’ intelligenti; ed è da
co. I Menecmi tratta da Plauto vien pregiata dagl’ intelligenti; ed è
da
notarsi che l’ autore la dedicò a Desprèaux contr
ito. Egli convisse con Palaprat per alcun tempo con molta intimità, e
da
lui fu ajutato nella nominata commedia. Diceva pe
sse in dieci volumetti, ma si stima che alcune sieno state pubblicate
da
autori anonimi sotto il di lui nome. Verseggiava
anto alla Commedia Italiana fu sostenuta, dopo i Comici Gelosi, prima
da
una comitiva che rimase in Parigi fino al 1662 se
itiva che rimase in Parigi fino al 1662 senza stabilimento fisso, poi
da
un’ altra più fortunata che alternava colla Compa
Si direbbe tutta di Cimabue o di altro guastasanti una figura animata
da
Raffaello o dal Correggio per averne quel rozzo p
l duca di Joyeuse e di madamigella di Vaudemont, ajutato nella musica
da
Salmon e da Beaulieu, e ne’ versi da Chesnaye, a
yeuse e di madamigella di Vaudemont, ajutato nella musica da Salmon e
da
Beaulieu, e ne’ versi da Chesnaye, a cui Giacomo
Vaudemont, ajutato nella musica da Salmon e da Beaulieu, e ne’ versi
da
Chesnaye, a cui Giacomo Patin pittore del re fece
insieme colla regina, nella mascherata in forma di balletto composta
da
Benserade nel 1651, e ne’ balletti comici di Moli
Gattinelli Luigi, nacque a Meldola il 1786
da
Niccolò, orefice, e da Teresa Fanelli, e vi fu ba
Gattinelli Luigi, nacque a Meldola il 1786 da Niccolò, orefice, e
da
Teresa Fanelli, e vi fu battezzato, nella chiesa
carnovale del 1806 a Lugo la lughese Giuseppina Stanghellini, sarta,
da
cui ebbe i due figliuoli Gaetano ed Angelo, prima
al teatro. Ecco il sonetto a stampa per le faustissime nozze, dettato
da
certo signor Cricca : O caro Gattinel che bravam
le parti di primo uomo, fu in tal ruolo e per un triennio scritturato
da
Luigi Vestri ; ma impinguatosi alquanto coll’ ava
bbracciar l’altro di caratterista e promiscuo, con cui fu scritturato
da
Solmi e Pisenti, e in cui riuscì ottimo, avendo s
in cui riuscì ottimo, avendo saputo togliere tutto il buono che potè
da
Francesco Taddei e Luigi Vestri, e adattarlo a’su
o Luigi Vestri era caratterista a nessuno secondo. Ristabilito appena
da
lunga malattia, mettevasi in viaggio per Firenze,
mento a perenne sua memoria, con una lunga iscrizione latina, dettata
da
L. G. Ferrucci. Antonio Colomberti lasciò scritto
Mascherpa che i Drammatici al servizio di S. M. la Duchessa di Parma
da
lui condotti e diretti siano rimasti per non sosp
i ! Un raggio dell’implorato vostro patrocinio mi conforti nel dolore
da
cui sono amareggiato per la perdita d’un vecchio,
cui si discorre largamente di commedie originali e tradotte, del ’28
da
Firenze ad Antonio Benci, in Livorno, autore dell
e della Bottega del libraio, del Salvator Rosa, e di altro, e del ’44
da
Trieste al figliuolo Angelo in Vicenza. Da questa
di nome, non dovevano riconoscersi. D’altronde il partito che trassi
da
un tale cambiamento non si può immaginare, se non
o Gattinelli ! Chiudo questo articolo con la lettera ch’ egli scrisse
da
Faenza al figliuolo Angelo, in Montagnana, il 24
ndonarmi. Avevo 200 scudi, sono iti ; ne ho presto ripiegati altri, e
da
questa parte non tremo per ora. La testa mi regge
Arrighi Carlo, nacque a Livorno il 13 agosto 1859
da
Pilade Arrighi, cassiere alle stanze dei pubblici
859 da Pilade Arrighi, cassiere alle stanze dei pubblici pagamenti, e
da
Antonietta Bonamici, sorella del Dottor Diomede,
onietta Bonamici, sorella del Dottor Diomede, il noto bibliofilo. Fin
da
giovinetto accudì al prosperoso commercio delle p
n da giovinetto accudì al prosperoso commercio delle pelli, legatogli
da
un suo stretto parente. Nell’anno 1876 entrò a fa
promessa di ottima riuscita per quell’arte, alla quale fu trascinato
da
passione irresistibile, e la quale doveva poi con
91, e la quale abbandonò in America per tornarsene a Livorno, affetto
da
una di quelle malattie che consumano lentamente e
o, nacque a Venezia il 21 dicembre del 1846 dal ragioniere Domenico e
da
Angela Demartini. Studiò legge, e senza aver appa
e senza aver appartenuto ad alcuna società filodrammatica, mostrò sin
da
piccolo amore grandissimo al teatro di prosa, nel
e a casa, il giovine artista fu confermato con una paga che gli desse
da
vivere ; e indi a poco egli fu primo attor giovin
di Cesare Rossi. Il primo anno fece società con Francesco Coltellini,
da
cui essendogli pervenute alla resa dei conti cinq
resa dei conti cinque o seimila lire di guadagno, oltre a quel tanto
da
vivere che s’ era assegnato giornalmente per sè e
arata ! E quali effetti di commozione o di comicità non sapeva trarre
da
situazioni o da intonazioni nuove, imprevedute !!
effetti di commozione o di comicità non sapeva trarre da situazioni o
da
intonazioni nuove, imprevedute !!! Pietriboni, ri
vere, ripeto, che gl’ intelligenti e in un modesti ! Egli ebbe aperto
da
lui un nuovo orizzonte…. il metodo suo seguì, si
use i movimenti de'singoli attori !… Mostrava egli le scene, recitava
da
donna, da vecchio, da giovine !… Certo non era in
menti de'singoli attori !… Mostrava egli le scene, recitava da donna,
da
vecchio, da giovine !… Certo non era ingiusta la
goli attori !… Mostrava egli le scene, recitava da donna, da vecchio,
da
giovine !… Certo non era ingiusta la pecca che tr
nni più tardi la sua Silvia gli morì dopo un anno e mezzo di malattia
da
lei ignorata, e che fu per lui la più atroce agon
o, e non come buffone. » E aggiunge ch’ ebbe figli tenuti a battesimo
da
serenissimi Principi. Giovanni Cinelli nella sua
ori il 1638, e ristampato poi nel Propugnatore del maggio-giugno 1880
da
Severino Ferrari. In esso egli lascia il Violino
di Mantova, al quale fu raccomandato dal Cardinal Caetani con lettera
da
Roma in data 12 aprile del 1611. Il ’15 e il ’16
15 e il ’16 egli era già nella Compagnia de’ Confidenti, come si vede
da
queste due lettere scritte a S. A. Impresaria il
l mio mancamento cercherei con la forza del merito di altri impetrare
da
V. E. perdono. Si come hora conossendo non havere
ere all’ E. V. che solo bramo di servirlo, mi scordo il torto fattomi
da
messer Battistino nello scrivere queste falsità a
ig. Flavio onde vivendo a V. E. servitore et a lui compagno li auguro
da
N. S. ogni felicità, di Milano il di 12 Agosto 16
ino. Ill.mo et Ecc.mo Sig. Nostro Per cura del Sig. Flavio portataci
da
Battistino habbiamo inteso la volontà e gusto di
lla pace tanto a noi necessaria, e con tanta fatica per nostro honore
da
V. E. procurata. Messer Battistino suo marito st
i compagnia, ne sarà ammesso in qual si voglia benchè minimo negozio,
da
che potesse pretendere più di quello che nella le
e fondata la Compagnia dei Confidenti, che mise assieme per suo gusto
da
circa sei anni, e che andava conservando sempre c
o degli Archivi di Modena risulta che al Gabbrielli e compagni venuti
da
Venezia furon dati il 27 maggio 1620 da S. A. Duc
Gabbrielli e compagni venuti da Venezia furon dati il 27 maggio 1620
da
S. A. Ducatoni 350 d’argento per haver fatto in C
Ser.mo Principe Tomaso di Savoja, compreso le spese della venuta loro
da
Venezia e per ritornarsi, fanno L. 2205. Il ’24
issima Arciduchessa. A Firenze erano ancora il 31 ottobre, come si ha
da
un ricorso a Cesare Molzi per le noie che loro ca
Parrino), ricorso ch’ebbe per effetto la immediata espulsione di esso
da
Firenze e dallo Stato. Il gennaio del 1627 France
Il gennaio del 1627 Francesco Gabbrielli era a Ferrara, come si vede
da
questa lettera del 6, senza indirizzo, ma scritta
vir di lei in altro che nel premeditato. Suo marito ha fatto un tempo
da
secondo inamorato, ma per odiar il studio si è me
tempo da secondo inamorato, ma per odiar il studio si è messo a fare
da
Capitano Italiano, qual non gli riesce. Cintio pe
eparerà dall’Olivetta, che sarebbe un altra serva. Fritellino è buono
da
farsi odiare non solo da comici, ma da tutto il p
e sarebbe un altra serva. Fritellino è buono da farsi odiare non solo
da
comici, ma da tutto il popolo, e lo vediamo con i
ltra serva. Fritellino è buono da farsi odiare non solo da comici, ma
da
tutto il popolo, e lo vediamo con isperienza poic
cena vuol la gioventù. Il Pantalone della Podagra è così mal trattato
da
detto male che l’anno passato con noi in Venetia
lingua Toscana sono stati sommamente graditi, con speranza ch’habbino
da
riuscire mercè el studio al paro di qualunque alt
he non vi sij altro che V. S. e S. A. e significargli ch’io non parlo
da
Scapino, ma da Francesco, il quale si rimette a t
ltro che V. S. e S. A. e significargli ch’io non parlo da Scapino, ma
da
Francesco, il quale si rimette a tutto quello che
uto alcuna lettera del S.r Marliani, ma se l’haverò farò quanto verrà
da
S. A. per mezzo di quella imposto. E con questo f
Battista
da
Treviso (degli Amorevoli), recitava le parti di d
il Drusiano, conduttore di comici italiani a Londra nel ’78, e citato
da
A. Mézières (Prédécesseurs et Contemporains de Sh
intorno alla Compagnia de’ Gelosi che fu in Francia nel ’77. Battista
da
Treviso lasciò dunque la Francia il 10 maggio del
84 nella Compagnia degli Uniti, come si rileva dalla seguente lettera
da
Ferrara al Principe Vincenzo in data del 3 aprile
ra da Ferrara al Principe Vincenzo in data del 3 aprile, sottoscritta
da
tutti i Comici Pedrolino, Magnifico, Gratiano, Lu
rolino, Magnifico, Gratiano, Lutio, Capitan Cardone, Flaminio, Batt.ª
da
Treviso Franceschina, Giulia Brolo, Isabella, Gio
are che Messer Battista si fosse fatto capocomico, come può rilevarsi
da
quest’altra lettera, tolta pure dal D’Ancona (II,
D’Ancona (II, 492), dalla quale anche si apprende come egli fosse già
da
tempo in que’ rapporti relativamente intimi che s
fatto V. A. Ser.ma mi levano la speranza di poterle far servitii che
da
quelle me disobleghe, così la grandezza dell’anim
die, assicurandola che la Compagnia è tale, che merita esser favorita
da
V. A. Ser. di questa gratia, et perchè son certo
1587. Di V. A. Ser.ma humiliss.mo servitor Battista degli Amorevoli
da
Treviso detto la Franc.na Comico Amorevole. (
ma attrice giovane di qualche pregio, e morì, giovanissimo, compianto
da
tutta l’arte. Di lui riferisco le parole di Yori
cuore, per l’ardore infaticabile de'suoi studj continui. Festeggiato
da
per tutto, applaudito, incoraggiato, camminava a
LORE IL NOVEMBRE MDCCCLXXX Marliani Giuseppe, piacentino. Trascrivo
da
Francesco Bartoli : Fece egli in sua gioventù il
ascrivo da Francesco Bartoli : Fece egli in sua gioventù il Ballerino
da
corda in una Compagnia di saltatori diretta da Ga
gioventù il Ballerino da corda in una Compagnia di saltatori diretta
da
Gaspare Raffi Romano, di cui sposò la Maddalena d
faceva, e con sotto questa iscrizione : Giuseppe Marliani Ballerino
da
corda. Fu il Marliani istruito nell’arte comica
arliani Ballerino da corda. Fu il Marliani istruito nell’arte comica
da
Alessandro d’Afflisio Innamorato di merito ; e pe
tila e nell’Ezzelino dell’abate Chiari. Passò vecchio, con la moglie,
da
quella del Medebach nella Compagnia della Battagl
co valore ; ma, soprattutto, uomo probo, e come tale amato, e stimato
da
tutta l’arte. (V. Medebach Teodora).
frequentato per lungo tempo in Roma erano le feste Consuali istituite
da
Romolo dopo il ratto delle Sabine. Manel Conselat
nno della CIV olimpiade e nel 389 della sua fondazione, Roma afflitta
da
crudelissima peste, sospesa ogni cura bellica, pe
litta da crudelissima peste, sospesa ogni cura bellica, per liberarsi
da
sì fiero nemico domestico, contro di cui ogni uma
e nel primo volume divisammo) in ogni terreno, senza che se ne prenda
da
altri popoli l’esempio, nella quale per lungo tem
graziab; al che allude il noto verso di una favola di Titinio citato
da
Pompeo Festoc. E che aì Romani non riescisse mala
isse malagevole il gustare delle grazie di quella lingua, può dedursi
da
ciò che scrive Tito Livio del Console L. Volunnio
uti copiosi sali e le vivaci piacevolezze che le condivano, non erano
da
oscenità veruna contaminate, ma talmente dalla na
non recarono taccia veruna a chi le rappresentava. Si è pèrò preteso
da
taluni troppo leggermente che esse fossero sin da
alla loro origine basse non solo e buffonesche ma oscene ancora. Pure
da
quale classico scrittore ciò si ricava? Non da Li
ma oscene ancora. Pure da quale classico scrittore ciò si ricava? Non
da
Livio, non da Strabone, non da Valerio Massimo ch
ra. Pure da quale classico scrittore ciò si ricava? Non da Livio, non
da
Strabone, non da Valerio Massimo che ne favellano
classico scrittore ciò si ricava? Non da Livio, non da Strabone, non
da
Valerio Massimo che ne favellano. Le favole Atell
a opera di certo Giulio Paride dal Vossio e di un Gianuario Nepoziano
da
altri) Oscene per origine furono corrette e tempe
e i nostri Osci fossero fuori dell’Italia. Dovea egli però sapere che
da
prima la denominazione d’Italia propriamente desi
severità di Valerio si riferisce agli Osci festivi, si, ma non osceni
da
principio. Gli Osci (dice pure lo stesso Cantel)
a agli occhi degli eruditi che ragionano, dal sapersi che tali popoli
da
prima chiamaronsi Opici (parola che si allontana
i popoli da prima chiamaronsi Opici (parola che si allontana di molto
da
osceno) ovvero dalla voce οφις secondo alcuni, o
llontana di molto da osceno) ovvero dalla voce οφις secondo alcuni, o
da
un accorciamento di Etiopici secondo altri; e che
le Atellane inserita nel I volume degli Atti della Società Pontaniana
da
noi rilevati moderatamente nel tomo VIII della se
rà accennare che egli I toglie agli Osci l’originalità di tali favole
da
tutti gli antichi loro accordata, 2 che le crede
ngenui Atellanarii riguardarono la falsa giocondità delle loro favole
da
principio esenti da ogni oscenità, e la corruzion
iguardarono la falsa giocondità delle loro favole da principio esenti
da
ogni oscenità, e la corruzione di esse fu posteri
esse fu posteriore e contemporanea agli eccessi degli altri attori, e
da
ripetersi verisimilmente dal l’imitazione contagi
ella greca erudizione, furono Livio Andronico e Quinto Ennio, i quali
da
Suetonio vengono chiamati entrambi Semigreci a. C
nno 546 composto un inno che per placare i numi si cantò solennemente
da
ventisette verginelle. Acquistò maggior fama per
limoniae Remi et Romuli potrebbe credersi azione tragica. Le commedie
da
lui composte furongli fatali. Traducendo e imitan
renziob. Nevio aveva militato nella prima guerra Punica, par quel che
da
lui stesso ricavo Varronea; e la di lui morte avv
ornelio Cetego, cioè l’anno di Roma 549, benchè Varrone stesso citato
da
Tullio ne prolonghi ancor più la vita. Secondo Eu
, Quibus divitias pollicentur, ab iis drachmam petunt. Debbe inoltre
da
lui riconoscersi il primo poema epico latino in v
unica, aveva adoperati i versi saturnii. E quante gemme avesse tratte
da
i di lui poemi l’impareggiabile Virgilio per lo p
tte da i di lui poemi l’impareggiabile Virgilio per lo più trascritte
da
verbo a verbo, può ricavarsi dal VI libro de’ Sat
ει, cioè, Non ha la medesima forza il medesimo discorso pronunziato
da
persone oscure che da illustri. Ennio imita ques
medesima forza il medesimo discorso pronunziato da persone oscure che
da
illustri. Ennio imita questo pensiero, ma ne tog
olari, non altronde le tolse che dalla commedia Nuova, come si scorge
da
molte sue commedie. Essendo esse nelle mani di tu
con Alcmena, dipartendosi dal sentiero tragico probabilmente battuto
da
Euripide nella sua favola perduta intitolata Alcm
media senza alterarne i versi. Riflettendo poi che dovevano favellare
da
una parte principi e numi, personaggi non proprii
a propria favola che non ignorava di essere una vera commedia, come è
da
credere che fossero pur le Rintoniche. Dalla somi
o pur le Rintoniche. Dalla somiglianza di Sosia e di Anfitrione presa
da
Mercurio e da Giove derivano tutte le grazie comi
niche. Dalla somiglianza di Sosia e di Anfitrione presa da Mercurio e
da
Giove derivano tutte le grazie comiche tante volt
alia la novella di Gieta e Birria attribuita al Boccaccio, ma scritta
da
Giovanni Acquetini che fiori col Burchiello nel 1
nel 1480, come dimostra l’Argelatia. Indi altri Italiani cominciando
da
Pandolfo Collenuccio tradussero questa favola e c
Sosia per moglie Cleantis che è il personaggio di Tessala introdotto
da
Plauto, e coll’immaginare che essa al pari di Alc
uesto di asserire con soverchia franchezza (come seguendo Bayle fassi
da
alcuni i quali sogliono mirar gli oggetti da un l
ome seguendo Bayle fassi da alcuni i quali sogliono mirar gli oggetti
da
un lato solo) che in ciò il Francese superò il su
sa sovvenirlo, perchè le proprie entrate si maneggiano dalla moglie e
da
un servo a lei addetto chiamato Saurea. Ricorre a
ucò, nè si vergognò a mio riguardo d’ingannare un ruffiano, e vestito
da
marinajo menarmi la donna che io amava. Mio figli
naturale inclinazione farebbe. Intanto un Mercatante che ha comprato
da
Demeneto alcuni asini, ne manda il prezzo all’atr
ica strada: un vecchio che cena colla bagascia del figliuolo, e si fa
da
lei abbracciare e baciare alla presenza del figli
ssimo Difilo, e s’intitolava Clerumenoe, e forse piuttosto Cleronemoe
da
κληρος, sors, sortitio, e νεμω, tribuo. Plauto la
marito, ne manda fuori il figliuolo, e prende la protezione del servo
da
lui favorito. Per troncare ogni contrasto, conven
ba prodotto un incredibil numero d’intrighi e di colpi teatrali usati
da
moderni spezialmente nel XVI e XVII secolo. Nicco
negli arzigogoli del pescatore Grippo si fa un ritratto di coloro che
da
picciole speranze sollevati si promettono grandez
verrebbe, l’una e l’altra concordemente alle mire del poeta. Scorgesi
da
qualche commedia moderna l’effetto di simili esem
pendo ovo esser possa, disperato pensa di prendere volontario esiglio
da
Ateno. Eutico suo amico figliuolo di Lisimaco lo
Questa è un’ altra favola di Filemone intitolata in greco Θεσαυρος, e
da
Plauto detta Trinummus forse meno felicemente da
in greco Θεσαυρος, e da Plauto detta Trinummus forse meno felicemente
da
tre nummi pagati per incidenza a un sicofanta. Il
o del tesoro. E a consiglio di un suo amico finge due lettere mandate
da
Carmide, una a lui stesso, e l’altra al figliuolo
ate da Carmide, una a lui stesso, e l’altra al figliuolo accompagnata
da
mille filippi per la dote della sorella. Un sicof
fingon saper, ma nulla sanno. Ciò che pensa ciascun, ciò che domani O
da
quì a un mese ha da pensar, ben sanno. Ciò che al
la sanno. Ciò che pensa ciascun, ciò che domani O da quì a un mese ha
da
pensar, ben sanno. Ciò che all’orecchio il Re da
da quì a un mese ha da pensar, ben sanno. Ciò che all’orecchio il Re
da
solo a sola Susurra alla Regina, essi pur sanno.
romor falso, D’una in un’altra lingua rimontando Si venisse a indagar
da
chi mai nacque, E gastigato il novellier ne fosse
re delle figliuole e del nipote per mezzo di Agorastocle già adottato
da
un suo ospite chiamato Antidamante. Chi ha molto
le loro fatiche? Ciascuno volle in tali versi rinvenire il linguaggio
da
se coltivato. Giuseppe Scaligeroa considerò quest
le secondo lui la lingua punica si è conservata. La curiosità troverà
da
pascolarsi in quanto, oltre a’ nominati, dissero
rode. Questo comico colore sempre piacevolissimo tante volte imitato
da
Francesi e Spagnuoli, trovasi felicemente adopera
e Spagnuoli, trovasi felicemente adoperato prima forse di ogni altro
da
Giovanni Boccaccio nella Novella del porco rubato
da Giovanni Boccaccio nella Novella del porco rubato a Calandrino, e
da
Giambattista della Porta in più di una commedia,
sa di Tossilo, per vedere se vi è rimasto dal dì passato qualche cosa
da
ingollare, vede che la porta si apre e si trattie
hia, un orinale, un pajo di zoccoli, un pallio e un picciolo borsotto
da
guardare alcuna coserella per divertirsi mentre s
anto può possedere un buon parassito. Orsù (dicegli in fine Tossilo)
da
te altro non voglio che la tua figliuola… La mia
ano Dordalo. Certo che no (Saturione); vuoi tu che io sia conosciuto
da
altri che da chi mi dà da mangiare? Or dunque (r
Certo che no (Saturione); vuoi tu che io sia conosciuto da altri che
da
chi mi dà da mangiare? Or dunque (ripiglia Tossi
(Saturione); vuoi tu che io sia conosciuto da altri che da chi mi dà
da
mangiare? Or dunque (ripiglia Tossilo) tu puoi d
difficile, non essendo scorsi che sei mesi dalla venuta del Ruffiano
da
Megara in questa città. Saturione si rattrista a
si rattrista al vedere andare in fummo il banchetto, se dee dipendere
da
questo intrigo. Tossilo conchiude che egli rimarr
istruiscila di quanto dee dire, di chi si abbia a chiamar figliuola,
da
chi debba favoleggiare di essere stata rapita, in
ggiare di essere stata rapita, in qual guisa figurarsi nata non lungi
da
Atene, come piangere al ricordarsi della patria e
spettacolo, siccome accennammo nel parlar di Aristofane. Gli antichi
da
una banda dipingevano al naturale per ottenere la
in modo, che possa trovarsi in casa quando egli pensi che sia ancora
da
Lenniselene. Pegnio risponde, ti obedirò , e tor
ossilo; e Pegnio: in casa, per trovarmici mentre tu pensi che io sia
da
Lenniselene ; motto, ovvero, giusta la lingua de’
sta la lingua de’ Comici dell’arte, lazzo e botta adottata in seguito
da
Pulcinelli ed Arlecchini Parte Tossilo. Ma che fa
favellare in una banda della scena poteva essere coperto e non veduto
da
chi agiva in un’altra fino a che non venisse avan
arà venduta. La Vergine con saviezza e modestia procura di rimuoverlo
da
tal disegno in simil guisa, secondo la mia versio
Nol temo, no; ma che si finga, spiacemi. Sat. Temi tu ch’io ti venda
da
buon senno? Ver. Nol temo, no; che si finga, spia
paterni, ed entrano in casa di Tossilo. Dordalo risoluto vuole andar
da
Tossilo o perchè gli dia il pattuito prezzo dalla
la Vergine, e porti seco le lettere ch’egli ha finto di aver ricevute
da
Persia dal proprio padrone. Lo fa trattenere in d
ggere le finte lettere, ove si accenna di una Vergine Araba fuggitiva
da
vendersi, e mostrando desiderio di apportargli ut
nell’ottavo, Prepotenza nel nono, e dietro ad essa Ogni malvagità. Se
da
tal peste Non si ripurghi, a conservarla io penso
mel arripides, nunquam postea eripides; il che graziosamente s’imitò
da
Giambattista della Porta, nella cui Trappolaria i
disposta la mensa avanti la porta della propria casa per farsi veder
da
lui, come in fatti avviene. Or nell’uno e nell’al
e truffato, e tanto più graziosamente, quanto che n’è prima avvertito
da
un vecchio, il quale per una scommessa fatta con
ne ridevoli conseguenze contro gli antichi. Egli non può ignorare che
da
essi non vuolsi apprendere il modo di sceneggiare
to di vista le umane ridicolezze. Per tali cose la favola Pseudolo fu
da
Gellio chiamata festivissima ed ammirata dai mode
ba al vantatore un anello, pel cui mezzo acquista una vergine venduta
da
un ruffiano e la reca in potere di Fedromo di lei
e di peso trovata dal vecchio Euclione, il quale avvezzo alla miseria
da
tanti anni non sa far uso di quel danajo, e di be
ce. Il di lui carattere con somma maestria e con cento grazie dipinto
da
Plauto è stato mille volte copiato in Italia, in
’Aulularia non ci sia pervenuta intera, pur si tradusse nel secolo XV
da
Paride Ceresara, per quel che apparisce da una le
si tradusse nel secolo XV da Paride Ceresara, per quel che apparisce
da
una lettera di Lodovico Eletto Mantovano de’ 22 d
ano Riccio, Maurizio Sidelioa. Cistellaria. Denominasi questa favola
da
un cestino con gli ornamenti infantili di una bam
gozzovigliando. Un servo autore de’ di lui disordini appena ha tempo
da
far menar dentro un commensale ubbriaco, e chiude
rasi di poi col vecchio e gli dà ad intendere esser la casa posseduta
da
fantasimi e mostri, perchè sessant’anni fa vi fu
tri, perchè sessant’anni fa vi fu spogliato e ammazzato un forestiere
da
colui che vendè la casa al vecchio padrone. Quest
edere l’interiore della casa, o che vi manchino forse de’ versi detti
da
Simo prima di partire, o che il poeta abbia conta
uesta favola, ed ebbe per titolo le Retour imprevû. È stato osservato
da
Metastasio il bisogno che essa ha di mutazioni di
o II, adoperata in vece di prologo, che per la seconda volta troviamo
da
Plauto posto in bocca di uno degl’interlocutori,
o nel mezzo dell’azione. Contiene una beffa fatta a quel vanaglorioso
da
un servo per torgli di mano una fanciulla amata d
quel vanaglorioso da un servo per torgli di mano una fanciulla amata
da
un giovane Ateniese. Questi alla chiamata del ser
sordine Palestrione le insinua di fingersi sorella sua gemella venuta
da
poco tempo coll’amante in Efeso. Il muro aperto c
di un vecchio e spasimata amante del Soldato. Lusingato il vantatore
da
questo nuovo acquisto, per non ricevere disturbo
e colla madre che già si dice imbarcata. Appena l’innamorato vestito
da
marinajo l’ha menata via, che il Soldato pieno di
della prima scena affermò il Lascari di averlo trovato in Messina, e
da
alcuni si attribuisce a Francesco Petrarcaa Dipin
o è libera, dandogli speranza che non mancherebbe di esser ricomprata
da
un soldato che l’ama. Ma il soldato ricusa di ric
arte Perifane che tiene in casa come sua figlia la sonatrice comprata
da
Epidico, colla venuta di una donna da cui egli l’
ua figlia la sonatrice comprata da Epidico, colla venuta di una donna
da
cui egli l’ebbe, conosce di non esser tale. Per t
er buona ventura di costui si scopre che l’ultima fanciulla comperata
da
Stratippocle era veramente la di lei sorella natu
sce nell’azione principale. Questa consiste nella costanza dimostrata
da
due matrone in amare i loro mariti bisognosi, i q
a dimostrata da due matrone in amare i loro mariti bisognosi, i quali
da
tre anni partirono dalla patria cercando di migli
uno della città e un altro che viene da’ paesi esteri. A quest’ultimo
da
lei trattato in altro tempo ancora dà ad intender
Lo scioglimento avviene colla riconoscenza del bambino supposto preso
da
una giovane amata da Dinarco uno degli amatori di
ne colla riconoscenza del bambino supposto preso da una giovane amata
da
Dinarco uno degli amatori di Fronesia. Questo Din
eivei. Egione ha due figliuoli, uno che di anni quattro gli fu rubato
da
uno schiavo e venduto a uno straniero, e un altro
debolezze, amori, parti supposti, danari truffati, e bagasce liberate
da
qualche giovane di nascosto del padre. Di siffatt
ie, nelle quali i buoni diventano migliori, se ne inventano ben poche
da
i poeti di oggidì. I pedanti orgogliosi i quali a
ntichi Comici molte altre invenzioni avranno immaginate assai diverse
da
quelle che leggiamo nelle reliquie de’ loro scrit
gnendosi alle venti che ne abbiamo, passerebbero il numero di ventuna
da
Varrone riconosciute per Plautine. Certo Lelio al
mo eruditissimo affermava che venticinque veramente erano le commedie
da
Plauto composte e che altre appartenevano ad altr
poste e che altre appartenevano ad altri più antichi comici, e furono
da
lui ritoccate nel ripetersene le rappresentazioni
nua a rappresentarsi sulla scena Romana. b. Vedasi ciò che si dice
da
Giacomo Guitero lib. II c. 10 de V et. Jur. Font.
te temperatum, ideoque vacuum nota est. a. Oltre a ciò che rilevasi
da
Polibio, da Livio, da Virgilio, da Strabone, vedi
m, ideoque vacuum nota est. a. Oltre a ciò che rilevasi da Polibio,
da
Livio, da Virgilio, da Strabone, vedi il libro I
vacuum nota est. a. Oltre a ciò che rilevasi da Polibio, da Livio,
da
Virgilio, da Strabone, vedi il libro I c. 33 dell
est. a. Oltre a ciò che rilevasi da Polibio, da Livio, da Virgilio,
da
Strabone, vedi il libro I c. 33 della Geografia S
bio. Pur ne piace rammentare un rotondo medaglione di marmo posseduto
da
Tommaso Manso nostro antiquario morto nel 1650, d
a Storia della Letteratura Italiana nel tomo I. Intorno a Rudia assai
da
più tempo si è disputato (Vedi i tomi IV, V, XI d
istante dalle montuose città di Oira e Ceglie, e diciassette in circa
da
Brindisi. a. Suetonio de illustribus Grammaticis
ticis c. 1. a. Si vegga la prefazione premesse alle satire di Orazio
da
m. Dacier a. V. il tomo I delle Vicende della C
Cantinella, celebre comico, che fu carissimo a Silvestro
da
Prato, e di cui fa menzione Sant’Antonino. Così i
Magnifichi di Antonfrancesco Grazzini detto il Lasca, già pubblicato
da
Francesco Bartoli è accennato al Cantinella con q
sa Baviera in Landshut, quando su al Castello di Trausnitz, Venturino
da
Pantalone e Battista Scolari da Zanni faceano sma
u al Castello di Trausnitz, Venturino da Pantalone e Battista Scolari
da
Zanni faceano smascellar da le risa i nobili asta
Venturino da Pantalone e Battista Scolari da Zanni faceano smascellar
da
le risa i nobili astanti. Cantù Carlo, tra’ comi
ciuto e aplaudito, mercè la gratia del Sere.mo patrone, nella lettera
da
Roma delli 22 febbraio 1647. Grandissimo artista
bili fattigli pel gran merito e per le amplissime raccomandazioni che
da
Parma recava a Parigi. Col mezzo delle quali anch
i che da Parma recava a Parigi. Col mezzo delle quali anche, otteneva
da
Milano, prima di mettersi in viaggio per la gran
á gli Amori dell’ Autore ; Loda le di lui virtù, Tocca l’ordine, che
da
un Grande ebbe di portarsi in Parigi. Gli appla
ostume, ma e il tipo mi par concordino a segno con quelli di Buffetto
da
essere scambiati. E come mai la incisione qui rip
tione. Domenico Locatelli, secondo il parere dei Parfait, convalidato
da
un brevetto del Re in data 21 gennaio 1647 che gl
la spiegazione delle scene della Finta pazza di Giulio Strozzi, fatto
da
Giacomo Torello da Fano e stampato a Parigi il no
e scene della Finta pazza di Giulio Strozzi, fatto da Giacomo Torello
da
Fano e stampato a Parigi il novembre del 1645 : (
l novembre del 1645 : (è unito allo Scenario del Biancolelli raccolto
da
Gueullette e appartenente oggi alla Biblioteca de
s/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img014.jpg] poi del 3 gennaio 1651
da
Piacenza raccomandato da esso Ranuccio a esso Duc
-02_1897_img014.jpg] poi del 3 gennaio 1651 da Piacenza raccomandato
da
esso Ranuccio a esso Duca con le parole : concorr
n Brighella comico così buone parti, che le medesime saranno valeuoli
da
renderlo accetto all’A. V. alla quale io risoluo
o Cantù, il quale morì probabilmente nel ’76, come si può argomentare
da
una lettera inedita di Alfonso D’Este, della line
e si lamentò alla Gaiarda con el sig.r mangelli due uolte, io pregato
da
cauaglieri per l’agiustamento non solo lo fecci m
i alborosato per la Comedia che bramaua el popolo ò per la mia andata
da
donna olimpia me disse, ch’ io era un uis de cazz
a da donna olimpia me disse, ch’ io era un uis de cazzo un Comediante
da
nulla che non me cognosceua per nulla et che non
o li dete un pugno nel uiso, io me tretti a una spada fui intertenuto
da
molti, li miei poueri fanciuli strilauano, ed il
riarsi con infamentissime parole in questo ariuò li sbiri fui auisato
da
un Cauaglier del S.r Cardinale Rocci a fugire e l
ome, me haueua imputato me et mia moglie il dottore, et che non bramo
da
lui nisuna satisfatione : in questo ariuò ordine
che me facessero far la pace il qual S.r Cupis me disse io ui comando
da
parte del S.r Cardinale farnese, come suo camarie
al dottore Altrimente andarete prigione e poi ne riceuerete disgusto
da
S. A. : io me butai al partito di un mezzo termin
re il mastro di sala dela S.ra donna olimpia il quale uene con ordine
da
lasarme andare et a otto hore di notte uene a cas
e et a otto hore di notte uene a casa non esendo più a hora di andare
da
la S.ra Donna olimpia come altre uolte ui son sta
la gratia del Sere.mo patrone. Per le ingiurie riceuute inocentemente
da
un mal homo che non stima ne dio ne la Gente del
alla Comedia di più sono ancora hauisato che ha fato parlare l’Angela
da
cavaglieri Grandi al S.r mangielli et S.r Cupis a
tto core come offesi et inocenti, come S. A. si pò informare non solo
da
Comici ma da tutta Roma, come ho detto, perche il
offesi et inocenti, come S. A. si pò informare non solo da Comici ma
da
tutta Roma, come ho detto, perche il negocio fu t
detto, perche il negocio fu troppo publico ; e ben che li broi fatti
da
l’Angela et il dottore siano stati grandi non dub
a me ne sia protetore acio io non receua questo danno che li prometto
da
uero seruitore che mio socero non si deporta male
serua di V. S. la prego a esermi mezano acio io non resti mortificata
da
questo mal omo contra ala mia inocenza che piu to
ono informato ch’ el mio figliolo lucha tanto io lo posso far uestire
da
frate in Roma col farlo figlio del monestero in b
la ragione e non d’altro, e pure per bugie state scritte contro di me
da
Genova a S. A. io ebbi di ordine di S. A. minacci
he fureno false le imputationi si trataua di marito e moglie, et hora
da
un strano il tutto si comporta pacienza il tempo
la uerità, antiuedo li disgusti che receuera la prima donna che uera
da
questo bon homo di già sento a buccinare molte co
n pezzo fa ano inuiate li miei libri a V. S. delli quali come n’apare
da
mie lettere V. S. me fara grazia di far hauere il
che sarano capitati sicuro per che cossi me scriuano, (come ho detto)
da
bologna, e qui Umilmente inchinandomi con Profond
ngiamo le Memorie delle notizie più vere, e cose più notabili e degne
da
sapersi, accadute nella feliciss. entrata delle s
a Napoli con la data di Venezia una commedia tradotta dallo spagnuolo
da
altro comico : Amare e fingere, che fu poi ristam
ra sull’arte sua e sulla sua vita di comico. Il 1675 arrivò a Mantova
da
Napoli, comico del Duca di Modena, come abbiamo d
5 arrivò a Mantova da Napoli, comico del Duca di Modena, come abbiamo
da
una lettera di Alfonso d’Este, il quale chiamando
sta per le recite di Venezia e per quelle di Mantova. Il 7 giugno '77
da
Genova scrive distesamente al Duca di una aggress
a per opera di certo Filippo Castellano di Napoli, che n’ebbe mandato
da
cotal feudatario di Monferrato, il quale a sua vo
l numero e la specie di esse corrispondevano alla descrizione fattane
da
Florindo ; e datagliela il Lolli in buona fede, q
uegli se la ritenne, e non volle a niun patto restituirla. Sembra poi
da
una lettera di certo Capello dell’ 8 dicembre al
ssibile recuperare, perchè andata in mano d’altri. Ma Florindo scrive
da
Mantova il 23 agosto : « le mie Robbe consistenti
bile, che mai si fa conoscere. Mercordì dunque di notte, accompagnato
da
5 huomini armati, trè delle guardie, e due della
conducono per certo nel Castello di Casale ; se bene nel partire mio
da
Mantoua mi fecero credere di incaminarmi alla Pat
portandosi uia tutto il buon della Bottega. Due fanciulle mie Nipoti
da
marito, se ne stanno in Casa de miei Padregni, co
e 1678 suo schiauo D. A. P. detto Florindo. Il giugno dell’ '80 partì
da
Modena, e giunse dopo ventidue giorni a Napoli, d
e piaghe ; ma intanto, promettendo di essere l’ottobre a Modena, come
da
contratto, si raccomanda alla munificenza di S. A
cerè di Napoli, che subito ottenne. Il 28 di dicembre dell»86, augura
da
Napoli al Duca il buon capodanno, e ci apprende c
manda al Duca i suoi devoti mirallegri per la favorevole impressione
da
lui lasciata alla Corte e in tutta Napoli, e il p
ne, o d’invio di doni : talvolta di una cartella miniata superbamente
da
grande artista di passaggio in Napoli, tal altra
nde e ben giustificata aspirazione. Nacque a Venezia il 19 marzo 1852
da
Giuseppe Zago e da Maria Vianello, e mostrò fin d
ata aspirazione. Nacque a Venezia il 19 marzo 1852 da Giuseppe Zago e
da
Maria Vianello, e mostrò fin da giovanetto inclin
a il 19 marzo 1852 da Giuseppe Zago e da Maria Vianello, e mostrò fin
da
giovanetto inclinazioni e attitudini al teatro. E
tenderlo la Compagnia di Francesco Zocchi, che recitava all’aperto, e
da
cui, dopo alcun tempo, felice di potersi liberare
va all’aperto, e da cui, dopo alcun tempo, felice di potersi liberare
da
quell’ambiente di guitti, passò a Voltri in Ligur
ei e Miniati, or con Benini e Gelich e De Carbonin e altri, recitando
da
vecchio e da giovine, da promiscuo e da mamo, e f
or con Benini e Gelich e De Carbonin e altri, recitando da vecchio e
da
giovine, da promiscuo e da mamo, e fin sotto le s
ni e Gelich e De Carbonin e altri, recitando da vecchio e da giovine,
da
promiscuo e da mamo, e fin sotto le spoglie della
e Carbonin e altri, recitando da vecchio e da giovine, da promiscuo e
da
mamo, e fin sotto le spoglie della maschera Facca
orno, generico della Compagnia Veneziana di Angelo Moro-Lin, salutato
da
un fragoroso, unanime applauso al suo primo appar
olse, e ne formò subito una egli stesso in società con Borisi diretta
da
Giacinto Gallina, e amministrata dal fratello Enr
oni – sarebbe splendido, ove, tolti di mezzo gli ostacoli, non creati
da
me, che dividono la nostra Compagnia da quella di
ezzo gli ostacoli, non creati da me, che dividono la nostra Compagnia
da
quella di Gallina, ci trovassimo uniti tra i migl
strafà lo Zago ? Chi vorrebbe adoperar la brutta parola per I Recini
da
festa, La Casa nova, Sior Todero brontolon, I Rus
li, incredibile dictu, muore in iscena, e commuove il pubblico, tanto
da
sclamar la prima sera a Trieste (gennajo '96) a r
, va acquistando nella sua mente e nel suo cuore luce e vita per modo
da
occuparlo tutto omai come una, più o men lontana,
Toselli Giovanni. Nato a Cuneo il 6 gennajo del 1819
da
Giacomo e da Anna Clara Pignetta, fu avviato dal
Toselli Giovanni. Nato a Cuneo il 6 gennajo del 1819 da Giacomo e
da
Anna Clara Pignetta, fu avviato dal padre agli st
volendo tornare in patria si aggregò a una compagnia di niun conto, e
da
questa passò in altre della stessa specie, recita
so al brillante, e terminando poi con quelle di generico. Scritturato
da
Napoleone Colombino prima (1854) al Teatro Cittad
ritturato da Napoleone Colombino prima (1854) al Teatro Cittadella, e
da
Napoleone Tassoni poi, capocomico di buon nome al
suo busto assai rassomigliante ; ma il più bel monumento se lo eresse
da
sè, creando un teatro popolare, che prima non esi
isime più o meno isteriche di certi scrittorelli, più o men camuffati
da
Aristarchi Scannabue. Giovanni Toselli, colla sua
a sua piccola compagine un quadretto così caratteristico e pittoresco
da
far proprio ricordare il genial Carro di Tespi, c
lui dovetter la lor gloria artistica Bersezio, Pietracqua, Garelli :
da
lui furon guidati i primi passi di due artiste po
a e Carlotta, attrici della Compagnia Pedretti (aveva preso in moglie
da
giovine una Anna Dogliotti), e vivendo di una pic
ore Alessandro Cafetti, sulla cui base è la seguente epigrafe dettata
da
Desiderato Chiaves : a | GIOVANNI TOSELLI | che
ota XVI). Terenzio neppure di tal gregge fece uso; ond’è che nè anche
da
ciò potè derivare il farfallone di certo Francese
media togata trabeata parve nuovo a’ tempi di Augusto; e fu inventato
da
Cajo Melisso da Spoleto, il quale nato ingenuo, m
beata parve nuovo a’ tempi di Augusto; e fu inventato da Cajo Melisso
da
Spoleto, il quale nato ingenuo, ma esposto per la
bernaria frammischiava l’eccellenza alla bassezza, e prendeva il nome
da
taberna, luogo frequentato da persone di ogni cet
lenza alla bassezza, e prendeva il nome da taberna, luogo frequentato
da
persone di ogni ceto. L’Atellana era una commedia
L’Atellana era una commedia bassa sì ma piacevole, lontana alla prima
da
ogni oscenità e licenza scurrile (siccome nel sec
, indi contaminata dall’esempio de’ mimi. Essa per quel che ricavammo
da
Strabone, si recitò lungo tempo da attori privile
mimi. Essa per quel che ricavammo da Strabone, si recitò lungo tempo
da
attori privilegiati che godevano della Romana cit
Macco e del Buccone, delle quali favellasi in un passo di L. Apulejo
da
Giusto Lipsio interpretato scrivendo a Niccolò Br
portava in testa una beretta aguzza, e una maschera in volto alterata
da
un gran naso. Stimava il lodato valoroso antiquar
eca voce μακκαειν, delirare, e l’altra μακκοαω, far l’ indiano, usata
da
Aristofane ne’ Cavalieri, corrispondono alla goff
lla stima della società e delle prerogative di cittadini. Egli è però
da
avvertirsi che anche gli altri istrioni allorchè
rionfali, sotto Augusto fe rappresentare una farsa mimica in pubblico
da
matrone e cavalieri in vece de’ soliti attori136.
volle estinguere la virtù stessa, in Padova sua patria cantò vestito
da
tragedo ne’ giuochi Cestici istituiti dal Trojano
I mimi de’ latini furono picciole farse buffonesche che usaronsi
da
prima per tramezzi, e poscia formarono uno spetta
zio e diletto compose moltissimi mimi che si rappresentavano, e forse
da
lui stesso ancora privatamente. La qual cosa per
a che vi era, alludendo al gran numero di senatori e cavalieri creati
da
Cesare. Ma Laberio che non cedeva all’Arpinate ne
itolato Rector inserì i seguenti versi sull’acciecamento di Democrito
da
un vecchio avaro applicato a’ proprii casi: De
ificarlo, dichiarandosi pubblicamente a favore de’ mimi rappresentati
da
Publio. Di questo liberto ci sono pervenute alcun
grafi Lentulo, di cui favellano San Girolamo e Tertulliano, Gn. Mazio
da
Gellio appellato dottissimo, e Lucio Crassizio di
Costui ebbe il cognome di Paside che poi trasformò in Panza ed attese
da
prima agli studii teatrali e compose alcuni mimi.
osofia dietro la scorta del filosofo Quinto Settimio. I mimi prodotti
da
tali scrittori erano ingegnosi, morali e piacevol
, s’introdussero le donne. Allora fu che de’ mimi degenerati si disse
da
Ovidio, imitantes turpia mimi, e che Diomede diff
i Marcantonio, e di Lucilia mima che visse sino a cento anni nominata
da
Plinio. Della sfacciataggine di simili mime sono
spettando la presenza di quel virtuoso cittadino; ma egli avvertitone
da
Favonio suo amico uscì dal teatro, e il popolo co
quale per la troppo oscenità diede motivo ai tratti satirici lanciati
da
Giovenale nella citata satira sesta. P. Elio Pila
crobio. Ila però come sommamente licenzioso ad istanza del Pretore fu
da
Augusto nella propria casa fatto pubblicamente ba
mbievolmente si disprezzavano e facevansi ogni male. Batillo favorito
da
Mecenate giunse a far bandire da Roma e dall’Ital
acevansi ogni male. Batillo favorito da Mecenate giunse a far bandire
da
Roma e dall’Italia il suo emulo Pilade, benchè Su
tumi sieno puri? La tragedia di Medea espressa mirabilmente per gesti
da
Mnestere poteva recar vergogna alla ragione, perc
tanzio nel libro I, c. 20 delle Instituzioni Divine, furono istituiti
da
una cortigiana chiamata Flora, la quale lasciò il
giana chiamata Flora, la quale lasciò il popolo Romano erede de’ beni
da
lei guadagnati, assegnandone una parte per la cel
ella dea Flora è più antico di tal cortigiana, e fu in Roma istituito
da
Tazio re de’ Sabini; e i giuochi Florali comincia
si venne a guastare una composizione, la cui bellezza dovea risultare
da
un giusto temperamento di tutte, l’una insieme co
venga fabbricare il teatro, intorno alla grandezza e figura di che ha
da
essere, intorno alla disposizione dei palchetti e
nga a dichiarare eziandio la più accomodata forma del luogo ove si ha
da
vedere et udire. [6.2] E primieramente, per quan
ia il legno; quella materia cioè di che fannosi appunto gli strumenti
da
musica, siccome quella che è più atta di ogni alt
ban fare i loro teatri. Nel che è necessario avvertire che il legname
da
mettersi in opera sia bene stagionato, e lo sia t
me e dilettar l’uomo; se non che anche quivi, come ogni altra cosa, è
da
osservarsi una certa regola e misura. La grandezz
re adunque quanto disdirebbe a una picciola terra un teatro grande, è
da
considerare che ciò che determina la lunghezza de
arebbe ridicolo che così grandi si facessero le opere di una fortezza
da
non le potere dipoi difendere. Il che avverrà ogn
l bel mezzo dell’udienza, non è pericolo non sieno a maraviglia uditi
da
ognuno. Ma un tal modo non può se non quelli cont
sopra ogni buon ordine, ogni regola? Gli attori hanno necessariamente
da
starsi al di là della imboccatura del teatro, den
eatro, dentro alle scene, lungi dall’occhio dello spettatore; e hanno
da
far parte anch’essi del dolce inganno a cui nelle
è che, per la costruzione del nostro palco scenario, differentissima
da
quella degli antichi, troppo grande viene a riusc
o in tal forma. [6.7] Disposti nel miglior modo i palchetti, hannosi
da
schivare, per il miglior effetto delle voci, quel
ppo più alto che non comporta la grossezza del semplice palco, che ha
da
dividere l’un ordine di palchetti e l’altro. Né q
tettoniche, a dare agli ordini di sopra più di sveltezza che a quelli
da
basso, vengono i palchetti ad avere differenti al
hitettura che, ad ornare come si conviene l’interno del teatro, si ha
da
pigliare per modello, è una maniera di grottesco,
i gotico il quale ha col grottesco un’assai stretta parentela; se già
da
una tal voce non verranno ad esser offesi gli ore
i, che avendo a sostenere un picciolissimo peso, quasi niente avranno
da
durar di fatica; strettissimi deggiono similmente
i e di somma delicatezza. E di fatto, se in niuna fabbrica poco ci ha
da
avere del massiccio e del solido, se l’architettu
a avere del massiccio e del solido, se l’architettura all’incontro ha
da
esser quasi tutta permeabile, quella dello intern
permeabile, quella dello interno del teatro è pur dessa. Niente vi ha
da
impedire la veduta; niun luogo, per picciolo ch’e
i ha da impedire la veduta; niun luogo, per picciolo ch’e’ sia, ci ha
da
rimanere perduto; e gli spettatori debbono far pa
sto particolare, singolarmente mirabile è il teatro di Fano disegnato
da
Iacopo Torelli, il quale, dopo avere nella trasco
nirà all’architetto, non meno che il restante dello edifizio, materia
da
mostrare l’ingegno e la discrezion sua. E non men
o che l’azione ed i principali colpi di teatro della prima si tolsero
da
una commedia italianaa. Arlecchino servo balordo
aliana detta Gli sdegni amorosi, e questo titolo ben può indicare che
da
tal commedia egli trasse probabilmente quella sce
come attore e come poeta; la Scuola de’ mariti tratta principalmente
da
Giovanni Boccaccio, la cui riuscita consolò l’aut
lla Scuola delle Donne rappresentata nel dicembre, che Moliere ricavò
da
una novelletta delle Notti facete di Straparolab.
ete di Straparolab. Essendo stata questa piacevole commedia criticata
da
certi smilzi letterati pieni d’invidia, più che d
lto segno; e poche altre ridicolezze importanti come questa rimangono
da
esporsi allo scherno scenico. Il carattere di Alc
fu di bel nuovo proibita. Il re assediava Lilla, e due attori spediti
da
Moliere gli presentarono un memoriale di tal divi
e nel IV. Nel 1668 comparvero l’Anfitrione e l’Avaro, commedie tratte
da
Plauto e accomodate ottimamente a’ costumi più mo
sieur de Pourceaugnac, in cui un avvocato di provincia viene aggirato
da
Sbrigani personaggio modellato su i servi della c
erito il piano l’istesso Luigi XIV, il quale nel primo tramezzo ballò
da
Nettuno, e di poi da Apollo; ma fu l’ultima volta
sso Luigi XIV, il quale nel primo tramezzo ballò da Nettuno, e di poi
da
Apollo; ma fu l’ultima volta che questo monarca c
ne prime del II e del III, sono di Moliere; il rimanente si verseggiò
da
Pietro Cornelio, ad eccezione delle parole italia
tro Cornelio, ad eccezione delle parole italiane e dei versi francesi
da
cantarsi che si scrissero da Quinault, e si poser
lle parole italiane e dei versi francesi da cantarsi che si scrissero
da
Quinault, e si posero in musica da Lulli. Moliere
ncesi da cantarsi che si scrissero da Quinault, e si posero in musica
da
Lulli. Moliere, Lulli, Cornelio, Quinault lavoran
dia il falso bell’ingegno e la superficiale pedantesca erudizione; ma
da
un soggetto così arido Moliere seppe trarne parti
filosofico ove ponga mente a quella sagacità che lo scorge ad entrar
da
maestro nel mecanismo delle umane passioni? Ma la
iva e tutto purifica per l’altrui ammaestramento. Or questa filosofia
da
quanti filosofi e matematici di ostentazione è co
l suo tesoro comico. Intorno a’ caratteri diversi delle sue favole, è
da
avvertirsi che egli da prima accomodò i suoi lavo
torno a’ caratteri diversi delle sue favole, è da avvertirsi che egli
da
prima accomodò i suoi lavori al gusto dominante p
edie d’intrigo; ma poichè ebbe acquistato maggior credito, si rivolse
da
buon senno a rinvenire il ridicolo ne’ costumi co
scrittori teatrali, e seppe approfittarsi delle loro invenzioni, non
da
plagiario meschino, ma da artefice sagace che abb
pe approfittarsi delle loro invenzioni, non da plagiario meschino, ma
da
artefice sagace che abbellisce imitando. È incert
Sbrigani si trovano nelle commedie del Porta; Giorgio Dandino deriva
da
una novella del Boccaccio già dallo stesso Porta
non avesse voluto nella sua favola aggruppare gli eventi che nascono
da
una somiglianza, e quelli di cinque coppie d’inna
espressione barbara, forzata o nuova nella lingua, di che fu ripreso
da
Fenèlon, la Bruyere e Baile; molte composizioni s
estarono il nome a chi le scrisse e non vole comparire. Trarremo solo
da
questa folla di poca importanza il Pedana burlato
eflorazione, sulla fuga di due donne rivali, e sul loro travestimento
da
nono, senza arte, senza regolarità e senza piacev
tore si avvicina molto al gusto di quel gran comico. I Menecmi tratta
da
Plauto viene pregiata dagl’intelligenti; ed è da
co. I Menecmi tratta da Plauto viene pregiata dagl’intelligenti; ed è
da
notarsi che l’autore la dedicò a Boileau Desprèau
dito. Egli convisse con Palaprat per alcun tempo con molta intimità e
da
lui fu ajutato nel comporre la nominata commedia.
sse in dieci volumetti; ma si crede che alcune sieno state pubblicate
da
autori anonimi sotto il di lui nome. Verseggiava
Commedia Italiana di Parigi fu sostenuta, dopo i Comici Gelosi, prima
da
una comitiva che rimase in quella capitale sino a
rimase in quella capitale sino al 1662 senza stabilimento fisso, poi
da
un’ altra più fortunata che alternava colla Compa
re grata memoria di Scaramuccia e della commedia Italiana frequentata
da
Moliere per istudiar l’arte di rappresentar con g
Si direbbe tutta di Cimabue o di altro guastasanti una figura animata
da
Raffaello o dal Correggio per averne quel rozzo p
el duca di Joyeuse e di madamigella di Vaudemont ajutato nella musica
da
Salmon e da Beaulieu, e ne’ versi do Chesnaye, a
oyeuse e di madamigella di Vaudemont ajutato nella musica da Salmon e
da
Beaulieu, e ne’ versi do Chesnaye, a cui Giacomo
insieme colla Regina, nella mascherata in forma di balletto composta
da
Benserade nel 1651, e ne’ balletti comici di Moli
Parigi, mentre vi si proibiva il Tartuffo. In essa un eremita vestito
da
frate monta di notte per una scala sulla finestra
un suo passo riportato dal D’Ancona, dice : heri il signor Federico
da
Gazuolo venne posta a Mantova per menar seco la c
amenti che fece in una tragedia che recitorno dalla sua banda, cavata
da
quella novella dell’Ariosto, che tratta di quel M
et a combatter quelli huomini armati : hebbe visibilmente le risposte
da
Febo, et poi da Pallade armata, et in fine cominc
uelli huomini armati : hebbe visibilmente le risposte da Febo, et poi
da
Pallade armata, et in fine cominciò a edificar la
issimo quel luogo de corami dorati, et haver trovati abiti bellissimi
da
nimpha, et fatto venire a Mantova quelle selve, m
estimento scenico di altra commedia. L’Ill.mo S.r Cesare è ritornato
da
Guastalla per il battesimo, o che si è fatto o ch
ritornato da Guastalla per il battesimo, o che si è fatto o che si ha
da
fare, d’un figliolo del genero del S.r Massimilia
d’un figliolo del genero del S.r Massimiliano Gonzaga, cioè di quello
da
Tiene vicentino. Esso S.r Cesare Ecc.mo honorò hi
i a Casale, e riportate dal D’Ancona : S. Ecc.ª ha fatto far comedia
da
due compagnie : l’una de Pantalone, l’altra deGan
adorno, io non veggo come più per tale possi esser nomato, essendosi
da
te ogni ornamento partito ; dunque non più Mondo,
ditandola ai posteri come « Retore insigne, musica sublime, la quale
da
sè componeva i madrigali, e li musicava, e li can
le scelte, gravi concetti, sentenze morali, degne d’esser pronunziate
da
un Oracolo : e se occorreva sopra di qualche suo
he andava sin alle stelle, e le genti stupite ed immobili non sapeano
da
qual luogo partirsi. Che dirò delle pastorali da
immobili non sapeano da qual luogo partirsi. Che dirò delle pastorali
da
lei prima introdotte in scena, le quali di cosi v
e lasciva. Nelle Pastorali interseriva alcuni favolosi intermedj, or
da
Mercurio, or da Venere, or da Apollo, e or da Min
e Pastorali interseriva alcuni favolosi intermedj, or da Mercurio, or
da
Venere, or da Apollo, e or da Minerva vestita, e
terseriva alcuni favolosi intermedj, or da Mercurio, or da Venere, or
da
Apollo, e or da Minerva vestita, e mentre questi
favolosi intermedj, or da Mercurio, or da Venere, or da Apollo, e or
da
Minerva vestita, e mentre questi Dei rappresentav
i principali della terra le venivano all’incontro, e i dotti venivano
da
lei come da un vivo sole….. I musici, i poeti, i
della terra le venivano all’incontro, e i dotti venivano da lei come
da
un vivo sole….. I musici, i poeti, i pittori, e g
la circonferenza non ha ben compita ancora ; le sottili e nere ciglia
da
giusto intervallo divise, facevan sopra l’uno e l
nella calda ed animata neve rosseggiando senza artificio alcuno, eran
da
vaghi fioretti dipinte ; la bocca, anzi il Paradi
, eran da vaghi fioretti dipinte ; la bocca, anzi il Paradiso, chiuso
da
due preziosissime porte di rubini e di perle, non
arolette e l’angelica armonia del canto mandava fuori. Ma quella cosa
da
che più l’alme eran percosse, e maggior virtute a
.), Francesco Mondella, e l’Accademia degli Ortolani ; ed ebbe stanze
da
Giovanni Acciajoli e da altri : rime tutte che se
e l’Accademia degli Ortolani ; ed ebbe stanze da Giovanni Acciajoli e
da
altri : rime tutte che seguono l’orazione del Val
o e Tizio al suo dolor han pace. Così di te, che i tenebrosi Ecclissi
da
ogn’alma sgombri, noi spesso contenti, Amor, che
a, io parlo, ed ella ascolta. — Dunque è, ben mio, pur vero ch’io sia
da
voi degnato, qui dov’esser già spero felice, anzi
sorridendo, mentre mi legge in viso l’alto desio che ardendo tien me
da
me diviso, rende all’alma il vigore che per dolce
sìo si sface ; ond’io di piacer pieno, le bacio il petto e il seno. E
da
sua bocca bella poi colgo il cibo grato ! io muto
la Vincenza aveva abbandonata l’altra bella e valente attrice, Lidia
da
Bagnacavallo. » (V. D’Ancona, op. cit., pag. 461)
sta alle valentìe di cotesta nostra e non va col pensiero più là, ha
da
tenere senz’altro per fole di romanzi molte cose
li del corpo, si fa delle qualità e degli affetti dell’animo; ella ha
da
parlare continuamente agli occhi, ha da dipingere
i affetti dell’animo; ella ha da parlare continuamente agli occhi, ha
da
dipingere col gesto. E un ballo ha da avere anch’
re continuamente agli occhi, ha da dipingere col gesto. E un ballo ha
da
avere anch’esso la sua esposizione, il suo nodo,
re anch’esso la sua esposizione, il suo nodo, il suo scioglimento: ha
da
essere un compendio sugosissimo di un’azione. [4
e colui, le mani e i piedi eloquenti, e non erano forse tanto lontani
da
Batillo. Ma nelle danze serie o eroiche, è pur fo
ha posto tanto studio quant’essi nella scienza del ballo, a cui hanno
da
natura tale attitudine, quale abbiamo noi altri I
ramente i maestri, né dovrà niuna nazione recarsi ad onta di studiare
da
essi anche in tal genere di gentilezza. E noi sin
itrosi di prendere dai Francesi con che perfezionare la nostra opera;
da
quella nazione cioè che ha preso da esso noi la o
che perfezionare la nostra opera; da quella nazione cioè che ha preso
da
esso noi la opera medesima.
a di Salas, e gli chiede giustizia, tanto più che Barese ha già preso
da
lui del danaro. Il di Salas ordina al Barese di r
oli. …………………………… Nel 1772, in Primavera, lo ritrovo al Nuovo : recita
da
Zadir nella Dardanè di Francesco Cerlone, musicat
Nuovo : recita da Zadir nella Dardanè di Francesco Cerlone, musicata
da
Paisiello. Nel carnevale del 1773 gli è affidata,
di Mossiù le Blò nella Finta Parigina dello stesso Cerlone, musicata
da
Cimarosa. Sulla primavera dell’anno medesimo, Bar
Barese fa la parte del Barone nel Tamburo di G. B. Lorenzi, musicato
da
Paisiello. Nell’estate, in fine, del 1773, sempre
tempo nostro, or nella commedia in prosa, ora nell’operetta. Tornato
da
Roma il Barese smette la maschera e diventa or ge
, potrebbe dimostrar questo, che cioè, avendolo il Cerlone conosciuto
da
Pulcinella nella Cantina, ove appunto si recitaro
appunto si recitarono le commedie cerloniane, lo ebbe in tanto conto
da
farlo chiamare al Nuovo, quando vi si rappresenta
to, per altro, il quale dica fino a che anno il Barese abbia recitato
da
Pulcinella alla Cantina ; tornò egli a far parte
tina ; tornò egli a far parte di quella Compagnia, rimpatriato appena
da
Roma ? Dal 1746 — epoca nella quale il Barese las
copie, a correggerli, a confrontarli, ed interpretarli. Si raccolsero
da
per tutto diplomi, medaglie, camei, statue, iscri
secolo riferire le sette farse spirituali inedite recitate in Napoli
da
me descritte nelle Vicende della Coltura della Si
alabria nel 1489a. In questo secolo ancora, e propriamente nel 1489b,
da
Bergonzo Botta gentiluomo Tortonese si diede in T
Passando poi a componimenti veramente scenici composti in tal secolo
da
non volgari ingegni, troviamo una tragedia di Gre
a tragedia latina in versi giambici dedicata al duca di Ferrara Borso
da
Este compose Laudivio cavaliere Gerosolimitano na
ed un messo che nulla dice di più degli altri. Nel III la scena passa
da
Ferrara a Napoli, ed in esso un ambasciadore del
di argomento tratto della storia moderna nazionale. Giovanni Sulpizio
da
Veroli, il quale sotto il pontificato d’Innocenzo
esprimere rappresentare e declamare? Cantare dicesi pur da’ Latini e
da
noi il recitar versi, per quella specie di canto
luce istorica. Verso la fine del secolo, cioè nel 1492 Carlo Verardo
da
Cesena nato nel 1440 e morto nel 1500, che fu arc
olo di san Giacomo sanò dalla ferita; ma fu disteso in versi esametri
da
Marcellino suo nipote. Carlo dedicò il componimen
t. Salvatoris mccccxcii, undecimo Kalendas Maii. Leonardo Bruni che
da
Arezzo sua patria portò il nome di Aretino, nato
e divolgata col suo nome, dedicandola al marchese di Ferrara Leonello
da
Este, non pertanto Aldo Manuzio il giovane volle
licarla nel 1588 sotto il nome di Lepido comico poeta antico. Alberto
da
Eyb ne inserì molti squarci nella Margarita Poeti
olino Pisani parmigianoa compose alcune commedie latine, per le quali
da
Angelo Decembrio vien chiamato valoroso imitator
lla Biblioteca di Parma s’intitola Ephigenia a Secco Polentone, ossia
da
Polenta, cancelliere della Repubblica Padovana, c
odesto Polentone ne fè una traduzione Italiana, intitolandola Catinia
da
Catinio protagonista della favola, e pubblicolla
issimo cardinale Mantuano Francesco Gonzaga , in occasione che questi
da
Bologna ove risedea Legato, portossi a Mantova su
’Orfeo tragedia di Messer Angiolo Poliziano tratta per la prima volta
da
due vetusti codici, ed alla sua integrità, e perf
ngendo annunzia alle compagne la morte di Euridice, e vedendosi venir
da
lungi Orfeo la Driade manda altre ninfe a coprir
es titulos et gesta canamus , e s’interrompe all’arrivo della Driade,
da
cui ode la morte dell’amata Euridice punta da mor
ll’arrivo della Driade, da cui ode la morte dell’amata Euridice punta
da
morso velenoso di un serpente. Istupidito dal dol
delle antiche, che figuravano a un tempo stesso più luoghi, e mostrar
da
un lato la via che faceva Orfeo nell’avvicinarsi
a amante eseguito nel V dalle Baccanti, esiggono un’apparenza diversa
da
quella dell’atto IV. Dovè dunque cangiarsi la sce
oliziano seguendo Virgilio), e la reggia di Pluto, e la strada tenuta
da
Orfeo. Nel V potè tornare la mutazione de’ primi
chiudersi la porta ferrata della reggia. Orfeo tutto giojoso seguito
da
Euridice profferisce il seguente tetrastico latin
feo mio, vale. Orfeo vuol tornare per ridomandarla, ma vien respinto
da
Tisifone. Nel V atto Orfeo vaneggiando per lo dol
rle con certe espressioni convenienti unicamente agli Orlandi traditi
da
qualche Angelica? Doveva mettergli in bocca que’
terze rime ed alcune strofe anacreontiche con un intercalare cantato
da
quattro musici. Su tali strofe osserviamo di pass
ecolo XVII le frammischiò al recitativo nel suo Giasone. Ciò credemmo
da
prima il cavaliere Antonio Planelli seguito posci
alabrese Pomponio Leto. Per quanto leggesi nella Vita di lui composta
da
Marcantonio Sabellico, cominciò il Leto a farvi r
1484, nel quale sostenne il personaggio di Costantino un Genovese che
da
quel tempo sino alla morte fu sempre chiamato l’I
e scritta in ottava rima dall’illustre guerriero e letterato Niccolò
da
Correggio (che non so perchè vien detto da Saveri
rriero e letterato Niccolò da Correggio (che non so perchè vien detto
da
Saverio Bettinelli Reggiano, essendo nato in Ferr
giano, essendo nato in Ferrara l’anno 1450, ove erasi recata Beatrice
da
Este sua madre); ed indi a’ ventisei dello stesso
indi a’ ventisei dello stesso mese l’Anfitrione tradotto in terzarima
da
Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richie
tesso mese l’Anfitrione tradotto in terzarima da Pandolfo Collenuccio
da
Pesaro, il quale a richiesta parimente di Ercole
one sacra intitolata Joseph impressa poi in Venezia nel 1543 corretta
da
Gennaro Gisanelli. Sotto il medesimo duca e pel d
Gennaro Gisanelli. Sotto il medesimo duca e pel di lui teatro Antonio
da
Pistoja della famiglia Camelli secondo il Baruffa
1494b. Per uso dello stesso teatro furono tradotte anche in terzarima
da
Girolamo Berardo ferrarese la Casina e la Mostell
iferire a questo secolo le due commedie italiane di Giovanni di Fiore
da
Fabbriano, e l’altra di Ferdinando di Silva cremo
per la presa di Granata del Sannazzaro, nè le feste di Versaillesdate
da
Luigi XIV nel 1654, nè le feste e mascherate degl
nensis in vece di Vezanensis,siccome dee leggersi per quel che appare
da
una lettera del medesimo Laudivio scritta al card
erosolimitanus. a. Se ne conservava un esemplare dal p. Ireneo Affò,
da
cui mi fu in Parma cortesemente comunicato nel 17
copie, a correggerli, a confrontarli, ad interpetrarli. Si raccolsero
da
per tutto diplomi, medaglie, camei, statue, iscri
secolo riferire le sette farse spirituali inedite recitate in Napoli
da
me descritte nelle Vicende della Coltura delle Si
abria nel 148946. In questo secolo ancora, e propriamente nel 148947,
da
Bergonzo Botta gentiluomo Tortonese si diede in T
o poi a’ componimenti veramente scenici latini composti in tal secolo
da
non volgari ingegni, troviamo una tragedia di Gre
a tragedia latina in versi giambici dedicata al duca di Ferrara Borso
da
Este fu composta da Laudivio cavaliere Gerosolimi
versi giambici dedicata al duca di Ferrara Borso da Este fu composta
da
Laudivio cavaliere Gerosolimitano nativo di Vezza
un messo che nulla dice di più degli altri. Nel terzo la scena passa
da
Ferrara a Napoli, ed in esso un ambasciadore del
di argomento tratto dalla storia moderna nazionale. Giovanni Sulpizio
da
Veroli, il quale sotto il pontificato d’Innocenzo
esprimere rappresentare e declamare? Cantare dicesi pur da’ latini e
da
noi il recitar versi, per quella specie di canto
luce istorica. Verso la fine del secolo, cioè nel 1492 Carlo Verardo
da
Cesena nato nel 1440 e morto nel 1500, che fu arc
olo di San Giacomo sanò della ferita; ma fu disteso in versi esametri
da
Marcellino suo nipote. Carlo dedicò il componimen
trice, San Giacomo, il Re, il Cardinal Mendoza, il Coro. Nel parlarsi
da
Plutone della religione di Cristo e di Maometto s
Nat. Salvatoris MCCCCXCII, undecimo kalendas maii. Leonardo Bruni che
da
Arezzo sua patria si disse Aretino, nato nel 1369
e divulgata col suo nome, dedicandola al marchese di Ferrara Leonello
da
Este, non per tanto Aldo Manuzio il giovane volle
licarla nel 1588 sotto il nome di Lepido comico poeta antico. Alberto
da
Eyb ne inserì molti squarci nella Margarita Poeti
lino Pisani Parmigiano52 compose alcune commedie latine, per le quali
da
Angelo Decembrio vien chiamato valoroso imitatore
a Biblioteca di Parma s’intitola Ephigenia 57. Secco Polentone, ossia
da
Polenta, cancelliere della repubblica Padovana, c
esto Polentone ne fece una traduzione Italiana, intitolandola Catinia
da
Catinio protagonista della favola, e pubblicolla
dissimo Cardinale Mantuano Francesco Gonzaga, in occasione che questi
da
Bologna, ove risedea Legato, portossi a Mantova s
’Orfeo tragedia di Messer Angiolo Poliziano tratta per la prima volta
da
due vetusti codici, ed alla sua integrità e perfe
ngendo annunzia alle compagne la morte di Euridice, e vedendosi venir
da
lungi Orfeo, la Driade manda le altre a coprir di
titulos, & gesta canamus, e s’interrompe alla venuta della Driade
da
cui ode la morte di Euridice punta dal morso vele
delle antiche, che figuravano a un tempo stesso più luoghi, e mostrar
da
un lato la via che faceva Orfeo nell’avvicinarsi
nte eseguito nel quinto dalle Baccanti, esigono un’ apparenza diversa
da
quella dell’atto IV. Dovè dunque cangiarsi la sce
oliziano seguendo Virgilio), e la reggia di Pluto, e la strada tenuta
da
Orfeo. Nel V potè tornare la mutazione de’ primi
dovesse chiudersi la porta ferrata della reggia. Orfeo lieto seguito
da
Euridice profferisce un altro tetrastico latino:
o mio, vale. Orfeo vuol tornare per ridomandarla, ma vien respinto
da
Tisifone. Nel quinto atto Orfeo vaneggiando per l
tarle con certe espressioni solo convenienti ad alcun Orlando tradito
da
qualche Angelica? Dovea mettergli in bocca que’ v
terze rime, ed alcune strofe anacreontiche con un intercalare cantato
da
quattro musici60. La seconda azione scenica del N
alabrese Pomponio Leto. Per quanto leggesi nella di lui Vita composta
da
Marcantonio Sabellico, cominciò il Leto a farvi r
gio di Costantino un Genovese nato e cresciuto in Costantinopoli, che
da
quel tempo sino alla morte fu chiamato sempre l’i
e scritta in ottava rima dall’ illustre guerriero e letterato Niccolò
da
Correggio (che non so perchè vien detto dal Betti
ndi a’ ventisei dello stesso mese l’Anfitrione tradotto in terza rima
da
Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richie
esso mese l’Anfitrione tradotto in terza rima da Pandolfo Collenuccio
da
Pesaro, il quale a richiesta parimente di Ercole
eph impressa poi in Venezia nel 1543, e nel 1555, e nel 1564 corretta
da
Gennaro Gisanelli. Sotto il medesimo duca e pel d
Gennaro Gisanelli. Sotto il medesimo duca e pel di lui teatro Antonio
da
Pistoja della famiglia Camelli secondo il Baruffa
9466. Per uso dello stesso teatro furono tradotte anche in terza rima
da
Girolamo Berardo Ferrarese la Casina e la Mostell
recare in questo secolo le due commedie Italiane di Giovanni di Fiore
da
Fabbriano, e l’altra di Ferdinando di Silva Cremo
er la presa di Granata del Sannazzaro, nè le feste di Versailles date
da
Luigi XIV nel 1664, nè le feste e mascherate degl
Hierosolimitanus. 50. Conservasene un esemplare dal P. Ireneo Affò,
da
cui mi fu in Parma cortesemente comunicato. 51.
vea creduto il cavalier Planelli seguito indi dal Tiraboschi ed anche
da
me nella Stor. de’ Teat. del 1777. Volendo però i
5; ed io gli avea tolto il travaglio di correggermene coll’ accusarmi
da
me stesso un anno prima, cioè nel 1784, quando us
ra sulle Sicilie. Lascio poi che le stanze anacreontiche del Notturno
da
me allegate hanno la prerogativa di aver precedut
a cronologica l’itinerario artistico del Pellesini, e i suoi passaggi
da
una in altra compagnia, è opera assai difficile.
altri, le grandi personalità artistiche potessero essere sballottate
da
una compagnia all’altra, secondo il volere, o, al
le nuove costituzioni e frequenti sostituzioni generan tal confusione
da
non permetterci di dare affermazioni recise. Gran
ll’invernata del 1576 il Pellesini passò a Firenze, e questo sappiamo
da
una lettera del Commissario Capponi al Granduca,
amorosi ch' eran tra le donne della Compagnia. L'aprile del 1580 come
da
Relazione di Leonardo Conosciuti al Card. Luigi D
va colla sola testa fuor della tavola, accomodata al bisogno, coperta
da
un pasticcio, d’entro il quale poi cercato invano
bisogno, coperta da un pasticcio, d’entro il quale poi cercato invano
da
Pantalone, faceva scena con lui, destando le più
die in Milano, finito c’ haueran di seruir qui à Modona, e pregandole
da
Nostro Signore felice fine d’ogni suo desiderio a
nore, Isabella Pedrolini, e gli stessi Compagni, che furono favoriti
da
V. E. ill. sendo chiamati da Mantova a Milano, e
gli stessi Compagni, che furono favoriti da V. E. ill. sendo chiamati
da
Mantova a Milano, e da Milano a Pavia per l’occas
e furono favoriti da V. E. ill. sendo chiamati da Mantova a Milano, e
da
Milano a Pavia per l’occasione dell’abboccamento
sua benignità ed offrendosi prontissimi ad ogni suo cenno le pregano
da
N. S. felice fine d’ogni suo desiderio. 1601 a' 1
’ ricchi andavano spargendo pe’ villaggi indi per le città, trovarono
da
poi ne’ poeti comici tanti zelanti patrocinatori
tato della Commedia Antica di Camaleone, o la Storia Teatrale scritta
da
Juba re della Mauritania citata da Ateneo nel qui
eone, o la Storia Teatrale scritta da Juba re della Mauritania citata
da
Ateneo nel quinto libro, saremmo forse meno di qu
uscire sulla comica scena fu Susarione o Sannirione d’Icaria seguito
da
Rullo o Nullo e da Magnete. Aristotile però nella
a scena fu Susarione o Sannirione d’Icaria seguito da Rullo o Nullo e
da
Magnete. Aristotile però nella Poetica ci dice ch
non furono di molto ad Epicarmo posteriori. Dromone comico mentovato
da
Ateneo fiorì dopo di Sannirione, ed è diverso da
one comico mentovato da Ateneo fiorì dopo di Sannirione, ed è diverso
da
Drumone o Drimone, il quale secondo Eusebiob fu p
isse una commedia detta Saffo; e Frinico comico più volte motteggiato
da
Aristofane, e che fiorì verso l’olimpiade LXXXVI.
he Omero. Cratino che visse novantasette anni, fu seguito, ed imitato
da
Eupoli poeta più grazioso, il quale compose dicia
seguenza di moral corruzione, mirò senza orrore il fiele che sgorgava
da
questo fonte; si compiacque della indecenza che v
ovità, per grandezza di disegno, per sale e per baldanza si allontana
da
ogni favola comica moderna. I frammenti che ci ri
te anni e che fu stringatamente e con tanto politico sapere descritta
da
Tucidide. Non sanà forse senza profitto della gio
tto della gioventù che conoscer voglia il teatro Greco e l’arte usata
da
que’ repubblicani nel maneggiar la commedia antic
nella Storia de’ Teatri in un solo volume, delle favole di Aristofane
da
tutti nominato, da pochi letto, e forsa da pochis
atri in un solo volume, delle favole di Aristofane da tutti nominato,
da
pochi letto, e forsa da pochissimi compreso. a.
delle favole di Aristofane da tutti nominato, da pochi letto, e forsa
da
pochissimi compreso. a. Tardi il Magistrato ven
a. Tardi il Magistrato venne a concedere il Coro ai Comedi, mentre
da
prima erano volontarii, dice Aristotile nella Poe
La narrazione dello-Scoliasta di Aristofane fu ancor più disviluppata
da
Giano Parrasio nella sua Epistola 64. a. Di Epic
Pelzet Maddalena. Nacque a Firenze
da
uno scorticatore di agnelli, Gaetano Signorini, e
Nacque a Firenze da uno scorticatore di agnelli, Gaetano Signorini, e
da
Porzia Piccardi, il 21 febbraio del 1801. A dodic
dò a riposare un anno a Firenze, per non abbandonar lo sposo, colpito
da
fiera malattia. Tornò un nuovo triennio col Da Ri
esso. Fu infine, per due anni, nella seconda del Domeniconi, condotta
da
Gaetano Coltellini, e diretta da Antonio Colomber
lla seconda del Domeniconi, condotta da Gaetano Coltellini, e diretta
da
Antonio Colomberti, in qualità di Prima attrice t
tere sue al Niccolini e del Niccolini a lei. Queste pubblicate, parte
da
Atto Vannucci nel secondo volume dei Ricordi di G
to Vannucci nel secondo volume dei Ricordi di G. B. Niccolini e parte
da
Giulio Piccini (Jarro) in un opuscoletto di soli
inque esemplari, nell’occasione delle Nozze Ridolfi-Borgnini : quelle
da
Filippo Orlando nella prima serie de' Carteggi it
za, il Niccolini (la Pelzet, di passaggio a Firenze, vi s’era fermata
da
tutta una mattina fin verso le tre pomeridiane, f
nell’arte per temere che in me venga meno l’ammirazione che riscotete
da
tutta l’Italia. Io dirò sempre che siete una mogl
lia : io che sono l’ultimo dei suoi scrittori, riconosco intieramente
da
voi la fortuna delle mie tragedie, ed è impossibi
ttore, di cui la Pelzet in una lettera al Niccolini del 27 luglio '43
da
Bologna, dice ogni male possibile, perchè, essend
otto dal francese intitolato Sedici anni or sono. Il dramma era stato
da
poco rappresentato dalla signora Tessari con esit
butto. L'Impresa per sostenerla le fece rappresentare alcune tragedie
da
lei scelte, come la Rosmunda, la Medea ; ma il co
mico di questa genia, che egli si è affezionata a forza d’ipocrisia e
da
cui è contento di farsi mangiare il suo. Io ho fa
avrà lasciato per sempre la galera comica, com’ella dice in altra sua
da
Roma del 20 luglio '44 allo stesso Niccolini, al
azj e la Stuarda che replicherà più volte ! Qua bisogna far di tutto,
da
Marta e da Maddalena, e questo nostro pubblico im
uarda che replicherà più volte ! Qua bisogna far di tutto, da Marta e
da
Maddalena, e questo nostro pubblico impastato di
i monaci e i prelati e la corte papale rappresentata allegoricamente
da
un personaggio chiamato la Mere-Sotte. Menestrier
ersonaggio chiamato la Mere-Sotte. Menestrier ne loda un trio cantato
da
Mere-Sotte e da due giovani sciocchi, e le parole
ato la Mere-Sotte. Menestrier ne loda un trio cantato da Mere-Sotte e
da
due giovani sciocchi, e le parole erano: Tout pa
do cadde dalla grazia di Luigi XII il maresciallo de Gie perseguitato
da
Anna di Brettagna regina-duchessa. Facendosi allu
a del teatro Francese del signor de Fontenelle. Fu essa poi più tardi
da
un altro Francese rimpastata e riprodotta sulle s
le farse chiamate Moralità che portarono il titolo di pastorali fatte
da
lei rappresentare alle damigelle della sua cortea
inevra verseggiata in parte dal poeta Pietro Ronsardo. Si rappresentò
da
principali personaggi della corte, e madama Angou
lo va seguendo a calci per la scena, cosa che non tradusse certamente
da
veruna tragedia italiana. Con tutto ciò questa fa
sce in matrimonio certo Guglielmo di picciola levatura ad una giovane
da
lui stesso amata, cui dà il nome di sua cugina, e
more. Intorno al medesimo tempo Baif compose il Bravo commedia tratta
da
Plauto. Sotto Errico III asceso al trono nel 1574
mico in Francia, furono i Gelosi che nel 1577 per privilegio ottenuto
da
Errico III rappresentarono in Parigi. Separatisi
egio ottenuto da Errico III rappresentarono in Parigi. Separatisi poi
da
questa Compagnia de’ Gelosi alcuni attori, preser
ioni delle nostre tragedie, pastorali e commedie nel precedente libro
da
noi riferite; ma tutte e le migliori, per le dens
i in un intermezzo l’azione principale e la difesa del pecorajo fatta
da
Patelin, e la contesa insorta poi trall’Avvocato
ll’Avvocato ed il Cliente, il quale si vale della medesima istruzione
da
lui avuta per non pagarlo. Rappresentava graziosa
istruzione da lui avuta per non pagarlo. Rappresentava graziosamente
da
pecorajo l’abile piacevolissimo Cinita, e da avvo
presentava graziosamente da pecorajo l’abile piacevolissimo Cinita, e
da
avvocato un attore non meno esperto ed applaudito
sica è dessa; tanto ha ella degenerato dall’antica sua gravità. Messo
da
banda ogni decoro e oltrepassati i dovuti termini
tezza. Il compositore si comporta quivi come despotico, vuol pure far
da
sé e piacere unicamente in qualità di musico. Per
di musico. Per cosa del mondo non gli può entrare in capo ch’egli ha
da
essere subordinato, e che il maggior effetto dell
quegli affetti che abbiano analogia colle idee particolari che hanno
da
essere eccitate dal poeta; dare in una parola al
sica, che le persone se ne vanno alla morte e cantano, non ha origine
da
altro, se non se dal non ci essere tra le parole
li stessi poeti erano musici. E con ciò la musica vocale era quale ha
da
essere secondo la vera instituzione sua: una espr
? Tra quella, per esempio, che precede la morte di Didone abbandonata
da
Enea, e quella che precede le nozze di Demetrio e
le impressioni di affetto che risultano dal totale del dramma. E però
da
esso ha da prendere atteggiamento e viso, come ap
oni di affetto che risultano dal totale del dramma. E però da esso ha
da
prendere atteggiamento e viso, come appunto dalla
roemio della Euridice ne scrive Iacopo Peri, che con giusta ragione è
da
dirsi l’inventore del recitativo. Datosi a cercar
i serviamo ed accenti nel dolore, nell’allegria e negli altri affetti
da
cui siam presi: e ciò per far muovere il basso al
. E conchiuse, alla fine, che il fondamento di una tale imitazione ha
da
essere un’armonia che seguiti passo passo la natu
timo atto della Didone del Vinci, che è tutta lavorata a quel modo. È
da
credere che se ne sarebbe compiaciuto lo stesso V
rgilio, tanto è animata e terribile. Un altro buon effetto seguirebbe
da
simile usanza: che non ci saria allora tanta la g
tati più di una volta offesi a quel subito passaggio che si suol fare
da
un recitativo liscio et andante ad una ornatissim
parte dell’opera che più delle altre risaltò. E secondo che la musica
da
teatro si è venuta raffinando, hanno ricevuto via
rispetto a quello che sono al dì d’oggi si può affermare che fossero
da
principio. Tantoché e per la melodia, e per gli a
voci, a cui debbono soltanto servire. Non picciola è la mutazione che
da
quel maestro è seguita a’ tempi nostri, nei quali
e in contrario dal fare ad ora ad ora accompagnar sobriamente le arie
da
diversa qualità di strumenti, dalla violetta, dal
odia abbia del naturale, o risponda al sentimento delle parole che ha
da
vestire. E le tante varietà in cui lo vanno giran
oché nelle parole esprimenti passione o moto. Altrimenti non si hanno
da
dire, a propriamente chiamargli, se non se interr
so intero dell’aria, e il più delle volte non si dovrebbe neppure dir
da
capo la prima parte; che è uno de’ trovati modern
remo piuttosto che egli l’ha guasta con una dissonanza di espressione
da
non potersi in niun modo comportare da chi ha fio
una dissonanza di espressione da non potersi in niun modo comportare
da
chi ha fior di ragione; chè già non si ha da espr
in niun modo comportare da chi ha fior di ragione; chè già non si ha
da
esprimere il senso delle particolari parole, ma i
e, ma il senso che contiene il tutto insieme di esse, e la varietà ha
da
nascere dalle modificazioni diverse del medesimo
ha da nascere dalle modificazioni diverse del medesimo soggetto, non
da
cose che al soggetto si appiccino e sieno ad esso
oesia era tutta fuori del vero, iperbolica, concettosa, fantastica. E
da
che si mise nel buon sentiero la poesia, lo smarr
ali e graziose poesie del Metastasio sono assai volte messe in musica
da
compositori secentisti. Non è però che una qualch
e nel campo singolarmente della musica durava tra le due nazioni viva
da
gran tempo ed accesa la guerra. Non si trovava la
nazioni viva da gran tempo ed accesa la guerra. Non si trovava la via
da
accordare col nostro canto le orecchie dei France
la via da accordare col nostro canto le orecchie dei Francesi, ed era
da
essi loro rigettata l’oltramontana melodia, come
de al mio detto parecchie fatture del Pergolesi e del Vinci, rapitici
da
morte troppo di buon’ora; del Galuppi, del Iomell
, che non potranno mai abbastanza vivere. A così fatti uomini sarebbe
da
commettere la musica, quale noi la vorremmo nella
ha saputo congiugnere le grazie e i vezzi della moderna; ma son vezzi
da
matrona46. 43. [Nota d’autore n. 4] «If paintin
cevoli regolari che specialmente ne’ primi lustri del secolo uscirono
da
varie Accademie del XVI che continuarono nel segu
gli Umoristi di Roma cominciata dopo il 1600. Or si può senza biasimo
da
chi vuol ragionar di teatro negligentare la notiz
o però Apostolo Zeno la commedia francese quì mentovata non si trasse
da
quella del Politi, ma da un’ altra degl’Intronati
ommedia francese quì mentovata non si trasse da quella del Politi, ma
da
un’ altra degl’Intronati che portò il medesimo ti
nel precedente, ma in questo pubblicate per le stampe, poco avrebbero
da
temere nella prima metà del XVII. Noi più cose ne
i dipignere ed avviluppare del Ferrarese senza copiarlo con impudenza
da
plagiario che ti ruba e ti rinnega. Seguì per lo
L’economia delle sue favole è sempre verisimile, semplice ed animata
da
piacevoli colpi di teatro. Lo stile è comico buon
are, onde si distingua dagli altri comici, come Raffaele si distingue
da
Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone da Polli
gli altri comici, come Raffaele si distingue da Michelangelo, Achille
da
Ajace, Cicerone da Pollione, Terenzio da Plauto?
ome Raffaele si distingue da Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone
da
Pollione, Terenzio da Plauto? A noi par di vederl
gue da Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone da Pollione, Terenzio
da
Plauto? A noi par di vederlo; e ci dispiace di no
oi par di vederlo; e ci dispiace di non essere stati in ciò prevenuti
da
verun critico. La commedia del Porta è sempre di
rende particolarmente nobile e pregevole. Un filo naturalissimo mosso
da
una molla non preveduta si va con verimiglianza a
di alcune prime commedie del Moliere e del Bugiardo del Cornelio, fu
da
Francesi totalmente negletto. Gli Spagnuoli lo ma
tra con la giovane, ed effettivamente la riconosce per la figlia ed è
da
lei riconosciuta per sua madre. Le reciproche ten
ose e facete scritte ad imitazione de’ Latini con intrighi maneggiati
da
servi astuti e talvolta con colori tolti da Plaut
i con intrighi maneggiati da servi astuti e talvolta con colori tolti
da
Plauto, come il raggiro de’ servi per ingannare u
le devastazioni nelle provincie del regno taglieggiate e saccheggiate
da
compagnie di banditi, i quali non rare volte tols
in Napoli nel 1638, e del Ruffiano impressa nel 1643 assai comendate
da
Gio: Vincenzo Gravina. Le commedie del duca Filip
relli della Rovere si pubblicò in Macerata nel 1642, e non è commedia
da
confondersi colle buffonesche accette al solo vol
ia Maggi compose quattro piacevoli commedie con intermezzi e prologhi
da
cantarsi il Barone di Birbanza, il Manco male, i
nelle belle lettere debbono distinguersi le additate commedie erudite
da
ciò che in seguito si scrisse in Italia col diseg
on una franchezza che fa meraviglia, che il Teatro Italiano regolare
da
principio ma languido e freddo (di che vedasi ci
ccorrenza, non pare che questa sentenza dell’Andres sia stata dettata
da
giusta critica, da lettura diligente e da perizia
che questa sentenza dell’Andres sia stata dettata da giusta critica,
da
lettura diligente e da perizia della poesia dramm
ll’Andres sia stata dettata da giusta critica, da lettura diligente e
da
perizia della poesia drammatica. Non bisogna fare
ocomici oltramontani adottati in un breve periodo del passato secolo
da
commedianti di mestieri e da Italiani ignoranti e
i in un breve periodo del passato secolo da commedianti di mestieri e
da
Italiani ignoranti e di pessimo gusto. Il critico
Rossi Mario Eugenio. Nato il 22 maggio 1826 a Vercelli
da
Bernardo Rossi, ex-tenente d’artiglieria e da Ter
maggio 1826 a Vercelli da Bernardo Rossi, ex-tenente d’artiglieria e
da
Teresa Monticelli, fu, morto il padre nel '34, co
o Modena riunì a Savigliano per un giro artistico nel Piemonte. Passò
da
Savigliano a Nizza, poi ad Alba, poi, per mancanz
, Bovi, Papadopoli, Piccinini, Ferrante, Andreani : poi pensò di fare
da
sè ; e scioltasi la Compagnia Monti e Preda, egli
si staccasse nel sistema e nell’indole dal suo gloriosissimo collega,
da
formare un tutto a sè. Non molto puro di linee, f
ue grandi interpretazioni un po'sempre Ernesto Rossi. Qualunque opera
da
lui architettata doveva essere legge per tutti. D
e 11,45 del 4 giugno 1896. Era nato a Livorno il 27 marzo del 1827
da
Giuseppe Rossi, già ufficiale di Napoleone, poi n
seppe Rossi, già ufficiale di Napoleone, poi negoziante in legname, e
da
Teresa Tellini. Il padre voleva farne un avvocato
a Teresa Tellini. Il padre voleva farne un avvocato, ma egli, che già
da
bimbo aveva mostrato un amor grande al teatro, a
un amor grande al teatro, a una recita dell’Oreste di V. Alfieri data
da
G. Modena tanto s’infiammò, che risolse di abbrac
che risolse di abbracciar l’arte del comico. In una assenza del padre
da
Livorno, potè sostituir senza infamia nel Ventagl
uir senza infamia nel Ventaglio di Goldoni (Barone) e nella Francesca
da
Rimini di Silvio Pellico (Paolo) un attore della
osto del babbo, ma col tacito consenso del nonno e della mamma, partì
da
Livorno per andare a raggiungere a Foiano una com
i fra' due artisti, fu convenuta la seguente divisione di repertorio,
da
loro e dal direttore Domenico Righetti accettata
Richelieu Duchessa e Paggio È pazza Dramma in famiglia Francesca
da
Rimini (Lanciotto) Elemosina d’un napoleon d’oro
ccie una lettera di buon inchiostro, perchè Rossi, il 12 ottobre '51,
da
Mantova, venuto a più miti consigli, gli dichiara
l’assalto con una fiera lettera, che suggerisce al Rossi uno squarcio
da
personaggio di dramma lagrimoso : ….. Io sarò in
a una cosa io voleva dirti : Se credi che la mia abilità non sia tale
da
meritarmi la paga che tu mi hai accordata, fai pu
erto ce ne furono, e invidie, e armeggii nascosti, come si può vedere
da
questo bigliettino anonimo del 5 maggio 1852 : Eg
lpe e Speranze — che andò in iscena il 25 dicembre, e piacque a segno
da
non lasciare un sol giorno il cartellone per tutt
naturalmente, il vigore fisico (un’ affezione cardiaca lo tormentava
da
tempo), gli accresceva direi quasi quello morale…
e una pallida idea, guardare al museo magnifico dei regali, venutigli
da
sovrani, da artisti, da poeti. I più grandi pitto
a idea, guardare al museo magnifico dei regali, venutigli da sovrani,
da
artisti, da poeti. I più grandi pittori e scultor
dare al museo magnifico dei regali, venutigli da sovrani, da artisti,
da
poeti. I più grandi pittori e scultori francesi d
ète, en t’admirant, t’envie. Sully Prudhomme. Non ho, come ho detto
da
principio, avuto la sorte di sentire Ernesto Ross
no, teorica, sposò con una siffatta grandezza pratica di commediante,
da
riuscire artista gigantesco nel vero senso della
zza di Rossi come direttore sia nel Giulio Cesare, pur di Shakspeare,
da
lui novamente tradotto, in cui una sera fu Antoni
zza della lingua e dello stile, e alla piccola vanagloria che emergon
da
tutta l’opera, ho trovato e trovo codeste pagine
ere, dalla cura e dallo studio d’indagare, chiamossi da’ Latini e poi
da
noi Curiosità, come quella che dalla stupida inaz
ranza ci guida al l’attività laboriosa della scienza. Scortato l’uomo
da
un affetto sì vivace e per indole osservatore non
zare, per così dire, alcun poco quel velo di cui si ammanta. Nacquero
da
ciò le tante moltiplici osservazioni che col trat
hè questa spinta industriosa è comune a tutti gli uomini, e la natura
da
per tutto risponde a colui che ben l’interroga, è
nterroga, è chiaro a chi dritto mira, che pochissime sono le arti che
da
un primo popolo inventore passarono ad altri, ed
ggior parte delle arti di prima e seconda necessità, le quali nascono
da
bisogni comuni, per lo più si acquista senza esem
ne, si scolpisce, si canta, si suona, si tesse, si ricama, si edifica
da
Pekin al Messico, ancorchè i popoli non abbiansi
nerale conduce i dotti ad attribuire alla propria nazione, o a quella
da
essi più studiata tutte le arti e invenzioni quà
or fondamento a rintracciar tale origine nella natura del l’uomo ch’è
da
per tutto la stessa, e vi produce effetti simili.
etto, e allora che l’imitazione sembragli corrispondente agli oggetti
da
prima conceputi, si compiace della rassomiglianza
. E perchè non se ne ripeterebbe il diletto? Si rammenta pure, benchè
da
prima con certo ribrezzo, del male, cioè delle fo
oduzione naturale di ogni terreno. Per natura la trovarono i Greci, e
da
veruno non ne presero l’esempio, siccome è chiaro
Servio Tullio, e secondo Cicerone di Lucio Tarquinio Superbo, non era
da
Crotone penetrato sino a Roma. I Tarantini quando
Drammatica dagli altri Italiani e da’ Greci, ne trovarono nulladimeno
da
se stessi i primi semi benchè rozzissimi. Fuori p
rozzissimi. Fuori poi dell’Europa si trovano gli spettacoli teatrali
da
un lato nel l’Oriente fra’ Cinesi fin da’ più rem
sci, e a tutto il resto del vecchio continente. L’uomo adunque attivo
da
per tutto e imitatore osserva gli uomini, si avve
apere dalla cura e dallo studio d’indagare chiamossi da’ latini e poi
da
noi curiosità, come quella che dalla stupida inaz
oranza ci guida all’attività laboriosa della scienza. Scortato l’uomo
da
un affetto sì vivo e per indole osservatore non p
zare, per così dire, alcun poco quel velo di cui si ammanta. Nacquero
da
ciò le tante moltiplici osservazioni che col trat
chè quella spinta industriosa è comune a tutti gli uomini e la natura
da
per tutto risponde a colui che ben l’interroga, è
nterroga, è chiaro a chi dritto mira, che pochissime sono le arti che
da
un primo popolo inventore passarono ad altri, ed
ggior parte delle arti di prima e seconda necessità, le quali nascono
da
bisogni comuni, per lo più si ac quista senza ese
ne, si scolpisce, si canta, si suona, si tesse, si ricama, si edifica
da
Pekin al Messico, ancorchè i popoli non abbiansi
enerale conduce i dotti ad attribuire alla propria nazione o a quella
da
loro più studiata tutte le arti e invenzioni quà
ior fondamento a rintracciar tale origine nella natura dell’uomo ch’è
da
per tutto la stessa e vi produce effetti simili.
etto, e allora che l’imitazione sembragli corrispondente agli oggetti
da
prima conceputi, si compiace della rassomiglianza
. E perchè non se ne ripeterebbe il diletto? Si rammenta pure, benchè
da
prima con qualche ribrezzo, del male, cioè delle
oduzione naturale di ogni terreno. Per natura la trovarono i Greci, e
da
veruno non ne presero l’esempio, siccome è chiaro
Servio Tullio, e secondo Cicerone di Lucio Tarquinio Superbo, non era
da
Crotone penetrato sino a Roma. I Tarantini quando
Drammatica dagli altri Italiani e da’ Greci, ne trovarono nulladimeno
da
se stessi i primi semi benchè rozzissimi. Fuori p
rozzissimi. Fuori poi dell’Europa si trovano gli spettacoli teatrali
da
un lato nell’Oriente fra’ Cinesi sin da’ più remo
schi e a tutto il resto del Vecchio Continente. L’uomo adunque attivo
da
per tutto e imitatore, osserva gli uomini, si avv
testa de' Comici Gelosi che andarono a Parigi per privilegio ottenuto
da
Arrigo III nel 1577 ; ma il Baschet si domanda (o
nè anche per gli anni successivi. Per questi anzi se n’ avrebbe tale
da
escluderlo assolutamente dai Gelosi. Come mai l’A
nia, non fa cenno di lui ? Di lui, ch'egli ebbe in tal considerazione
da
dettare egli stesso la prefazione alle favole rap
poi forse, richiestane la Compagnia (degli Accesi) al Duca di Mantova
da
Maria di Boussu, dama della Corte di Bruxelles, n
verte il Bertolotti – è nominato Flavio Scala, il quale era ricercato
da
G. B. Spinola. » Del 1610 abbiamo una lettera da
quale era ricercato da G. B. Spinola. » Del 1610 abbiamo una lettera
da
Ravenna in data 24 marzo, che il Cardinale Caetan
o per questo anno il recitar comedie, e ciò perchè gli era stato dato
da
lui il maggior disgusto che potesse dargli huomo
anno della pubblicazione della sua grande opera degli Scenarj, passò
da
quello del Duca di Mantova al servizio di Don Gio
tto Flavio in Comedia, per non far torto all’ordine suddetto, e tanto
da
buoni filosofi lodato, nella sua gioventù si died
muri del teatro dietro le quinte, ma che pure non sono tanto prolissi
da
poterne trarre la minima idea del dialogo : essi
i tratta, e nulla più. E li dice cattivi e scandalosissimi, e lodati
da
tanti illustri uomini non già pel merito loro, ma
io (perchè a ciò fare era idoneo) distender le opere sue, e scriverle
da
verbo a verbo come s’usa di fare ; ma perchè oggi
rvi sopra le parole, quando però non sdegnino d’onorar le sue fatiche
da
lui composte non ad altro fine che per dilettare
acciocchè si sappia il contenuto della comedia, s’intenda dove hanno
da
terminare i discorsi e si possa indagare concerta
i lingua, figure Rettoriche, tropi, e tutta l’ arte rettorica, avendo
da
fare all’ improvviso ciò che premeditato fa il po
Compagnia ch' egli con tanta pazienza e con tanto amore tiene insieme
da
circa sei anni (le lettere han la data del '18).
sti tolto a questo povero galanthuomo che sempre è vissuto in maniera
da
capir per tutto. Tuttavia può tanto in me il desi
à de'suoi Padroni. Ma ahimè ! quel povero Don Giovanni non seppe più
da
che canto rifarsi per avere un po' di pace. I com
ale la pena ch' io dia qui intera la lettera che Don Giovanni scrisse
da
Venezia il 21 marzo 1620 a Ercole Marliani, nella
esse intorno alla Compagnia de' Confidenti : Ill.re Sig.re, È venuto
da
me per licenziarsi per costà il nostro Sig.r Flam
lettera di V. S. degli 11 marzo scritta su le 6 hore, la quale letta
da
me mi indusse subito a dirgli che non occorreva n
e mio per parlar con V. S. alla libera vedendo in quel che consiste e
da
quel che depende la loro risoluzione, non ho sapu
n mano. Et per vita sua la prego a dirmi, come potevo io dire, tu hai
da
andare, tu hai da restare, tu che sei primo diven
a sua la prego a dirmi, come potevo io dire, tu hai da andare, tu hai
da
restare, tu che sei primo diventar secondo, et fr
rovinarsi, ond’ io per le ragioni dette, non ho saputo trovar parole
da
principiare non che da persuaderglielo. Però gli
le ragioni dette, non ho saputo trovar parole da principiare non che
da
persuaderglielo. Però gli ho risposto che faccin
aiuterò sempre, e così li ho licenziati. Mi sono ben fatto promettere
da
ciascuno in particolare, che sempre, che per qual
somma Sig.r Marliani il dominio delle volontà non è cosa terrena, ne
da
lontano si posson rimediare gli inconvenienti. No
dentemente, io non mi curo punto di rompere una Compag.ia che dipende
da
me per dar gusto a commedianti che per invidia ha
en si tratti de commedianti, perchè non siamo in commedia, et io dico
da
buon senno. Se adunque lo Scala non viene, V. S.
ascuno della sua compagnia, ma in particolare poi dell’honore fattomi
da
V. A. La Sig.ra Livia curiosa di veder l’habito n
ultime circostanze mancarono per lungo tempo all’Italia ora inondata
da
diverse piene di barbari, ora da contrasti fra il
lungo tempo all’Italia ora inondata da diverse piene di barbari, ora
da
contrasti fra il Sacerdozio e l’Impero frequentem
i fra il Sacerdozio e l’Impero frequentemente sconvolta, ora lacerata
da
potenti e rabbiose fazioni tra Guelfi e Ghibellin
disciolta per la gelosia di piccoli principati che la dividevano, ora
da
locali e fisici sconvolgimenti, che la convertiro
nte “Mnestrels”, i quali senz’aver soggiorno fìsso sen givano errando
da
castello in castello, da città in città, accompag
senz’aver soggiorno fìsso sen givano errando da castello in castello,
da
città in città, accompagnati dalle loro moglie e
appagallo, una scimia, o qualche strano animale, cui si dà volentieri
da
mangiare purché divertano il padrone. Più comune
ione. Testimon ne sia la crudele massima enunciata nei seguenti versi
da
Gilliberto, poeta che fioriva nel 1206: «Nus ne
ocale che strumentale o la resero più comune. Dico più comune, perché
da
un verso latino del monaco Donizone: «Timpana cu
osta sotto le note che gareggino nell’Antichità con quelli presentati
da
loro. Molti codici, dove si contengono le poesie
eguente, che mi è avvenuto di ritrovare, e che certamente non è stata
da
chi che sia pubblicata finora. Nell’Ambrogiana di
che fra gli scrittori ecclesiastici a motivo di dodici libri composti
da
lui sulla Grazia. Nel mentovato codice, vien rife
rimane la gloria di averla i primi adoperata. [5] Cade non per tanto
da
se medesima l’asserzione della massima parte degl
ori sul restante della Europa sia stata con gran corredo d’erudizione
da
un dotto spagnuolo38 oltre modo magnificata; sebb
to alla musica, l’Italia nel suo Guido Aretino, la Germania in Ottone
da
Frisinga e in Notkero, e la Francia nel suo Franc
o Francone vantano scrittori fondamentali di quella scienza, trattata
da
essi (in quanto lo permetteva la rozzezza de’ sec
fatto sconosciute ad essi. Gli esempi, che s’adducono non sono tratti
da
loro, ma dagli Spagnuoli, e quelli non sono anter
e quelli non sono anteriori alla metà del secolo decimoterzo; laddove
da
ciò che si è finora indicato in questo capitolo e
, e forse anche prima. Noi vediamo la musica sortir bambina in Europa
da
mezzo al culto ecclesiastico, crescer fanciulla n
le quali in singoiar modo si compiacevano i saraceni poeti , trattata
da
questi, niuna allusione a’ loro scritti, alla lor
iposi nel metro erano conosciute egualmente da’ normanni, da’ goti, e
da
più altre nazioni, che dagli arabi dominatori. Or
ne a casa ultimar la poetico-amatoria faccenda. Il disgusto procurato
da
cotale uniformità si risentiva fin da loro stessi
faccenda. Il disgusto procurato da cotale uniformità si risentiva fin
da
loro stessi. Tebaldo Conte di Sciampagna, celebre
o Colino Musetto nell’idioma provenzale e ridotta al moderno francese
da
un colto letterato vien lodato quel poeta per ave
vi musici fra loro composero a bella posta delle arie profane diverse
da
quelle di Chiesa. L’abuso di modulazioni molli ed
beriense, ci farebbe credere che la musica profana non andasse esente
da
simile difetto; tanto più che le poesie amorose e
anche ne’ versi di Tebaldo Conte di Sciampagna, e in altri non pochi
da
me veduti e disaminati è tanto semplice e povera
te profane figlie dell’istinto e del sentimento, e cantate per lo più
da
una sola voce potevano più a lungo conservare la
ciarlatani”, denominazione che presero non dalla parola “circulus” né
da
“carola”, ma, come ben osserva il Muratori, dalla
a motivo che i trovatori cantavano spesso le azioni di Carlo Magno. E
da
“ciarle” venne in seguito “ciarlare”. Le storie d
scostumatezza. Ma i principi sdegnati col clero per veder frastornati
da
esso i pubblici divertimenti, condannavano talvol
r pagare ai giocolieri la loro mercede, il qual abuso fu poi corretto
da
un Concilio tenuto in Ravenna all’anno 1286 con s
acquistò sulle menti dei Greci. Quindi è che se l’Italia ebbe in Cino
da
Pistoia, in Guido Cavalcanti, e nel Petrarca i su
to di patriotismo vi si potesse vivamente accendere, e troppo agitata
da
intestine discordie, e dalla inquieta politica di
gloria, il primo avrebbe fatta la figura di cantambanco o di giullare
da
piazza, e il secondo avrebbe corso rischio d’esse
Federigo Secondo gran protettore dei poeti , e de’ musici richiamati
da
tutte le parti per ornare, e illeggiadrir la sua
io cuore In voi, Madonna, amare.40» [16] Circa le canzoni a ballo, è
da
osservarsi però ch’esse non ebbero in Italia un p
rica. Dal secolo hai partita cortesia, E ciò che ’n donna è
da
pregiar virtute, In gaia gioventute
tri componimenti cantati per tutta l’Italia, e posti in musica persin
da
celebri donne, che gareggiavano coi più gran comp
nke got è Malvasia Mi non trinker altro vin. Mi levar
da
mezza notte Quand’è il dì di San Martin:
i San Martin: Vo spinar tutte le botte: Mi vuol biber
da
mattin. Vin è car, il mio cusin,
l miglior gusto nella musica, il novello raggio della quale si spiccò
da
un popolo che faceva profession di distruggere le
ricorretti, e alcuni fra essi interpretati, e tradotti dal Gogavino,
da
Carlo Valguglio, da Georgio Valla, da Francesco B
i fra essi interpretati, e tradotti dal Gogavino, da Carlo Valguglio,
da
Georgio Valla, da Francesco Burana con altri Ital
etati, e tradotti dal Gogavino, da Carlo Valguglio, da Georgio Valla,
da
Francesco Burana con altri Italiani imitati posci
Burana con altri Italiani imitati poscia nel secolo decimosettimo, e
da
lungo tratto avanzati da valentissimi oltramontan
i imitati poscia nel secolo decimosettimo, e da lungo tratto avanzati
da
valentissimi oltramontani. [20] Luce più chiara s
se ho veduto nel principio d’ogni atto una ottava d’argomento diverso
da
quello della farsa la quale poi si cantava al suo
iverso da quello della farsa la quale poi si cantava al suono di lira
da
un personaggio incaricato di questa sola incomben
ebri verso la metà del Cinquecento i Filarmonici istituiti o promossi
da
Alberto Lavezzola a fine di migliorar la musica,
fra le corti straniere debbano annoverarsi quelle d’Italia, si pruova
da
ciò che molti di que’ Fiaminghi nominati dallo st
he successe al suo padre Niccola Terzo nel 1441, dice «che fece venir
da
Francia i cantori» 43, anzi i più bei madrigali d
lcuni di essi francesi dimoranti allora in Italia si trovano raccolti
da
Girolamo della Casa, udinese, e proposti per mode
o raro principe trenta musici tutti oltramontani, e tutti scelti, che
da
esso erano benissimo pagati, ed al maestro di Cap
Bartolomeo Ramos Pereira o Pereia, che venne l’anno 1482 chiamato fin
da
Salamanca ad occupar la cattedra di musica eretta
a Salamanca ad occupar la cattedra di musica eretta dianzi in Bologna
da
Niccolò V, sarà sempre dalla memore posterità ann
una nota di più all’“ut re mi fa sol la” inventato, come si pretende,
da
Guido Aretino è di gran vantaggio per la musica,
criva un libro a bella posta per risaperne l’autore, come pur si fece
da
un musico chiamato De Nivers sul principio del no
Di Francesco Salinas non farò che un sol cenno, non potendo ignorarsi
da
chiunque ha l’erudizion musicale assaggiata a fio
imento diverso. Ben presto perfezionandosi, azioni musicali divennero
da
rappresentarsi ne’ tempi di pubblica allegrezza.
nome d’uno de’ più illustri mecenati delle cose musicali quello fatto
da
Giovanni Bardi de’ Conti di Vernio a imitazione d
erano abbattute dei replicati colpi della tortuosa coda, e macchiate
da
livida schiuma all’intorno. Gruppi d’uomini e don
. Gruppi d’uomini e donne alla greca foggia vestiti vedeansi sbuccare
da
diverse parti del bosco, i quali, credendosi sicu
orlo della caverna il serpente apparire, alla vista del quale i Greci
da
subito terrore compresi s’inginocchiano, indirizz
pente allo strepito delle voci esce fuori dalla caverna, e guatandoli
da
lontano, con orrendi sibili s’avventa contro; ma
arnascialeschi e madrigali, dai madrigali ai cori e agl’intermezzi, e
da
questi fino alle scene drammatiche, il lettore ha
dilicatezza ne doveano essere i principali ingredienti, che la favola
da
una banda e l’allegoria dall’altra potevano sommi
ecero in seguito nelle altre corti. Fu dato il surriferito spettacolo
da
Bergonzo Botta nobile tortonese verso la fine del
sabella d’Aragona. Ne parla alla distesa lo storico Tristano Calco 52
da
cui ne verrò raccogliendo quelle circostanze solt
rtimento dei lettori. [34] In mezzo ad un magnifico salone circondato
da
una superba galleria, dov’era distribuito un gran
e d’un principe così degno di possederla. Indi venne Mercurio seguito
da
tre quadriglie di danzatori, e cantò a solo una s
ore allora del re Admeto nei campi di Tessaglia, e l’accortezza usata
da
lui nel rubbargli il più bello e il più grasso fr
egli offriva in dono agli sposi. Dopo Mercurio comparve Diana vestita
da
cacciatrice e accompagnata dalle sue ninfe, le qu
n è più fra i viventi.» Questa cantilena fu all’improvviso interrotta
da
suoni romorosi. Atalanta e Teseo comparvero in is
tta da suoni romorosi. Atalanta e Teseo comparvero in iscena scortati
da
varie truppe di cacciatori che con danze vive e b
n meno singolare. Da una banda comparve l’Iride sovra un carro tirato
da
superbi variopinti pavoni, e seguitata da un coro
Iride sovra un carro tirato da superbi variopinti pavoni, e seguitata
da
un coro di ninfe coperte da un trasparente leggie
da superbi variopinti pavoni, e seguitata da un coro di ninfe coperte
da
un trasparente leggierissimo velo che portavano b
ulla mancasse a cotanta lautezza, ecco aprirsi il pavimento, e sortir
da
terra l’ombra d’Apicio, la quale annunziò cantand
convito facendo gustar al palato degli sposi le squisitezze inventate
da
lui, e che acquistar gli fecero in altri tempi la
la principessa, ed eseguito un ballo modesto e nobile, Bacco scortato
da
vari cori di satiri, sileni ed egipani, diè come
edere, che gli arabi anziché gli antichi siano stati presi ad imitare
da
essi.» Quest’asserzione è positivamente smentita
a notizia, niuna allusione, niun cenno neppur lontano si scorge fatto
da
loro ai riti, nomi, storia, costumanze, o che che
l Signor Abbate. III. «Gli Arabi ebbero alcuni dialoghi poetici detti
da
taluni componimenti drammatici. De’ Provenzali, d
Provenzali, dice il Millot, che furono commendati dal Nostradamus, e
da
altri come conoscitori dell’arte drammatica per a
i e musici ne’ primi tempi, e qualche poema ci resta tuttora composto
da
uno di essi. Fohi il primo, o tra i primi Imperat
he protetti prima dai signori furono poi sotto Carlo Magno condannati
da
entrambe le podestà ecclesiastica e secolare pell
rigine arabica delle poeti che facoltà in Europa; fondamenti ricavati
da
analogie remote, da rassomiglianze generalissime,
poeti che facoltà in Europa; fondamenti ricavati da analogie remote,
da
rassomiglianze generalissime, da rapporti inadegu
damenti ricavati da analogie remote, da rassomiglianze generalissime,
da
rapporti inadeguati, da relazioni applicabili a c
ogie remote, da rassomiglianze generalissime, da rapporti inadeguati,
da
relazioni applicabili a cento popoli della terra,
ieri sono tutte cose le quali prese collettivamente furono conosciute
da
più nazioni europee ed asiatiche, come si farebbe
i ha lasciato tempo di leggere attentamente le ragioni di probabilità
da
me addotte, e di ben esaminare questa materia.» I
e forse i manoscritti di quei celebre musico? Furono essi trasportati
da
Babilonia o da Spagna nel monistero della Pomposa
critti di quei celebre musico? Furono essi trasportati da Babilonia o
da
Spagna nel monistero della Pomposa? Quel monaco i
o Bendemaldo, di Mascardio, o negli altri autori di que’ tempi citati
da
me? Il Signor Abbate non entra in veruna di tali
brica rovinosa. V. «Nè che l’uso della rima era conosciuto egualmente
da
normanni, da goti e da più altre nazioni che dagl
a. V. «Nè che l’uso della rima era conosciuto egualmente da normanni,
da
goti e da più altre nazioni che dagli arabi domin
che l’uso della rima era conosciuto egualmente da normanni, da goti e
da
più altre nazioni che dagli arabi dominatori.» Ch
anni, da goti e da più altre nazioni che dagli arabi dominatori.» Che
da
molte nazioni fosse conosciuto l’uso della rima n
olte nazioni fosse conosciuto l’uso della rima non può negarsi se non
da
chi voglia negare che il sole è sull’orizzonte ne
numenti Celtici del Mallet, nella raccolta di poesie scandinave fatta
da
Monsù Giacobi Segretario dell’Accademia delle Sci
lla cognizione de’ quali dipende la forza, o la debolezza del sistema
da
lui adottato. Allora, ricavando da tal esame che
forza, o la debolezza del sistema da lui adottato. Allora, ricavando
da
tal esame che la musica araba aveva maggior confo
chiaramente non aver osservata cotal differenza. XI. «L’unica ragione
da
lui addotta per negar la parentela fra la poesia
ha veduto, o non ha voluto vedere le altre ragioni, che oltre l’unica
da
lui citata indicai alle pagine 146, 147 e 148 del
oeti che e musicali senza dover ricorrere agli arabi. L’unica ragione
da
me addotta non fu dunque la poca analogia tra il
detto, che nel gaudio popolare per la vittoria di Cortenova riportata
da
Federigo nel 1239 vi furono cembali, cetere ed al
Federigo secondo gran protettore de’ poeti e de’ musici, gli richiamò
da
tutte le parti, per ornare ed illeggiadrir la sua
su tal genia i loro tesori. Ma dove parlo io di cantambanchi chiamati
da
Federico? I poeti e i musici, ond’egli arricchì l
nd’egli arricchì la sua corte, si devono forse confondere coi buffoni
da
piazza? Non è forse vero, che quell’Imperatore pr
tici. Si facevano essi colla cinnira o cetra strumento non conosciuto
da
noi, che rassomiglia ad una spezie di lira od arp
scompagnata dall’ambizione di avere in tal materia la supremazia ; nè
da
questa lettera, giacente nell’Archivio di Modena,
arte dell’Archivio Mantovano, nè dalle prigionie patite dal Parrino e
da
tanti, alla liberazion de'quali s’occuparon patri
n de'quali s’occuparon patrizj e potentati in vano, nè dalla cacciata
da
Mantova degli stessi Gelosi il '79, ci sarebbe ce
alla cacciata da Mantova degli stessi Gelosi il '79, ci sarebbe certo
da
dirli stinchi di santo. Pubblico la lettera inter
strani e interessanti documenti del nostro teatro. A 28. Anchora che
da
Mantoua non habbia hauuto tal auiso nondimeno qua
o di uolere che fossero impiccati di nouo, et così, ni e, stata detta
da
bon autore, ma non gia scritta da quelle bande.
di nouo, et così, ni e, stata detta da bon autore, ma non gia scritta
da
quelle bande. Di fuori : Auisi di Roma di 28 di
el 1585 poi abbiamo un invito del Duca Vincenzo di Mantova a Ludovico
da
Bologna, fatto col mezzo del Pomponazzi a Milano,
tenuto sulle spalle a braghe calate dallo Zanni, e frustato a nudo….
da
Lidia sua moglie. Il Bruni (V.), fra i suoi prolo
a chiara idea di quel che fosse la maschera a'primi del '600. prologo
da
pantalone Se l’homo animal da do man (Magnifici,
la maschera a'primi del '600. prologo da pantalone Se l’homo animal
da
do man (Magnifici, e Zenerosi Signori) è solo in
areraue el padron de sta casa, el Principe de sta Republica, el Peota
da
sta Naue, el Monarca de sto Impero e l’anema de s
seva l’huomo non cognosendo el so ben, contrastando alla so felicitae
da
si medemo se fabrica mille desgusti per viver in
hauer occasion de studiar con tanta industria cerchemo de cavar soldi
da
vu altri ; e molti de vu cognosando che i soldi s
che i soldi son de comodo e non descomodo, cosi mal volontiera i ne i
da
e cosi facilmente i ne stronza la paga. Altri dis
iva virtuosamente benchè so mojer sia poco manco che puttana non halo
da
esser premià de honor ? E se l’honor xe un abito
un huomo infame per che la infamia d’una donna puo desonorar un huomo
da
ben ? Altri han opinion ch'el non pagar i comedia
erito e demerito ; vien solecità dal spirito e dalla carne, e secondo
da
qual parte se butta la si fa spirituale e buona,
o prega per elle : segondo a quel che el se resolve el doventa, huomo
da
ben o laro. Da queste resoluzion dell’anema ne su
u parleremo cercando con una bella comedia recompensar el premio abuo
da
vu Signori alla porta, e la grazia che receveremo
il Perucci dà questo insegnamento : Chi rappresenta questa parte ha
da
avere perfetta la lingua veneziana, con i suoi di
à e d’esempio e di avvertimento agli altri, colto dall’amore, fa cose
da
fanciullo, potendo dirsi : puer centum annorum, e
r centum annorum, e la sua avarizia propria de'vecchi, viene superata
da
un vizio maggiore, ch'è l’Amore, a persona attemp
ume degli antichi veneziani del Gran Consiglio, dice che il Pantalone
da
principio aveva la zimarra rossa, ma a me non fu
o; Dante che perciò fu dal Petrarca chiamato ille eloquii nostri dux,
da
Paolo Giovio il fondatore del Toscano linguaggio,
ii nostri dux, da Paolo Giovio il fondatore del Toscano linguaggio, e
da
altri il Poeta de’ Pittori; Dante afferma nel cap
olcissima e amabilissima bellezza. Nota III. Il citato Ottone
da
Frisinga nel succennato luogo ci attesta pariment
prezzo, leggendosi nelle Cronache di Verona, che delle 200 date loro
da
uno Scaligero per le sue nozze, la minore costava
anni sessantadue finì di vivere al 1568. Le Vite de’ Poeti Provenzali
da
lui scritte, e per la prima volta stampate in Lio
Nota V. I Poeti Provenzali, che per quanto chiaramente ricavasi
da
due passi del Petrarca l’uno del Trionfo d’Amore
secondo che ha osservato il Redi in una lettera a Carlo Dati, furono
da
Giovanni Villani chiamati Ministrieri, e da Matte
tera a Carlo Dati, furono da Giovanni Villani chiamati Ministrieri, e
da
Matteo Villani Minestrieri, e da qualche altro sc
anni Villani chiamati Ministrieri, e da Matteo Villani Minestrieri, e
da
qualche altro scrittore Ministelli dal latino bar
ovenzale Abate Arnaud, che coltivata, dopo l’estinzione della latina,
da
anime ugualmente vivaci e tenere, divenne quella
on altri strumenti per le case e per le mense de’ Grandi (come fecero
da
principio nella Grecia i primi antichissimi Canto
furono in grandissima stima e venerazione, e vennero spesso innalzati
da
i capi delle loro nazioni e tribù a cariche assai
che i canti de i loro Poeti; e i Bardi furono energicamente chiamati
da
Ossian i Re della fama. Gli Scaldi accompagnavano
Islanda. In alquante di queste poesie Scandinave, o Runiche, raccolte
da
Anders Wedel, da Peder Sys, dal Bjorner, dal Mall
nte di queste poesie Scandinave, o Runiche, raccolte da Anders Wedel,
da
Peder Sys, dal Bjorner, dal Mallet, dal Sig. Giac
g. Giacobi Segretario dell’Accademia delle Scienze di Coppenhaghen, e
da
altri, si trova (checchè ne avesse detto in contr
ta a penna d’autor anonimo, che può credersi compilata nel XII secolo
da
altre cronache, e ch’è mentovata dal Muratori de
i a quel grado che vuole il migliore entusiasmo. Ma sebbene in Italia
da
qualche tempo suol farsi de’ Letterati e degli Ar
tere, e la cultura sono in Italia come in clima nativo, e germogliano
da
per tutto, e vivono anche nell’abbandono di premj
a moderna vi è tanto acconcia, quanto l’Italiana, siccome può vedersi
da
i Ditirambi del Redi, Menzini, Magalotti, Baruffa
l Trissino (il quale non so perchè e donde venga dal Voltaire ed indi
da
altri di lui compatriotti appellato Arcivescovo)
rsi allor sorta e giunta al colmo la tragica letteratura, imitata poi
da
Francesi e Spagnuoli con molto maggior minutezza
vertà, che non aveano i nostri mostrata nell’imitazione de’ Greci. Or
da
questo passo del Ch. Abate Bettinelli, e assai pi
Or da questo passo del Ch. Abate Bettinelli, e assai più apertamente
da
tutto ciò che sin quì con saggio criterio e razio
studio dell’altre nazioni i tanti argomenti nuovi di drammi Italiani,
da
cui gli Oltramontani nei loro drammi di simile ar
, e sola l’Italia poteva vantare ne’ suoi volgari scrittori esemplari
da
paragonare in qualche modo agli antichi, e da pro
ari scrittori esemplari da paragonare in qualche modo agli antichi, e
da
proporre all’imitazione de’ moderni. La Spagna fu
ota XIV. Il Negromante dell’Ariosto fu tradotto in prosa francese
da
Giovanni de la Taille, e stampato in Parigi senza
lani dell’Acerra, città antichissima di Terra di Lavoro poco distante
da
Napoli, e vicina per poche miglia a quell’ antica
se su argomenti disparati, può spiegare il giudizio negativo espresso
da
Foscolo, in parte ripreso dai letterati del Sette
icativo, veicolo di circolazione delle idee3. Nato a Venezia nel 1712
da
una famiglia di ricchi mercanti, Algarotti fu edu
cientifica era argomento centrale nell’ambiente letterario4, dominato
da
personalità come il matematico Francesco Maria Za
poeta e astronomo Eustachio Manfredi. A queste esperienze, rafforzate
da
soggiorni di studio a Firenze e a Padova, si unì
oi a Dresda presso Augusto III elettore di Sassonia dal 1742 al 1746;
da
lì ritornò a Berlino, dove rimase fino al 1753. T
in Italia furono dedicati alla stesura di scritti di varia natura che
da
un lato proseguivano il filone divulgativo già sp
ca è dunque frutto di questo periodo di fervore intellettuale e nasce
da
una conoscenza diretta della messinscena operisti
suo discorso, apprezzerebbero un teatro che applicasse le indicazioni
da
lui suggerite, tanto che, in questo teatro riform
una disciplina interna dello spettacolo che può essere garantita solo
da
una regia complessiva che deve organizzarsi propr
te. Algarotti riprende una delle argomentazioni ampiamente utilizzate
da
Metastasio nell’Estratto dell’arte poetica (inedi
rge verso posizioni comuni ai teorici del teatro del tempo, a partire
da
Ranieri Calzabigi che nell’edizione pubblicata pr
te dalla constatazione della diffusione europea dell’opera italiana e
da
un’accettazione del genere nel sistema complessiv
rivo della divisione in paragrafi. Le argomentazioni di Algarotti, se
da
un lato riprendono i termini del dibattito primo-
n d’Alembert, autore del Discours préliminaire de l’Encyclopédie, fin
da
questa prima redazione nella parte relativa alla
ioni tematiche sono uno degli argomenti centrali del discorso, perché
da
esse derivano le scelte drammaturgiche e lo svilu
o dal confronto con la pratica diretta di gestione teatrale acquisita
da
Algarotti nel corso del soggiorno prussiano e inf
lle des bouffons del 1752-54: «Una qualche immagine della vera musica
da
Teatro ci è restata solamente, sia detto con pace
ione degli argomenti. La divisione in paragrafi, introdotta a partire
da
questa edizione, rimane in tutte le edizioni succ
a bella semplicità che sola può imitar la natura, fu sempre preferita
da
chi ha fior di gusto a tutti i raffinamenti dell’
raffinamenti dell’arte19.» La conclusione si distanzita decisamente
da
quella della prima redazione; proprio in virtù di
eatro contemporaneo20 e citava i versi provocatori di Voltaire tratti
da
Le Mondain. La conclusione di questa seconda reda
’alternanza più organica tra recitativo e aria. Nella lettera inviata
da
Vienna il 9 febbraio 1756 ad Algarotti, Metastasi
ato dentro, l’ho tornato a leggere, per essere di nuovo con esso voi;
da
cui non vorrei mai separarmi. Io che mi risento p
fficoltà e la rarità di tale accordo obbliga, per così dire, i teatri
da
guadagno a fidarsi più di quelle arti delle quali
iù di quelle arti delle quali son giudici tutti, e queste poi sciolte
da
ceppi d’ogni relazione e convenienza, ostentano i
iffusione e centralità del dramma per musica, ma anche la difficoltà,
da
parte dei letterati e degli addetti ai lavori, di
inoltre a suggestioni tematiche, espressive e strutturali provenienti
da
fonti diverse e fortemente debitore ai gusti di u
to qualche anno dopo a Vienna con Cristoph Willibald Gluck, a partire
da
Orfeo e Euridice del 1762. I temi in comune con A
lteriore respiro europeo e approfondisce l’approccio già sperimentato
da
Algarotti: la poesia è considerata il cuore della
mponenti del dramma per musica. L’interesse si è decisamente spostato
da
una considerazione del quadro complessivo della g
e che nel 1757 pubblica la terza redazione del Saggio. Ortes è legato
da
una profonda e duratura amicizia ad Algarotti, co
r musica e dalla necessità di soddisfare i gusti del pubblico più che
da
astratti disegni riformistici. Come avviene anche
tema fantastico mitologico rientra nella casistica contemplata anche
da
Algarotti, ostile all’utilizzo di temi storici pe
ne del Saggio, la quarta tra quelle curate dall’autore, fu pubblicata
da
Marco Coltellini a Livorno nel 1763. Coltellini è
zione con i sovrani ampliamente messa in pratica nel Settecento anche
da
Voltaire e Diderot. La dedica quindi è già un seg
ve essere considerata in relazione al sistema complessivo. Il Saggio,
da
discorso in parte tecnico relativo agli equilibri
ù argomentativo dal quale a tratti riaffiora la retorica colloquiale,
da
conversazione salottiera e mondana che aveva cara
tito internazionale. A questo scopo Algarotti utilizza due strategie;
da
un lato considera nel dettaglio le singole proble
ro cerca di approdare a dei quadri teorici riassuntivi che funzionino
da
linee guida per costruire l’opera riformata del f
endo stato l’intendimento mio, che di mostrar la relazione, che hanno
da
avere tra loro, le varie parti constitutive dell’
he attraverso il riferimento ai teorici della tradizione le soluzioni
da
lui prospettate che rendono piena dignità lettera
ia redazionale del Saggio sopra l’opera in musica è stata ricostruita
da
Giovanni da Pozzo37 prima e da Annalisa Bini in a
le del Saggio sopra l’opera in musica è stata ricostruita da Giovanni
da
Pozzo37 prima e da Annalisa Bini in anni più rece
l’opera in musica è stata ricostruita da Giovanni da Pozzo37 prima e
da
Annalisa Bini in anni più recenti38. Algarotti pu
64, vol. II, pp. 251-390. L’edizione qui riprodotta è l’ultima curata
da
Algarotti per il tomo II dell’edizione completa d
eatrali Enea in Troja e Iphigénie en Aulide accompagnano il testo fin
da
questa edizione. La seconda redazione, pubblicata
blicata sempre nel 1755, è riprodotta in fac simile nel volume curato
da
Annalisa Bini e presentata come una versione più
spetto alla precedente, della quale riporta la stessa epigrafe tratta
da
Ovidio «Sed quid tentare nocebit?» (Ovidio, Metam
sioni rivolte al dedicatario e legate alla pratica teatrale acquisita
da
Algarotti presso le corti di Berlino e di Dresda.
1763. Il testo è notevolmente ampliato, gli argomenti sono corredati
da
un maggior numero di esempi e approfondimenti e i
il prezzo di quelle inezie, e il buon gusto della sua sposa.» Si cita
da
U. Foscolo, Opere, vol II, Prose e saggi, a cura
pp. 15-16. 20. Si trova inserita qui nella conclusione la citazione
da
Orazio, Epistola ad Augusto, che diventa nell’edi
quali, 1757, vol. II, pp. 277-365. Chiude la pubblicazione l’epigrafe
da
Voltaire, Le Mondain, inserita invece all’interno
ourse, 1758, pp. 353-375. 32. Ivi, p. 368 33. Ibidem. 34. Si cita
da
F. Algarotti, Saggio sopra l’opera in musica. Le
Cavicchi Giovanni. Ferrarese, nacque il 1765
da
onesta famiglia che l’avviò agli studi legali. Ma
e subito campo di mostrare le sue forti attitudini, non discompagnate
da
ottime qualità fisiche e da una bellissima voce.
e sue forti attitudini, non discompagnate da ottime qualità fisiche e
da
una bellissima voce. Dominando ancora le maschere
; diventò socia il ’61-62 di Tommaso Salvini, e fu scritturata il ’63
da
Antonio Stacchini e il ’64-65-66, a’ Fiorentini d
il ’63 da Antonio Stacchini e il ’64-65-66, a’ Fiorentini di Napoli,
da
Adamo Alberti. Ma non potè compiere il suo contra
Firenze, ove in capo a pochi mesi (il luglio del 1868) morì compianta
da
quanti la conobbero. Clementina Cazzola non fu
nti ad esprimere il vero. Clementina Cazzola nacque nell’arte, e fino
da
bambina veniva chiamata l’enfant prodige. Figlia
! In questa tragedia soprattutto raggiungeva tal grado di perfezione,
da
farvi credere ad un prodigio. L’arte, che pur sem
le, con che in sieme con mia moglie divottam.te mell’inchino et prego
da
Dio ogni compiuto contento. Di Venezia il dì 30
l’Austoni (Battistino) che diventò poi amministratore nella Compagnia
da
lui diretta. Lo troviamo sul finir del 1595 a Fir
da lui diretta. Lo troviamo sul finir del 1595 a Firenze, come appare
da
questa sua lettera, diretta allo jll.mo et ecce.m
all’obligo jnffinito ch’io tengo à V. S. Ill.ma per l’jnfiniti fauori
da
lei ricceuti, non essendole [ILLISIBLE] ueputo a
lei che se impiega in altri negocij che in leggere cosse che uenghino
da
sogeto cossi basso come è il mio, pur mi affida l
ouvre, poi all’Hotel di Borgogna pel pubblico, dietro istanza firmata
da
Battistino Austoni, l’amministrator della compagn
marzo al Duca di Mantova che la principal causa di quel successo era
da
attribuirsi alla valentìa e alla saviezza di Pier
misere di fronte a quelle dell’Arlecchino Martinelli, il quale aveva
da
vendicarsi di tutte le noie, che nel suo primo vi
97_img034.jpg] Noi abbiam già assistito alle lotte noiose e dolorose,
da
lui sostenute con Giovan Battista Andreini (V.),
del Duca, venuto a parlar di Cecchini « Frittellino — dice — è buono
da
farsi odiare non solo da comici, ma da tutto il p
r di Cecchini « Frittellino — dice — è buono da farsi odiare non solo
da
comici, ma da tutto il popolo, e lo vediamo con i
« Frittellino — dice — è buono da farsi odiare non solo da comici, ma
da
tutto il popolo, e lo vediamo con isperienza, poi
Il delitto, che vediam confermato nell’oroscopo tolto come gli altri
da
un codice della Nazionale di Firenze, è stato mes
Milano, colla quale egli mira a ottenere un salvacondotto per recarsi
da
Torino a Milano a esercitar con sicurezza l’arte
addimandossi Misericordia, ricercando così anche l’ honorate cagioni
da
me intraprese. Non mi par cada dubbio sul signi
r cada dubbio sul significato dell’ honorate cagioni. Ma la Cecchini,
da
quella donna navigata che era, traeva poi argomen
a la Cecchini, da quella donna navigata che era, traeva poi argomento
da
tutto per mostrarsi di rigida austerità al cospet
di veder comedia, con il qual prezzo si compra ancora quel tempo, che
da
molti potrebbe esser speso in quei trattenimenti,
iamate le buone compagnie ; al mio arrivo, già anni sono, mi fu detto
da
un Mastro Dionisio Bruni padrone d’ una bottega d
fu detto da un Mastro Dionisio Bruni padrone d’ una bottega di carte
da
giuoco, le precise parole : « S’ io non amassi ta
schi. » Le Lettere facete e morali (ivi, m dc xxii) gli procacciaron
da
molti poeti una bellissima corona di sonetti, che
dice (Lett. XII) : Credete ch’io non sappia che ricevete dispiacere
da
questa mia ? Io lo so ; ma, perchè non voglio nul
corteggiani desiderosi di farne baratto in tante pensioni : Ma perchè
da
voi altro non voglio, se non corrispondenza a non
rchè da voi altro non voglio, se non corrispondenza a non voler nulla
da
me, vi dico, che non più di me, nè quanto me v’ a
desta nobiltà che con decreto di Vienna del 12 novembre 1614, firmato
da
Mattia e munito del sigillo imperiale, lo estolle
Cintio che gli consiglia di divenir quello che non fu mai, cioè huomo
da
bene, Frittellino risponde : io ho una cosa molto
della breve raccolta in latino de’Sette preclarissimi Dottori, fatta
da
S. Tommaso, e che è già a stampa innanzi ai Disco
s’inciamperebbe per balordaggine in parole, che punto si allargassero
da
gli honorati e lodevoli confini del honestade, nè
ni, questo precetto è di tanta osservanza, quanto mal osservato quasi
da
tutti. Il secondo havertimento sarà, ch’ essendo
tutti. Il secondo havertimento sarà, ch’ essendo sopragiunto in scena
da
un altro personaggio si taccia subito, non impede
però non deve dir cosa aspettante al soggetto, il quale ha molto bene
da
essere impresso nell’ascoltante, raccordandosi in
l’arte esser troppo difficile. Da una lettera del Forciroli, datata
da
Roma il 19 gennaio 1619, nella quale si annunzia
da Roma il 19 gennaio 1619, nella quale si annunzia l’arrivo in Roma
da
Napoli della Compagnia del Cecchini sappiamo anch
vente, se ne sarebber tornati via con le borse piene. In una lettera
da
Mantova (15 gennaio 1611) del Cecchini sono i rin
ia. E donativi di ogni specie egli ebbe in ogni tempo e in ogni luogo
da
ogni Signore : la qual cosa sta a provare in che
pocomico si mutava di punto in bianco nell’ eterno matador circondato
da
una muta di cani. (V. Bachino Gio. Maria). Ma se
camente restar saldo sul suo piedistallo di bronzo, ammirato, onorato
da
Re, da Principi, da popolo, è segno manifesto che
restar saldo sul suo piedistallo di bronzo, ammirato, onorato da Re,
da
Principi, da popolo, è segno manifesto che i preg
sul suo piedistallo di bronzo, ammirato, onorato da Re, da Principi,
da
popolo, è segno manifesto che i pregi dell’artist
do pose d’accordo una Pavaniglia Spagnola con una gagliarda di Santin
da
Parma, per la qual cosa poi, le lasagne, i macche
rete tutti duo messi in berlina. » Seguitando poi di dire cose simili
da
pazza, essi la vogliono pigliare, & ella se n
la se ne fugge per strada, & essi la seguono. Ancora : Isabella
da
pazza dice al Capit. di conoscerlo, lo saluta, e
ara virtù, con versi di ogni maniera. Trascelgo quelli che toccan più
da
vicino l’attrice. DI TORQUATO TASSO Quando v’ord
dia e scorno. Febo le muse, Amor le grazie ancelle seco accompagni, e
da
l’oblio profondo sorga il Sonno a mirar cose si b
di meno, è forza ch’ io replichi queste poche righe. Saprà V. S. che
da
che Le mandai la lettera scritta dalla Regina a s
questo verno, e forse ancor più. Humiliss.ª Le m’inchino, e le prego
da
N. S. il colmo d’ogni desiderata prosperità. Di P
saprà come farlo, e le mi inchino di nuovo. Prima della sua partenza
da
Parigi, il poeta Isaac Du Ryer (Le tems perdu, pa
roneamente il io luglio). Il Barbieri, nella Supplica citata, riporta
da
Pietro Mattei, Istorico e Consigliere del Re Cris
ier Marino dettò per la sua morte il seguente sonetto, riferito anche
da
Fr. Bartoli : Piangete, orbi Teatri ; invan s’at
tio. » Quanto al valor letterario d’Isabella Andreini, poco mi rimane
da
dire. In mezzo ai petrarcheggiamenti diluiti all’
to, e il tutto seminando di citazioni poetiche, storiche, mitologiche
da
metter paura. Non vi par egli di sentir le tirate
. Non vi par egli di sentir le tirate di un Dottor Graziano ? Nè s’ha
da
far troppo carico a Isabella di queste rettoriche
è tronca nel mezo ogni mia spene, Nè pace più, nè più salute spero Se
da
cotanti riui il mio duol viene. HIELLE piange la
e uiolette, e rose, e gigli Da la sua chioma inannellata, e bionda, E
da
l’eburneo seno Spargèa del Ciel ne le contrade et
or premendo l’ingemmato suolo Seguitò fin che giunse Là doue scaturia
da
vn viuo sasso Liquefatto vn bel vetro, che se n’g
in Monti à l’eleuate cime Del Gange vscito. Ella dolente scossa Quasi
da
sonno à lui riuolta disse. Leggiadro almo Pianeta
isse. Leggiadro almo Pianeta Tu sorgi à rasciugar le molli brine, Che
da
gli humidi vanni de la notte Son cadute, nè mai d
Sparga pur sua quiete : à noi non cale, Ch’ei dal Mondo ne sciolga, ò
da
noi stessi. Et io, che più d’ogn’altra afflitta v
dai viui Ben ella in ciò saria veloce, e presta Come fù alhor, che tè
da
noi diuise ; Ma perch’ella conosce, Ch’essendomi
iede alla milizia, e il terzo, Giovan Battista, del quale avrem molto
da
dire, seguendo le orme degl’illustri genitori, fu
tenere un decreto di poter egli solo per anni x dare stanza in Mant.ª
da
rappresentare comedie, a coloro che per prezzo ne
menti et ricordi. Sommario Di che qualita si dee elegere la comedia
da
recitarsi — Cauar le parti — Informar tutti del s
amo, hauendoci egli sempre assegnata qualche ragione, a tutte le cose
da
lui trattate. Mass. Et io me ne aspetto anco di
ridico è paruto mill’ anni d’ auer desinato, per uenire a farci pagar
da
uoi quel debito, al quale uolon-tariamente obliga
ogna, et la fauola perde di quel suo naturale, con che ella ha sempre
da
esser accompagnata, onde l’ uditore quasi scherni
non auiene cosi delle comedie noue, per che quantunque l’huomo sappia
da
principio, hauer da udir cose non uere ; stando p
e comedie noue, per che quantunque l’huomo sappia da principio, hauer
da
udir cose non uere ; stando però atento alla noui
tando però atento alla nouita de i casi, par che ei si lasci ingannar
da
se medesimo a poco a poco, tanto che gl’ assembra
imprimendo a tutti nella mente, la qualita del personaggio, che hanno
da
imitare ; et licentiati con questo, le dò tempo d
ione delle parti, che mi par cosa importantissima. Ver. Tanto, che è
da
stupirne, et oso dire, anzi affermo per uero, che
poi cerco che siano di aspetto rappresentante quello stato, che hanno
da
imitare piu perfettamente che sia possibile come
di un uecchio, ad uno che hauesse la uoce fanciullesca, ne una parte
da
donna [e da donzella maxime] ad uno che hauesse l
io, ad uno che hauesse la uoce fanciullesca, ne una parte da donna [e
da
donzella maxime] ad uno che hauesse la uoce gross
i non mi occorre al presente che altro dire, aspetto, se altro uolete
da
me intendere, che mi dimandiate. Sant. Noi uores
ima, con quai documenti si hanno ad essercitare, et in che modo hanno
da
recitare questi eletti. Ver. Questa per certo è
ndere, parte di quello che faccio io intorno a Recitanti, dico, che è
da
auertirli prima generalmente, a dir forte, senza
na poi anco al recitante auuertire di più in questo caso, che egli hà
da
dar tempo alli spettatori di poter capir comodame
uero malagevolmente insegnar si possono, e sono al tutto impossibili
da
impararsi, se da la natura non si apprendono. E b
nte insegnar si possono, e sono al tutto impossibili da impararsi, se
da
la natura non si apprendono. E ben che da gli ant
mpossibili da impararsi, se da la natura non si apprendono. E ben che
da
gli antichi si facci mentione di molti histrioni
empi nostri [come il mirabile Montefalco et lo suegliatissimo Veratto
da
ferrara, l’arguto Oliuo, Et l’ acutissimo Zoppino
atissimo Veratto da ferrara, l’arguto Oliuo, Et l’ acutissimo Zoppino
da
Mantoua, et un’altro Zoppino da Gazzolo. Et molti
rguto Oliuo, Et l’ acutissimo Zoppino da Mantoua, et un’altro Zoppino
da
Gazzolo. Et molti altri che potiamo hauer conosci
e recitanti in generale dico di nouo che bisogna hauerci dispositione
da
natura, altrimente non si può far cosa perfetta m
et che abbia ingegno troua anco mouimenti et gesti assai apropriati,
da
farla comparire come cosa uera, Et a questo gioua
nel suo dire suegliatissimo, et sempre giocondo, eccetto che doue hà
da
mostrar qualche dolore, et anco in quel caso, lo
to che doue hà da mostrar qualche dolore, et anco in quel caso, lo hà
da
far con uiuacissima maniera, tal che non induca t
oso, et con le parole scelte, piene di spirito, e ben concatenate, hà
da
tener gl’uditori attenti ; cosi il recitante con
ttenti ; cosi il recitante con uarij atti appropriati a i casi, li hà
da
tener sempre desti, et non li lasciar cadere in q
uenza [quantunque sia parte importantissima , talmente che è chiamata
da
molti l’ anima de l’ oratione, la qual consiste n
odo ; ma finito quel ragionamento, che cotal atto richiede, rimouersi
da
quello, et trouarne un piu proprio al parlamento
e le qualità de i recitanti. Hor se io haurò [per gratia di essempio]
da
uestir tre o quattro serui, uno ne uestirò di bia
lando però di comedia che l’ habito Italiano ricerca] et cosi hauendo
da
uestir doi amanti, mi sforzo, si ne i colori, com
lembo della ueste de l’uno, o dell’altro ; lo riconosca : senza hauer
da
aspettare, che egli, con le parole si manifesti.
un pezzo, nel riconoscere uno in scena, per non esser ben differente
da
un altro recitante, o conseruo. Ver. La uarieta
anti fra loro, ma mi affatico ancora potendo di trasformare ciascuno,
da
l’ esser suo naturale, accio che non sia cosi tos
, da l’ esser suo naturale, accio che non sia cosi tosto riconosciuto
da
li spettatori, che hanno giornalmente la sua prat
ueste cosifatte rappresentationi si conosce, che non son cose, se non
da
principi, che hanno l’ animo grande, et il modo d
n son cose, se non da principi, che hanno l’ animo grande, et il modo
da
spendere, et ne gl’ apparati, et ne gl’ ornamenti
osi mal fornita guardarobba d’un principe, che non se ne possa cauare
da
uestire ordinariamente ogni gran tragedia : se co
nte ogni gran tragedia : se colui che la conduce, sara galant’ huomo,
da
sapersi seruire di quello che ci hà, et ualersi d
anco, o poco meno, chi uolesse far di nouo apposta, tutti gl’ habiti
da
recitare una comedia, o anco una cosa pastorale.
braccia, et le gambe ignude, ma non mai i piedi, i quali sempre hanno
da
essere da cothurni, o da socchi, leggiadradrament
t le gambe ignude, ma non mai i piedi, i quali sempre hanno da essere
da
cothurni, o da socchi, leggiadradramente calzati.
de, ma non mai i piedi, i quali sempre hanno da essere da cothurni, o
da
socchi, leggiadradramente calzati. habbia poi una
honoreuolmente sia nel suo grado uestita : Variando i pastori l’ uno
da
l’ altro, ne i colori, et qualità delle pelli diu
lle nimphe poi, dopo l’ essersi osseruate le proprietà loro descritte
da
poeti, conuengono le camisce da donna, lauorate,
osseruate le proprietà loro descritte da poeti, conuengono le camisce
da
donna, lauorate, et uarie, ma con le maniche. et
di qualche somacco colorato. gli richiede poi un manto sontuoso, che
da
sotto ad un fianco, si uadi ad agroppare sopra la
esse un’arco, et al fianco la pharetra, altre habbiano un solo Dardo,
da
lanciare, alcune habbiano poi et l’ uno, et l’ al
i, alla sua desinenza, e porli anco in bocca la parola, con che haurà
da
cominciare. Sant. A questo modo, non è periglio,
da cominciare. Sant. A questo modo, non è periglio, che possi restar
da
una scena all’ altra, il Theatro uoto. hora uenia
a maesta, et che siano molto conuenienti, quei modi de prologhi usati
da
gl’ antichi, cioè che in persona del poeta, eschi
il personaggio, come per farlo parere persona antica. et questo haurà
da
uenire subito calate le tende, con passo lentissi
haurà da uenire subito calate le tende, con passo lentissimo et graue
da
la estrema parte della scena. et giunto con tardi
mutando loco ; ma che con grauità si fermi a recitare, e se pur haurà
da
mouersi ; da un proposito all’ altro, puo far un
; ma che con grauità si fermi a recitare, e se pur haurà da mouersi ;
da
un proposito all’ altro, puo far un passo solo, o
omedia [poniam caso] si reciti in firenze, questo prologo, con chi ha
da
parlare, et in che loco hà da mostrar di trouarsi
in firenze, questo prologo, con chi ha da parlare, et in che loco hà
da
mostrar di trouarsi ? Ver. Lassando da parte per
da parlare, et in che loco hà da mostrar di trouarsi ? Ver. Lassando
da
parte per hora quelle inuentioni di prologhi doue
edij uesibili] dico, che quello che in persona del poeta fauella ; ha
da
rizzare sempre il suo ragionamento alli spettator
are sempre il suo ragionamento alli spettatori [contrario allo che ha
da
fare il recitante] et mostrarsi come lor citta di
otto hore a tale che quantunque la comedia, per lunga che sia, non hà
da
durar mai piu che quattro hore ; spesso se le dà
rni per propria autorita le diuidono] et i chori che in esse si fanno
da
poeti, sogliono seruire per quella parte, che hà
in esse si fanno da poeti, sogliono seruire per quella parte, che hà
da
trascorrer di tempo tra un successo et l’altro. M
tra un successo et l’altro. Ma per che par che si usi a tempi nostri
da
destinguerle [pero che i moderni le ordiscono di
sime e sentenze che assai ben si addirebbero agli attori di oggidì, e
da
cui possiam capir chiaro come il metodo di recita
vedere e udire quel che accade lassù ; quel progresso, dico, ha vita
da
poco più che trent’ anni. Gli avvertimenti sulle
odino, se certe novazioni non sottoscrivo alla cieca. Progresso ci ha
da
essere, e certi convenzionalismi barocchi devono
Burchiella Antonio. Si nasconde sotto questo nome Antonio
da
Molino, veneziano, attore assai pregiato non che
colla firma : « El gemini de la vostra sfera, Allegreto d’i Sepolini
da
Comachio. » Che il Burchiella fosse valoroso atto
olini da Comachio. » Che il Burchiella fosse valoroso attore sappiamo
da
Calmo stesso, che di lui faceva sì gran conto, da
oso attore sappiamo da Calmo stesso, che di lui faceva sì gran conto,
da
esclamar nella lettera di chiusa del libro second
anto ci sarà possibile, star su l’onor vostro. » E meglio lo sappiamo
da
Messer Ludovico Dolce, che nella lettera di dedic
trathioto, ci dice di lui che nel recitar commedie passò così avanti,
da
poter essere meritamente chiamato il Roscio dell’
omici Gelosi che si recarono in Francia nel 1572, sostituito nel 1578
da
Ludovico De Bianchi ; e potrebbe anch’essere il c
sua commedia, perchè colla sua compagnia la recitasse, come si ricava
da
una lettera dello stesso Capaccio posta nel Libro
no, giudicato dal Vestri la verità personificata ; ammirato e stimato
da
Gustavo Modena (V.) che gli diresse lettere su ar
Carlo Lollio ed altri, nacque a Reggio d’Emilia il 4 luglio del 1781
da
Carlo, dentista chirurgo milanese, e da Antonia C
d’Emilia il 4 luglio del 1781 da Carlo, dentista chirurgo milanese, e
da
Antonia Cianici. Fuggì a diciotto anni dalla casa
si capocomico nel '19, trovò la maschera del Meneghino, resa popolare
da
Gaetano Piomarta, che il Moncalvo in breve emulò
più commerciale della tragedia ; e se ne servì, nobilitandola a segno
da
sostituirla alle parti caratteristiche delle oper
nia Guarna, poi di quella Ciarli, passando dal Carcano al Lentasio, e
da
questo alla Stadera, per metter finalmente il pie
ghino – egli diceva – è carattere e non maschera, » e Ambrogio Curti,
da
cui tolgo le presenti parole, aggiunge : « ed io
va ogni dì più perdendo. » Alcuni fecer derivare il nome di Meneghino
da
Domenico, altri da omeneghino, piccolo uomo : alt
endo. » Alcuni fecer derivare il nome di Meneghino da Domenico, altri
da
omeneghino, piccolo uomo : altri ancora da Menech
neghino da Domenico, altri da omeneghino, piccolo uomo : altri ancora
da
Menechino, come s’usò per erronea lettura chiamar
osto '97 un abbonato milanese dice che Meneghino trae la sua origine
da
Domenica, essendochè era uso in Milano, nei secol
a al disimpegno di molteplici faccende, acconciandosi anche a fungere
da
servo straordinario. E poichè quell’ uomo del pop
parlarsi di una delle di lui commedie smarrite intitolata il Cocalo,
da
essa dee prendersi la vera sorgente ed il modello
niversale e vituperar se stessi nella dipintura immaginaria. Ciascuno
da
se può discernere che queste idee della nuova com
ma nel 1555 insieme colla Biblioteca di Apollodoro tradotta in latino
da
Benedetto Egioa. Degli Apollodori che coltivarono
avole intitolate Galatae, Ephebi, Lacaena, Icetes, Hecyra latinizzata
da
Terenzio, non sapendo a qual di loro esse si appa
fu, Danae, Anfiarao, i Filadelfi, Sisifo, ed altre commedie mentovate
da
Polluce, Stobeo, Fozio, Suida, Ateneo, Festo e Pl
e si diede quello di tragicissimo, oltre a varii frammenti rapportati
da
Ertelio e da Grozio, è mentovata da Ateneoa la fa
ello di tragicissimo, oltre a varii frammenti rapportati da Ertelio e
da
Grozio, è mentovata da Ateneoa la favola intitola
ltre a varii frammenti rapportati da Ertelio e da Grozio, è mentovata
da
Ateneoa la favola intitolata Saffo, alla quale dà
atte. Alcune delle di lui favole furono trasportate nel teatro latino
da
Marco Accio Plauto. Di Demofilo e Posidio incontr
lauto. Di Demofilo e Posidio incontriamo altresì alcuni frammenti; ma
da
una commedia del primo detta Onagos Plauto compos
rsi a Filemone posposto, il punse un dì con questo motto conservatoci
da
Aulo Gellio: Senza andare in collera, dimmi di g
ne qui tradotto un frammento conservatoci del suo Mercatante recatoci
da
Grozio: A. Questa legge fra noi regna in Corinto
ca, con quai fondi Ei si sostenti. Se avvien che fornito Sia di mezzi
da
spender senza modo, Lasciam che a suo piacer trip
, tum postumus, e la commedia intitolata Plozietta (Plotium) imitata
da
Cecilio il più accreditato Comico Latino. Non lie
atine, ci riempiono di diletto, e pajono scritte con grazia e venustà
da
non potersi migliorare. Quando poi si esaminano m
va di ciò Gellio adduce la nominata commedia Plotium recata in latino
da
Cecilio. Tutto quello che Menandro espresse con g
Un altro de’ più pregevoli frammenti di Menandro parmi quello recato
da
Plutarco nell’opuscolo de Consolatione ad Apollon
arabili reliquie che ne abbiamo, e vi apprenderà L’arte di persuadere
da
oratore, d’ istruir da filosofo e di dilettar da
abbiamo, e vi apprenderà L’arte di persuadere da oratore, d’ istruir
da
filosofo e di dilettar da poeta comicoa. Per norm
L’arte di persuadere da oratore, d’ istruir da filosofo e di dilettar
da
poeta comicoa. Per norma ancora della gioventù ra
reci disse alcuna cosa dell’antica e della nuova commedia ben diversa
da
quanto di esse si è narrato da tanti autori antic
ica e della nuova commedia ben diversa da quanto di esse si è narrato
da
tanti autori antichi e moderni, di che conviene p
commedia, che altro non era che una festa di ballo grottesco animato
da
una poesia corrispondente. Insiste sempre codest
appresentavano? Per prezzo forse, ovvero data gratuitamente al popolo
da
qualche riceo cittadino? E se ciò avvenne, in una
. a. Giova vedere la Comparazione di Menandro e di Aristofane fatta
da
Plutarco, ed anche il X libro capo I delle Istitu
i monaci e i prelati, e la corte papale rappresentata allegoricamente
da
un personaggio chiamato la Mére-Sotte. Menetrier
personaggio chiamato la Mére-Sotte. Menetrier ne loda un trio cantato
da
Mére-Sotte e da due giovani sciocchi, e le parole
mato la Mére-Sotte. Menetrier ne loda un trio cantato da Mére-Sotte e
da
due giovani sciocchi, e le parole erano, Tout
do cadde dalla grazia di Luigi XII il maresciallo de Gie perseguitato
da
Anna di Brettagna regina-duchessa. Facendosi allu
storia del Teatro Francese di M. De Fontenelle. Fu essa poi più tardi
da
un altro Francese rimpastata e riprodotta sulle s
la regina rappresentare alle damigelle della sua corte6. Furono anche
da
lei chiamati in Francia gli strioni Italiani per
mati in Francia gli strioni Italiani per recitare alcuni altri drammi
da
lei composti nella nostra lingua7. Sotto il regno
ada seguitando a calci per la scena, cosa che certamente non tradusse
da
veruna tragedia Italiana. Con tutto ciò questa fa
sce in matrimonio certo Guglielmo di picciola levatura ad una giovane
da
lui stesso amata cui dà il nome di sua cugina, e
more. Intorno al medesimo tempo Baïf compose il Bravo commedia tratta
da
Plauto. Sotto Errico III asceso al trono nel 1574
egio ottenuto dà Errico III rappresentarono in Parigi. Separatisi poi
da
questa compagnia de’ Gelosi alcuni attori, preser
ioni delle nostre tragedie, pastorali e commedie nel precedente libro
da
noi riferite; ma esse per le dense tenebre che vi
i in un intermezzo l’azione principale e la difesa del pecorajo fatta
da
Patelin, e la contesa insorta poi trall’Avvocato
desima di lui istruzione per non pagarlo. Rappresentava acconciamente
da
pecorajo l’abile personaggio piacevole Cinita mor
acconciamente da pecorajo l’abile personaggio piacevole Cinita morto
da
alcuni anni, e da avvocato un attore non meno esp
pecorajo l’abile personaggio piacevole Cinita morto da alcuni anni, e
da
avvocato un attore non meno esperto chiamato Espe
sona, la robusta e pieghevole voce, nacque a Mori nel Tirolo italiano
da
poveri montanari il 1773. Si recò a quindici anni
di palcoscenico ch'egli si mostrasse geloso del figlio Gustavo. Ma è
da
credersi, che la frase a lui detta, se pure fu de
, che di sciocco risentimento ; dacchè pare irrefragabilmente provato
da
chi lo avvicinò, che egli fosse d’indole buona e
ò il 1801 la valorosa attrice Luigia Bernaroli (V.), vedova Lancetti,
da
cui ebbe due figliuoli) ; e che la serenità dell’
disegno di formare e condurre una Compagnia propria di giovani forze
da
avviare, da ammaestrare, da guidare : e la Compag
formare e condurre una Compagnia propria di giovani forze da avviare,
da
ammaestrare, da guidare : e la Compagnia fu fatta
re una Compagnia propria di giovani forze da avviare, da ammaestrare,
da
guidare : e la Compagnia fu fatta, e alcuno de' n
o del carnevale col dramma di Delavigne, Luigi XI. Cacciati i borboni
da
Napoli, deliberò di presentarsi colà come artista
rboni da Napoli, deliberò di presentarsi colà come artista ; ma côlto
da
un malessere generale dovè tornare a Torino, ove,
ella Giovine Italia. III. L' Epistolario, che doveva essere raccolto
da
Mauro Macchi, secondo afferma il Ricciardi, e pub
bronzo, e nel quale è un’ampia e bella biografia dettata amorosamente
da
Ettore Socci, rilevante in ogni sua parte la gran
ghino, nella quale sono espressi i suoi intendimenti d’arte, e le vie
da
seguirsi ad arrestarne il precipitoso decadimento
ue lettere inedite che riferisco intere : la prima del 15 aprile 1845
da
Bergamo a Mariano Somigli impresario del Cocomero
o, oggi Teatro Niccolini, a Firenze ; la seconda del 1° febbraio 1848
da
Venezia all’abate Iacopo Ferrazzi a Bassano. I. C
amo i buffoni per strappar la vita ; ecco cosa sono i comici. – Mi fa
da
ridere quando parla dei Faigny e dei Doligny, e a
l pubblico di Firenze è forse più indietro di quel di Bergamo. Imparo
da
te che Taddei è vivo : non ne sapevo nulla da lui
quel di Bergamo. Imparo da te che Taddei è vivo : non ne sapevo nulla
da
lui. Che non piaccia a Civitavecchia è possibile
vecchia è possibile : perchè il pubblico di Civitavecchia non avrebbe
da
esser asino ? Lo son tutti. Il Battaglia vuol far
rosso. E Modena di rimando : « Risponderò a lei come fu già risposto
da
un uomo libero come me ad un grande tiranno – ma
sto da un uomo libero come me ad un grande tiranno – ma ad un tiranno
da
tragedia, non da commedia, a Napoleone I : È il n
bero come me ad un grande tiranno – ma ad un tiranno da tragedia, non
da
commedia, a Napoleone I : È il nostro destino qua
Remy, o di Raimondo, o di Dante, del quale interpretava (come abbiamo
da
un programma di sua beneficiata al Teatro del Gig
ca, la domenica 7 giugno 1840, in Compagnia Dorati), Mino – Francesca
da
Rimini – Cerbero (Canti V e VI). Ladri tramutati
er ridar vita alla nostra fibra addormentata. C'era allora una patria
da
liberare ; c’ era un popolo da educare, da ingagl
addormentata. C'era allora una patria da liberare ; c’ era un popolo
da
educare, da ingagliardire…. E l’artista e il patr
a. C'era allora una patria da liberare ; c’ era un popolo da educare,
da
ingagliardire…. E l’artista e il patriotto insiem
ll’opera Sien del tuo labbro i non mentiti encomj, e il Teatro gentil
da
Te si nomi. Invano si reclamava dalle gazzette p
l grande artista e al gran cittadino…. Invano si dettavano iscrizioni
da
incidere in un sasso che ne ricordasse ai posteri
Pertica Nicola, nato a Roma nel 1769
da
Antonio e da Rosa Rossi, onesti e laboriosi citta
Pertica Nicola, nato a Roma nel 1769 da Antonio e
da
Rosa Rossi, onesti e laboriosi cittadini, e inizi
u parte integrante della Compagnia reale italiana del Vicerè condotta
da
Salvator Fabbrichesi, dalla sua instituzione (180
ando una strada, secondo il costume, per recarsi a casa, fu arrestato
da
quattro uomini mascherati, che, puntatigli al pet
tale fu lo spavento ch'egli ebbe dall’inattesa aggressione, che preso
da
febbre violenta, ne morì in capo a quattro giorni
preso da febbre violenta, ne morì in capo a quattro giorni, compianto
da
tutta l’arte. Fu il Pertica ricco di grazie comic
Visetti Giovan Battista, veronese, nacque il 1780
da
civili parenti, e mostrò giovanissimo tra' filodr
ttembre la moglie a Macerata, sua patria, fuor dal clima di Napoli, e
da
una vita ordinata, fu colpito prima da febbre, po
a, fuor dal clima di Napoli, e da una vita ordinata, fu colpito prima
da
febbre, poi da paralisi nervosa, che lo impedì ne
ma di Napoli, e da una vita ordinata, fu colpito prima da febbre, poi
da
paralisi nervosa, che lo impedì nella parola. Ris
azione s’ebbe il compianto del pubblico ; e in capo a due anni, tocco
da
un secondo colpo, rese l’anima a Dio. Vuolsi ch'e
egli dovesse la sua rovina a una perdita di 4000 ducati, cagionatagli
da
false speculazioni di suo figlio. Tutti ebbero de
Zerri-Grassi Enrichetta. Nacque il 1843
da
Luigi e da Elisa Danieli, comici, figli anch'essi
Zerri-Grassi Enrichetta. Nacque il 1843 da Luigi e
da
Elisa Danieli, comici, figli anch'essi di comici
e Amalia apparir negli elenchi dal '34 in Compagnia Goldoni, diretta
da
Augusto Bon. Enrichetta era il '60 insieme al pad
rosa con Gio. Battista Zoppetti, il '61 in Compagnia Lombarda diretta
da
Alamanno Morelli, col quale stette poi gran tempo
ran tempo. Il '71 passò colla Sadowski, prima nella Compagnia diretta
da
Cesare Rossi, poi in quella diretta da Luigi Mont
prima nella Compagnia diretta da Cesare Rossi, poi in quella diretta
da
Luigi Monti, col quale, capocomico, tornò il '77.
ie (vol. I) ; e fu, nel ’48, messo alla testa della Compagnia formata
da
Gustavo Modena dopo lo scioglimento della Società
edi, di guerre non è a dirsi. Egli invocava aiuto al Modena, il quale
da
Palmanova rispondeva : la posizione tua e di tutt
a…. Io sono più misero di voi, perchè ho la madre moribonda, e non ho
da
mantenerla. E queste ultime parole sottolineava.
on ho da mantenerla. E queste ultime parole sottolineava. Altra volta
da
Livorno (18 marzo ’49) a nuove suppliche del Call
rtunatamente s’arrivò alla fine del ’49 ; e i teatri, a Torino, davan
da
vivere a tutti. Era il solo pacse (14 nov. ’49) d
n Pezzana ; entrò il ’61 a far parte della Compagnia di Roma condotta
da
Cesare Vitaliani, dopo la quale fu scritturato in
e, nonostante una certa disparità di carattere, la quale traspar viva
da
quelle lettere in cui il sommo artista battezza i
di rappresentazione drammatica. Gli abitanti di essa (si riferisce
da
Cooka) tra varii balli eseguirono una spezie di f
seguente alcuno del nostro equipaggio credette di veder rappresentar
da
essi una specie di dramma diviso in quattro parti
n quattro parti. Non possiamo su tal racconto assicurarci di essersi
da
que’ popoli conosciuta la poesia rappresentativa.
o delle parole ciò che poteva essere un canto accompagnato dal ballo,
da
ciò che avrebbe potuto chiamarsi specie di dramma
e sorelle rappresentavano bellamente i principali personaggi, seguito
da
alcune farse che riescirono assai grate al numero
il nomato Inglese, e a’ concerti e alle danze accompagnate tal volta
da
musica vocale, s’intrecciarono alcune carole da v
ccompagnate tal volta da musica vocale, s’intrecciarono alcune carole
da
venti ballerine. Formando un circolo intorno a’ m
la loro agilità estrema. Fuvvi parimente una danza grottesca eseguita
da
principali personaggi del l’isola, la quale consi
nti delle isole Caroline del Mar Pacifico del Nord. Nelle isole dette
da
Cook di Sandwich vi sono eziandio danze pantomimi
da Cook di Sandwich vi sono eziandio danze pantomimiche accompagnate
da
musica, le quali si approssimano più a quelle del
aso; alla cui parte superiore appongonsi picciole bacchette verdi che
da
lontano pajono piume ondeggianti, e dal l’inferio
rtistici ch'egli ebbe con Carlo Goldoni, nacque a Roma nel 1706 circa
da
Giovanni Francesco, e gli furon messi i nomi di A
la sua prima comparsa a Venezia, ove agiva la Compagnia di ballerini
da
corda e comici insieme, diretta da Gasparo Raffi,
ve agiva la Compagnia di ballerini da corda e comici insieme, diretta
da
Gasparo Raffi, dal quale fu scritturato, e del qu
Teodora, Giovanna, lucchese, di circa diciassette anni, che trovavasi
da
pochi mesi a Venezia. Furon testimoni, fra gli al
iuseppe Marliani, piacentino, zio della sposa (V.), esperto ballerino
da
corda, ed egregio Brighella, e i comici Gasparo Z
i Modena anche l’estate del '49. I patti di scrittura furon mantenuti
da
ambe le parti ; e se il buon successo delle comme
a sua Compagnia luminosi successi dovunque ; e lo vediamo, partendosi
da
Milano, ove avea fatto il migliore degl’ incontri
e dovea recarsi a Reggio per la fiera, invitatovi in nome del Capponi
da
Alessandro Frosini, che dice la Compagnia di lui,
nt’Angelo, partitosene il Lapy, e con miglior fortuna ; non tale però
da
non costringerlo il 1780 ad abbandonar quella Ven
spulsione dal Teatro di San Gio. Grisostomo procuratagli ingratamente
da
chi mai nol dovea. Egli, urbano con tutti, egli p
Eccellente Poeta comico nel celebratissimo Goldoni, non avendo perciò
da
invidiare alla Francia il suo Molière, si viene p
tori. Riguardando all’origine degli spettacoli, il nome di teatro che
da
ϑεαομαι, intueor, ebbe l’edifizio ove si rapprese
he da ϑεαομαι, intueor, ebbe l’edifizio ove si rappresentavano, e che
da
Cassiodoro nell’epistola scritta dal Re Teodorico
diede al luogo delle prime rappresentazioni. É noto che scena deriva
da
Σκιας, umbra, per quell’ombra che formavano i ram
onvenne innalzare un edifizio più solido. Agatarco celebre architetto
da
noi altrove mentovato, colla direzione di Eschilo
mese di agosto in Laconia ad onor di Apollo e del fanciullo Giacinto
da
lui amato e per disgrazia ucciso. In Suida trovia
poco a poco s’ introdusse in Isparta una riforma delle cose stabilite
da
quel severo legislatore. Certo è pure che dopo de
gislatore. Certo è pure che dopo dell’introduzione del danajo fattovi
da
Lisandro, insensibilmente gli Spartani e le loro
ogni sospetto suscitato dal Maffei di essersi egli lasciato ingannare
da
qualche falsa relazione. Da questo medesimo fatto
tavano dagli uomini solamente; e viene ciò con ispezialità assicurato
da
Platone, cui rincresceva appunto che gli uomini c
tone, cui rincresceva appunto che gli uomini comparissero sulla scena
da
donne160. Plutarco nella Vita di Focione racconta
ondizione nobile delle Spartane che rappresentavano per prezzo, non è
da
stupirsene; e Cornelio l’adduce appunto per uno d
la Corona. Aristodemo ambasciadore al re Filippo, e Neottolemo tanto
da
questo principe favorito, erano poeti ed attori s
ovè Demostene tutto il vantaggio che ricavò dalle sue aringhe, avendo
da
lui appreso ad animarle con azione vivace e con t
rettangola dalla parte che serviva alla rappresentazione, e circolare
da
quella dell’uditorio. Della prima il luogo più el
quasi la fronte dell edifizio, era la Scena, la quale veniva coperta
da
un tetto, e presentava agli spettatori tre porte,
a dal basso all’alto una continua scalinata. Veniva questa interrotta
da
tre piccioli piani formati da scaglioni più spazi
nua scalinata. Veniva questa interrotta da tre piccioli piani formati
da
scaglioni più spaziosi degli altri, i quali facev
ioni più spaziosi degli altri, i quali facevano la figura di fasce, e
da
Vitruvio chiamaronsi Precinzioni 166 e da’ Greci
ivisi, che gli apici degli angoli de’ gradini sarebbero stati toccati
da
una retta tirata dal primo dell’ima all’ultimo gr
angli a tal fine in un luogo vuoto rivolti verso la scena e sostenuti
da
cunei che si ponevano sotto di essi, perchè non t
un portico che pareggiava l’altezza della scena ed era anche coperto
da
un tetto, rimanendo il resto alla scoperto. Forma
gli abbatterono, ne manifestano la solidità e la magnificenza. Non è
da
stupirsene. Gli spettacoli come scuole di destrez
ta onorata fiamma di gloria, questa bella utile contesa così chiamata
da
Esiodo perchè nulla avea di quella bassa malignit
eatro un gran rinfresco di vivande e di licori, e si facevano correre
da
più parti fontane di vino168. Ebbero anco gli Ate
uso era destinata la macchina chiamata εξοσρα ed altrimente ενκυκλημα
da
Esichio e da Polluce nel lib. IV. 166. Lib. V, c
nata la macchina chiamata εξοσρα ed altrimente ενκυκλημα da Esichio e
da
Polluce nel lib. IV. 166. Lib. V, cap. 3. 167.
echetti Domenico, macchinista generici La prima rappresentazione,
da
darsi il lunedì 26 dicembre 1831, fu annunziata c
i accingono ad eseguirle, anima l’umile Compagnia, condotta e diretta
da
Luigi Rosa e Pasquale Tranquilli, ad intraprender
oscritto Scozzese, il secondo Il Feudatario ossia le reclute, l’altro
da
destinarsi. Il repertorio, come tutti quelli
e, mercè la figura di lei slanciata, di affidarle quella di Francesca
da
Rimini, ch'ella recitò per la prima volta a Novar
acevale vive istanze perchè vi tornasse ; ma, prima per le condizioni
da
lei fatte della scrittura, poi per la speranza de
n Domeniconi e Coltellini, e dal '51 alla quaresima del '52, divenuta
da
un anno e dopo una serie di romantiche vicende la
lvezza della naufragante Compagnia Reale, tornò all’assalto ; ma ella
da
Castel Gandolfo rispondeva il 12 settembre del '4
'47 : La ringrazio delle di Lei esibizioni ; ma avendo preso marito
da
qualche tempo, ed essendo ciò a cognizione di tut
date tante e così grandi gioje all’artista, non poteva esser guardata
da
lungi senza rimpianto. La larghezza delle offerte
o s’interponeva un ostacolo non facilmente sormontabile : suo marito,
da
cui non si sarebbe mai separata, era sul punto di
mila scudi. Ancora : le condizioni dell’arte in Italia non eran tali
da
remunerar la prima attrice di una compagnia sì la
an tali da remunerar la prima attrice di una compagnia sì lautamente,
da
colmar, sia pure in parte, il vuoto lasciato da q
pagnia sì lautamente, da colmar, sia pure in parte, il vuoto lasciato
da
quell’affare inconcluso. E d’altronde : la Ristor
iano dovrebbe riguardarsi come morte sua, e però il contratto sarebbe
da
quel punto sciolto. Il pagamento dell’onorario do
erso il pubblico, e le quali il signor Righetti potrebbe far eseguire
da
chi meglio credesse. Rimarrebber pure escluse tut
ure escluse tutte quelle parti nelle quali fosse obbligata a vestirsi
da
uomo ; le beneficiate farebbe a sua scelta in pri
el cuore la trovò infatti : chè il 28 del '52 la Ristori gli scriveva
da
Roma : « Nei nostri cuori fece gran senso la Sua
modo speciale nel mio, chè cresciuta, allevata, ed iniziata nell’arte
da
cotesta Regia Compagnia, me la figuravo un’istitu
nto solamente e lievemente modificato. Ella aveva attinto
da
noi il culmine sommo della rinomanza. Gl’inni del
n ebber confini. Fu allora che « come un baleno — è lei che lo dice —
da
un cantuccio della sua mente scaturì l’ardito pro
ia che v'era andata il '30 con la Internari e il Taddei, non era tale
da
invogliare a ritentar la prova. Ma la Ristori ten
in ciò la nostra non era terra dei morti. » L'11 gennajo '55 scriveva
da
Torino alla Principessa Hercolani a Bologna : ….
ndono molto pericoloso quell’esperimento, sia dal lato interesse, che
da
quello di un favorevole successo. A render t
Ambasciatore d’Austria, S. E. il Duca di Galliera, ecc., accompagnata
da
queste parole : ….. La stampa ha già cominciato
istori fu ottimo, se non stupefacente. La stessa tragedia — Francesca
da
Rimini del Pellico — non offriva, tranne che nell
rnesto Rossi, Luigi Bellotti-Bon e Gaetano Gattinelli, avevan diritti
da
far valere. Si dovette recitare Il Burbero benefi
a, seguitando la Via Appia, nel luogo dove fu Longola città descritta
da
Dionigi Alicarnasseo e da Livio, vedesi un teatro
, nel luogo dove fu Longola città descritta da Dionigi Alicarnasseo e
da
Livio, vedesi un teatro quadrato appresso il moni
til de las Bodegas, dove fu l’antico Acinippo della Celtica mentovato
da
Plinio, trovansi tuttavia esistenti le tre porte
nsi tuttavia esistenti le tre porte della scena166. Una lega distante
da
Calpe, venendosi da Algecira, si osservano i vest
ti le tre porte della scena166. Una lega distante da Calpe, venendosi
da
Algecira, si osservano i vestigii di un teatro e
anfiteatro con altre rovine dell’antica città di Tarteso (differente
da
Cadice che pure portò questo nome) detta da’ Grec
loro cori e con altrettanti maestri furono privilegiate ed eccettuate
da
un bando di sfratto dalla città intimato per timo
ascurò la dedicazione, come racconta Tacito171. Intanto però la gente
da
teatro avea di giorno in giorno acquistato tal pr
Peggio era avvenuto in tempo di Augusto, che dovè castigare col bando
da
Roma, dopo di averlo fatto menare scopando per tr
togatario, il quale giunse all’impudenza di farsi servire alla tavola
da
una matrona Romana in abito servile173. Il medesi
pose nell’ordine de’ cavalieri, un altro nel senatorio; un altro che
da
giovane avea rappresentato nella medesima città d
ro che da giovane avea rappresentato nella medesima città di Roma, fu
da
lui creato prefetto dell’esercito177. III. De
teatri, e le ricchezze e gli onori prostituiti agli strioni, debbesi
da
questo tempo contare il vuoto della storia teatra
o cangiò di aspetto, ed i costumi si alterarono enormemente. I Romani
da
eroi che erano e superiori a’ principi stranieri,
e del poeta. Uno scrittore di favole Atellane per un verso ambiguo fu
da
Caligola fatto bruciar vivo in mezzo dell’ anfite
ancarono gli scrittori scenici. In tempo di Antonino Pio troviamo
da
Capitolino mentovato solamente Marco Marullo atto
a combattere contro gli Sciti, n’è vinto, è ricondotto contro di essi
da
un angelo, vince, si battezza, e fa voto di casti
e nella seconda parte l’imperadore non è più Costantino, ma Giuliano,
da
cui Gallicano viene esiliato, e riporta la corona
Terenzio. I medesimi capi d’opera dell’antichità si lessero quasichè
da
per tutto, or perchè non riproducono da per tutto
antichità si lessero quasichè da per tutto, or perchè non riproducono
da
per tutto il loro gusto? Oltre a’ riferiti dialog
strangolare o almeno accecare qualche personaggio illustre, costretto
da
Isacco Comneno a fuggire, s’imbarcò in un picciol
ono anche versificatori; ma per lo più (almeno per quel che apparisce
da
i libri dell’Escoriale) si limitavano a’ componim
sia Araba del Signor Casiri inserito nella Biblioteca Arabico-Ispana,
da
cui Nasarre si prometteva tali monumenti, si dice
dell’Egira è di un Anonimo, e s’ intitola Comœdia Blateronis, in cui
da
diversi interlocutori si tratta di tre cose diffe
biamo non ha guari riferito, cioè de’ giuochi teatrali dati in Cadice
da
Balbo, del teatro Saguntino e delle rovine teatra
rati dalla storia verace che nulla vela con maligne reticenze. L’uomo
da
per tutto imitatore, da per tutto osserva e contr
che nulla vela con maligne reticenze. L’uomo da per tutto imitatore,
da
per tutto osserva e contraffà i suoi simili per n
a drammatica; la coltivano colle medesime idee generali; favoleggiano
da
prima in versi, ed hanno sacre rappresentazioni;
tti Greci l’ardita antica commedia allegorica. La poesia d’Aristofane
da
non paragonarsi punto con chi trattò un’ altra sp
azia siamo sicuri che sarebbero state allora accolte con pari effetto
da
que’ repubblicani baldanzosi e pieni soltanto del
do un popolo guerriero. Dopo Cecilio, il Cartaginese Terenzio seguito
da
Afranio, colle spoglie di Menandro e degli Apollo
intorno a ventimila spettatori, stando Tiberio in Capri; ma Suetonio
da
lui citato lo chiama espressamente anfiteatro: Ap
ora vi fiorì qualche poeta drammatico Ebreo, come un Ezechiele citato
da
autori auteriori all’Era Cristiana (di che vedasi
ti Cristiani. Ciò che ce ne rimane consiste in una introduzione fatta
da
Mosè, e in un dialogo pieno di dignità fra questo
i e la Divinità nel roveto ardente, e finalmente in un racconto fatto
da
un messo della fuga di quel popolo e dell’ evento
l’iscrizione rapportata dal Grutero, dal Muratori, dal Tiraboschi, e
da
noi nel tomo I delle Vic. della Coltura p. 289.
nel volume pubblicato nel 1779, questo Delirus vien chiamato commedia
da
M. Roubo nel trattato De la Construction des Théâ
Bibliot. Lat. lib. 1, c. 19. 184. Cassiodoro lib. IV, ep. 51 scritta
da
Teodorico al Patrizio Simmaco. 185. Lo stesso li
eodorico al Patrizio Simmaco. 185. Lo stesso lib. IX, ep. 21 scritta
da
Atalarico al Senato di Roma. 186. Simmaco lib. V
a. 186. Simmaco lib. VI, ep. 33. 187. Vedasi la lettera 107 scritta
da
Alcuino all’Ab. di Corbè Adelardo e riterita dal
, num. 13. 188. Non ci lasciano di ciò dubitare varj Concilii citati
da
più scrittori, ed anche dal P. Bianchi nell’opera
ia tale strano abuso, per quel che si vede dal Concilio Romano tenuto
da
Eugenio II l’anno 826. La Chiesa Greca intorno al
Tiraboschi. 192. V. il tomo XIX della Stor. del Basso Imp. compilato
da
M. Le Beau pubblicato in Parigi l’anno 1777. 193
eri, effici ad verum jussit. Lampr. pag. 109. 199. E pur cominciando
da
Plutarco e terminando in Chamfort fu egli compara
e presente in queste comparazioni la differenza della commedia antica
da
quella de’ suoi posteri? e quella che correva tra
mi si presenta, avrò motivo di aggiugnere alcune notizie su i Teatri
da
me descritti nel trattare del Voto della Storia t
accompagnato dalle necessarie citazioni, e quello estemporaneo eretto
da
Cornelio Balbo in Cadice, sendo Pretore, di cui n
e las Bodegas, dove fu Acinippo, antico Popolo della Celtica nominato
da
Plinio1 con altri contenuti a Bæti ad fluvium Ana
anche fu noto all’Apologista un altro Teatro Romano-Ispano mentovato
da
un erudito Professore di Poetica in Madrid in una
ria Letteraria di Spagna, pubblicata nel 1781. Una Tarteso differente
da
Cadice, che portò pure questo nome, chiamata da’
ondo Strabone, Pomponio Mela, e Plinio, era situata distante una lega
da
Calpe venendo da Alghesira, e al presente si chia
mponio Mela, e Plinio, era situata distante una lega da Calpe venendo
da
Alghesira, e al presente si chiama Cortijo del ro
di un Anfiteatro. A chi poi è ignoto che la vita di Apollonio scritta
da
Filostrato non sia un puro romanzo artificiosamen
innalzato giusta il modello di quel di Atene. Ben potrebbe darsi: ma
da
ciò che ne consiegue? che tal Teatro si eresse da
n ne avesse punto, come non ne aveano quei di Roma, in ciò differenti
da
quei di Grecia. Osservi però il Signor Lampillas
alle cose riferite qual solidezza abbiano le congetture dell’Ercolano
da
lui adottate, per provare che nelle Spagne vi fos
ico. Chiede poi perdono all’Apologista, se omise l’importante notizia
da
scriversi per tutto l’Orbe delle quattro colonne
a scriversi per tutto l’Orbe delle quattro colonne di onice possedute
da
quell’onorato Spagnuolo, colle quali ornò il suo
nzo che si collocarono fralle trecensessanta colonne. Così abbacinato
da
tali magnificenze di un privato che diveniva Edil
di, assunto il ruolo di primo attore assoluto, nella lombarda diretta
da
Zamarini. Tentò il capocomicato in società con Fe
il Luzi. Fu inoltre nella Compagnia n.º 2 di Fanny Sadowski, diretta
da
Luigi Monti, da cui si sciolse il '76 per la mort
ltre nella Compagnia n.º 2 di Fanny Sadowski, diretta da Luigi Monti,
da
cui si sciolse il '76 per la morte della moglie,
useppe Strini, e sposò in seconde nozze l’attrice Annetta Cavallotti,
da
cui ebbe due figliuoli. Dire della squisitezza de
!… » E dopo qualche giorno, il 22 nov. 1893, morì ; e io nulla ho più
da
aggiungere, ubbidiente e devoto all’amico, al pad
e si fondessero coi Gelosi, formando la Compagnia dei Comici Uniti, e
da
quelli poi si risciogliessero. Al nome di Albergh
ol mio padrone : ma eccolo a fede mia, e nò burlo già, che volete voi
da
me ? Gra. Desedet zucca senza sal, tu duorme an
rnad parol, che te ne par, nonella qsi ? Poc. Signor si, eccomi viuo
da
donero ; e s’io muoro mai più, che possiate esser
on mi credete ecco la lettera. Gra. Ti n’ sa liezer, lassa far à mi,
da
qui che te m’hà srui in ti garit ; la dis qsi asc
trafat dpint int l’voli dal naturai, e puortal alla sgnora Angzielica
da
mia parte, e dii cha vuoi parlar cun lià stà sira
tarda con la và. Poc. E di che sorte ; dirò così. M. ritrat mi manda
da
voi la cortigiana, acciò le mandiate vn sacchetto
cortigiana, acciò le mandiate vn sacchetto di mente per il bastardo,
da
far l’amito al basto del mio patrone, & contr
a d’Zezaron, potta d’Zuda, s’Roma perdes qstù, a mi la free po castrà
da
vera, va mit zo qste rob, e tua quel cha t’hò dit
era, va mit zo qste rob, e tua quel cha t’hò dit, e vsa bona salcizza
da
Vdine di gratia intorno à Fiora, che vaga a cà d’
O VIII. Teatri materiali. I Teatri di Barcellona e di Saragoza
da
me veduti nella fine del 1777 erano più regolari
l’uditorio, perchè si destinò ad occuparsi esclusivamente da’ grandi,
da
ambasciadori, da’ ministri, e da’ dipendenti dell
randi, da ambasciadori, da’ ministri, e da’ dipendenti della corte, e
da
un numero moderato di galant’uomini invitati. Ma
n guisa che per andare alla platea dovea scendersi. Ciò si disapprovò
da
i più, tra perchè si tolse a chi entrava la prima
e rustica dietro di una casa, e talvolta comune a più casucce abitate
da
famiglie plebee non ricche, ed un simil luogo ser
na delle commedie di Francesco Roxas scrittore comico del XVII secolo
da
noi già mentovato. Si sa solo che quello della Cr
linee che pajono rette, perchè s’incurvano ben poco, onde avviene che
da
una buona parte de’ palchetti vi si gode poco com
di essi sino al 1770 in circa consisteva in un proscenio accompagnato
da
due telai o quinte laterali, e da un prospetto co
isteva in un proscenio accompagnato da due telai o quinte laterali, e
da
un prospetto con due portiere dette cortinas, dal
caratterizzati giusta la favola, e vestiti p. e. da’ Turchi, Mori, o
da
selvaggi Americani, si vedeva dondolar quel sonat
ra gente agiata; l’ultimo de’ quali men nobile è nel mezzo interrotto
da
un altro gran palco chiamato tertulia perpendicol
è ne richiedessi varii eruditi amici che frequentavano i teatri. Udii
da
alcuno che il nome di Polacchi venne da un interm
frequentavano i teatri. Udii da alcuno che il nome di Polacchi venne
da
un intermezzo o da una tonada di personaggi polac
atri. Udii da alcuno che il nome di Polacchi venne da un intermezzo o
da
una tonada di personaggi polacchi rappresentata c
presentava nel teatro della Croce, e los Chorizos suoi fautori furono
da
lei distinti con un nastro di color di solfo nel
orizos che mangiava certo buffone in un tramezzo, e quello di Polacos
da
un fatto che Huerta sa ma che non vuol dire». Not
ne sapevano di quel che io ne ho narrato. Io non poteva informarmene
da
Garcia de la Huerta che dimorava nel presidio di
otti de’ due teatri non venne nè da’ nastri nè da’ disordini derivati
da
i due partiti». E qual ragione adduce di ciò? Que
Italia, la qual cosa quando non potesse altronde dedursi, si vedrebbe
da
ritratti di tali popoli fatti nella mezzana età e
Vincenzo) codesta profonda erudizione tutta chamberga, cioè che cade
da
tutti i lati, che cosa mai fa al caso nostro? Die
anti un sol corpo ed una cassa. Compiè l’opera l’Aranda con isbandire
da
entrambi i teatri las cortinas, sostituendovi bel
mpunità contro le disposizioni del vigilante rispettato Presidente. E
da
allora la decenza che si loda e si pratica nelle
ica nelle nazioni polite regnò ne’ teatri di Madrid, siccome si è pur
da
me accennato. Huerta ignorando l’idioma in cui so
mia Storia io dovea verificare le importanti particolarità istoriche
da
lui accennate (vale a dire, se il nastro dispensa
a molte altre dal primo e secondo collettore tralasciate. Or qual prò
da
simile infruttuosa reimpressione non meno all’ist
one una scelta di componimenti teatrali ragionata, campo ben glorioso
da
coltivarsi da un letterato filosofo nazionale for
di componimenti teatrali ragionata, campo ben glorioso da coltivarsi
da
un letterato filosofo nazionale fornito di gusto,
nto i difetti, quanto le bellezze de i drammi. E tutto questo sarebbe
da
intraprendersi all’ombra di quella parte critica
ritica non conosciuta e detestata dall’Huerta come satira maligna, ma
da
me con predilezione amata e studiata, e che vorre
Giovan Maria Romano. È ricordato
da
Carlo Trautmann nel suo eccellente studio sui com
recitar commedie ; ma l’una e l’altra cosa legassero assieme, in modo
da
farne una sola…. Tutti i primi comici, sappiamo,
oiose per giunta : si trattava di dialoghi più o meno pesanti scritti
da
poeti di città e rappresentati da scolari delle p
dialoghi più o meno pesanti scritti da poeti di città e rappresentati
da
scolari delle parrocchie di S. Martino e di S. Jo
i perfetto), spirito bizzarro, irrequieto, indipendente, rimproverato
da
un collega in Landshut, il violinista italiano Ba
Corte rinunciarvi, si ricorse ipso facto a’ comici mercenarj ; e data
da
questo punto la sfilata numerosa e non mai interr
à, omai dileguata per sempre, fece istoriare il soffitto della camera
da
letto, di cui diamo un saggio nella qui unita tav
ne della commedia dell’arte ; e di quella probabilmente rappresentata
da
Orlando di Lasso, da Giovan Battista Scolari e da
l’arte ; e di quella probabilmente rappresentata da Orlando di Lasso,
da
Giovan Battista Scolari e da Massimo Trojano, del
mente rappresentata da Orlando di Lasso, da Giovan Battista Scolari e
da
Massimo Trojano, della quale ci ha lasciato quest
re le penose vicende della sua vita artistica, e i patimenti continui
da
lui procacciati alla povera moglie, la quale anch
to il ruolo di madre nobile, il 1827, nella Compagnia comica condotta
da
Carolina Internari e diretta da Francesco Paladin
1827, nella Compagnia comica condotta da Carolina Internari e diretta
da
Francesco Paladini, col marito Padre e tiranno. G
ale dei dipartimenti dell’ ex-Piemonte — Torino. Signore, Eccitato
da
me il Sig. Capocomico Andolfati a render conto da
Signore, Eccitato da me il Sig. Capocomico Andolfati a render conto
da
chi abbia avuto le teatrali produzioni, delle qua
; depose di avere acquistata l’opera « Il piano di fortificazione, »
da
certo Sig. Tofoloni di Verona, di professione com
Cattaneo Fiorentino parimente comico. Fu in seguito l’Andolfati reso
da
me edotto che tali opere essendo proprietà dei re
hiarando, che dal momento che egli acquistò le sunnominate produzioni
da
altri comici, doveva necessariamente supporre, ch
e, non ho potuto avere di lui altre notizie fuorchè quelle pubblicate
da
Francesco Bartoli (op. cit.), e che val la pena i
tro a S. Luca onorato d’applausi, favorito dalla nobiltà e ben veduto
da
tutto il popolo. Giunto alla vecchiaja (1735), nè
rancesco Rubini, e fecelo in questo modo. Uscì egli in teatro vestito
da
campagna, avendo al fianco il Rubini smascherato,
na, avendo al fianco il Rubini smascherato, e coll’abito cittadinesco
da
Pantalone. Disse all’uditorio che la sua vecchiez
ragicommedia col titolo : La clemenza nella vendetta, in altri luoghi
da
noi mentovata ; e come si disse sotto l’articolo
i se sta bon de far el Vecchio en Scena con bravura favorio cusì ben
da
la natura per esser un famoso Pantalon ; A vù ch
stra sempre la fazza luminosa. Se no podemo recitarla insieme la vien
da
un vostro Allievo sostentada ; in pochi dì d’autu
ezo ve farà la fama. Vegna, si sa vegnir, de’bei cervelli a far un dì
da
Pantalon in Scena, siben Talia che sgionfarà la v
rolina. Attrice tragica di assai buon nome, nacque il 1808 in Livorno
da
agiata famiglia, e precisamente in quel quartiere
ro Vignozzi, passando di là il Guerrazzi e il Bini, il primo, colpito
da
tanto accento drammatico, sclamasse : « Per Iddio
alla scena, sì che a vent’anni fu scritturata prima attrice assoluta
da
Tommaso Zocchi, esordendo felicemente a Firenze.
igliosa. I suoi capelli corvini adornavano un’ alta fronte illuminata
da
due occhi nerissimi, esprimenti tutti i moti del
esistibile. Il collo, le spalle, le braccia di marmo parean modellati
da
Fidia. Nata per la tragedia e l’alto dramma, fu e
, e si potrebbe dir la grammatica, era il suo forte, come può vedersi
da
questo bigliettino ch'ella mandava il '37 al sig.
ha parole atroci per lei in una lettera a Maddalena Pelzet, forse più
da
considerarsi come sfoghi di autore contro la Comp
e di sè stesso altero, è un lume dentro cui puro sfavilla il redento
da
te Genio del vero : quindi affetti non ha, non ha
ma, si recitò dal principe don Francesco figliuolo del duca. Ariosto
da
prima, cioè ne’ suoi verdi anni cominciò a scrive
detrattori transalpini, i quali o non sanno, o non vogliono vederle,
da
se stessi. I Suppositi. Nell’edizione che se ne
ne che se ne fece in Venezia nel 1525 si vede questa favola preceduta
da
un prologo in prosa, nel quale l’autore confessa
uco e Plauto ne’ Cattivi E veramente parte dell’argomento egli trasse
da
que’ comici antichi; mentre l’innamorato Erostrat
tà. E se il nostro dottissimo Gian Vincenzo Gravina riguardata avesse
da
questo punto la commedia Italiana del Cinquecento
comico francese il primo a far ridere con ritratti di nobili, uscendo
da
servi, parassiti, raggiratori e trasoni. Io trovo
a tutti i caratteri. Motteggia con grazia senza cadere in buffonerie
da
piazza; ragiona con naturalezza non conosciuta da
pagnuole, ma regolari scrupolosamente contenute ne’ limiti prescritti
da
Aristotile e da Orazio. Dovrei bensì additare l’a
olari scrupolosamente contenute ne’ limiti prescritti da Aristotile e
da
Orazio. Dovrei bensì additare l’arte del poeta ne
rimprovera perchè le sembra che non si curi di liberarla; egli punto
da
ciò manifesta i suoi sensi con tale opportuna esa
bolo sì per discolparlo del pegno fatto, come per trarre altro danaro
da
Ilario di lui padre, gli narra una immaginaria so
lla della galera del Moliere; perchè questo comico Francese la trasse
da
altri comici, ed Ariosto la copiò dalla natura, e
irri, e la vuol torre in pegno. Fazio che è il padre di Licinia amata
da
Flavio, arriva in tal punto, ode il contrasto, si
a piacevolezza de’ colpi teatrali senza discendere sino alla farsa. È
da
notarvisi ancora che vi si tratta di un intrigo a
con sicurezza di dati, il rintracciar nelle commedie alcun materiale
da
supplire alla storia stessa delle nazioni intorno
per gli amanti e capaci di esercitare la furberia de’ servi. Pongasi
da
parte che tal maestro di poetica cìò scrivendo no
rviamo solo che questo principio è fabbricato sulla rena. Le commedie
da
noi chiamate antiche, avute dal signor Marmontel
e non si vede pesta di tali intrighi di gelosia e di vendetta funesta
da
lui urbanamente chiamata Italiana, per essersi di
helino furbo vagabondo viene sin dal principio dell’atto II enunciato
da
Nibio. Egli dice che avendo appena appreso a legg
differentemente i creduli suoi merlotti, con tal arte e grazia, che è
da
dolersi che la gioventù, la quale trascura la let
ante che prima aveano cercato di guadagnare. Essi temono qualche male
da
questa cassa; e vedendola portare verso la casa d
Faz. Che di tu? Ma con chi parlo io? Ove diavolo Corre costui? perchè
da
me sì subito S’è dileguato? Io credo che farnetic
te in questo punto dell’azione. Se non è questa la forza (vis) comica
da
Cesare desiderata in Terenzio, e qual sarà mai? D
negli affetti, quale alla commedia si convenga; e con ciò la distinse
da
quella forza più energica richiesta nelle passion
i apponesse. Una languidissima favola non mai avrà la forza accennata
da
Cesare, per quanto sia cospersa di sali e motti g
ce: … Questa nuova commedia. Dic’ella aver avuta dal medesimo Autor,
da
chi Ferrara ebbe di prossimo La Lena, e già son q
pagnuoloa. La Scolastica. Quest’ultima commedia tessuta intieramente
da
Lodovico fu da lui verseggiata soltanto sino alla
Scolastica. Quest’ultima commedia tessuta intieramente da Lodovico fu
da
lui verseggiata soltanto sino alla quarta scena d
ata soltanto sino alla quarta scena dell’atto quarto, e terminata poi
da
Gabriele fratello del poeta. Non era stata se non
mano. Anche Virginio figliuolo dell’autore fu indotto a lavorarvi, e
da
prima tutta la ridusse in prosa, indi tornò a scr
ione nasce graziosamente dal ritorno improvviso del padre di Eurialo,
da
un famigliare della padrona d’Ippolita, e dall’ar
nsiglia. Costui trent’anni prima avea ricevuto in deposito molti beni
da
un suo amico che morì, perchè gli rendesse alla d
erchè gli rendesse alla di lui moglie e figlia. Bartolo si fe sedurre
da
quell’avere, nè curò di cercare di queste infelic
commedie di questo secolo la Calandra del cardinal Berardino Dovizio
da
Bibbiena terra del Casentino, nato nel 1470 e mor
ttà. Nè crediate però (si soggiungue) che per negromanzia sì presto
da
Roma vengano quì…. perciocchè la terra che vedete
a fu che v’intervenne anche la nominata marchesa di Mantova, costando
da
una delle lettere del Castiglione conservate in M
niente li manca di quello che aver suole . Coll’argomento poi narrato
da
un altro attore viene l’uditorio istruito che la
telli lietamente si riconoscono. Calandro che ha veduto Lidio vestito
da
femmina quando visitava la moglie, se n’è anch’eg
agione per cui Fulvia che altre volte ha veduto in casa Lidio vestito
da
femmina, pretenda poi che Ruffo per via d’incanti
e i nominati comici antichi, ma si allontana anche per questa ragione
da
Terenzio universalmente approvato, il quale non s
lcando di Aristofane. Volle ancora esporvi alla berlina l’abuso fatto
da
un tal Timoteo del credito dovuto a certo stato,
segnava, in grazia della mirabile urbana piacevolezza; e Leone X che
da
cardinale l’avea veduta nella patria, volle goder
n rare volte può notarsi ne’ migliori comici stranieri. Soprattutto è
da
vedersi il di lui carattere in ciò che dice di su
r l’intreccio e per lo vero comico dal signor di Voltaire, e ammirata
da
m. Du Bos e da non pochi altri bravi letterati ol
per lo vero comico dal signor di Voltaire, e ammirata da m. Du Bos e
da
non pochi altri bravi letterati oltramontani. Ma
viato coloriti egregiamente nella quarta scena dell’atto II delineati
da
Sofronia nella persona stessa di Nicomaco; veri,
senza sforzi di spirito, senza affettazioni, senza tirate istrioniche
da
Pantalone. Calca l’autore, come si è detto, le tr
Alcune cose (egli soggiugne) fedelissimo interprete ne rendette quasi
da
verbo a verbo, altre ne corresse con arte, molte
pretesa lentezza e languore. Questa commedia in prosa è accompagnata
da
sei corte canzonette. La prima va innanzi al prol
da sei corte canzonette. La prima va innanzi al prologo, ed è cantata
da
una ninfa e da due pastori; le altre cinque ancor
nzonette. La prima va innanzi al prologo, ed è cantata da una ninfa e
da
due pastori; le altre cinque ancor della prima pi
e storie di Tito Livio, nè dall’imitazione della Casina di Plauto, nè
da
questa traduzione dell’Andria di Terenzio. Mi si
ssimo Bettinelli. Ben è Curioso (egli dice) il leggere le lodi date
da
molti a queste commedie, come se fosser l’ottime
della rappresentazione che fecesi in Roma della Calandra del cardinal
da
Bibbiena (incomparabilmente o almeno altrettanto
non poteva entrare a parte di questa medesima indulgenza? E lasciando
da
banda l’oscenità comune ad entrambe, pensa egli m
gamente su di esse. Non perchè tutte non ci presentino qualche pregio
da
osservarsi, chè ingegnose esse sono e in grazioso
e, per assicurarsene finge un’ assenza di un giorno o due, e soccorso
da
uno che egli crede mercatante, si traveste, appic
ammesso. Fausto travestito sul punto di picchiare è trattenuto prima
da
una donna che toltolo pel medico vuole che vada a
toltolo pel medico vuole che vada a visitar suo marito infermo, indi
da
due palafrenieri di un cardinale che lo chiamano
ito infermo, indi da due palafrenieri di un cardinale che lo chiamano
da
parte del padrone, e finalmente da un servo di ca
ri di un cardinale che lo chiamano da parte del padrone, e finalmente
da
un servo di casa pieno di vino, per cui è costret
data, ma del Principe geloso, di Sganarello e di Giorgio Dandino che
da
circa un secolo e mezzo si rappresentano in Franc
losia nè vendetta? Nè il Geloso del Bentivoglio avrebbe dovuto essere
da
lui ignorato, per poco che avesse l’uso di fornir
ttore s’impressero in Parigi dal Furnier l’anno 1719, e si dedicarono
da
Giuseppe di Capua a monsignor Cornelio Bentivogli
di comporre una commedia Nuova d’invenzione e d’argomento, Non tolta
da
Latin nè Greco autore, Non mai più udita nè vedut
ni de’ Greci e de’ Latini. Tralle grazie comiche di questa favola son
da
contarsi gl’impedimenti che sopravvengono a Faust
ole è nella scena seguente il di lui contrasto colla Nuta non essendo
da
lei raffigurato. Buona ed imitata da un frammento
contrasto colla Nuta non essendo da lei raffigurato. Buona ed imitata
da
un frammento di Plauto è pure la disperazione di
hio Non ci mettiamo innanzi. Lo stile è al solito felice ed elegante
da
per tutto, di che molti passi assai belli si potr
l maggiore Che mai sentissi alla mia vita, e veggo L’uscio che s’apre
da
sua posta, ch’io Pur dianzi chiuso avea col chiav
mio letto viene. Pelle nè carne avea, ma le ossa sole, Ch’eran cinte
da
vermi e da serpenti; E la squallida barba, e li c
viene. Pelle nè carne avea, ma le ossa sole, Ch’eran cinte da vermi e
da
serpenti; E la squallida barba, e li capelli Tutt
o moglie con ricca dote, la qual poi trovasi essere un paggio vestito
da
femmina. Questa commedia, e l’Ippocrito impresso
l’Ippocrito impresso nel 1542, ed il Filosofo uscito nel 1549, furono
da
Jacopo Doroneti pubblicate nel seguente secolo so
ene in Roma per farsi cardinale, imparando prima ad esser Cortigiano,
da
che nasce il titolo della commedia, ed un signor
d un signor Parabolano Napoletano sciocco vano ed innamorato aggirato
da
una ruffiana, e da un furbo suo servidore. France
ano Napoletano sciocco vano ed innamorato aggirato da una ruffiana, e
da
un furbo suo servidore. Francesco Buonafede altro
faceto poeta Cesare Ceporali; e quest’altra impostura fu manifestata
da
Apostolo Zeno nelle Annotazioni all’Eloquenza Ita
o l’asserzione dell’Andres) che la lentezza ed il languore provengono
da
tutt’altra sorgente, che dallo studio di adattare
ngue a. L’arcivescovo di Patras Alessandro Piccolomini nato nel 1508,
da
collocarsi tra gli uomini illustri del Cinquecent
rico parla delle due prime con molta lode, e cita, Trajano Boccalini,
da
cui il Piccolomini stimavasi pel principe de poet
che sebbene s’impresse nel 1548 era stata rappresentata sin dal 1546
da
alcuni gentiluomini napoletani mentovati nel libr
di Andrea Lori che la fece recitare nella Compagnia di san Bernardino
da
Cestello con alcuni suoi intermedii a. Questo ele
della Libertà tragedia attribuitagli dal Ghilini che però si compose
da
un apostata della Cattolica Fede) volle usare in
sdrucciolo di sedici sillabeb, fatica e invenzione inutile intrapresa
da
altri Italiani ancora per imitare superstiziosame
embraci ben lenta e languida nell’avvilupparsi e nello sciogliersi, e
da
non soffrire, per vivacità e sceneggiatura ed eco
one di quelle dell’Ariosto, del Machiavelli e del Bentivoglio. Lodate
da
molti, e singolarmente da Adriano Politi, son le
, del Machiavelli e del Bentivoglio. Lodate da molti, e singolarmente
da
Adriano Politi, son le commedie di Bernardino Pin
e singolarmente da Adriano Politi, son le commedie di Bernardino Pino
da
Cagli. Nel prologo degl’Ingiusti Sdegni sua comme
’innamorato Licinio, il quale così dice alla sua Delia, che gli parla
da
dentro senza aprirgli la porta: Licinio è quì ch
raggi del vostro aspetto illustrino questo luogo, come io illustrato
da
voi veggio ogni cosa nelle più oscure tenebre del
si, come in questa scena, senza affettazione e senza farne un sermone
da
pulpito anzi che da teatro. Là dove le oscenità,
cena, senza affettazione e senza farne un sermone da pulpito anzi che
da
teatro. Là dove le oscenità, gli equivoci impuden
e in versi nel periodo di cui parliamo, si faranno leggere senza noja
da
chi vuol conoscere il teatro italiano, per la reg
Gisippo che crede morta la sua bella Giulietta) tu sei pure in luogo
da
poter chiaramente veder la costanza dell’animo mi
rne produzioni nell’accumolare notizie anche insulse, purchè ricavate
da
scritti inediti, ma si bene nella copia delle ver
che io ho sofferti sinora grandissimi e infiniti, sono stati passati
da
me tutti con pazienza, sperando di ritrovarvi, e
za, dica di sicuro di avere il cuore formato di assai diversa tempera
da
quella che costituisce un’ anima nobile. Ogni par
dico si fa seppellire per morta; indi tratta dalla sepoltura si veste
da
uomo, e nel l’accingersi a partir per Lione dove
irri a vista di colei che il giorno avanti era stata sepolta, e presi
da
strano terrore fuggono senza badare al delinguent
a sceneggiare dall’innamoramento di Elfenice e dall’omicidio commesso
da
Aristide, proseguendosi per li sette anni che egl
, e scendendosi allo scioglimento colla condanna di Milziade impedita
da
Elfenice. Ma il Borghini incomincia con senno la
parisce scapigliata iucatenata innanzi ad un carro trionfale occupato
da
Alarico, Genserico, Ricimero, Totila, Narsete, e
so il Tiraboschi) compose in bella assai e natural prosa tre commedie
da
mettersi accanto agli Straccioni del Caro quanto
Morti vivi, s’impresse nel 1597. Anche queste commedie dell’Oddi son
da
riporsi nella dilicata classe delle commedie tene
el genere drammatico. Tuttavia non abbiamo sinora sufficienti indizii
da
non istimarla opera del Tasso giovine. Il Manso p
i del Manso sulle cose che riguardano Torquato! Che sia poi piuttosto
da
riferirsi tal favola al Tasso napoletano nato in
napoletana il Tasso nato in queste contrade e quasi in Napoli stessa
da
una madre napoletana, e quì allevato sino al deci
dal Guarcello fa menzione Muzio Manfredi nelle citate Lettere scritte
da
Lorena; di un’ altra intitolata gl’Inganni di Cur
tatamente ciò che erasi già con genio e franchezza dipinto sul teatro
da
Euripide, Racine, Corneille, La Mothe, da Antonio
anchezza dipinto sul teatro da Euripide, Racine, Corneille, La Mothe,
da
Antonio Caracci, da Apostolo Zeno, da Pietro Meta
teatro da Euripide, Racine, Corneille, La Mothe, da Antonio Caracci,
da
Apostolo Zeno, da Pietro Metastasio, ed anche tal
e, Racine, Corneille, La Mothe, da Antonio Caracci, da Apostolo Zeno,
da
Pietro Metastasio, ed anche talora narrato da Gio
acci, da Apostolo Zeno, da Pietro Metastasio, ed anche talora narrato
da
Giovanni Boccaccio; e quindi questi meschini mend
Pitteri del 1746 si reca tutto il prologo della Scolastica rassettata
da
Virginio Ariosto. a. Vedi le di lui Annotazioni
almeno scrittori riputati, egli non ne trova una che si possa leggere
da
un uomo di spirito? Il suo spirito sconcertato me
o IV l’ infante Don Fernando di lui fratello fondò due leghe distante
da
Madrid verso il settentrione in mezzo a un querce
l quale compose Briseida Zarzuela Heroica in due atti posta in musica
da
D. Antonio Rodriguez de Hita maestro di musica sp
spezialmente in alcune Lettere molto graziose e piene di sale scritte
da
Don Miguèl Higueras sotto il nome di un Barbero d
si canta se non dopo 126 versi recitati, e 32 versi poi sono seguiti
da
due arie: nell’atto II si recitano 150 versi prim
o distaccati dagli amplessi delle consorti, benchè separar le braccia
da
i colli possa parer piuttosto un’ esecuzione di g
ederla quiere ni redimirla, quasi che dovesse egli stesso riscattarla
da
altri. Or tocca al La Cruz, al Sampere ed a tutta
sco rio che coll’ umor frio feconda le piante, ma se poi è trattenuto
da
un pantano vil altivo, questo rio annega ogni cos
elezione di Agamennone, con dirsi che forse sia stato eletto per capo
da
pocos hombres. Graziosa è la di lui determinazion
per muti testimoni Patroclo e gli altri), e con questi versi cantati
da
tutti e tre, dioses, que veis la injuria, ve
i l’ amata, può per soprappiù lagnarsi di essere ingiuriato e tradito
da
Achille? Stancherò io i miei leggitori con una ci
parleros sean mudos testigos): che il medesimo dice di avere appreso
da
Ulisse à despreciar la voz de las sirenas,
le più famose opere di Metastasio e qualche serenata di Paolo Rolli,
da
più accreditati attori musici e dalle più celebri
spettacolo il rinomato cigno Napoletano Carlo Broschi detto Farinelli
da
quel Cattolico Sovrano dichiarato cavaliere. La N
i l’intrigo interessante e le situazioni patetiche vengono arricchite
da
maravigliose decorazioni ma tutte ricavate dalla
vano colle rappresentazioni francesi tradotte in castigliano eseguite
da
una compagnia di commedianti Andaluzzi. Ma l’ uno
e. III. Teatri materiali. Iteatri di Barcellona e di Saragoza
da
me veduti nella fine del 1777 erano più regolari
n guisa che per andare alla platea dovea scendersi. Ciò si disapprovò
da
i più, tra perchè si tolse a chi entrava la prima
ales destinati alla commedia nazionale, la cui struttura si allontana
da
i nostri teatri. Corràl propriamente significa un
linee che pajono rette perchè s’incurvano ben poco, onde avviene che
da
una buona parte de’ palchetti vi si gode poco com
di essa sino a venti anni fa consisteva in un proscenio accompagnato
da
due telai o quinte laterali, e da un prospetto co
isteva in un proscenio accompagnato da due telai o quinte laterali, e
da
un prospetto con due portiere dette cortinas, dal
rchè tra’ personaggi caratterizzati secondo la favola e vestiti p. e.
da
Turchi, da Mori, da Selvaggi Americani, si vedeva
ersonaggi caratterizzati secondo la favola e vestiti p. e. da Turchi,
da
Mori, da Selvaggi Americani, si vedeva dondolar q
caratterizzati secondo la favola e vestiti p. e. da Turchi, da Mori,
da
Selvaggi Americani, si vedeva dondolar quel sonat
ra gente agiata; l’ultimo de’ quali men nobile è interrotto nel mezzo
da
un altro gran palco chiamato tertulia perpendicol
frequentavano i teatri. Alcuno mi disse che il nome di Polacchi venne
da
un intermezzo, o da una tonada di personaggi Pola
ri. Alcuno mi disse che il nome di Polacchi venne da un intermezzo, o
da
una tonada di personaggi Polacchi rappresentata c
presentava nel teatro della Croce, e los Chorizos suoi fautori furono
da
lei distinti con un nastro di color di solfo nel
Pedantes uscito in Madrid nell’officina di Benito Cano nel 1789. Noi
da
lontano non osiamo arrischiare le nostre congettu
s’egli ignorava l’italiano? Saben II: “che il nome di Chorizos venne
da
i chorizos che mangiava certo buffone in un trame
orizos che mangiava certo buffone in un tramezzo, e quello di Polacos
da
un fatto che Huerta sa ma che non vuol dire”. Not
tti de’ due teatri non venne nè da’ nastri, nè da’ disordini derivati
da
due partiti”. E qual ragione adduce di ciò? quest
’ La Cruz) codesta profonda erudizione tutta chamberga, cioè che cade
da
tutti i lati, che cosa fa mai al caso nostro? Ha
unità contro le disposizioni del vigilante e rispettato Presidente; e
da
allora la decenza che si loda e si pratica nelle
e si pratica nelle nazioni polite regnò ne’ teatri di Madrid, siccome
da
me si è pure accennato. Huerta ignorando l’idioma
mia Storia io dovea verificare le importanti particolarità istoriche
da
lui accennate (cioè se il nastro della Ladvenant
l bene si rassomigliano a molte altre che se ne tralasciano. Qual prò
da
simile reimpressione infruttuosa non meno all’ist
raccolta a sì culta nazione una scelta teatrale ragionata intrapresa
da
un letterato filosofo nazionale fornito di gusto,
sempre al vivo la natura; sieguansi con critica e sagacità ne’ generi
da
essi maneggiati, ma non si escluda tutto ciò che
, I Due Pellegrini a, componimento scenico che nella famosa cena data
da
don Garcia de Toledo a donna Antonia di Cardona i
entò (si dice nella lettera premessavi) messer Sebastiano Clarignano
da
Montefalco. Fece la musica messer Antonio del Cor
netto. Fu l’architetto e il pittore della scena messer Girolamo Carpi
da
Ferrara. Fece la spesa l’Università degli scolari
por amor commedia spagnuola è tutta recitata, fuorchè ciò che cantasi
da
colui che si finge musico. Oltrechè in molte migl
enza che le abbiano interamente coperte di note, il che non si rileva
da
monumento veruno; e così le pastorali assai impro
Intanto osserviamo sull’Egle stessa del Giraldi che messer Sebastiano
da
Montefalco che ne fu il principale attore, era l’
di Aldo, che fu la quarta a. Tralle più nitide edizioni dell’Aminta è
da
noverarsi quella del 1655 uscita in Parigi dalla
dell’Accademia degli Uniti di Napoli. Tal censura fu ancora ribattuta
da
Baltassarre Paglia con un discorso in cui si addi
pubblicata in Sicilia colle note musicali del gesuita Erasmo Marotta
da
Randazza, che morì nel 1641 in Palermo. La futil
nti. In Francia si tradusse in versi francesi la prima volta nel 1584
da
Pietro de Branch, e si pubblicò in Bourdeaux; in
ezza delle penne che l’intrapresero, sia perchè la prosa francese che
da
i più si adoperò, è incapace di rendere competent
aliana. Una traduzione eccellente se ne fece in bei versi castigliani
da
Giovanni Jauregui uscita in Roma nel 1607, ed in
l’Aminta, e stampato in Londra nel 1628. In latino si traslatò ancora
da
Andrea Hiltebrando medico di Pomerania, e s’impre
stampata nel 1642 in Amburgo. In lingua illirica fu anche trasportato
da
Domenico Slaturichia celebre in Dalmazia per ques
, Io son contenta allor d’essere amante. Spira un dilicato patetico
da
i discorsi di Aminta nella seconda scena. La dipi
iscorsi di Aminta nella seconda scena. La dipintura della corte fatta
da
Mopso e raccontata da Tirsi ha mille vaghezze. L’
a seconda scena. La dipintura della corte fatta da Mopso e raccontata
da
Tirsi ha mille vaghezze. L’impareggiabil coro, O
1569 pubblicò in Napoli una sua favola pescatoria intitolata Siracusa
da
me però non veduta. Il Regio dunque fu il primo a
era sopravvisse ad ogni censura a. Un carattere diverso dall’Aminta è
da
notarsi nel Pastor fido. L’azione della prima pas
buona in versi dal Figueroa a. Benchè con passi assai disuguali e ben
da
lungi, seguirono le tracce luminose del Tasso e d
me di Credulo ella disdegna, e Amarilli è quella stessa Licori pianta
da
Tirsi per morta. Questa ipotesi di non ravvisarsi
tto V è la riconoscenza di Licori e Tirsi. Non è questa una pastorale
da
gareggiar coll’Aminta o col Pastor fido, ma super
be cori, ma solo cinque madrigaletti di ugual metro e numero di versi
da
cantarsi in ogni fine di atto. Dovè parimente can
ovica Pellegrina la Cavaliera. L’azione rappresenta la vendetta presa
da
Amore di due anime superbe che lo bestemmiavano,
delia divenuta un novello Narciso che si vagheggia in un fonte. Non è
da
cercarsi in questa ed in moltissime altre favole
i, l’Amaranta del Simonetti, e la Flori di Maddalena Campiglia lodata
da
Muzio Manfredi. I Sospetti favola boschereccia di
li ultimi anni del secolo dettate, sì, con istile lirico, ma non tale
da
recarci rossore. Non così la Gratiana di un certo
consiste in una ninfa creduta morta che dopo varii evenimenti vestita
da
uomo si presenta a Silvano suo amante che trova i
ene e senza cori. Il primo rigoroso comando che riceve il finto Tirsi
da
Silvano è di partire da quelle selve, e le querel
mo rigoroso comando che riceve il finto Tirsi da Silvano è di partire
da
quelle selve, e le querele nel dovere lasciar que
he dopo di aver saputo che Ormonte suo servo ha ucciso Tirsi, intende
da
Elcino che Tirsi è la sua Cintia. La pastorale po
dimandò il duca di Mantova per farla rappresentare. Nel mandargliela,
da
tre di lui lettere dirette a tre Ebrei si ricava
’ dotti scrittori che vorrebbero trarre l’origine dell’opera musicale
da
secoli più remoti, e riconoscerla in tutte le pas
o contrastano amorosamente ciascuna per averlo per marito, ed è vinto
da
una che si chiama Nicea . Sotto nome di Flori egl
Benedetti cugina del conte Pomponio, intitolata Partenia a. L’autrice
da
prima non vi pose i cori e fu ben fatto , le dic
ne, e non vi si fa. Se dunque V. S. vuole aggiugnergliele ora, non so
da
che spirito mossa, oltre alla gran fatica ch’ella
gedia. Fa altresì menzione il Manfredi di Enone boschereccia composta
da
Ferrante Gonzaga principe di Molfetta morto nel 1
se non vi si trova per verun personaggio. Un ratto di Erminia tentato
da
alcuni pastori ed impedito da Egone, forma l’azio
ersonaggio. Un ratto di Erminia tentato da alcuni pastori ed impedito
da
Egone, forma l’azione dell’atto IV; ma ella appen
III errò ancora nel credere che quella cena del 1529 fosse stata data
da
don Garcia essendo vicerè della Sicilia. In quell
arre al vivo la natura; seguiamoli con critica e giudizio ne i generi
da
essi maneggiati: ma non escludiamo tutto ciò che
ue Pellegrini 130 suo componimento scenico che nella famosa cena data
da
Don Garzia di Toledo a Don Antonia Cardona in Mes
ppresentò (si dice nella lettera premessavi) M. Sebastiano Clarignano
da
Montefalco. Fece la musica M. Antonio del Cornett
Cornetto. Fu l’architetto e il pittore della scena M. Girolamo Carpi
da
Ferrara. Fece la spesa l’università degli scolari
por amor commedia Spagnuola è tutta recitata, fuorchè ciò che cantasi
da
colui che si finge musico. Oltrechè in molte migl
lavoro, senza che le abbiano interamente notate, il che non si rileva
da
monumento veruno; e così le pastorali assai impro
za. Intanto osserviamo sull’Egle stessa del Giraldi che M. Sebastiano
da
Montefalco che ne fu il principale attore, era l’
d’Aldo, che fu la quarta132. Tralle più nitide edizioni dell’Aminta è
da
noverarsi quella del 1655 uscita in Parigi dalla
dell’accademia degli Uniti di Napoli. Tal censura fu ancora ribattuta
da
Baltassarre Paglia con un discorso in cui si addi
pubblicata in Sicilia colle note musicali del gesuita Erasmo Marotta
da
Randazza, che morì nel 1641 in Palermo. La futili
nti. In Francia si tradusse in versi francesi la prima volta nel 1584
da
Pietro de Branch, e si pubblicò in Bourdeaux; in
ezza delle penne che l’intrapresero, sia perchè la prosa francese che
da
i più vi si adoperò, è incapace di rendere compet
aliana. Una eccellente traduzione se ne fece in bei versi castigliani
da
Don Giovanni Jauregui uscita in Roma nel 1607, ed
l’Aminta e stampato in Londra nel 1628. In latino si traslatò ancora
da
Andrea Hiltebrando medico di Pomerania, e s’impre
stampata nel 1642 in Amburgo. In lingua illirica fu anche trasportato
da
Domenico Slaturichia celebre in Dalmazia per ques
Io son contenta allor d’essere amante. Spira un dilicato patetico
da
i discorsi di Aminta nella seconda scena. La dipi
iscorsi di Aminta nella seconda scena. La dipintura della corte fatta
da
Mopso e raccontata da Tirsi ha mille vaghezze. L’
a seconda scena. La dipintura della corte fatta da Mopso e raccontata
da
Tirsi ha mille vaghezze. L’impareggiabil coro O b
1569 pubblicò in Napoli una sua favola pescatoria intitolata Siracusa
da
noi però non veduta ancora. Il Regio dunque fu il
opera sopravvisse ad ogni censura. Un carattere diverso dall’Aminta è
da
notarsi nel Pastor fido. L’azione della prima pas
uona in versi del Figueroa139. Benchè con passi assai disuguali e ben
da
lungi, seguirono le tracce luminose del Tasso e d
ulo ella disdegna, e Amarilli è quella stessa Licori pianta per morta
da
Tirsi. Questa ipotesi di non ravvisarsi, sebbene
tto V è la riconoscenza di Licori e Tirsi. Non è questa una pastorale
da
gareggiar coll’ Aminta o col Pastor fido; ma supe
be cori, ma solo cinque madrigaletti di ugual metro e numero di versi
da
cantarsi in ogni fine di atto. Dovè parimente can
ovica Pellegrina la Cavaliera. L’azione rappresenta la vendetta presa
da
Amore di due anime superbe che lo bestemmiavano,
delia divenuta un novello Narciso che si vagheggia in un fonte. Non è
da
cercarsi in questa ed in moltissime altre favole
i, l’Amaranta del Simonetti, e la Flori di Maddalena Campiglia lodata
da
Muzio Manfredi. I Sospetti favola boschereccia di
li ultimi anni del secolo dettate, sì, con istile lirico, ma non tale
da
recarci rossore. Non così la Gratiana di un certo
consiste in una ninfa creduta morta che dopo varj evenimenti vestita
da
uomo si presenta a Silvano suo amante che trova i
ne, e senza cori. Il primo rigoroso comando che riceve il finto Tirsi
da
Silvano è di partire da quelle selve, e le sue qu
mo rigoroso comando che riceve il finto Tirsi da Silvano è di partire
da
quelle selve, e le sue querele nel dovere lasciar
, che dopo aver saputo che Ormonte suo servo ha ucciso Tirsi, intende
da
Elcino che questo Tirsi è la sua Cinzia. La pasto
domandò il duca di Mantova per farla rappresentare. Nel mandargliela,
da
tre di lui lettere dirette a tre Ebrei si ricava
’ dotti scrittori che vorrebbero trarre l’origine dell’opera musicale
da
secoli più remoti, e riconoscerla in tutte le pas
o contrastano amorosamente ciascuna per averlo per marito, ed è vinto
da
una che si chiama Nicea. Sotto nome di Flori egli
nedetti cugina del conte Pomponio, intitolata Partenia 145. L’autrice
da
prima non vi pose i cori, e fu ben fatto (le dice
ne, e non vi si fa. Se dunque V. S. vuole aggiugnergliele ora, non so
da
che spirito mossa, oltre alla gran fatica ch’ella
gedia. Fa altresì menzione il Manfredi di Enone boschereccia composta
da
Ferrante Gonzaga principe di Molfetta morto nel 1
se non vi si trova per verun personaggio. Un ratto di Erminia tentato
da
alcuni pastori ed impedito da Egone, forma l’ azi
ersonaggio. Un ratto di Erminia tentato da alcuni pastori ed impedito
da
Egone, forma l’ azione dell’atto IV; ma ella appe
lli errò ancora nel credere che questa cena del 1529 fosse stata data
da
Don Garzia essendo Vicerè di Sicilia. Nel 1529 er
Colombari Antonio. Nato a Bologna il 13 giugno del 1842
da
Federigo, negoziante di guanti e pellami, e da Il
il 13 giugno del 1842 da Federigo, negoziante di guanti e pellami, e
da
Ildegarde Bragaglia, già attrice drammatica, lasc
chi e Pezzana, in qualità di secondo brillante. Il ’63 fu scritturato
da
Adamo Alberti ai Fiorentini di Napoli con Tommaso
di quasi tutta l’ Europa al fianco di Eleonora Duse, amato e stimato
da
compagni e da pubblico per la serenità dell’ indo
a l’ Europa al fianco di Eleonora Duse, amato e stimato da compagni e
da
pubblico per la serenità dell’ indole e la comici
enti fatti nell’armonia e nella poesia, il favore largamente concesso
da
Leon X alla musica, della quale fu intendentissim
la musica, della quale fu intendentissimo, e lo studio dell’antichità
da
tre secoli pertinacemente coltivato doveano in un
sta spezie intitolati la Disperazione di Sileno, e il Satiro lavorati
da
Laura Guidiccioni dama lucchese mise sotto le not
rò mal a proposito è stato annoverato fra gl’inventori del melodramma
da
quegli eruditi che non avendo mai vedute le opere
nella musica moderna, e sulla maniera di restituire l’antica sepolta
da
tanto tempo sotto le rovine dell’Impero Romano. A
di rischiarare le tenebre ond’era avvolta la musica antica, la quale
da
Boezio e da Sant’Agostino fino a que’ tempi non e
are le tenebre ond’era avvolta la musica antica, la quale da Boezio e
da
Sant’Agostino fino a que’ tempi non ebbe alcuno s
simplificar l’armonia, e di promuover l’espressione troppo ingombrata
da
arzigogoli ed arabeschi ridicoli. A far conoscer
ni italiani che intrapresero di correggerla, fa di mestieri ripigliar
da
più alto la trattazione. [6] La consonanza, cioè
er dilettarli, ha voluto che ogni suono principale venga accompagnato
da
altri suoni gradevoli all’udito, come ogni raggio
eme; sovente accadeva che la commozione che potea destarsi nell’animo
da
una serie di suoni, veniva incontanente distrutta
tarsi nell’animo da una serie di suoni, veniva incontanente distrutta
da
un’altra di contraria natura. Da ciò anche nascev
ragionare. Aggiungasi ancora il frequente uso delle pause introdotte
da
loro, per cui molte volte avveniva che mentre l’u
nulla delle tante difficili inezie onde la musica era allor caricata,
da
paragonarsi agli anagrammi, logogrifi, acrostici,
dalle figure simboliche degli egizi, con più altre fantasie chiamate
da
essi “enimmi del canto” con vocabolo assai bene a
allorché i soppralodati Italiani intrapresero la riforma. Si credette
da
loro che ad ottener questo fine bisognava lasciar
rma. Si credette da loro che ad ottener questo fine bisognava lasciar
da
banda la moltiplicità delle parti, coltivar la mo
degli strumenti, esse altro non erano che volgari cantilene intuonate
da
gente idiota senz’arte o grazia: nel qual modo po
simi raffinamenti, ricevette allo stesso tempo nuovo lustro in Italia
da
Luca Marenzio, che la spogliò dell’antica ruvidez
ntica ruvidezza e la fece camminar in maniera più ariosa e leggiadra,
da
Paolo Quagliati romano, da Scipione della Palla m
amminar in maniera più ariosa e leggiadra, da Paolo Quagliati romano,
da
Scipione della Palla maestro di Giulio Caccini, d
Quagliati romano, da Scipione della Palla maestro di Giulio Caccini,
da
Alessandro Strigio musico celebre nella corte di
sandro Strigio musico celebre nella corte di Ferrara, dall’Ingegneri,
da
Claudio Monteverde, da Marco da Gagliano, da Ales
elebre nella corte di Ferrara, dall’Ingegneri, da Claudio Monteverde,
da
Marco da Gagliano, da Alessandro Padovano, da Ipo
lla corte di Ferrara, dall’Ingegneri, da Claudio Monteverde, da Marco
da
Gagliano, da Alessandro Padovano, da Ipolito Fior
Ferrara, dall’Ingegneri, da Claudio Monteverde, da Marco da Gagliano,
da
Alessandro Padovano, da Ipolito Fiorini musico d’
da Claudio Monteverde, da Marco da Gagliano, da Alessandro Padovano,
da
Ipolito Fiorini musico d’Alfonso II di Ferrara, d
to Fiorini musico d’Alfonso II di Ferrara, dal Luzzasco, dal Dentice,
da
Tommaso Pecci sanese, e da altri valenti composit
II di Ferrara, dal Luzzasco, dal Dentice, da Tommaso Pecci sanese, e
da
altri valenti compositori, ma sopra tutti dal pri
nno sapere, che i madrigali suoi erano ammirati dai maestri e cantati
da
tutte le belle: circostanza che dovea assicurar l
ispida mano le ignude bellezze di Silvia. Maggiormente si scostarono
da
quel sentiero i freddi rimatori del Cinquecento.
Bembo, che prendendo a imitar il cantore di Laura altro non ritrasse
da
lui che la spoglia; Angelo di Costanzo celebre pe
gio ne trasse dal commercio e suggerimenti degli uomini letterati che
da
trentanni spesi nelle scuole musicali, e nell’art
, né meno intelligente nella musica massimamente teorica. Ha l’Italia
da
lui, oltre qualche canzonetta messa sotto le note
ero d’aver trovato, il vero antico recitativo de’ Greci, ch’era stato
da
lungo tempo il principale scopo delle loro ricerc
ior parte dal Peri fuori d’alcune arie bellissime che furono composte
da
Jacopo Corsi, e quelle del personaggio d’Euridice
lenti, o peritissimi nell’arte; l’esattezza nella esecuzione, essendo
da
bravissimi e coltissimi personaggi rappresentata
cena; quantunque alla natura del dramma non si disdica per le ragioni
da
me addotte nel capitolo primo di questo libro, è
un altro dramma del medesimo Rinuccini intitolato l’Arianna modulato
da
Claudio Monteverde maestro in seguito della Repub
a i musici per capo d’opera dell’arte in quel genere, e si rammentava
da
loro non altrimenti che si rammenti in oggi la Se
il monologo della Didone del Metastasio modulato dal Vinci. Ciò si ha
da
Giambattista Doni nel suo trattato sulla musica s
e che segue agli scherzi musicali di esso Claudio Monteverde raccolti
da
Giulio Cesare suo fratello, e stampati in Venezia
teverde raccolti da Giulio Cesare suo fratello, e stampati in Venezia
da
Ricciardo Amadino. né inferiore rimase il poeta i
role vengono così miseramente sformate. Soprattutto la strada battuta
da
que’ maestri per esprimer bene il recitativo è la
che dovrebbero battere i compositori d’ogni secolo. Erano filosofi, e
da
filosofi ragionavano. Lo studio delle cose antich
quella sorte di voce, che da’ Greci e Latini al cantar fu assegnata,
da
essi appellata “diastematica” quasi trattenuta e
ché si fa il ritornello alla seconda parte, perché il metro è diverso
da
quello del recitativo, perché manifestamente è un
e nell’arte d’intavolar le melodie Emilio del Cavalieri il primo, che
da
lontano adittò agli altri la strada, Giulio Cacci
ebraico: lascio pensare qual armonico guazzabuglio risultar ne debba
da
tutto ciò. Sentasi nell’atto secondo il gentil di
partito, nel che le fanciulle del Cinquecento non differiscono punto
da
quelle de’ nostri tempi. Se un poeta è rimasto in
orum gentibus! Sù prest: avrì sù: prest: Da hom
da
ben, che tragh zo l’us. Ebrei. Ahi Baruchai,
o abbia data una spiegazion convenevole a questo fenomeno, ne io sono
da
tanto che speri di poterlo fare: abbiano, ciò non
ensare, e che l’atto di pensare, apporta seco deduzione degli effetti
da
una tal causa, o cognizione riflessa della conven
rminasse, e fece vendere all’incanto tutti i materiali a tale oggetto
da
essi accumulati72. Cresciuta poi la potenza Roman
satirico Cajo Lucilio. Marco Pacuvio nato in Brindisi secondo Plinio
da
una sorella del prelodato Quinto Ennio, per conco
della locuzione, nè si atterrisce dei di lui arcaismi. Cicerone prese
da
lui l’esempio di un ottimo tragico74; e nel dialo
na di lui tragedia ove introdûsse Pilade ed Oreste. Dalla sua Medea e
da
qualche altra non isdegnò Virgilio di trarre alcu
o del sagacissimo imitatore degli antichi poeti Antonio Moreto che fu
da
lui stesso composto76. Pacuvio al pari di Ennio c
esce; i pomi duri ed acerbi stagionandosi diventano dolci; quelli che
da
principio nascono teneri e quasi vizzi, crescendo
e Troadi, Tereo, la Medea. A quest’ultima appartengono i versi citati
da
Cicerone85, ne’ quali si descrive la maraviglia d
il fratello di Marco Antonio in vece di Bruto che si era allontanato
da
Roma. Mà Pietro Bayle colla II e IV epistola del
Azzio allora rappresentata fu Tereo; e aggiugne essersi ciò ignorato
da
tutti gli altri comentatori, perchè Maturanzio cr
tragedia Electra non si reputò del tutto immeritevole di esser letta
da
Cicerone medesimo che lo chiama poeta durissimo 8
ente si rendè per trenta libri di satire, nelle quali, allontanandosi
da
Ennio e da Pacuvio, usò l’esametro senza mescolan
dè per trenta libri di satire, nelle quali, allontanandosi da Ennio e
da
Pacuvio, usò l’esametro senza mescolanza di altri
affermava scorrere la di lui poesia limacciosa e trovarvisi più cose
da
sopprimersi94. Non convengo con que’ suoi lodator
nvengo con que’ suoi lodatori, diceva Quintiliano, ma discordo ancora
da
Orazio, perchè scorgo in Lucilio un’ erudizione m
a diligenza del Douza essi aveano bisogno di essere anche rischiarati
da
qualche altro dotto comentatore. II. Comici d
serì sovente ne’ suoi drammi voci non latine, e per tal mescolanza fu
da
Cicerone chiamato malus latinitatis author 95. Tu
febi, e Aulo Gellio la commedia intitolata Plozio, favole di Menandro
da
Cecilio imitate. Egli è vero, che Gellio, come di
cchio poeta. Quest’ abboccamento di Cecilio e Terenzio viene riferito
da
Elio Donato o da Suetonio autore della Vita di Te
t’ abboccamento di Cecilio e Terenzio viene riferito da Elio Donato o
da
Suetonio autore della Vita di Terenzio. Dall’altr
Gallo. Adunque non potea essere stata letta prima a Cecilio già morto
da
un anno e più ancora. Il chiar. Tiraboschi99 con
numero degli Edili. Oltre a ciò tutto il racconto e della non curanza
da
prima avuta del nuovo poeta, a cagione dell’ abit
la non curanza da prima avuta del nuovo poeta, a cagione dell’ abito,
da
colui che stava cenando, e dell’attenzione che in
nduce a rifiutare la correzione dell’erudito Ab. Arnaud adottata pure
da
M. Millet, ed a credere che Cecilio ben due volte
quella proprietà e purezza di locuzione approvata e imitata, non che
da
altri, da un Tullio e da un Orazio? quell’arte, q
oprietà e purezza di locuzione approvata e imitata, non che da altri,
da
un Tullio e da un Orazio? quell’arte, quel giudiz
za di locuzione approvata e imitata, non che da altri, da un Tullio e
da
un Orazio? quell’arte, quel giudizio, quelle sent
de’ costumi? Le sei commedie che ne abbiamo leggonsi da’ fanciulli (o
da
quei che sono tali a dispetto degli anni) con una
medie, l’una intitolata Andria dall’isola di Andro, l’altra Perinthia
da
Perinto città della Tracia. Terenzio si prevalse
rgomento si aggira intorno agli amori della fanciulla Gliceria venuta
da
Andro e del giovane Panfilo disturbati per le noz
costui gli prepara con una figlia di Cremete, prima per finzione indi
da
buon senno. Lo scioglimento avviene col conoscers
mente patetica ivi ancora è la preghiera di Criside moribonda narrata
da
Panfilo, che io ardisco di tradurre in simil guis
to il bambino sulla porta di Simone per consiglio di Davo, è sorpresa
da
Cremete, e non sa come contenersi nelle risposte
ei parli sommessamente, e la faccia passare a destra per allontanarla
da
Cremete che si trova alla sinistra. Non si accors
amori di Panfilo, l’altra di quelli di Carino. Strana critica: perchè
da
un’ azione seguono due matrimonj, si dirà che sia
rica colla dottrina e colle lettere. Egli fe imprimerla verso il 1704
da
Giuseppe Sellitto con altri poetici componimenti
. Filomena che aveva avuta la sventura di essere una notte violentata
da
un giovane sconosciuto, va alle nozze di Panfilo
condiscende. Visita le donne portando in dito un anello a lei donato
da
Panfilo. Quest’anello avea egli tolto a una fanci
si rallegrano alla prima, indi si turbano, si scompigliano. Comprende
da
qual morbo la moglie sia oppressa, e piangendo vu
voler serbare la fede a Mirrina, e per addurre alcuna onesta ragione
da
ricusar la moglie. Degna è pure di notarsi la sec
e non già quel pianto corrispondente agli atroci delitti o inventati
da
una fantasia alterata per disonorare l’umanità, o
ora la precede, il popolo impaziente per lo spettacolo de’ ballerini
da
corda e de’ pugili non si curò di vederla o di co
cui non potrà rendersi veruna adeguata ragione, siccome è stato anche
da
altri avvertito104. Ma questa cosa potrebbe fare
, e vedrà di quali freddi oziosi personaggi riempirà la scena. Scorge
da
ciò ognuno non essere stata più felice l’interpre
tri) che il male non consista, anzi che ne’ miei giudizj, in quel che
da
tanti anni pose nelle loro teste salde radici? Ch
ixus, circum caput Rejectus negligenter, pax! 106 Si rappresentò
da
prima questa favola dal soprallodato L. Ambivio T
resentò da prima questa favola dal soprallodato L. Ambivio Turpione e
da
L. Attilio Prenestino, essendo Edili L. Cornelio
dal nome della fanciulla di cui in essa si tratta. Il Formione deriva
da
quest’ultima, e Donato, il più utile forse di tut
r uccellare il vecchio e per trarne trenta mine ovvero trecento scudi
da
dare a Fedria per liberare dalle mani del ruffian
ia e ad Antifone il ritorno di Demifone. Antifone lo vede egli stesso
da
lontano nella piazza, e si ritira non avendo anim
ede egli stesso da lontano nella piazza, e si ritira non avendo animo
da
presentarglisi. Rimane Geta e Fedria; e il servo
n Geta, tutto procederà con ogni verisimiglianza; lo spazio che corre
da
un atto all’altro darà luogo alla ricerca di Form
corre da un atto all’altro darà luogo alla ricerca di Formione fatta
da
Geta e al racconto del fatto. Tuttavolta nel divi
us meus ecc.; e termini con questo, Puer heus nemon huc prodit? Cape,
da
hæc Dorcio: Atto II incominci da Adeon’ rem redi
, Puer heus nemon huc prodit? Cape, da hæc Dorcio: Atto II incominci
da
Adeon’ rem rediisse, ut qui mihi, ecc., e termini
persona di Fannia nella scena seconda dell’atto primo; ed è preceduta
da
un patetico racconto fatto con ammirabile natural
raggia, e si sforza di far buon viso. Le parole non ricevono soccorso
da
veruna prosa marginale, che ne dichiari l’azione,
ò quì su due piedi Alla rovina mia? S’io sono astretto A dovermi,
da
te, Fania, staccare, Non so che far della mia v
c. Artificiosa finalmente è la scena di Geta e Formione, ascoltando
da
parte Demifone, che nelle communi edizioni è la t
in qual maniera Si dichiarava d’essermi parente. For. Lo cercate
da
me, come se a voi Non fosse noto. Dem. Noto a
lla stessa Roma nel secolo XVI dell’era Cristiana fatta rappresentare
da
nobili attori per ordine del Cardinale Ippolito d
atta rappresentare da nobili attori per ordine del Cardinale Ippolito
da
Este il giovane, e vi premise il prologo il celeb
i Phormio nomen. ecc. L’Eunuco. Questa commedia che Terenzio trasse
da
Menandro, fu dagli Edili comperata al prezzo esor
’intende la terza volta. Or perchè mai solo l’ acta II dell’Eunuco ha
da
ricevere la spiegazione di due volte in un dì? Ch
si sa dire: la sua sostanza è tutta tolta dal Colace, favola scritta
da
Nevio e da Plauto. Terenzio nel prologo si discol
: la sua sostanza è tutta tolta dal Colace, favola scritta da Nevio e
da
Plauto. Terenzio nel prologo si discolpa, negando
rassito e del soldato. L’azione dell’Eunuco consiste in un dono fatto
da
un suo amante a Taide di una fanciulla ch’ella sa
ulla ch’ella sa esser cittadina Ateniese, e in un altro dono, fattole
da
un altro suo innamorato, di un Eunuco, in vece di
impresa. Ma pensa ben, che se cominci, e cessi A mezza strada, se
da
lei lontano Dimostri che la vita ti rincresca,
i rincresca, E senza esser chiamato, e nel più forte Del cruccio,
da
te stesso ti presenti Alla sua soglia, e l’amor
incresce, e di amor muojo, e il veggo, E il so, nè mi trattengo, e
da
occhi aperti, Corro a morir, nè so che far mi d
sino a che passino questi due giorni. Addio, mio caro Fedria; vuoi tu
da
me qualche altra cosa? Ed egli: . . . . . . Ego
n’è partita, proseguano il discorso tenuto dell’ancella e dell’eunuco
da
condursi nella di lei casa. Ma l’azione parmi che
ondursi nella di lei casa. Ma l’azione parmi che avvenga diversamente
da
quello ch’egli pensa. Fedria parte dal proscenio
arvi il biduo penoso. Taide rimane affliggendosi di non esser creduta
da
Fedria ch’ella ama di buon senno; accenna di vole
ano che in due parole la ripetesse nel momento di partire? Lascio poi
da
parte che la divisione da quel letterato proposta
ipetesse nel momento di partire? Lascio poi da parte che la divisione
da
quel letterato proposta senza verun bisogno, mi s
sse in due ben piccioli. Gli Adelfi. Non so come mai i gramatici che
da
varii passi degli antichi raccolsero le notizie a
Terenzio, abbiano francamente asserito che questa favola fosse tratta
da
una di Menandro. Niun critico, per quanto io sapp
vanezza, l’obbliga a ricorrere alla dissimulazione e all’ipocrisia, e
da
se lo aliena. Demea ignorando le passioni, il pen
aliena. Demea ignorando le passioni, il pensare e la vita del figlio
da
lui educato, lo crede dedito interamente alle cos
debolezze giovanili, e si occupa solo nel pensiero della vita menata
da
Eschino, e ne censura e riprende il fratello Mizi
togliendogli una meretrice. Ma egli ignora che questa donna è l’amata
da
Ctesifone, cui Eschino ha preteso favorire col to
uncio. Ægre solus, si quid fit, fero. Egli sel crede, e n’è deriso
da
Siro: Rideo hunc, primum ait se scire, is solu
t se scire, is solus nescit omnia. Ne’ casi di Panfila fatta madre
da
Eschino gli avviene lo stesso. Ei tardi n’è instr
fatta madre da Eschino gli avviene lo stesso. Ei tardi n’è instruito
da
Egione, e più tardi ancora e fuor di tempo ne vie
ioni altrui A farsi esempio e regola a se stesso. Questo, dico, è
da
farsi. Sir. Bene al certo. Dem. Quest’altre è
Questo, dico, è da farsi. Sir. Bene al certo. Dem. Quest’altre è
da
fuggirsi. Sir. Con giudizio. Dem. Questo degn
Siro stesso nella seconda scena dell’atto quarto, per allontanarlo
da
quelle vicinanze e dalla casa del fratello dove s
tralciato, sì che non ne esca in tutto il giorno. Ciò è stato imitato
da
qualche commediografo Italiano, e spezialmente da
dopo fatto il male Tu non pensasti a dargli alcun rimedio? Forse
da
te cercasti a provvederci? O già che ti prendea
e cercasti a provvederci? O già che ti prendea di me vergogna, Nè
da
te stesso mel volesti dire, Di alcun cercasti a
sti in questa. Ma stammi allegro. Avrai costei per moglie. Non è
da
omettersi la grazia della escandescenza di Demea,
ta alle comuni edizioni, ne’ giuochi funebri di L. Emilio Paolo fatti
da
Q. Fabio Massimo e P. Cornelio Africano sotto il
rentii, essendo rappresentata dalla compagnia di Attilio Prenestino e
da
Minuzio Protimo colla musica di Flacco. Anche que
na nel secolo XVI, allorchè si recò a Ferrara il Pontefice Paolo III,
da
i più nobili attori della corte del Duca Ercole I
commedie greche che avea tradotte. Ma chi leggerà attentamente le sei
da
lui con tanta eleganza e delicatezza composte in
da assai senza lasciar però di riprenderlo per l’oscenità degli amori
da
lui recati sulle scene. Suetonio mentova una di l
Incendio, nella quale, quando si ripetè ne’ Giuochi Massimi celebrati
da
Nerone, quest’imperadore permise per magnificenza
ilire una deputazione di cinque censori destinati a rivedere i drammi
da
rappresentarsi, per contenere i poeti ne’ limiti
ge decemvirale, trattandosi della legittimazione di un fanciullo nato
da
una donna d’ incorrotto costume e di non dubbia o
e signorile, mi feci a domandarne le femmine di seguito: ma in udire
da
loro essere una sorella della Fulvia, sì mi senti
ria potuto, Chiaramente vedere, in che maniera Vivuta ella si sia
da
te lontana; Poichè del tutto nuovi ed improvvis
. Di Giacomo, nella quale è la storia documentata, animata pur sempre
da
un soffio di poesia, che or vi solleva tutto, e o
di volta in volta, sapeva pigliar così dirittamente la via del cuore
da
commuovere fin alle lagrime gli spettatori. ……………
rappresentò mirabilmente, assorgendo ad arte singolare e penetrante,
da
vero attore. E il Petito non fu che attore. Com
ser entrato al San Carlino), e i suoi sgorbi drammatici eran corretti
da
Marulli e Altavilla, i quali, il primo specialmen
l’arlecchino dal Mimus centunculus ; quelli fecer derivare il nome or
da
Puccio d’ Aniello, or da Paolo Cinelli, or da pul
ntunculus ; quelli fecer derivare il nome or da Puccio d’ Aniello, or
da
Paolo Cinelli, or da pulcino, pulecino, pulecinie
cer derivare il nome or da Puccio d’ Aniello, or da Paolo Cinelli, or
da
pulcino, pulecino, puleciniello ; questi, or da Π
da Paolo Cinelli, or da pulcino, pulecino, puleciniello ; questi, or
da
Πολλή ϰιησις (molto movimento), or da Πόλις città
cino, puleciniello ; questi, or da Πολλή ϰιησις (molto movimento), or
da
Πόλις città, e ϰἔνός o in forma jonica ϰεινός, vu
e il carico Della commedia, e farle serbar l’ordine. 107 Ariosto
da
prima, cioè ne’ suoi verdi anni, cominciò a scriv
mi detrattori transalpini, i quali o non vogliono o non sanno vederle
da
se stessi. I Suppositi. Nell’edizione che se ne f
e che se ne fece in Venezia nel 1525, si vede questa favola preceduta
da
un prologo in prosa, nel quale l’autore confessa
Eunuco e Plauto ne’ Cattivi. E veramente parte dell’argomento trasse
da
que’ comici antichi; mentre l’innamorato Erostrat
in conseguenza per vivacità. E se il nostro dottissimo Gravina avesse
da
questo punto riguardata la commedia Italiana del
pagnuole, ma regolari scrupolosamente contenute ne’ limiti prescritti
da
Aristotile e da Orazio. Dovrei bensì additare l’a
olari scrupolosamente contenute ne’ limiti prescritti da Aristotile e
da
Orazio. Dovrei bensì additare l’arte del poeta ne
rimprovera perchè le sembra che non si curi di liberarla; egli punto
da
ciò manifesta i suoi sensi con tale opportuna esa
bolo sì per discolparlo del pegno fatto, come per trarre altro danaro
da
Ilario di lui padre, gli narra una immaginaria so
lla della galera del Moliere, perchè questo comico Francese la trasse
da
altri comici, ed Ariosto la copiò dalla natura e
birri, e la vuol torre in pegno. Fazio ch’è il padre di Licinia amata
da
Flavio, arriva in questo punto, ode il contrasto,
a piacevolezza de’ colpi teatrali senza discendere sino alla farsa. È
da
notarvisi ancora che vi si tratta di un intrigo a
con sicurezza di dati, il rintracciar nelle commedie alcun materiale
da
supplire alla storia stessa delle nazioni intorno
per gli amanti, e capaci di esercitare la furberia de’ servi. Pongasi
da
parte che questo maestro di poetica ciò scrivendo
rviamo solo che questo principio è fabbricato sulla rena. Le commedie
da
noi chiamate antiche avute dal Sig. Marmontel in
a maggior parte del secolo XVI. Ora per verificare il principio posto
da
questo autore che ha dato al teatro la Cleopatra,
non si vede pesta di quegl’ intrighi di gelosia e di vendetta funesta
da
lui urbanamente chiamata Italiana, per essersi di
helino furbo vagabondo viene sin dal principio dell’atto II enunciato
da
Nibio. Egli dice che avendo appena appreso a legg
erentemente i creduli suoi merlotti, con tal arte e tal grazia, che è
da
dolersi che la gioventù la quale trascura la lett
ante che prima aveano cercato di guadagnare. Essi temono qualche male
da
questa cassa, e vedendola portare verso la casa d
. Che di tu? Ma con chi parl’ io? Ove diavolo Corre costui? perchè
da
me sì subito S’è dileguato? io credo che farnet
te in questo punto dell’azione. Se non è questa la forza (vis) comica
da
Cesare desiderata in Terenzio, e qual sarà mai? D
negli affetti, quale alla commedia si convenga; e con ciò la distinse
da
quella forza più energica richiesta nelle passion
i apponesse. Una languidissima favola non mai avrà la forza accennata
da
Cesare, per quanto sia cospersa di sali e motti g
. . Questa nuova commedia Dic’ella aver avuta dal medesimo Autor,
da
chi Ferrara ebbe di prossimo La Lena, e già son
(Nota XIV). La Scolastica. Quest’ultima commedia tessuta interamente
da
Lodovico fu solo da lui verseggiata sino alla qua
astica. Quest’ultima commedia tessuta interamente da Lodovico fu solo
da
lui verseggiata sino alla quarta scena dell’atto
lui verseggiata sino alla quarta scena dell’atto IV, e terminata poi
da
Gabriele fratello del poeta. Non era stata se non
mano. Anche Virginio figliuolo dell’autore fu indotto a lavorarvi, e
da
prima tutta la ridusse in prosa, indi la riscriss
ione nasce graziosamente dal ritorno improvviso del padre di Eurialo,
da
un famigliare della padrona d’Ippolita, e dall’ar
nsiglia. Costui trent’anni prima avea ricevuto in deposito molti beni
da
un suo amico che morì, per renderli alla di lui m
morì, per renderli alla di lui moglie e figlia. Bartolo si fe sedurre
da
quell’avere, nè curò di cercare di queste infelic
commedia più d’una imitazione di Terenzio. Simile alla risposta data
da
Davo a Miside nell’Andria è ciò che quì dice Accu
commedie di questo secolo la Calan dra del cardinal Bernardo Dovizio
da
Bibbiena terra del Casentino, nato nel 1470 e mor
città. Nè crediate però (si soggiugne) che per negromanzia sì presto
da
Roma vengano quì . . . . perciocchè la terra che
a fu che v’intervenne anche la nominata marchesa di Mantova, costando
da
una delle lettere inedite del Castiglione conserv
iente gli manca di quello che aver suole. Coll’ argomento poi narrato
da
un altro attore viene l’uditorio instruito che la
telli lietamente si riconoscono. Calandro che ha veduto Lidio vestito
da
femmina quando visitava la moglie, se n’è anch’eg
agione, per cui Fulvia che altre volte ha avuto in casa Lidio vestito
da
femmina, pretenda poi che Ruffo per via d’incanti
e i nominati comici antichi, ma si allontana anche per questa ragione
da
Terenzio universalmente approvato, il quale mai n
lcando di Aristofane. Volle ancora esporvi alla berlina l’abuso fatto
da
un tal Timoteo del credito dovuto a certo stato r
segnava, in grazia della mirabile urbana piacevolezza; e Leone X che
da
cardinale l’avea veduta nella patria, volle goder
e non rare volte si nota ne’ migliori comici stranieri. Soprattutto è
da
vedersi il di lui carattere in ciò che dice di su
per l’intreccio e per lo vero comico dal Sig. di Voltaire, e ammirata
da
M. il primo a portare in iscena gli amori de’ pes
traviato coloriti egregiamente nella quarta scena dell’atto II fatti
da
Sofronia nella persona stessa di Nicomaco, vivi,
senza sforzi di spirito, senz’affettazioni, senza tirate istrioniche
da
Pantalone. Calca l’autore, come si è detto, le tr
. Alcune cose (e’ soggiugne) fedelissimo interprete ne rendette quasi
da
verbo a verbo, altre ne corresse con arte, molte
tesa lentezza e dal languore. Questa commedia in prosa è accompagnata
da
sei corte canzonette. La prima va innanzi al prol
da sei corte canzonette. La prima va innanzi al prologo, ed è cantata
da
una ninfa e da due pastori; le altre cinque ancor
nzonette. La prima va innanzi al prologo, ed è cantata da una ninfa e
da
due pastori; le altre cinque ancor di questa più
sce nè dalle sue riflessioni politiche sulla storia di Tito Livio, nè
da
questa traduzione dell’Andria. Intorno a cinquant
u di tutte lungamente. Non perchè tutte non ci presentino pregi degni
da
osservarsi; che ingegnose e regolari esse sono, e
, per assicurarsene, finge un’ assenza di un giorno o due; e soccorso
da
uno ch’egli crede mercatante, si traveste, appicc
ammesso. Fausto travestito sul punto di picchiare è trattenuto prima
da
una donna che toltolo pel medico vuole che vada a
toltolo pel medico vuole che vada a visitar suo marito infermo, indi
da
due palafrenieri di un cardinale che il chiamano
ito infermo, indi da due palafrenieri di un cardinale che il chiamano
da
parte del padrone, e finalmente da un servo di ca
ri di un cardinale che il chiamano da parte del padrone, e finalmente
da
un servo di casa pieno di vino, per cui è costret
data, ma del Principe geloso, di Sganarello e di Giorgio Dandino, che
da
circa un secolo e mezzo si rappresentano in Franc
losia nè vendetta? Nè il Geloso del Bentivoglio avrebbe dovuto essere
da
lui ignorato, per poco che avesse l’uso di fornir
tore s’ impressero in Parigi dal Furnier l’anno 1719, e si dedicarono
da
Giuseppe di Capoa a monsignor Cornelio Bentivogli
omporre una commedia Nuova d’invenzione e d’argomento, Non tolta
da
Latin nè Greco autore, Non mai più udita nè ved
ni de’ Greci e de’ Latini. Tralle grazie comiche di questa favola son
da
notarsi gl’ impedimenti che sopravvengono a Faust
ole è nella scena seguente il di lui contrasto colla Nuta non essendo
da
lei raffigurato. Buona ed imitata da un frammento
contrasto colla Nuta non essendo da lei raffigurato. Buona ed imitata
da
un frammento di Plauto è pure la disperazione di
Non ci mettiamo innanzi. Lo stile è al solito felice ed elegante
da
per tutto, di che molti passi assai belli si potr
ggiore Che mai sentissi alla mia vita, e veggo L’uscio che s’apre
da
sua posta, ch’io Pur dianzi chiuso avea col chi
letto viene. Pelle nè carne avea, ma le ossa sole, Ch’eran cinte
da
vermi e da serpenti; E la squallida barba, e li
e. Pelle nè carne avea, ma le ossa sole, Ch’eran cinte da vermi e
da
serpenti; E la squallida barba, e li capelli
a moglie con ricca dote, la qual poi trovasi essere un paggio vestito
da
femmina. Questa commedia, e l’Ippocrito impresso
e l’Ippocrito impresso nel 1542, e ’l Filosofo uscito nel 1549 furono
da
Jacopo Doroneti pubblicate nel seguente secolo so
iene in Roma per farsi cardinale imparando prima ad esser Cortigiano,
da
che nasce il titolo della commedia, ed un Signor
un Signor Parabolano Napoletano sciocco, vano ed innamorato aggirato
da
una ruffiana e da un furbo suo servidore. Frances
ano Napoletano sciocco, vano ed innamorato aggirato da una ruffiana e
da
un furbo suo servidore. Francesco Buonafede altro
ova contro del Sig. Andres, che la lentezza ed il languore provengono
da
tutt’altra fonte che dallo studio di adattare le
lingue. L’Arcivescovo di Patras Alessandro Piccolomini nato nel 1508
da
collocarsi tra gli uomini illustri del cinquecent
orico parla delle due prime con molta lode, e cita Trajano Boccalini,
da
cui stimavasi il Piccolomini come principe de’ po
bbene s’impresse nell’anno 1548, era stata rappresentata sin dal 1546
da
alcuni gentiluomini Napoletani, mentovati nel I l
di Andrea Lori che la fece recitare nella compagnia di San Bernardino
da
Cestello con alcuni suoi intermedj124. Questo ele
(ma non già della Libertà tragedia attribuitagli dal Ghilini composta
da
un apostata della Cattolica Fede) volle usare in
rucciolo di sedici sillabe125, fatica e invenzione inutile intrapresa
da
altri Italiani ancora per imitare superstiziosame
embraci ben lenta e languida nell’avvilupparsi e nello sciogliersi, e
da
non soffrire, per vivacità e sceneggiatura ed eco
one di quelle dell’Ariosto, del Machiavelli e del Bentivoglio. Lodate
da
molti, e singolarmente da Adriano Politi, son le
, del Machiavelli e del Bentivoglio. Lodate da molti, e singolarmente
da
Adriano Politi, son le commedie di Bernardino Pin
e singolarmente da Adriano Politi, son le commedie di Bernardino Pino
da
Cagli. Nel prologo degl’ Ingiusti Sdegni sua comm
l’innamorato Licinio, il quale così dice alla sua Delia che gli parla
da
dentro senza aprirgli la porta: Licinio è quì che
raggi del vostro aspetto illustrino questo luogo, come io illustrato
da
voi veggio ogni cosa nelle più oscure tenebre del
si, come in questa scena, senza affettazione e senza farne un sermone
da
pulpito anzi che da teatro. Le oscenità, gli equi
cena, senza affettazione e senza farne un sermone da pulpito anzi che
da
teatro. Le oscenità, gli equivoci impudenti eccit
osa, e parte in versi nel periodo di cui parliamo, si faranno leggere
da
chi vuol conoscere il teatro Italiano, per la reg
Gisippo che crede morta la sua bella Giulietta) tu sei pure in luogo
da
poter chiaramente vedere la costanza dell’animo m
rne produzioni nell’accumulare notizie anche insulse, perchè ricavate
da
scritti inediti, ma sì bene nella copia delle ver
che io ho sofferti finora grandissimi e infiniti, sono stati passati
da
me tutti con pazienza, sperando di ritrovarvi, e
za, dica di sicuro di avere il cuore formato di assai diversa tempera
da
quella che costituisce un’ anima nobile. Ogni par
dico si fa seppellire per morta; indi tratta dalla sepoltura si veste
da
uomo, e nell’accingersi a partir per Lione, dove
irri a vista di colei che il giorno avanti era stata sepolta, e presi
da
strano terrore fuggono senza badare al delinquent
a sceneggiare dall’innamoramento di Elfenice e dall’omicido commesso
da
Aristide, proseguendosi per li sette anni che que
cala, e scendendo allo scioglimento colla condanna di costui impedita
da
Elfenice. Ma il Borghini incomincia con senno la
parisce scapigliata, incatenata innanzi a un carro trionfale occupato
da
Alarico, Genserico, Ricimero, Totila, Narsete e d
so il Tiraboschi, compose in bella assai e natural prosa tre commedie
da
mettersi accanto agli Straccioni del Caro quanto
Morti vivi, s’impresse nel 1597. Anche queste commedie dell’Oddi son
da
riporsi nella dilicata classe delle commedie tene
nel genere drammatico. Tuttavia non abbiamo sinora sufficienti indizj
da
non istimarla opera di Torquato. Il Manso per neg
errori del Manso intorno alle cose di Torquato! Che sia poi piuttosto
da
riferirsi tal favola al Tasso Napoletano che al L
dal Guarnello fa menzione Muzio Manfredi nelle citate lettere scritte
da
Lorena: di un’ altra intitolata gl’ Inganni di Cu
, la politezza e la libertà stessa, meritava un poco più di diligenza
da
questo scrittore. E che direbbe egli se si voless
lebre attrice Isabella Andreini, e attore anch’egli che rappresentava
da
innamorato, e dopo la morte della moglie da tagli
ch’egli che rappresentava da innamorato, e dopo la morte della moglie
da
tagliacantone col nome di Capitano Spavento da Va
la morte della moglie da tagliacantone col nome di Capitano Spavento
da
Vallinferna, volle ancora distinguersi come autor
istinguerle dalle erudite recitate nelle accademie e case particolari
da
attori nobili, civili ed instruiti per proprio di
tatamente ciò che erasi già con genio e franchezza dipinto sul teatro
da
Euripide, Racine, Cornelio, La Mothe, da Antonio
ranchezza dipinto sul teatro da Euripide, Racine, Cornelio, La Mothe,
da
Antonio Caracci, dal Zeno, da Metastasio, ed anch
a Euripide, Racine, Cornelio, La Mothe, da Antonio Caracci, dal Zeno,
da
Metastasio, ed anche talora narrato da Giovanni B
da Antonio Caracci, dal Zeno, da Metastasio, ed anche talora narrato
da
Giovanni Boccaccio; e quindi questi meschini mend
Pitteri del 1746 si reca tutto il prologo della Scolastica rassettata
da
Virginio Ariosto. 114. Riprese per capriccio apo
ottor Girolamo Baruffaldi. 123. Quest’altra impostura fu manifestata
da
Apostolo Zeno Annot. all’Eloq. Ital. 124. E’ st
evoli, regolari che specialmente ne’ primi lustri del secolo uscirono
da
varie accademie del XVI che continuarono a fiorir
gli Umoristi di Roma cominciata dopo il 1600. Or si può senza biasimo
da
chi vuol ragionar di teatro negligentare la notiz
o però Apostolo Zeno la commedia francese quì mentovata non fu tratta
da
quella del Politi, ma da un’ altra degl’ Intronat
ommedia francese quì mentovata non fu tratta da quella del Politi, ma
da
un’ altra degl’ Intronati che ebbe il medesimo ti
te, ma in questo pubblicate per le stampe, pochi emuli avrebbero essi
da
temere nella prima metà del secolo XVII. Noi ne a
i dipignere ed avviluppare del Ferrarese senza copiarlo con impudenza
da
plagiario che ti ruba e ti rinnega. Seguì per lo
entura. L’economia delle sue favole è verisimile, semplice ed animata
da
piacevoli colpi di teatro. Lo stile è comico, buo
are onde si distingua dagli altri comici, come Raffaello si distingue
da
Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone da Polli
li altri comici, come Raffaello si distingue da Michelangelo, Achille
da
Ajace, Cicerone da Pollione, Terenzio da Plauto?
me Raffaello si distingue da Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone
da
Pollione, Terenzio da Plauto? A noi par di vederl
gue da Michelangelo, Achille da Ajace, Cicerone da Pollione, Terenzio
da
Plauto? A noi par di vederlo; e ci dispiace di no
oi par di vederlo; e ci dispiace di non essere stati in ciò prevenuti
da
verun critico. La commedia del Porta è sempre di
nde particolarmente notabile e pregevole. Un filo naturalissimo mosso
da
una molla non preveduta si va con verisimiglianza
ntra colla giovane, ed effettivamente la riconosce per la figlia ed è
da
lei riconosciuta per madre. Le reciproche tenerez
ose e facete scritte ad imitazione de’ Latini con intrighi maneggiati
da
servi astuti, e talvolta con colori tolti da Plau
con intrighi maneggiati da servi astuti, e talvolta con colori tolti
da
Plauto, come il raggiro de’ servi per ingannare u
le devastazioni delle provincie del regno taglieggiate e saccheggiate
da
compagnie di banditi, i quali non rare volte tols
relli della Rovere si pubblicò in Macerata nel 1642, e non è commedia
da
confondersi colle buffonesche accette al solo vol
ia Maggi compose quattro piacevoli commedie con intermezzi e prologhi
da
cantarsi, il Barone di Birbanza, il Manco male, i
elle belle lettere vogliono distinguersi le additate commedie erudite
da
ciò che indi si compose col disegno di piacere al
re Peruzzi: possedeva illustri pittori di quadratura, come Ferdinando
da
Bibiena, Angelo Michele Colonna Comasco scolare d
ato, che ne volò la fama, non che per l’ Italia, oltramonti. Cominciò
da
prima a coltivarsi il dramma musicale nelle case
ce del Rinuccini. La di lui Arianna si rappresentò pure in Roma, dove
da
un Porporato si compose l’ Adonia lodato dal Cres
alcune deità; e vi comparve la Notte su di un carro di stelle tirato
da
quattro cavalli; e si cangiò più volte la scena r
i Elisii. Quali però si fussero i versi che animarono tali invenzioni
da
noi s’ignora78. Tra’ primi melodrammi rappresenta
nti cori, ci mostrano l’opera nascente al tempo del Rinuccini, benchè
da
questo Fiorentino rimanesse il Savonese superato
era. Altra breve festa fatta a Sassuolo nel dì natalizio di Francesco
da
Este duca di Modena scrisse il medesimo poeta, in
ustachio tragedia rimasero inediti, e se ne serbano copie manoscritte
da
alcuni signori Romani. Si distinse nell’opera int
ingolarmente la dolcissima voce e la maestria di cantare del Vittorio
da
Spoleto attore maraviglioso, quo nemo neque nostr
Aldobrandino non ne permise l’ esecuzione; e l’opera fu rappresentata
da
eunuchi 80 nel palagio del marchese Evandro Conti
, noi stessi gli ascoltiamo gorgheggiare nelle chiese, e rappresentar
da
Alessandro e da Cesare ne’ nostri teatri. Content
ascoltiamo gorgheggiare nelle chiese, e rappresentar da Alessandro e
da
Cesare ne’ nostri teatri. Contenti gli antichi de
le trovandosi fra essi introdotta intorno al secolo XII. Ciò rilevasi
da
un passo di Teodoro Balsamone già da noi citato,
orno al secolo XII. Ciò rilevasi da un passo di Teodoro Balsamone già
da
noi citato, il quale visse in quel secolo: olim c
ar la voce per l’ordine de’ cantori. Le nazioni settentrionali aliene
da
questo obbrobrio in ogni tempo, nel venire a domi
rebbe ricusati? L’ultimo dramma del Rinuccini s’impresse nel 1608; nè
da
più diligenti scrittori che del di lui tentativo
ficiale squisitezza delle voci. Ma chi sa quando l’Italia si purgherà
da
tal macchia colla gloria di bandir dalle sue scen
anno d’impudico: il gestire proprio di una donzella onesta.” Passando
da
un tuono all’altro fa talvolta sentire le divisio
tere di Frittellino notissimo attore di que’ tempi perchè apprendesse
da
lui l’arte di rappresentare92. Coltivò ancora il
agante che le rappresentazioni Spagnuole, Inglesi ed Alemanne. Solo è
da
notarsi che ne’ primi tempi l’opera tirava i suoi
r le decorazioni e per le machine che maravigliosamente si eseguivano
da
insigni artefici. Si rivolse poi a ricavarli dall
calca il dottor Giovanni Andrea Moniglia lettore in Pisa satireggiato
da
Benedetto Menzini sotto il nome di Curculione 93.
i e gli conquista, mentre il vero gusto ramingo va mendicando ricetto
da
pochi sconosciuto dalla moltitudine; come l’uomo
ed il vizio luminoso. Le stranezze dell’opera in musica accompagnata
da
tutti gli allettamenti della vista e dell’udito f
i mesi dell’anno piacevolissime commedie. Le parti serie sostenevansi
da
Pietro Sacchetti, Agnelo Popoleschi, Carlo Dati,
rte di Pasquella. Luigi Ridolfi nella parte contadinesca di Schitirzi
da
lui inventata fu reputato il miracolo delle scene
raviglia quella del Dottor Graziano, e durò più anni a venire a posta
da
Bologna a Firenze lasciando i negozj per tre mesi
oraneamente la parte di Pulcinella studiandola sin dalla fanciullezza
da
Andrea Calcese ammirato in tal carattere in Napol
da Andrea Calcese ammirato in tal carattere in Napoli ed in Roma96, e
da
Francesco Baldo, dal quale ricevè anche in dono l
suoi talenti. Non è men noto che il Moliere non isdegnò di apprendere
da
Scaramuccia i più fini misteri dell’arte di rappr
tri materiali. Molti teatri si eressero in Italia nel XVII secolo
da
valorosi architetti; ma i più considerabili furon
tinature, colonne isolate, agetti e risalti, parlando ancor sottovoce
da
una parte si sente distintamente dall’altra, tutt
ure di Pallade; e nel mezzo vi è scritto Theatrum Fortunæ. Si osserva
da
chi ha veduto questo teatro, che non è sottoposto
piacere di uno spettacolo pomposo come l’opera in musica. Sono dunque
da
riferirsi a quel tempo il teatro di Urbino, in cu
no di tal vastità, che nel 1680 vi si videro girar nella scena tirate
da
superbi destrieri sino a cinque carrozze e carri
Caraccio: si producono alla poesia pastorale drammatica componimenti
da
non arrossirne al confronto de’ primi in tal gene
ademici; si mandò a Parigi il Fracanzano e ’l Fiorillo o Scaramuccia,
da
cui apprese Moliere; si costruì il gran teatro di
ntanto il chiar. Ab. Andres asserisce che il teatro Italiano regolare
da
principio ma languido e freddo (di che è da veder
teatro Italiano regolare da principio ma languido e freddo (di che è
da
vedersi però il precedente volume di quest’opera)
iò che abbiamo narrato non pare che queste parole sieno state dettate
da
giusta critica e da lettura diligente. Rileggendo
to non pare che queste parole sieno state dettate da giusta critica e
da
lettura diligente. Rileggendo la citazione del Ma
terato non intese al certo di parlare de’ buoni componimenti teatrali
da
noi mentovati, ma sì bene de’ pasticci reali, ero
oltramontani adottati in un breve periodo del passato secolo, imitati
da
Italiani di pessimo gusto e rappresentati da’ com
sso ricercati fin anco dalle meretrici, a quel che vedesi in Terenzio
da
cui un eunuco è chiamato monstrum hominis. Alessa
atto dal suo servigio, confinandogli ai bagni delle femmine; di che è
da
vedersi Lorenzo Pignorio de Servis & eorum ap
ità del Grevio e del Gronovio. Per una descrizione di Petronio citata
da
Girolamo Mercuriale de Arte Gymnastica lib. II, c
era Narciso che ottenne son moltissimi anni il suo congedo) è servita
da
un numeroso coro di castratini educati espressame
c. P. II. 91. Pietro Bayle che ciò rapporta, afferma d’averlo tratto
da
un Discorso sulla Musica Italiana impresso colla
accenna il Goldoni, le quali il Lampillas applicava ad altre tradotte
da
letterati e purgate de’ difetti principali. Quest
mostruoso. 98. Così narrasi nella Vita che se ne scrisse in Francia
da
un suo conoscente. 99. Tale fu il calcolo fatton
isse in Francia da un suo conoscente. 99. Tale fu il calcolo fattone
da
Giuseppe Notari citato dal chiar. Tiraboschi nel
tamente abbia in essi dominato ognora lo spirito religioso primitivo,
da
che fino a questi tempi la commedia si considera
igioso primitivo, da che fino a questi tempi la commedia si considera
da
alcuni cinesi, come antico rito del patrio culto.
a nelle pubbliche calamità o allegrezze, é costantemente accompagnato
da
un dramma, il quale si riguarda come rito insieme
il medesimo carattere che lo distingue nello stato. Il re rappresenta
da
re; i suoi nipoti o figli da principi; da capitan
distingue nello stato. Il re rappresenta da re; i suoi nipoti o figli
da
principi; da capitani, o consiglieri, i veri cons
lo stato. Il re rappresenta da re; i suoi nipoti o figli da principi;
da
capitani, o consiglieri, i veri consiglieri e cap
principi; da capitani, o consiglieri, i veri consiglieri e capitani;
da
servi i servi. Quindi é che, qualunque ne sia la
o sia l’Orfano della Famiglia Tchao, tradotto dal P. Prémare e tratto
da
una collezione di un centinaio di drammi scritti
iù serie, le situazioni più patetiche, rare volte vengono scompagnate
da
bassezze e motteggi buffoneschi. Ogni favola é di
. Comparisce fanciulla, amoreggia, e si marita una donna, la quale ha
da
produrre un bambino che dopo quattro lustri si an
ndursi nel vero. Oltre alle rappresentazioni mentovate, gli orientali
da
remotissimo tempo hanno avuto i balli pantomimici
giane consacrate girano per divertire i ricchi mori e gentili, menate
da
alcune vecchie che ne sono le direttrici. Un solo
elle proprie fatiche, e giugne ad essere il primo meritamente onorato
da
Aristotile e da Quintiliano col titolo d’ingegno
iche, e giugne ad essere il primo meritamente onorato da Aristotile e
da
Quintiliano col titolo d’ingegno creatore e di pa
traduzioni letterali e soffrono di vederne qualche squarcio comunque
da
me espresso: O spazii immensi ove ogni cosa nuot
ado le parole del l’amico, e dopo aver seco favellato di altri rigori
da
Giove usati con Atlante e con Tifeo, Prometeo l’e
issia. Dopo cosi bel passo energico, patetico, vigoroso, lo ascolta
da
Prometeo le sue future avventure, indi presa dal
Giove, ch’egli crede di prevedere, sopravviene Mercurio a minacciarlo
da
parte dello stesso Giove di più atroci pene, se n
torre a veder se risplenda la fiamma che dee di montagna in montagna
da
Troja ad Argo prevenire la venuta di Agamennone,
che quantunque l’azione sembri languire alquanto ne’ primi atti, pure
da
essi vien preparato ottimamente l’orribile evento
a e del fratello si fa nel secondo atto per mezzo de’ capelli gettati
da
Oreste sulla tomba, e delle vestigie impresse nel
vestigie impresse nel suolo simili a quelle di Elettra, e di un velo
da
lei lavorato nella fanciullezza di Oreste. Euripi
ndo benchè in abbozzo l’infelice situazione di Oreste che trasportato
da
rimorsi va perdendo la ragione. Oreste medesimo p
rgomento della famosa tragedia del l’Eumenidi. Le Furie rappresentate
da
cinquanta attori ne formavano il Coro, i quali fu
sserva in tutte le tragedie antiche. Finalmente i Persi tragedia data
da
Eschilo otto anni dopo la famosa giornata di Sala
infelice di Serse contro la Grecia, argomento innanzi a lui trattato
da
Frinico. La condotta n’è così giudiziosa che il l
e in Grecia; tale essendo l’arte incantatrice degli antichi posseduta
da
ben pochi moderni, che la più semplice azione vie
teria, non isfuggirono al giudizioso dotto Brumoy. I Persi è tragedia
da
leggersi attentamente da chi voglia impadronirsi
giudizioso dotto Brumoy. I Persi è tragedia da leggersi attentamente
da
chi voglia impadronirsi della grand’arte d’intere
’interessare, e in conseguenza di commuovere e piacere. Discordi pure
da
questo avviso chiunque si senta rapire dall’autor
e per lui altre non sono che feste teatrali di ballo serio preparate
da
alcune patetiche declamazioni . Se il leggitore c
medesimo genere, per la quale distinguiamo ne’ pittori eroici Tiziano
da
Correggio, ne’ poeti melodrammatici Zeno da Metas
e’ pittori eroici Tiziano da Correggio, ne’ poeti melodrammatici Zeno
da
Metastasio, ne’ tragici moderni Corneille da Raci
oeti melodrammatici Zeno da Metastasio, ne’ tragici moderni Corneille
da
Racine. Le prosopopeje (come il Mattei chiama le
, di un’ Ombra, della Morte ecc. Di grazia in che mai essi discordano
da
Eschilo su questo pnnto? Eschilo trasportato una
un colpo mortale per un veterano come Eschilo fiero per tanti trionfi
da
lui riportati, vedendosi vinto dal primo saggio d
oldato novizio. Egli prese il partito di allontanarsi volontariamente
da
Atene, e si ritirò presso Jerone in Sicilia, ove
ll’olimpiade LXXVI. Adunque allora Eschilo non era ancora stato vinto
da
Sofocle a. La onde converrà dire che egli due vol
orona teatrale. Euforione figlio di Eschilo, oltre ad alcune tragedie
da
lui composte, vinse secondo Suida e Quintiliano q
padre, alle quali diede novella forma. a. Ασαφις, inintelligible fu
da
Aristofana chiamata la sua frase nel l’atto 5 del
tori. Riguardando all’origine degli spettacoli, il nome di Teatro che
da
τεαομαι, intueor, ebbe l’edifizio ove si rapprese
he da τεαομαι, intueor, ebbe l’edifizio ove si rappresentavano, e che
da
Cassiodoro nell’epistola scritta dal re Teodorico
diede al luogo delle prime rappresentazioni. È noto che scena deriva
da
Σκεας umbra, per quell’ombra che formavano i rami
convenne inalzare un edifizio più solido. Agatarco celebre architetto
da
noi altrove mentovato, colla direzione di Eschilo
i reputano i ruderi esistenti del teatro di Siracusa chiamato massimo
da
Cicerone contra Verre, cui a giudizio di Diodoro
li avanzi chiaramente si scorge che era diviso in tre ordini tagliati
da
otto cunei equidistanti. Nè della scena nè delle
mese di agosto in Laconia ad onor di Apollo e del fanciullo Giacinto
da
lui amato e per disgrazia ucciso. In Suida trovia
poco a poco s’introdusse in Isparta una riforma delle cose stabilite
da
quel severo legislatore. Certo è pure che dopo de
gislatore. Certo è pure che dopo dell’introduzione del denajo fattovi
da
Lisandro, insensibilmente gli Spartani e le loro
dere ogni sospetto suscitato dal Maffei di essersi lasciato ingannare
da
qualche falsa relazione. Da questo medesimo fatto
tavano solamente dagli uomini; e viene ciò con ispezialità assicurato
da
Platone, cui rincresceva appunto che gli uomini c
tone, cui rincresceva appunto che gli uomini comparissero sulla scena
da
donnea Plutarco nella Vita di Focione racconta an
ondizione nobile delle Spartane che rappresentavano per prezzo, non è
da
stupirsene; e Cornelio l’adduce appunto per uno d
la Corona. Aristodemo ambasciadore al re Filippo, e Neottolemo tanto
da
questo principe favorito erano poeti ed attori so
ovè Demostene tutto il vantaggio che ricavò dalle sue aringhe, avendo
da
lui appreso ad animarle con azione vivace e con t
rettangola dalla parte che serviva alla rappresentazione, e circolare
da
quella dell’uditorio. Della prima porzione il luo
quasi la fronte dell’edifizio, era la Scena, la quale veniva coperta
da
un tetto, e presentava agli spettatori tre porte,
a dal basso all’alto una continua scalinata. Veniva questa interrotta
da
tre piccioli piani formati da scaglioni più spazi
nua scalinata. Veniva questa interrotta da tre piccioli piani formati
da
scaglioni più spaziosi degli altri, i quali facev
ioni più spaziosi degli altri, i quali facevano la figura di fasce, e
da
Vitruvio chiamaronsi Precinzioni a, e da’ Greci δ
arati, che gli apici degli angoli de’ gradini sarebbero stati toccati
da
una retta tirata dal primo dell’ima all’ultimo sc
cavano a tal fine in un luogo voto rivolti verso la scena e sostenuti
da
cunei ad essi sottoposti perchè non toccassero le
un portico che pareggiava l’altezza della scena ed era anche coperto
da
un tetto, rimanendo il resto allo scoperto. Forma
gli abbatterono, ne manifestano la solidità e la magnificenza. Non è
da
stupirsene. Gli spettacoli come scuole di destrez
onorata fiamma di gloria, questa bella utile contesa così chiamata
da
Esiodo perchè nulla avea di quella bassa malignit
eatro un gran rinfresco di vivande e di licori, e si facevano correve
da
più parti fontane di vinoa Ebbero anco gli Atenie
uso era destinata la machina chiamata Εξοστρα ed altrimente Εννυκλημα
da
Esichio e da Polluce nel lib. IV. a. Archit. li
nata la machina chiamata Εξοστρα ed altrimente Εννυκλημα da Esichio e
da
Polluce nel lib. IV. a. Archit. lib. V, cap. 3.
Ma la soverchia semplicità delle favole di Eschilo non sempre animata
da
quella interessante vivacità che può renderla acc
ero dalla sferza colla quale quest’eroe furioso percoteva il bestiame
da
lui creduto Ulisse e gli altri capi del campo Gre
allo spettacolo di Ajace ucciso. Oh quanto è vaga la natura ritratta
da
un gran pennello! Ma oh quanto si scarseggia di g
in tempo sì corto uno stretto di sessanta miglia italiane interposte
da
Ceneo a Trachinia? D’ altronde il giudizioso Sofo
ori della sepoltura che erano tanto a cuore del l’antichitàa prestati
da
Antigone al fratello Polinice mal grado del vigor
e Oreste tenendo l’urna delle di lui ceneri, si rappresentò una volta
da
Polo che sostenevane la parte, con tal vivacità e
zione un calore e un movimento inaspettato rammentando al re la morte
da
lui data a un vecchio in un luogo simile, e a mis
Edipo accecato! In quest’atto si trova il bel passo ammirato e citato
da
Longino che il Giustiniani ha così tradotto nella
desiderava nella per altro elegante traduzione di questo passo fatta
da
Niccolò Boileau. Lacera finalmente tutti i cuori
i ricca e cortese La terra or nulla rende, Nè resister possendo Cadon
da
morte oppresse Le femmine dolenti Ne l’angosce de
del parto, Come spessa d’augel veloce torma Fende l’aria volando. Tal
da
li corpi un sopra l’altro estinti In largo e folt
to Piangon supplici e meste i lorò mali ec. Non poteva Sofocle esser
da
miglior penna trasportato in italiano. Simili tra
tovata dissertazione (alla pagina 210) che i nostri antichi traevano
da
quelle miniere (de’ tragici Greci) solo il piomb
a del l’azione. Tutto in tal favola è grande e sino al fine sostenuto
da
un interesse ben condotto; tutto tende con energi
patetiche situazioni naturali, purchè vi fossero introdotte con garbo
da
un ingegno sagace che sapesse renderle, sulle ves
mo colla politica di Ulisse. Piacemi che il soprallodato conte Pietro
da
Calepio osservi che sia figura lirica l’apostrofe
ser tanto esagerato in una tragedia che gli presenteva molte bellezze
da
esercitare il gusto e l’erudizione di chiunque e
va molte bellezze da esercitare il gusto e l’erudizione di chiunque e
da
ammaestrare la gioventù. La tragedia termina per
nome, e per antifrasi le appellavano Eumenidi, cioè benevole, benigne
da
εὑμενέώ, benevolus sum. Il coro istruisce Edipo d
quest’opportuno episodio parve tanto fuor di luogo e ozioso a Pietro
da
Calepio? Edipo avendo implorata la protezione di
nformità riguardo al piano. Sofocle decrepito poco prima di morire fu
da
Jofante suo figliuolo chiamato in giudizio e accu
ici della falsità del l’accusa, presentò e lesse loro l’Edipo Coloneo
da
lui scritto in età tanto avanzata; ed essendone s
Samo e col l’onorevole grado di Arconte della Repubblica. Militò pure
da
capitano in compagnia di Pericle nella guerra che
a. L’opinione ch’io porto sulle novità introdotte di mano in mano
da
Tespi, da Eschilo e da Sofocle intorno agli attor
pinione ch’io porto sulle novità introdotte di mano in mano da Tespi,
da
Eschilo e da Sofocle intorno agli attori, si allo
porto sulle novità introdotte di mano in mano da Tespi, da Eschilo e
da
Sofocle intorno agli attori, si allontana dal l’a
della Poetica: Eschilo primo tirò la moltitudine de’ rappresentatori
da
una a due, e diminuì le parti del Coro… Ma Sofo
recitava la tragedia ciò essendo bisogna dire che essa si recitasse
da
chi non ballava, non cantava e non sonava, e per
tti contro l’esposizione del Castelvetro, avessero un uffizio diverso
da
quello del ballo, del canto e del suono. Or quest
tori, oltre del Coro, la qual cosa, come si è detto, sarebbe smentita
da
quelle che ce ne rimangono; perocchè nel solo Pro
i risoluto di uccidersi in-un luogo solitario per non essere impedito
da
veruno, si vede poi in effetto sul medesimo palco
composto di diversi membri, tra’ quali uno vene fosse fuor di mano nè
da
altri prima frequentato, ma pur visibile in tutta
o de’ Principii di una Scienza Nuova del dottissimo Giambattista Vico
da
prima sì poco letto e di poi si poco compreso da
mo Giambattista Vico da prima sì poco letto e di poi si poco compreso
da
chi l’ha pur saccheggiato e censurato alla cieca.
Costantini Costantino. Nato a Verona
da
famiglia agiata, si diede per tempo alla ricerca
. Ma innamoratosi di una commediante, per la quale si diede a spender
da
disperato, fu costretto, per seguirla, a lasciare
cumenti. Egli fu a recitare l’estate del 1686 a Vicenza, raccomandato
da
S. A. al Conte Frignano Lessi, l’autunno dello st
te Frignano Lessi, l’autunno dello stesso anno a Padova, raccomandato
da
S. A. al signor Marsilio Papafava ; e poco dopo a
signor Marsilio Papafava ; e poco dopo a Venezia raccomandato sempre
da
S. A. all’abate Grimani. Il 13 maggio del 1688, i
à per avervi poco incontrato, ma a cagione di una canzonetta satirica
da
lui composta contro la Francia. Egli era buon mus
e, che per decreto del 17 dicembre 1694, non potevano essere stampate
da
chicchessia.
Fabbretti-Giardini Carolina. Nacque ad Ivrea il 1813
da
parenti comici. Entrò appena diciottenne in Compa
della quale ella dovè il suo rapido progredir nell’arte. Scritturata
da
Gaetano Nardelli, vi si perfezionò a segno da div
nell’arte. Scritturata da Gaetano Nardelli, vi si perfezionò a segno
da
divenir nel ’39, quand’egli smesse di condur comp
a divenir nel ’39, quand’egli smesse di condur compagnia, e già sposa
da
due anni dell’attore brillante Antonio Giardini,
quella, dopo nove anni di buona fortuna, la coppia Giardini continuò
da
sè a condur compagnia, e sempre con crescente fav
cordando le date e il luogo, questo Lazzaro potrebbe non essere altro
da
Battista Veronese (V.), o da Battista da Rimino ?
questo Lazzaro potrebbe non essere altro da Battista Veronese (V.), o
da
Battista da Rimino ? E forse non altro da Battist
ro potrebbe non essere altro da Battista Veronese (V.), o da Battista
da
Rimino ? E forse non altro da Battista Lazarone,
a Battista Veronese (V.), o da Battista da Rimino ? E forse non altro
da
Battista Lazarone, a cui si viene ora accennando
acri cantati ballando formarono a poco a poco un tutto piacevole, che
da
τρυγη, vendemmia, si chiamò trigodia 40, e fu com
avanza nella coltura. Chi adunque arzigogolando sdegna di riconoscere
da
tali principj la tragedia e la commedia Greca, no
ebbe il nome talvolta di tragico talvolta di comico poeta. Apollofane
da
Suida vien detto antico poeta comico, e nell’ Ant
, cui dà il nome di poeta comico. Il nomato Epigene vien detto comico
da
Suida, ma da Ateneo si citano l’Eroine e la Bacca
ome di poeta comico. Il nomato Epigene vien detto comico da Suida, ma
da
Ateneo si citano l’Eroine e la Baccante di questo
contro di quel re che dipinsero come ingiusto e crudele, pel tributo
da
lui imposto agli Ateniesi delle donzelle e de’ gi
pel tributo da lui imposto agli Ateniesi delle donzelle e de’ giovani
da
esporsi al Minotauro in vendetta dell’ucciso Andr
e Tespiane. Appartiene a Tespi questo frammento rapportato e tradotto
da
Grozio45: Vides ut alios Jupiter superet Deos;
nus deorum est dulce quem non attigit. Gli Episodj così purificati
da
ogni mescolanza comica, nel passare nell’ olimpia
di Melanta fu il poeta che rappresentando la mentovata tragedia preso
da
non so qual timore ovvero orrore naturale non pot
delle proprie fatiche, e giugne ad esser il primo meritamente onorato
da
Aristotile e da Quintiliano col titolo d’ingegno
tiche, e giugne ad esser il primo meritamente onorato da Aristotile e
da
Quintiliano col titolo d’ingegno creatore e di pa
letterali traduzioni e soffrono di vederne qualche squarcio comunque
da
me espresso: O spazj immensi ove ogni cosa nuo
rado le parole dell’amico, e dopo aver seco favellato di altri rigori
da
Giove usati con Atlante e con Tifeo, Prometeo l’e
asso energico, patetico, vigoroso, Io ascolta le sue future avventure
da
Prometeo, indi presa dal solito estro precipitosa
Giove, ch’egli crede di prevedere, sopravviene Mercurio a minacciarlo
da
parte dello stesso Giove di più atroci pene, se n
torre a veder se risplenda la fiamma che dee di montagna in montagna
da
Troja ad Argo prevenire la venuta di Agamennone,
di Elettra e del fratello si fa nel II per mezzo de’ capelli gettati
da
Oreste sulla tomba e delle vestigia impresse nel
estigia impresse nel suolo simili a quelle della sorella e di un velo
da
lei lavorato nella fanciullezza di Oreste. Euripi
argomento della famosa tragedia dell’Eumenidi. Le Furie rappresentate
da
cinquanta attori ne formavano il coro, i quali fu
serva in tutte le tragedie antiche. Finalmente i Persi, tragedia data
da
Eschilo otto anni dopo la famosa giornata di Sala
e infelice di Serse nella Grecia, argomento prima di Eschilo trattato
da
Frinico. La condotta n’è così maestrevole che il
o in Grecia: tale essendo l’arte incantatrice degli antichi posseduta
da
ben pochi moderni, che la più semplice azione vie
ria, non isfuggirono al giudizioso e dotto Brumoy. I Persi è tragedia
da
leggersi attentamente da chi voglia impadronirsi
iudizioso e dotto Brumoy. I Persi è tragedia da leggersi attentamente
da
chi voglia impadronirsi della grande arte d’inter
are e in conseguenza di commuovere e piacere (Nota VI). Discordi pure
da
questo avviso chiunque si senta rapire dall’autor
i. Altro per lui non sono che feste teatrali di ballo serio preparate
da
alcune poetiche declamazioni. Se il leggitore con
medesimo genere, per la quale distinguiamo ne’ pittori eroici Tiziano
da
Correggio, ne’ poeti melodrammatici Zeno da Metas
e’ pittori eroici Tiziano da Correggio, ne’ poeti melodrammatici Zeno
da
Metastasio, ne’ tragici moderni Corneille da Raci
oeti melodrammatici Zeno da Metastasio, ne’ tragici moderni Corneille
da
Racine. Le prosopopeje (come il Mattei chiama le
, di un’ Ombra, della Morte ecc. Di grazia in che mai essi discordano
da
Eschilo su questo punto? Eschilo trasportato una
al colpo per un veterano come Eschilo fiero per tanti trionfi poetici
da
lui riportati al vedersi vinto al primo saggio di
ovizio soldato! Egli prese il partito di allontanarsi volontariamente
da
Atene, e si ritirò presso Jerone in Sicilia, ove
ll’olimpiade LXXVI. Adunque allora Eschilo non era ancora stato vinto
da
Sofocle58. Laonde converrà dire che egli due volt
orona teatrale. Euforione figlio di Eschilo, oltre ad alcune tragedie
da
lui composte, vinse secondo Suida e Quintiliano q
Ma la soverchia semplicità delle favole di Eschilo non sempre animata
da
quella interessante vivacità che può renderla acc
ale è poi l’aggiustatezza e la verisimilitudine che trionfa ne’ piani
da
lui disposti, che senza contrasto vien preferito
ro dalla sferza, colla quale quest’eroe furioso percoteva il bestiame
da
lui creduto Ulisse e gli altri capi del campo Gre
allo spettacolo di Ajace ucciso. Oh quanto è vaga la natura ritratta
da
un gran pennello! Ma oh quanto si scarseggia di g
in tempo sì corto uno stretto di sessanta miglia italiane interposte
da
Ceneo a Trachinia? D’altronde il giudizioso Sofoc
llo squarcio maraviglioso che latinamente con molta eleganza tradotto
da
Cicerone adorna il II libro delle Questioni Tuscu
i della sepoltura che erano tanto a cuore dell’ antichità63, prestati
da
Antigone al fratello Polinice mal grado del vigor
morte del fratello tenendo l’urna delle di lui ceneri si rappresentò
da
Polo che sostenevane la parte, con tal vivacità c
calore e un movimento inaspettato recando nella mente al re la morte
da
lui data a un vecchio in un luogo simile; e a mis
he spettacolo Edipo acciecato! Quivi è il bel passo ammirato e citato
da
Longino, che il Giustiniani ha così tradotto nell
desiderava nella per altro elegante traduzione di questo passo fatta
da
Niccolò Boileau. Lacera finalmente tutti i cuori
a e cortese La terra or nulla rende, Nè resister possendo Cadon
da
morte oppresse Le femmine dolenti Ne le angos
rto. Come spessa d’augei veloce torma Fende l’aria volando, Tal
da
li corpi un sopra l’altro estinti In largo e fo
ndo Fanno il pianto e i sospiri Un doglioso concento. Levaci tu
da
tanti strazj omai ecc. Non poteva Sofocle esser
nto. Levaci tu da tanti strazj omai ecc. Non poteva Sofocle esser
da
miglior penna trasportato in italiano. Simili tra
a citata dissertazione alla pagina 210, che i nostri antichi traevano
da
quelle miniere (de’ tragici Greci) solo il piombo
ia dell’azione. Tutto in tal favola è grande e sino al fine sostenuto
da
un interesse ben condotto, tutto tende con energi
situazioni naturali, sempre che vi fossero introdotte con leggiadria
da
un ingegno sagace che sapesse renderle, sulle ves
ser tanto esagerato in una tragedia che gli presentava molte bellezze
da
esercitare il gusto e l’ erudizione di chiunque e
a molte bellezze da esercitare il gusto e l’ erudizione di chiunque e
da
ammaestrare la gioventù. La tragedia termina per
ome, o per antifrasi le appellavano eumenidi, cioè benevole, benigne,
da
εὐμενέω, benevolus sum. Il coro instruisce Edipo
nformità riguardo al piano. Sofocle decrepito poco prima di morire fu
da
Iofante suo figliuolo chiamato in giudizio e accu
ici della falsità dell’ accusa, presentò e lesse loro l’Edipo Coloneo
da
lui scritto in età tanto avanzata; ed essendone s
onde i frutti poetici si stagionano per l’immortalità, avendo appresa
da
Prodico l’eloquenza e da Anassagora le scienze fi
stagionano per l’immortalità, avendo appresa da Prodico l’eloquenza e
da
Anassagora le scienze fisiche; e vi si accinse co
αγικωτατος, tragico in supremo grado. Certo il suo stile si distingue
da
quello de’ predecessori per l’arte mirabile di an
a dal vero dialogo drammatico. Gli s’imputa poi, nè senza fondamento,
da
Aristotile nella Poetica, un poco di negligenza n
cagione della vivacità che in questo è maggiore; ma quella immaginata
da
Euripide la supera di verisimiglianza, avvenendo
ivo, apporta la rivoluzione della fortuna di Elettra, e la fa passare
da
un sommo dolore a una somma gioja. Il carattere d
da un sommo dolore a una somma gioja. Il carattere di Elettra si vede
da
Euripide dipinto molto più feroce e veemente che
più feroce e veemente che dagli altri due tragici. Elettra si prende
da
se stessa la cura di uccidere la madre, e manifes
r tal menzogna a trovar la figliuola: ma quando? quando già era stato
da
Oreste ucciso Egisto in un solenne sacrificio. Un
r noi perduta ma importante per chi allora ascoltava. Vi si osservano
da
per tutto tratti assai popolari, quasi comici, e
tesa di Pilade e di Oreste. Ifigenia in Aulide è uno degli argomenti
da
Euripide maneggiati con forza e bellezza maggiore
della regina, ed il discorso d’Ifigenia tenero e patetico e sostenuto
da
un vivo continuo interesse, benchè cominci con un
Ecuba: incomincio il canto delle baccanti, cioè, prorompo in querele
da
forsennata. Non debbesi adunque l’espressione d’I
nia. Ella durando il loro dialogo dovette mostrarsi sospesa e agitata
da
varj pensieri sulle conseguenze della difesa che
anto si coperse il volto. Timante quel Greco pittore tanto vantato
da
Cicerone trasportò nel suo famoso quadro questa f
casione. Sembra anche una contraddizione del di lui carattere, perchè
da
per tutto si è dimostrato più ambizioso che tener
appresenta la riconoscenza di Oreste colla sorella sul punto di esser
da
lei come sacerdotessa sacrificato, e la fuga che
ga che eseguiscono seco loro menandone la statua di Diana Taurica. E’
da
notarsi in tal tragedia la tenera scena di amiciz
ù rapido e con maggior nerbo, nè si ferma come fa Euripide a far dire
da
Fedra alla Nutrice, sai tu che mai sia una certa
e per lo spettacolo di Fedra morta. Racine in somma si è approfittato
da
grande ingegno della tragedia Greca; ma avendo pr
rammatica con fondamento. In simil guisa si rileva l’ artificio usato
da
diversi scrittori nel maneggiare le passioni, mat
che rare volte lascia all’uomo tutto l’uso della sua ragione; e forse
da
queste critiche esagerate su i difetti più che su
egl’ Italiani, degli Spagnuoli e degli Inglesi. Per lui Erodoto narra
da
uomo ubbriaco; Tucidide è pieno di difetti essenz
incia il terzetto, Dunque è ver? o questo è inganno. A un furor
da
baccante che trasporta Ecuba fuori di se, far suc
romaca, ma già moglie di Pirro, che teme per la vita di Molosso avuto
da
questo secondo matrimonio. Oggi desta più compass
ipide. Osservisi ancora che nell’atto quarto Ermione e Oreste fuggono
da
Ftia per andare a Delfo ad uccider Pirro, e nel q
passo spogliato della situazione della scena: Figlio, viscere mie,
da
queste braccia Ti svelgono i crudeli. Ah tu mor
ltre che portano il medesimo titolo. Contiene l’atroce vendetta presa
da
Medea contro Giasone, Creonte e la di lui figliuo
e il ricetto che Medea trovò presso Egeo. Notisi però che la vendetta
da
lei presa contro Giasone ne’ proprj figli avuti d
rò che la vendetta da lei presa contro Giasone ne’ proprj figli avuti
da
lui, non è istorica ma immaginata dal poeta. Mede
discolpava di tale imputazione77. Ma Carcino non era di tanto credito
da
distruggere una tradizione istorica sostituendovi
i arte. Vi è poi in Euripide una scena fra un vecchio ed Antigone che
da
un luogo elevato osservano l’armata Argiva e ne v
ere e distinguere i personaggi del campo Argivo e le loro armature. É
da
credersi che prima di fare questa censura quel do
Ercole furioso sino all’atto terzo tratta della giusta vendetta presa
da
Ercole contro di Lico tiranno e oppressore degli
clidi: negli ultimi due atti cambia di oggetto, ed una Furia chiamata
da
Iride viene a turbare la ragione di Ercole a segn
a di questo dramma: Negli Eraclidi l’ambasciator di Euristeo si parte
da
Atene protestata la guerra a Demofonte, ritorna a
ontra Atene; fassi la guerra, nascene la vittoria, con altri successi
da
riempiere storie più che da formare una tragedia.
, nascene la vittoria, con altri successi da riempiere storie più che
da
formare una tragedia. La favola enunciata in ques
dopo il ritorno di Copreo come pur disse il Nisieli. L’esercito muove
da
Alcatoe città de’ Megaresi posta fra Atene e Cori
ennò l’araldo stesso: Mi aspettano le migliaja di guerrieri comandati
da
Euristeo medesimo (μυρίοι δε με μενουσιν ασπιςτῆρ
ima volontaria. Interessante e tenero n’è l’ultimo congedo che prende
da
essi e da Jolao. Nell’atto terzo un Messo riferis
aria. Interessante e tenero n’è l’ultimo congedo che prende da essi e
da
Jolao. Nell’atto terzo un Messo riferisce la venu
con un esercito a favore de’ congiunti. Se ne rallegra Alcmena; ma è
da
notarsi che ella verun motto non fa sul destino d
ia della vittoria d’Illo e di Jolao e degli Ateniesi, avvelenata però
da
quella della fanciulla immolata, ma neppure si mo
, è allevato in Delfo tra’ ministri del tempio. Dopo il prologo fatto
da
Mercurio, mentre Jone attende alla cura delle cos
agionamento di Jone a Suto nell’atto secondo è ben vago e naturale, e
da
Racine è stato imitato nell’Atalia e da Metastasi
ondo è ben vago e naturale, e da Racine è stato imitato nell’Atalia e
da
Metastasio nel Gioas. Così non v’ha bellezza in E
di Penteo fatto in pezzi dalla madre e dalle di lei sorelle descritta
da
Ovidio nel terzo delle Metamorfosi, e forse tratt
scritta da Ovidio nel terzo delle Metamorfosi, e forse trattata anche
da
Stazio nella sua Agave. Questa tragedia di Euripi
i Abderiti. In fatti questa città marittima della Tracia era popolata
da
gente stupida e grossolana per testimonianza di C
l ritornarsene a casa fu lacerato da’ cani fattigli scatenare addosso
da
Arideo Macedone e da Crateva Tessalo poeti invidi
fu lacerato da’ cani fattigli scatenare addosso da Arideo Macedone e
da
Crateva Tessalo poeti invidiosi, più che della gl
o secondo Pausania un cenotafio, ossia voto sepolcro lungo la via che
da
Atene conduceva al Pireo. Sofocle che ad Euripide
le con Teopompo e Naucrite concorse nel certame panegirico instituito
da
Artemisia in onor del marito, compose fralle altr
mico, del quale favelleremo nel capo seguente. A questo Alceo tragico
da
alcuni si attribuisce la favola Cœlum, se è vero
Macrobio che ne rapporta tre versi86. L’altra favola Endimione citata
da
Giulio Polluce non si sa a qual de’ due apparteng
crittori celebrati sotto lo specioso nome di Plejade diversa in parte
da
un’altra Plejade mentovata da Isacco Tzeze, la qu
ecioso nome di Plejade diversa in parte da un’altra Plejade mentovata
da
Isacco Tzeze, la quale si componeva di poeti di v
o Alessandra, e per varie tragedie, venti delle quali sono rammentate
da
Suida. Nominansi tra esse due Edipi, Andromeda, I
legono. Egli fu ammazzato di un colpo di freccia, per quel che appare
da
questi versi di Ovidio in Ibin notati dal dottiss
itta tuis. Declinando l’età e la sorte delle città greche non solo
da
esse mai più non uscirono Euripidi e Sofocli, ma
ci essendo Cardinale: Sovviemmi di avere nella mia fanciullezza udito
da
Demetrio Calcondila peritissimo delle Greche cose
61. L’ opinione che io porto sulle novità introdotte di mano in mano
da
Tespi, da Eschilo e da Sofocle intorno agli attor
inione che io porto sulle novità introdotte di mano in mano da Tespi,
da
Eschilo e da Sofocle intorno agli attori, si allo
porto sulle novità introdotte di mano in mano da Tespi, da Eschilo e
da
Sofocle intorno agli attori, si allontana dall’av
della Poetica: Eschilo primo tirò la moltitudine de’ rappresentatori
da
una a due, e diminuì le parti del coro . . . . .
va la tragedia: ciò essendo bisogna dire che la tragedia si recitasse
da
chi non ballava, non cantava e non sonava, e per
ti, contro l’esposizione del Castelvetro, avessero un uffizio diverso
da
chi ballava, cantava e sonava. Or quest’uffizio,
i risoluto di uccidersi in un luogo solitario per non essere impedito
da
veruno, si vede poi in effetto sul medesimo palco
omposto di diversi membri, tra’ quali uno ve ne fosse fuor di mano nè
da
altri prima frequentato, ma pur visibile in tutta
privilegj della poesia fa che la protezione degli Eraclidi sia presa
da
i di lui figli Demofonte e Acamante, forse per di
oro. 80. Sul medesimo soggetto degli Eraclidi, espresso mirabilmente
da
Panfilo celebre pittore maestro di Apelle, compos
u i loro difetti, ma un rispetto dovuto a’ grand’ingegni della Grecia
da
chiunque sa da essi apprendere l’arte di studiare
i, ma un rispetto dovuto a’ grand’ingegni della Grecia da chiunque sa
da
essi apprendere l’arte di studiare e dipingere la
eoa, fondata sul sistema della fatalità appoggiata alla religione, fu
da
quedue maravigliosi tragici portata all’apice del
alle fasce, o dalla cuna, ma copiarla. Quando poi i moderni, partendo
da
altri principj e accomodandosi al gusto e a i cos
ere in testa un guazzabuglio di fosche idee? Il fatto ci assicura che
da
più migliaja d’anni nella culta Europa si veggono
cerchia ristretta in cui visse, nacque a Forlì il 2 novembre del 1830
da
Vincenzo e da Teresa Strocchi. I moti del '31 gli
tta in cui visse, nacque a Forlì il 2 novembre del 1830 da Vincenzo e
da
Teresa Strocchi. I moti del '31 gli tolsero il pa
sotto il colonnello Gallieno, e con essa combattere a Vicenza. Passò
da
quella al Reggimento Italia Libera, comandato dal
in Compagnia Robotti, dalla quale passò in quella di Arcelli, diretta
da
Alessandro Salvini. Fu dopo due anni, e per un tr
ventò socio di Alberto Vernier ancor per un anno, poi formò Compagnia
da
solo, scritturando Emanuel, la Caracciolo-Ajudi,
dramatica, a cui diede tutto il suo ingegno e tutto il suo affetto, e
da
cui fu amato e venerato fino all’estremo giorno (
erchia ristretta in cui visse. » E questa ristrettezza derivò un poco
da
tutto un insieme di dizione e di pronunzia e di a
di atteggiamenti, nella lor grande spontaneità prettamente romagnoli,
da
farlo parer talvolta più tosto un attor dialettal
bisogno, di prendere il largo, e di emanciparsi collo studio speciale
da
quei difetti d’origine che lo facevano apparire a
tà regnava per tutta quella mensa, che metteva voglia. Problemi ardui
da
risolvere, bili sepolte da sfogare, invidie, crit
mensa, che metteva voglia. Problemi ardui da risolvere, bili sepolte
da
sfogare, invidie, critiche acerbe…. Ma che ! Nien
Conclusione [Concl.1] Moltissime altre cose ci sarebbono state
da
aggiugnere in una materia, come è la presente, co
sendo stato l’intendimento mio, che di mostrar la relazione che hanno
da
avere tra loro le varie parti constitutive dell’o
.2] Ma poiché l’argomento o il libretto contiene in sé, come si disse
da
principio, ogni parte, ogni bellezza dell’opera,
, come si disse da principio, ogni parte, ogni bellezza dell’opera, e
da
esso ne dipende principalmente la riuscita, ho cr
il protagonista della favola. Il secondo è la medesima azione che fu
da
Euripide esposta sul teatro di Atene, e di Grecia
ne va con fortezza d’animo alla morte. Non è paurosa e supplichevole
da
principio; e con subito cambiamento non apparisce
e supplichevole da principio; e con subito cambiamento non apparisce
da
ultimo tutt’altra, come la rappresenta Euripide,
e, per la qual disuguaglianza e anomalia di costume egli vien tassato
da
Aristotile nella Poetica 61. Dove ho seguito Raci
Tofano Nicola. Nato ad Airola (Regno di Napoli) il giugno del 1806
da
parenti facoltosi, fu messo, giovinetto, nel cele
a meglio distrarsi, di darsi alla pittura per la quale aveva mostrato
da
giovine chiara inclinazione ; ma l’amore per l’ar
s’ebbe le più entusiastiche accoglienze, specie a Palermo ove mancava
da
venti anni. Morì il 27 dicembre del 1855. Toffol
uro letterato, dovè interrompere gli studj, giunto a filosofia, còlto
da
una passione, per la quale fu costretto a fuggire
lite con la famiglia della…. fanciulla : lite che cessò coll’isborso
da
parte di quella, di alcun migliajo di scudi. Per
Udina Vincenzo. Nato a Roma il 1° aprile del 1851
da
Tommaso Udina di Cilly nella Stiria e da Marianna
a Roma il 1° aprile del 1851 da Tommaso Udina di Cilly nella Stiria e
da
Marianna Lucidi, si diede, rimasto orfano del pad
tti, di Calloud, Diligenti, Piccinini ; e il suo esordire fu coronato
da
tal successo, che al terzo anno, ammalatosi il pr
i, figlia di un suo zio materno, e il '71 andò in America scritturato
da
Tommaso Salvini. Passò poi nelle Compagnie Dondin
ua figlia Giannina, si adattò a' ruoli secondari pur di non separarsi
da
lei ; e dopo alcune buone scritture, tornò a cond
capocomico di assai pregio, e uno de' primi a rappresentare Francesca
da
Rimini di Silvio Pellico, da cui s’ebbe moltissim
uno de' primi a rappresentare Francesca da Rimini di Silvio Pellico,
da
cui s’ebbe moltissime lodi. Artisti rinomatissimi
o Pellico, da cui s’ebbe moltissime lodi. Artisti rinomatissimi furon
da
lui scritturati, quali Alamanno Morelli che dirig
libertà e grandezza della Patria Terra, ben merita essere assecondato
da
ogni uomo cui batte nel petto cuore Italiano. » E
uno dei migliori che rappresentassero le tre belle commedie del Ludro
da
quello composte ». Morì a Forlì del 1878. Sua mog
e gli stranieri eruditi, i più cospicui personaggi di Roma. Lasciando
da
banda il romore che correva nella città, che nell
o Mecenate, oltre a varii poemi, scrisse alcune tragedie, delle quali
da
Seneca si mentova il Prometeo, e da Prisciano l’O
isse alcune tragedie, delle quali da Seneca si mentova il Prometeo, e
da
Prisciano l’Ottavia. Tutto perì quel che produsse
produzione di Quinto Varo o Vario, che con Tucca e Plozio fu deputato
da
Augusto alla correzione dell’Eneide. Ma Elio Dona
Ma Elio Donato e Servio credettero che il Tieste fosse atato scritto
da
Virgilio e dato alla moglie di Vario, la quale co
ato alla moglie di Vario, la quale coltivava le lettere, e che di poi
da
costui si fosse come propria pubblicata, V’è chi
lona in Dalmazia, per l’onor del trionfo e pel consolato, e celebrato
da
i due maggiori ingegni onde si vanti la poesia la
ell’ode che a lui indirizzaa, Pollione ebbe anche il merito di uscire
da
soliti argomenti tratti da Omero e dalle favole G
a, Pollione ebbe anche il merito di uscire da soliti argomenti tratti
da
Omero e dalle favole Greche, ed esporre con nobil
li giovasse l’amicizia di Sejano, essendo stato accusato occultamente
da
Macrone di averla scritta espressamente per morde
alcuno amico esortavalo a far qualche cambiamento nelle sue tragedie
da
lui non giudicato opportuno, soleva provocare al
li acquistò, per detto di Orazio e di Quintiliano, nome di sublime; e
da
Acrone non si esitò di anteporre Accio ad Euripid
i sublime; e da Acrone non si esitò di anteporre Accio ad Euripide, e
da
Columella si collocò accanto a Virgilio riconosce
ttribuisce a Quinto Vario, altri a Virgilio, altri a Cassio Severo, e
da
Quintiliano riputato degno di compararsi colle mi
la posterità diritto di affermare, che un genere di poesia maneggiato
da
migliori poeti Latini dovette trovare nell’idioma
a que’ Latini scrittori che ebbero sotto gli occhi le tragedie romane
da
essi esaltate, a que’ Latini che sapevano bene qu
ando che gli argomenti di que’ grandi tragici Greci tutti si trassero
da
Omero, da Esiodo e da’ Tragici che gli precedette
li argomenti di que’ grandi tragici Greci tutti si trassero da Omero,
da
Esiodo e da’ Tragici che gli precedettero. Molto
roduzioni drammatiche scritte a un di presso sotto i primi Imperadori
da
personaggi ragguardevoli, non sono a noi pervenut
facere Jason potuit? Cresce il suo furore; numera i passati delitti
da
lei commessi per amore, e soggiugne:
tantis tibi. Med. Medea superest. Questa sublime risposta è seguita
da
un dialogo enfatico e rapido: Nut. Rex est timen
orge l’artificio medesimo della tragedia greca; ma in questa latina è
da
notarsi che Medea in mezzo alle preghiere serba c
hinc rex et illinc , e Medea minaccevole gli ricorda quanto sia più
da
temersi la sola Medea: Est et his major metus, M
Romani intelligenti non rimasero nauseati nè dalla Medea di Ennio, nè
da
quella di Ovidio, nè dalle due di Pacuvio e di Az
uella di Ovidio, nè dalle due di Pacuvio e di Azzio, nè probabilmente
da
questa di Seneca. Stile e grandi affetti comprend
e placuit. Eccellente è la scena della dichiarazione di amore fatta
da
Fedra ad Ippolito; ed il signor Racine che l’ha p
ac servam tege. Miserere viduae. Questa offerta dello scettro fatta
da
Fedra con tanto garbo, ha servito a Racine per fo
to a compiere l’ultimo di lui desiderio. L’atto IV tratto interamente
da
Euripide contiene il magnifico elegante racconto
molta naturalezza la comparazione del padre col figlio somministrata
da
Virgilio, sic oculos, sic ille manus, sic ora fe
Manusque matris? cassa praesidia occupas; immagine vaghissima presa
da
Euripide. La comparazione però da questo tragico
ccupas; immagine vaghissima presa da Euripide. La comparazione però
da
questo tragico Greco fatta e chiusa in un verso d
III. Trovansi di questa tragedia varie espressioni bellamente imitate
da
Metastasio. Seneca dice nel l’atto II: Si manes
no sia per istile sia per condotta di azione, dimostra essere diverso
da
quello delle tre precedenti tragedie. Sofocle ha
ero se ne accrosca l’interesse. Quel trivio con tanto senno riserbato
da
Sofocle per la bellissima scena di Giocasta con E
rbato da Sofocle per la bellissima scena di Giocasta con Edipo, viene
da
Seneca fatto accennare scioperatamente da Creonte
i Giocasta con Edipo, viene da Seneca fatto accennare scioperatamente
da
Creonte nella prima scena dell’atto II, senza che
l genere drammatico la frenesia del dir cose non volgari. Egli è però
da
confessarsi che pur si trova in tal tragedia qual
nostro celebre Melodrammatico ne trasse un’altra sentenza detta pure
da
Clitennestra: Remeemus illuc unde non decuit pri
sono tradite dall’affettazione, benchè non mostrino di essere animate
da
que’ medesimi colori della natura che nella Troad
urore di presentar sempre pensieri maravigliosi. La strage de’ nipoti
da
Atreo atrocemente eseguita, è ben narrata ne’ seg
is in Gangeticis etc. ; ed anche un’altra del medesimo atto, nè molto
da
questa lontana spiegata in altrettanti versi: Sy
ivata. Le riflessioni filosofiche di lui sono ricavate con molta cura
da
varie epistole di Seneca. L’elegante descrizione
uid ultra est? una res superest mihi, Odium tui; la qual cosa vedesi
da
Metastasio emulata, … Sola mi avanza (E
sollecita dell’esito dell’impresa, Anfitrione si diverte ad ascoltar
da
Teseo l’avvenimento di Cerbero tratto fuori dall’
le preghiere di Ercole nell’atto IV. Anfitrione gl’insinua d’implorar
da
Giove il termine delle sue fatiche. Ed egli rispo
i converta in armi; voti nobili e proprii di un cuor magnanimo. Non è
da
omettersi la bella espressione di Giunone nell’at
t’altra, Pacem reduci velle victori expedit, Victo necesse est, pur
da
Metastasio nell’Adriano imitata, …… Alfin la
a piuttosto prepararsi l’azione dell’Edipo ramingo in Colono trattata
da
Sofocle, che la guerra de’ figliuoli di lui. Ciò
re, come fende l’aria veloce partico strale, come va una nave spinta
da
vento furioso, o come dal cielo cade una stella .
iberos peperit viro, Ac sibi nepotes. Ciò è stato nobilmente imitato
da
Metastasio nel Demofoonte, e forse migliorato per
orse con più energia, si trova espresso nel nominato dramma: Dem. Ma
da
chi fuggi? Tim. Ma da chi fuggi?Io fuggo Dagli u
i trova espresso nel nominato dramma: Dem. Ma da chi fuggi? Tim. Ma
da
chi fuggi?Io fuggo Dagli uomini, da numi, Da voi
: Dem. Ma da chi fuggi? Tim. Ma da chi fuggi?Io fuggo Dagli uomini,
da
numi, Da voi tutti e da me. Vi è moto, affetto,
Tim. Ma da chi fuggi?Io fuggo Dagli uomini, da numi, Da voi tutti e
da
me. Vi è moto, affetto, robustezza senza veruna
n’ altra Nutrice accompagna Poppea, intende i di lei timori cagionati
da
un sogno funesto, e sembra che vadano a cominciar
uo dotto trattato della Satira) chiama Satiriche le commedie composte
da
Silla. Esse forse furono scritte coll’acrimonia d
lib. II Ode I b. Non vuolsi però dissimulare che gli eventi tragici
da
Orazio additati vengono da alcuni riferiti alle S
si però dissimulare che gli eventi tragici da Orazio additati vengono
da
alcuni riferiti alle Storie che Pollione scrisse
che Pollione scrisse della guerra civile, e non già creduti tragedie
da
lui composte a. Vedasene anche Seneca nell’epist
Poëtique; La colère est superbe, et veut des mots altiers. a. E’
da
vedersi il Teatro Greco di Pietro Brumoy, il qual
Giovanni, ed asserì con soverchia severità che Seneca allontanandosi
da
Euripide non observe ni conduite ni caractere ,
he ne dissero Giraldi nel trattato della Tragedia, ed il Conte Pietro
da
Calepio nell’Esame della Poesia Tragica. a. Nell
le tragedie di Seneca di poco in questa edizione alterate, ebbero fin
da
che videro la luce nel 1777 nella prima Storia de
’ fini particolari, diranno forse così: «Perchè mai il Signorelli che
da
simili oltramontani viene acclamato or come uno d
ico spagnuolo universalmente disprezzato: venga poi reputato decaduto
da
tanti bei titoli di saggia censura e d’imparziali
toli di saggia censura e d’imparzialità quando in altre cose discorda
da
tanti apologisti? Se il Signorelli nudrisse animo
gli apologisti Spagnuoli, sieno essi tali di professione o mascherati
da
storici e da filosofi?»
i Spagnuoli, sieno essi tali di professione o mascherati da storici e
da
filosofi?»
agnia dei Comici Uniti sotto la maschera di Dottor Graziano Forbizone
da
Francolino. Abbiamo di lui una commedia intitolat
Abbiamo di lui una commedia intitolata La Pazzia, stampata a Bologna
da
Teodoro e Clemente Ferroni nel 1624. Non sappi
rovano anche sotto nome del Croce le Conclusioni del Dottor Partesana
da
Francolin, che sappiamo, come vedremo, essere di
da Francolin, che sappiamo, come vedremo, essere di Ludovico Bianchi
da
Bologna (V.).
la Compagnia del padre, e a respinger le richieste che gli eran fatte
da
egregi capocomici. Esordì in parti di bimbo nella
hi equestri (?) si mostrava un vitello con cinque gambe. Immaginatevi
da
quale specie di pubblico era frequentato ! Bene :
scelse la parte del guerriero incognito. La recita fanatizzò. Animati
da
ciò, andaron formando una Compagnia non delle peg
entile continuator di Goldoni, nella quale si trova tuttavia, cavallo
da
sella e da tiro, artista generico per eccellenza,
inuator di Goldoni, nella quale si trova tuttavia, cavallo da sella e
da
tiro, artista generico per eccellenza, ugualmente
brillante e di promiscuo, e qual si conviene apprezzato e applaudito
da
ogni pubblico d’Italia.
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