arte, abbandonò paese e impiego per entrare in non so qual compagnia,
come
suggeritore ; ma le seduzioni della scena lo avvi
e quali, in quella di tiranno specialmente, fu acclamatissimo. Militò
come
artista e come capo-socio in varie compagnie di s
lla di tiranno specialmente, fu acclamatissimo. Militò come artista e
come
capo-socio in varie compagnie di secondo ordine,
dreani e Gattinelli. Nel ’59 si stabilì in Milano, traendo la vita or
come
antiquario, or come maestro di declamazione, or c
Nel ’59 si stabilì in Milano, traendo la vita or come antiquario, or
come
maestro di declamazione, or come impresario. Fu a
aendo la vita or come antiquario, or come maestro di declamazione, or
come
impresario. Fu amato e stimato da tutti, e da tut
Bartoli (op. cit., CXXIX), e in Ispagna l’ '88 col fratello Tristano,
come
abbiam da una sua lettera alla madre del 18 agost
a Firenze. (V. Alberghini). Ma se notizie non ci son pervenute di lui
come
attore, a bastanza ne abbiamo come uomo e come ma
otizie non ci son pervenute di lui come attore, a bastanza ne abbiamo
come
uomo e come marito, in due lettere sue da Milano
i son pervenute di lui come attore, a bastanza ne abbiamo come uomo e
come
marito, in due lettere sue da Milano del 27 ottob
di morte per conto di una Malgarita comica, che si potrebbe credere,
come
già dissi, la Luciani, moglie del Capitano Rinoce
e la onestà così di Angelica, proclamata dal compagno d’arte Leandro,
come
di lui homo dabene et che sempre fece onore alla
ndeva ad altro che a dormire, magnare, et lasciava correre il mondo :
come
di questo ne farò far fede avanti S. A. da più te
erli fatto sapere che quella casa è mia, poi che io ne pago il fitto (
come
mostrarò) et che se ne proveda d’una, tratta alla
tto mettere in fuga a parlar di ricorso a S. A. et non zelo di honore
come
à detto, poichè mentre io ò speso per mantenerlo,
ò speso per mantenerlo, esso à consentito a qualunque cosa che io ho,
come
infame che egli è. Da lungo tempo durava la tre
, che da lui stesso sappiamo in una lettera del 2 maggio '98 al Duca,
come
entrambi fosser perseguitati e minacciati di mort
enamente sostituirsi nessuna amicizia, anche se rara e quasi favolosa
come
fu quella che tra molte ti sapesti meritare, tu m
tua comicità arguta e gentille. Ma chi soltanto prese diletto di te,
come
artista teatrale, non conobbe che la minor parte
senno e il cuore di questo attore brillante, di questo Commediarolo,
come
si chiamava modestamente da sè, quando sentiva gl
’ultimo addio, a nome dei tuoi cari, per mandarti l’ultimo bacio. Ahi
come
ogni giorno ci si fa più vedova e disfatta la vit
ti rende amabile (vedi difficoltà !!), contento, felice. Nulla è sano
come
la gioia « la gaieté est la politesse du cœur ! »
che mi rinforza, il vino la mia passione che mi rasserena, dappoichè,
come
dice Byron, è solamente in fondo al bicchiere che
ire molio potente) e di’ lui che sto bene quantunque sia sempre magro
come
una colonna gotica, ma la magrezza non guasta, an
otica, ma la magrezza non guasta, anzi interessa ; vedi Paride magro,
come
lo dipinge Virgilio, Eneide ; Leandro magro…. com
vedi Paride magro, come lo dipinge Virgilio, Eneide ; Leandro magro….
come
narra la favola, Abelardo magro come descrive Rou
rgilio, Eneide ; Leandro magro…. come narra la favola, Abelardo magro
come
descrive Rousseau, Romeo magro come lo dipinge Sh
e narra la favola, Abelardo magro come descrive Rousseau, Romeo magro
come
lo dipinge Shakspeare, Iacopo Ortis non lasciò te
hakspeare, Iacopo Ortis non lasciò tempo al tempo di farlo ingrassare
come
narra Foscolo, e se il Petrarca era grasso gli è
preliminare premesso alla prima edizione [1] Il teatro considerato
come
un pubblico spettacolo introdotto, o permesso dal
l mantenimento d’un teatro non rendesse necessaria la frequenza loro,
come
la necessità di far numero in un’armata costrigne
e che hanno colla civile economia e coi fini dello stato, lo riguarda
come
un luogo atto a far circolar il danaro dei privat
aro dei privati e a render più brillante il soggiorno d’una capitale;
come
un nuovo ramo di commercio, ove si dà più voga al
ior concorso de’ forastieri chiamati dalla bellezza dello spettacolo;
come
un ricovero all’inquieta effervescenza di tanti o
ro di essa non meno i propri divertimenti che le proprie occupazioni;
come
un mezzo termine infine opportuno a dileguar i bi
o. Più profondo insieme e più maligno nelle sue mire egli lo prenderà
come
un diversivo offerto talvolta al popolo spensiera
oli della loro nascita, giudicano a un dippresso dell’arte drammatica
come
il famoso cieco di Cheselden giudicava delle rose
te de’ caratteri, il linguaggio fine delle passioni, tutto è per loro
come
se non esistesse. Se per disavventura delle lette
ichi mal intesi e peggio gustati da loro per misurar poscia su quelli
come
sul letto di Procuste i più celebri ingegni. Non
quate poi applicata alle diverse produzioni degli ingegni gli serve,
come
il filo ad Arianna, per inoltrarsi nel sempre osc
dificato in mille maniere secondo i climi, le costumanze e i governi,
come
la materia fisica si combina sotto mille forme di
che hanno colle affezioni primitive dell’uomo, riguarda la scena ora
come
un divertimento inventato affine di sparger qualc
sovente in ogni condizione la nostra breve e fuggitiva esistenza: ora
come
un ritratto delle passioni umane esposto agli occ
finchè ciascheduno rinvenga dentro del proprio cuore l’originale: ora
come
un sistema di morale messa in azione, che abbelli
il suo linguaggio per far meglio valere i precetti della ragione: ora
come
uno specchio, che rappresenta le inclinazioni, e
azioni sì per non frastornar ad ogni tratto l’attenzione del lettore,
come
per non ingrossar di troppo il volume. Qualunque
on affatto superficiale della musica italiana e de’ suoi cangiamenti,
come
della tragedia ancora e della commedia con molte
re cotal parzialità biasimevole, e ingiusta. Circa il sospetto ch’io,
come
straniero, voglia screditar la nazione, esso sare
imi capitoli per vedere quanto ivi si largheggi di lodi colla Italia,
come
si preferiscano la musica e il melodramma italian
delle imputazioni degli oltramontani, ove si trovino poco fondate, e
come
si renda dappertutto giustizia al merito illustre
si prendesse argomento a interpretare malignamente le mie intenzioni,
come
dall’aver Cartesio inventato un nuovo genere di p
le colte nazioni, e dagli scritti di tanti uomini illustri, i quali o
come
filosofi, o come critici hanno ampiamente e dotta
e dagli scritti di tanti uomini illustri, i quali o come filosofi, o
come
critici hanno ampiamente e dottamente ragionato i
ottamente ragionato intorno ad esse. Il dramma in musica all’opposto,
come
parto ancora recente nato sotto il cielo dell’Ita
amente alla pratica non volle, o non seppe risalire fino a’ principi,
come
forse avrebbe dovuto fare per meritar l’onore d’e
a poesia richiederebbe riuniti in un sol uomo i talenti d’un filosofo
come
Locke, d’un grammatico come du Marsais, d’un musi
ti in un sol uomo i talenti d’un filosofo come Locke, d’un grammatico
come
du Marsais, d’un musico come Hendel, o Pergolesi,
’un filosofo come Locke, d’un grammatico come du Marsais, d’un musico
come
Hendel, o Pergolesi, e d’un poeta come Metastasio
o come du Marsais, d’un musico come Hendel, o Pergolesi, e d’un poeta
come
Metastasio. Tuttavia finché qualche cosa di megli
namenti sì per ovviare alla mancanza degli scrittori su questo punto,
come
per aver qualche principio fisso, onde partire ne
ssioni in gran parte nuove che ho procurato spargere su tali materie,
come
su parecchie altre contenute in questo libro, non
per arte inferiore allo Zanni…. Messer Giovambatista, o ver signore
come
vi piace, pur ch’io non v’inganni, state ad udir
o del Principe di Parma, nacque il 1609 e si diede all’arte nel 1632,
come
vediam narrato al principio del Cicalamento di cu
profondissima riverenza, li Cavalieri del recitare l’applaudirono. E
come
poi la Regina seppe che la Colombina era sua mogl
Commandiamo dunque á tutti li Ministri et officiali così di giustizia
come
di guerra, Datiari, Gabellieri et portinari et ad
volontà, ho composto il presente Cicalamento, intorno a ciò, il quale
come
tributo del mio debito l’espongo alla luce del Mo
arrivo Copulò con la pace il suo diletto. La maschera del Buffetto,
come
si vede anche dalla magnifica stampa di Stefano d
hi con attenzione sviscerata, senza batter palpebra, che ciò facendo (
come
ne son certo) precipiterà dalle pupille qualche l
e dunque la grazia, che ciò facendo vi resterò obbligato tanto di là,
come
di qua dal sempre obbligatissimo anco con mio sc
par concordino a segno con quelli di Buffetto da essere scambiati. E
come
mai la incisione qui riprodotta rappresenta il Br
a il Brighella accanto al Trivellino, che a lui fa tanto di cappello,
come
se l’uno e l’altro avesser avuto comune la gloria
he ha fatto almanaccare tanto gli studiosi di cose teatrali ? Ed ecco
come
le mie induzioni trivelliniane avrebber dato una
ella di Luisa Lucilla e figlia del celebre Scapino e di Spinetta (?),
come
si apprende dalla canzone : Infermità, Testamento
eran altro che lo stesso Cantù, il quale morì probabilmente nel ’76,
come
si può argomentare da una lettera inedita di Alfo
e.do Sig.r mio patrone Colen.mo Li mali termini usati si in comedia,
come
fuora dal Dottore à pantalone il quale si lamentò
ente alla Comedia, il S.r mangielli promisse pregandoci a stare uniti
come
debito nostro in riguardo di S. A. Hora sproposit
per essere di Giobia et che lo faceua per seruire la Compagnia, et si
come
lui e stato causa che mai ho fato quest’anno la m
e io risposi ch’el S.r Cardinale farnese non protegieua giente infame
come
, me haueua imputato me et mia moglie il dottore,
S.r Cupis me disse io ui comando da parte del S.r Cardinale farnese,
come
suo camariero ch’ io sono, di far la pace al dott
uene a casa non esendo più a hora di andare da la S.ra Donna olimpia
come
altre uolte ui son stato la quale me regalo, gioc
esto che se non fusse me farebbe li ponti d’oro per riunirci in sieme
come
me fano tutti li altri compagni li quali aspeteno
ose con quasi fatti usatemi dal dottore et moglie, a mia moglie et io
come
tutta Roma ne informato contra a ogni ragione et
ticia di S. A. ma atendiamo nouo comando recomandandoci di tutto core
come
offesi et inocenti, come S. A. si pò informare no
mo nouo comando recomandandoci di tutto core come offesi et inocenti,
come
S. A. si pò informare non solo da Comici ma da tu
enti, come S. A. si pò informare non solo da Comici ma da tutta Roma,
come
ho detto, perche il negocio fu troppo publico ; e
ero bramo e non per altro. Remetendoci sempre alla benignità di S. A.
come
nostro Signore et patrone, e qui umilmente se li
otetione apresso al patrone che di tutto core gli ne pregiamo — ed io
come
serua di V. S. la prego a esermi mezano acio io n
altrimenti e con ogni afeto ne suplico S. A. S. e con ogni riuerenza
come
sua serua obligatissima la prego ancora per il mi
come sua serua obligatissima la prego ancora per il mio pouero padre
come
mio marito ha scrito e umilmente gli bacio le man
n giorno o dua, cossi hò promesso di recceuere la Gratia ma domandato
come
sarà la Compagnia io li hò risposto che sarà megl
ar uestire da frate in Roma col farlo figlio del monestero in bologna
come
se lo uestisse là non sò però a che me resoluerò
non si deporta malle mio Socero nella parte di pantalone, et per dio
come
ho scritto in Fiorenza piague, prima che si seras
quanto noi tutti siamo seruitori obbligatissimi et suiserati a S. A. (
come
ho fatto) che tra Comici non ha il piu suiscerato
letere che un pezzo fa ano inuiate li miei libri a V. S. delli quali
come
n’apare da mie lettere V. S. me fara grazia di fa
ero alla porta che sarano capitati sicuro per che cossi me scriuano, (
come
ho detto) da bologna, e qui Umilmente inchinandom
olomberghi. Lui morto, Gaetano, col poco danaro ereditato, non sapeva
come
trar la vita assieme alla vecchia madre ; e, sebb
tudj universitarj, deliberò di darsi all’ arte comica, scritturandosi
come
generico nella Compagnia di Paolo Bossi detto il
nella Compagnia di Paolo Bossi detto il Gobbo. Fu poi il 1804 e 1805
come
primo e secondo amoroso in compagnia Petrelli, ne
a. Terminato il contratto col Petrelli, si scritturarono il 1806, lui
come
primo amoroso e lei come serva, con Velfranch, co
col Petrelli, si scritturarono il 1806, lui come primo amoroso e lei
come
serva, con Velfranch, col quale stetter due anni
Bruno filatore, nel Capitano Carlotta, nelle Damigelle di Saint-Cyr,
come
l’ho veduto e udito io, comprenderesti come abbia
e Damigelle di Saint-Cyr, come l’ho veduto e udito io, comprenderesti
come
abbia potuto trasfondere il suo brio e la sua viv
osa di geniale, grazioso, oserei dire inarrivabile. Chi mai ha potuto
come
lui dar vita alla parte di Ludretto nel Ludro e l
tro figli e un quinto per via. I rovesci politici lo avevano ridotto,
come
me, a chiedere un rifugio ed un pane alla Compagn
chiedere un rifugio ed un pane alla Compagnia Moncalvo, nella quale,
come
già ti dissi, la paga veniva come la febbre terza
la Compagnia Moncalvo, nella quale, come già ti dissi, la paga veniva
come
la febbre terzana, se le cose andavano per il lor
erità e spontaneità della dizione, e la ricchezza della viscomica. Fu
come
lui valoroso interprete delle commedie goldoniane
scomica. Fu come lui valoroso interprete delle commedie goldoniane, e
come
lui grandissimo nelle parti di mammo in genere e
le stagioni migliori. I suoi comici, atti a recitare così in dialetto
come
in italiano, viventi in fraterno accordo molti an
tragedie e drammi lacrimosi e commedie goldoniane e farse e operette,
come
ad esempio, la Figlia del reggimento, in cui la m
trascinarsi in scena, svenuta, sorretta da Giorgio. A un tratto egli,
come
quasi celiando, le disse piano : « A momenti ve c
le spoglie di tal personaggio sino alla sua morte, avvenuta il 1670,
come
s’ha ragion di credere dall’annunzio che Robinet
nnunzio di Robinet si riferisce certo al ritorno del Turri in Italia,
come
si ha dalla seguente lettera di Venezia, che togl
Zane, et io l’esortai di mettersi sotto la protetione di S. A. S.ma,
come
così si obliga servire, mentre però quest’anno ha
ercitare quello del secondo, e tanto più quanto che dovendovi essere (
come
si dice un capitano spagnolo) non sa come possino
uanto che dovendovi essere (come si dice un capitano spagnolo) non sa
come
possino accordarsi le cose. Ha anche significato
della quale non vorrei che al tempo di partire ci fossero contrasti,
come
ne furono a Padova l’anno scorso, che non voleva
di lei Congiunto, le quali certamente non possono essere così sicure,
come
le mie, intorno a’ miei disegni, le dico, che ho
isegni, le dico, che ho scarabocchiato, può dirsi, in sul ginocchio e
come
la penna getta, un Ragionamento, in cui ribatto l
e. Posso però assicurarla, ch’Ella non avrà motivo di lagnarsi di me,
come
finora ha fatto di altri suoi contraddittori. Ell
la prevengo, gliene farò presentare un esemplare, considerandola più
come
Giudice, che come Parte. Da ciò può inferire, se
ne farò presentare un esemplare, considerandola più come Giudice, che
come
Parte. Da ciò può inferire, se mai io abbia volut
chiedere mercè, e per incatenarmi al suo Carro Trionfale Apologetico,
come
con dolce sogno si figurò di avervi più altri avv
rato di tal polso impiegata contro di me meritava che si disprezzasse
come
indegna di risposta? Il di lei Congiunto avrà imm
robando, o una irruzione repentina, e che suo dover fosse il vegliare
come
buona sentinella in tempo di guerra per dar la vo
ti ferrum, date tela, scandite muros. Si sarà ingannato perchè non sa
come
io pensi. Il discordare noi due in qualche punto,
he a farci passare gajamente que’ momenti che spendiamo a respingere,
come
ci diamo a credere, con bravura l’avversario. Io
i, e Francesi, e Inglesi, e Alemanni verranno a vagheggiare l’Italia,
come
la Madre delle Belle Arti, e dell’Ospitalità. Le
momentanea, passano di moda, e muojono nel bujo: ma le Nazioni stanno
come
monti sublimi, per lungo corso di secoli, e per a
ul Baltico; e chi sa che un dì non s’innamori di un Turbante? Ed Ella
come
l’intende? Della stessa guisa? Io lo desidero: co
m’ingegno tratto tratto di citare in falso unicamente per esaltarla,
come
feci p. e. in un passo di Lilio Giraldi, riguardo
di dar risalto a’ veri suoi pregi, i quali nè pochi sono, nè volgari,
come
mostrerò nell’ultimo Articolo del mio Discorso. A
uogo a riflettere, che quanto più essa sarà naturale nell’abbellirsi,
come
fa oggi giorno, tanto più mostrerà la nativa sua
Calcolona tradusse con libertà e rettificò varie commedie spagnuole,
come
può osservarsi nelle sue date alla luce più Volte
commedie dell’arte tessute solo a soggetto senza dialogo premeditato,
come
le cinquanta pubblicate nel 1611 dal commediante
mitazioni delle commedie spagnuole, e con altre ancora più difettose,
come
il Conte di Saldagna, Bernardo del Carpio, Pietro
ecc. E queste sono le commedie spagnuole sfigurate più dagl’istrioni,
come
accenna Carlo Goldoni, le quali il Lampillas supp
va che fossero le altre soprannomate tradotte da’ letterati e purgate,
come
dicemmo, da’ difetti principali. E questi sono, e
nde si fece ammirare nel carattere di Formica personaggio raggiratore
come
il Coviello ed il Brighella, ed in quello di Pasc
i nella parte contadinesca di Schitirzi da lui inventata fu decantato
come
il miracolo delle scene. Quanto poi al Rosa (ag
di Luigi XIV. Piacque il sua giuoco scenico naturale e grazioso ma
come
poteva dilettar pienamente in Francia un caratter
n carattere di cui non aveasi idea veruna, ed un dialetto sconosciuto
come
il napoletano? Pur non lasciò di eccitare il riso
poco o nulla gli nocque il patrio linguaggio. È troppo noto che egli
come
attore soltanto controbilanciava il gran Moliere
to che egli come attore soltanto controbilanciava il gran Moliere che
come
autore ed attore quivi spiegava gl’inimitabili su
tresì che lo stesso Moliere non vide mai così pieno il proprio teatro
come
ne’ quattro mesi che Scaramuccia abbandonò Parigi
he questa maschera di Pulcinella non era miga caricata mostruosamente
come
poi si alterò col dipartirsi dalla prima. Era al
, nato verso il 1639, figlio, forse, del precedente, si recò a Parigi
come
stipendiato nella Compagnia italiana. Dopo qualch
rvo sciocco, che il Geratoni rappresentò con molto successo, e sempre
come
stipendiato, sino all’anno 1684, in cui fu ricevu
so, e sempre come stipendiato, sino all’anno 1684, in cui fu ricevuto
come
attore socio, e recitò il Pierrot in francese nel
il nome, ma appartenente a buona famiglia, e un po’ in là cogli anni,
come
ci avvertono i fratelli Parfait (op. cit.). Qu
occupa sempre un de’primi posti, quando non sia il primo addirittura,
come
nel quadro de’Comici italiani dello stesso Wattea
precedente, conosciuta in teatro col nome di Sidonia, nata in Francia
come
Babet, esordì alla Comedia italiana con la parte
itudini all’arte scenica, fu al suo esordire applauditissima, nè solo
come
attrice, sì ancora come danzatrice ; chè nel ball
, fu al suo esordire applauditissima, nè solo come attrice, sì ancora
come
danzatrice ; chè nel balletto d’uso dopo la comme
bile tutte le grazie ond’era piena, specie in quella di Fedra, che fu
come
suggello alla sua celebrità. Poco sopravvisse a B
colorire di azzurro, di giallo, di perso, di vermiglio, e più e meno,
come
richiede lo effetto della figura. I lavori di cam
, o gelosia ed altre simili cose. Come si devono portare le faldigie,
come
la scuffia in balzo riesca meglio, o coprendo tut
ne vedere un dito o due. A quali donne riescono le orecchie forate, e
come
meglio se gli confaccino o le perle, o le fila d’
o le perle, o le fila d’oro, ed in anella rivolte. Le guise di cassi
come
vogliano essere a far parere il petto morbido e f
poco o meno. Gli monili, le catene d’oro, le perle ordinate in filza
come
faccino parere più altera la donna. Delle anella
ù altera la donna. Delle anella ancora quali dita si debbano ornare ;
come
deve muovere il passo la donna, come deve ridere,
a quali dita si debbano ornare ; come deve muovere il passo la donna,
come
deve ridere, come volger gli occhi, come far rive
bbano ornare ; come deve muovere il passo la donna, come deve ridere,
come
volger gli occhi, come far riverenza ; e in quali
e muovere il passo la donna, come deve ridere, come volger gli occhi,
come
far riverenza ; e in quali atti più di grazia e p
inatamente acconcie ed ornate, che se a loro stesse fossero così note
come
a chi le mira, si andariano tutte a riporre. Elle
Beretta Federico. Recitava il 1675 le parti di Capitano Spagnuolo,
come
si è potuto vedere dalle lettere di Francesco All
scritturato dal Duca, pare che non raggiungesse subito la compagnia,
come
avrebber desiderato i comici, e specialmente il T
del Duca con la lettera seguente, tratta dagli Archivi de’ Gonzaga, e
come
l’altre gentilmente comunicatami dall’ egregio ca
sso ministro tocca del Beretta ; la scrittura del quale, dice, non sa
come
possa conciliarsi con quella di suo figlio Virgin
oltissime altre cose ci sarebbono state da aggiugnere in una materia,
come
è la presente, composta di tante parti; ciascuna
ndo59. [Concl.2] Ma poiché l’argomento o il libretto contiene in sé,
come
si disse da principio, ogni parte, ogni bellezza
’uno di essi è Enea in Troia, l’altro Ifigenia in Aulide 60. Quello è
come
in embrione; questo è spiegato in ogni sua parte
in azione con qualche leggieri mutazioni solamente, perché ogni cosa,
come
è dovere, si riferisca ad Enea, che è il protagon
genia di costume eguale. Ama essa la vita per sentimento di natura; e
come
di sangue regio e greca, se ne va con fortezza d’
incipio; e con subito cambiamento non apparisce da ultimo tutt’altra,
come
la rappresenta Euripide, per la qual disuguaglian
o: vedere se elle sono praticabili o no; e se io non fo per avventura
come
colui il quale, dopo date le più belle regole del
lle scene incurvata dal dolore, e non dagli anni, ella avrebbe potuto
come
Alamanno Morelli rimaner lunghissimi anni, vero s
conobbe che non restasse vinto dalla mitezza dell’anima sua. Tornata,
come
ho detto, al lume della ribalta il febbraio del ’
descrivon la donna, com’io la conobbi. Amata, ammirata, adorata ! Se
come
attrice è stata ammirata, Adelaide Falconi come d
mmirata, adorata ! Se come attrice è stata ammirata, Adelaide Falconi
come
donna è stata amata ed adorata perchè è stata una
e, che si agita tra le coulisses, il nome della Falconi è pronunziato
come
quello di Maria Vergine Santissima ; ed in quel m
come quello di Maria Vergine Santissima ; ed in quel mondo pettegolo,
come
moglie, come madre, ella è semplicemente venerata
i Maria Vergine Santissima ; ed in quel mondo pettegolo, come moglie,
come
madre, ella è semplicemente venerata.
lingue, ricerca importantissima nella storia dello spirito umano, ma
come
tutte le altre della metafisica, coperta di nebbi
o scioglimento delle quali risulta la perfezione delle arti di gusto:
come
se l’innocente e sicuro diletto che può ritrarsi
econdo i gradi di latitudine, o di longitudine geografica. Ma di ciò,
come
ancora delle cagioni morali, che contribuiscono a
arazzata, e perché costretto il compositore a escludere molte parole,
come
disadatte alla espressione, s’impoverirebbe di mo
asce che le note di rado o non mai vadano d’accordo coll’intonazione,
come
spesso adiviene nella musica francese. Non ha d’a
te notate nella Lombardia, ma sono principalissime presso a’ toscani,
come
si vede negli autori loro, ed io ho non poche fia
nomi siano verbi, terminano in vocale, eccettuati alcuni monosillabi,
come
“sur, in, con”, o quando per accrescer forza al d
itamente il periodo, in una cadenza si troncano infine alcune vocali,
come
“finor, fedel” da “finora fedele”. Siffatte desin
catezza, che scorgesi in questi e simili esempi si debbe argomentare,
come
fanno alcuni critici francesi, i quali si compiac
rovveduto ora col frequente raddoppiamento delle medesime consonanti,
come
“alloppiare, oggetto”, il quale, oltre il sostene
icale misura: ora battendo fortemente su alcune consonanti “b, ff, r”
come
“arruffa, vibrato”, sulle quali, principalmente s
a.» [10] Si leggano inoltre alcuni pezzi scelti di Dante e d’Ariosto
come
sono la morte d’Ugolino, e le prodezze di Rodomon
i numero che alla poesia si confà, sarebbe a proposito per la musica,
come
alcuni affermano innavertentemente. L’armonia poe
mettendo l’accento sulla seconda, far brievi le tre che le rimangono,
come
in “determinano”: può fare lo stesso in una parol
n “determinano”: può fare lo stesso in una parola di quattro sillabe,
come
in “spaventano”: abbonda moltissimo di piedi datt
ro sillabe, come in “spaventano”: abbonda moltissimo di piedi dattili
come
“florido, lucido”, piedi che molto giovano all’ar
evole rende la musicale misura: adatta l’accento ora sulla penultima,
come
in “bravura, sentenza”, ora sull’ultima, come in
to ora sulla penultima, come in “bravura, sentenza”, ora sull’ultima,
come
in “morì, bontà, virtù”, dal che vario e differen
nte potrebbero misurarsi, ond’è che può formare dei piedi il trocheo,
come
“venne fronde”, il giambo come “farò virtù”, l’an
che può formare dei piedi il trocheo, come “venne fronde”, il giambo
come
“farò virtù”, l’anapesto, come “gradirò”, lo spon
rocheo, come “venne fronde”, il giambo come “farò virtù”, l’anapesto,
come
“gradirò”, lo spondeo, come “sogno”, e il dattilo
il giambo come “farò virtù”, l’anapesto, come “gradirò”, lo spondeo,
come
“sogno”, e il dattilo, come “timido”, dal vario a
, l’anapesto, come “gradirò”, lo spondeo, come “sogno”, e il dattilo,
come
“timido”, dal vario accopiamento de’ quali può co
viziosa di accenti, sarà ricca parimenti d’espressione, e di melodia,
come
all’opposto, chi ne scarseggia avrà una melodia l
ente trasfondersi cosicché la poesia fosse dalla musica inseparabile,
come
avvenne alla lingua greca nel suo principio. L’il
mento delle parole si fa non secondo l’ordine naturale delle idee, ma
come
più torna a proposito per la bellezza del periodo
ta di alcuni cinquecentisti specialmente quando è affettata, e lunga,
come
adiviene fra gli altri nello Speroni, nel Dolce,
e uniforme: ora questo medesimo accozzamento a bello studio cercando,
come
lo richiede la sostenutezza e gravità dell’oggett
aglia a esprimer tutte le passioni, e a dipinger tutti gli oggetti, e
come
divenghi lo strumento egualmente dallo spirito de
iane, e spagnuole è piena d’oscurità, di confusione, e di gonfiezza»,
come
se la gonfiezza, e l’oscurità fossero un vizio de
one, e le leggi hanno dovuto piegare sotto il furore delle conquiste,
come
si vede nella lingua francese, la quale altro non
e essendosi vedute di buon ora in Italia signorie grandi, e possenti,
come
quella di Genova, Pisa, Firenze, Vinegia, Roma, M
Petrarca, e Bocaccio, prime sorgenti della mollezza della loro lingua
come
Dante fu il primo ad aggiugner la robustezza purg
di divenire scrittori. [21] Se non che siffatto donnesco ascendente,
come
giova a far germogliar il gusto, e perfezionarlo,
do loro sforzati a preferire lo stile d’un giorno, che nasce e muore,
come
gli insetti efimeri, alle bellezze maschie e vigo
tanto adoperate dai Latini, dai Francesi e dai popoli settentrionali,
come
sarebbero “f, p, t, c, b, k, g, m, ll, rr” sono a
stre parole; che niun vocabolo termina con due consonanti in seguito,
come
avviene agl’Inglesi, Tedeschi, Francesi e Latini;
notra lingua maestosa, e sonora senza renderla per questo men bella,
come
le frequenti desinenze in “-as, -es, -os” non tog
oni, gli accenti, e la prosodia si trovano appuntino nella spagnuola,
come
si dovrebbe da un filosofico, e imparziale confro
ma non mi sfugge altresì, che i saccenti, e i zerbini d’Italia sono,
come
quelli di tutti gli altri paesi, la più ridicolos
: «Una lingua che abbondasse in vocali, e sopra tutto in vocali dolci
come
l’italiana, sarebbe la più dolce di tutte. Essa f
olamente esser dolce, ma esser ancora variata. Una lingua, che avesse
come
la spagnuola, una opportuna mischianza di vocali,
n quella spontaneità. Certo l’ Emanuel dev’essere additato ai giovani
come
specchio di vero artista ; chè niuno forse accost
io tre, quattro, cinque volte, poi la studio letteralmente a memoria,
come
facevo a scuola del cómpito, poi comincio a plasm
ia. Dico sempre a me stesso : ah ! questa non arriverò mai a renderla
come
l’autore l’ ha creata ! La lascio, ci penso, mi f
scia al momento di entrare in scena, poi divento freddo e calcolatore
come
un giudice. E questa lotta per certi lavori è dur
n anima, senza fronzoli, senza declamazioni, senza preoccupazioni del
come
è vestito : leggete Alfieri, ma recitate Augier,
za suono e senza rumore, li aveva persuasi, che i Romani erano uomini
come
noi. Leggano, leggano quei signori critici il Giu
ed è per questo che sarà eterno. Le leggi del vero sono intangibili,
come
la più grande e raffinata espressione della verit
ale : è un Otello sofisticato : quello sta all’ Otello di Shakespeare
come
il panettone al pane : è più dolce ma non si dige
llo, generale della potenza più civile d’allora, non lo vogliono uomo
come
noi : lo vogliono africano a tutti i costi !… Ebb
della repubblica, capitano di ventura, nato da stirpe regia, gentile
come
una fanciulla, buono ed ingenuo come un bambino,
a, nato da stirpe regia, gentile come una fanciulla, buono ed ingenuo
come
un bambino, dovrebbe dimostrare al pubblico un’in
gio tutto il vostro cuore e la vostra mente : sentite la sua passione
come
la sentireste voi stessi se vi trovaste nel suo c
suo caso : provate cinque, sei, sette volte quella parte alla mattina
come
pensate di farla alla sera…. e la creazione è fat
la creazione è fatta. Le quali parole sono anche una riprova del
come
egli si venne acquistando la fama di direttore pr
a capo di una compagnia, e che di questa compagnia faccia una scuola,
come
ora sta facendo. L’esecuzione della Fedora è un p
rettori indicati per una compagnia stabile, nella quale abbondassero,
come
di dovere, gli elementi giovani. - Intorno all’ar
l meno. A ogni nuovo trionfo, il buon pubblico pietoso, che ha sempre
come
bisogno di mettere un ma stridente a ogni gaiezza
ra impicciolivano a vista d’occhio. Stabilitasi a Firenze, vi recitò,
come
addio, nel dicembre del ’58, e a fianco della Ris
tra bianca porta il semplice nome di Carolina Internari. Dire di lei
come
artista non è difficil cosa. Fu grande nel più la
osa. Fu grande nel più largo senso della parola, così nella tragedia,
come
nella commedia e nel dramma ; e nella sua grandez
il, vero, caldo amator Perèo ?…… noi la vedemmo – scrive l’anonimo –
come
vinta in quel punto dalla violenza della passione
Come donna, sposa e madre, ne piansero gli amici, lo sposo, i figli ;
come
attrice ne piange ancora l’Italia. 20 7mbre 1873
ato di Carolina Internari ! Dalle sfere ignote (ove certo signoreggi,
come
quaggiù nella memoria dei mortali) rivolgi a me u
sso esprimerti il contento. Dio ti benedica e ti conceda immensi beni
come
meriti, come brami, e come t’invoco dal cielo e c
i il contento. Dio ti benedica e ti conceda immensi beni come meriti,
come
brami, e come t’invoco dal cielo e come spero ott
Dio ti benedica e ti conceda immensi beni come meriti, come brami, e
come
t’invoco dal cielo e come spero otterai. Dio dia
eda immensi beni come meriti, come brami, e come t’invoco dal cielo e
come
spero otterai. Dio dia bene a chi me la procurò,
i Giovanni. Attore di buon nome, così esperto nel recitar la tragedia
come
la commedia seria e giocosa. Anche sosteneva con
ez, e Luigi Perelli. Viveva ancora nel 1782, amato e stimato da tutti
come
uomo e come artista. Si trova nel Teatro applaudi
Perelli. Viveva ancora nel 1782, amato e stimato da tutti come uomo e
come
artista. Si trova nel Teatro applaudito, vol. III
empo perso sosteneva anche la maschera di Arlecchino in alcune farse,
come
nell’Arlecchino spaventato dalle supposte ombre,
la Malloni, attribuendo a quella le lodi di questa, e citando persino
come
errore di stampa il nome di Delia nel libretto di
il penar, cara e diletta l’amorosa prigion la pania avea. L'ammirai
come
Nume, e come Dea mi fu strale d’amor, face e saet
ra e diletta l’amorosa prigion la pania avea. L'ammirai come Nume, e
come
Dea mi fu strale d’amor, face e saetta, mèta de'
n puro zelo l’alma, Signor, donata, che congiunta gode felice in Voi,
come
in suo cielo. Dal qual sonetto si potrebbe anche
inferire ch'ella fosse qualcosa più che amica del compagno d’arte. Ma
come
ciò concorderebbe col bel candore decantato da Fr
Satan Angelo immondo, e con li giusti godi eterna pace. E sopratutto
come
concorderebbe con questa terzina del Fidenzi (pag
ci, par ch' Ella ne avesse parecchi, e in ogni sorta di composizione,
come
accenna il Boldri in una sua canzone a pag. 80 :
trui cor dolce rapina. ……… Ch' Ella fosse congiunta a Cesare Nobili,
come
inclinerebbe a credere il Belgrano, non si può di
i ultimi ufficj . . . E prego te se quinci avrai l’uscita Libera,
come
spero e come credo (Che in te non han d’incrudel
cj . . . E prego te se quinci avrai l’uscita Libera, come spero e
come
credo (Che in te non han d’incrudelir cagione)
iderarono da un Gravina, da un Crescimbeni e da altri gran letterati,
come
i primi ristoratori del buon gusto in Italia. Non
stravagante? una pazza iperbole? un’ antitesi puerile? Niente di ciò,
come
ognun vede. I Latini di miglior nota si valsero d
del dramma, sembrando che Attila dovrebbe dipingersi furioso, se non
come
Oreste pieno di rimorsi, almeno come dominato dal
rebbe dipingersi furioso, se non come Oreste pieno di rimorsi, almeno
come
dominato dall’ira in estremo grado, ma non già ri
dominato dall’ira in estremo grado, ma non già ridicolo ed impetuoso
come
un pazzo. La infeliz Marcela non è solo una spec
come un pazzo. La infeliz Marcela non è solo una specie di novella,
come
diceva il medesimo Montiano, ma un tessuto ci sce
Alarico fugge. Formio capo della masnada consegna Marcella a Felina,
come
Isabella nell’Ariosto è data in custodia alla vec
e indecenze. Elisa Dido non rappresenta questa regina amante di Enea
come
cantò Virgilio. La favola del Virues si aggira su
a morte. Impone dunque, altro non potendo, a’ Cartaginesi di adorarla
come
una divinità, e la tragedia finisce. Tutti i cinq
nazione pur di Madrid allevasi altro simil coro di evirati, si scriva
come
segue. *. Al medesimo Capo III, art. IV, pag. 19
t. IV, pag. 194, lin. 3, dopo le parole, pochi anni sono, si aggiunga
come
segue. **. Al Capo IV pag. 203, lin. 9, in vece
to nella Compagnia drammatica di Alamanno Morelli, nella quale esordì
come
prima attrice. Nell’ ’84-’85-’86 venne al marito
lla diretta da Virginia Marini. L’Emilia, anzi l’Emilietta Aliprandi,
come
la chiamano ancora con vezzo gli amici, non fu in
detto semplicemente che il ruolo di Ortensia era quello di servetta,
come
l’Olivetta, la Nespola, la Francischina, ecc., di
al Sand e ai Parfait era il modenese Giacinto Bendinelli o Bendinely,
come
si trova scritto nel suo atto di matrimonio colla
rova scritto nel suo atto di matrimonio colla Poulain ; o Bandinelli,
come
egli nel medesimo atto si sottoscrive. Dell’Allor
ttere autografe che riproduco ridotte di un quarto, nelle quali sono,
come
il lettore vedrà, notizie di non poco interesse.
dell’Archivio storico Gonzaga di Mantova, dalle quali si vede chiaro
come
l’Allori fosse non solo attore, ma anche autore e
e dall’A. S., sono a suplicarla a darmene qualche motivo, aciò sappia
come
regolarmi, perchè dovendo io portarmi a Bologna,
giorni, caso che si havesse d’andare a Padova o per lo Stato veneto,
come
mi giova di credere, lascierei parte della mia ro
avesse qualche pretensione irragionevole li rendo motivo a ciò sappia
come
contenersi, et in particolare nell’interesse dell
Ser.mo S.r Duca e V. S. Ill.ma, et quelle cose che si espettano a me
come
primo moroso non intendo che alcuno mi metta il p
deve la compagnia deve principiare, et a qual parte deve incaminarsi,
come
nella sua mi accenna, giacchè la mia putta sta as
o, tornò in Italia, non so in che anno (nel’58 era certamente a Roma,
come
si vede ai nomi di Lolli e Bandinelli) per poi re
preciso. La pazzìa del Dottore era un Caval di battaglia dell’attore,
come
quella d’Isabella di F. Scala, o di Pantalone d’I
o morto l’anno 1571 fu attore ed autore molto esperto, ed applaudito,
come
sappiamo da una lettera del Parabosco. Egli scris
l nome di Capitano Spavento da Vallinferna, volle ancora distinguersi
come
autore scrivendo più dialoghi, farse e commedie o
oghi, farse e commedie ove acciabattò quanto aveva in iscena recitato
come
attore, cioè le rodomontate. Generalmente i pubbl
i nobili civili istruiti per proprio diletto ed esercizio. Si notava,
come
dicono i commedianti, a soggetto, il piano della
altri nel libero popolo Ateniese sempre che gli autori non mancavano,
come
Sofocle, di voce e di disposizioni naturali propr
classe de’ commedianti di mestiere tanti stimabili scrittori comici,
come
Des Touches, Regnard, Du-Freny, Saint-Foi, Piron,
rley, in Gai, in Stèele? Garrick che fu l’Esopo dell’Inghilterra, può
come
autore gareggiare co’ nominati valenti scrittori
i Melpomene, o vi entrarono strisciandosi pel suolo a guisa di bisce,
come
l’Andreini, e nella stessa commedia consultarono
ersonaggi o sciocchi, o ridicoli, o astuti nelle commedie introdotti,
come
sono Don Pasquale de’ Romani, la Pasquelle de’ Fi
amor d’un’attrice nota col nome di Fragoletta, e s’era dato al teatro
come
violinista, ballerino e comico, la tolse in mogli
Londra, ove Zanetta, infrangendo la promessa fatta a’parenti, esordì
come
attrice. Tornaron poi col figlio Francesco, nato
e non conosce riserbi di sorta, ha per la madre parole di sangue, sia
come
artista, sia come donna. Fu amante dell’Imer, al
rbi di sorta, ha per la madre parole di sangue, sia come artista, sia
come
donna. Fu amante dell’Imer, al quale dava frequen
la maggiore o minor sua bellezza, sulla quale i pareri furon diversi,
come
abbiam visto nell’anonimo critico tedesco, e come
reri furon diversi, come abbiam visto nell’anonimo critico tedesco, e
come
vediamo in Carlo Goldoni, che chiama la Zanetta (
llustri parenti celebri nel foro…. c nelle cattedre della sua Patria,
come
non meno ne’ gradi eccelsi di Religioni claustral
po a otto giorni morì miseramente a soli 52 anni. Dice il Bartoli che
come
artista egli fu irreprensibile, ma che, come uomo
nni. Dice il Bartoli che come artista egli fu irreprensibile, ma che,
come
uomo, corse troppo a sciolta briglia dietro gli a
625, se ne tornò in Italia, salendo in grande rinomanza non solamente
come
attore e capocomico, ma anche come scrittore. Fu
in grande rinomanza non solamente come attore e capocomico, ma anche
come
scrittore. Fu uomo piissimo ; e dice Francesco Ba
ailhava ne’ suoi studî su Molière – sosteneva la parte di Fulvio, non
come
amante turbato dal suo amore, ma come un matto fu
steneva la parte di Fulvio, non come amante turbato dal suo amore, ma
come
un matto fuggito dall’ospedale. Recava in testa u
e funebre di Adriano Valermi per la Vincenza Armani ; mostrando così,
come
la fama di un attore serio, e sopratutto amoroso,
di giudicar le azioni della plebe e de’signori !…. Potrebber passare
come
tirate da dramma domenicale per solleticare l’amo
bbe un servizio, et ad una par vostra si dice ajuto. Il ruffianesmo è
come
il furto : in un grande è agrandimento di stato,
rsonaggio di Spacca ; il quale, mentre può essere, talvolta Capitano,
come
vediamo nei Balli di Sfessania del Callot, da cui
r essere riprodotta anche oggi con lievi modificazioni ; e si capisce
come
restasse viva sulla scena oltre un secolo. Nullam
tiche nature. I primi passi nell’arte furon fatti con un ciarlatano,
come
accadde al Bissoni (V.) e ad altri. Lascio raccon
n era in uso il montar in banco in quei paesi, il Superiore non sapea
come
deliberarne : però quello mandò da un Superiore s
re le Negromanzie in quei paesi : il Monferino stupefatto, gli disse (
come
era vero) che non sapeva manco leggere, non che s
periore gl’impose che non altercasse con parole ; che egli ben sapeva
come
si fa, e che in Italia aveva veduto ciarlatani pr
ersone non escono volentieri di casa, e pochi vanno alla Commedia ; e
come
le persone non vanno alla Commedia, i Comici fall
lla sua guardia, e di maggior onore mi voleva far degno, s’io ambiva,
come
ne può far fede l’Ill.mo ed Eccell.mo Sig. Duca d
’Gelosi altro carattere che quello di un furbo e astuto compare ; ma,
come
il Mezzettino, e più tardi lo Sgannarello frances
e alla luce il figlio Giambattista. E poi : di questi non facea parte
come
Franceschina la famosa Silvia Roncagli ? Forse, a
insieme agli altri comici, non mi par cosa di gran rilievo ; poichè,
come
accenna il Baschet, molti di quei quaderni conten
ni contenenti le spese straordinarie furon distrutti. Noi camminiamo,
come
ognun può vedere, nella via delle ipotesi, ed è p
ecisamente a Padova. Lo troviamo il 1584 nella Compagnia degli Uniti,
come
si rileva dalla seguente lettera da Ferrara al Pr
ervi di V. A. S., di nuovo tornata insieme la Compagnia di Pedrolino,
come
già era, et anco migliorata di personaggi famosi
rincipe. Nel 1587 pare che Messer Battista si fosse fatto capocomico,
come
può rilevarsi da quest’altra lettera, tolta pure
era, tolta pure dal D’Ancona (II, 492), dalla quale anche si apprende
come
egli fosse già da tempo in que’ rapporti relativa
mo il Ganassa prender parte alle nozze di Lucrezia d’Este in Ferrara,
come
è detto in questo brano di lettera riferito dal S
n è ben chiaro se si tratti della lingua materna di lui, o di quella,
come
a me par più probabile, della maschera ch’ei rapp
ù probabile, della maschera ch’ei rappresentava. Testimonianze di lui
come
artista e come uomo non mancano. Il De la Fresnay
lla maschera ch’ei rappresentava. Testimonianze di lui come artista e
come
uomo non mancano. Il De la Fresnaye Vanquelin dic
ici italiani, e cominciò a recitare all’ uso nostro ; e se bene egli,
come
anche ogni altro suo compagno, non era bene e per
che prima non facevano. Tutto questo io accetto per vero, e credo che
come
Ganassa cercava di apportar utile e diletto co’ s
uenesche fu creato in dispetto e a derisione degli Spagnuoli, di cui,
come
Pulcinella, egli esagerava il naso prominente e l
tar nella Compagnia de' Fiorentini di Napoli, poi si scritturò il '51
come
amoroso nella Compagnia di Luigi Domeniconi. Ma d
ia, ne assunse egli la condotta e la direzione, fortunatissimo sempre
come
capocomico, l’ idolo del pubblico e delle imprese
tissimo sempre come capocomico, l’ idolo del pubblico e delle imprese
come
attore. La rinomanza sua era giunta a tale, che n
oichè in tutte egli fu eccellente. Talvolta anche uscì dal suo ruolo,
come
ad esempio, nella Satira e Parini del Ferrari, in
60 lire. Ne feci due repliche con bel teatro, e piacqui immensamente,
come
pure il Raimondi nella parte del Suggeritore. Bel
ore. Bellissimi articoli mi scrissero tanto sulla Gassetta officiale,
come
negli altri fogli di Venezia. Mi dichiararono sup
do anzi gli venne in quella compagnia, nella quale era segnato a dito
come
il più nobile de’giovani brillanti. Passò da ques
Italia, così colle comicità grottesche del Flaupin ne’ Buoni villici,
come
colla compassata rigidità del Metzburg nel Ridico
ata rigidità del Metzburg nel Ridicolo ; così nel Tatà dell’Andreina,
come
nel Prospero delle Zampe di mosca. Ebbe poi un’at
un’attitudine singolare a’dialetti, de’ quali mescolava alcune farse,
come
p. es. Scarpa grossa e Cervello sottile, riproduc
loghi, e non poche pochades ridusse per la scena italiana. Va citata,
come
singolarità, la sua avversione ai versi ; tanto c
l discorso di quell’Erudito così riguardo alla Tragedia del Carretto,
come
riguardo al Vasco, ci vuole almeno rimproverare c
ci vuole almeno rimproverare che tale Tragedia non doveva chiamarsi,
come
noi facemmo, regolare e scritta con arte. E sì io
nche si tratta di perfezione, ma di anteriorità nel genere; or questa
come
può negarsi alla Tragedia del Carretto, perchè la
stinguere il suo genere dall’Azione, da’ Caratteri, e dalle Passioni,
come
dalla divisa si conosce a qual Regimento apparten
del proprio inganno. L’Azione di questa Sofonisba è grande, è eroica,
come
la richiede Teofrasto: i Caratteri sono gravi e t
Aristotile: le Passioni forti, perturbate, superiori alla mediocrità,
come
si pretendono nella Tragedia da tutti gl’Intellig
i gl’Intelligenti: non havvi mescolanza veruna di tragico col comico,
come
si trova almeno in sei o sette delle quindici Tra
on ciò si afferma forse che egli terminò di scriverla verso il 1515.,
come
Voi fate dire al Giraldi? Se l’avete letto voi st
ella dunque del Trissino che la precedè, fu recitata prima del 1516.,
come
io dissi. Vero è che il Zeno nelle Note al Fontan
gnor D. Saverio. Importa solo il sapere che due anni prima del 1516.,
come
vuole il Voltaire, o del 1517. come risulta dall’
ere che due anni prima del 1516., come vuole il Voltaire, o del 1517.
come
risulta dall’osservazione del Zeno, la Sofonisba
giere, oscene, e licenziose. Or non essendo sicuri della loro specie,
come
poteva il Varchi compaparle con le favole del Ruz
specie, come poteva il Varchi compaparle con le favole del Ruzzante?
come
posporle a queste? In oltre il Varchi parla dell’
per certi versi de’ suoi frammenti ci fa chiari che avesse anch’egli,
come
Sofocle scritta un’ Antigona. Ma non so come l’Al
ri che avesse anch’egli, come Sofocle scritta un’ Antigona. Ma non so
come
l’Alamanni poteva tradurre una Tragedia Greca per
Trissino sostenuto che il Dialetto Fiorentino non dovea considerarsi
come
lingua generale Italiana. Or quando l’erudizione
nque della nostra Letteratura riconosce nella Sofonisba de’ difetti1,
come
la poca gravità dello stile: ma vi scorge ancora
li argomenti finti (ad onta di varie ottime Tragedie di fatti ideati,
come
il Torrismondo, l’Alzira &c.), e che si cavin
i componessero in Italia. Il Signor D. Giuseppe Lopez de Sedano dice,
come
il Montiano, che le scrivesse prima del 1533., ma
i? Ma felice il Perez se invece di scorciare, alterare, e rattoppare,
come
ha fatto l’Elettra del Greco Maestro, l’avesse co
con rappresentarvi che le azioni dell’Ecuba Greca non sono già molte,
come
Voi dite, senza forse ricordarvi della favola di
imo Euripide nella scena che incomincia, ιὠ μᾶτερ μᾶτερ τι βοᾶς. Ecco
come
io informemente tradurrei questo breve squarcio s
bacino questi due generi, o che essi siano un solo genere eterogeneo,
come
furono nelle mani di Lope e Calderon. Io non dubi
fine di quest’articolo : comunque sia, a me non par punto esagerata,
come
parve all’Adolfo Bartoli (op. cit.), quella fama
Zingara furon gli stessi della Pellegrina del Bargagli. Io non credo,
come
parve ad altri, che la Zingara e la Pazzia fosser
che la gatta fusa fusse amica delle belle fanciulle d’Algieri : pure
come
piacque al Califfo d’Egitto fu concluso, che doma
prezioso velo l’alma natura, e le mortali spoglie, il bel cogliea, si
come
fior si coglie, togliendo gemme in terra e lumi i
re valga la pena di trascrivere, così per le nuove cose ivi discorse,
come
per una riprova dell’interesse che le LL. Maestà
el c’ hauessi dimandato. Scriuo dunque sì per ubbidir alla Commiss.e,
come
perchè mi sarebbe più caro di renderle grazie del
e ch’ anderà in Provenza ; e che per ottobre deu’essere in Lione. Sia
come
si voglia, se V. S. si compiacerà di farmene degn
ia come si voglia, se V. S. si compiacerà di farmene degna, ben saprà
come
farlo, e le mi inchino di nuovo. Prima della sua
ingegnose, talor bislacche, piene di fiorettature uggiose, snervanti,
come
ad esempio : 1. L’esser e ’l non esser secondo a
5). E nell’Amoroso Contrasto sopra i Saluti : 4. Mario. Vi saluterò
come
corvo, poichè così volete, ma non vorrò già dire
la leggiadra semplicità dello stile. Anche Adolfo Bartoli che trovò,
come
dissi, esagerata la Fama della medaglia, conchiud
re in poeti del suo tempo e di maggior grido, e ai quali farò seguire
come
chiusa una canzone, la seconda delle poesie funeb
mantovano, fu autor comico, poeta e impresario di compagnie comiche,
come
rilevasi dalla supplica a Francesco Gonzaga Conte
uomo ; discorrendo sopra il modo di rappresentar le comedie in atti ;
come
hà fatto negli altri suoi discorsi ; assai uerame
apartiene al soggetto, di che uolete che hoggi si fauelli. Sant. Et
come
? Ver. Questa è una lista ch’ io fò, de gli habi
mi condur poi isproueduto a fatti. Sant. Hor noi siam qui, e per far
come
il pardo, al primo salto la preda, cominciaremo a
ta : che douendo l’histrione ingegnarsi, et sforzarsi quanto piu può [
come
diremo] d’ingannar lo spettatore in tanto, che li
o non solo uilipende lo spettacolo, ma disprezza anco se medesmo, che
come
fanciullo si sia lasciato condure, a udir, come s
anco se medesmo, che come fanciullo si sia lasciato condure, a udir,
come
si dice in prouerbio, la nouella de l’ oca. il ch
se gl’ appresentano. se pero gl’ histrioni saranno bene essercitati,
come
gli si richiede. Sant. Certo, conosco esser uero
assai, quanto alla clettione della comedia, et ditene eletta che sia,
come
ui gouernate. Ver. Prima io ne cauo tutte le par
uello stato, che hanno da imitare piu perfettamente che sia possibile
come
sarebbe, che uno inamorato sia bello un soldato m
a questo puo seruir solo, lo hauer il recitante bona uoce per natura,
come
dissi che dopo la bona pronuncia principalmente l
tte le parole fin all’ultime sillabe. senza lasciarsi mancar la uoce,
come
molti fanno, onde spesso lo spettatore, perde con
spiacere, la conclusione della sentenza. Sant. Se nel recitare si hà
come
credo ad imitar l’uso del parlar familiare, giudi
ar familiare, giudicarei, che quel recitar cosi adagio, e con tardità
come
dite, togliesse il naturale al dire. Ver. Siate
e ueduti di quelli che ad una mala noua si sono impalliditi nel uiso,
come
se qualche gran sinistro ueramente gli fosse acad
mini, che di recitare perfettamente si sono dilettati a tempi nostri [
come
il mirabile Montefalco et lo suegliatissimo Verat
no troua anco mouimenti et gesti assai apropriati, da farla comparire
come
cosa uera, Et a questo gioua molto [come anco in
ropriati, da farla comparire come cosa uera, Et a questo gioua molto [
come
anco in molte altre parti è utile] lo hauer per g
ma maniera, tal che non induca tedio a gl’ ascoltanti, et in somma si
come
il poeta con il soggetto uerisimile, et artificio
ti, et di parole, ui ho detto altre uolte, che si compone la comedia,
come
di corpo, et d’anima siamo composti noi : l’ una
con essi] si deono lassar andare oue la natura gl’inchina. et non far
come
molti, che uollendo gestar fuor di proposito, par
appropriato non troui ; o che atteggiar non gl’ occorre ; lasci andar
come
io dissi et le braccia, et le mani, oue gl’inchin
natura, sciolti et isnodati, senza tenerle solleuate, od aggroppate,
come
se co stecchi fossero attaccati al corpo. seruand
lita di persone che si rappresentano : et sopra tutte le cose fuggire
come
la mala uentura, un certo modo di recitare dirò p
che un familiar ragionamento, che improuisamente occorra. Et per che
come
dico il darui regole piu particolari, mi par impo
l naturale. Sant. Cosi è ueramente, douendosi rispettar massimamente
come
uoi dite anco gl’ usi de’ nostri tempi. Ver. Io
rca] et cosi hauendo da uestir doi amanti, mi sforzo, si ne i colori,
come
nelle foggie de gl’ habiti ; farli tra lor differ
quella che piu distingue, che ogn’ altro habito, cosi ne gl’ huomini,
come
nelle donne : però siano diuersi tutti fra loro q
o] si finge costantinopoli, per poter introdurui habiti cosi di donne
come
di huomeni, inusitati fra noi onde spero d’ aggiu
li habbiamo continoua pratica. et se questo riesce ben nelle comedie,
come
per isperienza ne siamo certissimi, tanto piu suc
Certo, che chi uolesse fare tutti i uestimenti apposta, ui andrebbe [
come
disse il Santini] uno tesoro. Ver. Il medesimo u
atia, dirne anco il modo con che si uestono queste cose pastorali, et
come
si fabbricano le lor scene, ch’ io non sò d’ haue
alle, che nel ciuil uestire, cotanta uaghezza accrescono ; et questo [
come
dico] si potrà concedere anco in questi spettacol
menti del capo d’una donna, et hà pero assai del puro Et del semplice
come
par che ricerca l’habito d’una habitatrice de bos
tti gli huomeni ? Ver. Anzi nò, per che se il poeta u’ introducesse [
come
sarebbe per essempio] una maga bisognarà uestirla
habito rozzo, Et Villanesco, bisognarà figurarlo. ma se ui sarranno,
come
sarebbe, pastorelle ; il modo del uestir delle ni
l meno, et senza darle altro in mano, che un bastone pastorale. Et si
come
rende gran uaghezza, se il pastore haurà seco all
r finire quello, che a me pare a questi poemi conuenirsi, dico che si
come
nella lor testura, le se ricerca il uerso ; cosi
ouisti di quelle cose, che fa lor bisogno, nel modo che in una lista [
come
quella ch’ io faceua pur dianzi] bisogna hauer no
laurea, una capillatura posticcia, si per trasformare il personaggio,
come
per farlo parere persona antica. et questo haurà
roposito al tutto, dirò per regola generale, cosi a tutti i recitanti
come
al prologo, et all’ argomento ; che mai non bisog
he sia possibile, si per accostarsi il più che si può a gl’ uditori ;
come
per iscostarsi quanto piu sia possibile dalle pro
lor naturale, et il molto discostarsene par però poco a i ueditori ;
come
benissimo la esperienza ci mostra. et generalment
spettatori [contrario allo che ha da fare il recitante] et mostrarsi
come
lor citta dino : dandoli notitia della citta che
di parlar di quelli che apaiono in scena, di che si trattarà dimane,
come
ui ho detto, e darouui anco sopra essi il mio par
efrigerio alle menti de gli spettatori ; et si anco per che il poeta [
come
ui cominciai a dir hieri] si serue di quello inte
u conuengono alle tragedie, et ai poemi pastorali ? Ver. Le tragedie
come
credo auer altre uolte significato, non hanno pro
n si addirebbero agli attori di oggidì, e da cui possiam capir chiaro
come
il metodo di recitazione degli antichi comici si
ordare oggetti necessari alla azione, sul buttafuori, o sveglione, o,
come
si dice oggi, soggetto, sulle scene vuote potrebb
enghino degli Aldrovandi, per avere, prima di darsi all’arte, servito
come
impiegato in quella Casa Senatoria, come dice il
a di darsi all’arte, servito come impiegato in quella Casa Senatoria,
come
dice il Bartoli. A detta del quale anche fu gener
molto valore, sapendo rappresentar con valore così le parti comiche,
come
le serie e tragiche ; queste specialmente, chè il
nti, e gli disse in tutta segretezza che aveva saputo da buona fonte,
come
il Sacco fosse risoluto di licenziarlo. Però lo e
plinò la temuta milizia de’ giannizzeri. Amurat II si contraddistinse
come
guerriero e come monarca, contra i greci e gli un
ilizia de’ giannizzeri. Amurat II si contraddistinse come guerriero e
come
monarca, contra i greci e gli ungheri: conchiuse
i coltura. Infatti i turchi non abborriscono le lettere e le scienze,
come
si crede. Studiano l’arabo e ’l persiano, come no
lettere e le scienze, come si crede. Studiano l’arabo e ’l persiano,
come
noi il greco e ’l latino. Quei che attendono alle
ti dell’Alcorano, e sui decreti de’ gran signori e i tetfà de’ Mufti,
come
noi sulla Bibbia e i santi padri, e sul codice e
delle rose, é in que’ paesi il principe de’ poeti turchi e persiani,
come
ne’ nostri Virgilio, il Tasso, e l’Ariosto degl’i
ima di Corneille. I commedianti turchi non hanno casa fissa, ma vanno
come
i cinesi rappresentando nelle case, in cui son ch
ono i più efficaci strumenti del gusto del pubblico. Attore distinto,
come
diremo più innanzi, non portò sulla scena i conve
esigenze, ma senza dubbio per sentimento individuale, a quegli attori
come
il Bellotti-Bon, per dirne di uno, che prepararon
il porgere dignitoso. Molta parte della sua fortuna la dovette però,
come
qualche suo compagno, alla voce armoniosa, che in
ono diverso, « Ci verrò » tutti erano in piedi : insomma un buggerio,
come
dicono i comici. Il signor Eugenio Lombardi, dire
atismi del Trionfo d’amore di Giacosa, ripetuto 15 sere, i cui versi,
come
un’onda melodica, uscivano dalla bocca di Ciotti
ianco di T. Salvini la parte del vecchio Andreuve, nella quale mostrò
come
i suoi cinquantotto anni fosser sempre, al lume d
il ’56 collo stesso ruolo in Compagnia di Alessandro Monti, e il ’58,
come
seconda donna, in quella di Luigi Domeniconi, nel
ici pregievoli, i quali «sollazzassero la gloria della possanza sua»,
come
s’esprime l’originale, scrisse a Teodorico re d’I
carsi ma pregievoli frammenti della musica greca guasta e mal concia,
come
era a suoi tempi, e trasferendoli al culto divino
ianto, che il canto ambrogiano espresse dagli occhi di Sant’Agostino,
come
narra questi nelle sue confessioni. San Gregorio
oro di mutici romani, che italiani furono detti dall’istitutore loro,
come
fece anche Leone Secondo, e San Damaso spagnuolo,
mi della energica espressione d’un moderno scrittore, l’Europa «restò
come
il gran corpo del ciclope privo dell’occhio», la
tribuite gli vengano tutte le scoperte delle quali s’ignora l’autore,
come
già fecero gli Egiziani coi loro Teutes, e col lo
poiché oltre il parlar Guido nel suo Micrologo di essi punti e righe,
come
di cose note e non mai inventate da lui, egli è c
ua antica estensione o piuttosto non giunsero neppure ad uguagliarlo,
come
dimostra evidentemente il Meibomio 24, certo è ch
o o inventato altro strumento che è una spezie di monocordo armonico,
come
egli stesso ne fa fede nel suo Micrologo 27. [5]
i della Real Biblioteca di Parigi, parla delle note e del loro valore
come
di cose di già conosciute a’ suoi tempi. A chiunq
, o che riconoscasi per inventore Guglielmo Mascardio, o che debbasi,
come
io fortemente sospetto, risalir ancora a’ tempi p
che il Muris non ebbe parte in così fatta scoperta. né fu altrimenti,
come
si pretende, una sua invenzione la misura musical
far valere le intonazioni, a dar un significato, un ordine a1 tutto,
come
fa la fintassi grammaticale nel discorso, e che d
senza conoscer quelle cose, che sono indispensabili a ben regolarla,
come
perché le invenzioni di Guido a quelle altre agev
oteche polverosi e negletti: dal considerarsi in allora la musica non
come
un’arte di genio, gli avanzamenti della quale dov
della quale dovessero interessare il lusso e la voluttà nazionale, ma
come
una spezie di liturgico rito, ovvero sia di pattu
to. Altre varietà s’introdussero prima, e poi, che non a breve saggio
come
questo è, ma a più lunga storia si convengono. Co
ad applicar la musica ai funerali, alle nozze, e ad altre solennità,
come
ancora a’ Ludi o misteri della Passione, de’ qual
motivi religiosi abbiano gran potere, ove i vizi han troppa licenza,
come
perché, essendo il carattere generale della filos
resero a trattar argomenti propri della religione di quel dato paese,
come
cel dimostra l’esempio di molti popoli selvaggi,
ente fra noi le persone di chiesa s’applicarono a siffatto esercizio,
come
sappiamo di molti, tra quali vanno attorno stampa
ato dal Muratori, che vi si usò dal clero recitar in pubblico i ludi,
come
fanno in oggi gli attori, e (ciò che dilegua affa
o di poeta fra i primi Greci era di somma importanza, e consideravasi
come
una delle cariche più rispettabili dello Stato. Q
a il governo. All’incontro i poeti italiani de’ secoli barbari erano,
come
quelli di tutta l’Europa, una truppa d’uomini ign
lla natura, ed indole d’entrambe le religioni. Il gentilesimo, almeno
come
si credeva dal popolo, era un sistema d’opinioni
ca, il ballo, l’eloquenza, e tutte le belle arti dovevano riguardarsi
come
oggetti celesti da pregiarsi sopra qualunque cosa
Polluce per aver i primi istituita la danza, veniva onorato Mercurio
come
inventore della eloquenza, e si dava a nove vergi
egli Stoici: «che il Saggio è superiore a Giove». Perciò la divinità,
come
veniva considerata dal volgo, nulla perdeva del s
e sconvolta, cosicché potevano prender interesse nelle vicende loro,
come
noi lo prendiamo nelle sciagure di Zenobia, e di
e di Mitridate. né troppo era strano anche il deriderli sulle scene,
come
vediamo pur qualche volta aver fatto Aristofane.
rdità ovunque la religione, e il teatro formano due oggetti separati,
come
avviene presso di noi, poiché il dissipamento del
a odorosa gentilezza. Terminati i divini uffizi, correvano pel tempio
come
forsenati, o si mettevano a saltare e ballare con
sto vino a fine di scemarne il vigore, perché non si renda nuocevole,
come
fanno i cantinieri nelle cantine.» 32 [17] Ma ve
o tormentate dai primi con fuochi, ed altre pene orribili a sentirsi,
come
si racconta più alla distesa dallo storico Giovan
te vergognavene. Il vostro dilettissimo Figlio è morto, e voi dormite
come
un ubbriaco. P. E.: Come! Egli è morto? Ang.: Da
s’inventarono parecchie sorta di canto, che durano fino al presente,
come
sarebbe a dire l’antifone, gli introiti, le seque
e a determinar il numero e la qualità di quelle che potevano usarsi,
come
fece con bolla espressa che trovasi fra le strava
o quelle traccie profonde d’affetto, che visi dovrebbono imprimere. E
come
spesso accadeva che neppur i maestri di cappella
rcello Secondo avrebbe scacciata vergognosamente dai templi la musica
come
cosa profana, se il celebre Luigi Palestrini trat
ere e maraviglia di ciò che dissi in questo luogo della filosofia, e (
come
avviene quando s’ha più cura di render odioso uno
fan dire, ma di ciò soltanto che realmente ho detto; così ho lasciata
come
si stava la mia proposizione, la quale non ha alt
a del “te diligit anima mea”, nel quale spicca, un’amorosa tenerezza,
come
il “te quaesivit cor meum”, ch’esprime uno slanci
rano oggetti di somma importanza, quando adesso si considerano al più
come
un occupazione dilettevole bensì, ma sempre inuti
spettacoli furono per molti secoli considerati dai Greci e dai Latini
come
oggetti di politica e di religione. Sarebbe opera
massimamente i primitivi, considerassero i loro musici e i loro poeti
come
rivestiti d’un carattere legislativo si vede da c
cento altri. La poetessa Saffo veniva riguardata da que’ di Mitilene
come
una delle loro più celebri legislatrici non altri
legislatrici non altrimenti che que’ della Beozia ammiravano Pindaro
come
uno de’ primi loro sapienti. Terpandro e Tirteo e
tiche. Stesicoro fu stimato dagli Imeresi, popoli della Magna Grecia,
come
il Franklin e il Wasington della loro patria. Il
cenici in Roma fa vedere che anche in Italia erano allora considerati
come
riti, e cerimonie religiose. I Romani per liberar
re dalla Toscana gli istrioni che introducessero le rappresentazioni,
come
da noi in simile circostanza si farebbe un pubbli
aveano fatto al genere umano compassionando le sue miserie. Plutarco,
come
da noi altrove si asserì, dice che le rappresenta
le Signor Manfredini decide che su tutti i mentovati oggetti pensiamo
come
gli antichi? «Ma, replica egli con fortissima arg
case ecc.» E che perciò? In tutti que’ luoghi ce ne serviamo soltanto
come
di cose indifferenti e semplici passatempi, e sia
ndifferenti e semplici passatempi, e siamo ben lontani dal riguardare
come
oggetti di somma importanza o come un affare di s
e siamo ben lontani dal riguardare come oggetti di somma importanza o
come
un affare di stato la musica fatta, per esempio,
il parlamento d’Inghilterra citato talvolta in giudizio il proprio re
come
facevano sovente gli efori in Isparta, altri argo
a si dirà per questo che i mentovati libri vengono considerati da noi
come
cose sacre, o come oggetti di somma importanza ci
o che i mentovati libri vengono considerati da noi come cose sacre, o
come
oggetti di somma importanza civile? Lo stesso dic
andato col disegno d’incivilire que’ popoli al suono degli strumenti
come
faceva Orfeo, o d’ispirare i principi della relig
irare i principi della religione agli idolatri Samoiedi con un rondò,
come
facevan Lino e Museo, conserverà tuttora lo spiri
arti.» RISPOSTA. [21] Sviluppiamo questo garbuglio d’idee, dal quale
come
dall’uovo di Leda verranno fuori delle cose pelle
i da loro saranno malamente eseguiti, ed eglino dovranno considerarsi
come
altrettanti guastamestieri. Dunque (quarta conseg
ia possedeva tutto unite un solo autore. Ma oltreché le nostre opere,
come
abbiam detto di sopra, non sono prive di massime
bbene unite abbiano più forza, ne hanno anche molta essendo separate,
come
lo dimostrano le belle opere che esistono di filo
ire che la separazione d’esse facoltà non abbia ad esse pregiudicato,
come
un paradosso sarebbe in meccanica il dire che la
per conseguenza a troppe varie cantilene eseguite tutte in un tempo,
come
segue nel contrappunto, cori diversi, e nelle fug
pare ch’io abbia condannato in genere e assolutamente il contrappunto
come
cattivo, non già in ispezie, e riferendolo alla s
o ch’era in voga in Italia verso il fine del Cinquecento lo condannai
come
contrario alla musica scenica, nel che altro non
della mia opera. Ma fui ben lontano dal condannar l’armonia moderata,
come
si vede dagli elogi che fo in cento luoghi, e del
nar una sola delle mie ragioni, e poi si fa avanti in aria trionfale,
come
farebbe Alessandro dopo la conquista di Tiro. Oh!
lla maniera di far gli estratti GIORNALISTA. [29] «Pretendere ancora
come
fa il N. A. che altre cagioni più forti dimostrin
lcissimo! Voi non siete Pitagora, ned io sono pitagoreo per ammettere
come
testo canonico il vostro ipse dixito. GIORNALISTA
osi, se per prodigi intendete il far camminare i boschi e le montagne
come
faceva Orfeo, il guarire il popolo tebano dalla s
rfeo, il guarire il popolo tebano dalla sciatica al suono del flauto,
come
si narra di Meria, l’inalzar al suono della lira
si narra di Meria, l’inalzar al suono della lira le muraglie di Tebe
come
dicesi d’Anfione, o il farsi ubbidire dai delfini
aglie di Tebe come dicesi d’Anfione, o il farsi ubbidire dai delfini,
come
si racconta da Arione. Ma non sono né favolosi, n
erfette.» RISPOSTA. [40] Che la musica cangiasse al tempo dei Greci,
come
ha fatto nel nostro; che presso loro fosse prima
lta al paro dell’italiana; che i Greci avessero i loro guastamestieri
come
abbiamo noi; ciò ha tanto che fare colla question
uastamestieri come abbiamo noi; ciò ha tanto che fare colla questione
come
i porri colla luna. Queste somiglianze estrinsech
llo dell’antica. Ma tutto ciò è assai diverso dal patetico nel quale,
come
ancora nello scopo morale e politico, la musica g
upera l’antica in altre doti pregievoli. L’ignorare queste cose note,
come
suol dirsi lippis et tonsoribus, sarebbe di poco
antiposta nella semplicità, nell’espressione, e nell’oggetto morale,
come
l’ho posposta all’italiana nell’artifizio, nella
; poiché, se si fa tal musica a della poesia quasi prosaica e barbara
come
sono certe composizioni latine ecc, tanto più si
to più si deve poterla fare a delle composizioni veramente melodiche,
come
sono le suddette cannoni pindariche ecc.» RISPOS
impossibilità nella nostra musica d’accoppiarsi coi suddetti generi,
come
vorrebbe farmi dire il sempre degno estrattista,
ella poesia sa che la parola “spoglie” è di due e non di tre sillabe,
come
ei la crede, e sa ancora adattar le note al valor
illabe; all’opposto dei versi appartenenti alla poesia detta armonica
come
la nostra, i quali badano soltanto al numero dell
avesse anche delle migliori, ma queste esistono, e quelle sparirono,
come
pur troppo il tempo edace, sebben più tardi, farà
moderni lavora delle musiche applicabili a cento sentimenti diversi,
come
io l’ho fatto demostrativamente vedere colle pru
terze, una quinta, una quarta, la seconda, il tuono, e il semituono,
come
se questi due ultimi non fossero due altre second
ultimi non fossero due altre seconde, cioè la maggiore e la minore, e
come
se anche quasi tutti gli altri intervalli non fos
e ecc. le demi-ton, seconde mineure». Lo dice lo stesso giornalista, «
come
se questi due (cioè il tuono e il semituono) non
zione del giornalista. «Né giova dire che la voce acuta, per esempio,
come
estremo più intenso, essendo la dominante, si sen
mporanei, cioè di lodare assai le cose antiche e sprezzar le moderne,
come
se tutte le arti, nello stesso modo che son sogge
e e alle decorazioni badava poco alla dilicatezza della composizione,
come
perché la poesia dei drammi così poco interessant
o verissimi, e il quadro ch’io ho proposto non è per niente alterato,
come
ha finora preteso il giornalista. Parmi per altro
le nei teatri, ma queste comparazioni hanno anzi giovato alla musica;
come
da noi si asserì nella nota 13 del nostro Libro d
mai quella di tacere ciò che ha detto l’avversario, e poi combatterlo
come
se realmente non l’avesse detto? È malignità? È s
one mi giunge nuova. Mi farebbe la grazia il giornalista d’insegnarmi
come
imparano gli scolari il contrappunto senza avvezz
nguere gli aurori buoni dai mediocri, e non li pongono tutti a sacco,
come
ha fatto il N. A. alla pag. 81.» RISPOSTA. [74]
a, che sono versatissimi nella poesia, e nella letteratura, che hanno
come
suol dirsi sulla punta delle dita tutti gli autor
rato metafisicamente è una inclinazione ingenita in noi dalla natura,
come
un’effetto immediato della curiosità. L’anima nos
vuol sostenere un opinione bisogna ben provarla, e non contraddirsi,
come
fa talvolta il N. A.» RISPOSTA. [78] Il giornali
lasse di censori; i quali veggono ne’ libri i pensamenti degli autori
come
gli itterici veggono negli oggetti la giallezza o
ione di dire ch’io era in contraddizione con me medesimo; ma cadendo,
come
cade infatti, sui mediocri, invece di provare ch’
nimenti s’ammira de’ gran maestri.» (T. 3. pag. 177.) Se non vi fosse
come
si potrebbe ammirare?» RISPOSTA. [80] Le mie par
. [81] «E più oltre parlando della melodia in contrappunto si spiega
come
segue: “Si badò sopra tutto a conservar l’unità n
tto a conservar l’unità nella melodia, regola fondamentale di musica,
come
lo è di tutte quante le belle arti, la quale cons
à che s’intese di lodar la musica de’ primi inventori del buon gusto,
come
di un Pergolesi, di un Leo ecc. e non la nostra;
ora in poi avendo sempre guadagnato, non è stata mai tanto eccellente
come
lo è presentemente.» RISPOSTA. [82] E dov’è mai
un sì e un no, poiché il sì e il no in buona logica lasciano le cose
come
si stavano. E se il ragionare gli costa fatica, t
eatro (…). Il popolo italiano ora non chiede che panem, et circenses,
come
facevano i Romani a’ tempi di Giovenale. ecc.» El
.» RISPOSTA. [84] Il giornalista entra nelle regioni della filosofia
come
i soldati di Goffredo entravano nella selva incan
ezza il trattenersi a combatterlo seriamente, giacché non si saprebbe
come
né da qual banda afferrarlo non trovandosi nel su
cora d’Università, d’Accademie, di Scuole, di Stamperie, di Spedali»,
come
se gli Spedali, le Stamperie, le Scuole, l’Univer
ranno degli Spedali, delle Scuole, delle Stamperie e delle Università
come
vi son dappertutto, né penso che il desiderio di
ttacoli»? La dialettica del Manfredini ha l’arte di raccozzar le cose
come
si trovano raccozzate in quel verso del Burchiell
resiste quella genia di persone che vive delle secrezioni dei talenti
come
i corvi e gli avoltoi si pascono della carne infr
qualmente si trovano nell’opera italiana. Ei ci dà questo suo sistema
come
una nuova scoperta sconosciuta a tutti fino al pr
pide s’applicano al coro e alla confidente. 3. I versi sono giambici,
come
tutti gli altri di puro recitativo, non anapestic
ella sola Ecuba, e dovendosi considerare manifestamente quelle parole
come
una continuazione del senso anteriore. [96] Nella
nto a me ho ritrovato bensì la distinzione tra il recitativo e l’aria
come
l’ho fatto distesamente vedere nella lunga nota p
melodramma ad una serie di quadri con pochissima connessione fra loro
come
hanno fatto il Calsabigi, e il Conte Rezzonico; e
a d’essere uno dei più illustri nella storia della greca letteratura,
come
i Bavi, i Mevi, e i Batilli non impedirono che l’
e d’Orazio non venisse chiamata il secol d’oro delle lettere romane,
come
i Chapelain, i Cottini, i Padroni non annebbiaron
o rinnovata, i suoi perfetti monumenti non possono essere sì antichi
come
quelli sono di pittura e di scultura, arti perfez
i maestri del nostro secolo fossero state buone, lo sarebbero ancora,
come
lo sono alcune del Lulli, del Corelli, dello Scar
rà che s’intese di lodar la musica de’ primi inventori del buon gusto
come
d’un Pergolese, e d’un Leo ecc. e non la nostra,
rgolesi e Leo devono servire di esemplare e di modello alla gioventù,
come
può darsi che la musica abbia sempre guadagnato d
que straniero che non parli il linguaggio della prevenzion nazionale,
come
Don Quisciotte si stimava in dovere di brandir la
olonia di Spagnuoli in Italia, l’attaccherebbe di bel nuovo intrepido
come
Orazio al Ponte. Gli oggetti poi della disputa so
o d’infreddattura, e in serraoncini poetici che sentono dell’oraziano
come
le attrici in guardinfante, e in gran conciatura
o stesso ruolo : Orazio Padovano e Adriano Valerini ? Ma d’altronde :
come
dubitare ch'ei fosse coi Gelosi al fianco d’Isabe
ni, per la quale avea composto gli Scenarj che la misero più in voga,
come
La fortunata Isabella, La gelosa Isabella, La paz
zio artistico dello Scala sono troppe, è certo ch'egli così in Italia
come
fuori fu artista reputatissimo per lungo volgere
chio degli Innamorati, che, bello, galante, poeta, musicista, gentile
come
un cortigiano, attillato come uno spagnuolo, la v
llo, galante, poeta, musicista, gentile come un cortigiano, attillato
come
uno spagnuolo, la vince nel cuore di Fiorinetta s
quanta giornate, e volle dedicata al Conte Ferdinando Riario. A essa,
come
ho già detto, preluse con parole di molta lode Fr
, ma solamente esposto in semplici scenarj, che non sono così concisi
come
quelli di cui facciamo noi uso, e che esponiamo a
fare era idoneo) distender le opere sue, e scriverle da verbo a verbo
come
s’usa di fare ; ma perchè oggidì non si vede altr
per dilettare solamente, lasciando il dilettare e il giovare insieme,
come
ricerca la poesia, a spiriti rari e pellegrini.
e amando io Flaminio Scala et desiderandogli ogni bene, nè potendo io
come
povero Cav.re farli di quei benefizij che i Princ
ferrato del detto Scala, con la lettera di S. A. io risposi all’A. S.
come
ella può sapere, che all’ hora haverebbe la compa
quasi tutti alborottati et con molte difficultà nel mantenersi uniti,
come
è solito de Comedianti. Et io gli lasciavo (come
el mantenersi uniti, come è solito de Comedianti. Et io gli lasciavo (
come
si dice) cuocere nel loro grasso, ma venuta la qu
on ho saputo, ne anche voluto (per dire il vero) fargli forza, perchè
come
povero Cav.re di spada et cappa non ho il modo a
l vitto e'l vestire per loro e per le loro famiglie per tutto l’anno,
come
ogni uno di loro quest’ anno s’è guadagnato, che
molto ben vedere e toccar con mano. Et per vita sua la prego a dirmi,
come
potevo io dire, tu hai da andare, tu hai da resta
i hanno obbedito al cenno, se io gli havessi rovinati et sprofondati,
come
loro tengono d’ essere quando saranno disuniti ?
ciando in parte il dovuto rispetto non stiano mai d’accordo in sieme,
come
al certo non starebbon questi, et tanto meno in F
o hoggi è stimata più d’ogni altra, onde il romperla sarebbe proprio (
come
si suol dire) quasi peccato, e tanto più senza ca
adunque lo Scala non viene, V. S. scusi me, et non lui, perchè egli,
come
buona persona, veniva a toccare una nasata, et io
del mondo e in due ore di rappresentazione il corso di molti lustri,
come
si suol fare in Madrid e in Londra; e chi all’opp
in Madrid e in Londra; e chi all’opposito se ne permette pochissime,
come
si usava anticamente in Atene e Roma, e oggi usas
poi degli antichi greci e romani, e de’ moderni italiani e francesi,
come
hanno acquistato dritto di cittadinanza nella mag
rte farse buffonesche che costano poco e fan gran romore dalla scena,
come
i mostri teatrali spagnuoli, le farse istrioniche
recipitarsi nell’abisso dell’obblio; doveché gli ottimi componimenti,
come
il Misantropo e l’Atalia non solo sforzano alla p
i di quella fatta sono rarissimi. All’incontro moltissimi fra’ dotti,
come
son coloro i quali calcolano il corso de’ pianeti
’ loro vari moti e accozzamenti nella primitiva formazion delle cose,
come
se stati fosseri assistenti alla madre natura all
e poetiche, non sano palato, guaste sensazioni e gusti così depravati
come
quelli delle donne pregnanti. Quindi ebbe a dire
sti della Sicilia? Nobilità che (quando ancora risalir non si voglia,
come
si potrebbe, all’epoca di Lotario Imperadore) ris
ue i più onorifici sublimi gradi militari, politici ed ecclesiastici,
come
, oltre del Pirro, dell’Inveges, dell’Aprile, comp
to appena in tre volumi vicini ad imprimersi, nella quale, o Signore,
come
Poeta, come Filologo, come Erudito di ogni manier
tre volumi vicini ad imprimersi, nella quale, o Signore, come Poeta,
come
Filologo, come Erudito di ogni maniera figurate v
ini ad imprimersi, nella quale, o Signore, come Poeta, come Filologo,
come
Erudito di ogni maniera figurate vantaggiosamente
Brunelli Rosa. Attrice di grandissimi pregi così per le tragedie
come
per le commedie scritte e all’improvviso, allieva
lingua italiana, applaudirono il modo di improvvisar della madre ; ma
come
tal pregio non poteva essere notato da tutto il p
cesso che poteva sperare. L’una e l’altra furon, nullameno, accettate
come
pensionane, e continuarono a coprir le parti l’un
o speri in avvenir vanti felici ? Umile non rispondi ? E ben, decido
come
m’inspira il ciel. Tu ognor ti fai onor d’Italia,
svegliati spiriti incatena ? Colà, sovra ogni attor la gran Candace,
come
più vuol rattrista e rasserena. Come al vivo ella
principio del 1803, e fu mirabile servetta. Nè solamente fu pregiata
come
attrice, ma altresì come cantante, possedendo ess
mirabile servetta. Nè solamente fu pregiata come attrice, ma altresì
come
cantante, possedendo essa una voce magnifica di c
della Toffoloni, nella quale tanto piacque al Teatro Nuovo di Firenze
come
cantante, che l’impresario Feroci le offrì di abb
in una raccolta manoscritta, diretto alla moglie di lui, chiedendole
come
mai egli divenisse tanto birba da consumar la sov
. Figlio del precedente, nato il 1824, cominciò a recitar giovinetto,
come
ogni figlio d’arte, insieme al padre e alla madre
per alcun tempo il suo nome. Fra le molte sue opere vanno annoverate
come
le migliori, l’Amore, e Lord Byron a Venezia, le
teatrale, e di reminiscenze delle più belle opere altrui, brillarono
come
fuochi d’artificio, di luce effimera e smagliante
con altre tali rappresentazioni, che si hanno solamente a riguardare
come
lo sbozzo e quasi un preludio dell’opera. L’inten
ofocle e di Euripide solea farle corteggio. E perché essa pompa fosse
come
naturale alla tragedia, avvisarono appunto di ris
facea correre in frotta la gente. Ma quivi la non si potè mantenere,
come
è ben naturale a pensare, col tanto apparato e sp
n altri furono posti sulle scene. Di maniera che l’opera, discendendo
come
di cielo in terra, dal consorzio degli dei si tro
hé egli possa in un determinato tempo tessere e sviluppare una favola
come
si conviene, perché egli abbia campo di far gioca
tosto sembianza di mascherata, che di dramma. L’azion principale vi è
come
affogata dentro dagli accessori; e la parte poeti
attenimenti fare unità col dramma, essere parti integranti del tutto,
come
gli ornamenti nelle buone fabbriche, che non serv
rsi nudi o a rivestirsi di panni che non vi si affanno per niente, e,
come
si suoI dire, piangono loro in dosso. [1.5] Contr
reparazioni per dare a conoscere i personaggi della favola e per far,
come
si conviene, giocar le passioni, che sono la moll
io esser non suole. Simile sarebbe di Montezuma, sì per la grandezza,
come
per la stranezza e novità dell’azione; dove faria
pondendo credo di non aver dato occasione all’Apologista di lagnarsi,
come
ha fatto degli altri Italiani, che abbia dissimul
altra guisa, vi ricambierò con alcuni pochi Avvisi amorevoli. Fornito
come
siete di tanta dottrina, erudizione, e buon gusto
voi a guisa de’ gran Signori gli accetterete con benignità popolare,
come
i doni villeschi di fiori, e frutta. Il superbo S
losofi, i veri amatori della Patria. Se non si manifestano le piaghe,
come
volete che si curino? Così hanno fatto i gran Let
ò è ridondato alla Spagna dalle lusinghiere Apologie? Il Mondo si stà
come
stava. Ma il Viage de España, riprendendo, motteg
tà dirette principalmente a promuovere la coltivazione e l’industria,
come
la Vascongada, quella di Baeza, e l’Economica di
, e l’Economica di Madrid sotto il dolce nome de los Amigos del Pais,
come
altresì le Accademie, che riguardano al medesimo
, studiatevi almeno di comporne delle migliori, che dar si possano. E
come
ciò si conseguisce? Prendendo a trattar buona Cau
dunque Roma discacciò ne’ Retori, e ne’ Carneadi la doppiezza, e non,
come
sinistramente pensa il Signor Lampillas1, la Filo
rabone mentova moltissime Città Greche Italiane, così nel continente,
come
nella Sicilia, le quali erano a’ suoi tempi tutte
tutte perite, rimanendone solo le reliquie materiali, e poche Città,
come
Napoli, Regio, Taranto, le quali per qualche altr
rici, e Poeti, ed anche non pochi avanzi de’ loro aurei Libri. Or se,
come
dice l’Apologista, la Spagna divenne Greca, e cre
sta, la Spagna divenne Greca, e crede che potesse dirsi Nuova Grecia,
come
poi non si sono conservati in tali paesi gli stes
e della vera Eloquenza, quando manca loro il sostegno della verità. E
come
parlare, o scrivere eloquentemente col torto mani
e cognizioni; il che si potrebbe provare con moltissimi esempj. Udite
come
a tal proposito giudiziosamente discorre un dotto
l medesimo de’ Fenici? Perchè la venuta di questi si ha da riguardare
come
l’epoca della istruzione Spagnuola, se non possia
Ispagna sin da’ primi tempi; là dove egli dice soltanto ἐξ πολλοῦ, o
come
diremmo in nostra lingua da gran tempo, e come di
soltanto ἐξ πολλοῦ, o come diremmo in nostra lingua da gran tempo, e
come
dice nella sua l’Autore della Lettera citata much
este Fiere, questi Emporj non erano sfiorati, o frequentati da altri,
come
dinotano le parole ἐμπόριον ἀκήρατον, i Fenici fu
e Argantonio in tempo, che tal Città si chiamava Tarteso, e non Gadir
come
poi la dissero i Fenici. Ora se vi regnava Argant
ici in Ispagna, e il possedere nella Costa di Andalusia alcuni paesi,
come
dice Appiano, siano cose assai più moderne, e che
il tempo, in cui i Fenici fecero in queste Coste i loro primi viaggi,
come
mai dice il Signor D. Saverio Lampillas, che è ce
mente soltanto egli il congettura (ad onta pure di tante incertezze),
come
poi repentinamente muta stile, e linguaggio, e co
gnuoli appresero da’ Fenici il sistema degli Atomi. Ma ecco su di ciò
come
ragiona l’erudito Autore della Lettera, che ci ri
rosa non meno nelle armi, che nelle Lettere, allorchè divenne Romana,
come
dimostrano i Magistrati, i Capitani, gli Scrittor
ben per tempo furono ne’ due primi secoli Gramatici e Verseggiatori,
come
è chiaro da’ Versi Saliari, e nel terzo secolo fu
te il Martinelli, ma l’Andreini, detto Lelio, accettante così per lui
come
per Tristano Martinelli detto Arlecchino e pei co
oichè pare che la Compagnia tornasse in Italia sul finire del luglio,
come
si può vedere da una lettera della Regina a sua n
ose veramente belle e buone in questo vasto dramma non manchino. Qui,
come
in tutta la produzione letteraria dell’Andreini,
rimpolpettata secondo le esigenze della scena. Di questa ci serviremo
come
breve esame alla fine di questo studio ; poichè s
osito del quale apprendiamo dal Bartoli (Introd. cit., pag. cxiv n.),
come
il marchese Ferdinando Cospi scrivesse al princip
ndreini detto Lelio comico, com’ in effetto ho fatto com’ho potuto, e
come
V. A. S. dal medes. sentirà. Egli se ritorna in T
valle alla magion più chiara ; per cui felice errante il mondo impara
come
si perde e si guadagna onore, come s’ammenda il g
cui felice errante il mondo impara come si perde e si guadagna onore,
come
s’ammenda il giovenile errore, come diviene ogni
ome si perde e si guadagna onore, come s’ammenda il giovenile errore,
come
diviene ogni dolcezza amara ; in te così, saggio
Tra quelli dell’Andreini, per dare un saggio del suo scrivere, e
come
poeta e come autore drammatico, oltre al sonetto
li dell’Andreini, per dare un saggio del suo scrivere, e come poeta e
come
autore drammatico, oltre al sonetto in lode di su
mare, alcuna barchetta vedrassi, prima però che apparisca il Prologo,
come
parimente guizzare varj pesci ; ma poi non mai qu
a a riaversi, poi scompaiono ; e Maddalena si riscuote infatti, prima
come
insensata, poi con tacita ammirazione contempland
alore di essa ; e quanto all’allestimento scenico, si può esser certi
come
nulla vi avesse di esagerato nelle scene indicate
ini. Il Perrucci dice a pag. 137 : Perchè poi gli Antichi non videro
come
ha potuto l’arte inventare le metamorfosi in scen
superatrice della Natura. Or vada meravigliandosi qualche antiquario,
come
avesse saputo Sofocle dare il modo di far volare
elle fauole, et molte historie si possono rappresentare ageuolmente :
come
in Bologna vid’ io già molt’ anni introdur per in
t’ infiorano il sen, furanti il senno, simboleggia tuo stato. Sappi :
come
tra i fiori è la rosa sol bella, cosi ancor d’ og
iovinezza il gusto. O vedi che bel fusto ! Tu pur giovin già fosti, e
come
tale col fanciullin di Gnido star bramasti accopp
menti più seri riesce a gettare una sprazzo di umore gajo e giocondo,
come
nella scena sesta dell’ atto secondo, in cui racc
sto bel tipo di assetato eterno è gittato là tutto di un pezzo, saldo
come
blocco di granito, e son certo che farebbe anch’
e il più spregiudicato pubblico del mondo. Si è detto e si è scritto,
come
più a dietro accennai, che codesta Maddalena è un
dell’ Andreini pronunciare sia pur di sfuggita il nome di Shakspeare,
come
ad altri piacque ; ma è certo che per la pratica
mmedia ; ma egli era autore e comico : quindi non poteva scrivere che
come
gli autori del suo tempo scrivevano, e come lo co
i non poteva scrivere che come gli autori del suo tempo scrivevano, e
come
lo consigliava il suo interesse. » Anche qui, com
empo scrivevano, e come lo consigliava il suo interesse. » Anche qui,
come
si vede chiaro, c’ è un po’ l’ odore di codino. C
rasse per qualche cosa io credo : ma non veramente ch’ egli scrivesse
come
gli autori del suo tempo. A ogni modo, a parte la
’ egli possa pretender di mieter applauso, et non di raccoglier odio,
come
fanno certi, che trattano con un servo sciocco, o
en parlare troueranno molti luoghi dove ne men’ io debbo dir bene, si
come
anche mi accorgo, che quelli, che non sanno parla
o mi habbia detto. Per altre cose concernenti la vita dell’ Andreini
come
at tore e capocomico, pettegolezzi di palcoscenic
mirabilmente, tanto che fu dal Fiorilli riconfermato per cinque anni
come
ruolo primario assoluto. Passò poi con la Marta C
o ; poi Cavicchi il giovine (unico per la maschera del Brighella). Ma
come
poteva questo Cavicchi giovine del 1820 essere il
sta ; ed io sarei ben fortunato se avessi nel mio paese un’interprete
come
voi…. » Nè solo nella interpretazione della Signo
e dell’attrice la significava abbandonandosi a declamazioni deliziose
come
una melodia, poi a un dato momento quell’incanto
a di umili artisti, possedeva dalla natura il sentimento del bello, e
come
dalla roccia si estrae il diamante, così Cesare D
entimento, aveva in lei una riproduttrice esatta e fedele. Gli occhi,
come
due diamanti neri gettavano sprazzi di luce, e no
i Frittellino, nacque a Ferrara il 14 maggio del 1563. Aveva esordito
come
semplice dilettante il 1583, regnando a Mantova G
anti anni di visitarmi con un figliuolo, il quale mi è stato caro, sì
come
figliuolo, ma molto più caro per haver ritrovato
i V. A. S., alla quale spero un giorno di essere perpetuo vassallo si
come
le sonno antichiss.º seruitore, posciachè il mio
ella Ser.ma Consorte la sua prole, che N. S. voglia, che sia in breve
come
lo spero. Intanto l’aviso dell’arrivo di Cintio e
a Compagnia da lui diretta. Lo troviamo sul finir del 1595 a Firenze,
come
appare da questa sua lettera, diretta allo jll.mo
altri negocij che in leggere cosse che uenghino da sogeto cossi basso
come
è il mio, pur mi affida la Gracia sua è la vecchi
sciatore alla Corte Messer Trajano Guiscardi, Fritellino e sua moglie
come
i migliori personaggi non solo della sua compagni
andare a Parigi ; si diè d’attorno per espurgarla di cattivi elementi
come
il Pantalone pessimo comico, e la Baldina Rotari,
Baldina Rotari, pessima…. donna, e per rinforzarla di miglior gente,
come
un Pavolino Zanotti. Ma le sue forze questa volta
brielli. Povero Frittellino !!! Che smacco ! E che accasciamento !… E
come
se ne doleva col Duca nella lettera che qui diamo
cav. Marino !… Il delitto, che vediam confermato nell’oroscopo tolto
come
gli altri da un codice della Nazionale di Firenze
i Mantova il diritto di far stare a dovere Frittellino, comandandogli
come
a soggetto, il fratello di lei, per nome Nicola,
cchini son quelle d’indole didattica, nelle quali unicamente abbiamo,
come
più volte ho detto, l’idea ben chiara di quel che
, per esempio, il passo di S. Gio. Grisostomo che condanna gli attori
come
rovina dell’altrui patrimonio, conchiude : Direm
ticchiavano la mente in le lor tresche ; onde posiamo credere, che si
come
egli sempre santamente scrisse il vero, che così
a Maestà Cesarea m’ ha privilegiato di Nobiltà, non sono così grandi,
come
son quelle, ch’ io mi fo, quando veggo uno, che p
ittadini, ponendolo nella schiera de’ gentil’ huomini et pretendenti,
come
se di quattro Avi Paterni et Materni fosse nato n
persone dovrebbon recitar le Comedie. 2. Del gesto. 3. Della parola
come
si pronuncij. 4. Distintione delle parole second
7. Breve istrutione in generale a chi recita Comedie. Molte volte,
come
nel gesto, o nella voce, ti vien fatto di trovar
i trovan concetti o meglio chiariti o nuovi di zecca, i quali mostran
come
al Cecchini stesse a cuore l’estetica in ogni sua
ano, ma che si dee hor l’ una, hor l’altra et hora tutte due muovere,
come
più comporta il discorso che si recita. Lo stare
lo, hora alla terra, et hor in un luoco, et hor nell’altro, e non far
come
quelli ch’ apostano nel auditorio uno o due amici
e poi uscito, dir si puocho, che quello che dianzi parlava non resti
come
una statua, se però non deve dir cosa aspettante
ivilegio particolare assista il comico ; se no la fatica sarà gettata
come
a miei giorni è avvenuto e molti che professi nel
pria lingua, a bene articolare, a farsi intendere e a non iscambiare,
come
è lor vezzo, un vocabolo con l’altro. [3.2] Nien
ncesi una caricatura che fu fatta in Parigi di un’opera senza parole,
come
se le parole nell’opera fossero veramente un sopr
ra in musica, dove la recitazione è legata e ristretta sotto le note,
come
nelle antiche tragedie. Egli ha segnate con ciò l
e si sentono tuttavia fedelmente imitare in un paese, dove il teatro,
come
in Atene, fa gran parte della vita e dello studio
e scene, fanno ogni lor potere di trarla d’inganno e di certificarla,
come
disse un bello umore, che essi pur sono in realtà
primo della musica non fosse l’ultimo de’ pensieri così del maestro,
come
de’ cantori, quando il recitativo, parte essenzia
se e nella composizione e nella esecuzione così disformato e negletto
come
egli è presentemente, quando le arie medesime fos
iletto, e troveranno la via del cuore; e questo pure intende di dire,
come
avvertiva colui, il cartello dell’opera, dove è s
u vuoi suonare», rimproverava Pistocco a Bernacchi, che si può tenere
come
il caposcuola, il Marini della moderna licenza. E
dell’arte; egli è un far divenir fine quello ch’essa adopera soltanto
come
un mezzo. La vera arte prescrive che uffizio del
i che amò singolarmente Apollo sieno permessi i supplementi del loro,
come
a quelli che possono entrare nella intenzione del
rare nella intenzione del compositore, e non sogliono aver dispareri,
come
si dice, col basso, e coll’andamento degli strume
passo. Per le stesse ragioni non si vorrebbe così indifferentemente,
come
si pratica, abbandonare al musico la cadenza, la
di lui che esiston nell’Archivio di Modena, qui riferisco per intero
come
quelle che ci dànno, se non molte, curiose notizi
n chiesto per loro particolare, un regalo per uno ; e da me risaputo,
come
capo della Compagnia scrissi al Signor Martinozzi
amera di detto Em.º che anch’io pretendeuo, se gli altri domandauano,
come
quello che ha il carico di regger la Compagnia e
aputo dall’Aurelia, e sopradetti, l’impedirono che non me la facessi,
come
succedè. Leandro che da me hà riceuuto l’educatio
ata da tutti i Comici, che non hà sofferto ? scritture, e quasi detti
come
libello infamatorio, promulgati frà Cau.ri e quas
Bagolino, uenuti frà loro à rompimento di capo. or ueda Vostra Ecc.ª
come
poss’io sofferire senza perder il corpo, ell’anim
mmazzarsi qualcuno, non si possa finir l’anno. or per l’amor d’iddio,
come
si può gustar un principe con tanti disgusti ? Si
er l’amor d’iddio, mancano personaggi ; domandi à tutti i Comedianti,
come
siano impertinenti questi due : ma caro padrone,
s’io ho da seruirlo il Carnouale ; e non havendo l’Autunno Compagnia
come
mi hò da sostentar quattro e più mesi ; poi che e
in mezzo al dilagar delle strampalerie del tempo, e di cui metto qui
come
saggio il principio del vigoroso canto : I fifgl
vuto dunque soli diciasette anni. E nel Baschet, a pag. 165, si legge
come
la Compagnia, che doveva recarsi a Parigi il 1607
ra avrebbe dovuto nascere intorno al 1580, o poco più. E in tal caso,
come
poteva trovarsi in compagnia non solo come Dirett
o poco più. E in tal caso, come poteva trovarsi in compagnia non solo
come
Direttore, ma come attore ? Ammettiam pure che a
l caso, come poteva trovarsi in compagnia non solo come Direttore, ma
come
attore ? Ammettiam pure che a Parigi avesse dicio
Parigi, dice di lui nell’introduzione : A questo (Gio. Paulo Fabri)
come
ad Adriano Orazio (il Valerini) si può contrappor
primato artistico dell’età presente. Niun attore io credo abbia avuto
come
lui una vita di palcoscenico piena di movimento,
con allegri compagni di sventura nuovi mezzi di difesa dalla miseria,
come
fiere o altro, recandosi da questo a quel posto o
anche gli amorosi nelle farse col pulcinella (non mai il pulcinella,
come
altri affermò) ; poi, secondo amoroso, in quella
, in quella di Lambertini e Majeroni, in cui stette anche l’anno dopo
come
secondo brillante sotto Leopoldo Vestri. Fu scrit
primo attore, ch'egli sostenne per alcuni anni in piccole compagnie,
come
ad esempio, del Battistoni. Entrò l’'81 primo att
n Dondini-Dominici, e l’'82, ahimè, tentò il capocomicato (sfogando –
come
si dice in gergo – tutte le sue passionacce, fra
e descrizioni e squarci che, detti da lui possono esser sempre citati
come
modelli di perfetta recitazione, benchè più volte
rima di tutto : questa gran preferenza sugli altri tipi gli è venuta,
come
vorrebbero i più, dal dominio esercitato sul suo
tenza delle tenebre, Don Pietro Caruso, Padre, che agirono e agiscono
come
una lima sugli organi vocali ? O si dovrebbe attr
avoro che mi piaccia, esso resta nella mia mente, e mi segue costante
come
la larva del sole nella pupilla ; e, pur continua
urali e logici per lungo processo di preparazione. Ed è facile capire
come
con questo studio del personaggio non soltanto ne
ti io mi spiegherei l’alterarsi della dizione in grandissimi artisti,
come
a esempio, l’Emanuel, che, coll’andar degli anni
estate a un tratto da un volgersi guardingo e immediato…. Sublime ! E
come
avrebber potuto farsi un’idea dell’arte sua tutta
anuel, chiama questo volentieri maestro dello Zacconi, tanto più che,
come
accade il più spesso per ogni attor subalterno, e
olmente, alcune maniere e inflessioni. Se per maestro s’intenda solo,
come
deve intendersi, colui che, colla dedizione incon
lità della dizione, allora certo lo Zacconi rigetterebbe il giudizio,
come
de'più erronei. Egli aveva già 27 anni, quando en
la additino all’attore la via diritta dello studio. Sarebbe lo stesso
come
dire lo Zacconi scolaro di tutti gli ammalati e i
ente, sufficientemente, e acconciamente si poteano manifestare, quasi
come
per l’istesso Latino; e loda in esso l’ agevolezz
ozze, la minore costava dieci docati, che allora era non poca moneta,
come
ognun sa. Così alle nozze di Galeazzo I con Bianc
; e di là vennero le giostre, i tornei, i balli, le feste, le divise,
come
anche le canzoni, le ballate, ed altre specie di
viuole, e con altri strumenti per le case e per le mense de’ Grandi (
come
fecero da principio nella Grecia i primi antichis
e assai ragguardevoli; perchè la loro arte riguardavasi da’ nazionali
come
qualche cosa di divino, e la loro persona come sa
ardavasi da’ nazionali come qualche cosa di divino, e la loro persona
come
sacra. I Bardi, per quanto ricavasi dalla dotta d
citavano la fantasia sopra idee di eroismo, ma in tempo di battaglia,
come
tanti Tirtei, accendevano gli animi de’ soldati a
a conquista del paese di Galles, per assicurarsela, per una politica (
come
dice Davide Hume nel vol. II della sua pregiatiss
di: queste sono le molle che fanno muovere gli umani talenti. E pure (
come
bene ha osservato nell’Entusiasmo delle belle art
rsi de’ Letterati e degli Artisti quell’uso che fassi de’ limoncelli,
come
diceva l’eloquente Cardinal Cassini, i quali, tra
gliose prospettive, per la vaghezza, amenità e fertilità del paese, o
come
diceva il buon vecchio Ippocrate, per l’arie, l’
dato Ab. Bettinelli) le arti, le lettere, e la cultura sono in Italia
come
in clima nativo, e germogliano da per tutto, e vi
entite, manca del tutto alla lingua Francese, per non esserne capace,
come
confessa l’Ab. Arnaud; nè altra lingua moderna vi
XI. Luigi di Pietro Alamanni che fu bandito di Firenze sua patria
come
reo di congiura contro la vita del Cardinal Giuli
o di Francesco Negri Bassanese, apostata della nostra Cattolica Fede,
come
ci accerta il dotto autore anonimo delle Note fat
ni per la superiorità di parlare con tanta cultura la propria lingua,
come
se di questa sola facesse tutto lo studio. Al pri
mpio dell’Italia; e la lingua Spagnuola in fatti è l’unica che conti,
come
l’Italiana, per suo secolo d’oro il secolo XVI.
ersonaggi, o sciocchi, oridicoli, o astuti nelle commedie introdotti,
come
sono Don Pasquale de’ Romani, le Pasquelle de’Fio
n Napoli verso il 1800. Fu scritturato il’ 19 da Salvator Fabbrichesi
come
brillante assoluto, dopo pochi anni di esercizio
di esercizio tra’ dilettanti napoletani. Fu in breve tempo acclamato
come
uno de’migliori artisti dell’ epoca sua, al fianc
rammatica da lui diretta e portarsi in Sicilia, dove la figlia esordi
come
prima attrice e fu molto applaudita, ed avrebbe f
atrimonio. Veramente l’Alberti sarebbe stato più nel vero, asserendo
come
il Belisario, già scritturato dalla nuova Impresa
ar, e i comici italiani furon distribuiti nelle varie baracche, parte
come
venditori, parte come marionette, sotto la direzi
i furon distribuiti nelle varie baracche, parte come venditori, parte
come
marionette, sotto la direzione musicale del Risto
1 febbraio 1734, indica il Dottore Malucelli e l’Arlecchino Bellotti,
come
coperti di debiti. Concordando il ruolo e l’epoca
a’viaggi di questo, che pur chiama famoso, di cui parla fuggevolmente
come
di sconosciuto….
’41 al S. Carlino. Lo vediamo poi al Nuovo il ’46, autor di libretti
come
il Bajazette e Giancocozza. Riferisco dalla citat
non arricchiva. Egli si dovette accontentar della fama e mori povero
come
i suoi compagni. Zingari della commedia dell’arte
ommedia dell’arte essi si sbandavano paurosamente, a quando a quando,
come
, nel verno, soffiasse sulla loro straccioneria la
neria la raffica della miseria, livida nemica di Talia ridente, oppur
come
– impensierito da’ reclami dei padri di famiglia
media. Essa é una composizione mostruosa e sregolata, se si considera
come
teatrale; ma come dialogo romanzesco é un libro d
composizione mostruosa e sregolata, se si considera come teatrale; ma
come
dialogo romanzesco é un libro da applaudirli, non
tutti gli attrezzi di un capo di compagnia si chiudevano in un sacco,
come
quelli de’ pupi, e si riducevano a quattro pellic
Intanto il determinato Floristan si abbocca con un eremita; manifesta
come
é incorso nella bigamia per aver prima sposata cl
proposito. Ebbe dunque torto Nasarre a gloriarsi di siffatte commedie
come
delle migliori della sua nazione, ed é interessa
te si riflette, che Cervantes medesimo il quale ragionò si bene, lodò
come
eccellenti alcune tragedie che la posterità ha tr
ha trovate strane e difettose. Di più annunziò egli nel suo prologo,
come
scritte con arte, le otto ultime sue commedie pub
d oggi il Principe de Comici Spagnuoli. Egli si scatena contra di lui
come
il primo corruttor del Teatro; però la corruzione
ezione anteriore; ma qual era il Teatro Spagnuolo prima di Lope? Ecco
come
egli stesso il dipinge a’ suoi contemporanei per
corrotto, e forse nacque da temi originariamente pontici e silvetrri,
come
dinota la parola introduxeron; e se in qualche co
qualche cosa merita Lope di esser ripreso, si é in non aver tentato,
come
avrebbe potuto, di opporsi al torrente limaccioso
mporti gran fatto l’esser primo; ché io amerei piuttosto esser ultimo
come
Euripide, che anteriore come Cherilo, o Senocle.
mo; ché io amerei piuttosto esser ultimo come Euripide, che anteriore
come
Cherilo, o Senocle. Passiamo alle undici non imma
eggitore; la seconda ha qualche mescolanza poco degna della tragedia,
come
la persona del carnefice introdottavi, e i di lui
taria in quella penisola, e vi si accrebbe tanto, che anche nel 1473,
come
apparisce dal concilio che nel detto anno, per da
V. Mons. Perrimezzi tom. I Dissertazione Ecclesiast. IV. pag. 100), e
come
parimente attesta il Mariana (lib. 23. apud Spond
lle lingue che nelle scienze, ritornasse alla sua patria, richiamato,
come
vogliono, dall’arcivescovo di Siviglia Guglielmo
ntiche rappresentazioni mute delle più solenni feste della religione,
come
quella del Corpus Domini, hanno potuto risvegliar
Terenzio, afferma egli stesso che gli tenea chiusi con sei chiavi. E
come
fu egli il primo a conoscere e dar precetti della
ace del Borghini è falso. Anzi : oserei affermare, che in niun lavoro
come
in quelli dell’Araldo è il primo elemento drammat
re : « Il Barlacchi, se noi il potessimo averc, sarebbe a questa cena
come
il zucchero alle vivande. » Con tuttociò, pare ch
ande. » Con tuttociò, pare che il Barlachia, citato sempre ad esempio
come
recitatore, non fosse, come tutti i suoi colleghi
he il Barlachia, citato sempre ad esempio come recitatore, non fosse,
come
tutti i suoi colleghi di scena un’arca di scienza
ante, non letterato : « Chi fa l’arte che fece il Barlacchia non può
come
gli sdotti arrampicare. » A pagina 432 delle rim
girar trionfalmente i più riposti angoli d’Italia, ammirato e stimato
come
attore, come autore, e come uomo. Morì a Trapani
lmente i più riposti angoli d’Italia, ammirato e stimato come attore,
come
autore, e come uomo. Morì a Trapani il 4 luglio d
posti angoli d’Italia, ammirato e stimato come attore, come autore, e
come
uomo. Morì a Trapani il 4 luglio del 1895. Ebbe v
schera al San Carlino, fu presentato al pubblico dal padre Salvatore,
come
il Pantalone Rubini dal suo predecessore Gio. Bat
piangendo : « Pecient’annc ! » Antonio Petito morì sul palcoscenico,
come
a un dipresso l’Angeleri, il Caccamesi, il Massar
il sipario sul terz'atto della Dama bianca, egli era andato a seder,
come
al solito, nel corridojo sul quale dava il suo ca
ella, dapprima stragoffissima maschera (V. Fiorillo Silvio), andò poi
come
le altre tutte rappresentando moltissimi e svaria
osse discendente in linea retta dal Mimus albus della farsa atellana,
come
l’arlecchino dal Mimus centunculus ; quelli fecer
or da Πόλις città, e ϰἔνός o in forma jonica ϰεινός, vuoto, sciocco,
come
se si dicesse buffone della città.
fare un dolce inganno alla mente. Se non che egli avviene dell’opera
come
degli ordigni della meccanica, che quanto più rie
o presentemente arbitri de’ nostri piaceri. Anzi se vorremo por mente
come
pochissimo travaglio ei sogliono darsi per la sce
e, per il legame dei balli con l’azione, per il decoro nelle scene, e
come
si pecca persino nella costruzione de’ teatri, eg
on buoni ordini lo stato musicale, a parlar cosi, e porre i virtuosi,
come
erano negli andati tempi, sotto disciplina e gove
di vero, quand’anche sensatamente scritto e composto fosse un dramma,
come
verrà egli eseguito dipoi, se non è per niente as
gli eseguito dipoi, se non è per niente ascoltata la voce dei capi? E
come
potrà egli essere sensatamente composto e scritto
non mutino le cose inutile è ogni discorso, ogni desiderio è vano. E
come
mutar potriano, salvo se nella corte di un qualch
, e, se io dritto estimo, non inutili miglioramenti, che vi rimetterò
come
vi accingerete a pubblicarne di mano in mano i se
rre al vivo i ridicoli del loro tempo, che accreditarsi nelle società
come
originali di que’ medesimi ridicoli mascherati da
ginali di que’ medesimi ridicoli mascherati da uomini di alto affare,
come
filosofi senza logica, come pedanti pieni di stom
coli mascherati da uomini di alto affare, come filosofi senza logica,
come
pedanti pieni di stomachevole orgoglio e voti di
ti pieni di stomachevole orgoglio e voti di ogni valore e dottrina, e
come
pigmei in somma, la cui pelle distesa a forza di
ativa. Sanno essi pur troppo di non doversi il buon teatro considerar
come
semplice passatempo, ma come industre espediente
di non doversi il buon teatro considerar come semplice passatempo, ma
come
industre espediente suggerito dalla filosofia per
comico Menandro. Roma stessa vantò un Lelio e uno Scipione Affricano
come
coadjutori di Terenzio: un Cornelio Silla dittato
tazio: Orazio Flacco si fece ammirare da’ contemporanei e da’ posteri
come
critico inimitabile di teatral poesia. Nella deca
a seconda metà del sec. xvi. Abbiam visto al nome di Fiorilli Tiberio
come
il Costantini faccia Silvio padre di lui ; ma col
della Luna, ov’ erano l’Austoni e Antonio (?). Il 1614 era a Genova,
come
appare dalla lista di comici pubblicata al nome d
1584 non avesse che venti anni, era già, il 1632, verso i settanta. E
come
mai non si accenna punto in nessun documento all’
punto in nessun documento all’esistenza del figliuoletto Gerolamo ? E
come
mai Tiberio in quell’elenco non figura ? Forse fu
e assunto più tardi ? E Silvio andò mai in Francia ? E, in ogni modo,
come
mai nella lunga serie di articoli e versi e anedd
on s’è da alcuno accennato, nè men di passaggio, al Capitan Matamoros
come
padre di lui ? E chi era il Capitan Matamoros che
compagnia francese ? Lo Scaramuccia del quadro non è già il Fiorilli,
come
vediam da una incisione del Mariette ; sibbene Gi
se invece di Tortoriti, lo Scaramuccia fosse qui davvero il Fiorilli,
come
mai con un personaggio di Matamoro al suo fianco
a dell’ultimo luglio. Nessuna coppia accenna nella lettera all’altra,
come
non punto si accennò mai a un grado di parentela
ienda Medebach, durante i quali potè mostrare la sua grande perizia e
come
direttore artistico e come amministratore. A me p
uali potè mostrare la sua grande perizia e come direttore artistico e
come
amministratore. A me pare errato il sistema di Ad
uello di caratterista per non figurar più nell’elenco della Compagnia
come
attore. La Compagnia era sociale, come appare dal
iù nell’elenco della Compagnia come attore. La Compagnia era sociale,
come
appare dal manifesto che ha : Impresari : Carlo
u lenta fino all’entrata in Compagnia di Calloud e Diligenti nel 1872
come
primo attore a vicenda col Diligenti (era stato q
ura più tosto forte e di fisionomia marcatissima, sì pe 'l carattere,
come
s’è detto, freddo, talvolta serio, talvolta anche
. Aggiungerei anche che il Pasta fosse l’ultimo tipo di primo attore,
come
s’intendevan una volta, e come dovevan essere : c
a fosse l’ultimo tipo di primo attore, come s’intendevan una volta, e
come
dovevan essere : che cominciavan per noi giovani
an Moisè, non lungi dalla Piazza di San Marco, esordì bambina il 1719
come
il fratello Francesco nella scena aggiunta dell’
ueullette sotto le vesti di piccola Arlecchina. Apparve poi veramente
come
attrice il '26, in qualità di amorosa a vicenda c
on, la quale, vissuta lungo tempo con lui, e presentata a più persone
come
sua moglie, pretendendone i diritti legali, si op
. Figlio del precedente, nato a Forlì il 1802, esordì a quindici anni
come
brillante, riuscendo dopo un sol lustro d’arte a
una interpretazione magnifica. Nè men sommo fu nelle parti promiscue
come
nel Benefattore e l’Orfana, nel Chirurgo e il Vic
segnazione, passò a miglior vita il 29 agosto del 1866. Fu il Taddei,
come
il padre, di volto piacente, di occhio sfavillant
: « Luigi Taddei buttava al pubblico ogni fine di frase, e camminava
come
un ballerino. » Dettò poesie, non prive di sponta
atirica intitolata Artisti e giornalisti, che ha, tra l’altre, strofe
come
queste : È un foglio inutile, ma molta gente va
e va a sottoscriversi immantinente : gli artisti corrono per la paura
come
le pecore alla pastura. Molti son miseri vivono a
si rifiutavan di andare, o dando garbatamente le ragioni del rifiuto,
come
abbiam visto per Francesco Andreini, o mettendo c
iuto, come abbiam visto per Francesco Andreini, o mettendo condizione
come
vediamo pel Bianchi ; il quale, fatto invitare da
citata dal Guerrini al N.°58 del suo saggio bibliografico (op. cit.)
come
opera di Giulio Cesare Croce ; ma è un errore evi
, che non ha so par. E via di questo tenore. La maschera del Dottore
come
quella del Capitano, mutava il paese e il nome se
sima dall’antico al moderno. (V. Materazzi). Si chiami egli Partesana
come
il Bianchi, o Forbizon come il Bagliani, o Baloar
(V. Materazzi). Si chiami egli Partesana come il Bianchi, o Forbizon
come
il Bagliani, o Baloardo come il Lolli, o Spaccast
li Partesana come il Bianchi, o Forbizon come il Bagliani, o Baloardo
come
il Lolli, o Spaccastrummolo come il Soldano, o Ba
orbizon come il Bagliani, o Baloardo come il Lolli, o Spaccastrummolo
come
il Soldano, o Balanzoni come il Lombardi, o Grazi
aloardo come il Lolli, o Spaccastrummolo come il Soldano, o Balanzoni
come
il Lombardi, o Grazian de’ Violoni come il Chiesa
come il Soldano, o Balanzoni come il Lombardi, o Grazian de’ Violoni
come
il Chiesa, o Scatolone come il Francesconi, o Cam
i come il Lombardi, o Grazian de’ Violoni come il Chiesa, o Scatolone
come
il Francesconi, o Campanaccio (le nuove Pazzie de
e del Dottore la pensaron in modo diverso. Gli uni impresero a parlar
come
si conviene, a declamar tirate scientifiche ed er
nde bisogna moderarlo qualche poco, che s’accosti al Toscano, appunto
come
parla la nobiltà di quell’inclita Città, e non la
più scielte ; ma secondo il vero le più ridicole, che si ascoltino ;
come
sarebbe a dire. Interpretare, per impetrare, vror
le parole, traendo all’ultima un grande sospiro, si ottenesse allora,
come
s’è visto accadere oggidì con qualche comico dial
nese, era dottore bolognese, o meglio satira di dottore. Io non vedo
come
da questa ottava si possa trar la prova che il Gr
ri, sappiano anch’essi che in tutto lo Stato veneto egli è riguardato
come
un tempo Roscio fu in Roma, ed è a me caro ed ami
munque sia : il nome di Roscio c’ è, e le conseguenze del Signorelli,
come
semplice ipotesi, non sono da escludersi.
ornamenti della persona e dei vestiti dei ballerini. I quali vestiti,
come
anche quelli de’ musici, hanno da accostarsi, il
’ nostri Canziani ch’e’ taglino le vesti all’antica, cosi per appunto
come
le ci vengono descritte dall’erudito Ferrario, no
er altro qualche buon lume, non si compiacesse pur assai considerando
come
senza l’aiuto dei rilievi di legname sia da noi v
ievi di legname sia da noi vinta qualunque difficoltà di prospettiva,
come
in siti ristrettissimi si facciano da noi apparir
egna. Ferdinando, in una parola, fu il Paolo Veronese del teatro53. E
come
, al pari di Paolo, ebbe la gloria di aver recato
trebbe per un cortile e forse anche per una piazza. Racconta Vitruvio
come
, avendo un pittore di quadratura dipinto a Tralli
r isvegliatezza d’ingegno54?» Ora che direbbe quel matematico vedendo
come
nelle nostre scene da noi si applaudisce a quei l
ugli teatri. [5.5] La Cina ancora, antico nido delle arti e colonia,
come
alcuni vogliono, dell’Egitto, fornir ne potria di
parecchie cose ingegnosissima nazione. I giardinieri della Cina sono
come
altrettanti pittori, i quali non piantano mica un
ità ch’è propria dell’arte dell’edificar le case; ma, presa la natura
come
esemplare, fanno quanto sanno d’imitarla nella ir
Qua ti raccapriccia una veduta di scogli artifiziosamente tagliati e
come
pendoli in aria, di cascate d’acqua, di caverne e
più grande, quanto più sarà giudicato lontano. Quindi è che appaiono
come
torrioni di giganti quei personaggi che si affacc
osse compartito sempre con quella uguaghanza e così alla spicciolata,
come
ora si costuma. Distribuendolo artifiziosamente,
ata, come ora si costuma. Distribuendolo artifiziosamente, mandandolo
come
in massa sopra alcune parti della scena e quasi p
all’amor del teatro, nonostante il divieto de’genitori, entrò in arte
come
amoroso, passando in capo a un triennio (1821) pr
alquanto svantaggioso, non dispiacerebbe però nelle parti disinvolte,
come
pure in qualche parte di padre nobile, se (ci sia
azionale Toscana, al fianco di Maddalena Pelzet, poi di Lorenzo Pani,
come
primo attore assoluto con scelta di parti. Fu con
i rappresentava. A lui tributarono i contemporanei parole di encomio,
come
a colui che mostrò potersi avere applausi e conco
arte essenziale dell’opera italiana, giacché quasi sempre si frappone
come
intermezzo, e di rado s’innesta nel corpo dell’az
a vaghezza dello spettacolo, sono per sua natura sbanditi dal dramma;
come
all’opposto i più atti sono quelli, che riuniscon
dalla commedia. né da tale unione risulta un tutto così inverosimile
come
pretenderebbero alcuni, a cui pare una stravaganz
7] Delle tre cose accennate la musica non si propone se non due sole,
come
fine principale il commuovere, come subalterno il
a non si propone se non due sole, come fine principale il commuovere,
come
subalterno il dipignere. Commuove la musica ora i
no capaci d’agire sull’animo nostro qualora li sentiamo nella natura,
come
fa la musica allorché esprime l’armeggiar d’una b
uali per esser privi di suono non cadono sotto la sfera della musica,
come
allorché non potendo significare la tomba di Nino
dito movimenti analoghi a quelli, ch’eccitano in noi gli altri sensi;
come
allora quando il musico volendo esprimere il tran
ed appassionate, una economia di discorso, che serva, per così dire,
come
di testo, su cui la musica ne faccia poscia il co
nati dalla mossa e vivacità che ricevono da una bella musica faranno,
come
riflette sagiamente Grimm nel suo Discorso sul po
spressione naturale degli affetti dell’animo ispirataci dall’istinto,
come
ci sono ispirati gli altri segni esterni del dolo
utte senza differenza. Il canto suppone dunque agitazione nell’animo,
come
la suppongono le lagrime, e il riso, e tanto più
Cosicché chi canta è in qualche maniera fuori dal suo stato naturale
come
si dicono esser fuori di se gli uomini agitati da
dell’animo suo non ordinaria. Ora cotal alienazione, o agitazione, o
come
vogliamo chiamarla, o ha per oggetto le cose che
e della sua dolcezza, fa sì ch’ei non si avvegga della sua illusione,
come
il cinto misterioso d’Armida impediva Rinaldo dal
e che non sa imitare dell’anima se non il trasporto, li rigettarebbe
come
inopportuni al suo scopo. Ma, poiché essi sono ta
Che se il personaggio non si risolve, ma rimane nelle sue dubbiezze,
come
talvolta addiviene, allora l’aria dovrà essere co
le sue dubbiezze, come talvolta addiviene, allora l’aria dovrà essere
come
una cscita, una scappata del sentimento, cioè que
in noi le passioni, e queste destino la riflessione scambievolmente,
come
ognun può osservare in se stesso, e come vedesi p
riflessione scambievolmente, come ognun può osservare in se stesso, e
come
vedesi praticato dai primi autori. [22] L’errore
ato abbastanza nella filosofia delle passioni, e dall’avere stabilito
come
regola generale ciò che dovrebbe essere una eccez
le artie delle scienze. Leggansi le prime poesie di tutte le nazioni,
come
sono i frammenti degl’islandesi, i poemi d’Ossian
polite, e più regolari, ma conseguentemerite meno espressive: appunto
come
i grani d’oro assottigliati, e ridotti in foglia
ani d’oro assottigliati, e ridotti in foglia dagli artefici, i quali,
come
dice l’Abbate Terrason, perdono in solidità tutto
onaggi le similitudini, ma acciochè riescano verosimili, dee metterle
come
lo farebbe la natura, e non altrimenti. Ora che i
vorate di simil gusto: potranno esse prese separatamente considerarsi
come
squarci bellissimi di poesia, sulle quali un gran
isamina con giusta critica niente v’ha di più stravagante a sentirsi,
come
ben riflette il marchese di San Lamberto nella su
si, che nelle belle arti l’astratta ragione debbe sottoporsi al gusto
come
questo si sottopone all’entusiasmo, e al vero gen
ioni della scena. Tutte le quali cose producono l’illusione, non solo
come
supplemento della musica, e della poesia, ma come
illusione, non solo come supplemento della musica, e della poesia, ma
come
un rinforzo eziandio dell’una e dell’altra, poich
le loro facoltà da tutte le bande veggonsi all’improvviso trasferiti,
come
Psiche, nel palazzo incantato d’amore. La loro im
incipal interesse. Io prendo in questo luogo la parola “maraviglioso”
come
la prende il Marmontel, vale a dire, per una seri
ole, che si debbano ad essi preferire gli storici. né non è già vero,
come
pretende il Marmontel, che questi non somministri
i nella passione, e a penetrare più addentro nell’animo dell’uditore,
come
il dover dipingere eziandio gli oggetti naturali,
i, ma pei favolosi eziandio, che: non vanno esenti da simili difetti,
come
si potrebbe far vedere coll’esame imparziale dei
ar dilettando: utile dulci. L’azione rappresentata può esser triviale
come
nella commedia, o grande come nella tragedia: qui
azione rappresentata può esser triviale come nella commedia, o grande
come
nella tragedia: quindi la distinzione dell’opera
ulta un tutto drammatico, che ha le sue leggi privative, e peculiari,
come
le hanno la tragedia, e la commedia. Cotali leggi
gli atti, poiché può darsi un’opera bellissima divisa in cinque atti,
come
in tre o in due. Non nel carattere del protagonis
ssenziale passi tra esso e quello della tragedia e della commedia, né
come
gli affetti, che svegliar mi debbe il primo, si d
nella scelta degli argomenti favolosi a preferenza dei veri, poiché,
come
abbiamo veduto di sopra, gli argomenti tratti dal
ma. Parlasi qui dell’opera seria non della buffa, nella quale vuolsi,
come
nella commedia, giocondo fine. né veggo perché il
i musicali. Quarta: il mezzo per cui si propaga la luce, è un fluido,
come
lo è ancora il mezzo per cui si propaga i suono.
i sono nell’aria delle particole o delle corde aere per ciascun suono
come
vi sono de’ globetti o particole eteree per ciasc
essedo tali perfettamente i drammi di Quinaut, confesso di non vedere
come
l’illustre autore li preferisca a quelli del Meta
na, specialmente nella forma detta dell’arte, in tutta Europa. E noto
come
la prima idea di raccogliere le notizie biografic
avaro di aiuto in Italia per imprese letterarie serie, vaste e belle
come
questa che lodo senza restrizioni, senza reticenz
o voglio esprimere anche il mio migliore augurio. Poichè l’opera Sua,
come
si può già conchiudere dalle dispense pubblicate,
nifica, è una vera miniera di materiale interessante e degno di fede,
come
può produrre soltanto la ricerca infaticabile con
può produrre soltanto la ricerca infaticabile conscia dello scopo e (
come
traspare da ogni linea), entusiastica. È verament
avrà regalato alla Storia del teatro d’Italia un’opera da consultarsi
come
nessun’altra Nazione ancora possiede, e per la qu
io sui Comici Italiani, io farò tutte le ricerche. Poichè a un’opera,
come
quella che Ella ha così coraggiosamente intrapres
relazioni personali e paziente ardore. Nè l’opera è solamente valida
come
arida miniera di ricerche ; essa è compilata con
tudio, accurato e completo, degno ; e sarà fatto certamente, non solo
come
omaggio al risultato che il Rasi va ottenendo, ma
non solo come omaggio al risultato che il Rasi va ottenendo, ma anche
come
dovere di studiosi. Qui accenniamo alla pubblicaz
lo meglio affermare, che le favole del Malara fossero state Tragedie,
come
le sei del Vega. Vorreste replicare, che poteva a
esi di accennare il modo di comporre del Cueva, che io non avea letto
come
il confessai, sul testimonio di un nazionale. Per
ando tal testimonio censura il compatrioto morto due secoli indietro,
come
il Cueva; perchè se tal testimonio nazionale è in
eva; perchè se tal testimonio nazionale è intelligente nella materia,
come
il Montiano, la sua censura conserva un pieno vig
date al Cueva dal Montiano. E quindi tutto asperso di nobile sudore,
come
se avesse posti alla vista del Pubblico i più bei
apete che cosa credo ancora? Che questa domanda quì ripetuta ci stia,
come
dicesi, a pigione; e che vi abbia del gran tratto
a riducendola a quattro. L’Apologista, che degli altri difetti non sa
come
discolparlo, tutto si occupa in due pagine in dif
gli moverà lite. Il male è che Montiano taccia questa prima Tragedia
come
difettosa, slogata, irregolare, contro le quali i
la Violenza del Prometeo: risposta che siede veramente alla quistione
come
il basto al bue. Se in un Poeta Cristiano si ripr
one. Trovi il Lampillas messa sulla Scena Antica una transformazione,
come
ne hanno mostrato più migliaja i Drammatografi na
ete quando ciò avviene? Quando il patetico è maneggiato egregiamente,
come
nelle disgrazie di Ecuba del Signor Ab. Ceruti. P
pio delle Medee Greche e Latine, e sul Maometto (p. 103.), per avere,
come
il Principe Tiranno del Cueva i Protagonisti estr
animava a sperare che la di lui Tragedia potesse essere regolare. Ma
come
fidarsi più d’inferire da quello che si predica q
Teatri vedrà l’Apologista i difetti e le scene interessanti; non già,
come
si fa nel Saggio, con lodi vaghe applicabili ad o
vaghe applicabili ad ogni Dramma, o con biasimi che tengonsi ammaniti
come
le formole delle private Segreterie: ma con una c
arsi, che nell’Isabella non si scorge un sol verso tronco o mancante,
come
nell’Alessandra se ne trovano moltissimi. Colpa d
ligione che ci attacca ad Isabella), il qual personaggio ci fa mirare
come
cosa già dimenticata la morte dell’Eroina Cristia
rerà esser cosa plausibile che quei due Vecchi dabbene le propongano,
come
già propose Idraotte Saracino e Mago ad Armida, c
che ne fomenti l’amore, che ne sostenga e nutrisca le speranze? Ecco
come
si spiega Lamberto: “Al Rey por cierto tiempo fi
gedia. Di questa discolpa, strana al certo, fa galloria il Lampillas,
come
di un sicurissimo asilo. Ma il Montiano incalza i
pillas per giustificare la stranezza di una Tragedia composta di tre,
come
il corpo favoloso di Gerione; cioè i Tramezzi e i
e-piéce Francese, corpi che reggono da se, nè abbisognano del Dramma,
come
il Dramma di loro non abbisogna. M’incolpa poi l’
sto nella mia Storia, abbiano tanti pregi” risponderò “. . . . . . .
come
da me si suole “Liberi sensi in semplici parole;”
uvre du Démon;” dice ottimamente il Signor di Voltaire. Udite ancora
come
parla graziosamente e giudiziosamente della Poesi
ologista p. 116.)? Forse nell’Attila non vi si osserva veruna regola,
come
pretende il Signorelli asserirsi dal Montiano? An
e le niega la regolarità, ma fin anco il nome di Tragedia. Non so poi
come
il Signor Montiano intendesse se stesso, mentre d
il Virues tiene per veramente regolare; e se l’Attila, o la Marcella (
come
credeva il Signor Lampillas) avessero guardate ne
e Lope dà al Virues nel Laurel de Apolo; facendo osservare, che Lope,
come
parziale dell’alterazione del Teatro, encomia Vir
, che Lope, come parziale dell’alterazione del Teatro, encomia Virues
come
Autore delle migliori regole Comiche, e ciò dice
da al Margherita di Genova per la famiglia di Carlo D'Antoni. Tutto,
come
dissi, andò…. come doveva, splendidamente ; ma do
Genova per la famiglia di Carlo D'Antoni. Tutto, come dissi, andò….
come
doveva, splendidamente ; ma dove l’entusiasmo del
: il suo viso, così dolce di solito, non era riconoscibile…. Pallida
come
un cadavere…. le labbra più pallide ancora, contr
soffocate della povera Adelaide. Come siamo entrati dentro le quinte,
come
non siamo caduti, non saprei dire : so solamente
i…. e che, alla fine, ci trovammo abbracciati e piangenti, baciandoci
come
due innamorati ! Lei gridava : « Ecco, ecco la mi
la mia arte…. ritorno giovine !… » E io non sapevo che ripeterle : «
come
sei grande, come sei grande ! » E dopo quella me
torno giovine !… » E io non sapevo che ripeterle : « come sei grande,
come
sei grande ! » E dopo quella memorabile recita,
ricevute sue delle solite dieci doppie, che il Duca le faceva pagare
come
donativo. Nondimeno a lei non mancarono le tribol
due figliuoli soltanto sappiamo che intrapreser l’arte dei genitori,
come
appare dai due documenti che qui riferisco : Ser.
0 Cap.º Fiala 20 D.e 220 Qui dunque la figlia apparirebbe
come
amorosa o seconda donna della compagnia : ed è l’
’altra Angiola, che sappiamo essere stata l’Anna Marcucci, esordiente
come
comica, e appartenuta prima alla Compagnia del Pa
taua ; giunsi a Fiorenza e sa Dio i dispetti che ebbi si da Flaminio,
come
da Argentina, ne poteuo replicare p che vi agiung
no la parola e il comando di V. A. S.ma e per tal disgusto mi amalai,
come
molti lo sanno ; Tralascio ch’egli continouamente
ie de parenti, famiglia assai, e lite si che puole ognuno considerare
come
sto. Vorie che no fusse uero quel che dico solo p
a all’Illmo. Residente di Venetia in Napoli, se questi uengheno no so
come
fare, mi rimetto A V. S.ma obligargli piu tutta l
casa, e saremo a Dio piacendo quest’Autunno umilmente a seruire V. A.
come
credo che faran glialtri se hauran giudicio e qui
on la quale mi uaglio de suoi fauori seruira a V. Em.za di argomento,
come
desidero mi venghino da lei somministrati mezi pr
t : Pilla Cesare nacque a Bologna nel 1807. Prima di dire di lui
come
artista, merita la pena di accennare alla famigli
rono a trasportare parecchie travi non ancora divampanti portandosele
come
fossero fusicchè togliendogli esca, il fuoco potè
’irresistibile inclinazione per il teatro, non si curò di conseguire,
come
gli altri fratelli, un grado accademico, ma seppe
u enfatica, colla cadenza dovuta al sistema di battere il sostantivo,
come
si dice in gergo comico, seppe però farsi apprezz
tempo ed il malanno riuscirono ad infrangere questa fibra d’acciaio,
come
Luigi, il più giovine di quei quattro fratelli, r
Reale Sarda per fare tutte quelle parti di generico, di età avanzata,
come
parti di padre, tiranni generici in parrucca e se
ttuta. Transferita dipoi in Venezia, in Roma, in Bologna ed in Napoli
come
nel nativo suo paese, vi fece nelle due trascorse
resciuto oggigiorno a tanta altezza. Il compositore si comporta quivi
come
despotico, vuol pure far da sé e piacere unicamen
cessero i trilli, dove parlano le passioni, e la musica fosse scritta
come
si conviene, non vi sarebbe maggior disconvenienz
otale del dramma. E però da esso ha da prendere atteggiamento e viso,
come
appunto dalla orazione l’esordio. Ma la sinfonia
sordio. Ma la sinfonia non altrimenti viene riputata al di d’oggi che
come
una cosa distaccata in tutto e diversa dal dramma
di d’oggi che come una cosa distaccata in tutto e diversa dal dramma,
come
una strombazzata, diciamo così, con che si abbian
ad intronare gli orecchi dell’udienza. Che se pure taluni la pongono
come
esordio, convien dire che sia di una medesima sta
ivoglia orazione. [2.4] Dietro alla sinfonia vengono i recitativi; e
come
quella suol essere la parte nella musica la più s
ra lingua e il fine orecchio di molti gentiluomini, cosi nella poesia
come
nella musica esercitatissimi. E conchiuse, alla f
. Lavorato a dovere era udito con diletto; e si ricordano ancor molti
come
certi tratti di semplice recitativo commovevano g
a che cagioni presentemente il recitativo, quando esso sia obbligato,
come
soglion dire, e accompagnato con istrumenti. E fo
o bene spesso cosi affollate le nostre orchestre, che avviene in esse
come
in un naviglio, che la gran moltitudine delle man
oletta, dall’arpa, dalla tromba, dall’oboe e forse anche dall’organo,
come
era altre volte in costume44. Così però che ciasc
o nelle belle prose, il quale, a detto di quel savio, convien che sia
come
il batter de’ fabbri, musica insieme e lavoro. [
o repugnanti. [2.12] Egli sembra che i nostri compositori adoperino
come
quegli scrittori che per nulla badando al legamen
cia, rivale in ogni bell’arte coll’Italia. A niuno può esser nascosto
come
nel campo singolarmente della musica durava tra l
e dei Francesi, ed era da essi loro rigettata l’oltramontana melodia,
come
vi fu altre volte aborrita la oltremontana reggen
ià avendo essi scosso di per sé il giogo di alcuni vecchi pregiudizi,
come
è aperto a vedersi in alcune delle loro composizi
o, che hanno tutte a trovarsi insieme e ferir l’orecchie ad un tempo,
come
potrebbe egli muovere nell’animo nostro una tal d
nel Convitato di pietra : commedia da lui scelta e da lui prediletta,
come
quella in cui doveva essere una cena squisita. Il
re ogni specie di smorfie piacevoli, sicchè il Delfino prima si chetò
come
sorpreso, poi cominciò a ridere, e rider tanto ch
ovale del ’52 a Roma, colla moglie Marinetta e colla coppia Fiorillo,
come
appare dalle loro lettere indirizzate al Duca di
ualvolta si recavan a recitare a Corte. Il nostro Fiorilli, divenuto,
come
abbiam detto, in essa famigliare, spillava di qua
llo Stato qualche supplemento straordinario. Ducento lire ebbe il ’64
come
stipendio di quell’ anno, finito in giugno, per l
di ritornarsene a Parigi, vi ricomparve il ’70, ammirato e applaudito
come
sempre ; tanto che per alcuni mesi fu disertato o
nna Elisabetta il 29 luglio dell’ ’81 da una certa Duval, che fu poi,
come
vedremo, la disperazione del povero artista e com
Duval, che fu poi, come vedremo, la disperazione del povero artista e
come
amante e come moglie. Maria Roberta Duval, giovan
poi, come vedremo, la disperazione del povero artista e come amante e
come
moglie. Maria Roberta Duval, giovane miserissima
are dal Convento di Chalot, e farla mettere in uno di Parigi ; non so
come
li riuscirà, perchè il Re non ne vorrà essere imp
randuca contro di lui, e va facendo leggere la lettera di V. S. Ill.ª
come
fece pure a me iermattina ; vuole che esca di cas
non ho mai fatto ne farò cosa che sia indegna di un figlio obediente
come
sono sempre stato ; e pregandola a abolire le gra
ndola a abolire le grandi maledizioni che mi ha mandato e a benedirmi
come
buon padre, resto Di V. S. Devotiss.º servitore
tato che dia 60 scudi al figlio per fare il suo viaggio in Italia, ma
come
non ha volsuto pigliare il pensiero di badare ai
e. Il vecchio rimbambito dice vendere i Luoghi del monte del sale, si
come
questi di qua dell’ Hostel di Villa2 e come costà
hi del monte del sale, si come questi di qua dell’ Hostel di Villa2 e
come
costà muore la Marietta, volere sposare la sua do
si fussi fatto dare 60 scudi che mi fece mandare acciò glie li dessi,
come
segui, questo gli ha spesi per accomodare i suoi
glietti di Mons. Oppede. Vi trovai Scaramuccia. Sua Altezza lo sgridò
come
un miserabile, ma, come è buccia vecchia, e che n
Vi trovai Scaramuccia. Sua Altezza lo sgridò come un miserabile, ma,
come
è buccia vecchia, e che non ha nè onore, nè vergo
a a ciò non (qui è parola inintelligibile) e di tanta gratia ne averò
come
de l’altre una eterna memoria. Pariggi li 25 Oto
S. Ill.ma con ogurarli le sa[n]tissime feste di Pasqua e in esa dirle
come
sarebbe sei anni che io saria a Fire[n]ce, ma l’a
ce. Al mio arivo paleserò la vita disoluta e infame tanto de l’ anima
come
del corpo, che resterà maravigliato. Suplicho e p
fu costreto a partire di Pariggi e non solo io fui da lui disgostato,
come
ancho la S. G. D. a segnio che quando torno fosim
garli 7cento franchi l’anno credendo di esercitare la detta carica, e
come
questo interesse andava inace (= inanze) senca so
a è la riconpesa delle mie fatiche che con il mio sodore ò aquistato,
come
V. S. Ill.ma n’è bene informata ; veda se un ingr
o basta a diri ch’ è peggio d’uno faista che a bocha li dirò il tutto
come
i strapacci fatomi. Suplicho V. S. Ill.ma se con
e in esa conosco il suo continovo afetto. Ora dò parte a V. S. Ill.ma
come
sono risoluto di pasarmene a casa e subito che su
8 di maggio del 1688 nella chiesa di S. Salvatore ; matrimonio che fu
come
il colpo di grazia pel vecchio ottuagenario, il q
ella Duchessa d’Orléans, o di Furetière, o di Racine. Ma dove si vide
come
egli avesse regnato sovrano nella Comedia italian
ioso artista occupa sempre un de’ posti primi, quando non è il primo,
come
nelle graziose figure dell’ Herisset, e nelle inc
suo carattere è di essere spavaldo insieme e pauroso. Il Riccoboni,
come
s’è potuto vedere con prova di date, non è qui es
uti, pei quali fu dal Gherardi rilasciata una obbligazione alla Duval
come
di somma prestata, e i quali egli negava di dover
anche Giuseppe Baretti e altri letterati fino a Ottocento inoltrato,
come
Niccolò Tommaseo e Cesare Cantù2. L’estensione de
la cultura umanistica settecentesca, quello di una letteratura intesa
come
percorso conoscitivo, strumento comunicativo, vei
argomento centrale nell’ambiente letterario4, dominato da personalità
come
il matematico Francesco Maria Zanotti e il poeta
lla rappresentazione di spettacoli operistici, lo Hofoper, noto anche
come
Lindenoper, che doveva essere parte integrante di
e anche una biblioteca. Algarotti aveva soggiornato a lungo a Berlino
come
consigliere e dal 1746 ciambellano di Federico II
ori che avevano segnato il dibattito all’inizio del Settecento e che,
come
scrive alla fine del suo discorso, apprezzerebber
’ottobre del 17547, non ha un’impronta saggistica; rientra piuttosto,
come
nota Annalisa Bini8, nel genere del pamphlet, cui
base a una più stretta coerenza, gli scenari. Concludono il discorso,
come
in tutte le versioni, lo schizzo di Enea in Troja
ssere troppo debitore a un meraviglioso mitologico che richiederebbe,
come
nel Seicento, troppo dispendio di macchinari e su
rebbe un’inclinazione eccessiva verso la spettacolarità e l’artificio
come
avviene nelle opere francesi, dalle quali Algarot
l’opera. Il favoloso e l’invenzione hanno un ruolo importante proprio
come
mezzi per sedurre e rapire lo spettatore, in una
ico II, per il fantastico evocato dallo scenario esotico; sono citati
come
temi Armida e Orlando, così come Enea in Troja e
dallo scenario esotico; sono citati come temi Armida e Orlando, così
come
Enea in Troja e Ifigenia in Aulide, argomenti sce
noltre ridotti i riferimenti a esperienze specifiche e cronachistiche
come
quelle relative al teatro di Berlino; la digressi
omentazioni classiciste arcadiche per promuovere armonia e semplicità
come
linee guida alle quali anche il discorso musicale
to riguarda la scelta degli argomenti, la concessione al meraviglioso
come
componente necessaria, l’alternanza più organica
le prescindere, e le singole sperimentazioni legate a luoghi e figure
come
la Berlino di Federico II, la Vienna di Metastasi
di Algarotti è sicuramente la Dissertazione 24 che Calzabigi pubblicò
come
premessa dell’edizione parigina delle Opere di Me
n ideale di naturalezza che la querelle des bouffons aveva attribuito
come
tratto distintivo al teatro musicale italiano; eg
operistica, responsabile dell’organicità del tutto, ma è anche vista
come
parte di un prodotto dal funzionamento complesso,
i 40-50. Ortes condivide anche alcune esperienze europee di Algarotti
come
la frequentazione dei teatri di Vienna e Berlino
orio veneziano. Nelle Riflessioni lo scrittore rivaluta l’opera buffa
come
genere che permetteva una più armonica integrazio
mento per contrastare la noia, il piacere sensoriale dello spettatore
come
strumento di giudizio del successo di un dramma.
esente fin dalla Introduzione che precede il primo paragrafo dedicato
come
sempre al Libretto. La corruzione dello spettacol
a che riconduca il teatro allo scopo di educare il popolo alla virtù,
come
avveniva nel teatro antico. Le riserve nei confro
rodotta in fac simile nel volume curato da Annalisa Bini e presentata
come
una versione più nota rispetto alla precedente ve
ione e della costruzione del testo stesso. Il Discorso appare infatti
come
un testo più pragmatico, una bozza poco elaborata
borata; ha una struttura più colloquiale e si presenta effettivamente
come
una serie di suggerimenti e riflessioni rivolte a
ene la natura discorsiva, integra alcuni passaggi e ne elimina altri,
come
i riferimenti legati in modo specifico all’esperi
attanto (perché fra il Popolone de’ pigmeiha scroccato fama di savant
come
l’Algarotti e il ***) gemmando il suo pretto fave
eoria tragica europea sei-settecentesca: il Paragone veniva osservato
come
attraverso gli squarci di un lenzuolo perforato,
gone potesse essere attraversato a partire da molteplici prospettive,
come
testo di critica e storiografia letteraria tra i
l progetto di ricerca Historiographie théâtrale à l’époque moderne 5;
come
documento di evoluzione dell’estetica settecentes
a natura del gusto e la percezione del bello — interpretati da alcuni
come
segnali di una precoce ricezione delle tesi del D
, David Hume, Edmund Burke, Gotthold Ephraim Lessing e Immanuel Kant;
come
tentativo, infine, di piegare i cardini della poe
redevo non fossero più funzionali ad affrontare la questione Calepio,
come
ad esempio l’idea di una sua posizione di isolame
ll’altra, e questa era forse la vera scommessa, impiegare il Paragone
come
una sorta di microscopio attraverso il quale, oss
etica, la critica e l’estetica di quel periodo che viene identificato
come
«Early Modern». I rischi insiti in questa operazi
erano molteplici: certo vi era quello di usare lo scritto di Calepio
come
un mero pretesto per distendersi, col pericolo di
adatta a purgare ogni passione, e non soltanto la pietà e il terrore,
come
pretendeva ad esempio il Robortello. L’autore si
del pubblico, c’era molto di quel gesuitismo che concepiva la santità
come
una virtù eroica, e la catarsi era considerata il
lità etico-religiosa profondamente diversa. Il recupero della catarsi
come
strumento attraverso il quale legittimare l’utili
vola, che non soddisfaceva l’esigenza catartica richiesta dal Calepio
come
prerogativa di ogni buon componimento tragico. In
enitore dell’idea del progressivo raffinamento del gusto e dell’arte,
come
si evince ampiamente dal suo confronto fra l’Ippo
ia era propriamente situata a livello di elocutio, e non di inventio,
come
prescriveva, secondo il bergamasco, il testo grec
to greco offerta da Castelvetro, il quale concepiva la meraviglia non
come
la sorpresa piacevole disposta in seguito allo sv
ole disposta in seguito allo sviluppo inaspettato della peripezia, ma
come
l’elemento che costituiva il «dilettevole» della
uotano anche attorno alla necessità di mettere in scena la catastrofe
come
pratica sommamente patetica, sottendono una compl
ttare di temi assai differenti, proprio perché il poema epico assume,
come
già accadeva nella Poetica di Aristotele, il prof
to di vista supera anche la posizione di Maffei, intento a dimostrare
come
l’affetto filiale fosse un sentimento più univers
che lo rende migliore. Se in altri teorici del teatro settecentesco,
come
Gravina e Muratori, l’amore nella tragedia veniva
fondo è presente nell’intera disamina (Paragone IV, 1, [2]), dimostra
come
i Francesi siano riusciti a gestire in modo molto
agli Italiani. Egli si sofferma ad esempio sull’esordio, dimostrando
come
nelle prime scene dei drammi antichi e dei loro e
dal Torrismondo all’Aristodemo, fino anche a esemplari contemporanei
come
la Temisto di Salìo, in cui questo cruciale snodo
treccio, e quella francese in fatto di rappresentazione scenica, così
come
il pregiudizio circa l’eccessiva vicinanza delle
ografica, che proprio col Napoli Signorelli si consolida, assume così
come
statuti classici i giudizi del bergamasco, e anco
sto mimetico. Anche i Francesi, ripete Calepio, hanno le loro pecche,
come
dimostrano alcuni monologhi, di carattere eccessi
). In generale comunque, nel Paragone, il monologo è ammesso soltanto
come
espressione dell’impeto delle passioni, secondo u
ora meno verosimile in questo sistema risulta l’a-parte, che richiede
come
prerogativa essenziale una suddivisione improbabi
hos elencato da Aristotele fra le sei parti di qualità della tragedia
come
un elemento afferente alla sfera morale. La bontà
irtuosi i protagonisti e gli antagonisti più crudeli. In questa sede,
come
in altre, emerge un altro tratto caratteristico d
ncese, recuperata anche in Italia all’inizio del diciottesimo secolo,
come
dimostrano, fra gli altri, Gravina e Muratori. An
a la maggiore solennità della prima, che non sopporta un abbassamento
come
quello adottato dal Trissino e dagli altri dramma
la verosimiglianza dei discorsi appassionati che devono presentarsi,
come
già si è riportato, del tutto scevri di questi ab
i nel censurare l’eccessivo lirismo di prove autenticamente barocche,
come
l’Aristodemo del Dottori. Ma se la disputa, dal C
ca a un personaggio tragico nel pieno di uno sfogo passionale. Certo,
come
notava il Maffei nella sua Recensione al Paragone
elle Tragedie Cinque del Gravina: queste forme vengono anzi rifiutate
come
caratteristiche di una stagione ormai tramontata.
sistemi di pronuncia delle due lingue, dalla cui analisi procedeva —
come
già aveva rilevato il Muratori — una netta superi
are una riedizione del Paragone di cui aveva gettato già solide basi,
come
documentano le carte conservate nell’Archivio Cal
ggiustare il progetto, fornendomi opportunità formidabili di crescere
come
ricercatore e come uomo. Il primo grazie va dover
to, fornendomi opportunità formidabili di crescere come ricercatore e
come
uomo. Il primo grazie va doverosamente alla mia «
anni: di quel poco che ho saputo imparare da una persona eccezionale
come
lui nella tesi c’è molto. Al personale delle bibl
incontrare aggradimento in voi pari alla favorevole aspettazione: Ma
come
colui, che son più vago di dottrina, che di lode
orpo della medesima. [Ded.2] Potrebbesi la favola riguardare altresì
come
il disegno nella pittura e l’altre cose come colo
avola riguardare altresì come il disegno nella pittura e l’altre cose
come
colori che le dan compimento. Meritando adunque r
i di protagonista. La pietà ch’ella muove giova alla favola solamente
come
una conseguenza funesta dell’azione di Rodrigo.
e ἁμάρτεμα non abbia voluto prescrivere se non un errore involontario
come
falsamente ha creduto anche il nostro Castelvetro
corché pravo non rende l’uomo d’ordinario malvagio. La malvagità però
come
abituale s’oppone alla colpa accidentale, non ad
persuadendosi, spinto da giovanile ardire, di soggiogar l’Ellesponto,
come
espone l’ombra di Dario. La tragedia delle Eumeni
rciocché se ben egli muore innocente, s’espone non pertanto tal morte
come
un effetto del paterno delitto che gli dei voglio
sser ricevuta con applauso in teatro, non merita ella però precedenza
come
favola doppia per la bellezza (come si dice) dell
, non merita ella però precedenza come favola doppia per la bellezza (
come
si dice) dell’argomento, la qual si considera dal
la forza delle episodiche passioni, e certo artifizio nella condotta,
come
presso Cornelio, non ha però l’autore perduto di
ia sorprendere l’uditore utilmente sì colla compassione del medesimo,
come
col timore. [1.4.5] Le due persone più proprie c
gliuola d’Agamennone, i quali non possono se non odiare chi s’oppone,
come
Erifile, alla sua liberazione e godere di tutto c
ca compassione, sì perché quel re appare di costume alquanto crudele,
come
perché la commozione che fa Monima contrasta a qu
prendersi tal libertà se non in certe tragedie di lieta riconoscenza,
come
è probabile che fosse anche il Fior d’Agatone. Fr
paiono meno evitabili i mali più comuni a fronte degli straordinari,
come
perché vie più si commove la nostra umanità mentr
diletto grande, la tragedia non richiede di sua natura se non questa
come
sua propria, potendo sussistere facilmente senz’a
to la tragedia. [2.1.5] Però ricercano assai comunemente i Francesi,
come
cosa necessaria alla poesia tragica gli eroi egua
e abbia per fine di giovare con l’esempio delle grandi virtù; il che,
come
loro è venuto fatto qualche fiata con della lode,
e supposto che fra le tragedie di Pietro Cornelio più commuovessero,
come
egli dice, Cimene ed Antioco, che Edippo, ciò pot
anzi accresce la virtù della medesima, conciossiaché penetrando ella
come
in un colpo nell’uditore lo lascia più sorpreso,
penetrando ella come in un colpo nell’uditore lo lascia più sorpreso,
come
appare nel Solimano del Bonarelli, ove appunto el
2.2.4] Oltre ciò non sono talora que’ propri che ricerca la tragedia,
come
si vede nel Cinna, il quale sentendo il rimorso d
cipe con quello che ha verso l’amata? Confesso che non so comprendere
come
da Cornelio si preponga la rappresentanza di sì t
tralascio. [2.4.2] Questa cautela non è però senza esempli contrari,
come
può vedersi nell’Orbecche del Giraldi, nella Rosm
re la cura d’interessare sì li cori di quelle che gli hanno continui,
come
gli nunzi e gli altri personaggi nelle disavventu
te que’ dogliosi trattenimenti che accrescono il moto delle passioni,
come
debbonsi schifare le declamazioni superflue che l
brevità del tempo permesso alle tragiche rappresentanze non è capace
come
quello dell’epopea, ma ciò ch’io credo doversi ma
tà dello stile congiunta ad altri riempimenti le prolunga oltre modo,
come
per saggio si può vedere nella Progne del Domenic
r propria dilicatezza. Ma sovente parmi essere avvenuto a que’ poeti,
come
a quegli imbanditori di conviti che, per far pomp
ità maggiori e notare i difetti ch’io ritrovo negli episodi francesi,
come
le lodi ch’essi meritano per li medesimi, esporrò
antica favola di Fedra nella riforma fatta dal Racine ha vantaggiato,
come
per altro, così pure per esse. Nel Britannico del
tituiscono una parte bellissima, benché il rimanente non corrisponda,
come
già notai. Né certo così possono lodarsi gli epis
tendo di quelli che sembrano anzi spettatori della favola che attori,
come
l’infante del Cid, ma d’altri ancora che sotto il
render più mirabile lo scioglimento, entrano in esse con mala grazia,
come
si potrebbe asserire dall’intervenimento di Telef
ano la maggior parte della tragedia, o vi danno la principale figura,
come
mi sovviene aver particolarmente notato nell’Edip
estiere introdurle a ragionare d’amore sì perché loro è più naturale,
come
perché ne parlano meglio che d’ogn’altra cosa, an
non già per passione primaria sopra di cui debba aggirarsi la favole,
come
altri ha loro ingiustamente rimproverato, ma per
mente senza offesa di certe convenienze al costume di quella nazione,
come
perché l’applauso delle loro tragedie dipende pri
are d’amore introdotto per accessorio occupa il luogo del principale,
come
è facile d’osservare negli amori d’Oreste e d’Erm
roducendo nel Gionata Achinoa, moglie di Saule, con le due figliuole,
come
pure nell’Assalonne la reina Maaca e la figlia Ta
ne, o da qualche Deità e talora anche da personaggi del tutto ideali,
come
è la Morte introdotta nell’Alceste d’Euripide. So
uralezza si fa con tanta oscurità che l’instruzione si rende inutile,
come
osservai già nella Tullia di Lodovico Martelli, c
ersone umane che comparendo sole in principio instruiscono il popolo,
come
fa Enone negli Antivalomeni, ma l’ombre e le deit
avola, e per la qualità delle persone, e per la natura del commercio,
come
si può vedere sì nell’Astianatte che nell’Altea d
i francesi è il continuo uso de’ confidenti. Imperciocché quantunque,
come
ho già notato addietro, essi siansi assai giovevo
on lodevoli perdono il lor pregio per sentirsi quasi in ogni tragedia
come
comuni ed essenziali formulari, con quelle trite
à. Li Francesi tuttoché non ne abbiano ignorato i suoi buoni effetti,
come
si vede nel Polieuto ed altrove, hanno mostrato d
la quale ha soggetto finto, dispregiò totalmente questa introduzione,
come
parte inventata per solo soccorso di tal favola.
e di que’ tempi permetteva al medesimo il famigliarizzarsi con li re,
come
perché alla loro condotta non era per lo più nece
bile l’incauta comunicazione de’ consigli sì di lei che di Polifonte,
come
pure che lo scoprimento cui ella fa di Telefonte
colpo l’ascoltatore con l’intero ammassamento delle tragiche vicende,
come
fece Sofocle, si sa ch’Edippo cominci nel quarto
cidenti ha potuto far credere intollerabile l’eccesso della passione,
come
si vede nell’Aminta del Tasso, ma nel caso presen
l quale racconta Essere stato lungamente intento a far la casa colta
come
ordinato aveva la reina […] si perde l’occasione
enza che si sappia motivo che qualifichi la natura di tali congressi,
come
per esempio accade nell’atto 3 del Torrismondo, i
il consigliere a far seco stesso un lungo discorso, egli alfin parte,
come
se fosse ivi venuto a dire alcuna cosa agli udito
l re Germondo, e poco appresso la nutrice a trattenersi con essa lei,
come
se quel luogo fosse il suo segreto appartamento.
r sulla scena li personaggi secondo che torna meglio al bisogno loro,
come
quando, nel Radamisto di Crebillon, il re Farasma
suo Cesare, ma non è verisimile che ivi si facciano tutti li discorsi
come
in luogo proprio. Strano particolarmente parmi ch
o agevolmente chi ascolta, e finalmente non si veggono sì d’ordinario
come
negli Italiani delle particolarità che sono o dis
con l’agitazione che deve sempre esser norma di cotali ragionamenti,
come
quando Emilia parla nel Cinna a’ proprii desideri
nvenzione licenziosa di cui deesi fare minor uso ch’egli è possibile,
come
perché in vederli sì frequenti si direbbe che il
mento in primo luogo assaissimi che si veggono non pure ne’ prologhi (
come
addietro accennai), ma in ogni atto, i quali altr
finalmente le indecenze che nascono dalle circostanze dell’occasione,
come
è quella del Solimano nella scena 3 dell’atto 3,
e’ parlari men passionati, la qual pur si vede appresso i men periti,
come
per esempio vedesi nel prologo dell’Altea del Gra
scere la di lei voce stessa, tuttoché dicano che non è molto lontana,
come
infatti non debbe essere, posciaché l’uditore, si
ta la Merope del Marchese Maffei, benché per più cose pregevolissima,
come
si può riconoscere ne’ colloqui segreti che quell
medesimi, il quale suole talora esser più lungo ch’ella non permette,
come
accade nel Torrismondo, ove si lascia un piccolo
tante e tortuose vie appena poteva giungere la voce e quindi vengono
come
se fossero al limitare della porta. Nel Cesare de
us y vole». Imperciocché l’oracolo consultato in quella occasione fu,
come
è noto per gli scritti di Pausania24, quello di D
dell’oracolo, ma troppo esso appare sì per la chiarezza della storia,
come
perché da niuno storiografo abbiamo che fosse alc
pure si dovette ricorrere in questo incontro ad uno classico e famoso
come
costumavasi nelle gravi calamità. [4.6.3] Alla s
te avere il medesimo benefizio con attori meglio legati e non oziosi,
come
è ’l coro anche per sentimento d’Aristotele, il q
io del secolo antecedente a questo cominciò ad eschiuderlo del tutto,
come
ora veggiamo aver fatto anche i Francesi. Alcuni
o con giudizio; al Lazzarini ed al Salìo è piaciuto il fermo. E certo
come
che sia venuto fatto particolarmente al Lazzarini
hé a dir vero certi moderni non abbiano sempre un ordine sì naturale,
come
Cornelio e Racine. [4.6.6] Alcuni novelli poeti
ssare delle ore, cosi non riesce strana l’alterazione delle positure,
come
l’altro subitaneo trasporto dell’uditore; oltre d
ette che non s’avesse a tentare d’aggiugner loro maggiori perfezioni,
come
perché fa di mestiere che le favole sieno proporz
ità romanzesche, inverisimili e chimeriche. A me sembra che sì quelli
come
questi diano sopra modo negli estremi. Per ben di
uale consiste nella qualità dell’azione, in cui entrano i costumi non
come
fini, ma come compagni e talor quasi accessori, c
nella qualità dell’azione, in cui entrano i costumi non come fini, ma
come
compagni e talor quasi accessori, come erano in c
no i costumi non come fini, ma come compagni e talor quasi accessori,
come
erano in certe favole accennate da Aristotele in
τραγωδίαι ἐισί. Per tale inganno desiderava monsieur Saint Evremond,
come
s’espresse nel giudizio sopra l’Attila di Corneli
poetica, la quale secondo lui puote essere parimenti nella malvagità
come
nell’onestà. Da ciò che s’è detto nel primo capo
ντες τὴν ὀικεὶαν μορφὴν, ὁμοίους ποιοῦντες, καλλίους γράφουσιν. Cioè,
come
io spiego, «con l’applicazione della domestica fo
re una qualità segnalata di spirito in una persona viziosa, la quale,
come
che possa produrre alcun piacere, nonpertanto non
ì del carattere di Cleopatra, dallui rappresentato nella Rodoguna 31,
come
di quello di Marcella esposto nella Teodora, del
hé vero è che nel secolo di que’ poeti non fioriva una morale sì fina
come
ne’ nostri e che però molte lor favole riescono d
ia dignità e della cura della propria salvezza, esce dalla sua reggia
come
un privato per provvedere a’ loro bisogni, dando
ema tragico l’utilità dell’esempio non è principale; essa fu creduta,
come
in fatti è, più propria della epopeia, e tutto ch
nducesse monsieur de la Bruyere a dir39 che Cornelio forma gli uomini
come
dovrebbono essere e Racine come sono, ma per vero
a dir39 che Cornelio forma gli uomini come dovrebbono essere e Racine
come
sono, ma per vero dire s’applica male a quelli du
A Racine, secondo il mio parere, conviene il vanto di fare gli uomini
come
debbono essere; Cornelio all’incontro per far gli
uomini come debbono essere; Cornelio all’incontro per far gli uomini
come
esser debbono li fa sovente quali esser non ponno
mamente mi spiace laddove tali caratteri pregiudicano al fin tragico,
come
avviene nella Sofonisba di Cornelio, la quale, pe
dal parricidio, ancorché egli non sia veramente il principale attore,
come
il poeta si persuade. [5.2.10] Non così puossi p
ologi l’han liberato da tali scrupoli. Quando egli non avesse peccato
come
poeta in teologia ha peccato in poesia, perocché
i qualche fiata è caduto Pietro Cornelio ed alcuni altri più moderni,
come
che Racine siasene guardato. Questo è nel rappres
lo crede capace di far cattiva impressione, perciocché viene proposto
come
uno scellerato abominevole. La malvagità punita,
arebbe soffribile in tragedia di lieto fine, ma in una di fin lugubre
come
è quella non può fare si non effetto nocivo, dist
rei trionfatori, poiché si veggon per opera loro perire gl’innocenti,
come
nella Perselide di Pier Jacopo Martelli, dove si
lità de’ costumi meno instruttiva, non è però meno essenziale. Esso è
come
canale per lo cui mezzo s’insinua piacevolmente l
ciò difetto della adolescenza in cui si trovava allora la poesia, o,
come
altri ha creduto, della rozzezza di que’ popoli,
to, il quale è molto generale, è la poca distinzione delle nazioni, e
come
che consista esso principalmente nell’attribuire
ate, che lo spirto che Dio colse dall’ampio grembo su; poscia lo pose
come
una luce in questi cechi sensi, desia tornar nel
li soavi sussurri ed i baci che si rammentava nel suo letto vedovile,
come
farebbe una sfacciata ruffiana. Né propria del se
e. Quindi dopo avere proseguito più lungamente a lodarlo, soggiugne,
come
se la vanità della sua bellezza fosse stata cagio
inequalità trovo anche il costume dell’Oreste del Rucellai, il quale,
come
che forte in tutto si dia a conoscere, chiede pos
lio non chiede mai aiuto a donne in simili congiunture, né tra morti,
come
qui succede ad Oreste) non era da giudizioso scri
ni del verisimile, o nell’accomunarli tra loro nell’uso dell’amore. E
come
che d’amendue questi falli possano servire per pr
o lui che dopo essere risorto sotto nome di Virbio. Io per ciò non so
come
si potesse da Racine finger cotanto erudito nella
giudiziosamente soppresso l’avara inclinazione di Maurizio, la quale
come
indegna d’uno imperatore avrebbe offeso gli spett
scoprimento de’ medesimi, il quale è una parte sopra l’altre notabile
come
fondamento di quelle, perciocché laddove questo m
l Trissino i ragionamenti di Lelio, di Catone e di Scipione, i quali,
come
che fossero idonei a rapire ogni uditore colla di
o del costume, mi rimane ora a discorrere della medesima, considerata
come
idea di ciò che si sente, o si vuole dalle person
le favole de’ nostri e de’ francesi poeti la qualità sì de’ concetti,
come
de’ vestimenti, che a’ medesimi presta l’elocuzio
è servito di scorta all’Aminta dell’uno ed al Pastor Fido dell’altro
come
agevolmente si riconosce dal loro confronto, e si
quindi nasce la gravità proporzionata al decoro delle persone grandi,
come
bene avvertì ne’ Proginnasmi 56 Udeno Nisieli (al
con i modi di dire, tanto ne perde per lo stucchevol vezzo delle rime
come
poscia confidereremo. Lo stile dell’abate Conti,
iadria ceda a quello d’altri poeti, contuttociò sì per la precisione,
come
per una austera avversione de’ vani ornamenti è p
a che passa fra lo stato degli attori e le attratte loro riflessioni,
come
per esempio si vede nella Merope del Torelli, ove
espressioni della medesima. [6.3.2] La sentenza puossi considerare o
come
pensiere che riguardi l’utile, o come idea che sp
a sentenza puossi considerare o come pensiere che riguardi l’utile, o
come
idea che spetti al piacevole. Quella è veramente
us serez rien. Brisez votre alliance, et rompez-en la chaîne. Quindi
come
se amasse eccitare tra di loro un odio vicendevol
nos acteurs que des exclamations, et des hélas». Il poeta dee bensì,
come
ho toccato sopra, rappresentar ne’ discorsi tutta
tutta quella semplicità che lor viene da molti attribuita. Io non so
come
Pietro Cornelio, che s’avvisò benissimo71 che lo
in uso le figure più particolari e dell’epica e della lirica poesia,
come
si scorge massimamente nel Pompeo, ove le persone
re il partito della fuga, ed in simil guisa si fanno talvolta operare
come
persone umane altri accidentali attributi. [6.5.
nell’orecchio, schifandosi le dizioni proprie delle cose significate
come
se fossero disoneste. Leggesi82 che la fortuna e
[6.5.5] Le dizioni metaforiche sono assai lodevoli nelle tragedie
come
opportune per ispiegar le passioni violente, e si
qualche mostruosità per l’innestamento di quelli che sono disadatti,
come
quando monsieur de La Fosse dice89 «fiamma intimo
a. Che dirò di certi modi di dire che disconverrebbono ad ogni poeta,
come
insanguinar99 la gloria a’ nemici, ed avere100 un
poeti succeduti a Pietro Cornelio non è sì semplice, né sì naturale,
come
alcuni scrittori anche dell’Italia l’han celebrat
sì per lo grado distinto che ha massimamente nella drammatica poesia,
come
per le molte considerazioni che merita, stimo con
tta la Discordia d’amore di Marco Guazzo, ma questa non ebbe seguito,
come
troppo affettata e disadatta alla natura della tr
n s’osservano le tragedie del Gravina, egli non è riuscito in pratica
come
s’avvisava, perocché rado accade che i novelli su
amente a basse materie e fiancano colla continuazione ancora in esse,
come
osservò già certo critico nelle commedie dell’Ari
o so, non ha veduto la luce. Piacque allui la forma di questi perché,
come
egli dice, altro essi non hanno di verso che la m
versi francesi sia più d’ogni nostro metro confacente alla tragedia,
come
quindi mostrerò. Articolo II. [7.2.1] È be
’omerica semplicità, si riconosce agevolmente un fiacco rilassamento,
come
ella stessa confessa in qualche incontro. [7.2.3
esprimere piacevolmente le piccole cose che la francese, all’incontro
come
più maestosa e più capace di toccar degnamente le
la grandezza, la quale è più propria de’ poemi epici che del tragico,
come
ho già detto in altri luoghi. Per lo che rimane e
ottimo tal temperamento vorrei però che né l’ettasillabo abbondasse,
come
nella Canace, né l’endecasillabo come nella Sofon
he né l’ettasillabo abbondasse, come nella Canace, né l’endecasillabo
come
nella Sofonisba. Ma benché m’avvisi che il metro
dico meno degno di riprovazione il Martelli, che ascrive generalmente
come
a cagione primaria a mancanza di versi idonei que
[7.3.3] Io non sono sì ritroso contro i versi tragici de’ Francesi,
come
s’è mostrato l’autore del nuovo libro scritto con
maginò che dalla unione di due piccoli versi nascesse un suono grave,
come
se il modo di scriverli potesse a ciò cooperare,
s’acquisti maggior comodo per l’espressione di qualunque sentimento,
come
egli asserisce per confermazione della sua senten
isura ch’hanno i versi greci e latini, ma tutto al di fuori si sente,
come
bene osserva il Gravina141. Però molto ragionevol
rlo sì perché il verso endecasillabo non è minore che di due sillabe,
come
per due enormi sconci che sono propri del metro d
tal regola. Però pis, apris, adoucis, fils formano una medesima rima,
come
parimenti pas, bras, soldats, combats. Secondo la
di pronunciare in una medesima maniera più voci diversamente scritte
come
faits, effets, paix, attraits, jamais. Per la qua
la lingua francese impoverisce ancora sì dell’altre rime dissillabe,
come
delle monosillabe, la cui pronuncia finale è di c
nuncia le rime che da’ Francesi non si distinguono se non per regola,
come
moi da rois e da loix; guerres da terre, bontè da
erma potersi fare più di 200 versi senza tornare nella medesima rima,
come
monsieur de la Bruyere dallui citato, il quale pe
l’un di voi giusto aggressore vindice della moglie, o della suora. Ma
come
? ahi macchiareste della gloria il chiaror, se sti
cor di sangue caro gli allori d’un fratello, o d’un marito? Come, deh
come
allora reggerò tra voi l’alma? Come farò gli uffi
rse, sì per l’assunto che ho di ciò preso quando me li avete spediti;
come
per mandarvi (per così dire) un corollario del mi
osservazioni circa la semplicità e la moltiplicità degli avvenimenti,
come
pure ciò che dice della esposizione preparatoria
la Motte sia stato indotto sì dal favore acquistatosi dal suo Romolo,
come
dall’essere invaghito della inflessibilità che in
le di Romolo avesse potuto appassionare la gente a suo favore (il che
come
appresso vedrassi è falso) non per questo l’autor
cuor forte non è punto valevole a moderare l’irritamento degli animi,
come
suppone questo scrittore. L’altra all’incontro ha
ce l’essenziale bellezza; l’armonia del verso dà loro la grazia. Però
come
in vaga donna languisce beltà scompagnata da graz
ettamenti: ma l’imitazione poetica richiede l’armonia del verseggiare
come
Grazia sua propria, e questa proprietà non deriva
etro sarebbe mancante sì del piacere che i versi recano coll’armonia,
come
di quello che cagionano per la maraviglia, l’uno
endo egli che ove s’introducono a parlare uomini, essi debbon parlare
come
uomini, e che sconviene alla natura loro il sogge
uzione che una forma estrinseca ed accidentale, a cui s’accostumiamo,
come
ad un particolare idioma, quando sia libero dalla
ivo che aveva il re di farlo custodire separato dalla madre, continua
come
prima, sperando ancora Antioco d’indurlo al culto
troppo pronto144. [Giunta.18] Ne’ soliloqui ha talora del narrativo,
come
può vedersi in quello d’Antioco alla scena 6. del
oe, gli attribuisse quella stessa brutalità che usano i suoi soldati,
come
egli sostiene nel suo discorso. Ma due sconvenevo
nchiuderei che la venuta de’ Sabini non dovesse essere sì improvvisa,
come
è nella tragedia. L’autore nel suo discorso non p
i Romolo, ma in quelle ancora degli assalitori e di Tazio: perciocché
come
è possibile che Tazio vedesse di lontano i pugnal
mma l’ha reso fra sé discordante ed inutile. Il suo inganno è venuto (
come
comprendo per lo quarto discorso) dal giudicare c
insoddisfatto il desiderio di un intellettuale cosmopolita e curioso
come
il Bodmer, a sua volta impegnato all’epoca nella
alepio (ivi, p. 87) —, il Paragone viene portato avanti con costanza,
come
dimostrano successivi stralci delle lettere del b
103). Già a quest’altezza il lavoro di Calepio, inizialmente pensato
come
un’introduzione alla raccolta di tragedie a cura
, per dimensione e portata concettuale, un’autonomia che lo configura
come
trattato indipendente: «Per tal ragione credo pur
la Polissena e il Crispo del Marchese, nonché l’Orazia del Pansuti —,
come
dimostra la lettera del 19 febbraio 1730 («Voi ar
che, imprimendosi sotto i vostri occhi, non sarà maggiormente guasto
come
suole occorrere ne’ libri che si stampano lungi d
utore» (ivi, p. 148). L’opera viene quindi stampata, sebbene anonima,
come
già era accaduto, per scrupolo del Calepio, con l
fazione di carattere storiografico si poneva, agli occhi dell’autore,
come
il principale testo di riferimento di ambito crit
o il diletto. Secondo il bergamasco già Omero e i tragici greci, così
come
Aristotele e Orazio, davano del fine della poesia
zione» («Il fine intrinseco e prossimo del Poeta non è il giovamento,
come
alcun tenne, ma la dilettazione degl’intelletti c
se Escal, Paris, Gallimard, 1966, p. 169), sottolineano a più riprese
come
l’opera del poeta debba dirigersi alla ricerca de
Gravina recuperava questo stesso schema nel Della tragedia, mostrando
come
gli autori greci avessero riplasmato in chiave pe
ari, Laterza, 1973, p. 507). Anche il Crescimbeni concepiva la poesia
come
un’indissolubile combinazione di diletto e utile,
ndissolubile combinazione di diletto e utile, intendendo quest’ultimo
come
un surrogato di scienze teologiche, filosofiche e
o, ma l’utile ancora da queste si ricava, o mirando gli esempi altrui
come
uno specchio delle nostre azioni, e fortune, o im
na di Scienze Lettere ed Arti, 2001, pp. 505-534), volto a dimostrare
come
il trattato, lungi dall’essere una mera compilazi
ente greco, senza distinzione fra tragedie aderenti al modello greco,
come
quelle di Trissino, Speroni e Rucellai, e drammi
issino, Speroni e Rucellai, e drammi plasmati sul prototipo senecano,
come
quelli di Giraldi. Gli albori della tragedia fran
one di Ronsard, tentarono di introdurre la poesia tragica in Francia,
come
ad esempio Jacques Grévin e Robert Garnier. Calep
Id., Opere, XVII, Milano, 1787, p. 46), che forse andrà identificata
come
la Didon se sacrifiant (1558) di Jodelle. Calepio
ofocle, in cui imputava il loro fallimento dal punto di vista scenico
come
causa prima del malanimo dei francesi nei confron
a letteratura francese. Nel Seicento tuttavia alcuni drammi francesi,
come
quelli di Philippe Quinault — autore di varie tra
e sue Observations sur le Cid (1637) —, nonché di mancanza di decoro,
come
si evince dai Sentiments de l’Académie (1638) di
tavia versioni italiane a stampa o rappresentazioni di altre tragedie
come
Rodogune, Horace, Cinna o Polyeucte. Sulla fortun
ncesi, Verona, Fiorini, 2009. Sulla pratica della traduzione teatrale
come
veicolo di scambio di idee nel Settecento, ma al
atrale come veicolo di scambio di idee nel Settecento, ma al contempo
come
spazio utile a rinsaldare un’identità letteraria
t., pp. 6-7 [lettre du 25 août 1660]). I Discours si profilano dunque
come
una risposta circostanziata, da una parte, ai già
semblance, ou le nécessaire): il Francese infatti, dopo aver mostrato
come
Aristotele assegnasse alla tragedia il compito di
ipo e Tieste, ai precetti esposti dal greco. Edipo gli appare infatti
come
un giusto, un uomo d’onore, il quale non commette
possa procedere da tale causa fortuita —, mentre Tieste si configura
come
un personaggio ambiguo, troppo malvagio nell’ante
ardo la colpa tragica del protagonista tragico, talvolta interpretata
come
amartìa (errore fatale), talaltra come atùchema (
tragico, talvolta interpretata come amartìa (errore fatale), talaltra
come
atùchema (colpa predestinata) si rimanda all’otti
Couton, Paris, Gallimard, 1987, p. 147. Corneille prosegue mostrando
come
, ad esempio, il pubblico possa provare pietà per
l’uditorio pietà e terrore — ciò accadrebbe soltanto eccezionalmente,
come
ad esempio nel Cid —, il Francese propone due div
sistendo soltanto su uno dei due elementi della formula aristotelica,
come
accade nel Polyeucte. L’intento del Francese di v
libera ed arbitraria, guidata da un discrimine puramente spettacolare
come
quello della riuscita della rappresentazione teat
mente tenuti in considerazione da Calepio nel Paragone, si presentava
come
un esame dei fondamenti della poesia epica, condo
a l’estraneità alla morale cristiana di una concezione della tragedia
come
liberazione dalla santa virtù della pietà («Tutto
voglia Aristotile che l’huom si privi della compassione, che è cosa,
come
dice il Boccaccio, cotanto humana. E ’n verità, c
caccio, cotanto humana. E ’n verità, che ’l terrore s’habbia a purgar
come
affetto disordinato, che corrompe la virtù della
nità? Per modo che la Tragedia per questo solo meriterebbe di essere,
come
fiero, e scandaloso spettacolo abborrita», Battis
ra, dall’ostinazione, e d’alcuna altra incontinenza”, e di far vedere
come
il cadere di Personaggi grandi da felicità in mis
aterza, 1963, p. 238). Anche il Muratori concepiva la catarsi tragica
come
uno strumento di purificazione degli affetti del
zo Gravina, Della tragedia, cit., p. 511). Un altro grecista convinto
come
il maceratese Domenico Lazzarini, nei Frammenti d
ca, l’ufficio curativo della musica, capace di agire negli spettatori
come
una potenza medicamentosa che ne lenisce gli affa
r raggiungere il fine della tragedia (1542b 34-1543a 11), ritraendolo
come
un personaggio mezzano, lontano dagli estremi del
ntità eroica da esibire agli spettatori per suscitarne l’ammirazione,
come
accadeva in Corneille, quanto piuttosto dalla con
iore validità di quanta ne meritasse qualora lo si fosse considerato,
come
fa il suo autore, insistendo ingiustificatamente
In prima battuta egli non comprendeva l’esemplarità di Edipo e Tieste
come
protagonisti della perfetta tragedia, in quanto i
mpio a noi, che siamo Cattolici, e obbligati ad osservare il Vangelo,
come
quello, che distruggerebbe il timor delle pene, e
adre, dei nobili e della stessa Chimène, qualificandosi ai loro occhi
come
un vigliacco, e per questa ragione preferisce spi
io respingeva. Secondo l’autore del Paragone quindi il Cid, concepito
come
tragedia della vendetta e non dell’amore frustrat
vizio abituale (μοχθηρίαν), ma a causa di qualche errore (ἁμαρτίαν),
come
accadeva al protagonista della tragedia sofoclea.
ur», lo sconosciuto che questiona con lui per ottenere la precedenza:
come
il Cid, anche Edipo sarebbe giustificato a compie
a è offerta da Enrico Mattioda, il quale ha lucidamente messo in luce
come
la sopravvivenza dell’opera tragica nel contesto
propriamente all’interpretazione cinquecentesca del termine ἁμαρτίαν
come
errore saltuario, distinto dalla μοχθηρία, ossia,
e la sua sostituzione con l’errore dalle conseguenze impreviste, ebbe
come
effetto principale la possibilità e l’ammissibili
suo interesse filologico e linguistico nei confronti del testo greco,
come
dimostrano i numerosi rilievi mossi alle traduzio
malheureux. Guarini insorge infatti contro la raffigurazione di Edipo
come
un tiranno insofferente di fronte alle accuse di
al punto di vista teorico dal Nores, il quale considerava la tragedia
come
una scuola alla quale il popolo doveva imparare a
e sì scelerati, che la lor mala fortuna non ci muova a compassione? O
come
si osserverebbe il precetto Aristotelico d’introd
considerazione da Calepio, nel quale, rappresentando il protagonista
come
colpevole per eccesso di ambizione e di fatto aut
tà e la conseguente ottemperanza ai dettami aristotelici figura Edipo
come
un violento e un orgoglioso, imprudente e temerar
ntimento d’un lieve affronto, trucidando quattro persone», sottolinea
come
la cultura greca contemplasse la possibilità che
Di conseguenza viene condannata l’opinione di Terrasson che segnalava
come
, nello stimolare il terrore, le tragedie potesser
a del terzo tipo di colpa contemplata da Aristotele: non è imprudente
come
Edipo, né si lascia vincere da una passione tropp
rudente come Edipo, né si lascia vincere da una passione troppo forte
come
Tieste, ma pecca a causa di «une force majeure et
il poema eroico aveva stimato Oreste, assieme ad Elettra e Giocasta,
come
un personaggio tragico esemplari per la sua medio
mità per avere, spinto da giovanile ardire di soggiogar l’Ellesponto,
come
espone l’Ombra di Dario, seguito il consiglio deg
tutte le caratteristiche richieste da Aristotele, presentando un eroe
come
Fedra, «ni tout coupable, ni tout-à-fait innocent
ride, ma non si può dirlo con certezza —, e non manca di sottolineare
come
ve ne siano alcune che, anziché suscitare pietà e
ommettere un delitto; Deianira, la quale nelle Trachinie si configura
come
una sposa ardentemente innamorata del marito, inc
uoni e nefasto per i cattivi, in contrapposizione a quelle «semplici»
come
l’Edipo Re, considerate migliori dal filosofo gre
. Calepio si mostra d’accordo con questa lettura, benché non ritrovi,
come
invece fa il Francese («on n’instruit pas moins l
a. Infine Calepio disapprova anche il Filottete, già citato da Dacier
come
esempio dell’eccentricità di alcune tragedie di S
tazione di Calepio la tragedia italiana si configura fin dall’esordio
come
più regolare e maggiormente rispettosa dei dettam
impiego di protagonisti atti a suscitare pietà e terrore, menzionando
come
primo esempio di ottimo dramma la Sofonisba di Tr
o con Siface, ma lo fa soltanto per evitare di essere condotta a Roma
come
schiava: la sua colpa è quindi mitigata da questa
della Poetica del Trissino, Venezia, Arrivabene, 1563, p. 8r). Tasso,
come
ha notato Stefano Verdino, sorvola su questa dich
35). La critica teatrale, fin dal Cinquecento, riconosce la Sofonisba
come
una delle migliori tragedie italiane, benché veng
tare semplicemnte l’opera del Trissino — senza altra specificazione —
come
tragedia esemplare del canone italiano; così fa a
, gravità di sentenze, e movimento d’affetti, o miserabili, o atroci,
come
nelle più principali si può riconoscere, le quali
ente contrari al senso del decoro settecentesco («Chiunque non abbia,
come
in molti accade, il gusto del tutto guasto da cer
malvagi —, egli rivendica la natura mezzana del protagonista tragico
come
una delle caratteristiche peculiari del genere le
e con un lieto fine, ossia l’Altile, dove la protagonista si macchia,
come
nel caso dell’Orbecche, della colpa di aver sposa
olifonte va incontro da solo alla catastrofe. Tuttavia il bergamasco,
come
è stato a più riprese sottolineato, preferisce di
embrare troppo simile alla Sofonisba — piuttosto che all’Oreste, così
come
ritiene il Tancredi di Torelli migliore della Mer
ebà, sul Solimano di Bonarelli e sull’Aristodemo del Dottori, benché,
come
si vedrà nel proseguio, l’autore non risparmierà
el protagonista — e alla Cleopatra di Giovanni Delfino, autore citato
come
esemplare da Crescimbeni ma pubblicato solo grazi
ubblicato solo grazie al Maffei, che Calepio probabilmente conosceva,
come
dimostrano successivi passaggi del Paragone, anch
ll’intreccio basato sull’incesto, e di altre tragedie semisconosciute
come
quella del Closio o del Razzi, che rivelano lo sg
per il catalogo calepiano, il quale, tuttavia non si configura tanto
come
un documento patriottico di critica antifrancese
ori, ch’io mando in esilio/ sì con le gonfie, e stolte lor Tragedie,/
come
con le contese, e vane critiche/ tratte da false,
di marcato carattere autocelebrativo, non era andato a genio a molti,
come
testimoniano anche le righe con le quali la pubbl
o il medesimo orientamento delle altre tragedie, dal momento che vede
come
protagonista un uomo integralmente probo, Papinia
io non manca di registrare. Calepio cita successivamente due tragedie
come
il Cicerone e I Taimingi, nei cui proemi l’autore
999, p. 78-79. [1.3.6] Se Calepio citava poche tragedie seicentesche
come
esemplari per lo statuto mediocre del protagonist
otti ripropone fedelmente i tormenti amorosi della regina virgiliana,
come
già avveniva per la tragedia di Giraldi approvata
Merope di Maffei che aveva all’epoca avuto un grande successo, e che,
come
si è visto, era stata criticata dal Lazzarini. La
e nell’elenco in quanto è una favola doppia, nella quale si dimostra «
come
sia favorita alfin da Dio la virtù, e punita l’us
i, e ’l Montanari, e ’l Caracci; così resto io solo da lui riprovato,
come
scrittore della più debile e imperfetta tragedia,
l suo Cid (Paragone I, 2, [3]), nel quale Rodrigue e Chimène figurano
come
due personaggi di mediocre bontà, caduti in miser
e pagina più avanti Corneille citava, oltre al Cid, anche la Théodore
come
tragedia esemplare per destare pietà e terrore («
degli amanti compromette definitivamente la portata della purgazione,
come
già il bergamasco aveva sostenuto (Paragone I, 4,
resserà delle vicende dei personaggi soltanto per il gusto di «sapere
come
va a finire»: il teatro tragico diventerebbe così
rnard, 1715, t. I, pp. 156-157]). [1.4.4] Calepio aveva già mostrato
come
il soggetto del duello fra Orazi e Curiazi si pre
i Orazio giunge al suo termine. L’Orazia di Aretino, in cui compariva
come
personaggio femminile soltanto Celia, sorella di
a pienamente cosciente del carattere virile impresso alla sua eroina,
come
mostra l’Avertissement au lecteur, in cui ammette
a romana che Calepio chiama in causa in questo frangente, indicandola
come
il manifesto della tragedia politica corneilliana
anismo della purgazione per quanto in maniera del tutto tradizionale,
come
dimostrano la già citata Préface all’Andromaque e
ietà e terrore attraverso l’introduzione di un protagonista medicore,
come
egli confessa riferendosi alla Phèdre e al Britan
rappresentato Nerone — forse in osservanza ai dettami di Aristotele —
come
un cattivo in potenza, nel quale già si mostravan
el quale già si mostravano i segni della futura pazzia, piuttosto che
come
un tiranno malvagio e senza rimorsi («Je ne le re
e il protagonista della tragedia raciniana potrebbe essere catalogato
come
un uomo di mediocre bontà, piuttosto che come un
rebbe essere catalogato come un uomo di mediocre bontà, piuttosto che
come
un innocente, per altri piccoli difetti, come ad
re bontà, piuttosto che come un innocente, per altri piccoli difetti,
come
ad esempio l’amore per Giunia e la sua giovinezza
i muoversi con circospezione in un ambiente politico assai insidioso,
come
dimostra ad esempio la scena del colloquio con Na
tose sul piano della qualità dei protagonisti. L’Iphigénie, giudicata
come
una sorta di centone dell’antecedente euripideo,
so di purgazione non poteva avere luogo in maniera esaustiva. Racine,
come
di consueto, aveva affrontato nella Préface la qu
o anche dei paratesti delle tragedie raciniane e in questo passaggio,
come
farà più tardi con l’Andromaque, mostra di voler
d ogni modo la soluzione di Racine aveva goduto di una certa fortuna,
come
dimostra l’Ifigenia in Aulide di Apostolo Zeno (1
ispondeva polemicamente alle accuse rivolte alla sua opera, mostrando
come
le varie censure si contraddicessero l’una con l’
tavia non faceva riferimento alla qualità catartica del protagonista,
come
invece accade in altre Préfaces (sui paratesti de
agedia fedelmente rispettosa della qualità mediocre del protagonista,
come
egli mostrava nella Préface del 1667: « Quoi qu’i
o alla tragedia di Racine: molti esponenti del «partito» corneilliano
come
Donneau de Visé e Mme de Sévigné avevano rimprove
rutturali il bergamasco si soffermava nelle Giunte postume, rilevando
come
spesso i drammi francesi «pajono diretti purament
ltà, secondo Calepio, non tanto sullo scontro fra natura e religione,
come
vorrebbe Voltaire, quanto piuttosto squisitamente
itamente più proprio a purgare del secondo, che rappresentando Cesare
come
un tiranno appaga, con la riuscita della congiura
lle considerazioni fatte in questo primo capo, nel quale ha osservato
come
gli italiani siano più ortodossi rispetto alla no
liano saranno importanti le annotazioni di Muratori e di altri sodali
come
l’Orsi, i quali rivendicano la libertà della poes
di storia e poesia all’insegna della rappresentazione delle passioni,
come
si vede negli scritti di Saint-Évremond («Ils ont
giudizio si convincea. Se il primo; perché ostentare queste Tragedie,
come
ben’organizzate, e perfette? Se il secondo, perch
alvolta in scena soggetti del tutto fittizi. Questo tipo di tragedia,
come
ricordato appena più avanti, erano teoricamente a
na più avanti, erano teoricamente approvate da Aristotele, che citava
come
esempio di questa specie di composizione il Fiore
sonaggi non mitologici, ma inventati. Tuttavia in un contesto moderno
come
quello settecentesco queste libertà non sarebbero
ricordato almeno una figura fondamentale della Roma tardo-seicentesca
come
il Cardinal Pietro Ottoboni, oltre che al padovan
cui argomento non era solidamente radicato in una storia conosciuta,
come
ad esempio il Torrismondo di Tasso o l’Orbecche d
come ad esempio il Torrismondo di Tasso o l’Orbecche di Giraldi, che
come
“finte” sono catalogate dal Muratori, il quale pu
l capriccio e l’immaginazion dell’autore; potrà ella non disprezzarlo
come
cosa, che nulla contribuisce a soddisfare quel de
erduta tragedia Il fiore, lodata da Aristotele (Poetica, 1451b 21-25)
come
esempio di tragedia costruita su personaggi inven
one la Medea di Euripide, nella quale la protagonista è rappresentata
come
colpevole di infanticidio, benché lo storico Elia
a partire da quella di Castelvetro che parlava di «rivolgimento» — ma
come
si vedrà la meraviglia di cui parla Calepio è app
del Cinque-Seicento, Roma, Aracne, 1999. Sul concetto di «meraviglia»
come
motore della filosofia aristotelica e più general
la comedia. Ma il fine di ciascuna dovrebbe esser proprio, perché sì
come
altro fine ha l’arte de’ freni, altro quella del
sommo d’ogni virtù, e d’ogni vizio, e dipinger gli uomini tutti, non
come
sono, ma come dovrebbono essere, ciò sarebbe sove
virtù, e d’ogni vizio, e dipinger gli uomini tutti, non come sono, ma
come
dovrebbono essere, ciò sarebbe soverchio, se non
pria della tragedia, mentre l’epica punta prevalentemente al diletto,
come
dimostrano le sue considerazioni sul dramma eroic
eroici, incapaci di destare pietà e terrore. Questi eroi eccellenti,
come
già aveva ammesso Calepio nel primo capo, muovono
ne I, 4 [6]). In questa sezione ritorna sull’argomento, sottolineando
come
la caratterizzazione eroica dell’inflessibile Sop
telico precedentemente citato, nel quale si riconosceva la meraviglia
come
propria più dell’epica che della tragedia (Poetic
Dacier, asseriva che la tragedia poteva ispirare l’ammirazione, così
come
l’epopea poteva rappresentare passioni tragiche q
e il trionfo di Ulisse. Il filosofo greco non mancava di sottolineare
come
la fortuna della tragedia doppia si dovesse alla
in quest’ultima anche quelli che nel mito sono nemicissimi tra loro,
come
Oreste ed Egisto, alla fine se ne escono divenuti
la tragedia doppia, che storicamente si era affermata, da una parte —
come
egli scriverà subito dopo — in virtù della lettur
zie allo spostamento della tragedia verso il modello tragicomico che,
come
illustrano chiaramente i paratesti del Pastor Fid
è il riso della favola Tragicomica; non concedo però, che così l’una
come
l’altra non sia mista di parti Tragiche e Comiche
e si dovrebbono anchora altre maniere di tragedie poter rappresentare
come
per cagione d’essempio, quelle che contengono la
rdò dell’autore del Costantino, lodandolo fra i drammaturghi italiani
come
«un des leurs plus beaux esprits». Il Costantino,
orica in favore di una maggiore aderenza alla resa del dato patetico,
come
giustamente nota John D. Lyons, Kingdom of Disord
206-207), quanto Scipione Maffei, autore di una Merope che si basava,
come
ammette il veronese con vanto, su una doppia agni
italiano, Firenze, All’Insegna dell’Ancora, 1816, pp. 7-8). Calepio,
come
si avrà modo di vedere, si mostra concorde con il
nti, fra le sue tragedie, quelle che non impiegavano la riconoscenza,
come
il Cid o la Berenice, rispetto a quelle che, come
no la riconoscenza, come il Cid o la Berenice, rispetto a quelle che,
come
l’Œdipe, sfruttavano questo artificio (Pierre Cor
amasco obietta tuttavia che ciò deriva esclusivamente dal fatto che —
come
aveva già illustrato nel primo capo (Paragone I,
sione, Calepio precisa che il suo intento non è quello di prescrivere
come
necessaria la riconoscenza in ogni tragedia. Ques
la il diverso destino — dei buoni e dei cattivi; in questo caso, così
come
nelle favole di lieto fine, la soluzione teorizza
rovano testi assai rilevanti sulla questione, talvolta assai precoci,
come
ad esempio il Trattato delle passioni dell’animo
flessione in merito alle passioni tragiche è particolarmente feconda,
come
dimostrano fra gli altri il trattato Sur les trag
apin; in campo italiano non mancano speculazioni di grande interesse,
come
quelle, oltre che di Torelli, di Gregorio Calopre
che nel Bergamasco siano presenti entrambe le accezioni del termine,
come
si è visto in precedenza, nel corso della requisi
ottata: secondo il Bergamasco l’autore della tragedia, rappresentando
come
involontario l’omicidio di Polissena, spreca la b
necessità di rispettare la legge. Sulla rappresentazione di Polissena
come
archetipo della magnanimità eroica, usuale nel te
delegittimare una tipologia drammaturgica contemplata da Aristotele,
come
la favola doppia. Infatti, rispetto al primo capo
egnerà nel paragrafo successivo a confutare questa posizione. Si noti
come
il bergamasco riprenda con puntualità il testo di
95, pp. 29-50. Sul piacere tragico causato da un protagonista crudele
come
Cléopâtre, cfr. Jan Miernowski, «Le plaisir tragi
tuosa protagonista, si staglia un personaggio non totalmente positivo
come
quello di Eriphile, schiava di Achille, la quale,
ilmente delatoria dell’azione di Eriphile caratterizza il personaggio
come
un malvagio agli occhi di Calepio, negando di fat
rito, nonché il gesto eroico con la quale la donna si toglie la vita,
come
illustra ampiamente il successivo e dettagliato r
o di fronte ad oggetti tanto positivi quanto negativi, purché grandi,
come
ricordava Cartesio (Descartes, Les Passions de l’
cua lunghezza. Egli, commentando la fattura dell’Odissea, riflette su
come
l’argomento centrale del poema di Omero sia tutto
egli riscontra in lui i suoi medesimi difetti; la scena si configura
come
uno specchio nel quale il pubblico vede riflessi
siederebbe proprio nell’intreccio di episodi secondari e digressioni,
come
dimostra il caso di Terenzio, preferito a Menandr
a trama di ingegnosi episodi ausiliari: prima viene individuata Arena
come
vittima sacrificale, poi quest’ultima fugge con i
a falsamente di aver giaciuto con Merope, nel tentativo di dipingerla
come
vittima inadatta, in quanto non più vergine. Tutt
o alla tragedia francese cinquecentesca La Soltane di Gabriel Bounin,
come
dimostra la rosa dei personaggi parlanti, passati
castonano elementi romanzeschi tipici della drammaturgia seicentesca,
come
la storia d’amore fra Despina, figlia del re di P
fio, il quale lo aveva salvato dalle mani dei congiurati, allevandolo
come
un figlio, e gli aveva concesso in sposa proprio
I, cit., pp. 141-142). Nella sensibilità drammaturgica settecentesca,
come
mostrano gli esempi del Martello e del Maffei, ol
tre che del Calepio stesso, queste lunghe digressioni erano percepite
come
puramente esornative e problematicamente noiose;
in Paragone IV, 2, [2]. In questa sede egli si limita a riflettere su
come
, mentre nelle tragedie greche il Coro costituiva
iano», Parole rubate, III, 2011, pp. 27-62. [3.1.6] Calepio approva,
come
avrà modo di ribadire più diffusamente nel Capo q
ampo semantico del cibo («sovente parmi essere avvenuto a que’ poeti,
come
a quegli imbanditori di conviti che per far pompa
moderazione: egli loda in particolare la Phèdre di Racine, migliore,
come
già aveva avuto modo di scrivere, della Fedra di
la cattiva gestione degli episodi. Il Bergamasco aveva già illustrato
come
l’Horace, in virtù della grande attenzione riserv
, re dei Tegeati, comprenderà l’oracolo che gli imponeva di scegliere
come
campione colui «che prima uccise, et indi ucciso/
one sarà riprodotta da diversi storiografi del teatro settecenteschi,
come
il Quadrio (Francesco Saverio Quadrio, Della stor
eterogenei: alcuni elementi sono tipici della tragedia classicistica
come
l’oracolo che struttura la vicenda dell’amicizia
te ispirato il personaggio tragico della lacrimosa madre Aspasia, che
come
Merope è in procinto di uccidere il figlio prima
oppia fedele composta da Lagisca ed Eurindo. Sarà infine utile notare
come
anche in questo caso nel suo Della storia e della
di personaggi secondari sterili, alludendo sia a coloro che appaiono
come
comparse passive nel dramma — come l’«Infante» de
lludendo sia a coloro che appaiono come comparse passive nel dramma —
come
l’«Infante» del Cid —, sia ai confidenti, funzion
eille aveva riconosciuto nei Discours tale difetto, citando l’Infanta
come
carattere episodico non ben riuscito e giustifica
attere episodico non ben riuscito e giustificando la sua introduzione
come
un fio pagato alla compagnia teatrale che doveva
co conflitto interiore. Nel dramma del de La Fosse Telephe interviene
come
personaggio secondario, innamorato di Polyxène, d
o delle passioni rappresentate: Telephe si opponeva infatti a Pyrrhus
come
amante legittimo, ma destinato a non suscitare al
i due fratelli a compiere l’omicidio e a vendicare Agamennone —, così
come
l’amore tra Oreste ed Iphianasse, sono episodi ro
Callirhoé non è soltanto insensibile, ma anche infedele e spergiura,
come
avveniva per la Lucrina del Pastor Fido, mal disp
a tutte «le persone chiamate da’ Francesi episodiche», dovrà leggersi
come
una censura dell’eccessiva presenza degli amori n
ion critique par Elfrieda Theresa Dubois, Genève, Droz, 1970, p. 104 (
come
ha attentamente notato Corrado Viola, nella secon
ravina e Muratori concepivano la questione degli amori nella tragedia
come
un problema di ordine morale, il Maffei la osserv
e opinioni, già illustrate, di molti critici e drammaturghi italiani,
come
il Gravina, il Maffei e il Muratori, i quali cens
compiacere ed educare le donne del pubblico («Quindi è, che la donna,
come
violentemente a quest’affetto inclinata, e come q
indi è, che la donna, come violentemente a quest’affetto inclinata, e
come
quella, che rare volte da passioni più rilevanti
ità. Il Maffei, recensendo il Paragone nelle Osservazioni letterarie,
come
ha notato Laura Sannia Nowé (Laura Sannia Nowé, «
vi vorrà introdurre amori, anzi assegnare a quelli il maggior luogo,
come
son soliti di fare i Francesi, questo sarà fallo
pp. 60-71. [3.3.5] Le digressioni amorose costituiscono per Calepio,
come
è già emerso altrove, un elemento disturbante non
ggiore, 1787, pp. 147-148), poi da Francesco Saverio Salfi, il quale,
come
aveva fatto Calepio, insiste sull’efficacia dell’
à condiviso nel Settecento: Napoli Signorelli sottolinea, ad esempio,
come
l’amore di Policare per Merope, «lungi dall’indeb
a nella Sofonisba tra questa Regina ed Erice», e pronto a riconoscere
come
al contrario, gli italiani a cui «piacque d’inser
arlo servire alla principale Azione; e con più moderatezza trattarlo;
come
si può vedere nel Solimano del Bonarelli, e nell’
ma cambia opinione quando scopre (III, 5) che Idamante è innamorato,
come
lui, di Erixéne, figlia di un antico nemico della
o principalmente alle qualità rappresentative: se il teatro francese,
come
scritto in apertura, è apprezzabile per la sua ca
53]), è mosso da un interesse ben diverso: non vuole tanto speculare,
come
faceva il Francese — Poetica di Aristotele alla m
mosa querelle di cui il Bergamasco era stato non soltanto spettatore,
come
dimostra la sua Apologia di Sofocle, documento de
pide impiega spesso divinità e figure ultramondane nei suoi prologhi,
come
Poseidone nelle Troiane e l’ombra di Polidoro nel
nza relazione espressa possa lo Spettatore da se raccorre il passato;
come
noi abbiamo fatto ad imitazion di Sofocle più che
gravità di sentenze, e movimento di affetti, o miserabili, o atroci,
come
nelle più principali si può riconoscere, le quali
questo prologo talora a personaggi coinvolti nella rappresentazione —
come
l’Emone degli Antivalomeni, entrato in scena a ra
niva inoltre anche la personificazione della Gelosia. Andrà osservato
come
in questa sede Calepio non se la prenda con il «p
nto più avrà luogo, quanto meno il suggetto della Tragedia sarà noto,
come
in proposito del Prologo fatto nella sua Orbecche
La lunga narrazione permette a Corneille di caratterizzare Cléopâtre
come
una donna che usa l’amore in chiave strumentale p
e a Charmion erano in questo senso esemplari, in quanto si imponevano
come
imprescindibili per rendere edotto il pubblico de
po della rappresentazione, è l’introduzione del confidente, impiegato
come
«spalla» atta a dar modo ai protagonisti di narra
ntendere agli Ascoltanti ciò, che rumina in suo cuore quella persona,
come
ancor si fa negli a parte. Ma quando questo Inver
ocato da Hydaspe nell’Esther (II, 1). Questo tipo di meccanismi, così
come
gli oracoli e i vaticini, si ritrovano invero fre
drammi nostrani campeggiano numerose narrazioni di sogni premonitori,
come
dimostrano ad esempio la Sofonisba del Trissino,
cio una patina grecheggiante; non mancavano tuttavia voci dissonanti,
come
quelle di Gravina e dello stesso Calepio, i quali
rebbero altrimenti sconosciuti al pubblico. Il riferimento a Terenzio
come
modello per questi prologhi fu causa di un’aspra
s’acqueti. Ma guai al mondo se vi s’acquetasse! Crederebbesi dunque,
come
diceva, che Terenzio formasse il Prologo per dare
uttosto che prescrivere la totale espunzione di queste micro-vicende,
come
farà Alfieri, teorizzando nella Risposta a Calzab
nziale alla pièce, da Troia; del Solimano di Bonarelli infine riprova
come
inessenziali i dialoghi di Alvante e Despina che,
’interno del Teatro Italiano non toccava le battute di Rosmonda, così
come
non consigliava di cassare le battute di Miseno,
egina, la cui partenza attendono per ripigliare il loro ragionamento,
come
se non potessero altrove proseguirlo», Pietro Nap
chi, la fonte principale della verosimiglianza della presenza corale,
come
nota Dacier chiosando il verso di Orazio («C’est
affari più importanti de i grandi, ancorché richiedessero segretezza,
come
allora si facea, al popolo, e al comune, quell’in
o, rammentarci dobbiamo che i Governi della Grecia erano Democratici,
come
si disse; e per conseguenza male augurata, sarebb
na qualche familiarità fra sovrano e popolo, e al contempo avvertendo
come
i tragici greci fossero stati in grado di mettere
i e dal Conte di Camerano. Nel caso del Tancredi Calepio rileva anche
come
il piano con cui Ghismonda si propone di liberare
tenere vivo un Coro stabile, che non viene pregiudizialmente escluso,
come
si vedrà più avanti; in un soggetto moderno oppur
possibile, a patto che non venga violata la regola della segretezza,
come
avviene nella Merope di Torelli, in cui il Coro o
i tomi, t. V, Napoli, Orsino, 1813, pp. 102-105). Sono inoltre citate
come
esempi negativi il Solimano di Bonarelli, in cui
dagli arcieri di Aristodemo; soltanto allora il sovrano si riconosce
come
il vero padre della fanciulla fatta uccidere (V,
diente narrativo che verrà sfruttato ancora nel teatro settecentesco,
come
dimostra il celebre Nathan der Weise di Lessing.
critico all’accusa di Calepio, impegnandosi a dimostrare innanzitutto
come
la peripezia non si debba collocare nel punto in
adova, Comino, 1738, p. 182). Il padovano si affanna poi a dimostrare
come
la morte di Ipseo sia plausibile e l’artificio de
discendenti, e li proprj senza alcun motivo, che ciò renda credibile,
come
viene ascritto ad Ipseo […] Altro è il possibile,
a tenti, soltanto a quel punto, il suicidio. Sarà interessante notare
come
la pastorale del Tasso, vituperata nell’ambito de
e, venga qui elevata a modello dal Calepio che guarda a questo dramma
come
ad un modello di verosimiglianza in quanto allo s
Placho, 1700). La fortuna del testo sarà molto estesa nel Settecento,
come
ha dimostrato, in rapporto a Parini, Matteo Zenon
dell’epoca, si scaglia contro l’inverosimiglianza di un eroe amoroso
come
Antiochus, precedentemente presentato, attraverso
le dello stesso rivale Titus riportate a testo (III, 1, vv. 687-688),
come
un condottiero valoroso ed insuperabile. Artic
ggio principale non viene nominato immediatamente e si fa riconoscere
come
tale soltanto molti versi più tardi. È questo il
o anche dal Boileau, il quale nell’Art Poetique prescriveva — proprio
come
farà il Calepio — di fornire allo spettatore fin
fuori scena («Io sono stato lungamente intento/ a far la casa colta,/
come
ordinato aveva la regina;/ però non aggio inteso
ole italiane consiste nel non tratteggiare con coerenza i personaggi,
come
avverrebbe nel Solimano, laddove molti dialoghi c
le tragedie cinquecentesche, non mancano difetti talora macroscopici,
come
nel caso del Cesare di Antonio Conti, che ancora
ici, come nel caso del Cesare di Antonio Conti, che ancora una volta,
come
accadeva nel Solimano, sacrifica la resa verosimi
i risultano superiori anche in questa sezione del Paragone in quanto,
come
già accennato in precedenza, limitano le narrazio
izio e i suoi figli, ad eccezione di Héraclius, cresciuto da Léontine
come
il vero figlio di Phocas, Martian, presente invec
troppo della reale natura di quell’Héraclius che è conosciuto a corte
come
Martian («De grâce, examinez ce bruit qui vous al
monologhi un carattere marcatamente ingegnoso e perciò inverosimile,
come
accade nella scena in cui, nel Cinna, Émilie ragi
condannerà l’inclinazione oratoria di questi soliloqui. Egli registra
come
il monologo che inaugura il Cinna fosse generalme
ura diversi passaggi, in particolare l’apostrofe al veleno, ritenuta,
come
nel Paragone, profondamente inverosimile («J’avou
sione del saggio della Montagu nell’Italia del tardo Settecento, e su
come
questo suo “paragone” condizioni la ricezione di
trovo nelle rappresentazioni de’ soliloqui. Queste circostanze sono,
come
in tutte l’altre cose, dei luoghi, dei tempi e de
lzabigi a Pepoli, consacrerà d’altra parte la concezione del monologo
come
espressione vivida e istantanea di una passione s
Venere: l’espediente impiegato dal drammaturgo è propriamente comico,
come
si percepisce fin dalle primissime battute, in cu
» aveva sollevato numerose perplessità fra i letterati del tempo che,
come
registrava lo stesso Maffei nelle Annotazioni all
pide, Roma, Newton Compton, 2016, p. 386; questo passo è interpretato
come
un a parte anche nella traduzione settecentesca d
. 71. D’Aubignac nella Pratique du théâtre sottolineava d’altra parte
come
nel teatro greco difficilmente fossero ammessi i
651-654). Venendo invece alla tragedia italiana, il Calepio riscontra
come
gli a parte abbondino nella drammaturgia contempo
, da dove non può essere udito («Egli si vuol prima d’altro avvertire
come
niuno finora ha distinto gli a parte da gl’in dis
te, perché rari e brevi, e tanto più in Personaggi non gravi, o usati
come
naturali e impetuosi prorompimenti potranno ammet
fatto che spesso questi prolungamenti dei soliloqui fossero dannosi,
come
accadeva nello scioglimento del Pastor Fido, «tut
ra una volta il Cesare del Conti, sebbene in maniera un po’ criptica,
come
lamenta lo stesso Conti, invocando comunque un es
5, t. I, p. 177-195) e si sarebbe prolungata per tutto il Settecento,
come
ha illustrato Massimo Natale (Il curatore ozioso:
possibilità di tenere in vita il Coro nella tragedia moderna, magari
come
voce del poeta, secondo l’ipotesi del Tasso («Ma
Tasso («Ma ’l coro per aventura dee parlar più altamente, perch’egli,
come
dice Aristotele ne’ Problemi, è quasi un curatore
ente il poeta in sua persona, e quasi ragiona con un’altra lingua, sì
come
colui che finge d’esser rapito da furor divino so
198), che anticipa significativamente la proposta manzoniana del Coro
come
«cantuccio» dell’autore (Alessandro Manzoni, Il C
precedente: lo Stagirita infatti in questa sede definiva la tragedia
come
un’imitazione di azione nobile, in un linguaggio
della Musica ritornava sul già citato Problema, al fine di dimostrare
come
nella tragedia greca «non si cantavano i Cori sol
le e quieto» che presiederebbe alla definizione aristotelica del Coro
come
«curatore ozioso» (Giovan Battista Doni, Trattato
nunzio o altro di fare qualche narrativa, ma per lo più s’introducono
come
moltitudine de’ sopradetti che o si dolga, o vero
mmaturgico, veniva spesso escluso nel momento della rappresentazione,
come
dimostrano tanto le indicazioni del Maffei nel Te
escrivendo in prima persone soluzioni alternative per la recitazione,
come
dimostra Alfonso Varano, il quale nell’avvertimen
e inefficace a paragone degli attori in quanto non agiva direttamente
come
loro (Giuseppe Salìo, Esame critico intorno a var
elle Quattro tragedie) e quelli che adoperano invece il Coro stabile,
come
Domenico Lazzarini e Giuseppe Salìo; fra questi e
ovane del Lazzarini, già definito nella giovanile Apologia di Sofocle
come
l’equivalente moderno di ciò che era l’Edipo Re n
a teoria drammaturgica italiana e francese fra Cinque e Seicento; se,
come
è noto, Aristotele prescrive soltanto l’unità d’a
o raramente i drammaturghi si preoccupavano del rispetto delle unità,
come
lamenta Jean-François Sarasin nella prefazione de
pio, talaltra rivendica una fedeltà assoluta ed esemplare al dettame,
come
nel caso dell’Horace. Quando poi, in veste di teo
e non confidenti fare i suoi discorsi più segreti nel medesimo luogo,
come
nella Rodoguna di Cornelio la stessa Principessa,
ché nelle mie Tragedie creda avere conservato perfettamente il luogo,
come
nel Duca di Guisa, che finge una Sala pubblica de
tà di luogo, era necessario affrontare la questione meno rigidamente,
come
già aveva fatto Corneille: «Quando si dice unità
ranti, 1725, pp. 8-9). Il Baruffaldi si peritava inoltre a dimostrare
come
anche nell’antichità si ricorresse alla divisione
ccano la tragedia ultraclassicistica, andrà probabilmente considerata
come
un bersaglio secondario della requisitoria del co
tà dell’opera teatrale di andare incontro al desiderio degli uditori:
come
farà nelle Lettere al Bodmer egli mette in primo
ide di Euripide quella di Pier Jacopo Martello, nella quale l’autore,
come
ammette nel Proemio, rimasto scontento di come l’
nella quale l’autore, come ammette nel Proemio, rimasto scontento di
come
l’autore greco aveva trattato l’agnizione di Ores
ò essere né più inaspettata, né più sicura, né più verisimile […]. Ma
come
che io veneri con la fronte a terra così famoso e
ramente quel suo mescolar fra gli attori reali un personaggio ideale,
come
la Morte, è cosa troppo inverisimile, ed in conse
, e quasi minacciandolo, perché non abbia voluto morire per esso lui,
come
lo troverete in Euripide», ibid.). Martello si co
in Euripide», ibid.). Martello si configura, nella teoria calepiana,
come
quell’autore italiano capace di far rivivere le f
ci. Ciò tuttavia non toglie che Maffei fosse identificato a sua volta
come
un autore che perseguiva un ideale tragico greche
di «aver gettato a terra i Francesi» con la sua Merope, sottolineava
come
la tragedia del Veronese risultasse inferiore a q
dendo i ragionamenti sulle affezioni di Scaligero, definiva i costumi
come
le fonti della felicità o dell’infelicità dell’uo
to punto, considerando il costume la parte essenziale della tragedia,
come
dimostrerebbero le parole con cui Saint-Évremond,
profilo Calepio si dimostra assai vicino alla posizione del Muratori,
come
già aveva evidenziato Enrico Mattioda (Teorie del
mento di pietà e di terrore provati per le sventure dei protagonisti,
come
accadeva nel Britannicus o nella Phèdre di Racine
ro personaggio principale della tragedia, il quale dal poeta è finto,
come
già era dato dalle favole, cioè di bonta mediocre
il quale, secondo la favola portava, rappresentò non solo i mediocri,
come
Ifigenia; ma gli ottimi, come Ercole, e i pessimi
rtava, rappresentò non solo i mediocri, come Ifigenia; ma gli ottimi,
come
Ercole, e i pessimi, come Eteocle […]. E con ques
o i mediocri, come Ifigenia; ma gli ottimi, come Ercole, e i pessimi,
come
Eteocle […]. E con questa servil prevenzione, con
3, p. 513). Calepio riprova inoltre il fatto che Corneille rivendichi
come
auctoritates schierate a suo favore Orazio (Ars P
aggio evocato dal francese, la necessità di rappresentare i caratteri
come
la storia o il mito li tramandava. [5.2.3] Calep
14), nel quale Aristotele consigliava ai poeti tragici di comportarsi
come
i pittori («Poichè poi la tragedia è imitazione d
Laurentii Torrentini Ducalis Typographi, 1548, p. 182), sottolineava
come
Aristotele prescrivesse in tale frangente che i p
antagonisti sarebbero riusciti meglio se fossero stati rappresentati
come
malvagi («Je trouve dans Castelvetro une troisièm
l Gravina: «Nè può egli intendere de’ costumi buoni del Protagonista,
come
malamente espone Castelvetro: perché in quella pa
omposizione sarebbe stata probabilmente apprezzata dagli spettatori —
come
dimostra il successo di molte pièces corneilliane
erca dell’utilità, alla quale va ricondotto il fine stesso dell’arte,
come
egli affermava nel primo articolo del primo capo.
untualmente l’affioramento di questi moti d’orgoglio. Viene ricordato
come
il tragediografo lodasse il carattere estremament
in cui Corneille metteva in bocca alla Santa sconci pensieri galanti,
come
accadeva nei passi citati dal teologo giansenista
ndere amabile anche il vizio attraverso la propria bellezza retorica,
come
sosteneva lo stesso tragico francese parlando del
entimento di compassione nei confronti del protagonista perseguitato,
come
nota d’altra parte lo stesso Du Bos, pronto ad am
i cattivi in scena, purché fossero trattati secondo la via raciniana,
come
avveniva per il Narcisse del Britannicus, oppure
faceva nell’Apologia di Sofocle —, nel quale l’autore greco ricordava
come
Euripide impiegasse nella sua tragedia il malvagi
cconta aver risposto Euripide a coloro, i quali riprendevano Issione,
come
empio e scellerato: “non prima fuori della scena
o, 1825, p. 49). Sull’Attila di Thomas Corneille ed in particolare su
come
l’autore sviluppi qui la tematica galante e amoro
sso in scena ad esempio dal Tesauro —, presentando al contrario Edipo
come
un sovrano buono e generoso. Benché, per confutar
ropria utilità, dal momento che questa modalità è propria dell’epica,
come
dimostra l’Ulisse di Omero, additato da Orazio a
itazione è in realtà tratta dal III libro della Poetica — non dal II,
come
indica la nota di Calepio —, al capo XX, dedicato
one in cui constava l’utile della tragedia. Sarà inoltre utile notare
come
l’imposizione di una rigida separazione delle pre
ractères del La Bruyère, secondo cui Corneille raffigurava gli uomini
come
avrebbero dovuto essere, mentre Racine li rappres
i uomini come avrebbero dovuto essere, mentre Racine li rappresentava
come
in realtà erano («Si cependant il est permis de f
Calepio, l’esito stesso di alcuni drammi: il tratteggiare Sophonisbe
come
un’eroina insensibile all’amore coniugale e incli
della favola, diverrà storia, e non poema, e se quelli vorrà variare,
come
l’ho fatt’io, perderà il credibile tanto necessar
degli antichi, a loro volta adusi ad alterare le narrazioni storiche,
come
dimostra il Ghirardelli citando svariati esempi d
el quale il personaggio odioso di Absalon, dipinto dalla storia sacra
come
un fratricida subdolo e un sedizioso, capace di i
modifica utile a rendere il testo più nobile e a presentare Jonathas
come
colpevole del castigo divino che sarebbe parso al
In particolare lo Jephtes di Buchanan viene citato in continuazione,
come
dimostra anche il fatto che a questa tragedia Cre
.). La perfetta tragedia che contemplava Calepio non si basava certo,
come
si è ampiamente mostrato, sul contrasto fra vizio
simava il «dénouement» prescelto dal Francese, il quale rappresentava
come
accidentale l’omicidio dell’eroina per rendere Py
radino l’archetipo di perfetta e regolare tragedia arcadica — benché,
come
si evince dall’Elvio, la sua proposta drammaturgi
uomini di qualità mediocre caduti in disgrazia, vengono rappresentati
come
dei martiri innocenti dell’ambizione politica dei
ati come dei martiri innocenti dell’ambizione politica dei regnanti —
come
nel caso di Palamede, accusato a tradimento da Ag
volta rifiutata. Il personaggio della Nutrice, solitamente impiegato
come
un aiutante maligno e spregevole, capace di insti
ito aveva subito nel teatro francese del Seicento, proprio rendendo —
come
accade peraltro nella Phèdre di Racine — la nutri
riproduce anche in questo caso le opinioni di Calepio, prescrivendo,
come
faceva il Bergamasco, che i malvagi vengano puntu
le medesime non sieno più proprie della Commedia, che della Tragedia,
come
è nel Procolo di Pier Jacopo Martelli l’Ebreo Ava
è conveniente rappresentare, raccomandando che gli uomini non parlino
come
le divinità, che i vecchi siano distinti nella lo
Seicento si insisterà proprio su questa natura retorica del decorum,
come
si evince dalla disquisizione sul decoro delle me
Rossi, 1712, p. 166), introduce il concetto di decoro identificandolo
come
una proprietà della sentenza («Si richiede altres
«bienséance» nel suo De la poésie représentative (1635), definendola
come
un tratto fondamentale della rappresentazione che
et annotés par Françoise Escal, Paris, Gallimard, 1966, p. 171), così
come
René Rapin, il quale addirittura attribuiva alla
i poetici abusi pregiudizievoli sì al decoro della Religion Cattolica
come
alla buona Morale Cristiana (1733), opera postuma
ierfrancesco Bottazzoni. Nelle poetiche umanistiche e rinascimentali,
come
è stato messo bene in luce anche di recente dalla
si mostrerebbe superiore alla letteratura greca sotto questo profilo,
come
si evince dalla superiorità, circa questo element
alcuna volta in Omero poca considerazione, il che fu vizio più tosto,
come
altre volte ho detto, di que’ tempi che dell’auto
signorili persone, vogliano trattare le attioni di molta importanza,
come
sono quelle che vengano nelle Tragedie, nella mol
mprovera ai Francesi il fatto che essi rappresentano gli eroi tragici
come
personaggi infiacchiti da amori che li rendono ri
role di Aristotele circa il costume, affermava che in un protagonista
come
Alessandro si sarebbe aspettato di vedere quella
. Tuttavia il divieto di rappresentare gli eroi, soprattutto antichi,
come
fragili amanti, era già presente nei trattati pre
concedevano la raffigurazione di eroi amorosi, condannando piuttosto,
come
ancor meno credibili, i pastori raffinati del con
eno credibili, i pastori raffinati del contemporaneo teatro italiano,
come
faceva Boileau («Peignez donc, j’y consens, les H
i protagonisti delle tragedie di Racine, ma gli eroi della Liberata,
come
dimostra un passaggio della Manière de bien pense
ia sempre non avesse bisogno di raggirarsi per teneri, o bassi amori,
come
avviene oggidì. E perché non possono rappresentar
e tragica greca, delle Antigoni e delle Elettre. Queste protagoniste,
come
Tullia, Rosmunda, Ifigenia e Didone, diventeranno
i di iniziative politiche temerarie e di azioni criminali e violente,
come
accade per Cleopatra, Semiramide o Acripanda (Pao
ca. Nel Seicento non mancano in effetti elogi dell’eroismo femminile,
come
dimostrano ad esempio La Gallerie des femmes fort
lla rappresentazione delle donne tragiche, le eroine di chiara virtù,
come
ad esempio Penelope, Pantea, Artemisia, Lucrezia
bignac taccia Corneille di aver rappresentato Viriate, nel Sertorius,
come
una donna troppo ambiziosa e calcolatrice, senza
sessi gli sembrano invertite, dal momento che Thesée è rappresentato
come
un eroe pavido e debole, e Dircée come un persona
nto che Thesée è rappresentato come un eroe pavido e debole, e Dircée
come
un personaggio intrepido e forte. Allo stesso mod
pacità di rappresentare i costumi dei romani «alla maniera francese»,
come
gli riconosce in una lettera piena d’ammirazione
ppagare il desiderio del pubblico femminile («Quindi è, che la donna,
come
violentemente a quest’affetto inclinata, e come q
indi è, che la donna, come violentemente a quest’affetto inclinata, e
come
quella, che rare volte da passioni più rilevanti
imponendo un certo tipo di comportamento e di linguaggio —, egli nota
come
talvolta i personaggi del teatro di Corneille si
ine, e di Joas, nell’Athalie, benché ancora adolescenti, si esprimano
come
uomini maturi. Sul decoro che proveniva dalla con
debole e oscura memoria, può il poeta mutarle e rimutarle e narrarle
come
gli piace. Ma con questo comodo è un incomodo per
ono alcuna volta a’ nostri uomini noiose e rincrescevoli anzi che no,
come
aviene ad alcuni idioti che leggono i divinissimi
one abbiano buono costume in Euripide, l’hanno però ottimo in Seneca:
come
potete vedere nelle Troadi, le quali, quantunque
da’ buoni giudizi, che egli avesse avuta così pure la lingua romana,
come
ebbe la greca Euripide: che non vi è alcuno che d
un ragionamento che probabilmente Calepio avrebbe condiviso, giacché,
come
si è visto, l’attacco ai classicisti parrebbe com
a nociva semplicità all’interno di favole tratte dalla storia romana,
come
accade ad esempio nella Sofonisba del Trissino, e
zione alla autorità degli antichi che voglia anco imitare i lor vizi;
come
veggiamo aver fatto il Trissino in qualche parte
nei ad adeguare le favole al costume dei tempi: «È di avere riguardo (
come
dianzi vi dissi) al dicevole e non dicevole de’ t
uir quello ne’ Greci, che forse ne’ suoi tempi era così degno di loda
come
oggi merita grandissimo biasimo» (Giambattista Gi
ciare importanti discorsi politici; Conti si difendeva d’altra parte,
come
già accennato (Paragone IV, 4, [2]), alludendo al
a di fatto reso difficile la riscrittura del nucleo tragico di Edipo,
come
notava ad esempio Giovanni Battista Filippo Ghira
medesima, Roma, Andreoli, 16602, pp. 66-67). Sarà interessante notare
come
, peraltro, l’affermazione del modello dell’Edipo
ragedia sofoclea —, le azioni che contemplavano tentativi di incesto,
come
ad esempio nella Fedra, riuscivano meno sconvenev
tese a rendere la regina più accostumata, venivano spesso deplorate,
come
accade nella Dissertation sur les tragédies de Ph
avi mancanze circa il decoro in due tragedie cinquecentesche italiane
come
la Tullia di Martelli e l’Oreste di Rucellai: nel
a si rivolge in modo irrispettoso alla madre («Poich’io posso parlar,
come
a me piace,/ e so in che stato or mi mantiene il
sen’ vadi innanzi tempo al Cielo;/ caro mi fia morir per le tue mani/
come
l’esser di te nata mi spiace», Lodovico Martelli,
onsigli» (II, 4, vv. 126-135). Il Tasso riprende in questo frangente,
come
ben nota Stefano Verdino, la quaestio umanistica
l’eloquenza ingiustificatamente pomposa ed eccessivamente elaborata,
come
dimostrano i tagli proposti dal Maffei — che tutt
copo Martello», La Nuova Ricerca, XI, 2002, pp. 315-323). I Francesi,
come
il Rapin (René Rapin, Les Réflexions sur la poéti
le diverse lor situazioni dovrebbero suscitare, lascio pensare a voi
come
concorrano a render quella tragedia fredda e noio
i poetici abusi pregiudizievoli sì al decoro della Religion Cattolica
come
alla buona Morale Cristiana, Napoli, Moscheni, 17
di anomalia viene ritrovato da Calepio nel Philoctete che compariva,
come
personaggio invero assai originale, nell’Œdipe (1
alla verosimiglianza del dramma, poiché veniva appunto rappresentato
come
un eroe eccessivamente forte e magnanimo rispetto
nscio dell’impropria statura mitica assegnata al proprio personaggio,
come
si evince dal commento auto-esegetico che chiudev
ébillon nel rispetto del carattere di Ippolito e di Elettra, figurati
come
personaggi amorosi, benché le antiche favole li r
gi amorosi, benché le antiche favole li rappresentassero al contrario
come
degli eroi rigidamente refrattari ad ogni debolez
ebolezza di questo tipo. Ippolito veniva infatti sempre rappresentato
come
un uomo dedito esclusivamente all’arte venatoria
in questo caso a descrivere l’episodio amoroso di Hyppolite e Aricie
come
inutile allo svolgimento della favola, prendendol
e sulla base dei racconti storici e poetici che descrivevano Ippolito
come
recalcitrante di fronte ad ogni sentimento di nat
ll’Électre di Crébillon (1709), in cui la protagonista viene figurata
come
amante di Itys, figlio di Egisto, benché l’eroina
tale nemico, in virtù del fatto che le storie la rappresentano sempre
come
una donna risolutamente ostile al compagno di Cli
sto caso la natura “moderna” della sua censura: egli non è mosso, qui
come
negli altri casi, dall’idea che il teatro greco s
ori e ritiene meno efficaci pièces imperniate su argomenti inventati,
come
l’Orbecche del Giraldi, ambientata in Persia, il
ammissibili le tragedie il cui soggetto era integralmente inventato,
come
nel caso del Fiore di Agatone (cfr. Lodovico Cast
Calepio; benché egli avvertisse che una tragedia dal soggetto finto,
come
l’Orbecche o il Torrismondo, potesse potenzialmen
e della Dalida erano considerati nel Settecento frutto di invenzione,
come
si evince dalla sua introduzione alla tragedia de
to di questa Tragedia sia del tutto finto: ma forse tale Istoria era,
come
dice il Cieco d’Adria di quella, ond’ei cavò l’ar
quando abbia il sudetto fondamento del verisimile. Ella è la Tragedia
come
un quadro, su ’l quale abbiavi dipinto il saggio
mette che talvolta esse possono entrare vicendevolmente in conflitto,
come
accade nel caso dell’imperatore Maurice rappresen
li loda Corneille, il quale si era rifiutato di rappresentare Maurice
come
l’avaro che ritraevano le storie, senza farlo app
e V, 2, [10]), in quanto nell’Absalon il protagonista è rappresentato
come
degno di compassione, benché egli venga ritratto
è rappresentato come degno di compassione, benché egli venga ritratto
come
un malvagio incorreggibile nella Sacra Scrittura.
ario, l’autore aveva dipinto Jonathas, nell’altra sua tragedia sacra,
come
più reo di quanto riportato dalla storia sacra pe
e sue Remarques, contestava la validità di questa lettura, ricordando
come
per Aristotele i costumi potevano essere ben espr
eicento. A questo giudizio si allineerà la storiografia ottocentesca,
come
dimostra la nota sentenza di Alessandro Manzoni,
). Più dettagliato il giudizio di Ginguené: questi, pur riconoscendo,
come
fa Calepio, la capacità del Trissino di disegnare
ve lodate, in cui i costumi appaiono modulati sull’esempio dei Greci,
come
l’Ulisse il giovane di Lazzarini, considerato mig
erza, 1978, p. 182). Nel Settecento questa partizione resiste ancora,
come
dimostra la Lezione terza di poetica (1699) del c
aria maestosità ai versi tragici. In queste prime righe già si scorge
come
il Bergamasco abbia in mente, nel formulare quest
Sofonisba del Trissino, i cui dialoghi erano stati spesso apostrofati
come
noiosi ed impropriamente domestici; generalmente
r voluto maldestramente imitare la semplicità greca, che tra l’altro,
come
Calepio nota («Inoltre agli stessi concetti manca
e, della qual facoltà non è tanto dotata l’italiana favella, tuttoché
come
rotonda e sonora sia molto più maestosa che l’alt
i, Laterza, 1963, p. 254); il Gorini Corio, si impegnava a dimostrare
come
nello «stile umile del Trissino […] s’inciampa ne
arazione tra l’oggetto e i mezzi dei diversi generi. In questo caso —
come
in parte già accadeva nel Gravina — le tesi del P
rattutto il Dottori e Prospero Bonarelli, sebbene a sua volta notasse
come
questo vizio appartenesse anche alle opere cinque
e da Oronte («E qui dagli odj, e dalle crude invidie/ de’ Cortigiani,
come
in mar dall’onde/ smarrita nave combattuto fui./
a soltanto i primi due versi — a cattivo esempio di retorica tragica;
come
Calepio anche il Napoli Signorelli riteneva che q
e poco pregevoli per abbondanza di «figure lontane dal parlar comune»
come
allegorie, apostrofi e comparazioni, proprio la S
corre dietro alle forme troppo poetiche e alle parole troppo latine,
come
osservò anche il Conte Pietro da Calepio, e non v
ile di Trissino e di Rucellai si era soffermato Marco Ariani, notando
come
nell’Oreste del Rucellai «lo stile, rispetto al T
Bulzoni, 2006, pp. 31-66); di qui egli passava ad eleggere il lirico
come
genere supremo, e a legittimare di fatto una larg
e per lo stile grave, da cui procede una diversa idea di letteratura,
come
era accaduto per il Gravina, il quale, specialmen
, Modena, Panini, 1989, p. 4), sebbene non senza sparute opposizioni,
come
ad esempio quella di Gilles Ménage («Questo verso
s Ménage («Questo verso, dico, si trova nella Canace, o fosse a caso,
come
dicevo, o fosse per furto, come vorrebbe far cred
i trova nella Canace, o fosse a caso, come dicevo, o fosse per furto,
come
vorrebbe far credere il Guarini, il quale in una
ua Prefazione alla Merope di Maffei Giovan Gioseffo Orsi sottolineava
come
la Merope del Torelli fosse viziata da uno stile
). Da registrare ancora una volta l’accordo del Quadrio che segnalava
come
«la Canace dello Speroni, l’Idalba del Veniero, l
n cui fiorì. Non mancano per altro di molte bellezze queste Tragedie,
come
V. E. potrà meglio d’ogn’altro conoscere», Scipio
no poco concreti, in ragione di una sensibilità non del tutto mutata,
come
magistralmente dimostra l’ambiguo caso del Martel
di Hannibal S. Noce, Bari, Laterza, 1963, pp. 159-164), ma in realtà,
come
sappiamo grazie ai preziosissimi studi di Corrado
istodemo non ha nulla di ammirevole sotto il profilo stilistico, così
come
il Solimano di Bonarelli, benché entrambe le pièc
tutte le tragedie che aveva precedentemente menzionato nel primo capo
come
esemplari dal punto di vista della favola (I, 3)
del Montanari e della Temisto del Salìo, ma ne aggiunge anche altre,
come
la Merope del Maffei, l’Ezzelino del Baruffaldi o
i Delfino, il Barone Antonio Caraccio, e il Cardinal Pietro Ottoboni,
come
dicemmo, an (sic) procurato a’ nostri giorni di r
be apprezzare tanto tragedie improntate ad un classicismo esasperato,
come
nel caso dell’Ulisse di Lazzarini, sia drammi isp
o e piano, con una tensione patetica tipica dei coevi testi francesi,
come
nel caso di Maffei, Martello e del Baruffaldi. C’
vista il pubblico non ha bisogno di destarsi dalla finzione — magari,
come
voleva il Martello, ammirando la bellezza dell’ar
ficioso, proverebbero sì ammirazione nei confronti del pittore — così
come
gli spettatori provavano un’«ammirazione accessor
o diverso atteggiamento critico si scorge in maniera davvero icastica
come
, nel giro di qualche decennio, l’affermazione di
naggio un modus loquendi conveniente al suo ruolo e al suo carattere,
come
aveva fatto Omero, facendo parlare brevemente lo
o degli autori latini più che dei greci; se è costume nel Settecento,
come
dimostrava Muratori, che Virgilio fosse anteposto
icando tale principio ai drammaturghi contemporanei, Calepio concede,
come
anticipato, la propria preferenza ad Antonio Cont
cenzo Gravina, Tragedie Cinque, Napoli, Mosca, 1712, pp. 12-13), così
come
in altri presenti nell’Andromeda, parrebbero conf
, così come in altri presenti nell’Andromeda, parrebbero configurarsi
come
dei pezzi tendenti al lirico, delle ariette in po
la bienséance, e compromettevano l’attenzione dell’uditore, il quale,
come
si è visto, doveva essere sollecitato dal punto d
a tragedia; e non il dar precetti, né spiegare la natura delle virtù,
come
vorrebbono alcuni, ch’ella facesse; i quali però
re la Polissena qualificando l’amore illecito dell’eroina per Achille
come
una passione incestuosa, al pari di quella che mo
, p. CLVI. Nei paragrafi successivi Calepio si impegnerà a dimostrare
come
la pur lodevole eloquenza francese «classica» ave
prosa e la lingua della poesia che caratterizzava invece l’italiano,
come
riconoscevano i trattati di eloquenza del tempo (
pportava docilmente l’inversione dell’ordine delle parole, constatava
come
la sua fortuna nella commedia e nella tragedia de
ia e nella tragedia derivasse precisamente dal fatto che, nella prosa
come
nel verso, essa dovesse necessariamente conformar
tti nel suo trattato Il buon gusto ne’ componimenti rettorici (1696),
come
ha dimostrato Elisabetta Graziosi, Questioni di l
rancese, verranno rimproverate a lungo alla drammaturgia transalpina,
come
dimostra ancora il giudizio di Juan Andrés («I fr
e di svalutarne la portata, ridimensionandone l’eccezionale fortuna —
come
una semplice traduzione dell’avantesto spagnolo.
ricorso ad immagini truci di marca senecana e ancor più lucanea — di
come
la testa mozzata di Pompée sembri rivolgersi sole
ranius, proscritto da Augusto. Questo stesso passo era stato indicato
come
cattivo esempio di stile, inverosimilmente gonfio
dei personaggi si protende verso una elaborata involuzione retorica,
come
accade nel caso dei versi riportati, fatti dire a
s et annotés par Georges Couton, Paris, Gallimard, 1987, p. 702). Ma,
come
già aveva scritto nell’articolo precedente (Parag
orta, recule épouvanté», cfr. Paragone, VI, 3, [11]), classificandoli
come
«falsi pensieri, e gonfie espressioni poco conven
ti in questione sono invece tratti dalla scena settima — e non ottava
come
scrive Calepio — del secondo atto (II, 7, vv. 719
vano parlare i personaggi e non prendevano la parola in prima persona
come
nella poesia lirica («Les poètes tragiques mêmes,
tragedia, nella quale Agamemnon, rivolgendosi ad Archas, riflette su
come
salvare la figlia, destinata a un sacrificio cert
rler». Lo stesso meccanismo retorico è adoperato da Thomas Corneille,
come
denuncia Calepio, in una battuta di Polixène ne L
hille. In quel caso, rivolgendosi a Pyrrus (V, 2), la donna considera
come
, di fronte alle parole di Priamo, la sua passione
ica Pavesio, «Le Comte d’Essex di Thomas Corneille e di Claude Boyer:
come
la tradizione francese si sovrappone a quella isp
n un contesto elegiaco e non drammatico. In conclusione è bene notare
come
l’esame stilistico di Calepio verrà pienamente co
a; l’amicizia e la gloria arrossiscono. I segni si usano per le cose,
come
i troni, le corone, gli scettri, gli allori, le c
a drammatica e l’arte oratoria, chiosando che, se nell’oratoria, così
come
nella poesia epica e nella lirica, era possibile
, Paris, Gallimard, 1987, p. 1079). Nel commento al testo Couton nota
come
, alla base di questi versi, ci sia una precisa ci
o farebbero intendere. E però sempre conchiudo che l’eroe dee parlare
come
il plebeo», Pier Jacopo Martello, Del verso tragi
ano che rinunci a questi orpelli consunti per descrivere le cose così
come
sono. L’elenco dei passi reprensibili comprende:
di Racine ad essere attaccato da Calepio; in questo caso egli mostra
come
nella seconda scena del primo atto, nel dialogo f
o ad esempio lo stile di questa pièce per dimostrare contrastivamente
come
, nella Venice Preserved di Otway, incentrata sul
olta da Erixene a Thamire nel Thésée in cui Sthenelus viene descritto
come
un eroe condotto dalla gloria sulle tracce di Alc
scolpire tutti gli umani affetti, e costumi, e vicende, sì pubbliche
come
private: in modo che quanti nell’animo umano ecci
orizzate in prima battuta dalla risistemazione teorica che accompagna
come
una sorta di paratesto legittimante, la pratica d
na nuova idea di letteratura, più sobria ed improntata alla «clarté»,
come
dimostrano ad esempio le Réflexions sur la poétiq
sempio le Réflexions sur la poétique di Rapin, sollecito a condannare
come
innaturale ogni eccesso di affettazione del «gran
ndannava l’artificiosità dell’espressione, lecita ad un poeta lirico,
come
il Malherbe, ma non al drammaturgo Corneille («Il
énie rivolto ad Achille, nel quale la figlia di Agamennone ragiona su
come
in definitiva la sua morte gioverà anche a colui
sse la protagonista, disperata perché in procinto di essere assegnata
come
schiava ai Greci, combattuta fra il desiderio di
ia la scarsezza dei termini; essa si prestava così ad essere accolta,
come
scrive Louis Racine nell’articolo delle sue Réfle
e fra «scudo» e «scudiero» nella Liberata (XVI, 50, v. 1) — adducendo
come
scusa il fatto che tale figura etimologica era pr
tore francese cerca di rimodulare l’esordio dell’Elettra di Euripide,
come
dimostra Brumoy nel Théâtre des Grecs (Brumoy, Le
superfluo il ricorso a questi aggettivi esornativi e poco funzionale,
come
ammette ad esempio Charles Perrault («Les épithet
Paris, Compagnie des Libraires Associés, 1747, p. 53). Sarà da notare
come
ancora una volta il Quadrio convenga con il Calep
tragico francese. Si riporta l’intero passo di seguito, per mostrare
come
nel Della storia e della ragione d’ogni poesia l’
veci del tutto, un uso perpetuo de’ segni invece delle cose segnate,
come
I Troni, le Corone, gli Scettri, le Catene, gli A
onfio. Non è che le metafore non sieno assai lodevoli nelle Tragedie,
come
opportunissime per ispiegare le violente passioni
fine, e una languidezza notabile; però essi le praticano parcamente,
come
inidonee a esprimere la veemenza delle passioni,
all’Endimione di Guidi e in generale nel teatro tragico seicentesco,
come
si evince dall’Arsinda del Testi; quindi l’altern
rno di sedi specifiche —, tradizionalmente deputati a forme “leggere”
come
la canzonetta, venivano impiegati per riprodurre
zione graviniana è sicuramente guidata da un principio classicistico,
come
mostra Paola Luciani, parlando della «difficile m
53). Tuttavia la teoria del verso cinque-seicentesca aveva catalogato
come
bassi e comici i versi sdruccioli. Anche il Cresc
e nel Giudizio sopra la Canace scriveva: «Però mi piaceria molto, che
come
è varietà appresso a’ Greci ed a’ Latini tra la c
urno italiano il verso tragico francese, l’alessandrino, noto appunto
come
martelliano (cfr. Pietro G. Beltrami, La metrica
ità del suono, non avendo la lingua né quantità, né varietà d’accenti
come
la nostra, per lo che convien pronunziarli tutti
wé, Modena, Mucchi, 1988, p. 111), ma anche dai classicisti francesi,
come
il Rapin («La monotonie de notre vers alexandrin,
Genève, Droz, 1970, p. 82), oppure il Dacier, laconico nell’osservare
come
la tradizione letteraria francese avesse un unico
pur tuttavia non lo fanno, mercè che non si ascoltano così da vicino
come
si vedon, e dall’una all’altra rima intercorrendo
vole versione italiana dall’Eneide approntata da Annibal Caro, notava
come
la traduzione risultasse molto più lunga dell’ori
studio per fedelmente tradurre, e non interporvi alcuna cosa di suo,
come
pur troppo ha fatto qualch’altro, tuttavia il num
verso greco e latino non è prerogativa dell’italiano, ma si configura
come
caratteristica comune di tutte le lingue moderne,
traduzioni ad verbum dalla Sacra Scrittura mostrerebbero con evidenza
come
il latino, e soprattutto il greco, conservino una
x de Correvon, commentatore tendenzialmente esuberante e indiscreto —
come
aveva sperimentato lo stesso Calepio, che aveva a
Italiens», cit., pp. 301-302). Egli ammette inoltre che l’italiano è,
come
riporta Calepio a testo, più grazioso e adatto ai
francese, la cui maestosità lo rende confacente a generi più nobili,
come
quello tragico, adducendo a riprova della validit
e andava fra gli altri dal Bayle e dal Sanadon fino almeno al Du Bos,
come
si evince dall’attenta ricostruzione storiografic
un lessico e di concetti scientifici giovi alla poesia è falsa, così
come
inopportuno gli sembra l’esempio tratto dal Tasso
e all’edizione del Teatro Italiano, il Seigneux tentava di dimostrare
come
anche uno dei drammaturghi italiani più rappresen
dell’endecasillabo era senz’altro Scipione Maffei, che aveva esperito
come
autore le potenzialità di questa soluzione e ne a
che non alla tragedia, anche in ragione del fatto che un verso breve
come
il settenario riduceva la gravità della dizione t
e riesce bene in que’ componimenti che dovrebbero cantarsi in musica,
come
i Lirici. Molto disconviene ancora per se stesso
a gravità il verso corto, quando non si usasse a luogo e con disegno,
come
gli Antichi faceano», Scipione Maffei, Recensione
ità del suono, non avendo la lingua né quantità, né varietà d’accenti
come
la nostra, per lo che convien pronunziarli tutti
ell’Ulisse il giovane del Lazzarini per ragioni prettamente teatrali,
come
spiega nella prefazione al Marco Bruto («I Comici
ndemente alla Tragedia, in quanto è pur solo mescolamento […]; perché
come
mescolamento, importa imperfezione, instabilità e
, dopo aver illustrato i difetti dell’Arsinda del Testi, per mostrare
come
quelle tragedie seicentesche riuscissero molto mi
e che Calepio dimostra qui di non condividere. Egli tuttavia ritiene,
come
d’altra parte la maggioranza dei letterati italia
i accentuative (egli cita la quarta, la sesta e l’ottava e la seconda
come
opzionale; pochi anni dopo il Quadrio considererà
e con cui il Martello aveva tentato di legittimare il suo nuovo verso
come
la riproduzione di un esametro composto di tre ad
«Qui i letterati riprendono i troppi versi non interi [della Canace],
come
poco dicevoli allo stile tragico; il quale quivi
i classici, di quella rima che veniva considerata a tutti gli effetti
come
una corruzione barbara dei versi latini, come sot
ata a tutti gli effetti come una corruzione barbara dei versi latini,
come
sottolineava ad esempio Gian Vincenzo Gravina, ri
ssottigliato i concetti ed infiorato lo stile […] che sì l’invenzione
come
la tessitura e ’l numero si resero affettati e na
e latino è molto vicino al naturale», ivi, p. 277), andrà ricordato,
come
nota giustamente Valentina Gallo che la naturalez
lmente aborrita nella drammaturgia coeva. A fronte di tante condanne,
come
ad esempio quella veemente, contenuta nel Saggio
a, la cui assenza aveva condannato poemi di autori peraltro notevoli,
come
il Trissino dell’Italia liberata dai Goti o il Ta
progetti e le irresoluzioni dei protagonisti. Concludendo, tuttavia,
come
nota Calepio, il Francese tornava parzialmente su
ugiando sulle caratteristiche linguistiche del francese, egli osserva
come
la presenza esclusiva, in rima, di parole tronche
centati; né s’ode una perpetua, e continua Rima nelle Prose Italiane,
come
si diede a credere lo Scrittor Francese. Ma per a
nderebbero necessarie a riempire la misura del verso. Anche Voltaire,
come
ricorda il Bergamasco, nei paratesti del suo Œdip
ta occasionalmente da traduttori adusi alla scrittura melodrammatica,
come
ad esempio Paolo Rolli, traduttore di Racine (sul
elle traduzioni del Rolli l’endecasillabo è largamente maggioritario (
come
osserva Zanon, op. cit., pp. 31-32), in quella de
oetico del testo francese, di cui criticava l’eccessiva letterarietà,
come
si evince ad esempio dall’introduzione dell’iperb
nclusioni di questo paragone; la tragedia italiana viene riconosciuta
come
difettosa in quanto troppo condizionata dalla nec
il quale gliene aveva raccomandato la lettura. Anche in questo caso,
come
per Joseph François Duché de Vancy (Pietro Calepi
regola delle tre unità, ma non condivide il merito di alcuni giudizi,
come
quelli entusiastici nei confronti di Corneille. I
e regole fissate dai critici dell’epoca, afferma che opere innovative
come
quelle di Jean de La Fontaine, oppure di Houdar d
e su tutte l’Andromaque e la Bérénice, ma anche quelle di Corneille,
come
ad esempio la Sophonisbe o addirittura l’Œdipe (P
Béatrice Guion, Paris, H. Champion, 2002, p. 585), quanto piuttosto,
come
si vedrà, all’insistenza, di marca corneilliana,
ulla base della regola dell’unità di tempo, impegnandosi a dimostrare
come
tutti i fatti rappresentati potessero effettivame
ichi una coincidenza totale con il pensiero dell’autore dei Discours,
come
ha dimostrato Jean-Philippe Grosperrin, il quale
a virtù, ma della visione di qualcosa di sorprendente, tanto più che,
come
assumeva lo stesso Corneille, l’admiration proced
tanto da esempi estremamente virtuosi, quanto assolutamente pessimi,
come
nel caso della Cléopâtre nella Rodogune («Cléopât
etteva in scena (Paragone 5, 2, [4]). Calepio non giunge, in effetti,
come
farà invece il Lessing, a tratteggiare l’idea di
lezione morale precisa e inequivocabile. Ad ogni modo va sottolineato
come
la lettura di Calepio tenda ad appiattire le diff
Medea, anche la Cléopâtre che campeggiava nella Rodogune, condannata
come
carattere integralmente pravo nei trattati di Maf
sservazioni che aveva fatto il Du Bos nelle sue Réflexions, rilevando
come
i poeti francesi «évitent avec trop d’affectation
oria — si pensi, proseguendo sul tema dell’ostensione del corpo morto
come
fonte di commozione nel pubblico e di reazione, a
pitoso successo di pubblico che si protrarrà poi per tutto il secolo,
come
dimostrano le numerose rappresentazioni e ristamp
scours si apre con una dura riflessione sulle parodie — a cui l’Inès,
come
altre opere del drammaturgo, era andata incontro
zzazione elaborata e puntuale, capace di far sì che ogni scena appaia
come
necessaria nel punto in cui è stata introdotta pe
sta per preparare il riconoscimento di Eriphile, da parte di Calchas,
come
l’Ifigenia che gli dei domandavano in sacrificio
sizioni in verso non potevano essere propriamente definite poetiche —
come
dimostrava l’esempio di Empedocle — altre, seppur
io di Empedocle — altre, seppure non plasmate sul verso, ma in prosa,
come
i mimi siciliani o i dialoghi socratici, meritava
otele, del resto, nel ricostruire le origini della tragedia, mostrava
come
il progressivo raffinamento delle tecniche compos
r la poesia drammatica (1449a 22-29). Attorno a questo nodo testuale,
come
ad altri della Logica o dei Problemi, si accende
tragica italiana. Nello scontro ebbe la meglio il partito del verso,
come
mostra non solo l’elenco di Calepio, ma anche il
questo punto si accordavano tanto i critici di formazione platonica,
come
Francesco Patrizi, che considerava il verso ancor
onsueto topos della maggiore verosimiglianza della prosa, ma mostrava
come
questa, spoglia degli orpelli del verso, permette
o, Firenze, Galletti, 1904, pp. 130-134. [Giunta.12] Calepio osserva
come
le precedenti discussioni in merito all’uso del v
procederebbe esclusivamente dall’esercizio della ragione rivendicata
come
criterio-guida del Paragone fin dall’esordio (Par
osa: «Se vogliamo a ragionamenti così fatti donar la loro perfezione,
come
è stato detto, convengono montare in palco, nel q
iù imitazione, ma realtà e natura. […] Perciò la favella tragica, che
come
favella poetica, è imitativa, e dee la vera somig
la naturalezza impressa nell’armonia, la quale alla favella poetica è
come
il marmo alla statua» (GianVincenzo Gravina, «Del
ne e nella recitazione del verso: anche i maestri dell’arte attorica,
come
Riccoboni, prescrivevano al fondo la stessa regol
di dare libero sfogo al proprio genio creativo. Nel discorso mostrava
come
, lontano dalle regole ritmiche del verso e dalla
ì l’opzione di un verso differente, meno cadenzato dell’alessandrino,
come
l’endecasillabo italiano. Infine dissente nel mer
risoluto a mandare a morte i Maccabei e a sterminare tutti gli ebrei,
come
egli confessa nel successivo dialogo con la madre
Salmonée di abboccarsi da sola col figlio per darle maggior tormento,
come
ammette la donna («Ah! mon fils! Je tremble à ton
ene comunque riscontri una certa incoerenza nel carattere di Romulus,
come
si evince dalla conclusione del paragrafo — ma ta
due, nella seconda scena del primo atto, in cui Romulus è presentato
come
un supplice disperato («Madame, Romulus tremblant
via al bergamasco non sembra inverosimile che un condottiero valoroso
come
Romolo abbia da solo affrontato vittoriosamente u
e in particolare l’eccessivo spazio assegnato a personaggi secondari,
come
Alfonso, il sovrano portoghese, padre di Dom Pèdr
Pèdre, ma rifiutata dall’infante. Constance si configura a sua volta
come
un personaggio languidamente positivo, introdotta
che nel Romulus, Calepio non manca di notare alcune sconvenevolezze,
come
il classico traslato del fuoco e delle fiamme, at
terno di un disperato discorso dell’infante, il quale propone a Inès,
come
unica soluzione per continuare a vivere insieme,
phicrate, che Laio non era perito in seguito all’attacco di un leone,
come
il vecchio aveva in precedenza sostenuto, ma era
assassinato da un «jeune guerrier», immediatamente Œdipe si riconosce
come
colpevole del misfatto («Jocaste: Jugez donc si c
ra invece a Calepio il fatto che l’autore insista nel dipingere Edipo
come
un personaggio innocente, cosa che si evince del
il cui protagonista veniva ritenuto innocente dal de La Motte — così
come
già aveva creduto Corneille, parimenti censurato
ri di Eteocle e Polinice, raffigurati dal Francese, contra historiam,
come
troppo benigni nei confronti della memoria del pa
rea Fabiano, che mi ha accolto e seguito durante questo periodo, così
come
nel mio precedente soggiorno a Parigi tra 2012 e
faldone P1.e che riportano appunti su singoli istituti drammaturgici,
come
la verosimiglianza (cc. 2 r-v), le osservazioni s
i riuscire più che mediocre pianista. Esordì in non so qual compagnia
come
amoroso, per diventar poi nel ’56 il primo attor
nizzata salpava pel nuovo mondo. Fu Pippo Bergonzoni molto apprezzato
come
artista, moltissimo amato come uomo, poichè niuno
. Fu Pippo Bergonzoni molto apprezzato come artista, moltissimo amato
come
uomo, poichè niuno forse ebbe come lui tanta mite
ato come artista, moltissimo amato come uomo, poichè niuno forse ebbe
come
lui tanta mitezza di indole, tanta elettezza di m
gi (Campardon mette erroneamente 1707). Si chiamò in teatro Thomassin
come
suo padre, ed esordì mercoledì 19 novembre 1732 a
, per la vicenda col padre ; ma non vi son traccie della sua comparsa
come
Arlecchino ; bensì di quella come Pulcinella, la
n vi son traccie della sua comparsa come Arlecchino ; bensì di quella
come
Pulcinella, la quale fu delle più fortunate ; e i
le quinte, cagionando un certo scandalo. Un terzo infine ci apprende
come
egli usasse alzare il gomito, entrando in tale st
degli attori Greci. Poichè sul Greco teatro ειδικῷ, formale, preso
come
spettacolo abbiamo in grazia della gioventù ragio
di Eraclea, e si vicina a Bizanzio che l’una e l’ altra si reputarono
come
una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone e
illustri città Greche furono decorate di famosi teatri. Considerando,
come
abbiamo praticato nel teatro formale, la Sicilia
. Considerando, come abbiamo praticato nel teatro formale, la Sicilia
come
diramazione della nazione Greca, si vogliono quì
157. Similmente degni di ricordarsi sono i teatri della Magna Grecia,
come
il Capuano, il Nolano, il Puzzolano, e quelli di
le donne rappresentassero in tragedie o commedie. Le parti femminili,
come
bene osserva il medesimo Maffei, si rappresentava
and’ uomini della Grecia, e la declamazione teatrale vi si esercitava
come
nobile e degna di ogni distinto personaggio. Quas
presentare l’erà o alcun difetto personale, o la mancanza della voce,
come
avvenne a Sofocle. Frinico rappresentatore e auto
la voce, come avvenne a Sofocle. Frinico rappresentatore e autore fu,
come
abbiam veduto, creato capitano dagli Ateniesi in
ico, ne’ cui drammi correva romore di avere anche lavorato alcun poco
come
scrittore. Si è veduto similmente quanto fosse pr
ata la macchina versatile, dalla quale giove lanciava i suoi fulmini,
come
dinota la voce Κεραυνοσκοπειον che le diedero. Di
rodurre il popolo si dissero da’ Latini vomitoria, o anche vomitaria,
come
scrive il dottissimo Mazzocchi; e a questi aditi
qual cosa secondarono la naturale espansione del suono, il quale, non
come
l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in
rficie piana, ma bensì gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi
come
in una superficie di una sfera, il cui centro è i
no la solidità e la magnificenza. Non è da stupirsene. Gli spettacoli
come
scuole di destrezza, di valore, e d’ingegno forma
rati, e scrisse anch’ ella qualche poesia, non del tutto sprezzabile,
come
il presente sonetto a suo marito. Cigno felice,
bbiamo liti e lotte fra la Florinda, ed altra Flaminia (la Cecchini),
come
si vede da una lettera che essa Florinda scrisse
o pregandola a tenerne vivi nella memoria sua. Saprà poi V. S. III.ma
come
io ho gettato a terra ogni trofeo eretto dalla S.
dietro. Lodato Dio, accomodai il tutto, ma che ? Feci per l’ appunto
come
colui che per un poco ripara a una gran corrente
supplicava in suo nome soltanto, ma a nome anche di alcuni colleghi,
come
il Garavini (Rinoceronte), il Ricci (Pantalone),
a, e coll’ arte sua, rinnovando la division de’ partiti che furon già
come
abbiam detto per altre attrici, seppe gettare a t
pare a me, è quella di ritenere erronea la data del Bartoli : forse,
come
accade talvolta, si son posposti i numeri ; e in
. St. Gonzaga. Comun. Davari). Se poi la Cecchini ebbe onori di rime,
come
vedremo, anche maggiori n’ebbe l’Andreini. È pecc
e i quaranta sonetti del Cav. Marino su quell’ intrico di retroscena,
come
è peccato che, per quante ricerche fatte, io non
suo auttun frutti felici. Al proposito poi dell’ arte di Florinda
come
cantatrice, oltre alla testimonianza del Cav. Mar
o già, che possi tanto ; Ch’Angiolo al uolto sei, Sirena al canto. E
come
tale fu cantata anche in un idillio di Francesco
Non mai spiegò Pavon vago e gentile Con fasto tal l’ambiziose piume,
come
costei, ch’ha tutto il mondo a vile, di sue belle
rme l’uso natio dell’heroica bontà di così gran Principessa fu sempre
come
figlia sacramentale dall’ A. V. S. amata e protet
per molto custodirla, ma per locarla in alcuna parte degna e sicura,
come
al presente ella dimora, stando ad allevarsi Dami
si che d’alcuno ajuto sovvenuta sia sì dalla M.tà dell’ Imperatrice,
come
dalla M.tà dell’Imperatore, grazie come tutto gio
dalla M.tà dell’ Imperatrice, come dalla M.tà dell’Imperatore, grazie
come
tutto giorno fanno in figliuolette che prive di p
D. V. A. S. Serva Divot.ma Lidia, Comica. Non tanto fresca dunque,
come
vorrebbe il Bartoli, se da 25 anni serviva la Cas
egolezzi e scandali di compagnia, adopera quasi sempre paurose parole
come
queste : non volevo dir tanto ; ma mi affido ch’i
Florinda che parve davvero una terribile donna a modo, egli scattasse
come
un demonio. Al Duca [p. 155]mandava proteste acer
demonio. Al Duca [p. 155]mandava proteste acerbissime, maravigliando
come
avesse ad ascoltarsi più tosto un mentitore che u
nia quel famoso scandalo per la Baldina, che fece scappar la Virginia
come
spiritata ! ! ! Morta questa, l’Andreini si unì i
alla povera Virginia, la quale sopportava non rassegnata, per paura,
come
dice il Cecchini, che il marito non le facesse un
tra non era che la Lidia Virginia Rotari, già moglie di Baldo Rotari,
come
abbiamo da una lettera (26 novembre 1612) al Duca
e recitando in Milano nel 1652 la parte della vecchia Marta, ottenne,
come
si direbbe oggi, uno strepitoso successo. Trascri
re con disinvoltura ammirabile le ha scritte e stampate in Italia. Or
come
si chiamerebbe quel non mostrarsi inteso di ciò c
er la rappresentazione rammentata dal Vasari e descritta dal Villani,
come
ancora per altre sacre rappresentazioni mentovate
MS. in un Codice dell’Ambrosiana di Milano. Compatirei il Lampillas,
come
straniero, del non aver lette le Opere del Mussat
die, e di non aver contezza della Commedia ESISTENTE del Vergerio. Ma
come
compatirlo, quando io le avea riferite nella mia
ioni Italiane teatrali. Nè io nego che alcun difetto possa notarvisi:
come
se ne possono notare ne’ buoni Drammatici Greci,
ni Drammatici Greci, non che in quelli che precedettero ad Eschilo, e
come
se ne notano in Seneca e in altri Drammatici Lati
pillas di uscir dal giudizio impunito con una (perdoni se nomino quì,
come
diceva Aristofane, zappa la zappa) con una buffon
i de’ riferiti Drammatici (che quì non si tratta di Drammi immaginarj
come
quelli del Vasco Dias, nè delle Mille Tragedie de
apoli il 21 dicembre 1846 da famiglia di commercianti, entrò nel '64,
come
allievo nella Compagnia stabile di Achille Majero
la, Eleonora, nata a Napoli il 1842, che esordì al Teatrino La Fenice
come
prima attrice giovine. Passata amorosa ai Fiorent
. Passata amorosa ai Fiorentini con Adamo Alberti, vi recitò sei anni
come
prima attrice giovine e seconda donna, applauditi
Sanità della Dogana, esordendo il '32 in Compagnia Bon Martini, prima
come
segretario, poi come attore nel Naufragio felice
esordendo il '32 in Compagnia Bon Martini, prima come segretario, poi
come
attore nel Naufragio felice dello stesso Bon Mart
opoli. Anche vi ebbe chi non riconobbe la grandezza dell’arte in lui,
come
quegli che non lasciò alcuna di quelle creazioni
to lire che avea guadagnate nette per sè. Altra volta mise in tavola,
come
antipasto, ottanta lire di affettato ; altra anco
esare Vitaliani. Di lui lasciò scritto Ernesto Rossi (op. cit., 164),
come
contrapposto alle tante accuse : « In questo lass
ce lo zio Alessandro, entrò il '78 nella Compagnia di Achille Dondini
come
generico, e il '79 in quella di Marazzi-Diligenti
chille Dondini come generico, e il '79 in quella di Marazzi-Diligenti
come
generico primario. Fu l’81 con Ferrante, poi, per
nelle interpretazioni, ma io adesso posso confessare candidamente che
come
ho recitato gli ultimi anni in Compagnia Morelli-
la verità, la spigliatezza, la spontaneità gli mancano tal volta ; e
come
gli sarebbe agevole riacquistarle potè far fede l
quella sua servilità tutta la libertà del pensiero e dell’azione ; e,
come
al bel tempo, in cui la prima volta la incarnò il
e disciplinò la temuta milizia de’ Giannizzeri. Amurat II si segnalò
come
guerriero e come monarca contro de’ Greci e degli
temuta milizia de’ Giannizzeri. Amurat II si segnalò come guerriero e
come
monarca contro de’ Greci e degli Ungheri: conchiu
maniera le lettere e le scienze. Essi studiano l’Arabo e ’l Persiano,
come
noi il Greco ed il Latino. Quei che attendono all
menti dell’Alcorano, i decreti de’ Gran-Signori, e i Fetfà de’ Mufti,
come
noi ci occupiamo sulla Bibbia, su i santi Padri e
a, algebra, chimica, metafisica Musulmana, medicina, storia naturale,
come
altresì globi terrestri, quadranti, ottanti, astr
ometria. Nevi Efendi è un autore turchesco che ha insegnata la fisica
come
mezzo per giugnere alla cognizione divina, e Lari
ra dell’Italia. I commedianti turchi non hanno teatro fisso, ma vanno
come
i Cinesi rappresentando nelle case ove son chiama
li del Napolioni, che seco trasse buona parte di quei comici, da lui,
come
dice il Cantù, subornati. E lagnanze gli mosse co
subornati. E lagnanze gli mosse contro anche la Fiorillo (Beatrice),
come
si vede dalla lettera del '51 pubblicata al suo n
moglie del Napolioni, che ci sembra poter identificare per Argentina,
come
quella che insieme a lui assalse Beatrice con dis
del 30 agosto del '57 da Bologna a un Ministro del Duca, ci fa sapere
come
il settembre e l’ottobre la Compagnia si recasse
58 le lettere di Orsola Coris). Il luglio del '59 si trovava a Siena,
come
abbiamo da una sua lettera a Francesco Toschi, co
di tutto Paragone ; li do questo motivo acciò S. A. resti ben seruito
come
merita. Il Croce, nel quarto punto dell’appendic
ne. Facean parte della Compagnia gli artisti Tessero, Rossi, Pelizza,
come
si vede nella poesia pubblicata al nome della Bet
a ancora scritturata, o capocomica, fino al '98, anno in cui fa parte
come
prima attrice tragica e prima attrice madre della
atrofizzò ne'pochi lavori ch'ella ammannì a quei popoli lontani, ma,
come
se allora allora ella entrasse nell’ arte, si die
, senza volerlo, la guancia della giovane artista. La Pezzana scossa,
come
se fosse stata realmente colpita, ebbe una esplos
rto Bracco racconta di lei che la Duse…. ma no : io voglio metter qui
come
chiusa le parole dell’ egregio commediografo napo
ter qui come chiusa le parole dell’ egregio commediografo napoletano,
come
quelle che ci dànno in bella sintesi il ritratto
iù bello di ciò che pare scaturisca dalla natura stessa d’ un artista
come
un’ acqua limpida e fresca da una roccia vergine.
e qualche alimento la meravigliosa genialità dusiana, – mi raccontava
come
in una scena dolorosa d’ un dramma del quale le s
conosciuta che noi francamente affermeremo, che se una nazione deride
come
pedantesco lo studio greco, se mette in ridicolo
a allora erano fra’ nostri dotti le greche lettere quali così comuni,
come
oggi in Europa il volgar francese. Leone X che il
izione e gli spettacoli scenici, gli promosse in Roma in varie guise,
come
gli avea favoriti nella sua patria. V’invitò alcu
gio latino. Anco ne’ principi di quello ne corse qualcuna pur latina,
come
la Dolotechne di Giamberto Veneto, lo Stephonius
letterarie per tradizione, e si vanno afferrando per aria le notizie,
come
fan de’ grilli e delle mosche i ragazzi, s’inciam
uato, e non già un «parto debole e imperfetto d’un ingegno stravolto»
come
senza punto leggerla volle bestemmiare un non so
el laborioso studio del Mercurio di Francia; e pur volle affibbiarsi,
come
dicesi, la giornea, e giudicare e condannare il T
senza saper che fossero le greche tragedie. Un Tasso! un Trissino! E
come
senza saper che fossero? Non son essi i primi nos
nostra nazione e al suo secolo; ma ne introdusse ancora molti nuovi,
come
avvocati, cattedratici, astrologi, mercatanti, te
mici persone nobili e ragguardevoli nella società, e non già schiavi,
come
la maggior parte de’ latini. Perciò si trovano ne
della metà della commedia italiana, aggiungendo con gallica urbanità,
come
di gesticolazione e di lazzi é composta la più gr
i esser mentovata quella del Bracciolini intitolata L’Amoroso Sdegno,
come
anche la Disperazione di Sileno e ’l Satiro di La
sa neller, e in Atene e in Roma avea accompagnata or più canoramente,
come
ne’ cori, or meno, come negli episodi, la poesia
in Roma avea accompagnata or più canoramente, come ne’ cori, or meno,
come
negli episodi, la poesia rappresentativa, nelle g
fu gentiluomo di camera d’Errico IV re di Francia, e non commediante,
come
dice ne’ suoi Giudizi il Baillet, ripresone a rag
Diremo che il canto é una delle molte supposizioni ammesse in teatro
come
verisimili per una tacita convenzione tra’ rappre
ri, i quali per natura e per riflessione sono urbani e discreti. Ecco
come
il mio dotto amico D. Carlo Vespasiano, maestro d
i quelle annotazioni che in quest’opera trovansi coll’asterisco, ecco
come
mosso dalla giustizia della causa, e più da press
a essere un Welche, un ostrogoto, un candidato degli odierni gaulesi,
come
Monzù De la Harpe, per insultare con sì feroce st
perio romano il primo e gran deposito de i lumi della ragione, donde,
come
da un centro comune, sono partiti que’ raggi di v
suffisants (voce caratteristica che manca alla nostra lingua) hanno,
come
glielo va rimproverando con somma ragione il pres
aliani e i greci non hanno mai connesse le loro idee sì scioccamente,
come
Monzù de la Harpe, il quale, all’udirlo ragionar
e, «Si un Allemand peut avoir de l’esprit», i tedeschi gli risposero,
come
doveano, con quest’altra: «Se un francese può ave
stata intenzion mia di far oltraggio a una nazione così rispettabile
come
la francese che io amo e venero, ma sì bene a que
ersonaggi o sciocchi, o ridicoli, o astuti nelle commedie introdotti,
come
sono D. Pasquale de’ romani, le Pasquelle de’ fio
e lo Scaligero lib. I Poet. cap. 7, ma molto festiva e motteggevole,
come
é stato detto nel primo libro pag. 166. Si può an
ponimento, giudicato per ogni sua parte perfettissimo in se medesimo,
come
per l’invenzione del poeta eziandio ec.» Indi il
il quale morì in Palermo nel 1641, e con tale ornamento fu stampato,
come
accenna Antonio Mongitore Biblioth. Siculae tom.
e i Pericli, che vi assistevano, non dicevano con cuore di ghiaccio,
come
gli odierni filosofisti transalpini, che impropri
delle scene dipinte, e dice a se stesso, il poeta fa parlare Aquilio
come
si dee, come richiedesi al di lui stato? Del vers
dipinte, e dice a se stesso, il poeta fa parlare Aquilio come si dee,
come
richiedesi al di lui stato? Del verso e del canto
essione». Ma egli non ha capito che Aquilio si vale di quest’immagine
come
di un paragone conveniente a un cortigiano guerri
a i semplici concerti, e più non pensare a congiungerla colla poesia,
come
fecero i greci, i cinesi, i latini, gl’italiani,
eo) che si fatto dramma non ha tuttavia la sua vera e perfetta forma,
come
di proposito ho trattato nel mio Sistema drammati
orno all’anno 1633. Fu educato nel Collegio Clementino di Roma, indi,
come
sovente s’è visto, trascinato alla scena dall’ese
un diverso casato. Troviamo il Romagnesi a Mantova l’aprile del '55,
come
da una sua lettera al Duca di Modena del 5, con l
riferisce l’ode indirizzata a sua madre, e la risposta di questa. Ma
come
saggio del suo stile ve n’ ha ben altre che mi pa
operto ho per usanza. La Camera ducal se l’ha investita ; e pur ell’è
come
campagna rasa, o nuda più che cella d’eremita. Ma
lla soluzione di altri, sparsi in quest’opera. Limitiamoci a dar qui,
come
saggio, la interpretazione di quello concernente
ata della nascita di A. Lolli, che è il 28 agosto del 1630 (non 1622,
come
s’è ritenuto fin qui erroneamente), a ore 18 e 24
degli Attori Greci. Poichè sul teatro Greco οιδικῶ, formale, preso
come
spettacolo abbiamo in grazia della gioventù ragio
nome di Eraclea in modo a Bizanzio vicina che si reputarono entrambe
come
una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone e
d altre illustri città Greche vantarono famosi teatri. Considerando,
come
praticammo nel teatro formale, la Sicilia come di
teatri. Considerando, come praticammo nel teatro formale, la Sicilia
come
diramazione della nazione Greca, si vogliono quì
o XVI n’esistevano varii rottami. Tralle ruine di un tempio dedicato,
come
si crede a Bacco, il medesimo Polidoro assicura d
donne rappresentassero nelle tragedie e commedie. Le parti femminili,
come
bene osserva il medesimo Maffei, si rappresentava
mini grandi della Grecia, e la declamazione teatrale vi si esercitava
come
nobile e degna di ogni distinto personaggio. Quas
presentare l’età, o alcun difetto personale o la mancanza della voce,
come
avvenne a Sofocle. Frinico era rappresentatore e
della voce, come avvenne a Sofocle. Frinico era rappresentatore e fu,
come
vedemmo, creato capitano dagli Ateniesi in grazia
ico, nei cui drammi correva romore di avere anche lavorato alcun poco
come
scrittore. Si è veduto similmente quanto fosse pr
ata la macchina versatile, dalla quale Giove lanciava i suoi fulmini,
come
dinota la voce Κεραυνοσκοπειον che le diederoc Di
hiamato Θυμελη che secondo Polluce, non era già il pulpito descritto,
come
scrisse Calliachio, ma sì bene una specie di ara
rodurre il popolo si dissero da’ Latini Vomitoria, o anche Vomitaria,
come
scrisse l’immortale Mazzocchi; e a questi aditi s
tro. Secondarono così la naturale espansione del suono, il quale, non
come
l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in
rficie piana, ma bensì gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi
come
in una superficie di una sfera, il cui centro è i
no la solidità e la magnificenza. Non è da stupirsene. Gli spettacoli
come
scuole di destrezza, di valore e d’ingegno formav
la popolò d’innumerabili esseri animati, quali d’ingenti forze dotati
come
i leoni, quali in mille guise proficui come tanti
li d’ingenti forze dotati come i leoni, quali in mille guise proficui
come
tanti armenti, pesci e volatili, quali di vaghe e
armenti, pesci e volatili, quali di vaghe e care spoglie abbigliati,
come
le martore, gli armellini, le zebre e le american
le zebre e le americane tigri, quali per dolci concenti commendabili
come
usignuoli, canarii, uccelli-mosche e colibrì, qua
canarii, uccelli-mosche e colibrì, quali notabili per sagace istinto
come
le api, i destrieri, i cani, le scimie, gli elefa
ima barbaro o colto, quell’arte che mette in azione la morale, e che,
come
lo scandaglio e la stella polare a’ naviganti, è
rle al naturale per ottenerne la correzione, presentando agl’infermi,
come
cantò Lucrezio e Tasso, un nappo d’amara ma salut
fiorire il suo teatro: che i filosofi più celebri si occupassero, o,
come
Epicarmo, a comporre favole sceniche, o, come Ari
ebri si occupassero, o, come Epicarmo, a comporre favole sceniche, o,
come
Aristotile, a dettarne i precetti: che i grandi a
Aristotile, a dettarne i precetti: che i grandi allievi de’ Pitagori,
come
Eschillo, degli Anassagori, come Euripide, de’ Te
: che i grandi allievi de’ Pitagori, come Eschillo, degli Anassagori,
come
Euripide, de’ Teofrasti, come Menandro, vi conten
agori, come Eschillo, degli Anassagori, come Euripide, de’ Teofrasti,
come
Menandro, vi contendessero per lo corone drammati
imostra, allignare in ogni governo, purchè non sia corrotto; ma esse,
come
nel proprio elemento vivono, verdeggiano, fiorisc
la sua voce. In Italia ne’ precedenti secoli fiorirono più Accademie,
come
quelle de’ Rozzi e degl’Intronati, consacrate sin
eclamazione, gli attori per la maggior parte sono autori essi stessi,
come
già furono Moliere, la Place, Dancourt, Baron, e
ri essi stessi, come già furono Moliere, la Place, Dancourt, Baron, e
come
oggi sono Piccard, Duval, la Molè e tanti altri.
particolari che il lettore vedrà trascritti al nome di Pietro Cotta,
come
essendosi questo imbattuto nel Calderoni, a lui s
ta Comp.ª, sopra della scena, che si auerebbe da esser fratelli, sono
come
nemici chi da un ochiata torta, chi ride dietro a
i V. E. non facci altro che leggier lettere di Comedianti ; il Fiala,
come
scrissi a V. E. non uol saper niente, si che non
studio del Trautmann. Massimiliano Emanuele, il Principe Elettorale,
come
tutti i principi tedeschi del suo tempo, era un a
di teatro Bonaventura Terzago, dal cui giornale di viaggi si apprende
come
a titolo di sovvenzione fosser pagati 500 fiorini
1691. Dopo il qual tempo ritornò in Italia, e precisamente a Mantova,
come
abbiamo da una lettera dell’Elettore al Duca ; a
anda nel lor ritorno la coppia D’Orsi, e da una nota che ci fa sapere
come
« i loro abiti da commedianti furono spediti a Ma
i che Non mi scordo receuer li suoi fauori per l’alloggio in sua Casa
come
per sua Gentilezza mi esebi e che tra poco potria
auersi quando no la supplico al solito lei prouedermene, e non andrà
come
l’anno scorso, mentre a Carneuale (se a Dio piace
studi e di forte intelligenza, salito poi a bella rinomanza più tosto
come
istruttore drammatico, che come attore. Era nato
alito poi a bella rinomanza più tosto come istruttore drammatico, che
come
attore. Era nato il 1791, morì il 1881. Dopo esse
ser protetta : ….. state dunque certa che io godo della vostra gloria
come
se fosse cosa mia, e mi piace che abbiate nell’ar
seggio che tenete nel mio core, e nei miei pensieri. Quanto a me che,
come
sapete, vi amo d’un purissimo affetto, io sento c
a per sostenerla le fece rappresentare alcune tragedie da lei scelte,
come
la Rosmunda, la Medea ; ma il confronto colla sig
he riflessione. Che non valesse la Carolina Tessari è innegabile ; ma
come
fu trattata dall’ Impresa ? — La si fece esordire
’ Impresa ? — La si fece esordire dopo tutti gli altri artisti nuovi,
come
una generica, per lasciare che il pubblico accett
ngete i miei successi e l’invidia che hanno prodotto, e giudicate poi
come
posso vivere allegra con si cara compagnia. Non v
attrici italiane ! Un poco di pane ! E sono tra le fortunate, perchè,
come
l’Andolfati e la Perotti, non morrò allo spedale.
nziario nella corte di Roma ec. Stefano Arteaga [1] Se in un secolo
come
il nostro, se ad un uomo quale voi siete, io non
ci del genio sempre coraggioso, ma talvolta poco avveduto. Il primo è
come
il microscopio applicato a gli occhi della ragion
tal fine, mi ritrovai per mancanza degli opportuni letterari sussidi,
come
il Dedalo della favola allorché adagiava le piume
i più elevati della Spagna nella penetrazione e sagacità dell’ingegno
come
nella squisitezza del gusto.
i letterati, ma quel sesso altresì da cui sovente dipende l’applauso
come
tante volte il destino degli uomini? Osarlo in me
rsi sono oggimai divenuti proverbi, cantandosi nelle bocche di tutti,
come
già si faceva nella Grecia di quelli di Omero e d
principi che con quelli che esigono le composizioni di cotal genere,
come
grave torto farebbe a Virgilio chi invece di esam
rando spesso la sincope e le voci che finiscono in vocale accentuata,
come
“ardì”, “piegò”, “sarà”, lo che molto contribuisc
idì. Ma inaspettata sorte Lo estinse in un momento, E
come
nebbia al vento Tanto furor sparì. Dispe
rugge Piani, monti, foreste e città.» [12] Nei quali esempi,
come
generalmente nelle poesie di Metastasio, è da oss
si possa insieme accoppiare senza renderli troppo sostenuti e sonori,
come
sono comunemente i versi dei poemi non cantabili.
ono in questo genere due capi d’opera di sagacità teatrale. Osservisi
come
s’affretti sempre allo scioglimento fermandosi su
llo di Tito? Non è egli le delizie dell’uman genere ne’ suoi scritti,
come
già le fu sul trono? Non apparisce forse il vero
padre de’ suoi vasalli, il modello dei re cittadini, l’uomo insomma,
come
altri disse di Traiano 95, nato ad onorare l’uman
a segno così eminente che se fra noi si dasse un ostracismo poetico,
come
presso ai Greci era in uso l’ostracismo politico,
o, o brutale, va per consolarsi agli scritti di questo amabile poeta,
come
ad un mondo immaginario, che la ristora delle noi
] Riflettasi quanto sia naturale il suo sentenziare e non pedantesco,
come
quello di Seneca, che ti pare un ragazzo sortito
quello di Seneca, che ti pare un ragazzo sortito or ora dal liceo, o
come
quello dei francesi moderni che t’intassano a tor
ione. Alle volte è una conchiusione che si ricava da tutto il dramma,
come
nel fine dell’Artaserse: «Della vita nel dubbio
n un intiero discorso? Altre volte sono brievi sentimenti istruttivi,
come
: «Soglion le cure lievi esser loquaci Ma
più adattata e più naturale la sentenza che profferita genericamente,
come
in Seneca, ha l’aria di un apotegma scolastico. O
tica venustà rivesta egli gli argomenti più astratti della filosofia;
come
fra le sue mani le cose più spinose fioriscano, a
n lui: ma puoi fra tanto Vederlo ovunque vuoi. Ach. Vederlo! E
come
? S’immaginar nol so? Oz. Come nel sole
era una spezie di adorazione che si tributava alle donne considerate
come
oggetti pregievolissimi, i quali acquistar si dov
maestro chiari insieme e profondi, teneri e sublimi. Egli è leggiero
come
Anacreonte, dilicato come Tibullo, insinuante com
profondi, teneri e sublimi. Egli è leggiero come Anacreonte, dilicato
come
Tibullo, insinuante come Racine, conciso e grande
i. Egli è leggiero come Anacreonte, dilicato come Tibullo, insinuante
come
Racine, conciso e grande come Alceo. Egli accorda
onte, dilicato come Tibullo, insinuante come Racine, conciso e grande
come
Alceo. Egli accorda coll’armonia della greca lira
e di qualsivoglia altro poeta. L’Italia non dee considerarlo soltanto
come
scrittore eccellente di melodrammi, nel qual gene
avessero nelle opere sue i propri talenti. La poesia e la musica sono
come
il testo d’un’orazione, e il commento; ciò che di
riti della natura. Bisogna saper versare delle lagrime per tenerezza,
come
avvenne a Metastasio componendo la sua Olimpiade,
a francese, e se debbano commendarsi senza eccezione certe sue frasi,
come
sarebbe a dire: «Svenare gli affetti, Opprimere
ali accuse, né rigettarle, mi contento di dire che sebbene a imparar,
come
va, la lingua toscana, e a formarsi uno stile ele
; dove la lombardia vanta anch’essa scrittori di sommo grido proposti
come
modelli nel frasario generale della nazione; dove
stizione e s’appigliano al detto d’Orazio, che la fuga delle lingue è
come
quella delle stagioni, le quali veggono sfrondars
te scrittore, «la lingua viva ed a farsi universale ad uso di tutti,
come
incomincia da qualche tempo. Il genio a ciò far d
ighi amorosi, in molti vi sono anche tre e quattro. Ci è qualcheduno,
come
la Semiramide, dove tutti quanti i personaggi son
e. [41] La pittura di questa passione sul teatro non ha mezzo. Essa è
come
il governo dei tiranni, i quali o regnano dispoti
del proprio secolo. Non si sà, per addurne un qualche esempio, capire
come
Amilcare ambasciatore di Cartago in mezzo alle cu
uillamente per una schiava sugli occhi degli emoli ed austeri Romani;
come
Fulvio inviato da Roma per decider sul destino de
l proprio carattere, amoreggiar sul teatro la vedova del gran Pompeo;
come
Cesare, che tutt’altra cosa dovea rivolgere allor
per Ersilia nello stile del più alambiccato platonicismo? «Romolo! E
come
mai Fra le minacce ostili, in mezzo a tant
suo cuore in un’arietta, sviluppando i punti più fini della passione,
come
potrebbe farlo un Tibullo od un Petrarca? «Mio
mo ti fa vedere il ciclope selvaggio di Omero, il Polifemo originale,
come
lo troviamo nella storia. Il secondo ti rappresen
ta fumante di collera, perché fu sparso per altri che per la Dama», o
come
quello di Ovidio, che, volendo persuader alle don
sanza di metter da per tutto l’amore. Le quali lontane dallo spinger,
come
dovrebbero, l’azione verso l’oggetto principale,
frequenti inverosimiglianze, alle quali dà luogo l’adottato sistema,
come
sarebbe a dire che i buoni genitori vadino via da
ella mitologia propria de’ soli Greci appresso agli antichi asiatici,
come
sarebbe a dire le parole «furie d’Averno» in bocc
Diana, ovverossia della Dea triforme, tuttoché questa falsa divinità,
come
l’adoravano i Greci, conosciuta non fosse dai Med
’un romano. La vedova di Pompeo, che ci viene dagli storici descritta
come
modello d’eroismo e di grandezza, vi comparisce n
pinge sul principio cotanto virtuosa che non vuol nemmeno riconoscere
come
suo amante Cesare divenuto nemico della patria e
pacificamento, Cesare non poteva meno di non essere riguardato da lei
come
oppressore della libertà e nemico di Catone. Cato
sto alcuno e senza sospetto; che tanti personaggi vivano sconosciuti,
come
pare e finché pare al poeta; che tutti si scopran
escano non solo troppo uniformi, ma spesse fiate sforzati o troncati,
come
già il nodo gordiano colla spada di Alessandro. I
eatrale, si fa nascer da lui per vie poco naturali, anzi romanzesche,
come
sarebbe a dire per mezzo di un gioiello, d’un big
one, ma tratti piuttosto a viva forza dalla usanza; essi almeno sono,
come
i cavalli di vettura, che si pigliano a nolo dal
gi vadino, venghino, si fuggano e s’incontrino in sulla scena non già
come
richiederebbero le circostanze e la situazione, m
scena non già come richiederebbero le circostanze e la situazione, ma
come
torna più in acconcio al poeta. Da essa deriva ch
nativamente con troppo studio imitando l’uno i sentimenti dell’altro,
come
fanno i pastori nell’egloghe amebee di Teocrito.
spettatore in uno spettacolo ove manchi l’interesse e l’illusione? E
come
mantener questa qualora il poeta non ha l’arte di
come mantener questa qualora il poeta non ha l’arte di farlo assister
come
presente al soggetto di combinar colla scena l’az
ne sarebbe l’effetto, manca di ragion sufficiente che la produca? Se,
come
dice Boeleau, in un verso che vale un tesoro, «R
recauzioni accingansi i giovani a studiare il Metastasio. Riconoscano
come
eccellenti la Clemenza di Tito, Achille in Sciro,
tulia liberata, il Gioas con pressoché tutti gli altri oratori sacri;
come
buone l’Ezio, l’Artaserse, l’Eroe cinese, il Deme
che tale distinzione non nuoca punto al merito del portentoso autore,
come
la critica sulle opere loro non sminuisce anzi ma
tico lirico dell’universo. La Grecia avrebbe divinizzato il suo nome,
come
già fece di quello di Lino e d’Orfeo. 94. [NdA]
o in guisa poco conveniente allo scopo del teatro. Ma chi non misura,
come
suol dirsi, le parole collo spago troverà, che le
gentilita questa passione, doti degne di essere sommamente commendate
come
utili al teatro. La seconda disamina in spezie qu
; anzi più di una volta egli vi sostenne ancora la parte del prologo,
come
ci dice Gabriele suo fratello in quello della Sco
on un colorito fresco ed originale; e moltissimi nuovi ne introdusse,
come
avvocati, cattedratici, teologi. Per la qual cosa
ili e ragguardevoli nella civile società, o almeno non furono schiavi
come
la maggior parte de’ Latini. Quindi è che nelle c
Italiani fu il non avere incominciato dal comporre favole mostruose,
come
le Cinesi, le Inglesi, e le Spagnuole, ma regolar
st; e poi la dipintura degli effeminati giovinastri che si bellettano
come
le femmine, la quale per altro troverebbe i suoi
Non meno in adornarsi, e fino a mettere Il bianco e ’l rosso. Fan
come
le femmine Tutte le cose: han lor specchi, lor
co. Tutto ciò ch’hanno in adornarsi spendono, Polirsi, profumarsi
come
femmine, E pascer mule e paggi, che lor trottin
ba e la beretta. Il servo Corbolo sì per discolparlo del pegno fatto,
come
per trarre altro danaro da Ilario di lui padre, g
esagerata nella Poetica Francese dal moderno filosofante M. Marmontel
come
principio universale di tutti gl’ intrighi delle
’ si vede far? Tem. Nel popolo Nostro . . . . Faz. Narraci Pur
come
? Tem. Non vedete voi che subito Ch’un divien
Mi meraviglio ch’al presente gli uomini Non sieno affatto grossi
come
tortore. Cin. Perchè? Mass. Perchè hanno tutt
’l bue di sonar gli organi. Aggiugne, che egli e ’l maestro vanno
come
zingari Di paese in paese, e le vestigie Sue
conosce personalmente l’amico Bartolo, Bonifazio ne prende il nome, e
come
tale lo riceve colla famiglia nella propria casa.
. Probabilmente però la prima di tutte le recite fu questa di Urbino,
come
ben riflette l’insigne Storico della nostra lette
già esser solea sì ampla . . . . e ora è sì picciola diventata, che,
come
vedete, agiatamente cape nella città vostra. L’al
che il morto non si muove mai e il vivo sì; e però, quando tu faccia
come
io ti dirò, sempre risusciterai. Cal. Di su. F
ne. Che cosa è a far co’ savj! chi avria mai imparato a morir sì bene
come
ha fatto questo valentuomo, il quale muore di fuo
i Calandro ci hanno colto Lidio e Fulvia insieme, non si vede chiaro,
come
nel tempo che si aspettano i di lei fratelli, sie
ne’ moderni colti teatri vuol che si schivino gli amorazzi di Fulvia;
come
altresì le scene equivoche della natura di quella
goffaggine senza bisogno di sforzo veruno istrionico per far ridere,
come
non rare volte si nota ne’ migliori comici strani
impresse nel 1581 di Aluise Pasqualigo detta gl’ Intricati, la quale,
come
appare dalla dedicatoria fattane al principe dell
copia della Casina di Plauto o di Difilo. Nel prologo che è in prosa
come
tutta la commedia, lo confessa l’istesso autore.
’affettazioni, senza tirate istrioniche da Pantalone. Calca l’autore,
come
si è detto, le tracce della Casina latina; ma sen
Se questo celebre segretario Fiorentino ignorò il latino linguaggio,
come
si è preteso, certamente ciò non apparisce nè dal
ell’Ariosto, nel Bibbiena e nel Machiavelli, regneranno per avventura
come
nel proprio elemento in questa favola del Bentivo
, i quali tacciano senza conoscerle tutte le nostre antiche commedie,
come
se fossero state sempre fredde e languide copie e
faremo di perfetto, se dietro a i di lei vestigj non andremo: Che
come
uno scultore, un dipintore Non potrà mai dipign
Che avete? che vi duol, padron mio caro? Su su (disse ei tremando
come
foglia E pallido nel viso come un morto) Datem
mio caro? Su su (disse ei tremando come foglia E pallido nel viso
come
un morto) Datemi le mie calce e ’l mio giubbone,
molta lode, e cita Trajano Boccalini, da cui stimavasi il Piccolomini
come
principe de’ poeti comici Italiani. Egli però seg
ggio buffonesco subalterno che parla in qualche dialetto particolare,
come
il Ligdonio del Piccolomini, o in una lingua stra
icolare, come il Ligdonio del Piccolomini, o in una lingua straniera,
come
il Giglio Spagnuolo di bassa condizione sedicente
di Spagnuoli. Degni però di qualche scusa sono gl’ Italiani d’allora
come
troppo vicini al funesto sacco di Roma, che sì gr
inata degl’ Ingannati si recitò due giorni dopo del Sacrificio che fu
come
una introduzione agli spettacoli del carnovale de
gl’ Ingannati di sali e lepidezze, ma talvolta sono soverchio liberi,
come
pajono gli equivoci del lunghissimo prologo. Io n
fatta dal celebre Vicentino Trissino de’ Menecmi di Plauto, ove però,
come
afferma egli stesso, volle servare il modo di Ari
lla negligenza de’ posteri; e le di lui belle commedie non si leggono
come
se scritte fossero nell’idioma Tibetano. Questo p
ia che gli parla da dentro senza aprirgli la porta: Licinio è quì che
come
smarrito augello cerca di ridursi nel vostro nido
nio è quì che come smarrito augello cerca di ridursi nel vostro nido,
come
aquila che stà per fissar l’occhio in voi suo bel
fuori, acciocchè i raggi del vostro aspetto illustrino questo luogo,
come
io illustrato da voi veggio ogni cosa nelle più o
de Licinio dal rompere le porte, non essendo in casa la di lui madre,
come
proponeva, per parlarle con libertà. Egli poi tut
lla l’impedisce dicendo: Non gittate, non gittate che io l’accetto, e
come
mio ve lo ridono, acciocchè se a Dio piacerà mai
e come mio ve lo ridono, acciocchè se a Dio piacerà mai che io possa,
come
vorrei, esser vostra, ne leghi eternamente ambedu
l’uditorio un piacere indicibile, specialmente quando sono espressi,
come
in questa scena, senza affettazione e senza farne
prologo di avere ideato senza esempio un argomento, non solo doppio,
come
facevano gli antichi, ma interzato, dice però di
. E’ suo. Dem. E questa lettera? Gisip. E’ di sua mano. Dem. O
come
può star questo? lasciatemela leggere. Merita d
voi carcerata, per voi battuta, e per non venir donna di altro uomo,
come
voi siete fatto uomo di altra donna, in tante e s
dalla vostra sposa la mia libertà: che, per esser ella così gentile,
come
intendo, ve la dovrà facilmente concedere: e, bis
solamente di morire: il che desidero, così per finire la mia miseria,
come
per non impedire la vostra ventura. E per segno c
ipiglia le vesti di donna coll’ intento di manifestare al Governadore
come
Aristide è suo sposo, e quando non ne impetrasse
e al delinquente, il quale si maraviglia della sorella viva che corre
come
forsennata, e giugne presso la casa di Teodolinda
rma dove finì di vivere l’anno 1610 secondo Apostolo Zeno, o nel 1611
come
ci assicura il Bolsi presso il Tiraboschi, compos
blicò nel 1586, ma era stata composta nella giovanezza dell’autore, e
come
nota lo Zeno sul Fontanini, fu recitata in Perugi
ampò più volte. La Prigione d’Amore si produsse nel 1592, ed in essa,
come
nella precedente, vi è una delicatezza di amore e
da e pericolosa gelosia e vendetta Italiana? E se ne ha lette alcune,
come
mai osò dire esser esse così sfornite d’arte, di
o morto l’anno 1571, fu attore ed autore molto esperto ed applaudito,
come
ci fa a sapere in una lettera il Parabosco. Egli
l nome di Capitano Spavento da Vallinferna, volle ancora distinguersi
come
autore, scrivendo più dialoghi, farse e commedie,
oghi, farse e commedie, ove acciabattò quanto avea in iscena recitato
come
attore, cioè le rodomontate. Generalmente i pubbl
ili, civili ed instruiti per proprio diletto ed esercizio. Si notava,
come
dicono i commedianti, a soggetto il piano della f
a scambievole che serpeggia tra’ varj popoli di una medesima nazione,
come
avviene in Francia ancora tra’ Provenzali, Norman
e tele, alla maniera della scimia di Franco Sacchetti che voleva fare
come
faceva il Pittore. 113. Nelle Dichiarazioni appo
io Ariosto. 114. Riprese per capriccio apologetico il Sig. Lampillas
come
pernicioso lo studio delle commedie dell’ Ariosto
ico. 125. Incomincia con questi versi: E’ mi conviene ogni mese
come
or venir a rendere I miei conti di villa a Simo
ad imitazione di quelli dell’antico poeta Spagnuolo Giovanni di Mena,
come
questo Non nocque a lei l’esser cotanto bella,
no di Arlecchino, il quale, d’altronde invecchiato, non più divertiva
come
una volta. Intanto, io prego Vostra Maestà di ave
come una volta. Intanto, io prego Vostra Maestà di aver questi comici
come
raccomandati alla Sua benevolenza e alla Sua prot
spostata molto probabilmente dal Baschet quando fu a Mantova nel ’66,
come
si ebbe a verificare per altre lettere. Il 3 lugl
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