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1 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 264
arte, abbandonò paese e impiego per entrare in non so qual compagnia, come suggeritore ; ma le seduzioni della scena lo avvi
e quali, in quella di tiranno specialmente, fu acclamatissimo. Militò come artista e come capo-socio in varie compagnie di s
lla di tiranno specialmente, fu acclamatissimo. Militò come artista e come capo-socio in varie compagnie di secondo ordine,
dreani e Gattinelli. Nel ’59 si stabilì in Milano, traendo la vita or come antiquario, or come maestro di declamazione, or c
Nel ’59 si stabilì in Milano, traendo la vita or come antiquario, or come maestro di declamazione, or come impresario. Fu a
aendo la vita or come antiquario, or come maestro di declamazione, or come impresario. Fu amato e stimato da tutti, e da tut
2 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 105-106
Bartoli (op. cit., CXXIX), e in Ispagna l’ '88 col fratello Tristano, come abbiam da una sua lettera alla madre del 18 agost
a Firenze. (V. Alberghini). Ma se notizie non ci son pervenute di lui come attore, a bastanza ne abbiamo come uomo e come ma
otizie non ci son pervenute di lui come attore, a bastanza ne abbiamo come uomo e come marito, in due lettere sue da Milano
i son pervenute di lui come attore, a bastanza ne abbiamo come uomo e come marito, in due lettere sue da Milano del 27 ottob
di morte per conto di una Malgarita comica, che si potrebbe credere, come già dissi, la Luciani, moglie del Capitano Rinoce
e la onestà così di Angelica, proclamata dal compagno d’arte Leandro, come di lui homo dabene et che sempre fece onore alla
ndeva ad altro che a dormire, magnare, et lasciava correre il mondo : come di questo ne farò far fede avanti S. A. da più te
erli fatto sapere che quella casa è mia, poi che io ne pago il fitto ( come mostrarò) et che se ne proveda d’una, tratta alla
tto mettere in fuga a parlar di ricorso a S. A. et non zelo di honore come à detto, poichè mentre io ò speso per mantenerlo,
ò speso per mantenerlo, esso à consentito a qualunque cosa che io ho, come infame che egli è. Da lungo tempo durava la tre
, che da lui stesso sappiamo in una lettera del 2 maggio '98 al Duca, come entrambi fosser perseguitati e minacciati di mort
3 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1016-
enamente sostituirsi nessuna amicizia, anche se rara e quasi favolosa come fu quella che tra molte ti sapesti meritare, tu m
tua comicità arguta e gentille. Ma chi soltanto prese diletto di te, come artista teatrale, non conobbe che la minor parte
senno e il cuore di questo attore brillante, di questo Commediarolo, come si chiamava modestamente da sè, quando sentiva gl
’ultimo addio, a nome dei tuoi cari, per mandarti l’ultimo bacio. Ahi come ogni giorno ci si fa più vedova e disfatta la vit
ti rende amabile (vedi difficoltà !!), contento, felice. Nulla è sano come la gioia « la gaieté est la politesse du cœur ! »
che mi rinforza, il vino la mia passione che mi rasserena, dappoichè, come dice Byron, è solamente in fondo al bicchiere che
ire molio potente) e di’ lui che sto bene quantunque sia sempre magro come una colonna gotica, ma la magrezza non guasta, an
otica, ma la magrezza non guasta, anzi interessa ; vedi Paride magro, come lo dipinge Virgilio, Eneide ; Leandro magro…. com
vedi Paride magro, come lo dipinge Virgilio, Eneide ; Leandro magro…. come narra la favola, Abelardo magro come descrive Rou
rgilio, Eneide ; Leandro magro…. come narra la favola, Abelardo magro come descrive Rousseau, Romeo magro come lo dipinge Sh
e narra la favola, Abelardo magro come descrive Rousseau, Romeo magro come lo dipinge Shakspeare, Iacopo Ortis non lasciò te
hakspeare, Iacopo Ortis non lasciò tempo al tempo di farlo ingrassare come narra Foscolo, e se il Petrarca era grasso gli è
4 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Discorso preliminare premesso alla prima edizione »
preliminare premesso alla prima edizione [1] Il teatro considerato come un pubblico spettacolo introdotto, o permesso dal
l mantenimento d’un teatro non rendesse necessaria la frequenza loro, come la necessità di far numero in un’armata costrigne
e che hanno colla civile economia e coi fini dello stato, lo riguarda come un luogo atto a far circolar il danaro dei privat
aro dei privati e a render più brillante il soggiorno d’una capitale; come un nuovo ramo di commercio, ove si dà più voga al
ior concorso de’ forastieri chiamati dalla bellezza dello spettacolo; come un ricovero all’inquieta effervescenza di tanti o
ro di essa non meno i propri divertimenti che le proprie occupazioni; come un mezzo termine infine opportuno a dileguar i bi
o. Più profondo insieme e più maligno nelle sue mire egli lo prenderà come un diversivo offerto talvolta al popolo spensiera
oli della loro nascita, giudicano a un dippresso dell’arte drammatica come il famoso cieco di Cheselden giudicava delle rose
te de’ caratteri, il linguaggio fine delle passioni, tutto è per loro come se non esistesse. Se per disavventura delle lette
ichi mal intesi e peggio gustati da loro per misurar poscia su quelli come sul letto di Procuste i più celebri ingegni. Non
quate poi applicata alle diverse produzioni degli ingegni gli serve, come il filo ad Arianna, per inoltrarsi nel sempre osc
dificato in mille maniere secondo i climi, le costumanze e i governi, come la materia fisica si combina sotto mille forme di
che hanno colle affezioni primitive dell’uomo, riguarda la scena ora come un divertimento inventato affine di sparger qualc
sovente in ogni condizione la nostra breve e fuggitiva esistenza: ora come un ritratto delle passioni umane esposto agli occ
finchè ciascheduno rinvenga dentro del proprio cuore l’originale: ora come un sistema di morale messa in azione, che abbelli
il suo linguaggio per far meglio valere i precetti della ragione: ora come uno specchio, che rappresenta le inclinazioni, e
azioni sì per non frastornar ad ogni tratto l’attenzione del lettore, come per non ingrossar di troppo il volume. Qualunque
on affatto superficiale della musica italiana e de’ suoi cangiamenti, come della tragedia ancora e della commedia con molte
re cotal parzialità biasimevole, e ingiusta. Circa il sospetto ch’io, come straniero, voglia screditar la nazione, esso sare
imi capitoli per vedere quanto ivi si largheggi di lodi colla Italia, come si preferiscano la musica e il melodramma italian
delle imputazioni degli oltramontani, ove si trovino poco fondate, e come si renda dappertutto giustizia al merito illustre
si prendesse argomento a interpretare malignamente le mie intenzioni, come dall’aver Cartesio inventato un nuovo genere di p
le colte nazioni, e dagli scritti di tanti uomini illustri, i quali o come filosofi, o come critici hanno ampiamente e dotta
e dagli scritti di tanti uomini illustri, i quali o come filosofi, o come critici hanno ampiamente e dottamente ragionato i
ottamente ragionato intorno ad esse. Il dramma in musica all’opposto, come parto ancora recente nato sotto il cielo dell’Ita
amente alla pratica non volle, o non seppe risalire fino a’ principi, come forse avrebbe dovuto fare per meritar l’onore d’e
a poesia richiederebbe riuniti in un sol uomo i talenti d’un filosofo come Locke, d’un grammatico come du Marsais, d’un musi
ti in un sol uomo i talenti d’un filosofo come Locke, d’un grammatico come du Marsais, d’un musico come Hendel, o Pergolesi,
’un filosofo come Locke, d’un grammatico come du Marsais, d’un musico come Hendel, o Pergolesi, e d’un poeta come Metastasio
o come du Marsais, d’un musico come Hendel, o Pergolesi, e d’un poeta come Metastasio. Tuttavia finché qualche cosa di megli
namenti sì per ovviare alla mancanza degli scrittori su questo punto, come per aver qualche principio fisso, onde partire ne
ssioni in gran parte nuove che ho procurato spargere su tali materie, come su parecchie altre contenute in questo libro, non
5 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 570-583
per arte inferiore allo Zanni…. Messer Giovambatista, o ver signore come vi piace, pur ch’io non v’inganni, state ad udir
o del Principe di Parma, nacque il 1609 e si diede all’arte nel 1632, come vediam narrato al principio del Cicalamento di cu
profondissima riverenza, li Cavalieri del recitare l’applaudirono. E come poi la Regina seppe che la Colombina era sua mogl
Commandiamo dunque á tutti li Ministri et officiali così di giustizia come di guerra, Datiari, Gabellieri et portinari et ad
volontà, ho composto il presente Cicalamento, intorno a ciò, il quale come tributo del mio debito l’espongo alla luce del Mo
arrivo Copulò con la pace il suo diletto. La maschera del Buffetto, come si vede anche dalla magnifica stampa di Stefano d
hi con attenzione sviscerata, senza batter palpebra, che ciò facendo ( come ne son certo) precipiterà dalle pupille qualche l
e dunque la grazia, che ciò facendo vi resterò obbligato tanto di là, come di qua dal sempre obbligatissimo anco con mio sc
par concordino a segno con quelli di Buffetto da essere scambiati. E come mai la incisione qui riprodotta rappresenta il Br
a il Brighella accanto al Trivellino, che a lui fa tanto di cappello, come se l’uno e l’altro avesser avuto comune la gloria
he ha fatto almanaccare tanto gli studiosi di cose teatrali ? Ed ecco come le mie induzioni trivelliniane avrebber dato una
ella di Luisa Lucilla e figlia del celebre Scapino e di Spinetta (?), come si apprende dalla canzone : Infermità, Testamento
eran altro che lo stesso Cantù, il quale morì probabilmente nel ’76, come si può argomentare da una lettera inedita di Alfo
e.do Sig.r mio patrone Colen.mo Li mali termini usati si in comedia, come fuora dal Dottore à pantalone il quale si lamentò
ente alla Comedia, il S.r mangielli promisse pregandoci a stare uniti come debito nostro in riguardo di S. A. Hora sproposit
per essere di Giobia et che lo faceua per seruire la Compagnia, et si come lui e stato causa che mai ho fato quest’anno la m
e io risposi ch’el S.r Cardinale farnese non protegieua giente infame come , me haueua imputato me et mia moglie il dottore,
S.r Cupis me disse io ui comando da parte del S.r Cardinale farnese, come suo camariero ch’ io sono, di far la pace al dott
uene a casa non esendo più a hora di andare da la S.ra Donna olimpia come altre uolte ui son stato la quale me regalo, gioc
esto che se non fusse me farebbe li ponti d’oro per riunirci in sieme come me fano tutti li altri compagni li quali aspeteno
ose con quasi fatti usatemi dal dottore et moglie, a mia moglie et io come tutta Roma ne informato contra a ogni ragione et
ticia di S. A. ma atendiamo nouo comando recomandandoci di tutto core come offesi et inocenti, come S. A. si pò informare no
mo nouo comando recomandandoci di tutto core come offesi et inocenti, come S. A. si pò informare non solo da Comici ma da tu
enti, come S. A. si pò informare non solo da Comici ma da tutta Roma, come ho detto, perche il negocio fu troppo publico ; e
ero bramo e non per altro. Remetendoci sempre alla benignità di S. A. come nostro Signore et patrone, e qui umilmente se li
otetione apresso al patrone che di tutto core gli ne pregiamo — ed io come serua di V. S. la prego a esermi mezano acio io n
altrimenti e con ogni afeto ne suplico S. A. S. e con ogni riuerenza come sua serua obligatissima la prego ancora per il mi
come sua serua obligatissima la prego ancora per il mio pouero padre come mio marito ha scrito e umilmente gli bacio le man
n giorno o dua, cossi hò promesso di recceuere la Gratia ma domandato come sarà la Compagnia io li hò risposto che sarà megl
ar uestire da frate in Roma col farlo figlio del monestero in bologna come se lo uestisse là non sò però a che me resoluerò
non si deporta malle mio Socero nella parte di pantalone, et per dio come ho scritto in Fiorenza piague, prima che si seras
quanto noi tutti siamo seruitori obbligatissimi et suiserati a S. A. ( come ho fatto) che tra Comici non ha il piu suiscerato
letere che un pezzo fa ano inuiate li miei libri a V. S. delli quali come n’apare da mie lettere V. S. me fara grazia di fa
ero alla porta che sarano capitati sicuro per che cossi me scriuano, ( come ho detto) da bologna, e qui Umilmente inchinandom
6 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 683
olomberghi. Lui morto, Gaetano, col poco danaro ereditato, non sapeva come trar la vita assieme alla vecchia madre ; e, sebb
tudj universitarj, deliberò di darsi all’ arte comica, scritturandosi come generico nella Compagnia di Paolo Bossi detto il
nella Compagnia di Paolo Bossi detto il Gobbo. Fu poi il 1804 e 1805 come primo e secondo amoroso in compagnia Petrelli, ne
a. Terminato il contratto col Petrelli, si scritturarono il 1806, lui come primo amoroso e lei come serva, con Velfranch, co
col Petrelli, si scritturarono il 1806, lui come primo amoroso e lei come serva, con Velfranch, col quale stetter due anni 
7 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 17
Bruno filatore, nel Capitano Carlotta, nelle Damigelle di Saint-Cyr, come l’ho veduto e udito io, comprenderesti come abbia
e Damigelle di Saint-Cyr, come l’ho veduto e udito io, comprenderesti come abbia potuto trasfondere il suo brio e la sua viv
osa di geniale, grazioso, oserei dire inarrivabile. Chi mai ha potuto come lui dar vita alla parte di Ludretto nel Ludro e l
tro figli e un quinto per via. I rovesci politici lo avevano ridotto, come me, a chiedere un rifugio ed un pane alla Compagn
chiedere un rifugio ed un pane alla Compagnia Moncalvo, nella quale, come già ti dissi, la paga veniva come la febbre terza
la Compagnia Moncalvo, nella quale, come già ti dissi, la paga veniva come la febbre terzana, se le cose andavano per il lor
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 807
erità e spontaneità della dizione, e la ricchezza della viscomica. Fu come lui valoroso interprete delle commedie goldoniane
scomica. Fu come lui valoroso interprete delle commedie goldoniane, e come lui grandissimo nelle parti di mammo in genere e
le stagioni migliori. I suoi comici, atti a recitare così in dialetto come in italiano, viventi in fraterno accordo molti an
tragedie e drammi lacrimosi e commedie goldoniane e farse e operette, come ad esempio, la Figlia del reggimento, in cui la m
trascinarsi in scena, svenuta, sorretta da Giorgio. A un tratto egli, come quasi celiando, le disse piano : « A momenti ve c
9 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Venetia, li 30 marzo 1671. » pp. 605-
le spoglie di tal personaggio sino alla sua morte, avvenuta il 1670, come s’ha ragion di credere dall’annunzio che Robinet
nnunzio di Robinet si riferisce certo al ritorno del Turri in Italia, come si ha dalla seguente lettera di Venezia, che togl
Zane, et io l’esortai di mettersi sotto la protetione di S. A. S.ma, come così si obliga servire, mentre però quest’anno ha
ercitare quello del secondo, e tanto più quanto che dovendovi essere ( come si dice un capitano spagnolo) non sa come possino
uanto che dovendovi essere (come si dice un capitano spagnolo) non sa come possino accordarsi le cose. Ha anche significato
della quale non vorrei che al tempo di partire ci fossero contrasti, come ne furono a Padova l’anno scorso, che non voleva
10 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « LETTERA » pp. 3-14
di lei Congiunto, le quali certamente non possono essere così sicure, come le mie, intorno a’ miei disegni, le dico, che ho
isegni, le dico, che ho scarabocchiato, può dirsi, in sul ginocchio e come la penna getta, un Ragionamento, in cui ribatto l
e. Posso però assicurarla, ch’Ella non avrà motivo di lagnarsi di me, come finora ha fatto di altri suoi contraddittori. Ell
la prevengo, gliene farò presentare un esemplare, considerandola più come Giudice, che come Parte. Da ciò può inferire, se
ne farò presentare un esemplare, considerandola più come Giudice, che come Parte. Da ciò può inferire, se mai io abbia volut
chiedere mercè, e per incatenarmi al suo Carro Trionfale Apologetico, come con dolce sogno si figurò di avervi più altri avv
rato di tal polso impiegata contro di me meritava che si disprezzasse come indegna di risposta? Il di lei Congiunto avrà imm
robando, o una irruzione repentina, e che suo dover fosse il vegliare come buona sentinella in tempo di guerra per dar la vo
ti ferrum, date tela, scandite muros. Si sarà ingannato perchè non sa come io pensi. Il discordare noi due in qualche punto,
he a farci passare gajamente que’ momenti che spendiamo a respingere, come ci diamo a credere, con bravura l’avversario. Io
i, e Francesi, e Inglesi, e Alemanni verranno a vagheggiare l’Italia, come la Madre delle Belle Arti, e dell’Ospitalità. Le
momentanea, passano di moda, e muojono nel bujo: ma le Nazioni stanno come monti sublimi, per lungo corso di secoli, e per a
ul Baltico; e chi sa che un dì non s’innamori di un Turbante? Ed Ella come l’intende? Della stessa guisa? Io lo desidero: co
m’ingegno tratto tratto di citare in falso unicamente per esaltarla, come feci p. e. in un passo di Lilio Giraldi, riguardo
di dar risalto a’ veri suoi pregi, i quali nè pochi sono, nè volgari, come mostrerò nell’ultimo Articolo del mio Discorso. A
uogo a riflettere, che quanto più essa sarà naturale nell’abbellirsi, come fa oggi giorno, tanto più mostrerà la nativa sua
11 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO V. Rappresentazioni chiamate Regie: Attori Accademici: Commedianti pubblici. » pp. 345-356
Calcolona tradusse con libertà e rettificò varie commedie spagnuole, come può osservarsi nelle sue date alla luce più Volte
commedie dell’arte tessute solo a soggetto senza dialogo premeditato, come le cinquanta pubblicate nel 1611 dal commediante
mitazioni delle commedie spagnuole, e con altre ancora più difettose, come il Conte di Saldagna, Bernardo del Carpio, Pietro
ecc. E queste sono le commedie spagnuole sfigurate più dagl’istrioni, come accenna Carlo Goldoni, le quali il Lampillas supp
va che fossero le altre soprannomate tradotte da’ letterati e purgate, come dicemmo, da’ difetti principali. E questi sono, e
nde si fece ammirare nel carattere di Formica personaggio raggiratore come il Coviello ed il Brighella, ed in quello di Pasc
i nella parte contadinesca di Schitirzi da lui inventata fu decantato come il miracolo delle scene. Quanto poi al Rosa (ag
di Luigi XIV. Piacque il sua giuoco scenico naturale e grazioso   ma come poteva dilettar pienamente in Francia un caratter
n carattere di cui non aveasi idea veruna, ed un dialetto sconosciuto come il napoletano? Pur non lasciò di eccitare il riso
poco o nulla gli nocque il patrio linguaggio. È troppo noto che egli come attore soltanto controbilanciava il gran Moliere
to che egli come attore soltanto controbilanciava il gran Moliere che come autore ed attore quivi spiegava gl’inimitabili su
tresì che lo stesso Moliere non vide mai così pieno il proprio teatro come ne’ quattro mesi che Scaramuccia abbandonò Parigi
he questa maschera di Pulcinella non era miga caricata mostruosamente come poi si alterò col dipartirsi dalla prima. Era al
12 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1021-1022
, nato verso il 1639, figlio, forse, del precedente, si recò a Parigi come stipendiato nella Compagnia italiana. Dopo qualch
rvo sciocco, che il Geratoni rappresentò con molto successo, e sempre come stipendiato, sino all’anno 1684, in cui fu ricevu
so, e sempre come stipendiato, sino all’anno 1684, in cui fu ricevuto come attore socio, e recitò il Pierrot in francese nel
il nome, ma appartenente a buona famiglia, e un po’ in là cogli anni, come ci avvertono i fratelli Parfait (op. cit.). Qu
occupa sempre un de’primi posti, quando non sia il primo addirittura, come nel quadro de’Comici italiani dello stesso Wattea
13 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
precedente, conosciuta in teatro col nome di Sidonia, nata in Francia come Babet, esordì alla Comedia italiana con la parte
itudini all’arte scenica, fu al suo esordire applauditissima, nè solo come attrice, sì ancora come danzatrice ; chè nel ball
, fu al suo esordire applauditissima, nè solo come attrice, sì ancora come danzatrice ; chè nel balletto d’uso dopo la comme
bile tutte le grazie ond’era piena, specie in quella di Fedra, che fu come suggello alla sua celebrità. Poco sopravvisse a B
14 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Venetia, 23 di marzo 1675. » pp. 351-354
colorire di azzurro, di giallo, di perso, di vermiglio, e più e meno, come richiede lo effetto della figura. I lavori di cam
, o gelosia ed altre simili cose. Come si devono portare le faldigie, come la scuffia in balzo riesca meglio, o coprendo tut
ne vedere un dito o due. A quali donne riescono le orecchie forate, e come meglio se gli confaccino o le perle, o le fila d’
o le perle, o le fila d’oro, ed in anella rivolte. Le guise di cassi come vogliano essere a far parere il petto morbido e f
poco o meno. Gli monili, le catene d’oro, le perle ordinate in filza come faccino parere più altera la donna. Delle anella
ù altera la donna. Delle anella ancora quali dita si debbano ornare ; come deve muovere il passo la donna, come deve ridere,
a quali dita si debbano ornare ; come deve muovere il passo la donna, come deve ridere, come volger gli occhi, come far rive
bbano ornare ; come deve muovere il passo la donna, come deve ridere, come volger gli occhi, come far riverenza ; e in quali
e muovere il passo la donna, come deve ridere, come volger gli occhi, come far riverenza ; e in quali atti più di grazia e p
inatamente acconcie ed ornate, che se a loro stesse fossero così note come a chi le mira, si andariano tutte a riporre. Elle
Beretta Federico. Recitava il 1675 le parti di Capitano Spagnuolo, come si è potuto vedere dalle lettere di Francesco All
scritturato dal Duca, pare che non raggiungesse subito la compagnia, come avrebber desiderato i comici, e specialmente il T
del Duca con la lettera seguente, tratta dagli Archivi de’ Gonzaga, e come l’altre gentilmente comunicatami dall’ egregio ca
sso ministro tocca del Beretta ; la scrittura del quale, dice, non sa come possa conciliarsi con quella di suo figlio Virgin
15 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Conclusione »
oltissime altre cose ci sarebbono state da aggiugnere in una materia, come è la presente, composta di tante parti; ciascuna
ndo59. [Concl.2] Ma poiché l’argomento o il libretto contiene in sé, come si disse da principio, ogni parte, ogni bellezza
’uno di essi è Enea in Troia, l’altro Ifigenia in Aulide 60. Quello è come in embrione; questo è spiegato in ogni sua parte
in azione con qualche leggieri mutazioni solamente, perché ogni cosa, come è dovere, si riferisca ad Enea, che è il protagon
genia di costume eguale. Ama essa la vita per sentimento di natura; e come di sangue regio e greca, se ne va con fortezza d’
incipio; e con subito cambiamento non apparisce da ultimo tutt’altra, come la rappresenta Euripide, per la qual disuguaglian
o: vedere se elle sono praticabili o no; e se io non fo per avventura come colui il quale, dopo date le più belle regole del
16 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 859-861
lle scene incurvata dal dolore, e non dagli anni, ella avrebbe potuto come Alamanno Morelli rimaner lunghissimi anni, vero s
conobbe che non restasse vinto dalla mitezza dell’anima sua. Tornata, come ho detto, al lume della ribalta il febbraio del ’
descrivon la donna, com’io la conobbi. Amata, ammirata, adorata ! Se come attrice è stata ammirata, Adelaide Falconi come d
mmirata, adorata ! Se come attrice è stata ammirata, Adelaide Falconi come donna è stata amata ed adorata perchè è stata una
e, che si agita tra le coulisses, il nome della Falconi è pronunziato come quello di Maria Vergine Santissima ; ed in quel m
come quello di Maria Vergine Santissima ; ed in quel mondo pettegolo, come moglie, come madre, ella è semplicemente venerata
i Maria Vergine Santissima ; ed in quel mondo pettegolo, come moglie, come madre, ella è semplicemente venerata.
17 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo secondo »
lingue, ricerca importantissima nella storia dello spirito umano, ma come tutte le altre della metafisica, coperta di nebbi
o scioglimento delle quali risulta la perfezione delle arti di gusto: come se l’innocente e sicuro diletto che può ritrarsi
econdo i gradi di latitudine, o di longitudine geografica. Ma di ciò, come ancora delle cagioni morali, che contribuiscono a
arazzata, e perché costretto il compositore a escludere molte parole, come disadatte alla espressione, s’impoverirebbe di mo
asce che le note di rado o non mai vadano d’accordo coll’intonazione, come spesso adiviene nella musica francese. Non ha d’a
te notate nella Lombardia, ma sono principalissime presso a’ toscani, come si vede negli autori loro, ed io ho non poche fia
nomi siano verbi, terminano in vocale, eccettuati alcuni monosillabi, come “sur, in, con”, o quando per accrescer forza al d
itamente il periodo, in una cadenza si troncano infine alcune vocali, come “finor, fedel” da “finora fedele”. Siffatte desin
catezza, che scorgesi in questi e simili esempi si debbe argomentare, come fanno alcuni critici francesi, i quali si compiac
rovveduto ora col frequente raddoppiamento delle medesime consonanti, come “alloppiare, oggetto”, il quale, oltre il sostene
icale misura: ora battendo fortemente su alcune consonanti “b, ff, r” come “arruffa, vibrato”, sulle quali, principalmente s
a.» [10] Si leggano inoltre alcuni pezzi scelti di Dante e d’Ariosto come sono la morte d’Ugolino, e le prodezze di Rodomon
i numero che alla poesia si confà, sarebbe a proposito per la musica, come alcuni affermano innavertentemente. L’armonia poe
mettendo l’accento sulla seconda, far brievi le tre che le rimangono, come in “determinano”: può fare lo stesso in una parol
n “determinano”: può fare lo stesso in una parola di quattro sillabe, come in “spaventano”: abbonda moltissimo di piedi datt
ro sillabe, come in “spaventano”: abbonda moltissimo di piedi dattili come “florido, lucido”, piedi che molto giovano all’ar
evole rende la musicale misura: adatta l’accento ora sulla penultima, come in “bravura, sentenza”, ora sull’ultima, come in
to ora sulla penultima, come in “bravura, sentenza”, ora sull’ultima, come in “morì, bontà, virtù”, dal che vario e differen
nte potrebbero misurarsi, ond’è che può formare dei piedi il trocheo, come “venne fronde”, il giambo come “farò virtù”, l’an
che può formare dei piedi il trocheo, come “venne fronde”, il giambo come “farò virtù”, l’anapesto, come “gradirò”, lo spon
rocheo, come “venne fronde”, il giambo come “farò virtù”, l’anapesto, come “gradirò”, lo spondeo, come “sogno”, e il dattilo
il giambo come “farò virtù”, l’anapesto, come “gradirò”, lo spondeo, come “sogno”, e il dattilo, come “timido”, dal vario a
, l’anapesto, come “gradirò”, lo spondeo, come “sogno”, e il dattilo, come “timido”, dal vario accopiamento de’ quali può co
viziosa di accenti, sarà ricca parimenti d’espressione, e di melodia, come all’opposto, chi ne scarseggia avrà una melodia l
ente trasfondersi cosicché la poesia fosse dalla musica inseparabile, come avvenne alla lingua greca nel suo principio. L’il
mento delle parole si fa non secondo l’ordine naturale delle idee, ma come più torna a proposito per la bellezza del periodo
ta di alcuni cinquecentisti specialmente quando è affettata, e lunga, come adiviene fra gli altri nello Speroni, nel Dolce,
e uniforme: ora questo medesimo accozzamento a bello studio cercando, come lo richiede la sostenutezza e gravità dell’oggett
aglia a esprimer tutte le passioni, e a dipinger tutti gli oggetti, e come divenghi lo strumento egualmente dallo spirito de
iane, e spagnuole è piena d’oscurità, di confusione, e di gonfiezza», come se la gonfiezza, e l’oscurità fossero un vizio de
one, e le leggi hanno dovuto piegare sotto il furore delle conquiste, come si vede nella lingua francese, la quale altro non
e essendosi vedute di buon ora in Italia signorie grandi, e possenti, come quella di Genova, Pisa, Firenze, Vinegia, Roma, M
Petrarca, e Bocaccio, prime sorgenti della mollezza della loro lingua come Dante fu il primo ad aggiugner la robustezza purg
di divenire scrittori. [21] Se non che siffatto donnesco ascendente, come giova a far germogliar il gusto, e perfezionarlo,
do loro sforzati a preferire lo stile d’un giorno, che nasce e muore, come gli insetti efimeri, alle bellezze maschie e vigo
tanto adoperate dai Latini, dai Francesi e dai popoli settentrionali, come sarebbero “f, p, t, c, b, k, g, m, ll, rr” sono a
stre parole; che niun vocabolo termina con due consonanti in seguito, come avviene agl’Inglesi, Tedeschi, Francesi e Latini;
notra lingua maestosa, e sonora senza renderla per questo men bella, come le frequenti desinenze in “-as, -es, -os” non tog
oni, gli accenti, e la prosodia si trovano appuntino nella spagnuola, come si dovrebbe da un filosofico, e imparziale confro
ma non mi sfugge altresì, che i saccenti, e i zerbini d’Italia sono, come quelli di tutti gli altri paesi, la più ridicolos
: «Una lingua che abbondasse in vocali, e sopra tutto in vocali dolci come l’italiana, sarebbe la più dolce di tutte. Essa f
olamente esser dolce, ma esser ancora variata. Una lingua, che avesse come la spagnuola, una opportuna mischianza di vocali,
18 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 832-837
n quella spontaneità. Certo l’ Emanuel dev’essere additato ai giovani come specchio di vero artista ; chè niuno forse accost
io tre, quattro, cinque volte, poi la studio letteralmente a memoria, come facevo a scuola del cómpito, poi comincio a plasm
ia. Dico sempre a me stesso : ah ! questa non arriverò mai a renderla come l’autore l’ ha creata ! La lascio, ci penso, mi f
scia al momento di entrare in scena, poi divento freddo e calcolatore come un giudice. E questa lotta per certi lavori è dur
n anima, senza fronzoli, senza declamazioni, senza preoccupazioni del come è vestito : leggete Alfieri, ma recitate Augier,
za suono e senza rumore, li aveva persuasi, che i Romani erano uomini come noi. Leggano, leggano quei signori critici il Giu
ed è per questo che sarà eterno. Le leggi del vero sono intangibili, come la più grande e raffinata espressione della verit
ale : è un Otello sofisticato : quello sta all’ Otello di Shakespeare come il panettone al pane : è più dolce ma non si dige
llo, generale della potenza più civile d’allora, non lo vogliono uomo come noi : lo vogliono africano a tutti i costi !… Ebb
della repubblica, capitano di ventura, nato da stirpe regia, gentile come una fanciulla, buono ed ingenuo come un bambino,
a, nato da stirpe regia, gentile come una fanciulla, buono ed ingenuo come un bambino, dovrebbe dimostrare al pubblico un’in
gio tutto il vostro cuore e la vostra mente : sentite la sua passione come la sentireste voi stessi se vi trovaste nel suo c
suo caso : provate cinque, sei, sette volte quella parte alla mattina come pensate di farla alla sera…. e la creazione è fat
la creazione è fatta. Le quali parole sono anche una riprova del come egli si venne acquistando la fama di direttore pr
a capo di una compagnia, e che di questa compagnia faccia una scuola, come ora sta facendo. L’esecuzione della Fedora è un p
rettori indicati per una compagnia stabile, nella quale abbondassero, come di dovere, gli elementi giovani. - Intorno all’ar
l meno. A ogni nuovo trionfo, il buon pubblico pietoso, che ha sempre come bisogno di mettere un ma stridente a ogni gaiezza
19 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [I-H-K]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1055-1059
ra impicciolivano a vista d’occhio. Stabilitasi a Firenze, vi recitò, come addio, nel dicembre del ’58, e a fianco della Ris
tra bianca porta il semplice nome di Carolina Internari. Dire di lei come artista non è difficil cosa. Fu grande nel più la
osa. Fu grande nel più largo senso della parola, così nella tragedia, come nella commedia e nel dramma ; e nella sua grandez
il, vero, caldo amator Perèo ?…… noi la vedemmo – scrive l’anonimo –  come vinta in quel punto dalla violenza della passione
Come donna, sposa e madre, ne piansero gli amici, lo sposo, i figli ; come attrice ne piange ancora l’Italia. 20 7mbre 1873
ato di Carolina Internari ! Dalle sfere ignote (ove certo signoreggi, come quaggiù nella memoria dei mortali) rivolgi a me u
sso esprimerti il contento. Dio ti benedica e ti conceda immensi beni come meriti, come brami, e come t’invoco dal cielo e c
i il contento. Dio ti benedica e ti conceda immensi beni come meriti, come brami, e come t’invoco dal cielo e come spero ott
Dio ti benedica e ti conceda immensi beni come meriti, come brami, e come t’invoco dal cielo e come spero otterai. Dio dia
eda immensi beni come meriti, come brami, e come t’invoco dal cielo e come spero otterai. Dio dia bene a chi me la procurò,
20 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 495
i Giovanni. Attore di buon nome, così esperto nel recitar la tragedia come la commedia seria e giocosa. Anche sosteneva con
ez, e Luigi Perelli. Viveva ancora nel 1782, amato e stimato da tutti come uomo e come artista. Si trova nel Teatro applaudi
Perelli. Viveva ancora nel 1782, amato e stimato da tutti come uomo e come artista. Si trova nel Teatro applaudito, vol. III
empo perso sosteneva anche la maschera di Arlecchino in alcune farse, come nell’Arlecchino spaventato dalle supposte ombre,
21 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 386-389
la Malloni, attribuendo a quella le lodi di questa, e citando persino come errore di stampa il nome di Delia nel libretto di
il penar, cara e diletta l’amorosa prigion la pania avea. L'ammirai come Nume, e come Dea mi fu strale d’amor, face e saet
ra e diletta l’amorosa prigion la pania avea. L'ammirai come Nume, e come Dea mi fu strale d’amor, face e saetta, mèta de'
n puro zelo l’alma, Signor, donata, che congiunta gode felice in Voi, come in suo cielo. Dal qual sonetto si potrebbe anche
inferire ch'ella fosse qualcosa più che amica del compagno d’arte. Ma come ciò concorderebbe col bel candore decantato da Fr
Satan Angelo immondo, e con li giusti godi eterna pace. E sopratutto come concorderebbe con questa terzina del Fidenzi (pag
ci, par ch' Ella ne avesse parecchi, e in ogni sorta di composizione, come accenna il Boldri in una sua canzone a pag. 80 :
trui cor dolce rapina. ……… Ch' Ella fosse congiunta a Cesare Nobili, come inclinerebbe a credere il Belgrano, non si può di
22 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — LIBRO VI » pp. 94-106
i ultimi ufficj . . . E prego te se quinci avrai l’uscita Libera, come spero e come credo (Che in te non han d’incrudel
cj . . . E prego te se quinci avrai l’uscita Libera, come spero e come credo (Che in te non han d’incrudelir cagione)
iderarono da un Gravina, da un Crescimbeni e da altri gran letterati, come i primi ristoratori del buon gusto in Italia. Non
stravagante? una pazza iperbole? un’ antitesi puerile? Niente di ciò, come ognun vede. I Latini di miglior nota si valsero d
del dramma, sembrando che Attila dovrebbe dipingersi furioso, se non come Oreste pieno di rimorsi, almeno come dominato dal
rebbe dipingersi furioso, se non come Oreste pieno di rimorsi, almeno come dominato dall’ira in estremo grado, ma non già ri
dominato dall’ira in estremo grado, ma non già ridicolo ed impetuoso come un pazzo. La infeliz Marcela non è solo una spec
come un pazzo. La infeliz Marcela non è solo una specie di novella, come diceva il medesimo Montiano, ma un tessuto ci sce
Alarico fugge. Formio capo della masnada consegna Marcella a Felina, come Isabella nell’Ariosto è data in custodia alla vec
e indecenze. Elisa Dido non rappresenta questa regina amante di Enea come cantò Virgilio. La favola del Virues si aggira su
a morte. Impone dunque, altro non potendo, a’ Cartaginesi di adorarla come una divinità, e la tragedia finisce. Tutti i cinq
nazione pur di Madrid allevasi altro simil coro di evirati, si scriva come segue. *. Al medesimo Capo III, art. IV, pag. 19
t. IV, pag. 194, lin. 3, dopo le parole, pochi anni sono, si aggiunga come segue. **. Al Capo IV pag. 203, lin. 9, in vece
23 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Padova, 28 luglio 1674.Venetia, 16 marzo 1675.Venetia, 23 marzo 1675.Venetia, 30 marzo 1675.Venetia, 13 ap.le 1675.Venetia, 20 ap.le 1675. » pp. 28-35
to nella Compagnia drammatica di Alamanno Morelli, nella quale esordì come prima attrice. Nell’ ’84-’85-’86 venne al marito
lla diretta da Virginia Marini. L’Emilia, anzi l’Emilietta Aliprandi, come la chiamano ancora con vezzo gli amici, non fu in
detto semplicemente che il ruolo di Ortensia era quello di servetta, come l’Olivetta, la Nespola, la Francischina, ecc., di
al Sand e ai Parfait era il modenese Giacinto Bendinelli o Bendinely, come si trova scritto nel suo atto di matrimonio colla
rova scritto nel suo atto di matrimonio colla Poulain ; o Bandinelli, come egli nel medesimo atto si sottoscrive. Dell’Allor
ttere autografe che riproduco ridotte di un quarto, nelle quali sono, come il lettore vedrà, notizie di non poco interesse.
dell’Archivio storico Gonzaga di Mantova, dalle quali si vede chiaro come l’Allori fosse non solo attore, ma anche autore e
e dall’A. S., sono a suplicarla a darmene qualche motivo, aciò sappia come regolarmi, perchè dovendo io portarmi a Bologna,
giorni, caso che si havesse d’andare a Padova o per lo Stato veneto, come mi giova di credere, lascierei parte della mia ro
avesse qualche pretensione irragionevole li rendo motivo a ciò sappia come contenersi, et in particolare nell’interesse dell
Ser.mo S.r Duca e V. S. Ill.ma, et quelle cose che si espettano a me come primo moroso non intendo che alcuno mi metta il p
deve la compagnia deve principiare, et a qual parte deve incaminarsi, come nella sua mi accenna, giacchè la mia putta sta as
o, tornò in Italia, non so in che anno (nel’58 era certamente a Roma, come si vede ai nomi di Lolli e Bandinelli) per poi re
preciso. La pazzìa del Dottore era un Caval di battaglia dell’attore, come quella d’Isabella di F. Scala, o di Pantalone d’I
24 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO V. Produzioni comiche di Commediani di mestiere nel secolo XVI. » pp. 256-264
o morto l’anno 1571 fu attore ed autore molto esperto, ed applaudito, come sappiamo da una lettera del Parabosco. Egli scris
l nome di Capitano Spavento da Vallinferna, volle ancora distinguersi come autore scrivendo più dialoghi, farse e commedie o
oghi, farse e commedie ove acciabattò quanto aveva in iscena recitato come attore, cioè le rodomontate. Generalmente i pubbl
i nobili civili istruiti per proprio diletto ed esercizio. Si notava, come dicono i commedianti, a soggetto, il piano della
altri nel libero popolo Ateniese sempre che gli autori non mancavano, come Sofocle, di voce e di disposizioni naturali propr
classe de’ commedianti di mestiere tanti stimabili scrittori comici, come Des Touches, Regnard, Du-Freny, Saint-Foi, Piron,
rley, in Gai, in Stèele? Garrick che fu l’Esopo dell’Inghilterra, può come autore gareggiare co’ nominati valenti scrittori
i Melpomene, o vi entrarono strisciandosi pel suolo a guisa di bisce, come l’Andreini, e nella stessa commedia consultarono
ersonaggi o sciocchi, o ridicoli, o astuti nelle commedie introdotti, come sono Don Pasquale de’ Romani, la Pasquelle de’ Fi
25 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 602-604
amor d’un’attrice nota col nome di Fragoletta, e s’era dato al teatro come violinista, ballerino e comico, la tolse in mogli
Londra, ove Zanetta, infrangendo la promessa fatta a’parenti, esordì come attrice. Tornaron poi col figlio Francesco, nato
e non conosce riserbi di sorta, ha per la madre parole di sangue, sia come artista, sia come donna. Fu amante dell’Imer, al
rbi di sorta, ha per la madre parole di sangue, sia come artista, sia come donna. Fu amante dell’Imer, al quale dava frequen
la maggiore o minor sua bellezza, sulla quale i pareri furon diversi, come abbiam visto nell’anonimo critico tedesco, e come
reri furon diversi, come abbiam visto nell’anonimo critico tedesco, e come vediamo in Carlo Goldoni, che chiama la Zanetta (
llustri parenti celebri nel foro…. c nelle cattedre della sua Patria, come non meno ne’ gradi eccelsi di Religioni claustral
po a otto giorni morì miseramente a soli 52 anni. Dice il Bartoli che come artista egli fu irreprensibile, ma che, come uomo
nni. Dice il Bartoli che come artista egli fu irreprensibile, ma che, come uomo, corse troppo a sciolta briglia dietro gli a
26 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 266-272
625, se ne tornò in Italia, salendo in grande rinomanza non solamente come attore e capocomico, ma anche come scrittore. Fu
in grande rinomanza non solamente come attore e capocomico, ma anche come scrittore. Fu uomo piissimo ; e dice Francesco Ba
ailhava ne’ suoi studî su Molière – sosteneva la parte di Fulvio, non come amante turbato dal suo amore, ma come un matto fu
steneva la parte di Fulvio, non come amante turbato dal suo amore, ma come un matto fuggito dall’ospedale. Recava in testa u
e funebre di Adriano Valermi per la Vincenza Armani ; mostrando così, come la fama di un attore serio, e sopratutto amoroso,
di giudicar le azioni della plebe e de’signori !…. Potrebber passare come tirate da dramma domenicale per solleticare l’amo
bbe un servizio, et ad una par vostra si dice ajuto. Il ruffianesmo è come il furto : in un grande è agrandimento di stato,
rsonaggio di Spacca ; il quale, mentre può essere, talvolta Capitano, come vediamo nei Balli di Sfessania del Callot, da cui
r essere riprodotta anche oggi con lievi modificazioni ; e si capisce come restasse viva sulla scena oltre un secolo. Nullam
tiche nature. I primi passi nell’arte furon fatti con un ciarlatano, come accadde al Bissoni (V.) e ad altri. Lascio raccon
n era in uso il montar in banco in quei paesi, il Superiore non sapea come deliberarne : però quello mandò da un Superiore s
re le Negromanzie in quei paesi : il Monferino stupefatto, gli disse ( come era vero) che non sapeva manco leggere, non che s
periore gl’impose che non altercasse con parole ; che egli ben sapeva come si fa, e che in Italia aveva veduto ciarlatani pr
ersone non escono volentieri di casa, e pochi vanno alla Commedia ; e come le persone non vanno alla Commedia, i Comici fall
lla sua guardia, e di maggior onore mi voleva far degno, s’io ambiva, come ne può far fede l’Ill.mo ed Eccell.mo Sig. Duca d
’Gelosi altro carattere che quello di un furbo e astuto compare ; ma, come il Mezzettino, e più tardi lo Sgannarello frances
27 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Vicenza, 24 novembre 1587. » pp. 308-309
e alla luce il figlio Giambattista. E poi : di questi non facea parte come Franceschina la famosa Silvia Roncagli ? Forse, a
insieme agli altri comici, non mi par cosa di gran rilievo ; poichè, come accenna il Baschet, molti di quei quaderni conten
ni contenenti le spese straordinarie furon distrutti. Noi camminiamo, come ognun può vedere, nella via delle ipotesi, ed è p
ecisamente a Padova. Lo troviamo il 1584 nella Compagnia degli Uniti, come si rileva dalla seguente lettera da Ferrara al Pr
ervi di V. A. S., di nuovo tornata insieme la Compagnia di Pedrolino, come già era, et anco migliorata di personaggi famosi
rincipe. Nel 1587 pare che Messer Battista si fosse fatto capocomico, come può rilevarsi da quest’altra lettera, tolta pure
era, tolta pure dal D’Ancona (II, 492), dalla quale anche si apprende come egli fosse già da tempo in que’ rapporti relativa
28 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 980-981
mo il Ganassa prender parte alle nozze di Lucrezia d’Este in Ferrara, come è detto in questo brano di lettera riferito dal S
n è ben chiaro se si tratti della lingua materna di lui, o di quella, come a me par più probabile, della maschera ch’ei rapp
ù probabile, della maschera ch’ei rappresentava. Testimonianze di lui come artista e come uomo non mancano. Il De la Fresnay
lla maschera ch’ei rappresentava. Testimonianze di lui come artista e come uomo non mancano. Il De la Fresnaye Vanquelin dic
ici italiani, e cominciò a recitare all’ uso nostro ; e se bene egli, come anche ogni altro suo compagno, non era bene e per
che prima non facevano. Tutto questo io accetto per vero, e credo che come Ganassa cercava di apportar utile e diletto co’ s
uenesche fu creato in dispetto e a derisione degli Spagnuoli, di cui, come Pulcinella, egli esagerava il naso prominente e l
29 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 280-281
tar nella Compagnia de' Fiorentini di Napoli, poi si scritturò il '51 come amoroso nella Compagnia di Luigi Domeniconi. Ma d
ia, ne assunse egli la condotta e la direzione, fortunatissimo sempre come capocomico, l’ idolo del pubblico e delle imprese
tissimo sempre come capocomico, l’ idolo del pubblico e delle imprese come attore. La rinomanza sua era giunta a tale, che n
oichè in tutte egli fu eccellente. Talvolta anche uscì dal suo ruolo, come ad esempio, nella Satira e Parini del Ferrari, in
60 lire. Ne feci due repliche con bel teatro, e piacqui immensamente, come pure il Raimondi nella parte del Suggeritore. Bel
ore. Bellissimi articoli mi scrissero tanto sulla Gassetta officiale, come negli altri fogli di Venezia. Mi dichiararono sup
30 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 298-299
do anzi gli venne in quella compagnia, nella quale era segnato a dito come il più nobile de’giovani brillanti. Passò da ques
Italia, così colle comicità grottesche del Flaupin ne’ Buoni villici, come colla compassata rigidità del Metzburg nel Ridico
ata rigidità del Metzburg nel Ridicolo ; così nel Tatà dell’Andreina, come nel Prospero delle Zampe di mosca. Ebbe poi un’at
un’attitudine singolare a’dialetti, de’ quali mescolava alcune farse, come p. es. Scarpa grossa e Cervello sottile, riproduc
loghi, e non poche pochades ridusse per la scena italiana. Va citata, come singolarità, la sua avversione ai versi ; tanto c
31 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO V. Sulle due Sofonisbe Italiane, e su due Traduzioni dal Greco di Fernan Perez de Oliva. » pp. 26-42
l discorso di quell’Erudito così riguardo alla Tragedia del Carretto, come riguardo al Vasco, ci vuole almeno rimproverare c
ci vuole almeno rimproverare che tale Tragedia non doveva chiamarsi, come noi facemmo, regolare e scritta con arte. E sì io
nche si tratta di perfezione, ma di anteriorità nel genere; or questa come può negarsi alla Tragedia del Carretto, perchè la
stinguere il suo genere dall’Azione, da’ Caratteri, e dalle Passioni, come dalla divisa si conosce a qual Regimento apparten
del proprio inganno. L’Azione di questa Sofonisba è grande, è eroica, come la richiede Teofrasto: i Caratteri sono gravi e t
Aristotile: le Passioni forti, perturbate, superiori alla mediocrità, come si pretendono nella Tragedia da tutti gl’Intellig
i gl’Intelligenti: non havvi mescolanza veruna di tragico col comico, come si trova almeno in sei o sette delle quindici Tra
on ciò si afferma forse che egli terminò di scriverla verso il 1515., come Voi fate dire al Giraldi? Se l’avete letto voi st
ella dunque del Trissino che la precedè, fu recitata prima del 1516., come io dissi. Vero è che il Zeno nelle Note al Fontan
gnor D. Saverio. Importa solo il sapere che due anni prima del 1516., come vuole il Voltaire, o del 1517. come risulta dall’
ere che due anni prima del 1516., come vuole il Voltaire, o del 1517. come risulta dall’osservazione del Zeno, la Sofonisba
giere, oscene, e licenziose. Or non essendo sicuri della loro specie, come poteva il Varchi compaparle con le favole del Ruz
specie, come poteva il Varchi compaparle con le favole del Ruzzante? come posporle a queste? In oltre il Varchi parla dell’
per certi versi de’ suoi frammenti ci fa chiari che avesse anch’egli, come Sofocle scritta un’ Antigona. Ma non so come l’Al
ri che avesse anch’egli, come Sofocle scritta un’ Antigona. Ma non so come l’Alamanni poteva tradurre una Tragedia Greca per
Trissino sostenuto che il Dialetto Fiorentino non dovea considerarsi come lingua generale Italiana. Or quando l’erudizione
nque della nostra Letteratura riconosce nella Sofonisba de’ difetti1, come la poca gravità dello stile: ma vi scorge ancora
li argomenti finti (ad onta di varie ottime Tragedie di fatti ideati, come il Torrismondo, l’Alzira &c.), e che si cavin
i componessero in Italia. Il Signor D. Giuseppe Lopez de Sedano dice, come il Montiano, che le scrivesse prima del 1533., ma
i? Ma felice il Perez se invece di scorciare, alterare, e rattoppare, come ha fatto l’Elettra del Greco Maestro, l’avesse co
con rappresentarvi che le azioni dell’Ecuba Greca non sono già molte, come Voi dite, senza forse ricordarvi della favola di
imo Euripide nella scena che incomincia, ιὠ μᾶτερ μᾶτερ τι βοᾶς. Ecco come io informemente tradurrei questo breve squarcio s
bacino questi due generi, o che essi siano un solo genere eterogeneo, come furono nelle mani di Lope e Calderon. Io non dubi
32 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 88-117
fine di quest’articolo : comunque sia, a me non par punto esagerata, come parve all’Adolfo Bartoli (op. cit.), quella fama
Zingara furon gli stessi della Pellegrina del Bargagli. Io non credo, come parve ad altri, che la Zingara e la Pazzia fosser
che la gatta fusa fusse amica delle belle fanciulle d’Algieri : pure come piacque al Califfo d’Egitto fu concluso, che doma
prezioso velo l’alma natura, e le mortali spoglie, il bel cogliea, si come fior si coglie, togliendo gemme in terra e lumi i
re valga la pena di trascrivere, così per le nuove cose ivi discorse, come per una riprova dell’interesse che le LL. Maestà
el c’ hauessi dimandato. Scriuo dunque sì per ubbidir alla Commiss.e, come perchè mi sarebbe più caro di renderle grazie del
e ch’ anderà in Provenza ; e che per ottobre deu’essere in Lione. Sia come si voglia, se V. S. si compiacerà di farmene degn
ia come si voglia, se V. S. si compiacerà di farmene degna, ben saprà come farlo, e le mi inchino di nuovo. Prima della sua
ingegnose, talor bislacche, piene di fiorettature uggiose, snervanti, come ad esempio : 1. L’esser e ’l non esser secondo a
5). E nell’Amoroso Contrasto sopra i Saluti : 4. Mario. Vi saluterò come corvo, poichè così volete, ma non vorrò già dire
la leggiadra semplicità dello stile. Anche Adolfo Bartoli che trovò, come dissi, esagerata la Fama della medaglia, conchiud
re in poeti del suo tempo e di maggior grido, e ai quali farò seguire come chiusa una canzone, la seconda delle poesie funeb
mantovano, fu autor comico, poeta e impresario di compagnie comiche, come rilevasi dalla supplica a Francesco Gonzaga Conte
uomo ; discorrendo sopra il modo di rappresentar le comedie in atti ; come hà fatto negli altri suoi discorsi ; assai uerame
apartiene al soggetto, di che uolete che hoggi si fauelli. Sant. Et come  ? Ver. Questa è una lista ch’ io fò, de gli habi
mi condur poi isproueduto a fatti. Sant. Hor noi siam qui, e per far come il pardo, al primo salto la preda, cominciaremo a
ta : che douendo l’histrione ingegnarsi, et sforzarsi quanto piu può [ come diremo] d’ingannar lo spettatore in tanto, che li
o non solo uilipende lo spettacolo, ma disprezza anco se medesmo, che come fanciullo si sia lasciato condure, a udir, come s
anco se medesmo, che come fanciullo si sia lasciato condure, a udir, come si dice in prouerbio, la nouella de l’ oca. il ch
se gl’ appresentano. se pero gl’ histrioni saranno bene essercitati, come gli si richiede. Sant. Certo, conosco esser uero
assai, quanto alla clettione della comedia, et ditene eletta che sia, come ui gouernate. Ver. Prima io ne cauo tutte le par
uello stato, che hanno da imitare piu perfettamente che sia possibile come sarebbe, che uno inamorato sia bello un soldato m
a questo puo seruir solo, lo hauer il recitante bona uoce per natura, come dissi che dopo la bona pronuncia principalmente l
tte le parole fin all’ultime sillabe. senza lasciarsi mancar la uoce, come molti fanno, onde spesso lo spettatore, perde con
spiacere, la conclusione della sentenza. Sant. Se nel recitare si hà come credo ad imitar l’uso del parlar familiare, giudi
ar familiare, giudicarei, che quel recitar cosi adagio, e con tardità come dite, togliesse il naturale al dire. Ver. Siate
e ueduti di quelli che ad una mala noua si sono impalliditi nel uiso, come se qualche gran sinistro ueramente gli fosse acad
mini, che di recitare perfettamente si sono dilettati a tempi nostri [ come il mirabile Montefalco et lo suegliatissimo Verat
no troua anco mouimenti et gesti assai apropriati, da farla comparire come cosa uera, Et a questo gioua molto [come anco in
ropriati, da farla comparire come cosa uera, Et a questo gioua molto [ come anco in molte altre parti è utile] lo hauer per g
ma maniera, tal che non induca tedio a gl’ ascoltanti, et in somma si come il poeta con il soggetto uerisimile, et artificio
ti, et di parole, ui ho detto altre uolte, che si compone la comedia, come di corpo, et d’anima siamo composti noi : l’ una
con essi] si deono lassar andare oue la natura gl’inchina. et non far come molti, che uollendo gestar fuor di proposito, par
appropriato non troui ; o che atteggiar non gl’ occorre ; lasci andar come io dissi et le braccia, et le mani, oue gl’inchin
natura, sciolti et isnodati, senza tenerle solleuate, od aggroppate, come se co stecchi fossero attaccati al corpo. seruand
lita di persone che si rappresentano : et sopra tutte le cose fuggire come la mala uentura, un certo modo di recitare dirò p
che un familiar ragionamento, che improuisamente occorra. Et per che come dico il darui regole piu particolari, mi par impo
l naturale. Sant. Cosi è ueramente, douendosi rispettar massimamente come uoi dite anco gl’ usi de’ nostri tempi. Ver. Io
rca] et cosi hauendo da uestir doi amanti, mi sforzo, si ne i colori, come nelle foggie de gl’ habiti ; farli tra lor differ
quella che piu distingue, che ogn’ altro habito, cosi ne gl’ huomini, come nelle donne : però siano diuersi tutti fra loro q
o] si finge costantinopoli, per poter introdurui habiti cosi di donne come di huomeni, inusitati fra noi onde spero d’ aggiu
li habbiamo continoua pratica. et se questo riesce ben nelle comedie, come per isperienza ne siamo certissimi, tanto piu suc
Certo, che chi uolesse fare tutti i uestimenti apposta, ui andrebbe [ come disse il Santini] uno tesoro. Ver. Il medesimo u
atia, dirne anco il modo con che si uestono queste cose pastorali, et come si fabbricano le lor scene, ch’ io non sò d’ haue
alle, che nel ciuil uestire, cotanta uaghezza accrescono ; et questo [ come dico] si potrà concedere anco in questi spettacol
menti del capo d’una donna, et hà pero assai del puro Et del semplice come par che ricerca l’habito d’una habitatrice de bos
tti gli huomeni ? Ver. Anzi nò, per che se il poeta u’ introducesse [ come sarebbe per essempio] una maga bisognarà uestirla
habito rozzo, Et Villanesco, bisognarà figurarlo. ma se ui sarranno, come sarebbe, pastorelle ; il modo del uestir delle ni
l meno, et senza darle altro in mano, che un bastone pastorale. Et si come rende gran uaghezza, se il pastore haurà seco all
r finire quello, che a me pare a questi poemi conuenirsi, dico che si come nella lor testura, le se ricerca il uerso ; cosi
ouisti di quelle cose, che fa lor bisogno, nel modo che in una lista [ come quella ch’ io faceua pur dianzi] bisogna hauer no
laurea, una capillatura posticcia, si per trasformare il personaggio, come per farlo parere persona antica. et questo haurà
roposito al tutto, dirò per regola generale, cosi a tutti i recitanti come al prologo, et all’ argomento ; che mai non bisog
he sia possibile, si per accostarsi il più che si può a gl’ uditori ; come per iscostarsi quanto piu sia possibile dalle pro
lor naturale, et il molto discostarsene par però poco a i ueditori ; come benissimo la esperienza ci mostra. et generalment
spettatori [contrario allo che ha da fare il recitante] et mostrarsi come lor citta dino : dandoli notitia della citta che
di parlar di quelli che apaiono in scena, di che si trattarà dimane, come ui ho detto, e darouui anco sopra essi il mio par
efrigerio alle menti de gli spettatori ; et si anco per che il poeta [ come ui cominciai a dir hieri] si serue di quello inte
u conuengono alle tragedie, et ai poemi pastorali ? Ver. Le tragedie come credo auer altre uolte significato, non hanno pro
n si addirebbero agli attori di oggidì, e da cui possiam capir chiaro come il metodo di recitazione degli antichi comici si
ordare oggetti necessari alla azione, sul buttafuori, o sveglione, o, come si dice oggi, soggetto, sulle scene vuote potrebb
33 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 278
enghino degli Aldrovandi, per avere, prima di darsi all’arte, servito come impiegato in quella Casa Senatoria, come dice il
a di darsi all’arte, servito come impiegato in quella Casa Senatoria, come dice il Bartoli. A detta del quale anche fu gener
molto valore, sapendo rappresentar con valore così le parti comiche, come le serie e tragiche ; queste specialmente, chè il
nti, e gli disse in tutta segretezza che aveva saputo da buona fonte, come il Sacco fosse risoluto di licenziarlo. Però lo e
34 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VIII. Commedia turca. » pp. 422-425
plinò la temuta milizia de’ giannizzeri. Amurat II si contraddistinse come guerriero e come monarca, contra i greci e gli un
ilizia de’ giannizzeri. Amurat II si contraddistinse come guerriero e come monarca, contra i greci e gli ungheri: conchiuse
i coltura. Infatti i turchi non abborriscono le lettere e le scienze, come si crede. Studiano l’arabo e ’l persiano, come no
lettere e le scienze, come si crede. Studiano l’arabo e ’l persiano, come noi il greco e ’l latino. Quei che attendono alle
ti dell’Alcorano, e sui decreti de’ gran signori e i tetfà de’ Mufti, come noi sulla Bibbia e i santi padri, e sul codice e
delle rose, é in que’ paesi il principe de’ poeti turchi e persiani, come ne’ nostri Virgilio, il Tasso, e l’Ariosto degl’i
ima di Corneille. I commedianti turchi non hanno casa fissa, ma vanno come i cinesi rappresentando nelle case, in cui son ch
35 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 667-669
ono i più efficaci strumenti del gusto del pubblico. Attore distinto, come diremo più innanzi, non portò sulla scena i conve
esigenze, ma senza dubbio per sentimento individuale, a quegli attori come il Bellotti-Bon, per dirne di uno, che prepararon
il porgere dignitoso. Molta parte della sua fortuna la dovette però, come qualche suo compagno, alla voce armoniosa, che in
ono diverso, « Ci verrò » tutti erano in piedi : insomma un buggerio, come dicono i comici. Il signor Eugenio Lombardi, dire
atismi del Trionfo d’amore di Giacosa, ripetuto 15 sere, i cui versi, come un’onda melodica, uscivano dalla bocca di Ciotti
ianco di T. Salvini la parte del vecchio Andreuve, nella quale mostrò come i suoi cinquantotto anni fosser sempre, al lume d
il ’56 collo stesso ruolo in Compagnia di Alessandro Monti, e il ’58, come seconda donna, in quella di Luigi Domeniconi, nel
36 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo terzo »
ici pregievoli, i quali «sollazzassero la gloria della possanza sua», come s’esprime l’originale, scrisse a Teodorico re d’I
carsi ma pregievoli frammenti della musica greca guasta e mal concia, come era a suoi tempi, e trasferendoli al culto divino
ianto, che il canto ambrogiano espresse dagli occhi di Sant’Agostino, come narra questi nelle sue confessioni. San Gregorio
oro di mutici romani, che italiani furono detti dall’istitutore loro, come fece anche Leone Secondo, e San Damaso spagnuolo,
mi della energica espressione d’un moderno scrittore, l’Europa «restò come il gran corpo del ciclope privo dell’occhio», la
tribuite gli vengano tutte le scoperte delle quali s’ignora l’autore, come già fecero gli Egiziani coi loro Teutes, e col lo
poiché oltre il parlar Guido nel suo Micrologo di essi punti e righe, come di cose note e non mai inventate da lui, egli è c
ua antica estensione o piuttosto non giunsero neppure ad uguagliarlo, come dimostra evidentemente il Meibomio 24, certo è ch
o o inventato altro strumento che è una spezie di monocordo armonico, come egli stesso ne fa fede nel suo Micrologo 27. [5]
i della Real Biblioteca di Parigi, parla delle note e del loro valore come di cose di già conosciute a’ suoi tempi. A chiunq
, o che riconoscasi per inventore Guglielmo Mascardio, o che debbasi, come io fortemente sospetto, risalir ancora a’ tempi p
che il Muris non ebbe parte in così fatta scoperta. né fu altrimenti, come si pretende, una sua invenzione la misura musical
far valere le intonazioni, a dar un significato, un ordine a1 tutto, come fa la fintassi grammaticale nel discorso, e che d
senza conoscer quelle cose, che sono indispensabili a ben regolarla, come perché le invenzioni di Guido a quelle altre agev
oteche polverosi e negletti: dal considerarsi in allora la musica non come un’arte di genio, gli avanzamenti della quale dov
della quale dovessero interessare il lusso e la voluttà nazionale, ma come una spezie di liturgico rito, ovvero sia di pattu
to. Altre varietà s’introdussero prima, e poi, che non a breve saggio come questo è, ma a più lunga storia si convengono. Co
ad applicar la musica ai funerali, alle nozze, e ad altre solennità, come ancora a’ Ludi o misteri della Passione, de’ qual
motivi religiosi abbiano gran potere, ove i vizi han troppa licenza, come perché, essendo il carattere generale della filos
resero a trattar argomenti propri della religione di quel dato paese, come cel dimostra l’esempio di molti popoli selvaggi,
ente fra noi le persone di chiesa s’applicarono a siffatto esercizio, come sappiamo di molti, tra quali vanno attorno stampa
ato dal Muratori, che vi si usò dal clero recitar in pubblico i ludi, come fanno in oggi gli attori, e (ciò che dilegua affa
o di poeta fra i primi Greci era di somma importanza, e consideravasi come una delle cariche più rispettabili dello Stato. Q
a il governo. All’incontro i poeti italiani de’ secoli barbari erano, come quelli di tutta l’Europa, una truppa d’uomini ign
lla natura, ed indole d’entrambe le religioni. Il gentilesimo, almeno come si credeva dal popolo, era un sistema d’opinioni
ca, il ballo, l’eloquenza, e tutte le belle arti dovevano riguardarsi come oggetti celesti da pregiarsi sopra qualunque cosa
Polluce per aver i primi istituita la danza, veniva onorato Mercurio come inventore della eloquenza, e si dava a nove vergi
egli Stoici: «che il Saggio è superiore a Giove». Perciò la divinità, come veniva considerata dal volgo, nulla perdeva del s
e sconvolta, cosicché potevano prender interesse nelle vicende loro, come noi lo prendiamo nelle sciagure di Zenobia, e di
e di Mitridate. né troppo era strano anche il deriderli sulle scene, come vediamo pur qualche volta aver fatto Aristofane.
rdità ovunque la religione, e il teatro formano due oggetti separati, come avviene presso di noi, poiché il dissipamento del
a odorosa gentilezza. Terminati i divini uffizi, correvano pel tempio come forsenati, o si mettevano a saltare e ballare con
sto vino a fine di scemarne il vigore, perché non si renda nuocevole, come fanno i cantinieri nelle cantine.» 32 [17] Ma ve
o tormentate dai primi con fuochi, ed altre pene orribili a sentirsi, come si racconta più alla distesa dallo storico Giovan
te vergognavene. Il vostro dilettissimo Figlio è morto, e voi dormite come un ubbriaco. P. E.: Come! Egli è morto? Ang.: Da
s’inventarono parecchie sorta di canto, che durano fino al presente, come sarebbe a dire l’antifone, gli introiti, le seque
e a determinar il numero e la qualità di quelle che potevano usarsi, come fece con bolla espressa che trovasi fra le strava
o quelle traccie profonde d’affetto, che visi dovrebbono imprimere. E come spesso accadeva che neppur i maestri di cappella
rcello Secondo avrebbe scacciata vergognosamente dai templi la musica come cosa profana, se il celebre Luigi Palestrini trat
ere e maraviglia di ciò che dissi in questo luogo della filosofia, e ( come avviene quando s’ha più cura di render odioso uno
fan dire, ma di ciò soltanto che realmente ho detto; così ho lasciata come si stava la mia proposizione, la quale non ha alt
a del “te diligit anima mea”, nel quale spicca, un’amorosa tenerezza, come il “te quaesivit cor meum”, ch’esprime uno slanci
37 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »
rano oggetti di somma importanza, quando adesso si considerano al più come un occupazione dilettevole bensì, ma sempre inuti
spettacoli furono per molti secoli considerati dai Greci e dai Latini come oggetti di politica e di religione. Sarebbe opera
massimamente i primitivi, considerassero i loro musici e i loro poeti come rivestiti d’un carattere legislativo si vede da c
cento altri. La poetessa Saffo veniva riguardata da que’ di Mitilene come una delle loro più celebri legislatrici non altri
legislatrici non altrimenti che que’ della Beozia ammiravano Pindaro come uno de’ primi loro sapienti. Terpandro e Tirteo e
tiche. Stesicoro fu stimato dagli Imeresi, popoli della Magna Grecia, come il Franklin e il Wasington della loro patria. Il
cenici in Roma fa vedere che anche in Italia erano allora considerati come riti, e cerimonie religiose. I Romani per liberar
re dalla Toscana gli istrioni che introducessero le rappresentazioni, come da noi in simile circostanza si farebbe un pubbli
aveano fatto al genere umano compassionando le sue miserie. Plutarco, come da noi altrove si asserì, dice che le rappresenta
le Signor Manfredini decide che su tutti i mentovati oggetti pensiamo come gli antichi? «Ma, replica egli con fortissima arg
case ecc.» E che perciò? In tutti que’ luoghi ce ne serviamo soltanto come di cose indifferenti e semplici passatempi, e sia
ndifferenti e semplici passatempi, e siamo ben lontani dal riguardare come oggetti di somma importanza o come un affare di s
e siamo ben lontani dal riguardare come oggetti di somma importanza o come un affare di stato la musica fatta, per esempio,
il parlamento d’Inghilterra citato talvolta in giudizio il proprio re come facevano sovente gli efori in Isparta, altri argo
a si dirà per questo che i mentovati libri vengono considerati da noi come cose sacre, o come oggetti di somma importanza ci
o che i mentovati libri vengono considerati da noi come cose sacre, o come oggetti di somma importanza civile? Lo stesso dic
andato col disegno d’incivilire que’ popoli al suono degli strumenti come faceva Orfeo, o d’ispirare i principi della relig
irare i principi della religione agli idolatri Samoiedi con un rondò, come facevan Lino e Museo, conserverà tuttora lo spiri
arti.» RISPOSTA. [21] Sviluppiamo questo garbuglio d’idee, dal quale come dall’uovo di Leda verranno fuori delle cose pelle
i da loro saranno malamente eseguiti, ed eglino dovranno considerarsi come altrettanti guastamestieri. Dunque (quarta conseg
ia possedeva tutto unite un solo autore. Ma oltreché le nostre opere, come abbiam detto di sopra, non sono prive di massime
bbene unite abbiano più forza, ne hanno anche molta essendo separate, come lo dimostrano le belle opere che esistono di filo
ire che la separazione d’esse facoltà non abbia ad esse pregiudicato, come un paradosso sarebbe in meccanica il dire che la
per conseguenza a troppe varie cantilene eseguite tutte in un tempo, come segue nel contrappunto, cori diversi, e nelle fug
pare ch’io abbia condannato in genere e assolutamente il contrappunto come cattivo, non già in ispezie, e riferendolo alla s
o ch’era in voga in Italia verso il fine del Cinquecento lo condannai come contrario alla musica scenica, nel che altro non
della mia opera. Ma fui ben lontano dal condannar l’armonia moderata, come si vede dagli elogi che fo in cento luoghi, e del
nar una sola delle mie ragioni, e poi si fa avanti in aria trionfale, come farebbe Alessandro dopo la conquista di Tiro. Oh!
lla maniera di far gli estratti GIORNALISTA. [29] «Pretendere ancora come fa il N. A. che altre cagioni più forti dimostrin
lcissimo! Voi non siete Pitagora, ned io sono pitagoreo per ammettere come testo canonico il vostro ipse dixito. GIORNALISTA
osi, se per prodigi intendete il far camminare i boschi e le montagne come faceva Orfeo, il guarire il popolo tebano dalla s
rfeo, il guarire il popolo tebano dalla sciatica al suono del flauto, come si narra di Meria, l’inalzar al suono della lira
si narra di Meria, l’inalzar al suono della lira le muraglie di Tebe come dicesi d’Anfione, o il farsi ubbidire dai delfini
aglie di Tebe come dicesi d’Anfione, o il farsi ubbidire dai delfini, come si racconta da Arione. Ma non sono né favolosi, n
erfette.» RISPOSTA. [40] Che la musica cangiasse al tempo dei Greci, come ha fatto nel nostro; che presso loro fosse prima
lta al paro dell’italiana; che i Greci avessero i loro guastamestieri come abbiamo noi; ciò ha tanto che fare colla question
uastamestieri come abbiamo noi; ciò ha tanto che fare colla questione come i porri colla luna. Queste somiglianze estrinsech
llo dell’antica. Ma tutto ciò è assai diverso dal patetico nel quale, come ancora nello scopo morale e politico, la musica g
upera l’antica in altre doti pregievoli. L’ignorare queste cose note, come suol dirsi lippis et tonsoribus, sarebbe di poco
antiposta nella semplicità, nell’espressione, e nell’oggetto morale, come l’ho posposta all’italiana nell’artifizio, nella
; poiché, se si fa tal musica a della poesia quasi prosaica e barbara come sono certe composizioni latine ecc, tanto più si
to più si deve poterla fare a delle composizioni veramente melodiche, come sono le suddette cannoni pindariche ecc.» RISPOS
impossibilità nella nostra musica d’accoppiarsi coi suddetti generi, come vorrebbe farmi dire il sempre degno estrattista,
ella poesia sa che la parola “spoglie” è di due e non di tre sillabe, come ei la crede, e sa ancora adattar le note al valor
illabe; all’opposto dei versi appartenenti alla poesia detta armonica come la nostra, i quali badano soltanto al numero dell
avesse anche delle migliori, ma queste esistono, e quelle sparirono, come pur troppo il tempo edace, sebben più tardi, farà
moderni lavora delle musiche applicabili a cento sentimenti diversi, come io ‌l’ho fatto demostrativamente vedere colle pru
terze, una quinta, una quarta, la seconda, il tuono, e il semituono, come se questi due ultimi non fossero due altre second
ultimi non fossero due altre seconde, cioè la maggiore e la minore, e come se anche quasi tutti gli altri intervalli non fos
e ecc. le demi-ton, seconde mineure». Lo dice lo stesso giornalista, « come se questi due (cioè il tuono e il semituono) non
zione del giornalista. «Né giova dire che la voce acuta, per esempio, come estremo più intenso, essendo la dominante, si sen
mporanei, cioè di lodare assai le cose antiche e sprezzar le moderne, come se tutte le arti, nello stesso modo che son sogge
e e alle decorazioni badava poco alla dilicatezza della composizione, come perché la poesia dei drammi così poco interessant
o verissimi, e il quadro ch’io ho proposto non è per niente alterato, come ha finora preteso il giornalista. Parmi per altro
le nei teatri, ma queste comparazioni hanno anzi giovato alla musica; come da noi si asserì nella nota 13 del nostro Libro d
mai quella di tacere ciò che ha detto l’avversario, e poi combatterlo come se realmente non l’avesse detto? È malignità? È s
one mi giunge nuova. Mi farebbe la grazia il giornalista d’insegnarmi come imparano gli scolari il contrappunto senza avvezz
nguere gli aurori buoni dai mediocri, e non li pongono tutti a sacco, come ha fatto il N. A. alla pag. 81.» RISPOSTA. [74]
a, che sono versatissimi nella poesia, e nella letteratura, che hanno come suol dirsi sulla punta delle dita tutti gli autor
rato metafisicamente è una inclinazione ingenita in noi dalla natura, come un’effetto immediato della curiosità. L’anima nos
vuol sostenere un opinione bisogna ben provarla, e non contraddirsi, come fa talvolta il N. A.» RISPOSTA. [78] Il giornali
lasse di censori; i quali veggono ne’ libri i pensamenti degli autori come gli itterici veggono negli oggetti la giallezza o
ione di dire ch’io era in contraddizione con me medesimo; ma cadendo, come cade infatti, sui mediocri, invece di provare ch’
nimenti s’ammira de’ gran maestri.» (T. 3. pag. 177.) Se non vi fosse come si potrebbe ammirare?» RISPOSTA. [80] Le mie par
. [81] «E più oltre parlando della melodia in contrappunto si spiega come segue: “Si badò sopra tutto a conservar l’unità n
tto a conservar l’unità nella melodia, regola fondamentale di musica, come lo è di tutte quante le belle arti, la quale cons
à che s’intese di lodar la musica de’ primi inventori del buon gusto, come di un Pergolesi, di un Leo ecc. e non la nostra;
ora in poi avendo sempre guadagnato, non è stata mai tanto eccellente come lo è presentemente.» RISPOSTA. [82] E dov’è mai
un sì e un no, poiché il sì e il no in buona logica lasciano le cose come si stavano. E se il ragionare gli costa fatica, t
eatro (…). Il popolo italiano ora non chiede che panem, et circenses, come facevano i Romani a’ tempi di Giovenale. ecc.» El
.» RISPOSTA. [84] Il giornalista entra nelle regioni della filosofia come i soldati di Goffredo entravano nella selva incan
ezza il trattenersi a combatterlo seriamente, giacché non si saprebbe come né da qual banda afferrarlo non trovandosi nel su
cora d’Università, d’Accademie, di Scuole, di Stamperie, di Spedali», come se gli Spedali, le Stamperie, le Scuole, l’Univer
ranno degli Spedali, delle Scuole, delle Stamperie e delle Università come vi son dappertutto, né penso che il desiderio di
ttacoli»? La dialettica del Manfredini ha l’arte di raccozzar le cose come si trovano raccozzate in quel verso del Burchiell
resiste quella genia di persone che vive delle secrezioni dei talenti come i corvi e gli avoltoi si pascono della carne infr
qualmente si trovano nell’opera italiana. Ei ci dà questo suo sistema come una nuova scoperta sconosciuta a tutti fino al pr
pide s’applicano al coro e alla confidente. 3. I versi sono giambici, come tutti gli altri di puro recitativo, non anapestic
ella sola Ecuba, e dovendosi considerare manifestamente quelle parole come una continuazione del senso anteriore. [96] Nella
nto a me ho ritrovato bensì la distinzione tra il recitativo e l’aria come l’ho fatto distesamente vedere nella lunga nota p
melodramma ad una serie di quadri con pochissima connessione fra loro come hanno fatto il Calsabigi, e il Conte Rezzonico; e
a d’essere uno dei più illustri nella storia della greca letteratura, come i Bavi, i Mevi, e i Batilli non impedirono che l’
e d’Orazio non venisse chiamata il secol d’oro delle lettere romane, come i Chapelain, i Cottini, i Padroni non annebbiaron
o rinnovata, i suoi perfetti monumenti non possono essere sì antichi come quelli sono di pittura e di scultura, arti perfez
i maestri del nostro secolo fossero state buone, lo sarebbero ancora, come lo sono alcune del Lulli, del Corelli, dello Scar
rà che s’intese di lodar la musica de’ primi inventori del buon gusto come d’un Pergolese, e d’un Leo ecc. e non la nostra,
rgolesi e Leo devono servire di esemplare e di modello alla gioventù, come può darsi che la musica abbia sempre guadagnato d
que straniero che non parli il linguaggio della prevenzion nazionale, come Don Quisciotte si stimava in dovere di brandir la
olonia di Spagnuoli in Italia, l’attaccherebbe di bel nuovo intrepido come Orazio al Ponte. Gli oggetti poi della disputa so
o d’infreddattura, e in serraoncini poetici che sentono dell’oraziano come le attrici in guardinfante, e in gran conciatura
38 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Di Venezia, 21 marzo 1620.Venezia, 16 di giugno 1618. » pp. 513-520
o stesso ruolo : Orazio Padovano e Adriano Valerini ? Ma d’altronde : come dubitare ch'ei fosse coi Gelosi al fianco d’Isabe
ni, per la quale avea composto gli Scenarj che la misero più in voga, come La fortunata Isabella, La gelosa Isabella, La paz
zio artistico dello Scala sono troppe, è certo ch'egli così in Italia come fuori fu artista reputatissimo per lungo volgere
chio degli Innamorati, che, bello, galante, poeta, musicista, gentile come un cortigiano, attillato come uno spagnuolo, la v
llo, galante, poeta, musicista, gentile come un cortigiano, attillato come uno spagnuolo, la vince nel cuore di Fiorinetta s
quanta giornate, e volle dedicata al Conte Ferdinando Riario. A essa, come ho già detto, preluse con parole di molta lode Fr
, ma solamente esposto in semplici scenarj, che non sono così concisi come quelli di cui facciamo noi uso, e che esponiamo a
fare era idoneo) distender le opere sue, e scriverle da verbo a verbo come s’usa di fare ; ma perchè oggidì non si vede altr
per dilettare solamente, lasciando il dilettare e il giovare insieme, come ricerca la poesia, a spiriti rari e pellegrini.
e amando io Flaminio Scala et desiderandogli ogni bene, nè potendo io come povero Cav.re farli di quei benefizij che i Princ
ferrato del detto Scala, con la lettera di S. A. io risposi all’A. S. come ella può sapere, che all’ hora haverebbe la compa
quasi tutti alborottati et con molte difficultà nel mantenersi uniti, come è solito de Comedianti. Et io gli lasciavo (come
el mantenersi uniti, come è solito de Comedianti. Et io gli lasciavo ( come si dice) cuocere nel loro grasso, ma venuta la qu
on ho saputo, ne anche voluto (per dire il vero) fargli forza, perchè come povero Cav.re di spada et cappa non ho il modo a
l vitto e'l vestire per loro e per le loro famiglie per tutto l’anno, come ogni uno di loro quest’ anno s’è guadagnato, che
molto ben vedere e toccar con mano. Et per vita sua la prego a dirmi, come potevo io dire, tu hai da andare, tu hai da resta
i hanno obbedito al cenno, se io gli havessi rovinati et sprofondati, come loro tengono d’ essere quando saranno disuniti ?
ciando in parte il dovuto rispetto non stiano mai d’accordo in sieme, come al certo non starebbon questi, et tanto meno in F
o hoggi è stimata più d’ogni altra, onde il romperla sarebbe proprio ( come si suol dire) quasi peccato, e tanto più senza ca
adunque lo Scala non viene, V. S. scusi me, et non lui, perchè egli, come buona persona, veniva a toccare una nasata, et io
39 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Conchiusione » pp. 438-442
del mondo e in due ore di rappresentazione il corso di molti lustri, come si suol fare in Madrid e in Londra; e chi all’opp
in Madrid e in Londra; e chi all’opposito se ne permette pochissime, come si usava anticamente in Atene e Roma, e oggi usas
poi degli antichi greci e romani, e de’ moderni italiani e francesi, come hanno acquistato dritto di cittadinanza nella mag
rte farse buffonesche che costano poco e fan gran romore dalla scena, come i mostri teatrali spagnuoli, le farse istrioniche
recipitarsi nell’abisso dell’obblio; doveché gli ottimi componimenti, come il Misantropo e l’Atalia non solo sforzano alla p
i di quella fatta sono rarissimi. All’incontro moltissimi fra’ dotti, come son coloro i quali calcolano il corso de’ pianeti
’ loro vari moti e accozzamenti nella primitiva formazion delle cose, come se stati fosseri assistenti alla madre natura all
e poetiche, non sano palato, guaste sensazioni e gusti così depravati come quelli delle donne pregnanti. Quindi ebbe a dire
40 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « ECCELLENTISSIMO SIGNORE » pp. -
sti della Sicilia? Nobilità che (quando ancora risalir non si voglia, come si potrebbe, all’epoca di Lotario Imperadore) ris
ue i più onorifici sublimi gradi militari, politici ed ecclesiastici, come , oltre del Pirro, dell’Inveges, dell’Aprile, comp
to appena in tre volumi vicini ad imprimersi, nella quale, o Signore, come Poeta, come Filologo, come Erudito di ogni manier
tre volumi vicini ad imprimersi, nella quale, o Signore, come Poeta, come Filologo, come Erudito di ogni maniera figurate v
ini ad imprimersi, nella quale, o Signore, come Poeta, come Filologo, come Erudito di ogni maniera figurate vantaggiosamente
41 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 516-517
Brunelli Rosa. Attrice di grandissimi pregi così per le tragedie come per le commedie scritte e all’improvviso, allieva
lingua italiana, applaudirono il modo di improvvisar della madre ; ma come tal pregio non poteva essere notato da tutto il p
cesso che poteva sperare. L’una e l’altra furon, nullameno, accettate come pensionane, e continuarono a coprir le parti l’un
o speri in avvenir vanti felici ? Umile non rispondi ? E ben, decido come m’inspira il ciel. Tu ognor ti fai onor d’Italia,
svegliati spiriti incatena ? Colà, sovra ogni attor la gran Candace, come più vuol rattrista e rasserena. Come al vivo ella
42 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
principio del 1803, e fu mirabile servetta. Nè solamente fu pregiata come attrice, ma altresì come cantante, possedendo ess
mirabile servetta. Nè solamente fu pregiata come attrice, ma altresì come cantante, possedendo essa una voce magnifica di c
della Toffoloni, nella quale tanto piacque al Teatro Nuovo di Firenze come cantante, che l’impresario Feroci le offrì di abb
43 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 689
in una raccolta manoscritta, diretto alla moglie di lui, chiedendole come mai egli divenisse tanto birba da consumar la sov
. Figlio del precedente, nato il 1824, cominciò a recitar giovinetto, come ogni figlio d’arte, insieme al padre e alla madre
per alcun tempo il suo nome. Fra le molte sue opere vanno annoverate come le migliori, l’Amore, e Lord Byron a Venezia, le
teatrale, e di reminiscenze delle più belle opere altrui, brillarono come fuochi d’artificio, di luce effimera e smagliante
44 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del libretto »
con altre tali rappresentazioni, che si hanno solamente a riguardare come lo sbozzo e quasi un preludio dell’opera. L’inten
ofocle e di Euripide solea farle corteggio. E perché essa pompa fosse come naturale alla tragedia, avvisarono appunto di ris
facea correre in frotta la gente. Ma quivi la non si potè mantenere, come è ben naturale a pensare, col tanto apparato e sp
n altri furono posti sulle scene. Di maniera che l’opera, discendendo come di cielo in terra, dal consorzio degli dei si tro
hé egli possa in un determinato tempo tessere e sviluppare una favola come si conviene, perché egli abbia campo di far gioca
tosto sembianza di mascherata, che di dramma. L’azion principale vi è come affogata dentro dagli accessori; e la parte poeti
attenimenti fare unità col dramma, essere parti integranti del tutto, come gli ornamenti nelle buone fabbriche, che non serv
rsi nudi o a rivestirsi di panni che non vi si affanno per niente, e, come si suoI dire, piangono loro in dosso. [1.5] Contr
reparazioni per dare a conoscere i personaggi della favola e per far, come si conviene, giocar le passioni, che sono la moll
io esser non suole. Simile sarebbe di Montezuma, sì per la grandezza, come per la stranezza e novità dell’azione; dove faria
45 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XV. ed ultimo. Conchiusione con pochi Avvisi amorevoli agli Apologisti. » pp. 214-236
pondendo credo di non aver dato occasione all’Apologista di lagnarsi, come ha fatto degli altri Italiani, che abbia dissimul
altra guisa, vi ricambierò con alcuni pochi Avvisi amorevoli. Fornito come siete di tanta dottrina, erudizione, e buon gusto
voi a guisa de’ gran Signori gli accetterete con benignità popolare, come i doni villeschi di fiori, e frutta. Il superbo S
losofi, i veri amatori della Patria. Se non si manifestano le piaghe, come volete che si curino? Così hanno fatto i gran Let
ò è ridondato alla Spagna dalle lusinghiere Apologie? Il Mondo si stà come stava. Ma il Viage de España, riprendendo, motteg
tà dirette principalmente a promuovere la coltivazione e l’industria, come la Vascongada, quella di Baeza, e l’Economica di
, e l’Economica di Madrid sotto il dolce nome de los Amigos del Pais, come altresì le Accademie, che riguardano al medesimo
, studiatevi almeno di comporne delle migliori, che dar si possano. E come ciò si conseguisce? Prendendo a trattar buona Cau
dunque Roma discacciò ne’ Retori, e ne’ Carneadi la doppiezza, e non, come sinistramente pensa il Signor Lampillas1, la Filo
rabone mentova moltissime Città Greche Italiane, così nel continente, come nella Sicilia, le quali erano a’ suoi tempi tutte
tutte perite, rimanendone solo le reliquie materiali, e poche Città, come Napoli, Regio, Taranto, le quali per qualche altr
rici, e Poeti, ed anche non pochi avanzi de’ loro aurei Libri. Or se, come dice l’Apologista, la Spagna divenne Greca, e cre
sta, la Spagna divenne Greca, e crede che potesse dirsi Nuova Grecia, come poi non si sono conservati in tali paesi gli stes
e della vera Eloquenza, quando manca loro il sostegno della verità. E come parlare, o scrivere eloquentemente col torto mani
e cognizioni; il che si potrebbe provare con moltissimi esempj. Udite come a tal proposito giudiziosamente discorre un dotto
l medesimo de’ Fenici? Perchè la venuta di questi si ha da riguardare come l’epoca della istruzione Spagnuola, se non possia
Ispagna sin da’ primi tempi; là dove egli dice soltanto ἐξ πολλοῦ, o come diremmo in nostra lingua da gran tempo, e come di
soltanto ἐξ πολλοῦ, o come diremmo in nostra lingua da gran tempo, e come dice nella sua l’Autore della Lettera citata much
este Fiere, questi Emporj non erano sfiorati, o frequentati da altri, come dinotano le parole ἐμπόριον ἀκήρατον, i Fenici fu
e Argantonio in tempo, che tal Città si chiamava Tarteso, e non Gadir come poi la dissero i Fenici. Ora se vi regnava Argant
ici in Ispagna, e il possedere nella Costa di Andalusia alcuni paesi, come dice Appiano, siano cose assai più moderne, e che
il tempo, in cui i Fenici fecero in queste Coste i loro primi viaggi, come mai dice il Signor D. Saverio Lampillas, che è ce
mente soltanto egli il congettura (ad onta pure di tante incertezze), come poi repentinamente muta stile, e linguaggio, e co
gnuoli appresero da’ Fenici il sistema degli Atomi. Ma ecco su di ciò come ragiona l’erudito Autore della Lettera, che ci ri
rosa non meno nelle armi, che nelle Lettere, allorchè divenne Romana, come dimostrano i Magistrati, i Capitani, gli Scrittor
ben per tempo furono ne’ due primi secoli Gramatici e Verseggiatori, come è chiaro da’ Versi Saliari, e nel terzo secolo fu
46 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 118-139
te il Martinelli, ma l’Andreini, detto Lelio, accettante così per lui come per Tristano Martinelli detto Arlecchino e pei co
oichè pare che la Compagnia tornasse in Italia sul finire del luglio, come si può vedere da una lettera della Regina a sua n
ose veramente belle e buone in questo vasto dramma non manchino. Qui, come in tutta la produzione letteraria dell’Andreini,
rimpolpettata secondo le esigenze della scena. Di questa ci serviremo come breve esame alla fine di questo studio ; poichè s
osito del quale apprendiamo dal Bartoli (Introd. cit., pag. cxiv n.), come il marchese Ferdinando Cospi scrivesse al princip
ndreini detto Lelio comico, com’ in effetto ho fatto com’ho potuto, e come V. A. S. dal medes. sentirà. Egli se ritorna in T
valle alla magion più chiara ; per cui felice errante il mondo impara come si perde e si guadagna onore, come s’ammenda il g
cui felice errante il mondo impara come si perde e si guadagna onore, come s’ammenda il giovenile errore, come diviene ogni
ome si perde e si guadagna onore, come s’ammenda il giovenile errore, come diviene ogni dolcezza amara ; in te così, saggio
Tra quelli dell’Andreini, per dare un saggio del suo scrivere, e come poeta e come autore drammatico, oltre al sonetto
li dell’Andreini, per dare un saggio del suo scrivere, e come poeta e come autore drammatico, oltre al sonetto in lode di su
mare, alcuna barchetta vedrassi, prima però che apparisca il Prologo, come parimente guizzare varj pesci ; ma poi non mai qu
a a riaversi, poi scompaiono ; e Maddalena si riscuote infatti, prima come insensata, poi con tacita ammirazione contempland
alore di essa ; e quanto all’allestimento scenico, si può esser certi come nulla vi avesse di esagerato nelle scene indicate
ini. Il Perrucci dice a pag. 137 : Perchè poi gli Antichi non videro come ha potuto l’arte inventare le metamorfosi in scen
superatrice della Natura. Or vada meravigliandosi qualche antiquario, come avesse saputo Sofocle dare il modo di far volare
elle fauole, et molte historie si possono rappresentare ageuolmente : come in Bologna vid’ io già molt’ anni introdur per in
t’ infiorano il sen, furanti il senno, simboleggia tuo stato. Sappi : come tra i fiori è la rosa sol bella, cosi ancor d’ og
iovinezza il gusto. O vedi che bel fusto ! Tu pur giovin già fosti, e come tale col fanciullin di Gnido star bramasti accopp
menti più seri riesce a gettare una sprazzo di umore gajo e giocondo, come nella scena sesta dell’ atto secondo, in cui racc
sto bel tipo di assetato eterno è gittato là tutto di un pezzo, saldo come blocco di granito, e son certo che farebbe anch’
e il più spregiudicato pubblico del mondo. Si è detto e si è scritto, come più a dietro accennai, che codesta Maddalena è un
dell’ Andreini pronunciare sia pur di sfuggita il nome di Shakspeare, come ad altri piacque ; ma è certo che per la pratica
mmedia ; ma egli era autore e comico : quindi non poteva scrivere che come gli autori del suo tempo scrivevano, e come lo co
i non poteva scrivere che come gli autori del suo tempo scrivevano, e come lo consigliava il suo interesse. » Anche qui, com
empo scrivevano, e come lo consigliava il suo interesse. » Anche qui, come si vede chiaro, c’ è un po’ l’ odore di codino. C
rasse per qualche cosa io credo : ma non veramente ch’ egli scrivesse come gli autori del suo tempo. A ogni modo, a parte la
’ egli possa pretender di mieter applauso, et non di raccoglier odio, come fanno certi, che trattano con un servo sciocco, o
en parlare troueranno molti luoghi dove ne men’ io debbo dir bene, si come anche mi accorgo, che quelli, che non sanno parla
o mi habbia detto. Per altre cose concernenti la vita dell’ Andreini come at tore e capocomico, pettegolezzi di palcoscenic
47 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 619-638
mirabilmente, tanto che fu dal Fiorilli riconfermato per cinque anni come ruolo primario assoluto. Passò poi con la Marta C
o ; poi Cavicchi il giovine (unico per la maschera del Brighella). Ma come poteva questo Cavicchi giovine del 1820 essere il
sta ; ed io sarei ben fortunato se avessi nel mio paese un’interprete come voi…. » Nè solo nella interpretazione della Signo
e dell’attrice la significava abbandonandosi a declamazioni deliziose come una melodia, poi a un dato momento quell’incanto
a di umili artisti, possedeva dalla natura il sentimento del bello, e come dalla roccia si estrae il diamante, così Cesare D
entimento, aveva in lei una riproduttrice esatta e fedele. Gli occhi, come due diamanti neri gettavano sprazzi di luce, e no
i Frittellino, nacque a Ferrara il 14 maggio del 1563. Aveva esordito come semplice dilettante il 1583, regnando a Mantova G
anti anni di visitarmi con un figliuolo, il quale mi è stato caro, sì come figliuolo, ma molto più caro per haver ritrovato
i V. A. S., alla quale spero un giorno di essere perpetuo vassallo si come le sonno antichiss.º seruitore, posciachè il mio
ella Ser.ma Consorte la sua prole, che N. S. voglia, che sia in breve come lo spero. Intanto l’aviso dell’arrivo di Cintio e
a Compagnia da lui diretta. Lo troviamo sul finir del 1595 a Firenze, come appare da questa sua lettera, diretta allo jll.mo
altri negocij che in leggere cosse che uenghino da sogeto cossi basso come è il mio, pur mi affida la Gracia sua è la vecchi
sciatore alla Corte Messer Trajano Guiscardi, Fritellino e sua moglie come i migliori personaggi non solo della sua compagni
andare a Parigi ; si diè d’attorno per espurgarla di cattivi elementi come il Pantalone pessimo comico, e la Baldina Rotari,
Baldina Rotari, pessima…. donna, e per rinforzarla di miglior gente, come un Pavolino Zanotti. Ma le sue forze questa volta
brielli. Povero Frittellino !!! Che smacco ! E che accasciamento !… E come se ne doleva col Duca nella lettera che qui diamo
cav. Marino !… Il delitto, che vediam confermato nell’oroscopo tolto come gli altri da un codice della Nazionale di Firenze
i Mantova il diritto di far stare a dovere Frittellino, comandandogli come a soggetto, il fratello di lei, per nome Nicola,
cchini son quelle d’indole didattica, nelle quali unicamente abbiamo, come più volte ho detto, l’idea ben chiara di quel che
, per esempio, il passo di S. Gio. Grisostomo che condanna gli attori come rovina dell’altrui patrimonio, conchiude : Direm
ticchiavano la mente in le lor tresche ; onde posiamo credere, che si come egli sempre santamente scrisse il vero, che così
a Maestà Cesarea m’ ha privilegiato di Nobiltà, non sono così grandi, come son quelle, ch’ io mi fo, quando veggo uno, che p
ittadini, ponendolo nella schiera de’ gentil’ huomini et pretendenti, come se di quattro Avi Paterni et Materni fosse nato n
persone dovrebbon recitar le Comedie. 2. Del gesto. 3. Della parola come si pronuncij. 4. Distintione delle parole second
7. Breve istrutione in generale a chi recita Comedie. Molte volte, come nel gesto, o nella voce, ti vien fatto di trovar
i trovan concetti o meglio chiariti o nuovi di zecca, i quali mostran come al Cecchini stesse a cuore l’estetica in ogni sua
ano, ma che si dee hor l’ una, hor l’altra et hora tutte due muovere, come più comporta il discorso che si recita. Lo stare
lo, hora alla terra, et hor in un luoco, et hor nell’altro, e non far come quelli ch’ apostano nel auditorio uno o due amici
e poi uscito, dir si puocho, che quello che dianzi parlava non resti come una statua, se però non deve dir cosa aspettante
ivilegio particolare assista il comico ; se no la fatica sarà gettata come a miei giorni è avvenuto e molti che professi nel
48 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della maniera del cantare e del recitare »
pria lingua, a bene articolare, a farsi intendere e a non iscambiare, come è lor vezzo, un vocabolo con l’altro. [3.2] Nien
ncesi una caricatura che fu fatta in Parigi di un’opera senza parole, come se le parole nell’opera fossero veramente un sopr
ra in musica, dove la recitazione è legata e ristretta sotto le note, come nelle antiche tragedie. Egli ha segnate con ciò l
e si sentono tuttavia fedelmente imitare in un paese, dove il teatro, come in Atene, fa gran parte della vita e dello studio
e scene, fanno ogni lor potere di trarla d’inganno e di certificarla, come disse un bello umore, che essi pur sono in realtà
primo della musica non fosse l’ultimo de’ pensieri così del maestro, come de’ cantori, quando il recitativo, parte essenzia
se e nella composizione e nella esecuzione così disformato e negletto come egli è presentemente, quando le arie medesime fos
iletto, e troveranno la via del cuore; e questo pure intende di dire, come avvertiva colui, il cartello dell’opera, dove è s
u vuoi suonare», rimproverava Pistocco a Bernacchi, che si può tenere come il caposcuola, il Marini della moderna licenza. E
dell’arte; egli è un far divenir fine quello ch’essa adopera soltanto come un mezzo. La vera arte prescrive che uffizio del
i che amò singolarmente Apollo sieno permessi i supplementi del loro, come a quelli che possono entrare nella intenzione del
rare nella intenzione del compositore, e non sogliono aver dispareri, come si dice, col basso, e coll’andamento degli strume
passo. Per le stesse ragioni non si vorrebbe così indifferentemente, come si pratica, abbandonare al musico la cadenza, la
49 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 881-887
di lui che esiston nell’Archivio di Modena, qui riferisco per intero come quelle che ci dànno, se non molte, curiose notizi
n chiesto per loro particolare, un regalo per uno ; e da me risaputo, come capo della Compagnia scrissi al Signor Martinozzi
amera di detto Em.º che anch’io pretendeuo, se gli altri domandauano, come quello che ha il carico di regger la Compagnia e
aputo dall’Aurelia, e sopradetti, l’impedirono che non me la facessi, come succedè. Leandro che da me hà riceuuto l’educatio
ata da tutti i Comici, che non hà sofferto ? scritture, e quasi detti come libello infamatorio, promulgati frà Cau.ri e quas
Bagolino, uenuti frà loro à rompimento di capo. or ueda Vostra Ecc.ª come poss’io sofferire senza perder il corpo, ell’anim
mmazzarsi qualcuno, non si possa finir l’anno. or per l’amor d’iddio, come si può gustar un principe con tanti disgusti ? Si
er l’amor d’iddio, mancano personaggi ; domandi à tutti i Comedianti, come siano impertinenti questi due : ma caro padrone,
s’io ho da seruirlo il Carnouale ; e non havendo l’Autunno Compagnia come mi hò da sostentar quattro e più mesi ; poi che e
in mezzo al dilagar delle strampalerie del tempo, e di cui metto qui come saggio il principio del vigoroso canto : I fifgl
vuto dunque soli diciasette anni. E nel Baschet, a pag. 165, si legge come la Compagnia, che doveva recarsi a Parigi il 1607
ra avrebbe dovuto nascere intorno al 1580, o poco più. E in tal caso, come poteva trovarsi in compagnia non solo come Dirett
o poco più. E in tal caso, come poteva trovarsi in compagnia non solo come Direttore, ma come attore ? Ammettiam pure che a
l caso, come poteva trovarsi in compagnia non solo come Direttore, ma come attore ? Ammettiam pure che a Parigi avesse dicio
Parigi, dice di lui nell’introduzione : A questo (Gio. Paulo Fabri) come ad Adriano Orazio (il Valerini) si può contrappor
50 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 705-716
primato artistico dell’età presente. Niun attore io credo abbia avuto come lui una vita di palcoscenico piena di movimento,
con allegri compagni di sventura nuovi mezzi di difesa dalla miseria, come fiere o altro, recandosi da questo a quel posto o
anche gli amorosi nelle farse col pulcinella (non mai il pulcinella, come altri affermò) ; poi, secondo amoroso, in quella
, in quella di Lambertini e Majeroni, in cui stette anche l’anno dopo come secondo brillante sotto Leopoldo Vestri. Fu scrit
primo attore, ch'egli sostenne per alcuni anni in piccole compagnie, come ad esempio, del Battistoni. Entrò l’'81 primo att
n Dondini-Dominici, e l’'82, ahimè, tentò il capocomicato (sfogando –  come si dice in gergo – tutte le sue passionacce, fra
e descrizioni e squarci che, detti da lui possono esser sempre citati come modelli di perfetta recitazione, benchè più volte
rima di tutto : questa gran preferenza sugli altri tipi gli è venuta, come vorrebbero i più, dal dominio esercitato sul suo
tenza delle tenebre, Don Pietro Caruso, Padre, che agirono e agiscono come una lima sugli organi vocali ? O si dovrebbe attr
avoro che mi piaccia, esso resta nella mia mente, e mi segue costante come la larva del sole nella pupilla ; e, pur continua
urali e logici per lungo processo di preparazione. Ed è facile capire come con questo studio del personaggio non soltanto ne
ti io mi spiegherei l’alterarsi della dizione in grandissimi artisti, come a esempio, l’Emanuel, che, coll’andar degli anni
estate a un tratto da un volgersi guardingo e immediato…. Sublime ! E come avrebber potuto farsi un’idea dell’arte sua tutta
anuel, chiama questo volentieri maestro dello Zacconi, tanto più che, come accade il più spesso per ogni attor subalterno, e
olmente, alcune maniere e inflessioni. Se per maestro s’intenda solo, come deve intendersi, colui che, colla dedizione incon
lità della dizione, allora certo lo Zacconi rigetterebbe il giudizio, come de'più erronei. Egli aveva già 27 anni, quando en
la additino all’attore la via diritta dello studio. Sarebbe lo stesso come dire lo Zacconi scolaro di tutti gli ammalati e i
51 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « NOTE ED OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 313-326
ente, sufficientemente, e acconciamente si poteano manifestare, quasi come per l’istesso Latino; e loda in esso l’ agevolezz
ozze, la minore costava dieci docati, che allora era non poca moneta, come ognun sa. Così alle nozze di Galeazzo I con Bianc
; e di là vennero le giostre, i tornei, i balli, le feste, le divise, come anche le canzoni, le ballate, ed altre specie di
viuole, e con altri strumenti per le case e per le mense de’ Grandi ( come fecero da principio nella Grecia i primi antichis
e assai ragguardevoli; perchè la loro arte riguardavasi da’ nazionali come qualche cosa di divino, e la loro persona come sa
ardavasi da’ nazionali come qualche cosa di divino, e la loro persona come sacra. I Bardi, per quanto ricavasi dalla dotta d
citavano la fantasia sopra idee di eroismo, ma in tempo di battaglia, come tanti Tirtei, accendevano gli animi de’ soldati a
a conquista del paese di Galles, per assicurarsela, per una politica ( come dice Davide Hume nel vol. II della sua pregiatiss
di: queste sono le molle che fanno muovere gli umani talenti. E pure ( come bene ha osservato nell’Entusiasmo delle belle art
rsi de’ Letterati e degli Artisti quell’uso che fassi de’ limoncelli, come diceva l’eloquente Cardinal Cassini, i quali, tra
gliose prospettive, per la vaghezza, amenità e fertilità del paese, o come diceva il buon vecchio Ippocrate, per l’arie, l’
dato Ab. Bettinelli) le arti, le lettere, e la cultura sono in Italia come in clima nativo, e germogliano da per tutto, e vi
entite, manca del tutto alla lingua Francese, per non esserne capace, come confessa l’Ab. Arnaud; nè altra lingua moderna vi
XI. Luigi di Pietro Alamanni che fu bandito di Firenze sua patria come reo di congiura contro la vita del Cardinal Giuli
o di Francesco Negri Bassanese, apostata della nostra Cattolica Fede, come ci accerta il dotto autore anonimo delle Note fat
ni per la superiorità di parlare con tanta cultura la propria lingua, come se di questa sola facesse tutto lo studio. Al pri
mpio dell’Italia; e la lingua Spagnuola in fatti è l’unica che conti, come l’Italiana, per suo secolo d’oro il secolo XVI.
ersonaggi, o sciocchi, oridicoli, o astuti nelle commedie introdotti, come sono Don Pasquale de’ Romani, le Pasquelle de’Fio
52 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 316
n Napoli verso il 1800. Fu scritturato il’ 19 da Salvator Fabbrichesi come brillante assoluto, dopo pochi anni di esercizio
di esercizio tra’ dilettanti napoletani. Fu in breve tempo acclamato come uno de’migliori artisti dell’ epoca sua, al fianc
rammatica da lui diretta e portarsi in Sicilia, dove la figlia esordi come prima attrice e fu molto applaudita, ed avrebbe f
atrimonio. Veramente l’Alberti sarebbe stato più nel vero, asserendo come il Belisario, già scritturato dalla nuova Impresa
53 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 329
ar, e i comici italiani furon distribuiti nelle varie baracche, parte come venditori, parte come marionette, sotto la direzi
i furon distribuiti nelle varie baracche, parte come venditori, parte come marionette, sotto la direzione musicale del Risto
1 febbraio 1734, indica il Dottore Malucelli e l’Arlecchino Bellotti, come coperti di debiti. Concordando il ruolo e l’epoca
a’viaggi di questo, che pur chiama famoso, di cui parla fuggevolmente come di sconosciuto….
54 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 888
’41 al S. Carlino. Lo vediamo poi al Nuovo il ’46, autor di libretti come il Bajazette e Giancocozza. Riferisco dalla citat
non arricchiva. Egli si dovette accontentar della fama e mori povero come i suoi compagni. Zingari della commedia dell’arte
ommedia dell’arte essi si sbandavano paurosamente, a quando a quando, come , nel verno, soffiasse sulla loro straccioneria la
neria la raffica della miseria, livida nemica di Talia ridente, oppur come  – impensierito da’ reclami dei padri di famiglia
55 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo VI. Spettacoli Scenici Spagnuoli nel medesimo Secolo XVI. » pp. 252-267
media. Essa é una composizione mostruosa e sregolata, se si considera come teatrale; ma come dialogo romanzesco é un libro d
composizione mostruosa e sregolata, se si considera come teatrale; ma come dialogo romanzesco é un libro da applaudirli, non
tutti gli attrezzi di un capo di compagnia si chiudevano in un sacco, come quelli de’ pupi, e si riducevano a quattro pellic
Intanto il determinato Floristan si abbocca con un eremita; manifesta come é incorso nella bigamia per aver prima sposata cl
proposito. Ebbe dunque torto Nasarre a gloriarsi di siffatte commedie come delle migliori della sua nazione, ed é interessa
te si riflette, che Cervantes medesimo il quale ragionò si bene, lodò come eccellenti alcune tragedie che la posterità ha tr
ha trovate strane e difettose. Di più annunziò egli nel suo prologo, come scritte con arte, le otto ultime sue commedie pub
d oggi il Principe de Comici Spagnuoli. Egli si scatena contra di lui come il primo corruttor del Teatro; però la corruzione
ezione anteriore; ma qual era il Teatro Spagnuolo prima di Lope? Ecco come egli stesso il dipinge a’ suoi contemporanei per
corrotto, e forse nacque da temi originariamente pontici e silvetrri, come dinota la parola introduxeron; e se in qualche co
qualche cosa merita Lope di esser ripreso, si é in non aver tentato, come avrebbe potuto, di opporsi al torrente limaccioso
mporti gran fatto l’esser primo; ché io amerei piuttosto esser ultimo come Euripide, che anteriore come Cherilo, o Senocle.
mo; ché io amerei piuttosto esser ultimo come Euripide, che anteriore come Cherilo, o Senocle. Passiamo alle undici non imma
eggitore; la seconda ha qualche mescolanza poco degna della tragedia, come la persona del carnefice introdottavi, e i di lui
taria in quella penisola, e vi si accrebbe tanto, che anche nel 1473, come apparisce dal concilio che nel detto anno, per da
V. Mons. Perrimezzi tom. I Dissertazione Ecclesiast. IV. pag. 100), e come parimente attesta il Mariana (lib. 23. apud Spond
lle lingue che nelle scienze, ritornasse alla sua patria, richiamato, come vogliono, dall’arcivescovo di Siviglia Guglielmo
ntiche rappresentazioni mute delle più solenni feste della religione, come quella del Corpus Domini, hanno potuto risvegliar
Terenzio, afferma egli stesso che gli tenea chiusi con sei chiavi. E come fu egli il primo a conoscere e dar precetti della
56 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 275-276
ace del Borghini è falso. Anzi : oserei affermare, che in niun lavoro come in quelli dell’Araldo è il primo elemento drammat
re : « Il Barlacchi, se noi il potessimo averc, sarebbe a questa cena come il zucchero alle vivande. » Con tuttociò, pare ch
ande. » Con tuttociò, pare che il Barlachia, citato sempre ad esempio come recitatore, non fosse, come tutti i suoi colleghi
he il Barlachia, citato sempre ad esempio come recitatore, non fosse, come tutti i suoi colleghi di scena un’arca di scienza
ante, non letterato : « Chi fa l’arte che fece il Barlacchia non può come gli sdotti arrampicare. » A pagina 432 delle rim
57 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 384
girar trionfalmente i più riposti angoli d’Italia, ammirato e stimato come attore, come autore, e come uomo. Morì a Trapani
lmente i più riposti angoli d’Italia, ammirato e stimato come attore, come autore, e come uomo. Morì a Trapani il 4 luglio d
posti angoli d’Italia, ammirato e stimato come attore, come autore, e come uomo. Morì a Trapani il 4 luglio del 1895. Ebbe v
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 263-265
schera al San Carlino, fu presentato al pubblico dal padre Salvatore, come il Pantalone Rubini dal suo predecessore Gio. Bat
piangendo : « Pecient’annc ! » Antonio Petito morì sul palcoscenico, come a un dipresso l’Angeleri, il Caccamesi, il Massar
il sipario sul terz'atto della Dama bianca, egli era andato a seder, come al solito, nel corridojo sul quale dava il suo ca
ella, dapprima stragoffissima maschera (V. Fiorillo Silvio), andò poi come le altre tutte rappresentando moltissimi e svaria
osse discendente in linea retta dal Mimus albus della farsa atellana, come l’arlecchino dal Mimus centunculus ; quelli fecer
or da Πόλις città, e ϰἔνός o in forma jonica ϰεινός, vuoto, sciocco, come se si dicesse buffone della città.
59 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Introduzione »
fare un dolce inganno alla mente. Se non che egli avviene dell’opera come degli ordigni della meccanica, che quanto più rie
o presentemente arbitri de’ nostri piaceri. Anzi se vorremo por mente come pochissimo travaglio ei sogliono darsi per la sce
e, per il legame dei balli con l’azione, per il decoro nelle scene, e come si pecca persino nella costruzione de’ teatri, eg
on buoni ordini lo stato musicale, a parlar cosi, e porre i virtuosi, come erano negli andati tempi, sotto disciplina e gove
di vero, quand’anche sensatamente scritto e composto fosse un dramma, come verrà egli eseguito dipoi, se non è per niente as
gli eseguito dipoi, se non è per niente ascoltata la voce dei capi? E come potrà egli essere sensatamente composto e scritto
non mutino le cose inutile è ogni discorso, ogni desiderio è vano. E come mutar potriano, salvo se nella corte di un qualch
60 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « LETTERA DELL’AUTORE ALL’EDITOR VENETO » pp. 1-9
, e, se io dritto estimo, non inutili miglioramenti, che vi rimetterò come vi accingerete a pubblicarne di mano in mano i se
rre al vivo i ridicoli del loro tempo, che accreditarsi nelle società come originali di que’ medesimi ridicoli mascherati da
ginali di que’ medesimi ridicoli mascherati da uomini di alto affare, come filosofi senza logica, come pedanti pieni di stom
coli mascherati da uomini di alto affare, come filosofi senza logica, come pedanti pieni di stomachevole orgoglio e voti di
ti pieni di stomachevole orgoglio e voti di ogni valore e dottrina, e come pigmei in somma, la cui pelle distesa a forza di
ativa. Sanno essi pur troppo di non doversi il buon teatro considerar come semplice passatempo, ma come industre espediente
di non doversi il buon teatro considerar come semplice passatempo, ma come industre espediente suggerito dalla filosofia per
comico Menandro. Roma stessa vantò un Lelio e uno Scipione Affricano come coadjutori di Terenzio: un Cornelio Silla dittato
tazio: Orazio Flacco si fece ammirare da’ contemporanei e da’ posteri come critico inimitabile di teatral poesia. Nella deca
61 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 922-927
a seconda metà del sec. xvi. Abbiam visto al nome di Fiorilli Tiberio come il Costantini faccia Silvio padre di lui ; ma col
della Luna, ov’ erano l’Austoni e Antonio (?). Il 1614 era a Genova, come appare dalla lista di comici pubblicata al nome d
1584 non avesse che venti anni, era già, il 1632, verso i settanta. E come mai non si accenna punto in nessun documento all’
punto in nessun documento all’esistenza del figliuoletto Gerolamo ? E come mai Tiberio in quell’elenco non figura ? Forse fu
e assunto più tardi ? E Silvio andò mai in Francia ? E, in ogni modo, come mai nella lunga serie di articoli e versi e anedd
on s’è da alcuno accennato, nè men di passaggio, al Capitan Matamoros come padre di lui ? E chi era il Capitan Matamoros che
compagnia francese ? Lo Scaramuccia del quadro non è già il Fiorilli, come vediam da una incisione del Mariette ; sibbene Gi
se invece di Tortoriti, lo Scaramuccia fosse qui davvero il Fiorilli, come mai con un personaggio di Matamoro al suo fianco
a dell’ultimo luglio. Nessuna coppia accenna nella lettera all’altra, come non punto si accennò mai a un grado di parentela
62 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 304-305
ienda Medebach, durante i quali potè mostrare la sua grande perizia e come direttore artistico e come amministratore. A me p
uali potè mostrare la sua grande perizia e come direttore artistico e come amministratore. A me pare errato il sistema di Ad
uello di caratterista per non figurar più nell’elenco della Compagnia come attore. La Compagnia era sociale, come appare dal
iù nell’elenco della Compagnia come attore. La Compagnia era sociale, come appare dal manifesto che ha : Impresari : Carlo
63 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 236
u lenta fino all’entrata in Compagnia di Calloud e Diligenti nel 1872 come primo attore a vicenda col Diligenti (era stato q
ura più tosto forte e di fisionomia marcatissima, sì pe 'l carattere, come s’è detto, freddo, talvolta serio, talvolta anche
. Aggiungerei anche che il Pasta fosse l’ultimo tipo di primo attore, come s’intendevan una volta, e come dovevan essere : c
a fosse l’ultimo tipo di primo attore, come s’intendevan una volta, e come dovevan essere : che cominciavan per noi giovani
64 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
an Moisè, non lungi dalla Piazza di San Marco, esordì bambina il 1719 come il fratello Francesco nella scena aggiunta dell’
ueullette sotto le vesti di piccola Arlecchina. Apparve poi veramente come attrice il '26, in qualità di amorosa a vicenda c
on, la quale, vissuta lungo tempo con lui, e presentata a più persone come sua moglie, pretendendone i diritti legali, si op
65 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 561-564
. Figlio del precedente, nato a Forlì il 1802, esordì a quindici anni come brillante, riuscendo dopo un sol lustro d’arte a
una interpretazione magnifica. Nè men sommo fu nelle parti promiscue come nel Benefattore e l’Orfana, nel Chirurgo e il Vic
segnazione, passò a miglior vita il 29 agosto del 1866. Fu il Taddei, come il padre, di volto piacente, di occhio sfavillant
 : « Luigi Taddei buttava al pubblico ogni fine di frase, e camminava come un ballerino. » Dettò poesie, non prive di sponta
atirica intitolata Artisti e giornalisti, che ha, tra l’altre, strofe come queste : È un foglio inutile, ma molta gente va
e va a sottoscriversi immantinente : gli artisti corrono per la paura come le pecore alla pastura. Molti son miseri vivono a
66 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Pistoia, questo dì 21 di ottobre 1589. » pp. 405-415
si rifiutavan di andare, o dando garbatamente le ragioni del rifiuto, come abbiam visto per Francesco Andreini, o mettendo c
iuto, come abbiam visto per Francesco Andreini, o mettendo condizione come vediamo pel Bianchi ; il quale, fatto invitare da
citata dal Guerrini al N.°58 del suo saggio bibliografico (op. cit.) come opera di Giulio Cesare Croce ; ma è un errore evi
, che non ha so par. E via di questo tenore. La maschera del Dottore come quella del Capitano, mutava il paese e il nome se
sima dall’antico al moderno. (V. Materazzi). Si chiami egli Partesana come il Bianchi, o Forbizon come il Bagliani, o Baloar
(V. Materazzi). Si chiami egli Partesana come il Bianchi, o Forbizon come il Bagliani, o Baloardo come il Lolli, o Spaccast
li Partesana come il Bianchi, o Forbizon come il Bagliani, o Baloardo come il Lolli, o Spaccastrummolo come il Soldano, o Ba
orbizon come il Bagliani, o Baloardo come il Lolli, o Spaccastrummolo come il Soldano, o Balanzoni come il Lombardi, o Grazi
aloardo come il Lolli, o Spaccastrummolo come il Soldano, o Balanzoni come il Lombardi, o Grazian de’ Violoni come il Chiesa
come il Soldano, o Balanzoni come il Lombardi, o Grazian de’ Violoni come il Chiesa, o Scatolone come il Francesconi, o Cam
i come il Lombardi, o Grazian de’ Violoni come il Chiesa, o Scatolone come il Francesconi, o Campanaccio (le nuove Pazzie de
e del Dottore la pensaron in modo diverso. Gli uni impresero a parlar come si conviene, a declamar tirate scientifiche ed er
nde bisogna moderarlo qualche poco, che s’accosti al Toscano, appunto come parla la nobiltà di quell’inclita Città, e non la
più scielte ; ma secondo il vero le più ridicole, che si ascoltino ; come sarebbe a dire. Interpretare, per impetrare, vror
le parole, traendo all’ultima un grande sospiro, si ottenesse allora, come s’è visto accadere oggidì con qualche comico dial
nese, era dottore bolognese, o meglio satira di dottore. Io non vedo come da questa ottava si possa trar la prova che il Gr
ri, sappiano anch’essi che in tutto lo Stato veneto egli è riguardato come un tempo Roscio fu in Roma, ed è a me caro ed ami
munque sia : il nome di Roscio c’ è, e le conseguenze del Signorelli, come semplice ipotesi, non sono da escludersi.
67 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Delle scene »
ornamenti della persona e dei vestiti dei ballerini. I quali vestiti, come anche quelli de’ musici, hanno da accostarsi, il
’ nostri Canziani ch’e’ taglino le vesti all’antica, cosi per appunto come le ci vengono descritte dall’erudito Ferrario, no
er altro qualche buon lume, non si compiacesse pur assai considerando come senza l’aiuto dei rilievi di legname sia da noi v
ievi di legname sia da noi vinta qualunque difficoltà di prospettiva, come in siti ristrettissimi si facciano da noi apparir
egna. Ferdinando, in una parola, fu il Paolo Veronese del teatro53. E come , al pari di Paolo, ebbe la gloria di aver recato
trebbe per un cortile e forse anche per una piazza. Racconta Vitruvio come , avendo un pittore di quadratura dipinto a Tralli
r isvegliatezza d’ingegno54?» Ora che direbbe quel matematico vedendo come nelle nostre scene da noi si applaudisce a quei l
ugli teatri. [5.5] La Cina ancora, antico nido delle arti e colonia, come alcuni vogliono, dell’Egitto, fornir ne potria di
parecchie cose ingegnosissima nazione. I giardinieri della Cina sono come altrettanti pittori, i quali non piantano mica un
ità ch’è propria dell’arte dell’edificar le case; ma, presa la natura come esemplare, fanno quanto sanno d’imitarla nella ir
Qua ti raccapriccia una veduta di scogli artifiziosamente tagliati e come pendoli in aria, di cascate d’acqua, di caverne e
più grande, quanto più sarà giudicato lontano. Quindi è che appaiono come torrioni di giganti quei personaggi che si affacc
osse compartito sempre con quella uguaghanza e così alla spicciolata, come ora si costuma. Distribuendolo artifiziosamente,
ata, come ora si costuma. Distribuendolo artifiziosamente, mandandolo come in massa sopra alcune parti della scena e quasi p
68 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 978
all’amor del teatro, nonostante il divieto de’genitori, entrò in arte come amoroso, passando in capo a un triennio (1821) pr
alquanto svantaggioso, non dispiacerebbe però nelle parti disinvolte, come pure in qualche parte di padre nobile, se (ci sia
azionale Toscana, al fianco di Maddalena Pelzet, poi di Lorenzo Pani, come primo attore assoluto con scelta di parti. Fu con
i rappresentava. A lui tributarono i contemporanei parole di encomio, come a colui che mostrò potersi avere applausi e conco
69 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »
arte essenziale dell’opera italiana, giacché quasi sempre si frappone come intermezzo, e di rado s’innesta nel corpo dell’az
a vaghezza dello spettacolo, sono per sua natura sbanditi dal dramma; come all’opposto i più atti sono quelli, che riuniscon
dalla commedia. né da tale unione risulta un tutto così inverosimile come pretenderebbero alcuni, a cui pare una stravaganz
7] Delle tre cose accennate la musica non si propone se non due sole, come fine principale il commuovere, come subalterno il
a non si propone se non due sole, come fine principale il commuovere, come subalterno il dipignere. Commuove la musica ora i
no capaci d’agire sull’animo nostro qualora li sentiamo nella natura, come fa la musica allorché esprime l’armeggiar d’una b
uali per esser privi di suono non cadono sotto la sfera della musica, come allorché non potendo significare la tomba di Nino
dito movimenti analoghi a quelli, ch’eccitano in noi gli altri sensi; come allora quando il musico volendo esprimere il tran
ed appassionate, una economia di discorso, che serva, per così dire, come di testo, su cui la musica ne faccia poscia il co
nati dalla mossa e vivacità che ricevono da una bella musica faranno, come riflette sagiamente Grimm nel suo Discorso sul po
spressione naturale degli affetti dell’animo ispirataci dall’istinto, come ci sono ispirati gli altri segni esterni del dolo
utte senza differenza. Il canto suppone dunque agitazione nell’animo, come la suppongono le lagrime, e il riso, e tanto più
Cosicché chi canta è in qualche maniera fuori dal suo stato naturale come si dicono esser fuori di se gli uomini agitati da
dell’animo suo non ordinaria. Ora cotal alienazione, o agitazione, o come vogliamo chiamarla, o ha per oggetto le cose che
e della sua dolcezza, fa sì ch’ei non si avvegga della sua illusione, come il cinto misterioso d’Armida impediva Rinaldo dal
e che non sa imitare dell’anima se non il trasporto, li rigettarebbe come inopportuni al suo scopo. Ma, poiché essi sono ta
Che se il personaggio non si risolve, ma rimane nelle sue dubbiezze, come talvolta addiviene, allora l’aria dovrà essere co
le sue dubbiezze, come talvolta addiviene, allora l’aria dovrà essere come una cscita, una scappata del sentimento, cioè que
in noi le passioni, e queste destino la riflessione scambievolmente, come ognun può osservare in se stesso, e come vedesi p
riflessione scambievolmente, come ognun può osservare in se stesso, e come vedesi praticato dai primi autori. [22] L’errore
ato abbastanza nella filosofia delle passioni, e dall’avere stabilito come regola generale ciò che dovrebbe essere una eccez
le artie delle scienze. Leggansi le prime poesie di tutte le nazioni, come sono i frammenti degl’islandesi, i poemi d’Ossian
polite, e più regolari, ma conseguentemerite meno espressive: appunto come i grani d’oro assottigliati, e ridotti in foglia
ani d’oro assottigliati, e ridotti in foglia dagli artefici, i quali, come dice l’Abbate Terrason, perdono in solidità tutto
onaggi le similitudini, ma acciochè riescano verosimili, dee metterle come lo farebbe la natura, e non altrimenti. Ora che i
vorate di simil gusto: potranno esse prese separatamente considerarsi come squarci bellissimi di poesia, sulle quali un gran
isamina con giusta critica niente v’ha di più stravagante a sentirsi, come ben riflette il marchese di San Lamberto nella su
si, che nelle belle arti l’astratta ragione debbe sottoporsi al gusto come questo si sottopone all’entusiasmo, e al vero gen
ioni della scena. Tutte le quali cose producono l’illusione, non solo come supplemento della musica, e della poesia, ma come
illusione, non solo come supplemento della musica, e della poesia, ma come un rinforzo eziandio dell’una e dell’altra, poich
le loro facoltà da tutte le bande veggonsi all’improvviso trasferiti, come Psiche, nel palazzo incantato d’amore. La loro im
incipal interesse. Io prendo in questo luogo la parola “maraviglioso” come la prende il Marmontel, vale a dire, per una seri
ole, che si debbano ad essi preferire gli storici. né non è già vero, come pretende il Marmontel, che questi non somministri
i nella passione, e a penetrare più addentro nell’animo dell’uditore, come il dover dipingere eziandio gli oggetti naturali,
i, ma pei favolosi eziandio, che: non vanno esenti da simili difetti, come si potrebbe far vedere coll’esame imparziale dei
ar dilettando: utile dulci. L’azione rappresentata può esser triviale come nella commedia, o grande come nella tragedia: qui
azione rappresentata può esser triviale come nella commedia, o grande come nella tragedia: quindi la distinzione dell’opera
ulta un tutto drammatico, che ha le sue leggi privative, e peculiari, come le hanno la tragedia, e la commedia. Cotali leggi
gli atti, poiché può darsi un’opera bellissima divisa in cinque atti, come in tre o in due. Non nel carattere del protagonis
ssenziale passi tra esso e quello della tragedia e della commedia, né come gli affetti, che svegliar mi debbe il primo, si d
nella scelta degli argomenti favolosi a preferenza dei veri, poiché, come abbiamo veduto di sopra, gli argomenti tratti dal
ma. Parlasi qui dell’opera seria non della buffa, nella quale vuolsi, come nella commedia, giocondo fine. né veggo perché il
i musicali. Quarta: il mezzo per cui si propaga la luce, è un fluido, come lo è ancora il mezzo per cui si propaga i suono.
i sono nell’aria delle particole o delle corde aere per ciascun suono come vi sono de’ globetti o particole eteree per ciasc
essedo tali perfettamente i drammi di Quinaut, confesso di non vedere come l’illustre autore li preferisca a quelli del Meta
70 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « LUIGI RASI. I COMICI ITALIANI » pp. -
na, specialmente nella forma detta dell’arte, in tutta Europa. E noto come la prima idea di raccogliere le notizie biografic
avaro di aiuto in Italia per imprese letterarie serie, vaste e belle come questa che lodo senza restrizioni, senza reticenz
o voglio esprimere anche il mio migliore augurio. Poichè l’opera Sua, come si può già conchiudere dalle dispense pubblicate,
nifica, è una vera miniera di materiale interessante e degno di fede, come può produrre soltanto la ricerca infaticabile con
può produrre soltanto la ricerca infaticabile conscia dello scopo e ( come traspare da ogni linea), entusiastica. È verament
avrà regalato alla Storia del teatro d’Italia un’opera da consultarsi come nessun’altra Nazione ancora possiede, e per la qu
io sui Comici Italiani, io farò tutte le ricerche. Poichè a un’opera, come quella che Ella ha così coraggiosamente intrapres
relazioni personali e paziente ardore. Nè l’opera è solamente valida come arida miniera di ricerche ; essa è compilata con
tudio, accurato e completo, degno ; e sarà fatto certamente, non solo come omaggio al risultato che il Rasi va ottenendo, ma
non solo come omaggio al risultato che il Rasi va ottenendo, ma anche come dovere di studiosi. Qui accenniamo alla pubblicaz
71 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VI. Tragici Spagnuoli, secondo il Signor Lampillas, negletti, o censurati a torto dal Signorelli. » pp. 43-68
lo meglio affermare, che le favole del Malara fossero state Tragedie, come le sei del Vega. Vorreste replicare, che poteva a
esi di accennare il modo di comporre del Cueva, che io non avea letto come il confessai, sul testimonio di un nazionale. Per
ando tal testimonio censura il compatrioto morto due secoli indietro, come il Cueva; perchè se tal testimonio nazionale è in
eva; perchè se tal testimonio nazionale è intelligente nella materia, come il Montiano, la sua censura conserva un pieno vig
date al Cueva dal Montiano. E quindi tutto asperso di nobile sudore, come se avesse posti alla vista del Pubblico i più bei
apete che cosa credo ancora? Che questa domanda quì ripetuta ci stia, come dicesi, a pigione; e che vi abbia del gran tratto
a riducendola a quattro. L’Apologista, che degli altri difetti non sa come discolparlo, tutto si occupa in due pagine in dif
gli moverà lite. Il male è che Montiano taccia questa prima Tragedia come difettosa, slogata, irregolare, contro le quali i
la Violenza del Prometeo: risposta che siede veramente alla quistione come il basto al bue. Se in un Poeta Cristiano si ripr
one. Trovi il Lampillas messa sulla Scena Antica una transformazione, come ne hanno mostrato più migliaja i Drammatografi na
ete quando ciò avviene? Quando il patetico è maneggiato egregiamente, come nelle disgrazie di Ecuba del Signor Ab. Ceruti. P
pio delle Medee Greche e Latine, e sul Maometto (p. 103.), per avere, come il Principe Tiranno del Cueva i Protagonisti estr
animava a sperare che la di lui Tragedia potesse essere regolare. Ma come fidarsi più d’inferire da quello che si predica q
Teatri vedrà l’Apologista i difetti e le scene interessanti; non già, come si fa nel Saggio, con lodi vaghe applicabili ad o
vaghe applicabili ad ogni Dramma, o con biasimi che tengonsi ammaniti come le formole delle private Segreterie: ma con una c
arsi, che nell’Isabella non si scorge un sol verso tronco o mancante, come nell’Alessandra se ne trovano moltissimi. Colpa d
ligione che ci attacca ad Isabella), il qual personaggio ci fa mirare come cosa già dimenticata la morte dell’Eroina Cristia
rerà esser cosa plausibile che quei due Vecchi dabbene le propongano, come già propose Idraotte Saracino e Mago ad Armida, c
che ne fomenti l’amore, che ne sostenga e nutrisca le speranze? Ecco come si spiega Lamberto: “Al Rey por cierto tiempo fi
gedia. Di questa discolpa, strana al certo, fa galloria il Lampillas, come di un sicurissimo asilo. Ma il Montiano incalza i
pillas per giustificare la stranezza di una Tragedia composta di tre, come il corpo favoloso di Gerione; cioè i Tramezzi e i
e-piéce Francese, corpi che reggono da se, nè abbisognano del Dramma, come il Dramma di loro non abbisogna. M’incolpa poi l’
sto nella mia Storia, abbiano tanti pregi” risponderò “. . . . . . . come da me si suole “Liberi sensi in semplici parole;”
uvre du Démon;” dice ottimamente il Signor di Voltaire. Udite ancora come parla graziosamente e giudiziosamente della Poesi
ologista p. 116.)? Forse nell’Attila non vi si osserva veruna regola, come pretende il Signorelli asserirsi dal Montiano? An
e le niega la regolarità, ma fin anco il nome di Tragedia. Non so poi come il Signor Montiano intendesse se stesso, mentre d
il Virues tiene per veramente regolare; e se l’Attila, o la Marcella ( come credeva il Signor Lampillas) avessero guardate ne
e Lope dà al Virues nel Laurel de Apolo; facendo osservare, che Lope, come parziale dell’alterazione del Teatro, encomia Vir
, che Lope, come parziale dell’alterazione del Teatro, encomia Virues come Autore delle migliori regole Comiche, e ciò dice
72 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 580-583
da al Margherita di Genova per la famiglia di Carlo D'Antoni. Tutto, come dissi, andò…. come doveva, splendidamente ; ma do
Genova per la famiglia di Carlo D'Antoni. Tutto, come dissi, andò…. come doveva, splendidamente ; ma dove l’entusiasmo del
 : il suo viso, così dolce di solito, non era riconoscibile…. Pallida come un cadavere…. le labbra più pallide ancora, contr
soffocate della povera Adelaide. Come siamo entrati dentro le quinte, come non siamo caduti, non saprei dire : so solamente
i…. e che, alla fine, ci trovammo abbracciati e piangenti, baciandoci come due innamorati ! Lei gridava : « Ecco, ecco la mi
la mia arte…. ritorno giovine !… » E io non sapevo che ripeterle : «  come sei grande, come sei grande ! » E dopo quella me
torno giovine !… » E io non sapevo che ripeterle : « come sei grande, come sei grande ! » E dopo quella memorabile recita,
73 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 879-880
ricevute sue delle solite dieci doppie, che il Duca le faceva pagare come donativo. Nondimeno a lei non mancarono le tribol
due figliuoli soltanto sappiamo che intrapreser l’arte dei genitori, come appare dai due documenti che qui riferisco : Ser.
0 Cap.º Fiala 20 D.e 220 Qui dunque la figlia apparirebbe come amorosa o seconda donna della compagnia : ed è l’
’altra Angiola, che sappiamo essere stata l’Anna Marcucci, esordiente come comica, e appartenuta prima alla Compagnia del Pa
74 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 929-930
taua ; giunsi a Fiorenza e sa Dio i dispetti che ebbi si da Flaminio, come da Argentina, ne poteuo replicare p che vi agiung
no la parola e il comando di V. A. S.ma e per tal disgusto mi amalai, come molti lo sanno ; Tralascio ch’egli continouamente
ie de parenti, famiglia assai, e lite si che puole ognuno considerare come sto. Vorie che no fusse uero quel che dico solo p
a all’Illmo. Residente di Venetia in Napoli, se questi uengheno no so come fare, mi rimetto A V. S.ma obligargli piu tutta l
casa, e saremo a Dio piacendo quest’Autunno umilmente a seruire V. A. come credo che faran glialtri se hauran giudicio e qui
on la quale mi uaglio de suoi fauori seruira a V. Em.za di argomento, come desidero mi venghino da lei somministrati mezi pr
75 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 294-295
t : Pilla Cesare nacque a Bologna nel 1807. Prima di dire di lui come artista, merita la pena di accennare alla famigli
rono a trasportare parecchie travi non ancora divampanti portandosele come fossero fusicchè togliendogli esca, il fuoco potè
’irresistibile inclinazione per il teatro, non si curò di conseguire, come gli altri fratelli, un grado accademico, ma seppe
u enfatica, colla cadenza dovuta al sistema di battere il sostantivo, come si dice in gergo comico, seppe però farsi apprezz
tempo ed il malanno riuscirono ad infrangere questa fibra d’acciaio, come Luigi, il più giovine di quei quattro fratelli, r
Reale Sarda per fare tutte quelle parti di generico, di età avanzata, come parti di padre, tiranni generici in parrucca e se
76 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della musica »
ttuta. Transferita dipoi in Venezia, in Roma, in Bologna ed in Napoli come nel nativo suo paese, vi fece nelle due trascorse
resciuto oggigiorno a tanta altezza. Il compositore si comporta quivi come despotico, vuol pure far da sé e piacere unicamen
cessero i trilli, dove parlano le passioni, e la musica fosse scritta come si conviene, non vi sarebbe maggior disconvenienz
otale del dramma. E però da esso ha da prendere atteggiamento e viso, come appunto dalla orazione l’esordio. Ma la sinfonia
sordio. Ma la sinfonia non altrimenti viene riputata al di d’oggi che come una cosa distaccata in tutto e diversa dal dramma
di d’oggi che come una cosa distaccata in tutto e diversa dal dramma, come una strombazzata, diciamo così, con che si abbian
ad intronare gli orecchi dell’udienza. Che se pure taluni la pongono come esordio, convien dire che sia di una medesima sta
ivoglia orazione. [2.4] Dietro alla sinfonia vengono i recitativi; e come quella suol essere la parte nella musica la più s
ra lingua e il fine orecchio di molti gentiluomini, cosi nella poesia come nella musica esercitatissimi. E conchiuse, alla f
. Lavorato a dovere era udito con diletto; e si ricordano ancor molti come certi tratti di semplice recitativo commovevano g
a che cagioni presentemente il recitativo, quando esso sia obbligato, come soglion dire, e accompagnato con istrumenti. E fo
o bene spesso cosi affollate le nostre orchestre, che avviene in esse come in un naviglio, che la gran moltitudine delle man
oletta, dall’arpa, dalla tromba, dall’oboe e forse anche dall’organo, come era altre volte in costume44. Così però che ciasc
o nelle belle prose, il quale, a detto di quel savio, convien che sia come il batter de’ fabbri, musica insieme e lavoro. [
o repugnanti. [2.12] Egli sembra che i nostri compositori adoperino come quegli scrittori che per nulla badando al legamen
cia, rivale in ogni bell’arte coll’Italia. A niuno può esser nascosto come nel campo singolarmente della musica durava tra l
e dei Francesi, ed era da essi loro rigettata l’oltramontana melodia, come vi fu altre volte aborrita la oltremontana reggen
ià avendo essi scosso di per sé il giogo di alcuni vecchi pregiudizi, come è aperto a vedersi in alcune delle loro composizi
o, che hanno tutte a trovarsi insieme e ferir l’orecchie ad un tempo, come potrebbe egli muovere nell’animo nostro una tal d
77 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 889-912
nel Convitato di pietra : commedia da lui scelta e da lui prediletta, come quella in cui doveva essere una cena squisita. Il
re ogni specie di smorfie piacevoli, sicchè il Delfino prima si chetò come sorpreso, poi cominciò a ridere, e rider tanto ch
ovale del ’52 a Roma, colla moglie Marinetta e colla coppia Fiorillo, come appare dalle loro lettere indirizzate al Duca di
ualvolta si recavan a recitare a Corte. Il nostro Fiorilli, divenuto, come abbiam detto, in essa famigliare, spillava di qua
llo Stato qualche supplemento straordinario. Ducento lire ebbe il ’64 come stipendio di quell’ anno, finito in giugno, per l
di ritornarsene a Parigi, vi ricomparve il ’70, ammirato e applaudito come sempre ; tanto che per alcuni mesi fu disertato o
nna Elisabetta il 29 luglio dell’ ’81 da una certa Duval, che fu poi, come vedremo, la disperazione del povero artista e com
Duval, che fu poi, come vedremo, la disperazione del povero artista e come amante e come moglie. Maria Roberta Duval, giovan
poi, come vedremo, la disperazione del povero artista e come amante e come moglie. Maria Roberta Duval, giovane miserissima
are dal Convento di Chalot, e farla mettere in uno di Parigi ; non so come li riuscirà, perchè il Re non ne vorrà essere imp
randuca contro di lui, e va facendo leggere la lettera di V. S. Ill.ª come fece pure a me iermattina ; vuole che esca di cas
non ho mai fatto ne farò cosa che sia indegna di un figlio obediente come sono sempre stato ; e pregandola a abolire le gra
ndola a abolire le grandi maledizioni che mi ha mandato e a benedirmi come buon padre, resto Di V. S. Devotiss.º servitore
tato che dia 60 scudi al figlio per fare il suo viaggio in Italia, ma come non ha volsuto pigliare il pensiero di badare ai
e. Il vecchio rimbambito dice vendere i Luoghi del monte del sale, si come questi di qua dell’ Hostel di Villa2 e come costà
hi del monte del sale, si come questi di qua dell’ Hostel di Villa2 e come costà muore la Marietta, volere sposare la sua do
si fussi fatto dare 60 scudi che mi fece mandare acciò glie li dessi, come segui, questo gli ha spesi per accomodare i suoi
glietti di Mons. Oppede. Vi trovai Scaramuccia. Sua Altezza lo sgridò come un miserabile, ma, come è buccia vecchia, e che n
Vi trovai Scaramuccia. Sua Altezza lo sgridò come un miserabile, ma, come è buccia vecchia, e che non ha nè onore, nè vergo
a a ciò non (qui è parola inintelligibile) e di tanta gratia ne averò come de l’altre una eterna memoria. Pariggi li 25 Oto
S. Ill.ma con ogurarli le sa[n]tissime feste di Pasqua e in esa dirle come sarebbe sei anni che io saria a Fire[n]ce, ma l’a
ce. Al mio arivo paleserò la vita disoluta e infame tanto de l’ anima come del corpo, che resterà maravigliato. Suplicho e p
fu costreto a partire di Pariggi e non solo io fui da lui disgostato, come ancho la S. G. D. a segnio che quando torno fosim
garli 7cento franchi l’anno credendo di esercitare la detta carica, e come questo interesse andava inace (= inanze) senca so
a è la riconpesa delle mie fatiche che con il mio sodore ò aquistato, come V. S. Ill.ma n’è bene informata ; veda se un ingr
o basta a diri ch’ è peggio d’uno faista che a bocha li dirò il tutto come i strapacci fatomi. Suplicho V. S. Ill.ma se con
e in esa conosco il suo continovo afetto. Ora dò parte a V. S. Ill.ma come sono risoluto di pasarmene a casa e subito che su
8 di maggio del 1688 nella chiesa di S. Salvatore ; matrimonio che fu come il colpo di grazia pel vecchio ottuagenario, il q
ella Duchessa d’Orléans, o di Furetière, o di Racine. Ma dove si vide come egli avesse regnato sovrano nella Comedia italian
ioso artista occupa sempre un de’ posti primi, quando non è il primo, come nelle graziose figure dell’ Herisset, e nelle inc
suo carattere è di essere spavaldo insieme e pauroso. Il Riccoboni, come s’è potuto vedere con prova di date, non è qui es
uti, pei quali fu dal Gherardi rilasciata una obbligazione alla Duval come di somma prestata, e i quali egli negava di dover
78 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Introduzione »
anche Giuseppe Baretti e altri letterati fino a Ottocento inoltrato, come Niccolò Tommaseo e Cesare Cantù2. L’estensione de
la cultura umanistica settecentesca, quello di una letteratura intesa come percorso conoscitivo, strumento comunicativo, vei
argomento centrale nell’ambiente letterario4, dominato da personalità come il matematico Francesco Maria Zanotti e il poeta
lla rappresentazione di spettacoli operistici, lo Hofoper, noto anche come Lindenoper, che doveva essere parte integrante di
e anche una biblioteca. Algarotti aveva soggiornato a lungo a Berlino come consigliere e dal 1746 ciambellano di Federico II
ori che avevano segnato il dibattito all’inizio del Settecento e che, come scrive alla fine del suo discorso, apprezzerebber
’ottobre del 17547, non ha un’impronta saggistica; rientra piuttosto, come nota Annalisa Bini8, nel genere del pamphlet, cui
base a una più stretta coerenza, gli scenari. Concludono il discorso, come in tutte le versioni, lo schizzo di Enea in Troja
ssere troppo debitore a un meraviglioso mitologico che richiederebbe, come nel Seicento, troppo dispendio di macchinari e su
rebbe un’inclinazione eccessiva verso la spettacolarità e l’artificio come avviene nelle opere francesi, dalle quali Algarot
l’opera. Il favoloso e l’invenzione hanno un ruolo importante proprio come mezzi per sedurre e rapire lo spettatore, in una
ico II, per il fantastico evocato dallo scenario esotico; sono citati come temi Armida e Orlando, così come Enea in Troja e
dallo scenario esotico; sono citati come temi Armida e Orlando, così come Enea in Troja e Ifigenia in Aulide, argomenti sce
noltre ridotti i riferimenti a esperienze specifiche e cronachistiche come quelle relative al teatro di Berlino; la digressi
omentazioni classiciste arcadiche per promuovere armonia e semplicità come linee guida alle quali anche il discorso musicale
to riguarda la scelta degli argomenti, la concessione al meraviglioso come componente necessaria, l’alternanza più organica
le prescindere, e le singole sperimentazioni legate a luoghi e figure come la Berlino di Federico II, la Vienna di Metastasi
di Algarotti è sicuramente la Dissertazione 24 che Calzabigi pubblicò come premessa dell’edizione parigina delle Opere di Me
n ideale di naturalezza che la querelle des bouffons aveva attribuito come tratto distintivo al teatro musicale italiano; eg
operistica, responsabile dell’organicità del tutto, ma è anche vista come parte di un prodotto dal funzionamento complesso,
i 40-50. Ortes condivide anche alcune esperienze europee di Algarotti come la frequentazione dei teatri di Vienna e Berlino
orio veneziano. Nelle Riflessioni lo scrittore rivaluta l’opera buffa come genere che permetteva una più armonica integrazio
mento per contrastare la noia, il piacere sensoriale dello spettatore come strumento di giudizio del successo di un dramma.
esente fin dalla Introduzione che precede il primo paragrafo dedicato come sempre al Libretto. La corruzione dello spettacol
a che riconduca il teatro allo scopo di educare il popolo alla virtù, come avveniva nel teatro antico. Le riserve nei confro
rodotta in fac simile nel volume curato da Annalisa Bini e presentata come una versione più nota rispetto alla precedente ve
ione e della costruzione del testo stesso. Il Discorso appare infatti come un testo più pragmatico, una bozza poco elaborata
borata; ha una struttura più colloquiale e si presenta effettivamente come una serie di suggerimenti e riflessioni rivolte a
ene la natura discorsiva, integra alcuni passaggi e ne elimina altri, come i riferimenti legati in modo specifico all’esperi
attanto (perché fra il Popolone de’ pigmeiha scroccato fama di savant come l’Algarotti e il ***) gemmando il suo pretto fave
79 (1732) Paragone della poesia tragica d’Italia con quella di Francia
eoria tragica europea sei-settecentesca: il Paragone veniva osservato come attraverso gli squarci di un lenzuolo perforato,
gone potesse essere attraversato a partire da molteplici prospettive, come testo di critica e storiografia letteraria tra i
l progetto di ricerca Historiographie théâtrale à l’époque moderne 5; come documento di evoluzione dell’estetica settecentes
a natura del gusto e la percezione del bello — interpretati da alcuni come segnali di una precoce ricezione delle tesi del D
, David Hume, Edmund Burke, Gotthold Ephraim Lessing e Immanuel Kant; come tentativo, infine, di piegare i cardini della poe
redevo non fossero più funzionali ad affrontare la questione Calepio, come ad esempio l’idea di una sua posizione di isolame
ll’altra, e questa era forse la vera scommessa, impiegare il Paragone come una sorta di microscopio attraverso il quale, oss
etica, la critica e l’estetica di quel periodo che viene identificato come «Early Modern». I rischi insiti in questa operazi
erano molteplici: certo vi era quello di usare lo scritto di Calepio come un mero pretesto per distendersi, col pericolo di
adatta a purgare ogni passione, e non soltanto la pietà e il terrore, come pretendeva ad esempio il Robortello. L’autore si
del pubblico, c’era molto di quel gesuitismo che concepiva la santità come una virtù eroica, e la catarsi era considerata il
lità etico-religiosa profondamente diversa. Il recupero della catarsi come strumento attraverso il quale legittimare l’utili
vola, che non soddisfaceva l’esigenza catartica richiesta dal Calepio come prerogativa di ogni buon componimento tragico. In
enitore dell’idea del progressivo raffinamento del gusto e dell’arte, come si evince ampiamente dal suo confronto fra l’Ippo
ia era propriamente situata a livello di elocutio, e non di inventio, come prescriveva, secondo il bergamasco, il testo grec
to greco offerta da Castelvetro, il quale concepiva la meraviglia non come la sorpresa piacevole disposta in seguito allo sv
ole disposta in seguito allo sviluppo inaspettato della peripezia, ma come l’elemento che costituiva il «dilettevole» della
uotano anche attorno alla necessità di mettere in scena la catastrofe come pratica sommamente patetica, sottendono una compl
ttare di temi assai differenti, proprio perché il poema epico assume, come già accadeva nella Poetica di Aristotele, il prof
to di vista supera anche la posizione di Maffei, intento a dimostrare come l’affetto filiale fosse un sentimento più univers
che lo rende migliore. Se in altri teorici del teatro settecentesco, come Gravina e Muratori, l’amore nella tragedia veniva
fondo è presente nell’intera disamina (Paragone IV, 1, [2]), dimostra come i Francesi siano riusciti a gestire in modo molto
agli Italiani. Egli si sofferma ad esempio sull’esordio, dimostrando come nelle prime scene dei drammi antichi e dei loro e
dal Torrismondo all’Aristodemo, fino anche a esemplari contemporanei come la Temisto di Salìo, in cui questo cruciale snodo
treccio, e quella francese in fatto di rappresentazione scenica, così come il pregiudizio circa l’eccessiva vicinanza delle
ografica, che proprio col Napoli Signorelli si consolida, assume così come statuti classici i giudizi del bergamasco, e anco
sto mimetico. Anche i Francesi, ripete Calepio, hanno le loro pecche, come dimostrano alcuni monologhi, di carattere eccessi
). In generale comunque, nel Paragone, il monologo è ammesso soltanto come espressione dell’impeto delle passioni, secondo u
ora meno verosimile in questo sistema risulta l’a-parte, che richiede come prerogativa essenziale una suddivisione improbabi
hos elencato da Aristotele fra le sei parti di qualità della tragedia come un elemento afferente alla sfera morale. La bontà
irtuosi i protagonisti e gli antagonisti più crudeli. In questa sede, come in altre, emerge un altro tratto caratteristico d
ncese, recuperata anche in Italia all’inizio del diciottesimo secolo, come dimostrano, fra gli altri, Gravina e Muratori. An
a la maggiore solennità della prima, che non sopporta un abbassamento come quello adottato dal Trissino e dagli altri dramma
la verosimiglianza dei discorsi appassionati che devono presentarsi, come già si è riportato, del tutto scevri di questi ab
i nel censurare l’eccessivo lirismo di prove autenticamente barocche, come l’Aristodemo del Dottori. Ma se la disputa, dal C
ca a un personaggio tragico nel pieno di uno sfogo passionale. Certo, come notava il Maffei nella sua Recensione al Paragone
elle Tragedie Cinque del Gravina: queste forme vengono anzi rifiutate come caratteristiche di una stagione ormai tramontata.
sistemi di pronuncia delle due lingue, dalla cui analisi procedeva —  come già aveva rilevato il Muratori — una netta superi
are una riedizione del Paragone di cui aveva gettato già solide basi, come documentano le carte conservate nell’Archivio Cal
ggiustare il progetto, fornendomi opportunità formidabili di crescere come ricercatore e come uomo. Il primo grazie va dover
to, fornendomi opportunità formidabili di crescere come ricercatore e come uomo. Il primo grazie va doverosamente alla mia «
anni: di quel poco che ho saputo imparare da una persona eccezionale come lui nella tesi c’è molto. Al personale delle bibl
incontrare aggradimento in voi pari alla favorevole aspettazione: Ma come colui, che son più vago di dottrina, che di lode
orpo della medesima. [Ded.2] Potrebbesi la favola riguardare altresì come il disegno nella pittura e l’altre cose come colo
avola riguardare altresì come il disegno nella pittura e l’altre cose come colori che le dan compimento. Meritando adunque r
i di protagonista. La pietà ch’ella muove giova alla favola solamente come una conseguenza funesta dell’azione di Rodrigo.
e ἁμάρτεμα non abbia voluto prescrivere se non un errore involontario come falsamente ha creduto anche il nostro Castelvetro
corché pravo non rende l’uomo d’ordinario malvagio. La malvagità però come abituale s’oppone alla colpa accidentale, non ad
persuadendosi, spinto da giovanile ardire, di soggiogar l’Ellesponto, come espone l’ombra di Dario. La tragedia delle Eumeni
rciocché se ben egli muore innocente, s’espone non pertanto tal morte come un effetto del paterno delitto che gli dei voglio
sser ricevuta con applauso in teatro, non merita ella però precedenza come favola doppia per la bellezza (come si dice) dell
, non merita ella però precedenza come favola doppia per la bellezza ( come si dice) dell’argomento, la qual si considera dal
la forza delle episodiche passioni, e certo artifizio nella condotta, come presso Cornelio, non ha però l’autore perduto di
ia sorprendere l’uditore utilmente sì colla compassione del medesimo, come col timore. [1.4.5] Le due persone più proprie c
gliuola d’Agamennone, i quali non possono se non odiare chi s’oppone, come Erifile, alla sua liberazione e godere di tutto c
ca compassione, sì perché quel re appare di costume alquanto crudele, come perché la commozione che fa Monima contrasta a qu
prendersi tal libertà se non in certe tragedie di lieta riconoscenza, come è probabile che fosse anche il Fior d’Agatone. Fr
paiono meno evitabili i mali più comuni a fronte degli straordinari, come perché vie più si commove la nostra umanità mentr
diletto grande, la tragedia non richiede di sua natura se non questa come sua propria, potendo sussistere facilmente senz’a
to la tragedia. [2.1.5] Però ricercano assai comunemente i Francesi, come cosa necessaria alla poesia tragica gli eroi egua
e abbia per fine di giovare con l’esempio delle grandi virtù; il che, come loro è venuto fatto qualche fiata con della lode,
e supposto che fra le tragedie di Pietro Cornelio più commuovessero, come egli dice, Cimene ed Antioco, che Edippo, ciò pot
anzi accresce la virtù della medesima, conciossiaché penetrando ella come in un colpo nell’uditore lo lascia più sorpreso,
penetrando ella come in un colpo nell’uditore lo lascia più sorpreso, come appare nel Solimano del Bonarelli, ove appunto el
2.2.4] Oltre ciò non sono talora que’ propri che ricerca la tragedia, come si vede nel Cinna, il quale sentendo il rimorso d
cipe con quello che ha verso l’amata? Confesso che non so comprendere come da Cornelio si preponga la rappresentanza di sì t
tralascio. [2.4.2] Questa cautela non è però senza esempli contrari, come può vedersi nell’Orbecche del Giraldi, nella Rosm
re la cura d’interessare sì li cori di quelle che gli hanno continui, come gli nunzi e gli altri personaggi nelle disavventu
te que’ dogliosi trattenimenti che accrescono il moto delle passioni, come debbonsi schifare le declamazioni superflue che l
brevità del tempo permesso alle tragiche rappresentanze non è capace come quello dell’epopea, ma ciò ch’io credo doversi ma
tà dello stile congiunta ad altri riempimenti le prolunga oltre modo, come per saggio si può vedere nella Progne del Domenic
r propria dilicatezza. Ma sovente parmi essere avvenuto a que’ poeti, come a quegli imbanditori di conviti che, per far pomp
ità maggiori e notare i difetti ch’io ritrovo negli episodi francesi, come le lodi ch’essi meritano per li medesimi, esporrò
antica favola di Fedra nella riforma fatta dal Racine ha vantaggiato, come per altro, così pure per esse. Nel Britannico del
tituiscono una parte bellissima, benché il rimanente non corrisponda, come già notai. Né certo così possono lodarsi gli epis
tendo di quelli che sembrano anzi spettatori della favola che attori, come l’infante del Cid, ma d’altri ancora che sotto il
render più mirabile lo scioglimento, entrano in esse con mala grazia, come si potrebbe asserire dall’intervenimento di Telef
ano la maggior parte della tragedia, o vi danno la principale figura, come mi sovviene aver particolarmente notato nell’Edip
estiere introdurle a ragionare d’amore sì perché loro è più naturale, come perché ne parlano meglio che d’ogn’altra cosa, an
non già per passione primaria sopra di cui debba aggirarsi la favole, come altri ha loro ingiustamente rimproverato, ma per
mente senza offesa di certe convenienze al costume di quella nazione, come perché l’applauso delle loro tragedie dipende pri
are d’amore introdotto per accessorio occupa il luogo del principale, come è facile d’osservare negli amori d’Oreste e d’Erm
roducendo nel Gionata Achinoa, moglie di Saule, con le due figliuole, come pure nell’Assalonne la reina Maaca e la figlia Ta
ne, o da qualche Deità e talora anche da personaggi del tutto ideali, come è la Morte introdotta nell’Alceste d’Euripide. So
uralezza si fa con tanta oscurità che l’instruzione si rende inutile, come osservai già nella Tullia di Lodovico Martelli, c
ersone umane che comparendo sole in principio instruiscono il popolo, come fa Enone negli Antivalomeni, ma l’ombre e le deit
avola, e per la qualità delle persone, e per la natura del commercio, come si può vedere sì nell’Astianatte che nell’Altea d
i francesi è il continuo uso de’ confidenti. Imperciocché quantunque, come ho già notato addietro, essi siansi assai giovevo
on lodevoli perdono il lor pregio per sentirsi quasi in ogni tragedia come comuni ed essenziali formulari, con quelle trite
à. Li Francesi tuttoché non ne abbiano ignorato i suoi buoni effetti, come si vede nel Polieuto ed altrove, hanno mostrato d
la quale ha soggetto finto, dispregiò totalmente questa introduzione, come parte inventata per solo soccorso di tal favola.
e di que’ tempi permetteva al medesimo il famigliarizzarsi con li re, come perché alla loro condotta non era per lo più nece
bile l’incauta comunicazione de’ consigli sì di lei che di Polifonte, come pure che lo scoprimento cui ella fa di Telefonte
colpo l’ascoltatore con l’intero ammassamento delle tragiche vicende, come fece Sofocle, si sa ch’Edippo cominci nel quarto
cidenti ha potuto far credere intollerabile l’eccesso della passione, come si vede nell’Aminta del Tasso, ma nel caso presen
l quale racconta Essere stato lungamente intento a far la casa colta come ordinato aveva la reina […] si perde l’occasione
enza che si sappia motivo che qualifichi la natura di tali congressi, come per esempio accade nell’atto 3 del Torrismondo, i
il consigliere a far seco stesso un lungo discorso, egli alfin parte, come se fosse ivi venuto a dire alcuna cosa agli udito
l re Germondo, e poco appresso la nutrice a trattenersi con essa lei, come se quel luogo fosse il suo segreto appartamento.
r sulla scena li personaggi secondo che torna meglio al bisogno loro, come quando, nel Radamisto di Crebillon, il re Farasma
suo Cesare, ma non è verisimile che ivi si facciano tutti li discorsi come in luogo proprio. Strano particolarmente parmi ch
o agevolmente chi ascolta, e finalmente non si veggono sì d’ordinario come negli Italiani delle particolarità che sono o dis
con l’agitazione che deve sempre esser norma di cotali ragionamenti, come quando Emilia parla nel Cinna a’ proprii desideri
nvenzione licenziosa di cui deesi fare minor uso ch’egli è possibile, come perché in vederli sì frequenti si direbbe che il
mento in primo luogo assaissimi che si veggono non pure ne’ prologhi ( come addietro accennai), ma in ogni atto, i quali altr
finalmente le indecenze che nascono dalle circostanze dell’occasione, come è quella del Solimano nella scena 3 dell’atto 3,
e’ parlari men passionati, la qual pur si vede appresso i men periti, come per esempio vedesi nel prologo dell’Altea del Gra
scere la di lei voce stessa, tuttoché dicano che non è molto lontana, come infatti non debbe essere, posciaché l’uditore, si
ta la Merope del Marchese Maffei, benché per più cose pregevolissima, come si può riconoscere ne’ colloqui segreti che quell
medesimi, il quale suole talora esser più lungo ch’ella non permette, come accade nel Torrismondo, ove si lascia un piccolo
tante e tortuose vie appena poteva giungere la voce e quindi vengono come se fossero al limitare della porta. Nel Cesare de
us y vole». Imperciocché l’oracolo consultato in quella occasione fu, come è noto per gli scritti di Pausania24, quello di D
dell’oracolo, ma troppo esso appare sì per la chiarezza della storia, come perché da niuno storiografo abbiamo che fosse alc
pure si dovette ricorrere in questo incontro ad uno classico e famoso come costumavasi nelle gravi calamità. [4.6.3] Alla s
te avere il medesimo benefizio con attori meglio legati e non oziosi, come è ’l coro anche per sentimento d’Aristotele, il q
io del secolo antecedente a questo cominciò ad eschiuderlo del tutto, come ora veggiamo aver fatto anche i Francesi. Alcuni
o con giudizio; al Lazzarini ed al Salìo è piaciuto il fermo. E certo come che sia venuto fatto particolarmente al Lazzarini
hé a dir vero certi moderni non abbiano sempre un ordine sì naturale, come Cornelio e Racine. [4.6.6] Alcuni novelli poeti
ssare delle ore, cosi non riesce strana l’alterazione delle positure, come l’altro subitaneo trasporto dell’uditore; oltre d
ette che non s’avesse a tentare d’aggiugner loro maggiori perfezioni, come perché fa di mestiere che le favole sieno proporz
ità romanzesche, inverisimili e chimeriche. A me sembra che sì quelli come questi diano sopra modo negli estremi. Per ben di
uale consiste nella qualità dell’azione, in cui entrano i costumi non come fini, ma come compagni e talor quasi accessori, c
nella qualità dell’azione, in cui entrano i costumi non come fini, ma come compagni e talor quasi accessori, come erano in c
no i costumi non come fini, ma come compagni e talor quasi accessori, come erano in certe favole accennate da Aristotele in
τραγωδίαι ἐισί. Per tale inganno desiderava monsieur Saint Evremond, come s’espresse nel giudizio sopra l’Attila di Corneli
poetica, la quale secondo lui puote essere parimenti nella malvagità come nell’onestà. Da ciò che s’è detto nel primo capo
ντες τὴν ὀικεὶαν μορφὴν, ὁμοίους ποιοῦντες, καλλίους γράφουσιν. Cioè, come io spiego, «con l’applicazione della domestica fo
re una qualità segnalata di spirito in una persona viziosa, la quale, come che possa produrre alcun piacere, nonpertanto non
ì del carattere di Cleopatra, dallui rappresentato nella Rodoguna 31, come di quello di Marcella esposto nella Teodora, del
hé vero è che nel secolo di que’ poeti non fioriva una morale sì fina come ne’ nostri e che però molte lor favole riescono d
ia dignità e della cura della propria salvezza, esce dalla sua reggia come un privato per provvedere a’ loro bisogni, dando
ema tragico l’utilità dell’esempio non è principale; essa fu creduta, come in fatti è, più propria della epopeia, e tutto ch
nducesse monsieur de la Bruyere a dir39 che Cornelio forma gli uomini come dovrebbono essere e Racine come sono, ma per vero
a dir39 che Cornelio forma gli uomini come dovrebbono essere e Racine come sono, ma per vero dire s’applica male a quelli du
A Racine, secondo il mio parere, conviene il vanto di fare gli uomini come debbono essere; Cornelio all’incontro per far gli
uomini come debbono essere; Cornelio all’incontro per far gli uomini come esser debbono li fa sovente quali esser non ponno
mamente mi spiace laddove tali caratteri pregiudicano al fin tragico, come avviene nella Sofonisba di Cornelio, la quale, pe
dal parricidio, ancorché egli non sia veramente il principale attore, come il poeta si persuade. [5.2.10] Non così puossi p
ologi l’han liberato da tali scrupoli. Quando egli non avesse peccato come poeta in teologia ha peccato in poesia, perocché
i qualche fiata è caduto Pietro Cornelio ed alcuni altri più moderni, come che Racine siasene guardato. Questo è nel rappres
lo crede capace di far cattiva impressione, perciocché viene proposto come uno scellerato abominevole. La malvagità punita,
arebbe soffribile in tragedia di lieto fine, ma in una di fin lugubre come è quella non può fare si non effetto nocivo, dist
rei trionfatori, poiché si veggon per opera loro perire gl’innocenti, come nella Perselide di Pier Jacopo Martelli, dove si
lità de’ costumi meno instruttiva, non è però meno essenziale. Esso è come canale per lo cui mezzo s’insinua piacevolmente l
ciò difetto della adolescenza in cui si trovava allora la poesia, o, come altri ha creduto, della rozzezza di que’ popoli,
to, il quale è molto generale, è la poca distinzione delle nazioni, e come che consista esso principalmente nell’attribuire
ate, che lo spirto che Dio colse dall’ampio grembo su; poscia lo pose come una luce in questi cechi sensi, desia tornar nel
li soavi sussurri ed i baci che si rammentava nel suo letto vedovile, come farebbe una sfacciata ruffiana. Né propria del se
e. Quindi dopo avere proseguito più lungamente a lodarlo, soggiugne, come se la vanità della sua bellezza fosse stata cagio
inequalità trovo anche il costume dell’Oreste del Rucellai, il quale, come che forte in tutto si dia a conoscere, chiede pos
lio non chiede mai aiuto a donne in simili congiunture, né tra morti, come qui succede ad Oreste) non era da giudizioso scri
ni del verisimile, o nell’accomunarli tra loro nell’uso dell’amore. E come che d’amendue questi falli possano servire per pr
o lui che dopo essere risorto sotto nome di Virbio. Io per ciò non so come si potesse da Racine finger cotanto erudito nella
giudiziosamente soppresso l’avara inclinazione di Maurizio, la quale come indegna d’uno imperatore avrebbe offeso gli spett
scoprimento de’ medesimi, il quale è una parte sopra l’altre notabile come fondamento di quelle, perciocché laddove questo m
l Trissino i ragionamenti di Lelio, di Catone e di Scipione, i quali, come che fossero idonei a rapire ogni uditore colla di
o del costume, mi rimane ora a discorrere della medesima, considerata come idea di ciò che si sente, o si vuole dalle person
le favole de’ nostri e de’ francesi poeti la qualità sì de’ concetti, come de’ vestimenti, che a’ medesimi presta l’elocuzio
è servito di scorta all’Aminta dell’uno ed al Pastor Fido dell’altro come agevolmente si riconosce dal loro confronto, e si
quindi nasce la gravità proporzionata al decoro delle persone grandi, come bene avvertì ne’ Proginnasmi 56 Udeno Nisieli (al
con i modi di dire, tanto ne perde per lo stucchevol vezzo delle rime come poscia confidereremo. Lo stile dell’abate Conti,
iadria ceda a quello d’altri poeti, contuttociò sì per la precisione, come per una austera avversione de’ vani ornamenti è p
a che passa fra lo stato degli attori e le attratte loro riflessioni, come per esempio si vede nella Merope del Torelli, ove
espressioni della medesima. [6.3.2] La sentenza puossi considerare o come pensiere che riguardi l’utile, o come idea che sp
a sentenza puossi considerare o come pensiere che riguardi l’utile, o come idea che spetti al piacevole. Quella è veramente
us serez rien. Brisez votre alliance, et rompez-en la chaîne. Quindi come se amasse eccitare tra di loro un odio vicendevol
nos acteurs que des exclamations, et des hélas». Il poeta dee bensì, come ho toccato sopra, rappresentar ne’ discorsi tutta
tutta quella semplicità che lor viene da molti attribuita. Io non so come Pietro Cornelio, che s’avvisò benissimo71 che lo
in uso le figure più particolari e dell’epica e della lirica poesia, come si scorge massimamente nel Pompeo, ove le persone
re il partito della fuga, ed in simil guisa si fanno talvolta operare come persone umane altri accidentali attributi. [6.5.
nell’orecchio, schifandosi le dizioni proprie delle cose significate come se fossero disoneste. Leggesi82 che la fortuna e
[6.5.5] Le dizioni metaforiche sono assai lodevoli nelle tragedie come opportune per ispiegar le passioni violente, e si
qualche mostruosità per l’innestamento di quelli che sono disadatti, come quando monsieur de La Fosse dice89 «fiamma intimo
a. Che dirò di certi modi di dire che disconverrebbono ad ogni poeta, come insanguinar99 la gloria a’ nemici, ed avere100 un
poeti succeduti a Pietro Cornelio non è sì semplice, né sì naturale, come alcuni scrittori anche dell’Italia l’han celebrat
sì per lo grado distinto che ha massimamente nella drammatica poesia, come per le molte considerazioni che merita, stimo con
tta la Discordia d’amore di Marco Guazzo, ma questa non ebbe seguito, come troppo affettata e disadatta alla natura della tr
n s’osservano le tragedie del Gravina, egli non è riuscito in pratica come s’avvisava, perocché rado accade che i novelli su
amente a basse materie e fiancano colla continuazione ancora in esse, come osservò già certo critico nelle commedie dell’Ari
o so, non ha veduto la luce. Piacque allui la forma di questi perché, come egli dice, altro essi non hanno di verso che la m
versi francesi sia più d’ogni nostro metro confacente alla tragedia, come quindi mostrerò. Articolo II. [7.2.1] È be
’omerica semplicità, si riconosce agevolmente un fiacco rilassamento, come ella stessa confessa in qualche incontro. [7.2.3
esprimere piacevolmente le piccole cose che la francese, all’incontro come più maestosa e più capace di toccar degnamente le
la grandezza, la quale è più propria de’ poemi epici che del tragico, come ho già detto in altri luoghi. Per lo che rimane e
ottimo tal temperamento vorrei però che né l’ettasillabo abbondasse, come nella Canace, né l’endecasillabo come nella Sofon
he né l’ettasillabo abbondasse, come nella Canace, né l’endecasillabo come nella Sofonisba. Ma benché m’avvisi che il metro
dico meno degno di riprovazione il Martelli, che ascrive generalmente come a cagione primaria a mancanza di versi idonei que
[7.3.3] Io non sono sì ritroso contro i versi tragici de’ Francesi, come s’è mostrato l’autore del nuovo libro scritto con
maginò che dalla unione di due piccoli versi nascesse un suono grave, come se il modo di scriverli potesse a ciò cooperare,
s’acquisti maggior comodo per l’espressione di qualunque sentimento, come egli asserisce per confermazione della sua senten
isura ch’hanno i versi greci e latini, ma tutto al di fuori si sente, come bene osserva il Gravina141. Però molto ragionevol
rlo sì perché il verso endecasillabo non è minore che di due sillabe, come per due enormi sconci che sono propri del metro d
tal regola. Però pis, apris, adoucis, fils formano una medesima rima, come parimenti pas, bras, soldats, combats. Secondo la
di pronunciare in una medesima maniera più voci diversamente scritte come faits, effets, paix, attraits, jamais. Per la qua
la lingua francese impoverisce ancora sì dell’altre rime dissillabe, come delle monosillabe, la cui pronuncia finale è di c
nuncia le rime che da’ Francesi non si distinguono se non per regola, come moi da rois e da loix; guerres da terre, bontè da
erma potersi fare più di 200 versi senza tornare nella medesima rima, come monsieur de la Bruyere dallui citato, il quale pe
l’un di voi giusto aggressore vindice della moglie, o della suora. Ma come ? ahi macchiareste della gloria il chiaror, se sti
cor di sangue caro gli allori d’un fratello, o d’un marito? Come, deh come allora reggerò tra voi l’alma? Come farò gli uffi
rse, sì per l’assunto che ho di ciò preso quando me li avete spediti; come per mandarvi (per così dire) un corollario del mi
osservazioni circa la semplicità e la moltiplicità degli avvenimenti, come pure ciò che dice della esposizione preparatoria
la Motte sia stato indotto sì dal favore acquistatosi dal suo Romolo, come dall’essere invaghito della inflessibilità che in
le di Romolo avesse potuto appassionare la gente a suo favore (il che come appresso vedrassi è falso) non per questo l’autor
cuor forte non è punto valevole a moderare l’irritamento degli animi, come suppone questo scrittore. L’altra all’incontro ha
ce l’essenziale bellezza; l’armonia del verso dà loro la grazia. Però come in vaga donna languisce beltà scompagnata da graz
ettamenti: ma l’imitazione poetica richiede l’armonia del verseggiare come Grazia sua propria, e questa proprietà non deriva
etro sarebbe mancante sì del piacere che i versi recano coll’armonia, come di quello che cagionano per la maraviglia, l’uno
endo egli che ove s’introducono a parlare uomini, essi debbon parlare come uomini, e che sconviene alla natura loro il sogge
uzione che una forma estrinseca ed accidentale, a cui s’accostumiamo, come ad un particolare idioma, quando sia libero dalla
ivo che aveva il re di farlo custodire separato dalla madre, continua come prima, sperando ancora Antioco d’indurlo al culto
troppo pronto144. [Giunta.18] Ne’ soliloqui ha talora del narrativo, come può vedersi in quello d’Antioco alla scena 6. del
oe, gli attribuisse quella stessa brutalità che usano i suoi soldati, come egli sostiene nel suo discorso. Ma due sconvenevo
nchiuderei che la venuta de’ Sabini non dovesse essere sì improvvisa, come è nella tragedia. L’autore nel suo discorso non p
i Romolo, ma in quelle ancora degli assalitori e di Tazio: perciocché come è possibile che Tazio vedesse di lontano i pugnal
mma l’ha reso fra sé discordante ed inutile. Il suo inganno è venuto ( come comprendo per lo quarto discorso) dal giudicare c
insoddisfatto il desiderio di un intellettuale cosmopolita e curioso come il Bodmer, a sua volta impegnato all’epoca nella
alepio (ivi, p. 87) —, il Paragone viene portato avanti con costanza, come dimostrano successivi stralci delle lettere del b
 103). Già a quest’altezza il lavoro di Calepio, inizialmente pensato come un’introduzione alla raccolta di tragedie a cura
, per dimensione e portata concettuale, un’autonomia che lo configura come trattato indipendente: «Per tal ragione credo pur
la Polissena e il Crispo del Marchese, nonché l’Orazia del Pansuti —, come dimostra la lettera del 19 febbraio 1730 («Voi ar
che, imprimendosi sotto i vostri occhi, non sarà maggiormente guasto come suole occorrere ne’ libri che si stampano lungi d
utore» (ivi, p. 148). L’opera viene quindi stampata, sebbene anonima, come già era accaduto, per scrupolo del Calepio, con l
fazione di carattere storiografico si poneva, agli occhi dell’autore, come il principale testo di riferimento di ambito crit
o il diletto. Secondo il bergamasco già Omero e i tragici greci, così come Aristotele e Orazio, davano del fine della poesia
zione» («Il fine intrinseco e prossimo del Poeta non è il giovamento, come alcun tenne, ma la dilettazione degl’intelletti c
se Escal, Paris, Gallimard, 1966, p. 169), sottolineano a più riprese come l’opera del poeta debba dirigersi alla ricerca de
Gravina recuperava questo stesso schema nel Della tragedia, mostrando come gli autori greci avessero riplasmato in chiave pe
ari, Laterza, 1973, p. 507). Anche il Crescimbeni concepiva la poesia come un’indissolubile combinazione di diletto e utile,
ndissolubile combinazione di diletto e utile, intendendo quest’ultimo come un surrogato di scienze teologiche, filosofiche e
o, ma l’utile ancora da queste si ricava, o mirando gli esempi altrui come uno specchio delle nostre azioni, e fortune, o im
na di Scienze Lettere ed Arti, 2001, pp. 505-534), volto a dimostrare come il trattato, lungi dall’essere una mera compilazi
ente greco, senza distinzione fra tragedie aderenti al modello greco, come quelle di Trissino, Speroni e Rucellai, e drammi
issino, Speroni e Rucellai, e drammi plasmati sul prototipo senecano, come quelli di Giraldi. Gli albori della tragedia fran
one di Ronsard, tentarono di introdurre la poesia tragica in Francia, come ad esempio Jacques Grévin e Robert Garnier. Calep
Id., Opere, XVII, Milano, 1787, p. 46), che forse andrà identificata come la Didon se sacrifiant (1558) di Jodelle. Calepio
ofocle, in cui imputava il loro fallimento dal punto di vista scenico come causa prima del malanimo dei francesi nei confron
a letteratura francese. Nel Seicento tuttavia alcuni drammi francesi, come quelli di Philippe Quinault — autore di varie tra
e sue Observations sur le Cid (1637) —, nonché di mancanza di decoro, come si evince dai Sentiments de l’Académie (1638) di
tavia versioni italiane a stampa o rappresentazioni di altre tragedie come Rodogune, Horace, Cinna o Polyeucte. Sulla fortun
ncesi, Verona, Fiorini, 2009. Sulla pratica della traduzione teatrale come veicolo di scambio di idee nel Settecento, ma al
atrale come veicolo di scambio di idee nel Settecento, ma al contempo come spazio utile a rinsaldare un’identità letteraria
t., pp. 6-7 [lettre du 25 août 1660]). I Discours si profilano dunque come una risposta circostanziata, da una parte, ai già
semblance, ou le nécessaire): il Francese infatti, dopo aver mostrato come Aristotele assegnasse alla tragedia il compito di
ipo e Tieste, ai precetti esposti dal greco. Edipo gli appare infatti come un giusto, un uomo d’onore, il quale non commette
possa procedere da tale causa fortuita —, mentre Tieste si configura come un personaggio ambiguo, troppo malvagio nell’ante
ardo la colpa tragica del protagonista tragico, talvolta interpretata come amartìa (errore fatale), talaltra come atùchema (
tragico, talvolta interpretata come amartìa (errore fatale), talaltra come atùchema (colpa predestinata) si rimanda all’otti
 Couton, Paris, Gallimard, 1987, p. 147. Corneille prosegue mostrando come , ad esempio, il pubblico possa provare pietà per
l’uditorio pietà e terrore — ciò accadrebbe soltanto eccezionalmente, come ad esempio nel Cid —, il Francese propone due div
sistendo soltanto su uno dei due elementi della formula aristotelica, come accade nel Polyeucte. L’intento del Francese di v
libera ed arbitraria, guidata da un discrimine puramente spettacolare come quello della riuscita della rappresentazione teat
mente tenuti in considerazione da Calepio nel Paragone, si presentava come un esame dei fondamenti della poesia epica, condo
a l’estraneità alla morale cristiana di una concezione della tragedia come liberazione dalla santa virtù della pietà («Tutto
voglia Aristotile che l’huom si privi della compassione, che è cosa, come dice il Boccaccio, cotanto humana. E ’n verità, c
caccio, cotanto humana. E ’n verità, che ’l terrore s’habbia a purgar come affetto disordinato, che corrompe la virtù della
nità? Per modo che la Tragedia per questo solo meriterebbe di essere, come fiero, e scandaloso spettacolo abborrita», Battis
ra, dall’ostinazione, e d’alcuna altra incontinenza”, e di far vedere come il cadere di Personaggi grandi da felicità in mis
aterza, 1963, p. 238). Anche il Muratori concepiva la catarsi tragica come uno strumento di purificazione degli affetti del
zo Gravina, Della tragedia, cit., p. 511). Un altro grecista convinto come il maceratese Domenico Lazzarini, nei Frammenti d
ca, l’ufficio curativo della musica, capace di agire negli spettatori come una potenza medicamentosa che ne lenisce gli affa
r raggiungere il fine della tragedia (1542b 34-1543a 11), ritraendolo come un personaggio mezzano, lontano dagli estremi del
ntità eroica da esibire agli spettatori per suscitarne l’ammirazione, come accadeva in Corneille, quanto piuttosto dalla con
iore validità di quanta ne meritasse qualora lo si fosse considerato, come fa il suo autore, insistendo ingiustificatamente
In prima battuta egli non comprendeva l’esemplarità di Edipo e Tieste come protagonisti della perfetta tragedia, in quanto i
mpio a noi, che siamo Cattolici, e obbligati ad osservare il Vangelo, come quello, che distruggerebbe il timor delle pene, e
adre, dei nobili e della stessa Chimène, qualificandosi ai loro occhi come un vigliacco, e per questa ragione preferisce spi
io respingeva. Secondo l’autore del Paragone quindi il Cid, concepito come tragedia della vendetta e non dell’amore frustrat
vizio abituale (μοχθηρίαν), ma a causa di qualche errore (ἁμαρτίαν), come accadeva al protagonista della tragedia sofoclea.
ur», lo sconosciuto che questiona con lui per ottenere la precedenza: come il Cid, anche Edipo sarebbe giustificato a compie
a è offerta da Enrico Mattioda, il quale ha lucidamente messo in luce come la sopravvivenza dell’opera tragica nel contesto
propriamente all’interpretazione cinquecentesca del termine ἁμαρτίαν come errore saltuario, distinto dalla μοχθηρία, ossia,
e la sua sostituzione con l’errore dalle conseguenze impreviste, ebbe come effetto principale la possibilità e l’ammissibili
suo interesse filologico e linguistico nei confronti del testo greco, come dimostrano i numerosi rilievi mossi alle traduzio
malheureux. Guarini insorge infatti contro la raffigurazione di Edipo come un tiranno insofferente di fronte alle accuse di
al punto di vista teorico dal Nores, il quale considerava la tragedia come una scuola alla quale il popolo doveva imparare a
e sì scelerati, che la lor mala fortuna non ci muova a compassione? O come si osserverebbe il precetto Aristotelico d’introd
considerazione da Calepio, nel quale, rappresentando il protagonista come colpevole per eccesso di ambizione e di fatto aut
tà e la conseguente ottemperanza ai dettami aristotelici figura Edipo come un violento e un orgoglioso, imprudente e temerar
ntimento d’un lieve affronto, trucidando quattro persone», sottolinea come la cultura greca contemplasse la possibilità che
Di conseguenza viene condannata l’opinione di Terrasson che segnalava come , nello stimolare il terrore, le tragedie potesser
a del terzo tipo di colpa contemplata da Aristotele: non è imprudente come Edipo, né si lascia vincere da una passione tropp
rudente come Edipo, né si lascia vincere da una passione troppo forte come Tieste, ma pecca a causa di «une force majeure et
il poema eroico aveva stimato Oreste, assieme ad Elettra e Giocasta, come un personaggio tragico esemplari per la sua medio
mità per avere, spinto da giovanile ardire di soggiogar l’Ellesponto, come espone l’Ombra di Dario, seguito il consiglio deg
tutte le caratteristiche richieste da Aristotele, presentando un eroe come Fedra, «ni tout coupable, ni tout-à-fait innocent
ride, ma non si può dirlo con certezza —, e non manca di sottolineare come ve ne siano alcune che, anziché suscitare pietà e
ommettere un delitto; Deianira, la quale nelle Trachinie si configura come una sposa ardentemente innamorata del marito, inc
uoni e nefasto per i cattivi, in contrapposizione a quelle «semplici» come l’Edipo Re, considerate migliori dal filosofo gre
. Calepio si mostra d’accordo con questa lettura, benché non ritrovi, come invece fa il Francese («on n’instruit pas moins l
a. Infine Calepio disapprova anche il Filottete, già citato da Dacier come esempio dell’eccentricità di alcune tragedie di S
tazione di Calepio la tragedia italiana si configura fin dall’esordio come più regolare e maggiormente rispettosa dei dettam
impiego di protagonisti atti a suscitare pietà e terrore, menzionando come primo esempio di ottimo dramma la Sofonisba di Tr
o con Siface, ma lo fa soltanto per evitare di essere condotta a Roma come schiava: la sua colpa è quindi mitigata da questa
della Poetica del Trissino, Venezia, Arrivabene, 1563, p. 8r). Tasso, come ha notato Stefano Verdino, sorvola su questa dich
35). La critica teatrale, fin dal Cinquecento, riconosce la Sofonisba come una delle migliori tragedie italiane, benché veng
tare semplicemnte l’opera del Trissino — senza altra specificazione — come tragedia esemplare del canone italiano; così fa a
, gravità di sentenze, e movimento d’affetti, o miserabili, o atroci, come nelle più principali si può riconoscere, le quali
ente contrari al senso del decoro settecentesco («Chiunque non abbia, come in molti accade, il gusto del tutto guasto da cer
malvagi —, egli rivendica la natura mezzana del protagonista tragico come una delle caratteristiche peculiari del genere le
e con un lieto fine, ossia l’Altile, dove la protagonista si macchia, come nel caso dell’Orbecche, della colpa di aver sposa
olifonte va incontro da solo alla catastrofe. Tuttavia il bergamasco, come è stato a più riprese sottolineato, preferisce di
embrare troppo simile alla Sofonisba — piuttosto che all’Oreste, così come ritiene il Tancredi di Torelli migliore della Mer
ebà, sul Solimano di Bonarelli e sull’Aristodemo del Dottori, benché, come si vedrà nel proseguio, l’autore non risparmierà
el protagonista — e alla Cleopatra di Giovanni Delfino, autore citato come esemplare da Crescimbeni ma pubblicato solo grazi
ubblicato solo grazie al Maffei, che Calepio probabilmente conosceva, come dimostrano successivi passaggi del Paragone, anch
ll’intreccio basato sull’incesto, e di altre tragedie semisconosciute come quella del Closio o del Razzi, che rivelano lo sg
per il catalogo calepiano, il quale, tuttavia non si configura tanto come un documento patriottico di critica antifrancese
ori, ch’io mando in esilio/ sì con le gonfie, e stolte lor Tragedie,/ come con le contese, e vane critiche/ tratte da false,
di marcato carattere autocelebrativo, non era andato a genio a molti, come testimoniano anche le righe con le quali la pubbl
o il medesimo orientamento delle altre tragedie, dal momento che vede come protagonista un uomo integralmente probo, Papinia
io non manca di registrare. Calepio cita successivamente due tragedie come il Cicerone e I Taimingi, nei cui proemi l’autore
999, p. 78-79. [1.3.6] Se Calepio citava poche tragedie seicentesche come esemplari per lo statuto mediocre del protagonist
otti ripropone fedelmente i tormenti amorosi della regina virgiliana, come già avveniva per la tragedia di Giraldi approvata
Merope di Maffei che aveva all’epoca avuto un grande successo, e che, come si è visto, era stata criticata dal Lazzarini. La
e nell’elenco in quanto è una favola doppia, nella quale si dimostra « come sia favorita alfin da Dio la virtù, e punita l’us
i, e ’l Montanari, e ’l Caracci; così resto io solo da lui riprovato, come scrittore della più debile e imperfetta tragedia,
l suo Cid (Paragone I, 2, [3]), nel quale Rodrigue e Chimène figurano come due personaggi di mediocre bontà, caduti in miser
e pagina più avanti Corneille citava, oltre al Cid, anche la Théodore come tragedia esemplare per destare pietà e terrore («
degli amanti compromette definitivamente la portata della purgazione, come già il bergamasco aveva sostenuto (Paragone I, 4,
resserà delle vicende dei personaggi soltanto per il gusto di «sapere come va a finire»: il teatro tragico diventerebbe così
rnard, 1715, t. I, pp. 156-157]). [1.4.4] Calepio aveva già mostrato come il soggetto del duello fra Orazi e Curiazi si pre
i Orazio giunge al suo termine. L’Orazia di Aretino, in cui compariva come personaggio femminile soltanto Celia, sorella di
a pienamente cosciente del carattere virile impresso alla sua eroina, come mostra l’Avertissement au lecteur, in cui ammette
a romana che Calepio chiama in causa in questo frangente, indicandola come il manifesto della tragedia politica corneilliana
anismo della purgazione per quanto in maniera del tutto tradizionale, come dimostrano la già citata Préface all’Andromaque e
ietà e terrore attraverso l’introduzione di un protagonista medicore, come egli confessa riferendosi alla Phèdre e al Britan
rappresentato Nerone — forse in osservanza ai dettami di Aristotele — come un cattivo in potenza, nel quale già si mostravan
el quale già si mostravano i segni della futura pazzia, piuttosto che come un tiranno malvagio e senza rimorsi («Je ne le re
e il protagonista della tragedia raciniana potrebbe essere catalogato come un uomo di mediocre bontà, piuttosto che come un
rebbe essere catalogato come un uomo di mediocre bontà, piuttosto che come un innocente, per altri piccoli difetti, come ad
re bontà, piuttosto che come un innocente, per altri piccoli difetti, come ad esempio l’amore per Giunia e la sua giovinezza
i muoversi con circospezione in un ambiente politico assai insidioso, come dimostra ad esempio la scena del colloquio con Na
tose sul piano della qualità dei protagonisti. L’Iphigénie, giudicata come una sorta di centone dell’antecedente euripideo,
so di purgazione non poteva avere luogo in maniera esaustiva. Racine, come di consueto, aveva affrontato nella Préface la qu
o anche dei paratesti delle tragedie raciniane e in questo passaggio, come farà più tardi con l’Andromaque, mostra di voler
d ogni modo la soluzione di Racine aveva goduto di una certa fortuna, come dimostra l’Ifigenia in Aulide di Apostolo Zeno (1
ispondeva polemicamente alle accuse rivolte alla sua opera, mostrando come le varie censure si contraddicessero l’una con l’
tavia non faceva riferimento alla qualità catartica del protagonista, come invece accade in altre Préfaces (sui paratesti de
agedia fedelmente rispettosa della qualità mediocre del protagonista, come egli mostrava nella Préface del 1667: « Quoi qu’i
o alla tragedia di Racine: molti esponenti del «partito» corneilliano come Donneau de Visé e Mme de Sévigné avevano rimprove
rutturali il bergamasco si soffermava nelle Giunte postume, rilevando come spesso i drammi francesi «pajono diretti purament
ltà, secondo Calepio, non tanto sullo scontro fra natura e religione, come vorrebbe Voltaire, quanto piuttosto squisitamente
itamente più proprio a purgare del secondo, che rappresentando Cesare come un tiranno appaga, con la riuscita della congiura
lle considerazioni fatte in questo primo capo, nel quale ha osservato come gli italiani siano più ortodossi rispetto alla no
liano saranno importanti le annotazioni di Muratori e di altri sodali come l’Orsi, i quali rivendicano la libertà della poes
di storia e poesia all’insegna della rappresentazione delle passioni, come si vede negli scritti di Saint-Évremond («Ils ont
giudizio si convincea. Se il primo; perché ostentare queste Tragedie, come ben’organizzate, e perfette? Se il secondo, perch
alvolta in scena soggetti del tutto fittizi. Questo tipo di tragedia, come ricordato appena più avanti, erano teoricamente a
na più avanti, erano teoricamente approvate da Aristotele, che citava come esempio di questa specie di composizione il Fiore
sonaggi non mitologici, ma inventati. Tuttavia in un contesto moderno come quello settecentesco queste libertà non sarebbero
ricordato almeno una figura fondamentale della Roma tardo-seicentesca come il Cardinal Pietro Ottoboni, oltre che al padovan
cui argomento non era solidamente radicato in una storia conosciuta, come ad esempio il Torrismondo di Tasso o l’Orbecche d
come ad esempio il Torrismondo di Tasso o l’Orbecche di Giraldi, che come “finte” sono catalogate dal Muratori, il quale pu
l capriccio e l’immaginazion dell’autore; potrà ella non disprezzarlo come cosa, che nulla contribuisce a soddisfare quel de
erduta tragedia Il fiore, lodata da Aristotele (Poetica, 1451b 21-25) come esempio di tragedia costruita su personaggi inven
one la Medea di Euripide, nella quale la protagonista è rappresentata come colpevole di infanticidio, benché lo storico Elia
a partire da quella di Castelvetro che parlava di «rivolgimento» — ma come si vedrà la meraviglia di cui parla Calepio è app
del Cinque-Seicento, Roma, Aracne, 1999. Sul concetto di «meraviglia» come motore della filosofia aristotelica e più general
la comedia. Ma il fine di ciascuna dovrebbe esser proprio, perché sì come altro fine ha l’arte de’ freni, altro quella del
sommo d’ogni virtù, e d’ogni vizio, e dipinger gli uomini tutti, non come sono, ma come dovrebbono essere, ciò sarebbe sove
virtù, e d’ogni vizio, e dipinger gli uomini tutti, non come sono, ma come dovrebbono essere, ciò sarebbe soverchio, se non
pria della tragedia, mentre l’epica punta prevalentemente al diletto, come dimostrano le sue considerazioni sul dramma eroic
eroici, incapaci di destare pietà e terrore. Questi eroi eccellenti, come già aveva ammesso Calepio nel primo capo, muovono
ne I, 4 [6]). In questa sezione ritorna sull’argomento, sottolineando come la caratterizzazione eroica dell’inflessibile Sop
telico precedentemente citato, nel quale si riconosceva la meraviglia come propria più dell’epica che della tragedia (Poetic
Dacier, asseriva che la tragedia poteva ispirare l’ammirazione, così come l’epopea poteva rappresentare passioni tragiche q
e il trionfo di Ulisse. Il filosofo greco non mancava di sottolineare come la fortuna della tragedia doppia si dovesse alla
in quest’ultima anche quelli che nel mito sono nemicissimi tra loro, come Oreste ed Egisto, alla fine se ne escono divenuti
la tragedia doppia, che storicamente si era affermata, da una parte —  come egli scriverà subito dopo — in virtù della lettur
zie allo spostamento della tragedia verso il modello tragicomico che, come illustrano chiaramente i paratesti del Pastor Fid
è il riso della favola Tragicomica; non concedo però, che così l’una come l’altra non sia mista di parti Tragiche e Comiche
e si dovrebbono anchora altre maniere di tragedie poter rappresentare come per cagione d’essempio, quelle che contengono la
rdò dell’autore del Costantino, lodandolo fra i drammaturghi italiani come «un des leurs plus beaux esprits». Il Costantino,
orica in favore di una maggiore aderenza alla resa del dato patetico, come giustamente nota John D. Lyons, Kingdom of Disord
206-207), quanto Scipione Maffei, autore di una Merope che si basava, come ammette il veronese con vanto, su una doppia agni
italiano, Firenze, All’Insegna dell’Ancora, 1816, pp. 7-8). Calepio, come si avrà modo di vedere, si mostra concorde con il
nti, fra le sue tragedie, quelle che non impiegavano la riconoscenza, come il Cid o la Berenice, rispetto a quelle che, come
no la riconoscenza, come il Cid o la Berenice, rispetto a quelle che, come l’Œdipe, sfruttavano questo artificio (Pierre Cor
amasco obietta tuttavia che ciò deriva esclusivamente dal fatto che —  come aveva già illustrato nel primo capo (Paragone I,
sione, Calepio precisa che il suo intento non è quello di prescrivere come necessaria la riconoscenza in ogni tragedia. Ques
la il diverso destino — dei buoni e dei cattivi; in questo caso, così come nelle favole di lieto fine, la soluzione teorizza
rovano testi assai rilevanti sulla questione, talvolta assai precoci, come ad esempio il Trattato delle passioni dell’animo
flessione in merito alle passioni tragiche è particolarmente feconda, come dimostrano fra gli altri il trattato Sur les trag
apin; in campo italiano non mancano speculazioni di grande interesse, come quelle, oltre che di Torelli, di Gregorio Calopre
che nel Bergamasco siano presenti entrambe le accezioni del termine, come si è visto in precedenza, nel corso della requisi
ottata: secondo il Bergamasco l’autore della tragedia, rappresentando come involontario l’omicidio di Polissena, spreca la b
necessità di rispettare la legge. Sulla rappresentazione di Polissena come archetipo della magnanimità eroica, usuale nel te
delegittimare una tipologia drammaturgica contemplata da Aristotele, come la favola doppia. Infatti, rispetto al primo capo
egnerà nel paragrafo successivo a confutare questa posizione. Si noti come il bergamasco riprenda con puntualità il testo di
95, pp. 29-50. Sul piacere tragico causato da un protagonista crudele come Cléopâtre, cfr. Jan Miernowski, «Le plaisir tragi
tuosa protagonista, si staglia un personaggio non totalmente positivo come quello di Eriphile, schiava di Achille, la quale,
ilmente delatoria dell’azione di Eriphile caratterizza il personaggio come un malvagio agli occhi di Calepio, negando di fat
rito, nonché il gesto eroico con la quale la donna si toglie la vita, come illustra ampiamente il successivo e dettagliato r
o di fronte ad oggetti tanto positivi quanto negativi, purché grandi, come ricordava Cartesio (Descartes, Les Passions de l’
cua lunghezza. Egli, commentando la fattura dell’Odissea, riflette su come l’argomento centrale del poema di Omero sia tutto
egli riscontra in lui i suoi medesimi difetti; la scena si configura come uno specchio nel quale il pubblico vede riflessi
siederebbe proprio nell’intreccio di episodi secondari e digressioni, come dimostra il caso di Terenzio, preferito a Menandr
a trama di ingegnosi episodi ausiliari: prima viene individuata Arena come vittima sacrificale, poi quest’ultima fugge con i
a falsamente di aver giaciuto con Merope, nel tentativo di dipingerla come vittima inadatta, in quanto non più vergine. Tutt
o alla tragedia francese cinquecentesca La Soltane di Gabriel Bounin, come dimostra la rosa dei personaggi parlanti, passati
castonano elementi romanzeschi tipici della drammaturgia seicentesca, come la storia d’amore fra Despina, figlia del re di P
fio, il quale lo aveva salvato dalle mani dei congiurati, allevandolo come un figlio, e gli aveva concesso in sposa proprio
I, cit., pp. 141-142). Nella sensibilità drammaturgica settecentesca, come mostrano gli esempi del Martello e del Maffei, ol
tre che del Calepio stesso, queste lunghe digressioni erano percepite come puramente esornative e problematicamente noiose;
in Paragone IV, 2, [2]. In questa sede egli si limita a riflettere su come , mentre nelle tragedie greche il Coro costituiva
iano», Parole rubate, III, 2011, pp. 27-62. [3.1.6] Calepio approva, come avrà modo di ribadire più diffusamente nel Capo q
ampo semantico del cibo («sovente parmi essere avvenuto a que’ poeti, come a quegli imbanditori di conviti che per far pompa
moderazione: egli loda in particolare la Phèdre di Racine, migliore, come già aveva avuto modo di scrivere, della Fedra di
la cattiva gestione degli episodi. Il Bergamasco aveva già illustrato come l’Horace, in virtù della grande attenzione riserv
, re dei Tegeati, comprenderà l’oracolo che gli imponeva di scegliere come campione colui «che prima uccise, et indi ucciso/
one sarà riprodotta da diversi storiografi del teatro settecenteschi, come il Quadrio (Francesco Saverio Quadrio, Della stor
eterogenei: alcuni elementi sono tipici della tragedia classicistica come l’oracolo che struttura la vicenda dell’amicizia
te ispirato il personaggio tragico della lacrimosa madre Aspasia, che come Merope è in procinto di uccidere il figlio prima
oppia fedele composta da Lagisca ed Eurindo. Sarà infine utile notare come anche in questo caso nel suo Della storia e della
di personaggi secondari sterili, alludendo sia a coloro che appaiono come comparse passive nel dramma — come l’«Infante» de
lludendo sia a coloro che appaiono come comparse passive nel dramma —  come l’«Infante» del Cid —, sia ai confidenti, funzion
eille aveva riconosciuto nei Discours tale difetto, citando l’Infanta come carattere episodico non ben riuscito e giustifica
attere episodico non ben riuscito e giustificando la sua introduzione come un fio pagato alla compagnia teatrale che doveva
co conflitto interiore. Nel dramma del de La Fosse Telephe interviene come personaggio secondario, innamorato di Polyxène, d
o delle passioni rappresentate: Telephe si opponeva infatti a Pyrrhus come amante legittimo, ma destinato a non suscitare al
i due fratelli a compiere l’omicidio e a vendicare Agamennone —, così come l’amore tra Oreste ed Iphianasse, sono episodi ro
Callirhoé non è soltanto insensibile, ma anche infedele e spergiura, come avveniva per la Lucrina del Pastor Fido, mal disp
a tutte «le persone chiamate da’ Francesi episodiche», dovrà leggersi come una censura dell’eccessiva presenza degli amori n
ion critique par Elfrieda Theresa Dubois, Genève, Droz, 1970, p. 104 ( come ha attentamente notato Corrado Viola, nella secon
ravina e Muratori concepivano la questione degli amori nella tragedia come un problema di ordine morale, il Maffei la osserv
e opinioni, già illustrate, di molti critici e drammaturghi italiani, come il Gravina, il Maffei e il Muratori, i quali cens
compiacere ed educare le donne del pubblico («Quindi è, che la donna, come violentemente a quest’affetto inclinata, e come q
indi è, che la donna, come violentemente a quest’affetto inclinata, e come quella, che rare volte da passioni più rilevanti
ità. Il Maffei, recensendo il Paragone nelle Osservazioni letterarie, come ha notato Laura Sannia Nowé (Laura Sannia Nowé, «
vi vorrà introdurre amori, anzi assegnare a quelli il maggior luogo, come son soliti di fare i Francesi, questo sarà fallo
pp. 60-71. [3.3.5] Le digressioni amorose costituiscono per Calepio, come è già emerso altrove, un elemento disturbante non
ggiore, 1787, pp. 147-148), poi da Francesco Saverio Salfi, il quale, come aveva fatto Calepio, insiste sull’efficacia dell’
à condiviso nel Settecento: Napoli Signorelli sottolinea, ad esempio, come l’amore di Policare per Merope, «lungi dall’indeb
a nella Sofonisba tra questa Regina ed Erice», e pronto a riconoscere come al contrario, gli italiani a cui «piacque d’inser
arlo servire alla principale Azione; e con più moderatezza trattarlo; come si può vedere nel Solimano del Bonarelli, e nell’
ma cambia opinione quando scopre (III, 5) che Idamante è innamorato, come lui, di Erixéne, figlia di un antico nemico della
o principalmente alle qualità rappresentative: se il teatro francese, come scritto in apertura, è apprezzabile per la sua ca
53]), è mosso da un interesse ben diverso: non vuole tanto speculare, come faceva il Francese — Poetica di Aristotele alla m
mosa querelle di cui il Bergamasco era stato non soltanto spettatore, come dimostra la sua Apologia di Sofocle, documento de
pide impiega spesso divinità e figure ultramondane nei suoi prologhi, come Poseidone nelle Troiane e l’ombra di Polidoro nel
nza relazione espressa possa lo Spettatore da se raccorre il passato; come noi abbiamo fatto ad imitazion di Sofocle più che
gravità di sentenze, e movimento di affetti, o miserabili, o atroci, come nelle più principali si può riconoscere, le quali
questo prologo talora a personaggi coinvolti nella rappresentazione —  come l’Emone degli Antivalomeni, entrato in scena a ra
niva inoltre anche la personificazione della Gelosia. Andrà osservato come in questa sede Calepio non se la prenda con il «p
nto più avrà luogo, quanto meno il suggetto della Tragedia sarà noto, come in proposito del Prologo fatto nella sua Orbecche
La lunga narrazione permette a Corneille di caratterizzare Cléopâtre come una donna che usa l’amore in chiave strumentale p
e a Charmion erano in questo senso esemplari, in quanto si imponevano come imprescindibili per rendere edotto il pubblico de
po della rappresentazione, è l’introduzione del confidente, impiegato come «spalla» atta a dar modo ai protagonisti di narra
ntendere agli Ascoltanti ciò, che rumina in suo cuore quella persona, come ancor si fa negli a parte. Ma quando questo Inver
ocato da Hydaspe nell’Esther (II, 1). Questo tipo di meccanismi, così come gli oracoli e i vaticini, si ritrovano invero fre
drammi nostrani campeggiano numerose narrazioni di sogni premonitori, come dimostrano ad esempio la Sofonisba del Trissino,
cio una patina grecheggiante; non mancavano tuttavia voci dissonanti, come quelle di Gravina e dello stesso Calepio, i quali
rebbero altrimenti sconosciuti al pubblico. Il riferimento a Terenzio come modello per questi prologhi fu causa di un’aspra
s’acqueti. Ma guai al mondo se vi s’acquetasse! Crederebbesi dunque, come diceva, che Terenzio formasse il Prologo per dare
uttosto che prescrivere la totale espunzione di queste micro-vicende, come farà Alfieri, teorizzando nella Risposta a Calzab
nziale alla pièce, da Troia; del Solimano di Bonarelli infine riprova come inessenziali i dialoghi di Alvante e Despina che,
’interno del Teatro Italiano non toccava le battute di Rosmonda, così come non consigliava di cassare le battute di Miseno,
egina, la cui partenza attendono per ripigliare il loro ragionamento, come se non potessero altrove proseguirlo», Pietro Nap
chi, la fonte principale della verosimiglianza della presenza corale, come nota Dacier chiosando il verso di Orazio («C’est
affari più importanti de i grandi, ancorché richiedessero segretezza, come allora si facea, al popolo, e al comune, quell’in
o, rammentarci dobbiamo che i Governi della Grecia erano Democratici, come si disse; e per conseguenza male augurata, sarebb
na qualche familiarità fra sovrano e popolo, e al contempo avvertendo come i tragici greci fossero stati in grado di mettere
i e dal Conte di Camerano. Nel caso del Tancredi Calepio rileva anche come il piano con cui Ghismonda si propone di liberare
tenere vivo un Coro stabile, che non viene pregiudizialmente escluso, come si vedrà più avanti; in un soggetto moderno oppur
possibile, a patto che non venga violata la regola della segretezza, come avviene nella Merope di Torelli, in cui il Coro o
i tomi, t. V, Napoli, Orsino, 1813, pp. 102-105). Sono inoltre citate come esempi negativi il Solimano di Bonarelli, in cui
dagli arcieri di Aristodemo; soltanto allora il sovrano si riconosce come il vero padre della fanciulla fatta uccidere (V,
diente narrativo che verrà sfruttato ancora nel teatro settecentesco, come dimostra il celebre Nathan der Weise di Lessing.
critico all’accusa di Calepio, impegnandosi a dimostrare innanzitutto come la peripezia non si debba collocare nel punto in
adova, Comino, 1738, p. 182). Il padovano si affanna poi a dimostrare come la morte di Ipseo sia plausibile e l’artificio de
discendenti, e li proprj senza alcun motivo, che ciò renda credibile, come viene ascritto ad Ipseo […] Altro è il possibile,
a tenti, soltanto a quel punto, il suicidio. Sarà interessante notare come la pastorale del Tasso, vituperata nell’ambito de
e, venga qui elevata a modello dal Calepio che guarda a questo dramma come ad un modello di verosimiglianza in quanto allo s
Placho, 1700). La fortuna del testo sarà molto estesa nel Settecento, come ha dimostrato, in rapporto a Parini, Matteo Zenon
dell’epoca, si scaglia contro l’inverosimiglianza di un eroe amoroso come Antiochus, precedentemente presentato, attraverso
le dello stesso rivale Titus riportate a testo (III, 1, vv. 687-688), come un condottiero valoroso ed insuperabile. Artic
ggio principale non viene nominato immediatamente e si fa riconoscere come tale soltanto molti versi più tardi. È questo il
o anche dal Boileau, il quale nell’Art Poetique prescriveva — proprio come farà il Calepio — di fornire allo spettatore fin
fuori scena («Io sono stato lungamente intento/ a far la casa colta,/ come ordinato aveva la regina;/ però non aggio inteso
ole italiane consiste nel non tratteggiare con coerenza i personaggi, come avverrebbe nel Solimano, laddove molti dialoghi c
le tragedie cinquecentesche, non mancano difetti talora macroscopici, come nel caso del Cesare di Antonio Conti, che ancora
ici, come nel caso del Cesare di Antonio Conti, che ancora una volta, come accadeva nel Solimano, sacrifica la resa verosimi
i risultano superiori anche in questa sezione del Paragone in quanto, come già accennato in precedenza, limitano le narrazio
izio e i suoi figli, ad eccezione di Héraclius, cresciuto da Léontine come il vero figlio di Phocas, Martian, presente invec
troppo della reale natura di quell’Héraclius che è conosciuto a corte come Martian («De grâce, examinez ce bruit qui vous al
monologhi un carattere marcatamente ingegnoso e perciò inverosimile, come accade nella scena in cui, nel Cinna, Émilie ragi
condannerà l’inclinazione oratoria di questi soliloqui. Egli registra come il monologo che inaugura il Cinna fosse generalme
ura diversi passaggi, in particolare l’apostrofe al veleno, ritenuta, come nel Paragone, profondamente inverosimile («J’avou
sione del saggio della Montagu nell’Italia del tardo Settecento, e su come questo suo “paragone” condizioni la ricezione di
trovo nelle rappresentazioni de’ soliloqui. Queste circostanze sono, come in tutte l’altre cose, dei luoghi, dei tempi e de
lzabigi a Pepoli, consacrerà d’altra parte la concezione del monologo come espressione vivida e istantanea di una passione s
Venere: l’espediente impiegato dal drammaturgo è propriamente comico, come si percepisce fin dalle primissime battute, in cu
» aveva sollevato numerose perplessità fra i letterati del tempo che, come registrava lo stesso Maffei nelle Annotazioni all
pide, Roma, Newton Compton, 2016, p. 386; questo passo è interpretato come un a parte anche nella traduzione settecentesca d
. 71. D’Aubignac nella Pratique du théâtre sottolineava d’altra parte come nel teatro greco difficilmente fossero ammessi i
651-654). Venendo invece alla tragedia italiana, il Calepio riscontra come gli a parte abbondino nella drammaturgia contempo
, da dove non può essere udito («Egli si vuol prima d’altro avvertire come niuno finora ha distinto gli a parte da gl’in dis
te, perché rari e brevi, e tanto più in Personaggi non gravi, o usati come naturali e impetuosi prorompimenti potranno ammet
fatto che spesso questi prolungamenti dei soliloqui fossero dannosi, come accadeva nello scioglimento del Pastor Fido, «tut
ra una volta il Cesare del Conti, sebbene in maniera un po’ criptica, come lamenta lo stesso Conti, invocando comunque un es
5, t. I, p. 177-195) e si sarebbe prolungata per tutto il Settecento, come ha illustrato Massimo Natale (Il curatore ozioso:
possibilità di tenere in vita il Coro nella tragedia moderna, magari come voce del poeta, secondo l’ipotesi del Tasso («Ma
Tasso («Ma ’l coro per aventura dee parlar più altamente, perch’egli, come dice Aristotele ne’ Problemi, è quasi un curatore
ente il poeta in sua persona, e quasi ragiona con un’altra lingua, sì come colui che finge d’esser rapito da furor divino so
198), che anticipa significativamente la proposta manzoniana del Coro come «cantuccio» dell’autore (Alessandro Manzoni, Il C
precedente: lo Stagirita infatti in questa sede definiva la tragedia come un’imitazione di azione nobile, in un linguaggio
della Musica ritornava sul già citato Problema, al fine di dimostrare come nella tragedia greca «non si cantavano i Cori sol
le e quieto» che presiederebbe alla definizione aristotelica del Coro come «curatore ozioso» (Giovan Battista Doni, Trattato
nunzio o altro di fare qualche narrativa, ma per lo più s’introducono come moltitudine de’ sopradetti che o si dolga, o vero
mmaturgico, veniva spesso escluso nel momento della rappresentazione, come dimostrano tanto le indicazioni del Maffei nel Te
escrivendo in prima persone soluzioni alternative per la recitazione, come dimostra Alfonso Varano, il quale nell’avvertimen
e inefficace a paragone degli attori in quanto non agiva direttamente come loro (Giuseppe Salìo, Esame critico intorno a var
elle Quattro tragedie) e quelli che adoperano invece il Coro stabile, come Domenico Lazzarini e Giuseppe Salìo; fra questi e
ovane del Lazzarini, già definito nella giovanile Apologia di Sofocle come l’equivalente moderno di ciò che era l’Edipo Re n
a teoria drammaturgica italiana e francese fra Cinque e Seicento; se, come è noto, Aristotele prescrive soltanto l’unità d’a
o raramente i drammaturghi si preoccupavano del rispetto delle unità, come lamenta Jean-François Sarasin nella prefazione de
pio, talaltra rivendica una fedeltà assoluta ed esemplare al dettame, come nel caso dell’Horace. Quando poi, in veste di teo
e non confidenti fare i suoi discorsi più segreti nel medesimo luogo, come nella Rodoguna di Cornelio la stessa Principessa,
ché nelle mie Tragedie creda avere conservato perfettamente il luogo, come nel Duca di Guisa, che finge una Sala pubblica de
tà di luogo, era necessario affrontare la questione meno rigidamente, come già aveva fatto Corneille: «Quando si dice unità
ranti, 1725, pp. 8-9). Il Baruffaldi si peritava inoltre a dimostrare come anche nell’antichità si ricorresse alla divisione
ccano la tragedia ultraclassicistica, andrà probabilmente considerata come un bersaglio secondario della requisitoria del co
tà dell’opera teatrale di andare incontro al desiderio degli uditori: come farà nelle Lettere al Bodmer egli mette in primo
ide di Euripide quella di Pier Jacopo Martello, nella quale l’autore, come ammette nel Proemio, rimasto scontento di come l’
nella quale l’autore, come ammette nel Proemio, rimasto scontento di come l’autore greco aveva trattato l’agnizione di Ores
ò essere né più inaspettata, né più sicura, né più verisimile […]. Ma come che io veneri con la fronte a terra così famoso e
ramente quel suo mescolar fra gli attori reali un personaggio ideale, come la Morte, è cosa troppo inverisimile, ed in conse
, e quasi minacciandolo, perché non abbia voluto morire per esso lui, come lo troverete in Euripide», ibid.). Martello si co
in Euripide», ibid.). Martello si configura, nella teoria calepiana, come quell’autore italiano capace di far rivivere le f
ci. Ciò tuttavia non toglie che Maffei fosse identificato a sua volta come un autore che perseguiva un ideale tragico greche
di «aver gettato a terra i Francesi» con la sua Merope, sottolineava come la tragedia del Veronese risultasse inferiore a q
dendo i ragionamenti sulle affezioni di Scaligero, definiva i costumi come le fonti della felicità o dell’infelicità dell’uo
to punto, considerando il costume la parte essenziale della tragedia, come dimostrerebbero le parole con cui Saint-Évremond,
profilo Calepio si dimostra assai vicino alla posizione del Muratori, come già aveva evidenziato Enrico Mattioda (Teorie del
mento di pietà e di terrore provati per le sventure dei protagonisti, come accadeva nel Britannicus o nella Phèdre di Racine
ro personaggio principale della tragedia, il quale dal poeta è finto, come già era dato dalle favole, cioè di bonta mediocre
il quale, secondo la favola portava, rappresentò non solo i mediocri, come Ifigenia; ma gli ottimi, come Ercole, e i pessimi
rtava, rappresentò non solo i mediocri, come Ifigenia; ma gli ottimi, come Ercole, e i pessimi, come Eteocle […]. E con ques
o i mediocri, come Ifigenia; ma gli ottimi, come Ercole, e i pessimi, come Eteocle […]. E con questa servil prevenzione, con
3, p. 513). Calepio riprova inoltre il fatto che Corneille rivendichi come auctoritates schierate a suo favore Orazio (Ars P
aggio evocato dal francese, la necessità di rappresentare i caratteri come la storia o il mito li tramandava. [5.2.3] Calep
14), nel quale Aristotele consigliava ai poeti tragici di comportarsi come i pittori («Poichè poi la tragedia è imitazione d
Laurentii Torrentini Ducalis Typographi, 1548, p. 182), sottolineava come Aristotele prescrivesse in tale frangente che i p
antagonisti sarebbero riusciti meglio se fossero stati rappresentati come malvagi («Je trouve dans Castelvetro une troisièm
l Gravina: «Nè può egli intendere de’ costumi buoni del Protagonista, come malamente espone Castelvetro: perché in quella pa
omposizione sarebbe stata probabilmente apprezzata dagli spettatori —  come dimostra il successo di molte pièces corneilliane
erca dell’utilità, alla quale va ricondotto il fine stesso dell’arte, come egli affermava nel primo articolo del primo capo.
untualmente l’affioramento di questi moti d’orgoglio. Viene ricordato come il tragediografo lodasse il carattere estremament
in cui Corneille metteva in bocca alla Santa sconci pensieri galanti, come accadeva nei passi citati dal teologo giansenista
ndere amabile anche il vizio attraverso la propria bellezza retorica, come sosteneva lo stesso tragico francese parlando del
entimento di compassione nei confronti del protagonista perseguitato, come nota d’altra parte lo stesso Du Bos, pronto ad am
i cattivi in scena, purché fossero trattati secondo la via raciniana, come avveniva per il Narcisse del Britannicus, oppure
faceva nell’Apologia di Sofocle —, nel quale l’autore greco ricordava come Euripide impiegasse nella sua tragedia il malvagi
cconta aver risposto Euripide a coloro, i quali riprendevano Issione, come empio e scellerato: “non prima fuori della scena
o, 1825, p. 49). Sull’Attila di Thomas Corneille ed in particolare su come l’autore sviluppi qui la tematica galante e amoro
sso in scena ad esempio dal Tesauro —, presentando al contrario Edipo come un sovrano buono e generoso. Benché, per confutar
ropria utilità, dal momento che questa modalità è propria dell’epica, come dimostra l’Ulisse di Omero, additato da Orazio a
itazione è in realtà tratta dal III libro della Poetica — non dal II, come indica la nota di Calepio —, al capo XX, dedicato
one in cui constava l’utile della tragedia. Sarà inoltre utile notare come l’imposizione di una rigida separazione delle pre
ractères del La Bruyère, secondo cui Corneille raffigurava gli uomini come avrebbero dovuto essere, mentre Racine li rappres
i uomini come avrebbero dovuto essere, mentre Racine li rappresentava come in realtà erano («Si cependant il est permis de f
Calepio, l’esito stesso di alcuni drammi: il tratteggiare Sophonisbe come un’eroina insensibile all’amore coniugale e incli
della favola, diverrà storia, e non poema, e se quelli vorrà variare, come l’ho fatt’io, perderà il credibile tanto necessar
degli antichi, a loro volta adusi ad alterare le narrazioni storiche, come dimostra il Ghirardelli citando svariati esempi d
el quale il personaggio odioso di Absalon, dipinto dalla storia sacra come un fratricida subdolo e un sedizioso, capace di i
modifica utile a rendere il testo più nobile e a presentare Jonathas come colpevole del castigo divino che sarebbe parso al
In particolare lo Jephtes di Buchanan viene citato in continuazione, come dimostra anche il fatto che a questa tragedia Cre
.). La perfetta tragedia che contemplava Calepio non si basava certo, come si è ampiamente mostrato, sul contrasto fra vizio
simava il «dénouement» prescelto dal Francese, il quale rappresentava come accidentale l’omicidio dell’eroina per rendere Py
radino l’archetipo di perfetta e regolare tragedia arcadica — benché, come si evince dall’Elvio, la sua proposta drammaturgi
uomini di qualità mediocre caduti in disgrazia, vengono rappresentati come dei martiri innocenti dell’ambizione politica dei
ati come dei martiri innocenti dell’ambizione politica dei regnanti —  come nel caso di Palamede, accusato a tradimento da Ag
volta rifiutata. Il personaggio della Nutrice, solitamente impiegato come un aiutante maligno e spregevole, capace di insti
ito aveva subito nel teatro francese del Seicento, proprio rendendo —  come accade peraltro nella Phèdre di Racine — la nutri
riproduce anche in questo caso le opinioni di Calepio, prescrivendo, come faceva il Bergamasco, che i malvagi vengano puntu
le medesime non sieno più proprie della Commedia, che della Tragedia, come è nel Procolo di Pier Jacopo Martelli l’Ebreo Ava
è conveniente rappresentare, raccomandando che gli uomini non parlino come le divinità, che i vecchi siano distinti nella lo
Seicento si insisterà proprio su questa natura retorica del decorum, come si evince dalla disquisizione sul decoro delle me
Rossi, 1712, p. 166), introduce il concetto di decoro identificandolo come una proprietà della sentenza («Si richiede altres
«bienséance» nel suo De la poésie représentative (1635), definendola come un tratto fondamentale della rappresentazione che
et annotés par Françoise Escal, Paris, Gallimard, 1966, p. 171), così come René Rapin, il quale addirittura attribuiva alla
i poetici abusi pregiudizievoli sì al decoro della Religion Cattolica come alla buona Morale Cristiana (1733), opera postuma
ierfrancesco Bottazzoni. Nelle poetiche umanistiche e rinascimentali, come è stato messo bene in luce anche di recente dalla
si mostrerebbe superiore alla letteratura greca sotto questo profilo, come si evince dalla superiorità, circa questo element
alcuna volta in Omero poca considerazione, il che fu vizio più tosto, come altre volte ho detto, di que’ tempi che dell’auto
signorili persone, vogliano trattare le attioni di molta importanza, come sono quelle che vengano nelle Tragedie, nella mol
mprovera ai Francesi il fatto che essi rappresentano gli eroi tragici come personaggi infiacchiti da amori che li rendono ri
role di Aristotele circa il costume, affermava che in un protagonista come Alessandro si sarebbe aspettato di vedere quella
. Tuttavia il divieto di rappresentare gli eroi, soprattutto antichi, come fragili amanti, era già presente nei trattati pre
concedevano la raffigurazione di eroi amorosi, condannando piuttosto, come ancor meno credibili, i pastori raffinati del con
eno credibili, i pastori raffinati del contemporaneo teatro italiano, come faceva Boileau («Peignez donc, j’y consens, les H
i protagonisti delle tragedie di Racine, ma gli eroi della Liberata, come dimostra un passaggio della Manière de bien pense
ia sempre non avesse bisogno di raggirarsi per teneri, o bassi amori, come avviene oggidì. E perché non possono rappresentar
e tragica greca, delle Antigoni e delle Elettre. Queste protagoniste, come Tullia, Rosmunda, Ifigenia e Didone, diventeranno
i di iniziative politiche temerarie e di azioni criminali e violente, come accade per Cleopatra, Semiramide o Acripanda (Pao
ca. Nel Seicento non mancano in effetti elogi dell’eroismo femminile, come dimostrano ad esempio La Gallerie des femmes fort
lla rappresentazione delle donne tragiche, le eroine di chiara virtù, come ad esempio Penelope, Pantea, Artemisia, Lucrezia
bignac taccia Corneille di aver rappresentato Viriate, nel Sertorius, come una donna troppo ambiziosa e calcolatrice, senza
sessi gli sembrano invertite, dal momento che Thesée è rappresentato come un eroe pavido e debole, e Dircée come un persona
nto che Thesée è rappresentato come un eroe pavido e debole, e Dircée come un personaggio intrepido e forte. Allo stesso mod
pacità di rappresentare i costumi dei romani «alla maniera francese», come gli riconosce in una lettera piena d’ammirazione
ppagare il desiderio del pubblico femminile («Quindi è, che la donna, come violentemente a quest’affetto inclinata, e come q
indi è, che la donna, come violentemente a quest’affetto inclinata, e come quella, che rare volte da passioni più rilevanti
imponendo un certo tipo di comportamento e di linguaggio —, egli nota come talvolta i personaggi del teatro di Corneille si
ine, e di Joas, nell’Athalie, benché ancora adolescenti, si esprimano come uomini maturi. Sul decoro che proveniva dalla con
debole e oscura memoria, può il poeta mutarle e rimutarle e narrarle come gli piace. Ma con questo comodo è un incomodo per
ono alcuna volta a’ nostri uomini noiose e rincrescevoli anzi che no, come aviene ad alcuni idioti che leggono i divinissimi
one abbiano buono costume in Euripide, l’hanno però ottimo in Seneca: come potete vedere nelle Troadi, le quali, quantunque
da’ buoni giudizi, che egli avesse avuta così pure la lingua romana, come ebbe la greca Euripide: che non vi è alcuno che d
un ragionamento che probabilmente Calepio avrebbe condiviso, giacché, come si è visto, l’attacco ai classicisti parrebbe com
a nociva semplicità all’interno di favole tratte dalla storia romana, come accade ad esempio nella Sofonisba del Trissino, e
zione alla autorità degli antichi che voglia anco imitare i lor vizi; come veggiamo aver fatto il Trissino in qualche parte
nei ad adeguare le favole al costume dei tempi: «È di avere riguardo ( come dianzi vi dissi) al dicevole e non dicevole de’ t
uir quello ne’ Greci, che forse ne’ suoi tempi era così degno di loda come oggi merita grandissimo biasimo» (Giambattista Gi
ciare importanti discorsi politici; Conti si difendeva d’altra parte, come già accennato (Paragone IV, 4, [2]), alludendo al
a di fatto reso difficile la riscrittura del nucleo tragico di Edipo, come notava ad esempio Giovanni Battista Filippo Ghira
medesima, Roma, Andreoli, 16602, pp. 66-67). Sarà interessante notare come , peraltro, l’affermazione del modello dell’Edipo
ragedia sofoclea —, le azioni che contemplavano tentativi di incesto, come ad esempio nella Fedra, riuscivano meno sconvenev
tese a rendere la regina più accostumata, venivano spesso deplorate, come accade nella Dissertation sur les tragédies de Ph
avi mancanze circa il decoro in due tragedie cinquecentesche italiane come la Tullia di Martelli e l’Oreste di Rucellai: nel
a si rivolge in modo irrispettoso alla madre («Poich’io posso parlar, come a me piace,/ e so in che stato or mi mantiene il
sen’ vadi innanzi tempo al Cielo;/ caro mi fia morir per le tue mani/ come l’esser di te nata mi spiace», Lodovico Martelli,
onsigli» (II, 4, vv. 126-135). Il Tasso riprende in questo frangente, come ben nota Stefano Verdino, la quaestio umanistica
l’eloquenza ingiustificatamente pomposa ed eccessivamente elaborata, come dimostrano i tagli proposti dal Maffei — che tutt
copo Martello», La Nuova Ricerca, XI, 2002, pp. 315-323). I Francesi, come il Rapin (René Rapin, Les Réflexions sur la poéti
le diverse lor situazioni dovrebbero suscitare, lascio pensare a voi come concorrano a render quella tragedia fredda e noio
i poetici abusi pregiudizievoli sì al decoro della Religion Cattolica come alla buona Morale Cristiana, Napoli, Moscheni, 17
di anomalia viene ritrovato da Calepio nel Philoctete che compariva, come personaggio invero assai originale, nell’Œdipe (1
alla verosimiglianza del dramma, poiché veniva appunto rappresentato come un eroe eccessivamente forte e magnanimo rispetto
nscio dell’impropria statura mitica assegnata al proprio personaggio, come si evince dal commento auto-esegetico che chiudev
ébillon nel rispetto del carattere di Ippolito e di Elettra, figurati come personaggi amorosi, benché le antiche favole li r
gi amorosi, benché le antiche favole li rappresentassero al contrario come degli eroi rigidamente refrattari ad ogni debolez
ebolezza di questo tipo. Ippolito veniva infatti sempre rappresentato come un uomo dedito esclusivamente all’arte venatoria
in questo caso a descrivere l’episodio amoroso di Hyppolite e Aricie come inutile allo svolgimento della favola, prendendol
e sulla base dei racconti storici e poetici che descrivevano Ippolito come recalcitrante di fronte ad ogni sentimento di nat
ll’Électre di Crébillon (1709), in cui la protagonista viene figurata come amante di Itys, figlio di Egisto, benché l’eroina
tale nemico, in virtù del fatto che le storie la rappresentano sempre come una donna risolutamente ostile al compagno di Cli
sto caso la natura “moderna” della sua censura: egli non è mosso, qui come negli altri casi, dall’idea che il teatro greco s
ori e ritiene meno efficaci pièces imperniate su argomenti inventati, come l’Orbecche del Giraldi, ambientata in Persia, il
ammissibili le tragedie il cui soggetto era integralmente inventato, come nel caso del Fiore di Agatone (cfr. Lodovico Cast
Calepio; benché egli avvertisse che una tragedia dal soggetto finto, come l’Orbecche o il Torrismondo, potesse potenzialmen
e della Dalida erano considerati nel Settecento frutto di invenzione, come si evince dalla sua introduzione alla tragedia de
to di questa Tragedia sia del tutto finto: ma forse tale Istoria era, come dice il Cieco d’Adria di quella, ond’ei cavò l’ar
quando abbia il sudetto fondamento del verisimile. Ella è la Tragedia come un quadro, su ’l quale abbiavi dipinto il saggio
mette che talvolta esse possono entrare vicendevolmente in conflitto, come accade nel caso dell’imperatore Maurice rappresen
li loda Corneille, il quale si era rifiutato di rappresentare Maurice come l’avaro che ritraevano le storie, senza farlo app
e V, 2, [10]), in quanto nell’Absalon il protagonista è rappresentato come degno di compassione, benché egli venga ritratto
è rappresentato come degno di compassione, benché egli venga ritratto come un malvagio incorreggibile nella Sacra Scrittura.
ario, l’autore aveva dipinto Jonathas, nell’altra sua tragedia sacra, come più reo di quanto riportato dalla storia sacra pe
e sue Remarques, contestava la validità di questa lettura, ricordando come per Aristotele i costumi potevano essere ben espr
eicento. A questo giudizio si allineerà la storiografia ottocentesca, come dimostra la nota sentenza di Alessandro Manzoni,
). Più dettagliato il giudizio di Ginguené: questi, pur riconoscendo, come fa Calepio, la capacità del Trissino di disegnare
ve lodate, in cui i costumi appaiono modulati sull’esempio dei Greci, come l’Ulisse il giovane di Lazzarini, considerato mig
erza, 1978, p. 182). Nel Settecento questa partizione resiste ancora, come dimostra la Lezione terza di poetica (1699) del c
aria maestosità ai versi tragici. In queste prime righe già si scorge come il Bergamasco abbia in mente, nel formulare quest
Sofonisba del Trissino, i cui dialoghi erano stati spesso apostrofati come noiosi ed impropriamente domestici; generalmente
r voluto maldestramente imitare la semplicità greca, che tra l’altro, come Calepio nota («Inoltre agli stessi concetti manca
e, della qual facoltà non è tanto dotata l’italiana favella, tuttoché come rotonda e sonora sia molto più maestosa che l’alt
i, Laterza, 1963, p. 254); il Gorini Corio, si impegnava a dimostrare come nello «stile umile del Trissino […] s’inciampa ne
arazione tra l’oggetto e i mezzi dei diversi generi. In questo caso —  come in parte già accadeva nel Gravina — le tesi del P
rattutto il Dottori e Prospero Bonarelli, sebbene a sua volta notasse come questo vizio appartenesse anche alle opere cinque
e da Oronte («E qui dagli odj, e dalle crude invidie/ de’ Cortigiani, come in mar dall’onde/ smarrita nave combattuto fui./
a soltanto i primi due versi — a cattivo esempio di retorica tragica; come Calepio anche il Napoli Signorelli riteneva che q
e poco pregevoli per abbondanza di «figure lontane dal parlar comune» come allegorie, apostrofi e comparazioni, proprio la S
corre dietro alle forme troppo poetiche e alle parole troppo latine, come osservò anche il Conte Pietro da Calepio, e non v
ile di Trissino e di Rucellai si era soffermato Marco Ariani, notando come nell’Oreste del Rucellai «lo stile, rispetto al T
Bulzoni, 2006, pp. 31-66); di qui egli passava ad eleggere il lirico come genere supremo, e a legittimare di fatto una larg
e per lo stile grave, da cui procede una diversa idea di letteratura, come era accaduto per il Gravina, il quale, specialmen
, Modena, Panini, 1989, p. 4), sebbene non senza sparute opposizioni, come ad esempio quella di Gilles Ménage («Questo verso
s Ménage («Questo verso, dico, si trova nella Canace, o fosse a caso, come dicevo, o fosse per furto, come vorrebbe far cred
i trova nella Canace, o fosse a caso, come dicevo, o fosse per furto, come vorrebbe far credere il Guarini, il quale in una
ua Prefazione alla Merope di Maffei Giovan Gioseffo Orsi sottolineava come la Merope del Torelli fosse viziata da uno stile
). Da registrare ancora una volta l’accordo del Quadrio che segnalava come «la Canace dello Speroni, l’Idalba del Veniero, l
n cui fiorì. Non mancano per altro di molte bellezze queste Tragedie, come V. E. potrà meglio d’ogn’altro conoscere», Scipio
no poco concreti, in ragione di una sensibilità non del tutto mutata, come magistralmente dimostra l’ambiguo caso del Martel
di Hannibal S. Noce, Bari, Laterza, 1963, pp. 159-164), ma in realtà, come sappiamo grazie ai preziosissimi studi di Corrado
istodemo non ha nulla di ammirevole sotto il profilo stilistico, così come il Solimano di Bonarelli, benché entrambe le pièc
tutte le tragedie che aveva precedentemente menzionato nel primo capo come esemplari dal punto di vista della favola (I, 3)
del Montanari e della Temisto del Salìo, ma ne aggiunge anche altre, come la Merope del Maffei, l’Ezzelino del Baruffaldi o
i Delfino, il Barone Antonio Caraccio, e il Cardinal Pietro Ottoboni, come dicemmo, an (sic) procurato a’ nostri giorni di r
be apprezzare tanto tragedie improntate ad un classicismo esasperato, come nel caso dell’Ulisse di Lazzarini, sia drammi isp
o e piano, con una tensione patetica tipica dei coevi testi francesi, come nel caso di Maffei, Martello e del Baruffaldi. C’
vista il pubblico non ha bisogno di destarsi dalla finzione — magari, come voleva il Martello, ammirando la bellezza dell’ar
ficioso, proverebbero sì ammirazione nei confronti del pittore — così come gli spettatori provavano un’«ammirazione accessor
o diverso atteggiamento critico si scorge in maniera davvero icastica come , nel giro di qualche decennio, l’affermazione di
naggio un modus loquendi conveniente al suo ruolo e al suo carattere, come aveva fatto Omero, facendo parlare brevemente lo
o degli autori latini più che dei greci; se è costume nel Settecento, come dimostrava Muratori, che Virgilio fosse anteposto
icando tale principio ai drammaturghi contemporanei, Calepio concede, come anticipato, la propria preferenza ad Antonio Cont
cenzo Gravina, Tragedie Cinque, Napoli, Mosca, 1712, pp. 12-13), così come in altri presenti nell’Andromeda, parrebbero conf
, così come in altri presenti nell’Andromeda, parrebbero configurarsi come dei pezzi tendenti al lirico, delle ariette in po
la bienséance, e compromettevano l’attenzione dell’uditore, il quale, come si è visto, doveva essere sollecitato dal punto d
a tragedia; e non il dar precetti, né spiegare la natura delle virtù, come vorrebbono alcuni, ch’ella facesse; i quali però
re la Polissena qualificando l’amore illecito dell’eroina per Achille come una passione incestuosa, al pari di quella che mo
, p. CLVI. Nei paragrafi successivi Calepio si impegnerà a dimostrare come la pur lodevole eloquenza francese «classica» ave
prosa e la lingua della poesia che caratterizzava invece l’italiano, come riconoscevano i trattati di eloquenza del tempo (
pportava docilmente l’inversione dell’ordine delle parole, constatava come la sua fortuna nella commedia e nella tragedia de
ia e nella tragedia derivasse precisamente dal fatto che, nella prosa come nel verso, essa dovesse necessariamente conformar
tti nel suo trattato Il buon gusto ne’ componimenti rettorici (1696), come ha dimostrato Elisabetta Graziosi, Questioni di l
rancese, verranno rimproverate a lungo alla drammaturgia transalpina, come dimostra ancora il giudizio di Juan Andrés («I fr
e di svalutarne la portata, ridimensionandone l’eccezionale fortuna — come una semplice traduzione dell’avantesto spagnolo.
ricorso ad immagini truci di marca senecana e ancor più lucanea — di come la testa mozzata di Pompée sembri rivolgersi sole
ranius, proscritto da Augusto. Questo stesso passo era stato indicato come cattivo esempio di stile, inverosimilmente gonfio
dei personaggi si protende verso una elaborata involuzione retorica, come accade nel caso dei versi riportati, fatti dire a
s et annotés par Georges Couton, Paris, Gallimard, 1987, p. 702). Ma, come già aveva scritto nell’articolo precedente (Parag
orta, recule épouvanté», cfr. Paragone, VI, 3, [11]), classificandoli come «falsi pensieri, e gonfie espressioni poco conven
ti in questione sono invece tratti dalla scena settima — e non ottava come scrive Calepio — del secondo atto (II, 7, vv. 719
vano parlare i personaggi e non prendevano la parola in prima persona come nella poesia lirica («Les poètes tragiques mêmes,
tragedia, nella quale Agamemnon, rivolgendosi ad Archas, riflette su come salvare la figlia, destinata a un sacrificio cert
rler». Lo stesso meccanismo retorico è adoperato da Thomas Corneille, come denuncia Calepio, in una battuta di Polixène ne L
hille. In quel caso, rivolgendosi a Pyrrus (V, 2), la donna considera come , di fronte alle parole di Priamo, la sua passione
ica Pavesio, «Le Comte d’Essex di Thomas Corneille e di Claude Boyer: come la tradizione francese si sovrappone a quella isp
n un contesto elegiaco e non drammatico. In conclusione è bene notare come l’esame stilistico di Calepio verrà pienamente co
a; l’amicizia e la gloria arrossiscono. I segni si usano per le cose, come i troni, le corone, gli scettri, gli allori, le c
a drammatica e l’arte oratoria, chiosando che, se nell’oratoria, così come nella poesia epica e nella lirica, era possibile
, Paris, Gallimard, 1987, p. 1079). Nel commento al testo Couton nota come , alla base di questi versi, ci sia una precisa ci
o farebbero intendere. E però sempre conchiudo che l’eroe dee parlare come il plebeo», Pier Jacopo Martello, Del verso tragi
ano che rinunci a questi orpelli consunti per descrivere le cose così come sono. L’elenco dei passi reprensibili comprende:
di Racine ad essere attaccato da Calepio; in questo caso egli mostra come nella seconda scena del primo atto, nel dialogo f
o ad esempio lo stile di questa pièce per dimostrare contrastivamente come , nella Venice Preserved di Otway, incentrata sul
olta da Erixene a Thamire nel Thésée in cui Sthenelus viene descritto come un eroe condotto dalla gloria sulle tracce di Alc
scolpire tutti gli umani affetti, e costumi, e vicende, sì pubbliche come private: in modo che quanti nell’animo umano ecci
orizzate in prima battuta dalla risistemazione teorica che accompagna come una sorta di paratesto legittimante, la pratica d
na nuova idea di letteratura, più sobria ed improntata alla «clarté», come dimostrano ad esempio le Réflexions sur la poétiq
sempio le Réflexions sur la poétique di Rapin, sollecito a condannare come innaturale ogni eccesso di affettazione del «gran
ndannava l’artificiosità dell’espressione, lecita ad un poeta lirico, come il Malherbe, ma non al drammaturgo Corneille («Il
énie rivolto ad Achille, nel quale la figlia di Agamennone ragiona su come in definitiva la sua morte gioverà anche a colui
sse la protagonista, disperata perché in procinto di essere assegnata come schiava ai Greci, combattuta fra il desiderio di
ia la scarsezza dei termini; essa si prestava così ad essere accolta, come scrive Louis Racine nell’articolo delle sue Réfle
e fra «scudo» e «scudiero» nella Liberata (XVI, 50, v. 1) — adducendo come scusa il fatto che tale figura etimologica era pr
tore francese cerca di rimodulare l’esordio dell’Elettra di Euripide, come dimostra Brumoy nel Théâtre des Grecs (Brumoy, Le
superfluo il ricorso a questi aggettivi esornativi e poco funzionale, come ammette ad esempio Charles Perrault («Les épithet
Paris, Compagnie des Libraires Associés, 1747, p. 53). Sarà da notare come ancora una volta il Quadrio convenga con il Calep
tragico francese. Si riporta l’intero passo di seguito, per mostrare come nel Della storia e della ragione d’ogni poesia l’
veci del tutto, un uso perpetuo de’ segni invece delle cose segnate, come I Troni, le Corone, gli Scettri, le Catene, gli A
onfio. Non è che le metafore non sieno assai lodevoli nelle Tragedie, come opportunissime per ispiegare le violente passioni
fine, e una languidezza notabile; però essi le praticano parcamente, come inidonee a esprimere la veemenza delle passioni,
all’Endimione di Guidi e in generale nel teatro tragico seicentesco, come si evince dall’Arsinda del Testi; quindi l’altern
rno di sedi specifiche —, tradizionalmente deputati a forme “leggere” come la canzonetta, venivano impiegati per riprodurre
zione graviniana è sicuramente guidata da un principio classicistico, come mostra Paola Luciani, parlando della «difficile m
53). Tuttavia la teoria del verso cinque-seicentesca aveva catalogato come bassi e comici i versi sdruccioli. Anche il Cresc
e nel Giudizio sopra la Canace scriveva: «Però mi piaceria molto, che come è varietà appresso a’ Greci ed a’ Latini tra la c
urno italiano il verso tragico francese, l’alessandrino, noto appunto come martelliano (cfr. Pietro G. Beltrami, La metrica
ità del suono, non avendo la lingua né quantità, né varietà d’accenti come la nostra, per lo che convien pronunziarli tutti
wé, Modena, Mucchi, 1988, p. 111), ma anche dai classicisti francesi, come il Rapin («La monotonie de notre vers alexandrin,
Genève, Droz, 1970, p. 82), oppure il Dacier, laconico nell’osservare come la tradizione letteraria francese avesse un unico
pur tuttavia non lo fanno, mercè che non si ascoltano così da vicino come si vedon, e dall’una all’altra rima intercorrendo
vole versione italiana dall’Eneide approntata da Annibal Caro, notava come la traduzione risultasse molto più lunga dell’ori
studio per fedelmente tradurre, e non interporvi alcuna cosa di suo, come pur troppo ha fatto qualch’altro, tuttavia il num
verso greco e latino non è prerogativa dell’italiano, ma si configura come caratteristica comune di tutte le lingue moderne,
traduzioni ad verbum dalla Sacra Scrittura mostrerebbero con evidenza come il latino, e soprattutto il greco, conservino una
x de Correvon, commentatore tendenzialmente esuberante e indiscreto —  come aveva sperimentato lo stesso Calepio, che aveva a
Italiens», cit., pp. 301-302). Egli ammette inoltre che l’italiano è, come riporta Calepio a testo, più grazioso e adatto ai
francese, la cui maestosità lo rende confacente a generi più nobili, come quello tragico, adducendo a riprova della validit
e andava fra gli altri dal Bayle e dal Sanadon fino almeno al Du Bos, come si evince dall’attenta ricostruzione storiografic
un lessico e di concetti scientifici giovi alla poesia è falsa, così come inopportuno gli sembra l’esempio tratto dal Tasso
e all’edizione del Teatro Italiano, il Seigneux tentava di dimostrare come anche uno dei drammaturghi italiani più rappresen
dell’endecasillabo era senz’altro Scipione Maffei, che aveva esperito come autore le potenzialità di questa soluzione e ne a
che non alla tragedia, anche in ragione del fatto che un verso breve come il settenario riduceva la gravità della dizione t
e riesce bene in que’ componimenti che dovrebbero cantarsi in musica, come i Lirici. Molto disconviene ancora per se stesso
a gravità il verso corto, quando non si usasse a luogo e con disegno, come gli Antichi faceano», Scipione Maffei, Recensione
ità del suono, non avendo la lingua né quantità, né varietà d’accenti come la nostra, per lo che convien pronunziarli tutti
ell’Ulisse il giovane del Lazzarini per ragioni prettamente teatrali, come spiega nella prefazione al Marco Bruto («I Comici
ndemente alla Tragedia, in quanto è pur solo mescolamento […]; perché come mescolamento, importa imperfezione, instabilità e
, dopo aver illustrato i difetti dell’Arsinda del Testi, per mostrare come quelle tragedie seicentesche riuscissero molto mi
e che Calepio dimostra qui di non condividere. Egli tuttavia ritiene, come d’altra parte la maggioranza dei letterati italia
i accentuative (egli cita la quarta, la sesta e l’ottava e la seconda come opzionale; pochi anni dopo il Quadrio considererà
e con cui il Martello aveva tentato di legittimare il suo nuovo verso come la riproduzione di un esametro composto di tre ad
«Qui i letterati riprendono i troppi versi non interi [della Canace], come poco dicevoli allo stile tragico; il quale quivi
i classici, di quella rima che veniva considerata a tutti gli effetti come una corruzione barbara dei versi latini, come sot
ata a tutti gli effetti come una corruzione barbara dei versi latini, come sottolineava ad esempio Gian Vincenzo Gravina, ri
ssottigliato i concetti ed infiorato lo stile […] che sì l’invenzione come la tessitura e ’l numero si resero affettati e na
e latino è molto vicino al naturale», ivi, p. 277), andrà ricordato, come nota giustamente Valentina Gallo che la naturalez
lmente aborrita nella drammaturgia coeva. A fronte di tante condanne, come ad esempio quella veemente, contenuta nel Saggio
a, la cui assenza aveva condannato poemi di autori peraltro notevoli, come il Trissino dell’Italia liberata dai Goti o il Ta
progetti e le irresoluzioni dei protagonisti. Concludendo, tuttavia, come nota Calepio, il Francese tornava parzialmente su
ugiando sulle caratteristiche linguistiche del francese, egli osserva come la presenza esclusiva, in rima, di parole tronche
centati; né s’ode una perpetua, e continua Rima nelle Prose Italiane, come si diede a credere lo Scrittor Francese. Ma per a
nderebbero necessarie a riempire la misura del verso. Anche Voltaire, come ricorda il Bergamasco, nei paratesti del suo Œdip
ta occasionalmente da traduttori adusi alla scrittura melodrammatica, come ad esempio Paolo Rolli, traduttore di Racine (sul
elle traduzioni del Rolli l’endecasillabo è largamente maggioritario ( come osserva Zanon, op. cit., pp. 31-32), in quella de
oetico del testo francese, di cui criticava l’eccessiva letterarietà, come si evince ad esempio dall’introduzione dell’iperb
nclusioni di questo paragone; la tragedia italiana viene riconosciuta come difettosa in quanto troppo condizionata dalla nec
il quale gliene aveva raccomandato la lettura. Anche in questo caso, come per Joseph François Duché de Vancy (Pietro Calepi
regola delle tre unità, ma non condivide il merito di alcuni giudizi, come quelli entusiastici nei confronti di Corneille. I
e regole fissate dai critici dell’epoca, afferma che opere innovative come quelle di Jean de La Fontaine, oppure di Houdar d
e su tutte l’Andromaque e la Bérénice, ma anche quelle di Corneille, come ad esempio la Sophonisbe o addirittura l’Œdipe (P
Béatrice Guion, Paris, H. Champion, 2002, p. 585), quanto piuttosto, come si vedrà, all’insistenza, di marca corneilliana,
ulla base della regola dell’unità di tempo, impegnandosi a dimostrare come tutti i fatti rappresentati potessero effettivame
ichi una coincidenza totale con il pensiero dell’autore dei Discours, come ha dimostrato Jean-Philippe Grosperrin, il quale
a virtù, ma della visione di qualcosa di sorprendente, tanto più che, come assumeva lo stesso Corneille, l’admiration proced
tanto da esempi estremamente virtuosi, quanto assolutamente pessimi, come nel caso della Cléopâtre nella Rodogune («Cléopât
etteva in scena (Paragone 5, 2, [4]). Calepio non giunge, in effetti, come farà invece il Lessing, a tratteggiare l’idea di
lezione morale precisa e inequivocabile. Ad ogni modo va sottolineato come la lettura di Calepio tenda ad appiattire le diff
Medea, anche la Cléopâtre che campeggiava nella Rodogune, condannata come carattere integralmente pravo nei trattati di Maf
sservazioni che aveva fatto il Du Bos nelle sue Réflexions, rilevando come i poeti francesi «évitent avec trop d’affectation
oria — si pensi, proseguendo sul tema dell’ostensione del corpo morto come fonte di commozione nel pubblico e di reazione, a
pitoso successo di pubblico che si protrarrà poi per tutto il secolo, come dimostrano le numerose rappresentazioni e ristamp
scours si apre con una dura riflessione sulle parodie — a cui l’Inès, come altre opere del drammaturgo, era andata incontro
zzazione elaborata e puntuale, capace di far sì che ogni scena appaia come necessaria nel punto in cui è stata introdotta pe
sta per preparare il riconoscimento di Eriphile, da parte di Calchas, come l’Ifigenia che gli dei domandavano in sacrificio
sizioni in verso non potevano essere propriamente definite poetiche —  come dimostrava l’esempio di Empedocle — altre, seppur
io di Empedocle — altre, seppure non plasmate sul verso, ma in prosa, come i mimi siciliani o i dialoghi socratici, meritava
otele, del resto, nel ricostruire le origini della tragedia, mostrava come il progressivo raffinamento delle tecniche compos
r la poesia drammatica (1449a 22-29). Attorno a questo nodo testuale, come ad altri della Logica o dei Problemi, si accende
tragica italiana. Nello scontro ebbe la meglio il partito del verso, come mostra non solo l’elenco di Calepio, ma anche il
questo punto si accordavano tanto i critici di formazione platonica, come Francesco Patrizi, che considerava il verso ancor
onsueto topos della maggiore verosimiglianza della prosa, ma mostrava come questa, spoglia degli orpelli del verso, permette
o, Firenze, Galletti, 1904, pp. 130-134. [Giunta.12] Calepio osserva come le precedenti discussioni in merito all’uso del v
procederebbe esclusivamente dall’esercizio della ragione rivendicata come criterio-guida del Paragone fin dall’esordio (Par
osa: «Se vogliamo a ragionamenti così fatti donar la loro perfezione, come è stato detto, convengono montare in palco, nel q
iù imitazione, ma realtà e natura. […] Perciò la favella tragica, che come favella poetica, è imitativa, e dee la vera somig
la naturalezza impressa nell’armonia, la quale alla favella poetica è come il marmo alla statua» (GianVincenzo Gravina, «Del
ne e nella recitazione del verso: anche i maestri dell’arte attorica, come Riccoboni, prescrivevano al fondo la stessa regol
di dare libero sfogo al proprio genio creativo. Nel discorso mostrava come , lontano dalle regole ritmiche del verso e dalla
ì l’opzione di un verso differente, meno cadenzato dell’alessandrino, come l’endecasillabo italiano. Infine dissente nel mer
risoluto a mandare a morte i Maccabei e a sterminare tutti gli ebrei, come egli confessa nel successivo dialogo con la madre
Salmonée di abboccarsi da sola col figlio per darle maggior tormento, come ammette la donna («Ah! mon fils! Je tremble à ton
ene comunque riscontri una certa incoerenza nel carattere di Romulus, come si evince dalla conclusione del paragrafo — ma ta
due, nella seconda scena del primo atto, in cui Romulus è presentato come un supplice disperato («Madame, Romulus tremblant
via al bergamasco non sembra inverosimile che un condottiero valoroso come Romolo abbia da solo affrontato vittoriosamente u
e in particolare l’eccessivo spazio assegnato a personaggi secondari, come Alfonso, il sovrano portoghese, padre di Dom Pèdr
Pèdre, ma rifiutata dall’infante. Constance si configura a sua volta come un personaggio languidamente positivo, introdotta
che nel Romulus, Calepio non manca di notare alcune sconvenevolezze, come il classico traslato del fuoco e delle fiamme, at
terno di un disperato discorso dell’infante, il quale propone a Inès, come unica soluzione per continuare a vivere insieme,
phicrate, che Laio non era perito in seguito all’attacco di un leone, come il vecchio aveva in precedenza sostenuto, ma era
assassinato da un «jeune guerrier», immediatamente Œdipe si riconosce come colpevole del misfatto («Jocaste: Jugez donc si c
ra invece a Calepio il fatto che l’autore insista nel dipingere Edipo come un personaggio innocente, cosa che si evince del
il cui protagonista veniva ritenuto innocente dal de La Motte — così come già aveva creduto Corneille, parimenti censurato
ri di Eteocle e Polinice, raffigurati dal Francese, contra historiam, come troppo benigni nei confronti della memoria del pa
rea Fabiano, che mi ha accolto e seguito durante questo periodo, così come nel mio precedente soggiorno a Parigi tra 2012 e
faldone P1.e che riportano appunti su singoli istituti drammaturgici, come la verosimiglianza (cc. 2 r-v), le osservazioni s
80 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 358-359
i riuscire più che mediocre pianista. Esordì in non so qual compagnia come amoroso, per diventar poi nel ’56 il primo attor
nizzata salpava pel nuovo mondo. Fu Pippo Bergonzoni molto apprezzato come artista, moltissimo amato come uomo, poichè niuno
. Fu Pippo Bergonzoni molto apprezzato come artista, moltissimo amato come uomo, poichè niuno forse ebbe come lui tanta mite
ato come artista, moltissimo amato come uomo, poichè niuno forse ebbe come lui tanta mitezza di indole, tanta elettezza di m
81 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 676-677
gi (Campardon mette erroneamente 1707). Si chiamò in teatro Thomassin come suo padre, ed esordì mercoledì 19 novembre 1732 a
, per la vicenda col padre ; ma non vi son traccie della sua comparsa come Arlecchino ; bensì di quella come Pulcinella, la
n vi son traccie della sua comparsa come Arlecchino ; bensì di quella come Pulcinella, la quale fu delle più fortunate ; e i
le quinte, cagionando un certo scandalo. Un terzo infine ci apprende come egli usasse alzare il gomito, entrando in tale st
82 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X ed ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione degli attori Greci. » pp. 298-315
degli attori Greci. Poichè sul Greco teatro ειδικῷ, formale, preso come spettacolo abbiamo in grazia della gioventù ragio
di Eraclea, e si vicina a Bizanzio che l’una e l’ altra si reputarono come una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone e
illustri città Greche furono decorate di famosi teatri. Considerando, come abbiamo praticato nel teatro formale, la Sicilia
. Considerando, come abbiamo praticato nel teatro formale, la Sicilia come diramazione della nazione Greca, si vogliono quì
157. Similmente degni di ricordarsi sono i teatri della Magna Grecia, come il Capuano, il Nolano, il Puzzolano, e quelli di
le donne rappresentassero in tragedie o commedie. Le parti femminili, come bene osserva il medesimo Maffei, si rappresentava
and’ uomini della Grecia, e la declamazione teatrale vi si esercitava come nobile e degna di ogni distinto personaggio. Quas
presentare l’erà o alcun difetto personale, o la mancanza della voce, come avvenne a Sofocle. Frinico rappresentatore e auto
la voce, come avvenne a Sofocle. Frinico rappresentatore e autore fu, come abbiam veduto, creato capitano dagli Ateniesi in
ico, ne’ cui drammi correva romore di avere anche lavorato alcun poco come scrittore. Si è veduto similmente quanto fosse pr
ata la macchina versatile, dalla quale giove lanciava i suoi fulmini, come dinota la voce Κεραυνοσκοπειον che le diedero. Di
rodurre il popolo si dissero da’ Latini vomitoria, o anche vomitaria, come scrive il dottissimo Mazzocchi; e a questi aditi
qual cosa secondarono la naturale espansione del suono, il quale, non come l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in
rficie piana, ma bensì gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di una sfera, il cui centro è i
no la solidità e la magnificenza. Non è da stupirsene. Gli spettacoli come scuole di destrezza, di valore, e d’ingegno forma
83 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Di Milano, il dì 28 agosto 1620. » pp. 140-157
rati, e scrisse anch’ ella qualche poesia, non del tutto sprezzabile, come il presente sonetto a suo marito. Cigno felice,
bbiamo liti e lotte fra la Florinda, ed altra Flaminia (la Cecchini), come si vede da una lettera che essa Florinda scrisse
o pregandola a tenerne vivi nella memoria sua. Saprà poi V. S. III.ma come io ho gettato a terra ogni trofeo eretto dalla S.
dietro. Lodato Dio, accomodai il tutto, ma che ? Feci per l’ appunto come colui che per un poco ripara a una gran corrente
supplicava in suo nome soltanto, ma a nome anche di alcuni colleghi, come il Garavini (Rinoceronte), il Ricci (Pantalone),
a, e coll’ arte sua, rinnovando la division de’ partiti che furon già come abbiam detto per altre attrici, seppe gettare a t
pare a me, è quella di ritenere erronea la data del Bartoli : forse, come accade talvolta, si son posposti i numeri ; e in
. St. Gonzaga. Comun. Davari). Se poi la Cecchini ebbe onori di rime, come vedremo, anche maggiori n’ebbe l’Andreini. È pecc
e i quaranta sonetti del Cav. Marino su quell’ intrico di retroscena, come è peccato che, per quante ricerche fatte, io non
suo auttun frutti felici. Al proposito poi dell’ arte di Florinda come cantatrice, oltre alla testimonianza del Cav. Mar
o già, che possi tanto ; Ch’Angiolo al uolto sei, Sirena al canto. E come tale fu cantata anche in un idillio di Francesco
Non mai spiegò Pavon vago e gentile Con fasto tal l’ambiziose piume, come costei, ch’ha tutto il mondo a vile, di sue belle
rme l’uso natio dell’heroica bontà di così gran Principessa fu sempre come figlia sacramentale dall’ A. V. S. amata e protet
per molto custodirla, ma per locarla in alcuna parte degna e sicura, come al presente ella dimora, stando ad allevarsi Dami
si che d’alcuno ajuto sovvenuta sia sì dalla M.tà dell’ Imperatrice, come dalla M.tà dell’Imperatore, grazie come tutto gio
dalla M.tà dell’ Imperatrice, come dalla M.tà dell’Imperatore, grazie come tutto giorno fanno in figliuolette che prive di p
D. V. A. S. Serva Divot.ma Lidia, Comica. Non tanto fresca dunque, come vorrebbe il Bartoli, se da 25 anni serviva la Cas
egolezzi e scandali di compagnia, adopera quasi sempre paurose parole come queste : non volevo dir tanto ; ma mi affido ch’i
Florinda che parve davvero una terribile donna a modo, egli scattasse come un demonio. Al Duca [p. 155]mandava proteste acer
demonio. Al Duca [p. 155]mandava proteste acerbissime, maravigliando come avesse ad ascoltarsi più tosto un mentitore che u
nia quel famoso scandalo per la Baldina, che fece scappar la Virginia come spiritata ! ! ! Morta questa, l’Andreini si unì i
alla povera Virginia, la quale sopportava non rassegnata, per paura, come dice il Cecchini, che il marito non le facesse un
tra non era che la Lidia Virginia Rotari, già moglie di Baldo Rotari, come abbiamo da una lettera (26 novembre 1612) al Duca
e recitando in Milano nel 1652 la parte della vecchia Marta, ottenne, come si direbbe oggi, uno strepitoso successo. Trascri
84 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO III. Se ne’ secoli XIV., e XV. gl’Italiani ebbero Poesie Sceniche. » pp. 14-19
re con disinvoltura ammirabile le ha scritte e stampate in Italia. Or come si chiamerebbe quel non mostrarsi inteso di ciò c
er la rappresentazione rammentata dal Vasari e descritta dal Villani, come ancora per altre sacre rappresentazioni mentovate
MS. in un Codice dell’Ambrosiana di Milano. Compatirei il Lampillas, come straniero, del non aver lette le Opere del Mussat
die, e di non aver contezza della Commedia ESISTENTE del Vergerio. Ma come compatirlo, quando io le avea riferite nella mia
ioni Italiane teatrali. Nè io nego che alcun difetto possa notarvisi: come se ne possono notare ne’ buoni Drammatici Greci,
ni Drammatici Greci, non che in quelli che precedettero ad Eschilo, e come se ne notano in Seneca e in altri Drammatici Lati
pillas di uscir dal giudizio impunito con una (perdoni se nomino quì, come diceva Aristofane, zappa la zappa) con una buffon
i de’ riferiti Drammatici (che quì non si tratta di Drammi immaginarj come quelli del Vasco Dias, nè delle Mille Tragedie de
85 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 551
apoli il 21 dicembre 1846 da famiglia di commercianti, entrò nel '64, come allievo nella Compagnia stabile di Achille Majero
la, Eleonora, nata a Napoli il 1842, che esordì al Teatrino La Fenice come prima attrice giovine. Passata amorosa ai Fiorent
. Passata amorosa ai Fiorentini con Adamo Alberti, vi recitò sei anni come prima attrice giovine e seconda donna, applauditi
86 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 216-217
Sanità della Dogana, esordendo il '32 in Compagnia Bon Martini, prima come segretario, poi come attore nel Naufragio felice
esordendo il '32 in Compagnia Bon Martini, prima come segretario, poi come attore nel Naufragio felice dello stesso Bon Mart
opoli. Anche vi ebbe chi non riconobbe la grandezza dell’arte in lui, come quegli che non lasciò alcuna di quelle creazioni
to lire che avea guadagnate nette per sè. Altra volta mise in tavola, come antipasto, ottanta lire di affettato ; altra anco
esare Vitaliani. Di lui lasciò scritto Ernesto Rossi (op. cit., 164), come contrapposto alle tante accuse : « In questo lass
87 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 499-500
ce lo zio Alessandro, entrò il '78 nella Compagnia di Achille Dondini come generico, e il '79 in quella di Marazzi-Diligenti
chille Dondini come generico, e il '79 in quella di Marazzi-Diligenti come generico primario. Fu l’81 con Ferrante, poi, per
nelle interpretazioni, ma io adesso posso confessare candidamente che come ho recitato gli ultimi anni in Compagnia Morelli-
la verità, la spigliatezza, la spontaneità gli mancano tal volta ; e come gli sarebbe agevole riacquistarle potè far fede l
quella sua servilità tutta la libertà del pensiero e dell’azione ; e, come al bel tempo, in cui la prima volta la incarnò il
88 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO V. Letteratura e Commedia Turca. » pp. 262-269
e disciplinò la temuta milizia de’ Giannizzeri. Amurat II si segnalò come guerriero e come monarca contro de’ Greci e degli
temuta milizia de’ Giannizzeri. Amurat II si segnalò come guerriero e come monarca contro de’ Greci e degli Ungheri: conchiu
maniera le lettere e le scienze. Essi studiano l’Arabo e ’l Persiano, come noi il Greco ed il Latino. Quei che attendono all
menti dell’Alcorano, i decreti de’ Gran-Signori, e i Fetfà de’ Mufti, come noi ci occupiamo sulla Bibbia, su i santi Padri e
a, algebra, chimica, metafisica Musulmana, medicina, storia naturale, come altresì globi terrestri, quadranti, ottanti, astr
ometria. Nevi Efendi è un autore turchesco che ha insegnata la fisica come mezzo per giugnere alla cognizione divina, e Lari
ra dell’Italia. I commedianti turchi non hanno teatro fisso, ma vanno come i Cinesi rappresentando nelle case ove son chiama
89 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 175-178
li del Napolioni, che seco trasse buona parte di quei comici, da lui, come dice il Cantù, subornati. E lagnanze gli mosse co
subornati. E lagnanze gli mosse contro anche la Fiorillo (Beatrice), come si vede dalla lettera del '51 pubblicata al suo n
moglie del Napolioni, che ci sembra poter identificare per Argentina, come quella che insieme a lui assalse Beatrice con dis
del 30 agosto del '57 da Bologna a un Ministro del Duca, ci fa sapere come il settembre e l’ottobre la Compagnia si recasse
58 le lettere di Orsola Coris). Il luglio del '59 si trovava a Siena, come abbiamo da una sua lettera a Francesco Toschi, co
di tutto Paragone ; li do questo motivo acciò S. A. resti ben seruito come merita. Il Croce, nel quarto punto dell’appendic
ne. Facean parte della Compagnia gli artisti Tessero, Rossi, Pelizza, come si vede nella poesia pubblicata al nome della Bet
90 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — (Corriere di Napoli, 19 febbraio 1899). » pp. 270-274
a ancora scritturata, o capocomica, fino al '98, anno in cui fa parte come prima attrice tragica e prima attrice madre della
atrofizzò ne'pochi lavori ch'ella ammannì a quei popoli lontani, ma, come se allora allora ella entrasse nell’ arte, si die
, senza volerlo, la guancia della giovane artista. La Pezzana scossa, come se fosse stata realmente colpita, ebbe una esplos
rto Bracco racconta di lei che la Duse…. ma no : io voglio metter qui come chiusa le parole dell’ egregio commediografo napo
ter qui come chiusa le parole dell’ egregio commediografo napoletano, come quelle che ci dànno in bella sintesi il ritratto
iù bello di ciò che pare scaturisca dalla natura stessa d’ un artista come un’ acqua limpida e fresca da una roccia vergine.
e qualche alimento la meravigliosa genialità dusiana, – mi raccontava come in una scena dolorosa d’ un dramma del quale le s
91 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo IV. Risorge in Italia nel Secolo XVI la tragedia Greca e la Commedia Nuova, e s’inventa il Dramma Musicale. » pp. 210-241
conosciuta che noi francamente affermeremo, che se una nazione deride come pedantesco lo studio greco, se mette in ridicolo
a allora erano fra’ nostri dotti le greche lettere quali così comuni, come oggi in Europa il volgar francese. Leone X che il
izione e gli spettacoli scenici, gli promosse in Roma in varie guise, come gli avea favoriti nella sua patria. V’invitò alcu
gio latino. Anco ne’ principi di quello ne corse qualcuna pur latina, come la Dolotechne di Giamberto Veneto, lo Stephonius
letterarie per tradizione, e si vanno afferrando per aria le notizie, come fan de’ grilli e delle mosche i ragazzi, s’inciam
uato, e non già un «parto debole e imperfetto d’un ingegno stravolto» come senza punto leggerla volle bestemmiare un non so
el laborioso studio del Mercurio di Francia; e pur volle affibbiarsi, come dicesi, la giornea, e giudicare e condannare il T
senza saper che fossero le greche tragedie. Un Tasso! un Trissino! E come senza saper che fossero? Non son essi i primi nos
nostra nazione e al suo secolo; ma ne introdusse ancora molti nuovi, come avvocati, cattedratici, astrologi, mercatanti, te
mici persone nobili e ragguardevoli nella società, e non già schiavi, come la maggior parte de’ latini. Perciò si trovano ne
della metà della commedia italiana, aggiungendo con gallica urbanità, come di gesticolazione e di lazzi é composta la più gr
i esser mentovata quella del Bracciolini intitolata L’Amoroso Sdegno, come anche la Disperazione di Sileno e ’l Satiro di La
sa neller, e in Atene e in Roma avea accompagnata or più canoramente, come ne’ cori, or meno, come negli episodi, la poesia
in Roma avea accompagnata or più canoramente, come ne’ cori, or meno, come negli episodi, la poesia rappresentativa, nelle g
fu gentiluomo di camera d’Errico IV re di Francia, e non commediante, come dice ne’ suoi Giudizi il Baillet, ripresone a rag
Diremo che il canto é una delle molte supposizioni ammesse in teatro come verisimili per una tacita convenzione tra’ rappre
ri, i quali per natura e per riflessione sono urbani e discreti. Ecco come il mio dotto amico D. Carlo Vespasiano, maestro d
i quelle annotazioni che in quest’opera trovansi coll’asterisco, ecco come mosso dalla giustizia della causa, e più da press
a essere un Welche, un ostrogoto, un candidato degli odierni gaulesi, come Monzù De la Harpe, per insultare con sì feroce st
perio romano il primo e gran deposito de i lumi della ragione, donde, come da un centro comune, sono partiti que’ raggi di v
suffisants (voce caratteristica che manca alla nostra lingua) hanno, come glielo va rimproverando con somma ragione il pres
aliani e i greci non hanno mai connesse le loro idee sì scioccamente, come Monzù de la Harpe, il quale, all’udirlo ragionar
e, «Si un Allemand peut avoir de l’esprit», i tedeschi gli risposero, come doveano, con quest’altra: «Se un francese può ave
stata intenzion mia di far oltraggio a una nazione così rispettabile come la francese che io amo e venero, ma sì bene a que
ersonaggi o sciocchi, o ridicoli, o astuti nelle commedie introdotti, come sono D. Pasquale de’ romani, le Pasquelle de’ fio
e lo Scaligero lib. I Poet. cap. 7, ma molto festiva e motteggevole, come é stato detto nel primo libro pag. 166. Si può an
ponimento, giudicato per ogni sua parte perfettissimo in se medesimo, come per l’invenzione del poeta eziandio ec.» Indi il
il quale morì in Palermo nel 1641, e con tale ornamento fu stampato, come accenna Antonio Mongitore Biblioth. Siculae tom.
e i Pericli, che vi assistevano, non dicevano con cuore di ghiaccio, come gli odierni filosofisti transalpini, che impropri
delle scene dipinte, e dice a se stesso, il poeta fa parlare Aquilio come si dee, come richiedesi al di lui stato? Del vers
dipinte, e dice a se stesso, il poeta fa parlare Aquilio come si dee, come richiedesi al di lui stato? Del verso e del canto
essione». Ma egli non ha capito che Aquilio si vale di quest’immagine come di un paragone conveniente a un cortigiano guerri
a i semplici concerti, e più non pensare a congiungerla colla poesia, come fecero i greci, i cinesi, i latini, gl’italiani,
eo) che si fatto dramma non ha tuttavia la sua vera e perfetta forma, come di proposito ho trattato nel mio Sistema drammati
92 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 395-399
orno all’anno 1633. Fu educato nel Collegio Clementino di Roma, indi, come sovente s’è visto, trascinato alla scena dall’ese
un diverso casato. Troviamo il Romagnesi a Mantova l’aprile del '55, come da una sua lettera al Duca di Modena del 5, con l
riferisce l’ode indirizzata a sua madre, e la risposta di questa. Ma come saggio del suo stile ve n’ ha ben altre che mi pa
operto ho per usanza. La Camera ducal se l’ha investita ; e pur ell’è come campagna rasa, o nuda più che cella d’eremita. Ma
lla soluzione di altri, sparsi in quest’opera. Limitiamoci a dar qui, come saggio, la interpretazione di quello concernente
ata della nascita di A. Lolli, che è il 28 agosto del 1630 (non 1622, come s’è ritenuto fin qui erroneamente), a ore 18 e 24
93 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVII ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. » pp. 213-238
degli Attori Greci. Poichè sul teatro Greco οιδικῶ, formale, preso come spettacolo abbiamo in grazia della gioventù ragio
nome di Eraclea in modo a Bizanzio vicina che si reputarono entrambe come una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone e
d altre illustri città Greche vantarono famosi teatri. Considerando, come praticammo nel teatro formale, la Sicilia come di
teatri. Considerando, come praticammo nel teatro formale, la Sicilia come diramazione della nazione Greca, si vogliono quì
o XVI n’esistevano varii rottami. Tralle ruine di un tempio dedicato, come si crede a Bacco, il medesimo Polidoro assicura d
donne rappresentassero nelle tragedie e commedie. Le parti femminili, come bene osserva il medesimo Maffei, si rappresentava
mini grandi della Grecia, e la declamazione teatrale vi si esercitava come nobile e degna di ogni distinto personaggio. Quas
presentare l’età, o alcun difetto personale o la mancanza della voce, come avvenne a Sofocle. Frinico era rappresentatore e
della voce, come avvenne a Sofocle. Frinico era rappresentatore e fu, come vedemmo, creato capitano dagli Ateniesi in grazia
ico, nei cui drammi correva romore di avere anche lavorato alcun poco come scrittore. Si è veduto similmente quanto fosse pr
ata la macchina versatile, dalla quale Giove lanciava i suoi fulmini, come dinota la voce Κεραυνοσκοπειον che le diederoc Di
hiamato Θυμελη che secondo Polluce, non era già il pulpito descritto, come scrisse Calliachio, ma sì bene una specie di ara
rodurre il popolo si dissero da’ Latini Vomitoria, o anche Vomitaria, come scrisse l’immortale Mazzocchi; e a questi aditi s
tro. Secondarono così la naturale espansione del suono, il quale, non come l’acqua percossa forma de’ circoli concentrici in
rficie piana, ma bensì gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di una sfera, il cui centro è i
no la solidità e la magnificenza. Non è da stupirsene. Gli spettacoli come scuole di destrezza, di valore e d’ingegno formav
94 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « PROLUSIONE ALLE LEZIONI DI POESIA RAPPRESENTATIVA DEL PROFESSORE PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. » pp. 203-226
la popolò d’innumerabili esseri animati, quali d’ingenti forze dotati come i leoni, quali in mille guise proficui come tanti
li d’ingenti forze dotati come i leoni, quali in mille guise proficui come tanti armenti, pesci e volatili, quali di vaghe e
armenti, pesci e volatili, quali di vaghe e care spoglie abbigliati, come le martore, gli armellini, le zebre e le american
le zebre e le americane tigri, quali per dolci concenti commendabili come usignuoli, canarii, uccelli-mosche e colibrì, qua
canarii, uccelli-mosche e colibrì, quali notabili per sagace istinto come le api, i destrieri, i cani, le scimie, gli elefa
ima barbaro o colto, quell’arte che mette in azione la morale, e che, come lo scandaglio e la stella polare a’ naviganti, è
rle al naturale per ottenerne la correzione, presentando agl’infermi, come cantò Lucrezio e Tasso, un nappo d’amara ma salut
fiorire il suo teatro: che i filosofi più celebri si occupassero, o, come Epicarmo, a comporre favole sceniche, o, come Ari
ebri si occupassero, o, come Epicarmo, a comporre favole sceniche, o, come Aristotile, a dettarne i precetti: che i grandi a
Aristotile, a dettarne i precetti: che i grandi allievi de’ Pitagori, come Eschillo, degli Anassagori, come Euripide, de’ Te
: che i grandi allievi de’ Pitagori, come Eschillo, degli Anassagori, come Euripide, de’ Teofrasti, come Menandro, vi conten
agori, come Eschillo, degli Anassagori, come Euripide, de’ Teofrasti, come Menandro, vi contendessero per lo corone drammati
imostra, allignare in ogni governo, purchè non sia corrotto; ma esse, come nel proprio elemento vivono, verdeggiano, fiorisc
la sua voce. In Italia ne’ precedenti secoli fiorirono più Accademie, come quelle de’ Rozzi e degl’Intronati, consacrate sin
eclamazione, gli attori per la maggior parte sono autori essi stessi, come già furono Moliere, la Place, Dancourt, Baron, e
ri essi stessi, come già furono Moliere, la Place, Dancourt, Baron, e come oggi sono Piccard, Duval, la Molè e tanti altri.
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 543-547
particolari che il lettore vedrà trascritti al nome di Pietro Cotta, come essendosi questo imbattuto nel Calderoni, a lui s
ta Comp.ª, sopra della scena, che si auerebbe da esser fratelli, sono come nemici chi da un ochiata torta, chi ride dietro a
i V. E. non facci altro che leggier lettere di Comedianti ; il Fiala, come scrissi a V. E. non uol saper niente, si che non
studio del Trautmann. Massimiliano Emanuele, il Principe Elettorale, come tutti i principi tedeschi del suo tempo, era un a
di teatro Bonaventura Terzago, dal cui giornale di viaggi si apprende come a titolo di sovvenzione fosser pagati 500 fiorini
1691. Dopo il qual tempo ritornò in Italia, e precisamente a Mantova, come abbiamo da una lettera dell’Elettore al Duca ; a
anda nel lor ritorno la coppia D’Orsi, e da una nota che ci fa sapere come « i loro abiti da commedianti furono spediti a Ma
i che Non mi scordo receuer li suoi fauori per l’alloggio in sua Casa come per sua Gentilezza mi esebi e che tra poco potria
auersi quando no la supplico al solito lei prouedermene, e non andrà come l’anno scorso, mentre a Carneuale (se a Dio piace
96 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 245-250
studi e di forte intelligenza, salito poi a bella rinomanza più tosto come istruttore drammatico, che come attore. Era nato
alito poi a bella rinomanza più tosto come istruttore drammatico, che come attore. Era nato il 1791, morì il 1881. Dopo esse
ser protetta : ….. state dunque certa che io godo della vostra gloria come se fosse cosa mia, e mi piace che abbiate nell’ar
seggio che tenete nel mio core, e nei miei pensieri. Quanto a me che, come sapete, vi amo d’un purissimo affetto, io sento c
a per sostenerla le fece rappresentare alcune tragedie da lei scelte, come la Rosmunda, la Medea ; ma il confronto colla sig
he riflessione. Che non valesse la Carolina Tessari è innegabile ; ma come fu trattata dall’ Impresa ? — La si fece esordire
’ Impresa ? — La si fece esordire dopo tutti gli altri artisti nuovi, come una generica, per lasciare che il pubblico accett
ngete i miei successi e l’invidia che hanno prodotto, e giudicate poi come posso vivere allegra con si cara compagnia. Non v
attrici italiane ! Un poco di pane ! E sono tra le fortunate, perchè, come l’Andolfati e la Perotti, non morrò allo spedale.
97 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — [Dedica] »
nziario nella corte di Roma ec. Stefano Arteaga [1] Se in un secolo come il nostro, se ad un uomo quale voi siete, io non
ci del genio sempre coraggioso, ma talvolta poco avveduto. Il primo è come il microscopio applicato a gli occhi della ragion
tal fine, mi ritrovai per mancanza degli opportuni letterari sussidi, come il Dedalo della favola allorché adagiava le piume
i più elevati della Spagna nella penetrazione e sagacità dell’ingegno come nella squisitezza del gusto.
98 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo undecimo »
i letterati, ma quel sesso altresì da cui sovente dipende l’applauso come tante volte il destino degli uomini? Osarlo in me
rsi sono oggimai divenuti proverbi, cantandosi nelle bocche di tutti, come già si faceva nella Grecia di quelli di Omero e d
principi che con quelli che esigono le composizioni di cotal genere, come grave torto farebbe a Virgilio chi invece di esam
rando spesso la sincope e le voci che finiscono in vocale accentuata, come “ardì”, “piegò”, “sarà”, lo che molto contribuisc
idì. Ma inaspettata sorte        Lo estinse in un momento,        E come nebbia al vento        Tanto furor sparì. Dispe
rugge        Piani, monti, foreste e città.» [12] Nei quali esempi, come generalmente nelle poesie di Metastasio, è da oss
si possa insieme accoppiare senza renderli troppo sostenuti e sonori, come sono comunemente i versi dei poemi non cantabili.
ono in questo genere due capi d’opera di sagacità teatrale. Osservisi come s’affretti sempre allo scioglimento fermandosi su
llo di Tito? Non è egli le delizie dell’uman genere ne’ suoi scritti, come già le fu sul trono? Non apparisce forse il vero
padre de’ suoi vasalli, il modello dei re cittadini, l’uomo insomma, come altri disse di Traiano 95, nato ad onorare l’uman
a segno così eminente che se fra noi si dasse un ostracismo poetico, come presso ai Greci era in uso l’ostracismo politico,
o, o brutale, va per consolarsi agli scritti di questo amabile poeta, come ad un mondo immaginario, che la ristora delle noi
] Riflettasi quanto sia naturale il suo sentenziare e non pedantesco, come quello di Seneca, che ti pare un ragazzo sortito
quello di Seneca, che ti pare un ragazzo sortito or ora dal liceo, o come quello dei francesi moderni che t’intassano a tor
ione. Alle volte è una conchiusione che si ricava da tutto il dramma, come nel fine dell’Artaserse: «Della vita nel dubbio
n un intiero discorso? Altre volte sono brievi sentimenti istruttivi, come : «Soglion le cure lievi esser loquaci         Ma
più adattata e più naturale la sentenza che profferita genericamente, come in Seneca, ha l’aria di un apotegma scolastico. O
tica venustà rivesta egli gli argomenti più astratti della filosofia; come fra le sue mani le cose più spinose fioriscano, a
n lui: ma puoi fra tanto        Vederlo ovunque vuoi. Ach. Vederlo! E come ?        S’immaginar nol so? Oz. Come nel sole    
era una spezie di adorazione che si tributava alle donne considerate come oggetti pregievolissimi, i quali acquistar si dov
maestro chiari insieme e profondi, teneri e sublimi. Egli è leggiero come Anacreonte, dilicato come Tibullo, insinuante com
profondi, teneri e sublimi. Egli è leggiero come Anacreonte, dilicato come Tibullo, insinuante come Racine, conciso e grande
i. Egli è leggiero come Anacreonte, dilicato come Tibullo, insinuante come Racine, conciso e grande come Alceo. Egli accorda
onte, dilicato come Tibullo, insinuante come Racine, conciso e grande come Alceo. Egli accorda coll’armonia della greca lira
e di qualsivoglia altro poeta. L’Italia non dee considerarlo soltanto come scrittore eccellente di melodrammi, nel qual gene
avessero nelle opere sue i propri talenti. La poesia e la musica sono come il testo d’un’orazione, e il commento; ciò che di
riti della natura. Bisogna saper versare delle lagrime per tenerezza, come avvenne a Metastasio componendo la sua Olimpiade,
a francese, e se debbano commendarsi senza eccezione certe sue frasi, come sarebbe a dire: «Svenare gli affetti, Opprimere
ali accuse, né rigettarle, mi contento di dire che sebbene a imparar, come va, la lingua toscana, e a formarsi uno stile ele
; dove la lombardia vanta anch’essa scrittori di sommo grido proposti come modelli nel frasario generale della nazione; dove
stizione e s’appigliano al detto d’Orazio, che la fuga delle lingue è come quella delle stagioni, le quali veggono sfrondars
te scrittore, «la lingua viva ed a farsi universale ad uso di tutti, come incomincia da qualche tempo. Il genio a ciò far d
ighi amorosi, in molti vi sono anche tre e quattro. Ci è qualcheduno, come la Semiramide, dove tutti quanti i personaggi son
e. [41] La pittura di questa passione sul teatro non ha mezzo. Essa è come il governo dei tiranni, i quali o regnano dispoti
del proprio secolo. Non si sà, per addurne un qualche esempio, capire come Amilcare ambasciatore di Cartago in mezzo alle cu
uillamente per una schiava sugli occhi degli emoli ed austeri Romani; come Fulvio inviato da Roma per decider sul destino de
l proprio carattere, amoreggiar sul teatro la vedova del gran Pompeo; come Cesare, che tutt’altra cosa dovea rivolgere allor
per Ersilia nello stile del più alambiccato platonicismo? «Romolo! E come mai        Fra le minacce ostili, in mezzo a tant
suo cuore in un’arietta, sviluppando i punti più fini della passione, come potrebbe farlo un Tibullo od un Petrarca? «Mio
mo ti fa vedere il ciclope selvaggio di Omero, il Polifemo originale, come lo troviamo nella storia. Il secondo ti rappresen
ta fumante di collera, perché fu sparso per altri che per la Dama», o come quello di Ovidio, che, volendo persuader alle don
sanza di metter da per tutto l’amore. Le quali lontane dallo spinger, come dovrebbero, l’azione verso l’oggetto principale,
frequenti inverosimiglianze, alle quali dà luogo l’adottato sistema, come sarebbe a dire che i buoni genitori vadino via da
ella mitologia propria de’ soli Greci appresso agli antichi asiatici, come sarebbe a dire le parole «furie d’Averno» in bocc
Diana, ovverossia della Dea triforme, tuttoché questa falsa divinità, come l’adoravano i Greci, conosciuta non fosse dai Med
’un romano. La vedova di Pompeo, che ci viene dagli storici descritta come modello d’eroismo e di grandezza, vi comparisce n
pinge sul principio cotanto virtuosa che non vuol nemmeno riconoscere come suo amante Cesare divenuto nemico della patria e
pacificamento, Cesare non poteva meno di non essere riguardato da lei come oppressore della libertà e nemico di Catone. Cato
sto alcuno e senza sospetto; che tanti personaggi vivano sconosciuti, come pare e finché pare al poeta; che tutti si scopran
escano non solo troppo uniformi, ma spesse fiate sforzati o troncati, come già il nodo gordiano colla spada di Alessandro. I
eatrale, si fa nascer da lui per vie poco naturali, anzi romanzesche, come sarebbe a dire per mezzo di un gioiello, d’un big
one, ma tratti piuttosto a viva forza dalla usanza; essi almeno sono, come i cavalli di vettura, che si pigliano a nolo dal
gi vadino, venghino, si fuggano e s’incontrino in sulla scena non già come richiederebbero le circostanze e la situazione, m
scena non già come richiederebbero le circostanze e la situazione, ma come torna più in acconcio al poeta. Da essa deriva ch
nativamente con troppo studio imitando l’uno i sentimenti dell’altro, come fanno i pastori nell’egloghe amebee di Teocrito.
spettatore in uno spettacolo ove manchi l’interesse e l’illusione? E come mantener questa qualora il poeta non ha l’arte di
come mantener questa qualora il poeta non ha l’arte di farlo assister come presente al soggetto di combinar colla scena l’az
ne sarebbe l’effetto, manca di ragion sufficiente che la produca? Se, come dice Boeleau, in un verso che vale un tesoro, «R
recauzioni accingansi i giovani a studiare il Metastasio. Riconoscano come eccellenti la Clemenza di Tito, Achille in Sciro,
tulia liberata, il Gioas con pressoché tutti gli altri oratori sacri; come buone l’Ezio, l’Artaserse, l’Eroe cinese, il Deme
che tale distinzione non nuoca punto al merito del portentoso autore, come la critica sulle opere loro non sminuisce anzi ma
tico lirico dell’universo. La Grecia avrebbe divinizzato il suo nome, come già fece di quello di Lino e d’Orfeo. 94. [NdA]
o in guisa poco conveniente allo scopo del teatro. Ma chi non misura, come suol dirsi, le parole collo spago troverà, che le
gentilita questa passione, doti degne di essere sommamente commendate come utili al teatro. La seconda disamina in spezie qu
99 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO II. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo. » pp. 175-262
; anzi più di una volta egli vi sostenne ancora la parte del prologo, come ci dice Gabriele suo fratello in quello della Sco
on un colorito fresco ed originale; e moltissimi nuovi ne introdusse, come avvocati, cattedratici, teologi. Per la qual cosa
ili e ragguardevoli nella civile società, o almeno non furono schiavi come la maggior parte de’ Latini. Quindi è che nelle c
Italiani fu il non avere incominciato dal comporre favole mostruose, come le Cinesi, le Inglesi, e le Spagnuole, ma regolar
st; e poi la dipintura degli effeminati giovinastri che si bellettano come le femmine, la quale per altro troverebbe i suoi
Non meno in adornarsi, e fino a mettere Il bianco e ’l rosso. Fan come le femmine Tutte le cose: han lor specchi, lor
co. Tutto ciò ch’hanno in adornarsi spendono, Polirsi, profumarsi come femmine, E pascer mule e paggi, che lor trottin
ba e la beretta. Il servo Corbolo sì per discolparlo del pegno fatto, come per trarre altro danaro da Ilario di lui padre, g
esagerata nella Poetica Francese dal moderno filosofante M. Marmontel come principio universale di tutti gl’ intrighi delle
’ si vede far? Tem. Nel popolo Nostro . . . . Faz. Narraci Pur come ? Tem. Non vedete voi che subito Ch’un divien
Mi meraviglio ch’al presente gli uomini Non sieno affatto grossi come tortore. Cin. Perchè? Mass. Perchè hanno tutt
’l bue di sonar gli organi. Aggiugne, che egli e ’l maestro vanno come zingari Di paese in paese, e le vestigie Sue
conosce personalmente l’amico Bartolo, Bonifazio ne prende il nome, e come tale lo riceve colla famiglia nella propria casa.
. Probabilmente però la prima di tutte le recite fu questa di Urbino, come ben riflette l’insigne Storico della nostra lette
già esser solea sì ampla . . . . e ora è sì picciola diventata, che, come vedete, agiatamente cape nella città vostra. L’al
che il morto non si muove mai e il vivo sì; e però, quando tu faccia come io ti dirò, sempre risusciterai. Cal. Di su. F
ne. Che cosa è a far co’ savj! chi avria mai imparato a morir sì bene come ha fatto questo valentuomo, il quale muore di fuo
i Calandro ci hanno colto Lidio e Fulvia insieme, non si vede chiaro, come nel tempo che si aspettano i di lei fratelli, sie
ne’ moderni colti teatri vuol che si schivino gli amorazzi di Fulvia; come altresì le scene equivoche della natura di quella
goffaggine senza bisogno di sforzo veruno istrionico per far ridere, come non rare volte si nota ne’ migliori comici strani
impresse nel 1581 di Aluise Pasqualigo detta gl’ Intricati, la quale, come appare dalla dedicatoria fattane al principe dell
copia della Casina di Plauto o di Difilo. Nel prologo che è in prosa come tutta la commedia, lo confessa l’istesso autore.
’affettazioni, senza tirate istrioniche da Pantalone. Calca l’autore, come si è detto, le tracce della Casina latina; ma sen
Se questo celebre segretario Fiorentino ignorò il latino linguaggio, come si è preteso, certamente ciò non apparisce nè dal
ell’Ariosto, nel Bibbiena e nel Machiavelli, regneranno per avventura come nel proprio elemento in questa favola del Bentivo
, i quali tacciano senza conoscerle tutte le nostre antiche commedie, come se fossero state sempre fredde e languide copie e
faremo di perfetto, se dietro a i di lei vestigj non andremo: Che come uno scultore, un dipintore Non potrà mai dipign
Che avete? che vi duol, padron mio caro? Su su (disse ei tremando come foglia E pallido nel viso come un morto) Datem
mio caro? Su su (disse ei tremando come foglia E pallido nel viso come un morto) Datemi le mie calce e ’l mio giubbone,
molta lode, e cita Trajano Boccalini, da cui stimavasi il Piccolomini come principe de’ poeti comici Italiani. Egli però seg
ggio buffonesco subalterno che parla in qualche dialetto particolare, come il Ligdonio del Piccolomini, o in una lingua stra
icolare, come il Ligdonio del Piccolomini, o in una lingua straniera, come il Giglio Spagnuolo di bassa condizione sedicente
di Spagnuoli. Degni però di qualche scusa sono gl’ Italiani d’allora come troppo vicini al funesto sacco di Roma, che sì gr
inata degl’ Ingannati si recitò due giorni dopo del Sacrificio che fu come una introduzione agli spettacoli del carnovale de
gl’ Ingannati di sali e lepidezze, ma talvolta sono soverchio liberi, come pajono gli equivoci del lunghissimo prologo. Io n
fatta dal celebre Vicentino Trissino de’ Menecmi di Plauto, ove però, come afferma egli stesso, volle servare il modo di Ari
lla negligenza de’ posteri; e le di lui belle commedie non si leggono come se scritte fossero nell’idioma Tibetano. Questo p
ia che gli parla da dentro senza aprirgli la porta: Licinio è quì che come smarrito augello cerca di ridursi nel vostro nido
nio è quì che come smarrito augello cerca di ridursi nel vostro nido, come aquila che stà per fissar l’occhio in voi suo bel
fuori, acciocchè i raggi del vostro aspetto illustrino questo luogo, come io illustrato da voi veggio ogni cosa nelle più o
de Licinio dal rompere le porte, non essendo in casa la di lui madre, come proponeva, per parlarle con libertà. Egli poi tut
lla l’impedisce dicendo: Non gittate, non gittate che io l’accetto, e come mio ve lo ridono, acciocchè se a Dio piacerà mai
e come mio ve lo ridono, acciocchè se a Dio piacerà mai che io possa, come vorrei, esser vostra, ne leghi eternamente ambedu
l’uditorio un piacere indicibile, specialmente quando sono espressi, come in questa scena, senza affettazione e senza farne
prologo di avere ideato senza esempio un argomento, non solo doppio, come facevano gli antichi, ma interzato, dice però di
. E’ suo. Dem. E questa lettera? Gisip. E’ di sua mano. Dem. O come può star questo? lasciatemela leggere. Merita d
voi carcerata, per voi battuta, e per non venir donna di altro uomo, come voi siete fatto uomo di altra donna, in tante e s
dalla vostra sposa la mia libertà: che, per esser ella così gentile, come intendo, ve la dovrà facilmente concedere: e, bis
solamente di morire: il che desidero, così per finire la mia miseria, come per non impedire la vostra ventura. E per segno c
ipiglia le vesti di donna coll’ intento di manifestare al Governadore come Aristide è suo sposo, e quando non ne impetrasse
e al delinquente, il quale si maraviglia della sorella viva che corre come forsennata, e giugne presso la casa di Teodolinda
rma dove finì di vivere l’anno 1610 secondo Apostolo Zeno, o nel 1611 come ci assicura il Bolsi presso il Tiraboschi, compos
blicò nel 1586, ma era stata composta nella giovanezza dell’autore, e come nota lo Zeno sul Fontanini, fu recitata in Perugi
ampò più volte. La Prigione d’Amore si produsse nel 1592, ed in essa, come nella precedente, vi è una delicatezza di amore e
da e pericolosa gelosia e vendetta Italiana? E se ne ha lette alcune, come mai osò dire esser esse così sfornite d’arte, di
o morto l’anno 1571, fu attore ed autore molto esperto ed applaudito, come ci fa a sapere in una lettera il Parabosco. Egli
l nome di Capitano Spavento da Vallinferna, volle ancora distinguersi come autore, scrivendo più dialoghi, farse e commedie,
oghi, farse e commedie, ove acciabattò quanto avea in iscena recitato come attore, cioè le rodomontate. Generalmente i pubbl
ili, civili ed instruiti per proprio diletto ed esercizio. Si notava, come dicono i commedianti, a soggetto il piano della f
a scambievole che serpeggia tra’ varj popoli di una medesima nazione, come avviene in Francia ancora tra’ Provenzali, Norman
e tele, alla maniera della scimia di Franco Sacchetti che voleva fare come faceva il Pittore. 113. Nelle Dichiarazioni appo
io Ariosto. 114. Riprese per capriccio apologetico il Sig. Lampillas come pernicioso lo studio delle commedie dell’ Ariosto
ico. 125. Incomincia con questi versi: E’ mi conviene ogni mese come or venir a rendere I miei conti di villa a Simo
ad imitazione di quelli dell’antico poeta Spagnuolo Giovanni di Mena, come questo Non nocque a lei l’esser cotanto bella,
100 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »
no di Arlecchino, il quale, d’altronde invecchiato, non più divertiva come una volta. Intanto, io prego Vostra Maestà di ave
come una volta. Intanto, io prego Vostra Maestà di aver questi comici come raccomandati alla Sua benevolenza e alla Sua prot
spostata molto probabilmente dal Baschet quando fu a Mantova nel ’66, come si ebbe a verificare per altre lettere. Il 3 lugl
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