ude : Or da ogni parte si vede la piazza piena di questi Ciurmadori,
chi
vende polvere da sgrossar le ventosità di dietro
ti Ciurmadori, chi vende polvere da sgrossar le ventosità di dietro ;
chi
una ricetta da far andare i fagiuoli tutti fuor d
tta da far andare i fagiuoli tutti fuor della pignatta alla Massara ;
chi
vende allume di feccia per stopini perpetui, chi
natta alla Massara ; chi vende allume di feccia per stopini perpetui,
chi
l’olio de’filosofi, la quinta essenza da farsi ri
perpetui, chi l’olio de’filosofi, la quinta essenza da farsi ricchi,
chi
olio di tasso barbasso per le freddure, chi pomat
essenza da farsi ricchi, chi olio di tasso barbasso per le freddure,
chi
pomata di seno di castrone per le crepature, chi
sso per le freddure, chi pomata di seno di castrone per le crepature,
chi
unguento da rogna per far buona memoria, chi ster
strone per le crepature, chi unguento da rogna per far buona memoria,
chi
sterco di gatta o di cane per cerotto da crepatur
ona memoria, chi sterco di gatta o di cane per cerotto da crepature ;
chi
paste di calcina da far morire i topi ; chi bragh
er cerotto da crepature ; chi paste di calcina da far morire i topi ;
chi
braghieri di ferro per coloro che sono rotti, chi
far morire i topi ; chi braghieri di ferro per coloro che sono rotti,
chi
specchi da accendere il fuoco posti incontro al s
ono rotti, chi specchi da accendere il fuoco posti incontro al sole ;
chi
occhiali fatti per vedere allo scuro ; chi fa ved
o posti incontro al sole ; chi occhiali fatti per vedere allo scuro ;
chi
fa veder mostri stupendi e orribili all’aspetto,
ere allo scuro ; chi fa veder mostri stupendi e orribili all’aspetto,
chi
mangia stoppa, getta fuori una fiamma, chi si per
di e orribili all’aspetto, chi mangia stoppa, getta fuori una fiamma,
chi
si percote le mani col grasso discolato, chi si l
getta fuori una fiamma, chi si percote le mani col grasso discolato,
chi
si lava il volto col piombo liquefatto, chi finge
ani col grasso discolato, chi si lava il volto col piombo liquefatto,
chi
finge di tagliar il naso a uno con un cortello ar
atto, chi finge di tagliar il naso a uno con un cortello artificioso,
chi
si cava di bocca dieci braccia di cordella, chi f
cortello artificioso, chi si cava di bocca dieci braccia di cordella,
chi
fa trovare una carta all’improvviso in man di un
cordella, chi fa trovare una carta all’improvviso in man di un altro,
chi
soffia in un bossolo e intinge il viso a qualche
o, chi soffia in un bossolo e intinge il viso a qualche mascalzone, e
chi
gli fa mangiare dello sterco in cambio di un buon
simili persone col tamburello e con lo calassione, sentendo in giro
chi
da là e da quà : Lucia mia Bernagualà ! Veder t
et redicolosa ad ogni spirito gentile. Bona sera, o Bertolina L’hè
chi
ol Capella valent Ch’è venud de voltolina Per nar
st’attore non lascia mai di occupare, e chiamare a sè l’attenzione di
chi
lo guarda e l’ascolta ; e s’egli fosse talvolta p
ta, Che me presento a sta benigna Udienza, L’ultima sera a ringraziar
chi
ascolta, E chi soffre la nostra insufficienza. Ah
ento a sta benigna Udienza, L’ultima sera a ringraziar chi ascolta, E
chi
soffre la nostra insufficienza. Ah ! se avesse da
ole sporchissime e nefande. No so, come se possa in bona legge Metter
chi
non offende in derision. Se critica con grazia, e
Le va dopo tre zorni in obblivion ; E termine averà tante faccende De
chi
stampa in secreto, e de chi vende. Basta, lassemo
ivion ; E termine averà tante faccende De chi stampa in secreto, e de
chi
vende. Basta, lassemo andar ste cosse odiose Capa
r l’obbligo mio, E lo fazzo de cuor, come convien, E no go invidia de
chi
fa del ben. V’auguro a tutti sanità perfetta, E l
frase. Ve domando giustizia, no vendetta : A longo andar ga più rason
chi
tase. Compatì generosi i mi difetti, Veneziani, d
ha guastà la moral ; volesse Dio, Che sto peccà sul toni nol gavesse.
Chi
l’ ha proposto, no xe tanto in drio, Nol lo diria
sforzar a far da volpe. Povera Ircana ! un gran peccà ne fe’ A portar
chi
ve svoda la scarsella. Chi paga chi lo frusta ne
era Ircana ! un gran peccà ne fe’ A portar chi ve svoda la scarsella.
Chi
paga chi lo frusta ne parè, E senza un fia d’inze
a ! un gran peccà ne fe’ A portar chi ve svoda la scarsella. Chi paga
chi
lo frusta ne parè, E senza un fia d’inzegno una p
Poeta la cassella. Almanco, se le Fiabe no corona, Le ga de bon, che
chi
le fa, le dona. Diseghe, cara fia, con libertà,
uno schifo, vicino al sito dove gettossi, afferrandola alla gonuella.
Chi
dice che fu Amore cagione di quello sproposito ;
a alla gonuella. Chi dice che fu Amore cagione di quello sproposito ;
chi
una disperazione per mancanza di soldi ; e chi pe
di quello sproposito ; chi una disperazione per mancanza di soldi ; e
chi
per essersi offesa di una imputazione non meritat
A
CHI
AMA LA POESIA RAPPRESENTATIVA. Chi può ricusar
A CHI AMA LA POESIA RAPPRESENTATIVA.
Chi
può ricusare alle matematiche pure tutta la ricon
di Lipsia renderono tanto intelligibile il gran libro dell’universo?
Chi
all’astronomia contrastare il bel vanto delle mar
aravigliose scoperte di Ticone, di Keplero, del Galilei, del Cassini?
Chi
negherà che oggi dietro la scorta di tali insigni
iatamente gli uomini governano. V’ha dunque un alto seggio ancora per
chi
emulando i Montesquieu, i Beccaria e i Filangieri
elle scientifiche cognizioni gli applausi degli amici dell’ uomo? E
chi
non ravvisa in un buon teatro siffatto educatore
to educatore pubblico, saggio, retto, geniale, all’ombra del governo?
Chi
al pari di esso accoppia il diletto del passatemp
enerale delle nazioni. Niuno screditerà mai gli spettacoli teatrali o
chi
gli coltiva con felicità, se non colui che non pa
e non colui che non paventa la censura. Dà del bastone sullo specchio
chi
teme di arrossire della propria deformità. Catone
nuovo libro che con nuova sospensione d’animo presento al pubblico. E
chi
sa s’ egli accorderà a queste seconde cure il ben
cellenza e l’ utilità della poesia rappresentativa, stimo inutile per
chi
ha da leggere l’ opera il prevenirlo delle moltis
simili verbi transalpini non tarderanno a ricevere la cittadinanza da
chi
pensa di aver diritto a torla o a donarla. Egli è
prio avviso per norma dell’altrui pensare. Io m’ingannerò talvolta (e
chi
non s’inganna!), ma al mio inganno non avrà mai p
lumi, temendo di stancar la gioventù cui ho consacrato questo lavoro.
Chi
la bramasse ancor più distesa, potrà attendere gl
opoli senza alcun studio ne’ libri? Non ignora il Sign. Bettinelli di
chi
quì favelli l’Amico di Venezia. 9. (*) Servano d
n simili giuochi era celato il chiapperello, e apparivano senza testa
chi
facevan la prova. Di questo Mozzana non abbiam no
e che tanto ambisco in pontoalmente seruire a suoi cenni, escusandosi
chi
con uno chi con altro pretesto ; dopo di che insi
ambisco in pontoalmente seruire a suoi cenni, escusandosi chi con uno
chi
con altro pretesto ; dopo di che insistendo nel m
A
CHI
AMA la poesia rappresentativa Discorso premess
tativa Discorso premesso al l’edizione Napoletana in sei volumi.
Chi
può ricusare alle matematiche pure tutta la ricon
di Lipsia renderono tanto intelligibile il gran libro dell’universo?
Chi
al l’astronomia contrastare il bel vanto delle ma
aravigliose scoperte di Ticone, di Keplero, del Galilei, del Cassini?
Chi
negherà che oggi dietro la scorta di tali insigni
i delle scientifiche cognizioni gli applausi degli amici dell’uomo? E
chi
non ravvisa in un buon teatro siffatto educatore
to educatore pubblico, saggio, retto, geniale, all’ombra del governo?
Chi
al pari dì esso accoppia il diletto del passatemp
enerale delle nazioni. Niuno screditerà mai gli spettacoli teatrali o
chi
gli coltiva con felicità, se non colui che ne pav
se non colui che ne paventa la censura. Dà del bastone sullo specchio
chi
teme di arrossire della propria deformità. Catone
nuovo libro che con nuova sospensione d’animo presento al pubblico. E
chi
sa se egli accorderà a queste ultime cure il beni
ccellenza e l’utilità della poesia rappresentativa, stimo inutile per
chi
ha da leggere l’opera il prevenirlo delle moltiss
rbi transalpini non tarderanno a ricevere la cittadinanza italiana da
chi
pensa di aver dritto a torla o a donarla. Egli è
rio avviso per norma del l’altrui pensare. Io m’ingannero talvolta (e
chi
non s’inganna!) ma al mio inganno non avrà mai pa
studio ne’ libri? Il signor Bettinelli sa pur troppo a suo costo di
chi
quì favelli l’Amico di Venezia. b. Servano di es
. Ognuno dava a conoscere nelle divise la propria origine o prosapia;
chi
si attaccava al dorso due grandi ale, chi si copr
propria origine o prosapia; chi si attaccava al dorso due grandi ale,
chi
si copriva di un cuojo di drago, chi di una pelle
taccava al dorso due grandi ale, chi si copriva di un cuojo di drago,
chi
di una pelle di leonea. Tutti portavano maschere
no di formare di tali cose un tutto e una imitazione più ragionata. E
chi
sa che le armi portate da’ curaci in un luogo di
ria, non destassero l’idea di una rappresentazione eroica e marziale?
Chi
sa che quelle maschere ridicole, le quali dovette
ro e della cabala tanto più potenti quanto più vaste sono le corti? E
chi
ne ignora la forza? chi non l’esperimenta alla gi
più potenti quanto più vaste sono le corti? E chi ne ignora la forza?
chi
non l’esperimenta alla giornata? Quanti esempli n
à di spedire in segreto un vascello per tentare la proposta scoperta?
Chi
non sa ancora la svantaggiosa relazione fatta all
relazione fatta alla regina Isabella dal di lei confessore Talavera?
Chi
ignora la commissione data ad un Mozo di camera p
l’immortale scopritore dichiarato ammiraglio e vicerè delle scoperte?
Chi
il maneggio e il livore mostrato dal Fonseca vesc
Chi il maneggio e il livore mostrato dal Fonseca vescovo di Badajoz?
Chi
le calunnie per le quali fu mandato pel sentiero
. Ognuno dava a conoscere nelle divise la propria origine o prosapia;
chi
si attaccava al dorso due grandi ale, chi si copr
propria origine o prosapia; chi si attaccava al dorso due grandi ale,
chi
si copriva di un cuojo di drago, chi di una pelle
taccava al dorso due grandi ale, chi si copriva di un cuojo di drago,
chi
di una pelle di leone36. Tutti portavano maschere
no di formare di tali cose un tutto e una imitazione più ragionata. E
chi
sa che le armi portate da’ Curaci in un luogo di
ria, non destassero l’idea di una rappresentazione eroica e marziale?
Chi
sa che quelle maschere ridicole, le quali dovette
ro e della cabala tanto più potenti quanto più vaste sono le Corti? E
chi
ne ignora la forza? chi non l’esperimenta alla gi
più potenti quanto più vaste sono le Corti? E chi ne ignora la forza?
chi
non l’esperimenta alla giornata? Quanti esempj no
à di spedire in segreto un vascello per tentare la proposta scoperta?
Chi
non sa ancora la svantaggiosa relazione fatta all
relazione fatta alla Regina Isabella dal di lei Confessore Talavera?
Chi
la commissione data ad un Mozo di Camera per sovr
l’immortale scopritore dichiarato Ammiraglio e Vicerè delle scoperte?
Chi
il maneggio e il livore mostrato dal Fonseca Vesc
Chi il maneggio e il livore mostrato dal Fonseca Vescovo di Badajoz?
Chi
le calunnie per le quali fu mandato pel sentiero
on sè oltre la tomba il nome col quale diventò famosa. Così tutti san
chi
fu la Polvaro, la Bettini, la Cazzola, la Tessero
sì tutti san chi fu la Polvaro, la Bettini, la Cazzola, la Tessero, e
chi
è la Ristori, la Pezzana, la Duse, la Campi ; poc
sero, e chi è la Ristori, la Pezzana, la Duse, la Campi ; pochi assai
chi
fosse l’Angiolini o Pezzana, la Minardi, la Brizz
chi fosse l’Angiolini o Pezzana, la Minardi, la Brizzi, la Guidone, e
chi
sia la Capranica, la Checchi, la Gualtieri, la Pi
una pittura ch’è loquace, e se pittura è poesia ch’è muta, merta fede
chi
parla e non chi tace. Inoltre : non parrebbe str
loquace, e se pittura è poesia ch’è muta, merta fede chi parla e non
chi
tace. Inoltre : non parrebbe strano davvero che
do poeta livornese Braccio Bracci. O bella fata dagli occhi d’amore,
chi
v' ha insegnato a piangere e pregare ? La vostra
a vostra bocca è il calice d’un fiore, e con la voce fate innamorare.
Chi
v'ha sentito per gentile usanza, vi paragona al f
v'ha sentito per gentile usanza, vi paragona al fior della speranza ;
chi
v' ha sentito per desìo di gloria, vi paragona al
i Napolitano: Pertanto supplica l’E.V. Rma commetterne la revisione a
chi
meglio le parerà, e l’avrà a grazia quam Deus &am
blica letteraria; così ha suscitato, come suole non di rado avvenire,
chi
credendo offesi i diritti di letteratura, che van
i Napolitano: Pertanto supplica la M.V. di commetterne la revisione a
chi
meglio le parerà, e l’avrà a grazia singolarissim
scoreremo graui pericoli per essersi diuisa la Città nel prethendere,
chi
la nostra Compagnia, e chi quella della Sig.ra Ar
r essersi diuisa la Città nel prethendere, chi la nostra Compagnia, e
chi
quella della Sig.ra Armellina, che per ciò ci con
un Cauagliere Bolognese hauendoci imposto il non palesare ne lui, ne
chi
ha scritto le suddette tre lettere. In fede di ch
Carrera, in cui, al terzo atto, a detta dello stesso autore, non ebbe
chi
lo superasse, nè chi gli si accostasse.
erzo atto, a detta dello stesso autore, non ebbe chi lo superasse, nè
chi
gli si accostasse.
e ammirati ora senza conoscimento di causa ridicolosamente biasimati.
Chi
giudicherà di loro, il pedantismo o la leggerezza
che mena senza tortuosi giri alla possibile perfezzione drammatica. E
chi
se non questa semplice storia e questa serena fil
ianza, adoperandovi le molle della compassione e del ridicolo. Ma v’è
chi
per riuscirvi si vale di troppe ipotesi, mostrand
ri e talvolta di secoli interi, come avviene in Madrid e in Londra; e
chi
all’opposito se ne permette pochissime, come si u
bibliotecario Sig. Morpurgo) che è, per quanto io mi sappia, inedito.
Chi
ne sia l’autore non è detto : certo fu scritto di
or la nobil Flora, et io con rozzo Carme il ver astringo che felice è
chi
l’ ama e chi l’ honora. Molto probabilmente l’Au
lora, et io con rozzo Carme il ver astringo che felice è chi l’ ama e
chi
l’ honora. Molto probabilmente l’Aurelia qui lod
li inchinan voi tutti coloro, nei quali spirto di ragion si vede ; et
chi
più v'alza al Ciel, chi più vi cede, più di ciò c
loro, nei quali spirto di ragion si vede ; et chi più v'alza al Ciel,
chi
più vi cede, più di ciò che far dee serua il deco
to ingegno che torre il Cielo a sè medesmo sole, per darlo in sorte a
chi
più pote, e vole dei miracoli suoi mostrar gran s
e e stronza e moro, e miro se con passi posso far scherno e scorno, a
chi
mi tira in tara le parche porche se le fila il fi
Testa, l’Emma nei Mariti di Torelli, ed altre molte, in cui non ebbe
chi
la superasse, nè chi la uguagliasse. Al propos
riti di Torelli, ed altre molte, in cui non ebbe chi la superasse, nè
chi
la uguagliasse. Al proposito di quest’ultimi,
ssioni amorose son lampi di bellezza artistica che solo il ricordo di
chi
li ha visti può richiamare alla vita. Nè si potr
atto del pianto che del riso…. piuttosto iracondo e sprezzante contro
chi
non pensasse a suo modo…. Parlando del Calderaio
vventura, quanto non ha fra Comici italiani e difficilmente può avere
chi
lo superi nel sostenere le Parti più ardue ed int
incanto Questo di si fatal toglier ne debbe ! Addio Ninfe, Pastori. E
chi
potrebbe Frenar, nel dirvi Addio, sul ciglio il p
Fatto di sè maggior, tant’ oltre crebbe, Qui, di Noi forse alcuno. E
chi
potrebbe Frenar, nel dirvi Addio, sul ciglio il p
ea di un bel ritorno Questo ricompensar crudele istante. Ma, Oh Dio !
Chi
sa se viva e cara tanto Brama di Noi quivi sperar
tanto Brama di Noi quivi sperar si debbe ! E, in dubbio si funesto, e
chi
potrebbe Frenar, nel dirvi Addio, sul ciglio il p
Dottore, nelle quali e per la intelligenza e per la vivacità non ebbe
chi
gli stesse a fronte. Fu uno de'principali ornamen
'egli recitava mirabilmente, intitolate Il Dottore giudice e padre, e
Chi
trova un amico trova un tesoro, o sia Il Dottore
o a poco le maschere dalla scena, e però non trovando il Cavicchi più
chi
lo scritturasse, diventò conduttor di compagnia e
to altre opere o tragico-romantiche o drammatiche o comiche, non ebbe
chi
la uguagliasse, nè chi le si accostasse. Ho de
o-romantiche o drammatiche o comiche, non ebbe chi la uguagliasse, nè
chi
le si accostasse. Ho detto tragico-romantiche
sprigionassero gli aneliti d’un’ anima nobile, tormentata, infelice.
Chi
potrà mai dimenticare le sue occhiate lunghe e pr
Mi si perdonerà l’esorbitanza degli aggettivi qualificativi, ma certo
chi
ebbe la sorte di vederla e di udirla, li troverà
ro pensiero. Le ugualissime perle della bocca servivano di specchio a
chi
le parlava, e il mesto e dolce sorriso vi svelava
: più natura che arte : troppo contenuto in uno sdrucito recipiente.
Chi
la ricorderà nella Vita color di rosa, nella Donn
co beato, e di che stella scese costei, che aggiorna l’età nostra ? E
chi
gli atti Le diede e la favella onde fra noi sicco
rancia gli aveva procurato il Cecchini colle sue lamentazioni. Forse,
chi
sa, anche la seconda volta, nel 1608, il Cecchini
gi ; lasso il voler tirare più parte degli altri. » E più innanzi : «
Chi
vorrà Frittellino bisognerà pagare le anticaglie
posciachè un miserabile scudo serve per lo trattenimento d’un mese a
chi
si diletta di veder comedia, con il qual prezzo s
nto me v’ amo : ma sì ben tanto, che niuno dopo me amo più di voi. A
chi
sparlava della sua nobiltà avuta dall’ Imperator
della Commedia Italiana). Dei Frutti delle moderne Comedie et avisi a
chi
le recita (Padova, Guareschi, 1628) abbiam già ri
Voce. 6. Sopra le parti ridicole. 7. Breve istrutione in generale a
chi
recita Comedie. Molte volte, come nel gesto, o n
porta il discorso che si recita. Lo stare avviluppato nel ferrajolo a
chi
fà parte di moroso non piace, però bisogna hor so
so per non lasciar mutto colui, che di novo è giunto, havertendo però
chi
dee uscire di star sin tanto che conoschi esser g
e di già per parola e per effetto s’è veduta ed udita, recca nausea a
chi
ascolta, così anco fa bruttissimo vedere il perso
do vuol estere spettatore, e ciascuno ne prende quella parte che può.
Chi
é fatto soltanto per appagar l’esteriore de’ sens
ghiera musica e da una tenera pieghevole voce, nulla cerca più oltre.
Chi
poi ha sortito una tempra più fina, rapir si lasc
bilmente ingannato dalla verisimile finzione del dramma. Né avvi solo
chi
pianga davvero al pianto simulato della finta Did
avvi solo chi pianga davvero al pianto simulato della finta Didone, e
chi
rida a tutta possa all’astuzie di un Davo; ma chi
lla finta Didone, e chi rida a tutta possa all’astuzie di un Davo; ma
chi
anche per lungo tratto l’orme di tal finzione nel
tesso, e ne favelli sovente col medesimo ardore ne’ privati colloqui.
Chi
finalmente é fornito d’una mente più vivace e rob
passione e ’l terrore, e i falsi tratti che gittano il ridicolo su di
chi
si prende di mira. Si penetra, in somma, si anali
ettori del merito e del valore dell’opera. Non mancherà per avventura
chi
altrimenti ne pensi; ma qual é quell’opera senza
ne, conclusione indispensabile, urli e applausi in segno di protesta.
Chi
ci sa dire se al tempo del Beltrame accadeva lo s
la sua tesi, che le commedie cioè sono la più moral cosa del mondo, e
chi
ne dice male un fior d’ignorante, egli conclude :
ommedie un passaporto per andar diritti all’ inferno ; essere dannati
chi
le scrive, chi le recita, chi le ascolta, ecc. ec
aporto per andar diritti all’ inferno ; essere dannati chi le scrive,
chi
le recita, chi le ascolta, ecc. ecc….. E Beltrame
r diritti all’ inferno ; essere dannati chi le scrive, chi le recita,
chi
le ascolta, ecc. ecc….. E Beltrame comincia in po
lta, ecc. ecc….. E Beltrame comincia in poche parole di prefazione :
Chi
non sente l’offese è morto. La difesa è scudo di
sè scacciollo, minacciandolo di carcere. Ora dicami adunque alcuno :
chi
avrebbe potuto mai persuader quel buon Superiore
Istrioni, non sapendo l’etimologia d’Istrio, nè la derivazione, vi è
chi
penserà che si dica per Istrioni, Stregoni, cioè
ipali regole del verisimile, nè che si sprezzino se non dagli stolti.
Chi
in tanta luce ardirebbe presentar sulle scene nel
ell’atto I un eroe nascente in Bisnagar e nel III canuto nel Senegal?
chi
si farebbe protettore di simili scempiataggini se
do più fremevano gli Huertisti e i Lampigliani contro del Signorelli)
chi
avrebbe potuto immaginarsi che dovesse rappresent
rruzione di sainetti e tonadiglie la di lui Faustina? E rappresentata
chi
avrebbe sperato che si ripetesse sette volte nel
re anticomico del Lillo e dell’anglomania comico-lugubre francese. Ma
chi
guarirà certi letterati furiofili della loro demo
con gli Intermedij istessi, che furono fatti alla Comedia grande : ma
chi
non ha sentito la Vittoria contrafar la Cingana,
e restar di obedirla la mi faccia gratia di farsi dar informacione da
chi
ha cognicion di questo fato senza che io sapia da
informacione da chi ha cognicion di questo fato senza che io sapia da
chi
et non siano persone interessate che la conosserà
ni in quà supera ognaltra uedendomi così à uiua forza hauer mancato a
chi
tanto son tenuta, et hò desiderato sempre seruire
on cento salti a volo ? Ardita musa, taci, frena i pensieri audaci :
chi
si distilla in pianti ragion non è che canti : e'
ti che xè sul libro, e in egual note scritti, per tali i comparisce a
chi
è presenti dalla grazia e dal brio de chi i vien
ti, per tali i comparisce a chi è presenti dalla grazia e dal brio de
chi
i vien ditti. Gode tutti in sentirli, e sulle spo
meritar tante cure, anzi da mirarsi con una specie di compassione da
chi
si crede nato a recondite elevate imprese nelle s
occar col capo le sublimi volte del tempio dell’immortalità; ed havvi
chi
si contenta appena di contemplarne le vicinanze,
stragrandi che danno lustro e nome al secolo XVIII. Non di meno v’ha
chi
sostiene loro in sul viso esser meglio calcar le
car nel breve ragionamento che premisi alla mia storia, dirigendolo a
chi
ama la poesia rappresentativa. Sanno essi pur tro
ioni or nelle cose, e nulla temete, perchè ad un bisogno non mancherà
chi
levi la mano per istrappar dal viso degl’impostor
Olivetta. Non sappiamo
chi
si nascondesse sotto questo nome, che era un po'
presenza, ogn’un languiss, e bocca, e gola no se puol dar pas, priva
chi
de baz offia, e chi d’un bas. Olivetta mariola de
nguiss, e bocca, e gola no se puol dar pas, priva chi de baz offia, e
chi
d’un bas. Olivetta mariola deh, no m’abbandonar,
re, et dello scrivere, fa conoscere non bisognar dormire ogni sonno a
chi
vuole per mezzo dell’arte sua farsi onore. E que
pi irriga qual desir nuovo la tua mente instiga di far prima in virtù
chi
t’è seconda ? Se più d’ogni altra di sapere abbon
r, che rio Strazia tenero cor, tenero seno (Lasso) imparai ; nè v’ ha
chi
mi pareggi ; Spietatissime leggi D’affinità così
to fianco Da celeste desir l’anima punta ; Che ne fu poi disgiunta Da
chi
togato altrui sembrava Lince, Ed era talpa in sua
co ; Onde mi volsi ad essercizio industre ; Così dal loco illustre Di
chi
tra pietre vide il ciel aperto Sciolto, feimi tra
ch’or tanto deprime Non ben saldo parer d’animi foschi ; Non già così
chi
’l nobil capo inostra De la Romana chiostra Lodat
r concesso A fera vien, che col ruggito i figli Ravvivi ; e me non ha
chi
pio consigli ? Pelican fortunato ancor tu puoi La
calde brine Date dal ciel, divine Fean sue sembianze ; e non vegg’io
chi
merte A par di lei in sua innocenza bella. Perdu
to i piè, non desse alle volte in tel bestial noo ghe xe dubbio nigun
chi
el pareraue el padron de sta casa, el Principe de
mille desgusti per viver in continue borasche. Considerè no ghe manca
chi
crede ch'el non haver robba sia una gran felicità
, e non havevane abuo tanti impedimenti a i so studij. E vu, signori,
chi
non vorave haver cent occhi per veder in questa c
alo da esser premià de honor ? E se l’honor xe un abito dell’anima di
chi
opera ben : com uodo le aggion d’un altro el pon
l non pagar i comedianti sia opera de carità, e nù havemo opinion che
chi
no paga…. l’opinion xe brutta, non lo vogio dir ;
porà sforzar vu, signori, a criar adesso che xe tempo de star zitti ?
chi
porà sforzar la vostra modestia a non sopportar i
alone nella commedia a soggetto, il Perucci dà questo insegnamento :
Chi
rappresenta questa parte ha da avere perfetta la
re, a persona attempata tanto sconvenevole ; onde ben disse colui : A
chi
in Amor s’invecchia, oltre ogni pena si convengon
fra noi commedie musicali. Ne fecero altresì il Palma ed il Viola. Ma
chi
pareggiò in Italia la grazia delle commedie music
creto dopo tre sere di recita, per aver servito di limpido specchio a
chi
vi si raffigurò e se ne dolse. Onde ciò venne? Es
e egli tacque. E quando ripiglieranno il canto, l’ilarità, il riso? E
chi
le rimenerà sulle armoniche scene? Forse i partig
messa al melodramma, e per la grandezza e la sublimità69. Di grazia a
chi
mai cede egli, sia che alla maniera di Sofocle mi
ntilisce colla grazia del Correggio e coll’ espressione di Raffaello?
Chi
non ravvisa nel Metastasio il gran maestro allorc
ti di una madre in Merope fu più d’una volta felicemente eseguita; ma
chi
può soffrire il paragone del colorito inimitabile
l paragone del colorito inimitabile di Mandane nel Ciro riconosciuto?
chi
fece Egisto più interessante di Ciro sotto il nom
aestria che par nato or ora quel che dissero venti secoli indietro. E
chi
saprà più dare agli altrui pensieri quella natura
rivano parole ingiuriose contro del Principe72. V’è, gli dice Publio,
chi
lacera anche il tuo nome; e Tito: E che perci
e ben naturale in Fulvia: Non dir così; niega agli afflitti aita
Chi
dubbiosa la rende. É una ruvidezza pedantesca
rede. Dal Petrarca, dallo Zeno, e da’ Francesi trasse del mele; ma
chi
nol fa? chi nol fece? Importa saperlo convertire
Petrarca, dallo Zeno, e da’ Francesi trasse del mele; ma chi nol fa?
chi
nol fece? Importa saperlo convertire in proprio s
o Regolo (afferma lo stesso erudito esgesuita) venne da’ Francesi. Da
chi
mai venne? forse dal Regolo dell’insipido Pradon
ancora che dal Cinna formò il Poeta Cesareo la sua Clemenza di Tito.
Chi
può ignorare il capo d’opera del teatro di Cornel
emplice per dar campo al dialogo in cui spicca l’ entusiasmo tragico.
Chi
compone pel teatro musicale, abbisogna di maggior
chevole di Tito, e quella confusione di Sesto lacerato da’ rimorsi! E
chi
non invidierà all’Italia questa scena impareggiab
te su di un medesimo argomento componimenti che non si rassomigliano.
Chi
sa imitar migliorando, nasce per essere successiv
di qualche vocabolo non da altri usato che da Metastasio? Ascolterete
chi
chiamasse svenevoli le tenerezze Metastasiane? le
mio: Tu nol sai, ma il so ben io, Nè a te, perfido, il dirò.
Chi
di voi lo vuol per padre? V’arretrate? Ah voi
i, il famoso Fritellino : La parte del Dottor Gratiano tanto grato à
chi
l’ascolta (quando vien fatta da chi l’intende) vi
del Dottor Gratiano tanto grato à chi l’ascolta (quando vien fatta da
chi
l’intende) vien hoggi dal poco conoscimento d’alc
isa, che non gli vien lasciato altro, che ’l semplice nome. Ditemi, e
chi
è quello il quale possa trattare senza sdegno, co
irate, & ponga di memoria in guisa, che non lasciando mai parlare
chi
seco tratta, confonde, & snerva il filo della
ratta, confonde, & snerva il filo della Fauola, & la mente di
chi
ascolta, che non riman campo per intendere, &
per intendere, & molto meno per capire l’orditura de’ negotij ; e
chi
è poi colui, che voglia far credere agli Scolari
se vna lingua Bolognese in quella forma, ch’ella viene essercitata da
chi
si crede, che non si possa dir meglio, & poi
ggio malamente descritto dalla mia penna, vorrebb’esser maneggiato da
chi
hauesse pensiero di accender un gran doppiere al
gnificenza, la gloria, la fermezza, la custanza e l’esser hom da ben,
chi
serà quel razza de boja impastà, inzenerà e compo
così è anche probabile che si desse in quel tempo il nome di Roscio a
chi
si mostrasse espertissimo di cose teatrali in gen
e per le mie stampe produco alla luce, implorando dalla garbatezza di
chi
ama le fatighe felici del sig. Napoli-Signorelli,
sig. Napoli-Signorelli, di sapermi buon grado di simile cura, per cui
chi
possiede la Storia de’ Teatri impressa in Napoli,
n fascino che dominò per quasi trent’ anni tutti i pubblici d’Italia.
Chi
la vide rappresentare L'Alexina, La Fiera, La Lus
Ma io sfido tutti i delicati conoscitori dell’arte comica a dirmi in
chi
, dove, e quando si è veduto nella commedia italia
sa ella moltiplicare e compartire le tinte in una scena di gelosia !
Chi
sa comporre quello sguardo, accomodar quel labbro
ndo poi con queste parole : « la nostra Marchionni ha dei difetti : e
chi
non ne ha ? Ma dove ella è grande, è più grande d
da me diviso, e in te pendente confondermi con teco ? Illustre donna,
chi
non t’ammira ? Di vivaci plausi ferve al tuo comp
ia era Marzia Fiala, moglie del Capitano Sbranaleoni Giuseppe Fiala.
Chi
fosse la Lucinda non so dir con certezza. Forse l
esco Franchini che potrebb’essere qui il Pantalone Ardelio. Bagolino.
Chi
si nascondesse sotto questo importantissimo perso
iderio di rianimargli con qualche novità. Così in fatti avvenne. Vi è
chi
attribuisce ad Epigene di Sicione il pensamento d
rzione che si maneggia l’arte, e che la società avanza nella coltura.
Chi
adunque arzigogolando sdegna di riconoscere da ta
iferiti cori ed inni nominarsi indistintamente tragedia e commedia, e
chi
ne scrisse ebbe il nome talvolta di tragico, talv
teatro fu creato capitano; giudicando assennatamente gli Ateniesi che
chi
sapeva tanto solidamente favellare delle operazio
si poteva benissimo servirsi del moroso Camerani…. Ma per la donna ?
Chi
aveva da fare la serva ? Io stimo la signora Catr
le lagrime di Zelinda. Però se la Catrolli non poteva far Zelinda, a
chi
si sarebbe potuto affidarla ? Alla Bresciani ?… A
o: i desideri tuoi Siano i primi vassalli: onde i soggetti Abbiano in
chi
comanda L’esempio d’ubbidir. Sia quel che dei Non
l riso, e tanto più grande quanto esso è più vivo e calcato. Cosicché
chi
canta è in qualche maniera fuori dal suo stato na
etto le cose che interessano vivamente il cuore, e allora lo stile di
chi
canta sarà appassionata, ovvero ha per iscopo que
ro ha per iscopo quelle che colpiscono l’immaginazione, e in tal caso
chi
canta userà del linguaggio immaginativo, o pittor
nvasi, o sorpresi. Il canto è dunque il linguaggio della illusione, e
chi
canta inganna se stesso, e chi ascolta eziandio,
unque il linguaggio della illusione, e chi canta inganna se stesso, e
chi
ascolta eziandio, facendogli parere d’esser diven
ro oggetto, Digli, che sei sospiro, Ma non gli dir di
chi
. Limpido ruscelletto, Se ti rincontri i
o Il tuo destin non sai: Ah! non gli dite mai
Chi
fosse il genitor. Come in un punto, oh Dio!
ella l’altra che corrisponde a quell’aria tutta lirica dell’Orfeo: «
Chi
mai dell’Erebo Fra le caligini Su
ondo i diversi generi di poemi, ai quali si applica. Nell’ode siccome
chi
canta è particolarmente agitato dall’estro, e sic
vibrato, e interciso, che mostri nell’andamento suo la sospensione di
chi
parla, e il turbamento, e che lasci alla musica s
na scaramuccia di sentenze, né ch’egli dica «Non è in man di
chi
perde l’anima il non morire.» nè ch’ella rispond
è in man di chi perde l’anima il non morire.» nè ch’ella risponda «
Chi
s’arma di virtù vince ogni affetto» o ch’ei ripi
ipigli «Virtù non vince ove trionfa amore» affinch’ella soggiunga «
Chi
non può quel che vuol, quel che può voglia» coll
È l’innocenza, Arbace, Un pregio che consiste Nel credulo consenso Di
chi
l’ammira, e se le togli questo In nulla si risolv
l’ammira, e se le togli questo In nulla si risolve: Il giusto è solo
Chi
sa fingerlo meglio, e chi nasconde Con più destro
uesto In nulla si risolve: Il giusto è solo Chi sa fingerlo meglio, e
chi
nasconde Con più destro artificio i sensi sui Nel
rmierebbe molte critiche poco fondate, e che riuscirebbe utilissima a
chi
vuol innoltrarsi nella difficile, e delicata carr
nto risponde quell’altro: ciò è contrario egualmente alla urbanità di
chi
parla, che alla sofferenza di chi ascolta, e però
ntrario egualmente alla urbanità di chi parla, che alla sofferenza di
chi
ascolta, e però si sbandiscono a ragione dalla tr
do i personaggi sono chimerici, niuna passione ben maneggiata, quando
chi
si rallegra, o si rattrista sono le fate, i silfi
no un autore dalla censura quando va contro ai dettami della ragione.
Chi
fu più gran poeta di Quinaut? Chi più di lui tra
va contro ai dettami della ragione. Chi fu più gran poeta di Quinaut?
Chi
più di lui tra i Francesi è ricco d’armonia, di n
i chiamava : naturalezza ! che vengon mai a dirmi i veristi moderni ?
Chi
ha mai saputa concepire, chi l’ha mai neanche sog
e vengon mai a dirmi i veristi moderni ? Chi ha mai saputa concepire,
chi
l’ha mai neanche sognata, l’aurea, serena, magist
, l’aurea, serena, magistrale naturalezza del nostro povero Toselli ?
Chi
può ricordar senza rimpianto le sue incomparabili
ella Senna e del Tamigi in riva Ricchezze e onori si profondon’anco A
chi
fa bella del natio suo riso La classica Commedia,
on’anco A chi fa bella del natio suo riso La classica Commedia,16 e a
chi
l’accento Che immortale segnò tragica penna Fa po
l’arte intanto, a cui compagna andava La dispregiata povertà, fuggia
Chi
, l’anima temprata a bel sentire, Onorar la poteva
de l’alma interpetre il clamore, Il vulgo concitar, che più sonanti A
chi
gridar più sa batte le palme. Quindi deserte, o m
fè che non mi ci coglievi. Venga il canchero a questa professione e a
chi
ne fu lo inventore ! Quando mi accomodai con cost
edo che avrei fatto miglior profitto, e senza tanto travaglio, poichè
chi
ha arte ha parte in questo mondo, soleva dire Far
Franceschina, da Pantalone, da Graziano, da Francatrippe, o da Zanni
chi
vuole ; io per me voglio far la parte del gentilu
llo Scherillo nella sua Commedia dell’Arte (Torino, Loescher, 1884).
Chi
è la ? Metti mano. Prendi. Ah sei morto ! È una c
vero, la differenza non è che nel nome, o nella lingua ; tutto sta a
chi
le spara più grosse. C’ è la solita spacconata, l
, e di Lestrigon mi fo convito ; son cugin di Plutone e di Caronte, e
chi
mi guarda si può dir spedito, che con vn sol stra
vn sol stranuto (o meraviglia) spingo vna Nave più di mille miglia.
Chi
udì mai più sì gran fracassamento, e proue alte e
o Mongibel dentro del petto, che ovunque vado tutto il mondo infoco ;
chi
a me s’accosterà vedrà l’effetto, che in cener ma
Capaneo d’vn nuouo Atlante, Qual non stima Gradasso o Sacripante, Nè
chi
nel mar l’alte colonne pose. Qui mandritti, rouer
in sua. ATTO II SCENA PRIMA Termodonte, Capitano. Sandron, Parasito
Chi
credi tu, o Sandron, che fusse colui che uccise l
l’inferno al dispetto del grandissimo Diavolo, l’arrabbiato Cerbero ?
Chi
scornò il superbo Acheloo, chi fra le proprie bra
issimo Diavolo, l’arrabbiato Cerbero ? Chi scornò il superbo Acheloo,
chi
fra le proprie braccia fece crepar quel gigantona
chi fra le proprie braccia fece crepar quel gigantonaccio di Anteo, e
chi
finalmente diè fine al resto di quelle dodici fam
lle quali son piene l’istorie e le favole ? A dirtelo, io fui quello.
Chi
pensi tu che fosse quell’altro che diè la vittori
riamo, & in particolare il sforzatissimo Ettorre ? Sono stato io.
Chi
t’imagini tu che sia stato quell’altro, che domò
bella Andromeda ? Quell’anco io fui. E ne’tempi meno antichi, dimmi,
chi
ti dài tu a credere che fusse colui, che in quel
ti in parole, benche di lor natura impossibili, tuttauia credibili da
chi
abbandona la mente nel vasto delle glorie come sa
a questi ridicolosi fantasmi, i quali non sono totalmente improprij a
chi
esercita la natura nell’ impossibilità dell’ impr
tro sentiero, che calcassero, & tenessero. Potrà servir adunque a
chi
volesse dar principio (caso però che il parer d’a
n li piacesse più del mio). (Frutti delle moderne comedie et avisi a
chi
le recita di Piermaria Cecchini nobile ferrarese
Capitano Spagnuolo – egli dice nello stesso libretto – non ha hauuto
chi
lo auanzi, & forse pochi che lo agguaglino ?
non ha hauuto chi lo auanzi, & forse pochi che lo agguaglino ? »
Chi
dovrebbe andare all’ ospedale ? Colui che con un
inita di quelle poesie volgari di circostanza che sono la vergogna di
chi
le scrive e di chi le riceve. Gli ammiratori
sie volgari di circostanza che sono la vergogna di chi le scrive e di
chi
le riceve. Gli ammiratori di Celestina Andò
del più aperto bolognese : il che accresceva comicità all’esser suo.
Chi
nol ricorda nel Pugno incognito e nella Bolla di
tifarre ? In Mamma Agata bolognese ? Nelle Nozze del signor Camillo ?
Chi
può ripensar quei famosi or ora glie lo dico, sen
dena, pure non essendo antipatriottici, potevan bene intendere. E per
chi
non le intendeva, per chi non sapeva darsi alla p
ipatriottici, potevan bene intendere. E per chi non le intendeva, per
chi
non sapeva darsi alla patria collo slancio giovan
ieri nell’introvato libretto della Scena illustrata, dice di lui : E
chi
non vede la balordagine di Trappolino tanto ingeg
de’più serj negozi ? Onde il riso, e la facezia gareggiano tra loro a
chi
prima toccasse l’impossessarsi degli uomini ; e d
o nel nascer nostro don primiero da lui si riconosce per favore. Ma a
chi
reca piacere, a chi dolore ; ed io il provai fino
don primiero da lui si riconosce per favore. Ma a chi reca piacere, a
chi
dolore ; ed io il provai finora acerbo, e fiero :
n Italia nel secolo XIV.” 1. Come avrebbe potuto scrivere tali parole
chi
avesse letto il II. Capo del II. Libro della Stor
ecetti poetici: se scredita gl’Italiani, è un Letterato eruditissimo.
Chi
di Voi due è un Proteo? Della stessa maniera si g
ate nella Biblioteca della Luna); e i mal instruiti aveano bisogno di
chi
glielo dicesse. Di buona fede, se è possibile, Si
mai mostre di saperli. Io dunque diressi quelle notizie ad instruirne
chi
non le sapeva; e se Voi con questi altri gl’ignor
segnata ne' libri, e così fecero gl’altri che si trouarono inuitati,
chi
da vna parte, e chi dall’altra, oue che si contra
e così fecero gl’altri che si trouarono inuitati, chi da vna parte, e
chi
dall’altra, oue che si contrastò vn pezzo, in vlt
an Carlo, si tengono custoditi, e nella Compagnia, oue hora sono vi è
chi
ne ha due, e li tiene à casa per non li smarrire.
casa per non li smarrire. Il Decreto è nell’Arciuescouato di Milano,
chi
hauesse curiosità di vederlo, fu fatto tre anni i
oltre ad altri due di soggetto morale intitolati Dal male il bene, e
Chi
soffre spera. Essi insieme con s. Eustachio trage
colle illazioni che soggiugneremo, al difetto di decisivo monumento.
Chi
non sa quanto antica sia questa barbarie, ed in q
ra i servi spadoni occupati a segnare i falli de’ giocatori di palle.
Chi
ignora poi quanto poco fossero gli eunuchi favori
i favoriti da’ legislatori? Soggiaceva alla pena della legge Cornelia
chi
avesse castrato un uomo b. Domiziano, al dir di S
ente la castrazione. Adriano con un suo rescritto condannò alla morte
chi
si lasciasse castrare, chi l’ordinasse, ed il nor
o con un suo rescritto condannò alla morte chi si lasciasse castrare,
chi
l’ordinasse, ed il norcino che l’eseguisse. Pena
e premiando esorbitantemente l’artificiale squisitezza delle voci. Ma
chi
sa quando l’Italia si purgherà di tal macchia col
in musica di tal secolo sarebbe una narrazione ugualmente nojosa per
chi
la legge e per chi la scrive. Essi furono assaiss
ecolo sarebbe una narrazione ugualmente nojosa per chi la legge e per
chi
la scrive. Essi furono assaissimi e quasi tutti a
cchino, a Giovanni Salciccia, ai Gran Drammi politici ed eroici. Ed a
chi
debbonsi in primi tentativi per la riforma del te
l’altro corso con genio poteva menare al medesimo scopo. Venue poscia
chi
ne propose un terzo. Questa emulazione purgò in g
,dice Simone a mad. Orgone, e la bacia. Tristarello , ella risponde,
chi
vi permette questa libertà? Non temete di ammalar
tro di Dori stessa nella scena decima. Egli dice, Mirtillo infelice!
chi
ti consolerà? Io , risponde facendosi vedere la s
favole tragiche e comiche. Egli vedeva ugualmente gli errori tanto di
chi
contento della regolarità de’ Francesi non sentiv
sentiva il gelo e la languidezza di una servile imitazione, quanto di
chi
trasportato dall’entusiasmo di Shakespear senza p
a seconda il pregiudizio volgare di supporre incapace di virtù morali
chi
ha la disgrazia di esser privo del vero lume rive
o qualche idea di libertà spirante, tributerà sempre il patriotismo a
chi
ne fomenta l’amore. Per ciò che riguarda la music
si sparsero per quelle contrade i capi d’opera della musica italiana.
Chi
può ignorare la celebrità de’ famosi maestri di m
lecchino, a Giovanni Salciccia, ai GranDrammi politici ed eroici. E a
chi
debbonsi i primi tentativi per la riforma del tea
e l’altro corso con genio poteva menare al medesimo scopo. Venne poi
chi
ne propose un terzo. Quest’emulazione ha purgato
a, dice Simone a mad. Orgone, e la bacia. Tristarello, ella risponde,
chi
vi permette questa libertà? Non temete di ammalar
ltro di Dori stessa nella scena decima. Egli dice, Mirtillo infelice,
chi
ti consolerà? Io, risponde facendosi vedere la su
favole tragiche e comiche. Egli vedeva ugualmente gli errori tanto di
chi
contento della regolarità de’ Francesi non sentiv
sentiva il gelo e la languidezza di una servile imitazione, quanto di
chi
trasportato dall’entusiasmo di Shakespear senza p
a seconda il pregiudizio volgare di supporre incapace di virtù morali
chi
ha la disgrazia di esser privo del vero lume rive
o qualche idea di libertà spirante, tributerà sempre il patriotismo a
chi
ne insinua e ne fomenta l’amore. Per ciò che rigu
si sparsero per quelle contrade i capi d’opera della musica italiana.
Chi
può ignorare la celebrità de’ famosi maestri di m
verso l’avversario, che fa quivi distinguere la persona costumata da
chi
non è tale. Io suppongo simile gusto, e temperanz
go simile gusto, e temperanza nell’erudito Signor Lampillas. E guai a
chi
ne scarseggiasse! Tendria dos trabajos, dicono gr
rdere di mira la cortesia. Don Chisciotte, nostro modello, fu urbano.
Chi
semina ironie, ne raccoglie: la sferzata produce
lla potente Spagna, scherza lungo il Tamigi, volteggia sul Baltico; e
chi
sa che un dì non s’innamori di un Turbante? Ed El
cora, Spagnuolo o Italiano, che le chiami spettacolo teatrale; perchè
chi
può indovinare tutti gli umani capricci, o gl’imp
i e Frinico, divenne il padre della tragedia, ed additò il sentiero a
chi
dovea su di lui stesso elevarsi. Grande robusto e
tica allegorica. La poesia di Aristofane da non paragonarsi punto con
chi
maneggiò un’ altra specie di commediaa, e degna d
, e più di ogni altro Menandro che divenne la delizia de’ filosofi. E
chi
poteva dopo di lui calzar degnamente il greco bor
egli produsse, rimaste incancellate nella storia del nostro teatro !
Chi
non ricorda, per esempio, l’abate del Nessuno va
dell’arte ? Il paletot ? Narciso il parrucchiere ? E, tra' monologhi,
chi
meglio di lui, o come lui, direbbe il punto inter
ui, o come lui, direbbe il punto interrogativo di Salsilli ? Nè v' ha
chi
abbia maggiore il culto dell’arte : a volte parre
Umoristi di Roma cominciata dopo il 1600. Or si può senza biasimo da
chi
vuol ragionar di teatro negligentare la notizia d
di esse forse non inutilmente non solo per la gioventù, ma ancora per
chi
non leggendo osa ragionare, e per chi solo sa rip
per la gioventù, ma ancora per chi non leggendo osa ragionare, e per
chi
solo sa ripetere come oriuolo i giudizii portati
asso dell’azione. Direi ancora che il viluppo più acconcio ad appagar
chi
ascolta, altro non sia che una giudiziosa progres
in Venezia nel 1708. Esse hanno molta grazia comica, specialmente per
chi
ha pratica del dialetto milanese, e vi si veggono
i, del Sermoneta, del Buonarroti, e di altre indicate. A tutte queste
chi
negherà il pregio della regolarità? Chi oserà dar
ltre indicate. A tutte queste chi negherà il pregio della regolarità?
Chi
oserà dare il titolo in tutti i sensi sconvenevol
do solita per lo più di corrispondere con una spezie di gratitudine a
chi
la contempla, si compiacque di premiarne le cure
natura da per tutto risponde a colui che ben l’interroga, è chiaro a
chi
dritto mira, che pochissime sono le arti che da u
forza del l’esempio domestico che più di ogni altro è loro vicino. A
chi
attribuiremo la prima invenzione del l’arte dramm
ono i Greci, e da veruno non ne presero l’esempio, siccome è chiaro a
chi
passo passo la vada seguitando dall’informe suo n
do solita per lo più di corrispondere con una specie di gratitudine a
chi
la contempla, si compiacque di premiarne le cure
natura da per tutto risponde a colui che ben l’interroga, è chiaro a
chi
dritto mira, che pochissime sono le arti che da u
a forza dell’esempio domestico che più di ogni altro è loro vicino. A
chi
attribuiremo la prima invenzione dell’arte dramma
ono i Greci, e da veruno non ne presero l’esempio, siccome è chiaro a
chi
passo passo la vada seguitando dall’informe suo n
[Epigrafe] Ardito spira
Chi
può senza rossore Rammentar come visse allor che
[Epigrafe] Ardito spira
Chi
può senza rossore Rammentar come visse allor che
[Epigrafe] Ardito spira
Chi
può senza rossore Rammentar come visse allor che
[Epigrafe] Ardito spira
Chi
può senza rossore Rammentar come visse allor che
[Epigrafe] Ardito spira
Chi
può senza rossore Rammentar come visse allor che
[Epigrafe] Ardito spira
Chi
può senza rossore Rammentar come visse allor che
[Epigrafe] Ardito spira
Chi
può senza rossore Rammentar come visse allor che
[Epigrafe] Ardito spira
Chi
può senza rossore Rammentar come visse allor che
[Epigrafe] Ardito spira
Chi
può senza rossore Rammentar come visse allor che
ricchito di un intero genere di componimenti da prima quasi ignorati.
Chi
l’ha vista nel Bicchier d’acqua e nella Madamigel
ami il romito favellìo d’una fronda o d’una stella ? Perchè talvolta
chi
ti siede accanto chinar ti mira tra le palme il v
la una balsamic’onda, che il cupo e lento tuo dolor conforti. Eppur….
chi
lieta non dovria chiamarti ? La serena speranza a
gere ! Perenne ti porgerà la tua virtù conforto. Pensar tu dèi che di
chi
fece il torto è più caro al Signor chi lo sostenn
conforto. Pensar tu dèi che di chi fece il torto è più caro al Signor
chi
lo sostenne. La qual poesia fu inviata da Venezi
arguto di questa decima Musa. Ella invero si rende molto simpatica a
chi
la conosce perchè sparge abitualmente di un velo
ente aneddoto : « Sandro rappresentava non so dove, nè quando, nè con
chi
Filippo di Alfieri. Faceva Carlo. A un tratto gli
gli occhi manda l’anima dolente lagrime dolci nel suo dolce errore, e
chi
t’ode e ti mira, o Prode, il sente. Chi mi sugge
olci nel suo dolce errore, e chi t’ode e ti mira, o Prode, il sente.
Chi
mi suggerisce ora le parole e le imagini per dare
lamazione, da un sospiro per suscitar l’entusiasmo della moltitudine.
Chi
ricorda il non è vero di Giosuè il Guardacoste ?
rea ? E il Non intesi di Pilade ? e l’Ah fratello di Lanciotto ? E il
Chi
mi trattien di Orosmane ? E il Dannata la cortigi
a palmo, senza strombazzature, quasi direi senza preavvisi. Salvini ?
Chi
è Salvini ? Si domandaron la prima volta a Parigi
per quel che riguarda l’effetto scenico. Nel famoso prologo : Anton,
chi
chiama ? è tale ricchezza di passaggi, di forza c
hiedere scusa, per essere l’autore rappresentante, non letterato : «
Chi
fa l’arte che fece il Barlacchia non può come gli
e tengon per principio incontrastabili, in ogni tempo faranno pietà a
chi
ragiona. Alla sola storia dunque che ben vede, ap
lmente adoperandovi le molle della compassione e del ridicolo. Ma v’é
chi
per riuscirvi si vale di troppe ipotesi, mostrand
il corso di molti lustri, come si suol fare in Madrid e in Londra; e
chi
all’opposito se ne permette pochissime, come si u
apace delle melodie più soavi e più aspre e forti, afferra l’anima di
chi
ascolta. Nel suo riso squillante è una giocondità
sopra scorrettezze di forma. Avrei dovuto aggiungere : inevitabili in
chi
si abbandona con tutte le esuberanti doti dell’an
ginia Reiter. La parte è varia, complessa, multicolore come l’arte di
chi
la interpreta ; la parte non limita il vigore art
i, soccombere a Torino il 24 gennajo del 1892. Adelaide Tessero !…
Chi
volesse chiamarla con nome antonomastico, dovrebb
leonessa ! che ruggiti di tigre ! che gridi di angoscia, di terrore !
chi
ricorda, chi ricorda i tre gridi famosi del Suici
e ruggiti di tigre ! che gridi di angoscia, di terrore ! chi ricorda,
chi
ricorda i tre gridi famosi del Suicidio di Paolo
enti le più calde passioni, e destando le più disparate commozioni in
chi
lo vede e ascolta. Il repertorio di Ermete Novell
arsi. La camuffazione, o truccatura, toccava tal volta la perfezione.
Chi
non ricorda, per esempio, il Marecat de' Nostri i
ma ritraente un de'più belli e simpatici tipi di grasso borghese ? E
chi
nel Vouillard del Rabagas, una indovinata e non v
osto : ma non si perdè di coraggio. Lottò con una pertinacia degna di
chi
ha la coscienza della propria forza, e vinse : ch
ertinacia degna di chi ha la coscienza della propria forza, e vinse :
chi
gli rispose fu il pubblico…. Dalla prima sera fu
ico aveva ordinato che si cibasse di cibi leggieri. Tutti proponevano
chi
una cosa chi l’altra. Arlecchino disapprovava tut
inato che si cibasse di cibi leggieri. Tutti proponevano chi una cosa
chi
l’altra. Arlecchino disapprovava tutto : se volet
a è vero non meno che l’arte comica in Italia non arricchisce nemmeno
chi
l’esercita colla più grande fortuna. Non mi par
i dottor ci opprimeano i cardiaci ; eravam fatti tutti ipocondriaci.
Chi
poi voglia avere un’ idea de' pregi del Sacco e d
ad ingojar speran fra poco, Alme bestemmiatrici, a Dio rubelle. Spera
chi
tien fra Lusitani il loco, Per vendicar le bestem
per una strada assai dritta condurli al fine. » E conchiude pregando
chi
reciterà quella parte, di volere in caso di aggiu
Fritellino, Tabacchino. È autentico il ritratto che qui riproduco ?
Chi
sa ! Appartiene alla splendida raccolta di Hugo T
[Épigraphe] Ardito spira
Chi
può senza rossore Rammentar come visse allor che
assare per un genere nuovo, e ne diede varie leggi da osservarvisi da
chi
volesse seguirlo nel Ladislao. Affinchè il leggit
ed alla perpetua irregolarità che vi semina, dà l’onore di regole per
chi
voglia esercitarsi in esso. Ma in sostanza questo
sì per alcune maniere di dire toscane ma poco toscanamente collocate.
Chi
però servì di esempio al Liveri, o chi potrà segu
a poco toscanamente collocate. Chi però servì di esempio al Liveri, o
chi
potrà seguirlo nell’imitare con indicibile verisi
ibile verisimiglianza e col decoro che caratterizza la sua commedia ?
Chi
nell’esatta proprietà del magnifico apparato scen
he quelli che andarono alla guerra di Tebe, ritornano alle loro case.
Chi
può (gli dice Apecide) aver tutte queste notizie
nti prigionieri poi non ho veduto ! Quanti ragazzi ! Quante ragazze !
Chi
ne aveva due, chi tre, alcuni sino a cinque. Che
i non ho veduto ! Quanti ragazzi ! Quante ragazze ! Chi ne aveva due,
chi
tre, alcuni sino a cinque. Che concorso, che foll
aspettando, e che avea seco altre quattro virtuose sue pari. » « Per.
Chi
è costei ? » « Epi. Quella che da tanto tempo è a
non sono in istato di metter fuori un quattrino. Ma ei pensino essi.
Chi
potrebbe poi tener a mente la lista de’nomi ch’es
, nell’Avventuriere onorato, nel Ciarlone imprudente, ed in altre. Ma
chi
non vede il maestro nella Putta onorata, nella Bu
r un tradinento ! Eugenio Addio … Rac.) Eug.) Per sempre ! Eugenio Oh
chi
potesse senza trasgredire Il comando di lei spir
passione che la divora per Filiberto. Nè chiama meno l’attenzione di
chi
legge o ascolta la prudenza di Alessandro che sa
he il senza gambe farà tagliar le gambe a tutti per adattarsele, onde
chi
resterà congiurerà contro di lui per ucciderlo ;
cameriere ecc. a di lei voglia ; tavola a parte volendo, ed invitarvi
chi
vuole ; venendo figli si porranno i maschi in col
ntonio Vaccaro figlio dell’eccellente scultore ed architetto Lorenzo.
Chi
avrebbe creduto possibile quel che pur si vede, c
ti nella Regolata costruzione de’ Teatri stampata in Napoli nel 1787.
Chi
di loro meglio giunse a risolverlo ? E permesso a
apoli nel 1787. Chi di loro meglio giunse a risolverlo ? E permesso a
chi
non è di professione architetto l’avventurare il
o l’indole della commedia. Ne fecero altresì il Palma ed il Viola. Ma
chi
pareggiò in Italia la grazia delle commedie music
tura de’ragni e de’gatti. Vi si provverbia la filosofica eredulità di
chi
sostiene che nuvoloni gravidi di sassi vulcanici
m’egli tacque. E quando ripiglieranno l’ilarità ed il riso ? Quando e
chi
le rimenerà sulle armoniche scene ? Possono forse
è sangue mio Tu nol sai, ma il so ben io, Nè a te, perfido, il dirò.
Chi
di voi lo vuol per padre ? V’arretrate ? Ah voi t
e ? Ah voi tacendo Sento dir, tu mi sei madre, Nè colui mi generò. A
chi
cede mai Metastasio, sia che alla maniera di Sofo
i di una madre in Merope fu più di una volta felicemente eseguita. Ma
chi
può soffrire il paragone del colorito inimitabile
paragone del colorito inimitabile di Mandane nel Ciro riconosciuto ?
Chi
fece Egisto più interessante di Ciro sotto il nom
aestria che par nato or ora quel che dissero venti secoli indietro. E
chi
saprà più dare agli altrui pensieri quella natura
ivano parole ingiuriose contro del principe(a). V’è, gli dice Publio,
chi
lacera anche il tuo nome, e Tito, E che perciò ?
one ben naturale in Fulvia : Non dir così ; niega agli afflitti aita
Chi
dubbiosa la rende. È una ruvidezza pedantesca la
si crede. Dal Petrarca, dal Zeno e da’ Francesi trasse del mele ; ma
chi
nol fa ? chi nol fece ? Importa saperlo convertir
l Petrarca, dal Zeno e da’ Francesi trasse del mele ; ma chi nol fa ?
chi
nol fece ? Importa saperlo convertire in proprio
nche l’Attilio Regolo (afferma l’ esgesuita) venne da’ Francesi. E da
chi
mai venne ? Forse dal Regolo dell’insipido Pradon
Il lettore soffrirà che ci trattenghiamo alquanto su questa critica.
Chi
può ignorare il capo d’opera del teatro di P. Cor
chevole di Tito, e quella confusione di Sesto lacerato da’rimorsi ! E
chi
non invidierà all’Italia questa scena impareggiab
te su di un medesimo argomento componimenti che non si rassomigliano.
Chi
sa imitat migliorando, nasce per essere successia
e non sanno far meglio, e piggiorano ad occhio, cessino di riprendere
chi
tanto e tanto ha meritato. Viene Atelvolto nella
barriera, e si avanza sino alla loggia dove stà il re, seguita poi da
chi
? forse da’ vassalli del marito. Ma questi vassal
che è presente, ed ella col re se n’è spiegato nella scena sesta ; or
chi
l’ha detto ad Orgando che arriva nella settima ?
e a porgere alla stessa notte divote preghiere. Tutte tinte tragiche,
chi
nol vede ? Lo spettatore pero curioso investigato
ltissimo poeta Metastasio. Lasciam da parte che ciò dee parer prosa a
chi
la trova ne’ drammi del Romano poeta : lasciam pu
re, Meno orgoglioso Fra l’ire e l’armi Il mio valore Ti renderà. Per
chi
tiene l’udito armonico trova fra le due strofe qu
fronte di Ricimero, il quale privo di ogni rinomanza non può recare a
chi
osa affrontarlo gloria tale do illustrarlo, quand
sente altro suono di guerra, dal bosco ; e neppur di questo faràcaso
chi
ascolta, perchè non mai simili all’armi indicaron
o sconosciuto tutto coperto, che dice ad Almonte e Ricimero, fermate.
Chi
sei ? gli è domandato. Io non venni a dire il moi
iorentini usano forse tale idiotismo quando si parla di più persone ?
Chi
sa ! l’autore era toscano ; fidiamci di lui. L’us
ntemente ? L’userebbero in una elegante e grave tragedia ? L’userebbe
chi
rimprovera Metastasio di stile inelegante e prosa
gli atti, e va ottimamente. Ma si è usata la convenevole diligenza da
chi
è amante, cioè l’assicurarsi della funesta notizi
a che morì nascendo ad onta delle note eccellenti del cav. Paisiello.
Chi
avrebbe mai creduto che nel cader del secolo XVII
e, il Passaggio del Mar Rosso, i Pastori del presepe di Gesù bambino.
Chi
volesse ravvisare in un immaginoso componimento p
ali regole del verisimile, nè che si sprezzino se non da’ mentecatti.
Chi
in tanta luce ardirebbe presentar sulle scene nel
o primo un eroe nascente in Bisnagar e nel terzo canuto nel Senegal ?
Chi
proteggerebbe simili scempiatagini senza aver per
fremevano gli Huertisti e i Lampigliani contro del Napoli-Signorelli)
chi
avrebbe potuto immaginare che vi si rappresentass
a interruzione di sainetti e tonadiglie la Faustina ? E rappresentata
chi
avrebbe sperato che si ripetesse seguitamente set
e ammirati quà senza conoscimento di causa o livorosamente biasimati.
Chi
giudicherà di loro, il pedantismo o la leggerezza
l sentiero che mena senza tortuosi giri alla perfezione drammatica. E
chi
se non questa schietta storia e questa serena fil
anza a doperandovi le molle della compassione e del ridicolo. Ma v’ha
chi
per riescirvi si vale di troppe ipotesi, mostrand
ri e talvolta di secoli interi come avviene in Madrid e in Londra ; e
chi
all’ apposto se ne permette pochissime, come usav
o dunque Giovanni Andres simprese l’inutil pena di farmene un carico.
Chi
leggerà ciò che egli volle notare, e ciò che io d
interesse potevano produrre, anzi qual noja non avrebbero prodotta ?
Chi
alterò negl’indicati punti l’Elvira doveva intend
i tramare ed eseguire l’ammazzamento di una madre tuttochè colpevole.
Chi
oggi non fremerebbe alle parole di Elettra che in
o Bacchilide che Pindaro , e nella tragedia Jone Chio che Sofocle?… É
chi
sarà quegli che avendo fior di senno, messe tutte
nalzar anco un pensier fugace Era scelleratezza: il giorno ho tolto A
chi
mi diè la vita. O Sol fia questa L’ultima volta c
citava la tragedia ciò essendo bisogna dire che essa si recitasse da
chi
non ballava, non cantava e non sonava, e per cons
Giambattista Vico da prima sì poco letto e di poi si poco compreso da
chi
l’ha pur saccheggiato e censurato alla cieca. Ma
l’ha pur saccheggiato e censurato alla cieca. Ma per non infastidire
chi
legge, accenniamo soltanto la memorabile patetica
miro. Or per l’ultima volta, Diurna luce. Io sventurato io nacqui Da
chi
l’esserne nato Ora è mia colpa. In detestabil nod
nacqui Da chi l’esserne nato Ora è mia colpa. In detestabil nodo Con
chi
men lice il talamo io divisit Chi men dovea io sc
è mia colpa. In detestabil nodo Con chi men lice il talamo io divisit
Chi
men dovea io scellerato uscisi.? a. Tra’ framm
che, mal grado delle bassezze ed oscenità, piaceranno in ogni tempo a
chi
saprà trasportarsi a quello del poeta. Senza ciò
cca di Giove. Olà (grida in aria) non mi aprite? Mercurio gli domanda
chi
sia. Sono (dice) Trigeo Atmoneo buon vignajuolo,
ce. Un artefice di falci ringrazia Trigeo, perchè se prima non vi era
chi
comprasse falci neppure a vilissimo prezzo, ora l
enze da correggersi, se si vuol procacciare un’opportuna illusione in
chi
vede o legge. Noi di buon grado le notiamo, come
alle più belle. Ma a queste (ella risponde) non si passerà se non da
chi
avrà prima trattenute le più sparute e le vecchie
rassagora. Così i vecchi passeranno per padri di tutta la gioventù. E
chi
lavorerà la terra? I servi. In somma (conchiude)
un poeta aver debbe i costumi convenienti alle favole che maneggia, e
chi
ne fa delle effemminate, uopo è che accomodi se s
ai piacevole. Egli si spaventa, e l’assemblea si pone in iscompiglio.
Chi
sarà mai? vanno dicendosi le donne. Dove sarà que
la finta Andromeda recita alcuni versi tragici. Euripide la consola.
Chi
sei tu? gli dice Andromeda. Io sono Ecco che ripe
al Ceramico. Bac. E poi? Erc. Vi vedrai più bassa una lampada, e se
chi
ti vede vorrà farti la carità di mandarti giuso,
va la sede onorifica della tragedia come ottimo artefice. San. Ed ora
chi
la possiede? Eac. Euripide… San. E non n’è stato
udiare. Batte alla porta di Socrate, e un discepolo che viene a veder
chi
picchia, lo sgrida perchè ha interrotte le di lui
’egli stesso non comprende, per acquistar fama di scientifico appo di
chi
ne sa quanto lui? L’impostura de’ falsi coltivato
d al figliuolo divenuto sommamente destro a guadagnare i litigii; ma
chi
sa (aggiugne) che il padre non abbia un giorno a
ntazione per farsi ravvisare da’ forestieri curiosi? Essi domandavano
chi
fosse quel Socrate? Io sono Socrate (par che egli
perduti per gli posteri, pe’ quali le bellezze sono divenute tenebre.
Chi
è quell’uccello raro di Fenicia dimorante nelle p
’uccello raro di Fenicia dimorante nelle paludi chiamato Fenicottero?
Chi
l’uccello Medo che vaga alteramente per lo monte?
to Fenicottero? Chi l’uccello Medo che vaga alteramente per lo monte?
Chi
quell’uccello divoratore variamente dipinto? Chi
amente per lo monte? Chi quell’uccello divoratore variamente dipinto?
Chi
quel Nibbio che signoreggiava la Grecia? Chi quel
tore variamente dipinto? Chi quel Nibbio che signoreggiava la Grecia?
Chi
quel Cucco che dominava in Egitto e nella Fenicia
!… Che Giove non mi vegga!… Dov’è Pistetero? Pist. Che cosa è questa?
Chi
è costui che viene così coperto? Prom. Vedi tu al
tu alcuno degli Dei che mi seguiti? Pist. Non veggio alcuno io. Ma tu
chi
sei tu? Prom. Boleto o Peretero. Pist. Oh che mai
udiziosa e piena d’arte. Un poeta che cerchi dirigere l’attenzione di
chi
ascolta al proprio scopo, non riuscirà se non imi
Sì, escine, Cle. Popoluccio, belluccio. Pop. Popoluccio, belluccio.E
chi
mi chiama? Cle. Son io, son desso, il tuo Cleon c
ti sono spasimato amante, Perchè ti adoro. Pop. Perchè ti adoro.E tu
chi
sei? rispondi. Salc. Son di costui rivale, e ti a
amente su questo, onde non abbia A logorar le Salaminie natiche. Pop.
Chi
sei tu valent’uomo? Or se’ tu forse Della schiatt
o va a seconda ed ogni bene corre dietro, e che accade il contrario a
chi
ama la guerra. Diceopoli commendando la pace amic
quille che si passano nella pace, e gli agitati momenti della vita di
chi
si trova in guerra. Si avvisa Lamaco che tenga pr
i narra la risposta dell’oracolo; prega indi il cieco a volergli dire
chi
egli sia. Ricusa il cieco di palesarsi; ma pressa
più si curerà di provvedersi di dottrina, nè di esercitare le arti. E
chi
vorrà più fare il fabbro? chi costruir navi? chi
i dottrina, nè di esercitare le arti. E chi vorrà più fare il fabbro?
chi
costruir navi? chi cucire, fabbricare, tigner pel
sercitare le arti. E chi vorrà più fare il fabbro? chi costruir navi?
chi
cucire, fabbricare, tigner pelli, mietere, arare?
a di Cremilo, perchè con far ricuperar la vista a Pluto, non vi è più
chi
si ricordi di sacrificare agli Dei. Ben vi stà ,
Zaccagnino.
Chi
si nascondesse il 1496 sotto questo nome di masch
ni, si videro quelli delle nazioni antiche”. Caro Signor D. Saverio,
chi
vi ha prestate queste parole, chi vi ha dato ad i
antiche”. Caro Signor D. Saverio, chi vi ha prestate queste parole,
chi
vi ha dato ad intendere generalmente siffatte cos
sobrie leggi della Verisimiglianza, le quali sono indispensabili per
chi
non è stravagante; ma passarono agli eccessi1. “N
ersone nobile condecorate, e perciò satireggiavano con franchezza. Or
chi
si offende con osservar questo fatto? Ben si può
favola mostruosa (ancora più di quella del Colombo scritta da non so
chi
in Italia motteggiata dall’Apologista), che si re
nè le mimiche scipitezze del secondo si debbono portare in trionfo da
chi
ha fior di senno, non essendo queste le ricchezze
gran parte del XVII. più centinaja di buone Tragedie e Commedie? E a
chi
le avrebbero rappresentate? Intanto esse si rappr
dirono, si replicarono, s’impressero, si reimpressero, si studiarono.
Chi
si delizia nell’Arlecchino, come voi sognate, stu
Ma avvertite che gli Scrittori le purgarono de’ difetti principali; e
chi
fa una Storia della Poesia Drammatica, non corre
la fecondità di Lope tanto esaltata dal Signor Lampillas. Non vi sarà
chi
nieghi alla Nazione Spagnuola una fecondità prodi
scarabocchiò Lope la sua Gerusalemme; ma quale uscì dalle sue mani! E
chi
la legge degli stranieri e de’ nazionali! Ma è ve
rada “que al campo de amor camine.” Ma ciò è più chiaro del giorno a
chi
apra qualunque delle Commedie Spagnuole. 1. V.
e. ADDIZIONE V** Sull’autore del I atto della Celestina. V’Ha
chi
pone in dubbio, che il Cotta fosse l’autore del I
s che la terminò, dice nel prologo di non sapere del Cotta o del Mena
chi
avesse composto quell’atto I. *. Al Capo I, pa
s ; ogn’uno Spacca di qua, Spacca di là, Spacca di sù, Spacca di giù,
chi
mi chiama, chi mi tira, chi mi prega, chi mi sfor
cca di qua, Spacca di là, Spacca di sù, Spacca di giù, chi mi chiama,
chi
mi tira, chi mi prega, chi mi sforza a dispensarg
pacca di là, Spacca di sù, Spacca di giù, chi mi chiama, chi mi tira,
chi
mi prega, chi mi sforza a dispensargli parte dell
pacca di sù, Spacca di giù, chi mi chiama, chi mi tira, chi mi prega,
chi
mi sforza a dispensargli parte della mia dotta do
to il fondatore, il fabricatore della città di Bologna, e non hauendo
chi
desse sopra di ciò la sentenza erano quasi quasi
l’ingratitudine, ma la vera cognitione e ricognitione de’ buoni, e di
chi
merita, come si caua dalla voce Bononia diuisa in
ssere et non essere amante. Precedenza dell’huomo e del la donna.
Chi
sia Amore, lo Amante o l’Amata. Complimenti all
nte o l’Amata. Complimenti alla finestra nel partirsi dall’amata.
Chi
più ami l’huomo o la donna. Amante ruffiano nel
’amata non è mancanza. Giuramento involontario. Che si deve amare
chi
non ama. Non voler amare per non esser geloso.
palesatore delle mie affettioni. Celia. Benchè habbi letto : Pazzo
chi
al suo Sig. r contradir vuole, se ben dicesse ha
nio : questa risolutione offende Celia, Celia ha il nome dal Cielo, e
chi
offende il Cielo, all’inferno è dannato ; guardat
nto assomigliate a Celia ; è ben di dovere che difendiate la causa di
chi
tiene la vostra sembianza. Celia. E la volontà.
Umoristi di Roma cominciata dopo il 1600. Or si può senza biasimo da
chi
vuol ragionar di teatro negligentare la notizia d
di esse forse non inutilmente non solo per la gioventù, ma ancora per
chi
non leggendo osa ragionare, e per chi non sa se n
per la gioventù, ma ancora per chi non leggendo osa ragionare, e per
chi
non sa se non ripetere come oriuolo i giudizj por
asso dell’azione. Direi ancora che il viluppo più acconcio ad appagar
chi
ascolta, altro non sia che una giudiziosa progres
ezia nel 1708. Esse hanno molta piacevolezza comica, specialmente per
chi
intende il dialetto Milanese, e vi si veggono acc
, oltre ad altri due di soggetto morale intitolati Dal male il bene e
Chi
soffre spera. Essi insieme col S. Eustachio trage
e colle illazioni che soggiungeremo al difetto di decisivo documento.
Chi
non sa quanto antica sia questa barbarie, ed in q
ed in quanti paesi per diversi fini tutti abjetti e vili adoperata81?
Chi
ignora quanto poco fossero gli eunuchi favoriti d
i favoriti da’ legislatori? Soggiaceva alla pena della legge Cornelia
chi
avesse castrato un uomo82. Domiziano, al dir di S
ente la castrazione. Adriano con un suo rescritto condannò alla morte
chi
si lasciasse castrare, chi l’ ordinasse e il norc
o con un suo rescritto condannò alla morte chi si lasciasse castrare,
chi
l’ ordinasse e il norcino che l’eseguisse. Pena d
e premiando esorbitantemente l’artificiale squisitezza delle voci. Ma
chi
sa quando l’Italia si purgherà da tal macchia col
in musica di tal secolo sarebbe una narrazione ugualmente nojosa per
chi
la legge e per chi la scrive. Essi furono assaiss
ecolo sarebbe una narrazione ugualmente nojosa per chi la legge e per
chi
la scrive. Essi furono assaissimi e quasi tutti a
e date alla luce più volte in Napoli ed in Roma, l’Ardito vergognoso,
Chi
tutto vuol tutto perde, la Forza del sangue, l’In
to poi al Rosa (aggiugne il lodato Baldinucci che ciò racconta) non è
chi
possa mai dir tanto, che basti, dico della parte
la platea congiunti alla strettezza della bocca del palco occultano a
chi
siede lateralmente buona parte della scena. Oltre
di Pallade; e nel mezzo vi è scritto Theatrum Fortunæ. Si osserva da
chi
ha veduto questo teatro, che non è sottoposto al
ateria teatrale? Certamente parrà questa frivola oziosa occupazione a
chi
si crede nato a grandi imprese nelle scienze e ne
anno, le sublimi volte del tempio dell’Immortalità; ed havvi, com’io,
chi
si contenta appena di contemplarne le vicinanze,
i son questi ben piccioli per la sublimità dì tali censori. V’ha però
chi
sostiene loro in sul viso esser meglio calcar le
o, sdegnato del lungo e ostinato silenzio della figlia, le dice : Ma
chi
mai degno è del tuo cor, se averlo non potea pur
brami, e come t’invoco dal cielo e come spero otterai. Dio dia bene a
chi
me la procurò, a chi se ne privò, cui ringraziera
o dal cielo e come spero otterai. Dio dia bene a chi me la procurò, a
chi
se ne privò, cui ringrazierai per me. Non mancher
ale dalla prima attrice Francesca Torri, di cui ecco alcune strofe :
Chi
di Sorte il cieco dono amò più del suo decoro lor
ssi prudenza menerebbe le mani. Finito l’anno corrente, la lascio per
chi
la vuole, e gramo quel misero che se la piglierà.
vela pure con essa ; se volete ottenere quanto bramate, e col tempo….
chi
sà ?… siete Ragazza, bella, spiritosa, d’una nazi
la Cecilia di Pietro Cossa ch’egli recitò di tal modo da non aver mai
chi
lo superasse. Si fece poi conduttore di compagnie
ra le parti ch’ella o veramente creò, o mirabilmente recitò oscurando
chi
la precedette, vanno annoverate quelle di Caterin
onna, sposa e madre, ogni più enfatico elogio sarebbe poco. Non vi fu
chi
la conobbe che non restasse vinto dalla mitezza d
r sè stesso persona dabbene ed onesta, era stato ammestrato non so da
chi
(forse con di lui cecità), ne'gesti, ne'passi mar
o in nota : la Sig.ra Catterina Vitalba. Qual Catterina ? E vedova di
chi
? La moglie di Vitalba non era l’Angelina, figlia
ssere opera di spirito infernale cui non è difficile il trasformarsi;
chi
sa, se essendo sì poderoso su di una perturbata f
venti? E creder puoi capace Di tradimento tal la tua diletta? No:
chi
un altro ne impalma, il primo uccise. A questo
r ciò, Amlet? “Aml. E che vuol dir ciò, Madre? “Reg. Ti dimentichi di
chi
son io? “Aml. No, per Dio, che non mi dimentico c
fosse. Ah! sete mia Madre. “Reg. E bene, io ti porrò alla presenza di
chi
ti faccia parlare con più senno. “Aml. Venite, se
coscienza. “Reg. Oimè! Che pensi di fare? Vuoi tu ammazzarmi? . . . .
Chi
mi ajuta, Cieli! . . . “Pol. Ajuto chiede! . . .
si tu che così dirigi i tuoi sguardi dove non v’è cosa alcuna . . . A
chi
miri? “Aml. A lui, a lui; vedetelo . . . . qual p
crudeli, e far correr lagrime in vece del sangue che domandi. “Reg. A
chi
dici tu queste cose? “Aml. Nulla vedete in quel c
ml. Mirate lì, lì . . . lo vedete? . . . ora si allontana . . . “Reg.
Chi
mai? “Aml. Mio Padre, mio Padre co’ suoi medesimi
piò vigorosamente la natura. Che tragico incomparabile non diverrebbe
chi
sapesse ben congiungere l’uno e l’altro studio! M
o chiama : « lontano discendente del gran Patriarca Azampamber. Ma….
chi
era questo Azampamber ? – ricomincia lo stesso Co
a ? O l’Azampamber guitto è una creazione della fantasia dei comici ?
Chi
sa !… Fanno tanto presto a stabilire una fama…. b
… Fanno tanto presto a stabilire una fama…. bella o sinistra !… « Con
chi
era il nuovo scritturato ?… – Con Azampamber !… –
ale il Magnin avrebbe potuto notar l’apparizione a Parigi il 1572 ? E
chi
son codeste Malloni, o almeno codesta Lucilla Mal
llustre i suoi pietosi affetti, Co' sospiri non men, che con la laude
Chi
ne langue traffitto, e chi l’applaude. Talia, ch
tti, Co' sospiri non men, che con la laude Chi ne langue traffitto, e
chi
l’applaude. Talia, che ha de' Teatri il sommo on
difesa valorosamente la di lui Professione. » Così Francesco Bartoli.
Chi
fosse questo Aurelio non fu possibile sapere. Sap
dù, ecc. ecc. » risponde : « al sangue de cancaro, la sarà ben bella,
chi
poèsse fare, que na vacca tirésse per dù, e un pa
to, ne cercar de far becco un me compare : che maletto sea l’amore, e
chi
l’ ha impolò, e so pare, e so mare, e la puttana
avvero ; qualcuno dirà che vi si canta, ma non è vero nemmen questo ;
chi
dicesse che vi si urla, vi si strepita, vi si fa
dimentica interamente la sua dignità, fino al punto di far credere a
chi
non lo conosce, che esso non ha più nè buon senso
sarà più accordo, anzi urto continuo, disprezzando io per principio,
chi
si serve di gesuitico artificio per sorprendere l
come dell’ Oliviero di Jalin nel Demimonde, in cui non ho mai trovato
chi
per la eleganza e la verità, lo facesse dimentica
a la lettera dedicatoria, e il Milton venne in Italia sul’38…. Forse,
chi
sa, il Voltaire confuse i due Adami ? Fra le tant
l proposito dell’opera andreiniana, poteva mettere anche questa. V’ è
chi
è andato a tirar fuori l’Angeleide del Valvasone,
co-melodrammatico-mimo-danzante che sia mai stato visto sulla scena a
chi
piuttosto la guardi un po’ superficialmente, in a
te ch’edificio mortal ritto se n’stia, non v’ è ch’ abbia tal sorte :
chi
’l crede è frenesia. Da quelle rose appunto, che
più frale : Ma qual rosa più vaga e porporata è della vita umana ? Ma
chi
di lei più tosto nell’ apparir sparisce ? In su ’
olte Marta dirà l’ ultimo verso) Maddalena Il consigliare è dote di
chi
a canizie giunto, perduto ha già di giovinezza il
a frequente lettura di libri continuamente eleganti, poi che rimane a
chi
legge una tale impressione di amabilissima frase
legge una tale impressione di amabilissima frase la quale ingannando
chi
ascolta, vien creduta figlia dell’ ingegno di chi
la quale ingannando chi ascolta, vien creduta figlia dell’ ingegno di
chi
fauella. Debbe insieme chi legge operar, che l’ i
olta, vien creduta figlia dell’ ingegno di chi fauella. Debbe insieme
chi
legge operar, che l’ intelletto comandi alla memo
le di Dottor Spaccastrummolo napoletano. (V. A niello Soldano). Vi fu
chi
erroneamente credè vedere in questo Bongiovanni (
), dice che evidentemente il Brancaccio era un gentiluomo dilettante.
Chi
abbia ragione dei due non so. Le osservazioni del
i far poco piacere à Brighella, ed’egli stesso si obliga attestarlo à
chi
che sia. Il Signor Abate Giouanni Bentiuoglio, mi
gnor Duca, e li mostri in uno l’estreme difficulta nostre mentr’io da
chi
può auguro à Vostra Ecc.ª il colmo d’ogni bene.
tto era Carlo Cantù. Beatrice era la moglie di Fiorillo. Angiolina.
Chi
si nascondesse sotto questo nome non sappiamo di
, che grazioso, ma insieme anche studioso, adorna le scene, diletta a
chi
l’ascolta, non forma parola, non esprime concetto
non caggia Di Giuseppa la gloria. Non s’oltraggia (Ei rispose) di te
chi
è degno erede. Anzi (soggiunse) all’ Apollineo Co
Polluce, Stobeo, Plutarco, gettano in tanta oscurità qualche barlume.
Chi
ami di essere minutamente informato di siffatte c
mal grado delle bassezze e delle oscenità, piaceranno in ogni tempo a
chi
saprà trasportarsi a quello del poeta. Senza ciò
cca di Giove. Olà (grida in aria) non mi aprite? Mercurio gli domanda
chi
sia. Sono, dice, Trigeo Atmoneo buon vignajuolo,
ce. Un artefice di falci ringrazia Trigeo, perchè se prima non vi era
chi
comprasse falci nè anche a vilissimo prezzo, ora
nze da correggersi, se si vuol procacciáre un’ opportuna illusione in
chi
vede o legge. Noi di buon grado le notiamo, come
alle più belle. Ma a queste (ella risponde) non si passerà se non da
chi
avrà prima trattenute le più sparute e le vecchie
rassagora. Così i vecchi passeranno per padri di tutta la gioventù. E
chi
lavorerà la terra? I servi . . . . In somma (conc
un poeta aver debbe i costumi convenienti alle favole che maneggia; e
chi
ne fa delle effemminate, uopo è che accomodi se s
sai piacevole. Egli si spaventa e l’assemblea si pone in iscompiglio.
Chi
sarà mai? vanno dicendosi le donne. Dove sarà que
la finta Andromeda recita alcuni versi tragici. Euripide la consola.
Chi
sei tu? gli dice Andromeda. Io sono Ecco che ripe
Ceramico. Bac. E poi? Erc. Vi vedrai più bassa una lampada, e se
chi
ti vede vorrà farti la carità di mandarti giuso,
la sede onorifica delle tragedie come ottimo artefice. San. Ed ora
chi
la possiede? Eac. Euripide . . . . . . San. E
udiare. Batte alla porta di Socrate, e un discepolo che viene a veder
chi
picchia, lo sgrida perchè ha interrotte le sue me
’egli stesso non comprende, per acquistar fama di scientifico appo di
chi
ne sa quanto lui? L’impostura de’ falsi coltivato
ed al figliuolo divenuto sommamente destro a guadagnare i litigj; ma
chi
sa (aggiugne) che il padre non abbia un giorno a
tazione per farsi ravvisare da’ forestieri curiosi? Essi domandavano,
chi
fosse quel Socrate? Io sono Socrate (par che egli
perduti per gli posteri, pe’ quali le bellezze sono divenute tenebre.
Chi
è quell’uccello raro di Fenicia dimorante nelle p
’uccello raro di Fenicia dimorante nelle paludi chiamato Fenicottero?
Chi
l’uccello Medo che vaga alteramente per lo monte?
to Fenicottero? Chi l’uccello Medo che vaga alteramente per lo monte?
Chi
quell’uccello divoratore variamente dipinto? Chi
amente per lo monte? Chi quell’uccello divoratore variamente dipinto?
Chi
quel Nibbio che signoreggiava la Grecia? Chi quel
tore variamente dipinto? Chi quel Nibbio che signoreggiava la Grecia?
Chi
quel Cucco che dominava in Egitto e nella Fenicia
Giove non mi vegga! . . . Dov’è Pistetero? Pist. Che cosa è questa?
Chi
è costui che viene così coperto? Prom. Vedi tu
alcuno degli dei che mi seguiti? Pist. Non veggio alcuno io. Ma tu
chi
sei tu? Prom. Che ora abbiamo? Pist. E’ un po
Prom. Che ora abbiamo? Pist. E’ un poco più del mezzodì. Ma dico
chi
sei tu? Prom. Boleto, o Peretero . . . Pist.
udiziosa e piena d’arte. Un poeta che cerchi dirigere l’attenzione di
chi
ascolta al proprio scopo, non riuscirà se non imi
spiacevole, sei cattivo, sei plebeo, e gli oracoli ti favoriscono. E
chi
mi ajuterà? dice Agoracrito. I ricchi hanno timor
abbo mio, esci. Salc. Sì, escine, Popoluccio, belluccio. Pop. E
chi
mi chiama? Cle. Son io, son desso, il tuo Cleon
Cle. Perchè ti sono spasimato amante, Perchè ti adoro. Pop. E tu
chi
sei? rispondi. Salc. Son di costui rivale, e ti
te su questo, onde non abbia A logorar le Salaminie natiche. Pop.
Chi
sei tu valent’uomo? or se’ tu forse Della schia
o va a seconda ed ogni bene corre dietro, e che accade il contrario a
chi
ama la guerra. Diceopoli commendando la pace amic
quille che si passano nella pace, e gli agitati momenti della vita di
chi
si trova in guerra. Si avvisa Lamaco, che tenga p
i narra la risposta dell’oracolo; indi prega il cieco a volergli dire
chi
egli fia. Ricusa il cieco di palesarsi; ma pressa
più si curerà di provvedersi di dottrina, nè di esercitar le arti. E
chi
vorrà più fare il fabbro? chi costruir navi? chi
di dottrina, nè di esercitar le arti. E chi vorrà più fare il fabbro?
chi
costruir navi? chi cucire, fabbricare, tigner pel
esercitar le arti. E chi vorrà più fare il fabbro? chi costruir navi?
chi
cucire, fabbricare, tigner pelli, mietere, arare?
a di Cremilo, perchè col far ricuperare la vista a Pluto non vi è più
chi
si ricordi di sacrificare agli dei. Ben vi sta, d
dovresti, E più dritto pensar. Uomo al fin sei, Nè dell’uom v’ha
chi
più repente ascenda, O più repente giù piombar
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