quarto Seconda causa: vanità ed ignoranza dei cantori. Analisi del
canto
moderno. Riflessioni sui giudizi popolari, e sull
ce passatempo destinato a cacciar via l’oziosità, dove il piacere del
canto
è nulladimeno così universale e così radicato, do
giù per la china del cattivo gusto i cantanti. Nel secolo passato il
canto
delle arie oltrepassava di poco nell’artifizio qu
questi ad un sistema che proccurava loro l’occasione di sfoggiare nel
canto
più raffinato ch’esigono le arie coll’agilità del
a del fine, ma per blandire l’orecchio col vano ed inutil diletto del
canto
, ma per sollazzare nella sua svogliatezza un pubb
er distrugger col gesto la commozione che avrebbe potuto destarsi col
canto
, accompagnando con segni di dolcezza le parole ch
agione degli accennati difetti viene in parte dalla natura stessa del
canto
, poiché quanto più di attenzione si mette nel far
mparir temeraria, mi si conceda entrare in qualche ricerca intorno al
canto
imitativo del melodramma, la quale sarà, cred’io,
lo che serve di fondamento alla imitazion musicale principalmente nel
canto
. La melodia è l’imitazione stessa di esse passion
vo, la poesia poteva accompagnarsi e s’accompagnava in effetto con un
canto
eguale e continuo appropriato mirabilmente all’in
namento di musica; dei casi dove la poesia prende alcuni caratteri di
canto
coll’intervento degli strumenti; dei casi infine
menti; dei casi infine dove la poesia trasfondendosi intieramente nel
canto
e fregiata da tutti gli ornamenti della strumenta
antori in questo genere è venuta l’accusa che vari scrittori fanno al
canto
moderno di non convenire cioè in alcune occasioni
a. Ma benché siffatta obiezione abbia più forza contro alla spezie di
canto
e di musica solita a sentirsi oggidì sui teatri c
i canto e di musica solita a sentirsi oggidì sui teatri che contro il
canto
e la musica in generale, e benché intendersi ciò
monia di più seducente e di più energico prende tutti i caratteri del
canto
. Ivi l’estensione della voce è maggiore, le sue i
evole aspetto, in una parola devono spiccare nella esecuzione del suo
canto
la verità, l’esattezza, e la semplicità. Per veri
del suo canto la verità, l’esattezza, e la semplicità. Per verità di
canto
s’intende l’eseguire ciascun motivo colla mossa o
ali ornamenti, trovandosi fra loro chi vorrebbeli esclusi affatto dal
canto
come cosa puerile, e chi vorrebbeli al contrario
Alla musica di concerto permette il cercar le forme più leggiadre di
canto
, lo scegliere i motivi più belli, e il far uso di
nta ai diritti di questa, e senza distruggere l’illusione propria del
canto
, perché dovrò sbandirla dalla scena? Perché dovrò
mi ricompensano dei sagrifizi che sono costretto a fare in grazia del
canto
? Tutta l’arte consiste nel colpire con giustezza
to, qualora promuovano il gener medesimo di espressione che regna nel
canto
, qualora si confacciano coll’oggetto imitato e co
zione comincia ad illanguidire. [27] Quarta. Nemmeno allora quando il
canto
esprime il calore delle grandi passioni. Queste n
on parsimonia e con opportunità. La mancanza della prima fa simile il
canto
alla pianta infeconda di Virgilio: «foliorum exub
a, o d’un Marchesi. [38] Decima quinta. Non si devono far entrare nel
canto
gli ornati propri della musica strumentale; poich
la voce imita uno stromento sia da fiato ossia da corda. Lo scopo del
canto
drammatico è quello di rappresentar le passioni,
vimento del basso. Passiamo alle arie. [45] Non negherò già che se il
canto
si prende in quanto è la maniera di modificare in
parire parziale od ingiusto. [46] Dirò di più che in questa spezie di
canto
si sono eglino distinti a segno che non solo le n
zza di modulazione che si pratica a’ nostri giorni142. [47] Ma se per
canto
s’intende l’arte di rappresentar modulando le pas
etto rappresentato come debbe pur esser l’uffìzio dei teatro e d’ogni
canto
imitativo, in tal caso non se ne sdegnino gl’Ital
ch’ecciterebbe l’originale; qual imitazion di natura è mai quella del
canto
drammatico dove la lontananza che passa tra l’ori
ta è mar.» coll’enorme guazzabuglio di note onde si vestono esse nel
canto
uscendo alla fine in un minuetto, o in un allegro
ttole ad Atene. [49] Ma l’imitazion che risulta dalla somiglianza del
canto
colla situazione del personaggio suppone forse tr
e d’imitazione che nasce dalla convenienza delle parti elementari del
canto
coi tuoni della favella ordinaria. Allorché l’uom
tato, quello delle passioni composte disuguale e interrotto; così nel
canto
dovrebbesi in ciascuna cantilena variare il tempo
a qual imitazione, qual convenienza col favellar comune apparisce nel
canto
moderno, dove a rappresentar affetti e sentimenti
tre invettive sono altrettanti colpi dati al vento, poiché o imiti il
canto
, o non imiti la natura, sia esso o non sia confor
figlio della osservazione e del riflesso. Il piacere, che gustan nel
canto
moderno coloro che nulla intendono, non è altro c
ò esservi nella musica nulla vaglia la connessione fra le parole e il
canto
, cadono a un di presso nello stesso sofisma di qu
lla modulatoti convenevole», e Platone comparò la poesia separata dal
canto
ad un volto che perde la sua beltà passato che si
l’ancora della speranza per gli ignoranti. [57] Che poi mancando nel
canto
moderno le due spezie d’imitazione esposte di sop
e i lunghi passaggi che costituiscono il principale abbellimento del
canto
moderno, non rappresentano i moti di veruna passi
alla curiosità. La qual cosa non altronde deriva se non da ciò che il
canto
drammatico colle sue stranezze e inverosimiglianz
dizione con noi medesimi e colla nostra sensibilità in cui ci pone il
canto
; poiché essendo certo che appena avremmo potuto f
lero dargli la svogliatezza, l’immaginazione e il capriccio. Così nel
canto
moderno mancando la verità della espressione perc
tudio dei giovani, perché dipendendo in massima parte la bellezza del
canto
dalla maniera di eseguirlo, questa non può conosc
tutta la natura, perdona molto meno ai suoni rapidi e fuggitivi, e il
canto
prodigioso di quei cantori simile nella incostanz
ontagio comune ci porgessero altrettanti esemplari imitabili del vero
canto
drammatico. Ma l’austera verità, alla quale fa d’
i ha comunemente della bravura) non ho trovato neppur un solo, il cui
canto
non sia più o meno imbrattato dei vizi esposti ne
enti. 142. [NdA] Larga messe di dispute è stato fra gli eruditi il
canto
drammatico degli Antichi, e come spesso accade fr
er fissate l’idee né distinti bene i diversi significati della parola
canto
. Siccome la ricerca può sembrare curiosa e non de
o. La prima che nella tragedia e nella commedia s’usava una specie di
canto
di qualunque natura egli fosse. La seconda che ne
re rimane a sapersi in quale significato prendessero eglino la parola
canto
. Lo stesso avviene degli strumenti, coi quali s’a
li s’accompagnavano presso ai Greci e Latini tante cose che non erano
canto
né potevano esserlo (come sarebbe a dire i bandi,
una spezie di suono medio, il quale aveva alcune delle proprietà del
canto
nostro senz’averle tutte, e che nei dialoghi era
uptiis Philol.) espressamente lo distingue dal parlar ordinario e dal
canto
. Cotesta spezie di canto non si capisce facilment
ente lo distingue dal parlar ordinario e dal canto. Cotesta spezie di
canto
non si capisce facilmente nelle nostre lingue mod
rché divenisse cantabile. Infatti Aristosseno dice che v’era un certo
canto
proprio del parlare comune, e Dionigi d’Alicarnas
vede dal gran conto che facevano degli accenti, chiamandoli così dal
canto
quasi ad concentum, e dai precetti premurosi che
ntichi che sembrano ammettere manifestamente declamazione diversa dal
canto
. Cicerone (de Orat. l. pr.) parlando dell’esercit
uoghi sembra indubitabile che la declamazione si cambiasse in un vero
canto
, o divenisse molto simile ad esso. Che talmente a
dicere theatris, Et jactant faciles ad sua verba manus.» ma che quel
canto
fosse come il nostro cioè così sminuzzato, raffin
upo e spropositato colla pieghevolezza e colle dilicatezze del nostro
canto
? L’altro argomento mi vien somministrato dall’ill
anche il significato della voce Odeon che vale lo stesso che luogo di
canto
, imperciocché ivi si tenevano le pubbliche sfide
necessariamente doveano disperdersi gli ammorzamenti della voce in un
canto
delicato e gentile. III. Rispetto ai cori pare be
to ai cori pare bensì che la loro melopea avesse i caratteri del vero
canto
: I. Perché si misurava colle note musicali che re
mi. Ma benché il genere appartenesse a quello della musica lirica, il
canto
nondimeno era uniforme, semplice e sedato somigli
ducazione non comune : addestratasi nell’arte comica, del ballo e del
canto
, sapeva già, nel 1782 se ben giovanissima, farsi
Signora Angela Cicuzzi Comica, Ballerina, e che si diletta ancora del
canto
. Bene a te si convien d’Angela il nome, S’anco d’
Tu leggiadretto il piè movi nel ballo ; Tu canora la voce isciogli al
canto
. Ma nell’ampio del mondo orribil Vallo, Per tua g
Francesco. Lodigiano. È citato dal Bartoli come artista di prosa e di
canto
. Recitava da comico le parti dell’innamorato, e f
nella Compagnia di Pietro Rossi…. Era però più valente nell’ arte del
canto
che esercitava con la moglie, alternandola pur se
ssoluta che le fu offerto da Luigi Domeniconi, si diede all’ arte del
canto
, riuscendo una egregia artista. Cantò al Fondo di
lle di Roma con pieno successo del pubblico ; ma anche nell’ arte del
canto
fe’ pochissime prove ; chè un conveniente matrimo
tunità di distinguere per mezzo delle parole ciò che poteva essere un
canto
accompagnato dal ballo da ciò che avrebbe potuto
o non è che un ballo pantomimico accompagnato di quando in quando dal
canto
. Chi non vi ravvisa una copia esatta di ciò che p
tazione drammatica; si osservano congiunte alla danza le parole ed il
canto
; ma non si va più oltre. Poesia rappresentativa,
preziosi materiali essi pronunziano con magistral franchezza che il
canto
rende inverisimili le favole drammatiche . Come r
ose è forza che essi non abbiano mai avuta veruna idea. Diremo che il
canto
è una delle molte supposizioni ammesse in teatro
li augelli, come diceva Lucrezio Caro, inspirò all’uomo una specie di
canto
, e gli sugeri il pensiero di accoppiarvi comunque
rpetuamente colla musica. Noi non recitiamo versi senza una specie di
canto
, oltre alla musica vera che ebbero i nostri madri
questo nostro pregevole letterato abbia voluto biasimare l’ abuso del
canto
, e l’effeminatezza de’ musici castrati inettissi
gli eroi della storia. Ed in ciò converremo con lui; ma in quanto al
canto
ci attenghiamo all’eruditissimo Algarotti, il qua
e mie parole trascritte nella sua lingua, facendone una parafrasi nel
canto
IV del suo poema della Musica pubblicato due anni
on menos propiedad en el lenguage Decoracion y trage, Ygual perdon al
canto
no concede? Il Signor Yriarte anzi che dissimula
re nel citato squarcio che lo spettatore non concede ugual perdono al
canto
. Questo perdono si è sempre conceduto. Cantavansi
k, de’ Jommelli, de’ Sacchini, de’ Piccini, de’ Guglielmi, animano il
canto
e la poesia con quella vivace rappresentazione ch
rlare Aquilio come si deve e come esige il suo stato? Del verso e del
canto
siamo già convenuti che servir debbono di mezzi p
, secondo m. Sulzer (se non vuol contraddire a’ suoi principii) e col
canto
smentisce la passione. Una espressione di gioja s
o onde tragga origine la maggior o minore attitudine delle lingue pel
canto
. La voce considerata in se stessa non è altro che
cali, e delle consonanti risulta che la lingua più a proposito per il
canto
sarà quella: primo, che conti maggior numero di v
ore il numero delle intonazioni, e per conseguenza degli elementi del
canto
: secondo, che impieghi maggior numero d’inflessio
i per alcuna delle note, che entrano nei nostri sistemi di musica. Il
canto
è quello che li determina, dando loro un valore e
esprimibile per alcuno dei segni musicali. Ma cosa è egli mai questo
canto
? In che si distingue dalla favella ordinaria? Qua
si alcuna, che alla proposta quistione in ogni sua parte risponda) il
canto
si distingue specificamente dalla voce pei seguen
da, terza, quarta, quinta, ecc. [5] Da tali differenze introdotte dal
canto
si scorge ancora quali proprietà si richieggano o
i non tsnto la forza determini quanto la relazione che hanno essi col
canto
: per lo che voglionsi parole composte di vocali c
a grandeggiare nell’epica declamazione, ma meno acconcia si rende pel
canto
. Mettasi sotto le note il primo verso di quella s
ollocamento delle parole succede nell’esame delle qualità proprie pel
canto
la maniera di misurarle, ovvero sia la prosodia.
il giambo15. [14] Da ciò ne siegue che la melodia della lingua e del
canto
italiano è la più viva e sensibile di quante si c
musica da sua origine, e la sua forza dalla imitazione trasferita al
canto
delle diverse successive inflessioni, che fa l’uo
gli accenti, siccome avvicinano il discorso ordinario alla natura del
canto
per la maggior facilità d’intuonazione, così acco
he facilmente divien poesia, ha poesia che s’avvicina alla natura del
canto
, ha finalmente il recitativo, che dalla declamazi
D’Alambert pretende che siffatta indifferenza per la recita e per il
canto
sia un difetto nell’opera italiana16. Io lontano
o, e maggiore ancor lo sarebbe se la declamazione poetica potesse nel
canto
intieramente trasfondersi cosicché la poesia foss
onne, i Cavalier, l’armi, gli amori Le cortesie, l’audaci imprese, io
canto
.» ognun vede quanto accresca loro d’armonia quel
rese, io canto.» ognun vede quanto accresca loro d’armonia quell’“io
canto
” messo infine. Si pongano le parole secondo l’ord
o” messo infine. Si pongano le parole secondo l’ordine analitico «Io
canto
i Cavalier, l’armi, gli amori Le cortesie, le Don
bbiasi la lingua italiana acquistata quella dolcezza, che sì abile al
canto
la rende, e da quai fonti siano derivati i succes
ndi il pregio di soavità e di mollezza sopra gli altri popoli dato al
canto
italiano da Giovanni Diacono fin dal secolo ottav
e, che non possa agevolmente schivarsi, ove si voglia comporre per il
canto
; che appena la terza parte delle parole spagnuole
i preziosi materiali essi pronunziano con magistral sicurezza, che il
canto
rende inverisimile le favole drammatiche. Come ri
, delle quali cose è forza che non abbiano veruna idea. Diremo che il
canto
è una delle molte supposizioni ammesse in teatro
li augelli, come diceva Lucrezio Caro, inspirò all’uomo una specie di
canto
, e gli suggerì il pensiero di accoppiarvi comunqu
rpetuamente colla musica. Noi non recitiamo versi senza una specie di
canto
, oltre alla musica vera che ebbero i nostri madri
erò che questo nostro insigne letterato voglia biasimare l’ abuso del
canto
, e l’effemminatezza de’ musici castrati inettissi
li eroi della storia. Ed in ciò convenghiamo con lui; ma in quanto al
canto
ci attenghiamo all’eruditissimo Algarotti, il qua
mio raziocinio, facendo una bella parafrasi delle mie espressioni nel
canto
IV del suo poema della Musica pubblicato due anni
nos propiedad en el lenguage, Decoracion y trage, Igual perdon al
canto
no concede? Ma sì che il concede. Cantavansi i
e’ Leo, degli Hass, de’ Gluck, de’ Jommelli e de’ Piccini, animano il
canto
e la poesia con quella vivace rappresentazione ch
rlare Aquilio come si deve e come esige il suo stato? del verso e del
canto
siamo già convenuti che servir debbono di mezzi p
a, secondo M. Sulzer (se non vuol contraddire a’ suoi principj) e col
canto
smentisce la passione. Una espressione di gioja s
gressi della melodia. Valenti compositori italiani. Scuole celebri di
canto
, e di suono col vario loro carattere. [1] Lo spe
i suoni ciò che la sintassi per il discorso. Può essa concorrere dal
canto
suo a produr la espressione ora ordinando con cer
re idee e de nostri sentimenti rinovellato alla memoria per mezzo del
canto
, o della sinfonia: ecco l’unica via d’intenerirci
eclamazion musicale, ovvero sia il recitativo, confuso fin’allora col
canto
, o non abbastanza distinto, divenne un genere di
eresse dell’uditore, nel rinforzar il motivo dominante, ovvero sia il
canto
della parte principale con quello di ciascuna in
cali composti di moltiplicità di parti. Se ciascuna di esse ha il suo
canto
peculiare e distinto, come può darsi che suonando
gano? Se per lo contrario le parti producono tutte un solo e medesimo
canto
, in qual guisa s’otterrà l’armonia, che è una com
passato: donde spicca maggiormente il divario tra il recitativo e il
canto
propriamente detto. Le note però e gli ornamenti
rfezione al recitativo strumentato quello pell’ammirabile facilità di
canto
che seppe dargli, questo pel maneggio degli strum
ani, che gli dispone in particolar maniera alla melodia e dolcezza di
canto
, non è da maravigliarsi se la musica strumentale,
lla unità accennata di sopra, conobbero essi che essendo fatto non il
canto
per gli strumenti, ma piuttosto gli strumenti pel
fatto non il canto per gli strumenti, ma piuttosto gli strumenti pel
canto
, non doveano quelli primeggiar sulla voce del can
si conviene, col debito grado d’intonazione e colla propria spezie di
canto
, la natura e situazione attuale de’ personaggi ch
va a esprimere se non troppo rimotamente ciò che si vuole, laddove il
canto
è la più compita e più interessante imitazione ch
scoltura si fermano imitando, a così dire, nella scorza dell’uomo; il
canto
penetra fin nell’anima, l’avverte della sua esist
erò nella mossa generale del buon gusto musicale in Italia l’arte del
canto
se ne dovette spogliare, e se ne spogliò infatti
nell’accompagnar col gesto appropriato e convenevole i movimenti del
canto
, e il carattere de’ personaggi, in una parola nel
ua lingua, alla poesia, e alla fisica. Ma gli empori più illustri del
canto
sul fine del Seicento furono Napoli e Bologna. La
namenti gli fecero ben tosto sviluppare i portentosi suoi talenti pel
canto
. Ni uno a’ tempi nostri ha sortito dalla natura c
tutta pruova lo mettevano in istato di poter inventar mille forme di
canto
sconosciute e pellegrine. Colle doti naturali acc
rna, tanto ei seppe fare a forza di studio, che attissima la rese pel
canto
, nel quale maravigliosamente poi si distinse pel
fra i letterati pel suo bel libro intitolato Riflessioni pratiche sul
canto
figurato allevati da lui fanno tuttora parte vive
bbe il venir meco per ogni dove cercando tutti i famosi professori di
canto
, che dell’uno e dell’altro sesso ebbe allora l’It
erza, di cui farò in particolar modo menzione meno pel merito del suo
canto
che per un altro più insigne e più rispettabile a
di far cose spiacevoli, fredde, imbrogliate, senz’espressione, senza
canto
, senza leggiadria, qual altro pregio veramente av
agioni, con cui alcuni tacciano di sommamente inverisimile il moderno
canto
introdottosi nel Teatro dell’Opera Italiana”. Bel
ite ch’io vò ribattere coloro, che tacciano d’inverisimile il moderno
canto
dell’Opera, ed io per verun conto non dico ciò. Q
l’Opera, ed io per verun conto non dico ciò. Quel moderno aggiunto al
canto
è un ritaglio di materia, e di colore differente
Teatri poco appresso, che questi Periodici Pedantini decidono, che il
canto
rende inverisimili le Favole Drammatiche. Or dove
putelli, che leggono pettinandosi, quelli che riprovano ogni sorte di
canto
in teatro, e non già Critici Saggi. Perchè dunque
possa esservi uno Scrittore così strano, che censuri assolutamente il
canto
teatrale? Io posso disingannarvi. Ve ne ha, Signo
aggio Critico Lampillas, è il primo de’ Criticastri, che rifiutano il
canto
nell’Opera Italiana, e vogliono conservarlo nella
o dunque oltramonti tali Criticastri, che riprendono assolutamente il
canto
dell’Opera Italiana. Perchè dunque l’Apologista s
i eruditissimi Italiani, i quali, a suo credere, riprendono ancora il
canto
nell’Opera. Ho paura però ch’egli travedendo abbi
rchè que’ grand’uomini ch’egli cita, so che riprendono la qualità del
canto
, e non il canto scenico per se stesso. E come pot
uomini ch’egli cita, so che riprendono la qualità del canto, e non il
canto
scenico per se stesso. E come potevano un Murator
ni forniti della più riposta erudizione antica, dichiararsi contro il
canto
teatrale, sapendo che Atene e Roma, le maestre de
moderni? Non ignoravano questi valent’uomini, che sebbene non era il
canto
scenico Greco, e Latino simile a quello delle nos
o Greco, e Latino simile a quello delle nostre Opere, era tuttavia un
canto
accompagnato dagli stromenti diverso ne’ Recitati
ani, che l’istesso parlar naturale, non che l’aringare, per essere un
canto
, un’ armonia oscura 1, fa uopo imitarsi in teatro
loro più fresca età doveano sapere siffatte cose, avessero ripreso il
canto
nell’Opera a guisa de’ meschini Criticastri? Essi
ticastri? Essi rigettano l’eccesso, l’abuso, la qualità impropria del
canto
che oggi si è impossessato del teatro: canto per
la qualità impropria del canto che oggi si è impossessato del teatro:
canto
per se stesso eccellente, artificioso, delicato,
to del teatro: canto per se stesso eccellente, artificioso, delicato,
canto
accademico, dotto, forse superiore ad ogni altro,
do il Signor Abate, che egli riprenda il Canto come Canto, e non come
canto
malescelto. Ma che il Martelli non parlasse del C
o versi, e aringando ancora, secondo Cicerone, si sente una specie di
canto
. La Poesia nacque gemella colla Musica. Con un ca
te una specie di canto. La Poesia nacque gemella colla Musica. Con un
canto
cominciarono i versi a uscire dalle umane bocche.
mane bocche. Gli stessi Selvaggi verseggiarono cantando. Non parve il
canto
nè anche a’ Riti Religiosi una inverisimilitudine
citativi cogli stromenti obbligati, ne’ quali si ammira un bellissimo
canto
senza esser manifesto, assai più naturale della d
sito felicissimo adoperò una Musica tutta espressiva senza il moderno
canto
figurato. Se dunque il Canto entrerà nell’Opera c
per la soverchia età. Anche di lei Carlo Gozzi fa menzione nel citato
canto
ditirambico : Sieda ancor la Beatrice, che de' S
i molto discapito nell’arte sua. » Di ciò fa cenno anche il Gozzi nel
canto
ditirambico : L'Angelina il monte assaglia, ma s
sò a seconde nozze con Fanny Donatelli, divenuta poi buona artista di
canto
, dalla quale in breve fu per infedeltà separato.
ta di usanze forestiere le liberalità rimuneratrici della danza e del
canto
serbi a più utili studj e non torni in bas tarda
ta la natura, ma la imita pei mezzi, che le si appartengono, cioè col
canto
e col suono: il qual linguaggio, attesa la tacita
r, che si trovino nella natura cose atte ad imitarsi col suono, e col
canto
: è in una parola accusar la musica perché è music
esia, non è che il fondamento della melodia imitativa, ovvero sia del
canto
: dal che ne seguita eziandio, che la possanza del
no sparse ordinariamente nella voce appassionata, e radunandole in un
canto
continuo, che è quello che soggetto s’appella: or
sentenze istruttive della poesia, se non colla viva espressione d’un
canto
imitativo, almanco seguitando colla misura, coll’
che s’accompagnano, non abbiano suono così malagevole e rozzo, che al
canto
inetti riescano, e per conseguenza non siano dram
pir meglio tal differenza è d’uopo risalire fino ai principi. [15] Il
canto
è una espressione naturale degli affetti dell’ani
esse passioni ha il suo segno particolare, che la esprime, laddove il
canto
le esprime tutte senza differenza. Il canto suppo
he la esprime, laddove il canto le esprime tutte senza differenza. Il
canto
suppone dunque agitazione nell’animo, come la sup
a, o affetto: dal che ne siegue che il linguaggio, che corrisponde al
canto
, debbe essere diverso dal comune, cioè, tale qual
iò che dicono, si suppone parimenti, che siano invasi, o sorpresi. Il
canto
è dunque il linguaggio della illusione, e chi can
mperiosamente pell’immenso vuoto dell’aria. [16] La natura stessa del
canto
ci porta dunque ad ammettere lo stile lirico. Per
e, può essere lirico bensì ma con parsimonia, quanto basti per dar al
canto
grazia e vivacità, senza toglier i suoi diritti a
opra tutti gli altri. [20] Si osserva facilmente quanto la natura del
canto
e dello stil musicale debba influire sul caratter
ello stil musicale debba influire sul carattere de’ personaggi. Se il
canto
è il linguaggio del sentimento, e della illusione
di, tranquilli, o dissimulati, che coi loro opposti. Ma la natura del
canto
, per cui vuolsi energia e commozione d’affetto, e
cognizione non meno interessante, a quella cioè dei diversi generi di
canto
che corrispondono al diverso carattere, e alla si
a strettezza, e rapidità che la musica esige, e sì perché, essendo il
canto
o la melodia l’ultimo fine della musica imitativa
l recitativo semplice adunque, che declamazion musicale piuttosto che
canto
dee propriamente chiamarsi, giacché della musica
o i personaggi subalterni, che noi abbiamo supposto finora inutili al
canto
. Havvi un’altra situazione d’animo più veemente e
chio, e l’immaginazione; onde non può scompagnarsi dalla poesia i dal
canto
, dal suono, e dalla decorazione. Da tale accoppia
tunità di distinguere per mezzo delle parole ciò che poteva essere un
canto
accompagnato dal ballo, da ciò che avrebbe potuto
o non è che un ballo pantomimico accompagnato di quando in quando dal
canto
. Chi non vi ravvisa una copia esatta di ciò che p
tazione drammatica; si osservano congiunte alla danza le parole ed il
canto
; ma non si va più oltre. Poesia rappresentativa,
TE] l’importanza di una dizione drammatica, accentuata e vibrata nel
canto
, e rivelandole poi i misteri della Commedia impro
done, in cui fu accolta dall’applauso universale sì per la grazia del
canto
, sì per la eloquenza dell’azione, e ancora per la
igiana, seconda moglie del precedente, fu da lui educata all’arte del
canto
, in cui riuscì egregia, cantando con molta grazia
lui in gran conto, sapendo ai pregi dell’arte comica, unir quelli del
canto
. « Nel 1736 – dice il Bartoli – sostenne nella Tr
on più studio si fosse data all’arte comica. Ma appassionatissima pel
canto
, al quale aveva mostrato sin da giovinetta singol
Arbes (D’) Antonia. Figlia del precedente. S’era data all’arte del
canto
, nella quale fece buone prove, specialmente per l
l’anapesto in quelle sinfonie dove cerca di esprimere, imitandolo, il
canto
sublime e vigoroso di Tirteo. Il giambo è vivo e
che guisa da sé. E siccome giusta l’osservazione de’ veri filosofi il
canto
in ogni lingua debbe essere sì vario come lo è l’
ordine in tutte le parti, e per esso nella musica lo spirito gode del
canto
presente di quello che lo ha preceduto, e si acco
esente di quello che lo ha preceduto, e si accorge in certa guisa del
canto
che dee venire in appresso. Bellezza inestimabile
aggo dalle opere de’ nostri più rinomati autori. Poscia mi rivolgo al
canto
italiano, il quale giusta la definizione per me d
usta le osservazioni ch’io farò su d’esso trattando dell’analogia del
canto
colle lingue, debbe così differir dal nostro, com
ll’uniformità dei tratti, delle combinazioni, e dei riposi del nostro
canto
che dall’uniformità del suo andamento. Soggiugner
o che dall’uniformità del suo andamento. Soggiugnerò che le forme del
canto
italiano non sono né più abbondanti né più varie
te quanto più vedeva l’affinità di essa col mio soggetto, sendochè il
canto
era inseparabile dalla poesia degli antichi, appo
ai, al dir d’un antico, che per me, e per le muse. Del resto se da un
canto
lo zelo dell’avanzamento delle arti m’incoraggiav
musica italiana nascere per la massima parte dall’abuso che si fa del
canto
nell’arie vorrebbono ad ogni modo sbandirle dal t
rallegrare colla varietà de’ suoi disegni, e colla leggiadria del suo
canto
, che non il recitativo. Ecco perché gli Italiani
naturale abbozzo della tragedia composto di narrazione musicale e di
canto
corale. Fissiamoci dunque qui per l’acconcia form
sico di professione, l’uffizio del quale consiste nell’entusiasmo del
canto
; ed essendo le narrazioni brevi ed animate più di
che nelle parti di tragedia, e mediocremente addestrato nell’arte del
canto
.
. Alle querele e preghiere che Ulisse indirizza a Pallade, succede il
canto
del Coro, il quale sospetta di cio che dentro far
ti nel declamare, cioè nel recitar versi con azione naturale e con un
canto
parlante il quale sebbene accompagnato dagli stro
o dagli stromenti non lasciava di appressarsi più al favellare che al
canto
del Coro. Allora questa classe ad altro non attes
ase al Coro il pensiero d’intrecciar carole cantando; ed in questo il
canto
fu più artificiale e la melodia più espressiva sp
ve combinazioni di tempi e di movimenti; la poesia per accomodarsi al
canto
fu più lirica ed ornata; e la rappresentazione pe
ividere tutti gl’individui del Coro in istrioni musici dediti al solo
canto
e in istrioni ballerini destinati alla danza. La
r entrambi gli esercizii, perchè tutto richiedeva espressione; ma nel
canto
animato dalle parole con alcuni movimenti regolat
. Alle querele e preghiere che Ulisse indirizza a Pallade, succede il
canto
del coro il quale sospetta di ciò che dentro farà
nel declamare, cioè nel recitare i versi con azione naturale e con un
canto
parlante, il quale sebbene accompagnato dagli str
o dagli stromenti non lasciava di appressarsi più al favellare che al
canto
del coro. Allora questa classe ad altro non attes
mase al coro il pensiero d’intrecciar carole cantando; e in questo il
canto
fu vera melodia spiegandovi la musica tutte le su
ve combinazioni di tempi e di movimenti; la poesia per accomodarsi al
canto
fu più lirica ed ornata; e la rappresentazione pe
videre tutti gl’ individui del coro in istrioni musici dediti al solo
canto
e in istrioni ballerini destinati alla danza. La
ntrambi gli esercizj, perchè tutto abbisognava di espressione; ma nel
canto
animato dalle parole con alcuni movimenti regolat
l nostro gusto, e piace, e piacerà ovunque. Unisce pure l’abilità del
canto
; molto utile perciò per le farse in musica che s
attrice giovine applauditissima. Uscitane la Colomberti per darsi al
canto
, e non essendo la celebre Tessari più giovine, la
case, o nelle caverne, od in luoghi ermi, e selvaggi, dove usavano di
canto
sommesso, e timido senza strepito di strumenti, i
vveduti di musica, qualora non vogliamo con siffatto nome chiamare il
canto
de’ salmi, che poco differiva dalla pronunzia ord
e profferite cori voci sorde e confuse, non potevano far ispiccare il
canto
loro in altra maniera, che rinforzando il suono d
cali, ovvero siano note, che usavano i Greci. Sant’Ambrogio ampliò il
canto
fermo, o vogliamo dire canto ecclesiastico usato
usavano i Greci. Sant’Ambrogio ampliò il canto fermo, o vogliamo dire
canto
ecclesiastico usato nella chiesa fin dai primi se
empi, e trasferendoli al culto divino nella chiesa di Milano. Così il
canto
fermo nella sua prima origine era il perfetto gen
ompa della musica presente. Ne faccia testimonianza il pianto, che il
canto
ambrogiano espresse dagli occhi di Sant’Agostino,
nto celebre lite fra i cantori romani e francesi circa il primato del
canto
, volendo questi introdurre in Italia la loro rozz
sa che s’assomigli: significa inserire alcune terze nel progresso del
canto
fermo cantato all’unisono in maniera per esempio
ile dimenticanza dei secoli, attribuisce a lui l’usanza di lasciar ne
canto
imperfette le brevi. O che dunque il valor delle
per secoli intieri trascurata, ma senza la quale non può trovarsi né
canto
regolare né melodia, siccome quella che serve a d
ri a bella posta inalzati, e s’accompagnarono spesso colla danza, col
canto
, e col suono nelle gran solennità, o nelle nozze,
inni e de’ salmi. Il secondo, in cui s’inventarono parecchie sorta di
canto
, che durano fino al presente, come sarebbe a dire
i bisognasse che hauessero patienza di ripigliarui. Sè bene dal’altro
canto
non uorei uedere un mio nemico in questa Compagni
ltura e arte e pratica della scena, meriterebbe di trovar posto qui a
canto
a’buoni artisti militanti, e che non vedeva tutto
o, e replicata ventisei sere. Questa fisedia, che vorrebbe significar
canto
della natura, è un vero e proprio zibaldone in pr
ore di Eschilo maneggiato con esattezza maggiore. L’intermezzo, ossia
canto
del Coro del l’atto secondo, è congiunto alle que
iace insepolta E le tenere spose E le madri canute L’una de l’altra a
canto
Piangon supplici e meste i lorò mali ec. Non pot
altre può valer di pruova che non sempre terminavano gli atti con un
canto
corale e sommamente lontano dalla declamazione de
ndo, cioè un’altra maniera di contrafacitori… dividendo il ballo dal
canto
e dal suono … E Sofocle trovò il terzo, e divise
spiegò Laerzio, ma tre classi, e tra esse va ripartendo il ballo, il
canto
ed il suono. Ma se Tespi introdusse un attore o u
del Castelvetro, avessero un uffizio diverso da quello del ballo, del
canto
e del suono. Or quest’uffizio, secondochè io l’in
le della poesia che non giugneva alla vera melodia che costituisce il
canto
, e di questa cura si allegerì il Coro, come accen
ioni, nelle quali accoppiavasi alla recita nuda di tutta la favola il
canto
di certe canzonette frapposte che diremmo arie. T
o, accolse più favorevolmente le proprie Zarzuelas, benchè in esse il
canto
riesca più inverisimile che nell’opera vera. Non
di sarsuole alcune opere buffe italiane, cioè rappresentandosi senza
canto
il recitativo e cantandosi le sole arie e i duett
es, Que aun suele para rusticos cantares De heroicas arias usurpar el
canto
Otro le zurce vestidura estraña De retazos ni su
i forse non sa ancor bene qual sia la sua strada. Talora lascia da un
canto
il teatro per la pittura, in cui si mostra tuttav
el recitare fu l’arte sola del Grandi. Egli fu anche espertissimo del
canto
e del ballo ; e il Bartoli ci fa sapere come « al
pirò, metto qui il seguente SONETTO Sì, che maggior d’ogni Apollineo
canto
Sono, egregia Moretti, i pregi tuoi ; Per te non
ssimo studio si metteva nell’osservar la relazione tra la parola e il
canto
, e nel perfezionare la melodia. Tale a un dippres
dell’artiglieria unicamente perché nel dramma si faceva menzione del
canto
dell’uno, e un personaggio diceva dell’altra. «I
quale si è parlato a lungo di sopra, era stato il primo a raffinar il
canto
monodico, introducendovi non pochi ornamenti di p
, e la difficoltà che si trovava nel conseguire, ch’eglino dassero al
canto
tutta quella espressione d’affetto, della quale n
i a vibrarsi, e conseguentemente a eseguire le menome graduazioni del
canto
, assottiglia l’orifizio della glottide, e la disp
ulle scene italiane a quel tempo. Il trasporto di codesta nazione pel
canto
e le voci di tai cantori proporzionate alla molle
e ad esprimere e comunicare gli affetti, primo e principale scopo del
canto
. Trovasi per ciò di buon’ora stabilita cotal usan
finamenti. I ghiribizzi della musica e della poesia si trasfusero nel
canto
eziandio, né poteva avvenire che la melodia fosse
ntemporaneo, il quale, dopo aver ragionato alla lunga dei difetti del
canto
, soggiugne: «Mentre i nostri cantori cercano di s
i come attore diligente, che all’arte del dire sapeva unir quella del
canto
. Recitava le parti d’Innamorato, e trovavasi il 1
eriore. Nacquer dalla loro unione tre figliuole, educate all’arte del
canto
, due delle quali riuscirono egregie, e una, la te
figlia di Luigi Gritti, fu istruita da una zia paterna nell’arte del
canto
, in cui riuscì tanto da poter prender parte con s
farsi ammirare anche a Napoli, sapendo unire a sufficienza l’arte del
canto
a quella della commedia. Trovavasi il 1781 nella
Sinone sul dinanzi del teatro pregano ad alta voce la dea; e al loro
canto
concertano a luogo a luogo strida e lamenti di ge
Priamo e regina, vogliano campare da schiavitù. Ripigliano appena il
canto
le altre donne, che ecco Pirro che entra cacciand
e il Re Scappino con Brighella e Bagolino suoi consiglieri, uno da un
canto
, e l’altro dall’altro con una mano di Paggi Zagne
onori, volemo far comedie a sti Signori. Scappino Per no desdire al
canto
de l’ombra mia paterna, va pur felice, e ’n su le
me (pag. 550 e segg. dell’ edizione di Venezia, Miloco, 1665). Da un
canto
della piazza tu vedi il nostro galante Fortunato
queste loro gentilissime e garbatissime chiacchiere. Da un altro
canto
esclama Burattino, che par che il boja gli dia la
Fornita questa istoria, Gradello fa una squaquarata di voce e di
canto
molto sonora ; ovvero finge l’orbo col cagnuolo i
non dirsi), V. Montini Ippolito e Mozzana Francesco. Anche abbiamo un
canto
carnascialesco di Zanni e di Magnifichi e un capi
giata e ammodernata. All’arte del recitare accoppiò ancora quella del
canto
, nella quale fu encomiatissima. Natole a quel tem
a Sala del Petit-Bourbon. Anche la Bianchi doveva essere esperta del
canto
, come si rileva dalla seguente terzina caudata di
Giove in tri de’ do sommo choro, così in talenti, in gratia, in dote
canto
fra ri comici Aurelia và un tesoro. Ben l’è unna
e Mayvood una futura ballerina di cartello, dopo di avere studiato il
canto
a Firenze col maestro Romani e il suo alunno Vanu
ete brava e non ve n’ avvedete, perchè è natura dell’ augel che vola,
canto
e passione, e se non lo credete guardate quella m
ciò nonostante che la parte poetica primo fonte della espressione nel
canto
e della ragionevolezza nel tutto, giaccia obbrobr
dere) si riducono queste. Alla voga che ha preso in teatro il moderno
canto
, e al gusto eccessivo per le decorazioni. Esamini
dell’abuso nel trascurar i recitativi, nel porre ogni loro studio nel
canto
delle arie, e pello sfoggiare su queste con mille
zzamenti di voce. Posto questo principio chiaramente si scorge che il
canto
è il dominante oggidì nel melodramma, che su ques
compensassero dei sagrifizi che si fanno del buon senso in grazia del
canto
; terremmo allora con essi il costume, che suol te
via questa idea generale si circoscrive di molto qualora si parla del
canto
rappresentativo in un’azione drammatica. Imperocc
gio è che non ogni favella, non ogni tuono di essa è proporzionato al
canto
. Lo sono unicamente quelli che hanno inflessione
è la cagione per cui la semplice declamazione poetica scompagnata dal
canto
è naturalmente meno espressiva che non è la music
nell’umano discorso di tranquillo e d’indifferente non si conviene al
canto
, come non gli si convengon neppure le passioni so
ressanti, hanno gli altri cantori non so se disonorato o abbellito il
canto
moderno. E questa è la cagione per cui la musica
nali rassomigliano per lo più ad una sinagoga di ebrei anzi che ad un
canto
ben eseguito, ma nelle cose di gusto non bisogna
, prima attrice giovine e seconda donna. Emma si diede all’arte del
canto
.
non curavano punto le parole, si è l’usanza che aveano di lavorar un
canto
, e sopra esso accomodar poscia l’argomento prosai
iche degli egizi, con più altre fantasie chiamate da essi “enimmi del
canto
” con vocabolo assai bene appropriato, delle quali
n ogni accuratezza le relazioni poste dalla natura fra le parole e il
canto
, Vincenzo Galilei entrò coraggiosamente nell’arri
sione. I poeti, scrivendo unicamente per esser letti non pensarono al
canto
già mai. Il Dante, genio rozzo e sublime, atteggi
ottave. I cori che nelle tragedie italiane erano i soli destinati al
canto
, non giovavano molto ai progressi dell’arte, e pe
sollecitò per ogni dove gli autori a lavorar a bella posta poesie pel
canto
, tra i quali D. Angelo Grillo scrisse a sua richi
e in parte affrettarsi, e prender temperato corsa tra i movimenti del
canto
sospesi e lenti, e quelli della favella ordinaria
metro è diverso da quello del recitativo, perché manifestamente è un
canto
, per tutte le condizioni insomma che le arie a dì
blico, in cui si bevea fino all’ubriachezza, mescolandosi al ballo il
canto
e i motteggi, menò i Greci al travamento de’ comp
io ordinate. Forse il piacere prodotto in questa festa da’ balli, dal
canto
, e dalle maschere, fece nascere il disegno di for
o per Accademie componeva i suoi prologhi, ma anche per Compagnie di
canto
, come abbiamo da quello de gl’inventori della mus
era ogni cosa sopra l’essere umano, può, non che altro, far sì che il
canto
nell’opera abbia sembianza del natural linguaggio
nisse a risparmiare quanto profondere doveasi dall’altra. Lasciati da
canto
gli argomenti favolosi, che tutto abbracciando, p
ti di Selma: . . . . . . . . . . . Vedi con esso I gran figli del
canto
Ullin canuto, E Rino il maestoso, e il dolce Al
continente trovansi si bene i semi della drammatica, cioè saltazione,
canto
, versi, ma non rappresentazione che meriti di chi
ani e riletta una esattissima copia. Esso ha per titolo: Trattato del
canto
misurato. L’autore è un certo Francone monaco ben
sans plus de rimoier» «Le frondi e i fiori non servono a nulla nel
canto
fuorché a coloro che non sanno poetare altrimenti
e la musica strumentale era abbastanza numerosa e variata. Intorno al
canto
diverse furono le mutazioni. Da principio si cant
e arie sulle parole, ma siffatte arie altro non erano che un semplice
canto
gregoriano, o, per dir meglio, altrettante parodi
semplice canto gregoriano, o, per dir meglio, altrettante parodie del
canto
ecclesiastico. In moltissime loro canzoni si trov
di Chiesa. L’abuso di modulazioni molli ed effemminate introdotte nel
canto
ecclesiastico, di cui sì altamente si lagnava Gio
gesti con certe particolari inflessioni di voce, onde ebbe origine il
canto
. Quella seducente e inespribile simpatia, che mil
ione. [18] Indi a non molto s’introdussero le “maggiolate”, spezie di
canto
usato in Italia come in molti altri paesi d’Europ
essi del teatro italiano non men che alla musica per gl’intermezzi di
canto
e di suono, che si frapponevano alle loro farse o
porta l’italiano Andrea Bolsena nelle osservazioni per ben regolar il
canto
nella Cappella Pontificia45. I vantaggi che recar
Forse avrà Giove udito il pianto nostro.» [29] Finito ch’ebbero il
canto
, ecco verso l’orlo della caverna il serpente appa
ne dello scozzese Blair sopra le poesie di Ossian. «Io finisco il mio
canto
. Le Dee m’invitano; le Dee, che Odino mi manda da
de’ modi, alla differenza e divisione de’ tuoni, alle regole del loro
canto
, al genere della loro melodia, s’eglino conoscess
i guerra. II. Il cominciamento della tenzone. III. La tenzone. IV. Un
canto
di vittoria. V. La morte del serpente Pitone, e l
ntitolati Canti di selma: Vedi con esso I gran figli del
canto
Ullin canuto, E Rino il maestoso, e il dolce Alpi
continente trovansi sì bene i semi della drammatica, cioè saltazione,
canto
, versi ma non rappresentazione che meriti di chia
accrescono in te trionfo e pregio. Sciolga ogni Vate in tuo favore il
canto
, se al leggiadro tuo dir pronto, ed egregio appla
gridano a gara tra fronda e fronda gli augelletti, e tutte fan eco al
canto
lor l’aure soavi. Libertà, libertà ; di questa in
lche pericolo. Si vede adunque che l’origine naturale del ballo e del
canto
è la stessa che l’istinto (quella facoltà indiffi
a primitiva della danza. [3] Ma non qualunque aggregato di suoni è un
canto
, né qualunque serie di attitudini è un ballo. Gli
orpo una continuazione concertata ed armonica. La comparazione fra il
canto
e il ballo può condursi ancora più avanti. V’è un
azione fra il canto e il ballo può condursi ancora più avanti. V’è un
canto
naturale e un canto imitativo. Nel primo chi cant
e il ballo può condursi ancora più avanti. V’è un canto naturale e un
canto
imitativo. Nel primo chi canta non ha altro diseg
lirico non ha riflettuto essere incompatibile colla natura del nostro
canto
sminuzzato acuto squisito e sottile l’azione viol
te nel presente nostro sistema la simultanea riunione del ballo e del
canto
in una sola persona una caricatura non minore di
fin proposto Ben s’adatti e convenga…»176 dove ciò che si dice del
canto
s’intende ancora del ballo che non s’eseguiva da
d’una danza teatrale più ragionevole. Sotto la direzione del primo il
canto
s’intrecciò più felicemente col ballo in varie fe
tale d’ogni spettacolo, ne distruggon l’effetto generato in prima dal
canto
, mi trasportano violentemente dal buffo al serio
t’arte torrà infallibilmente la mano alla tragedia, alla commedia, al
canto
, e ad ogni altro spettacolo che abbisogni di più
ar lo spettacolo subito che cominciava la cantilena. I poeti dal loro
canto
non potendo scuoter il giogo si vendicavano derid
e lu stesso el no se inamorava. E tanto vu se brava in la soavità del
canto
, e ’l son più del musico Trace, e più d’Anfion. C
tenzione di que’ sommi maestri era unicamente rivolta a far valere il
canto
e la poesia, e non gli stromenti, avvisandosi con
non mai svegliano in noi quel vivo interesse che sogliono destare il
canto
e la poesia, le quali esprimendo una qualche pass
r positive or negative dei corpi non si esprimono in veruna guisa col
canto
, di cui solo è proprio l’afferrar la voce della p
re di supplemento alla voce umana nella espressione degli affetti. Il
canto
non basta più volte per far capire agli uditori t
la smania d’introdurre dappertutto l’uso degli stromenti separati dal
canto
, e principalmente nei ritornelli. Per cosa del mo
mazione, quel tuono musicale che dee modellarsi prima sulla spezie di
canto
suboscuro (come il chiama Cicerone) proprio del d
i accompagnamenti che ne aumentan l’effetto servano a far ispiccar il
canto
senz’alterarlo, e che né questi né quella si pren
riempiono l’intervallo replicando col suono i medesimi sentimenti del
canto
. E come se l’uditore non gli avesse intesi abbast
er le note con gorgheggi velocissimi, e con mille semicrome. Cessa il
canto
, ma per questo siamo fuori d’impaccio? Oibò. La m
altro che una breve dimora della voce su una qualche vocale, dove il
canto
aggrumola insieme un numero di picciole note succ
iamo provato in altri luoghi e proveremo di nuovo dove si parlerà del
canto
, il vero filosofico gusto e la perfezione d’ogni
quello un argomento ; e cosi, data la licenza al popolo, e finito il
canto
, si sentiva un alto grido, un manifesto applauso
ll’udito ancora, mentre le accorte parolette e l’angelica armonia del
canto
mandava fuori. Ma quella cosa da che più l’alme e
te in c’ho ferma spene por fine alle mie pene. Pur fugge or, mentr’io
canto
, il tempo, e già s’appressa l’ora bramata tanto c
, col quale invitava il pubblico a una accademia di declamazione e di
canto
a beneficio dell’attore Francesco Sterni, cominci
l declamare, cioé nel recitar i versi con un’azione naturale e con un
canto
parlante, il quale, sebbene accompagnato dagli st
dagli stromenti, non lasciava di appressarsi più al favellare che al
canto
corale; e allora questa classe di attori ad altre
intrecciar parole cantando; e in questo la poesia, per accomodarsi al
canto
, era più lirica, e la rappresentazione, per servi
ere gl’individui del coro in istrioni-musici che coltivassero il solo
canto
, e in istrioni-ballerini dedicati unicamente alla
ntrambi gli esercizi; perocché tutto ha bisogno d’espressione; ma nel
canto
ch’é animato dalle parole, ebbe minor parte che n
l’incongruenza della rappresentazione di scene tragiche attraverso il
canto
. In particolare Metastasio fu contestato per il p
in un oratorio dedicato a San Michele. [commento_2.7] passaggi: nel
canto
del XVIII secolo indicano un esercizio di agilità
resse rispetto alla cantata, che prevedeva la musica accompagnata dal
canto
. Tartini: Giuseppe Tartini (Pirano d’Istria, 169
Opinione de’ cantori antichi e moderni, o sieno osservazioni sopra il
canto
figurato, Bologna, Lelio della Volpe, 1723. gira
ioni, nelle quali accoppiavasi alla recita nuda di tutta la favola il
canto
di certe canzonette frapposte che diremmo arie. T
to accolse più favorevolmente le proprie zarzuelas, benchè in esse il
canto
riesca più inverisimile che nell’opera vera. Non
di sarsuole alcune opere buffe italiane, cioè rappresentandosi senza
canto
il recitativo e cantandosi le sole arie, i duetti
Que aun suele para rusticos cantares De heroicas arias usurpar el
canto
: Otro le zurce vestidura estraña De retazos n
strumenti, e si canta molto. La cameriera confidente rapivami col suo
canto
, e guardandola attentamente, facevami una sensazi
la musica massimamente nazionale. Ciò si scorge dalla inclinazione al
canto
e al suono nella gente ancor più rusticana, nelle
non ancor coltivate. Essa si compone, come dappertutto, di parole, di
canto
e di suono. Ma ciò che ha la moscovitica di parti
in qualche circostanza) con un idioma scitico. Da ciò si vede che il
canto
costituiva la principal parte della musica russa
icesi pure da’ latini e da noi il recitar versi, per quella spezie di
canto
, con cui si declamano; ed oltracciò, io canto, di
i, per quella spezie di canto, con cui si declamano; ed oltracciò, io
canto
, dice ogni poeta che prende a narrare; cantano al
nella Provenza, e cominciò in Parigi da’ misteri rozza ed informe. Il
canto
reale prese forma di dramma rappresentando la Pas
di? Ecco allora l’elogio della medietas espressiva, con l’invito, nel
canto
, a evitare le note troppo acute o troppo basse e
roppo basse e nel privilegiare i recitativi: Lo stil teatrale ama il
canto
parlante, non quello di gorgheggio. Volete voi un
. Volete voi un potentissimo specifico per togliere ogni forza a qual
canto
che sperimentate più energico? Disseminatevi una
a competente dose del più bel gorgheggio del mondo. Questa maniera di
canto
ripugna assolutamente alla musica vocale. Poiché
i tedio, perché gli altri attori non possono essergli a grado, né pel
canto
, né per la pronunziazione» (IV.II.8). Sugli usi e
d’essere cuculiato [sbeffeggiato] a doppio» (IV.II.13); quello stesso
canto
deve essere in ogni parola intellegibile e «far s
osi alle prediche in chiesa e alle orazioni in tribunale (non mica al
canto
!), quali momenti volessero «movimento», quali «gr
l Muratori, nacque verso il 1260, parla del pronunziar su’ teatri col
canto
e in volgar lingua le gesta de’ duci e de’ monarc
strioni cantate avventure di principi e di grandi; e che terminato il
canto
, si dava principio alla danza, come si costuma an
u in essa lungo tempo eseguita ciascun anno nella settimana santa con
canto
e con sontuose decorazioni17. E poiché il princip
ma il famoso Jacopo Sannazzaro, del quale fu opera, rappresentata con
canto
e con regio apparato di macchine e di decorazioni
o di lanciarle e di muoverle a quella cadenza medesima colla quale il
canto
e ‘l suono lusinga il suo orecchio. Essi non resi
a quell’impulso; si muovono al suono di que’ primitivi strumenti e al
canto
di quella nascente poesia; e que’ loro movimenti
un bel canto: egli lo imiterà francamente. Facciaglisi poi sentire un
canto
eguale nel numero e nella durata delle note, ma c
le loro respirazioni, i loro passi, il lor lavoro, la cadenza del lor
canto
e del lor ballo, dividono il tempo in parti egual
si vedrà nella seguente sezione. Per ciò poi che riguarda appunto il
canto
adoperato nella rappresentazione, quest’uso è al
edia, per trar questa d’imbarazzo, fondano la loro difficoltà non sul
canto
in generale, ma sulla differenza tra l’antica e l
cappella l’«Onda dal mar divisa»? Il modo sarà minore o maggiore? Il
canto
sarà parlante o di gorgheggio? Il movimento sarà
sia la prima parte dell’aria, contenga un senso intero; perciocché il
canto
dell’aria non termina altrimenti alla seconda par
zie d’una vita socievole e sola degna di ragionevoli creature. Con un
canto
accompagnato dall’accordo d’un musico stromento f
a voga, se ne potrebbero contare assai più. Né si troverà mai, che un
canto
composto d’una moltitudine di note sia riuscito p
prio ad aggiugner forza al sentimento delle parole. Potrà bene un tal
canto
riuscir piacevole all’orecchio. Ma oltre che ques
ntra nelle voci troppo basse. La sperienza è ben facile: scegliete un
canto
che vi muova; trasportatelo ne’ tuoni più acuti,
ità. § III. Terza legge [Sez.III.2.3.1] Lo stil teatrale ama il
canto
parlante, non quello di gorgheggio. Volete voi un
. Volete voi un potentissimo specifico per togliere ogni forza a qual
canto
che sperimentate più energico? Disseminatevi una
a competente dose del più bel gorgheggio del mondo. Questa maniera di
canto
ripugna assolutamente alla musica vocale. Poiché
zzare un lungo passaggio? [Sez.III.2.3.2] Fu questa strana maniera di
canto
menata sul teatro da que’ musici ambiziosi, i qua
III.2.3.3] Mai però più che oggi non ebbe questa impropria maniera di
canto
tanta voga su nostri teatri. La maravigliosa gorg
r avventura fare onore a un sonator di salterio o di liuto, ma che il
canto
di ben altra musica avesse mestieri. [Sez.III.2.
generali leggi dello stil teatrale. Esse riguardano principalmente il
canto
: perciocché l’accompagnamento degli stromenti d’u
non di rado avviene, che nell’ascoltare, o nell’eseguire un suono, un
canto
, c’imbattiamo in certi passi, i quali improvvisam
iccome ognun d’essi ha il proprio stile, avviene costantemente che un
canto
medesimo, eseguito da dieci virtuosi in dieci div
rima, e dalla prima alla seconda parte dell’aria, e qui terminasse il
canto
, non discontinuato giammai da ritornelli. Quelle
espressiva; ch’ella s’annoia di quegli attori che non accompagnano il
canto
con una convenevole azione. Richiede tutto ciò so
bbia messo la sua tenera gorgozza in istato di disputare la palma del
canto
agli usignoli, crede d’aver fatto quanto è il pre
ba a gran dritto i suoi più vivi applausi a coloro, che accoppiano al
canto
una energica pronunziazione; ed egli a consacrati
di tedio, perché gli altri attori non possono essergli a grado né pel
canto
, né per la pronunziazione. [Sez.IV.2.1.9] Chiudia
ù profondamente che con gesto sostenuto dal valore della poesia e del
canto
. § II. Della voce [Sez.IV.2.2.1] Quanto al
verso ne’ drammi. [Sez.IV.2.2.5] IV. Dee diversificare la voce e ‘l
canto
, secondo i diversi sentimenti. Tal espressione es
avrà messi tai sentimenti che non dieno gran presa a quella sorta di
canto
a cui sola è avvezza, e se avrà dimenticata la fa
rne le cantatrici, ben si sa qual predominio abbia sul cuore umano il
canto
donnesco, e una funeste e giornaliera esperienza
no le donne di questa professione. Nella favola delle sirene, che col
canto
faceano naufragare gl’incauti naviganti, esprimer
azione: «si recitavano le Rappresentazioni con una maniera di proprio
canto
». Nella medesima edizione del Cionacci Planelli p
nsegnato in quell’età a rappresentare, e a cantar la Tragedia, se del
canto
avesse egli inteso, che nel recitare le cose poet
el recitare le cose poetiche si usava in que’ tempi? Non era egli tal
canto
per testimonianza del medesimo Crescimbeni pratic
o una drastica limitazione delle arie con da capo, un ampliamento del
canto
sillabico e dei recitativi accompagnati; la ‘natu
usica, t. I, Bologna, Dalla Volpe, 1757, Dissertazione seconda [«Qual
canto
in consonanza usassero gli antichi»], in particol
sda e a Vienna; nella capitale dell’Impero aprì nel ‘47 una scuola di
canto
e recitò (nel ‘49) nella Didone di Jommelli. Più
sola: «Di Orsola clemente, onesta e pia noi possiam recitar con dolce
canto
etc.». In quello di Stella : «Carità, fede, spera
Stella : «Carità, fede, speranza ed amore / conterrà tutto l’odierno
canto
». Nel S. Giovanni e Paolo composto dal Magnifico
o a un tratto il frigio in dorico rasserenò il furibondo monarca. Del
canto
d’Olimpio, famoso musico, sappiamo da Aristotile
p. 11. v. 9. spiega spinge p. 11. v. 15. altro caso altro
canto
p. 16. v. 7. intitolato intitolata p. 1
de’ Moderni, ignota del tutto agli Antichi». Or crede egli mai che ’l
canto
essenzialmente la costituisca tragedia? Ei s’inga
d’una in altra lingua, dove decidesi con magistral sicurezza che ’l «
canto
rende inverisimili le favole drammatiche». Come r
uali, disuguali, destre, sinistre, serrane, di Melopea? Diremo che il
canto
é una delle molte supposizioni ammesse in teatro
Leo, de’ Gluck, de’ Jommelli, de’ Piccini, e de’ Paiselli, animano il
canto
e la poesia con quella vivace rappresentazione ch
Aquilio come si dee, come richiedesi al di lui stato? Del verso e del
canto
siamo già convenuti che servir debbono di mezzo p
occa, secondo M. Sulzer, se esser vuol conseguente, e contraddice col
canto
alla passione. Un’espressione di gioia si può mai
, ma rielabora e amplia i paragrafi centrali dedicati alla musica, al
canto
e alle scene, anticipando alcune delle integrazio
ificità nazionali, la subalternità della poesia alla recitazione e al
canto
, la necessità di movimento per contrastare la noi
articolare Sulla origine delle opere in musica e Sopra la ragione del
canto
e sua composizione 31. Martinelli interviene nel
ello spettacolo operistico, a partire dal rapporto tra testo, musica,
canto
, ballo cui è dedicato un ampio spazio, fino alla
, ma rielabora e amplia i paragrafi centrali dedicati alla musica, al
canto
e alle scene, anticipando alcune delle integrazio
ne acque stagnanti a modo di laguna. Era l’altra Margherita Costa pel
canto
e pel suo vergognoso traffico famosa. Davasi nel
schiare la gioventù, e di addestrarla così malconcia ad esercitare il
canto
, e par che abbiano l’abbominevole privilegio di c
andare innanzi ai concorrenti e soprastare, addottrinò così bene nel
canto
i suoi castrati, e tanti n’ebbe che potè fornire
ogni tempo, non oltrepassando i balli e i pantomimi accompagnati dal
canto
, danno a divedere al filosofo investigatore in qu
ico, in cui beveasi fino all’ubbriachezza, e mescolavansi al ballo il
canto
e i motteggi, condusse i Greci a formarsi i loro
dinate idee. Forse il piacere prodotto in questa festa dal ballo, dal
canto
e dalle maschere, suggerì il disegno di formare d
ico, in cui beveasi sino all’ ubbriachezza, e mescolavasi al ballo il
canto
e i motteggi, condusse i Greci a formarsi i loro
dinate idee. Forse il piacere prodotto in questa festa dal ballo, dal
canto
e dalle maschere, suggerì il disegno di formare d
ogni altro Auriga di Climene al figliuol fia che risponda. Tuo nobil
canto
di Meandro vano rende l’onor ; e già la morte è d
ovente aggiunsi ; alimentaimi ; intanto De la città si sparse in ogni
canto
Fama d’allegra allor comparsa schiera, Che per gi
e del tempo, e di cui metto qui come saggio il principio del vigoroso
canto
: I fifgli famelici della Vedova Ebrea assediata
lla natura e più dall’arte concessi. La sua non ordinaria abilità nel
canto
finiva di coronare i suoi meriti, ond’è ch’ella,
togallo, mai sempre in tempeste ne’ sette o otto Secoli; e dall’altro
canto
soddisfatti negl’intervalli di ciò che amavano ed
rso il fine, correndo l’anno 1380, allorché tra’ francesi cominciò il
canto
reale. Esso consisteva in versi in lode della ver
mpossibilità di condur con decoro la famiglia ; tal che buttati in un
canto
i barattoli di farmacia, si scritturò di sbalzo p
, intitolato I Canti di Selma: ……………… Vedi con esso I gran figli del
canto
, Ullin canuto, E Rino il maestoso, e ’l dolce Alp
ticolare. Per lo che un medesimo oggetto viene ora imitato da una col
canto
o col suono, da un altra co’ colori; da questa co
ad un tempo. In questo senso può dirsi che la danza, la pantomima, il
canto
nacquero quasicché tutte contemporanee, o andaron
me riguardo all’armonia della lingua, al tuono della declamazione, al
canto
o alle note di questa, all’uso delle maschere, al
destrare l’ingegno e l’arte del commediante italiano, così dall’altro
canto
nocque non poco all’introduzione e al gusto della
itò tutto l’uomo operante, ma, per dir così, alcuna parte di esso. Il
canto
, la danza, la pantomima sono arti, per dir così,
facciamo ora solamente cantare, ed ora solamente gestire, e col solo
canto
o col solo gesto gli facciamo esprimere quello ch
i soltanto, si distinsero e perfezionarono sempre più la lingua ed il
canto
, la danza e la pantomina, la scultura, la pittura
ale appartengono, essi tutti si riducono al suono che accento o quasi
canto
volgarmente può dirsi. Questo accento può soffrir
stenza, trova e gusta per tutto la cagione della sua gioja; quindi il
canto
, il ballo, il batter forte la palma, il romoreggi
, ed aggiungendole quello ch’ei suppone mancarle, procura pur dal suo
canto
di più abbellirla e di migliorarla. Quindi concep
curarsi il carattere della scena, la quale anch’essa concorre dal suo
canto
a render vera e credibile l’espressione. La scena
, e se quella fosse per loro in tutto od almeno inparte una specie di
canto
, capace di tali gradazioni più o men spiccate per
e, e taluno al riferir di Du Bos, avea pur tentato di notare, come il
canto
, tutta la declamazione seguitamente. Dietro gli e
e meglio eseguito da una voce addestrata opportunamente dall’arte del
canto
. Gli attori antichi non cessavano di provare la v
co all’armonia del parlare. [23.9] Storia. Il disegno, il ballo ed il
canto
formano, per dir così, la parte meccanica dell’ed
notava l’antica declamazione essa non poteva essere che una specie di
canto
o di recitativo. Può notarsi ancora in gran parte
e viene realizzata. La voce e il gesto, strumenti rispettivamente del
canto
e della danza pantomimica, appaiono dunque come l
l commento di Anna Maria Chiavacci Leonardi, Milano, Mondadori, 1991,
canto
XXV, vv. 1-2, p. 737. [commento_3.13] Nel corpus
mmento di Emilio Bigi, a cura di Cristina Zampese, Milano, BUR, 2012,
canto
XXIV, 19, p. 798. [commento_3.17] Si veda quanto
la fine della frase. [commento_4.7] Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
XXXIII, vv. 1-6, pp. 981-982. [commento_4.8] Dan
vv. 1-6, pp. 981-982. [commento_4.8] Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
XXXIII, vv. 7-9, p. 982. [commento_4.9] Dante Al
III, vv. 7-9, p. 982. [commento_4.9] Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
XXXIII, v. 10, p. 982. [commento_4.10] Vittorio
Alberto De Lisio, cit., pp. 227-235. Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
X, vv. 35-36, pp. 311-312; Ivi, canto X, vv. 73-7
Dante Alighieri, Inferno, cit., canto X, vv. 35-36, pp. 311-312; Ivi,
canto
X, vv. 73-75, pp. 319-320. [commento_5.12] Ludov
p. 319-320. [commento_5.12] Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, cit.,
canto
XI, 35, p. 375. Un giudizio simile a quello su Da
Eneide, cit., I, 405, p. 34). [commento_5.14] Dante, Inferno, cit.,
canto
I, vv. 46-47, p. 19; Dante, Purgatorio, con il co
l commento di Anna Maria Chiavacci Leonardi, Milano, Mondadori, 1994,
canto
XX, v. 16, p. 585; Dante, Purgatorio, cit., canto
o, Mondadori, 1994, canto XX, v. 16, p. 585; Dante, Purgatorio, cit.,
canto
XII, vv. 7-8, p. 354. [commento_5.15] La rilevan
, Libro XI, 3, 72, pp. 1886-1887); Dante Alighieri, Purgatorio, cit.,
canto
IX, vv. 41-42, p. 269; Dante Alighieri, Paradiso,
l commento di Anna Maria Chiavacci Leonardi, Milano, Mondadori, 1997,
canto
XXIV, vv. 40-42, p. 663; Dante Alighieri, Inferno
1997, canto XXIV, vv. 40-42, p. 663; Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
XVIII, vv. 46, 47, p. 546. [commento_5.16] Dante
vv. 46, 47, p. 546. [commento_5.16] Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
VIII, vv. 62-63, p. 253; Ivi, canto XII, v. 14-15
] Dante Alighieri, Inferno, cit., canto VIII, vv. 62-63, p. 253; Ivi,
canto
XII, v. 14-15, p. 363; Torquato Tasso, Gerusalemm
e Liberata, cit., a cura di Lanfranco Caretti, Torino, Einaudi, 2014,
canto
IV, I, p. 100. [commento_5.17] «la dea contraria
it., I, 482, p. 36). [commento_5.18] Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
IV, vv. 112-113, p. 121. [commento_5.19] Dante,
canto IV, vv. 112-113, p. 121. [commento_5.19] Dante, Inferno, cit.,
canto
III, vv. 79-81, pp. 89-90. [commento_5.20] Dante
nto III, vv. 79-81, pp. 89-90. [commento_5.20] Dante, Inferno, cit.,
canto
III, v. 99, p. 93. [commento_5.21] Torquato Tass
, p. 93. [commento_5.21] Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata, cit.,
canto
IV, LXXXIV, p. 124. [commento_5.22] Dante Alighi
IV, LXXXIV, p. 124. [commento_5.22] Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
XXXIII, vv. 94-96, p. 995. Una descrizione fisiol
«Alte terrà lungo tempo le fronti». (Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
VI, v. 70, p. 193); Torquato Tasso, Gerusalemme L
canto VI, v. 70, p. 193); Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata, cit.,
canto
I, LVIII, p. 31. [commento_5.27] Dante Alighieri
nto I, LVIII, p. 31. [commento_5.27] Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
XXIII, vv. 19-20, pp. 683-684. [commento_5.28] «
III, Libro XI, 3, 85, pp. 1892-1893; Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
IX, vv. 49-50, p. 281; Ludovico Ariosto, Orlando
canto IX, vv. 49-50, p. 281; Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, cit.,
canto
IX, 76, p. 321. [commento_5.30] Dante Alighieri,
anto IX, 76, p. 321. [commento_5.30] Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
XXIX, v. 26, p. 866. [commento_5.31] «Souvenez-v
572, pp. 550-551). [commento_5.34] Dante Alighieri, Paradiso, cit.,
canto
IV, vv. 10-11, p. 108. [commento_5.35] Dante Ali
v. 10-11, p. 108. [commento_5.35] Dante Alighieri, Purgatorio, cit.,
canto
XXI, vvv. 103-104, pp. 630-631. [commento_5.36]
p. 630-631. [commento_5.36] Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, cit.,
canto
VIII, 39, p. 284. [commento_5.37] «A che scopo a
ttere sulla mimica, cit., p. 391). Dante Alighieri, Purgatorio, cit.,
canto
IV, vv. 107-108, p. 126. [commento_7.8] Dante Al
. 107-108, p. 126. [commento_7.8] Dante Alighieri, Purgatorio, cit.,
canto
IV, vv. 121-122, p. 127. [commento_7.11] L’ammir
kob Engel, Lettere sulla mimica, cit., p. 551). Dante, Inferno, cit.,
canto
II, vv. 37-39, p. 53. [commento_7.13] L’autore d
intellettuali della questione. [commento_7.14] Dante, Inferno, cit.,
canto
II, v. 4, p. 46. [commento_7.15] Nella venerazio
, Newton Compton, 2007, I, 1, p. 37); Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
VI, v. 24, p. 182. [commento_7.26] «Ma quando la
lière, cit., p. 13). [commento_7.28] Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
III, vv. 22-30, pp. 81-82; Dante Alighieri, Infer
it., canto III, vv. 22-30, pp. 81-82; Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
III, vv. 100-105, pp. 93-94. [commento_7.29] Il
Lettere sulla mimica, cit., p. 438); Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
XIII, v. 5, p. 982 [commento_7.30] La citazione
«ambo le man per lo dolor mi morsi» (Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
XIII, v. 58, p. 989). Salfi cita in realtà un’esp
’espressione ricavata da Tasso (Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata,
canto
IV, 1). [commento_7.31] Dante Alighieri, Inferno
erata, canto IV, 1). [commento_7.31] Dante Alighieri, Inferno, cit.,
canto
XXXIII, vv. 73-78, pp. 991-992. [commento_7.34]
-11, p. 751. [commento_9.6] Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, cit.,
canto
XIV, 87, p. 468. [commento_9.7] L’aneddoto viene
, p. 101.) Capaneo, uno dei sette che assediarono Tebe, compariva nel
canto
XIV dell’Inferno dantesco, nel terzo girone del s
a rivolgere attenzione unicamente a quei fattori che destino diletto (
canto
e decorazione), piuttosto che al testo e al messa
umenti. Il Khaschbat e l’oud erano i principali. Accompagnando il suo
canto
col primo fece il famoso Alfarabi in presenza del
uona la sua canzonetta. «L’empia maga adopera anch’ella una specie di
canto
nelle misteriose parole che borbotta fra se. Coll
suoi cammelli. «L’astuto uccellatore adopera una musica che imita il
canto
dei diversi uccelli ingannati dai suoni omogenei
he non fosse stato inventato per adattarlo piuttosto ad una spezie di
canto
che ad un’altro. Imperocché avendo eglino con sot
che la durazion relativa dei suoni ch’entrano nella composizione d’un
canto
. Secondo Isaacco Vossio gli effetti di questa mis
di Mimnermo, altra quella sulle odi d’Alceo e di Saffo; differente il
canto
dei ditirambi da quello dei giambi di Archiloco,
i perda il senso delle parole; ed ecco l’origine del gran difetto del
canto
moderno, dove a motivo di non trovarsi la dovuta
perta e men capace, Vider l’arena lor Vestri e Taddei. Nè men sete di
canto
ebber da poi Le minori cittadi, ove talvolta Su l
e Tessero lo scettro del teatro italiano di prosa, e, direi quasi, di
canto
, tale e tanta era la carezzosa musicalità della s
ppo lunghe o di suono malagevole e sostenuto non sono acconcie per il
canto
; ora adoperando spesso la sincope e le voci che f
on cantabile, quando si sà che le greche non mai si scompagnavano dal
canto
e dal suono. Lo stesso dico della maggior parte d
iere di geni e di ninfe seguaci della Dea del Piacere, le quali e col
canto
e col ballo esprimono non meno il contento dell’a
fatto dal Racine. L’opera, non iscompagnandosi mai dalla musica, dal
canto
, dalla danza e da gran decorazione, ha per oggett
alla quale giunsero nella trascorsa età e nella presente le arti del
canto
e della composizione. I Pergolesi, i Vinci, i Jum
altro non sono che un continuato recitativo. In quanto alla spezie di
canto
compreso in due o più strofi liriche, le quali ch
lle degli altri componimenti, esigendo la natura del recitativo e del
canto
un tornio di espressione, una certa combinazione
e imperiale, e pel gran numero di musici eccellenti che avrebbero dal
canto
loro contribuito a rovesciar l’antico edifizio pe
1846 dal Marchese Filippo Villani e da Giulia Ferravilla, artista di
canto
portoghese, è, per originalità, il più grande deg
elo la Ghirlanda, poi, cessate le trombe, continuano le sinfonie e ’l
canto
. Il Prologo recita ancor due quartine, poi i due
pagnamento di piena orchestra (a tutto coro d’istrumenti). Cessato il
canto
degli Angioli, il Favor Divino canta un a solo co
o già molt’ anni introdur per intermedio uno Amphione, al suono et al
canto
del quale, uenivano i sassi a porsi l’ uno sopra
re di Eschilo maneggiato con e sattezza maggiore. L’intermezzo, ossia
canto
del coro dell’atto II, è congiunto alle querele d
sepolta. E le tenere spose E le madri canute L’una de l’altra a
canto
Piangon supplici e meste i loro mali. In vari
altre può valer di pruova che non sempre terminavano gli atti con un
canto
sommamente lontano dalla declamazione del rimanen
delle simili altrove. Euripide stesso dice nell’ Ecuba: incomincio il
canto
delle baccanti, cioè, prorompo in querele da fors
di Diana nella sua disgrazia. Non si vede però allora eseguito questo
canto
, e pare che vi manchi il coro. In tal caso l’atto
mposto del primo e del secondo della prima divisione terminerebbe col
canto
del coro, O rupi Cianee che congiungete i mari; i
oè un’ altra maniera di contrafacitori . . . . dividendo il ballo dal
canto
e dal suono . . . . E Sofocle trovò il terzo, e d
spiegò Laerzio, ma tre classi, e tra esse va ripartendo il ballo, il
canto
ed il suono. Ma se Tespi introdusse un attore o u
ia con certa armonia che non giugneva alla melodia che costituisce il
canto
propriamente, e di questa cura si allegerì il cor
ha origine da altro, se non se dal non ci essere tra le parole ed il
canto
quell’armonia che si richiede. Imperciocché se ta
po ed accesa la guerra. Non si trovava la via da accordare col nostro
canto
le orecchie dei Francesi, ed era da essi loro rig
si e Giapponesi 14. misti di tragico e di comico 16, di’ favella e di
canto
Messicani 19. Peruviani 21. Fiaminghi 208. Danesi
Metastasio 334. 348. 436. e la Lingua Italiana come la più adatta al
canto
e all’armonia 351., rimprovera a’ Francesi il dif
lle proprie famiglie. Trigeo invita il Coro a salutar la Dea. Dopo il
canto
egli vuol sapere da Mercurio, onde avvenne che la
uperbo; gli rimprovera che in lui il Coro soleva guastar l’ordine del
canto
, quattro volte tacendo; ne censura l’uso delle pa
erienze è giunto a sciorre sì gran problema, e si è assicurato che il
canto
venga dalla parte deretana. Str. Il di dietro adu
de, affinchè degnino mostrarsi a questo nuovo discepolo. Odesi qui il
canto
del Coro delle Nuvole accompagnato o preceduto da
nza per appagar l’occhio colla magnificenza delle decorazioni. Questo
canto
è lavorato con forza e arricchito d’immagini poet
eriale nulla ne comprende. L’atto si chiude con un Coro; ma prima del
canto
vi si osserva una novità. Non solo il poeta mette
dar motivo alla musica di esser varia e piacevole coll’imitazione del
canto
di varii uccelli. Si trovano in questo Coro ed an
altro che si spaccia giure-consulto e venditore di giudizii. Dopo il
canto
del Coro viene un Messo a riferire le gran fabbri
bizzarra che a guisa dell’opera dava luogo in un tempo al ballo ed al
canto
, di cui parla Paolo Rolli nella Vita di Milton, e
izzarra, che a guisa dell’opera dava luogo in un tempo al ballo ed al
canto
, di cui parla Paolo Rolli nella Vita del Milton,
l di lui palagio, fu lo stesso lodato Pietro Pisano. Altri maestri di
canto
, di gramatica, di aritmetica, e di tutte le sette
avole e narrarle in versi; in Canteres, o Cantori che aggiungevano il
canto
ai versi de’ Trovatori; e in Giullares, ovvero Gi
Magno chiamò in Francia per insegnarvi la gramatica, l’aritmetica, il
canto
ecc. a. Da questo sentimento non contraddetto
colle loro famiglie. Trigeo invita il coro a salutar la dea. Dopo il
canto
egli vuol sapere da Mercurio, onde avvenne che la
superbo: gli rimprovera che in lui il coro solea guastar l’ordine del
canto
, quattro volte tacendo: ne censura l’uso delle pa
rienze è giunto a sciorre sì gran problema, e si è assicurato, che il
canto
venga per la parte deretana. Strep. Il di dietr
de, affinchè degnino mostrarsi a questo nuovo discepolo. Odesi quì il
canto
del coro delle Nuvole accompagnato o preceduto da
nza per appagar l’occhio colla magnificenza delle decorazioni. Questo
canto
è lavorato con forza e arricchito d’immagini poet
eriale nulla ne comprende. L’atto si chiude con un coro, ma prima del
canto
vi si osserva una novità. Non solo il poeta mette
o. Queste cose non sono pe’ denti tuoi. Potresti pià tosto imparar di
canto
. Strep. O o, che giovano i canti alla farina?
r motivo alla musica di essere varia e piacevole coll’ imitazione del
canto
di varj uccelli. Si trovano in questo coro ed anc
uno che si spaccia per giureconsulto e venditore di giudizj. Dopo il
canto
del coro viene un messo a riferire le gran fabbri
dicesi pur da’ Latini e da noi il recitar versi, per quella specie di
canto
con cui si declamano; ed ogni poeta dice de’ suoi
di canto con cui si declamano; ed ogni poeta dice de’ suoi versi, io
canto
. Perchè poi non potrebbe dirsi che Sulpizio avess
dicesi pur da’ latini e da noi il recitar versi, per quella specie di
canto
con cui si declamano; ed ogni poeta dice de’ suoi
di canto con cui si declamano; ed ogni poeta dice de’ suoi versi, io
canto
. Perchè poi non potrebbe dirsi che Sulpizio avess
, e l’ameno soggetto di una festa cinquennale, in cui si gareggia col
canto
per acquistare una bella Ninfa. Io non conosco pa
, e l’ameno soggetto di una festa cinquennale, in cui si gareggia col
canto
per acquistare una vaga ninfa. Io non conosco pas
come l’arte della parola possa utilmente e piacevolmente sposarsi al
canto
indefinito della musica strumentale. Nè basta : i
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