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1 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 684-685
le si ha un chiaro cenno delle sue qualità fisiche e morali. Il Gozzi aveva assegnata la parte di Don Adone cugino del Duca a
ra. Il comico Vitalba, buon uomo, ma cattivo attore, per sua sciagura aveva i capelli tendenti al biondo come quelli del Grat
ndo di notte dal teatro si era incontrato in un sicario, il quale gli aveva scagliato con una forza da atleta un ben grosso b
l bottiglione, che avrebbe potuto non che difformarlo, accopparlo, lo aveva colpito al collo difeso da un colletto a più dopp
r guadagnarsi il pane, che obbediva ciecamente il capocomico, che non aveva nimici da dover temere d’essere accoppato, o diff
tiche. Viveva ancora alla pubblicazione delle sue Notizie istoriche e aveva un solo figlio per nome Costanzo (il nome della m
2 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 674-675
per l’ingegno e l’arte del Collalto, alla grandezza della quale egli aveva , come ho già detto, contribuito in Venezia co’suo
ntorno all’Avventuriere onorato (Ediz. Pasquali) egli dice : Io anzi aveva prima un tal Personaggio scritto nella nostra fav
ollalto era l’autore (Mem. III, 3) : Quest’ uomo intimamente comico, aveva l’ arte di far parlar la sua maschera, ma a viso
appresentava fra l’ altre una Commedia di sua particolare fatica, che aveva per titolo : i tre veneziani gemelli. Il primo ar
la tutta in francese, e diella colle stampe alla luce. Grande abilità aveva il Collalto ; ed i doni della natura erano stati
a traverso una orribile maschera nella quale il suo ingegno superiore aveva saputo trionfare. Nè si smenti nella rappresentaz
a il frutto de’suoi guadagni, e ringraziava lo sventurato che il caso aveva offerto alla sua generosità. Egli si è spento nel
3 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 361
rio del Principe elettorale di Sassonia Giovanni Giorgio III, ch'egli aveva accompagnato nel suo viaggio in Olanda, nacque il
go Augusto, l’amante dell’arte, che dopo la riconquista della Polonia aveva condotto a fine il disegno di una Corte splendida
all’Opera di Dresda, ove morì del 1753, di ventidue. Tommaso Ristori aveva  — dice il suo passaporto d’allora, tuttavia esist
4 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 383
Riva Alessandro, cognato della celebre Gaetana Goldoni (ne aveva sposato la sorella Anna Andolfati), fu un egregio
Goldoni. Sappiamo che il 1821 viveva a Padova fuor dell’arte, in cui aveva lasciato di sè fama di un de' più integerrimi uom
5 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 401-403
inault, poi si scritturò con Giovan Battista Costantini, Ottavio, che aveva compagnia a Parigi nelle fiere di San Germano e d
nebleau davanti alla Corte, nonostante alcuna indisposizione, ch'egli aveva avuta, e ritenuta passeggiera, sul finire dell’ap
3 maggio. « Alto e ben fatto, – dice il Dizionario dei teatri, – egli aveva la voce un po' sorda, e sembrava patir gran pena,
egli aveva la voce un po' sorda, e sembrava patir gran pena, allorchè aveva da dire un brano un po' lungo. Fuori di ciò egli
esi del Sansone, tragedia italiana in prosa di Luigi Riccoboni, che l’ aveva recitata con grande successo la prima volta il 28
6 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 850-853
enerini trent’anni addietro, e al tempo della sua maggior gloria, non aveva potuto ottenere che uno zecchino veneto al giorno
va potuto ottenere che uno zecchino veneto al giorno, il De Marini ne aveva  601 all’anno, il Blanes 600, Pertica 450, e Betti
nno, il Blanes 600, Pertica 450, e Bettini 400. Egli, il Fabbrichesi, aveva lo stipendio annuo di 50,000 franchi ; il diritto
talia centrale, destando entusiasmo dovunque con quella compagnia che aveva accolto un nuovo e grande artista, non mai supera
a quale stette l’Aliprandi dal ’38 al ’51. Il capocomico Fabbrichesi aveva scritturato quegli artisti, dopo che il re Ferdin
to sul trono delle Due Sicilie, alla caduta di Giovacchino Murat, gli aveva confermato il sussidio annuale di ducati 8 mila,
7 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
a lettera del 14 agosto 1691 al Duca di Modena. La Compagnia del Duca aveva domandato di poter recitare a Verona, ove andò po
vi fece grande incontro. In quello stesso anno l’Elettore di Baviera aveva licenziato la Compagnia italiana, e il Fontanelli
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 17
vece scritturato Daniele Alberti mio padre, valentissimo artista, che aveva più volte contrastata la palma al Pertica e al Ve
itirar dal teatro e procurargli una vita tranquilla in famiglia. Egli aveva molto faticato, ed aveva diritto ad un onesto rip
rargli una vita tranquilla in famiglia. Egli aveva molto faticato, ed aveva diritto ad un onesto riposo….
9 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 540
era sollevar meritamente il pubblico all’ entusiasmo ; ma la Cagliero aveva certe maniere tutte sue, certe inflessioni di voc
ra rosa fiorita. E niente di studiato, niente di ricercato in lei. Se aveva da ridere, lo faceva di gran cuore, e la sua risa
e la sua risata argentina si comunicava subito negli spettatori ; se aveva da piangere, senza punto preoccuparsi, piangeva l
10 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 788-789
co e secondo brillante, passò brillante assoluto in quella che Cesare aveva formato il ’53 ; e poco mi resta da dire sul migl
che si staccavan da lui le scene e le tende a lui indispensabili, che aveva tavola imbandita, che le sventure altrui faceva s
ezza d’indole che lo faceva fiacco, debole, infingardo. Come artista, aveva molto ritratto della maravigliosa verità del frat
11 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 41-43
5 diede improvvisamente addio alle scene per ritirarsi a Bologna, ove aveva segretamente sposata la Principessa Maria Hercola
ntiglioso e prepotente. Villano e sprezzante di tutto e di tutti, non aveva amici perchè voleva suppeditar tutti con il suo p
suoi particolari : Sentivasi egli una mattina indisposto di salute ; aveva ordinato un brodo, e tardando a riceverlo, si rec
fini col percuotere il vecchio. Questi che stava sventrando un pollo, aveva in mano un lungo coltello e affilato. Alla provoc
12 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 4
a e Ottavio nel 1660 come servetta sotto il nome di Diamantina, che l’ aveva già fatta celebre a Roma. Ella era graziosa oltre
uralezza, ed ecclissò al suo apparire in Francia la Diamantina, che l’ aveva preceduta nella Compagnia, e che aveva recitato d
n Francia la Diamantina, che l’aveva preceduta nella Compagnia, e che aveva recitato dal 1653 al 1660 nel teatro del Petit-Bo
13 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. -306
a d’età non fresca, non capace nella commedia alla sprovveduta, e che aveva molte pretese di preminenze, e d’etichette, ma so
tanza raccolta coll’arte sua, e depositata alla Tesoreria di Venezia, aveva potuto formarsi, fuor delle scene, una agiata se
assegnò gratuitamente due stanze in quello stesso teatro, in cui ella aveva raccolto sì copiosa messe di applausi, di onori e
14 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 418
n valido difensore dalle accuse del Piazza, che nel romanzo Il Teatro aveva dato di lui il seguente ritratto : Era questi (i
re, cossa per cosa, Regasse per ragazze. Triviale quanto un facchino, aveva un’ ambizione invincibile per far da Eroe, e reci
ento, ove aprì una bottega di commestibili ed altro. Fr. Bartoli, che aveva la fregola del sonetto, ne dedicò uno anche a lui
15 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 969-973
li si presentò una vecchierella dicendoci piangendo che da 3 anni non aveva notizie di un figlio che stava in Sicilia, comico
dai di un albergo decente, ma non troppo caro. Un giovane signore che aveva assistito al nostro sbarco, propose di condurci i
tisti da lui stipendiati per dare un corso di recite in quella città, aveva seco la moglie Luigia, nata dal comico Cavicchi,
ure un Cavicchi caratterista, fratello della moglie di Gagliardi, che aveva per consorte una delle attrici di quella riunione
a riva ; ma il vento erasi rinforzato, le onde un poco agitate, e non aveva corso che un piccolo tratto, allorchè quelle gli
portava erano un A e un G ; e il Sindaco, supponendola mia figlia, l’ aveva fatta seppellire in chiesa, ponendovi una lapide 
ima, e si scorgeva quasi il fondo. Il cuore mi batteva forte, forte : aveva posto l’anima ne’miei occhi. Mi parve vedere sott
che all’ estremità delle sue lunghe treccie di capelli, l’alga marina aveva formato due grosse palle, le quali impedivano a q
16 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 432-442
ica del Paladini, padre dell’attuale Celeste Paladini-Andò. Mio padre aveva fatto conoscenza con quei comici, palesò i propri
ne, e col figliuolo in braccio, ritornò a Fano, ove la madre Caterina aveva già ottenuto il perdono del marito per quel figli
re conosciuto nella cerchia limitata dei comici, già qualche successo aveva sorriso. In una farsa : Le disgrasie di un bel gi
ò e per più giorni non escì di casa, egli credeva di essere rovinato, aveva perduto ogni fiducia in sè stesso e già pensava a
sentato nella farsa : A tamburo battente. Una farsa che mio padre non aveva studiato, che non aveva visto fare da nessuno, ne
tamburo battente. Una farsa che mio padre non aveva studiato, che non aveva visto fare da nessuno, nella quale non aveva sgam
aveva studiato, che non aveva visto fare da nessuno, nella quale non aveva sgambetto, nessun lazzo, nessun trucco. Mio padre
rnesto era formata pel triennio 1857-1860. Come ti ho detto mio padre aveva un ruolo secondario, inferiore, cioè quello del G
aria, agitazione, trambusto, ma…. c’era Benedetti. Egli nel frattempo aveva calmato gli animi, aveva parlato con Ernesto e co
to, ma…. c’era Benedetti. Egli nel frattempo aveva calmato gli animi, aveva parlato con Ernesto e con lui andò a casa del pap
à Goriot di Balzac. Anche questa scelta era ardita perchè Papà Goriot aveva ormai una tradizione sulla scena, una tradizione
17 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 294-295
aterno e su quelli delle case vicine. Il padre soleva dire che quando aveva attorno i suoi figli si sentiva in mezzo ad scell
nche i fratelli Antonio e Carlo ; il primo, coinvolto nei moti del 31 aveva dovuto emigrare a Parigi dove si guadagnò un nome
i palpiti veri che gli venivano dal cuore. Di animo generoso, quanto aveva era degli altri, e se nel momento del bisogno gli
li altri, e se nel momento del bisogno gli si ricordavano crediti che aveva per prestiti fatti, andava su tutte le furie, esc
18 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 574-575
guancia, con tutti i riguardi di sanità. Palesandole il bisogno ch'io aveva della sua protezione, la trovai si disposta a far
tti particolari, che divertir potranno chi legge. In un mese di tempo aveva ella cangiate ventisei serve. Ognuna, che se le p
non i fatti, e le scagliò in faccia tutta la roba di bottega che seco aveva , segnandola in fronte, e scottandola col caffè. I
che prendendo seco il fresco di notte vicino alla Porta orientale, le aveva scossa la polvere dell’ andrienne co' colpi della
19 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 550
a figlia d’un orologiajo, e la sposò. Venne con lei in Francia, e non aveva mai recitato. Morto Alborghetti, lo sostituì con
quale non voleva rendergli un pappagallo, scappatogli di gabbia, che aveva comprato dall’Alborghetti.
20 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 565
lottar colla fame, e da cui uscì pien di debiti e col solo abito che aveva in dosso per chiedere un rifugio alla famiglia. M
lo abito che aveva in dosso per chiedere un rifugio alla famiglia. Ma aveva appena il padre pagato ogni suo debito, a condizi
21 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 678
ro italiano dice semplicemente : Thomassin, absolument inutile. Egli aveva sposato verso il '72 M.lle Giovanna Nicoletta Tis
Il Campardon reca una citazione di lui contro certo Fontaine che gli aveva rapita la moglie appena diciannovenne (gennajo 17
22 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [I-H-K]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1053-1054
mo (Mem., I, XXXIV), » e che « senz’aver avuta un’educazion regolata, aveva spirito e cognizioni. Amava la Commedia con passi
la poi pubblicamente in teatro, stando tutto il giorno alla finestra, aveva ubbriacato il povero vecchio a cui si mostrava cr
ata dalla madre, vecchia attrice che s’era ritirata dal teatro, e che aveva santamente divisato di legare gl’interessi del ci
23 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 530
834 in quella di Pasquale Tranquilli e Medoro Aliprandi. La Bugamelli aveva bella figura, bella voce, e volto espressivo. Lui
ni nel Teatro di S. Gio. Grisostomo, infelice, e laido secondo Zanni, aveva destato il risibile ne’ veneziani per modo, ch’er
24 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 358
Sotto-Prefetto. Perduto l’impiego, tornò all’amor della scena, in cui aveva fatto da giovine buone prove coi filodrammatici,
ne teatrale. Nella Compagnia Reale Sarda, almeno per l’anno 1825-26, aveva lo stipendio annuo di lire 6000 con tre serate a
25 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 260-263
a. Era di figura slanciata e graziosa, e di fisionomia simpatica ; ma aveva la voce un po’aspra. Il che non tolse ch’ella fos
i) e Cori. Visto il baccano che quella satira generò, l’autore che ne aveva fatti tirare soli 100 esemplari, la diede alle fi
, che, dopo la descrizione chiara e viva da lei fatta della tragedia, aveva detto : mentre Femia m’accusi, io ben m’avveggio
to la prima volta e la sola, che ho avuta seco conversazione, ch’egli aveva presa quella maniera di declamare senza scostarsi
sa quella maniera di declamare senza scostarsi dalla natura, dopo che aveva sentita la Truppa Italiana, che, già sono quattr’
26 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 288-292
ficenze da quelle illustri Dame e da quegli illustri Cavalieri, a cui aveva dedicato gli Sciti di Voltaire nella italiana ver
come lo stesso Gozzi afferma, inarrivabile nella bravura. Ormai egli aveva ottenuto l’intento : nullameno perseverò nella pr
area quasi godesse farlo sapere a tutto il mondo…. E che raffinatezze aveva apprese !… E con che voluttà a quelle si lasciava
n modo da nauseare chiunque l’accostasse ; ma anche nella recitazione aveva messo una cotale affettazione da riuscire sgradit
one da riuscire sgradita a quello stesso pubblico che poco a dietro l’ aveva coperta di tanti applausi ! E il Gozzi doveva di
27 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 244-245
a, d’occhi neri, di molta vivacità, e d’una pronunzia che rapiva. Non aveva il talento e l’esperienza di quella che avevaia p
er una donna, e meno ancora per una donna di spirito. Questa Commedia aveva per titolo la Donna di garbo. Piacque infinitamen
ra, ed era colà che dovevano la prima volta rappresentarla. Io ancora aveva proposto di andarvi, allorchè cominciassero a rec
28 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 278
 » del Conte Carlo Gozzi (vol. II, pag. 143), che è questo : il Sacco aveva una Compagnia troppo ricca di attori pagati, e vo
rattagemma. Si recò dal Barsanti, e gli disse in tutta segretezza che aveva saputo da buona fonte, come il Sacco fosse risolu
29 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 147-149
nti, completamente illetterato, chè l’avventurosa sua adolescenza gli aveva chiusa ogni via da istruirsi, fu nondimeno un art
ceva il segreto, s’immedesimava, si trasfigurava nel personaggio, che aveva preso a ritrarre, illudeva in somma sè stesso pri
obliar mai quel bello ideale, che la mano stessa del Bello eterno gli aveva stampato nell’anima, costringeva gli spettatori a
collega : …… Cominciò a dire e sostenere che il Re Ferdinando II lo aveva nominato Direttore dei due R. Teatri, San Carlo e
30 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 780-781
trò qual segretario, e quale scrittor di commedie ; e come da ragazzo aveva talvolta recitato con la sorella (V. Aliprandi-Al
Trieste 1877 L’Orfano calabrese Id. 1877 Prima di entrare in arte aveva già scritto Zio e Nipote, Giovani e vecchi, Maria
suprema e lunghe ore di supremo sconforto, è arduo. Egli il quale non aveva che un fine nella vita : lo studio ; e un fine ne
31 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 499-500
prima i ruoli di amorosa, poi di prima donna assoluta. Ma ormai egli aveva una spina nel cuore, che gli dava spasimo forte e
quello di suo padre, il quale risentitolo a Roma e a Firenze (non ne aveva più l’idea dall’'89 a Ferrara), non solamente gli
evole modestia scriveva, a' primi del '900, di sè : « …. lo studio mi aveva reso più forte nelle interpretazioni, ma io adess
32 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 749-750
namorato, e fu cognominato Vitalbino, per la gran somiglianza ch'egli aveva nella recitazione con Antonio Vitalba. Chiamato a
intera. Alla chiusura del teatro nell’ '80, Zanuzzi, che ad ogni modo aveva compiuto i suoi anni di servizio, fu congedato co
Comico italiano ordinario del Re, nella quale dichiarava ch'ella non aveva con lui alcun vincolo di parentela, e si chiamava
33 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 1043
come si ha da una sua lettera al Card. Gio. Carlo De’ Medici, che lo aveva richiesto per l’autunno. Il 1661, il Duca di Mode
nda la pace in compagnia (il Grisanti con lettera delli 28 maggio gli aveva scritto di certi dissapori), minacciando di casti
34 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 609
nomadi, nelle quali seppe mantenersi in quel grado di riputazione che aveva acquistato coll’arte sua, accompagnata alle grazi
poteva benissimo servirsi del moroso Camerani…. Ma per la donna ? Chi aveva da fare la serva ? Io stimo la signora Catrolli,
35 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 335
dalla Compagnia era uscito il Caccia, primo nell’ elenco, ed egli ne aveva assunto il nome e l’importanza. A Roma poi andò ;
del '93 era a Fermo, il dicembre a Chieti, il carnovale a Roma. Egli aveva in compagnia la moglie, che recitava le prime don
36 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 507
aprile dell’anno prima in ancor giovine età la moglie Elena Savi, che aveva esordito come amorosa il 28 maggio 1760 con molta
va con Zanuzzi al sobborgo di S. Dionigi, come pure (ivi, 19) che non aveva disposizioni felici per la commedia, ma che era g
37 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Dato al castello di Versailles l’ 8 aprile. » pp. 364-378
hino muto per forza, scenario italiano del Riccoboni, in cui egli non aveva da dire che poche parole. La sera della rappresen
à, dirò che, rubatagli una vistosa somma di danaro da un uomo ch’egli aveva accolto in casa sua e per lungo tempo nutrito, so
sclamare : Non è del danaro che mi accoro, ma…. della fiducia che mi aveva ispirato quel tristo…. Lo amavo ! ! Dalla quale s
ese aggiungiamo quella di Carlo Goldoni, il quale, come abbiam visto, aveva con una sua commedia, offerto modo a Carlino di m
i pregiatissimo foglio, e da quello, e dal precedente di cui V. E. mi aveva onorato, veggio la stima, ch’ella fa di tale sogg
Domenico e Tommasino in Francia, e di Sacchi in Italia. La natura lo aveva dotato di grazie inimitabili : la sua figura, i s
e prediligere nella società. Carlino era il favorito del pubblico : aveva saputo così bene guadagnare la benevolenza del Pa
o lo spettacolo del domani, fe’segno ad uno degli spettatori, l’altro aveva già preso la porta, di accostarsi alla ribalta ;
nnalzata alle stelle sul teatro della Commedia italiana. Figurarsi se aveva dovuto dolersi, dopo sì gran successo, di vederla
no avesse avuto un successo buono schiettamente, il Des Boulmiers che aveva alzato alle stelle il Figlio d’ Arlecchino, non l
el bene, che la commedia era stata ben ricevuta, e che il pubblico lo aveva incoraggito. È lecito dunque a chi specialmente l
per la pieghevolezza dell’indole e dell’ingegno de’comici italiani. E aveva ragione : e le sue parole potrebber benissimo ess
38 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 598-599
urosa. Ma non di me io voglio parlare – per carità ! Giovanni Toselli aveva un ideale,… e questo ideale aveva un nome semplic
are – per carità ! Giovanni Toselli aveva un ideale,… e questo ideale aveva un nome semplice, ma profondamente significativo 
le sue figliuole Clara e Carlotta, attrici della Compagnia Pedretti ( aveva preso in moglie da giovine una Anna Dogliotti), e
39 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 978
0. A conferma di quanto scrisse il giornaletto citato, diremo ch’egli aveva grossa la testa, sproporzionata alla persona esil
col Tasso, e più altre commedie del Goldoni ; nè minore successo egli aveva con l’Atrabiliare e il Filosofo celibe del Nota,
40 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 349-355
o mi par provi in quale stima fosse tenuto da S. A. il Riccoboni, che aveva già cominciato a far tanto parlar di sè pe' suoi
brighella, co'suoi pantaloni, imperava sovrana, e Riccoboni, che non aveva avuto dalla natura il genio di opporre a quella u
Duca d’Orléans, il Reggente, sperando di realizzare colà il sogno che aveva tentato invano di realizzare in patria. Ma, ahimè
o che Riccoboni, prima di partir dall’Italia e di stringere il patto, aveva indirizzato al Duca di Parma il seguente memorial
essendo la sua scrittura una semplice aggiunta a quella della moglie, aveva accennato : e forse la ragione di quell’accenno,
all’antica Atellana, e dello Zanni arlecchino dall’antico Sannio, che aveva sotto certo rispetto le stesse caratteristiche de
41 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 187-190
stradale da Castel S. Giovanni a Stradella. Nel primo di questi paesi aveva recitato la sera il Medico olandese, e dovea reca
questo nome, e riafferrare tutte la sparse e isvariate buffonerie che aveva udite sul famoso guitto, fu un baleno. Ma non pot
olutamente conoscere il professore, che, almeno da quel cartellone, m’ aveva tutta l’aria di essere un natural discendente del
o Anzampamber. Oltre ai vari manifesti, che provano la parte che egli aveva in quella Compagnia, tra’ quali, non ultimo, quel
42 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 426-430
i Dominique, la Caterina, assunse lo stesso nome. Isabella Franchini aveva sposato Francesco Biancolelli, comico, del quale
ato figlio Domenico. Carlo Cantù, comico, sotto nome di Buffetto, che aveva già ammirato e i meriti e le virtù di lei, la tem
mbi : Colombina gli fe’dono d’un suo ritratto in miniatura, del quale aveva già fatto promessa per lettera, e sul quale egli
quali, Buffetto con nuova generosità offerse alla moglie quanto egli aveva potuto avanzar nell’arte in quattordici anni circ
43 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 661
orentini nella Compagnia di Domenico Di Fiore, il quale, caso strano, aveva l’anno dopo a prima donna nel Giardino fuori Port
 giugno del 1774. Egli, dice il Campardon, di cui un celebre satirico aveva detto che faceva molto onore al suo stato, ispirò
44 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 93
per inconsideratezza, come dice il Goldoni. Nelle cose improvvise non aveva chi le stesse appetto : e nelle premedicate fu ta
o e di talenti, e mostrava felici disposiricai per la commedia : ella aveva abbandonato suo marito per giovanile inconsiderat
45 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 682-683
à dalla Compagnia di San Luca (Gold. Pasquali, T. XIII). Vitalba che aveva così ben sostenuta la parte di Belisario, in quel
Goldoni, pranzando e cenando colla Passalacqua, proprio dopo ch'ella aveva giurato di averlo lasciato per sempre, era ammogl
izia, e per dargli avviso di avere sputato un po' di sangue, il che l’ aveva messo in grande apprensione. Con altra lettera in
46 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 889-912
ssò Scaramuccia da Firenze a Napoli. Quivi diè fondo a tutto quel che aveva messo in serbo, acquistando un superbo equipaggio
gida Bianchi) eran nella camera del Delfino, poi Luigi XIV. Egli, che aveva circa due anni, era di pessimo umore, e nulla pot
: Gabriella Locatelli, Giulia Gabrielli e Margherita Bertolazzi ; e n’ aveva fatto gli scenarj Giacomo Torelli da Fano. Alla f
, Cap. VIII) : Nel 1653 era stato mandato al Re (di Francia), che lo aveva richiesto al Granduca (FerdinandoI I), Tiberio Fi
n figlio di Scaramuccia era giunto a tal grido di favore che il Re lo aveva fatto cavaliere di San Michele e Suo Gentiluomo d
modo. La lontananza di Marinetta, una naturale inclinazione ch’ egli aveva all’ amore, e la vecchiezza sopravveniente, l’ave
quale disse un mondo di bene di detta donna, e perchè lei medesima l’ aveva vista quando era al Refugio, e che la Superiora d
l’ aveva vista quando era al Refugio, e che la Superiora del luogo le aveva detto molto bene della medesima, li promesse di f
uesto non vuolse mai, e quando ha sentito che era partito, il che gli aveva significato con un biglietto, salta e dice roba s
vembre 1685. – Già vi scrissi che il Carlieri la signora Fiorilli gli aveva pagate le 20 doppie ; ne avrà sentite delle belle
Che il giorno avanti era stata a Versailles dove Mad. d’Arpajoux gli aveva detto che bisognava che lei mandasse via il detto
orno più strapazza tutti, che è odiato, che non è per anco morto. Che aveva data una fanciulla cantatrice a Madama di Guisa ;
iulla cantatrice a Madama di Guisa ; che questa per fargli dispetto l’ aveva licenziata, ma che lei l’ha obbligata a dargli 50
prigone per le sue infamità. Doppo averli dati nove mila franchi che aveva a l’[o]tel de villa per agiu[s]tare un suo abicio
 mila franchi che il fratello era erede della terra e perchè la terra aveva molti debiti prestai dechontanti 9mila e sei cent
e all’ entrata del Gherardi nella Compagnia italiana. Il Gherardi che aveva perduto la causa, non doveva dunque avere il cuor
47 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 647
uardo cosi triste, cosi disperato che impietosiva. Il buon Dio non le aveva mandato niente, neppur un soldo, e pioveva. La ve
abbra si movevano, come mormoranti una preghiera. Un giovanotto che l’ aveva riconosciuta e s’era fermato, esclamò, indicandol
48 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 797-798
to alle delusioni avute in quell’arte alla quale con ardore di amante aveva dato la mente ed il cuore. Nè a quelle delusioni
oscerlo, dichiarando che l’interpretazione del nostro concittadino lo aveva sorpreso. E infatti se fu sempre notevole in tutt
49 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 801-806
gennaio 1792 da Natale e da Teresa Sambo in Parrocchia di S. Giacomo, aveva ottenuto, fatti gli studi liceali, un posto di al
un giocatore. Recatasi a Padova la Compagnia di Angelo Rosa, il Duse ( aveva già sposato una Elisabetta Barbini, padovana, e n
sa, il Duse (aveva già sposato una Elisabetta Barbini, padovana, e ne aveva avuto il figlio Eugenio), vi si scritturò in qual
sso la parodia, rivaleggiando con lui nel Gigi undese, ch’egli stesso aveva composto. Non sempre, specialmente a Padova, si p
Ma la morte lo colse anzi tempo, e quel povero teatro, in cui il Duse aveva militato decorosamente e trionfalmente ventotto a
50 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Mediolani 20 Iunii 1601. » pp. 242-244
ouvre dai Fedeli la sera del 14 settembre 1613, dice che il Pellesini aveva allora ottantasette anni : sarebbe nato dunque il
medesimo anno la sua Compagnia si fuse con quella dei Confidenti che aveva a capo la Vittoria (Piissimi). Forse fu in quell’
a, composta, coll’Isabella e con la Piissimi, l’altra prima donna che aveva recitato il 6 La Cingana, delle solite dieci pers
51 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 300
tra recitare in principio di stagione il complimento d’uso. La Romana aveva già recitato il suo a Udine, scrittole a bella po
rat) ; e nel chiedere all’uditorio la completa indulgenza, il Goldoni aveva un po’ caricata la dose, pare, sul nome della Fer
52 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 558-559
i Giancola. Esordì al Fosso, a Napoli, con Tommaso Tomeo nel ’65. Non aveva al principio della sua vita artistica portato mas
elle volte istoriava al S. Carlino i cartelloni delle commedie in cui aveva parte principale suo padre. Quanto valesse Vincen
53 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 652
herea, stretta amicizia con l’oratore ungaro, di passaggio a Venezia, aveva lasciato la città, nella quale aveva raccolto tan
ungaro, di passaggio a Venezia, aveva lasciato la città, nella quale aveva raccolto tanta messe di lodi, per recarsi in Ungh
54 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 686-687
3), arrivò, nel principio di quaresima, il Vitali. Di buona famiglia, aveva avuto un’ educazione eccellente, ed era stato pri
o medico di Verona, compianto da tutti, fuorchè dai medici. Il Vitali aveva in Compagnia un Casali e un Rubini (V.), che furo
55 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 333-339
sternazione schiettamente sentita tutti i pubblici d’Italia, ch’ egli aveva mosso per tanti anni alle più sane risate. L’infi
vessero il di lui genio ! E, pur troppo, non è facile !… » Il critico aveva ragione : nessun attore fu più soggettista di L.
ri, esercitò l’impiego d’inserviente sopra il veneto foro. Gran genio aveva il Bellotto per esercitarsi nella maschera da Pan
uisa. Finalmente, non potendo più resistere all’ inclinazione ch’egli aveva per il teatro, s’insinuò nell’ amicizia d’alcuni
56 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 738-742
Ernesto Rossi e con la Ristori). Quando andai con lui era maritato, e aveva una figlia ; per dire la verità, le prime partici
di otto o nove anni, e occorrendogli un’ amorosetta, la bimba, che m’ aveva preso in gran simpatia, tanto pianse e si disperò
ecc. Chi l’avesse detto !… Saltiamo. Andai con Moro Lin (allora egli aveva compagnia italiana), scritturata per parti di amo
. Finito il carnevale, andai come servetta assoluta con Peracchi, che aveva allora in compagnia Cesare Dondini, Pasta, Rodolf
57 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 279-281
ico Corsini, altro stenterello) e il Pontevecchio, ove la necessità l’ aveva ricondotto. Si scritturò il ’65 con Michele Sivor
un anni lo compensaron davvero della travagliosa e dura vita ch’ egli aveva fatto peregrinando di Compagnia in Compagnia, di
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 91-92
isillusioni e delle stanchezze. C'era venuto per vocazione vera, e ci aveva portato un animo generoso, una mente colta, un’is
, un’istruzione non comune. Scriveva con garbo in prosa ed in verso ; aveva anche fra le sue carte qualche non infelice tenta
59 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 268-269
rampollo d’una nobile famiglia di Venezia, che per rovesci di fortuna aveva ottenuto un impiego giudiziario a Verona. Quivi f
lzet, che il Pezzana, montato in furore per le critiche del Montazio, aveva minacciato per la strada di bastonarlo.
60 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 592-594
oto prima col nome di Pascariello, poi con quello di Scaramuccia, che aveva già prima di recarsi in Francia, quand’era al ser
na querela di lui del 7 dicembre 1691, contro certa Maria Lemaine che aveva tentato involargli i pegni di un credito per la p
61 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Milano, 1°Aprile 1803. » pp. 318-327
gari. Pensò bene di mutar nome, e per conservare le iniziali ch’ egli aveva sulla biancheria, si fece chiamare Pellegrino Bla
er la medesima. Era il Blanes di alta e bella persona : i capelli aveva biondocastagni, e nella fisionomia maschia ricord
gelica Palli a Livorno, scagionandosi dell’accusa che l’Internari gli aveva mossa di voler guadagnare sulla recita della Mati
tempo della maggior gloria di Bellotti-Bon, che fu quello in cui egli aveva un’unica, e quale ! compagnia, non è cui non si r
pubblico non d’altri poteva occuparsi. A codesto ascendente ch’ egli aveva sullo spettatore, a codesta specie di fascino ch’
62 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article »
in Atene, donde non uscì più, troncando la carriera artistica ch’egli aveva abbracciata con tanta passione, e nella quale dav
63 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
titolata : Arme e bagaglio, « in cui intorno alla sua propria persona aveva tutto il bisogno onde apprestare una mensa lautam
64 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 646-656
tto del granduca Ferdinando, come ajuto di suo padre. Ma la Legge non aveva per lui alcuna attrattiva, sicchè un giorno, dato
no più onnipossenti quelle armonie, più pene Il Bartolini a Firenze aveva scolpito un busto del celebre artista, ridente da
creato non ad altro che al genere comico : era pingue della persona, aveva il ventre sporgente innanzi ; alto però quanto si
do con sottilissimo accorgimento e filosofia nel costume che l’autore aveva espresso nel personaggio ch' ei prendeva a rappre
illo sereno di una notte estiva, ma pure spiacevano in un artista che aveva ingegno e forza da correggere in questa parte il
correggere in questa parte il mal gusto popolare. Or dunque il Vestri aveva anche tolto da sè quella menda, facendo come Gold
65 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 733
della persona, era noto in arte per la strana rassomiglianza ch’egli aveva con Napoleone I. Nonostante l’avanzar dell’età, e
66 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Pisa, li 13 agosto 1745. » pp. 192-197
, ma dovè poi cedere alle più che gentili insistenze del D’Arbes (gli aveva messo, come acconto, nella scatola da tabacco alc
ll’arte, intitolata Pantalone paroncino, per la quale poi, il D’Arbes aveva richiesto il Goldoni d’un sonetto di chiusa. La l
Casanova che viveva allora a Parigi, e che oltre quella del Faraone, aveva anche di sfuggita, la occupazione di scrittore, f
ontà del suo carattere. Buon marito, ottimo padre, sincero amico, non aveva altro difetto, se pur difetto può dirsi, che quel
67 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 266-272
mesi di settembre e ottobre, in ragione di 1200 lire al mese. E il Re aveva in grande pregio non soltanto l’ingegno del Beltr
to dall’ospedale. Recava in testa un cappello a nastri svolazzanti, e aveva una calza rossa e una verde. In sul principio L’I
tercasse con parole ; che egli ben sapeva come si fa, e che in Italia aveva veduto ciarlatani prender una picciola pallotta i
turalmente, non ebbero alcun danno, mentre la rovina, in altra parte, aveva cagionato la morte di alcuni cittadini. Gridato p
maschera che egli creò. Questo tipo, più moderno del Brighella, non aveva nella Compagnia de’Gelosi altro carattere che que
68 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article »
fosse data all’arte comica. Ma appassionatissima pel canto, al quale aveva mostrato sin da giovinetta singolari attitudini,
69 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
cedenti, cominciò a recitar quindicenne nella Compagnia che suo padre aveva in società con Vedova. Col padre capocomico, assu
70 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 532
a di una piccola compagnia secondaria, adattata al piccolo Stato, che aveva traversato i monti in cerca di fortuna, o forse a
71 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 246-248
enuto in Brescia sino alla sua morte che accadde nel 1825, quand’egli aveva 67 anni. La figlia maggiore, Giuseppina, sposata
Valerini (V. D’Ancona, Lettere di Comici italiani, ecc.). Il Bachino aveva la moglie che recitava le parti di Silvia, e che
72 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 254-257
a : dopo di avere parlato del fisico (non era nè bella, nè brutta, ma aveva un non so che, che saltava subito agli occhi, e a
r parte de’ suoi confratelli, diceva che il mestiere di comica non le aveva impedito di essere cristiana, e che la terra era
73 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 597-599
fu fatto e letto con successo a Verona in casa del Direttor Imer, che aveva in un giorno di riposo invitato a pranzo il Goldo
teri, che dovea sostenere, e tanto internandosi in quelli, che quando aveva intorno l’abito di Giustiniano, non degnava rispo
74 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 786-787
o alla scuola del Vestri, ebbe sempre per guida la naturalezza. Forse aveva un difetto : la sua natura emergeva troppo nei ca
n faceva ridere e piangere ad un tempo ? E nel Michele Perrin, che io aveva veduto rappresentare a Parigi da Buffet ? Nel Mic
75 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 94-95
n bolognese nasuto che faceva il sartore di professione, e cangiata l’ aveva in quella di commediante. Il suo pregio maggiore
ceva la barba a Brighella, e questo cuciva la roba dell’ altro ; cosi aveva il comodo di star sempre vicino alla sua Bella. C
76 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 587
tudj e si laureò in legge : ma vinto dall’ amor pel teatro, nel quale aveva già fatto egregie prove co' filodrammatici, si sc
77 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 364-382
mpresa Pasquale Tessero, cognato di lei. E veramente quella scena che aveva date tante e così grandi gioje all’artista, non p
a esser guardata da lungi senza rimpianto. La larghezza delle offerte aveva solleticato non poco l’amor proprio della Ristori
potentissimo l’antico amore dell’arte, che quello di sposa e di madre aveva per alcun po'assopito. Ma ad attuare il nuovo dis
a, in alcun punto solamente e lievemente modificato. Ella aveva attinto da noi il culmine sommo della rinomanza.
sono sublimi, ella trova nelle sue parti ciò che l’autore stesso non aveva indovinato, e le sviscera in ogni più tenue grada
ione di tragedie di Alfieri e di Schiller, un successo colossale, che aveva davvero del fanatismo e del delirio, e che fu, si
78 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 420-431
u vittima della sua buona fede, e dovette recarsi in Grecia, dov'egli aveva una figlia maritata, e dove sperò inutilmente sco
eva una figlia maritata, e dove sperò inutilmente scovare colui che l’ aveva rovinato. Da dodici anni egli vive a Zante, mante
issime, ma, più volte, di seicento. Anima ribelle se ce ne fu mai, aveva la ribellione acquistata in una sicurezza piena e
Tellini. Il padre voleva farne un avvocato, ma egli, che già da bimbo aveva mostrato un amor grande al teatro, a una recita d
sciogliesse dal contratto, per non trovarsi con Ernesto Rossi che gli aveva mancato di fede, il Rossi in data 17 settembre 18
a : Amleto con Ernesto Rossi era un poema vasto, smisurato, quale non aveva mai visto, nè vidi poi. L'analisi ch'egli fa in u
79 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article »
e Luigi (V.), doventò prima donna applauditissima della Compagnia che aveva formata suo marito in società col celebre caratte
80 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
rsi sciolti alla Contessa Teresa Della Pace. Dice il Bartoli ch' egli aveva perduto la vista ; ma che poi, ricuperatala compl
81 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 52
e dal Re a lui e a quelli della sua banda) in quella stessa occasione aveva consentito a riconoscere Maestro Andrea per capo
82 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 320
ò il '93 per desiderio del suo futuro capocomico Cesare Rossi, che l’ aveva scritturata qual prima attrice assoluta per l’ann
83 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 87-90
palchi e della platea, ingannando il tempo con tirate di commedia che aveva imparate la sera in teatro. Il fiorentino Giovan
ta. La modista era lei, la Marini. La sala metteva paura. Il pubblico aveva avuto per una settimana i grandi della Compagnia,
alvini, la Clementina Cazzola, e non dico altro. Della Marini nessuno aveva mai sentito ripetere il nome. Quand’ecco arriva s
84 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 708
o vecchio, cioè Pantalone, Andrea Cortini del Lago di Garda, il quale aveva la figura disavvantaggiosa, e non era buon parlat
85 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 760-762
esta donna, grande nell’arte, a segno da incantar gli spettatori, che aveva la dentiera posticcia, che aveva scorsa l’ Europa
egno da incantar gli spettatori, che aveva la dentiera posticcia, che aveva scorsa l’ Europa, conquistatrice di mille cuori,
86 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 260-262
rtici Pietro. Sappiamo dalla Corilla Olimpica dell’ Ademollo, ch'egli aveva cantato nel 1731 e 1742. Faceva e recitava le com
oriosa artista. Era nella Compagnia il giovane Erminio Pescatori, che aveva lasciato Parma, sua patria, nel '58, per darsi al
87 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article »
n compiuto il quattordicesimo anno, sostituì con Tommaso Salvini, che aveva rilevato la Compagnia del padre, l’Amalia Checchi
88 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 394
salito in gran fama qual Pantalone e capocomico. Pier Maria Cecchini aveva proposto con lettera del 1612 da Venezia al Duca
89 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
del 5 febbrajo 1496 al Marchese di Mantova Francesco Gonzaga, che gli aveva domandato le commedie volgari già rappresentate a
90 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 941
i entrare alla Comedia Italiana, ma non vi riuscì. Antonio Fracanzani aveva mutato il suo nome italiano in quello di De Fréca
91 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
sua persona. » Pare fosse qualcosa più di un semplice attore, dacchè aveva a Varsavia, per lui la moglie e il ballerino Vulc
92 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 13
ricercava gli effetti nella varietà delle voci, di cui, dicesi, egli aveva uno scatolino. L’originale non dava dunque troppa
93 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »
e che formavano la delizia di chi l’ascoltava. Non era bellissima, ma aveva delle grazie non poche, e potevasi dir di lei :
94 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 725
lie di Mezzettino, e vi cantò la canzone dell’ Usignuolo, colla quale aveva già esordito lo zio Angelo. Il Gueullette in una
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 975
Bologna, ove si trova tuttora. Sposò l’attore Giuseppe Galletti (egli aveva esordito con Feoli ed Ajudi, e fu con Domeniconi
96 (1732) Paragone della poesia tragica d’Italia con quella di Francia
e del carteggio col Bodmer2, sino a Laura Sannia Nowé, che a Calepio aveva dedicato la propria tesi, nonché una serie di app
olidata, muovendosi con agio all’interno di quella che Merio Scattola aveva definito con grande perspicacia «comunità di cita
nel Paragone, si nota una sensibilità moralistica comune a quella che aveva mosso il progetto arcadico, sulla scorta anche de
el Lessing, anche il Martello sottolineava l’effetto purificatore che aveva sullo spettatore la possibilità di sfogare la pro
neille e Racine si modula sui toni del «Parallèle», forma critica che aveva animato le polemiche letterarie sei-settecentesch
lato, oltre a Corneille, i vari Le Bossu e Terrasson, e che in Italia aveva sostenuto anche il Crescimbeni della Bellezza del
da una contraddizione che pareva insita nel testo della Poetica e che aveva assillato numerosi esegeti, dal La Mesnardière a
ronti delle tragedie di Duché, il quale, nell’Absalon e nel Jonathas, aveva modificato il racconto biblico per rendere più vi
tro francese il difetto di «star sempre sui trampoli», già il Calepio aveva denunciato la gonfiezza della lingua tragica fran
ica anti-francese ed in specie anti-bouhoursiana: il gesuita francese aveva infatti ingiustamente attaccato la lingua poetica
di pronuncia delle due lingue, dalla cui analisi procedeva — come già aveva rilevato il Muratori — una netta superiorità dell
mente spinto l’autore a progettare una riedizione del Paragone di cui aveva gettato già solide basi, come documentano le cart
spetto, si contano le tragedie di Antonio Conti, di cui il bergamasco aveva potuto leggere in prima istanza solo il Cesare, e
ntenzioni del bergamasco, il quale tra gli anni Quaranta e Cinquanta, aveva avviato un lavoro di riscrittura che probabilment
osa pace ad una battaglia pericolosa per lo marito Siface, perciocché aveva gelosia che Massinissa col benefizio della pace s
perisce però che in conseguenza del primo oracolo di Calcante, che l’ aveva a ciò condannata avanti ogni sua colpa, non essen
nome della tragedia ogni sorta di fatti illustri indistintamente, non aveva essa ricevuta ancora dalle regole la spezial form
questo punto e distende la sua narrazione nell’esprimere la gioia che aveva Marcella della sua vendetta, e quindi la morte di
rimo atto; né ha però avuto il comun seguito. Il Castelvetro, che non aveva veduto se non l’Orbecche del sopradetto Giraldi,
ta Essere stato lungamente intento a far la casa colta come ordinato aveva la reina […] si perde l’occasione di molti nobil
elle mostruosità di cui la corruttela del secolo prossimamente scorso aveva empito le nostre favole, mi fa concepire quanto s
i sdegnarsi conveniva attender l’esito infelice che nella favola egli aveva . Plutarco parimenti narra36 ch’Euripide si difese
ne della dignità de’ caratteri appare certo che il costume del secolo aveva non poco contribuito: però nelle tragedie scritte
ad operar per odio del padre e della madre, mentre secondo Livio non aveva altro stimolo che ’l desiderio di regnare. Improp
ti poeti, si scorgon tratti d’una grandezza che la tragedia prima non aveva avuto, ma di quando in quando per passi troppo fa
ggiace ad alcun male, e per le molte belle qualità che per altro egli aveva . Che se l’autore intende qui per passione la sola
r dare allei tormento. S’accresce l’incredibile, perché il motivo che aveva il re di farlo custodire separato dalla madre, co
nouvelle: Vous le faites farder en ces lieux par Barsès. Se Antioco aveva avuto queste precauzioni non serve il riferirglie
o alle tragedie del de la Motte che pure in quei giorni il Bodmer gli aveva spedito (ivi, p. 119). All’inizio del 1731 l’oper
a raccogliere insieme ordinatamente quelle osservazioni che già tempo aveva fatto sopra tale argomento. Quando avrò finito di
teposto anche a Giulio Cesare Scaligero, il cui commento alla Poetica aveva avuto una grande fortuna nella Francia seicentesc
lasmato in chiave pedagogica quegli strumenti letterari che il popolo aveva inventato esclusivamente per il proprio diletto (
ti avvalersi, ad insegnamento del popolo, di quegli esercizi che egli aveva per proprio diletto inventati. Onde conoscendo eg
libretti molto si è insistito; Alain Viala lo giudica un borghese che aveva intravisto una possibilità di ricco mantenimento
te coerente con i dettami della Poetica. La drammaturgia di Corneille aveva subito in Francia diversi attacchi nel corso del
. 103-105). Maître Tafignon, semisconosciuto avvocato della Borgogna, aveva tentato di capovolgere il giudizio di La Bruyère
uta alla volontà di preservare l’utilità della tragedia — che Platone aveva messo in discussione — e che il filosofo greco ig
e il freddo col freddo, e il caldo col caldo”, e ch’egli all’incontro aveva cercato nella sua Tragedia di preservar lo spetta
bardi, il bergamasco rifugge dalla tragedia del martire gesuitico che aveva avuto in Corneille il suo massimo esponente. Rest
gesta di Rodrigue, delegato dal padre a vendicare il torto che questi aveva subito da Don Gomez, genitore di Chimène, il qual
he questi aveva subito da Don Gomez, genitore di Chimène, il quale lo aveva schiaffeggiato pubblicamente. A partire da questo
peccato, accentuava la colpa di Edipo, considerandolo un iracondo che aveva ucciso Laio in un accesso di rabbia. Castelvetro,
tatori tra Cinque e Settecento. Il ritratto dell’Œdipus imprudens che aveva tratteggiato il Robortello era destinato ad esser
e bisognoso di quelle aggiunte di personaggi ed episodi che Corneille aveva a ragione apportato — e di un Edipo innocente: Vo
2, p. 183). Peraltro già Tasso nel suo Discorso sopra il poema eroico aveva stimato Oreste, assieme ad Elettra e Giocasta, co
dalla stessa Préface del drammaturgo francese. In questa sede Racine aveva lodato la scelta euripidea del soggetto, dal mome
e. In questo caso viene biasimata la posizione di Terrasson, il quale aveva sostenuto che Antigone fosse un personaggio assol
Re e l’Elettra di Sofocle erano state considerate da Dacier, il quale aveva pubblicato nel 1692 una traduzione di entrambe le
uella doppia. Nella Préface alla sua versione il classicista francese aveva scritto che l’obiettivo di Sofocle era di far ved
el di lei amante, secondo uno schema interpretativo che il bergamasco aveva già precedentemente proposto per l’Orestea di Esc
figli di Nicio scontano il prezzo della malvagità del padre, il quale aveva tradito la fiducia del re Loteringo, che in punto
aveva tradito la fiducia del re Loteringo, che in punto di morte gli aveva affidato la figlia in moglie. Fra le tragedie lod
ato vittorioso dal duello in cui ha ucciso i Curiazi in un duello che aveva determinato la salvezza di Roma, si scontra con l
olta l’aver convolato a nozze senza il permesso del padre, il quale l’ aveva destinata ad un altro matrimonio. Nel Torrismondo
e in considerazione le tragedie di Pomponio Torelli, del quale Maffei aveva recentemente ripubblicato la Merope nel Teatro It
e e del Seicento, Calepio dialoga chiaramente con il Maffei, il quale aveva appunto allestito l’antologia del Teatro Italiano
iù del bergamasco, un estimatore delle tragedie con eroi innocenti —, aveva rimproverato il Gravina per l’introduzione di per
e due tragedie come il Cicerone e I Taimingi, nei cui proemi l’autore aveva riflettuto proprio sulla natura mediocre dei prot
rotagonista dell’Ulisse il giovane (1720), tragedia grecheggiante che aveva goduto di una certa fortuna, tanto editoriale qua
troducendo la catastrofe finale —, quella stessa Merope di Maffei che aveva all’epoca avuto un grande successo, e che, come s
alepio chiude il paragrafo era dispiaciuta a Giuseppe Salìo, il quale aveva accusato il bergamasco di oscurità e trascuratezz
nti. Come già ricordato dallo stesso Calepio in precedenza, Corneille aveva affermato che la catarsi, se mai doveva compiersi
e definitivamente la portata della purgazione, come già il bergamasco aveva sostenuto (Paragone I, 4, [2]). La premura con cu
lacide, il quale nel frattempo a causa dell’infatuazione per Théodore aveva rotto il fidanzamento con Flavie, oppure la prost
e la Théodore. Corneille, per rendere vivace la propria composizione, aveva infatti messo in bocca a dei santi discorsi più p
Milano, Bompiani, 2003, p. 104). Diversamente da Calepio, d’Aubignac aveva invece lodato la Théodore proprio per la natura d
. 66 [Amsterdam, Bernard, 1715, t. I, pp. 156-157]). [1.4.4] Calepio aveva già mostrato come il soggetto del duello fra Oraz
vventure di Edipo un episodio dell’intreccio secondario. André Dacier aveva stigmatizzato l’introduzione di questo episodio,
par Georges Couton, Paris, Gallimard, 1987, p. 384). Anche d’Aubignac aveva rimproverato a Corneille l’eccessiva ed affettata
Georges Couton, Paris, Gallimard, 1987, p. 309). Voltaire stesso non aveva lodato la torsione politica del teatro corneillia
e del Cid in quel drammaturgo che, rinunciando a muovere le passioni, aveva scritto più che altro dialoghi sulla politica all
ia la modestissima Fedra di Francesco Bozza —, dopo che il bergamasco aveva riconosciuto la superiorità delle prove di Aretin
lettori sei-settecenteschi, primo fra tutti quel Nicolas Boileau che aveva lodato la costruzione della sventurata protagonis
par Georges Forestier, Paris, Gallimard, 1999, p. 408). Il Terrasson aveva criticato la costruzione del Britannicus, conside
on poteva avere luogo in maniera esaustiva. Racine, come di consueto, aveva affrontato nella Préface la questione del caratte
gici nella Poetica di Aristotele. Ad ogni modo la soluzione di Racine aveva goduto di una certa fortuna, come dimostra l’Ifig
Calepio in prima battuta riferisce le censure che la critica francese aveva mosso alla tragedia di Racine: molti esponenti de
e e conosciuto probabilmente attraverso la traduzione italiana che ne aveva offerto Anton Maria Salvini nel 1725. Infine, il
caso alla disputa fra tragedia di argomento storico o mitologico, che aveva rivissuto nel Settecento, risolvendosi a tutto fa
e in Italia nel Seicento e che la fondazione dell’Accademia d’Arcadia aveva riportato in auge. Queste pastorali prevedevano i
a di Emanuele Tesauro. Calepio, con la scorta di Castelvetro, che già aveva condotto la medesima operazione nella sua Poetica
incapaci di destare pietà e terrore. Questi eroi eccellenti, come già aveva ammesso Calepio nel primo capo, muovono gli spett
perficiale per il puro gusto di essere intrattenuto. [2.1.6] Calepio aveva già avuto modo di esprimere il proprio giudizio i
ome propria più dell’epica che della tragedia (Poetica, 1460a 12-14), aveva preso il Cid ad esempio del perfetto utilizzo del
o obietta tuttavia che ciò deriva esclusivamente dal fatto che — come aveva già illustrato nel primo capo (Paragone I, 4 [5])
imano ad uccidere Mustafà, per favorire colui che credeva suo figlio, aveva in realtà commissionato l’omicidio del proprio fi
ille, secondo cui il riconoscimento di un personaggio post mortem non aveva un grande effetto sulla scena in quanto l’agnizio
icacia della catastrofe. Nella sua Merope, andrà ricordato, il Maffei aveva giocato una partita completamente diversa, introd
l’amata Polissena, ottemperando all’ordine degli dei. Apollo infatti aveva imposto che, per placare l’ombra adirata di Achil
della regina Cléopâtre, la quale, gelosa della principessa Rodogune, aveva costretto i due figli ad uccidere la ragazza, ben
é entrambi ne fossero stati innamorati e, in seguito al loro rifiuto, aveva tentato di ucciderli entrambi, riuscendo ad elimi
prospettiva militante, la soluzione compositiva che lo stesso Calepio aveva perseguito, in qualità di autore, nelle sue due t
ite, il Perdicca e il Seleuco. Nella prima di queste due pièces, egli aveva infatti introdotto un Coro largamente presente, s
unzi, secondo una pratica che la drammaturgia italiana cinquecentesca aveva ripreso dalla tragedia greca, e che invece era st
tés par Georges Couton, Paris, Gallimard, 1987, p. 272). Diversamente aveva agito, mettendo in scena lo stesso soggetto, Giul
r questo motivo, e per non svilire la dignità dell’azione principale, aveva preferito affidare un breve resoconto del martiri
convinzione con l’esperienza diretta del suo Œdipe; anch’egli infatti aveva concepito la sua favola, in ossequio all’autorità
no accordo con il Maffei, il quale nell’antologia del Teatro Italiano aveva in tal senso operato sulle tragedie cinquecentesc
i l’omicidio di Agamennone e l’aiuto ricevuto da Strofio, il quale lo aveva salvato dalle mani dei congiurati, allevandolo co
salvato dalle mani dei congiurati, allevandolo come un figlio, e gli aveva concesso in sposa proprio la figlia Pilade. Il Ma
ntento a dimostrare la scarsa poeticità dell’endecasillabo sciolto —, aveva provato a riscrivere il racconto di Torrismondo i
one: egli loda in particolare la Phèdre di Racine, migliore, come già aveva avuto modo di scrivere, della Fedra di Seneca e d
Calepio, a causa della cattiva gestione degli episodi. Il Bergamasco aveva già illustrato come l’Horace, in virtù della gran
dia nel solco di Petrarca», Quaderni veneti, III, 2014, pp. 169-175), aveva goduto di un discreto successo in seguito alla su
elemento topico della critica sei-settecentesca; lo stesso Corneille aveva riconosciuto nei Discours tale difetto, citando l
9, pp. 95-186). Lo stesso Calepio, così rigido nella sua censura, non aveva fatto a meno dei confidenti nei suoi giovanili es
mentari aristotelici cinquecenteschi, da Scaligero a Castelvetro, che aveva introdotto le unità nella convinzione che l’obbie
iaggio in Grecia, resa celebre dalla riscrittura di Guarini, il quale aveva plasmato l’antefatto del Pastor Fido (II, 2, vv. 
afo immediatamente successivo. Articolo III. [3.3.1] Corneille aveva sostenuto nel primo dei suoi tre Discours, che la
Bosco, Milano, Bompiani, 2003, pp. 84-86. Anche il gesuita René Rapin aveva condannato senza mezzi termini l’impiego dell’amo
questi argomenti, d’altra parte, direttamente da Voltaire, il quale, aveva espresso la medesima posizione nel suo Discours s
e, 1787, pp. 147-148), poi da Francesco Saverio Salfi, il quale, come aveva fatto Calepio, insiste sull’efficacia dell’episod
na tempesta che lo minacciava, proprio sul punto di arrivare a Creta, aveva infatti promesso a Nettuno di sacrificare la prim
e la prima persona che avesse incontrato dopo lo sbarco, e il destino aveva voluto che questi fosse proprio il figlio Idamant
tta in italiano da Francesco Albergati Capacelli e Agostino Paradisi, aveva goduto al tempo di una discreta fortuna: essa è a
, l’unico a venire risparmiato delle critiche calepiane in quanto non aveva introdotto nelle sue tragedie digressioni amorose
altro eletta a modello di tragedia religiosa da Antonio Conti, che ne aveva anche fornito un’elegante traduzione italiana (An
di Amedeo Quondam, Roma-Bari, Laterza, 1974, p. 316). Non a caso egli aveva tratto ispirazione proprio da questa tragedia per
lla tragedia ad informare il pubblico degli antefatti. Giraldi Cinzio aveva affidato questo prologo talora a personaggi coinv
e e l’infingardo Nicio circa il futuro di moglie e figlia —, talaltra aveva investito di questo compito divinità: è il caso d
ne, aperta dall’intervento di Giunone. Inoltre, nella Didone, Giraldi aveva inserito un altro personaggio sovrannaturale e in
era comportato diversamente nella sua Polissena, dove nel primo atto aveva proposto un dialogo a tre voci fra i personaggi c
lezza della volgar poesia, Roma, De’ Rossi, 1712, pp. 91-92). Gravina aveva affidato al prologo, recitato dalla prosopopea de
già precedentemente criticato (Paragone III, 1, [4]). Sulla questione aveva riflettuto anche il Muratori, il quale predicava
zialmente contrario a questo tipo di personaggio — al quale del resto aveva fatto ricorso a sua volta, in veste di drammaturg
edia classicistica del primo Settecento — dal Lazzarini al Recanati — aveva rilanciato l’uso di oracoli e vaticini che davano
I, 1). Nel Seicento, in realtà, il personaggio secondario di Rosmonda aveva goduto di una certa fortuna: nella sua Difesa del
1660, p. 98); il francese Vion d’Alibray, traduttore del Torrismondo, aveva a sua volta espresso il suo apprezzamento per la
à nei paratesti dell’Œdipe, conosciuti senz’altro dal Calepio, che ne aveva contestato le teorie nella sua Apologia di Sofocl
e che Alvida è diventata regina; costui, interrogato da Frontino, che aveva riconosciuto in lui l’uomo al quale aveva affidat
nterrogato da Frontino, che aveva riconosciuto in lui l’uomo al quale aveva affidato la piccola Alvida appena nata, fa poi co
tragedia Temisto, il cui soggetto era tratto da Igino, Giuseppe Salìo aveva rappresentato la storia di Temisto, figlia di Ips
o, figlia di Ipseo e seconda moglie di Atamante, re di Tebe, il quale aveva sposato in prime nozze Ino, figlia di Cadmo. Atam
il quale aveva sposato in prime nozze Ino, figlia di Cadmo. Atamante aveva avuto due figli da Ino e due da Temisto: per sfug
o, i quattro erano stati mandati ancora piccolissimi da Ipseo, che li aveva amati tutti alla stessa maniera. Una volta morto
oprio da questa notizia, nonché dalla prescrizione di Ipseo, il quale aveva destinato a ciascuno dei quattro ragazzi da lui c
’astuta Ino però, temendo una possibile vendetta da parte di Temisto, aveva scambiato gli abiti dei figli, inducendo la prota
attutto dall’artificioso e romanzesco stratagemma degli anelli. Salìo aveva risposto nel suo Esame critico all’accusa di Cale
uando il Balio torna in scena per svelare a Temisto ch’ella in realtà aveva ucciso i propri figli («non la morte di Ipseo, né
io nell’Aminta del Tasso il protagonista, benché inizialmente felice, aveva motivo di sperare in una diversa disposizione di
osimiglianza in quanto allo sviluppo del sentimento amoroso. L’Aminta aveva avuto un’importanza singolare nel corso della pol
Io sono stato lungamente intento/ a far la casa colta,/ come ordinato aveva la regina;/ però non aggio inteso alcuna cosa/ di
inquecento, soprattutto a causa dell’innovativa soluzione metrica che aveva adottato lo Speroni, ossia una commistione di set
tre si rivolge, nell’ultimo soliloquio della pièce, al veleno con cui aveva intenzione di uccidere la rivale («Ô toi, qui n’a
u, la quale, nel tentativo di sovvertire il giudizio di Voltaire, che aveva giudicato Corneille superiore a Shakespeare, cita
3) e del Famigliar di Cleopatra (V, 4). Rispetto al Trissino, che non aveva fatto uso di monologhi, (cfr. Stefano Verdino, Il
ivida e istantanea di una passione straordinaria. Lo stesso astigiano aveva avallato con decisione questa lettura: trattando
va recitato a bassa voce; che le condizioni nelle quali il soliloquio aveva luogo fossero verosimili per giustificare un simi
4, vv. 245-247). Merope, all’udire il nome del vecchio servo al quale aveva affidato il figlio in fasce, si arresta, e questa
troduzione del nome di Polidoro nella battuta del giovane «straniero» aveva sollevato numerose perplessità fra i letterati de
ia. Così, spinto da alcuni amici, nelle edizioni successive il Maffei aveva eliminato il nome di Polidoro, dando vita ad una
o, rivolge ad Apollo, riferendo il contenuto di alcuni presagi che le aveva lasciato il sonno notturno (cito dalla traduzione
imili a parte: egli non ne ritrova traccia in Corneille — il quale ne aveva fatto uso soltanto nella commedia Le Menteur, pur
Bruto, e lui corruppe il primo», III, 6). Anche in questo caso Conti aveva replicato al Bergamasco, rifacendosi al modello d
ll’attacco dell’introduzione del Coro nella tragedia moderna. Se egli aveva in precedenza condannato il Coro stabile (Paragon
infatti entrare nel merito di un’azione alla quale verosimilmente non aveva dovuto assistere —, che egli ritiene poco funzion
o Galilei, animatore di quella Camerata Bardi all’interno della quale aveva preso le mosse un’impegnativa riflessione sul rap
atori, il quale, nella versione manoscritta del Della perfetta poesia aveva incluso una lunga sezione dedicata alla musica, i
dell’unità di luogo non era stata prescritta da Aristotele — ma egli aveva dovuto tralasciarla di proposito perché troppo la
Descrizione de’ costumi italiani — probabilmente senza averle lette — aveva provveduto a richiedere al Bodmer la cancellazion
lviii-lix). Il Gorini stesso nel trattato Della perfetta tragedia che aveva premesso all’edizione della Rosimonda e poi rista
osservanza di questa regola creava degli inverosimili che Calepio non aveva notato. Il marchese se la prendeva in particolare
go, era necessario affrontare la questione meno rigidamente, come già aveva fatto Corneille: «Quando si dice unità di luogo,
utto e per tutto: d’altra parte già nel celebrare l’Ulisse il giovane aveva scritto in precedenza che, nonostante la bellezza
io Giuseppe Salìo: in lui andrà identificato quel «poeta novello» che aveva affermato l’indiscutibile superiorità della trage
nell’avversario un uomo incapace — al contrario di quanto egli stesso aveva sempre rivendicato di saper fare — di giudicare i
e, come ammette nel Proemio, rimasto scontento di come l’autore greco aveva trattato l’agnizione di Oreste, si impegna ad all
un pubblico moderno. Allo stesso tempo la Merope di Maffei, la quale aveva perso i tratti strutturali più evidenti del model
limentato di posizioni contrastanti: nella sua traduzione Castelvetro aveva accentuato la natura deliberativa del costume («H
se che italiana, le censure al costume delle tragedie italiane: Rapin aveva condannato l’improprietà dei personaggi dei poemi
alepio si dimostra assai vicino alla posizione del Muratori, come già aveva evidenziato Enrico Mattioda (Teorie della tragedi
identificavano nel diletto il fine principale della poesia. Egli già aveva condannato in questo senso la posizione di Castel
gio aristotelico esaminato nel primo articolo del capo (1450a 15-25), aveva dedotto, in profonda rottura con la già illustrat
he alle annotazioni del Robortello, il quale rilevava che ogni genere aveva un grado supremo di bellezza a cui arrivare senza
cco della cultura giansenista, il quale nel suo Traité de la comédie, aveva tentato di dimostrare la radicale e irrimediabile
2001, pp. 334-336), rivelando il suo carattere orgoglioso, sul quale aveva insistito lo stesso Dacier («Sophocle fait ici de
il proprio successo. Lo spostamento della tragedia verso l’epica, che aveva prodotto in particolare Pierre Corneille con la s
sponda ad una sensibilità profondamente diversa rispetto a quella che aveva animato l’operazione teorico-letteraria di Cresci
udizio fra Corneille e Racine: se il primo, con i suoi drammi eroici, aveva profondamente frainteso il vero senso della poesi
i sopra la Rodoguna e dallo stesso Calepio nelle pagine del Paragone, aveva esercitato il suo ambiguo fascino sul Bergamasco,
Settecento. Nel trattare del rapporto fra storia e poesia Aristotele aveva raccomandato che la poesia mantenesse la propria
cando il fatto che essa si basava sul verosimile e non sul vero e che aveva un carattere universale, a differenza della stori
reso; nella Préface del Bajazet egli si limita infatti a scrivere che aveva modificato in alcuni punti il soggetto storico, m
ato nell’altra sua tragedia religiosa, il Jonathas, nella cui Préface aveva affermato di aver rispettato scrupolosamente la s
e avventurarsi nel campo della tragedia di argomento sacro, Corneille aveva da parte sua esplicitato una distinzione importan
cattivi ingiustificata dal soggetto storico, sulla scorta di ciò che aveva peraltro prescritto Aristotele nella Poetica, con
454a 29). Questo difetto, tipico della drammaturgia di Corneille, che aveva bisogno di malvagi per far risplendere in control
impegnato prima nella carriera militare e poi nella finanza, il quale aveva debuttato sulla scena con il Caton d’Utique (1715
ra cui l’aver dato vita al personaggio malvagio di Pharnace, che poco aveva a che fare con la vicenda di Catone, ma era utile
aragone fra la Polyxène di de La Fosse e la Polissena di Marchese che aveva già introdotto in precedenza (Paragone II, 3). Se
1] Calepio ritorna sulla questione della qualità del protagonista che aveva già affrontato nel primo capo; pur riconoscendo c
enti dell’Arcadia: Antonio Caraccio, sodale del Crescimbeni, il quale aveva riconosciuto nel suo Corradino l’archetipo di per
anto pare scostarsi da quel processo di cristianizzazione che il mito aveva subito nel teatro francese del Seicento, proprio
sia, vol. III, Milano, Agnelli, 1743, p. 275). In precedenza l’autore aveva già sostenuto questa medesima posizione, ricorren
con la tradizione critica francese che sul décorum e sulla bienséance aveva fondato la propria drammaturgia, alla convenienza
), definendola come un tratto fondamentale della rappresentazione che aveva a che fare non con la morale in assoluto, ma con
001. [5.4.2] Introducendo un paradigma evoluzionista che già altrove aveva presentato (Paragone IV, 1, [1]) Calepio taccia l
n critique sur l’Iliade che Calepio conosceva bene, secondo cui Omero aveva tradito il decoro creando personaggi incoerenti,
ie de Racine intitulée Alexandre le Grand, diretta a Madame Bourneau, aveva criticato la rappresentazione galante che del gra
rire inverosimili. Già nel Cinquecento la rinascente tragedia europea aveva sfruttato le potenzialità delle donne forti, pres
con particolare attenzione, onde evitare pesanti critiche. Corneille aveva saputo in qualche misura scantonare rispetto a qu
gné e Donneau de Visé; quest’ultimo, dalle pagine del Mercure Galant, aveva ridicolizzato la strategia compositiva di Racine,
rigine «fendendo/ l’acqua con gran fragor»; successivamente il Maffei aveva dato una patina più vivace alla battuta che era s
i con cui egli lodava Seneca per il perfezionamento dei costumi a cui aveva sottoposto i personaggi di Euripide («E quantunqu
illo Guerrieri Crocetti, Milano, Marzorati, 1973, p. 209). Il Giraldi aveva peraltro insistito su questa argomentazione nel G
al decoro moderno si era rivelato invece Antonio Conti, il quale già aveva giustificato la propria scelta di soggetti romani
, Marelli, 1755, p. 71). Questa prudérie circa la natura del soggetto aveva di fatto reso difficile la riscrittura del nucleo
ne del modello dell’Edipo Re, dovuta alla teorizzazione aristotelica, aveva modificato sostanzialmente la percezione della de
almeno in parte, dalla critica tassiana sei-settecentesca che, quando aveva condannato il Torrismondo, ne aveva riprovato piu
ana sei-settecentesca che, quando aveva condannato il Torrismondo, ne aveva riprovato piuttosto l’eloquenza ingiustificatamen
on la rivedrà più (II, 790); quando si congeda da Andromaca, la quale aveva consegnato ad Ascanio vesti ricamate d’oro (III,
dosi discolpare delle infamanti calunnie che gli erano state rivolte, aveva verosimilmente il diritto di parlare bene di sè s
igone: introducendo un personaggio innamorato di un eroe con il quale aveva direttamente o indirettamente un conflitto in sos
lepio non fa grande distinzione in questo senso; se in precedenza già aveva accennato una critica alle favole imperniate su a
malvagio incorreggibile nella Sacra Scrittura. Al contrario, l’autore aveva dipinto Jonathas, nell’altra sua tragedia sacra,
essere introdotta in rapporto a una considerazione di Aristotele, che aveva creato diversi problemi ai commentatori, sul fatt
ninza dell’azione rispetto a tutti gli altri elementi della tragedia, aveva scritto che la maggior parte delle tragedie a lui
Poëtique d’Aristote…, Paris, Barbin, 1692, pp. 90). In Italia Gravina aveva ripreso la questione, smentendo l’interpretazione
otuto dipingere con maggiore interesse e naturalezza quell’azione che aveva invece preferito plasmare sull’archetipo della tr
drammaturgiche, egli passa ora a considerare quei medesimi testi che aveva esaminato nei capi precedenti sotto il profilo st
ffei dava della tragedia del Trissino nel Teatro Italiano. Il Gravina aveva espresso, prima del Maffei, un giudizio leggermen
era alla «sentenza» della Sofonisba, a partire dal Martello, il quale aveva raccomandato che la locuzione tragica fosse «chia
iane è legato all’imprescindibile criterio della verosimiglianza, che aveva assunto, dopo l’affermazione di un certo razional
Già il Maffei, editando l’Oreste nell’antologia del Teatro Italiano, aveva sottolineato questa maestosità precedentemente sc
no, t. I, Verona, Vallarsi, 1723, p. 78). Dopo di lui anche Riccoboni aveva elogiato lo stile mai forzatamente enfatico della
Calepio si esprime in maniera netta contro l’ibridismo stilistico che aveva caratterizzato la pratica letteraria seicentesca
e, specialmente dal momento della scissione dell’accademia, nel 1711, aveva condannato le «pastorellerie» drammaturgiche, pre
surava lo stile, orientato al lirico, dello Speroni, che nella Canace aveva fatto ricorso a versi brevi, alla rima e ad un or
in una sua Lettera a Sperone Speroni scrive, che tanto di leggiadria aveva nell’Aminta suo conseguito Torquato Tasso, quant’
te altre tragedie che peccano sotto il medesimo profilo e che Calepio aveva già ripreso dal punto di vista della costruzione
, considerati frutti maturi di quell’epoca letterariamente iniqua che aveva sciupato i benefici di cui la poesia italiana ave
amente iniqua che aveva sciupato i benefici di cui la poesia italiana aveva goduto nel precedente periodo di rigenerazione, s
senti da qualche scadimento retorico. Egli cita tutte le tragedie che aveva precedentemente menzionato nel primo capo come es
battuta il Corradino dell’arcade Annibale Caracci, che il Crescimbeni aveva canonizzato precocemente insieme ai drammi di Ott
huitième siècle, Paris, H. Champion, 2011), tutto questo discorso non aveva senso. Dal suo punto di vista il pubblico non ha
ne. [6.2.8] Sotto lo pseudonimo di Udeno Nisiely, Benedetto Fioretti aveva composto una raccolta di Proginnasmi poetici che
o un modus loquendi conveniente al suo ruolo e al suo carattere, come aveva fatto Omero, facendo parlare brevemente lo sparta
nei confronti dell’operato poetico e critico del Roggianese («Gravina aveva un capo assai grande, e pieno di buon latino e di
a noi famoso orribil monte», III, 5). Il Maffei, nel Teatro Italiano, aveva anticipato il giudizio di Calepio, reputando il p
questo caso il Bergamasco si conforma; il commentatore di Aristotele aveva infatti notato che fra le moderne tragedie france
aveva infatti notato che fra le moderne tragedie francesi la sentenza aveva perso la sua autentica semplicità, in favore di u
n sostanza, addita l’emergenza di un gusto barocco in quel teatro che aveva ottenuto la denominazione di «classique», anche p
tés par Georges Couton, Paris, Gallimard, 1987, p. 702). Ma, come già aveva scritto nell’articolo precedente (Paragone VI, 2,
i verosimiglianza. Nel colloquio con i figli, la madre raciniana, che aveva già introdotto un concetto arguto offrendo il pet
même», ivi, pp. 85-86). A questa offensiva intestina del de La Motte aveva risposto piccato il Boileau con le Réflexions sur
h si incolpa di essere stata la causa della morte del Conte, che pure aveva tentato di salvare nel corso della pièce, e la cu
osi chi la vendicherà per la morte della madre, dopo che lui stesso l’ aveva vendicata per quella del padre (ivi, p. 64). [6.
più nobile, e al contempo la più semplice lingua del mondo. Bouhours aveva infatti sostenuto che la lingua francese, a diffe
Jacopo Martello, il quale, all’interno del trattato Del verso tragico aveva sostenuto che la poesia tragica doveva adeguarsi
a “semplicità” piuttosto che della verosimiglianza e conseguentemente aveva raccomandato, a discapito della mimesi di una lin
d una complessiva messa in discussione del sistema retorico sul quale aveva poggiato le proprie fondamenta la grande letterat
onflitto con la raffinatezza dello stile, essenzialmente barocco, che aveva caratterizzato il grande teatro seicentesco. I tr
e, si accumulino due di quei traslati per nulla originali su cui egli aveva puntato il dito in precedenza, giocati questa vol
aris, Compagnie des Libraires Associés, 1747, p. 135). Anche Voltaire aveva preso ad esempio lo stile di questa pièce per dim
e, V, 4, Paris, Anisson, 1702, p. 98). Nella stessa tragedia il poeta aveva fatto figuratamente «marcher» anche la morte (Dav
sibilità era radicalmente cambiata e quella poetica gonfia e figurata aveva lasciato il passo ad una nuova idea di letteratur
ndi riferimento alla tradizione retorica e drammaturgica classica che aveva affrontato la questione degli epiteti, richiamand
, 1973, pp. 552-553). Tuttavia la teoria del verso cinque-seicentesca aveva catalogato come bassi e comici i versi sdruccioli
prende le distanze anche dalle scelte metriche del Martello, il quale aveva tentato di trasporre nel coturno italiano il vers
a cattiva traduzione in prosa curata da Père de La Valterie, il quale aveva lavorato su di un esemplare latino. Sulle traduzi
lche decennio prima dal Muratori, il quale, nella sua Vita del Maggi, aveva menzionato alcuni passaggi dell’orazione per dife
condo dialogo fra Italia, Francia e Svizzera nel primo Settecento che aveva avuto luogo nelle pagine della rivista ginevrina
, il veronese, rimodulando in chiave didattica il medesimo canone che aveva proposto il Crescimbeni nell’Istoria della volgar
Correvon, commentatore tendenzialmente esuberante e indiscreto — come aveva sperimentato lo stesso Calepio, che aveva avuto d
berante e indiscreto — come aveva sperimentato lo stesso Calepio, che aveva avuto da ridire su alcune annotazioni del Frances
conseguenza se la prende con un’affermazione del Terrasson, il quale aveva scritto che il poeta, benché non fosse un fisico
ta premessa il fatto che Martello ammetta pure che la lingua italiana aveva le potenzialità di forgiare una forma tragica per
si inserisce qui nell’ampia discussione intorno al verso tragico che aveva coinvolto i maggiori letterati dell’epoca, ripren
aglia a favore dell’endecasillabo era senz’altro Scipione Maffei, che aveva esperito come autore le potenzialità di questa so
e aveva esperito come autore le potenzialità di questa soluzione e ne aveva sostenuto la validità — soprattutto in rapporto a
questo caso dall’opinione del Calepio anche il Quadrio, che spesso ne aveva parafrasato le opinioni; l’autore del Della stori
a di una scena del Torrismondo del Tasso che il drammaturgo bolognese aveva approntato, dopo aver illustrato i difetti dell’A
gamasco confuta quindi le velleità classicistiche con cui il Martello aveva tentato di legittimare il suo nuovo verso come la
Lo stesso Metastasio autorizzava il ricorso alla rima, la cui assenza aveva condannato poemi di autori peraltro notevoli, com
n fine di verso. Sulle medesime caratteristiche della lingua francese aveva ragionato anche il Muratori, in risposta alle acc
ducendo le medesime espressioni figurate del testo francese, che pure aveva criticato in precedenza. [7.5.6] Nel finale, l’a
udar de La Motte si giustifica sulla base del ritardo con cui Calepio aveva ricevuto i tomi delle opere dell’autore da Jakob
evuto i tomi delle opere dell’autore da Jakob Bodmer, il quale gliene aveva raccomandato la lettura. Anche in questo caso, co
ca e teatrale del Francese, in cui l’autore torna su alcuni punti che aveva già sottolineato con particolare cura nel Paragon
aio 1714), sull’Extrait des Poësies d’Ansloo, un piccolo libretto che aveva dato modo a uno dei redattori, Julius Van Effen,
dattori, Julius Van Effen, di soffermarsi, più distesamente di quanto aveva già fatto nel primo tomo della rivista, sulla sup
uesta auto-censura di parte francese, perfettamente conforme a quanto aveva stabilito in precedenza sulla copiosità delle dig
rofilo, si era dimostrato assai più difettoso di Corneille, in quanto aveva rivestito del medesimo carattere amoroso ogni per
se» (ivi, p. 588). Calepio approva questo discorso; dal canto suo non aveva mai raccomandato di espungere digressioni ed epis
a sua eccessiva arroganza, con cui pretendeva di forzare la donna che aveva rapito a sposarlo, contro alla volontà del padre,
», ivi, pp. 607-608). Vengono qui ribadite le stesse osservazioni che aveva fatto il Du Bos nelle sue Réflexions, rilevando c
Pierre Nicole, proprio l’aspetto deleterio e inquinante che la opsis aveva sul pubblico. [Giunta.8] Il terzo Discours sur l
one del pubblico in virtù delle sue debolezze. D’altra parte egli già aveva approvato, in Paragone I, 4, [4], il soggetto deg
ca, ossia l’accreditamento della scrittura di tragedie in prosa: egli aveva infatti deciso di pubblicare, accanto alla versio
mostrava come il progressivo raffinamento delle tecniche compositive aveva comportato l’abbandono del primitivo tetrametro i
ornamento retorico, capace di destare maggior compassione: così egli aveva fatto nell’Orbecche, in cui il monologo del messo
’ Nores, molto diffuso all’epoca grazie a GianVincenzo Gravina che lo aveva riportato nel Della tragedia: «Né mi posso astene
ualche elemento inverosimile, dall’illusione creata a teatro, Calepio aveva constatato che il meccanismo di finzione che regg
problemi che comporta l’introduzione del verso rimato: d’altra parte aveva pronunciato un’omologa condanna alla rima in Para
che Misaël (III, 7) arrivi soltanto qualche battuta dopo che Antigone aveva ordinato a Barsés di farlo chiamare (III, 5). [G
tragedia del de La Motte fin dal principio, tanto che il drammaturgo aveva provveduto, nel Discours preposto all’edizione de
iglia, racconta il fallimento del proprio progetto di conquista: egli aveva infatti radunato un esercito che marciasse di not
si era già soffermato il de La Motte, concedendo che questo episodio aveva un aspetto piuttosto artificioso: «On a été sans
la sua tragedia, ma anche l’incredibile successo di pubblico che essa aveva ottenuto (Houdar de La Motte, Discours à l’occasi
io non era perito in seguito all’attacco di un leone, come il vecchio aveva in precedenza sostenuto, ma era stato assassinato
into a Tebe; provocato da uno dei servitori di Laio, infatti, egli lo aveva ferito e subito il sovrano era sceso dal carro pe
il quale, pur limitandosi soltanto a parare i colpi del vegliardo, lo aveva inavvertitamente colpito a morte: «Ce nouvel enne
rotagonista veniva ritenuto innocente dal de La Motte — così come già aveva creduto Corneille, parimenti censurato da Calepio
. 1. Una prima riscoperta della figura di Calepio e del Paragone aveva luogo nel primo Novecento nei grandi lavori stori
’Accademia delle Scienze di Torino, V (1982), pp. 159-291. Il Boldini aveva peraltro già lavorato in precedenza sul Calepio e
tuttavia, per riportare l’attenzione sull’opera del conte bergamasco, aveva la necessità di proiettare la sua opera nel conte
97 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 669
à, ma di costume riservato, contenta di ciò che guadagnava in Italia, aveva rifiutato a' tumulti di Parigi, e a quelle fortun
98 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 856
carsi a Livorno (1890) ad attendere a un commercio di legnami ch’egli aveva intrapreso due anni avanti con un suo nipote, e n
99 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Bologna del Monastero S. Mattia li 27 Gennaro 1689. » pp. 170-
o. Recitava le parti di Dottore nella Compagnia che il Duca di Modena aveva formata pel 1688. (V. Torri Antonia). Abbiamo per
100 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
viello. Fr. Bartoli lo dice un eccellente comico, e aggiunge ch' egli aveva una presenza veramente marziale, e che i suoi dis
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