poi con quelli di Firenze, ove s’era fissato dopo la morte del padre
al
principio del '29, esordì in Compagnia Villani, q
plice generico, salendo poi a grado a grado, perseverante e studioso,
al
ruolo di primo attor giovane, che sostenne degnam
- doni diretta da Augusto Bon, in cui stette due anni. Fu poi dal '37
al
'40 con Romualdo Mascherpa, il '40-'41 con Luigi
, il '40-'41 con Luigi Vestri, il '42-'43 di nuovo col Mascherpa sino
al
'46, il '47 con Cipro e Soci, poi in società con
i Napoli a sostituirvi il primo attore Pietro Monti, e vi rimase fino
al
'54, nel qual anno prese in Compagnia Lombarda il
nno prese in Compagnia Lombarda il posto di Alamanno Morelli. Dal '55
al
'75, anno della sua nomina a direttore artistico
atori…… 2. – I Comici italiani. Vol. II. Giacomo Landozzi si trovò
al
fianco di Clementina Cazzola, di Adelaide Ristori
i compagnie s’ebbe moltissime lodi, non minori furon quelle tributate
al
direttore de' filodrammatici, l’affetto e il risp
e fu il 6 maggio dell’ '88. Giovanni Emanuel salutò l’egregio artista
al
cimitero con brevi e commoventi parole. Aveva il
il valoroso aristarco, che concerne la beneficiata del nostro attore
al
Cocomero di Firenze il 28 gennaio del 1847. E 'st
a volta il fiero articolista ha ragioni da vendere, dacchè rimprovera
al
Landozzi di avere nella Clemenza di Tito distesa
menico Scarpetta, ufficiale di prima classe agli affari ecclesiastici
al
ministero, e da Giulia Rendina, è il principe deg
Fanciullo, non ebbe alcun amore agli studj, ma n’ebbe uno grandissimo
al
teatro, ch'egli si fabbricava da sè, e in cui fac
no gettò in un fosso i documenti coi quali avrebbe dovuto presentarsi
al
Conservatorio di San Pietro a Majella, e confessò
renti il suo singolare trasporto per l’arte drammatica. Entrò il 1869
al
Teatro di San Carlino, impresario il Mormone, con
al Teatro di San Carlino, impresario il Mormone, con diciassette lire
al
mese di paga ; passò dal San Carlino alla Parteno
Sciosciamocca, mariuolo de na pizza, ed eccolo il dì dopo scritturato
al
teatro famoso, in cui mostra subito le sue doti c
mpresario Luzi nel '77, Edoardo Scarpetta, dopo alcun tempo trascorso
al
Teatrino delle Varietà pur di Napoli, e al Metast
dopo alcun tempo trascorso al Teatrino delle Varietà pur di Napoli, e
al
Metastasio e Quirino di Roma con Raffaele Vitale,
etta ; ma anche, un insieme di tipi variatissimi, aggirantisi attorno
al
tipo fondamentale. Il tipo di Miseria e Nobiltà n
la continuata ammirazione del pubblico, che sin dalla prima apparita
al
San Carlino rinnovato, lo compensò di tante miser
Carlino coprì con quello del martello costruttore di un vasto palazzo
al
rione Amedeo : al battesimo di gloria del San Car
quello del martello costruttore di un vasto palazzo al rione Amedeo :
al
battesimo di gloria del San Carlino è succeduta l
dubbio, coll’arte sua e co’suoi ammaestramenti fece prender più tardi
al
Barese la risoluzione di mettere anch’esso la mas
on quella del Di Fiore, che nel 1745, un anno prima, cioè, di passare
al
Nuovo recitava a San Carlino. E a San Carlino il
nto più che Barese ha già preso da lui del danaro. Il di Salas ordina
al
Barese di recarsi a Roma ; e così quegli è costre
a Roma ; e così quegli è costretto a partir per forza. Dalla sua paga
al
Valle si sottraggono cento ducati co’quali l’Impr
arese lascia a Napoli. …………………………… Nel 1772, in Primavera, lo ritrovo
al
Nuovo : recita da Zadir nella Dardanè di Francesc
e, musicata da Paisiello. Nel carnevale del 1773 gli è affidata, pure
al
Nuovo, la parte di Mossiù le Blò nella Finta Pari
orenzi, musicato da Paisiello. Nell’estate, in fine, del 1773, sempre
al
Nuovo, egli si chiama Bretton nell’Innocente fort
rono le commedie cerloniane, lo ebbe in tanto conto da farlo chiamare
al
Nuovo, quando vi si rappresentassero cose sue. Er
pena da Roma ? Dal 1746 — epoca nella quale il Barese lascia Napoli —
al
1772 — in cui vi riappare al Nuovo — son di mezzo
ca nella quale il Barese lascia Napoli — al 1772 — in cui vi riappare
al
Nuovo — son di mezzo ventisei anni. Non è possibi
nto alla Cantina, era una Cantina appunto, propriamente detta, vicina
al
S. Carlino, nella quale Michele Tomeo, con parole
acomo). La Cantina era detta anche il Fosso dal Tomeo, ed era situata
al
largo di Castello, presso la Chiesa di San Giacom
acomo. Al proposito delle due Compagnie che recitavano alla Cantina e
al
Giardiniello, il Croce riferisce un brano dell’ U
nella Compagnia dell’Anonimo Ciarlatano, il signor Buonafede Vitali,
al
fianco di Francesco Rubini, che divenne poi al Te
gnor Buonafede Vitali, al fianco di Francesco Rubini, che divenne poi
al
Teatro di San Luca, celebre artista. Passò il Cas
ò il Casali dalla Compaguia dell’anonimo in quella de’ Grimani, prima
al
Teatro S. Samuele, direttore l’Imer, poi al S. Gi
quella de’ Grimani, prima al Teatro S. Samuele, direttore l’Imer, poi
al
S. Giov. Grisostomo, direttore Antonio Sacco, il
venuto ormai vecchio, lo abbandonò per recarsi a Firenze, scritturato
al
Cocomero di Firenze nella Compagnia di Giovanni R
i distinguessero dagli altri gli attori antichi. Molte volte occorre
al
Goldoni di parlare di lui, e la notizia dell’aver
dato con riuscita splendida il 24 novembre del 1734, e replicato sino
al
14 dicembre, chiudendo con esso le recite dell’au
ntre stava all’Arena di Verona un giorno dell’estate 1734, accennando
al
Casali, che scoprendolo al pubblico sulla scena a
ona un giorno dell’estate 1734, accennando al Casali, che scoprendolo
al
pubblico sulla scena al mutar di una decorazione,
e 1734, accennando al Casali, che scoprendolo al pubblico sulla scena
al
mutar di una decorazione, lo fece fischiare. Allo
sava e faceva piangere. Ma il migliore accenno, e più che un accenno,
al
Casali lo abbiamo nella prefazione del vol. XIII
più attento, il più zelante comico della Compagnia ; sempre il primo
al
teatro, sempre il primo alle prove ; vestendosi c
usto Bon in Compagnia Lombarda, poi brillante ai Fiorentini di Napoli
al
fianco di Alberti, Taddei, Majeroni, Salvini, la
l beniamino del pubblico, a ricevere uno stipendio di settanta ducati
al
mese, che è oggi a un dipresso quello di un gener
'61, si scritturò con Alamanno Morelli, tornando poi a Napoli il '64
al
Teatro del Fondo con Achille Majeroni con cui ste
i il '64 al Teatro del Fondo con Achille Majeroni con cui stette sino
al
'67. Dal '67 al '70 fu capocomico, e il '71 tornò
ro del Fondo con Achille Majeroni con cui stette sino al '67. Dal '67
al
'70 fu capocomico, e il '71 tornò con l’Alberti a
alcuni anni di compagnia in compagnia, finchè fu scritturato assieme
al
Novelli nella Compagnia Nazionale, dove stette un
ttista Marini. La sera del 12 di gennajo 1889 si doveva rappresentare
al
Manzoni di Milano La Locandiera di Goldoni, in cu
i ne furono solenni : ogni compagnia mandò fiori e rappresentanti ; e
al
cimitero Antonio Salsilli diè l’estremo saluto al
rappresentanti ; e al cimitero Antonio Salsilli diè l’estremo saluto
al
povero estinto. Angelo Vestri fu il solo destinat
l la Quadriga dei guidar di tua gloria ; ogni altro Auriga di Climene
al
figliuol fia che risponda. Tuo nobil canto di Mea
Tuo nobil canto di Meandro vano rende l’onor ; e già la morte è data
al
bianco augel, che si soave piange. Così poggiando
ento, per Gio. Battista Gelmini, mdcviii. (Vi è aggiunto un discorso
al
lettore sulla cognizion di sè stesso). Quattro |
rir pur meglio, Ch’esser altrui d’alta miseria speglio. A pena giunto
al
primo lustro, avara Morte mi tolse i genitori, on
Per l’ Adriano mar su picciol legno Varcai onde, e perigli infin, che
al
lido Approdai dove langue oggi Ravenna ; Ravenna
A scaltro pari a cui mia voglia dissi, Ed ei m’accolse, ore notturne
al
die Ne le fatiche mie Sovente aggiunsi ; alimenta
agan sol d’ambiziosi fasti : Ma, perchè troppo osasti Altri non dica,
al
mio spietato Achille Torno ; stanco non mai di fa
ra ; E ’n brevi note chiuderò gran cose. Mi fur pene amorose Continue
al
cor finchè Imeneo legommi Avinto ne’ cui lacci or
polta infrà que’ sacri Marmi, ch’ebber di pianto ampi lavacri ; Marmi
al
Vate maggior d’Ippona eretti Cui patrii fur carta
’avrei prima, che i suoi Lumi chiudesse a noi La mia diletta ; è vero
al
ciel salendo Per fruir lieta una perpetua aurora,
za bella. Perduta io l’ ho, nè più trovarla spero, Se non m’appresso
al
Vero : Ma troppo andrà, poichè m’impruna il varco
’ella è gita Anzi tempo chiamata a l’altra vita. Canzon da la Potenza
al
Natisone Ci è gran tratto di via per ogni via ; D
e de’ miei tormenti ho detto poco. Nella Essagerazione fatta in riva
al
Serchio, abbiamo più distesamente che qui il vivo
ella Compagnia degli Uniti, che il 3 aprile 1584 scrivevan da Ferrara
al
Principe a Mantova, desiderosi di recarsi colà a
i alla Corte di Francia il 1603 : e allude a tal tempo nel I Capitolo
al
Della Genga, là dove dice : Con le Comedie ho gi
, e del suo stato assai miserevole discorre egli nella prima Supplica
al
Cardinal Madruzzi, vescovo e principe di Trento :
sì Dio della sua grazia il dono mi conceda benigno come mai non sento
al
cor d’Amor tempesta o tuono. Mi chiamano Flaminio
’l mio Destino padre mi fa di povera famiglia, che spesso dà molestia
al
suo vicino ; ho tra l’altre una mia picciola figl
e le suppliche ; e innanzi di partire si duole nella seconda di esse
al
Capitan di Trento, Barone di Thon, della miseria
che quasi ogni sera siete stato a favorirci, e spesso compatito avete
al
nostro miserrimo stato. Sapete ben come ’l negozi
or ha preso il guadagno altro sentiero. In Friul non cred’io la testa
al
Toro veder tagliar, idest far carnevale, perchè d
narra di certi suoi pegni di libri e di medaglie a Bologna, e invoca
al
solito ajuto di danaro al suo protettore. Danaro,
di libri e di medaglie a Bologna, e invoca al solito ajuto di danaro
al
suo protettore. Danaro, anche al solito, mandatog
, e invoca al solito ajuto di danaro al suo protettore. Danaro, anche
al
solito, mandatogli, pel quale scrisse poi al Thon
rotettore. Danaro, anche al solito, mandatogli, pel quale scrisse poi
al
Thon un nuovo capitolo di ringraziamento, ove son
attina, perchè trovò alla madre il seno asciutto, isvenne, e fu quasi
al
morir vicina. Muta eloquenza filïal che in tutto
Aurora. Il 26 ottobre 1612, Tristano Martinelli scriveva da Firenze
al
Cardinal Ferdinando Gonzaga, mandando una lettera
recò il ’24 col capocomico Mario Internari a Napoli, ove rimase fino
al
’29 colla nuova società de’Fiorentini, Tessari, P
Compagnia di Cesare Dondini ; poi in quella del fratello Ettore sino
al
’73, in cui, pervenuta all’età di settantasei ann
di una cugina di sua madre. Ma temendo sempre di esser troppo vicina
al
marito, si offri al capo comico Brangi, che con l
a madre. Ma temendo sempre di esser troppo vicina al marito, si offri
al
capo comico Brangi, che con la sua Compagnia occu
orche regole a trento che gli riferiscono la marmoria di merendarmela
al
secondo del organo e costì acorrere vi do argumen
uente negli attori il balzar di compagnia in compagnia per soddisfare
al
voler del Padrone. Ora è Pedrolino che si vuol to
roni, e le Quattro Stagioni. La stessa operetta è citata dal Guerrini
al
N.°58 del suo saggio bibliografico (op. cit.) com
ad. 24. Vn infermo se può dir amalad. 30. Vn fiol che sia nassù, vist
al
present, ha manco tempo, che non ha so par. E vi
ogato, nero da capo a piedi, con modificazione lievissima dall’antico
al
moderno. (V. Materazzi). Si chiami egli Partesana
o meno classiche : segno evidente che il tipo vero del Graziano ebbe
al
cospetto del pubblico per base unica la saccenter
sò di far del dottore bolognese un altro vecchio che potesse figurare
al
fianco di Pantalone, e i loro due costumi divenne
atine tratte da’ più gravi autori. Gli altri volsero il carattere più
al
comico, facendo del Dottore più che un sapiente,
parlava il latino maccheronico di Merlin Coccajo, o di quella specie
al
meno. I primi era giuocoforza sapessero qualcosa,
lla sua arte rappresentativa ha gettato veri sprazzi di luce in mezzo
al
bujo che avvolge le nostre scene ne’secoli xvi e
qualche licenza d’uscire dalla gravità ; ma non tanto che si abbassi
al
secondo Zanni, perchè allora sarebbe un vizio da
sentirebbe parola, onde bisogna moderarlo qualche poco, che s’accosti
al
Toscano, appunto come parla la nobiltà di quell’i
pena si sente la favella : onde allora ch’ebbi la fortuna di esservi,
al
mio Compagno sembrava d’esser fra tanti Barbari,
da troppo semplice e balordo, si è disusato, restando questi scherzi
al
servo sciocco, di cui possono esser più proprj, l
scherzi al servo sciocco, di cui possono esser più proprj, lasciando
al
Dottor Graziano la Dottrina soda ed erudita, ma a
ita, ma accompagnata dalle dicerie lunghissime. E qui il Perrucci dà
al
solito esempi di Consiglio, di Tirate, di Persuas
rale. Scelgo il terzo, quello della persuasiva allo studio L’è l’hom
al
mond senz’al saver, sicut asinus sine capistro, p
el cavezon, ch’el mena per la strada de la virtù, el va a scavezacol
al
prezipiz. Le appunt sicut Porcus in luto ; chè se
cut Porcus in luto ; chè se non s’ingrassa col beveron de la dutrina,
al
resterà sempr’ secc, e magr com stornel, el no sa
tornel, el no sarà bon per ingrassar la minestra de la conversazion ;
al
è un Papagal int’al Bosc’ ch’al non articulat ver
strà ad articolar i azzient, non l’è pericol che sepa na gotta. A l’è
al
Boja mal pratic, che no savend struzer la ignuran
gotta. A l’è al Boja mal pratic, che no savend struzer la ignuranza,
al
s’espon al pericol d’ì sassà del popol. A voi mi
’è al Boja mal pratic, che no savend struzer la ignuranza, al s’espon
al
pericol d’ì sassà del popol. A voi mi pertant che
in Nemore et Carnifex in Furcis ; ma Asen cargà de sapienza per andar
al
mulin del Tribunal a smasenar el frument de le ci
del Regn ; el Papagal ch’el dsè ad ottavian : Ave Caesar Imperator, e
al
Boja di Tedesc, che avend tajà più melone, al div
Ave Caesar Imperator, e al Boja di Tedesc, che avend tajà più melone,
al
divien cavalier. In sto mod, ti t’ sarà l’Asen, a
d tajà più melone, al divien cavalier. In sto mod, ti t’ sarà l’Asen,
al
Porc, al Papagal, al Boja, e mi al Cavezon, al Be
ù melone, al divien cavalier. In sto mod, ti t’ sarà l’Asen, al Porc,
al
Papagal, al Boja, e mi al Cavezon, al Beveron, al
divien cavalier. In sto mod, ti t’ sarà l’Asen, al Porc, al Papagal,
al
Boja, e mi al Cavezon, al Beveron, al Maester, e
er. In sto mod, ti t’ sarà l’Asen, al Porc, al Papagal, al Boja, e mi
al
Cavezon, al Beveron, al Maester, e la forca par f
od, ti t’ sarà l’Asen, al Porc, al Papagal, al Boja, e mi al Cavezon,
al
Beveron, al Maester, e la forca par fet pratic in
rà l’Asen, al Porc, al Papagal, al Boja, e mi al Cavezon, al Beveron,
al
Maester, e la forca par fet pratic int ’al mstiir
masse ben prima nell’ idea un tal huomo il quale voglia esser moderno
al
dispetto dell’antichitá, & che a tempo isguai
esser maneggiato da chi hauesse pensiero di accender un gran doppiere
al
picciol lume di questa fiaccola da me solo alluma
lazion, ipocrisia, rapina, seleragin, infelicità d corn ; per far che
al
sipa un hom maledich murmurador, accidios, busard
rapinador, scelerad, infelis e cornud, che voja dir el cuntrari ? Se
al
jè ch’ el parla, ch’ inanz ch’ el finissa de dir
el cuntrari ? Se al jè ch’ el parla, ch’ inanz ch’ el finissa de dir
al
se sintirà una tempesta de mintide zo per la gola
oli, o di Venezia, o di Milano, o di Firenze. Anche dice il Guerrini,
al
proposito dell’autor vero di un Trattato delle vi
an momento non avesse solleticato la curiosità de’ letterati che sino
al
secolo xvi trovaron le scene del nostro teatro di
a Roma, abitante nel distretto della parrocchia di S. Pietro, assieme
al
Dottor Lolli, al Silvio Coris, al Pantalone Malos
nel distretto della parrocchia di S. Pietro, assieme al Dottor Lolli,
al
Silvio Coris, al Pantalone Malossi, ecc. Nel '75,
la parrocchia di S. Pietro, assieme al Dottor Lolli, al Silvio Coris,
al
Pantalone Malossi, ecc. Nel '75, assieme al Turri
r Lolli, al Silvio Coris, al Pantalone Malossi, ecc. Nel '75, assieme
al
Turri Pantalone e all’Allori Valerio, fa istanza
Nel '75, assieme al Turri Pantalone e all’Allori Valerio, fa istanza
al
Serenissimo di Mantova di appartenere alla sua co
le Federico Beretta che fa le parti di Capitano Spagnuolo, pubblicata
al
nome di questo comico (V.).
A questo comico è accennato nella seguente lettera interessantissima
al
Duca di Modena che traggo da quell’ Archivio di S
ni, passò gli anni del noviziato in compagnie di second’ ordine, sino
al
1814, nel quale anno fu scritturato qual secondo
trare nella Compagnia Nazionale Toscana, qual primo amoroso assoluto,
al
fianco di Maddalena Pelzet, di Ercole Gallina, Lu
oluto dal Fini stesso, rimasto solo a capo della compagnia, e dal ’25
al
’29 da Romualdo Mascherpa. Si unì poi in società
so qual compagnia, fu colpito da malattia che in pochi dì lo condusse
al
sepolcro. Luigi Carrani fu attore pregevolissimo
la parte del protagonista nell’ Antonio Foscarini di G. B. Niccolini
al
Cocomero di Firenze, destandovi un vero entusiasm
G. B. Niccolini al Cocomero di Firenze, destandovi un vero entusiasmo
al
fianco della Pelzet e del Domeniconi. Recitando c
Recitando colla Compagnia Ciarli e Falchetti, nel carnovale del 1831
al
Teatro Alfieri di Firenze, ottenne di poter fare
neficiata, dietro informazione favorevole del Commissario di S. Croce
al
Presidente del Buongoverno. La concessione, in da
mo, fece le campagne del '59, del '60 e del '66, e s’ebbe la medaglia
al
valor militare. Un amore fatalissimo lo condusse
’ebbe la medaglia al valor militare. Un amore fatalissimo lo condusse
al
sepolcro. Una lettera dell’attore Beltramo a I
orte si ritirò in casa, accomodò la sua cameretta cambiando posizione
al
letto ed al comodino, si vesti da garibaldino, mi
rò in casa, accomodò la sua cameretta cambiando posizione al letto ed
al
comodino, si vesti da garibaldino, mise le sue de
i vesti da garibaldino, mise le sue decorazioni sul guanciale accanto
al
revolver, sfoderò la spada e la mise in croce col
n croce col fodero ai piedi del letto, si coricò, e si sparò un colpo
al
cuore con una rivoltella a due colpi con tanta si
l secolo xvii, recitava le parti d’Innamorato sotto il nome di Mario,
al
servizio, dall’ '86 al '93, del Serenissimo Franc
le parti d’Innamorato sotto il nome di Mario, al servizio, dall’ '86
al
'93, del Serenissimo Francesco di Modena, a vicen
uppl.). L'autunno dell’ '86 era a Torino, raccomandato da Sua Altezza
al
signor Marchese di Dronero ; e 1' '88 a Milano, o
uron pagate lire 740 dal tesoriere Zerbini (V. l’elenco di quest’anno
al
nome di Torri Antonia). Il 25 febbrajo '90, trova
con lor mene, gli farebber guerra. Il dì seguente rinnova la supplica
al
Duca in persona, nella quale si firma non più Luc
; e il 2 aprile del '92 l’abate Ercole Panziroli scriveva in suo nome
al
Marchese Pio di Savoja, perchè gli ottenesse dal
a raccomandazioni per Napoli. Il giugno del '93 lo vediamo a Perugia,
al
termine di un corso di recite, poi per un mese, a
e, poi per un mese, a Gubbio, di dove il Rechiari scrive direttamente
al
Marchese Pio, perchè gli ottenga dal Duca una com
, veneziano, comico egregio per le parti di Pantalone nella Compagnia
al
Servizio del Duca di Modena. Luigi XIV richiese a
ne nella Compagnia al Servizio del Duca di Modena. Luigi XIV richiese
al
Duca di Modena il Riccoboni, il quale, colpito da
del Re di Francia avvenisse poco dopo il '70. Avanti di esser Comico
al
Servizio del Duca di Modena (ma non sappiam quand
ando), Riccoboni era a Napoli ; e ciò sappiam da una supplica del '74
al
Duca, in cui egli espone : che certo Bartolomeo P
odenese, suo servo, partitosi con lui da Napoli, per recarsi a Modena
al
servizio di quell’Altezza Serenissima, a Gaeta se
Pantalone a Londra, non sappiam se solo o con la Compagnia, ma certo
al
servizio sempre di Don Alfonso,… come ci fa saper
iù sotto : in quest’anno a dì 20 gennaio si attaccò di notte il fuoco
al
Teatro Valentino ; e in poche ore restò affatto i
ci fa sapere che S. A. diede la sussistenza in ragione di due doppie
al
mese per ciascheduno dei comici dal 1° maggio 168
ici dal 1° maggio 1686. L'agosto del 1687 Riccoboni lasciava ricevuta
al
tesoriere Zerbini del prestito di dieci doppie, o
to di dieci doppie, ossia lire 330, obbligandosi di rilasciarle a due
al
mese. Al nome di Torri Antonia, è l’elenco della
della condotta per barca dal Finale a Modena. Il '95 egli si rivolge
al
Marchese Pio perchè voglia confermargli e continu
onte Constantin, cantando la canzone dell’ Usignuolo, che ricantò poi
al
suo riapparir sul teatro de’ Nuovi Comici Italian
e di Parigi, e che qui riproduco. (V. pag. 713). Molto dispiacque
al
pubblico di vedere una maschera su la faccia piac
nto bruna, del Costantini ; ma egli serbò il ruolo di Arlecchino sino
al
successo di un nuovo arrivato, il Gherardi, che l
li poi dal re di Polonia, Augusto I, Elettore di Sassonia, di entrare
al
suo servizio, e da lui invitato a formar per quel
nose all’indirizzo del Re. Offesa la dama di tanta audacia, la rivelò
al
Re, invitandolo eziandio a mettersi in un angolo
vendetta : ma rientrato poi in sè stesso, lo fe’ arrestare e tradurre
al
Castello di Konigstein, dove stette rinchiuso per
ra Dama, la quale, padrona dell’animo del Re, si fece da lui condurre
al
Castello. E visitata la prigione ov’era Mezzettin
cui si spogliò a un cenno di Momo. In tal prologo, egli cantò rivolto
al
pubblico i seguenti versi, accompagnandosi colla
l quale apprendiamo come il Costantini con la moglie Annetta, il 1678
al
servizio del Serenissimo di Parma Ranuccio Farnes
Serenissimo di Parma Ranuccio Farnese, passasse per un anno a Venezia
al
servizio dell’Abate Grimani. Comunque fosse, dice
tore di grandi pregi : e ai versi del La Fontaine che si leggon sotto
al
bel ritratto del De Troy (V. pag. 715), fatti pro
rigine dai disegni di Callot (V. il Mezzettino dei Balli di Sfessania
al
nome di Antonazzoni) o dagli attori comici del te
differenti colori. Il Sand assegnerebbe il rosso e il bianco. Quanto
al
carattere del personaggio, esso può dirsi una leg
che traduco liberamente : Avendo il Costantini dedicato una Commedia
al
Duca di Saint’Agnan, che pagava generosamente le
Saint’Agnan, che pagava generosamente le dediche, si recò una mattina
al
suo palazzo per averne il dovuto compenso ; ma pe
l dovuto compenso ; ma per poter giungere sino a lui, dovè promettere
al
guardaportone, al domestico, e al cameriere un te
; ma per poter giungere sino a lui, dovè promettere al guardaportone,
al
domestico, e al cameriere un terzo del premio che
iungere sino a lui, dovè promettere al guardaportone, al domestico, e
al
cameriere un terzo del premio che il Duca gli avr
ccompagnato da gran numero di commissarj, si recò alle 11 del mattino
al
Teatro dell’ Hôtel de Bourgogne, e fece apporre i
anche la seguente, che il Costantini stesso si affannò di raccontare
al
signor Gueullette. A quel tempo apparve in Olanda
riennio, con Giuseppe Trivelli, col quale ebbe la fortuna di recitare
al
fianco di Gustavo Modena, sostenendo le parti di
ebole financo, si faceva leone contro la umana ingiustizia. Di fronte
al
suo dovere di uomo onesto non conosceva ostacoli.
orì ; e io nulla ho più da aggiungere, ubbidiente e devoto all’amico,
al
padre, al protettore e difensore mio ; ma voglio
nulla ho più da aggiungere, ubbidiente e devoto all’amico, al padre,
al
protettore e difensore mio ; ma voglio qui, in qu
ova nei mesi di aprile, maggio e giugno, ed altra ne abbiamo nell’'86
al
Senato Genovese, de'soli Confidenti. Fu il Lomba
lla scena italiana. » Alla fine di essa è un suo sonetto, non brutto,
al
Pallavicino, che il Bartoli riferisce nel suo cen
ezzo Agosto. o bel solaio alla sala del mio patrone ; ho patrona dite
al
messere, che non voglio leuarmi. Gra. A son masc
le corna del bufolo caprino, che voi sete, suo amico. Gra. Tn sa dir
al
to concet, zuè la tua vpilation, tu vuo dir Mad.
el cauallo alla Storta. Gra. Non tant derimonie, at domand le robeno
al
ceruel. Poc. O vi dirò. il messo, che mi fù port
mi, da qui che te m’hà srui in ti garit ; la dis qsi ascolta quest è
al
suzett, al tintor della littera, pr la patent t’h
che te m’hà srui in ti garit ; la dis qsi ascolta quest è al suzett,
al
tintor della littera, pr la patent t’haurà auis,
intor della littera, pr la patent t’haurà auis, com’a vuoi, ch t’ pii
al
cumtrapes, e vn cumpas mezan, cum al dsegn d’ceue
aurà auis, com’a vuoi, ch t’ pii al cumtrapes, e vn cumpas mezan, cum
al
dsegn d’ceuetta vecchia, & met bona cura alle
.. subi pr vna cosa dè porca : mo fat qui, va in tal mia studi, e tuà
al
mia cumtrafat dpint int l’voli dal naturai, e puo
ciò le mandiate vn sacchetto di mente per il bastardo, da far l’amito
al
basto del mio patrone, & contrafarà nello stu
del Pittore l’olio nell’rerinale, non va così ? Gra. Si si o bon tia
al
più bon rutori al più bel vrlador pr dir la to in
nell’rerinale, non va così ? Gra. Si si o bon tia al più bon rutori
al
più bel vrlador pr dir la to intintation, che sia
ssimo per le parti di Dottore, fiorito sul finire del secolo xvii, fu
al
servizio del Duca di Modena con Anna Arcagnati su
Nell’elenco però della Compagnia (V. Torri) non figura che il marito,
al
quale sono assegnate di paga venti doble al mese.
non figura che il marito, al quale sono assegnate di paga venti doble
al
mese. Una lettera del 18 febbrajo 1690 al Duca, f
segnate di paga venti doble al mese. Una lettera del 18 febbrajo 1690
al
Duca, firmata dal Savorini e da Marco Antonio Zan
evole per fare un viaggio tanto dispendioso. Il Duca Francesco ordinò
al
Tesoriere Zerbini di pagare in Roma a vista all’
a a vista all’ abate Ercole Panziroli doppie dieci d’Italia, da darsi
al
Truffaldino e al Dottore per valersene nel viaggi
ate Ercole Panziroli doppie dieci d’Italia, da darsi al Truffaldino e
al
Dottore per valersene nel viaggio da Roma a Moden
Duca allo stesso tesoriere, di pagare degli effetti di cassa segreta
al
Marchese Decio Fontanelli lire 360, per darle all
van principiare a decorrere dal giorno di arrivo a Modena, per unirsi
al
resto della Compagnia. Altra supplica dei Savorin
unirsi al resto della Compagnia. Altra supplica dei Savorini abbiamo
al
nuovo Duca, morto Francesco, con la quale espongo
sizione e domandano un ajuto. La istanza fu passata pei provvedimenti
al
Conte Cesare Rangoni (1695). E altra finalmente d
ch'avesse fatto i suoi studi. » In data dell’'88 abbiamo una lettera
al
Duca di Modena, in cui si lamenta di non aver ric
veramente del Savorini, o forse del Muzio, dottore anch'esso il 1688
al
servizio del Duca ? Sbodio Gaetano. Nato a Milan
lora deliberò di farsi attore. Entrato in Compagnia Codognola, esordì
al
Teatro Chiabrera di Savona con tale successo di f
(V.), comico e istoriografo napoletano, che in quel tempo appunto era
al
servizio del Duca di Modena. E chi era il Padre F
esso del Sig.r duca di Mantova perche quest’ hoste li è andato a dire
al
istesso Sig.r Duca che il Sig.r Antonio erra una
à la causa è il Sig.r Co. Violardi onde che aforza di denaro in testa
al
Sig.r Antonio che io farò il resto. La suplico pe
ntariano dell’ uno e dell’ altro è potrebbe succedere del danno tanto
al
Sig.r Antonio : è se V. A. S. uole honorare il Si
avasi in quella di Antonio Sacco, e nel '95-'96 in quella di Pellandi
al
Sant’ Angelo di Venezia, assieme a un Agostino Mi
ro. Nei momenti suoi più calamitosi ebbe la sorte di vincere un terno
al
lotto di 400 bavare (quasi 2000 lire), che avrebb
dopo speso fin l’ultimo quattrino in pranzi e cene da pazzo. Ridotto
al
mendicare, ricorse a uno strattagemma che l’arte
ente descrizione : Nella primavera del 1824 io mi trovavo a recitare
al
Teatro San Benedetto di Venezia colla Compagnia d
o, seguito da un ragazzo che gli portava una sedia, che pose in mezzo
al
vacuo fra le colonne di Marco e Todero, ed il vic
le colonne di Marco e Todero, ed il vicino canale che dalla Laguna va
al
Ponte dei Sospiri. Giunto in quel largo, il vecch
he tutti salutava, e sorrideva a tutti. Quando il concorso gli sembrò
al
completo, si alzò dalla sedia, e rivolto agli acc
sua epoca era stato un bravo Pantalone ; ma che, in vecchiaja, datosi
al
vino, si era ridotto in miseria. Allora inventò d
e artista egli merita qui una menzione particolare, quanto come colui
al
quale accadder fatti straordinarj, a mala pena cr
o decente, ma non troppo caro. Un giovane signore che aveva assistito
al
nostro sbarco, propose di condurci in un buon alb
co scoppiare il colera e infierire di tal modo da mieter 1600 vittime
al
giorno. Va da Palermo a Caltanissetta e da Caltan
e, e finendo poi coll’essere incatenato e tradotto come un malfattore
al
Castello di Mantova. Il ’55 a Vercelli mette su u
acolo, tutta in fiamme, ecco ogni cosa letteralmente distrutta. Siamo
al
’60. Egli forma compagnia per la Corsica, e in vi
míci, allorchè sono riuniti in viaggio ad un medesimo pasto, chiesero
al
capitano del vapore di ballare. Il legno appena o
canza di vento, per cui, accesi i lumi, diedero principio alla danza,
al
suono di un pianoforte che era nella sala grande
quasi la forma di un collo d’imbuto. Il capitano dal suo ponte gridò
al
momento di penetrarvi : Tribordo ! Ma l’ordinasse
se troppo presto, o i macchinisti non eseguissero l’ordine unitamente
al
timoniere, ne fu conseguenza un urto fortissimo c
ano di forzare la macchina per ritirarsi ; il comando fu eseguito, ma
al
secondo tentativo per entrare, un nuovo e più ter
o. Intanto i marinaj tagliavano le corde del battello grande, situato
al
fianco della nave, e quelle della yole, per calar
cibile. Allora egli prese la bambina ; e dicendole di tenerlo stretto
al
collo con le braccia, gettossi in mare, e si pose
gli rapirono la fanciulla. Disperato, si volse indietro per ritornare
al
vapore, ma quella massa nera era sparita. Intanto
i un’ottima cena. L’amministrazione dei battelli a vapore era riunita
al
porto attendendo l’arrivo della Luisa, avendone g
Il disgraziato lasciò la vedova con sei figli. E qui passo la parola
al
Gagliardi : Quando tornai in me, ero circondato
azioni, le bande militari, e la numerosa colonia italiana assisterono
al
funebre corteo. La mia riconoscenza non verrà mai
o mia moglie…… Eravamo ai primi di marzo. Mi alzai prestissimo, corsi
al
porto, noleggiai una barca, e mi feci condurre su
tai portare il corpo a galla ; ma trovai resistenza. Salito su, dissi
al
marinajo che avevo trovato mia moglie ! Il buon u
baciata un’ultima volta la povera morta, la deposi nella tomba vicino
al
figlio ed al fratello. Confesso che la gioja di a
tima volta la povera morta, la deposi nella tomba vicino al figlio ed
al
fratello. Confesso che la gioja di averla trovata
iglio ed al fratello. Confesso che la gioja di averla trovata mi fece
al
momento scordare il dolore di averla perduta ! E
ilitante, e si rende a Firenze, ove accetta, come s’è detto, un posto
al
Politeama non ancora finito. I primi di giugno de
lione che precipita sulle centinaia di candele, comunicando le fiamme
al
soffitto, che si sfascia e distrugge. Anche sta v
nella Compagnia della Diana, moglie di Giovanni Battista Costantini,
al
servizio di quel Duca, diretta sotto il nome di F
l che se ne diffese. Finito l’anno prima che fosse impiegato notifico
al
Sig.re Co. Cesare Rangoni protettore de Comici de
pane in gratia di Dio, e più honoratemente, e perchè hora li peruiene
al
orechio che Leandro primo Moroso l’habbi destinat
ui sij l’assenso del sud.º Sig.re Conte, contro sua uolonta, ricorre
al
Innata bontà del A. V. S. a gratiarlo che non sij
mpagnia, certo alhora di non lasciar mai più tal mestiere, e piombare
al
Inferno. Che della gratia, etc. Di fuori : A S.
, e più nota col nome di Flaminia ; e li vediamo con la lor Compagnia
al
Vecchio Teatro Comunale di Modena in Via Emilia i
710 avendo recitato, e sperando di avere la Corte, questa invece andò
al
Teatro ove recitava il Lelio. Questi si permise a
Marchese Lodovico Rangoni lo consigliasse a costituirsi in prigione,
al
che aderendo il Lelio, venne nella sera stessa pe
re, e altre, che troppo sarebbe voler qui enumerare, le quali allestì
al
pubblico con molto decoro, e recitò con molto val
he gli venne di Francia di formare una Compagnia italiana per Parigi,
al
servizio del Duca d’Orléans, il Reggente, sperand
iso. Essendo l’Hôtel de Bourgogne in riparazione, la compagnia recitò
al
Palais Royal, alternativamente con l’opera, comin
rima di partir dall’Italia e di stringere il patto, aveva indirizzato
al
Duca di Parma il seguente memoriale : 1° La Comp
ompagnia facoltà di rimandarlo con un regalo, e di farne venire altro
al
suo posto. 5° I Comici supplicano Sua Altezza Ser
astico, per la loro approvazione. Il Principe Antonio di Parma inviò
al
Duca Reggente il Regolamento della Compagnia già
lle spese furono Alborghetti (V.), e Materazzi. Ognuno doveva pensare
al
proprio vestiario, eccettuato Fabio Sticotti, mar
o, eccettuato Fabio Sticotti, marito di Orsola Astori, la cantatrice,
al
quale eran forniti gli abiti dalla Compagnia, e d
alizzato francese con lettera del giugno 1723, insieme alla moglie, e
al
figliuolo Antonio Francesco Valentino ; il 5 apri
e '29 l’autorizzazione di ritirarsi dalle scene insieme alla moglie e
al
figlio con l’annua pensione di lire 1000 per sè e
orì a settantotto anni il 6 dicembre del '53, e fu sepolto l’indomani
al
San Salvatore. L' atto di morte lo dice Antico Uf
un catalogo di tragedie e commedie pubblicate per le stampe dal 1500
al
1600 ; e per comporla egli dovè far capo sempre a
le stampe dal 1500 al 1600 ; e per comporla egli dovè far capo sempre
al
famoso raccoglitore e amico dei comici Gueullette
eva dalle sue lettere, nelle quali ora domanda, per dar l’ultima mano
al
suo lavoro, Le livre sans nom, ora l’Arliquiniana
ati dicevan mirabilia, giudicandola superiore all’Aminta nello stile,
al
Pastor Fido nello spirito, e impeditane la stampa
po il famoso blocco di quella città, nel 1799, dovette (era impiegato
al
Comune) fuggire con molti altri compromessi in fa
egli accettò una scrittura colla Compagnia Negrini, stabile in Napoli
al
Teatro Nuovo, dove era direttore il celebre Zanon
Primo caratterista e capocomico in società con Angelo Rosa, recitava
al
Teatro D’Angennes di Torino il carnevale 1819-20.
o D’Angennes di Torino il carnevale 1819-20. Lo troviamo poi nel 1832
al
Teatro Re di Milano, nella Compagnia Goldoni, di
o della Compagnia drammatica. Il caratterista Miutti che poco piaceva
al
pubblico si licenziò, e venne in sua vece scrittu
padre, valentissimo artista, che aveva più volte contrastata la palma
al
Pertica e al Vestri. Però egli era molto vecchio
issimo artista, che aveva più volte contrastata la palma al Pertica e
al
Vestri. Però egli era molto vecchio e malaticcio.
o mi accorsi che non era più in caso di sostenere un posto principale
al
Teatro de’Fiorentini, e fin d’allora pensai di fa
contingenze or dal Duca di Modena a quel di Mantova, or da Luigi XIV
al
Duca di Modena, di cui lo troviamo nel 1675 provv
cui lo troviamo nel 1675 provvisoriamente e dal ’76 definitivamente,
al
servizio, assieme ai Fiala, ai Costantini, agli A
vamente, al servizio, assieme ai Fiala, ai Costantini, agli Areliari,
al
vecchio Riccoboni, all’Orlandi, al Narici e al Pa
ala, ai Costantini, agli Areliari, al vecchio Riccoboni, all’Orlandi,
al
Narici e al Parrino. Interessante è la lettera de
antini, agli Areliari, al vecchio Riccoboni, all’Orlandi, al Narici e
al
Parrino. Interessante è la lettera del Duca di Ma
aggiunge queste parole : Con tal occasione deuo dirle che conuenendo
al
presente far qualche permuta di simili soggetti p
odena tenere il Cimadori, dacchè in due lettere del Duca di Mirandola
al
Principe Cesare D’Este in data dell’ ’81, è descr
visere naturali et propensione alla idropisia, che se non l’obbligava
al
letto, non gli permetteva in alcun modo di intrap
elle parti di dramma e di tragedia, ma venuta in età matura, si diede
al
ruolo di Caratteristica, nel quale riuscì attrice
teristica, nel quale riuscì attrice pregiatissima, acquistandosi sino
al
primo ventennio del secolo xix una bella rinomanz
Compagnie Paganini, Pelandi, Goldoni e Perotti, col quale la vediamo
al
Teatro Canobiana di Milano il carnovale 1819-20 c
i Milano il carnovale 1819-20 col medesimo ruolo, e l’aprile seguente
al
Carignano di Torino. Altre due sorelle si diedero
due sorelle si diedero all’arte comica, una delle quali, andata sposa
al
Marchese Castiglione di Mantova, si ritirò dalle
e parti tragiche e nelle comiche, in Compagnia di Giovanni Roffi (V.)
al
Cocomero di Firenze. « Una tenera espressione – d
erè del Regno di Napoli dal Tempo del Re Ferdinando il Cattolico fino
al
presente, pubblicata a Napoli il 1692, ebbe l’ono
a davvero a Venezia, e più tardi a Bologna. Il Bartoli lo dice Comico
al
servizio di S. M. la Regina di Svezia, e chiude i
compagnia del 1675, in cui Parrino è detto Pannini per errore, è dato
al
nome di Areliari Teodora. Anche il 9 aprile del '
per quelle di Mantova. Il 7 giugno '77 da Genova scrive distesamente
al
Duca di una aggressione a mano armata per opera d
egando in iscusa il suo prossimo ritorno in patria, e passando invece
al
servizio del Duca di Modena. Del 15 agosto 1677 a
tituirla. Sembra poi da una lettera di certo Capello dell’ 8 dicembre
al
Duca di Modena, che fra le casse di Florindo ne f
nsegnate non so a chi, mentre nell’ ordine s’esprimeva che si dassero
al
Cav.re che lo hauesse presentato. Mi persuado per
città, mentre non ne tengo altra notizia. » E si raccomanda vivamente
al
Duca, perchè componga la faccenda. Ma pare che il
ercessioni di Altezze e Potentati. Privo della libertà, fatto inabile
al
lavoro, privo fin anche delle robbe, frutto di ta
olto Reu.ª, qual sia il mio stato infelice. Il Giouine, ch' assisteua
al
mio negozio di libri ; doppo hauere pagato di man
rtì da Modena, e giunse dopo ventidue giorni a Napoli, d’onde scrisse
al
Duca mandandogli una descrizione in versi del suo
ezza, il 3 marzo 1681, a Francesco Magnacavallo suo Agente a Napoli e
al
fratello di lui Ortensio, dei quali Florindo ebbe
ensio, dei quali Florindo ebbe sempre a lodarsi. L' '83 egli chiedeva
al
Duca una lettera di raccomandazione diretta al Vi
. L' '83 egli chiedeva al Duca una lettera di raccomandazione diretta
al
Vicerè di Napoli, che subito ottenne. Il 28 di di
poli, che subito ottenne. Il 28 di dicembre dell»86, augura da Napoli
al
Duca il buon capodanno, e ci apprende che ha già
presentare a V. A. i Voti, ecc., ecc. Il 25 febbraio dell’ '87 manda
al
Duca i suoi devoti mirallegri per la favorevole i
nna erudita, e sol gli piacque Vsar tratti magnanimi e diuini. Quindi
al
facondo dir Roma si tacque, E gli fregiò di uerde
nel 1806 fu chiamato a Milano per formare la Compagnia Reale Italiana
al
servizio del vicerè Eugenio Di Beauharnais, che d
ana al servizio del vicerè Eugenio Di Beauharnais, che dovea recitare
al
Teatro della Scala, o, quando vi si rappresentava
opere in musica e balli, a quello della Cannobbiana. Eccone l’elenco
al
suo costituirsi nel 1807 coi relativi stipendj e
stipendj e le altre spese occorrenti, secondo il progetto presentato
al
Vicerè d’Italia da Salvatore Fabbrichesi, con le
ifre non più sognate : mentre il gran Zenerini trent’anni addietro, e
al
tempo della sua maggior gloria, non aveva potuto
sua maggior gloria, non aveva potuto ottenere che uno zecchino veneto
al
giorno, il De Marini ne aveva 601 all’anno, il Bl
la Cavalletti-Tessari e Francesco Lombardi, ai Fiorentini di Napoli,
al
soldo di quella real Corte, con lo stipendio annu
a Prepiani, Tessari e Visetti, colla quale stette l’Aliprandi dal ’38
al
’51. Il capocomico Fabbrichesi aveva scritturato
la famiglia reale, erano riservati tre palchi di 2º ordine, prossimi
al
palcoscenico, con ingresso speciale. Allorchè int
ossimi al palcoscenico, con ingresso speciale. Allorchè intervenivano
al
teatro i sovrani, s’incollava un cartellino rosso
tteri cubitali « Per ordine » e sull’angolo che da via Toledo conduce
al
teatro, s’impiantava una specie di fiaccola alime
uno dei granatieri doveva fare un passo fuori del sipario, col fucile
al
piede, ed immobile tener sempre fisso lo sguardo
rinunziò, dandone avviso ai suoi scritturati, affinchè provvedessero
al
loro futuro collocamento. Fra questi si annoverav
tivo. Volendo però agire con rettitudine, chiesero, dopo alcuni mesi,
al
Fabbrichesi se persistesse nel suo rifiuto ; ed i
questa risposta : – Se credete di fare il vostro interesse, date mano
al
più presto alle pratiche necessarie presso la R.
anda della Commenda, la sera in cui la Compagnia Fabbrichesi recitava
al
Carcano L'Ajo nell’ imbarazzo, di cui era protago
studi d’italiano e tedesco, per entrare, dopo un anno di preparazione
al
latino nella Scuola privata Gay, nel Collegio ves
ie teatrali del padre, si fece comico, esordendo con Luigi Domeniconi
al
Teatro Rossini di Livorno, e mostrando subito le
chiare attitudini alla scena, le quali poi sviluppò con gran successo
al
fianco di Gustavo Modena, che gli fu capocomico e
a gradi ogni conoscenza : e in volger di pochi anni, ridotto dal male
al
completo ebetismo, cessò di vivere in Torino il 1
ta irascibile, seduto presso la buca del suggeritore, posto riservato
al
direttore, non dirigeva più perchè non poteva. Sp
ripetendo, ma pare che da giovine Gaetano desse molto filo da torcere
al
povero padre che non sapeva come porre un rimedio
che non sapeva come porre un rimedio alle scelleratezze di lui (vedi
al
nome di Luigi la lettera autografa), nelle quali
elli, e provarne un gran numero, senza mai trovare quello che facesse
al
caso suo. » Pochi particolari si hanno del valor
allo strazio di vedere all’ ultimo atto mio padre senza occhi ; anzi,
al
Filodrammatico di Trieste, una sera, ho piantato
enti, e nel paggetto milanese nel Parini. » Dopo le peripezie toccate
al
suo povero padre nel '59, si scritturò come gener
glie, e nella quale stette fino a tutto il carnovale del '67. Dal '68
al
'70 fu con Luigi Bellotti-Bon, che nella quaresim
zzò una grande rappresentazione per esonerarlo dal servizio militare,
al
Teatro delle Logge di Firenze, ove si recitaron L
i entusiasmi, di giovinezza, di forza. N'eran.parte principale, oltre
al
Rossi, la Campi, la Zerri-Grassi, la Migliotti, d
lito, Giulio Rasi, Pesaro, Bosio, Luigi Rasi, ecc. ecc. Fu dal '74
al
'76 nella Compagnia N.° 3 di Bellotti-Bon, dirett
rini, dall’ '83 all’ '87 con la Compagnia Nazionale di Roma, dall’'88
al
'90 con la Marini, dal '91 al '93 in Società con
a Compagnia Nazionale di Roma, dall’'88 al '90 con la Marini, dal '91
al
'93 in Società con Novelli, dal '94 al’96 con And
al '91 al '93 in Società con Novelli, dal '94 al’96 con Andò, dal '97
al
'99 con la Reiter. Sono dunque trent’ anni di
ntazione noi troviamo in lui alla cinquantesima replica : rade volte,
al
momento di andare in scena, egli non rilegge all’
nostro teatro ! Chi non ricorda, per esempio, l’abate del Nessuno va
al
Campo di Paolo Ferrari ? Che irresistibili effett
e secondo carattere, coscienzioso, accurato, che recitò quasi sempre
al
fianco di Claudio.
ran Compagnia de'comici Gelosi, e proprio quando la lor rinomanza era
al
colmo. Anzi in essa buona parte ebbe il Pasquati,
e sentenziosamente nella rappresentazione data in onore di Enrico III
al
Fondaco de'Turchi a Venezia la sera delli 18 lugl
so Re, che desiderò poi di avere la Compagnia in Francia, scrivendone
al
suo ambasciatore a Venezia, Du Ferrier, il 25 mag
ndare a Venezia, Giulio Pasquati si trovava a Milano con la Compagnia
al
servizio di Giovanni d’Austria, e, richiesta di u
a hauuto tal auiso nondimeno qua si dice ch' essendo uenuto capriccio
al
Duca di uedere una Comedia dai Gelosi che fosse t
Gelosi a scenario, e passata poi tra le opere del Tabarrino. Tornando
al
Pasquati, egli recitò di nuovo a Venezia con la c
di nuovo a Venezia con la compagnia alla presenza di Re Enrico il 21
al
Palazzo Ducale una tragedia di Cornelio Frangipan
ale una tragedia di Cornelio Frangipani, musicata dal Merulo, e il 24
al
Palazzo Giustinian una pastorale. Della tragedia
l '76, recarsi in Francia, poichè, secondo la risposta del Du Ferrier
al
Re (22 giugno) egli trovavasi momentaneamente all
l '76, e passan di nuovo in Francia nel '77. Sono nel '78 a Firenze e
al
principio del '79 a Venezia. Parte dello stesso a
rara ; certo il maggio erano a Mantova, dove alloggiavan precisamente
al
Biscione, e d’onde furono scacciati il 5 di maggi
Milano, l’'85 a Firenze e l’ '86 a Bologna, d’onde chiedevan licenza
al
Duca di Mantova di recarsi colà a recitare. Vi si
amo il '91 e il '94 a Firenze, il '96 a Genova e a Bologna, e dal '99
al
1604 in Francia, quando nel ritorno, morta in Lio
i a Milano, perchè si rechi a recitarvi nella Compagnia della Diana ;
al
quale invito si risponde non potere il Gratiano a
anno a Vienna si accordaron per grazia speciale cinquantotto fiorini
al
Magnifico che recitò a un pranzo di Corte ; nel q
catore, nojoso. Dalle speciali attitudini de' varj artisti si diedero
al
Pantalone altri caratteri, che altri poi ne gener
Principe nella republica : non spira e non respira che beni del ciel
al
qual sempre varda, la carne per contrario xe come
e furfante, la scovazera e sentina dell’huomo, parte che cala sempre
al
mal. E l’anima nel mezzo xe come i principali del
remeditarsi qualche cosa per dirla nell’occasioni ; cioè, persuasioni
al
figlio, consigli a' Regnanti o Principi, maledizi
ell’Arte rappresentativa dà alcuni esempi di Consiglio, di Persuasiva
al
figlio, di Maledizione al figlio…. Quanto al cos
à alcuni esempi di Consiglio, di Persuasiva al figlio, di Maledizione
al
figlio…. Quanto al costume, si posson col soccor
onsiglio, di Persuasiva al figlio, di Maledizione al figlio…. Quanto
al
costume, si posson col soccorso dell’iconografia
a con le calze…. Ma il Pantalone di Martinelli (pag. 229) antecedente
al
callottiano (pag. 227) ha senza dubbio il calzone
re, calzoni e calze rossi, e zimarra nera. Il Sand, riferendosi forse
al
costume degli antichi veneziani del Gran Consigli
i forse di una semplice chiassata carnevalesca, come nel frontespizio
al
Triompho e Comedia fatta nelle nozze di Lipotoppo
la parola a Fr. Bartoli : Altra difficilemente si è veduta sostenere
al
pari di lei le tragiche rappresentazioni con tant
strati sembrano dalla natura in quel momento prodotti, e fa esprimere
al
vivo l’eroico carattere che rappresenta. Chi megl
n dove nasce il giorno suona di Te la Fama, e i più canori Cigni, che
al
Reno stanno e all’Arno intorno, ti ornaro il Crin
arla, ed in forse stiam, se fingi il vero. Così su i cor Tu imperi, e
al
riso e al pianto ci volgi a tuo piacer : e in van
n forse stiam, se fingi il vero. Così su i cor Tu imperi, e al riso e
al
pianto ci volgi a tuo piacer : e in van procura r
e al pianto ci volgi a tuo piacer : e in van procura ragione opporsi
al
ben tessuto incanto. Quando la prima donna Regi
dirla altre volte. La Maddalena Battaglia sopravvisse di qualche anno
al
marito. Essa col solo frutto della sostanza racco
. L’umiliazione e la miseria affrettaron la sua fine, che fu nel 1803
al
settantacinquesimo anno dell’età sua.
rima rivoluzione. Fu sposa di Luigi Lancetti, veneziano, che recitava
al
suo fianco le parti dell’amoroso, e tornata in It
n lui nella Compagnia del Truffaldino Perelli. Apparsa la prima volta
al
S. Luca di Venezia, vi fanatizzò a segno da esser
o in società il 1803 con Angiolo Venier e si recarono a Venezia prima
al
San Giovan Grisostomo, poi al San Benedetto, dove
lo Venier e si recarono a Venezia prima al San Giovan Grisostomo, poi
al
San Benedetto, dove Luigia rinnovò i trionfi dell
nto, ritornarono, il 1807, a Napoli, ove rimasero cinque anni. Furono
al
Valle di Roma nel 1812 e in altre città principal
rincipali, e nel 1813 Luigia, a soli quarant’anni, diede il suo addio
al
teatro.
iorgio, Giuseppe, Maria. Compiuti gli studi agli Scolopi, fu iniziato
al
Foro, e ammesso poi nel tribunale con rescritto d
egli stesso il protagonista, e affidando a lui il Gomez. Ma si venne
al
1799, e al Vestri toccò la sorte di tanti giovani
o il protagonista, e affidando a lui il Gomez. Ma si venne al 1799, e
al
Vestri toccò la sorte di tanti giovani, forse, ne
o a esser da lui sostituito, facendolo esordire il carnovale del 1807
al
San Benedetto di Venezia, dove il Vestri, nel nuo
ernari, fiorente di giovinezza e di gloria, e colla quale andò il '18
al
Teatro Valle di Roma, scritturato per un triennio
ad allargar la cerchia del suo repertorio, e ad acquistar nova gloria
al
suo nome, si diede alla interpetrazione e rappres
ena di due opere e quattro balli, vide in un attimo, gli affari volti
al
male, perduto ogni suo risparmio, perduta per mol
sse il pubblico arcigno oltre misura, andò gradualmente trascinandolo
al
delirio, specie con L'odio ereditario del Cosenza
e del Righetti alla Real Compagnia di Torino, nella quale stette fino
al
'41, per andare come attore e direttore di una nu
rio del vecchio Teatro di tal nome in Milano, che esordì la quaresima
al
Teatro Obizi di Padova, dove si manifestarono i p
si manifestarono i primi sintomi del tumor maligno da cui fu condotto
al
sepolcro in Bologna la mattina del 19 agosto di q
aro e del domani, scialacquava a tal segno da trovarsi il più spesso,
al
momento di lasciare una piazza, in angustie torme
la sollevava lì per lì dalle abituali ristrettezze. Mentre si trovava
al
San Benedetto di Venezia, con un’accolta de' più
erlaffa, e vedeva ogni sera il teatro rigurgitare di spettatori, andò
al
San Gio. Grisostomo la Compagnia Toffoloni compos
ebbe luogo, e di lì a due ore, parte degli spettatori si recò davvero
al
Selvatico, ove trovò imbandita una sontuosa mensa
: A vederlo, pareva che la natura lo avesse creato non ad altro che
al
genere comico : era pingue della persona, aveva i
ntre l’altro attore ch'era in scena con lui favellava ; non ammiccare
al
suggeritore ; non mendicar le parole ; non distra
in generale fosse men nobile ne' suoi portamenti, le genti, avvezzate
al
peggio, mal saprebbero rimproverargli le alcune v
Vestri era ancora a Napoli col Fabbrichesi : e lo Scifoni, accennando
al
difetto, quando l’artista era in Compagnia Reale
, dello strafare accenna anche Francesco Righetti (op. cit.), proprio
al
tempo in cui il Vestri era nella Compagnia Reale
na scena patetica lo esige, conclude : nessun altro attore in Italia,
al
pari di lui ha saputo destare tanto diletto nelle
parti ridicole, e cattivarsi l’aura popolare. Nè men larghi di lode
al
genio dell’artista furono gli stranieri. Il Byron
mostrarsi senza essere subito applaudito. Oggi egli fu chiamato fuori
al
secondo atto. Venne, si allontanò di nuovo, ma il
tti : Abbiamo finalmente da otto giorni qui una Compagnia che recita
al
teatro S. Benedetto di proprietà della famiglia G
noto tedesco, tradotta liberamente da Filippo Casari, e rappresentata
al
Giglio di Lucca il 12 giugno del’ 26 per benefici
questa, indirizzata all’impresario Pietro Somigli, in cui è accennato
al
come si trovasse male nella Real Compagnia di Tor
o in Lombardia, nel Veneto, a Genova, vi ebbe onori grandissimi, e fu
al
servizio del Principe Alessandro Farnese di Parma
ate tutte le robbe. Ma egli si giustificò, dicendo a Cell e scrivendo
al
signor Franchi segretario di Cell : ….. D'havern
signor Franchi segretario di Cell : ….. D'haverne più volte parlato
al
sig. Co. Decio Fontanella, al quale l’haveva rime
Cell : ….. D'haverne più volte parlato al sig. Co. Decio Fontanella,
al
quale l’haveva rimesso il Comando del Ser.mo face
col S.r Marchese sodetto : non havendone speditione, di nuovo ricorse
al
Ser.mo e da nuovo il Ser.mo lo rimise al S.r M.se
speditione, di nuovo ricorse al Ser.mo e da nuovo il Ser.mo lo rimise
al
S.r M.se Decio, il quale lungamente lo fece langu
omandato nè dello scrivente, ma che concerne certo la faccenda Sacco,
al
Conte Francesco Dragoni Governator di Bersello à
ontanella sospetto per esser l’arbitro del Theatro, e poco favorevole
al
Comico. Al qual Dragoni, anche quindici giorni
per ottenere dal Ser.mo di Modena il rilascio delle robbe sequestrate
al
Coviello, e conoscere le sue intentioni, poichè s
te al Coviello, e conoscere le sue intentioni, poichè se occorressero
al
Ser.mo non solo Coviello, ma altri de' suoi Comic
di Modena padrone. Altra viva raccomandazione vi è del 5 marzo 1691
al
signor Quaranta Caprara, perchè fosse di ajuto al
è del 5 marzo 1691 al signor Quaranta Caprara, perchè fosse di ajuto
al
Sacco nella riscossione di certo suo credito. « F
i certo suo credito. « Finì di vivere – secondo Fr. Bartoli – intorno
al
1715, lasciando di sè pei meriti suoi, una rinoma
ccio, come il Capitano ; e di Capitano ha il costume con grandi piume
al
cappello, grandi stivali, e grande spada. Il Vale
calamento ci avverte aver avuto Menghino, il minor figlio d’Isabella,
al
1645, sette anni e mezzo. Ed è il Cantù che lo ch
ntale del teatro e del tipo che dovea poi, non molti anni dopo, farlo
al
sommo famoso. Pare che egli recitasse, ancor giov
Vienna, quando per invito di Luigi XIV, con lettera del 5 luglio 1661
al
Duca di Parma, fu mandato a Parigi. Il Duca di Pa
er intromissione e raccomandazione di Buffetto stesso, che volea bene
al
figliastro come a figliuolo, fu dal Duca mandato
pagnia italiana la maschera dell’arlecchino. Dominique, stando sempre
al
Cicalmento (pag. 46) non si recò allora a Parigi
italiani aveano inventato in una commedia che rappresentavan dinanzi
al
Re, un nuovo passo assai singolare che fu molto a
i di punto in bianco in polmonite, lo condusse in capo a pochi giorni
al
sepolcro : e ciò fu il 2 agosto 1688. La Comedia
stantini Attori ricevuti dopo la morte di Dominique : Ottavio
al
posto di Aurelio, G. B. Costantini. Arlecchino
e : Ottavio al posto di Aurelio, G. B. Costantini. Arlecchino
al
posto di Dominique, Evaristo Gherardi. Marinett
ca Toscano, moglie di Tortoriti. Leandro Carlo Virgilio Romagnesi,
al
posto di Cintio suo padre che prese il posto di D
d ebbe onori di ogni specie ; primo, la intrinsichezza di Luigi XIV ;
al
proposito della quale si raccontan gli aneddoti s
olleghi, il Re accennò a Biancolelli di parlare. — Che lingua – disse
al
Re il bizzarro attore – vuol Sua Maestà ch’io par
nici servite su di un piatto d’oro. Luigi XIV che se n’accorse, volto
al
direttore di tavola : — Date – disse – questo pia
ticristo, opera, da D. Gabriel del Dovel. Lo troviamo il 1647 a Roma,
al
servizio di Donna Olimpia Panfili, conduttor dell
servizio di Donna Olimpia Panfili, conduttor della Compagnia, insieme
al
Buffetto, Carlo Cantù (V.), nelle di cui lettere
la Fiorillo (Beatrice), come si vede dalla lettera del '51 pubblicata
al
suo nome (vol. I, pag. 929), per le solite gelosi
e e l’ottobre la Compagnia si recasse a Firenze e l’autunno a Venezia
al
San Samuele, chiamatavi da S. E. Grimani (V. pel
rotta dal signor Podestà di Galicano, e il Toschi dandone l’annunzio
al
Duca, e proponendogli il Napolioni, lo dice il Me
, specie da Cosimo III granduca di Toscana. Egli era a Napoli il 1647
al
tempo della rivolta di Masaniello, che lo conosce
padre di Flaminione era nipote del Cardinale. La sua casa era presso
al
Convento delle Fanciulle. Egli s’innamorò di una
con Luigi Ghirlanda, che fu poi sostituito da Giovanni Boccomini fino
al
'35. Ne fu per tutto quel tempo prima attrice l’
Amalia Bettini, che, cominciando allora a destar fanatismo, procacciò
al
Nardelli denaro e riputazione. Facean parte della
artisti Tessero, Rossi, Pelizza, come si vede nella poesia pubblicata
al
nome della Bettini (vol. I, pag. 390). Andata lei
gli affidaron la direzione dell’azienda. La Compagnia doveva rimanere
al
Teatro Re ogni anno dal 1° settembre al 15 dicemb
La Compagnia doveva rimanere al Teatro Re ogni anno dal 1° settembre
al
15 dicembre, e ne eran principale ornamento, oltr
stituirla, e il Nardelli si ritirò per sempre in Verona, ove si diede
al
commercio de' vini forestieri. Passò a seconde no
nel Tomo IX del suo Teatro (ed. Pasquali) ha per lui un cenno di lode
al
proposito della parte di Giacinto nei Mercatanti
anti che sostenne con gran plauso a Livorno. Dopo cinque anni passati
al
S. Angelo, entrò con la moglie nella Compagnia de
in cui fece come per l’addietro ottime prove, (era il maggio del 1777
al
Comunale di Modena in Compagnia di Francesco Pana
cellente per ogni dove considerato. Ragù, pasticci, fricandò lasciamo
al
Medebacche, al Falchi, ed al Magnano, dice Carlo
ni dove considerato. Ragù, pasticci, fricandò lasciamo al Medebacche,
al
Falchi, ed al Magnano, dice Carlo Gozzi nel diti
erato. Ragù, pasticci, fricandò lasciamo al Medebacche, al Falchi, ed
al
Magnano, dice Carlo Gozzi nel ditirambo pel Truf
da Antonio e da Rosa Rossi, onesti e laboriosi cittadini, e iniziato
al
mestiere di stampatore, si diede giovinetto al te
cittadini, e iniziato al mestiere di stampatore, si diede giovinetto
al
teatro, riuscendo in poco tempo il grande emulo d
ell’elenco dei componenti la gran Compagnia del San Carlino di Napoli
al
fianco dei Cammarano e dei Fracanzano, dalla qual
divenne in breve l’idolo del pubblico, e dello stesso Ferdinando IV,
al
quale dovette forse la sua morte. Sia per doveros
IV, al quale dovette forse la sua morte. Sia per doverosa gratitudine
al
suo Grande estimatore, sia per intima convinzione
si a casa, fu arrestato da quattro uomini mascherati, che, puntatigli
al
petto i lor pugnali, lo minacciaron di morte, se
secondi amorosi, ai brillanti, ai meneghini, ai primi atori ; poichè,
al
finire del disastroso capocomicato di suo padre,
la compagnia, Domenico si scritturò il ’60 collo Sterni, poi dal ’61
al
’66 con A. Alberti a’ Fiorentini di Napoli, ov’eb
i, Bozzo, la Sadowski, la Monti, la Cazzola, Salvini, ecc. Fu dal ’67
al
’72 splendido ornamento della Compagnia Morelli a
i, ecc. Fu dal ’67 al ’72 splendido ornamento della Compagnia Morelli
al
fianco di Pia Marchi e Luigi Monti, la Cazzola, S
nco di Pia Marchi e Luigi Monti, la Cazzola, Salvini, ecc. Fu dal ’67
al
’72 splendido ornamento della Compagnia Morelli a
i, ecc. Fu dal ’67 al ’72 splendido ornamento della Compagnia Morelli
al
fianco di Pia Marchi e Luigi Monti, deliziosa e i
brillanti. Passò da questa del Morelli in quella di Bellotti-Bon sino
al
’76 ; dal ’77 all’ ’82 in quella di Giuseppe Piet
il ’74-’75 con Ajudi e Benelli prima, poi con Dondini e Galletti sino
al
’77-’78, nel quale anno formò compagnia in societ
otti e Belli-Blanes, e l’80-’81 con Adelaide Ristori, per tornare poi
al
capocomicato che tenne sino al momento del suo co
con Adelaide Ristori, per tornare poi al capocomicato che tenne sino
al
momento del suo contratto per l’America in Compag
’America in Compagnia Cerruti e Lotti, durato dalla primavera del ’96
al
novembre del’97.A questo punto cessan le note art
on andrà dimenticato il grande avvenimento di una recita dell’ Otello
al
Paganini di Genova con Drago Otello e Salvini Jag
valore artistico di Adolfo Drago, il giudizio apparso nel supplemento
al
n. 82 del Caffaro, 13 marzo 1891. Il Drago fu
. Il lento lavorìo della gelosia ha già alterato quell’uomo ; colpito
al
cuore dalle insinuazioni di Jago, egli si dibatte
(il Malherbe — cf. Baschet 244 — a proposito dei Due Simili recitati
al
Louvre dai Fedeli la sera del 14 settembre 1613,
a sua protezione, che sembrò loro tolta, quando Pedrolino, trovandosi
al
soldo di certo Ettore Tron, non potè recarsi a Fe
ò a Firenze, e questo sappiamo da una lettera del Commissario Capponi
al
Granduca, riferita dal D'Ancona : poi fu a Pisa,
Compagnia. L'aprile del 1580 come da Relazione di Leonardo Conosciuti
al
Card. Luigi D'Este (Solerti T. F.) egli era a Fer
che aveva a capo la Vittoria (Piissimi). Forse fu in quell’anno 1580,
al
momento della riforma della Compagnia, che il Pel
l momento della riforma della Compagnia, che il Pellesini prese parte
al
banchetto descritto dal Rossetti nel suo Scalco (
el quale egli appariva colla sola testa fuor della tavola, accomodata
al
bisogno, coperta da un pasticcio, d’entro il qual
e. Il Solerti ritiene che tal compagnia restasse così costituita fino
al
1584…. Ma l’ 83, Pellesini era a Milano col Panta
di riuerenza la supplicano à far loro grazia di una lettera di fauore
al
S.r Conte de Fuentes, che uoglia dar loro licenza
noui con le comedie, e forse con speranza di tornare questo Carnovale
al
mio seruitio desiderano per esser più vicini, et
Carnovale al mio seruitio desiderano per esser più vicini, et commodi
al
viaggio di venir per l’Autunno à recitar in Bolog
di Pietro Pianca, dalla quale passò in quella di Andrea Bianchi, sino
al
1801. In codest’anno egli dovè cedere alla volont
nno egli dovè cedere alla volontà imperante del padre che lo restituì
al
suo ufficio ; ma dopo un anno di prigionìa del co
di tornar sul teatro per non abbandonarlo più. Comparve questa volta
al
S. Samuele di Venezia in Compagnia di Giacomo Dor
richesi per la Compagnia Reale del Principe Eugenio, Vicerè d’Italia,
al
1827 ; anno in cui il Fabbrichesi morì quasi impr
candosi con lui a Napoli, ove stette a quel Teatro de’Fiorentini fino
al
1823, e nell’ Italia centrale fino Dire dell’arte
to – Valman negli Eredi dal tedesco della Waisen-Thurn, prima attrice
al
Teatro Imperiale di Vienna – Lord Suffold nel Ben
ita Luigi Borghi in una sua Dissertazione in difesa dell’Arte Comica,
al
De Marini dedicata, nella quale sono parole di en
i le parole che Francesco Righetti, attore della Compagnia drammatica
al
servizio di S. M. il Re di Sardegna, dettò nel se
o di quella luce, di che n’è tutto raggiante, e non si può meglio che
al
nostro De Marini applicare il detto d’ Orazio : u
o ; eppure giungere a destare il fanatismo in una scena di rimprovero
al
nipote e alla nuora per la loro cattiva condotta.
ssimo tempo per trasformare il suo volto, e bene spesso egli recavasi
al
teatro due ore prima del principiare dello spetta
presentava sulla scena molte volte il pubblico non lo riconosceva che
al
suono della voce. E ciò accadeva in una farsa chi
u Giuseppe De Marini. E in una nota, dopo di aver invocata da Milano
al
meno una pietra che ricordi il nome del grande ar
cresciuto tra le sue mura, si domanda il perchè egli mettesse quel De
al
Marini che era il suo vero casato. Alcuni dissero
ì qual primo attor giovine, a diciotto anni, in Compagnia Domeniconi,
al
fianco di Amalia Fumagalli, Alessandro Salvini, A
cito di Compagnia Salvini per un ripicco, Francesco Ciotti fu assunto
al
grado di primo attore assoluto, e iniziò, si può
uto, e iniziò, si può dire, il nuovo ruolo con una stupenda creazione
al
Teatro Re di Milano del protagonista nella Satira
artistica, il Corriere della sera di Milano del 14-15 febbraio dedica
al
caro artista un lungo articolo dal quale trascriv
ersi melodiosi del Marenco. Allorchè alla fine del prologo rispondeva
al
lamento della sua amata, per tre volte, in tono d
, di dignità profondamente sentita ma senza albagia, che improntavano
al
personaggio una vita dove l’arte pareva affatto e
icorrenza del 1° centenario dalla morte di C. Goldoni, per sostenervi
al
fianco di T. Salvini la parte del vecchio Andreuv
euve, nella quale mostrò come i suoi cinquantotto anni fosser sempre,
al
lume della ribalta, una giovinezza gagliarda. Ci
Domeniconi, nella quale conobbe e sposò Francesco Ciotti. Recitò fino
al
’70 ; poi dovette abbandonar la scena per mal fer
a cerebro-spinale, che in capo a cinque anni di patimenti la condusse
al
sepolcro. Fu la Costanza amantissima dell’ arte,
zzini detto il Lasca, già pubblicato da Francesco Bartoli è accennato
al
Cantinella con questi ultimi versi. Alfin voglia
fuori e drento facevan gli atti lor si gentilmente, ch’ ognun restava
al
fin lieto e contento. Ma Zanni sopra tutto è uom
particolarmente alla Corte della bassa Baviera in Landshut, quando su
al
Castello di Trausnitz, Venturino da Pantalone e B
llar da le risa i nobili astanti. Cantù Carlo, tra’ comici Buffetto,
al
servizio del Principe di Parma, nacque il 1609 e
rma, nacque il 1609 e si diede all’arte nel 1632, come vediam narrato
al
principio del Cicalamento di cui abbiam già disco
to al principio del Cicalamento di cui abbiam già discorso ampiamente
al
nome della Biancolelli. Il Bartoli, al nome di Co
abbiam già discorso ampiamente al nome della Biancolelli. Il Bartoli,
al
nome di Colombina, dice che maritandosi con Buffe
n poeta di pubblicare, ecc., ecc. Non credo : dacchè il Cantù accenna
al
libro suo conosciuto e aplaudito, mercè la gratia
orni di tre vestiti di non ordinaria bellezza. E dopo la prima recita
al
Palazzo Reale, la Regina, finita la commedia gli
he la Colombina era sua moglie, non solamente ne fe’ subito richiesta
al
Principe, ma diede anche a Buffetto 100 scudi pel
e occorrenze ad altri Principi ; mi sforzano (e con ragione) far noto
al
mondo, che ogni mio affare dipende tutto dal patr
suo bel foco, Per ignota cagion lontano amante, Nè potea la speranza
al
cor tremante Far più breve o vicino il tempo o il
ve intento A formar molli mura il Mar vi bagna. E già tutta allentata
al
Mar cruccioso L’ira credea, che le sue calme infe
ta fede, Se nell’orbe immortal chiude un tesoro. Dal suo Talamo amato
al
fin costretto, Volse il rapido piede al suol nati
tesoro. Dal suo Talamo amato al fin costretto, Volse il rapido piede
al
suol nativo, E quindi poscia al desiato arrivo Co
fin costretto, Volse il rapido piede al suol nativo, E quindi poscia
al
desiato arrivo Copulò con la pace il suo diletto.
i storiografi del Teatro italiano in Francia. Al momento di accennare
al
costume di Buffetto, mi balzò agli occhi della me
come mai la incisione qui riprodotta rappresenta il Brighella accanto
al
Trivellino, che a lui fa tanto di cappello, come
ana, per dolor di tal padre è quasi insana, È quasi insana. E venuto
al
testamento, egli proruppe e disse : Spinetta mia
on esser egli colà citato col nome della sua maschera. Ma l’aver dato
al
Buffetto, nome tutto italiano e non traducibile,
suo nome non giunse fino a noi. Forse egli era lo stesso che troviamo
al
servizio di Ranuccio Farnese, ceduto pel carneval
amo al servizio di Ranuccio Farnese, ceduto pel carnevale del 1650-51
al
Duca di Modena, e con lettera [http://obvil.gith
S.r Cardinale farnese, come suo camariero ch’ io sono, di far la pace
al
dottore Altrimente andarete prigione e poi ne ric
andarete prigione e poi ne riceuerete disgusto da S. A. : io me butai
al
partito di un mezzo termine e disse fatemene scri
o di notaro il quale uoleua intartenerme perche non uoleua dar quella
al
dottore per le ingiurie riceute qua el S.r Cupis
la Gente del mondo, io, ne mia moglie, non uolcuamo recitare più sino
al
Comando de S. A. in questo ponto io receuo ordine
ono ancora hauisato che ha fato parlare l’Angela da cavaglieri Grandi
al
S.r mangielli et S.r Cupis acciò scriueno dolceme
mente a S. A. del tutto faccia dio che in tutto e per tutto me remeto
al
Comando de S. A. mi metta con chi uole e facci di
io di S. A. Argumentai che ancora le lettere di tal hauiso non fuseno
al
riceuere di detta letera capitate doue che non so
di gia dice, auendo uisto la letera di Flaminio, io sono in Compagnia
al
dispetto di Buffetto : doue che aspetiamo magior
e in detta letera a V. S. acciò la ne fauorisca di protetione apresso
al
patrone che di tutto core gli ne pregiamo — ed io
fame perche mi figuro dale parole che lui dice di essere in compagnia
al
nostro dispetto di riceuere magiori mortifichazio
on tutti di mia casa con Profonda riuerenza bacciamo la sacra porpora
al
Sere.mo patrone et a V. S. caramente le mani, Rom
come n’apare da mie lettere V. S. me fara grazia di far hauere il suo
al
Ill.mo Sig.r lampugnani in milano la ne faccia di
i Umilmente inchinandomi con Profonda Riuerenza baccio le sacre ueste
al
sere.mo patrone et a V. S. Caramente le mani. Rom
era di agosto del 1825, mentre ella cantava un notturno, accompagnata
al
piano dal maestro Vignozzi, passando di là il Gue
ni, poi, il '43, in quella primaria di Luigi Domeniconi. Ammogliatasi
al
marchese Zambeccari di Bologna, si ritirò dal tea
, ella dovè subito ritornarvi. Fu il '50 con Coltellini, e la vediamo
al
Teatro Re di Milano, festeggiatissima ; il '51 pa
i direttrice della Filodrammatica di Terni, poi a Roma, prima attrice
al
Teatro Capranica, ov' ebbe a rialzar le sorti del
forte, come può vedersi da questo bigliettino ch'ella mandava il '37
al
sig. Ferdinando Pelzette S. R. M. a Firenze : Sti
i scelgo il seguente sonetto di T. Z. S. dispensato in foglio volante
al
Cocomero di Firenze la sera del suo benefizio 20
20 febbrajo 1851 : De' tuoi grand’ occhi nell’ alta pupilla, rapito
al
Cielo e di sè stesso altero, è un lume dentro cui
ando più nel suo fulgor divina l’arte trasfonde l’ immortal suo spiro
al
guardo e all’atto che ti fan regina ; negli arcan
tuo bel lume qual la terra dal sol, virtute apprendo involandomi teco
al
tempo edace. Che se Florinda tua su ricche piume
domi teco al tempo edace. Che se Florinda tua su ricche piume innalzi
al
Cielo, insieme anch’ io v’ ascendo, cui porge la
grandissimo plauso a Milano nel 1606. Morì di circa 45 anni, intorno
al
1628. Pare ch’ ella fosse di rara bellezza ; e Al
no giovine) le fece in Firenze un tal bellissimo ritratto, che ispirò
al
Cav. Marino il presente madrigale : « Bronzin, m
ini), come si vede da una lettera che essa Florinda scrisse da Torino
al
Cardinal Gonzaga il 4 agosto 1609, e che dall’ in
g.re, procuri con l’ Altezza Sereniss.ma del suo Signor Padre, ch’ io
al
partir di Torino (durando questi suoi capricci) c
. Per tutte queste cose G. B. Andreini supplicava il Duca di potere «
al
partire di Torino lasciar queste creature tanto o
di Flaminio Scala e de’ Gelosi (tomo I, pag. 304), dice : « dal 1576
al
1604 i personaggi e attori di questa compagnia ri
ntava. » Ma ecco che stando a Francesco Bartoli, egli nacque intorno
al
1596, e però non poteva essere cogli Accesi il 16
annunciato dalla Andreini col semplice nome di Cintio e però ben noto
al
Cardinal Gonzaga, e agli altri, sia poi giunto af
parve di veder l’ origine nelle parole che il Cecchini stesso dettava
al
proposito del carattere del Capitano, aggiungevas
questa, sposa onesta e fedelissima a suo marito (« per quanto addetta
al
servizio del Duca Vincenzo, non faceva parte del
parò in sei giorni e la eseguì in modo sorprendente, facendo scrivere
al
Marino : Florinda udisti, o Manto, là ne’ teatr
parole del Rinuccini, e musica del Monteverde : e da Torino, proprio
al
momento della lotta accanita, 13 giorni dopo l’in
al momento della lotta accanita, 13 giorni dopo l’invio della lettera
al
Cardinal Gonzaga, il Cav. D. Ascanio Sandrio scri
ella prisca etade, Và gloriosa, è di salir non bade Il tuo gran merto
al
titolo maggiore. Versa dagl’occhi lagrimoso humor
o al titolo maggiore. Versa dagl’occhi lagrimoso humore Vicenza tutta
al
tuo partire, è, rade Sono le penne, che di lei pi
o alla bellezza dell’Andreini, pare fosse davvero meravigliosa. Oltre
al
madrigale del Marino pe ’l ritratto dell’ Allori,
dolce Amore ? Dimmi qual sì bel arco, Anzi amoroso artiglio, Ponesti
al
nero ciglio, Che prende l’alme e i cori in mezzo
artiglio, Ponesti al nero ciglio, Che prende l’alme e i cori in mezzo
al
uarco ? Ove prendesti l’oro, Con cui facesti il c
e pungenti Dispensa all’ alme ogn’ hor diletto, e pena. Non così uaga
al
mattutino albore Nell’ immensa del Ciel stellata
a mole Vedesi lampeggiar la Dea d’Amore. Che questa altera Diua emula
al
sole Vnisce a’ raggi, onde s’infiamma il core, Ar
ude, e d’Amore. Ah foss’ io d’ eloquenza agricoltore Che del tuo sole
al
raggio Havrei perpetuo maggio, Anzi, che cogliere
anche non puote, Ma non stupisco io già, che possi tanto ; Ch’Angiolo
al
uolto sei, Sirena al canto. E come tale fu canta
on stupisco io già, che possi tanto ; Ch’Angiolo al uolto sei, Sirena
al
canto. E come tale fu cantata anche in un idilli
icato a parte dallo stesso Bidelli), l’autore non accenni menomamente
al
nome del marito. L’idillio è diviso in due parti
o sale, che dir non si può : l’un l’altro prevale. Quasi novelle rose
al
primo albore ch’ apron vermiglie il rugiadoso sen
bblio ? Occhi, che di sua mano amor compose, non occhi no : ma strali
al
morir mio ; occhi stelle del ciel, belle e ritros
na meraviglia celeste, opra divina. Voi con il puro e tremulo baleno,
al
primo folgorar morto m’avete ; voi mi spiraste al
o e tremulo baleno, al primo folgorar morto m’avete ; voi mi spiraste
al
cor dolce veleno, ond’egli arda a tutt’or d’etern
molto custodirla, ma per locarla in alcuna parte degna e sicura, come
al
presente ella dimora, stando ad allevarsi Damigel
di protezione non hanno chi chieda e supplichi per loro. Ottenerassi
al
sicuro la supplicata grazia, poichè la Interceden
Andreini direttamente o indirettamente, scrive, su questo proposito,
al
Duca da Milano il 1620. Sereniss.ma Altezza, ………
bre del 1606 Pier Maria Cecchini cominciava una sua lettera da Milano
al
Duca con queste parole : Le stratageme et persec
, il che succedeva se Iddio non gli metteva la mano. E chiesto aiuto
al
Duca, e avutolo con ordini recisi che a lui davan
il tutto. Ammettiamo : è certo nondimeno che l’Andreini non la cedeva
al
Cecchini sia nei dispetti, e nelle offese, sia ne
sostener di veder lei tanto è difforme. Dopo la quale dichiarazione,
al
solito, imitando il suo egregio avversario, aggiu
oglie di Baldo Rotari, come abbiamo da una lettera (26 novembre 1612)
al
Duca di Mantova firmata da’comici tutti, fra cui
ppresentando. I Se di lascivo ardore Maddalena un Vesevo ha un Enna
al
core : Marta Egeria, che Egei forma di pianto gi
chi ha vena, ha vanto. Di serafico ardor si riaccende la Peccatrice :
al
Pianto Pianto rende. Oh, di Marta valor, s’entro
te fra le amorose che fecer parte della Compagnia dei Gelosi dal 1576
al
1604, Isabella, Flaminia, Ardelia, Lidia, Laura.
agnia del Principe Alessandro di Parma, come si ha da una sua lettera
al
Card. Gio. Carlo De’ Medici, che lo aveva richies
ra, dello stesso tenore, pel marchese Martinenghi a Brescia. Annunzia
al
Grisanti che non potendo avere il carnovale di Ro
ero, che in hordine à quello gli ho promesso, ne uedrà effetti douuti
al
suo gran merito. Spiaciemi che l’ E. S. non uogli
ito. Spiaciemi che l’ E. S. non uoglia ajutarmi col scriuere anco lei
al
eccelª del sig. Marchese Canossa ; tutta uolta no
co lei al eccelª del sig. Marchese Canossa ; tutta uolta non mancherò
al
debito, et alla propria inclinatione, è porgendon
a con la Marzia Fiala, giacchè nella lettera di Bevilacqua, accennata
al
nome di Gerolamo Chiesa, e in data appunto del 9
mpagnia si trattenne a Parigi fino alla fine di luglio, recitando ora
al
Louvre per il Re, ora all’Hôtel de Bourgogne per
Bourgogne per il pubblico. Da una ricevuta del Martinelli rilasciata
al
signor di Beaumarchais, consigliere del Consiglio
pei comici italiani loro compagni. Il contratto durò dall’otto aprile
al
sette giugno, e fu poi rinnovato per altri due me
ano, illustrato dal pittore bolognese Carlo Antonio Procaccini, oltre
al
valore intrinseco ha un valore istorico, poichè v
accie, più qua allargandone il disegno, più là attenuandone le tinte,
al
riceverne la prima ispirazione ci corre : forse l
l Voltaire confuse i due Adami ? Fra le tante sciocchezze snocciolate
al
proposito dell’opera andreiniana, poteva mettere
’Andreini, senza tener troppo dal Maroncelli che alza iperbolicamente
al
cielo la forte creazione dell’ Adamo, senza tener
rj inediti della Commedia dell’Arte, certe oscenità che sono in bocca
al
Magnifico nella Ferinda dell’Andreini, aggiunge :
uel che scrivevano gli altri, se lo scriver questo sembrava possibile
al
devoto (?) Andreini. » La La scena si finge n
ia tornò la Compagnia nel luglio del’14. Troviamo l’Andreini, nel’16,
al
servizio di don Alessandro Pico, principe della M
nel’16, al servizio di don Alessandro Pico, principe della Mirandola,
al
quale dedica la rappresentazione sacra della Madd
bandito, nuovissima tragicommedia boschereccia, che vediamo dedicata
al
Nerli, ambasciatore del Duca di Mantova a Milano,
Magri, pubblica altra commedia boschereccia La Rosa — ch’egli dedica
al
governatore spagnuolo di Milano Don Diego Filipez
rod. cit., pag. cxiv n.), come il marchese Ferdinando Cospi scrivesse
al
principe Mattias de Medici da Bologna il 5 agosto
. A. S. dal medes. sentirà. Egli se ritorna in Toscana per presentare
al
ser.mo Gran duca il Poema che le dedica, finito e
e opere chiaro che il vero comico deve affaticarsi, se vuole giungere
al
termine d’onoredove egli è arrivato. » Dal
he or tu smover Sirene carmi a ’ntuonar di Santità ripieni, già fanti
al
tasteggiar di nobil CETRA il ROSSIO teatral, l’OR
saggio del suo scrivere, e come poeta e come autore drammatico, oltre
al
sonetto in lode di sua madre (V.), e ai madrigali
no da duo angioli ; e qualora il Prologo, tra questi tre musicalmente
al
fine sarà per ridursi, così a poco a poco sparira
azzi sublimi, e nel mezzo poi la residenza di Maddalena, superbissima
al
possibile. E dopo le poesie in lode dell’autore
si, finito il Prologo, allorchè la nube ascenderà, pur delle sinfonie
al
suono, dovransi gli uccelli sentire). A questo a
eatrali. Dopo che il Prologo ha recitato le prime quattro quartine, «
al
suono di concerto melodioso di varie trombe » sce
tro, ove è immensità di luce, poi in essa luce un Crocifisso, davanti
al
quale Maddalena s’inginocchia e prega ; poi preso
e prega ; poi presoselo fra le braccia « e a capo chino rimirandolo,
al
suon d’un flebil Miserere passeggiato il teatro p
d’un flebil Miserere passeggiato il teatro per un poco, parte ; e qui
al
suon di trombe s’apre la Gloria, dove si vedono m
e che tale specie di recitazione musicale dovesse assai più convenire
al
lavoro che una recitazione parlata ; quanto alla
el Bonarelli, sia per altro (pagg. 131, 137) ; basti dare un’occhiata
al
libro dell’ Arte rappresentativa del Perrucci, o
dare un’occhiata al libro dell’ Arte rappresentativa del Perrucci, o
al
quarto dialogo del De Somi, nel quale appunto, si
te stravaganze può dirsi l’Arte della Natura più bella. E a pag. 53,
al
proposito dell’allestimento scenico dei grandi te
per le nozze del Duca di Mantova ; dopo di aver parlato, solleticando
al
sommo la curiosità del lettore, della origine de’
; dopo di aver parlato con molto acume del bujo della sala necessario
al
risalto maggiore della scena ; dopo di aver descr
Bologna vid’ io già molt’ anni introdur per intermedio uno Amphione,
al
suono et al canto del quale, uenivano i sassi a p
’ io già molt’ anni introdur per intermedio uno Amphione, al suono et
al
canto del quale, uenivano i sassi a porsi l’ uno
a sua Maddalena, dove a me pare ch’egli abbia raggiunto relativamente
al
suo tempo il bello dell’ arte comica, è nella sce
addalena infelice, dimmi, dimmi, deh, quando se’ per volger dal Mondo
al
Cielo il passo ? Oh tuo’ lunghi desiri, oh tempo
ui t’ assembri esser celata, sappi, misera, sappi, che non t’ ascondi
al
gran saver di Dio, il qual con occhio terno e sem
ggi omai morbidezza terrena, caligine d’ onor, venen di fama, e peste
al
fin de l’ alma. Pensa, pensa, infelice, ch’ ogni
ai la pizza, (la bizza ?… o….) macera e convertita, vuoi che da terra
al
ciel faccia salita. Gioventù nol consente, poichè
uoi che da terra al ciel faccia salita. Gioventù nol consente, poichè
al
volar tant’ alto punger d’ ali le penne appena io
, genuflessa, graffiar gota e sveller crine ; convertita poscia,
al
fine, a tutte albe, a tutte sere, dirò teco i
rivolgomi a Dio, pietà per te chiedendo, ah, pria che scenda fulmine
al
danno tuo, che ti disperda. Cruda, rimanti ; io p
artomi in un momento, portando agli occhi pianto, a la bocca sospiri,
al
cor spavento. (Quando Marta sarà vicina all’entr
Batta Andreini si è colla Maddalena lasciva e penitente levato molto
al
disopra degli altri scrittori comici italiani del
renza de gl’ huomini, et anche la natura de’ casi che maneggiano, che
al
sicuro comprenderanno non esser tutt’ uno il trat
Baviera a Monaco e a Bruxelles, d’onde poi passò a Vienna in Austria
al
servizio dell’ Imperator Leopoldo e di Giuseppe R
E qui aggiunge con molti particolari che il lettore vedrà trascritti
al
nome di Pietro Cotta, come essendosi questo imbat
r fratelli, sono come nemici chi da un ochiata torta, chi ride dietro
al
altro, e tra l’altre ogn’un dice, scriverò al Sig
torta, chi ride dietro al altro, e tra l’altre ogn’un dice, scriverò
al
Sig.r Marchese Sua Ecc.za Mandarà gl’ordini. chio
Marchese Sua Ecc.za Mandarà gl’ordini. chio in quanto a me stimo che
al
detto di q.ti Sig.ri V. E. non facci altro che le
butar lodi uniche alla Compagnia del Calderoni, dappoichè essa rimase
al
servizio della Baviera sino all’ottobre del 1691.
, e precisamente a Mantova, come abbiamo da una lettera dell’Elettore
al
Duca ; a cui raccomanda nel lor ritorno la coppia
unite lettere, esistenti nel R. Archivio di Stato di Modena, dirette
al
Computista del Ser.mo di Modena in Ferrara, Girol
hi assai più nelle mani, se pure a riscosso li denari dal Ebreo Rossi
al
quale uendei il Vino, auendo il suddetto Signor P
zioni. Caro Signor Gerolimo assistetemi in questo particolare, perche
al
bisognio si Conoscano gli Amici, in oltre lo preg
e potrà onorarmi di quel poco di fitto decorso mi farà fauore pagarlo
al
Signor Priori, appresso il quale deuo ualermi in
n patiscano, e non uadino da male, e già che la S.ra Leonora à pagato
al
S.r Albini per la S.ra Anna, ne scrivo al S.r Pan
he la S.ra Leonora à pagato al S.r Albini per la S.ra Anna, ne scrivo
al
S.r Pantalone acciò c’ intendiamo. Godo che detta
assato non scrissi stante esser ritardato il procaccio, ora non manco
al
mio debito pregandolo di nuouo far por in Monte i
l suppormi V. S. occupato nelle fatiche, ora ueniamo a noi. O scritto
al
S.r Faccioli della Containa per auer del uino di
. Nicolò, onde prego V. S. uedere se pol auersi quando no la supplico
al
solito lei prouedermene, e non andrà come l’anno
nente, e il Duca Vincenzo I il 19 aprile raccomandava con ogni calore
al
Duca d’Aiguillon e al Duca di Nevers i suoi bonis
nzo I il 19 aprile raccomandava con ogni calore al Duca d’Aiguillon e
al
Duca di Nevers i suoi bonissimi recitanti. I qual
OMP. DE RHETOR. a dritta ; e LIVRE I o II o III a sinistra. Dietro
al
frontespizio (V. pag. preced.), ridotto della met
a da un fregio. Alla pagina 50 è il ritratto di Pantalone, riprodotto
al
nome di Pasquati. Alla pagina 51 è il ritratto di
ome di Pasquati. Alla pagina 51 è il ritratto di Capitano, riprodotto
al
nome di Garavini, preceduto dal distico : Vammo
d’inverno. Seguiron nuovi inviti a più riprese del Re e della Regina
al
Duca e alla Duchessa e ad Arlecchino medesimo, il
un figliuolo, l’ottobre del 1611, come annunzia il Martinelli stesso
al
Vinta in una lettera datata da Bologna il 4 genna
one, e arrivando ai primi di settembre a Parigi, ove recitarono il 10
al
Louvre : di questa e di altre rappresentazioni ri
1614, ora all’ Hôtel de Bourgogne per divertimento del pubblico, ora
al
Louvre per quello della Corte ; e a mostrar la fa
omeo Bongiovanni, Graziano. Il Baschet non ci dice altro che dal '14
al
'20 non vi fu più Compagnia di comici italiani in
lla casa Charavay di Parigi. Contro il Tesoriere dalla mezza collana,
al
quale accenna, s’era già scagliato Arlecchino in
serva, sotto nome di Bernetta. Assente il Re, pare non recitasse che
al
suo ritorno, il 12 gennaio 1621, all’ Hôtel de Bo
l suo ritorno, il 12 gennaio 1621, all’ Hôtel de Bourbon ; poi, dal 6
al
28 aprile, a Fontainebleau. In una lettera della
dal 6 al 28 aprile, a Fontainebleau. In una lettera della Regina Anna
al
Duca di Mantova del 6 marzo, sono lodi particolar
raggiungere la sua armata, confermò i comici a Parigi, per trovarveli
al
suo ritorno ; ma Arlecchino, allegando in iscusa
a Venezia il carnovale del '23 ; e il luglio del '26 accennava ancora
al
desiderio di comparir novamente in Francia. Morì
A CHI AMA la poesia rappresentativa Discorso premesso
al
l’edizione Napoletana in sei volumi. Chi può ri
Lipsia renderono tanto intelligibile il gran libro dell’universo? Chi
al
l’astronomia contrastare il bel vanto delle marav
minute osservazioni degli esseri che la compongono. Gli animali poco
al
l’apparenza importanti, i polipi marini, le viper
giare l’astrolabio di Urania, siedono nel tempio della gloria esposti
al
l’ammirazione concorde di tutti i secoli e di tut
imi telescopii inglesi ugualmente assicurata che inutile a tramandare
al
nostro pianeta luce maggiore. E se la geometria,
ettano la morte della pianta. Ma il mal costume invecchiato nè anche,
al
dir di Orazio, colla forca giugne a sterminarsi;
naturali ed a correggere le opinioni per inspirar costumi confacenti
al
disegno del legislatore, non merita al pari delle
er inspirar costumi confacenti al disegno del legislatore, non merita
al
pari delle altre scienze la pubblica gratitudine?
ttate dagli uomini, ed in tal contrasto, quando più ci farebbe d’uopo
al
fianco una Minerva sotto forma di un Mentore, ci
un Mentore, ci troviamo abbandonati a noi stessi, alla nostra scelta,
al
nostro discorso. E quando pure gl’insegnamenti do
cellano gli anni e la novità di tante forme esterne? quanta ne rimane
al
l’uomo per norma delle sue passioni, allorchè cre
osofia) un educatore di simili circostanze rivestito, non merita egli
al
pari delle scientifiche cognizioni gli applausi d
ducatore pubblico, saggio, retto, geniale, all’ombra del governo? Chi
al
pari dì esso accoppia il diletto del passatempo a
el passatempo all’utile del l’insegnamento? il dolor della correzione
al
piacer dello spettacolo? Qual genere poetico ha s
gli uomini stessi che prende ad ammaestrare. Può aggiugnersi che essa
al
pari dello scudo di Ubaldo ci dipigne e rappresen
ioconda non mostra all’uomo che l’uomo stesso: quella parla nudamente
al
l’intendimento, questa l’intendimento stesso illu
armaco salutevole ma amaro, questa una bevanda vitale insieme e grata
al
palato. La ragione umana che sugerì sì vaga ed ut
quell’esca dolce, quelle aure soavi che bramano i cigni per elevarsi
al
Parnaso, ed a me di ciò in vece sovrabbondarono l
ma sì bene un nuovo libro che con nuova sospensione d’animo presento
al
pubblico. E chi sa se egli accorderà a queste ult
non usitati fra’ Toscani? Nell’Entusiasmo usò impertito: nel poemetto
al
Benaglio la voce turbinando dandole di più un sen
a col l’esempio di Franco Sacchetti. Che se gergone rassomiglia anche
al
jargon de’ Francesi, quale in ciò è la mia colpa?
l l’altrui pensare. Io m’ingannero talvolta (e chi non s’inganna!) ma
al
mio inganno non avrà mai parte il cuore, imperocc
e vigilie o almeno i principii additati in questi primi fogli intorno
al
l’utilità e al l’eccellenza della drammatica otte
eno i principii additati in questi primi fogli intorno al l’utilità e
al
l’eccellenza della drammatica ottenessero il frut
, è quella che incominciò nel 1787, e terminò col sesto volume uscito
al
cominciar del 1790. L’edizioni posteriori e le tr
e nel temporale e nello spirituale. I principi si opporranno riguardo
al
temporale (rispondono la signora Sotte-Fiance e l
erseguitato da Anna di Brettagna regina-duchessa. Facendosi allusione
al
nome di Anna della regina ed al grado di Marescia
regina-duchessa. Facendosi allusione al nome di Anna della regina ed
al
grado di Maresciallo del favorito, dicevasi nella
ne avea ricevuto un calcio così gagliardo che n’era stato rovesciato
al
suoloa. Il re medesimo non era risparmiato nelle
i diedero ad ammaestrare alcuni nuovi attori che rappresentarono sino
al
1588 quando il loro teatro si cedette ad un’altra
e che il nome. La forma della commedia non si conobbe in Francia sino
al
regno di Errico II. Caterina Medici che v’ introd
hi Romanzieri Francesi a. Chechesia di tutto ciò Ronsardo attribuisce
al
suo amico Stefano Jodelle la gloria di aver compo
na delle tragedie di Jodelle, e nell’atto III senza verun riguardo nè
al
decoro nè al costume questa regina alla presenza
edie di Jodelle, e nell’atto III senza verun riguardo nè al decoro nè
al
costume questa regina alla presenza di Ottaviano
ana. Con tutto ciò questa favola si rappresentò la prima volta avanti
al
re Errico II con indicibile applauso, e si replic
ori furono varie persone di buon nome e di talento, e tra esse, oltre
al
medesimo Jodelle, due altri poeti, Remigio Bellea
e. Reca solo meraviglia (ei soggiunge) come gli ecclesiastici dipinti
al
vivo in tal commedia non si levassero punto a rom
inti al vivo in tal commedia non si levassero punto a romore. Intorno
al
medesimo tempo Baif compose il Bravo commedia tra
f compose il Bravo commedia tratta da Plauto. Sotto Errico III asceso
al
trono nel 1574 uscirono le otto tragedie di Rober
Brantome Discorso sopra Carlo IX tom. IV a. Apostolo Zeno Annotaz.
al
Fontanini.
e nel temporale e nello spirituale. I Principi si opporranno riguardo
al
temporale (rispondono la Signora Sotte-Fiance e l
erseguitato da Anna di Brettagna regina-duchessa. Facendosi allusione
al
nome Anna della regina ed al grado di maresciallo
gna regina-duchessa. Facendosi allusione al nome Anna della regina ed
al
grado di maresciallo del favorito, dicevasi nella
ne avea ricevuto un calcio così gagliardo che n’era stato rovesciato
al
suolo3. Il re medesimo non era risparmiato nelle
i diedero ad ammaestrare alcuni nuovi attori che rappresentarono sino
al
1588, quando il teatro fu ceduto ad un’ altra com
o che il nome. La forma della commedia non si conobbe in Francia sino
al
regno di Errico II. Caterina de’ Medici che v’int
i romanzieri Francesi8. Che che sia di tutto ciò Ronsardo attribuisce
al
suo amico Stefano Jodelle la gloria di aver compo
delle sue tragedie, e nell’atto III l’autore, senza verun riguardo nè
al
decoro nè al costume, fa che questa regina alla p
gedie, e nell’atto III l’autore, senza verun riguardo nè al decoro nè
al
costume, fa che questa regina alla presenza di Ot
ana. Con tutto ciò questa favola si rappresentò la prima volta avanti
al
re Errico II con indicibile applauso, e si replic
ori furono varie persone di buon nome e di talento, e tra esse, oltre
al
medesimo Jodelle, due altri poeti, cioè Remigio B
e. Reca solo maraviglia (ei soggiugne) come gli ecclesiastici dipinti
al
vivo in tal commedia, non si levassero punto a ro
nti al vivo in tal commedia, non si levassero punto a romore. Intorno
al
medesimo tempo Baïf compose il Bravo commedia tra
f compose il Bravo commedia tratta da Plauto. Sotto Errico III asceso
al
trono nel 1574 uscirono le otto tragedie di Rober
udi argomenti, che poi vestirono alla loro foggia. 10. Zeno Annotaz.
al
Fontanini.
Compagnia del marito. Lui morto, la vediamo continuar l’arte assieme
al
figliastro Giovan Battista (V.), col quale fu, do
n viso A te compose di sua mano Amore ; Onde a chi 'l mira dolcemente
al
core Un dardo giunge da cui vien conquiso. Ma e c
Qual non ammira in Te senno e valore A l’ire, a i preghi, a gli atti,
al
pianto, al riso ? So ben che a i rari portentosi
mira in Te senno e valore A l’ire, a i preghi, a gli atti, al pianto,
al
riso ? So ben che a i rari portentosi accenti Tie
taciturni i Venti ; E so che Febo a l’immortal tua laude Vili tenendo
al
paragon suoi carmi Lascia la Cetra, e col tacer l
ell’arte, e dove stette cinque anni, filodrammatico acclamato. Esordì
al
Sannazzaro di Napoli in Compagnia Pietriboni, la
riboni, la quaresima dell’ '83 come amoroso, salendo dopo un triennio
al
grado di primo attor giovine con Lorenzo Calamai,
di Pinquet in Francillon di Dumas figlio, che creò con molto successo
al
fianco dell’illustre attrice, colla quale restò c
o entrambi andarono a far parte della Compagnia Garzes), poi si diede
al
capocomicato in Società con Paladini, Calabresi e
dole sua, sa farsi ammirare e applaudire dai pubblici di ogni specie,
al
fianco della sua egregia compagna.
ud. Scioltasi la Pezzana dalla compagnia, egli continuò trionfalmente
al
soldo del Boldrini, facendo il giro del Brasile :
tore e direttore della Compagnia Faleni, l’ ’86, un po’ della stabile
al
Teatro Rossini di Napoli, e un po’di quella condo
ssero prima attrice. Formò pel triennio ’87-’88-’89 compagnia stabile
al
Manzoni di Roma. Costretto a partirsene il ’91 pe
Manzoni di Roma. Costretto a partirsene il ’91 per malattia, fu sino
al
’92 con Serafini ; dopo il qual tempo ebbe compag
al ’92 con Serafini ; dopo il qual tempo ebbe compagnia propria fino
al
’95. Stette un anno con Ermete Zacconi qual gener
tutte le gioje. Queste però non lo compensaron di quelle. Gli fu data
al
Brasile la croce di cavalier della Rosa, in Porto
rice, prima donna e capo comica, abbiamo la seguente lettera del 1663
al
Duca di Modena : Serenissima Altezza Hippolita G
felicissimo Statto come altre uolte à sempre hauto fortuna di seruire
al
Altezze Sue antesesori che di tal gratia l’oratri
a Sua Esaltatione, che della gratia quam deus…… Volendo dar principio
al
Finale, e poi a Reggio. E la grazia, secondo il
Dottore Nelli (V.) e in altra di Giovanni Parenti del 1655 da Venezia
al
Duca, in cui dà notizie de’teatri di Venezia, e n
lamo ? O forse una figlia o figli entrambi di Scapino ? Nella lettera
al
Costantini egli dice (pag. 965) : verrò a servirl
hera di Pantalone, nella quale riuscì artista egregio. Fu lungo tempo
al
servizio dell’Elettor di Sassonia, e, tornato in
al servizio dell’Elettor di Sassonia, e, tornato in Lombardia, entrò
al
San Luca di Venezia. Passò poi con Onofrio Pagani
n Luca di Venezia. Passò poi con Onofrio Paganini, e recitava il 1748
al
Teatro degli Obizzi in Padova, ove s’acquistò mol
un amore per una donna di elevata condizione che gli fe'dar di volta
al
cervello, non tanto però da vietargli di fare al
gli fe'dar di volta al cervello, non tanto però da vietargli di fare
al
cospetto del pubblico il più scrupoloso dei dover
stampato In Venesia appresso i Bertani, 1614, in-12, con dedicatoria
al
Principe D. Lorenzo di Toscana….. avverte giustam
bene nè il Fantuzzi, nè il Quadrio, nè altri, a mio sapere, accennino
al
Bocchini attore, pure gli scritti suoi (Corona Ma
ver cervello, el se me serò adosso i creditori, e fu dato el precetto
al
Barisello, qual me tolse de fretta el Tabar con
egno star col cao scoverto. Scappino O là Paggi, via presto, no fe’
al
corso sparagno, ma disè al Vardarobba, ch’el sia
Scappino O là Paggi, via presto, no fe’ al corso sparagno, ma disè
al
Vardarobba, ch’el sia lesto, e ch’el me manda da
ogio vestirlo, a zo col stil Zagnesco, el possa star co i altri Zagni
al
desco. Qua si scoprono i campi Elisi, e si vedon
sso, el merita segur d’esser ammesso. Fenocchio Quel Fenocchio, che
al
mondo se fe’ cognoscer tanto e in su le scene ogn
gni onore, per esser fio de la Zia Mona solo, ch’un tempo fu sì grata
al
nostro stuolo. I Paggi tornano con un Bacile dov
dove vi è sopra il fornimento d’un Zagno. Eccone retornadi obedienti
al
tuo cenno, perchè daspò che semo stà sbrigadi cia
ti onori, volemo far comedie a sti Signori. Scappino Per no desdire
al
canto de l’ombra mia paterna, va pur felice, e ’n
etta. Quasi tutti gli zanni raffigurati nelle antiche incisioni hanno
al
fianco la scarsella, come vedremo. Quando Scappin
ze : Scatarello Alluma un po’ Calcagno, se ’l gonzo da per ell’ vien
al
cogoll’. che se ’l ghe de vadagno, munel ghe slan
ien al cogoll’. che se ’l ghe de vadagno, munel ghe slanzerà le cerre
al
coll ; no te squassar ; sta saldo, tiò al sbasido
munel ghe slanzerà le cerre al coll ; no te squassar ; sta saldo, tiò
al
sbasidor, e tira zo el ghinaldo. Campagnolo Tan
o. Nel prologo di accettazione nella Zagnara era certo rappresentato
al
vivo il suo stato miserevole. « Le vicissitudini
miserevole. « Le vicissitudini della mia fortuna » dice nelle parole
al
lettore (V. la Corona maccheronica) « dopo la mia
, far questione insieme, e finalmente buttar fuora i bussoli e venire
al
quamquam delle gazzette (moneta venesiana da diec
, tuole una moneta indietro stravaccata, porgendo un strano desiderio
al
popolo della sua lascivia grata : ma fornita la b
drone, li fa le fiche in sul viso, le mocche di dietro, si proferisce
al
suo comando, prontissimo a pigliare una somma di
na somma di bastonate, si tira il cappello sul mostaccio, caccia mano
al
temperino, e con gli occhi storti, con un viso ra
le tre gazzette delle grosse, e delle piccole due soldi, protestando
al
cielo ed alla terra di non volere calare se non q
loro che sono rotti, chi specchi da accendere il fuoco posti incontro
al
sole ; chi occhiali fatti per vedere allo scuro ;
buon boccone. Oltre a ciò V. Casali Gaetano, comico di rari pregi
al
servizio del celebre ciarlatano Buonafede Vitali,
di Colombina e compagno del Dottore, che vediamo comico e ciarlatano,
al
servizio del celebre Mondor, nel 1620 circa, a Pa
e, di Anton Francesco Grazzini detto il Lasca, che vedremo riprodotto
al
nome di Cantinella. A riscontro della descriz
no, come anco farse e tresche e imperticate da cento ammascherate, ed
al
suon del pignato e del tagliero cantar Mastro Rug
derivazione che fecero i nostri antichi, seguiti poi servilmente sino
al
secolo scorso, dello Zanni dal Sannio de’latini.
e un zanet Una troja, e un porchet Una piegora, e un multu Non è par
al
tu zanul Che ti vol ben cara manina. Bona sera o
he ti vol ben cara manina. Bona sera o Bertolina. Perchè vegh che tro
al
bordel Tut ol me rasonament Che t’e ti che un mat
ivenne l’attor principale. Fu col Bazzi, col Vestri e col Fabbrichesi
al
fianco del gran De Marini. Dalla Compagnia del Fa
tornarsene ancora una volta nella Compagnia Reale. Mentre era il 1836
al
Teatro Grande di Trieste, in Compagnia di Angelo
de’tuoi sublimi accenti il regolato suon, che non sa d’arte, e giugne
al
cuor come dal cuor si parte, interrompono ognor p
semplici parole trar da ciglio Roman stille di pianto, dirò, che Roma
al
tuo partir si duole, e quelle stille su i tuoi la
di Madama Angelica, com’ egli medesimo si sottoscrive in una lettera
al
Duca di Mantova, del 17 settembre 1580, da Firenz
ttere sue da Milano del 27 ottobre '91 e da Caravaggio del 9 novembre
al
capitano Alessandro Catrani, che il D'Ancona rife
del bargello, e lo Schermidore Giulio Tornelli, ne scriveva per ajuto
al
Consigliere Chesipio. I due imbauttati, a detta d
soldati entrambi di corte. Ma la lettera più curiosa, e che ci mette
al
nudo Drusiano e Angelica nella lor intimità conju
è quella che il Capitano Catrani scriveva di Mantova il 29 aprile '98
al
Consigliere Cheppio, riferita anch' essa per inte
che non voglio ch' egli viva de mio, mena rovina et parla di ricorso
al
Alt.ª Sua, et di più per haverli fatto sapere che
tenuto sempre dal Catrani che l’amava, e or per vendetta disputatogli
al
Duca dal Martinelli, il quale non cessò mai di vi
fratello, che da lui stesso sappiamo in una lettera del 2 maggio '98
al
Duca, come entrambi fosser perseguitati e minacci
fosser perseguitati e minacciati di morte ; onde chiedeva protezione
al
Duca, non volendo ricercar nè vendetta, nè giusti
ante, riuscendo dopo un sol lustro d’arte a replicar festeggiatissimo
al
Teatro Nuovo di Firenze il Bugiardo di Goldoni, e
. Tornò subito a'ruoli comici, passando, ancor giovine, dal brillante
al
caratterista, nel quale, coll’esempio del padre,
a Pistoja un opuscolo di versi, tra cui scelgo il seguente SONETTO
al
merito singolare del caratterista Signor LUIGI TA
splenda il raro ingegno che fa scorrer l’ore inavvedute e care anche
al
dolore con semplice e gentile arte stupenda. Ei s
ima sua scrittura fu pel triennio '65-' 66-' 67 con Achille. Majeroni
al
Fondo pur di Napoli ; ma non potè compierla ; chè
rtisti, trovo questa curiosa, e interessante : « Luigi Taddei buttava
al
pubblico ogni fine di frase, e camminava come un
ellati, che Luigi Marchionni cominciò, e Luigi Taddei completò. Oltre
al
sonetto dell’ opuscolo (pagina 562) e al brano de
Luigi Taddei completò. Oltre al sonetto dell’ opuscolo (pagina 562) e
al
brano della poesia che la sorella dettò per la ma
ant’io ho penato, tribolato, nel sentir ch'eri malato ! Ma or succede
al
dispiacere il conforto di vedere che il fucile de
Cecchini Orsola. Moglie del precedente. Francesco Bartoli dice
al
nome di Flamminia (op. cit., tom. I, pag. 227) :
lla Compagnia de’Comici Accesi diretta da Pier Maria Cecchini intorno
al
1609. Il suo vero nome era quello di Orsola, ma d
o Graziani, il noto autore del poema Il conquisto di Granata. Quanto
al
casato della Cecchini, il crederla il Quadrio mog
ndreini, e di tutti i componenti le compagnie in cui ella militò, che
al
nome di questi rimando il lettore. (V. l’Indice g
. l’Indice generale dei nomi). Qui metto solamente una lettera di lei
al
Ser.mo mio S.r et padron Col.mo il S.r Prencipe d
concernente la prigionia del fratello Nicola, di cui s’è già parlato
al
nome di Pier Maria, e pel quale il Martinelli, an
e assicurai allora che mi fu detto l’jstanza che di esso haueua fatta
al
S.r Podestà, tutte cose che me lo faceuano aspett
i 72 pagine ; e contiene, oltre a una lettera dedicatoria dell’Alzato
al
Brivio, e ad un sonetto allo stesso del signor An
e. Non son gli occhi di lei due chiare Stelle, anzi del maggior lume
al
pari illustri ? Non son le guancie molli ostri, e
sfauilla ? (45). Rappresentando Delfa in tragedia, ispirò un sonetto
al
Sofferente Incognito (12) e uno all’Astratto (16)
o al Sofferente Incognito (12) e uno all’Astratto (16) ; un madrigale
al
Riparato (51) e uno all’Affilato (85). Per la Paz
un sonetto scrisse il Sofferente Incognito, al’hora che risero alcuni
al
veder che molti veramente piangessero (13), e alt
mar, turbare il Cielo, come nascano i tuoni, & le procelle. Indi
al
mutar di due serene Stelle, come discacci Giove i
Maria Vianello, e mostrò fin da giovanetto inclinazioni e attitudini
al
teatro. Entrato nella Filodrammatica Gustavo Mode
polo triestino, mentr' egli, Zago, era con Gelich, Tollo e Papadopoli
al
Teatro Mauroner, pur di Trieste, eccotelo – dico
cotelo – dico – finalmente di sbalzo (agosto '76) a Napoli con 5 lire
al
giorno, generico della Compagnia Veneziana di Ang
eziana di Angelo Moro-Lin, salutato da un fragoroso, unanime applauso
al
suo primo apparir sulla scena, dopo appena tre se
clamoroso successo il 2 settembre a Feltre, e andò trionfalmente fino
al
febbrajo dell’ '87 ; in cui, nella sera di conged
pagnia, egli dovette andar solo a ricever le acclamazioni della folla
al
colmo dell’entusiasmo. Si unì per alcun mese alla
re, non so bene se per ragioni artistiche o finanziarie, congiungersi
al
suo confratello dialettale Francesco Benini, e ri
'avvenire del teatro veneziano – egli disse una sera dell’ottobre '98
al
Rossini di Venezia in una intervista con Renato S
a egregio alle chiassate nell’Amor sui copi, o nel Campagnol ai Bagni
al
Lido, o nell’Albergo del Libero scambio aggiunga
e e a riprodurre l’opera di Carlo Goldoni fatta dallo stesso vero ; e
al
teatro di Goldoni infatti egli volge oggi ogni pe
ni aspirazione. Bisogna conoscerlo personalmente, battere, dirò così,
al
suo cuore, e farglielo aprire, senza soggezione :
ichi enormi, e orologi istoriati e tabacchiere e ciondoli svariati, e
al
disopra della quale alla parete di fronte, accant
a sì grande idea, e con due parole di lieto augurio, ch'io metto fine
al
mio piccolo dire : Dio voglia !…
n guasti da esempi contagiosi, ecc. ecc., » e che presentò poi nel’43
al
Teatro Re di Milano, dice dell’Arrivabene (pag. 2
nel porgere). Era dunque nel’46 la seconda donna di Gustavo Modena,
al
fianco della Sadowski, di L. Bellotti-Bon e di Ia
e romano ; e, fatto per sua beneficiata il Bicchier d’acqua di Scribe
al
Teatro Re di Milano, la sera del 3 febbraio ’46,
Bicchier d’acqua e nella Madamigella di Belle Isle, non dimenticherà
al
certo quel superbo sorriso, quell’altero portamen
conforti. Eppur…. chi lieta non dovria chiamarti ? La serena speranza
al
cor ti serra, e tu di terra trapassando in terra
o e con virtù l’abbraccia ; leva, Adelia gentil, leva la faccia verso
al
tuo Cielo ! Tu sei ricca ancora ! E conduci pur s
o Cielo ! Tu sei ricca ancora ! E conduci pur sempre il pensier mesto
al
buon Parente, alla pia Madre, a quanti una dolce
a Madre, a quanti una dolce superbia han de’tuoi vanti…. e poi lascia
al
tuo Dio cura del resto. Pregalo sol, che germogli
tua virtù conforto. Pensar tu dèi che di chi fece il torto è più caro
al
Signor chi lo sostenne. La qual poesia fu inviat
on gentilezza squisita dal fratello di lei Conte Giovanni Arrivabene,
al
quale debbo anche, in gran parte, la compilazione
e il carme Dalle sanguigne latèbre del core Maledicendo. Ma v’han ore
al
mondo Piene così d’inusitata gioia, Che in quell’
nima amarti ! Odi in silenzio, e oblia ! Sol ti rivenga Qualche volta
al
pensier, quando t’ascolti Suonar per questo itali
er questo italico deserto Riverito il mio nome o vilipeso, Ti rivenga
al
pensier che un’infinita Riconoscenza a te, pia c
i Sin che tra questo di civili belve Covo io rimanga alla calunnia, e
al
canto ! Oh Adelia ! io penso di raccormi in qualc
e Della vergin natura, e via dal volto Questa larva strapparsi e dire
al
mondo Sei vil, sei vile, sette volte vile…. — Oh
pagnia, la quale doveva dare due o tre rappresentazioni la settimana,
al
celebre teatro dei Gonzaga, illustrato dagli affr
eatro dei Gonzaga, illustrato dagli affreschi del Mantegna. L’Adelia,
al
fianco di un Puricelli, che sosteneva con singola
di continua e profonda amarezza…. Nè v’è da stupirsene, se si guardi
al
conto non troppo alto in cui eran tenuti i comici
: Lascia — ti disse il Genio — le neghittose torme ; vieni, saliamo
al
vertice dove il valor non dorme, dove la sacra at
ove la sacra attingere favilla io ti farò ! Vieni più cara a rendere
al
cuor dell’uom virtude ; vieni a svelar del vizio
Si dovè aspettare che il suo corpo fosse composto sotto terra, perchè
al
sincero dolore dell’arte si aggiungesse alta, se
gnia di Monti e Preda, e di Cesare Dondini. Recitava una sera del ’66
al
S. Benedetto di Venezia, oggi Rossini, per la sol
per lui !… Cominciò il Benini a recitar le parti di brillante nel ’74
al
Teatro Balilla di Genova, fuor di Porta Pila, che
detto in forma di teatro, chè prima era un baraccone, con la loggetta
al
di fuori pe’suonatori chiamanti il pubblico sotto
à di abbigliamento e di allestimento scenico ; tanto che, mentre essa
al
suo esordire era composta di quattro attori, finì
ori, finì poi coll’averne ben trenta ; il pubblico scamiciato restava
al
di fuori a guardar le eleganti signore che scende
i a guardar le eleganti signore che scendevan di carrozza per recarsi
al
teatro ; e l’incasso della stagione, che durò tre
io di Gorla minore, compagno ai Dal Verme e ai Borromeo, passando poi
al
liceo Longoni, poi al politecnico di Zurigo, dov’
mpagno ai Dal Verme e ai Borromeo, passando poi al liceo Longoni, poi
al
politecnico di Zurigo, dov’ebbe a professore l’ex
ità, la giocondità, la versatilità. Non v’è stato personaggio dinanzi
al
quale si sia ritratto spaurito. Aristocratico e b
a ancor l’amoroso a circa sessant’anni ; talvolta ancora si avventura
al
salto mortale. Noi gli auguriamo di non esser sec
si avventura al salto mortale. Noi gli auguriamo di non esser secondo
al
collega Fiorilli, il grande Scaramuccia, che alla
ell’attore vanno congiunti quelli dell’autore ; chè il Giraud ha dato
al
teatro milanese gran numero di lavori vuoi origin
la presente, e m’ assicuro che l’A. V. si compiacera di far conoscere
al
suddetto quanto gli sia stata fruttuosa la mia in
Duca di Modena Di fuori : (Rescritto della Cancelleria) s’ è scritto
al
S.r Tenente Borghi che spedischi la sua causa con
i e altri, cominciò a recitare in un teatrino improvvisato, e dal '53
al
'62 si scritturò con lo Stenterello Landini al Te
mprovvisato, e dal '53 al '62 si scritturò con lo Stenterello Landini
al
Teatro della Piazza Vecchia, per le sole stagioni
ale e di Quaresima, e con Laura Bon (V.) per le domeniche dell’estate
al
Politcama. Il '62 fu col Landini, regolarmente, p
Scritturato il '67 con Alamanno Morelli, fu con lui Caratterista fino
al
'79, per passare poi nella nuova Compagnia Marini
iata indietro, niuno ingrediente, niun mezzo, onde arrivar si potesse
al
proposto fine. E ben si può asserire che quanto d
noso ordigno, fatto di tanti pezzi com’egli è, non sempre rispondesse
al
fin suo, ancorché a ben unire e a congegnare insi
nel luogo che gli si appartiene, dove tante soperchierie vengon fatte
al
maestro di musica, e molto più al poeta, che dovr
ove tante soperchierie vengon fatte al maestro di musica, e molto più
al
poeta, che dovrebbe a tutti presiedere e timonegg
orone? Somiglianti abusi converrebbe innanzi tratto toglier via, onde
al
poeta singolarmente fosse ridato quel freno che g
gistrati non vengano rimessi in autorità; né si accosterà un capitano
al
nemico, se non abbia prima dal suo esercito sband
isordine. Ma chi si farà capo di tale impresa? Altre volte presiedeva
al
teatro un corago o un edile, e ogni cosa vi proce
alvo se nella corte di un qualche principe caro alle Muse presiedesse
al
teatro un abile direttore, in cui al buon volere
ncipe caro alle Muse presiedesse al teatro un abile direttore, in cui
al
buon volere fosse giunta la possa? Allora solamen
eive it», The World, n. 156. Molto tempo prima il giudizioso Addison,
al
Discorso V del I tomo dello Spettatore, che è sop
agnia anche nelle città di terraferma. Pare che la Compagnia tornasse
al
Rangoni di Modena anche l’estate del '49. I patti
uppe il contratto, passando a scrivere pel Teatro San Luca : e ciò fu
al
15 febbraio del 1752. Ricorse allora il Medebach
era dell’ Abate Pietro Chiari, il quale, se ben per nulla comparabile
al
Goldoni, ne fu tuttavia un formidabile antagonist
con la figlia del noto dottore Scalabrini di Bologna, che sopravvisse
al
marito, e che vediamo più tardi in Compagnia di P
nia di Pietro Rosa. L'agosto del '62 fino a tutto il settembre recitò
al
Rangoni di Modena, d’onde dovea recarsi a Reggio
ortuna. Lo rivediamo l’estate del '63, del '66 e del '74 in Milano, e
al
suo partirne, gli furon volta per volta rinnovate
i. Ma recitandosi con buon successo le nuove traduzioni della Caminer
al
Sant’Angelo, e con immensa fortuna le imitazioni
o, e con immensa fortuna le imitazioni dallo spagnuolo di Carlo Gozzi
al
San Luca, il povero Medebach (recitava allora al
nuolo di Carlo Gozzi al San Luca, il povero Medebach (recitava allora
al
San Gio. Grisostomo) n’ebbe in poco tempo deserto
ove le sorti non furon delle più prospere. Passò poi, o meglio, tornò
al
Sant’Angelo, partitosene il Lapy, e con miglior f
cinato dall’ amore dell’ arte comica, tenuta in non troppo alto conto
al
suo tempo, a fuggire di casa per iscritturarsi no
biancheria, si fece chiamare Pellegrino Blanes. Nel 1799 rappresentò
al
Teatro del Fondo in Napoli una delle prime parti
ato, si rimise a calcar le scene con successo rapido e prodigioso. Fu
al
fianco della Pellandi il primo attore per le trag
. Compagnia istituita dal Vicerè d’Italia, che era stata diretta fino
al
Carnevale del 1812, in cui si sciolse, dal celebr
Pellandi la sera del 15 gennaio 1813 la Polissena di G. B. Niccolini
al
Teatro Nuovo di Firenze, e la prima volta, pur de
1823 ; rappresentazioni che dovetter colle repliche fruttar non poco
al
Blanes, se il Niccolini, in una lettera all’amica
attenerci all’ottimo giudizio del Niccolini, se ci facciamo a pensare
al
suo testamento dettato dinanzi al notaro Cecchini
Niccolini, se ci facciamo a pensare al suo testamento dettato dinanzi
al
notaro Cecchini e ai testimoni Dott. Bertini, Dot
gli ebbe legittimamente dalla moglie, lasciasse otto scudi fiorentini
al
mese sua vita natural durante a Coriolano figlio
e chiome abbandonate ai venti eran le Dee di Pindo in sen di Flora, e
al
dolce suon dei modulati accenti ride la Terra, e
te Paglicci-Brozzi mi manda questa nota e questo sonetto : Ieri sera
al
teatro della Scala si riprodusse il Cincinnato, e
on furono tralasciate le espressioni proibite dal Presidente Lucini :
al
terzo atto fu gettato dal loggione il sonetto del
o per ottenere un successo. Artista nell’anima, coscienzioso, preciso
al
cospetto del pubblico, doventava un semplice e mo
95, per recarsi poi a Roma ove stette tutto il carnevale ’96. Dal ’96
al
’98 fu in compagnia di Antonio Goldoni e di Pietr
l ’98 fu in compagnia di Antonio Goldoni e di Pietro Perotti. Dal ’98
al
1802 ebbe Compagnia in società con Giacomo Modena
elloni ; e venne subito scritturato con la moglie seconda donna, sino
al
1806. Fu una parte del 1806 primo uomo e capocomi
6 primo uomo e capocomico in società col Ferro (V. Battaglia). Dal ’6
al
’10 fu poi colla Compagnia reale italiana del Fab
il direttore della Compagnia di Tommaso Zocchi. Maritatasi la figlia
al
Colomberti nel ’27, Antonio Belloni si ritirò dal
e con orrore un buon re sentenziato da’ rei vassalli passar dal trono
al
palco, e lo stato che soffrir non volle nel re le
ituzione pagana le scienze e le università dove s’insegnavano. Quanto
al
teatro la nazione sin dal regno di Carlo I avea c
stituzione dello stato, impedirono il progresso della drammatica sino
al
ritorno di Carlo II. Fiorì qualche scrittore nell
studio ed alla poesia, gli tolse di mano la cazzuola, e lo trasportò
al
teatro colla protezione di Shakespear. Scrisse tr
Guglielmo Abington pubblicò una tragicommedia. Il famoso Milton diede
al
teatro Licida ed il Sansone Agonista che non uscì
us, produzione bizzarra che a guisa dell’opera dava luogo in un tempo
al
ballo ed al canto, di cui parla Paolo Rolli nella
ne bizzarra che a guisa dell’opera dava luogo in un tempo al ballo ed
al
canto, di cui parla Paolo Rolli nella Vita di Mil
varietà, la copia e l’irregolarità de’ componimenti, quanto per avere
al
pari di Lope ben compresa la delicatezza dell’art
licatezza dell’arte senza seguirla. E sebbene egli ceda di gran lunga
al
poeta spagnuolo per fecondità, non per questo div
704. Egli non meno che Congreve vollero opporsi, ma con poca riuscita
al
Collier, che nel 1698 produsse contro il teatro i
a. Uomo d’ingegno, osservator sagace, e spiritoso dipintore, ritrasse
al
naturale i costumi di quella corte, copiandone le
utazione (ripiglia Miledy)? Dovevate anzi pensare che noi altre donne
al
pari degli uomini ci serviamo di questa maschera
ude o Gardeuse de cassette. Il carattere dell’Uomo franco rassomiglia
al
Misantropo del Moliere, cui però cede in finezza
lmente il gusto, l’amenità, e l’inarrivabile delicatezza nel ritrarre
al
vivo i caratteri e le ridicolezze correnti che da
nel ritrarre al vivo i caratteri e le ridicolezze correnti che danno
al
Moliere il principato tra i comici antichi e mode
AVVISO. Per servir sempre
al
possibile all’istorica veracità in ogni parte di
acità in ogni parte di quest’ opera, conviene quì aggiugnere una nota
al
libro III contenuto nel presente volume, indi due
uto nel presente volume, indi due correzioni, giunte, o miglioramenti
al
precedente. Si vuol dunque in prima apporre in fi
cimento vediamo che il chiar. cavalier Tiraboschi nelle sue addizioni
al
tomo IV pag. 343 siasi mostrato egli stesso prope
. M.V. cum fiet representatio.” Ecco poi le due enunciate correzioni
al
tomo II che presento a’ miei gentili lettori, app
b. Amaduzzi nella sua seconda edizione dell’Alfabeto Etrusco premessa
al
tomo III Pictur. Etruscor. in vasculis dello stes
un altro putto Etrusco che si vuole trovato sin dall’anno 1587 vicino
al
Lago Trasimene, e poi rubato dal Museo del conte
prove, s’era dato definitivamente all’oreficeria), si recava co’suoi
al
teatro della commedia, alla quale si sentiva inco
ntiva inconsciamente attratto, sin da quando, bambino, sentì recitare
al
teatro della Piazza Vecchia, ora distrutto, il ri
prima impressione veramente artistica ricevette una sera dell’Avvento
al
Teatro del Cocomero, oggi Niccolini, in cui il ce
ol quale stette a recitare, prima a intervalli, poi (quaresima del’61
al
’63) stabilmente con sua moglie Cesira. Il ’64 fu
Il ’64 fu diviso tra la scena (con Carolina Santoni, celebrità allora
al
tramonto, e con Lodovico Corsini, altro stenterel
co asilo, alternando i lavori dell’oreficeria con rappresentazioni or
al
fianco di Papadopoli, or di Adalgisa Stacchini Sa
opoli, or di Adalgisa Stacchini Santucci, or di Laura Bon. Fu dal ’67
al
’71 con Luigi Pezzana, il ’71 e ’72 con Francesco
nzialissimo. E così Buonamici ogni giorno è accompagnato dagli sbirri
al
concerto e alla recita, e riaccompagnato dal teat
o alle carceri. Restituisce all’Impresario del Valle 20 scudi e resta
al
S. Carlino, per ordine del Re, fino al 1779. Lo
rio del Valle 20 scudi e resta al S. Carlino, per ordine del Re, fino
al
1779. Lo troviamo poi nel 1796 primo attore dell
. Lo troviamo poi nel 1796 primo attore della gran Compagnia, sempre
al
S. Carlino, della quale facevan parte i noti atto
canzani. E nella stessa qualità e pressochè cogli stessi compagni era
al
S. Carlino anche nel 1800 ; dove lo troviamo nel
rrere a ogni mezzo per campar la vita, passando dal maestro di scuola
al
pittore, dall’impiegato al cantante di operette.
ar la vita, passando dal maestro di scuola al pittore, dall’impiegato
al
cantante di operette. Impadronitosi della lingua,
e, capocomico festeggiatissimo, l’Avana e il Messico ove rimarrà fino
al
gennaio 1903 ; per tornarsene dipoi in Italia, co
i e nel primo ventennio del secolo xix. La vediamo l’autunno del 1795
al
San Cassiano di Venezia, impresaria Marta Coleoni
Francesco Fagiuoli buffone di Corte. Coll’avanzar degli anni si diede
al
ruolo di madre.
del primo Stenterello Luigi Del Bono ; ma l’opera del maestro ridusse
al
grottesco : il sorriso diventò sberleffo, il riso
nia drammatica e delle produzioni drammatiche, ma potrei giurarvi che
al
teatro Leopoldo non si recita davvero ; qualcuno
a le più volgari bassezze, dimentica interamente la sua dignità, fino
al
punto di far credere a chi non lo conosce, che es
gnie comiche, per rappresentazioni straordinarie : lo vediamo infatti
al
Pantera l’autunno 1825 colla Compagnia Zocchi, e
o vediamo infatti al Pantera l’autunno 1825 colla Compagnia Zocchi, e
al
Giglio la primavera del 1829 con quella di Bergam
, e al Giglio la primavera del 1829 con quella di Bergamaschi. Quanto
al
repertorio Cannelliano, i soliti spettacoloni con
pubblico invocante e reclamante l’ottava di prammatica. Degl’ inviti
al
pubblico per la beneficiata si parla ai nomi di A
la ai nomi di Anzampamber e di Ricci. Ora è lo Stenterello che numera
al
pubblico i suoi creditori, ora è un dialogo co’ c
641 o 1642. Questa commedia assai piacevole di carattere e d’intrigo,
al
dir di Voltaire, fu la prima ricchezza del comico
di Cornelio, essa non bastò per istabilirvi la vera commedia. Non era
al
fine questo dramma che una traduzione in parte co
empio di Pietro trasportarono, come dicemmo, diverse favole spagnuole
al
lor teatro, purgandole per lo più dalle principal
minava allora in Francia la commedia d’intrigo, senza essere arrivata
al
punto, ove l’avea portata in Italia il cavaliere
adre della commedia francese. Dopo le guerre civili che durarono sino
al
1652 cominciò Giambatista Poquelin detto Moliere
lo Stordito, ed il Dispetto amoroso. L’una e e l’ altra appartengono
al
teatro Italiano. I medesimi Francesi non ignoraro
ria dunque ci dimostra, che siccome Guillèn de Castro servì di scorta
al
gran Cornelio nella tragica carriera, così nella
ch’ei fece in corte contribuì all’aumento de’ lumi di Moliere intorno
al
cuore umano e a’ costumi nazionali, e disviluppò
si rappresentò quaranta volte. Fino alla state del 1662 diede Moliere
al
teatro il Principe geloso, in cui riuscì male com
pubblico per venire in Italia, tornò dopo quattro mesi di assenza, ed
al
suo arrivo i Parigini accorsero con tale affluenz
a moglie col Ritratto del Pittore. Ma dopochè nel 1664 ebbe egli dato
al
teatro la Princesse d’ Elide, il Matrimonio a for
, Lulli, Cornelio, Quinault lavorano ad un sol componimento destinato
al
piacere di Luigi XIV. Bel regno! illustri nomi!
fia di Moliere non fu quella che orgogliosa e vana sdegna di piegarsi
al
calore della passione, o ignora l’arte sagace di
illes ebbe agio di osservare i costumi de’ cortigiani e di dipingerli
al
vivo; essi stessi contribuirono talora colle loro
le sue favole è d’avvertirsi che egli da prima accomodò i suoi lavori
al
gusto dominante per le commedie d’intrigo; ma poi
higgiano Gentiluomo e del Tartuffo avesse avuta la mira alle Nuvole e
al
Pluto di Aristofane, come pretese Brumoy; benchè
iere abbelliva le altrui invenzioni, accomodandole così acconciamente
al
suo tempo ed alla sua nazione, che quando non lav
retta, gli originali sparivano sempre a fronte delle sue copie. Niuno
al
pari di lui possedeva l’arte di scoprire il ridic
strezza la guerra agl’ impostori: niuno innalzò la poesia comica sino
al
Misantropo: niuno copiò più al vivo la natura seg
i: niuno innalzò la poesia comica sino al Misantropo: niuno copiò più
al
vivo la natura seguendola da per tutto senza lasc
coll’ esperienza inimitabili, lo manifestano grande a tal segno, che
al
suo cospetto diventano piccioli tutti i contempor
ventano piccioli tutti i contemporanei e i successori. Si vide allora
al
maggior Cornelio succedere l’immortal Racine, e a
Moliere. Contando egli nel 1653 il diciottesimo anno di sua età diede
al
teatro le Rivali favola tessuta alla spagnuola su
il secondo posto appresso Moliere. Il suo Giocatore si avvicina molto
al
gusto di quel gran comico. I Menecmi tratta da Pl
e tutto apparteneva all’amico, era detestabile. Di lui è pure rimasta
al
teatro una imitazione dell’Eunuco di Terenzio int
l delicato comico che sappia smascherarli e denunziarli graziosamente
al
pubblico. Il Cavaliere alla moda, il Cittadino di
dopo i Comici Gelosi, prima da una comitiva che rimase in Parigi fino
al
1662 senza stabilimento fisso, poi da un’ altra p
ud, ed il teatro di Borgogna rimase alla sola Compagnia Italiana sino
al
1697, quando d’ordine sovrano rimase chiuso. Per
a nelle situazioni ridicole. 10. Vedasi la prefazione di M. Linguet
al
suo Teatro Spagnuolo. 11. V. il libro intitolato
a cartesiana alle verità scientifiche newtoniane. Nel 1739 Algarotti,
al
seguito di una spedizione inglese, si imbarcò per
a, Algarotti conobbe Federico II e si fermò prima a Berlino, dal 1740
al
1742, e poi a Dresda presso Augusto III elettore
1742, e poi a Dresda presso Augusto III elettore di Sassonia dal 1742
al
1746; da lì ritornò a Berlino, dove rimase fino a
Sassonia dal 1742 al 1746; da lì ritornò a Berlino, dove rimase fino
al
1753. Tornato in Italia per curare la salute malf
locale teatro d’opera. Le prime due edizioni del libro sono dedicate
al
barone di Svertz, «Direttore de’ divertimenti tea
uo scritto in un momento in cui il discorso sul dramma per musica era
al
centro di un dibattito europeo6, nel quale erano
a solo da una regia complessiva che deve organizzarsi proprio attorno
al
testo. Già in questa prima redazione, a supporto
trale e sui condizionamenti imposti dal sistema impresariale rispetto
al
teatro di corte. Algarotti riprende una delle arg
ck. L’intervento di Algarotti d’altronde, se anticipa alcuni dei temi
al
centro della riflessione dei decenni successivi,
di Giovan Mario Crescimbeni12 che aveva negato legittimità letteraria
al
dramma per musica, al quale attribuiva la corruzi
mbeni12 che aveva negato legittimità letteraria al dramma per musica,
al
quale attribuiva la corruzione di ogni regola poe
vocazione educativa che il classicismo primosettecentesco attribuiva
al
teatro; gli faceva eco nel condannare l’opera nel
tto legittimato la poesia per musica, di cui, proprio con riferimento
al
dibattito primosettecentesco, si sottolinea la de
rotti esordisce nel suo Discorso, facendone l’argomento perno attorno
al
quale egli organizza tutto il suo testo che nella
mpresari che nella prima redazione precedeva le osservazioni relative
al
libretto, evidentemente considerata troppo contin
gente e non adatta all’andamento più formale che Algarotti vuole dare
al
Saggio: «Ma questa così solenne riforma in vano n
rimenti a esperienze specifiche e cronachistiche come quelle relative
al
teatro di Berlino; la digressione18 sull’opera Mo
attutto per quanto riguarda la scelta degli argomenti, la concessione
al
meraviglioso come componente necessaria, l’altern
ammi, delineava un modello di teatro per musica più adatto ai tempi e
al
costume europeo e che quindi, per questioni organ
nti, ma rielabora e amplia i paragrafi centrali dedicati alla musica,
al
canto e alle scene, anticipando alcune delle inte
che la querelle des bouffons aveva attribuito come tratto distintivo
al
teatro musicale italiano; egli delinea insomma qu
è anche vista come parte di un prodotto dal funzionamento complesso,
al
successo del quale concorrono tutte le componenti
mo che pone la sensibilità e lo sviluppo intellettivo dell’uomo reale
al
centro del discorso. Sono strettamente connesse a
vo dell’uomo reale al centro del discorso. Sono strettamente connesse
al
Saggio di Algarotti anche le Riflessioni sopra i
atto che entrambi gli scrittori si muovono su uno scacchiere europeo,
al
cui centro ancora una volta si collocano Venezia
pecificità nazionali, la subalternità della poesia alla recitazione e
al
canto, la necessità di movimento per contrastare
inverosimiglianza e la monotonia e incline a una maggiore concessione
al
favoloso. Altri due testi, sempre di portata euro
ita a Parigi28; il problema della paternità della lettera, attribuita
al
diplomatico Josse de Villeneuve o a Giacomo Duraz
a in questi anni e l’urgenza di dare risposte alla crisi del genere e
al
superamento del modello metastasiano può spiegare
attutto francesi e inglesi, intende dare maggiore respiro e prestigio
al
suo testo e collocarlo nel dibattito europeo. La
bblicazione dello scritto algarottiano, questa volta non più dedicato
al
sovrintendente del teatro di Berlino, ma all’uomo
ravede già una dichiarazione programmatica: facendo anche riferimento
al
«gran Federigo», amico di Pitt, Algarotti sottoli
alla Introduzione che precede il primo paragrafo dedicato come sempre
al
Libretto. La corruzione dello spettacolo operisti
atiche del teatro per musica che deve essere considerata in relazione
al
sistema complessivo. Il Saggio, da discorso in pa
d armonico». Sono anche ripresi, sempre in conclusione, i riferimenti
al
dibattito primosettecentesco, presenti nella prim
le soluzioni da lui prospettate che rendono piena dignità letteraria
al
genere operistico. L’ultima redazione è inserita
mi tre tomi, prima di morire, e poté apportare ulteriori integrazioni
al
Saggio che risulta corredato di alcune note d’aut
nsueti problemi della rappresentazione operistica, promuove un genere
al
quale nel Settecento è affidata la fortuna europe
la letteratura italiane e spende quindi la sua esperienza cosmopolita
al
servizio di una causa volta a valorizzare non sol
tico universale, di grande diffusione, capace di parlare alle corti e
al
popolo e in grado di esprimere le passioni dell’u
do di esprimere le passioni dell’uomo moderno. [Silvia Tatti.] Nota
al
testo La storia redazionale del Saggio sopra l
tentare nocebit?» (Ovidio, Metam., lib. I) e la stessa dedica rivolta
al
Barone di Svertz, Direttore de’ divertimenti teat
a effettivamente come una serie di suggerimenti e riflessioni rivolte
al
dedicatario e legate alla pratica teatrale acquis
le corti di Berlino e di Dresda. Il Saggio del 1755, ancora dedicato
al
barone di Svertz, mantiene la natura discorsiva,
nti, ma rielabora e amplia i paragrafi centrali dedicati alla musica,
al
canto e alle scene, anticipando alcune delle inte
t présentés par A. Fabiano, Paris, CNRS éditions, 2005. 7. La dedica
al
barone di Svertz è datata Mirabello, 6 ottobre 17
se, mentre Cornelio e Racine l’innalzavano in Francia assai dappresso
al
punto della perfezione, una folla di loro imitato
i Pompea, le quali caddero; il suo Andronico ed il Tiridate restarono
al
teatro. Ma la lettura riposata è la pietra di par
el 1708, corse la tragica carriera, poichè Campistron avea rinunciato
al
teatro. La Fosse ne ravvivò il languore, e pieno
credenza di esser passata la moda della greca semplicità, attribuendo
al
gusto di essa l’effetto della particolar debolezz
mo d’ingegno, erudito, e non indegno di ricordarsi con lode; sebbene,
al
dir del Palissot, egli volle contraffare Omero, A
, La-Fontaine e Quinault, come la scimia contraffà l’uomo, e sostitui
al
naturale e al dilicato e al grazioso l’arte ed il
e Quinault, come la scimia contraffà l’uomo, e sostitui al naturale e
al
dilicato e al grazioso l’arte ed il bello-spirito
me la scimia contraffà l’uomo, e sostitui al naturale e al dilicato e
al
grazioso l’arte ed il bello-spirito, ed il parlar
o merito ed interesse. Osservasi ne’ Macabei locuzione corrispondente
al
soggetto, sublime talora, ricca di nobili sentime
renza de’ suoi soldati che altro non cercano se non che una donna; ma
al
Conte di Calepio sembra incredibile il di lui amo
e avuto presente qualche modello in tale argomento. So però che oltre
al
poema di Camoens si maneggiò in Lisbona dal Ferre
Ferreira, ed in Castiglia dal Bermudez e da Mexia de la Cerda, benchè
al
cospetto della Inès francese spariscano tutte le
enchè non a torto da Federigo II re di Prussia in una lettera scritta
al
Voltaire nel febbrajo del 1749 venga tutta la tra
ide si reputarono dal medesimo re di Prussia tragedie de toute beautè
al
pari del Radamisto. A noi, oltre a ciò che dell’E
o, il quale per mille indizii, risulta reo dell’ammazzamento di Serse
al
pari di Dario. Queste osservazioni non debbono gr
ata. Debbe a lui il coturno non solo varie favole degne di mentovarsi
al
pari del Cinna, dell’Atalia e del Radamisto, ma u
reina è in procinto di tutta abbandonarsi alla di lui fede, fa torto
al
carattere enunciato dell’uno e dell’altra. Innamo
si, il Senato si è radunato, ha giudicati i ribelli, sono essi andati
al
supplicio, Tullia si è uccisa, Bruto è stato dich
gorga dagli occhi miei, ti bagno il volto. Va, non t’indebolir: porta
al
supplizio Tu quel maschio valor che in me non tro
attro soli versi di questa scena. Giva cosi il Voltaire avvicinandosi
al
Cornelio, al Racine, al Crebillon, mostrando però
rsi di questa scena. Giva cosi il Voltaire avvicinandosi al Cornelio,
al
Racine, al Crebillon, mostrando però ne’ tratti d
ta scena. Giva cosi il Voltaire avvicinandosi al Cornelio, al Racine,
al
Crebillon, mostrando però ne’ tratti del suo penn
teratura, se i fatti ed i giudizii ne fossero sempre sicuri? Tornando
al
Voltaire si osserva ancora che egli colla dipintu
co altro dramma francese che più felicemente ne’ tre ultimi atti vada
al
suo fine senza deviare e progressivamente aumenta
del migliore della tragedia italiana, ma cercò di accomodarla meglio
al
gusto francese togliendole l’aria di greca sempli
ingendo Merope in angustia tale che è costretta dal timore a scoprire
al
tiranno ella stessa il proprio figlio. Ma la sana
eroico, franco, temerario agli occhi suoi, non dovea far tutto temere
al
sospettoso Polifonte? Stravagante e senza utilità
all’altare, Viens recevoir la mort, où jurer d’obèir? Egisto anderà
al
tempio, ma come? incatenato, o libero? Non incate
atenato, altrimente non avrebbe potuto, come indi avviene, avventarsi
al
tiranno. Ma sé libero, Polifonte non dovea temere
to alla famiglia di Cresfonte? Alcuna di tali riflessioni non isfuggì
al
più volte lodato Calepio, e mal grado della di lu
una edizione del 1743 si dice composta fin dal 1736 e mandata allora
al
principe reale poi re di Prussia Federigo II. Tan
su questa tragedia disse lo stesso autore nelle sue prose or parlando
al
nominato sovrano or sotto il nome di altri più vo
parlando al nominato sovrano or sotto il nome di altri più volte sino
al
1743; e tanto con varia critica ne favellarono i
me cortecce di sughero in ogni materia), quando non vogliano ripetere
al
loro solito senza citare, non saprei che cosa pot
oggetto, colle situazioni meravigliose che portano il terrore tragico
al
più alto punto, coll’interesse sostenuto che aume
che in lui si svegliano alla vista del di lei sangue, danno a vedere
al
popolo lo spettacolo di un uomo potentissimo e no
no di Gusmano, perchè s’egli non l’amasse sì altamente, il concederla
al
rivale sarebbe un’ azione non molto straordinaria
uesta favola, e mostra che il disegno dell’autore fu bene di rilevare
al
possibile l’eroismo Cristiano e renderlo trionfan
e’ personaggi; ma sempre in compenso vi trionfano l’umanità, l’orrore
al
vizio, l’amore della virtù. Alzira, Zamoro, Gusma
a. Quel contrasto di gioja e di dolore che passa nell’animo di Alzira
al
ritorno di Zamoro creduto morto, rende eccellente
doni. Alv. Ch’io ti compianga e ti perdoni.Ah figlio, La tua virtude
al
tuo coraggio è pari! Alz. Qual cangiamento, etern
ggio! Zam. Sorprendente linguaggio! E che vorresti Forzar me stesso
al
pentimento? Gus. Forzar me stesso al pentimento?
che vorresti Forzar me stesso al pentimento? Gus. Forzar me stesso
al
pentimento? Io voglio Anche di più : forzar ti v
per la Persia coll’insinuare per bene del pubblico sentimenti di pace
al
suo successore, e per la Grecia col mettere con b
, de’ maghi e de’ guerrieri della nazione, riesce così poco credibile
al
nostro tempo, che lascia un gran voto nell’animo
quel medesimo infortunio. E per ultimo si noti che Assur dice a Ninia
al
comparire Semiramide spirante, Règarde ce tombea
a concione di Orbassan della prima scena pieno di nobile indignazione
al
vedere la Sicilia in preda all’avarizia, alla fer
e. Da prima, a quanto ne dicono i nazionali, avea egli dato un figlio
al
re Toante facendolo innamorato d’Ifigenia. Ma il
alle precedenti; e gli Eraclidi molto più. Così quest’enciclopedista,
al
contrario di ogni altro, perdeva coll’esercizio;
contrario di ogni altro, perdeva coll’esercizio; e forse disingannato
al
fine abbandonò un genere a’ suoi talenti inaccess
a alcun tratto robusto, benchè tutti i personaggi introdotti trovinsi
al
solo Spartaco sacrificati. Uno de i discepoli Vol
dall’autore gl’intelligenti a dispetto di una lettera ch’egli scrisse
al
suo maestro Voltaire, in cui amaramente satireggi
La sola sua Venezia salvata riuscì assai nel rapprensentarsi e rimase
al
teatro. Il commediante Ma Noue morto nel 1761 scr
Il commediante Ma Noue morto nel 1761 scrisse Maometto II che rimase
al
teatro. Voltaire gl’indrizzò un madrigale in occa
anche i giornalisti francesi. Questo scrittore erudito ha dato anche
al
teatro Briseida rappresentata con applauso, racch
del 1755 fralle altre specie drammatiche coltivò la tragedia, e diede
al
teatro il Callistene nel 1730 tragedia di semplic
omposto nel 1733 che ebbe venti rappresentazioni successive e rimasto
al
teatro vi si ripete sempre con pari successo. Fer
vallo dell’atto IV per tutto il V sembrano troppo accumolati riguardo
al
tempo della rappresentazione; ma a giustificarne
lianza non mancano esempi nella storia, e molto meno dee contrastarsi
al
poeta la facoltà di fingerne, purchè ne faccia ri
ed il trionfo della virtù, come appunto avviene nel Gustavo. Intorno
al
1777 o 1778 si produsse con applauso sulle scene
a rassomiglianza che per questa parte ha con l’Alzira, non ha nociuto
al
buon succsso di Zuma. Le situazioni patetiche che
ccina? Belloy talmente si appropriò questo vanto che nella prefazione
al
suo Gastone e Bajardo se ne pavoneggia sino all’e
enza nausea un uffiziale come Bajardo mandare un biglietto di disfida
al
suo generale, ed accettarla costui preferendo un
na, di cui si parla sin dall’atto I, da scoppiare nel V. Infallibile,
al
lor credere, è la riuscita di questa mina; or per
a cui sempre ricorse invanoa. Ne tennero i Veneziani il governo sino
al
1509b. Luigi XII pretensore del ducato di Milano
o le donne , e quasi tutti i cittadini che non potevano più soffrire,
al
dir del cardinal Bembo, desiderano tornare sotto
e le due teste caddero a’ piedi suoi. Fu ciò un’ ombra che si mischiò
al
lustro del trionfo; ma i Francesi non videro che
osse villanie all’imperadore Massimiliano, a Ferdinando il Cattolico,
al
marchese di Pescara? E qual parte ebbe questo Sci
a? E ciò appunto gl’imputa il Belloy, facendò dire dal duca di Urbino
al
Bajardo on peut sans effroi Pou
armi e gli diedero agli Spagnuoli, a condizione che gli rimandassero
al
campo francese. Ma lasciamo le istorie, le note e
o con gli orrori e l’esecuzioni della repubblica che sorgeva in mezzo
al
sangue. L’orribil suono delle campane ad armi che
la Francia. Quel suono continuava anche nell’intervallo dall’atto IV
al
V. Si ripetè questa tragedia nell’anno IX della l
a tragedia. L’incertezza per altro di Carlo IX sempre irrisoluto sino
al
punto che si avvicina il gran momento della strag
geo che ignora di esser suo figlio; l’artificio di Medea per giugnere
al
suo scopo rendendosi vie più padrona del cuore di
ato a se il suo componimento per ritoccarlo, più non curò di renderlo
al
teatro o di pubblicarlo per le stampe. Lagouée p
teatro della Repubblica Eteocle e Polinice che non si avvicina punto
al
Racine che lo precedette in trattar lo stesso arg
inato uno sposo illustre, nè più soggiugne, per essere stato chiamato
al
Consiglio. Ella ne mostra piacere col padre, cred
ere col padre, credendo che le abbia destinato Montcassin, niun altro
al
suo avviso potendo meritare il titolo d’illustre.
ca Bianca; quando mio padre è venuto a prevenirmi di avermi destinata
al
maggiore degli eroi di Venezia, ho creduto ch’egl
andolo opportuno (in caso che il padre soparavvenisse) per l’evasione
al
palazzo vicino del ministro di Spagna. Egli viene
amante. Bianca per provarglielo vuol giurarle fede di sposa in faccia
al
Crocifisso eh e è nella Cappella, aggiungendo che
iva Pisani a dire, che un evento disgraziato chiama i tre Inquisitori
al
tribunale; Montcassin ha violata la legge terribi
nda del suo destino, ed intende che Montcassin è ne’ ferri, e portato
al
tribunale coperto di un mantello. Risolve di vole
no per essi tre sedie nere su di uno strato nero ancora. Il Greffiere
al
di sotto di essi siede con una tavola davanti. L’
ente metodo de’ moderni. Sottentrano Contarini e Capello. Questi dice
al
Collega, perchè mi riveli in questo punto che Mon
anto è scritto nel processo verbale, e sottoscrive. È condotto dietro
al
fondo del teatro. Si giudica. Contarini pronunzia
i parla. Egli non potè allegare veruna discolpa, per non pregiudicare
al
decoro dell’amata, e creduto reo di stato fu dagl
anto alle circostanze di Bianca; je regrette mes larmes , egli disse
al
fine lieto inatteso; il mio dolore (aggiunse) è u
iunse) è una emozione passeggiera, di cui quasi ho perduta la memoria
al
vedere gli amanti in piena felicità. L’autore si
di morte dovuta ad un reo di stato; e questo silenzio diventa nobile
al
pari di quello del Conte di Essex. Ben diversa è
o stile, i leggitori ben vedranno che l’autore sovrasta di gran lunga
al
Lemiere, al Belloy ed a’ loro simili, ma che non
eggitori ben vedranno che l’autore sovrasta di gran lunga al Lemiere,
al
Belloy ed a’ loro simili, ma che non si avvicina
dam nel 1756. a. Verdizzotti vol. II de’ Fatti Veneti dall’anno 1504
al
1570. a. Vedasi ciò che l’Avogadro scrisse al Se
Veneti dall’anno 1504 al 1570. a. Vedasi ciò che l’Avogadro scrisse
al
Senato Veneziano secondochè narra il Bembo. b. P
spalle e riprendeva serenamente la scena interrotta. Si racconta che
al
famoso monologo dell’Amleto, egli, una volta, pro
ro di prosa, seconda donna di pregio, ammirata e festeggiata a Parigi
al
fianco di Adelaide Ristori. Ma quando la febbre d
era intera nel personaggio che egli rappresentava, quando si mostrava
al
pubblico sicuro di sè, padrone assoluto della sua
ione, quale artista ! Recatosi all’Arena Nazionale di Firenze, avanti
al
’70, fu tale il successo ch’egli ebbe coll’Amleto
sa non mai accaduta nè prima, nè dopo di lui, di trasportare le tende
al
Teatro Pagliano per meglio appagar le esigenze de
mania solitaria…. Il Capelli vive oggidì a Bologna, passando le notti
al
Caffè del Corso tacito, isolato, guardando i cerc
ediamo nella lista della compagnia che desiderava unir Fabrizio (V.),
al
cui nome è riferita per intero ; in essa appare p
azza di Napoli sappiamo dalla seguente lettera, che la moglie scrisse
al
Duca, l’anno dopo che furon tornati da quel disas
tioni di V. A. S., ha impignato tutte le sue Gioie per ottanta doppie
al
Banco di S. Giacomo de Spagnoli, delle quali cinq
(di mano posteriore). Della Compagnia del ’75 si è riferito l’elenco
al
nome di Areliari. Qui aggiungiamo che allora S. A
rte intiera. Il 20 gennaio di quell’anno si attaccò di notte il fuoco
al
Teatro Valentino, che in poche ore fu distrutto,
na doppia d’Italia valeva trentatrè lire) : ma la vediam ricostituita
al
suo soldo l’ ’86 con pochi mutamenti, alla quale
ituita al suo soldo l’ ’86 con pochi mutamenti, alla quale con ordine
al
tesoriere Zerbini del 28 giugno, il Duca Francesc
à stati eretti in sala conveniente palcoscenico e palchetti ; quando,
al
momento di partire, gli fu ingiunto di aspettar l
Milanta – Dottore, Marchi – (?), e Narici – Orazio), mosser lagnanza
al
Duca di Modena con lettera da Lodi del 16 xbre ’8
tutti coloro, nei quali spirto di ragion si vede ; et chi più v'alza
al
Ciel, chi più vi cede, più di ciò che far dee ser
a Lethe ; ma d’hoggi il dì non tien più egregio ingegno di voi ; che
al
Ciel e agl’huomini vivete non men d’honor, che di
altero, lodando il mondo, in suon chiaro, et profondo, acquista fede
al
mio giuditio intero. Primo a sè stesso, a null’al
, il quale comincia a farsi sentire in un lungo monologo di Pantalone
al
primo atto, tutto a bisticci : La sorte s’urta,
di parole con l’Eco, che torna poi in scena, per dir così, con Titiro
al
secondo atto, e con Montano, poi con Graziano e B
con Montano, poi con Graziano e Bergamino, e con Fiammella e Ardelia,
al
quarto. Non ispregevole pastorale, non certo dell
cui, oltre alla felicità dell’orditura, alla maestria della condotta,
al
fantastico di certe scene, sono versi abbastanza
Rege santo, circondato da Principi famosi, che, per servizio fargli,
al
quinto Cielo. andriano per levar il ferro a Marte
o Cielo. andriano per levar il ferro a Marte, pur che ciò fusse grato
al
suo Signore. ………….. Interessante è il prologo de
a moglie di Leandro formano la metà della Compagnia e danno tal caldo
al
detto Leandro e Brighella, che non si può più uiu
regalo per uno ; e da me risaputo, come capo della Compagnia scrissi
al
Signor Martinozzi, maestro di Camera di detto Em.
.ª cagionarono, che dieci giorni sono, la Leonora ed’io promettessimo
al
Carpiani, et Cau.ri suoi parziali d’unirsi con es
questi due : ma caro padrone, non palesi questa lettera ad’altro che
al
Ser.mo Signor Duca, perche mi conuerrebbe ammazza
Bologna con questi, mi conserui in sua grazia, mostri il mio affetto
al
Ser.mo Signor Duca, e li mostri in uno l’estreme
se Obizij. questa Compagnia si è obbligata per l’Autunno, è Carnouale
al
Signor Almoròzane ; la quale non à che far di me,
gnia ò altra la mia persona per l’Autunno, e Carnouale. ne hò scritto
al
Signor Toschi : ne di ciò ne hò mai hauto rispost
di imagini, tanto più rare e pregiate, in quantochè apparse in mezzo
al
dilagar delle strampalerie del tempo, e di cui me
icato, sempre a Venezia, del ’28, un Effetto di Diuozione, consacrato
al
merito indicibile de i due famosi in amicizia, e
e un’ode in quartine. Francesco Bartoli fa nascere il Fidenzi intorno
al
1596. Quando stampò le rime in morte della Delia,
io Fidenzi tra i comici che furon nella Compagnia dei Gelosi dal 1576
al
1604. Ma allora avrebbe dovuto nascere intorno al
dei Gelosi dal 1576 al 1604. Ma allora avrebbe dovuto nascere intorno
al
1580, o poco più. E in tal caso, come poteva trov
. Dal Prologo da recitarsi dalla Compagnia accademica-toscana addetta
al
regio teatro degl’Intrepidi di Firenze, principia
uardanti la vita di questo attore che recitava nella Compagnia Roffi,
al
tempo di Francesco Bartoli, con aggiustato sentim
chi, ma l’impresa ebbe poca durata, ed essi tornarono a Firenze, ove,
al
Teatro della Piazza Vecchia e del Cocomero, ella
atrice avvenenza, poteva essere elevata ad un grado distinto in mezzo
al
numero limitato delle valorose giovani attrici.
ea, che non mai l’etade abbatte, o fiede. Signor, (dicea) colei, ch’è
al
vostro piede Implora alto favor : giammai non cag
sua fronte Del nostro eterno, ed onorato alloro. Qui le Sceniche Muse
al
cenno pronte Di verde serto ornarla ; e all’Indo
e Sceniche Muse al cenno pronte Di verde serto ornarla ; e all’Indo e
al
Moro Le virtù di Giuseppa andar più conte. Fini
i. La mala condotta d’un unico figliuolo, Cesare, condotto anzi tempo
al
sepolcro, finì di atterrarlo. Si ritirò il 1832 n
(p. 298.): “La descrizione, a dire il vero, non e la più vantaggiosa
al
gusto Spagnuolo: se poi lo sia l’originale, lo de
tà così descritti per tacciar di cattivo gusto gli Spagnuoli (nel che
al
solito combatte colle ombre impalpabili): in seco
verio, fondate il vostro sospetto, che la mia descrizione pregiudichi
al
gusto Spagnuolo? Dite voi ciò per vostro, o per m
al gusto Spagnuolo? Dite voi ciò per vostro, o per mio sentimento? Se
al
vostro giudizio sembra, che la costruzione de’ Te
e ancora. La construzione de’ Teatri di Madrid nulla ha di repugnante
al
gusto. E’ un misto di nuovo metodo per gli ordini
il Sig. Lampillas, altrimenti l’avrebbe posto alla vista, e ripetuto
al
suo solito più di una volta. Gli avesse fatto qua
lle oscuritá visibili de’ Corridoj? Niuna offesa parmi che ne ridondi
al
gusto, se si osserva che esse possono essere una
i voi), che los Chisperos, los Arrieros, e simile gentame, trovandosi
al
coperto in quelle tenebre, specialmente prima d’i
nnar questi fatti qual sognato detrimento ne soffre il gusto? Intorno
al
secondo punto, in cui dimostrate dubitare della v
avrei potuto salvarmi da’ giusti rimproveri degli abitatori di Madrid
al
vedere falsamente riferita una cosa materiale esp
rovavano in essa cosa veruna contraria a una moderata Critica intorno
al
Teatro Spagnuolo formale, e materiale, col disegn
ampa; ed ebbi il piacere di udirgli affermare, che tutto era conforme
al
vero, e a’ dettati degli eruditi nazionali: che a
tori degli ultimi tre secoli, i quali sono tanti, Sig. Lampillas, che
al
vederne la lista trasecolareste. E voi osate dire
va contro la Ricci (V. Bartoli-Ricci), e fu dallo zio mandato paciere
al
Gozzi, perchè riprendesse il suo ufficio di Prote
parte di Don Adone nelle Droghe d’Amore di esso Gozzi, rappresentate
al
Teatro S. Salvatore in Venezia il 10 gennaio dell
6-77 e cagione di tante noie, di tanti fastidi, di tanti pettegolezzi
al
proposito appunto di quella parte ; chè in essa v
ritratta la figura del Gratarol suo benefattore. La parte poi, tolta
al
Benedetti per raggiri del Sacchi, fu recitata da
tti per raggiri del Sacchi, fu recitata da Giovanni Vitalba, che cedè
al
Benedetti la sua, quella di Don Alessandro gran C
Bartolomeo. Piemontese, del Moncenisio, nato il 1640 circa, fu comico
al
servizio di Ferdinando Carlo per diciassette anni
ben servito che dir si potesse. Forse nei diciassette anni ch'egli fu
al
servizio di Ferdinando, si trovò a essere ceduto,
dentificare pel Ranieri questo Aurelio che dal Duca di Mantova è dato
al
Duca di Modena, in cambio del Parrino (V.), che Q
osi l’ 85 a Parigi, Bartolomeo Ranieri vi esordì nell’aprile, assieme
al
Pulcinella Fracanzano, quale secondo Innamorato,
l’aprile, assieme al Pulcinella Fracanzano, quale secondo Innamorato,
al
posto dell’ Ottavio Zanotti. Il successo se non s
Fiorentino, fu artista di assai pregio per le parti comiche, fiorito
al
tempo in cui Goldoni era al soldo di Medebach. Fu
ssai pregio per le parti comiche, fiorito al tempo in cui Goldoni era
al
soldo di Medebach. Furon scritte per lui le parti
o comico, nella Gastalda, e in qualche altra commedia. Passò nel 1753
al
Teatro S. Luca, e ci fa sapere il Bartoli che ina
Compagnia, che non sapeva come sostituirli. E tal fatto mise innanzi
al
pubblico il Goldoni nella introduzione a quelle r
ada dal Comico Lucio Landi fiorentino Giuseppe Spisani Bolognese vomo
al
seruigio della Compagnia Comica, che attualmente
colà sin’ora carcerato, in persona di Giuseppe Spisani Bolognese Vomo
al
servigio della Compagnia Comica, che in allora re
Teatri Greci materiali, secondo Vitruvio non lasciarono di apprestare
al
Dramma Satiresco la sua Scena, e le decorazioni c
iano un Dramma Pastorale con fine tragico, che in nulla rassomigliava
al
Ciclope di Euripide, e nell’antichità non avea es
appartiene di tutta ragione all’Italia, benchè sembrasse diversamente
al
P. Brumoy e ad altri ancora, che vorrebbero ricav
.). Gl’Italiani non furono gl’inventori della Pastorale, perchè “sino
al
1554. quando uscì il sacrifizio del Beccari, può
tillejo, il quale certamente fiorì da’ primi anni di quel secolo sino
al
quaranta”. In prima questa serie istorica de’ Com
dite, che Castillejo certamente fiorì da’ primi anni del secolo sino
al
quaranta. Questa parola certamente parmi della na
ntro di voi, che asserite volontariamente cose non vere, per giugnere
al
vostro intento. Di poi non si vede che ondeggiate
e perdendo terreno. Dite in oltre ch’ei fiorisse verso il 1530. fino
al
40. Presto dunque bisogna che lasciasse di fiorir
sto dunque bisogna che lasciasse di fiorire chi prolongò la vita sino
al
1596., sopravvanzandogli ben cinquautasei anni in
data dell’Edizione del Saggio. Mi ristringo solo a domandare, se pare
al
Sig. Apologista, che quest’amicizia possa dirsi c
al Sig. Apologista, che quest’amicizia possa dirsi contratta intorno
al
1511., perchè allora quel Valenziano stampò alcun
orì tra il secolo XVI., e il XVII., e scrisse alcuni Dialoghi intorno
al
mestiere, e a’ costumi de’ Commedianti, mostrando
mbiato il Libro del Roxas: in somma faccia egli, che farà sempre bene
al
solito. Mi dica solo; questa trasformazione de’ D
mpose alcune ottime Ecloghe, ed una di esse intitolata Albanio sembra
al
Lampillas un bellissimo Dramma Pastorale. Faccia
ché) all’anteriorità della Pastorale, che è l’Itaca che fugge davanti
al
nostro Catalano Ulisse, ha trasformata una bell’E
di Aristotile Partic. 8. 1. Non siamo stati avari delle nostre lodi
al
componimento di questo illustre Poeta: perchè non
o no puede compararse con la primera. Ma per non poter essa pervenire
al
merito della prima avrà cangiata natura? non sarà
te nel XVII. E fu un errore del Nisieli, e del p. Bianchi il riferire
al
XVII l’Arlecchino, il Dottore, il Pantalone, il B
sai diverse dalle antiche pel fine, per la forma, e per l’uso. Quanto
al
fine si è già veduto nel volume I che gli antichi
de’ loro teatri di accrescere la voce, e di avvicinare il personaggio
al
numerosissimo uditorio, vi provvidero colle masch
rappresentavano mascherati, essendo tra essi un delitto di mostrarsi
al
popolo con volto nudo; e se tra’ Romani alcuno de
con tutto il vestito, in tutti gli attori accomodandolo alla nazione,
al
carattere, al tempo; e non commettevano l’error g
estito, in tutti gli attori accomodandolo alla nazione, al carattere,
al
tempo; e non commettevano l’error grossolano di v
iù recenti, hanno mescolato quattro lasagnoni con abiti fantastici, o
al
più usati in altri secoli. Da ciò si deduce, che
uente secolo; e fu un errore del Nisieli e del P. Bianchi il riferire
al
XVII l’Arlecchino, il Dottore, il Pantalone, il B
ssai diverse dalle antiche pel fine, per la forma e per l’uso. Quanto
al
fine si è già veduto nel volume I che gli antichi
de’ loro teatri di accrescere la voce e di avvicinare il personaggio
al
numerosissimo uditorio, vi provvidero colle masch
rappresentavano mascherati, essendo tra essi un delitto il mostrarsi
al
popolo col volto nudo; e se tra’ Romani alcuno de
con tutto il vestito, in tutti gli attori accomodandolo alla nazione,
al
carattere, al tempo; e non commettevano l’error g
estito, in tutti gli attori accomodandolo alla nazione, al carattere,
al
tempo; e non commettevano l’error grossolano di v
più recenti, hanno mescolato quattro lasagnoni con abiti fantastici o
al
più usati in un altro secolo. Da ciò si deduce ch
Pontremoli. La servetta della Compagnia Imer
al
San Samuele. Il Goldoni la dice brava, eccellente
r, gridano a gara tra fronda e fronda gli augelletti, e tutte fan eco
al
canto lor l’aure soavi. Libertà, libertà ; di que
io faccio, pria che il raggio del Sol l’onda riscaldi, de' muti pesci
al
nostro cibo eletti. Ognun qui vive a suo talento,
DISPERAZIONE Ohimè ! parte l’infido, e me qui lascia tradita, e sola
al
mio dolore in preda. Perfido ! Arresta i passi, e
mio dolore in preda. Perfido ! Arresta i passi, e riedi a questa che
al
tuo desire, al tuo costume abbietto ardisti d’imm
preda. Perfido ! Arresta i passi, e riedi a questa che al tuo desire,
al
tuo costume abbietto ardisti d’immolar semplice D
pace, oh core, oh libertà perduta ! Ma invan mi lagno, e di mie voci
al
suono sordo è il mar, sordo è il ciel. Io son tra
le varie Compagnie di Napoli. Il 1754 era con Domenicantonio di Fiore
al
Casotto del San Carlino ; dal '63 al '69 ottenne,
era con Domenicantonio di Fiore al Casotto del San Carlino ; dal '63
al
'69 ottenne, per farvi commedie, un rimessone dei
o vecchio, fu per essere licenziato di compagnia, ma con una supplica
al
Re, vi rimase fino all’ '82. Vistosi abbandonato
'82. Vistosi abbandonato e ridotto alla miseria, avanzò una supplica
al
Re per ottener grazia di « esporre una statua di
aratteri bodoniani. Prese in prima per mano l’Adelinda, e adattandola
al
nuovo suo sistema ebbe il piacere che si rapprese
sibili, ed ispirare eroismo. Anche la scena ottava nell’atto IV parve
al
Calsabigi stesso manchevole al confronto di Giaff
che la scena ottava nell’atto IV parve al Calsabigi stesso manchevole
al
confronto di Giaffiero e Pietro nella tragedia di
Uberto così malconcio da’ tormenti, e del moto della favola che corre
al
fine; ora una scena diffusa calcata su quella del
? Sol di patria. E giuri? E giuro. Adel. Ahi non resisto più, vieni
al
mio seno. Adelinda disingannata e piena di gioj
irtù e la costanza di lui la fa cadere nel più profondo abbattimento,
al
considerare, che ella, lui fedele, non se ne può
punto, riflette di non poter vivere senza Romeo e senza rinfacciarne
al
padre la perdita, e si uccide. E non si conterà q
onte Pepoli. Dirò solo che (oltre dell’azione ben congegnata conforme
al
nuovo sistema assai migliorato, e dello stile nob
tre da me lette, questa del lodato autore sembrami la più conveniente
al
grande evento tramandatoci dall’antichità sull’am
lui da che Ifigenia fu sacrificata in Aulide, l’accoglie, e l’immola
al
suo furor vendicativo. Prima di chiudere la class
a verso il 1746, e lo tradusse e stampò anche in italiano. Benemerito
al
pari de’ prelodati della drammatica poesia latina
n gusto, l’eleganza della sua penna tanto esercitata, le raccomandano
al
pubblico, e fanno desiderare che si producano. Il
si sa ancora che i Cavalieri ad esso ascritti non solo si destinavano
al
riscatto degli schiavi colle ricchezze, ma non ri
tre l’uso della sua nazione, la mano, e le offre il suo scettro. Osta
al
suo amore la fede e la tenerezza che Ormesinda se
o seguito delle reliquie de’ Templarj. Rodrigo vuol condurre Anagilda
al
campo. Fernando colla spada sguainata vuole imped
tti i Cavalieri Templarj sotto le spade Aragonesi. Enrico rappresenta
al
generale il pericolo di suo figlio insieme con la
passi eccellenti è ben difficile scerne alcuni pochi senza far torto
al
rimanente; pur ne indicheremo alquanti. Notabile
re Anagilda, e Ramiro lo dissuade: e la settima, dove Anagilda palesa
al
suo amante di essere già sposa di un altro, che n
, oh Dio . . . mi manca. Ahi che pena . . . che orror . . . vedermi
al
fine Dentro il campo nemico e tra coloro, Che
i al fine Dentro il campo nemico e tra coloro, Che han dato morte
al
padre mio . . . se qualche Conforto trova quest
ndi, Stendimi la tua destra . . . amato padre . . . Stendila pure
al
tuo Fernando . . . ah sposo, Io manco . . . io
niera di colorire priva di quella felicità di pennello onde si ritrae
al
vivo la natura, il componimento pare uscito da pe
mandata da Carlo I di Angiò per torsi davanti un perpetuo competitore
al
trono di Napoli. Vi s’introduce Roberto di Bari a
oglie di Carlo, carattere insipido, che sedendo sul trono napoletano,
al
sentire che la misera madre di Corradino armata d
ze de’ popoli esigono cambiamenti o moderazioni, altro non è permesso
al
buon re che ciecamente eseguirle, dovesse anche s
ogno? qual nuovo movimento ne risulta all’azione? quale accrescimento
al
tragico? Si vorrebbe oltre a ciò la favola meglio
o? Si vorrebbe oltre a ciò la favola meglio organizzata, più tendente
al
fine, meno carica di freddi riposi episodici che
zione latina ad Orlow) che non comparve sulle scene. Facciasi ragione
al
vero, nè la versificazione prosaica, negletta, di
all’avviso del pubblico, e a noi basta di averla mentovata. Passiamo
al
Gerbino, ed al Corradino ch’egli accarezzò e rico
pubblico, e a noi basta di averla mentovata. Passiamo al Gerbino, ed
al
Corradino ch’egli accarezzò e riconobbe per sue.
perta delle sue vesti e trucidata sul cassaro della nave, e l’appiccò
al
fatto della sua Tunisina che precede la rappresen
’interruppe. Racconta Erbele di essere stata mandata dal re suo padre
al
re di Granata, e la confidente va tratto tratto i
ccolse i miei sospiri, e pari Ardor accese l’alma sua gentile, Ed
al
mio amor ben largo premio ottonni In quella not
cito posi! O momento fatal quando m’accolse Tralle sue braccia, e
al
bianco petto strinse. La virtù quì fa poco cont
rtù dopo quel notturno illecito abbracciamento, dopo di avere stretto
al
suo bianco seno un amante, baciatolo, e concesso
di avere stretto al suo bianco seno un amante, baciatolo, e concesso
al
foco di lui ben largo premio, è una ipocrisia ine
iene questa confidente a darle notizia de’ due prigionieri, ed Erbele
al
sentire ciò che narra di Gerbino, dice Questa è
darti, non a Gerbino, perchè non è femmina. Verrà par che si rapporti
al
re, scioglie a Gerbino. Ecco la prima espressione
domandare, All’ara infausta innanzi hai tu la fede A me promessa,
al
crudo re giurata? Ed Erbele, Non mi legò
là dove Filinto non rimane esposto alla pena sicura di morte. Di più
al
partir libero Gerbino in forza della grazia regia
perchè tanto scompiglio? Perchè certo nunzio che esce in campo quasi
al
tocco di verga magica, ha scoperta la falsa morte
allo. Comincia, è vero, in tuono famigliare ed alla sua condizione ed
al
suo sesso corrispondente, ma poi quella mora si a
onvolge, l’ultimo peggiore degli altri per le circostanze soverchie
al
caso, di un silenzio ed orrore, Qual regna in v
guardie, il quale essendo lasciato dal loro capitano per darne avviso
al
re, ha la libertà di amoreggiare a sua posta. Erb
dall’uno e l’altro, non ben si vede come il tormento possa esprimere;
al
più può obbligare a palesare, ad esprimere. Trall
arattere di Osmida è da porsi il comando che dà, che Gerbino condotto
al
patibolo Sugli occhi dell’indegna paghi il fio.
colpevole: Atto V. Ormusse narra ad Osmida che Gerbino è stato tratto
al
luogo del supplizio, e che Erbele De le sue dam
tratto al luogo del supplizio, e che Erbele De le sue dame in mezzo
al
folto cerchio Seguia di morte la funesta pompa;
ntenza ecco il solito Germondo che giugne per domandar grazia per lui
al
re. Gli espone come egli col suo decreto va in Ge
è poco. Nel far poi premure per la grazia per chi può rimanere ucciso
al
momento, si ferma in una osservazione intempestiv
Osmida. A noi sembra che più acconciamente si sarebbe egli appigliato
al
partito di destare nel re uno spirito di generosi
a crudeltà colla sua repentina non preparata mutazione; come convenga
al
tiranno Granatino quel vederlo, per una parlata p
istiano, divenire in un tratto eroe, magnanimo, impaziente dell’esito
al
pari di Seleuco del Varano e di Tito del Metastas
ù costanti, gli affetti meno svenevoli, le situazioni più convenienti
al
genere, e soprattutto più rispetto, ed onestà, gi
bre 1789, benchè si pubblicasse più tardi. Vi si premette un discorso
al
Lettore, in cui l’autore esalta i pregi del suo c
cune delle rimasteci esprimono fatti di popoli stranieri. Il Prometeo
al
Caucaso p. e. è nazionale a’ Greci? Reso, Frisso,
senza episodj riempiere il vuoto (così) di cinque atti, e presentare
al
pubblico lo spettacolo di due ore? Se così è, per
. Almeno, domanda Corradino tragicamente, fosti presente col pensiero
al
tuo Tancredi, come io rimiro presente ognor l’ang
cena importante e niente inutile, come quelle che l’autore rimprovera
al
Caraccio. Nella scena 4 impazienti sono Carlo ed
lo: Versa il sangue che vuoi. Pietà nasconda L’insidioso ferro, e
al
tuo vantaggio Servendo, fingi di servire al Cie
L’insidioso ferro, e al tuo vantaggio Servendo, fingi di servire
al
Cielo. Santamente crudel fia che rassemhri Di
erei del regno A lui lo scettro, se l’omaggio ei presti Di Pietro
al
successor. Lasciando stare la menzogna impudent
ietro al successor. Lasciando stare la menzogna impudente contraria
al
fatto, e l’ipocrita finzione, e notiamo solo che
gramatica vuol che si dica, cederò il regno, se l’omaggio ei presterà
al
papa, ovvero, cederei, se egli prestasse, o cedo
a la dilazione di un giorno. Ma questo breve indugio diviene sospetto
al
re. Partiremo domani (gli dice il duca d’Austria)
in corte, e prese in costume di salutarla. Ella anzi dovea rispondere
al
Padre: ricordatevi che sinora gli avete permesso
orradino insulta Carlo aspramente parlandogli come superiore, Togli
al
tuo crine l’usurpato serto, Scendi dal trono, e
periore, Togli al tuo crine l’usurpato serto, Scendi dal trono, e
al
suo signor lo rendi. Il pubblico forza è che ve
ove, perchè ella stessa sotto gli occhi dello spettatore ed in faccia
al
figlio che timido ed imbelle si accoglie nelle br
soffre eccezioni, O dolce oggetto de’ materni affanni Ti ho posto
al
mondo per regnar sull’ampie Rive d’Italia, non
o dove il tron t’era serbato; perchè sebbene Corradino avea diritto
al
regno, Manfredi però figlio di Federigo II n’era
i però figlio di Federigo II n’era già padrone quando Elisabetta pose
al
mondo Corradino, nè Corrado stesso gliel contese.
tre parole, e l’italiano, sul gusto di quelle di Seneca sconvenevoli
al
dramma, ne riempie tre versi. Ma il più curioso d
senza vantaggio si è che Iroldo studiasi di muovere la pietà, quando
al
contrario il disegno del duca nel presentarlo a G
isabetta di cedere, per la libertà del figlio, le ragioni degli Suevi
al
trono di Napoli, ed a proporre l’unione di Geldip
siglia a rigettarle ripetendo l’empio suo intercalare, il sacro ferro
al
petto indegno santamente crudel spingi, e Carlo c
ippe che intende la risoluzione del padre, e che Corradino è condotto
al
palco, freme, minaccia, inveisce contro del padre
saviezza uguale. Ma la dama Amelia che è stata nella piazza presente
al
tumulto, narra che Corradino è stato decapitato.
zza presente al tumulto, narra che Corradino è stato decapitato. Ella
al
pari di Zelinda del Gerbino ornando il suo raccon
inte rettoriche narra l’esecuzione della sentenza. Geldippe apostrofa
al
carnefice che non disarmi il fero braccio che sos
uffa de’ cavalieri col popolo e della calca, e del decoro conveniente
al
suo sesso, è stata presso al palco, le ha tutte r
e della calca, e del decoro conveniente al suo sesso, è stata presso
al
palco, le ha tutte raccolte, e le ripete prima qu
lco, le ha tutte raccolte, e le ripete prima quel che Corradino disse
al
duca, che si chiude in nove versi appresso in alt
ppalesato degno di figurare tra’ nostri migliori tragici, e di venire
al
confronto de’ buoni Francesi. Egli nell’edizione
l’autore: l’azione non si arresta in oziosi episodj: i caratteri sono
al
vivo espressi con maestria. Tutto però vi operano
a de’ Pazzi. Ha l’elocuzione elegante, aperta, energica e conveniente
al
genere, e i personaggi cresciuti al numero di sei
e, aperta, energica e conveniente al genere, e i personaggi cresciuti
al
numero di sei la preservano dalla necessità della
la scena di Bianca insospettita e di Raimondo impaziente di trovarsi
al
tempio, ed agitato per la tenerezza che ha per le
sta tragedia di personaggi troppo moderni di picciolo stato non regge
al
confronto di quelle ove intervengono Romani, Grec
quali opprimano o difendano la libertà. Contuttociò l’autore ne eleva
al
possibile l’azione, e Raimondo diventa personaggi
scelta senza durezze ed ornamenti superflui, azione che corre rapida
al
fine senza riposi oziosi. In Cosimo si delinea al
ne che corre rapida al fine senza riposi oziosi. In Cosimo si delinea
al
vivo un tiranno dedito al sangue: in Diego un gio
e senza riposi oziosi. In Cosimo si delinea al vivo un tiranno dedito
al
sangue: in Diego un giovane principe virtuoso e s
utta discopre l’anima sua spartana, e colla sicurezza di morire torna
al
suo carcere. IV nell’atto V la prima che è un mon
. . . In te (pur troppo!) Sparta or si estingue ... Ed alla patria,
al
figlio Sopravviver vorrà Spartana madre? Figl
Sofonisba. Non può negarsi all’Alfieri il vanto di tragico egregio
al
veder trattato con superiorità quest’argomento da
i la raffredda ogni volta che se ne impaccia. Bruto primo è dedicata
al
generale Washington, e v’intervengono sei persona
e colpevoli di tradimento, lacera il cuore di si gran padre sensibile
al
pari di ogni altro ove non si tratti della patria
iorno, o miei figli, io sopravviver giuro. Ch’io per l’ultima volta
al
sen vi stringa, Amati figli . . . ancora il pos
consiste in due non brevi scene contiene l’esposizione della congiura
al
Popolo, e la venuta de’ rei alla sua presenza. Ne
ne scongiuro pur l’ultima volta, Lasciami il piè ritrarre. Ciniro
al
fin le dice che i suoi modi le hanno tolto l’amor
or del padre. Mir. Oh dura, Fera, orribil minaccia! . . Or
al
mio estremo Sospir che già s’appressa ... alle
h madre mia felice! almen concesso A lei sarà . . . di morire . . .
al
tuo fianco. Cin. Che vuoi tu dirmi? ... Oh qual
i rari suoi talenti tragici. Bruto secondo indirizzata bizzarramente
al
Popolo Italiano futuro, in cui confabulano, oltre
rlar veramente romano astringe Cesare a dire: Io vorrei solo
al
mondo Esser Bruto, s’io Cesare non fossi. Bru.
ovo per la natural tenerezza che in entrambi traluce, nulla togliendo
al
carattere ed al proposito di ciascuno. Oh colpo i
al tenerezza che in entrambi traluce, nulla togliendo al carattere ed
al
proposito di ciascuno. Oh colpo inaspettato e fer
tano a Cesare e l’uccidono. Compiesi la tragedia coll’aringa di Bruto
al
Popolo, il quale da prima s’irrita alla vista di
; nè a lui era lecito di far comparire Antonio, il quale, presentando
al
Popolo stesso il cadavere di Cesare, lo svolge, l
’inflamma, e lo spinge a perseguitarne gli uccisori. Ciò ben convenne
al
Voltaire che volle rappresentare la Morte di Cesa
oturno, E giuri a me di nol più assumer mai. Ponendo noi pur fine
al
ragionarne aggiugniamo, per chi amasse di udirlo,
Plauto nelle maniere italiane, che pajono originali. Si farebbe torto
al
rimanente col recarne alcuni squarci; pure altro
nte pescatrici, avean tutte delle reti sotto le loro vesti. Arrivando
al
porto, vedo tosto quella cara sonatrice, che stav
e, il suo stato, ed il vostro. Questa gioja dunque stavalo aspettando
al
molo. “Peri. Ah strega maledetta! “Epid. Se l’ave
nza fortuna e senza merito. Rimase la Tirannia domestica inedita sino
al
1793, quando si è pubblicata nel terzo volumetto
congiungimento: 2 l’Uomo migliorato da’ rimorsi favola corrispondente
al
disegno dell’autore, interessando il carattere de
edono disgraziato: 4 l’Udienza, ove si dimostra il vantaggio che reca
al
Sovrano ed a’ popoli la benignità de’ Principi ch
n atrocità ed ingiustizie enormi; ma il buon Principe d’ottima indole
al
vedere lo spettacolo di un indigente meritevole s
freddezza ed indifferenza apparente, ella ne smania, vuol ricondurlo
al
suo amore, e finge di essersi avvelenata, ma scop
essersi avvelenata, ma scoperta la sua macchina n’è derisa, e calmata
al
fine sposa il suo amante: 6 la Fanatica per ambiz
l’Americano zotico e selvaggio nelle maniere, ma semplice e benefico,
al
vedere le ripugnanze della sposa e all’intenderne
pugnanze della sposa e all’intenderne la sorgente, risolve di fornire
al
giovane amato colle proprie ricchezze i mezzi di
eti comici ecc. ADDIZIONE VII* Fisedia del co: Pepoli Piacque
al
fecondo conte Pepoli di produrre nel 1796 in Vene
e che è piena di coraggio virile? Perchè esporre una tenera fanciulla
al
pericolo di un precipizio per via scoscesa e per
ne sono costruiti. Ad ottenere un continuato concorso altro non manca
al
teatro di san Ferdinando se non che fosse colloca
nzi. Dopo molti anni di silenzio il medesimo sig. Lorenzi ha data
al
teatro de’ Fiorentini l’anno 1795 la Pietra simpa
a dama oltramontana che si millanta studiosa de’ vulcani, si presenta
al
naturalista Mario, il quale l’invita a vedere la
gio. Macar. Padron mio, Cachelonie son chiamate, Perchè intorno
al
fiume Cach Nel paese de’ Calmuchi Son trovate
bisogno in qualche situazione; le moralità copiose non disconvengono
al
filosofo rappresentato e alla di lui famiglia. Qu
produzioni sceniche. Esse sono: il Trionfo di Giuditta, Mosè bambino
al
fiume, il Sacrificio di Jefte, l’Eccidio di Sisar
o e del clima di Partenope e delle ubertose campagne che soggiacciono
al
Vesuvio cagione della squisitezza de’ prodotti e
una brillante compagnia di dame napoletane che dettavano allora leggi
al
gusto e alle maniere. Vi s’introducono quattro ni
della poesia. L’Isola incantata che seduce le ninfe, e la pianta che
al
cadere rompe l’incanto, discendono dall’isola e d
ammatico del Gennaro è quello, a mio credere, signorile, che nè serve
al
metastasiano nè si eleva oltre la naturalezza e l
esi e de’ melodrammi eroici italiani, che noi non perdoniamo nè anche
al
Metastasio. Ranieri de Calsabigi ha prodotto non
Essendosi questo letterato mostrato in ogni incontro avverso affatto
al
sistema metastasiano, ed alcune volte con qualche
a gioventù l’esame de’ passi dati dal Calsabigi tanto allorchè giugne
al
suo fine, quanto allorchè lo veggiamo o in procin
l caso che tal fosse quale si decantava, spedì Athelwold suo favorito
al
padre di lei. Preso però il messo dalla bellezza
lei. Preso però il messo dalla bellezza singolare di Elfrida, riferì
al
re che era di un volto comunale e poco degna per
egna per le maniere delle reali nozze. Il re se ne svogliò, e permise
al
favorito di ottenerla per se stesso. Celebrate le
nè altro ne udisse il re deluso. La fama e l’invidia bentosto diedero
al
re indizio della perfidia di Athelwold; ma dissim
di palesare alla moglie il proprio inganno, e la pregò di presentarsi
al
re con poco garbo e inornata, e dissimulare al po
a pregò di presentarsi al re con poco garbo e inornata, e dissimulare
al
possibile le proprie grazie e i pregi naturali. E
issimulare al possibile le proprie grazie e i pregi naturali. Elfrida
al
contrario o per voglia natural di piacere, o per
re, o per disdegno nato nel suo cuore contro dello sposo, si presentò
al
re con tutta la pompa de’ proprj vezzi, a segno c
ntaggioso per la musica, perchè gli affetti non sono punto riscaldati
al
giusto segno, dicendo appena Elfrida, in q
iamarsi, abbraccia 34 versi, e conchiude cosi: Org. Torni d’Elfrida
al
core . . . Elfr. Torni del Padre al core . . .
de cosi: Org. Torni d’Elfrida al core . . . Elfr. Torni del Padre
al
core . . . Evel. Torni nel nostro core . . . O
ore . . . Evel. Torni nel nostro core . . . Osm. Torni d’un Padre
al
core . . . a 4 La calma che perdè. Quattro pe
ra ancora la scena sesta, in cui Elfrida rassicura Adelvolto riguardo
al
padre; e quando poi lo vede agitato per la venuta
o alquanti dì, e veder la sposa. Orgando che sin dalla scena 7 del I,
al
dir di Evelina, ito era ad ossequiare il re, giug
la rende importante è il segreto che a lei palesa dell’inganno fatto
al
re, il quale pone l’uditorio in attenzione sospes
dre vien fuori con impeto dopo di aver chiamate in soccorso (poderoso
al
certo!) contro del padre Evelina e le compagne ne
irtù, ma non già prodezza di guerriera, divenuta un’ amazzone, impone
al
suo seguito che spezzi la barriera, e si avanza s
e di Adelvolto; Or pare verisimile che dovessero osar tanto in faccia
al
re circondato da’ soldati, da cavalieri ec. ribel
ua sposa si è ritirato alle sue stanze, quasi potesse rimanere ozioso
al
punto, in cui stanno le cose. L’azione naturalmen
ando e le offre il trono e la mano. Si sdegna Elfrida, e non a torto,
al
sentirsi proposto da un re, il quale sempre ha in
amci qui. Orgando come il sa egli? Ella ha manifestato il suo disegno
al
marito nella scena 5; è venuto il re che è presen
do in grazia di Elfrida accorda che resti Adelvolto, ma lo sottomette
al
giudizio de’ Pari, che ben sa Elfrida che sia giu
di prepararsi un poco più tal determinazione, dando maggiore energia
al
suo carattere? Ne rimane atterrita Elfrida, si la
di di Eggardo, e il vivace suo pregare ottiene la grazia e il perdono
al
marito. Hai vinto, le dice il re, e con nobil sen
al marito. Hai vinto, le dice il re, e con nobil sentimento contrario
al
primo suo scandaloso pensiere di sposare la mogli
sone scellerate che precipitano gli eroi nell’infelicità. L’azione va
al
suo fine, malgrado di alcune scene di ripetizioni
ompassione, d’altro in fine non essendo reo che di superchiería fatta
al
re per troppo amore. Il disviluppo segue acconcia
l fine del dramma un estratto di una lettera che l’autore attribuisce
al
signore d’Herbert, cui è dedicato. Egli lo loda,
ert non vi sarà neppure un Bettinelli nè un Vannetti che applaudirono
al
vivente Calsabigi 1 disprezzator del Metastasio,
onvenevole alla scena. Convien dunque a tale edizione attenersi, che,
al
dir dell’autore, la presenta qual si compose; ma
ítà richiesta nel linguaggio drammatico, si accorderanno simili frasi
al
Calsabigi, il quale ad esclusione de’ passati poe
i vede affatto; nel terzo segue Adallano, e non parla mai, se non che
al
finir del dramma profferisce in compagnia di Seli
asciam pure che lo stil tragico schiva simili leziosaggini: come però
al
cader del secolo decimottavo menar buona al poeta
i leziosaggini: come però al cader del secolo decimottavo menar buona
al
poeta Livornese quell’unione segnata a caratteri
no tenero creduto di lei?), e si affanna benchè invano di richiamarla
al
rimorso, al pentimento, al ribrezzo ed al rossor,
eduto di lei?), e si affanna benchè invano di richiamarla al rimorso,
al
pentimento, al ribrezzo ed al rossor, conchiudend
e si affanna benchè invano di richiamarla al rimorso, al pentimento,
al
ribrezzo ed al rossor, conchiudendo, Tu non hai
enchè invano di richiamarla al rimorso, al pentimento, al ribrezzo ed
al
rossor, conchiudendo, Tu non hai del tuo delitt
ato delle armi, gli sente dire alla bella prima, Ed ancora ostinata
al
mio volere Non si arrende la figlia? E nol pr
ale l’idea. Atto III. Neri veli intorno ad Elvira, neri panni intorno
al
letto, altri neri panni svolazzanti che pendono a
suo assenso con asprezza, indignazione e disprezzo. Ed Elvira altresì
al
sentir ora chiamar da suo padre Adallano figlio e
padre Adallano figlio e degno di lui e degli avi, poteva facendo ecco
al
sogghigno del marito, dir sottovoce al padre che
degli avi, poteva facendo ecco al sogghigno del marito, dir sottovoce
al
padre che si ricordasse d’averlo chiamato barbaro
ali avrà partorito un grazioso effetto. A quanto ne abbiam divisato e
al
più che per fuggir noja omettiamo, si scorge che
el volersi mostrar tenero; Elvira e Adallano innamorati da commedia o
al
più da pastorale, presi di un affetto che nulla h
ttuta dall’affetto e vincitrice da servir di scuola e di consolazione
al
pubblico, al contrario esponendovisi un cattivo e
fetto e vincitrice da servir di scuola e di consolazione al pubblico,
al
contrario esponendovisi un cattivo esempio di una
lle scene, mal grado della musica del sig. Paisello, la quale piacque
al
Calsabigi e dispiacque al pubblico per certa cont
musica del sig. Paisello, la quale piacque al Calsabigi e dispiacque
al
pubblico per certa continuata uniformità di tinte
to questo argomento, intitolando la sua tragedia Don Carlos enunciata
al
numero 100 del Mercurio del 1793. Vi si aggiugne
i aggira sulla rivolta della Fiandra e sulla morte di suo ordine data
al
principe Don Carlos suo figliuolo? 1. Se ne veg
si trasse in alto, volendo forse dire che lo gettò dal palco in mezzo
al
popolo ec. 1. Altra se ne trovava scritta più c
nda leggiamo in qualche foglio periodico che l’autore l’ha comunicata
al
celebre bolognese Francesco Albergati Capacelli e
l’ha comunicata al celebre bolognese Francesco Albergati Capacelli ed
al
noto Saverio Bettinelli. *. Al Capo II art. 1 pa
me segue. *. Al medesimo Capo II ed art. 1, dopo le parole; concessa
al
comico, si cangi ciò che è impresso nella linea 2
i maggio dell’anno 1796 alcune scene per saggio. Forse non increscerà
al
leggitore il veder come si corrispondano l’orgina
rir, y tu lo mandas?No, no pienses que yo procure tal: antes llegando
al
punto extremo de mi vida, opresa de este oculto d
ando al punto extremo de mi vida, opresa de este oculto dolor, pedirè
al
cielo que alargue el curso à la de aquel que ha s
Ay! vive, y siempre de mi te acuerda . . . Yo fallezco! y quando (Que
al
fin asi ha de ser) otra, dichosa mas que yo, no m
. A Dios! y para siempre!Oh! quien pudiera sin ofenderla mas, morir
al
punto. Isabel. No hay esperanza, no! Carlos.
ezzo di musica che dovea cantarsi da Elvira e Ricimero, e lo restituì
al
suo luogo. E pur qui è manifesto che ciò nuocere
avea ancor dato saggio alcuno di eccellenza. Dovea dunque riportarsi
al
maestro di musica, il quale ben sapeva, se le due
ia di Odorico, che il leggitore ben può vedere nel libro quanto fosse
al
recitativo inferiore. Questa si tolse via nella p
rincipe Alessandro Farnese. È lo stesso Duca di Modena che si rivolge
al
Cardinal Legato di Bologna, pregandolo di chiamar
promesse ad accettare l’invito di far parte della Compagnia del Duca,
al
che pare si fosse mostrato renitente. Da un’altr
pprende come il Dottor Lolli fosse in Francia. Ma il '77 era a Verona
al
servizio del Duca di Modena. Il '79 si trovò a re
A questo viaggio di Londra si riferisce l’altra sua lettera da Lione
al
comico Francesco Delli Angioli (V.). Con lettera
gioli (V.). Con lettera del 3 marzo 1683, il Duca di Mantova scriveva
al
Duca di Modena, per chiedergli insieme ad altri c
Infatti nel maggio '86 egli figurava nella lista dei comici del Duca,
al
fianco dei coniugi Fiala, di Antonio Riccoboni, d
nza furono assegnate due doppie il mese. E lo troviamo del '92 sempre
al
servizio del Duca, a cui scrive da Ferrara Luigi
da Ferrara Luigi Bentivoglio, pregandolo di concedere la permissione
al
Dottor Brentino di trasferirsi a recitar colà nel
ico, istoriografo e poeta egregio, del quale si discorre distesamente
al
nome di Vincenza Armani, fiorì nella seconda metà
si, che haueuano parlato, erano in quell’hora all’udienza dando parte
al
Superiore di quanto haueuano fatto col Sig. Gouer
omici che mostrassero i Scenarij delle loro comedie giorno per giorno
al
suo foro, e così ne furono dal detto Santo, e dal
eva più parte nell’aprile dell’ '84, secondo l’elenco che abbiam dato
al
nome di Pelesini. Il Valerini pubblicò : Afrodi
1578, da cui è tolto il presente ritratto. Cento Madrigali, dedicati
al
M. Illustre Sig. il Sig. Conte Marco Verità, con
udizione storica non comune. Della sua prosa s’è dato largo esempio
al
nome dell’Armani, ove il lettore troverà gran par
e fuor dell’onde l’alma Dea di Gnido allor portò, che dal Mar nacque,
al
Lido, degna d’esser nel Ciel fatta una stella : t
iar il velo l’alme, e membrando il nido lor primiero per voi Vincenza
al
Ciel spiegar le penne. MADRIGALI v Or ch'altro
Vincenza al Ciel spiegar le penne. MADRIGALI v Or ch'altro scampo
al
mio martir non trouo, Spero che il Tempo mi darà
lla sua Donna la Galeria di Minerua, libro da lui composto e dedicato
al
Serenissimo Sig. Duca di Mantoa, et di sua mano s
ONNA MARITATA xcv L'altra notte io sognai, quando le stelle Dan loco
al
vicin giorno, di tenerti Stretta ne le mie bracci
denti tuoi, Perchè saria fallace ; Se vuoi ch'ei sia verace, Soccorri
al
mio bisogno, E passi il Sonno per la fronte poi D
nni, mentr’era l’amorosa ingenua della Compagnia Battaglia, fischiata
al
San Giovan Grisostomo di Venezia la prima attrice
ima attrice Tassani, fu essa chiamata a sostituirla ; e tanto piacque
al
pubblico, che fu confermata nella Compagnia col r
Chiari figli d’Euganea, eccovi innanzi la Nina vostra (ah si permetta
al
grato e sensibil mio cor si caro vanto !). Si, vo
vi delirj, 9e sorrideste all’ ingenua Lucinda,10 a cui natura parlava
al
cor con più efficace lingua che non facea con le
esti. A voi dunque mi volgo, abitatori eletti di questo suol diletto
al
ciel : tu pria, schiatta d’incliti padri, ordine
rtese ed animar gli sforzi d’ uno stuolo divoto e che sè stesso tutto
al
vostro diletto offre e consacra. Lo preghiam, lo
io Pellandi, ai quali subentrò nell’impresa il marito di lei, si recò
al
Teatro Nuovo di Firenze nel 1803, ov’ebbe il mass
frase : « Oh ! madre mia felice ! Almen concesso a lei sarà di morire
al
tuo fianco !… » il fanatismo si mutò in delirio,
Stabilito il Vicerè di formare una gran compagnia drammatica, impose
al
capocomico Fabbrichesi la prima donna Pellandi, l
a ricordanza sulla scena, rispose : « E perchè ? per ottenere, forse,
al
pari di me, di esser dimenticata ventiquattr’ore
Internari : e della cura affettuosa ch’ella si prese di lei dal 1807
al
1810, abbiam testimonianza nelle biografie livorn
a Melpomene e Talia segnava il Fato Educatrici ; ma così non volle, E
al
tuo cuore, al tuo senno la commise Il Dio di Cirr
Talia segnava il Fato Educatrici ; ma così non volle, E al tuo cuore,
al
tuo senno la commise Il Dio di Cirra, ed obbediva
E al tuo cuore, al tuo senno la commise Il Dio di Cirra, ed obbediva
al
Fato. 9. La Nina passa per amore, di Marsolli
i suoi modi graziosi e la di lei teatrale abilità forse non del tutto
al
teatro saranno tolti, essendo sparse alcune voci,
Giuseppe e di Carlo (di cui non ho trovato notizie, ma già comico, e
al
tempo del’ Bartoli (1781) maestro di ballo in una
bitezza di dizione, e sia anche per esattezza scrupolosa di costumi ;
al
cui proposito ci avverte il Bartoli ch'egli stess
ha lasciato la seguente notizia, nell’Amore assottiglia il cervello,
al
1790. Adunque egli racconta che Amore assottiglia
ore insistè su l’opinione che la parte del protagonista non conveniva
al
comico Zanarini, mostrando ogni timore sulla buon
, nè Gozzi potè saper mai con precisione il perchè, sibbene a Venezia
al
teatro di San Luca la sera dell’11 dicembre 1781,
revisioni dell’autore, a rumori di fischi e di urla. Creò lo Zanarini
al
Valle di Roma la parte di Aristodemo nella traged
primo attore con scelta di parti e direttore ; e con lui stette fino
al
'95, anno in cui passò con Luigi Perelli, col qua
o in cui passò con Luigi Perelli, col quale lo vediamo quell’ autunno
al
San Luca di Venezia sostenere per la prima volta
otte. Levato poi di buon mattino, lo fe' tosto atterrare da contadini
al
par di lui intolleranti, e lieto dell’opera sua s
e morì ; e Petronio, avutane l’orribile nuova in Bologna, fuggì tosto
al
colmo della disperazione a Venezia, dov'era la Co
perchè trovasse nel ritorno alle scene la distrazione indispensabile
al
suo dolore. Egli si ricoverò in un’isola della la
uanto, tregua con lei formò la dolce guerra, mentr'io piansi di gioja
al
suo bel pianto. E chiudo con quest’altro, pur ri
l merito singolare del signor Petronio Zanarini attore impareggiabile
al
Teatro di Sant’Agostino, nella Primavera dell’ann
nto, coll’obbligo di assumere la sua arma e il suo cognome. Fu comico
al
servizio del Duca di Modena, e le notizie cominci
magri affari ; e da Parma passò a Roma, d’onde fu inviata una lettera
al
Duca il 27 febbrajo, sottoscritta dallo Zanotti,
potersene partire. E tali ragioni furono scritte dallo Zanotti stesso
al
Duca, esagerando il male con tal conchiusione : «
mia casa ». Ma dell’andata a Napoli non si ha più traccia, e si passa
al
'51, anno in cui Zanotti scrive il 16 e il 23 mar
eri (di quanta autenticità non saprei dire) che pare avessero scritto
al
Fichetto Lolli (V.) pregando di desistere dall’an
quale infatti si recò a Milano, di dove il 3 di maggio Zanotti scrive
al
Graziani che non sa ancora se e quando dopo Pasqu
one piovosi. Fu poi scelta Verona, d’onde il 10 agosto si raccomanda
al
Graziani perchè, dovendo la Compagnia andare a Ve
'55 egli era a Genova, come si rileva dalla lettera inviata a Modena
al
Conte Cimicelli (V. Fortunati Tiberio) ; e qui ce
ntendente generale della feste e degli affari privati del Re, tennero
al
fonte del battesimo i suoi figli. E il Fantuzzi (
ttor Graziano ». Notizie queste esattissime di certo, perchè riferite
al
Locatelli da Eularia, come tutte le altre concern
lo abbandonò definitivamente ; poichè lo vediamo il 1688-89 di nuovo
al
servizio del Duca di Modena, proprio quando Giova
prima moglie non ne ebbe alcuno ? A chi volle alludere in quel passo
al
Duca : con tutta la mia povera famiglia ? Alla mo
quel passo al Duca : con tutta la mia povera famiglia ? Alla moglie,
al
padre, alla madre ? O vi furon figliuoli morti, o
sse l’opera del Cid mentre aveva le sue dimore in Francia, trattenuto
al
soldo di quel monarca. Tre dei figliuoli di Zano
di primo restauratore di essa nel nostro secolo debbesi senza dubbio
al
Bolognese Pier Jacopo Martelli nato nel 1665 e mo
te di esse la versificazione che prescelse, ad onta di averla renduta
al
possibile armoniosa, sì per esser nuova in teatro
te Siam qualche cosa, il premio ne avrà l’anima forte. Siate fidi
al
Soldano; siane in difesa a i troni Il braccio d
ercar più nulla di qualunque mia sorte. Sol se qualche novella (che
al
fin verrà cred’ io) Giugnerà a Zeanghire, digli
colo fecero un passo di più maneggiandoli in guisa che si adattassero
al
popolo ed al tempo in cui si ripetono. Il Martell
n passo di più maneggiandoli in guisa che si adattassero al popolo ed
al
tempo in cui si ripetono. Il Martelli partecipò f
Ifigenia in Tauri di Euripide con quella del Martelli mostrerà sempre
al
giovane studioso la maniera di modernar le greche
ia nel Palamede e nell’Andromeda; ma qual vantaggio poteva ciò recare
al
moderno teatro che sì poco desiderava le stesse l
lusingandosi di poterlo elevare alla grandezza tragica e sostituirlo
al
giambico antico; ma questo sforzo inutile ferì l’
a cagione dell’ episodio della deflorata Volunnia che si frammischia
al
fatto di Virginia. Migliore delle precedenti è il
uperstite che commuove il Popolo Romano. Non è dunque maraviglia che,
al
dire anche degli eruditi compilatori della Biblio
nze e per la locuzione, nè gli affetti riescono in lui sì poco vivaci
al
confronto; e quanto alle nutrici (qualora se ne c
ora se ne conceda l’uso), può accordarsi loro certa specie di coltura
al
riflettersi che esse non rassomigliano alle moder
ono. Lontananza e fragor d’onda sonante Poi mi rende indistinte e
al
fin mi chiude Le care voci. Svolazzante lino
a di Leovigildo la sentenza della morte del figliuolo, se non rinunzj
al
culto cattolico; e colla di lui astuzia contrasta
colla di lui astuzia contrasta la nobile franchezza di Recaredo, che
al
fine gli dice: Udito ho sempre Ch’uomo al cu
hezza di Recaredo, che al fine gli dice: Udito ho sempre Ch’uomo
al
cui senno sacri riti ed alme Commesse furo, se
ndegno Del sacro grado, e ’l profan male adempie. Gens. Chi serve
al
Re non è men caro a Dio. Recar. Caro è a Dio so
Chi serve al Re non è men caro a Dio. Recar. Caro è a Dio sol chi
al
suo dovere intende, E il tuo non è di consiglia
anche il carattere d’Igonda allorchè in faccia a Leovigildo consiglia
al
marito di preferir la morte al sacrilegio d’imbra
orchè in faccia a Leovigildo consiglia al marito di preferir la morte
al
sacrilegio d’imbrattar con rito ariano la cattoli
r Maurizio con tutta l’atrocità. Irene generosa si fa avanti ed offre
al
tiranno il bambino. Qual cruda spada al cuore de’
enerosa si fa avanti ed offre al tiranno il bambino. Qual cruda spada
al
cuore de’ miseri genitori? Irene torna coll’ infa
seri genitori? Irene torna coll’ infante; la madre vuole stringerselo
al
seno, ma nel fissarvi lo sguardo si avvede che no
valieri e senatori Romani con poca convenevolezza alla loro gravità e
al
costume di que’ tempi. Marco Bruto è la tragedia
che sta per trafiggere il figliuolo? del vivace atto V ove tutto mira
al
disviluppo felicemente ed avviene la morte di Pol
Omeri, de’ Virgilj, de’ Sofocli fra’ raggi dell’immortalità. Intorno
al
medesimo tempo uscirono la Demodice del Veneziano
ziosa, un sogno di Demodice di sei tori e una giovenca tanto conforme
al
fatto di lei e de’ sei campioni, i poco utili ed
re senza vederla. Bene espressa è la maraviglia e la tristezza di lei
al
silenzio indi al partir del Trojano con poche com
Bene espressa è la maraviglia e la tristezza di lei al silenzio indi
al
partir del Trojano con poche compassate parole; m
se stessa di essersi disingannata, e di ravvisare il torto che faceva
al
suo Sicheo, e ne ha onta: si duole di vedersi ado
Si voli, si ritenga l’infedele . . . Ah! che più indugio? Io stessa
al
lido, al porto Corro a provar ciò che potranno
si ritenga l’infedele . . . Ah! che più indugio? Io stessa al lido,
al
porto Corro a provar ciò che potranno i prieghi
adita, O mio onore, o dovere, o forte amore, Sì, troppo forte che
al
dover contrasti, Qual vincerà di voi? Ottima
cidere il di lui padre, e pretende ch’egli vi concorra. Io porterommi
al
tempio (ella dice nell’atto III), mi scoprirò al
corra. Io porterommi al tempio (ella dice nell’atto III), mi scoprirò
al
tiranno, gli trarrò dal capo la corona, farò prov
en condotte. Viva e patetica è la preghiera che fa nell’atto I Osmene
al
padre per non isposar Giocasta. Tenera è la ricon
ta. Ella s’ intenerisce alla rimembranza della figlia perduta, e dice
al
marito che la cerchi, ed incontrandola (soggiugne
e) Dille del mio destin la cruda istoria, Dille che la sua madre
al
fin morìo Tradita e invendicata: e se al mio pe
, Dille che la sua madre al fin morìo Tradita e invendicata: e se
al
mio petto Stringer non la potrò, stringila al t
a e invendicata: e se al mio petto Stringer non la potrò, stringila
al
tuo. Mentre si applaudiva la Merope del Maffei
in certo modo col raddoppiarsene l’azione colla morte data dal padre
al
figliuolo e col suicidio della figliuola. I molti
gliuola. I molti amici dell’ autore e del severo gusto greco contrarj
al
Maffei l’applaudirono nella lettura, ma il teatro
di Calepio comendò la scelta del protagonista nella Temisto, ma parve
al
Salio ch’egli ne avesse disapprovato tacitamente
1738 produsse contro di quest’opera egregia il di lui Esame Critico,
al
quale vigorosamente replicò il Calepio colla sua
Maffei o del Cesare del Conti, o della Perselide del Martelli. Toccò
al
Varano e al Granelli il vanto di dar nuova fama a
l Cesare del Conti, o della Perselide del Martelli. Toccò al Varano e
al
Granelli il vanto di dar nuova fama all’italico c
lei morte secondo la predizione dell’ oracolo. Offre questa tragedia
al
sagace osservatore molti passi pregevoli per nobi
l trono, Chiesi a te le tue nozze. E chi non vede S’io mi fo noto
al
genitor, che torna La falsa accusa tua sopra il
alcuni non si voglia ammettere tralle migliori tragedie, io credo che
al
compiuto trionfo del Varano si oppongano i due os
deriva principalmente l’effetto tragico, non sembra in essa vigoroso
al
pari del grande che concilia ammirazione; ovvero,
anno per impedir che si registri sì nobil favola accanto alla Merope,
al
Cesare ed a qualche altra eccellente? Faranno sì
colla morte del Giscala e la ruina totale di Gerusalemme, fu dedicata
al
pontefice Benedetto XIV, e s’impresse splendidame
o a Cartagine, per proporgli la resa, e da lui con disdegno rimandato
al
supplizio. Il P. Giovanni Granelli gesuita Genove
questo appunto alquanto uniforme43. Il non esser esse però accomodate
al
bisogno de’ pubblici teatri, fece che ne fossero
co del Racine preservandolo dalla mollezza elegiaca? Sedecia dedicata
al
cardinal Giorgio Spinola fu la prima tragedia del
interessa, e nell’inoltrarsi l’azione desta pietà divenendo sensibile
al
suo pericolo. L’autore, senza curarsi per altro d
essione de’ caratteri ben colpiti, l’eccellenza del dialogo, la rende
al
pari delle altre due accetta agl’ intelligenti. V
stessa ricchezza di frase e purità di lingua, che è pur sì necessaria
al
teatro, o che sì di rado s’incontra. Egli però ag
dità d’invenzione, d’intreccio, e di scioglimento? qual taccia daremo
al
Dione per non riporlo tra le prime tragedie itali
taliane? Non ardisco proporre a titolo di taccia quanto penso intorno
al
Dione; pur mi sentirei disposto a riporre tralle
icrate perfido simulatore, Alcimene vero suo amico; il re crede tutto
al
primo; e poco o nulla al secondo benchè più amato
, Alcimene vero suo amico; il re crede tutto al primo; e poco o nulla
al
secondo benchè più amato. Callicrate in faccia al
u mi narri Alcimene? Alc. Il ver ti narro; ed altrove lo rammenta
al
re lo stesso Alcimene. Per tutto ciò non richiede
edulità di Dione, e disse in sua discolpa, che la storia l’ha esposto
al
pericolo di far parere Dione uomo troppo più faci
sacra Ifigenia, il cui magnanimo carattere non si smentisce mai sino
al
fine. Ne’ due primi atti l’azione ben disposta pr
one della Roma Salvata stamparonsi nel 1771 in Bassano, ma si diedero
al
teatro in diversi tempi, la prima in Bologna nel
ell’Ifigenia or di Euripide or di Racine, e la compassione è condotta
al
suo punto, e vi si scorge più di un bel passo da
Questa è la mia vittoria, e quì dovea Lo sperato trionfo addurmi
al
fine? Oh patria! oh Israello! a questo prezzo
popolo entrerebbe a parte del suo paterno affetto, ov’egli inclinasse
al
perdono, ovvero si solleverebbe? Ma le disposizio
mbra della Semiramide apparsa in chiaro giorno in mezzo alla corte ed
al
popolo la rende infruttuosa per lo spettatore, pe
oltitudine, e perciò rimane inferiore non meno a quella de’ Persi che
al
di lui Serse. I terrori di questo re nella scena
, or mi respinge, e miro, Ch’ella stringeva insanguinato ferro, E
al
garzone il porgea. Parmi vederla, Parmi ascolta
non ebbero verun modello? La seconda corona di quell’anno si destinò
al
Corrado tragedia nazionale del conte Francesco An
ndezza tragica, calore, moto, patetico, interesse da elevarle accanto
al
Cinna, alla Fedra, all’Alzira, al Radamisto. Molt
tico, interesse da elevarle accanto al Cinna, alla Fedra, all’Alzira,
al
Radamisto. Molto meno si pensa di proporle per mo
r di essere coronato qualche altro Italiano di questo secolo? Intorno
al
tempo che si maturava l’eccitamento della Corte P
un passo vigoroso. Virginio nell’atto III parla con eroica grandezza
al
Decemviro: nel V la di lui difesa contro l’impost
pe ed Ulisse chiuso nell’armi, che si parlano con affetti convenienti
al
proprio stato, e si dividono senza che Ulisse si
ll’avvenuto? può udirne un lungo racconto? Ella intanto l’ascolta, ed
al
fine si sovviene del figlio. Tutto potrebbe passa
un nuovo stile e di un nuovo modo di far tragedie. Egli oppone ancora
al
suo componimento che sia assai scarso di morali s
io, e della tragedia intitolata il Coreso. Il di lui Ulisse destinato
al
concorso di Parma intimato nel 1771 non si ristri
Parma intimato nel 1771 non si ristrigne, come quello del Pindemonte,
al
di lui ritorno in Itaca e alla vittoria su i proc
aprirsi il foglio della scelta dello sposo; il colpo di scena quando
al
volersi ferire essendo trattenuta da Ulisse ella
splora l’indole di Telemaco, e poi si dà a conoscere. Parrà poi forse
al
critico imparziale, che con poca verisimiglianza
di Telegono e partecipe dell’arcano della di lui nascita, taccia sino
al
fine e lasci che avvenga il parricidio. Egli si d
fanciullo nascose Telegono ad ognuno, non conoscesse Ulisse. E quanto
al
non paventar gli effetti dell’amore del suo allie
. Sin dalla prima scena Bibli interessa e commuove. Essa non contiene
al
solito un freddo racconto del passato, bensì una
to principale a pura perdita. Bibli ferita condotta a spirare davanti
al
padre cui chiede perdono, chiama di nuovo verso d
o nella scena 2 dell’atto II, della rassegnazione di Ugolino condotto
al
carcere, la quale ben prepara il carattere di lui
ni da mia mente inferma L’idee del fanatismo, e del furore. Entro
al
tuo bujo un favorevol raggio Pur mi rilusse. Io
mente soddisfatti. Increbbe, nè senza ragione, nella seconda tragedia
al
conte Alessandro Pepoli che il proscritto Giulio
Cleopatra ed Ottavio nel tempio, in cui ella coll’ idea di adescarlo
al
suo amore mentre il marito dorme, domanda alla co
nostro tempo. Vigoroso nell’atto I è il discorso tenuto da Sempronio
al
giovane Ebuzio da iniziarsi ne’ misteri de’ bacca
quadro Carlo magnanimo e sensibile che nel gran passaggio dal soglio
al
patibolo trafitto dalla tenerezza de’ figli conse
chi in pro del principe sacrificato. La dizione è nobile, convenevole
al
gran fatto, e spoglia di ornamenti quasi sempre i
onvenevole al gran fatto, e spoglia di ornamenti quasi sempre inutili
al
tragico che sa le vie del cuore. Serva di saggio
uo violatore, e che continuando ad amarlo pure scopre la sua vergogna
al
proprio padre, il quale all’apparenza si gloria b
è patetico il congedo che prende Zulfa dal marito nell’esser condotta
al
Dey: Signor, mi lascia Al mio destino . .
Cajeam interessano; ma Dara che abbandona subito la reggia e la città
al
consiglio del fallace Jemla, e che poi vi torna q
lpo di Mirza colla pistola coperta, che non prende fuoco, e si scopre
al
cader del broccato, indica un disegno mal concert
der del broccato, indica un disegno mal concertato da non contribuire
al
tragico terrore. Non reca onta all’ autore la ras
ccidersi accanto a Bruto trucida con ispietato eroismo i teneri figli
al
cospetto dello spettatore; ma forse la provvida v
l valoroso Zanarini. L’argomento è quello stesso che Pausania suggerì
al
Dottori nel secolo passato; ma ciò che formò l’az
tro, e con un grido Volgo altrove la fronte; e mel riveggo Seduto
al
fianco, mi riguarda fiso, Ed immobile stassi, e
le maniera le caratterizzano, e la condotta delle favole è accomodata
al
moderno teatro. Il pregio singolare che distingue
re i gran delitti. Nulla nelle sue favole rallenta l’azione, tutto va
al
fine, tutto tende ad inspirare spavento, e terror
ndonata a uno e a due attori che vengono a tramare una congiura quasi
al
cospetto del tiranno. Tali mi sembrano i pregi ed
glieri, che ci rimembra un’ immagine di quel cupo imperadore in mezzo
al
servo Senato Romano, qual ci viene delineato da T
do Eteocle fingendo d’abbracciar l’altro l’uccide: Eteo: Vendetta è
al
fin compiuta. Moro, e t’abborro ancor. Polin.
Vendetta è al fin compiuta. Moro, e t’abborro ancor. Polin. Pena
al
delitto Ottengo pari . . . io moro, e ti perdon
però di Argia ed Antigone, gli arditi sentimenti di questa in faccia
al
tiranno, il loro ultimo patetico congedo, rendono
e all’idea della proposta lontananza di Egisto, e quando si determina
al
colpo atroce, e quando esce bagnata del sangue de
la reggia indeterminati del pretesto che sceglieranno per presentarsi
al
re, e del nome onde far velo al lor venire. Elett
esto che sceglieranno per presentarsi al re, e del nome onde far velo
al
lor venire. Elettra va parlando sola e voce alta
Maffei. L’incontro di Polidoro con Egisto nel punto in cui è esposto
al
furore di Merope che lo crede uccisore del propri
cario di Parma cortesemente mi comunicò tal notizia con altre intorno
al
P. Bianchi, di cui ha favellato il Mazzucchelli s
rò l’autore colla medaglia d’oro onde si coronavano le favole rimesse
al
certame, e ne fe imprimere e rappresentar la trag
nte il silenzio del consesso accademico Parmense, e dava ad intendere
al
pubblico, che il Duca l’avea abrogato. Capisce ch
qualche anno ancora continuarono a riceversi i componimenti trasmessi
al
concorso. Certo è pure, che il Real Protettore ha
Io taccio. Cli. Ma tacendo il chiedi, ed avendola Egisto condotta
al
punto di più non inorridire all’ idea di cercare
i accordi il tragico ed il ragionatore. 61. Domandiamo con rispetto
al
chiar. ab. Andres, in proposito del Varembon pers
ordi il giovane atleta sullo scorcio del ’67 o sul cominciar del ’68,
al
fianco di Laura Bon, di Teresina Boetti, e di un
e forze !… Niuno forse, innanzi di cimentarsi in ardue lotte dinnanzi
al
pubblico, andò compiendo gli studj di preparazion
ecco alcuni brani di una sua lettera del 12 gennaio ’87, indirizzata
al
Direttore del Fieramosca di Firenze, a proposito
personaggio : quando sono riuscito a contentare me, allora mi accingo
al
duello. La prima impressione, che provo dinanzi a
a terra, e alla fine mi decido. Un ultimo lampo di viltà e d’angoscia
al
momento di entrare in scena, poi divento freddo e
sofisticato : quello sta all’ Otello di Shakespeare come il panettone
al
pane : è più dolce ma non si digerisce. ………………………
fatto di lei una gentile ed educata signorina. E Otello da tanti anni
al
servizio della repubblica, capitano di ventura, n
una fanciulla, buono ed ingenuo come un bambino, dovrebbe dimostrare
al
pubblico un’indole selvaggia ? Andiamo via ! Quas
colla fame, e imprecan contro l’arte, e…. non infilan quattro parole
al
lume della ribalta senza uno sproposito, trovaron
amarono pazzia. Ma…. quanti di coloro che, appena mediocri, apparvero
al
suo fianco più che sufficienti, oggi tornati, lon
e maestro ! E di lui direttore, per una recita della Fedora di Sardou
al
Valle di Roma, scrisse il D’ Arcais nell’aprile d
per recarsi in traccia d’allori e di quattrini all’estero. Ma in lui,
al
pari dell’artista, è sommo il direttore, il maest
etta, nei minimi particolari si osserva una cura diligente ch’è prova
al
tempo stesso di una intelligenza superiore. L’ Em
dassero, come di dovere, gli elementi giovani. - Intorno all’artista,
al
primo attore, c’è poco da aggiungere a ciò che pi
co da aggiungere a ciò che più volte ho detto io stesso. Chi ha udito
al
Valle l’ Emanuel nella Odette, nel Nerone e in qu
Fra le curiose originalità di Giovanni Emanuel era quella di parlare
al
pubblico, ogni qualvolta gli se ne porgesse l’occ
a l’ Elisabetta d’ Inghilterra, e si diede a discorrer de’ fatti suoi
al
pubblico in cosiffatta guisa che poco dopo fu arr
al ’67, una tisi, per la quale egli fu spacciato una ventina di volte
al
meno. A ogni nuovo trionfo, il buon pubblico piet
nte faceva anche il fabbricatore di vino scelto, e ne beveva ! (Pref.
al
Gustavo Modena, Città di Castello, 1884). Dopo di
no. Passò da questa in quella di Alamanno Morelli, allora sconosciuto
al
teatro italiano, come generico dignitoso, poi in
lli primo attore, vi rimase come generico, sostenendo parti superiori
al
suo ruolo, come il Don Pirlone e il Tartufo, e pa
parla colla più schietta delle ammirazioni e delle affezioni. Quanto
al
fisico e all’indole sua, egli dice (op. cit., VII
ederlo quando entrava in iscuola tutto burbero e accigliato ; eppure,
al
suo apparire, un lampo di gioia brillava nel viso
anch’esso del palcoscenico) ; ma la cosa finiva li…… Le opere che
al
Bonazzi assicuraron fama di scrittore egregio fur
il Gustavo Modena e l’arte sua, e la Storia di Perugia dalle origini
al
1860 (Perugia, 1879), per la quale, dopo la pubbl
inando di paesello in paesello…. : ma per gli attori che, pur essendo
al
par di quegli sciagurati negazione di arte, con i
i lor casta i semidei ! Oh ! a te rida salute……. (V. anche Job Anna,
al
cui nome è pubblicata per intero un’ epistola di
la platea quel suo lamentarsi col viso umido di pianto, che luccicava
al
lume della ribalta. Il Vestri, senza tante parruc
a dalle quinte con fisonomia, con voce, con modi talmente ottemperati
al
suo personaggio, ch’ei poteva rappresentare tutta
la natura umana è dipinta come è realmente, faceva piangere e ridere
al
tempo stesso, come ebbe a dire anche il Byron. Lo
n era particolarità di Perugia. Che anzi, erano già molti anni dacchè
al
teatro del Pavone era stata posta la lumiera con
spese serali alla grossa cifra di un migliaio e mezzo di lire, mentre
al
teatro Re di Milano non ascendevano in tutto a pi
più nè Demarini, nè Vestri, che pur seguitavano a vivere, l’uno fino
al
1829, l’altro al 1841, ma, tranne la Internari e
nè Vestri, che pur seguitavano a vivere, l’uno fino al 1829, l’altro
al
1841, ma, tranne la Internari e il Taddei, non vi
Vestri si aggiungeva Gustavo Modena per amoroso per andare a sentire
al
teatro di S. Cristofano il Prometeo di Troilo Mal
Troilo Malipiero. Cessata quella guerra, non potevano certo favorire
al
teatro le fucilazioni dell’Austria, le torture de
poc’ anzi Ernesto Rossi aveva troncato le recite della sua compagnia
al
teatro della Concordia, e io stesso vidi a Firenz
na monotona ripetizione di pochi accenti, se non è vero relativamente
al
suo personaggio, è sempre vero relativamente a sè
a pomerid. del 2 aprile 1879 nella casa posta in via Sapienza vecchia
al
numero 2. Bonazzo Giacomo. È citato dal Bertolot
o 2. Bonazzo Giacomo. È citato dal Bertolotti (op. cit.) fra’ comici
al
servizio di S. A. il Duca di Mantova, che nel 165
641 e 1642. Questa commedia assai piacevole di carattere e d’intrigo,
al
dir del Voltaire, fu la prima ricchezza del comic
ro Cornelio, essa non bastò per istabilirvi la vera commedia. Non era
al
fine questo dramma se non una traduzione in parte
empio di Pietro trasportarono, come dicemmo, diverse favole spagnuole
al
lor teatro, purgandole per lo più dalle principal
minava allora in Francia la commedia d’intrigo senza essere pervenuta
al
punto ove l’aveva portata in Italia il celebre Gi
adre della commedia francese. Dopo le guerre civili che durarono sino
al
1625 cominciò Giambatista Poquelin detto Moliere
rono lo Stordito ed il Dispetto amoroso. L’una e l’altra appartengono
al
teatro italiano. I medesimi Francesi non ignoraro
e di quella di Quinault. La commedia di Niccolò Secchi milanese forni
al
Moliere la sua del Dispetto amoroso; ma l’italian
sia la storia dimostra che siccome Guillên de Castro servi di scorta
al
gran Cornelio nella tragica carriera, così nella
e Moliere fece in corte contribuì all’aumento de’ lumi di lui intorno
al
cuore umano e a’ costumi nazionali, e disviluppò
si rappresentò quaranta volte. Sino alla state del 1662 diede Moliere
al
teatro il Principe geloso, in cui riuscì male com
pubblico per venire in Italia, tornò dopo quattro mesi di assenza, ed
al
suo arrivo i Parigini accorsero con tale affluenz
moglie col Ritratto del Pittore. Ma dopo che nel 1664 ebbe egli dato
al
teatro la Princesse d’Elide, il Matrimonio a forz
Lulli, Cornelio, Quinault lavorano ad un sol componimento, destinato
al
piacere di Luigi XIV. Bel regno! illustri nomi! L
fia di Moliere non fu quella orgogliosa e vana che sdegna di piegarsi
al
calore della passione, o ignora l’arte sagace di
les ebbe saggio di osservare i costumi de’ cortigiani e di dipingerli
al
vivo; e si sa che essi stessi contribuirono talor
sue favole, è da avvertirsi che egli da prima accomodò i suoi lavori
al
gusto dominante per le commedie d’intrigo; ma poi
higiano Gentiluomo e del Tartuffo avesse avuto la mira alle Nuvole ed
al
Pluto di Aristofane, come pretese Pietro Brumoy;
liere. Diceva Dubos che si ricordava di aver letto che Moliere doveva
al
teatro italiano il suo Tartuffo b. Si vuol notare
iere abbelliva le altrui invenzioni, accomodandole così acconciamente
al
suo tempo ed alla propria nazione, che, quando no
retta, gli originali sparivano sempre a fronte delle sue copie. Niuno
al
pari di lui possedeva l’arte di scoprire il ridic
estrezza la guerra agl’impostori: niuno innalzò la poesia comica sino
al
Misantropo: niuno copiò più al vivo la natura seg
i: niuno innalzò la poesia comica sino al Misantropo: niuno copiò più
al
vivo la natura seguendola dapertutto senza lascia
i coll’esperienza inimitabili, lo manifestano grande a tal segno, che
al
suo cospetto diventano piccioli tutti i contempor
iventano piccioli tutti i contemporanei e i successori. Videsi allora
al
maggior Cornelio succedere l’immortal Racine, ed
Moliere. Cortando egli nel 1653 il diciottesimo anno di sua età diede
al
teatro le Rivali favola tessuta alla spagnuola su
il secondo posto appresso Moliere. Il suo Giocatore si avvicina molto
al
gusto di quel gran comico. I Menecmi tratta da Pl
tutto apparteneva all’amico, era detestabile . Di lui è pure rimasta
al
teatro una imitazione dell’Eunuco di Terenzio int
l delicato comico che sappia smascherarli e denunciarli graziosamente
al
pubblico. Il Cavaliere alla moda, il Cittadino di
mici Gelosi, prima da una comitiva che rimase in quella capitale sino
al
1662 senza stabilimento fisso, poi da un’ altra p
ud, ed il teatro di Borgogna rimase alla sola Compagnia Italiana sino
al
1697, quando d’ordine sovrano rimase chiuso. Per
danaro e col peso di due figliuoletti, dovè, se ben gentiluomo, darsi
al
mestiere del Ciarlatano, e vendere specifici. »
no, e rivendevale a prezzo vile agli osti e fornai. Per la qual cosa,
al
fine scoperto, fu scacciato di casa. Dopo una inf
ato di casa. Dopo una infinità di avventure in cui non sempre, stando
al
biografo, ebbe che vedere l’onestà, s’imbattè a F
n superbo equipaggio e pigliando alcuni servi…. ma, rimasto poco dopo
al
verde, quello dovette vendere, questi licenziare
che giunto a Firenze, comperò un magnifico possesso fuor della porta
al
Poggio Imperiale, e fe’ metter sulla casa la iscr
e il ’44 egli e la moglie eran già in Parigi. Questo figliuolo tenuto
al
sacro fonte dall’abate Claudio Anory, rappresenta
lar dalle risa la Regina e le Dame e i Gentiluomini di Corte presenti
al
fatto. Fiorilli poteva avere allora trentadue o t
it-Bourbon la Finta pazza di Giulio Strozzi, già rappresentata il ’41
al
Teatro Nuovissimo di Venezia. Capo della Compagni
aveva fatto gli scenarj Giacomo Torelli da Fano. Alla fine del ’47, o
al
principio del ’48, il Fiorilli, insieme agli altr
a e colla coppia Fiorillo, come appare dalle loro lettere indirizzate
al
Duca di Mantova (V. Fiorillo Silvio). Tornaron gl
o). Tornaron gl’italiani a Parigi col Fiorilli nel ’53, ed esordirono
al
Petit-Bourbon il 1° di agosto alla presenza del R
ccio Galluzzi (nota, L. VII, Cap. VIII) : Nel 1653 era stato mandato
al
Re (di Francia), che lo aveva richiesto al Grandu
Nel 1653 era stato mandato al Re (di Francia), che lo aveva richiesto
al
Granduca (FerdinandoI I), Tiberio Fiorilli fioren
maggio 1655, colla quale il Gran Duca di Toscana raccomanda vivamente
al
Duca di Modena il comico Scaramuccia che fa ritor
bene di detta donna, e perchè lei medesima l’ aveva vista quando era
al
Refugio, e che la Superiora del luogo le aveva de
è il suo figlio che l’ ha fatta levare e rinserrare, e che ha scritto
al
Granduca contro di lui, e va facendo leggere la l
i sono dietro col detto vecchio che dice per vivere per due soli mesi
al
suo figlio, che si ritirerà in una camera guarnit
, maledice chi gli ha fatto levare la sua donna, che quello che diede
al
suo figlio fu un poltrone che non lo seppe finire
mandarli qui ; glie la faccia dare e consigliare a dare le 20 doppie
al
Carlieri, perchè altrimenti bisognerà entri in si
a che V. S. mi ha maltrattato per causa delle sue donne perchè ancora
al
Palazzo reale V. S. mi cacciò fuori di casa con l
S. mi cacciò fuori di casa con la moglie per causa di madama Gorle et
al
presente sono sei anni che sono eternamente perse
Scaramuccia ; tutto quello si è potuto fare è stato che dia 60 scudi
al
figlio per fare il suo viaggio in Italia, ma come
della Granduchessa trasferita in un convento di Parigi. Io sto dietro
al
Conte di S. Mesmè3 acciò faccia si che la Granduc
o. Il Refugio è una casa contigua allo spedale della pietà dirimpetto
al
giardino dei semplici vicino ai Gobelini4, questa
dagnò la superiora, questa ne disse tanto bene alla Granduchessa, che
al
presente ne vuole avere il pensiero, ma solo di f
garla a far sollecitare la moglie del vecchio Scaramuccia acciò paghi
al
sig. Carlieri le 20 mila doppie di Spagna per il
si sia bestialità, e poi egli è innamorato e tanto basti. Il Fiorilli
al
suo arrivo informerà V. S. III.ª di tutto. 22 ot
.ª di tutto. 22 ottobre 1685. – Scaramuccia è sempre a Fonteneblò e.
al
ritorno del conte di S. Mesmè, che deve seguire f
via il detto vecchio ostinato, che S. Altezza8 le replicò che toccava
al
Re far tale parte. Madama suddetta le rispose : S
Re far tale parte. Madama suddetta le rispose : Sua Altezza ne parli
al
Re ; che lei rispose : Io non ne voglio parlare a
ture fatele si conosce incontaminata si apella dal giuditio de homini
al
tribunale del Altisimo, ne stia secho V. S. III.m
con i quali ella m’esprime il core nei trati della penna, ma mi duole
al
somo che la malidicenza m’ abia dipinto in lontan
o deboleza per quella giovine di che ella mi accenna e vorei ridurele
al
non essere quello ch’ è fatto, ma non mi posso pe
elligibile) del suo procoratore ed ora per la stesa causa mi a camato
al
parlamento con altra furberia, ma spero osirne in
tiche. Spero in breve pasarmene a casa. Intato o mandato una prochura
al
signor A[n]tonio Aveni avochato a ciò mi renda co
ravigliato. Suplicho e pregho V. S. Ill.ma di far dare la qui inclusa
al
signor Antonio Aveni avochato e rachoma[n]darli i
rica, e come questo interesse andava inace (= inanze) senca sodisfare
al
venditore della carica venduta 14 mila frachi lo
La lite prima del sequestro della caricha venduta acora sono in lite
al
Sataleto ed ora à mandato prochura e mi à messo u
ite al Sataleto ed ora à mandato prochura e mi à messo un’ altra lite
al
parlameto e poi mi fece dire : dite a mio padre c
le ale e verò a casa. Di già ò fatto casare la donacione fatta pasata
al
parlamento e al Sataleto, il dirle achora sarebe
casa. Di già ò fatto casare la donacione fatta pasata al parlamento e
al
Sataleto, il dirle achora sarebe troppo lugo bast
nato col figlio a casa. Parti e mi à lascato 2 lite contro di me, una
al
casteleto, e l’atra al parlamento che sinora ò sp
Parti e mi à lascato 2 lite contro di me, una al casteleto, e l’atra
al
parlamento che sinora ò speso ni lite cento scudi
ene del Gillot, di cui ho messo qui i preziosi frontespizi. Quanto
al
tipo teatrale, di lui dice Luigi Riccoboni (op. c
ran mimo, che grande attore. Anche il 22 novembre del ’60 prese parte
al
Louvre negli Intermezzi del Serse del Cavalli, mu
l favore con cui furono accolte le licenze di quella commedia, mentre
al
Tartufo di Molière s’era gridata la croce. « Maes
chesini ; poi, a Malta, con Maria Grandi ; poi a Napoli (nel 1774 era
al
San Carlino, con Teresa Martorini, probabilmente
, insieme a' suoi compagni, con a capo Don Tomaso Tomeo, una supplica
al
Re per ottenere che fosse attenuata la gran conco
ma, serbandosi anche in età avanzata comico eccellente. Viveva ancora
al
tempo del Bartoli (1782), il quale ci fa sapere c
nno (il quale lasciavali con questi due versi : restate dunque amici
al
puro aer sereno, che a riposar men torno ad anfit
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