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1 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO PRIMO. Antichità Etrusche fondamento dell Romane. » pp. 4-14
. Antichità Etrusche fondamento dell Romane. Ogni riconoscenza ed applauso esigono dalla grata posterità le utili f
ffei, del Gori, del Guarnacci, del Passeri, dell’Accademia di Cortona ed anche del Dempstero, i quali sparsero da non gran
e fiori prima della stessa Greciaa, è che colla lingua, co’ suoì riti ed arti ed usanze tanto contribuì al l’origine ed al
prima della stessa Greciaa, è che colla lingua, co’ suoì riti ed arti ed usanze tanto contribuì al l’origine ed alla coltu
lingua, co’ suoì riti ed arti ed usanze tanto contribuì al l’origine ed alla coltura dell’antica Roma. Se voglia riguarda
congettura essere stato tutto di marmi: tralla Torre di san Vincenzo ed il promontorio dove era la nomata Populonia, vegg
pii, de’ quali il primo semplice, grave, solido contiene sei colonne, ed altrettante dalla parte opposta, e si allontana d
alla maniera Dorica Greca e dall’ordine Toscano de’ tempi posteriori; ed il secondo più picciolo che dinota essere stato d
hi nel dipingere oltre a’ Vasi colorití, de’ quali savella il Masseib ed altri posteriormente scoperti, ci accerta il loda
, giacchè tante tavole di bronzo e di marmo intagliate e tante statue ed altri marmi e bronzi scolpiti se ne rinvengono sp
nella Perugia Etrusca, mons. Fontanimi, il senator Filippo Buonarroti ed il proposto Anton Francesco Gori. Convien quì par
i attribuisce l’Ercole bibace, una delle più prezìose gemme Etrusche, ed Apollodoto, di cui si ammira una gemma colla test
i ammira una gemma colla testa di Minerva incisa a punta di diamante, ed un’ altra rappresentante Otriade del Museo dell’a
secondo Livio, è il vocabolo hister da’ Romani convertito in histrio ed usato in vece di ludio per l’attore scenico, nel
roprie mura per mezzo di un solco fatto coll’aratro tirato da un toro ed una vaccaa. Ad imitazione degli Etruschi aggiunse
gi asserisce che i Greci ricevettero dagli Etruschi diverse cerimonie ed istituzioni religiose. Il Guarnacci ed altri vale
gli Etruschi diverse cerimonie ed istituzioni religiose. Il Guarnacci ed altri valentuomini hanno provato ad evidenza, che
eandro Alberti. a. Si veda l’opera del p. Paoli sulle Ruine Pestane, ed il nostro II Tomo delle Vicende della Coltura del
XXV. a. Alberti nella Descrizione dell’Italia parlando dell’Etruria, ed il Tiraboschi nel T. I, P. I della Storia delle L
cap. 2. a. Di questo puttino Etrusco trovato nell’Agro Tarquiniese, ed illustrato da mons. Passeri, favella parimente il
2 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO V. Rappresentazioni chiamate Regie: Attori Accademici: Commedianti pubblici. » pp. 345-356
de los mantos. Queste novità tirarono per qualche tempo l’attenzione  ed allora si tradussero Calderòn, Moreto, Solis, Rox
ole, come può osservarsi nelle sue date alla luce più Volte in Napoli ed in Roma, l’Ardito vergognoso, Chi tutto vuol tutt
bile difficoltà della versificazione armoniosa. Similmente tradussero ed imitarono le commedie spagnuole Ignazio Capaccio
paccio catanese, Tommaso Sassi amalfitano, Andrea Perrucci traduttore ed imitatore nel 1678 del Convitato di pietra, ed On
ea Perrucci traduttore ed imitatore nel 1678 del Convitato di pietra, ed Onofrio di Castro autore della commedia la Necess
a desolazione. La moltitudine si affollava sempre con maggior diletto ed avidità alla scena musicale piena di magnificenza
etto del Porta, gli Squinternati di Palermo, di cui parla il Perrucci ed il Mongitore, i nobili napoletani Muscettola, Den
are nel carattere di Formica personaggio raggiratore come il Coviello ed il Brighella, ed in quello di Pascariello, La di
di Formica personaggio raggiratore come il Coviello ed il Brighella, ed in quello di Pascariello, La di lui casa in Firen
i, l’erudito Giambatista Ricciardi, i dotti Berni e Chimentelli ecc.  ed in essa rappresentavansi in alcuni mesi dell’anno
er lungo spazio, imponevano silenzio talora all’uno talora all’altro  ed io che in que’ tempi mi trovai col Rosa, ed ascol
all’uno talora all’altro  ed io che in que’ tempi mi trovai col Rosa, ed ascoltai alcuna di quelle commedie, sò che veriss
la fanciullezza da Andrea Calcese ammirato in tal carattere in Napoli ed in Romaa, e da Francesco Baldo, dal quale ricevè
i testimoni oculari degli applausi che riscuoteva la maniera graziosa ed il motteggiar di Michelangelo in Napoli, tornando
tar pienamente in Francia un carattere di cui non aveasi idea veruna, ed un dialetto sconosciuto come il napoletano? Pur n
le luigi, colla quale soccorse e chiamò presso di se i suoi genitori, ed in seguito prese moglie e visse con decenza sino
come attore soltanto controbilanciava il gran Moliere che come autore ed attore quivi spiegava gl’inimitabili suoi talenti
lui ritorno i Parigini accorsero di bel nuovo alla Commedia Italiana, ed in tutto il mese di novembre non si curarono de’
3 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VII. Opera musicale nazionale ed italiana. » pp. 195-212
CAPO VII. Opera musicale nazionale ed italiana. I. Opera Spagnuola. Cominciò
resentazioni dal luogo ove eseguironsi trassero il nome di Zarzuelas, ed ora così seguitano a chiamarsi in Ispagna i dramm
nza canto il recitativo e cantandosi le sole arie e i duetti e i cori ed i finali. Così vi si rappresentarono la Buona Fig
dell’Iliade in compendio, perchè incomincia dal contrasto di Achille ed Agamennone per far rimandare Crisia al padre, nè
a. Egli però ignorando i punti del dialogo più opportuni per le arie, ed altri pezzi musicali, nè sa valersene a rendere m
ucchevole il recitativo, nè sa con questo interromperne la frequenza, ed evitar la sazietà che si produce anche coll’armon
danno luogo a ben cinque pezzi di musica, cioè tre arie, una cavatina ed un recitativo obbligato, ed altri novantotto vers
zi di musica, cioè tre arie, una cavatina ed un recitativo obbligato, ed altri novantotto versi in seguito precedono un’ a
allontana dal campo greco. Nella prima scena mille pensieri sublimi, ed espressioni nobili energiche e poetiche possono n
lge gl’innocenti nella propria ruina, dicesi con felicità, proprietà, ed eleganza, hizo partecipantes del castigo gl’inn
i di Briseida e Crisia, Achille partecipa a questa la di lei libertà, ed ella grata gli augura una corona di lauro che Apo
igore, ben s’intende; ma le navi sono anch’esse soggette al contagio? ed in qual vigore esse ritornano coll’aria pura? Che
la quietud faltò. Ciò in castigliano si direbbe una pura quisicosa, ed in francese un galimathias. Agamennone nella scen
i suoi ordini, quando pur co’ suoi occhi vede in quel luogo Briseida ed Achille; ed il servo, contro l’indole de’ Taltibi
ni, quando pur co’ suoi occhi vede in quel luogo Briseida ed Achille; ed il servo, contro l’indole de’ Taltibii, disubbidi
l proprio dolore , sentenza che quando non fosse falsa, impertinente, ed inutile per la musica, sarebbe sempre insipidamen
ca e metafisica. Termina l’atto con un terzetto di Achille, Briseida, ed Agamennone (restando per muti testimoni Patroclo
are che pari meschinità di concetti, trivialità di espressioni, abuso ed improprietà di termini si trova nel rimanente. Ne
ie; il borrar triunfos y escribir tragedias, metafora di controbando, ed antitesi puerile attribuito all’ira del guerriero
vo; che si trova in quest’atto secondo uguale ignoranza delle favole, ed invenzioni Omeriche, e degli antichi tragici; che
el frigio Briseo, ovvero La Cruz che le somministra sì strani affetti ed espressioni? E questa è la Briseida di Ramòn La C
tal volta si distendono a più scene, e si cantano anche a due, a tre ed a quattro voci. Ecco come le diffinisce nel poema
roprio carattere, e sovente nella stessa tonada si congiunge l’antico ed il moderno gusto, la musica nazionale e l’Italian
rvenuta alle più viziose estremità. In una di esse si personificarono ed introdussero a confabulare le due statue di Apoll
ano pur cessate nel 1765 quando io giunsi in Madrid. Qualche concerto ed opera buffa vi si eseguì di passaggio l’anno stes
4 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO III. Teatro Olandese: Danese: Suedese: Polacco. » pp. 253-256
si lodano come le migliori favole del paese due tragedie di Rotgans, ed un’ altra della sig. Van-Winter nata Van-Merken a
del teatro. Non solo egli invitò ne’ suoi dominj Schlegel e Klopstock ed altri chiari letterati, ma fondò un’ accademia pe
ito. Giovanni Ewald morto da non molto ha composto la Morte di Balder ed altre favole che gli fecero onore fra’ suoi. Ma s
ia con più ardore si è nella nostra età dedicata alla poesia scenica, ed ha eretto in Stokolm da non molti anni un teatro
’ Ifigenia in Aulide tragedia con cori ricavata dagli antichi, e Cora ed Alonso componimento posto in musica dal Nauman, e
li antichi, e Cora ed Alonso componimento posto in musica dal Nauman, ed altre favole musicali imitate dalle francesi, cio
sicali imitate dalle francesi, cioè Procri e Cefalo, Anfione, Nettuno ed Anfitrite. Il conte Gillemborg ha composto il Pet
ia intitolata Sune Jarl. Alcune traduzioni di opere musicali francesi ed italiane hanno fatte il Lalin, il Rotmar, il Well
ha tradotto il Mercante di Smirne, e la sig. Malmstedt Zemira e Azor, ed il Lucilio del Marmontel. In Polonia, oltre alle
e’ caratteri, il dialogo e lo stile. La Spesa per vanità nel bisogno, ed il Giovane castigato sono due commedie Polacche l
5 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Alemanno. » pp. 4-31
n preda all’Arlecchino, a Giovanni Salciccia, ai Gran Drammi politici ed eroici. Ed a chi debbonsi in primi tentativi per
ie, i quali dalla compagnia della Neuber si rappresentarono in Lipsia ed in Brunswich. A norma ancora del Catone di Adisso
colleghi produsseto Dario, Benisa, il Bello-Spirito, l’Ippocondrico, ed altre tragedie e commedie modellate freddamente a
ai di lui disegni col Penteo tragedia, e colle commedie il Testamento ed il Matrimonio disuguale scritte con purezza, ma p
e imitatori di Corneille e Racine, e quello de’ seguaci di Shakespear ed Otwai anche nelle mostruosità. Applaudiva il pubb
commedie in prosa, il Trionfo delle Donne sagge, la Bellazza mutola, ed il Misterioso. Spicca tralle prime il Canuto, ben
anni compose due tragedie ben verseggiate il Timoleone, e gli Orazzi, ed in questa imitò Cornelio. Esse hanno un merito co
i costumo correnti. Nel Biglietto del Lotto è ben colorito il sordido ed avaro Damone, e la vana e invidiosa et ciarliera
siste poi in Napoli un’ altra opera buffa intitolata lo Cecato fauzo, ed è appunto uno sposo che si finge cieco per gelosi
mente seppe colorire. Degna di molte lodi fu la sua pastorale Evandro ed Alcimna tradotta ed imitata in Francia. Cristofor
. Degna di molte lodi fu la sua pastorale Evandro ed Alcimna tradotta ed imitata in Francia. Cristoforo Gaërtner professor
a ninfa gli propone di amare un’ altra ch’ella dipinge assai vezzosa, ed egli risponde naturalmente con quel motto pieno d
più tragedie, tralle quali si distinguono Edoardo III, Riccardo III, ed Atreo e Tieste. Singolarmente la prima si ha meri
stanze di Mortimero per la perdita del re e di Edmond e di Lancastro, ed i rimorsi della regina senza grande varietà di co
sforzo cercano di eccitare i moderni scrittori di favole romanzesche ed atroci. Uscì in Magdeburgo nel 1764 il Salomone d
il Salomone divisa in cinque atti, in cui si rappresentano gli errori ed il pentimento di Salomone. Tra’ personaggi s’intr
le sue tragedie urbane, essendo scritta con precisione, discernimento ed intelligenza nel colorire i caratteri e le passio
tto mi e sembrato di trovarmi in una ripida balza. Voi mi precedevate ed io vi seguiva con passi timidi ed in certi, e par
na ripida balza. Voi mi precedevate ed io vi seguiva con passi timidi ed in certi, e pareva che mi deste coraggio con qual
nel drammi lugubri di Lessing invenzione, forza, patetico e giudizio ed economia nell’azione; e ne incresce che tutti sie
distingue una tragedia reale dalla cittadina maneggiata dal Lessing; ed alla malagevolezza di riuscire in un piano vasto
chiami l’attenzione de’ popoli interi più che delle famiglie private; ed in fine all’arduità di mostrarsi eloquente in ver
rte de Sofocli e de’ Cornelii, per anteporlo in Alemagna al Klopstock ed al Weiss. Lessing compose altresì commedie spiri
rtù morali chi ha la disgrazia di esser privo del vero lume rivelato, ed all’opposto incapace di vizii chiunque nasce ne’
lla precedente sembra propria della scena, meno della prima prolissa, ed in generale più comica ed interessante. Si ammira
ria della scena, meno della prima prolissa, ed in generale più comica ed interessante. Si ammira singolarmente in essa il
e si coronarono verso il 1780 in Amburgo, cioè i Gemelli di Klinker , ed il Giulio di Taranto di Leusewitz, nell’ultima de
ranto di Leusewitz, nell’ultima delle quali si notano alcune bassezze ed assurdità. Il colonnello Ayrenhoff uno de’ letter
e metafisico che tiene stipendiato un professore che scrive per lui, ed attribuisce gli errori politici dello stato all’i
to il Sassone alunno insigne de’ conservatorii di Napoli; il patetico ed armonico Back, l’impareggiabile Gluck onorato alc
di Ercole, l’Aurora, l’Alceste drammi musicali alla francese. Brandes ed Engel ne scrissero ancora, e l’Arianna è un monod
do da’ nazionali coltivò il melodramma istorico di Zeno e Metastasio, ed ella stessa l’animò colla musica; valendosi anche
rding nativo di Vienna pose in iscena varii balli di azioni compiute, ed ebbe in ciò un abile seguace nell’italiano Angiol
presentazioni tedesche si eseguiscono in Vienna in un teatro diverso, ed anche più grande di quello della corte. I teatri
gran Federigo II, e si reputa il più bello di tutto il settentrione, ed è il solo che può gareggiare in qualche modo con
el clima italiano! Le arti fioriscono sotto questo cielo senza premii ed incoraggimenti brillanti, senza le statue di Pari
6 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CONCHIUSIONE. Dell’antica storia teatrale. » pp. 239-246
le curiosità congiunta al bisogno che si ha di esempli che riscaldino ed alimentino il genio, ne renderà sempre accetta la
o scegliendo i colori più vivaci in detrimento della verità istorica, ed a capriccio vi si compartono le ombre ed i lumi,
mento della verità istorica, ed a capriccio vi si compartono le ombre ed i lumi, e dipignesi d’idea e di maniera per illud
iunsero a separar le azioni domestiche e le pastorali dalle guerriere ed eroiche. Tutti poi, senza che gli uni sapessero d
ltivano colle medesime idee generali, favoleggiano da prima in versi, ed hanno sacre rappresentazioni, e passano indi a ri
ne la bella varietà e delicatezza delle nuove favole nate a dilettare ed istruire. Fu la Grecia, fu Atene ne’ suoi dì lumi
decessori Epigene e Tespi e Frinico, divenne il padre della tragedia, ed additò il sentiero a chi dovea su di lui stesso e
iffatti atleti coglievano palme sì invidiabili, si presenta Euripide, ed occupa il raro intatto pregio di parlare al cuore
edia, e ne fu chiamato il principe. Frinico, Alceo, Cratino, Eupolide ed Aristofane la perfezionarono e la rendettero più
i, le Nuvole, il Pluto, la Pace leggonsi oggi ancora con ammirazione, ed incantarono un popolo principe. Di buona fede sia
di ogni letteratura, ma comico della commedia mezzana secondo Ateneo, ed in essa, e non nel teatro tragico, introdusse le
riconoscersi nel ritratto, rideva del proprio difetto. Dopo il Cocalo ed il Pluto di Aristofane, e le favole de i di lui f
7 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 294-295
eroi, volle regalarli di 50 scudi, ma il padre inibi loro d’accettare ed essi non opposero verbo, ossequenti alla patria p
sostantivo, come si dice in gergo comico, seppe però farsi apprezzare ed ascoltare con attenzione dal pubblico per la inte
’Oreste, pur sostenendovi la sola parte d’Egisto, e così l’Aristodemo ed il Saul. In una escursione all’estero ed anche i
Egisto, e così l’Aristodemo ed il Saul. In una escursione all’estero ed anche in Italia (tra il 50 ed il 59) diede accade
il Saul. In una escursione all’estero ed anche in Italia (tra il 50 ed il 59) diede accademie di declamazione distribuen
netti metà in italiano, metà in dialetto, che diceva con una comicità ed una naturalezza incantevoli, non trascurando poes
e teorie, molti seppero far tesoro. Con gli averi, anche la sua forza ed il suo coraggio mise al servizio degli infelici e
e il solito spazio tiranno non mi impedisse di volgere al fine, molti ed interessanti aneddoti potrei narrare ; mi limiter
ata ferita, morì nella sua Bologna, il febbraio del 1885. Ed il tempo ed il malanno riuscirono ad infrangere questa fibra
iranni generici in parrucca e senza, sia in tragedia che in commedia, ed altre simili che dall’Impresa o dal Direttore gli
i alla direzione del signor Gustavo Modena, o di chi sarà destinato : ed ebbe di stipendio 2400 lire. 1. Non sarà mai de
8 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « PROLUSIONE ALLE LEZIONI DI POESIA RAPPRESENTATIVA DEL PROFESSORE PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. » pp. 203-226
ce istinto come le api, i destrieri, i cani, le scimie, gli elefanti, ed i castori operai insieme ed architetti de’ loro b
strieri, i cani, le scimie, gli elefanti, ed i castori operai insieme ed architetti de’ loro borghi. In tanta varietà del
amo ancora che egli, deposta ogni ferocia, ogni baldanza, ogni vanità ed effemminatezza, perviene alla rettitudine degli A
fecegli mestiere a penetrar nell’arcano magistero del Mondo naturale ed a crearsi egli stesso tutto il Mondo civile. E di
, gl’inspirò la brama di nobilitarle coll’eleganza e colla simmetria, ed il bisogno divenne lusso; e nacque da ciò la bell
, Timante, Parrasio e Zeusi, e Raffaele d’Urbino, Correggio, Tiziano, ed Annibale Caracci. Voleasi senza l’illusione seduc
l’illusione seducente d’ ombre e di lumi ritrarre l’effigie de’ corpi ed imitar la natura con materie solide onde renderne
idee colle sole parole ma in sì fatta guisa e con tale aggiustatezza ed eleganza connesse, che giugnesse a dominar su gli
iustatezza ed eleganza connesse, che giugnesse a dominar su gli animi ed a commuoverne o racchettarne gli affetti; ed è qu
e a dominar su gli animi ed a commuoverne o racchettarne gli affetti; ed è questa l’arte imperiosa, onde tuonava Demostene
to solo e talora di conversar co’ suoi simili per ozio e per diletto; ed egli s’industriò d’incatenar le parole con certa
’ materiali Lapponi, da’ Negri, Indiani, Messicani, Irochesi, Caraibi ed Uroni. L’uomo però inoltrato nella coltura tenden
ella moderna Italia ai Danti, ai Petrarchi, agli Ariosti, ai Torquati ed ai Monti. Quest’arte celeste questo sforzo porten
e mulcendo l’udito penetra negli arcani avvolgimenti del cuore umano, ed ammaestra dilettando. Con questo divino lavoro i
emo autore del tutto, gli appresero a venerarlo, ad amarlo e temerlo, ed ammantarono l’antica teologia con poetiche spogli
Omero introduce a favellare in sua vece, e la curiosità sempre attiva ed investigatrice dell’umana mente; tutte queste cos
rarono col greco talento favoleggiator fecondo, espressivo, energico, ed al festevole motteggiar proclive, e da esse la gr
della compassione e del terrore per purgarlo delle passioni eccessive ed infondervi la virtù e la giustizia. Trovansi sì b
Apollodori, i Difili, i Filemoni, e Menandro la delizia de’ filosofi, ed il modello inarrivabile de’ Cecilii e de’ Terenzi
e del lusso, i quali sì ben nascondonsi sotto ingannevoli apparenze, ed apprestano al poeta drammatico copiosa materia mu
ino. Non debbe dunque recarci stupore che la Grecia sì dotta maestra, ed apportatrice di luce, tanta cura riponesse a far
te della pubblica istruzione, e ben persuaso dell’utilità, importanza ed eccellenza della Poesia Rappresentativa, ve ne ap
gioventù Cisalpina d’ entrambi i sessi concorre con alacrità di cuore ed aspira al bel vanto di pareggiar gli antichi Esch
est’anima questo fuoco che dee passare agli attori e rendergli grandi ed originali; è Moliere che forma i Baron; è Voltair
e, del Lombardi, del Riccoboni e d’Isabella Andreini, tutti scrittori ed attori di mestiere. Sul Tamigi attori erano ed au
reini, tutti scrittori ed attori di mestiere. Sul Tamigi attori erano ed autori Shakespear, Otwai, e Garrick, i quali vivo
nascere nel Parnasso Cisalpino autori tragici e comici di prima fila ed attori esimii pieni di brio, di grazia, d’anima e
sia teatrale e della pronunciazione; Voi mi animerete col l’assiduità ed attenzione, ed eseguirete a suo tempo componendo
della pronunciazione; Voi mi animerete col l’assiduità ed attenzione, ed eseguirete a suo tempo componendo e rappresentand
po componendo e rappresentando con mira di sorpassare le mie speranze ed i miei voti, e di erudirvi ne’ greci esemplari, p
todemo e del Cajo Gracco? Svegliatevi, accendetevi di nobile invidia, ed obbligate all’ammirazione i vostri concittadini,
9 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 1 pp. 2-271
Dante e Petrarca che bevvero in que’ puri fonti. Il cardinal Delfino ed il barone Caracci furono i precursori del rinasci
Calepio. Pier Jacopo Martelli (egli dice) è tra’ nostri assai sublime ed enfatico ; ma quanto acquista con i modi di dire,
ceri il suo cuore il sentimento della natura che pugna colla barbarie ed il sospetto. La delicatezza dell’ espressioni di
o un passo di più maneggiandoli in guisa che si adattassero al popolo ed al tempo in cui gli ripetevano. Il Martelli parte
o inutile ferì le orecchie italiane. Dei Greci (sugerisce il giudizio ed il gusto) vuolsi imitar lo spirito e non il porta
ncomii col dotto critico Pietro di Calepio per aver saputo travestire ed applicare all’ azione quella sorte di sentenze ch
regevoli scrittori di tragedie, il consigliere conte Saverio Pansuti, ed il duca Annibale Marchese. Compose il primo cinqu
cioè Bruto nel 1723, Sofonisba e Virginia nel 1725, Sejano nel 1729, ed Orazia che si pubblicò unita con le altre nel 175
elevatezza e sublimità, e quel patetico e terribile tragico che agita ed interessa. Ma sceneggiava alla foggia antica, int
ta ; tragici i rimorsi che atterriscono Livia dopo la morte di Druso, ed opportuna la riflessione della nutrice in tal pro
nell’atto I è il ritratto che in Tito si fa de’ partigiani del regno ed in Furio de’ repubblicani, sul gusto delle politi
u il trionfo del Pansuti. Nel trattar questo argomento dopo l’Aretino ed il Cornelio, il Pansuti diede come il primo alla
to V ; là dove l’Aretino, che la fa morire nel III, lo divide fra lei ed il fratello. Rare volte l’espressione vien tradit
o e feroce di Orazio, la notizia della pugna stabilita tra i Curiazii ed Orazii nel IV, di cui è conseguenza l’altra scena
francese maggior bellezza nelle sentenze, più vivacità negli affetti, ed energia nella locuziòne. Vero è parimenti che egl
arne dimenticare la bellezza del piano, la convenevolezza del costume ed il patetico. E quanto alle nutrici (qualora vogli
emise un rame disegnato o da Francesco Solimena, o da Andrea Vaccaro, ed inciso o dal tedesco Sedelmair o dal napolitano B
e belle arti riunite. Caratterizzano queste favole una locuzione pura ed elegante e sobriamente poetica qual si conviene a
ndo ignudi, il rio corso riprende. Lasso ! Teopista io grido, e valli ed antri Gridan Teopista ancor ; l’ode la bella Cagi
e al fine gli dice : Udito ho sempre Ch’uomo al cui senno sacri riti ed alme Commesse furo, se con voglia ingorda Alle pr
se rilevare il pregio maggiore della cristiana religione di perdonare ed amare il nemico, prima che il sig. di Voltaire av
tormentar Maurizio con tutta l’atrocità. Irene generosa si fa avanti ed offre al tiranno il bambino. Qual cruda spada al
el sublime e del patetico che tanto sovrastano ai declamatori esangui ed agli apologisti poco istruiti. I leggitori ben co
I leggitori ben comprenderanno, avendo sotto gli occhi l’Ermenegildo ed il Maurizio specialmente, che esse potrebbero meg
cavalieri e senatori romani cou poca convenevolezza al a loro gravità ed al costume di que’ tompi. Marco Bruto è la traged
moderni(a). Il marchese Scipione Maffei veronese chiaro per dottrina ed erudizione trasse dalle greche favole l’argomento
zioni di Sebastiano Paoli. Ne corse ben presto la fama oltre le Alpi, ed i Francesi stessi l’accolsero con sinceri encomii
? della dolce forza che ti fanno le passioni espresse in istil nobile ed accomodato agli affetti ? di quel vago racconto d
igliuolo ? del vivace atto V ove tutto mira al disviluppo felicemente ed avviene la morte di Polifonte narrata con maestri
ù la prestanza della Merope italiana. Il tragico Francese ne ingrandì ed esagerò i difetti, bramoso ed impaziente di tirar
aliana. Il tragico Francese ne ingrandì ed esagerò i difetti, bramoso ed impaziente di tirare alla sua copia tutti gli elo
umilia la letteratura, copre di fosche nuvole il chiarore del secolo ed abbassa Voltaire. La Merope del Maffei non va ese
almente nell’atto V. Volle poi quest’anonimo far pompa di erudizione, ed affermò che l’Italiano avea saccheggiato e sfigur
Cresfonti ? perchè poi non apprese almeno dal Voltaire che la Grange ed altri Francesi ed Inglesi trattarono questo argom
è poi non apprese almeno dal Voltaire che la Grange ed altri Francesi ed Inglesi trattarono questo argomento con tali scon
ra il Douglas di Home, tragedia (disse il Walker) che onora la lingua ed il teatro inglese, senza che fosse stata precedut
ecitata nel 1720 in Modena con applauso grande, in Ferrara ugualmente ed in Venezia, s’impresse in Firenze nel 1721 con un
lutarco ne’Paralleli con tutte le particolarità del fatto de’Curiazii ed Orazii. Trionfa in essa l’amor della patria in og
venca tanto conforme al fatto di lei e de’suoi campioni, i poco utili ed all’azione mal connessi episodii dell’amicizia di
Critolao e del conflitto di costui col leone e degli amori di Lagisca ed Eurindo, offrono all’occhiuta critica materia da
li è vincitore, M’unirò a quel che i miei fratelli uccise ? Di natura ed amor ambo possenti Leggi che a’danni miei tutte v
garola Pindemonte si dice di essersene fatta prima un’altra edizione, ed appresso nel 1724 si stampò di nuovo con tutte le
i altre spoglie che delle vedovili. Ordina a Bargina di trovare Enea, ed imporgli di partir subito senza vederla. Ma che ?
nza vederla. Ma che ? Anna le riferisce l’imminente partenza di Enea, ed allora il foco sopito sotto quella rassegnazione
ldo che si sente morire, e pur la lascia. Didone sviene, come Armida, ed Enea parte con Ascanio, come Rinaldo con Ubaldo.
or Girolamo Baruffaldi ferrarese, che poi ebbe altre quattro edizioni ed in Venezia stessa ed in Ferrara. È scritto in ver
i ferrarese, che poi ebbe altre quattro edizioni ed in Venezia stessa ed in Ferrara. È scritto in versi sciolti, con regol
, con regolarità, con colorito vivace ne’ caratteri e nelle passioni, ed in istile dagli intelligenti commendato. Se ne ri
padre per non isposar Giocasta. È tenera la riconoscenza di Antigona ed Osmene nell’ atto II. Sono giuste le di lei prime
ture e della fanciulla che diede alla luce. Grande il di lei coraggio ed il disprezzo della morte in faccia a Creonte nel
o. Piace soprattutto nell’ atto V la patetica separazione di Antigona ed Osmene nel punto di esser ferita da Giocasta. Ell
lla rimembranza della figlia perduta, e dice al marito che la cerchi, ed incontrandola (soggiugne) : Dille del moi destin
re e la forza tragica del teatro di Atene. È scritto in endecasillabi ed ettasillabi sciolti misti a piacere ; ha il coro
a nel 1747 Irene delusa. Quivi pur s’impresse il Costantino nel 1748, ed un altro Costantino diverso dal primo venne pure
onti, o dell’Ermenegildo e del Maurizio del Marchese. Toccò al Varano ed al Granelli il vanto di recar nuova fama all’ital
il teatro tragico di tre buone tragedie Demetrio, Giovanni di Giscala ed Agnese che si trovano impresse nelle Opere Poetic
gedie del Maffei, del Zanotti e del Recanati. Nobile, terso, elagante ed alle cose accomodato n’è lo stile ; regolare e be
a la scena partendo Arsinoe nella quarta e venendo poi fuori Berenice ed Araspe. Due oracoli sono le molle che muovono le
ltro nome, n’è amato con altro amore che di madre, è poi perseguitato ed accusato di fellonia, e finalmente cagiona la mor
esta tragedia al sagace osservatore molti passi pregevoli per nobiltà ed eleganza di dizione. Nobilmente si esprime la mag
on Seleuco e con Artamene. Il contrasto dell’amore colla virtù in lei ed in Artamene è dipinto ottimamente nell’atto III,
dialogo, e singolarmente è da notarsi ogni di lui risposta ingegnosa ed il riconoscimento di Demetrio. Vedasene il seguen
bbio che il soldato non giunga a tempo per impedirla, è piena di moto ed espressa acconciamente. Ma Demetrio è salvato, la
nto a far che si dimentichino i libri che ha saccheggiati. La nobiltà ed eleganza dello stile, la regolarità, la bellezza
e profezie e agl’istorici monumenti della distruzione di Gerusalemme, ed a varie circostanze rammentate nel dramma. Notabi
confratello Bettinelli, si contentò di spiegarsi in termini generali, ed accennò solo che le circostanze legavano loro le
i entro certi confini che lasciano infruttuosa la più ricca fantasia, ed a privarsi del vantaggio che apportano sul teatro
cato a tesserne altre di argomenti più atti ad eccitar la compassione ed il terrore tragico, e a migliorar la sublimità de
e a migliorar la sublimità del Cornelio spogliandola dalle gonfiezze, ed il patetico di Racine preservandolo dalla mollezz
onaggi, e lasciano voto il teatro. Ha i cori mobili di Assiri, Caldei ed Israeliti. Non si prefisse l’autore, come egli st
ta dal bello episodio de’figliuoli de’due re, cioè Giosia di Sedecia, ed Evilmero di Nabucco, i cui eccellenti caratteri c
n tutte le sue virtù si scorge il pregiudizio di una grande passione, ed in tutte le sue passioni il principio di una gran
conduce a discoprire in Manasse la persona additata in quel comando, ed apporta il lieto fine dell’azione. La dizione è l
solo, che per gli ragionamenti troppo prolongati, benchè convenevoli ed eleganti, serpeggi per sì bella tragedia qualche
llicrate conosca Apollocrate figliuolo di questo discacciato tiranno, ed anche Ireno. Tante supposizioni a favor dell’empi
conviene ; e pregò il leggitore a por mente alle di lui circostanze, ed a consigliare se stesso a qual partito sarebbesi
ska ; monsignor Gian Lorenzo Lucchesini di Lucca Maurizio imperadore, ed Artavasdo, oltre di altre due tragedie scritte in
4,Tamar vendicata nel 1706, Santa Maria Maddalena de Pazzis in latino ed in italiano nel 1707, e Bersabea nel 1708, e tras
ebbe vivacità di azione, energia di caratteri, perturbazione tragica, ed interesse. Il Lorenzini nella famosa discordia de
rappresentò anche in Venezia nel 1758, il Gionata altre volte ancora, ed il Serse in Verona nel 1767 da’ cavalieri, e vi s
tti esigendone il rigido eroismo di Timandro, la virtù de’suoi figli, ed il bel perdono di Demetrio. Di più Cinna e Sesto
il bel perdono di Demetrio. Di più Cinna e Sesto vassalli beneficati, ed ingrati rendono ammirabile e grande il perdono di
scuno se stesso per liberare il fratello dalla colpa e dal pericolo ; ed anche la scena settima, nella quale sono convinti
’ Ombra nella Semiramide apparsa in chiaro giorno in mezzo alla corte ed al popolo la rende infruttuosa per lo spettatore,
tta dal riputato Gaspare Gozzi, appresso dal conte Alessandro Pepoli, ed allora che io era in Milano dal signor Torti con
e semplice componimento che non è nè tragedia propria nè traduzione ; ed è scritta in prosa armonica seguendo il progetto
le. Romano Garzoni lucchese portò in italiano la Berenice del Racine, ed una dama di lui compatriotta rendette italiano il
a osservò che talvolta indebolisce alcune espressioni dell’originale, ed aggiunse ottimamente, on ne traduit point le gèni
e Albergati Capacelli, l’Idomeneo del Crebillon da’prelodati Paradisi ed Albergati, Atreo e Tieste dell’ istesso dal Pagan
1803 col titolo Delle migliori Tragedie Greche e Francesi Traduzioni ed Analisi comparative. Il tomo primo contiene l’App
del Cresfonte di Euripide comparandosi ciò che ce ne narrano Plutarco ed Aristotile colle differenti misure che presero in
upati insino a noi, e segnatamente colla Merope del Voltaire tradotta ed analizzata ponendosi in vista il lodevole oggetto
si compiace encomiar l’Ifigenia del Lassala e la Numanzia dell’Ayala ed anche l’Agamennone di Garcia de la Huerta, non do
iulio Sabino ; il conte Alessandro Carli autore della tragedia Telane ed Ermelinda, di Ariarate, e de’ Longobardi che s’im
lli che serisse Idomeneo ; il conte Paradisi che compose gli Epitidi, ed il cavaliere Durante Duranti che pubblicò in Bres
ione di Virginia ; il ripetersi tre fiate la citazione de’testimonii, ed il darsi ogni fiata nuova dilazione per sospender
ato da’ moderni, e più di una volta il teatro rimane voto. Il partire ed il restare de’personaggi non sempre avviene giust
za di Telemaco col padre nell’atto III : la scena del IV tra Penelope ed Ulisse chiuso nell’armi, che si parlano con affet
he fanno i proci per la morte di Ulisse, stando a mensa con Telemaco, ed Ulisse stesso sconosciuto. Si ode un gran romore,
ell’avvenuto ? può udirne un lungo racconto ? Ella intanto l’ascolta, ed al fine si sovviene del figlio. Tutto potrebbe pa
. Rileva l’amor di libertà de’ Cherusci senza convertilo in ruvidezze ed atrocità. Descrive mirabilmente i caratteri sempl
figlio di Cesare, ma non fa che infierisca contro del proprio padre ; ed in vece di fargli dire mentre viene dagli altri t
padre ; ed in vece di fargli dire mentre viene dagli altri trafitto, ed io non posso arrivare a ferirlo con barbarie dete
iunto il punto, dice Arminio, in cui un solo dee regolare i Cherusci, ed egli sederà sul trono in modo, dice, Che quando
Viva Telgaste viva Il Cittadino eroe Delle contrade Artoe La gloria ed il terror. Velante domanda a Telgaste s’ella per
ndo al volersi ferire essendo trattenuta da Ulisse ella il riconosce, ed egli destramente l’avverte di non iscoprirlo ; la
esse à conosciuto Ulisse ; è però una delle supposizioni inverisimili ed assai rare che l’unico confidente degli amori di
nverisimili ed assai rare che l’unico confidente degli amori di Circe ed Ulisse, colui che fanciullo nascose Telegono and
gnorava ; poichè ben poteva su Telegono cader la scelta di Penelope ; ed in effetto su di lui è pressocchè seguita ; ed eg
a scelta di Penelope ; ed in effetto su di lui è pressocchè seguita ; ed egli intanto personaggio insulso e ozioso seguita
a l’una e l’altra favola ; la stessa galanteria subalterna d’Ippolito ed Aricia che indebolisce la Fedra francese, caratte
rimanente dell’atto I e parte del II si occupa negli amori di Mileto ed Idotea, e l’azione procede languida e lenta. Torn
prime cinque scene dell’atto III sono impiegate negli amori di Cauno ed Idotea, e nel disegno di Mileto su di costei che
e dì sdegno. Ella ha ceduto alla passione, ha inviate trall’atto III ed il IV un foglio a Cauno per iscoprirla ; ma tosto
d il IV un foglio a Cauno per iscoprirla ; ma tosto ne sence ribrezzo ed orrore. Vieni, dice ad Eurinoe, Fuggiam da quest
tato all’uso della scena stabile, facendola cambiare ben otto volte ; ed in conseguenza non ha potuto scansare di far rima
osservarono nè gli antichi nè i nostri cinquecentisti, ma in Francia ed in Italia dopo il Racine ed il Maffei nè anche da
nè i nostri cinquecentisti, ma in Francia ed in Italia dopo il Racine ed il Maffei nè anche da’ tironi si trasgredisce. Se
olta più energico. Forse i caratteri equivoci di Guido e di Lanfranco ed anche di Marco di tempo in tempo rallentano gli a
o Scarpelli produsse due tragedie che non debbono obbliarsi, il Creso ed il Pausania. Il sig. Ignazio Gajone di Casal di M
lia, della Rovina di Gerusalemme, di Nabucco, del Davide, della Sara, ed altre tragedie dell’ olivetano Ringhieri ristampa
etrare con poco scorgimento nel palazzo di un imperadore loro nemico, ed avventurar tutto pel piacere di sfidarlo. Arrigo
ar. Confesseremo non pertanto che la scena dell’ atto IV di Cleopatra ed Ottavio nel tempio, in cui ella coll’ idea di ade
domanda alla confidente, se le sue vesti si accordino col suo volto, ed entrambi poi tentano ogni via per ingannarsi scam
i altri schiavi. Nascono da tali vicende alcune patetiche situazioni, ed esercitano singolarmente la virtù di Ormesinda, c
Alfonso è rigida e religiosa, nobile mista di tenerezza in Consalvo, ed in Albumasar, e più ancora in Ormesinda giugne al
i Voto solenne Inviolabil voto alza e distende Un muro insuperabile ed immenso ; e le impone di evitarlo. II la quinta
asar intende che Ormesinda è il guerriero che gli ha salvata la vita, ed ammira i prodigii di virtù che opera in petto de’
se ne vegga lo squarcio seguente. Ormesinda Padre amato, ti lascio… ed or che il cielo Pietoso a’ miei lunghi sospir con
che il cielo Pietoso a’ miei lunghi sospir concesse A me di rivederti ed abbracciarti, L’acerbità del mio destino obblio…
onvien…Di tua virtude Mi fido, Albumasar…Di tu consola Tanti infelici ed innocenti…io moro. L’altra tragedia inedita del
i due secoli di glorie condannati in Parigi da Filippo detto il bello ed in Roma da Clemente V, ed in Vienna dal Concilio
dannati in Parigi da Filippo detto il bello ed in Roma da Clemente V, ed in Vienna dal Concilio generale nel 1312 ; e dall
i soccorsi da Fernando di Ricla, destina che sia sposo della figlia ; ed ella che vede in Fernando un grande appoggio del
nrico vincitore viene a salvare Anagilda ; ella ripugna di seguirlo ; ed egli si affanna per liberarla dal pericolo immine
a e la terza, nella quale Anagilda intende che Enrico è in Morviedro, ed ha liberato Fernando ; la sesta, in cui Enrico vu
osservarsi è la quinta scena, quando Enrico viene a salvare Anagilda, ed ella ricusa di seguirlo. Vieni meco, Anagilda, le
di Fernando Sposa con te venir, con te, che sei L’amante d’Anagilda, ed il nemico Di Ramiro e Fernando ? Ogni soccorso Ch
icuso, Enrico, L’offerte tue, la tua pietà. Enrico Vuoi dunque Perir, ed io deggio soffrirlo ? Anagilda Invano Ti opponi a
un quadro vivace e patetico di Ramiro moribondo sostenuto da Fernando ed Anagilda. Chiude egregiamente la tragedia la scen
vero Sostegno de’ Templarii ! Il cielo, Enrico, Le tue virtù coroni, ed a te rènda La dovuta mercede. Enrico Ah sventurat
lio periodico, la comunicò al marchese Francesco Albergati Capacelli, ed all’ abate Bettinelli. Il Cerauno, al dir del con
presentarsi al pubblico ; e finalmente l’essersi schivato di avvilire ed imbrattare l’evenimento tragico di quel giovane p
del pubblico, e a noi basta di averla mentovata. Passiamo al Gerbino, ed al Corradino ch’ egli accarezzò, e riconobbe per
pura, più propria, e stile meno disuguale, e meno infettato di lirici ed epici colori, e di concetti secentisti ; i caratt
n discorso al lettore, in cui l’autore esalta i pregi del suo lavoro, ed aringa contro del Corradino del Caraccio. Alla pr
l Metastasio hanno soltanto introdotti nelle loro favole amori freddi ed episodici ; che lo stile delle antiche tragedie I
riescire di giusta grandezza sensa frammischiarvi episodii estrinseci ed amori impertinenti ? Piace che egli confessi di n
à, quando diede alla luce gli Arsacidi recitata in Napoli, in Bologna ed in Palermo, ed impressa in Napoli nel 1789, e rip
alla luce gli Arsacidi recitata in Napoli, in Bologna ed in Palermo, ed impressa in Napoli nel 1789, e riprodotta nel 179
e senza confidenti, che sveglia la pietà per l’innocenza sventurata, ed i rimorsi tragici del protagonista ; e la Zelide
n questa Periandro, Zelide, Aletide rassomigliano a Polifonte, Merope ed Egisto. L’Ermione impressa nel 1798 sembra che pu
ei padre ucciso in singolar certame da Pirro, ucciso Pirro da Oreste, ed Ermione da se stessa. Lo stile è robusto, grave,
ono di troppo studio. Anche l’interesse pare che si divida tra Oreste ed Ermione, benchè non isconvenga. Ma l’Eretteo ulti
cure sacerdotale ; questi personaggi sono dipinti con colori vivaci ; ed il cangiamento lieto, non per macchina, ma per l’
ui non fa rea dell’ uccisione del marito. Il Biamonti già mio Collega ed amico nella r. Università di Bologna seguendo le
erse vie il Rucellai serbando i cori e la condotta del tragico Greco, ed il Martelli scortamente adattandone l’azione alle
erne scene. Gian Rinaldo Carli per altro l’avviluppò d’inganni, amori ed avventure romansesche. Il sig. Biamonti ha calcat
di Euripide nelle circostanze della generosa patetica gara di Pilade ed Oreste e della riconoscenza d’Ifigenia col fratel
a, ma pel nome di Oreste scritto sul monumento erettogli come morto ; ed anche in questo si bramerebbe che tali onori fune
iosa vi scorgerà molti squarci eccellenti nelle scene tutte di Pilade ed Oreste, in quella dell’ atto III tra essi ed Ifig
le scene tutte di Pilade ed Oreste, in quella dell’ atto III tra essi ed Ifigenia, nell’ ultimo patetico congedo di Oreste
amori, non intervengono confidenti inetti, non si fa pompa di lirici ed epici ornamenti. La morte di un re che trasse ver
losia snaturata, ossia la Morte di don Carlo figliuolo di Filippo II, ed il Rodrigo, per le cui lascivie passò la Spagna s
di quella del conte Alfieri, nella quale piacquegli far morire. Carlo ed Elisabetta abbracciati sotto le ruine di un carce
ricavò la sua Zulfa, in cui si vede Seremeth il migliore de’ mariti, ed il più generoso degli uomini tradito ed offeso da
emeth il migliore de’ mariti, ed il più generoso degli uomini tradito ed offeso dagli amori della sua moglie Zulfa con Err
della tragedia di Dara è tratto da’fatti de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè di
do è occupata dal fratello, non si manifesta qual si enuncia valoroso ed accorto. Il colpo di Mirza colla pistola coperta
poli. Oramzeb e Maometto fanno confidenza delle proprie scelleraggini ed insidie, l’uno a Jelma, l’altro a Zopiro. L’impos
o scrivere, e diede all’ Italia altre tre tragedie, l’Adelinda, Carlo ed Isabelle ed Agamennone. Al suo nuovo sistema trag
e diede all’ Italia altre tre tragedie, l’Adelinda, Carlo ed Isabelle ed Agamennone. Al suo nuovo sistema tragico adattò i
uovo sistema tragico adattò in prima l’Adelinda che avea già scritto, ed ebbe il piacere che si rappresentasse con molto a
o con atti di rara virtù, suole allettar gli animi nobili e sensibili ed inspirare eroismo. Anche la scena ottava dell’att
sta meglio conviene alle circostanze di trovarsi l’atto in sul finire ed Uberto così malconcio da’ tormenti, e la favola c
si del tutto rifusa nell’economia della favola e nello stile, è Carlo ed Isabella rappresentata in Bologna nel 1791, indi
occupa con varie riflessioni a giustificarne lo scioglimento finale, ed il genere di morte degli amanti sotto le ruine de
(a), spinse il Pepoli a ritoccare la sua che aveva prodotta in Napoli ed in Venezia. I miglioramenti sono notabili ; il ti
te ; se ne veggono i caratteri meglio espressi ; gli affetti di Carlo ed Isabella più commoventi. Per lo scioglimento, che
e un’empia adultera che di propria mano trucida un gran re suo marito ed obblia i suoi figli per assicurarsi il trono insi
nte Vittorio Alfieri da Asti. Vincenzo Monti chiaro per le sue poesie ed altre pregevoli produzioni tardi si rivolse alla
. Ne abbiamo sinora tre tragedie, l’Aristodemo, il Galeotto Manfredi, ed il Cajo Gracco. Aristodemo s’impresse nel 1786, e
l real Protettore concesse, come si è detto, all’Aristodemo gli onori ed il premio delle favole coronate. Or come osa dire
tanti giornali buoni e cattivi, recitata e ripetuta in tanti teatri, ed impressa tre volte in due anni ? Basti accennare
in due anni ? Basti accennare in generale che ne formano la prestanza ed il carattere una versificazione felice armonica m
fine. Traspare, è vero, il disegno ch’egli ha di uccidersi. Ma quando ed in qual guisa l’effettuirà ? Argia scoperta in Ce
l fabbricante di Colpi d’occhio, che tal favola è piena di atrocità ; ed in ciò pur s’inganna o mentisce, mentre eccetto i
ribil racconto della scena quarta dell’atto I ; nel congedo di Cesira ed Aristodemo della terza dell’atto III ; nella mira
del IV in cui Aristodemo atterrito cade sul teatro a’piedi di Cesira ed a lei si discopre reo ; nello scioglimento sommam
Fra cento spade disarmato e nudo. Nel 1800 ci trovammo il sig. Monti ed io in Parigi in casa del principe Giustiniani, e
e successive fatte nel Foro da Cajo e da Opilio sono di tanta energia ed eloquenza che a vicenda tirano ad encomiarle i su
ni, i quali respinti e morti cedono alla forza, e Cajo rimane esposto ed in procinto di cadere in mano degli avversarii. P
regio singolare che distingue il conte Alfieri da molti contemporanei ed oltrepassati, e l’arte grande di rintracciare ent
l fine, tutto tende ad ispirare spavento e terrore. Il dialogo grande ed a proposito si accomoda alle situazioni. Lo stile
versificazione tende ad un sublime tragico, e riesce per lo più dura ed inarmonica ; e riesce per lo più dura ed inarmoni
co, e riesce per lo più dura ed inarmonica ; e riesce per lo più dura ed inarmonica ; la locuzione contorta non di rado cr
rancese. Si priva l’autore rigorosamente di ogni sorta di confidenti, ed è costretto a valersi con frequenza de’monologhi
rito veramente tragico. Eteocle non sa vedersi suddito un sol momento ed a costo di qualunque delitto non respira che indi
momento ed a costo di qualunque delitto non respira che indipendenza ed odio mortale. Polinice non soffre i suoi torti, m
nice ; secondo monologo. S’incontrano in fine, si parlano alla cieca, ed Argia in una reggia tanto per lei sospetta vede u
donna, e palesa di cercare Antigone e di aver con lei comune la pietà ed il dolore. Ciò che esse dicono non conoscendosi,
e tutta l’azione nella reggia di Tebe. La patetica gara però di Argia ed Antigone, gli arditi sentimenti di questa in facc
dice, quel nome Osi tu proferir ? V ha patria, dove Sol uno vuole, ed obediscon tutti ? Patria, onor, libertà, penati,
o incontro di Virginio con la figliuola e con Numitoria sua consorte, ed il generoso disdegno di Virginia. Numitoria col n
rmentato marito, e seder col drudo sul di lui trono. E qual vantaggio ed istruzione se ne attende ? Quella d’insegnare l’a
ta a sacrificare il marito. Ma Egisto che aspira a vendicare il padre ed a regnare in Argo, insinua nella rea femmina tutt
che un crudo rimedio, il sangue di Atride. Il tornar indietro Egisto ed insistere nel primo colore era inutile. Non resta
e già mi sospetta, e di che il sospetta, in mezzo a modi cruschevoli, ed otto soliloquii, e qualche inverisimiglianza, com
ro Corneille per la sua Rodoguna. Si conviene che pregevole essa sia, ed una delle più perfette dell’ autore. Più rari in
teresse ; là dove l’ Oreste Volteriano quanto sovrasta per invenzione ed interesse ne’primi atti, tanto negli ultimi due d
lettra va parlando sola a voce alta nella scena seconda dell’ atto I, ed è intesa da Pilade ed Oreste. Era giusto che si s
a a voce alta nella scena seconda dell’ atto I, ed è intesa da Pilade ed Oreste. Era giusto che si sentisse ciò ch’ ella p
a). Rosmunda. Questo componimento è tutto d’invenzione dell’ autore, ed è l’unico ch’ egli abbia interamente inventato ;
etestabile non meno di Clitennestra ella ha fatto uccidere il marito, ed ha sposato Almachilde di lui assassino. Ella trio
ntrario egli consente alla ruina e alla morte di una virtuosa moglie, ed ammette al talamo ed al trono una malvagia donna
alla ruina e alla morte di una virtuosa moglie, ed ammette al talamo ed al trono una malvagia donna da lui medesimo per t
o è per altro, che questa Ottavia supera l’altra attribuita a Seneca, ed il carattere di quella sventurata imperatrice vi
ir la natura, e l’ oppressore stesso punito si rende compassionevole, ed ammaestra col morir meglio che non visse. Ma rinc
atello ucciso mostri rimorsi e disperazioni, al celebre Cesarotti(a), ed al giudizioso critico Pietro Schedoni(b). L’autor
tria. Merope. Tra tante pruove che dimostrano Euripide gran tragico, ed Aristotile non meno grande osservatore, può nover
i la bellezza che mai non invecchia del soggetto del Cresfonte ideato ed eseguito dal gran tragico ed esaltato dal gran fi
ecchia del soggetto del Cresfonte ideato ed eseguito dal gran tragico ed esaltato dal gran filosofo come il miglior modell
on lo stile di Monti o di qualche altro che non trascuri di colorire, ed il patetico e la delicatezza di Metastasio, e la
iglioramento nello stile, versificazione più scorrevole, lingua tersa ed eleganza meno cruschevole, monologhi meno frequen
di Bianca insospettita e di Raimondo impaziente di trovarsi al tempio ed agitato per la tenerezza che ha per lei e pei fig
levarne al possibile l’azione ; e Raimondo diventa personaggio grande ed importante. Ma può egli tenersi pel Bruto della T
anni renduti odiosi, nè pe’ congiurati che non aspirano che al sangue ed alla vendetta. Ed in fatti l’autore ha ben voluto
rar questa in favore della libertà per conseguire l’effetto tragico ; ed i congiurati soggiacciono, e Lorenzo trionfa. L’a
e nel dar perere su di questa favola ravvisa per attivi solo il terzo ed il quinto atto, ed osserva certa inazione ne’ due
di questa favola ravvisa per attivi solo il terzo ed il quinto atto, ed osserva certa inazione ne’ due primi, e nel quart
die dell’Alfieri ; stil nobile, lumi filosoficí senza l’affettazione, ed il portamento di massime ed aforismi, affetti ene
le, lumi filosoficí senza l’affettazione, ed il portamento di massime ed aforismi, affetti energici, elocuzione senza dure
itto di Garzia per la perfidia di lui uccisore dell’innocente Diego ; ed è il solo che rimane nella tragedia impunito, la
a tragedia ; ma si bene da orrore, da raccapriccio, da rincrescimento ed indignazione. E come poteva lusingarsi Alfieri ch
maggiore nè maggiore interesse. Ecco dove io trovo la serie accennata ed il patetico che vi scorgo. In prima l’osservo nel
ll’ atto II, in cui Agide esorta la moglie a soffrir la di lui morte, ed allevar da Spartani i figli : Non assetato di ve
del tutto corrisponde a sì belle parti degne della tragedia. Leonida ed Ansare vengono per far uccídere Agide. I soldati
tragedia quattro soli personaggi, come le prime che fece imprimere ; ed è per questa solita inopia che vi abbondano i mon
suo avviso. Il corpo di Lucrezia spinge Roma a cacciare i Tarquinii, ed a fissar Bruto per console ; ma i figli si atteng
ssar Bruto per console ; ma i figli si attengono a favor del tiranno, ed il console gli punisce. L’oggetto è un solo, lo s
nsarvi produrrebbe un esempio pericoloso da non vedersi senza rossore ed abominio. Contuttociò Alfieri ha spiegata tutta l
e siensi le nozze. Ma onde proviene che si opponga a ciò che propone, ed era vicino ad effettuarsi, e che cagioni così la
, ed era vicino ad effettuarsi, e che cagioni così la morte di Pereo, ed incorra nello sdegno di Ciniro suo padre ? È vint
antica, forse sarebbe prevalso sopra gli espedienti pensati da Mirra, ed il suo stato ne sarebbe divenuto sempre più compa
ta a parlare persiste a tacere ; a Ciniro par di vedere che ella ama, ed ella lo confessa col più angoscioso stento. Dubit
goscioso stento. Dubita Ciniro che sia oscura ignobile la sua fiamma, ed ella nega, Ah non è vile.. è iniqua La fiamma mi
personaggi introdotti erano i Romani più grandi del tempo di Cesare, ed Alfieri gli segnala co i distintivi del carattere
del carattere di ciascuno tramandatoci dalla storia. Cesare è grande ed ambizioso, nè offusca col suo splendore il caratt
tural tenerezza che in entrambi traluce, nulla togliendo al carattere ed al proposito di ciascuno. Oh colpo inaspettato e
e detesta il tiranno e corre a difendere la propria libertà. Voltaire ed Alfieri hanno felicemente adoprato l’istesso ordi
finora avuto chi volesse ovver potesse seguirlo nell’ ardua carriera, ed a guisa di un gran colosso, come disse un mio ami
fiorisce attualmente il Segretario della Società di Scienze, Lettere ed Arti di Brescia, il signor Luigi Scevola da più a
ella R. Biblioteca di Bologna. Abbiamo di lui sinora impresse Socrate ed Annibale. Dopo varii tentativi fatti in Europa p
Europa per mostrar degnamente sulle scene il personaggio di Socrate, ed esente da ogni taccia o di satira immoderatamente
gio produsse il suo Socrate in Milano sul teatro già detto Patriotico ed ultimamente Filarmonico, che s’impresse nel 1804.
cun atto di questa tragedia rileva un trionfo della virtù di Socrate, ed un passo che lo conduce gloriosamente alla morte.
atto ai discepoli per salvar la vita al traditore Melito suo nemico, ed a Policrate che gli palesa la richiesta onorevole
e da ciò occasione di rammentare i pregi singolari di Socrate in pace ed in guerra. L’insidioso Anito inerisce, ma insiste
o. Disarma il trasporto di Critone ; chiama il custode, bee il veleno ed è sciolto. Giugne Telaira colla lieta novella che
o ha dichiarato Socrate innocente e degno di ammettersi nel Pritaneo, ed ha condannati a perpetuo esiglio l’acusatore ed i
ettersi nel Pritaneo, ed ha condannati a perpetuo esiglio l’acusatore ed i Giudici iniqui. Ma Socrate ha già tracannata la
pendonsi nell’intendere che in Telaira celisi la sua figlia Fenarete, ed essere stato Anito trucidato dal popolo furioso.
rta dell’atto IV, dove rammenta le antiche sue gesta contro i Romani, ed in fatti si esprime come egli dice, Io parlerò co
o parlerò come combatto. Ma in fine gli dice Flaminio, che pretendi ? ed egli : Perseguitarvi, nuocervi, atterrirvi. … Ai
aminio, e predice che un giorno anche Roma soggiacerà alla schiavitù, ed entrando tra’suoi la discordia il Tebro correrà d
passato anno 1813 aprì un Certame Drammatico eccitandogli con premii ed onori proposti per la migliore tragedia, la migli
ottenne la prima corona, trasparendo in essa il patetico di Euripide ed il garbo e la grazia di Racine, e le fervorose fa
ntenziato componimento scenico che porta la data di Cagliari del 1724 ed il nome di Messer Stucco a Messer Cattabrighe. Fa
vola con l’altra intitolata Salto di Leucade composta dal Pindemonte, ed impressa in Venezia nel 1800. Ciò appunto ha fatt
10 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245
atro Italiano, e bramoso omai di riposo mi accingo a deporre la penna ed a prender commiato da’benevoli letterati, che han
simili merci oltramontane, fossero pur di quelle che la sana critica ed un gusto fine riprovano come imbrattate di fangos
o gli argomenti trattati già da Eschilo, da Carcino, da Platina ecc., ed occupavano i primi onori del coturno. Ciò che suo
nte, la lentezza dell’intreccio, un disviluppo sforzato, l’abbondanza ed il gelo delle lunghe moralità e delle sentenze st
odato con verisimiglianza, caratteri espressi con verità e regolarità ed interesse, situazioni patetiche. Aggiungasi il pr
i occulta sotto l’aspetto del dovere ; un atto quarto assai teatrale, ed una vera dipintura di Don Alfonso oppresso da’rim
è sepolto un suo amico da lui ucciso, espone a certa morte se stesso ed un figlio che ama ; questi personaggi, dico, che
a mortal pericolo, non che il virtuoso Sancio, la stessa benefattrice ed amante Violante, lasciano nell’anima certa idea d
amante Violante, lasciano nell’anima certa idea d’inverisimiglianza, ed un rincrescimento che si oppone all’effetto della
’innamorata, un astrologo sciocco avaro e furbo. Vi si parla in prosa ed in versi in ogni stile da’medesimi personaggi. Va
d in versi in ogni stile da’medesimi personaggi. Varii colpi teatrali ed alcune situazioni che interessano, hanno contribu
a necessità di salvarne due ? Perchè Sofia che non osservata è venuta ed hà in quel punto parlato alla regina, non esce da
creditarla volle darle un nuovo titolo, e venderla come nuovo genere, ed alla perpetua irregolarità che vi semina, dà l’on
i di ultima data che scorrono di stranezze in istranezze ora in versi ed ora in prosa. Ecco donde provengono le regole del
trova osservata in più migliaja di vecchie commedie di spada e cappa ed eroiche ancora della Spagna. Il Ladislao si è scr
appa ed eroiche ancora della Spagna. Il Ladislao si è scritto inversi ed in prosa ad un tempo ; sia dunque la VI legge del
sua legge VIII della fisedia. Ma in tutte le favole inglesi spagnuole ed anche francesi prima del XVII secolo si osserva l
essandro Guidi scrisse l’Endimione con ariette musicali, il cui piano ed alcuni versi dicesi che appartenessero alla regin
704 pubblicò in Venezia i Litiganti ossia il Giudice impazzito franca ed elegante versione de’ Plaideurs del Racine. Nel 1
di Napoli nato nel 1659 e morto nel 1719 fe recitare dal 1699 in poi, ed imprimere le sette sue commedie, la Gostanza, la
sti letterati sin dall’ incominciar del secolo XVIII mostrarono gusto ed intelligenza in tal genere di poesia. Ma inimitab
o Federico Curiale di Napoli morto dopo il 1750. Le commedie li Birbe ed il Curatore in prosa mostrano i suoi talenti comi
a favola le rendono meno accette. Giulio Cesare Beccelli compatriotto ed ammiratore del Maffei dal 1740 al 1748 pubblicò i
i Faenza in versi, la Pazzia delle pompe, i Poeti Comici, l’Ariosista ed il Tassista. In esse col gusto che richiede la co
teratura pedantesca, e i partiti capricciosi intorno a i nostri epici ed a’ poeti comici de’ suoi giorni. Il grazioso Giam
ivacità de’ ritratti ne costituiscono il merito, e piacque a’ volgari ed agl’ intelligenti. In prosa scrisse pure il dotto
ne procede con non poca lentezza. Domenico Barone marchese di Liveri, ed il celebre Pasqual Gioseffo Cirillo verso la metà
con mirabile esattezza i costumi e le maniere correnti del suo tempo, ed il ridicolo, specialmente del ceto nobile poco cu
enticare. Il sacerdote Giovanni Tucci scrisse due commedie la Ragione ed il Dovere, da me vedute rappresentare in case par
è una imitazione del Tamburro Notturno uscita nel 1773, l’Alchimista, ed il Matrimonio per procura stampata nel 1777. In q
ne : Verran per ora Egizii e Babilonici, Traci, Milesii, Clazomenii, ed Attici, E poi verranno ancor su queste tavole Ang
poi verranno ancor su queste tavole Angli, Germani, Franchi, Ispani, ed Itali. Gran piacevolezza di motteggi campeggia n
abbiano dell’Epidico di Plauto fatta dal già lodato Placido Bordoni, ed a me cortesemente da lui rimessa nel 1796(a). E n
per la quale è sul punto di rovinare la sua riputazione, il suo stato ed il vostro. Questa gioja dunque stavalo aspettando
l’aveste veduta ! che vestito ! che pompa ! come magnifica, galante, ed aggiustata all’ultima moda ! » « Per. Dinne, dinn
alvagio del Gresset. Mentre tante commedie tutte regolari e piacevoli ed ingegnose per lo più componevansi dagli eruditi,
lli sì di buon’ora mostrata sulle scene di Firenze, servì al bisogno, ed al mal gusto corrente. Entrò poi nel camin dritto
ica, Belisario, Rosimunda, Rinaldo di Montalbano, mostri scenici cari ed utili a’comici, furono da lui in certa maniera re
maniera rettificati, e l’occuparono intorno al 1734. L’Uomo di mondo ed il Prodigo a soggetto entrambe, la Donna di garbo
l Prodigo a soggetto entrambe, la Donna di garbo scritta interamente, ed il Servo de’ due Padroni, argomento sugeritogli d
a, il Padre di famiglia. La mano del buon pittore dispiegò franchezza ed energia nella Locandiera, nelle Donne puntigliose
, nel Feudatario, nell’Avventuriere onorato, nel Ciarlone imprudente, ed in altre. Ma chi non vede il maestro nella Putta
se, compose la Sposa Persiana, e negli anni seguenti Ircana in Julfa, ed Ircana in Ispaan, che ne seguitano la storia roma
ne seguitano la storia romanzesca, tutte e tre in versi martelliani, ed in cinque atti. Comunque debbano esser chiamate o
efico (le Bouru bienfaisant) scritto in francese che gli produsse oro ed onore, col Curioso accidente, e col Matrimonio pe
piacevoli. Ma egli si appigliò ad incoraggire i comici a conservarle, ed a fornirgli di commedie fatte a tale oggetto, e d
ico composto di favole grandi e picciole, di uno o due atti, in versi ed in prosa. Singolarmente se ne applaudiscono il Sa
vidi altre due commedie, il Bel Circolo ossia l’Amico di sua Moglie, ed il Progettista, nelle quali non dubito che vi si
pose il Napoli-Signorelli un’altra commedia tenera parimente in versi ed in cinque atti intitolata la Tirannia domestica o
l’atto quarto. Il traduttore dà ad Eugenio e Rachele i nomi di Carlos ed Isabel. originale Rachele Oh momento fatal che
latore de’disperati che prende il titolo da un personaggio episodico, ed ha caratteri comici uniti ad eccessi di disperazi
amigliari ; 4 Totila, oi Visigoti tratta da alcune commedie spagnuole ed inglesi e dalla Caccia di Errico IV, e vi si osse
, l’officina dell’ Errore, il gabinetto della Verità ; 2 di apparenze ed allegorie non è men ricca la favola detta il Derv
e prende le spoglie della Gratitudine. Vi apparisce la selva de’Magi, ed in uno specchio grande veggonsi gli eventi che st
aziato ; 4 l’Udienza ove si dimostra il vantaggio che reca al Sovrano ed a’popoli la benignità de’ principi che ascoltano
le suppliche de’ vassalli, esponendosi alla vista un ministro tiranno ed empio che trattiene il giovane principe in dissip
i nuovi nobili divenuti tali per danaro di plebei che erano, e schivi ed orgogliosi ricusano di ammettere ne’loro casini u
i usure sotto un nome supposto, e lo riduce all’orlo del precipizio ; ed a tanti sconcerti ripara la moglie colla propria
er calmarla, ma in fine prende l’amante a lor consiglio una freddezza ed indifferenza apparente, ella ne smania, vuol rico
i, e se ne concilia l’odio ; uno di essi la tratta con pari alterigia ed insolenza, la rimprovera alla sua volta e la mort
dino volle scrivere anche una commedia che intitolò Emilia, in versi, ed in cinque atti recitata da’commedianti del Teatro
tre quattro se ne hanno del conte Tommasino Soardi veneziano in prosa ed in versi. Allora che le riferite commedie videro
in prosa ed in versi. Allora che le riferite commedie videro la luce, ed alcuni anni dapoi, non mi permisero di vederle le
i ciascuna, dell’ esposizione delle critiche sofferte e delle difese, ed oltreaccio di alcune particolari istruzioni agli
ori per l’esecuzione di ogni favola. Ogni tomo contiene due commedie ed una farsa. Trovansi nel I l’Ajo nell’ imbarazzo i
? e siete padre ? Questa risposta inaspettata lo scuote, lo corregge, ed apporta il lieto fine dell’azione, e dell’imbaraz
ecitò la prima volta in Modena con successo nel 1807, in Bologna però ed altrove fu accolta meno favorevolmente, ed in Rom
nel 1807, in Bologna però ed altrove fu accolta meno favorevolmente, ed in Roma se ne vietò la rappresentazione, benchè s
trascina un giovine nobile ad abbandonar la moglie con una calunuia, ed a tirare nel proprio feudo un villano con dichiar
disabitata in un atto. Ottima commedia sembrami la prima e piacevole ed interessante nella semplicità e notabile pel cara
matica o neutra ; è uno de’ drammi lagrimanti indeterminati al pianto ed al riso, con l’aggiunta di una pazzia tanto diffi
patro, un filosofo Indiano, un Gran Maestro di Cerimonie, e Demostene ed Eschine ed altri otto Oratori Ateniesi. Questi si
ilosofo Indiano, un Gran Maestro di Cerimonie, e Demostene ed Eschine ed altri otto Oratori Ateniesi. Questi si descrivono
ue poculi di argento. Eschine gli esorta a disuntar le loro barbacce, ed unguentare i loro capegli, per evitare che in Cor
III si alza un telone, e comparisce Alessandro in trono fralle mogli ed i cortigiani. Al suono delle trombe Demostene si
Gufo coll’ali spiegate che volge la coda al volgo. Demostene aringa, ed Eschine aggiugne : Alta ed eterna, Esimio Re, su
volge la coda al volgo. Demostene aringa, ed Eschine aggiugne : Alta ed eterna, Esimio Re, sua gratitudin vera Ti sacrerà
ggevati Spontaneamente suo perpetuo e primo Arconte. I Greci ridono, ed i Persiani tumultuano. Si promulghi, dice Alessan
nsuperabil sorga Doppio un muro di bronzo infra i filosofi E la corte ed il Re. Da noi diverse Bestie voi siete, e abbiam
nell’isole Orcadi nelle case di Pigliatutto, di Rimestino Pigliapoco, ed indi nella spiaggia del mare. Intervengono in ess
Scegli il Tre teste. Pigliatutto disprezza l’avviso di tutte le Ombre ed ogni loro ragione. Al fine sparite le apparenze M
chella partorisce. In una spiaggia di mare nell’ atto V i Guastatutto ed i Pigliapoco si uniscono per assalir Pigliatutto 
i tre Giudici dell’ inferno, Mercurio, Maometto, Cadigia sua moglie, ed altre due sue mogli, Confucio, Saturnisco, Lunati
on su i pensieri. Egli era Re su quel pianeta de’ 637 che ve ne sono, ed avea sotto di se 138 milioni di vassalli, i quali
i vassalli, i quali giacevano involti in un perpetuo freddissimo bujo ed inverno. Egli pensò di avvicinare al possibile il
i Elisii. Si pose l’affare a partito, e si trovarono due fave bianche ed una nera. Viene un’Ombra Lunatina appartenente al
ta agli Elisii. È finalmente gindicato della stessa maniera Maometto, ed ottiene parimente sede negli Elisii. Ciò nell’att
e con l’ornamento dei numi Fiumi. Son chiamati Saturnisco e Lunatina, ed esposti alla pruova della finestrina, si vede nel
osti alla pruova della finestrina, si vede nel gigantone vanità somma ed un impaziente brama di gloria e di luce, ma non d
oggiacere allo squarcio, si fugge. Si apre anche a Confucio il petto, ed anche il suo cuore puzza benchè meno degli altri,
alosi. Sempre più nell’atto II si disviluppano i caratteri di Annetta ed Agostino che sempre taroccano tanto sull’educazio
. Agostino le rimprovera anche il prete Tramezzino preso per maestro, ed il poco buono esempio che dà alla figlia, stando
lia, stando sempre in conversazione e servendosi di lei per zimbello, ed il conte Ciuffini che disturba qualunque partito
rino che sopraggiunge col padre che domanda per suo figlio Lucrezina, ed Agostino che arriva a tempo conchiude l’affare st
Alfine lo conceda e l’esorta a riprendere il viaggio. Parte Lucrezina ed anche Ciuffini. Prosperino rimane stordito ; e ve
io mio, E gliel’ha detto a lettere di scattola. Ed ei se ne consola, ed ei ne gode, E partiam tutti. Addio, signora Annet
minaccia un ritiro alla figlia. Torna Tramezzino, e dice che Settimio ed il figlio sono già lontani molte miglia fuori di
to per la figlia, il signor Fabrizio Stomaconi. Lucrezina acconsente, ed acconsente altresì Ciuffini che soprarriva. Viene
li a parte per essa ; palco in tutti i teatri, libertà di cacciar via ed ammetter servi, cameriere ecc. a di lei voglia ;
etter servi, cameriere ecc. a di lei voglia ; tavola a parte volendo, ed invitarvi chi vuole ; venendo figli si porranno i
a intitolata I primi passi al mal costume, fu bene’accolta in Torino, ed in Milano nel 1807 quando si rappresentò la prima
occupa da più anni dalla scenica poesia il signor Barone di Cosenza, ed in propria casa rappresenta i suoi componimenti c
idiabile concorso. I commedianti sovente le hanno ripetute con plauso ed utilità. Nella medesima nostra città lo stimabile
le ha convertito la galleria della propria abitazione in un teatrino, ed in ogni anno colla pregevole sua famiglia, e conb
contiene il palco e la platea che occupa uno spazio doppio del palco, ed ha quattro file ciascuna di diciassette palchetti
are, cioè a ferro di cavallo, il cui diametro maggiore è di 51 piedi, ed il minore di 46. L’antico teatro di Marcello che
convertiti nel secolo XVIII quello di San-Bartolommeo in una chiesa, ed il teatrino detto della Pace o del Vico de la lav
e ragionevole. Egli ne migliorò la figura rendendola semicircolare ; ed acquistò luogo per ogni cosa necessaria coll’indu
l napolitano Domenico Antonio Vaccaro figlio dell’eccellente scultore ed architetto Lorenzo. Chi avrebbe creduto possibile
l 1789 ? Che non compieva gli oggetti essenziali di un teatro, Vedere ed Udir bene, la qual cosa fu lanciata con sì poco f
u lanciata con sì poco fondamento, che gli fu detto : andate a vedere ed udire, e tacerete. Anche questo teatro nel secolo
iano Francesco Seguro innalzando, in faccia al già in parte diroccato ed atterrato con fabbriche Castello Nuovo nella stra
solo il nome di teatro del Fondo. Con una piena liberta d’immaginare ed eseguire a suo modo, con un sito sgombro d’ogni i
d eseguire a suo modo, con un sito sgombro d’ogni intorno di ostacoli ed abitazioni, con facoltà di spendere facendosi per
ata pesante oltre modo, non ampio, non magnifico, non comodo a vedere ed esservisto, non armonico ad udire malgrado l’ecce
non offende il gusto con tritumi, e l’atrio ha due stanzini laterali, ed i corridoi sono comodi e proporzionati al concors
doi sono comodi e proporzionati al concorso. L’oggetto di ben vedersi ed udirsi è pienamente adempiuto in questo edificio.
. Il diametro maggiore dell’uditorio è di piedi parigini 73 in circa, ed il minore di 67. Vi sono sei ordini di comodi mag
ndezza e magnificenza. Il proscenio corrisponde a tanta splendidezza, ed auche il gran telone o sipario dipinto a sughi d’
ni del passato secolo si tolsero questi ostacoli al corso della voce, ed ai cristalli, alle dorature e a’ festoni indicati
e vi si è alzato un solido sopportico su di cui un magnifico loggiato ed un grande appartamento per la conservazione de’ g
due intermezzi recitati felicemente in Venezia nel 1731 la Contadina ed il Cavalier Bertone posti in musica il primo del
che non eccedono l’indole della commedia. Ne fecero altresì il Palma ed il Viola. Ma chi pareggiò in Italia la grazia del
le tracce della naturalezza comica. Ne incresce nel Furbo mal accorto ed in alcune altre l’abuso delle tinte troppo tragic
n altro ramo di commercio. Errighet. Da’ragni ? Macar. Sì, da’ragni ; ed ecco il come. Moltiplicando per le case il numero
Apostolo Zeno e Pietro Pariati pubblicarono insieme il Don Chisciotte ed altri drammi giocosi che meritano conoscersi. Car
si che meritano conoscersi. Carlo Goldoni compose il Mondo della Luna ed altre farse musicali ; ma la sua Cantatrice, la B
ll’inimitabile Piccinni, sono vaghe commedie musicali ripetute sempre ed imitate. Tali mi sembrano parimente le Donne son
parimenti, e riuscite in Vienna, in Parigi e per l’Italia il Trofonio ed il Re Teodoro posto in musica dal Paisiello, appa
una lunga fanciullezza, ebbe nel secolo XVIII una felice adolescenza ed una applaudita virilità. Si osserva la prima nell
tonio Salvi, nel Polifemo di Paolo Rolli, nel Farnace e nel Farasmane ed altre del Biancardi o Lalli napoletano, e special
l’Eraclea, nel Tito Sempronio Gracco, ne’Decemviri, nel Turno Aricino ed altri drammi del romano Silvio Stampiglia poeta C
e abbonda di pensieri soverchio lirici. Tutte poi sono di lieto fine, ed alcuna risale agli ultimi anni del XVII secolo, c
erfezionò con Pietro Trapasso detto Metastasio. Il signore Zeno poeta ed istorico Cesareo succeduto a Silvio Stampiglia, f
storo de’miserabili, atti di beneficenza, di giustizia, di temperanza ed altre virtù, tutti n’espose, n’ingrandì e illustr
rato ne’contemporanei la disperazione di appressarlo nel suo sistema, ed in taluno il partito di torcere dalle sue vestigi
ene, e che tacquero com’egli tacque. E quando ripiglieranno l’ilarità ed il riso ? Quando e chi le rimenerà sulle armonich
erini ? o i Semiserii scarabbocchiatori di pasticci musicali in versi ed in prosa in un solo sciapito componimento ? La mu
stesso il difficil tragico dello stile de’drammi ne’cori del Gionata ed in una Cantata : di più che l’armonico Frugoni co
 ; ma non vorremmo che prendesse per eleganza anche lo stile contorto ed oscuro, in cui egli stesso talvolta è caduto ne’s
leggere i drammi di Metastasio, fosse rapito ugualmente alle Cantate ed ai Cori dell’elegante censore Bettinelli e dell’a
e, e con sobrii detti ma gravi, giusti e ben espressi spiega la virtù ed il valore in azioni, e non in gran parole. Per co
tra parte quanta erudizione sacra, nobiltà di dire, interesse tragico ed unzione negl’ impareggiabili Oratorii Betulia, Gi
poco la differenza de’ generi. Di prosa così bella son pieni Sofocle ed Euripide. La bella prosa (se così voglia dirsi) M
i nol fece ? Importa saperlo convertire in proprio sangue e sostanza, ed è questo uno de’ rari pregi del Metastasio. Quest
l 1671 in tre atti, ognuno de’ quali contiene un argomento differente ed in uno si rappresenta in iscorcio l’avventura di
enso padre l’eroico, il romano Attilio Regolo Metastasiano ? E Badini ed altri ancora dissero che dal Cinna formò il Poeta
gedia destinata a commuovere ; Tito è melodramma fatto per commuovere ed appagare i sensi. Per riuscire nel primo disegno
lpi di scena e situazioni che rendano lo spettacolo accetto all’udito ed alla vista. Cornelio e Metastasio soddisfecero al
nto, e vi avrebbero mancato se il primo serviva più ai colpi di scena ed alle situazioni che al dialogo, ed il secondo più
rimo serviva più ai colpi di scena ed alle situazioni che al dialogo, ed il secondo più a questo che a quelli, ed avrebbe
e situazioni che al dialogo, ed il secondo più a questo che a quelli, ed avrebbe fatto il Francese un’ azione propria per
renza risulti colpevole, e ponga in confusione l’inconsiderato Sesto, ed Annio nella necessità di comparir reo o di accusa
non che dall’opera di Metastasio ? La critica ha principii, precetti ed esempi. Se fu perchè così a lui piacque, piace a
one di una donna ; ma Cinna sempre considera Augusto come un tiranno, ed i suoi rimorsi dell’atto III non provengono dalla
renti. Senza dubbio eccellente è la prima scena dell’atto V tra Cinna ed Augusto. Ma dopo scoperta la congiura, benchè ne
to lo riempie di confusione mostrandosi inteso di tutta la congiura ; ed allora Cinna convinto si appiglia al partito di m
epas importe à votre suretè. Tutto è detto con saviezza e proprietà, ed ancor con grandezza ; ma nulla è straordinario. N
olta schiera d’imitatori Italiani che lo seguono senza raggiungerlo ; ed è stato tradotto ed imitato in Francia da molti p
tori Italiani che lo seguono senza raggiungerlo ; ed è stato tradotto ed imitato in Francia da molti poeti, dal marchese l
a che perciò ? Metastasio è pur tutto insieme l’Euripide, il Cornelio ed il Racine italiano. Metastasio è pur tale che se
n orrido voto che niuno più riempie ; là dove se altro moderno poeta, ed ancor non ignobile, tu ti fingi di non avere esis
e cori e tragedie musicali, e sfogarono criticandolo la loro invidia ed un odio impotente per vendicare le loro cadute. N
proporranno ad imitare i poeti filosofi. La sua rima e discretissima ed esente di legge, i versi, in quanto lo permette l
li, le Dircee, le Zenobie… ? Tratti più nobili e grandi, più rilevati ed energici, sentenze più sublimi e giuste, più chia
ise, pezzi più teneri e toccanti, espressioni più piene di sentimenti ed affetti, non si troveranno facilmente nel Corneli
Metastasio. Decaddero in seguito per lo stile in faccia al Cortellini ed al Cigna la Disfatta di Dario e l’Incendio di Tro
l Cigna la Disfatta di Dario e l’Incendio di Troja del duca Morvillo, ed i melodrammi di Domenico Perrelli impressi in Nap
ommelli che si ammira come un capo d’opera. Luigi Serio improvisatore ed avvocato morto a piedi del Torrione del Carmine l
Italia, come il Pirro del toscano Gamerra, il Creso del cav. Pagliuca ed il Socrate del esgesuita Antonio Galfo, che suppo
L’economia e la traccia dell’azione forse richiedevano più artificio ed incatenamento, e situazioni più tragiche in siffa
dell’edizione nitida che se ne fece nel 1796 trovansi varie cantante, ed un oratorio per musica nella liquefazione del san
vola rendendola di lieto fine con mostrar Dafne restituita alla vita, ed Apollo placato e sol contento di cingersi la fron
ana incostanza che mena sovente il rincrescimento dello stato attuale ed il desiderio di cambiare, fe pensare a rivolgere
il desiderio di cambiare, fe pensare a rivolgere lo sguardo indietro, ed a vedere in lontananza l’opera mitologica rifiuto
vedere in lontananza l’opera mitologica rifiuto delle scene italiche ed imperfetta ancor nelle mani del dilicato Quinault
Il Migliavacca scrisse per quelle scene stesse la Tetide e l’Armida, ed ebbe la destrezza di congiungere agl’incantesimi,
Quinault il vivo interesse dell’inimitabile Armida del gran Torquato ed una felice imitazione del seducente stile Metasta
spogliata di tali decorazioni per dar luogo a’balli di Zemira e Azor ed al Convitato di pietra. Psiche ed Acheronte, Zemi
dar luogo a’balli di Zemira e Azor ed al Convitato di pietra. Psiche ed Acheronte, Zemira e don Giovanni Tenorio tutto in
ronte, Zemira e don Giovanni Tenorio tutto in un fascio. L’anno 1782 ( ed è questo un altro fatto che smentì il non mai Ver
 ; ma l’uomo ragionevole egli non dovea trovare se non nel Calsabigi, ed il Meleagro al pari delle Danaidi sospirarono inv
orica e scrisse due melodrammi che chiamò tragedie in musica, Elfrida ed Elvira che potè far rappresentare nel real teatro
real teatro di Napoli nel 1793 e 1794. Questo letterato che in Vienna ed in Napoli non fu quello che era stato in Parigi r
tatosi in provincia trovò Elfrida più bella ancora che non si diceva, ed uccise di propria mano il favorito in una caccia
a, nè questa il padre, perchè è vestito da cacciatore. Ciò è ben duro ed inverisimile. Evelina lascia Elfrida col padre, e
lfrida in quest’ amplesso Perchè cosi adombrato, Severo sei con me ? ed Orgando Nella mia figlia io trovo Un non so qual
vera il tradimento ; egli chiedo la morte. Orgando lo sfida a duello, ed Adelvolto l’accetta con disegno di morire per le
ta contro l’ingiustizia della pugna. Edgardo dice, questa è la legge, ed ordina che le s’impedisca il passo. Elfrida che f
ec., ribellandosi manifestamente ? E tanto ardisci ! le dice il re ; ed impone alle guardie, le quali non han saputo resi
marito. Ella vuol seguirlo. E se, dice Adelvolto, ne impedisce il re ed Orgando ? Ella magnanimamenet risponde : Scherni
erò di dirsi che un marmo istesso in un eterno amplesso gli chiuderà, ed in vece di quell’urna sola che confonderà le loro
no amplesso nel marmo e di quell’urna che vale la stessa cosa esangue ed alla musica infruttuosa. Resta Elfrida, e viene i
disegno al marito nella scena quinta ; è venuto il re che è presente, ed ella col re se n’è spiegato nella scena sesta ; o
o. Que’ critici poi che riprendono lo stil metastasiano come prosaico ed inelegante, e si dichiarano ammiratori del Calsab
Mentre Elfrida vuol partire, arriva Edgardo che ne impedisce la fuga, ed Orgando che torna per rimproverare alla figlia il
Adelvolto risnonde appena da parte che è smarrito l’imbelle suo cor, ed Ormondo e Siveno altri due personaggi egualmente
o. Ne rimane atterrita Elfrida, si lascia cadere a’ piedi di Edgardo, ed il vivace suo pregare ottiene al fine il perdono
ti de’bassi tempi quando i Mori dominarono in una parte della Spagna, ed eravi certa promiscuità e connessione di affari,
a Spagna, ed eravi certa promiscuità e connessione di affari, costumi ed interessi fralle popolazioni Spaignuole ed Arabe.
essione di affari, costumi ed interessi fralle popolazioni Spaignuole ed Arabe. In Granata per ipotesi della favola domina
mi alla maniera delle Marfise. La fazione opposta inclina agli Arabi, ed è spalleggiata dalle milizie di Adallano principe
ma Odorico rimprovera la figlia qual rea convinta di alto tradimento ( ed è poco un bigliettino tenero creduto di lei ?) e
si appicca una coda di rimproveri, onde ardiscono insultarla Ricimero ed Almonte. Terzetto, in cui crucciata Elvira ingiur
preso pe’ capegli un suo vassallo seguitandolo a calci per la scena, ed in questo senso Calsabigi avrà ben saputo trasfor
gedia. Buon per essi che Odorico, senza saper perchè, torna in tempo, ed Elvira si ritira con modestia. Tutto ciò che cant
tempo, ed Elvira si ritira con modestia. Tutto ciò che canta Odorico ed Elvira si vuol leggere nel dramma per ammirarsene
eterminarsi ad Adallano. Il padre allora tutto austerità impallidendo ed infiammandosi di rossore, Lo proferisci !… Tu ! f
infinita trall’importanza del motivo che spinge Catone a richiederle, ed il puro capriccio, che muove Odorico ! Uno scimio
stirsi di tutte armi, ingannare i vigili soldati, fuggire ad Adallano ed istruirlo dell’occorso ? Vedrà il lettore se pert
ti di Elvira. Altro quartetto, in cui per riempitivo entrano Ricimero ed Almonte che dicono Quale di nere tenebre Sole of
ere, parlandosi di capegli irti per l’orrore riesce troppo attillato, ed i dotti nella lingua lo riserbano col gran Toscan
del mondo. Ella vuol dire che si accinge a versare il proprio sangue ed a seguir lo sposo ; ma per ciò la nostra lingua f
. Non sono Fra quell’ iniqui che una dolce calma Godono fra’delitti : ed han saputo Formarsi un volto, un core Che non sen
tarla incessantemente(a). Odesi risonar di nuovo tumultuoso clamore, ed ecco Adallano bello e sano e vivo che conduce Alm
ico ineguale, un poco finto anche nel volersi mostrar tenero ; Elvira ed Adallano innamorati da commedia, o al più da past
Giovanni Paisiello Tarentino maestro napoletano. Passiamo alla Danza, ed alla Musica. La Danza che oggi forma una parte no
rd lodavasi il ballo di Flora eseguito da madama Angiolini. In Parigi ed in Vienna si distinsero nell’esecuzione intorno a
sse per le stampe nel 1779. Prima dell’efimera repubblica napoletana, ed ancor dopo, si fece ammirare per varii balli da l
lenza ben presto uscì dalle Spagne e compose alcune musiche in Napoli ed altrove. Pregiansi a ragione i Francesi de’ dotti
le commedie e novelle francesi scritte senza ingegno e senza spirito, ed un gran numero di farse satiriche ». La stessa co
ere buffe, e talora vi compariscono tradotte alcune commedie francesi ed italiane. In tale stagione si videro su quelle sc
one commedie, le nazionali stesse di Moreto, Solis, Roxas, Calderòn ; ed allora si scatenano i demonii, le trasformazioni,
scatenano i demonii, le trasformazioni, gl’incantesimi, le macchine, ed i Sette Dormienti azione di più centinaja di anni
ragedie nè di commedie. E vero che la gallica peste lagrimante spazia ed infetta i commedianti Lombardi che la portano int
ante spazia ed infetta i commedianti Lombardi che la portano intorno, ed illude qualche elegante scrittore innocente e qua
andioso edifizio della scenica poesia per la stessa antichità varietà ed ampiezza in ogni sua parte ammirabile. Esso appar
atata in tanti rami la quale l’ha posseduto successivamente, e guasto ed acconcio a suo modo giusta il genio di ciascun po
ani : dove maestoso ancora per certa ruvida splendidezza di colonnati ed archi Gotici. Diviso in grandi appartamenti altri
lsomini e mammolette, là ricchi di fiori Olandesi, e di cocco, ananas ed altri frutti oltramarini ; là pomposi per verdi v
rso il Tamigi. Massei, Varano, Machese, Pindemonte, Alfieri e Goldoni ed Albergati e Giraud e Zeno e Metastasio in una car
tagli mal rubati, o i verseggiatori ciclici e dozzinali ? Alla Storia ed alla sola storia scortata da una sincera filosofi
udicar di tanti grand’ingegni che vi hanno lavorato da tanti secoli ; ed il suo giudizio schietto ed imparziale additerà a
i che vi hanno lavorato da tanti secoli ; ed il suo giudizio schietto ed imparziale additerà agli artisti nascenti il sent
e ne permette pochissime, come usavasi anticamente in Atene e in Roma ed oggi usasi in Italia e in Francia e in Alemagna.
e la sostanza tralle correzioni. Eccola. (a) Sparita la grazia comica ed i sali felici del Lorenzi, si videro con rincresc
odo, ci obbligò nel 1790 a narrare ciò che abbiam taciuto tanti anni, ed oggi non istimiamo di sopprimere. Fu la Faustinai
to del Cinna e del Tito colla giusta differenza che esige la tragedia ed il melodramma, e di non aver mai preteso di compa
ra in musica e la tragedia, per distruggere l’imputazione de’ critici ed indicare la necessità che ebbe Metastasio di allo
done i sette versi inutili sopraccennati, che nocevano alla proprietà ed alla condotta del dramma. Testardo l’autore volle
unque all’errore di pensar tali versi che contengono pensieri inutili ed alieni dalle circostanze di Elvira, aggiunse l’al
l mio nell’ abbracciarti, si soggiungeva un altro duettino di Odorico ed Elvira ; in cui a vicenda s’interrompevano. e non
11 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO IV. La drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 47-73
rti, sembra che un’ aurea pace abbia fornito tutto l’agio a’ filosofi ed agli artefici tranquilli per gir tant’ oltre. Vis
ttere ad apprendere profondamente le due più famose lingue de’ dotti, ed anche a disotterrar nelle lontane regioni i codic
ed anche a disotterrar nelle lontane regioni i codici Greci e Latini, ed a moltiplicarne le copie, a correggerli, a confro
ia di Platone. Risorse l’epopea. Si coltivò l’una e l’altra eloquenza ed ogni genere di erudizione, specialmente per le cu
settimana santa l’anno 1452, in cui vennevi Federigo III imperadore; ed anche le farse buffonesche inedite di Antonio Car
Sforza duca di Milano, nella quale, per quanto vedesi presso il Corio ed altri, la poesia, la musica, la meccanica e la da
terati ragguardevoli. Si produsse la prima volta in Venezia nel 1558, ed il Domenichi la tradusse in Italiano, spacciandol
tivo di Vezzano nella Lunigiana49, il quale fu della famiglia Zacchia ed ascritto all’Accademia del Panormita, benchè dal
to della scena. Nell’atto I leggesi nel margine Rex Borsius loquitur; ed in fatti egli seco stesso parla a lungo delle pro
parsi dopo la pace fatta, e gl’ interlocutori sono un augure, il coro ed un messo che nulla dice di più degli altri. Nel t
ice di più degli altri. Nel terzo la scena passa da Ferrara a Napoli, ed in esso un ambasciadore del Piccinino al re Ferna
ore del Piccinino al re Fernando dà avviso della venuta del generale, ed il re promette accoglierlo onorevolmente. Termina
jubet, jam colla tende gladiis. Il duce si sottopone alla condanna ed è ucciso; dopo di che dice il carnefice: Quam
nè lo stile invita a desiderarsene l’impressione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una delle prime di argomen
oi il recitar versi, per quella specie di canto con cui si declamano; ed ogni poeta dice de’ suoi versi, io canto. Perchè
oli cori, come noi stimiamo, ambedue queste opinioni sono arbitrarie, ed hanno bisogno di nuova luce istorica. Verso la fi
ometto si frammischiano i nomi e i fatti di Piritoo, Castore, Oreste, ed Ercole. Questa mescolanza poco plausibile è compe
storia Bætica rappresenta l’ evenimento dell’espugnazione di Granata, ed è scritto in prosa, eccetto l’ argomento ed il pr
’espugnazione di Granata, ed è scritto in prosa, eccetto l’ argomento ed il prologo che sono in versi giambici. Anche si f
er Angiolo Poliziano tratta per la prima volta da due vetusti codici, ed alla sua integrità e perfezione ridotta ed illust
lta da due vetusti codici, ed alla sua integrità e perfezione ridotta ed illustrata. Precede al dramma un argomento rinchi
a della ninfa Euridice. Nel secondo egli la trova, e le corre dietro, ed indi a poco una Driade piangendo annunzia alle co
ngi Orfeo, la Driade manda le altre a coprir di fiori la morta ninfa, ed ella ne reca a lui l’ amara novella. Nel terzo es
questa mane armenti, Ma ben sentii mugghiar là dietro al monte; ed in tale scena potevano passare anche il II e III
ridice sentendosi tirar indietro, stende invano le braccia al marito, ed è tratta di nuovo nel regno della morte. Il Poliz
ndo per lo dolore risolve di non mai più innamorarsi d’ alcuna donna; ed era questo un natural sentimento nella disperazio
sesso femminile muovono a sdegno le Menadi furibonde che ne risolvono ed eseguiscono la morte, e con una canzonetta ditira
he. Il metro è vario, contenendo arbitrariamente ottave e terze rime, ed alcune strofe anacreontiche con un intercalare ca
e scenica del Notturno è detta commedia nuova nell’edizione Milanese, ed in alcune Veneziane Gaudio d’amore; ed il di lei
nuova nell’edizione Milanese, ed in alcune Veneziane Gaudio d’amore; ed il di lei carattere è nel basso comico, seguendo
passi teatrali dati in altre città Italiane, e singolarmente in Roma ed in Ferrara. In Milano il duca Ludovico Sforza fe
cortili de’ prelati più illustri le commedie di Terenzio e di Plauto ed anche di qualche moderno, insegnando egli stesso
da Correggio (che non so perchè vien detto dal Bettinelli Reggiano); ed indi a’ ventisei dello stesso mese l’Anfitrione t
mpose alcuni drammi, e specialmente la Panfila tragedia in terza rima ed in cinque atti stampata in Venezia nel 150865. Pi
delle decorazioni, della musica e della poesia, compongono quel tutto ed uno che portò più tardi il nome di opera. 49. Ne
ne. Ciò avea creduto il cavalier Planelli seguito indi dal Tiraboschi ed anche da me nella Stor. de’ Teat. del 1777. Volen
terruppero il dramma, nè ciò fecero ne’ cori, ma nel corso dell’atto; ed aggiungo che ciò accadde verso la fine del XV, ci
Signorelli (nel t. I pag. 259 delle Rivoluz. del teatro music. Ital.) ed addusse l’aria di Tirsi dell’Euridice del Rinucci
ro ardor della più bella stella ec. Egli però ciò scrisse nel 1785; ed io gli avea tolto il travaglio di correggermene c
, e solo fa menzione di una terza che se ne fece in Venezia nel 1513, ed a questa seguì la quarta fatta nella medesima cit
12 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO III. Spettacoli scenici della Russia. » pp. 38-46
prende un paese disteso da occidente in oriente quasi per 2000 leghe, ed intorno a 700 da mezzodi a settentrione, che giug
i, e ignoravano tutte le arti, a riserba di quelle che la sola natura ed il bisogno sugerisce. In tale stato potevano essi
vano essi conoscere altri spettacoli scenici, che quelle prime rozze, ed informi rappresentazioni chiamate sacre, nelle qu
della nazione Russa, avendo cambiata la stessa natura de’ suoi stati ed i costumi di que’ popoli, ed introdotto fra loro
cambiata la stessa natura de’ suoi stati ed i costumi di que’ popoli, ed introdotto fra loro lo spirito d’industria ed art
costumi di que’ popoli, ed introdotto fra loro lo spirito d’industria ed arti e scienze e collegii ed accademie e librerie
trodotto fra loro lo spirito d’industria ed arti e scienze e collegii ed accademie e librerie e stamperie. Benchè però egl
Anna, essendovisi allora chiamata la prima compagnia comica italiana ed un’ opera musicale bussa. Nel seguente regno di E
e regno di Elisabetta s’introdusse nella corte una compagnia francese ed un’ opera musicale seria italiana. I Russi, ad es
dodici tragedie tratte dalle storie nazionali recitate in Pietroburgo ed in Mosca con molto applauso. I compatriotti n’esa
mirazione all’Europa. Per gli spettacoli scenici continuano a fiorire ed a rappresentarsi con magnificenza. La Czarina ha
va per tutto il terzo ordine. La corte gode da questa loggia i balli, ed escolta l’opera in un palco accanto all’orchestra
13 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 148-185
ti, sembra che un’ aurea pace abbia fornito tutto l’agio a’ filosofi, ed agli artisti tranquilli pergir tant’oltre. Viste
ttere ad apprendere profondamente le due più famose lingue de’ dotti, ed anche a disotterrar nelle lontane regioni i Codic
ed anche a disotterrar nelle lontane regioni i Codici Greci e Latini, ed a moltiplicarne le copie, a correggerli, a confro
e Latini, ed a moltiplicarne le copie, a correggerli, a confrontarli, ed interpretarli. Si raccolsero da per tutto diplomi
ia di Platone. Risorse l’epopea. Si coltivò l’una e l’altra eloquenza ed ogni genere di erudizione, specialmente per le cu
ta l’anno 1452, in cui venne in questa città Federigo III imperadore; ed anche le farse buffonesche inedite di Antonio Car
Sforza duca di Milano, nella quale, per quanto vedesi presso il Corio ed altri, la poesia, la musica, la meccanica e la da
terati ragguardevoli. Si produsse la prima volta in Venezia nel 1558, ed il Domenichi la tradusse in italiano, spacciandol
o della scena. Nell’atto I leggesi in margine Rex Borsius loquitur ; ed in fatti seco stesso egli parla a lungo delle pro
parsi dopo la pace fatta , e gl’interlocutori sono un augure, il coro ed un messo che nulla dice di più degli altri. Nel I
dice di più degli altri. Nel III la scena passa da Ferrara a Napoli, ed in esso un ambasciadore del Piccinino al re Ferna
ore del Piccinino al re Fernando dà avviso della venuta del generale, ed il re promette accoglierlo onorevolmente. Termina
x jubet, jam colla tende gladiis. Il duce si sottopone alla condanna ed è ucciso; dopo di che dice il carnefice: Quam gr
nè lo stile invita a desiderarsene l’impressione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una delle prime di argomen
cantare primi hoc aevo docuimus. A me sembra però che il Menestrier ed il Bayle facciano significar troppo a quell’agere
oi il recitar versi, per quella specie di canto con cui si declamano; ed ogni poeta dice de’ suoi versi, io canto. Perchè
oli cori, come noi stimiamo, ambedue queste opinioni sono arbitrarie, ed hanno bisogno di nuova luce istorica. Verso la fi
di Maometto frammischia i nomi e i fatti di Piritoo, Castore, Oreste ed Ercole. Questa incongrua mescolanza è compensata
con facilità, e non senza nitidezza di locuzione se non con proprietà ed eleganza Virgiliana. Adduco per saggio la dipintu
storia Baetica rappresenta l’evenimento dell’espugnazione di Granata, ed è scritto in prosa, eccetto l’argomento ed il pro
l’espugnazione di Granata, ed è scritto in prosa, eccetto l’argomento ed il prologo che sono in versi giambici. Si fece pu
er Angiolo Poliziano tratta per la prima volta da due vetusti codici, ed alla sua integrità, e perfezione ridotta ed illus
ta da due vetusti codici, ed alla sua integrità, e perfezione ridotta ed illustrata. Precede un argomento rinchiuso in due
a della ninfa Euridice. Nel secondo egli la trova, e le corre dietro, ed indi a poco una Driade piangendo annunzia alle co
lungi Orfeo la Driade manda altre ninfe a coprir di fiori l’estinta, ed ella ne reca a lui l’amara novella. Nel terzo esc
ridice sentendosi tirar indietro, stende invano le braccia al marito, ed è tratta di nuovo nel regno della morte. Il Poliz
do per lo dolore risolve di non mai più innammorarsi di donna veruna; ed era questo un sentimento naturale per la disperaz
sesso femminile muovono a sdegno le Menadi furibonde che ne risolvono ed eseguiscono la morte, e con una canzonetta ditira
che. Il metro è vario, contenendo arbitrariamente ottave e terze rime ed alcune strofe anacreontiche con un intercalare ca
da prima il cavaliere Antonio Planelli seguito poscia dal Tiraboschi, ed io nella Storia de’ Teatri che produssi in un sol
tivo del dramma, nè ciò fecero ne’ soli cori, ma nel corso dell’atto; ed aggiungo che ciò accadde verso la fine del XV, ci
var l’additato avviso del Planelli, del Tiraboschi e del Signorellia, ed addusse l’aria dell’Euridice del Rinuccini Nel p
l puro ardor della più bella stella. Egli però ciò scrisse nel 1785, ed io gli avea tolto il travaglio intempestivo di co
e scenica del Notturno è detta commedia nuova nell’edizione milanese, ed in alcune veneziane Gaudio d’amore. Il carattere
passi teatrali dati in altre città italiane, e singolarmente in Roma ed in Ferrara. In Milano il duca Ludovico Sforza fe
cortili de’ prelati più illustri le commedie di Terenzio e di Plauto ed anche di qualche moderno, insegnando egli stesso
in Ferrara l’anno 1450, ove erasi recata Beatrice da Este sua madre); ed indi a’ ventisei dello stesso mese l’Anfitrione t
delle decorazioni, della musica e della poesia, compongono quel tutto ed uno che portò più tardi il nome di Opera. a. Nel
. del Fontanini; e solo fa menzione di una terza del 1513 di Venezia, ed a questa seguì la quarta fatta nella medesima cit
14 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO III. Commedie del secolo XVII. » pp. 292-313
n fare la medesima distinzione usata nel precedente secolo in erudite ed in piacevoli portate sino alla buffoneria ed all’
edente secolo in erudite ed in piacevoli portate sino alla buffoneria ed all’oscenità destinate al divertimento del volgo.
lamente dipinti, economia regolata, il ridicolo destramente rilevato, ed una dizione propria del genere comico. Quella di
dopo in Venezia: la Trappolaria del palermitano Luigi Eredia recitata ed impressa in Palermo nel 1602: l’Ancora vaga comme
li, la Sorella. Il Porta conoscitore esperto de’ Greci e de’ Latini, ed osservator sagace dell’arte comica di Lodovico Ar
co Ariosto, mostra di possedere la grazia d’Aristofane senza oscenità ed amarezza, la giovialità di Plauto rettificata, e
ezza, la giovialità di Plauto rettificata, e L’artificio di dipignere ed avviluppare del Ferrarese senza copiarlo con impu
di ventura. L’economia delle sue favole è sempre verisimile, semplice ed animata da piacevoli colpi di teatro. Lo stile è
tenere, e sino al fine tiene svegliato lo spettatore tralla sorpresa ed il diletto. Quindi è che le sue commedie possono
’arte che serpeggia nella Trappolaria, nell’Olimpia, nella Tabernaria ed in altre del Porta  e questo dilettevole genere c
avviso; ma il Porta soffrirà con Ariosto e Machiavelli e Bentivoglio ed altri illustri Italiani che scrissero commedie, l
, e presentando in quattro spanne di teatro tutto il globo terraqueo, ed anche il mondo mitologico, e l’inferno e il parad
a e la mena nella casa paterna facendola credere la sorella liberata, ed affermando di aver trovata già morta la madre. Ma
morta la madre. Ma questa madre per buona ventura ottiene la libertà, ed arriva in un punto che disturba la tranquillità d
gliuola. La madre condiscende e promette. S’ incontra con la giovane, ed effettivamente la riconosce per la figlia ed è da
incontra con la giovane, ed effettivamente la riconosce per la figlia ed è da lei riconosciuta per sua madre. Le reciproch
una sola ipotesi verisimile tutto avvolgendo e mettendo in movimento, ed un solo fatto che necessariamente, e non già a ca
del poeta, si manifesta, riconducendo la tranquillità tra’ personaggi ed un piacevole scioglimento. Tre altri buoni scritt
te, e poi del 1630 in Viterbo, che è l’edizione citata dal Fontanini, ed il Malmaritato del 1633 secondo il Fontanini e l’
Parnaso per le nozze di Calliope, che s’impresse in Messina nel 1620, ed altrove diverse volte. Compose anche l’Altani qua
cantarsi il Barone di Birbanza, il Manco male, i Consei de Meneghin, ed il Falso Filosofo impresse poi in Venezia nel 170
he in seguito si scrisse in Italia col disegno di piacere alla plebe  ed esse debbono tanto più pregiarsi quanto più si vi
teatro, noi gli diremmo con rispetto ma con franchezza che s’inganna, ed avremmo dal canto nostro gl’imparziali e meglio i
pasticci drammatici, che solo appartiensi agl’Inglesi, agli Spagnuoli ed agli Alemanni, ed anche a’ Francesi prima di Corn
i, che solo appartiensi agl’Inglesi, agli Spagnuoli ed agli Alemanni, ed anche a’ Francesi prima di Corneille e Moliere?
edasene ciò che disse il Ghirardelli nella Difesa del suo Costantino, ed il Nicodemo nelle Addizioni alla Bibliot. Napolet
15 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO III. Opera musicale Spagnuola e Italiana e Teatri materiali. » pp. 89-108
resentazioni dal luogo ove eseguironsi trassero il nome di Zarzuelas, ed ora così seguitano a chiamarsi in Ispagna i dramm
dell’Iliade in compendio, perchè incomincia dal contrasto di Achille ed Agamennone per far rimandare Crisia al padre, nè
tucchevole il recitativo, nè sa con questo interromperne la frequenza ed evitar la sazietà che si produce anche coll’ armo
oli fanno nascere cinque pezzi di musica, cioè tre arie, una cavatina ed un recitativo obbligato: altri 98 versi poi prece
uale si allontana dal campo. Nella prima scena mille pensieri sublimi ed espressioni nobili energiche e poetiche possono n
gl’ innocenti nella sua ruina, dicesi con espressione propria, felice ed elegante, hizo participantes del castigo agl’ inn
sse egli stesso riscattarla da altri. Or tocca al La Cruz, al Sampere ed a tutta la turba che gli applaude, a conciliar tu
scorsi di Briseida e Crisia Achille annunzia a questa la sua libertà, ed ella grata gli augura una corona di lauro che Apo
igore, ben s’intende; ma le navi sono anch’esse soggette al contagio? ed in qual vigore esse ritornano coll’ aria pura? Ch
ietud faltò; ciò in castigliano potrebbe dirsi una pura quisicosa, ed in francese un galimathias. Agamennone nella scen
a Taltibio se abbia eseguiti i suoi ordini, quando pur vede Briseida ed Achille in quel luogo; ed il servo disubbidiente
iti i suoi ordini, quando pur vede Briseida ed Achille in quel luogo; ed il servo disubbidiente dice che gli ha enunciati,
il proprio dolore, sentenza che quando non fosse falsa, impertinente ed inutile per la musica, sarebbe sempre insipidamen
ica e metafisica. Termina l’atto con un terzetto di Achille, Briseida ed Agamennone (rèstando per muti testimoni Patroclo
nare che pari meschinità di concetti, trivialità d’espressioni, abuso ed improprietà di termini si trova nel rimanente30.
ia il più scempiato componimento di questo secolo tra questa Briseida ed il Paolino di Añorbe y Corregel. Essi investigher
o carattere, e si vede in una stessa tonada spesso congiunto l’antico ed il moderno gusto, la musica nazionale e l’italian
personificate e introdotte a parlare le due statue di Apollo e Cibele ed il Passeggio del Prado: in un’ altra si personifi
e erano cessate nel 1765 quando io giunsi in Madrid. Qualche concerto ed opera buffa vi si eseguì di passaggio l’anno stes
e di leggiera seta. Oggi ha ripigliata l’antica divisione di scenario ed uditorio per le rappresentazioni musicali. Rimane
etro di una casa, e talvolta comune a più casucce di famiglie plebee, ed un tal luogo servì talora nella Spagna per le rap
etto con due portiere dette cortinas, dalle quali solamente entravano ed uscivano gli attori con tutti gl’ inconvenienti c
o a varie vedute ben dipinte e convenienti alle azioni rappresentate, ed alla chitarra sparita dalla scena è succeduta una
sta scalinata un corridojo oscuro che anche si riempie di spettatori, ed a livello del primo scaglione inferiore havvi un
in parte seduta in una fila di panche chiamata barandilla (ringhiera) ed in parte all’erta. Il rimanente del popolo assist
che riguardano al punto opposto, cioè alla cazuela 33. La capa parda ed il sombrero chambergo, cioè senza allacciare, anc
ta descrizione per suo natural costume di non credere che a se stesso ed a’ suoi corrispondenti che l’ingannano con false
i Madrid ha diretta una tremenda batteria fluttuante di undici pagine ed otto versi del suo gran Prologo, cui nulla manca
ltrimente avrei arricchita la mia storia colla mangiata de’ chorizos, ed avrei manifestata l’origine famosa de’ Polacos di
osa sono quattro pugni dall’una parte e dall’altra di tempo in tempo, ed un poco di vicendevole prepotenza che alimentava
di vicendevole prepotenza che alimentava la discordia in un pubblico ed influiva nella formazione delle compagnie? Confes
pagnie alternassero le proprie recite un anno nel teatro del Principe ed un altro in quello della Cruz. Dissimula ancora c
uce a negare rotondamente il fatto notorio delle popolari impolitezze ed insolenze commesse ne’ teatri di Madrid. Ma per g
epotenza de’ Chorizos e de’ Polacos, facendo de’ commedianti un corpo ed una cassa. Compiè l’opera il lodato Presidente di
hè critica nel vocabolario di Huerta equivale a satira, a maldicenza, ed è pruova della mia poca istruzione e dell’intenzi
he non dicano che il teatro della sua nazione sia il primo del mondo, ed egli il Principe de’ Letterati del secolo XVIII)
a una Collezione di commedie Spagnuole di figuron, di capa y espada, ed heroicas. E’ forse questa una scelta ragionata de
ede, di lettura e di giudizio, il quale sappia sceglier bene i drammi ed indicarne meglio i difetti e le bellezze; e ciò a
16 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO VII [IV]. Teatro Lirico: Opera Comica: Vaudeville. » pp. 192-230
i che ammazzano chi li vibra, uomini miracolosi dalla barba turchina, ed altre simili stranezze, sono i tesori del teatro
alcuni di loro si applicarono a comporre opere puramente mitologiche, ed altri presero di proposito a screditar l’opera is
sformazioni, e tutti gli abbellimenti convenevoli a’ Greci, a’ Romani ed agl’Italiani del XV e XVI secolo, sono proscritti
in cui parlano gli uomini, e non già un poeta che si figura ispirato, ed i prodigii si rendono incredibili perchè smentiti
ne. Molti pezzi di tal musica si composero dallo stesso Gian Giacomo, ed alcuni da m. Coignet. Il sig. Elmotte volle imita
sseau, si segnalò tanto in pratica che in teorica il riputato Rameau, ed i matematici profondi, le Sauveur, e d’Alembert,
ente colle composizioni pratiche musicali Mouret, Campra, Destouches, ed il soprallodato Coignet. Fiorirono intorno al med
di un altro maestro che ignoro, compose Don Carlos lavoro romanzesco ed inverisimile non riuscito. Marsolier verseggiò le
yrac, e non meno che le Cabriolet jaune di Sègur, e le Fruit defendu, ed Epicure di Dumonstrier posto in musica da Mèhul e
ri di questo per Aglae una delle Grazie. Venere vorrebbe a lui darla, ed Amore le si oppone, dicendo che disconviene ad un
se piacevoli d’ogni sorte miste di prosa, e accompagnate da balletti, ed alcune parodie de’ componimenti che si recitavano
e, e fralle altre Bastiano Bastiana nel 1753, gli Ammaliati nel 1757, ed Annetta e Lubino nel 1762. Ma generalmente però f
ve opere musicali, e l’Alcindoro di Chabannes rappresentato nel 1787, ed il Re Teodoro a Venezia del sig. Moline opera det
. Non incresce tanto in tal componimento un buon numero d’incoerenze, ed il piano mal congegnato, quanto il pessimo esempi
a madre. Questa donna è la stessa madre di Dulinval che ha accettato, ed abita con Zoe senza esserne conosciuta, per osser
osa e di melodia. Si sono parimente rappresentate nel medesimo teatro ed in altri di Parigi con varia fortuna le seguenti
due maestri La-Foi e Long-champs. Le Maçon di Sèverin cadde affatto; ed i Francesi dissero, che da tale opera appare che
n lotterie è componimento male avviluppato, che ha però alcune strofe ed arie piacevoli tanto di poesia quanto di musica.
a che di tali generi partecipa ad un bisogno, dando luogo alla satira ed alla piacevolezza e alla buffoneria per eccitare
e che bentosto si adottano e passano in moda. Un tempo l’Opera Comica ed il Vaudeville furono due generi uniti, de’ quali
iere, di Regnard, Des-Touches, Du Fresni, Dancourt, Piron, Crebillon, ed al piè della scalinata si alzò la statua intera m
na sola loggia. La corte nella passata dinastia occupava il parterre, ed il sovrano sedea nel mezzo. Ampliata Parigi nella
l Pazzo supposto di Armand Charlemagne, in cui si trova piacevolezza, ed alcuna situazione comica tratta per altro dalla M
Statuario Greco, o Sophronime, imitazione di una novella di Florian, ed il Calderajo uomo di stato immaginario di Etienne
o gran concorso alcuni drammi malinconici, come Jenny o gli Scozzesi, ed Eleonora di Rosalba dell’attore ed autore Saint-P
conici, come Jenny o gli Scozzesi, ed Eleonora di Rosalba dell’attore ed autore Saint-Pière. Nel teatro de’ Giovani Artist
vedevansi diverse arlecchinate piacevoli che tiravano gran concorso, ed anche qualche composizione di spettacolo come le
di spettacolo come le Chateau misterieux, e la Pastorella di Saluzzo, ed alcun vaudeville. Havvi un altro teatro detto de’
ano con piacere, e con concorso le Petit-Figaro, e le Due Pastorelle, ed i Tre Uomini femmine. Nel teatro detto Sans prete
oltava volentieri la tragedia di Giuseppe già rappresentata a Nantes, ed il dramma intitolato l’Angelo ed il Diavolo, i qu
Giuseppe già rappresentata a Nantes, ed il dramma intitolato l’Angelo ed il Diavolo, i quali si contrastavano la condotta
eva a quel tempo nel teatro delle Vittorie nazionali Adela e Leonora, ed i Pericoli dell’ambizione, e la tragedia Arato li
o i Tre Matrimonii. La Mote Houdart à la Trappe che appartiene a Piis ed Auger, non parve ad un giornalista condotto con f
ponimenti, e che vi si ripetevano spesso, sono: la Lezione conjugale, ed il Diavolo color di rosa. Nel teatro Montausier c
i di Pixerecourt, Jacques, e Chazet. Il Gondoliere di Sègur maggiore, ed il Duello di Bambin di Dumaniant vi si veggono co
lo di Marsiglia non è picciolo, e vi si recitano tragedie e commedie, ed opere. Allorchè io vi dimorai, si rappresentò con
inque atti intitolato le Siège de Cythere, in cui i Ciclopi meditano, ed eseguiscono l’assedio di Citera. Ciascun atto ha
i nel trattato del Teatro) è ben provvisto di convenienti accessorii, ed ha la facciata retta a tre ordini di finestre con
ano colla principale scalinata, e i due estremi terminano alla platea ed al paradiso da un lato, e dall’altro alla scalina
oteva parlarsene in un argomento mitologico non soggetto a regolarità ed a verisimiglianza. In Francia nel XVII secolo e n
17 (1878) Della declamazione [posth.]
cupero del testo (culturale) generale (TG)2», ossia di testi teatrali ed extra teatrali che, agendo sul contesto artistico
ivo dell’epoca tra i giacobini era quello dell’Istruzione pubblica20, ed è in questo orizzonte che si situava il teatro. I
are nel popolo l’amore per la libertà: Or non vi è scuola più attiva ed efficace del teatro, la cui rivoluzione effettuer
ripresa. Di quanto effetto sarebbero talvolta alcuni riposi opportuni ed espressivi? Si eviti specialmente la troppa nojos
ia economica: Esistono fondi per delle università; n’esistono ancora ed infelicemente per delle istituzioni pregiudicevol
salito dal dubbio di poter incontrare sul lido la moglie e il figlio, ed essere costretto a sacrificarli. Particolare inte
loro ordine. Dai due lati del trono siedono ancora il nipote del papa ed il principe romano43. Come fa notare un articolo
tavia un merito che egli concede come proprio della scuola romantica, ed è quello di riuscire a penetrare i caratteri megl
het, sotto il nome di Grisostomo, in Dialogo interamente immaginario, ed inverisimile affatto, tra Grisostomo e tutti i Le
gli attori mi sarebbero grati di tutto cuore se mi mettessi all’opera ed elaborassi una teoria dell’azione mimica100. Le
ana. Lì aveva ottenuto la cattedra di poesia rappresentativa di Brera ed era divenuto direttore della scuola di declamazio
che gli altri, debbon determinare l’origine, l’anzianità, lo sviluppo ed il progresso d’un’ arte rispetto alle altre. Or s
e di tutti i mezzi che le arti maneggiano, i più pronti, i più facili ed i più propri e spontanei sono quelli che impiega
, noi dobbiam dire che la declamazione fosse stata la prima a nascere ed ha spiegarsi fra le altre arti sorelle. [Intro.2
ti sorelle. [Intro.2] Il bisogno indusse da prima l’uomo ad imitare; ed imitando ogni specie di suoni, egli apprese a par
altra utilità, egli avrebbe ancora parlato per solo desiderio innato ed instancabile d’imitare. Sotto questo rapporto l’u
io o de’ primi uomini. E sotto questo punto di vista l’uomo più colto ed incivilito non è dal selvaggio e dal fanciullo pu
enza. [Intro.3] Sentendo adunque a un tempo il bisogno, il vantaggio ed il diletto d’imitare, o di esprimere con la voce,
lla sua immaginativa primamente si dipingeva, egli si pose ad imitare ed esprimere con una forza particolare quegli obbiet
mmemorati. Pare dunque che i fasti degli Dei e degli Eroi, e le virtù ed i vizi più insigni degli uomini, che si volevano
rdote che rendeva gli oracoli del suo nume, contraffacendone il tuono ed il contegno, non era a buon conto se non un imita
bravano i Romani nel giorno detto da loro nonae caprotinae, con danze ed altri giuochi, imitanti la vittoria riportata sop
imi teatri furono dunque i templi, e i sacerdoti i primi declamatori, ed anzi i maestri della prima declamazione. Dalle az
i maestri della prima declamazione. Dalle azioni sacre e liturgiche ( ed erano tali tutte le antiche feste civili) si venn
licata e dialogistica, e migliorata a tal segno, che formò la delizia ed il pregio delle genti più incivilite e più colte.
l monologo, il dialogo, il dramma; e così da Tespi si arriva ad Esopo ed a Roscio, e la declamazione teatrale dispiega alf
pi della Grecia e di Roma, e il gusto e l’interessamento, che i greci ed i romani costantemente mostrarono per gli spettac
ire, quanta fosse quest’arte, e quanto lo studio per bene apprenderla ed esercitarla. Nella Grecia furono per l’ordinario
, che declamavano al pubblico i propri drammi: li declamarono Eschilo ed Euripide, e gli avrebbe pur Sofocle declamati, se
periore, bastò a farci comprendere quanto fosse l’arte sua conosciuta ed apprezzata universalmente. Il solo gesto muto emu
far maraviglia se lo stesso Nerone dava tutta l’opera sua ad imparare ed esercitare quest’arte, e, deposta la insegna cesa
l canto o alle note di questa, all’uso delle maschere, alla divisione ed esecuzione sincrona della declamazione, ed al pan
e maschere, alla divisione ed esecuzione sincrona della declamazione, ed al pantomimo dello stesso dramma. Non potendo tal
gnorata, non poté più per mancanza di esempi e di modelli comunicarsi ed apprendersi. Ed i pochi tratti allusivi, che di q
i anacoreti; e spesso si vedevano per le chiese, convertite in teatri ed uomini e demoni ed angeli e bestie, che dialogizz
so si vedevano per le chiese, convertite in teatri ed uomini e demoni ed angeli e bestie, che dialogizzavano fra loro con
ure le migliori tragedie di Corneille, di Racine, tradotte in Bologna ed in Roma. Ma Cotta lasciò il teatro, ed il suo ese
di Racine, tradotte in Bologna ed in Roma. Ma Cotta lasciò il teatro, ed il suo esempio non fu seguito fra gli altri attor
e stabilita ne’ teatri di Venezia e di Lombardia. Ma ad onore insieme ed a danno d’Italia, tanta fama ch’ei si aveva acqui
ia a Parigi, dove co’ migliori commedianti, che seco menò, fé gustare ed applaudire la bella declamazione italiana, che d’
ù tardi di noi, si sono come largamente compensate di questo ritardo, ed hanno fatto progressi straordinari in questa line
David Garrik. Egli avea lavorato più drammi, alcuni col poeta Colman, ed altri da sé solo; ma il merito di attore fu di mo
Cibber; e prima di questi si erano ancor segnalati vari altri attori ed attrici, come Elena Guyn, detta la Nelli, tanto c
buone tragedie che vi sono state prodotte, e specialmente la energia ed il calore di quelle di Schiller, dovevano eccitar
ha meritato di confirmare in molte parti la teoria di Engel. Lessing ed altri dotti ammiratori dell’arte teatrale hanno p
dotti ammiratori dell’arte teatrale hanno pur commendato altri attori ed attrici in quegl’incontri, ne’ quali più spiccava
ed attrici in quegl’incontri, ne’ quali più spiccava il loro talento; ed è questa una pruova evidente della stima dell’art
rò ha adottato de’ principî e degli usi analoghi alla propria indole, ed ha per conseguenza la sua propria scuola, che gli
della natura, e spesso discende dal sublime e dal grande, al volgare ed al piano nella medesima situazione. La tragedia f
incipî e gli effetti, e che questa gara nazionale suppone ad un tempo ed accresce la perfezione dell’arte, ch’esse profess
ia in questo nobile aringo? Ancorché fosse stata la prima a conoscere ed insegnare alle altre nazioni quest’arte liberale,
a sviluppi e la governi. I nomi di Patella, di Zanerini, di Andolfati ed altri provano sempre quale è stata, e quale può e
rmonica e melodiosa, e facilità e ricchezza di espressioni, e nobiltà ed eleganza di modi; il perché tanta gloria si potre
tica il gusto della declamazione, dagli ordinari commedianti ignorata ed invilita. Ed ancorché non ci avesse dato un egual
ercitarla, hanno sentita e conosciuta la sua innegabile imperfezione, ed hanno procurato, per quanto è possibile, di promu
anto è possibile, di promuoverla e di migliorarla, secondo i principî ed il fine, che l’arte si dee proporre. E questi sfo
rte, procedendo da’ suoi veri principî, può, sempre più sviluppandoli ed applicandoli, progredire per quella linea che men
scuna nazione vanta le sue opere e i suoi scrittori. Socrate, Platone ed Aristotele se ampiamente non ne trattarono, ne pa
ne parlarono sempre come di un’arte che meritava di essere insegnata ed appresa secondo i suoi principî e le sue regole.
egole. E perciò vi erano fra’ greci e fra’ latini scuole, esperimenti ed esercizi per apprendere e perfezionare quest’arte
re di unir la teorica, e scrisse e pubblicò con le stampe in italiano ed in francese diverse operette sull’argomento, e sp
rti effetti corrispondenti. Da tali effetti sensibili noi raccogliamo ed argomentiamo ordinariamente quella forza e facolt
mentiamo ordinariamente quella forza e facoltà, che la natura interna ed invisibile, propria di qualunque essere, costitui
e moltiplice, sia la combinazione dell’una e dell’altra, esso genera ed esprime al di fuori assai più che gli altri non f
l perché non è tutto metaforico quel che i poeti fan dire alle piante ed ai bruti. [1.4] Questa lingua fu da principîo ne
rnamente e variamente agitati, e fu perciò detta naturale da Platone, ed istintiva da altri, e che primitiva ed elementare
ciò detta naturale da Platone, ed istintiva da altri, e che primitiva ed elementare potrebbe dirsi; ed essa fu a un tempo
ed istintiva da altri, e che primitiva ed elementare potrebbe dirsi; ed essa fu a un tempo e vocale e pittorica e mimica,
si colorava e si muoveva a un tempo analogamente alle sue sensazioni ed ai suoi bisogni; e così l’uomo si espresse con la
ficante. Nel senso più generale, l’arte altro non fa, che raccogliere ed imitare l’espressioni più vive e più vere della n
della natura, dall’oggetto imitante, in cui l’espressione artificiale ed imitativa consiste. Questo è tante volte simile,
ti dell’arte rispettiva soglion dirsi; perché erano questi i più ovvi ed i più facili a conoscere e mettere in opera. [1.
adoprano l’una il marmo e l’altra i colori per imitare alcuni oggetti ed espressioni, che ai colori ed al marmo propriamen
tra i colori per imitare alcuni oggetti ed espressioni, che ai colori ed al marmo propriamente non si appartengono. La nat
o. Il canto, la danza, la pantomima sono arti, per dir così, staccate ed astratte dall’arte madre e comune, alla quale in
nteresse di novità e di difficoltà lo facciamo ora solamente cantare, ed ora solamente gestire, e col solo canto o col sol
one che si moltiplicavano le osservazioni, gli effetti, gli accidenti ed i tentativi, dividendosi e suddividendosi di più
rilievi soltanto, si distinsero e perfezionarono sempre più la lingua ed il canto, la danza e la pantomina, la scultura, l
pro nunzia, e tutti i segni sensibili che la fisonomia, il portamento ed il gesto secondo il bisogno le prestano. Il perch
tano. Il perché le parole si possono riguardare come la materia prima ed estrinseca, sulla quale il declamatore deve eserc
conveniente; e questi mezzi sono la voce, la fisonomia, il portamento ed il gesto, ossia tutta l’azione conveniente della
segni vocali delle idee e degli effetti aggiunge il tuono, la figura ed il gesto conveniente, si dice propriamente pronun
a pronunciazione, impiegando il tuono della voce, la figura del viso, ed il moto del corpo, che più si convengono alle par
convengono alle parole nelle quali si esercita, è l’arte di esprimere ed accompagnar le parole con la voce, con la fisonom
le parole ch’esprime. Essa può distinguersi in due parti, cioè vocale ed acustica, in quanto riguarda le parole ed i segni
i in due parti, cioè vocale ed acustica, in quanto riguarda le parole ed i segni che l’organo della voce pronuncia, e che
volgarmente può dirsi. Questo accento può soffrire diversi accidenti: ed il primo consiste nel suono migliore che la nazio
più perfetto; e questo non s’apprende e s’insegna, se non sentendolo ed imitandolo da chi lo possiede e l’esercita natura
iù o meno lungo e variamente modificato. Quindi nascono gli accidenti ed i modi, che ne determinano la quantità e la quali
parole costituiscono. Una o più sillabe possono comporre una parola; ed ogni sillaba, sostenuta necessariamente da una vo
ima modificazione o forma elementare, che la voce assume in parlando, ed ogni consonante modifica e determina la stessa vo
sia parlando, o leggendo; e ciò l’arte costituisce di ben vocalizzare ed articolare pronunciando. [2.7] Ogni parola, comp
lie e si posa e si eleva, fu detta propriamente accento della parola, ed accentata la sillaba che n’era animata. [2.8] No
l’ordinario così tenui e sfuggevoli, che richiedono un organo vocale ed acustico molto esercitato e squisito per accurata
sulla penultima, ultima od antipenultima sillaba, ond’è amare amerò, ed amano; e queste ben allogate e distinte rendono l
; e queste ben allogate e distinte rendono la pronunciazione sì varia ed armoniosa, che non v’ha udito, per rozzo che sia,
trascorre, e si filtra e modifica, in un oggetto sì facile a variare ed alterarsi, e dopo si lungo tempo ed a capo di tal
in un oggetto sì facile a variare ed alterarsi, e dopo si lungo tempo ed a capo di tali e tante vicende, questa pretesa an
quanto dall’autorità degli antichi raccogliamo, avevano essi quantità ed accenti distintissimi ed indipendenti l’uno dall’
i antichi raccogliamo, avevano essi quantità ed accenti distintissimi ed indipendenti l’uno dall’altro, e che l’accento si
ne della lingua latina da quella delle moderne, se leggi così opposte ed inconciliabili ne costituivano l’indole e l’armon
e quantità loro si paragonino? Ed altronde non potendo noi conoscere ed imitare l’indole nativa d’una pronunciazione se n
men di riposo. E perché tali pause giovassero a un tempo a chi parla ed a chi ascolta, furono regolate acconciamente seco
unghe si suole dividere; onde risultano capitoli, articoli, paragrafi ed altrettali divisioni, che tutte di più o meno per
ipale e fra loro. E, non si potendo tali relazioni logiche facilmente ed abbastanza conoscere dal comune de’ leggitori, si
inario significato, o l’intenzione straordinaria di chi le pronunzia; ed accento del discorso potrebbe dirsi. Quindi proce
i suoni più o meno gagliardi, sostenuti e significanti che confermano ed accrescono il senso delle parole, ed agevolano l’
ti e significanti che confermano ed accrescono il senso delle parole, ed agevolano l’intelligenza di chi le ascolta. E per
rta armonia, che pur conspira allo stesso fine, si diedero ai periodi ed a’ loro membri tali incominciamenti, tali cadenze
mente egli prevede che da un certo accozzamento ordinato, progressivo ed armonico di tali suoni ed accenti un certo effett
un certo accozzamento ordinato, progressivo ed armonico di tali suoni ed accenti un certo effetto risulta, che diletta e p
, significante, metodica, che maravigliosamente concorse al vero fine ed alla perfezione della lingua, che consiste nell’e
[2.18] L’accento oratorio, secondo i tre suddetti principî variamente ed acconciamente modulato, prende comunemente il nom
u sei fuori di tuono, come se dir volessimo: Tu non sei in consonanza ed in accordo, tu non rispondi a quella norma, alla
il terzo delle parole. Ogni discorso dee avere il suo tuono proprio; ed , in questo senso, esso è più o meno elevato, più
Ci siamo quindi limitati ad accennarne piuttosto quelle più generali ed importanti relazioni, che l’armonia della pronunz
espone. [2.21] E perché non si prenda equivoco intorno al significato ed all’uso degli accenti e de’ tuoni, su di che hann
i accenti e de’ tuoni, su di che hanno pur sempre discordato i retori ed i grammatici, noi, riepilogando quanto abbiamo os
e distinto alla pronunzia della lingua, delle sillabe, della parola, ed a ciascuno di tali suoni dà un tuono ancor propri
ni dà un tuono ancor proprio e corrispondente al discorso, ai periodi ed alle parole che lo compongono. Ora dalla distinzi
onunzia sarà veramente perfetta ogni qualvolta distingue esattamente, ed acconciamente combina l’accento grammaticale, il
ccenti, delle pause e de’ tuoni, che anch’essa ne distingue, conferma ed accresce non pur il significato e l’intelligenza,
’uso, noi potremmo ancor ravvisarlo come naturale e nazionale, logico ed oratorio; perocché siccome la pronunciazione voca
i eccitatori, in quanto sono indirizzati principalmente a risvegliare ed accrescere l’attenzione di chi li ascolta. Così p
ice piegando le altre dita, o inalzando il capo, affissando il guardo ed inarcando le ciglia ecc. Spesso qualunque gesto d
ualunque gesto diventa eccitatorio, accrescendone più o meno l’azione ed il movimento. [3.5] 3.º Altri sono accompagnator
getto di cui si parla. Così tuttociò ch’è figurabile si può, per moti ed atteggiamenti, disegnare e tratteggiare successiv
maniera si può significare il medico toccandosi il polso, il gigante ed il nano estendendo e rimpicciolendo la figura del
e rimpicciolendo la figura della persona e di qualunque altro oggetto ed azione, imitandola e contraffacendola co’ gesti p
aria de’ muti, e ne ritengono più o meno quei popoli che hanno parole ed espressioni vocali sufficienti per esprimere adeg
servato in più province d’Italia che là dove la lingua è assai povera ed imperfetta, specialmente se l’immaginazione è mas
zione è massima, la gesticolazione è assai più del parlare espressiva ed eloquente. [3.7] 5.º Più di tutti significanti,
no tutti quei gesti che appartengono all’odio e all’amore, alla gioja ed alla tristezza, all’ira ed alla pietà, al terrore
artengono all’odio e all’amore, alla gioja ed alla tristezza, all’ira ed alla pietà, al terrore ed alla disperazione. [3.
more, alla gioja ed alla tristezza, all’ira ed alla pietà, al terrore ed alla disperazione. [3.8] 6.º Alcuni de’ gesti es
disperazione. [3.8] 6.º Alcuni de’ gesti espressivi sono necessari, ed altri spontanei. I primi che pur meccanici od ist
fuori i moti e i sentimenti che prova al di dentro. Così l’estendere ed allargare il corpo, il rizzarsi su’ piedi, l’inna
nvece quegli oggetti sensibili, che più sono a quelli rassomiglianti; ed essi riescono più o meno belli e significanti qua
Ogni specie di gesti è stata più o meno sottoposta a questa vicenda; ed il filosofo curioso, che sapesse sottometterli ad
ssimi. [3.14] 11.º E finalmente si distinguono i gesti convenzionali ed arbitrari, i quali, sia perché non si scorge la l
i di certi tempi, di certe nazioni, di certe sette. Quindi ogni tempo ed ogni nazione ebbe i suoi. [3.15] Il rompere le s
ui la pronunciazione consiste. La sua perfezione risulta dall’accordo ed armonia di questi elementi; ed a questo generale
La sua perfezione risulta dall’accordo ed armonia di questi elementi; ed a questo generale ed unico scopo tutte si riferis
ulta dall’accordo ed armonia di questi elementi; ed a questo generale ed unico scopo tutte si riferiscono le osservazioni
a tra la lingua metrica e la prosastica, per quanto sia questa sonora ed armoniosa, il ritmo dell’una sarà sempre e notabi
, e pronunciar l’una come l’altra, sarebbe lo stesso che rendere vano ed inutile lo studio e l’intendimento che ha avuto l
egio della versificazione senza quello sostituirle della buona prosa; ed il poeta avendo creduto di elevar la sua lingua a
e se il poeta vuol dilettare con questo mezzo, e se a questo precipuo ed unico fine consacra le sue idee, le sue espressio
eriodo appartengono. Il verso all’armonia è destinato principalmente, ed al senso il periodo, e spesso termina l’uno dove
ell’altro. Ma sempre però e le une e le altre talmente s’intrecciano, ed a vicenda si corrispondono, che il ritmo del vers
zione che alla tragica si conviene. Il declamatore dee dunque seguire ed esprimere lo stesso artificio, e può seguire ed e
re dee dunque seguire ed esprimere lo stesso artificio, e può seguire ed esprimere l’andamento del verso in modo che, anzi
seguenti secondo la natura del senso, che lega ad un tempo le parole ed i versi. E perciò il riposo debbe esser tale, che
tinuazione del periodo e del senso non resti in alcun modo interrotta ed alterata. Nella prosa medesima occorrono tante vo
o generale e l’armonia del periodo. Ed esse possono e debbono variare ed essere più o meno sensibili secondo la relazione
, che sempre più nuova, varia e grata armonia ne acquistano i periodi ed i versi. [4.7] Applichiamo i suddetti principî a
, e questa della terza, che per ragion del senso è di tutti maggiore, ed obbliga a cangiar il tuono del verso che siegue:
é per qual modo ecc. [4.10] L’Alfieri ben di rado termina il senso, ed anche la frase col verso, ma qualunque combinazio
nque combinazione trascelga egli sempre l’adatta al ritmo del periodo ed alla natura del senso. Prendiamo alcun tratto del
artifìcio costantemente conserva. Nel Filippo: Desio, timor, dubbia ed iniqua speme, Fuor del mio petto omai. Consorte i
l’indole delle sentenze e delle circostanze, sicché non pur armoniche ed aggradevoli, ma ancor più espressive e significan
significanti diventano. Esse dipendono per l’ordinario o dalla varia ed acconcia correlazione degli accenti, o dal suono
iciale delle parole, per cui il suono comune che ne risulta, ne imita ed esprime, e quindi ne accresce, e conferma il sign
o che si vuol significare. E tali parole, sillabe, consonanti, vocali ed accenti ti si presentano, che ora ti espongono a
ra ti espongono a correre rapidamente, e quasi a ruinar tuo malgrado, ed ora ti obbligano ad andare a rilento e quasiché z
grado, ed ora ti obbligano ad andare a rilento e quasiché zoppicando, ed ora a sentirti la lena affannata dalla loro sposs
revolmente adoperato questo artificio, accomodando mai sempre i suoni ed i ritmi alla varietà ed all’indole delle sentenze
sto artificio, accomodando mai sempre i suoni ed i ritmi alla varietà ed all’indole delle sentenze, che esprimeva, di modo
perché non si debbono con la pronunciazione rilevarle opportunamente ed esprimerle? E si può ciò pur facilmente eseguire,
cuni troppo minute queste osservazioni; ma certo non sono inopportune ed inutili, se veramente costituiscono la bellezza e
mente accumulate, e quasi più per confondere che per istruire, faceva ed armonizzava i suoi versi sull’impronta originale
iata, che hanno reciprocamente gli uni con gli altri. Laonde, la voce ed il moto, che da tali principî e per tali mezzi tr
via via si modificano, e ne prendono l’indole e la forma; e la parola ed il gesto di segni arbitrari comuni ch’essi erano,
fatti abbastanza per obbedire all’azione di quelli; e quindi la voce ed il gesto duri, insignificanti, monotoni, e quasi
un singhiozzo continuo, i cui intervalli sono più estesi e più lenti, ed ora di fremito, d’urlo e di altrettanti gridi più
enziale e primitivo della passione, che lasciò da prima come effetto, ed a cui ora come segno si riferisce. [5.4] Per la
alcosa volendo dare il vero tuono al discorso, al periodo, alla frase ed alla parola che si dee pronunciare, si può ritrar
a, del timore o della confidenza, della maraviglia, dell’orrore ecc.; ed ecco il metodo più giusto più semplice e più sicu
e più sicuro da regolare il tuono di qualunque patetica espressione; ed un solo monosillabo opportunamente aspirato diven
cie di corista che il buon declamatore dovrebbe pur sempre consultare ed applicare al bisogno, come la sola norma esemplar
cessione delle idee e de’ sentimenti ch’esprimono, ricevono l’impulso ed il moto. E siccome pur tanto variano e le passion
evono l’impulso ed il moto. E siccome pur tanto variano e le passioni ed il loro grado e i loro accidenti, infinite ancor
oro grado e i loro accidenti, infinite ancor risultano le modulazioni ed i ritmi, ed infinitamente vario il portamento del
i loro accidenti, infinite ancor risultano le modulazioni ed i ritmi, ed infinitamente vario il portamento della voce nell
ce, come le vocali, le consonanti, le articolazioni, le parole intere ed alcuni loro accenti grammaticali; ma gli accenti
le parole intere ed alcuni loro accenti grammaticali; ma gli accenti ed i tuoni della passione furono lasciati alla natur
lle risponde. E questo è pur quanto hanno finora trattato gli antichi ed i moderni. Quintiliano ne avea più che gli altri
moderni. Quintiliano ne avea più che gli altri diffusamente parlato; ed egli non ne dice più di quanto ne avea detto più
.6] Niuno fra’ moderni, ch’io sappia, ha meglio tratteggiato il tuono ed il ritmo della voce corrispondente all’indole ed
ratteggiato il tuono ed il ritmo della voce corrispondente all’indole ed al moto della passione quanto il Buffon: “Certe m
egli dice, affettano certi tuoni di voce. La voce del dolore è debile ed interrotta; quella della disperazione è impetuosa
ono sordo e tremante. I tuoni dell’amore e della bontà sono melodiosi ed uniformi; quelli della rabbia forti ti e dissonan
ga tranquillo, non può non ricevere e come indirettamente dall’indole ed importanza delle sue idee, quel grado d’interesse
a espressione più o meno patetica, ch’è proporzionata all’impressione ed al movimento che riceve dalle sue idee. Sotto que
naturalmente da Achille, da Sarpedonte e da Otello un accento virile ed armonioso, uno stile energico, ed un’attitudine d
donte e da Otello un accento virile ed armonioso, uno stile energico, ed un’attitudine dignitosa”. [5.8] Da tali osservaz
ogni sua parte, più o meno modificabile, diventano anch’essi effetti ed indizi delle idee e dei sentimenti, che ne sono c
ento, il quale può essere o rapido, o lento, o interrotto, o regolare ed equabile, o irregolare e confuso. Lo rende grave
riscono fedelmente tutti i più piccioli moti della mente e del cuore; ed a seconda di questi la sua figura si altera e si
’odio, ora il rossore della vergogna, ora il vampo estuante dell’ira, ed ora un alternare di varie forme ed opposte tinte,
a, ora il vampo estuante dell’ira, ed ora un alternare di varie forme ed opposte tinte, che rapidamente si succedono, si c
rae, o si abbandona e si appoggia sul petto. Ma assai più che il naso ed il mento hanno le labbra una gran parte nella var
razione, il superiore si abbandona sopra l’inferiore nella tristezza; ed ora s’invermigliano, ed or si appassiscono, e nel
abbandona sopra l’inferiore nella tristezza; ed ora s’invermigliano, ed or si appassiscono, e nella bocca risiede l’espre
re si tengono mezzo chiuse, e la pupilla si eleva alcun poco, si cela ed annunzia il più profondo dolore; e tal’altra si s
e Brun dava a queste sugli occhi la preferenza. Esse ora si abbassano ed ora s innalzano, ora si appianano ed ora s’inarca
referenza. Esse ora si abbassano ed ora s innalzano, ora si appianano ed ora s’inarcano, ora si avvicinano ed ora si scost
ra s innalzano, ora si appianano ed ora s’inarcano, ora si avvicinano ed ora si scostano, e prendono tali e tante forme ch
peli medesimi prendono parte nell’espressione visibile della persona, ed ora si rizzano e si rabbuffano, ed ora cadono abb
spressione visibile della persona, ed ora si rizzano e si rabbuffano, ed ora cadono abbandonati e negletti, e la tristezza
one del volto accompagnano. Quindi Steteruntque comae , in Virgilio; ed in Dante: Già mi sentia tutto arricciar li peli
to stromento, per cui l’uomo diventa fra gli animali il più operativo ed industrioso, concorre eziandio a renderlo espress
e eziandio a renderlo espressivo e significante. Infiniti sono i moti ed i gesti dei quali è capace, che gli antichi ne fo
o ritrar delle dita, l’uso dell’indice, ora assegnando ad un oggetto, ed ora regolarmente agitandolo; e così pure il cacci
mani entro ai capelli e strapparli, battersi, graffiarsi, minacciare ed offendere in diversi altri modi non pur gli altri
o, e tal altro ha tentato di raccogliere ordinare e descrivere i moti ed i segni propri di ciascuna passione e di ciascuno
dizionarietto tecnico. E certo l’opera potrebbe riuscir profittevole, ed al filosofo che troverebbe de’ materiali da discu
ed al filosofo che troverebbe de’ materiali da discutere e combinare, ed all’artista che vi troverebbe l’espressioni conve
e che a schiarire; e l’ingegno creatore dietro certi modelli generali ed archetipi, ama più di creare, che di ripetere in
le rispetto a tutti. Tutti cioè ad un tempo si muovono, si atteggiano ed operano, secondo la maniera propria di ciascuno,
olta gli uni tacciono e si riposano affatto, mentre gli altri parlano ed operano invece loro. Ond’é che alcune parti riman
Cassiodoro: Silentium clamorosum. Capitolo VI. Teoria natura ed uso dell’espressione — Carattere fondamentale del
2] Ogni idea o sentimento, operando fisicamente su gli organi interni ed esterni della persona, dee produrre dei moti corr
astratte verità e le idee più sincere hanno anch’esse i loro piaceri ed i loro affetti, e quindi la loro espressione conv
espressioni sono men calde e sensibili di quelle che alla sensazione ed al cuore appartengono, e che propriamente alla pa
uore appartengono, e che propriamente alla passione si attribuiscono, ed a queste per eccellenza il nome di espressione vo
nte, quelle che fra tutte prevalgono, sono le così dette fisiologiche ed istintive. Aggrinza la fronte, affisa il guardo,
cono o rilassano i muscoli, si gonfiano le vene, si rizzano i capelli ed i peli, e tali altri fenomeni si sviluppano, che
uppano, che quali effetti puramente meccanici seguono necessariamente ed immediatamente l’influenza delle loro cagioni, se
volontari e spontanei, nei quali prende più o meno parte la volontà, ed i primi a spiegarsi, e che a quelli più o meno si
odo dipingono. Alla vista degli esseri non pur ragionevoli, che bruti ed inanimati noi ci sentiamo più o meno inclinati e
nimati noi ci sentiamo più o meno inclinati e disposti a contraffarli ed a lor conformarci secondoché più o meno ci commuo
mmagine d’una persona benefica o malefica, noi ci sentiamo volentieri ed anche nostro malgrado sospinti a comporci alla lo
rcitano su l’animo nostro, e l’animo nostro sui nostri organi interni ed esterni. [6.6] Dall’imitar tali oggetti od immag
e dipingere eziandio le loro relazioni, e quindi le idee più astratte ed intelligenti, e le affezioni più delicate e senti
erto e dubbioso interrompe e confonde ad ogni istante i suoi pensieri ed i suoi movimenti. La stessa idea del grande e sub
tellettuale e morale c’induce ad ingrandire le proporzioni del corpo, ed a mostrarci compresi da alcun profondo pensiero.
] Egli è facile immaginare come da queste prime espressioni imitative ed analoghe via via sviluppate, alterate e composte,
e o necessaria, più o meno diretta o indiretta, da siffatta necessità ed evidenza maggiore o minore risulta la maggior o m
od affetto si sostituisce, e tra questa immagine e l’azione figurata ed impropria, con la quale si esprime al di fuori co
non già all’imitazione, ma servono bensì quali mezzi più o meno atti ed opportuni a soddisfarla ne’ suoi bisogni e ne’ su
bra, e quasicché gli occhi socchiusi, perché tendiamo ad abbracciarlo ed a possederlo, e ad evitare qualunqne altra distra
suo sviluppo, al suo grado, essa dee conforme a questo fine e tendere ed operare al di fuori, e per conseguente tutti gli
ne e tendere ed operare al di fuori, e per conseguente tutti gli atti ed i moti, che a tal uopo s’impiegano, diventano tan
entano tanto più espressivi e significanti, quanto più sono necessari ed efficaci a conseguirlo. La forza di tali espressi
che li riceve, sia noi medesimi. Per la qual cosa i nostri movimenti ed i nostri gesti si possono riferire direttamente o
la tristezza profonda che ci abbatte, molti atti tendono a sollevarci ed a sostenerci, siccome nella gioja molti altri ad
o ci dovesse ancor più nuocere od annojare; e gli oggetti più innocui ed indifferenti si temono, si fuggono e si abbonisco
enti che possono accrescere la nostra propria tristezza. Tutte queste ed altrettali espressioni tendono o ad agevolarci ed
tezza. Tutte queste ed altrettali espressioni tendono o ad agevolarci ed accrescere il senso dolce e gradevole della passi
ooperativi, per distinguerli da quelli che abbiamo chiamati imitativi ed analoghi. Ed a questi due generi possono, s’io ma
e generi possono, s’io mal non veggio, tutti ridursi i tuoni, i gesti ed i movimenti che si riguardano come più o meno nat
mpiegare ad altro uso gli organi destinati a quest’uopo, e dipingerlo ed imitarlo con quei medesimi co’ quali dee fuggirlo
di noi; e quando ad alleviare la nostra persona siamo principalmente ed unicamente rivolti, poco o nulla possiam badare a
all’oggetto e soggetto ad un tempo, esigendo la passione che all’uno ed all’altro fine si serva ad un tempo. Quindi divie
precedente della passione, da non potersi così facilmente ricomporsi ed atteggiarsi opportunamente. Quindi è che in gener
cuna parte o resto di quella che l’ha preceduta. Gli occhi, le ciglia ed il volto sono i primi e più pronti a risentirsi d
seguono un’espressione, possono gli altri trovarsi ancora preoccupati ed imbarazzati dall’espressione precedente. Questo f
ll’altro. Perocché, servendo tutti gli organi alla medesima passione, ed essendo questa più o meno complessa, o tendendo a
espressioni analoghe servono principalmente gli occhi e la fìsonomia, ed alle cooperative, le braccia, le mani, la positur
istinguere quali elementi debbano comporre l’espressione complessiva, ed in caso di conflitto o di combinazione quali debb
Ma cesserebbe di esser tale, e riuscirebbe anzi importuna, diversiva ed assurda, se l’interesse principale richiedesse de
l’oggetto esterno, o del subbietto o persona paziente si riferissero; ed a questa tendenza pur si sacrificano tutti quegli
e ottenebrata, ora il fischiar dei fulmini, ora lo spingersi in alto, ed ora lo scendere negli abissi, e sempre in mezzo a
spressioni s’incontrano, si uniscono, si combinano con tanta celerità ed accordo, che sebbene la passione dominante, e l’e
sé pienamente satisfatto e lietissimo dell’effetto, che avea prodotto ed osservato nei cospiratori, e che racconta ed espo
fetto, che avea prodotto ed osservato nei cospiratori, e che racconta ed espone ad Emilia. Ma ancorché sia questo il senti
eoria, noi non dobbiamo confondere quei gesti semplicemente imitativi ed analoghi, che quai cenni più o meno rapidi, indic
tenza generale, e non già le parole singolarmente, e più le affezioni ed i sentimenti di chi ragiona, che l’indole e le qu
tacolo, si sarebbe grandemente pregiudicato alla dignità dell’oratore ed alla verità dell’espressione, che dovea primeggia
re, non potea né pur questi fare a meno di indicare con qualche tuono ed atteggiamento, acconciamente associato con l’espr
nalisi di una parte che è certo la più importante nella declamazione, ed alla quale, ancorché ne abbiano molti ragionato a
to finora l’espressione rispetto a ciascun organo preso isolatamente, ed abbiamo veduto come ciascuno in particolare si pr
. Sotto questa relazione, l’espressione si enuncia più o men generale ed intera; perocché tutta la persona convenientement
2] Ancorché ciascun organo operi secondo la sua indole e al modo suo, ed eseguendo il suo ufficio particolare, tutti però
spirano allo stesso fine, e danno alla passione una forma determinata ed una sua propria fisonomia, che dal concorso e dal
come semplice artista e declamatore. È ufficio di questo il conoscere ed imitarne la parte esterna e sensibile, e non già
ale non è che uno sviluppamento di quella. Ed essendo ancora infinite ed infinitamente varie le passioni, io quelle tralas
r liberarsi dagli uni, o per godere degli altri. Tutti i moti interni ed esterni dell’uomo, e così dalle tendenze e dagli
le tendenze e dagli appetiti più leggeri sino alle passioni più forti ed alle azioni più determinate, a due generi si poss
on ridurre, cioè all’odio e all’amore. [7.5] Veramente non ogni moto ed alterazione dell’animo suol dirsi passione, ma qu
non vede altro di quello in fuori, e tutte le sue idee, i suoi sensi ed affetti nella passione dominante trasformansi, ed
idee, i suoi sensi ed affetti nella passione dominante trasformansi, ed una inquietudine universale ed irresistibile lo a
nella passione dominante trasformansi, ed una inquietudine universale ed irresistibile lo agita, né si acquieta finché non
ome ottimo. Giunta la passione a questo grado diventa ancor trasporto ed entusiasmo, che suole pur degenerare in furore ed
nta ancor trasporto ed entusiasmo, che suole pur degenerare in furore ed in fanatismo. E in tale stato ciascuna passione h
e, tali e tante forme se ne dispiegano sia per la condizione, qualità ed opinione degli oggetti e de’ soggetti a cui si so
de la varietà di sistemi, che hanno seguito i filosofi nell’ordinarne ed esporne le classi; e noi a quello ci appiglieremo
a quello ci appiglieremo che parendoci il più conforme alla ragione, ed il più semplice ed efficace per l’uso nostro, not
ieremo che parendoci il più conforme alla ragione, ed il più semplice ed efficace per l’uso nostro, noteremo le principali
’uso nostro, noteremo le principali che più convengono al nostro fine ed al nostro disegno. [7.7] Poniamo l’uomo come una
suoi gradi e i suoi eccessi, e quindi la sua espressione conveniente, ed allora si dice pigrizia od ignavia. Essa esprime
d allora si dice pigrizia od ignavia. Essa esprime nella sua positura ed attitudine il piacere dell’inazione, e la diffico
ichi di avere incominciato. Le Brun ci ha dato il disegno del riposo; ed io credo opportuno il qui soggiungere i pochi, ma
e ne ha dati Dante, descrivendo lo stato di Belacqua: Là ci traemmo; ed ivi eran persone            Che si stavano all’om
a star si pone. Ed un di lor che mi sembrava lasso,            Sedeva ed abbracciava le ginocchia,            Tenendo il v
ne come tocca dal fulmine. Appena un’esclamazione grave e incompleta, ed un movimento indietro ed estemporaneo l’annuncian
. Appena un’esclamazione grave e incompleta, ed un movimento indietro ed estemporaneo l’annunciano, che la testa e le brac
occhi, e la pupilla si scosta dalla palpebra inferiore, e resta ferma ed attonita; si dilatano alcuni muscoli, come per da
onita; si dilatano alcuni muscoli, come per dar luogo alle nuove idee ed affezioni che si ricevono; la respirazione si arr
o si allenta, il volto è stupido; il resto del corpo rimane immobile, ed al silenzio più o meno prolungato succede un parl
a Scuola di Atene. [7.12] Noi non ci determiniamo ad alcuna tendenza ed operazione, se prima non esperimentiamo e riconos
il pensiero che varia, e mostrano ora di scuoterlo, or di lasciarlo, ed or di respingerlo. L’andare e il fermarsi, lo sta
nto e ben tosto la risoluzione eziandio; tutto è quindi irresoluzione ed inquietezza, sino a tanto che a ferma determinazi
ici alcun poco si elevano, le guance si aggrinzano, si apre la bocca, ed il labbro superiore elevandosi anch’esso d’alquan
spressione di questa passione, la quale suole degenerare in idolatria ed in viltà, ed allora altera in tutto e corrompe la
questa passione, la quale suole degenerare in idolatria ed in viltà, ed allora altera in tutto e corrompe la condizione d
pupilla, che oltremodo splende nell’occhio aperto e sul viso pallido ed allungato. L’uno vorrebbe congiungersi ed immedes
o aperto e sul viso pallido ed allungato. L’uno vorrebbe congiungersi ed immedesimarsi nell’altro, e di due divenire una s
a fisonomia di quello i suoi doveri, il suo contegno, le sue speranze ed il suo destino; e le sue parole escono calde, ins
io fra gli antichi ha spiegato in tutto il suo sviluppo questa tenera ed invincibile passione, la quale sorprende, arde in
La testa è sollevata, la fronte è piana e serena, il ciglio immobile ed elevato nel mezzo, la bocca mezza aperta, le brac
le mani alquanto stanche dal corpo, l’andare saltellante e leggiero, ed ogni atto asperso di agilità e di piacevolezza. L
ar tutti. [7.20] Spesso diventa gestiente come la chiamava Cicerone, ed allora canta, danza e festeggia, ed ebbra ed avid
tiente come la chiamava Cicerone, ed allora canta, danza e festeggia, ed ebbra ed avida a un tempo si mostra di nuovi piac
me la chiamava Cicerone, ed allora canta, danza e festeggia, ed ebbra ed avida a un tempo si mostra di nuovi piaceri. L’es
la terra, e con la mente da quello tutta occupata. Tutto ciò che vede ed incontra, e che tenta distrarla, l’accresce e l’e
lento e stentato il moto di tutte le sue membra e il suo passo, lente ed interrotte pur corrispondono le parole, e gli acc
n affettata freddezza. L’orgoglio in modo particolare affetta, gonfia ed eleva siffattamente il petto, le spalle, il collo
se stesso, e di esser nato per una sfera superiore; perlocché ragiona ed incede con tal fidanza di sé che par nulla temer
ilmente resistere e fargli fronte, allora sorge l’ira a nostra difesa ed a sua ruina, e cresce a tale che breve furore div
le forze interne e le parti esterne della persona, che ne è compresa ed agitata. Bolle il sangue ed erra precipitoso per
esterne della persona, che ne è compresa ed agitata. Bolle il sangue ed erra precipitoso per le vene, che, gonfie, par ch
vicinanza del male che si teme, e diventa terrore se il male è grave ed improvviso, orrore se è gravissimo, e disperazion
i occhi, e la pupilla o vi erra smarrita, od in parte si cela; gonfia ed abbassa i muscoli verso il naso, che si contrae;
a; gonfia ed abbassa i muscoli verso il naso, che si contrae; scolora ed illividisce il viso, le labbra, le orecchie; apre
incerti e sommessi. E del terrore assai più deforme l’orrore aggrinza ed abbassa molto le ciglia, spalanca le palpebre sif
iffattamente, che la pupilla attonita non ne rimane coperta di sopra, ed apre la bocca più verso gli angoli, che nel mezzo
ca più verso gli angoli, che nel mezzo, per cui compariscono i denti, ed al pallore del viso ed al lividore degli occhi un
, che nel mezzo, per cui compariscono i denti, ed al pallore del viso ed al lividore degli occhi unisce la tensione e la r
li, fremiti e grida; gli occhi irrequieti si serrano e si disserrano, ed immobilmente si affisano, senza pur riconoscere g
ontratto, la chioma rabbuffata; e le parole ora traboccano impetuose, ed ora si confondono in sordi fremiti e cupi muggiti
uggiti. Il gesto, il passo, qualunque moto od accento, tutto è strano ed irregolare; e se talvolta per abbattimento ed ecc
accento, tutto è strano ed irregolare; e se talvolta per abbattimento ed eccesso cade nel silenzio e nel riposo, il riposo
per abbattimento ed eccesso cade nel silenzio e nel riposo, il riposo ed il silenzio sono la parte più terribile della sua
tutto ripieno di tali immagini maravigliose: Quivi sospiri, pianti, ed alti guai             Risonavan per l’aere senza
civescovo Ruggieri, le sue parole, i suoi moti, tutto in lui annunzia ed esprime: Disperato dolor che il cor gli preme.
nte riconosciuta. Si vede in essa ora l’abbattimento della tristezza, ed ora la veemenza dell’ira, ora il sogguardare, e l
a, ora il sogguardare, e l’inquietudine del timore e dell’incertezza, ed ora l’attitudine ed immobilità dell’orrore; quind
e, e l’inquietudine del timore e dell’incertezza, ed ora l’attitudine ed immobilità dell’orrore; quindi dirotte lagrime, a
mo tutte descrivere le gradazioni, le variazioni, le maniere infinite ed infinitamente varie delle passioni di sopra alleg
lle loro specie e gradi. Chi potrebbe tutti notare i moti, le rivolte ed i cenni dell’occhio? La differenza è per l’ordina
con parole equivalenti indicare. Del resto combinate pure, modificate ed analizzate queste e quante altre passioni volete,
servazione e di studio che solo può fornirci la cognizione più estesa ed esatta del carattere distintivo e sensibile di ci
caratteristici delle passioni che non sono se non i fatti particolari ed universali trasformati e ridotti. Ma questo non b
rciò quei primi o generali modelli debbono regolarlo nel moltiplicare ed ordinare le sue osservazioni particolari per tras
ibro della natura, o togliere da questo quei tratti particolari nuovi ed originali, che qualunque altro studio non potrebb
plebe estemporaneamente osservante e parlante per meglio apprenderne ed imitarne i tuoni, gli atteggiamenti e le maniere
egualmente; perlocché conviene osservare i più naturalmente sensibili ed eloquenti. Socrate ritrovava gli Ateniesi a tutte
ocale e visibile. Engel riguardava l’Italia come una sorgente perenne ed inesauribile di espressioni, e più volte consigli
i, e l’espressione riesce più viva, più risentita, e conforme al fine ed alla cagione, a cui si rapporta, ogni qualvolta n
lla persona per qualche imperfezione della sua organizzazione interna ed esterna. La natura, siccome in tutti gli altri es
a o convulsiva. Tante altre volte le espressioni di passioni diverse, ed anche contrarie, sono così vicine e facili a scam
ffatto, od appena si affacciano, come fra le nubi la luna, annebbiate ed equivoche. Allora una seconda natura succede alla
econda soffocate, languide, manierate. I così detti grandi apprendono ed esercitano nella nuova scuola l’arte e il talento
e il far trapelare, e di non dar luogo a quelle altre, che alla pietà ed alla benevolenza appartengono. Allora l’espressio
noscono, o non esprimono intera, e che gli altri fortemente sentivano ed apertamente spiegavano. E per la stessa ragione v
essive e circospette hanno anch’esse il loro carattere, la loro forza ed espressione. E se la passione è strana e veemente
var grandemente i modelli dell’arte, la quale ha saputo trasceglierli ed imitarli. In questa non solo si trova una copia d
esta non solo si trova una copia della natura, ma della natura scelta ed imitata nell’aspetto più interessante. Sotto ques
i artista, come puro imitatore della natura, si è studiato di notarne ed esporne gli effetti più importanti e maravigliosi
importanti e maravigliosi, e spesso, come osservatore diligentissimo ed instancabile, l’ha sorpresa e sperimentata in cer
tura dee dirsi egualmente della scultura. Molte statue, bassi rilievi ed incisioni ci ha mandato l’antichità, degni di ess
simile situazione. Ma quanti non ne offre Dante a chi sappia leggerlo ed imitarlo? [8.15] Fin qui tali osservazioni non c
n punto solo si limita. Lo sviluppo successivo ne spiegano lo storico ed il poeta; sostituendo però i segni vocali ed arbi
o ne spiegano lo storico ed il poeta; sostituendo però i segni vocali ed arbitrari a tutti i mezzi reali, che gli altri ar
amenti, dei tuoni e dei gesti per sempre più accrescere la cognizione ed il dizionario di questa lingua, onde usarne ed ap
crescere la cognizione ed il dizionario di questa lingua, onde usarne ed applicarla a tempo e debitamente. Demostene consu
istrioni dei tempi suoi; [8.18] Cicerone studiava su Roscio; e Roscio ed altri, non trascuravano di ammirare Ortenzio ed a
a su Roscio; e Roscio ed altri, non trascuravano di ammirare Ortenzio ed altrettali oratori per apprenderne l’azione più e
i. Questi dee dunque avere un principîo e una regola per trascegliere ed imitare. Lo scegliere importa un paragone, ed una
regola per trascegliere ed imitare. Lo scegliere importa un paragone, ed una ragione da preferire l’uno o l’altro oggetto
itarsi; e si è detto e si dice comunemente che l’artista non isceglie ed imita, che la bella natura. Or qual è questo bell
a non isceglie ed imita, che la bella natura. Or qual è questo bello? ed in che veramente consiste? [9.2] In generale, niu
ed in che veramente consiste? [9.2] In generale, niuna cosa è sconcia ed impropria rispetto all’ordine universale. Tutto i
dine universale. Tutto in esso è quale debb’essere; e sarebbe sconcia ed impropria quella sola cosa che s’immaginasse tutt
tano quindi certi difetti che si notano in alcune opere della natura; ed ancorché sia ciascuna perfetta rispetto all’ordin
nsibili si dicono propriamente belli, perché universalmente piacciono ed interessano. E questo genere di esseri è quello c
li artisti ordinariamente vagheggiano e imitano, che in tutti i tempi ed in tutti i luoghi apparisce costantemente la stes
alla figura o dal subbietto passivo, a cui l’espressione si aggiunge, ed a quella particolarmente attenendoci, che dall’es
eva di notare, che l’azione di lui non era del tutto eguale, conforme ed armoniosa. Tutto il corpo essendo animato dallo s
oro facoltà per manifestarci quello, che altrimenti rimarrebbe oscuro ed incerto. Quindi deriva la evidenza del suo signif
ntelligenza, che accrescono il nostro diletto, quanto più chiaramente ed agevolmente ci si presenta l’oggetto, a cui serve
’espressione visibile e materiale, e poco o nulla badando alla natura ed efficacia del significato, o della passione a cui
ietro tali principî il Riccoboni aveva dato varie regole agli attori, ed ancor più l’Hogarth a’ pittori; e così di mano in
sempre quella direzione, attitudine o forma, che sono le più efficaci ed acconce a conseguire il suo fine. Ed ogni altra s
l perché siccome sta bene all’amore l’inchinar dolcemente la persona, ed incurvare lievemente le braccia verso l’obbietto
ia verso l’obbietto che si desidera, perché intendiamo di assimilarci ed unirci ad altri, e teneramente abbracciarlo e pos
d altri, e teneramente abbracciarlo e possederlo, così tali movimenti ed attitudini sarebbero riprovevoli nel terrore e ne
ogni desiderio sceglie i mezzi i più efficaci, e quindi i più facili ed i più brevi, ed anche i retti o curvi, gli orizzo
sceglie i mezzi i più efficaci, e quindi i più facili ed i più brevi, ed anche i retti o curvi, gli orizzontali o perpendi
suggerite. [9.14] Parimente l’espressione riguardata come imitatrice ed analoga prende il carattere della passione, alla
e il carattere del bello da certe forme e movimenti graziosi, morbidi ed eleganti fanno dipendere, i quali sono allor bell
no corrispondere allo stesso fine, e quindi ciascuno debbe accordarsi ed armonizzarsi con l’altro, e formare uno stesso di
che proporzionata alla sua cagione; e perciò esclude ogni difformità ed ogni eccesso o difetto; ch’è quanto dire, ch’ella
bello prende forza e vigore dall’importanza dell’obbietto che espone ed imita. Quindi l’espressione sarà più bella quando
esiste di fatti nella natura, ma gareggiando in certo modo con essa, ed aggiungendole quello ch’ei suppone mancarle, proc
po di perfezione, secondo il quale dà l’esistenza e la forma ad opere ed esseri nuovi, e degli ordinari e reali assai più
ma ad opere ed esseri nuovi, e degli ordinari e reali assai più belli ed interessanti. [10.2] Sia il confronto delle part
rincipîo di perfettibilità indefinita, la quale dal bene si argomenta ed immagina il meglio, e dal meglio l’ottimo, o quel
e è verisimile, perché sul reale formato, è di questo assai più bello ed interessante; ed in questo mondo ideale dee pur c
erché sul reale formato, è di questo assai più bello ed interessante; ed in questo mondo ideale dee pur cercare l’espressi
el morale, allora ne diventan gli effetti più risentiti, maravigliosi ed interessanti non pur nell’intensità, che nella du
erisimile ci rappresenta ad un tempo il nuovo che diletta pur sempre, ed il nostro miglioramento, che pur tanto lusinga il
e allontanarsi dal tipo reale, se non quanto il comporti il possibile ed il probabile, che più giovi all’indole ed al fine
to il comporti il possibile ed il probabile, che più giovi all’indole ed al fine dell’arte. Il perché non può ben determin
col fine che si propongono risulterà la convenevolezza, la proprietà ed il bello artificiale dell’espressione, che la dec
amente. [10.6] All’incontro la poesia, valendosi di segni successivi ed arbitrari, imita principalmente le azioni che nel
esti pittoreschi, e significanti, e finanche la musica con la melodia ed armonia di suoni vocali e strumentali hanno tenta
tto e solamente riservato alla declamazione drammatica. Essa immagina ed eseguisce i suoi tipi con corpi simili e con azio
azioni successive; perlocché la sua imitazione è del tutto completa, ed è anzi una reale ripetizione del tipo ideale. Qui
o spazio e nel tempo; sicché niuna differenza si osserva tra il segno ed il significato, ossia tra la persona imitante e l
usione, che ci fa prendere il verisimile e l’ideale pel vero e reale, ed anche le altre arti, per quanto procurino di avvi
possono al tipo loro. Il tipo adunque della declamazione si confonde ed immedesima nell’esecuzione; e di essa può, anzi d
rte attitudini, che possono convenevolmente descriversi dalla poesia, ed anche imitarsi dalla pittura e scultura; ma non p
gere l’illusione, che vuol produrre. Essi non sono per sé improbabili ed impossibili, ma riescono quasi tali per la differ
. Tali obbietti non possono essere rappresentati senza riuscir strani ed incredibili, e quindi non possono esser belli e a
quali per certi riguardi possono più che la pittura imitare il reale ed il vero. Or massimo sarebbe un tale effetto, se l
etto imitato. E perciò certe espressioni, che più o meno ci dilettano ed interessano descritti, non ci dilettano ed intere
he più o meno ci dilettano ed interessano descritti, non ci dilettano ed interessano del pari dipinte o scolpite, e molto
manifesto che la declamazione non debba imitar tutti quegli obbietti ed attitudini, i quali, ancorché veri, potessero dis
ori che le rappresentavano. Siffatte espressioni, ancorché verissime, ed anche belle, ove sieno dal poeta descritte, perdo
l’effetto dell’arte, dall’interesse e dal pianto ci mena al disprezzo ed al riso. E questo forse volea intendere Orazio, a
ò, e dee felicemente imitare molte di quelle che sfuggono lo scultore ed il pittore. [10.12] Difficil cosa è poi il deter
espressione, la quale, ancorché verisimile, pure possa non dilettare ed anche spiacere; siccome ciò dipende dalle impress
nti esercitano tanta forza che sensibilmente si cangia fra le nazioni ed i secoli il senso e l’idea del gusto, del bello e
a abbellita e migliorata, e non già guasta e distrutta dalla seconda, ed ove questa sia pur corrotta, la rimeni prudenteme
mprende la bella espressione della natura ancor migliorata, probabile ed efficace a produrre quella specie d’illusione a c
r tal rispetto non è, né debb’essere, se non che l’interprete fedele, ed il cieco esecutore del tipo di quello, sicché la
avissimo il dare all’espressione sia totale, sia parziale una qualità ed una forza che all’idea dell’autore ed al senso de
otale, sia parziale una qualità ed una forza che all’idea dell’autore ed al senso della parola non corrispondessero, o tra
che gioveranno ancor più a determinare praticamente il bello naturale ed artificiale dell’espressione. Capitolo XI.
Il tipo dell’espressione artificiale si debbe esattamente comprendere ed eseguire. Nella combinazione ed esercizio di ques
iale si debbe esattamente comprendere ed eseguire. Nella combinazione ed esercizio di questi due doveri tutta sta la perfe
e si vuol professare. È perciò necessaria la conveniente intelligenza ed attitudine per conseguire l’intento. [11.2] La s
ava Pigmalione, ch’è quanto dire, sarebbero sempre macchine inanimate ed automi, capaci di sorprendere e dilettare co’ lor
prime. Io chiamo questa disposizione, che nell’organizzazione interna ed esterna consiste, spontaneità. [11.7] Per siffat
, che al di dentro vivamente agitandola si diffonde pure al di fuori, ed a quanti gli stanno presenti pur si comunica. Ed
sotto nome di demone, or discute col Tasso sotto forma di voce umana, ed ora si presenta agli uni ed agli altri sotto imma
cute col Tasso sotto forma di voce umana, ed ora si presenta agli uni ed agli altri sotto immagine di fuoco o di tal altro
agli altri sotto immagine di fuoco o di tal altro specioso fenomeno; ed era pur quello che ha sempre animato i grandi art
ha sempre animato i grandi artisti, e che animava i Baron, i Le Kain ed i Garrick. [11.8] Esso ha tutti i segni di un fu
quindi si trasporta ne’ tratti, negli accenti e nei moti più delicati ed espressivi della persona; e dispone e forza chi p
rvi e contempli, a modificarsi con lui secondo quella forma archetipa ed esemplare che ha preso nella sua origine. Quindi
Quindi sono quei tratti di luce e di fuoco, che per la loro evidenza ed efficacità sorprendono, atterriscono e violenteme
a de’ suoi effetti, la fece abbandonare al solo talento della natura, ed in questo modo si trascurò e degradò l’arte, la q
a esser capace. Dee perciò l’attore assuefarsi a concepire, a sentire ed esprimere quelle idee e quei sentimenti, che sono
gna esporsi all’azione delle grandi passioni, se si vuole maneggiarle ed imitarle opportunamente. Ed è questa la ragione p
ì t’interessano come se gli accidenti che ti presentano fossero veri, ed anzi più o meno ti appartenessero. A tutti sono d
più o meno ti appartenessero. A tutti sono da preferirsi gli storici, ed a questi i poeti, ed in quelle opere principalmen
nessero. A tutti sono da preferirsi gli storici, ed a questi i poeti, ed in quelle opere principalmente, in cui signoreggi
imentare tutto l’effetto che esse producono, e così per appassionarsi ed interessarsi su quanto essi vivamente e caldament
ero, di Virgilio, di Dante, del Tasso, del Fenélon? Lo stesso effetto ed anche maggiore produce la frequenza del teatro, e
nza del teatro, e la virtù de’ buoni attori. Sotto la ripetuta azione ed impressione di tali accidenti quasi magici, l’ani
ma dee avere, ad un tempo tutta l’arte di regolarla convenientemente ed accomodarla al suo fine. Esso debbe animare e ril
averla abbellita, migliorata e perfezionata, tutta natura apparisca, ed essa che tutto fa nulla si scopra. Capitolo XI
dee darle la sua espressione conveniente. Tali sono le persone ideate ed esposte da Eschilo, da Sofocle ed Euripide; tali
niente. Tali sono le persone ideate ed esposte da Eschilo, da Sofocle ed Euripide; tali erano pur quelle di Omero; e perci
uomini a chi sembravano piccoli e meschini con quelli paragonandoli, ed a chi più grandi dell’ordinario, per l’idea vanta
che per tal verso si degradano e si ammolliscono, non possono credere ed apprezzar ciò che sembra dalla loro presente cond
na tragedia romana io ben conosco col mezzo dell’istoria un Bruto ed un Cassio come fieri cospiratori, che la fama m
tra nella distanza dei tempi, quali eroi di una taglia più che umana; ed io veggio all’incontro sotto i loro nomi una figu
re e le sentenze, manca l’illusione, e si produce invece il disprezzo ed il riso. A tempi di Luciano un attore assai mesch
ontanarsi dal loro fine. E di fatti lo stesso esempio di Shaskepeare, ed il merito e la necessità di quell’attore, che ha
anche ridicolo, che la persona si tenga sempre violentemente montata, ed affetti questo artificio fuor della scena. Forse
iberamente passare da una sentinella che guardava il passo. Ma queste ed altre tali bizzarrie possono anzi pregiudicare al
che un attore dovrebbe essere educato su le ginocchia delle regine ; ed egli avrebbe detto ancor meglio delle matrone rom
egli avrebbe detto ancor meglio delle matrone romane, quando il lusso ed i vizi, non aveano pur anche corrotto l’indole e
imitare. Il perché tanta distanza dee passare fra il tuono ordinario ed il tragico, quanta è quella che passa fra le pers
agedo; siccome fra gli altri notava Tertulliano: tragedo vociferante, ed Apulejo: Comoedus sermocinatur, tragedus vocifer
ibuirsi, secondo che Diderot opinava, alla vastità dei teatri antichi ed allo strepito ordinariamente procelloso degli udi
volendo determinare il carattere proprio della declamazione tragica, ed assegnarle il tuono conveniente, bisogna primamen
i. L’indole generale dell’interlocuzione è comune egualmente agli uni ed agli altri; e quindi risulta un carattere di voce
almente agli uni ed agli altri; e quindi risulta un carattere di voce ed un tuono fondamentale ad ogni interlocutore egual
hini, i Tartufi. E or come dare agli uni la condizione, l’espressione ed il tuono degli altri? Se gli eroi tengono il mezz
tale che corrisponda alla forza e alla dignità del carattere eroico, ed all’indole e grado di quelle passioni, che debbon
, dignitosa, autorevole; e quindi dee prendere un grado di estensione ed intensità, che non è certamente ordinario. E, più
, e per conseguenza preciso e semplice. Ciò esclude i molti movimenti ed atti, che pel loro numero e rapidità offenderebbe
le, la fisonomia e lo sguardo principalmente, indi la gesticolazione, ed infine il movimento; e con la stessa progressione
specie di dignità e di grandezza, che da noi si richiede quell’enfasi ed ampollosità che annunzia piuttosto la debolezza e
ò l’eroismo confina con lo strano, con lo incredibile e col ridicolo; ed è facilissimo lo sdrucciolare dall’uno all’altro.
ficio e l’ingegno del tragico. Tutti dopo il Martelli hanno ripetuto ed esagerato la stessa imputazione, e spesso con que
eni, che ad ogni atteggiamento vogliono staccar le braccia dal corpo, ed esprimono un affetto di pena con le contorsioni c
hanno creduto ch’ella fosse presso i francesi ordinariamente caricata ed assurda. Imperocché non avendo essi alcun riguard
comico al tragico, e gli alemanni vi hanno innestato il cittadinesco ed il pastorale; e quindi per imitar la natura in tu
effetto di quel verisimile, il quale s’è più limitato, è più perfetto ed interessante. Così dando maggior latitudine al ge
, la quale si allontana egualmente dalla colossale e dalla ordinaria; ed a questa norma debbe accomodare non pure il conte
rma debbe accomodare non pure il contegno della persona, che il tuono ed il gesto della espressione. E per quanto questo s
nto questo scorra pe’ suoi gradi e per le sue specie, successivamente ed alternativamente abbassandosi ed elevandosi, e mo
e per le sue specie, successivamente ed alternativamente abbassandosi ed elevandosi, e monti dal minimo al massimo termine
tori dello stesso genere, relative alla condizione, al sesso, all’età ed altrettali accidenti delle persone che debbono ra
persone che debbono rappresentare. La forma, l’attitudine, il talento ed il merito de’ rispettivi attori gli ha fatti dest
emergono tali doveri, che l’attore non può dispensarsi dal conoscere ed eseguire. [14.2] La pratica teatrale è adottato
ato e riconosciuto finora le prime e le seconde parti, le parti da sé ed i confidenti, e così quelle di primo uomo e di se
e, da principîo utilissima e necessaria, servì col tempo a promuovere ed alimentare certi privilegi personali, o piuttosto
o e la vanità de’ commedianti, hanno grandemente nociuto al progresso ed alla perfezione dell’arte. [14.3] La migliore cl
elle maniere e nel contegno dell’uno la maestà, la gravità, l’impero, ed avrete il carattere principesco; e fate che nel c
tra spicchi un certo che di venerabile, di riflessivo e di assennato, ed avrete il carattere di padre. L’amabilità nelle f
a essere il loro carattere sensibilmente alterato ecc. [14.6] Questi ed altri simili tratti generali e pittorici, che deb
antichi col coturno, con l’abito e con le maschere potevano alterare ed ingrandire le loro ordinarie proporzioni. Ma noi
e per molto nuocevano all’effetto teatrale. Appena la voce, il guardo ed il contegno, come più mobili e facili ad alterars
rla difficoltà di sostenerla a lungo, e bentosto riuscirebbe ridicola ed insoffribile. [14.8] L’arte e lo studio sviluppa
ri affatto, attesoché per natura e per arte non può trovarsi agli uni ed agli altri egualmente disposto. E se taluno è sta
legiato dalla natura, i Baron e i Garrick sono singolari e rarissimi, ed essi medesimi, se ben si osservi, non riescivano
i commedianti e la necessità delle compagnie ha più o meno conservato ed ampliato cotesto abuso, non dovrebbe in verun con
a parte, per aver rappresentato poco prima un’altra del tutto diversa ed opposta di carattere. [14.11] Stabilite tutte que
versa ed opposta di carattere. [14.11] Stabilite tutte queste specie, ed assegnate a ciascuna le parti che le convengono,
ersonaggi principali, che non potrebbero non degradarsi alla presenza ed al confronto di siffatti esseri, specialmente ove
dalle sue tragedie ogni razza di confidenti, quali esseri contagiosi ed incurabili, capaci di corrompere e render ridicol
eleck e Euriclea ecc.? Anzicché appigliarsi ad un sistema sì violento ed improbabile, egli dovea piuttosto correggere le i
in era egualmente maraviglioso e nella parte di Orosmane nella Zaira, ed in quella di Pirotoo nell’Arianna. La signora Cla
genia di Racine; e certamente dopo l’esempio di lei, le seconde parti ed i confidenti hanno riacquistata quella consideraz
non appar quello che in altro momento contrasta con Achille od Ajace, ed allora che è sacrificato da Clitennestra; così pu
e, e prendere un’attitudine propria di quella situazione particolare, ed apparire più o men differenti da quelle ch’erano
uno sviluppo progressivo e regolare, e quindi spiegare diversi gradi ed epoche distinte, in cui dee apparire più o meno r
inciava ad annoiarsi dei consigli altrui e dell’autorità della madre, ed è per lanciarsi nella carriera del delitto, e l’a
salto, che altera sensibilmente il carattere predominante, che assume ed acquista una forma particolare e tutta propria di
elli originali del vero, secondo il tipo dell’arte. Ond’è che i Bruti ed i Cesari del Voltaire e del Crebillon non sono qu
e finissimi non si debbono pur trascurare, se si vuole rappresentare ed esprimere con la debita precisione il verace cara
l’amor del marito e l’amor del figliastro, e Neottolemo nel Filottete ed Ajace ec. Né si creda che un temperamento siffatt
te tiranneschi sono assai deliberati e assoluti, e perciò troppo duri ed alquanto monotoni, e per l’ordinario di pochissim
contrasti dee principalmente occuparsi l’attore che voglia osservare ed esprimere il vero tipo de’ caratteri che imprende
onoscere l’originale e lo storico, ma quello bensì che le circostanze ed il poeta gli hanno sul primo ideato, e che poetic
iano l’amore, l’odio, l’ira, il terrore ecc., ma non sempre il quanto ed il come. Il solo tipo del carattere individuale d
e; ma il tuono, l’attitudine, l’espressione debbono essere differenti ed accomodati alla qualità del carattere dominante c
16.1] Determinato il carattere individuale, bisogna quindi conoscerne ed imitarne lo sviluppamento e il progresso. Quantun
te modificazioni ella soffre, secondo le varie circostanze, occasioni ed ostacoli, che incontra, e con le quali o combatte
, la stessa frase, la stessa sentenza acquistano tante volte un senso ed un’espressione più o men differente, sia nella su
uono fondamentale. Senza l’una si cadrebbe nella monotonia più nojosa ed intollerabile, e senza l’altra nella dissonanza p
orla a tuoni strani e pericolosi, può ben discendere all’ottava grave ed inferiore, nella quale bassando ad un tempo la vo
o nel vocale, può ben conservarsi nella voce lo stesso grado di forza ed anche accrescerlo dall’una scendendo all’altra. L
e o di stonare, possono bene ancor progredire ripigliando rapidamente ed acconciamente l’ottava bassa. Per non conoscere q
pressione di un’intera parte o dello stesso carattere, si è di notare ed esprimere quei momenti che sieno fra gli altri pi
o immediatamente li seguono o li precedono, un’espressione più forte ed equivalente. Sono questi quei tratti, in cui la p
più forte ed equivalente. Sono questi quei tratti, in cui la passione ed il sentimento più e massimamente si spiega e risu
la passione ed il sentimento più e massimamente si spiega e risulta, ed a’ quali tutti gli altri debbono ordinariamente r
o periodo ha di tali elementi, che richiedono la massima attenzione, ed a’ quali dee riservarsi principalmente l’espressi
ossiamo distinguere tali momenti in tutta la parte, in ciascuna scena ed in ogni ragionamento e periodo. [16.7] Per la qua
iserverà alla catastrofe, che, terribile nel quinto atto, ne minaccia ed eseguisce lo scioglimento. La media, che dell’ord
te, spargendo opportunamente i lumi e le ombre con quella proporzione ed economia, che la verità e l’armonia delle parti e
forti, più sublimi e più sorprendenti; e l’espressione dee contenersi ed ordinarsi in guisa che là tutta spiega l’arte e l
te di Monima nel Mitridate ad abbassar la voce, allorché pronunziava, ed anche più che il senso non richiedeva, ne’ seguen
e le altre debbono in modo procedere, che da questa prendano il tuono ed il movimento, ed a questa si appoggino e si rappo
o in modo procedere, che da questa prendano il tuono ed il movimento, ed a questa si appoggino e si rapportino. Così la qu
si a certe parole subalterne, che non possono dominare senza alterare ed offendere il sentimento che veramente domina nel
ee più fortemente annunziarsi. In questa maniera si nuoce ad un tempo ed alla varietà successiva di tuoni, che non può sos
arietà successiva di tuoni, che non può sostenersi dietro quel tuono, ed all’effetto speciale che da’ momenti più rilevant
di loro, quel che Orazio diceva di quei poeti che con troppo strepito ed arroganza cominciavano i loro poemi: Parturient
lle arti debbe procedere in guisa, che progredendo nulla si raffreddi ed annoi; ma questo principîo non dee recar pregiudi
e senza alcuno intervallo. In tali incontri i sentimenti più diversi ed opposti par che immediatamente si tocchino, si su
usione; ma tutto a un tempo obbedisce all’impressione, alla divisione ed al moto che l’espressione come l’onda del mare ri
L’attore appena entra in iscena non è più solo: egli s’incontra, vive ed usa con altri simili in un modo tutto diverso da
degli interlocutori, importa che l’espressione conveniente all’indole ed allo sviluppamento della passione dominante si mo
guisa ad Argia, a Creonte e ad Emone; né Oreste si mostra con Pilade ed Elettra come con Egisto e Clitennestra. E lo stes
o di passione, e questa variando pur sempre può ancor quella variare ed alterare a proporzione; così possono riguardarsi
orzione; così possono riguardarsi o come variabili o come permanenti, ed allora l’espressione sarà anch’essa variabile o p
va od amava. Molti di siffatti accidenti intervengono nella tragedia, ed Isabella dopo aver lungo tempo rispettato [17.3]
relazioni. Stabilite queste necessarie distinzioni, e quindi il tuono ed il contegno conveniente, che l’attore dee tenere
ersone. Ma diventano tanto più difficili quanto più sono vere e belle ed interessanti, eseguendole, ove s’incontrino e si
ttive la stessa Ifigenia in un modo ragiona con la madre e col padre, ed in un altro con Erifìle sua amica, o con Achille
Mitridate verso i due figli, rimproverando la medesima colpa all’uno ed all’altro, rivolgendosi a Xifares col ciglio e co
o, rivolgendosi a Xifares col ciglio e con l’accento della tenerezza, ed a Farnace con quelli della diffidenza. Si narra,
ltro non debbe occuparsi che degli interlocutori coi quali ei tratta, ed a’ quali debbe unicamente rivolgere il guardo, la
attitudini e i movimenti successivi, secondo quei rapporti subalterni ed accidentali che via via si spiegassero dal corso
si possono e debbono situare o di scorcio, o di profilo, o di fianco, ed anche da tergo, e rivolgersi intorno, siccome il
schiena agli spettatori, può anzi in certi momenti essere utilissima ed anche necessaria una tale posizione, ove la forza
a ed anche necessaria una tale posizione, ove la forza della passione ed il vero la richiedesse, ed evitasse ad un tempo a
ale posizione, ove la forza della passione ed il vero la richiedesse, ed evitasse ad un tempo alcune attitudini insignific
richiedesse, ed evitasse ad un tempo alcune attitudini insignificanti ed assurde. In questo modo diventa il quadro più var
re dovesse alcuna volta più dirittamente all’interlocutore rivolgersi ed affissarsi, egli potrebbe destramente farsi alqua
ed affissarsi, egli potrebbe destramente farsi alquanto più indietro ed allontanarsi dall’altro, sicché possa più comodam
in qualche parte di essa. Il sedersi ove non sia più che necessario, ed espressamente prescritto dal poeta, sembra come i
cessario, ed espressamente prescritto dal poeta, sembra come illecito ed indecente, quasi che fosse una creanza comune a t
ed indecente, quasi che fosse una creanza comune a tutti gli attori; ed io credo al contrario, che sovente se ne potrebbe
avare un gran partito, dando maggior varietà e naturalezza allo stato ed all’attitudine degli interlocutori. [17.10] Dee p
amente compresi, e ciecamente obbediti. Parimenti gl’inferiori dicono ed esprimono poco, e meno gestiscono per rispetto o
no le scene, in cui Semiramide dichiara il suo proponimento ai grandi ed al popolo; in cui Cesare, Bruto e Cicerone perora
ammatico e dialogístico; ritenuta quella relazione, che tra superiori ed inferiori interviene, il gesto come l’espressione
tale insomma, che non ama dispiegarsi, e che piuttosto dee mostrarsi ed esprimersi a quella maniera. [17.14] Ha pure le s
bliga continuamente a cangiar di tuono e di tempo. Riesce però felice ed eccellentissimo quell’attore, che alla flessibili
interessante armonia ogni qualvolta alle acconce inflessioni di voce, ed alle varie intonazioni dell’uno, l’altro risponde
hanno pure felicemente imitate, e fra tutti l’Alfieri principalmente; ed esse riescono di mirabile effetto ove sieno oppor
amente allogate, e gli attori sappiano corrispondentemente esprimerle ed intonarle. — Scegliamone qualche esempio. Uno è c
quale racchiude cinque sentenze, e tutte importantissime, fra Creonte ed Antigone, nell’atto quarto della prima scena: C
à dunque ad eternarli, ecc. [17.17] Così nell’Agamennone fra Egisto ed Agamennone nella fine della scena seconda dell’at
cena. Non potendo la persona presentarsi senza una ragione o disegno, ed è questa quella ragione che lega e giustifica tut
flessione o l’incertezza od altra passione più o meno lenta sorprende ed agita la persona. Si narra che il commediante Le
uccedono quegl’intervalli, in cui l’interlocutore sospende il parlare ed ascolta. Cessando di parlare per la legge di cont
di dire o di fare; e per la stessa legge di continuità, che modifica ed altera lo stato precedente, prepara ed annunzia i
ge di continuità, che modifica ed altera lo stato precedente, prepara ed annunzia il susseguente. E perciò l’interlocutore
resse predominante che lo fa attualmente e parlare e tacere, e venire ed andare. L’ottimo attore rimane ancor tale quando
ssicura di aver veduto alcuni continuare a piangere fuor della scena, ed Engel trovava ancora in Ekard, terminata la scena
l suo terrore? La stessa espressione accompagna Mirra nella sua lunga ed ostinata taciturnità. Nasconde Agamennone alla mo
ca nascondere. [18.9] Tali si mostrano Rossane, allorché freddamente ed imperiosamente dice a Bajazette dopo averlo pazie
amente dice a Bajazette dopo averlo pazientemente ascoltato: Sortez; ed Agamennone quando dice ad Ifigenia che gli domand
he gli domanda del sacrificio che si prepara: Vous y serez ma fille; ed Otello, allorché a Iago, che gli diceva: Io mi a
he non solo la voce, ma tutti gli altri organi lascia come interdetti ed immobili. È questo l’effetto delle passioni strao
terdetti ed immobili. È questo l’effetto delle passioni straordinarie ed eccessive, sia per novità o per intensità. Noi ab
l suo stato nefando Giocasta si ritira senza pronunciare alcun motto, ed ella ha già risoluto di tosto morire. [18.11] Par
to morire. [18.11] Parte ancor taciturno Ajace con lo stesso disegno, ed il suo furore lo ritiene più tempo in iscena senz
I migliori poeti, che non sacrificano tali momenti ad insignificante ed inopportuna diceria, lasciano alla muta eloquenza
li non ammette la vera tragedia, e non è il favellare senza necessità ed indiscretamente, che possa renderla interessante.
e sarebbe la riconoscenza di Oreste e di Elettra ad Argo, o di Oreste ed Ifigenia nella Tauride, o di Merope e di Cresfont
o voluto proscrivere il monologo dalla tragedia, come se fosse strano ed inverosimile che una persona fortemente preoccupa
e stesso cotesto fenomeno? E non si incontrano sovente delle persone, ed anche le meno capaci di grandi passioni, e per le
gio d’ogni passione violenta e profonda, e che allora diventa sconcio ed anche ridicolo quando gli manca quel grado di pas
veramente appassionato che c’interessa, e nel secondo è l’uomo freddo ed importunamente loquace, che ci annoja e disgusta.
tali incontri egli si consulta, si corregge, si accusa, e giustifica ed eseguisce per tal modo una specie di dialogo con
uindi, senza alcun riguardo a persona, or tacito, or vaneggiante erra ed ascolta, e passa per salti dall’un sentimento all
sa, o a vaneggiare fra le sue meditazioni, o a disfogarsi al di fuori ed espandersi fra’ suoi rapporti; e nell’uno e nell’
ell’uno e nell’altro caso il monologo può distinguersi in concentrivo ed espansivo. Domina nell’uno l’eccesso della triste
Macbet, naturalmente sonnambula e lacerata da’ suoi rimorsi, sorpresa ed inorridita riguarda la sua mano macchiata di sang
rsi, sorpresa ed inorridita riguarda la sua mano macchiata di sangue, ed indarno si affanna di tergerla od almeno di celar
a Fa il suo racconto, e ciaschedun racconto Condanna me di scellerato ed empio ecc. [19.8] Parla Otello nella 1a scena d
ieri che si succedono e si avvicendano, sono l’una dall’altra isolate ed in dipendenti; ma questo disordine diventa ricomp
rio animati di quel calore e di quell’interesse che li rende naturali ed efficacissimi. Si possono distinguere quali esemp
affezione predominante, che ne parla e delira come se fosse pur solo, ed ancorché scosso, e come ridesto dalla sua concent
. Fedra entra in iscena con Emone, la quale si studia di confortarla, ed ella, come alienata, continua a dolersi ed esclam
si studia di confortarla, ed ella, come alienata, continua a dolersi ed esclamare senza avvertirla: Dieux! que ne suis-j
e della scena, dee concorrere anch’essa alla verità dell’espressione ed al fine dell’arte. [20.2] E cominciando dalla pe
la persona si riferisce. Sarebbe assurdo e ridicolo che Clitennestra ed Agamennone, che Andromaca ed Ettore, che Orazio e
ebbe assurdo e ridicolo che Clitennestra ed Agamennone, che Andromaca ed Ettore, che Orazio e Virginia ecc. vestissero le
meno sconcio se l’uno prendesse indistintamente la foggia dell’altro, ed il greco comparisse in toga, ed in pallio il roma
indistintamente la foggia dell’altro, ed il greco comparisse in toga, ed in pallio il romano, e così l’americano all’orien
ttare con la bella imitazione, sarebbero gli attori meno intelligenti ed esperti? [20.3] E pure assai tardi hanno essi co
esperti? [20.3] E pure assai tardi hanno essi cominciato a conoscere ed osservare sul teatro questo dovere. A’ tempi di P
si al pubblico senza gran parruccone, chiome magnificamente pettinate ed impolverate, cappelli sormontati da piume sventol
tempo in poi la scena francese ha portato il costume a quella verità ed esattezza che annunzia i progressi dell’arte e de
glieva alla fisionomia dell’attore la miglior parte dell’espressione, ed all’occhio dello spettatore la debita fissazione.
compagnava i varii movimenti della persona, cagionando la distrazione ed il riso degli ascoltatori. Io credo che basti ad
altri ha già cominciato ad introdurre su tal proposito le cognizioni ed il gusto dell’antico e del vero, ed applicarli op
re su tal proposito le cognizioni ed il gusto dell’antico e del vero, ed applicarli opportunamente alla scena. [20.6] Se q
egliate produrrebbero per abitudine incontrastabile certe impressioni ed effetti del tutto contrari a quelli che l’imitazi
gga da una parte il verosimile e la credenza, e dall’altra la decenza ed il costume. E forse eccedendo per tal riguardo si
a persona. La nudità degli americani, certe fogge degli antichi sciti ed egizii, degli arabi, de’ cinesi, ed altrettali ma
, certe fogge degli antichi sciti ed egizii, degli arabi, de’ cinesi, ed altrettali maniere degli orientali e dei barbari,
i della stessa verità quanto basti a farla riconoscere e vagheggiare, ed a promuoverne l’interesse col verisimile e conven
dramma si sviluppa e consuma. Alcune cose possono più o meno supporsi ed immaginarsi, ma non debbono mancar quelle che si
. La contraddizione riuscirebbe tanto più fatale alla verosimiglianza ed illusione, quanto più fosse sensibile e facile ad
è vero che alcune volte il carattere della scena è alquanto generale ed indefinito, e specialmente presso gli antichi, ne
la rappresentazione di tutte le tragedie greche e romane. Ma l’indole ed il sistema delle tragedie moderne, essendo di gra
ed il sistema delle tragedie moderne, essendo di gran lunga variato, ed essendone gli argomenti più particolari caratteri
acità del teatro. Noi abbiamo altrove notato quanto nuoce alla verità ed al progresso dell’espressione lo sforzar troppo l
i nostri attori la maschera a tromba, che appo gli antichi rinforzava ed ingrandiva la voce a proporzione della grandezza
oltremodo, e quindi a snaturarla e renderla all’uopo meno flessibile ed efficace; 2.o Parimenti si toglierebbe all’espres
n riceverla intera, e l’attore a sforzarla col pericolo di attenuarla ed indebolirla ancor più. Ma questa cura appartiene
risulta di più considerevole intorno alle loro relazioni e contrasti, ed a quai punti le loro passioni massimamente si spi
itarsi; e perciò dovrebbe farsi dal proprio autore che l’ha composta, ed in assenza di lui da persona intelligente e capac
da persona intelligente e capace di rilevarne le bellezze originali, ed interpretare all’uopo tuttociò che paresse dubbio
endo la sua, ne avrebbe già compreso tutto il valore, cioè l’assoluto ed il relativo; e quindi risulterebbe quell’unità e
cena deggiono avere gli attori. Per tal modo nulla resta al capriccio ed al caso, o alla differente maniera di giudicare o
o il dialogo a cui esse appartengono. Se l’attore non solamente sente ed opera quando parla, ma ancora e talvolta più quan
nte sente ed opera quando parla, ma ancora e talvolta più quando tace ed ascolta, il suo studio debbe abbracciare non pur
colta, il suo studio debbe abbracciare non pur quello che dee sentire ed esprimere quando ei parla, ma quello ancora che d
entire ed esprimere quando ei parla, ma quello ancora che dee sentire ed esprimere quando tace. Ed in che modo si potrebbe
i. Ora se questi non si prevedono in tempo come potrete proporzionare ed economizzare l’azione e la voce secondo le circos
esprimerebbe assai più il suo imbarazzo e la difficoltà di mendicare ed aspettar le parole da un importuno rammentatore,
eguita, si trovano obbligati ad alimentare con le novità la curiosità ed il concorso del pubblico, e così a progredir semp
ossero quali dovrebbero essere; e tali non saran mai se non si studii ed impari la parte come conviene. E di fatti le migl
cilli. [21.10] Dovendo l’attore mandarsi a memoria non pur le parole ed i versi che dee recitare, ma tutti i modi e gli a
onunciazione ordinaria sieno sfuggevoli e difficilissimi a calcolarsi ed a maneggiarsi, è pur riuscito a molti di notarne
come il canto, tutta la declamazione seguitamente. Dietro gli esempi ed i tentativi di costoro, io penso che se è diffici
attore non ha come gli altri questo vantaggio: egli non può osservare ed esaminare in se stesso l’obbietto e l’effetto del
t’uopo lo specchio per osservare e migliorare il portamento, le mosse ed il gesto della persona. Per tal ripiego Minerva,
a certi termini il commediante. E da temersi però che stando rivolto ed inteso ad osservare la sua immagine, non si avvez
ne, non si avvezzi a trascurare qualche altra parte dell’espressione, ed a prendere alcuna sconcia abitudine, a cui l’obbl
te situazioni più rilevanti e pittoresche, dee singolarmente spiccare ed atteggiarsi a far gruppo con le altre. Tali atteg
a con l’abito caratteristico indosso; perocché concorre ancor questo, ed in gran parte alla dignità ed espressione del por
ndosso; perocché concorre ancor questo, ed in gran parte alla dignità ed espressione del portamento, del gesto e della fig
le forme opportune dell’abito con gli slanci della passione dominante ed inventarne delle nuove e significanti. I pittori
ene particolarmente avvertire che più dello specchio sarebbe acconcio ed efficace un amico intelligente, al cui giudizio s
noi, ne verrebbe avvertito opportunamente da chi, potendo interamente ed imparzialmente osservarci, sarebbe nel caso di me
icurarsi della recita, si faranno gli altri su la scena per combinare ed eseguire tutto ciò che riguarda l’accordo, l’armo
o e l’abilità degli attori. Ora per quanto questi si suppongono abili ed esercitati, una o due prove non possono esser mai
utto rinascere e crearsi di nuovo, non debbono risparmiarsi più prove ed esperimenti per conoscerla, correggerla e perfezi
emulato il loro studio e la loro gloria. Capitolo XXII. Indizi ed effetti del perfezionamento dell’arte. [22.1]
la compassione si diletta principalmente. Ora l’attore dee secondare, ed oso ancor dire, assicurare ed accrescere questo f
cipalmente. Ora l’attore dee secondare, ed oso ancor dire, assicurare ed accrescere questo fine col mezzo dell’illusione,
ad huc egredi . L’attore è dunque il primo a sperimentar l’arte sua, ed a compiacersene nel suo segreto, avanti che agli
trovi indifferente e freddissimo? A me sembra non pur fina che giusta ed applicabile al caso nostro l’osservazione che fac
di caratterizzare la propria e la genuina, e distinguerla dalle false ed estranee, che prendono spesso il luogo di quella.
d eseguirsi; ma non son mai da approvarsi, se sono falsi, inopportuni ed assurdi. E se il pubblico è inetto a tale da lasc
i ed assurdi. E se il pubblico è inetto a tale da lasciarsi illudere, ed ammirarli, non dee il buono attore aspirare a que
fficace di sorprendere e commuovere a favore degli infelici i potenti ed i grandi, e di purgare con la pietà e col terrore
pietà, e che per conseguente non già l’evviva, i battimenti di mano, ed altrettali strepiti, ma bensì i palpiti, le lagri
no, ed altrettali strepiti, ma bensì i palpiti, le lagrime, i fremiti ed i singhiozzi sono l’elogio più sincero, che i buo
deggiano riportare. Tu allora non osservi fra gli spettatori immobili ed attoniti, che un freddo e profondo silenzio, inte
, interrotto da qualche sospiro, e foriero de’ più nobili sentimenti; ed è questo il vero trionfo del poeta, dell’attore e
Perché sprezzare la perfezione di un’arte che anche rozza, difettosa ed imperfetta qual’è, attira e diletta il pubblico p
[23.2] Ma io non credo che vi abbia alcuno che dubiti della necessità ed utilità di tale istituzione, sia per creare o per
r conservare, sia per correggere o migliorare un’arte tanto diffìcile ed importante. [23.3] Perlocché io reputo necessario
o. E primamente distinguo tale insegnamento in cognizioni preliminari ed in proprie, cioè in quelle che debbono precedere
prie, cioè in quelle che debbono precedere l’arte della declamazione, ed in quelle che propriamente la costituiscono. E su
gi, degli altri pur giovandosi a un tempo, evitando sempre la licenza ed il pedantismo. [23.5] Disegno. Quest’arte è oram
attore principalmente potrebbe giovarsene per apprezzare, distinguere ed imitare quelle attitudini, che sono a un tempo pi
meglio conoscere le forme migliori dei più grandi pittori e scultori, ed emularne il gusto e la verità nell’atteggiarsi al
llo. Se questo tende principalmente a regolare l’andamento del corpo, ed a facilitare nell’incesso, nel contegno e nel ges
itare nell’incesso, nel contegno e nel gesto quella solidità, dignità ed eleganza che ne rendono l’azione più interessante
nque più picciolo movimento del corpo. Questa sarebbe un’ostentazione ed un abuso che farebbe dell’attore un semplice ball
tuoni possibili; e per tal modo si può evitare l’ordinaria monotonia, ed abilitarsi a quella varietà, la quale, servendo o
non poco all’armonia del parlare. [23.9] Storia. Il disegno, il ballo ed il canto formano, per dir così, la parte meccanic
educazione dell’attore, ma è pur necessario formarne la parte morale; ed a questa giova particolarmente la storia. Senza d
storia. Senza di questa egli non conoscerebbe i caratteri, i costumi ed i riti di quelle persone, di quelle genti e di qu
eglio conoscere gli altri; e così a determinare con maggiore facilità ed esattezza la natura e la proprietà di quelle pers
di quelle persone, di cui dovrà sostenere le parti. Tutte le passioni ed abitudini hanno la loro fisonomia particolare, e
a e confusa non potrebbero con la conveniente precisione contraffarsi ed esprimersi. La vera idea del carattere tragico no
e pienamente istruito e convinto di certe grandi verità, che i doveri ed i diritti più importanti riguardano dell’uomo e d
uardano dell’uomo e delle città. [23.11] Quindi risultano le passioni ed i sentimenti più generosi, e non potrà mai sperim
e e dei tropi, diretti a manifestare e comunicare i propri sentimenti ed affetti, ossia a far sentire agli altri quel che
ero con verità pronunciare, se non se ne intenda alquanto l’artifìcio ed il valore. [23.13] Poesia. La poesia ha molte re
strezza dell’attore si può sperare di vedere accresciuta l’attenzione ed agevolata l’intelligenza degli spettatori. [23.1
quelle bellezze dell’arte, che dovrebbero essere specialmente sentite ed assaporate, e che, per questo difetto, o non si a
ano quelli per l’ordinario sorprese, strepiti, accidenti maravigliosi ed inaspettati, incontri improvvisi, complicazioni d
seguenza di qual pregiudizio riusciva la loro soppressione all’azione ed all’interesse del dramma. E per non più dilungarm
uccedersi. E lo stesso può avvertirsi rispetto alle varie intonazioni ed inflessioni di voce, che, smarrite o confuse nell
ocederà a loro insegnare le adattate e le proprie, richiamando sempre ed applicando all’uopo i veri principî dell’arte, ch
bbono mai scostarsi da quelli della natura. E nelle varie ripetizioni ed esperimenti, paragonando l’una con l’altra, gli a
’altra, gli avvezzerebbe a poco a poco a quei tratti arditi e felici, ed a quell’espressioni spontanee e commoventi, ed a
ratti arditi e felici, ed a quell’espressioni spontanee e commoventi, ed a quel decoro tanto diffìcile ad insegnarsi, che
elle grandi capitali delle nazioni, un ordine delle persone più colte ed esperte, che sotto nome o di Accademia, o di Univ
i Accademia, o di Università, o d’Istituto ecc. veglia su lo sviluppo ed i progressi delle scienze e delle arti, si potreb
menti più rilevanti, che hanno meritato di essere nel teatro distinti ed ammirati universalmente? [24.5] Ed a questo potre
nicamente ad un fine comune, essi dovrebbero conformarsi alle massime ed al criterio di quegli accademici, che hanno la cu
un tempo una ricompensa più permanente e lusinghiera ai buoni attori, ed una serie ordinata di esemplari a quegli alunni c
o che potrebbe ancor più estendere e perpetuare il merito dell’attore ed il progredimento dell’arte sarebbe un giornale be
sopra. Esso potrebbe indirizzarsi a tutto ciò che all’arte drammatica ed alla declamazione appartiensi. Esso dunque abbrac
ed alla declamazione appartiensi. Esso dunque abbraccerebbe l’analisi ed il giudizio de’ drammi, della loro rappresentazio
mesurée» (Charles Batteux, Les Beaux-Arts réduits à un même principe, édition critique par Jean-Rémy Mantion, Paris, Aux amateu
t, Lettre sur les sourds et les muets, in Id., Œuvres philosophiques, édition publiée sous la direction de Michel Delon, avec l
parte delle nazioni. Essa s’ingegna di copiar gli uomini che parlano ed operano; è adunque di tutte le invenzioni quella
rida entrarono nella scena, che tutto il popolo si riempì di terrore, ed è fama che vi morisse qualche fanciullo, e più di
nel Della declamazione: «Si divide il Gesto in Imitativo, Indicativo ed Affettivo. Gesto Imitativo è quello, che contraff
ions critiques sur la poésie et sur la peinture, Troisième partie, 4e  éd. , Paris, Jean-Pierre Mariette, MDCCXL, p. 214. [c
r altra cagione che per tal proprietà su gli altri animali s’innalza, ed a cui si approssima bella gran catena degli esser
alza, ed a cui si approssima bella gran catena degli esseri sensibili ed animali, quella bestia che tra tutti i brutti è d
e e sentimenti; il secondo se ne sta in uno stato di calma esteriore, ed è occupato da un solo oggetto, come pure da un so
oce, pel volto e pel gesto, uopo è farne parola in prima in generale, ed in seguito passare alla teatrale» (Pietro Napoli
proposito si legga quanto scritto da Trissino: «[…] sì come i Latini, ed i Greci governavano i loro Poemi per i tempi, noi
mo dall’uomo: «La lingua mimica fu la prima ad usarsi tra gli uomini, ed è la più facile a comunicarsi da chi non abbia al
facile a comunicarsi da chi non abbia altro mezzo da farsi intendere; ed è perciò la sola, che i massoni abbiano adottata,
unque tutti si riconoscono, s’intendono e si avvicinano; e l’identità ed universalità della lingua c’ispira e prescrive l’
identità ed universalità della lingua c’ispira e prescrive l’identità ed universalità degli affetti», (Francesco Saverio S
tilizza per la versificazione per conferire alla prosa quella nobiltà ed eleganza delle quali ingiustamente si crede che e
tà così grande di ritmi come Dante. Quasi ogni suo verso è imitativo, ed il suono contribuisce sempre al colorito del sogg
imitativo, ed il suono contribuisce sempre al colorito del soggetto, ed all’espressione del sentimento» (Francesco Saveri
onnaire du théâtre: termes et concepts de l’analyse théâtrale, Paris, Éditions Sociales, 1980, p. 192). Per un inquadramento più
osto: «Se i discorsi, se le azioni sono sempre appropriati allo stato ed al carattere dei personaggi, il colorito di una e
i una estrema freschezza, non è meno costantemente adattato ai quadri ed ai ritratti che gli delinea» (Francesco Saverio S
utar di una rosa pertanto diremo di aver la sensazione dell’odor suo, ed al mirarla di aver la percezione del suo colore,
della sua figura» (Francesco Soave, Istituzioni di logica, metafisica ed etica, Napoli, Dalla Stamperia della Biblioteca A
écédé d’un discours, et de notions historiques sur la danse, nouvelle édition , Paris, Sébastien Jorry, 1767, chant I, p. 71). E
ntimento di cui è preda la figlia: «CECRI. […] una muta, una ostinata ed alta / malinconia mortale appanna in lei / quel s
s se dérobent sous moi» Jean Racine, Phèdre, in Id., Théâtre complet, édition d’Alain Viala et Sylvaine Guyot, Paris, Classique
.3] Giovanni Paolo Lomazzo, Trattato dell’arte della pittura scultura ed architettura, Roma, presso Saverio Del Monte edit
ari. Diderot tentò poscia di mettere in voga alcune di tali pratiche; ed a lui fu attribuito da taluni una parte di quella
rni, le veglie, la mia salute, me stesso ad un’opera tanto difficile; ed il frutto che finalmente ne colgo, si riduce ad u
nelle passioni che il genere richiede, nell’idea che «[…] ogni tempo ed ogni paese possa aver degli uomini capaci di gran
Grecia; e forse a tempi di Eschilo e di Sofocle non erano meno oscuri ed incerti gli argomenti delle loro tragedie, ed i c
e non erano meno oscuri ed incerti gli argomenti delle loro tragedie, ed i costumi de’ tempi e delle persone, da loro cara
anto XIV dell’Inferno dantesco, nel terzo girone del settimo cerchio, ed era punito per essersi macchaito di violenza cont
i di tradurre i drammatisti oltremontani più stravaganti e d’imitare, ed anche esagerare la loro maniera. Quindi a’ drammi
Père de famille, in Id., Denis Diderot, Œuvres. Esthétique — Théâtre, édition établie par Laurent Versini, Paris: Robert Laffon
 844. [commento_18.6] Jean Racine, Athalie, in Id., Théâtre complet, édition d’Alain Viala et Sylvaine Guyot, Paris, Classique
ni di Plutone, e delle Furie infernali, fuggono i seguaci di Tanatea, ed ella, abbandonando la face, palpita alla vista di
iloqui in questo modo: «Circa all’inverosimile, io non lo credo tale: ed io senza esser persona tragica, parlo spessissimo
redo tale: ed io senza esser persona tragica, parlo spessissimo solo: ed anche che io non parli con bocca, parlo con la me
issimo solo: ed anche che io non parli con bocca, parlo con la mente, ed alle volte per fino dialogizzo con altri. Ma lasc
t, Lettre sur les sourds et les muets, in Id., Œuvres philosophiques, édition publiée sous la direction de Michel Delon, avec l
ans» (François-Joseph Talma, Réflexions sur Lekain et l’art théâtral, édition établie et présentée par Pierre Frantz, Paris, Éd
’art théâtral, édition établie et présentée par Pierre Frantz, Paris, Éditions Desjonquères, 2002, p. 36). La sostituzione di be
la Restauration, traduit de l’italien par Jérôme Nicolas, Paris, CNRS éditions , 2011. Nell’ambito del teatro tragico italiano, l
non fanno che sorprenderci per un momento, e tosto ci lascian freddi ed indifferenti come prima. […] Se il cantante in ve
ilità, per gesticolare con grazia e facilità, per avere sangue freddo ed equilibrio, per non mostrare mai atteggiamenti co
enemeriti della patria, potrebbe sulle prime rimpiazzar questo vuoto, ed aprir la strada alla compagnia che si desidera».
forti, più sublimi e più sorprendenti; e l’espressione dee contenersi ed ordinarsi in guisa che là tutta spiega l’arte e l
105. François-Joseph Talma, Réflexions sur Lekain et l’art théâtral, édition établie et présentée par Pierre Frantz, Paris, Éd
’art théâtral, édition établie et présentée par Pierre Frantz, Paris, Éditions Desjonquères, 2002, p. 27.
18 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292
autore de’ due intermezzi recitati in Venezia nel 1731, la Contadina, ed il Cavalier Bertone, posti in musica il primo dal
ncini, fece pur fra noi commedie musicali. Ne fecero altresì il Palma ed il Viola. Ma chi pareggiò in Italia la grazia del
Tartuffo recitata colla musica di Carlo Cecere. Commedia fu il Carlo ed altre prime opere di Antonio Palomba, da cui posc
Apostolo Zeno e Pietro Pariati pubblicarono insieme il Don Chisciotte ed altri drammi giocosi che meritano di nominarsi. G
iocosi che meritano di nominarsi. Goldoni compose il Mondo della Luna ed altre farse musicali; ma la sua Cantatrice, la Bi
tonio Salvi, nel Polifemo di Paolo Rolli, nel Farnace e nel Farasmane ed altre del Biancardi o Lalli Napoletano, e special
’Eraclea, nel Tito Sempronio Gracco, ne’ Decemviri, nel Turno Aricino ed altri drammi del Romano Silvio Stampiglia poeta C
e lo stile abbonda di pensieri lirici. Esse sono tutte di lieto fine, ed alcuna di esse risale agli ultimi anni del passat
toro de’ miserabili, atti di beneficenza, di giustizia, di temperanza ed altre virtù, tutti n’espose, n’ ingrandì, e illus
tutti i contemporanei la disperazione di appressarlo nel suo sistema, ed in alcuni il partito di torcere dalle sue vestigi
tra parte quanta erudizione sacra, nobiltà di dire, interesse tragico ed unzione negl’ inimitabili Oratorj, Betulia, Gioas
hi nol fece? Importa saperlo convertire in proprio sangue e sostanza, ed è questo uno de’ rari pregi del Metastasio. Si è
ta a commuovere lo spettatore: Tito è melodramma fatto per commuovere ed appagare i sensi. Per riuscire nel primo lavoro,
renza risulti colpevole, e ponga in confusione l’inconsiderato Sesto, ed Annio nella necessità di comparir reo o di accusa
renti. Senza dubbio eccellente è la scena prima dell’atto V tra Cinna ed Augusto dopo scoperta la congiura; e benchè ne se
sto lo riempie di confusione mostrandosi inteso di tutta la congiura, ed allora Cinna convinto si appiglia al partito di m
ù non ritrovo in lui! Come divenne Terribile per me!) Tit. (Stelle! ed è questo Il sembiante di Sesto? Il suo delitto
itatori Italiani che lo seguono senza raggiugnerlo nè appressarglisi; ed è stato tradotto e imitato in Francia da molti po
Ma che perciò? Metastasio è pur tutto insieme l’Euripide, il Cornelio ed il Racine Italiano: Metastasio è tale che se di m
proporranno ad imitare i poeti filosofi. La sua rima è discretissima ed esente di legge, i versi, in quanto lo permette l
i Timanti, i Megacli, le Dircee, le Zenobie, e tanti altri affettuosi ed appassionati personaggi? Tratti più nobili e gran
ed appassionati personaggi? Tratti più nobili e grandi, più rilevati ed energici, sentenze più sublimi e giuste, più chia
’invide filippiche di qualche versiscioltajo? Udite per vostro meglio ed a gloria dell’ Italia, di cui Metastasio è il più
troburgo, e Vittorio Amadeo Cigna Torinese che scrisse Enea nel Lazio ed altri melodrammi, a’ quali mancò buona parte dell
di scena spariscono a fronte del vigoroso colorito di Apostolo Zeno, ed i loro quadri accanto a quelli del Metastasio. De
astasio. Decaddero ancora per lo stile, anche in faccia al Coltellini ed al Cigna, la Disfatta di Dario, e l’Incendio di T
tore si fa imprimere una raccolta di sue poesie teatrali in più tomi, ed il pubblico è vicino ad accertarsi de’ di lui pro
osto del 1783. La sua versificazione è musicale; facile l’espressione ed acconcia al genere; lo stile chiaro, nobile, conc
’espressione ed acconcia al genere; lo stile chiaro, nobile, conciso, ed ornato de’ fiori poetici che Metastasio stesso am
ed ornato de’ fiori poetici che Metastasio stesso ammise nella Didone ed in altri drammi ma che poi usò più parcamente nel
n Italia, come il Pirro del sig. Gamerra, il Creso del sig. Pagliuca, ed i Tirreni melodramma inedito tuttavia dell’ingegn
ana incostanza che mena sovente il rincrescimento dello stato attuale ed il desiderio di cambiare, fe pensare a rivolgere
il desiderio di cambiare, fe pensare a rivolgere lo sguardo indietro ed a vedere in lontananza l’opera mitologica rifiuto
vedere in lontananza l’opera mitologica rifiuto delle scene italiche ed imperfetta ancor nelle mani di Quinault. Come seg
e d’Acheronte. Il Migliavacca oltre alla sua Tetide scrisse l’Armida, ed ebbe la destrezza di congiungere agl’incantesimi,
bbe la destrezza di congiungere agl’incantesimi, ai sison delle furie ed a’ bilancè de’ personaggi allegorici di Quinault
Quinault il vivo interesse dell’inimi abile Armida del gran Torquato ed una felice imitazione del seducente stile Metasta
, coll’ antro degli oracoli, coll’Acheronte, colla caverna di Averno, ed accoppiò allo spettacolo de’ sensi l’interesse e
utte le indicate decorazioni, per dar luogo a’ balli di Zemira e Azor ed al Convitato di pietra. Psiche, Zemira, l’inferno
un fascio? Ma tutto oggi dee sacrificarsi a’ ballerini. L’anno 1782 ( ed è questo un altro fatto che smentisce solennement
e apparenze incantatrici ma posticce, poterono supplire all’interesse ed al calore che produce la sola verità nell’opera i
ud lodavasi il ballo di Flora eseguito da madama Angiolini. In Parigi ed in Vienna intorno al medesimo tempo si distinsero
Brunetti maestro di violino di Carlo iv essendo Principe di Asturias, ed il Corselli della R. Cappella, ed il Conforto app
lo iv essendo Principe di Asturias, ed il Corselli della R. Cappella, ed il Conforto appartengono all’Italia. Pregiansi me
prodigiosa copia escono da Bologna, da Firenze, da Venezia, da Milano ed altronde, ma singolarmente da Napoli reggia e fon
ran maestro di gran maestri, l’ impareggiabile Pergolese, il maestoso ed infelice Gaetano Latilla, il profondo armonico Lo
ovato il difficil tragico nello stile de’ drammi ne’ cori del Gionata ed in una Cantata: che l’armonico Frugoni colle sue
e; ma non vorremmo che prendesse per eleganza anche lo stile contorto ed oscuro in cui taluno sì spesso cade; vorremmo poi
li, e con sobrj detti ma gravi, giusti e ben espressi spiega la virtù ed il valore in azioni e non in gran parole. Per con
a l’opera e la tragedia, volli distruggere l’imputazione de’ critici, ed indicare la necessità che avea Metastasio di non
ne. Di qual tempera sarà il cuore del sig. Andres che pure ha sì vaga ed elegante la penna? Ma nel giudicar di poesia dram
19 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VIII. Teatri materiali. » pp. 213-236
, un gran carro trionfale, alcuni lunghi tubi ottagoni all’esteriore, ed al di dentro lavorati a lumaca, che ripieni di pe
dificio ripigliò l’antica forma, e tornò a dividersi in palco scenico ed uditorio per le rappresentazioni musicali. Rimane
talvolta comune a più casucce abitate da famiglie plebee non ricche, ed un simil luogo servì talora nella Spagna per le r
tto con due portiere dette cortinas, dalle quali solamente entravano, ed uscivano gli attori con tutti gl’inconvenienti ch
o a diverse vedute ben dipinte convenienti alle azioni rappresentate; ed alla chitarra sparita dalla scena succedette una
ale scalinata un corridojo oscuro che anche si riempie di spettatori, ed a livello del primo scaglione inferiore havvi un
in parte seduta in una fila di panche chiamata barandilla (ringhiera) ed in parte all’erta. Il rimanente del popolo assist
ordini di palchetti simili a quelli de’ teatri italiani per le dame, ed altra gente agiata; l’ultimo de’ quali men nobile
uesta descrizione, per natural costume di non credere che a se stesso ed a’ suoi corrispondenti che tante volte l’ingannar
tto modo dell’altrui veracità senza verun fondamentoa. La capa parda ed il sombrero chambergo, cioè senza allacciarsi, an
i di Madrid diresse una tremenda batteria fluttuante di undici pagine ed otto versi del suo formidabile Prologo, cui nulla
i era accinto e preparati avea sessantasei no saben verificati in lui ed in ogni sorta di Huertisti; ma la di lui morte mi
ea nella testa del di lui compatriotto Don-Quixote. Se in castigliano ed in italiano questo primo saben significa che di q
i sconcerti e contese (perchè contava per nulla il venire alle mani); ed il più bello è che dell’unione delle casse delibe
iti non produssero contese e sconcerti? E gl’intrighi e gli sconcerti ed i pugni scambievoli e la prepotenza vicendevole c
cendevole che alimentava la discordia in una capitale della monarchia ed influiva nella formazione delle compagnie, si con
che ciascun partito avea una predilezione decisa pel proprio teatro; ed il Governo stimò conveniente di distruggerla di o
atro; ed il Governo stimò conveniente di distruggerla di ogni maniera ed evitare le contese, gl’intrighi, le prepotenze ed
rla di ogni maniera ed evitare le contese, gl’intrighi, le prepotenze ed i pugni che il Signorelli chiamava insolenze. Dis
ola e cambiare annualmente a vicenda il luogo delle rappresentazioni, ed avere tal volta un solo capo di compagnia come qu
l volta un solo capo di compagnia come qualche anno avvenne al Ribera ed a Martinez, non è l’istesso che fare un corpo sol
te à tres picos il cappello che usarono i Goti in Ispagna, in Francia ed in Italia, la qual cosa quando non potesse altron
uce a negare rotondamente il fatto notorio delle popolari impolitezze ed insolenze commesse ne’ teatri di Madrid. Ma per g
tà e prepotenza de’ due partiti formando de’ commedianti un sol corpo ed una cassa. Compiè l’opera l’Aranda con isbandire
don Vicente) nel vocabolario di lui equivale a satira, a maldicenza, ed è pruova della poca istruzione e dell’ intenzio
e non dican o che il teatro della sua nazione sia il primo del mondo, ed egli il Principe de’ letterati de’ suoi giorni)
o a una Collezione di commedie spagnuole di figuron, di capa y espada ed heroicas. È forse questa una scelta ragionata del
20 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO II. Pastorali Italiane del XVII secolo. » pp. 274-291
anto in qualche difetto di languidezza e di stile dì soverchio lirico ed ornato. Non è però che non se ne fossero prodotte
Sassuolo con prologo del conte Fulvio Testi. Ne uscirono per L’Italia ed oltramonti molte edizioni e traduzioni francesi,
rono per L’Italia ed oltramonti molte edizioni e traduzioni francesi, ed inglesi. Le opere che riscuotono gli applausi del
originario delle pastorali, si veggono in essa molti falsi brillanti ed alquante metafore ardite alla maniera Marinesca e
ligenti imparziali. Appartiene la prima al secondo lustro del secolo, ed in essa, oltre all’esser piaciuto all’autore di r
nota la semplicità dell’azione condotta coll’usata regolarità italica ed espressa colla grazia naturale di questo leggiadr
urale di questo leggiadro poeta. Invita a leggere l’episodio di Jante ed Alcasto dell’atto I, in cui si spiega l’origine d
ità colle stesse greche favole, e pure impegna a meraviglia chi legge ed ascolta. Alcippo per amore di Clori si trasforma
hiunque ardisca insidiare l’onestà di quelle rigide seguaci di Diana; ed Alcippo scoperto dee soggiacere a questa pena. Ti
ente suo disegno di acquistar la benevolenza di lei per poi scoprirsi ed ottenerla in consorte. Commuove il suo semplice a
ove il suo semplice appassionato racconto; tutti intercedono per lui, ed ottiene il perdono e la sua bella Clori. I caratt
ne del secolo, se voglia mirarsene con indulgenza qualche languidezza ed ornamento lirico. Tra esse può registrarsi la Fin
’argomento villesco. Questi equivaler possono ai cori Aristofaneschi, ed erano formati da uccellatori, mietitori. e pescat
cia pubblicata nel 1621. Viene questa favola mentovata dal Fontanini, ed esaltata da Gian Vincenzo Gravina nel libro secon
di questa abbia acconciamente dato luogo a diversi squarci musicali, ed a tante arie e strofe anacreontiche non cantate s
ovvisatore, il Siringo favola cacciatoria impressa in Siena nel 1636, ed il Negoziante uscita in Venezia nel 1660. Giandom
asciò la casa paterna, e si fuggì nelle selve a menar vita campestre, ed in esse senza studio pervenne a poetare ed improv
ve a menar vita campestre, ed in esse senza studio pervenne a poetare ed improvvisare ancora. Non ebbe il Peri altro maest
21 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174
CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. Grandi furo
taliani con somma cura a calcar le stesse orme de’ Greci traducendone ed imitandone le favole; indi, assuefatti all’antico
e’ Latini. Di grazia poteva sperarsi che nascesse al teatro un Racine ed un Voltaire subito dopo un Mussato o un Laudivio?
teatro un Racine ed un Voltaire subito dopo un Mussato o un Laudivio? ed un Moliere dopo il Polentone o il Bojardi? Nò; bi
o il Bojardi? Nò; bisognava che prima calcasse il coturno un Trissino ed un Rucellai, un Tasso ed un Manfredi, ed il socco
va che prima calcasse il coturno un Trissino ed un Rucellai, un Tasso ed un Manfredi, ed il socco un Bentivoglio e un Mach
casse il coturno un Trissino ed un Rucellai, un Tasso ed un Manfredi, ed il socco un Bentivoglio e un Machiavelli e un Ari
socco un Bentivoglio e un Machiavelli e un Ariosto. I salti immaturi ( ed a ciò, per non farsi deridere, dovrebbero riflett
tutto greco de’ drammi del cinquecento) i salti, dico, troppo pronti ed immaturi o son vicini a’ precipizj, o non avvengo
son vicini a’ precipizj, o non avvengono felicemente che per prodigj; ed i prodigj sono pur così rari in natura. Prima dun
so dall’antico. Per soprappiù tutto ciò si troverà animato da un puro ed elegante stile, da quel balsamo che solo può cons
quel balsamo che solo può conservare incorruttibili (non che i drammi ed ogni genere poetico e tutta l’amena letteratura)
nonico di S. Pietro Tommaso Inghiramo74 dotto professore di eloquenza ed orator grande che sin che visse ne portò il sopra
iscorso alla gioventù raccolta nel collegio Tigurino. I contemporanei ed i posteri riconobbero la forza e lo splendore del
trice la dissuade. Il loro dialogo ha tutta l’energia della passione, ed è soprammodo lontano dalla durezza delle sentenze
mente è delineata la nuvoletta di color di rosa che si leva dal mare, ed a guisa di un augelletto si appressa alla torre,
la potenza di Cupido, indi lo prega ad esser propizio al genere umano ed a contentarsi di sospiri, di lagrime, di dolci sd
re umano ed a contentarsi di sospiri, di lagrime, di dolci sdegnetti, ed a bandire dal suo regno i ciechi furori, i lacci,
na morte men pronta e più atroce. La fa chiudere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle di lei lagrime la spinge egli st
dello stile del Tilesio la maestà e la grandezza del suo compatriota ed amico Coriolano Martirano celebre vescovo di S. M
sto squarcio attende solo alla passione di Medea per l’ ingratitudine ed infedeltà di Giasone consumandovi appena intorno
e interamente le più importanti scene, come quella di Medea che cerca ed ottiene da Creonte un giorno d’indugio alla sua p
pira tutta la compassione. Gli si avventano Agave, Ino e le baccanti, ed egli perchè lo riconosca così favella alla madre
etesa testa del leone ucciso ravvisa quella del figliuolo. Traducendo ed imitando le Fenisse sembra aver voluto dopo quind
nel 1502 la presentò ad Isabella d’Este Gonzaga Marchesa di Mantova; ed alcuni anni dopo si pubblicò in Venezia con una c
ta Palazzo e Tempio d’Amore. La tragedia è verseggiata in ottava rima ed ha qualche debolezza e varj difetti, ma non è per
dedicata a Leone X e rappresentata magnificamente nel 1514 in Vicenza ed anche in Roma, ma s’ impresse la prima volta nel
el 1524. Non ha divisione di scene nè di atti; ha il coro alla greca; ed è per la maggior parte composta in versi sciolti,
coro alla greca; ed è per la maggior parte composta in versi sciolti, ed in qualche squarcio con rime rare e libere; e tal
sonanze alla maniera delle nostre canzoni. La narrazione di Sofonisba ed Erminia incominciata dalla remota fondazione di C
che l’autore non dovè nè alla Grecia nè al Lazio84, dalla regolarità ed economia dell’azione, dal carattere bellissimo di
regina, a’ di lei discorsi, alla compassionevole contesa con Erminia, ed al quadro delle donne affollate intorno a Sofonis
e85. La tradusse in prosa con i cori in versi Mellin de Saint Gelais, ed in versi Claudio Mermet nel medesimo secolo in cu
ro Cornelio la tradussero e imitarono nel XVII: l’ha tradotta Millet, ed imitata lo stesso Voltaire nel XVIII (Nota X). Ad
a quella colta e ingegnosa nazione, e che ripeta quel che altre volte ed assai prima di lui osservarono i Francesi stessi,
rà seppellirgli nell’ obblio, non vedendo nell’Oreste che languidezza ed imitazione del greco? Quanto a me esorto la giove
’illustre autore dipinga il prospetto del tempio e le teste e i busti ed il monte di ossa degli uccisi che vi biancheggia;
di anni ventotto, secondo il Crescimbeni nel 1533, e secondo il Rolli ed altri con più probabilità mancato in Napoli nel 1
una tragedia impressa indi colle altre sue opere in Firenze nel 1548, ed oggi registrata nel tomo III del Teatro Italiano
a l’eccesso della spietata Tullia per esporlo sulle scene. La purezza ed eleganza dello stile non farà tollerare il caratt
rotagonista. Tullia non solo calpesta le più sacre leggi della natura ed aspira al regno paterno per immoderata ambizione,
tabile avversione contro de’ genitori rinfacciando loro de’ misfatti, ed eccita contro di se l’indignazione di chi legge.
ei avessero vendicata l’opera e l’autore, essendosene con somma pompa ed applauso ripetuta la rappresentazione nel 1565 in
la e toglierne fralle altre cose le rime e i versi di cinque sillabe, ed all’ombra da prima introdotta nel prologo sostitu
teva nella noja e languidezza dello stile, e pensò rimediarvi ornando ed infiorando la sua Canace con certe studiate espre
ersonaggi subalterni dipinti scioperatamente, e non poche scene vuote ed oziose e slogate, ed i racconti di cose che megli
dipinti scioperatamente, e non poche scene vuote ed oziose e slogate, ed i racconti di cose che meglio avrebbero animata l
conti di cose che meglio avrebbero animata la favola poste alla vista ed in azione, e ’l non essersi l’autore approfittato
a crudeltà. Sulmone re di Persia gareggia colle atrocità degli Atrei, ed Orbecche che svena il padre, va del pari coll’ El
ulla scena l’avventura degli Orazii (che nè anche è argomento greco); ed ebbe la sorte di coloro che tentando un mare scon
i nelle lodi del pontefice, de’ Farnesi e di altri principi Italiani, ed anche di Carlo V; ed è questo il primo esempio de
efice, de’ Farnesi e di altri principi Italiani, ed anche di Carlo V; ed è questo il primo esempio de’ prologhi che servir
primo esempio de’ prologhi che servirono di poi a onorare i principi; ed il Calepio osserva a ragione che Pietro Cornelio
a a Publio Orazio l’esito della pugna, nella quale Roma ha trionfato, ed egli ha perduti due figli, dal qual racconto è ab
e quando si presenta al fratello perduta, semiviva, la chioma sparsa ed il volto bagnato di lagrime. Un cuore veramente R
corrispondere gli ultimi atti della sua tragedia che riescono freddi ed inutili, ai primi pieni di calore, d’interesse e
ione passa tra personaggi particolari; privati ne sono gl’ interessi, ed in quel tempo non parvero degni della tragedia re
o Cavallerino Modanese nel 1582 e 1583, delle quali parlano l’Allacci ed il Zeno nelle Annotazioni all’Eloquenza Italiana.
otazioni all’Eloquenza Italiana. Esse sono Telefonte, Rosimonda, Ino, ed il Conte di Modena, la quale non contiene argomen
ia del Torrismondo si elevò sopra la maggior parte de’ contemporanei, ed a pochissimi di quel secolo lasciò la gloria di a
in un fascio i tragici Italiani e gli Spagnuoli, asserì che il Tasso ed il Trissino aveano la testa stravolta da’ romanzi
lla cui tragedia si scerne subito il torto manifesto di quel gesuita, ed appuntino l’opposto di ciò che egli afferma, cioè
ne nel 938? Allora che Rapin andava criticando l’Ariosto, il Trissino ed il Tasso pe’ costumi della cavalleria, non si sov
ttimento de’ tredici Italiani con tredici Francesi che rimasero vinti ed uccisi con tanta gloria del valore Italiano? Potè
stile: un patetico vivace che empie, interessa, intenerisce, commuove ed eccita il bel piacere delle lagrime. Sono forse m
nno, Che a me forme d’orrore e di spavento Il sogno non presenti: ed or mi sembra Che dal fianco mi sia rapito a for
, Prende gioco di me, marito vostro, Mi dice, è il buon Germondo, ed io fratello: Et adornando va menzogne e fole
la morte; or mori, et ama Morendo. Alvida dopo ciò parte furiosa ed eseguisce il suo pensiero. Io invito le anime ten
. . Torrismondo giurando e lagrimando le conferma il cambio fatale, ed ella allora quasi pentita dell’attentato Parea
è presso i veri intelligenti la modificazione delle maniere esteriori ed alquanti nei di poca conseguenza nulla pregiudica
ed alquanti nei di poca conseguenza nulla pregiudicano alla sostanza ed al merito intrinseco che vi si scorge; ma vero è
lice e più esercitata il pregio di tesserne un’ altra con più tragico ed elegante stile. Bongianni Grattarolo di Salò sul
tenuto di ciascun atto. La scena dell’azione dimostra Troja distrutta ed ardente col sepolcro di Ettore intero. Quante par
emi di Omero intorno alle dissensioni degli dei favorevoli a’ Trojani ed a’ Greci, ad oracoli, fatalità, predizioni, ad an
rincipi Trojani, tutto trovasi ammassato nell’atto I fatto da Giunone ed Iride, che è insieme prologo e parte dell’azione.
ce alla prima che cerca Astianatte per menarlo ad essere sacrificato, ed Andromaca atterrita esclama subito, Oimè! che
soggiungo omesso nell’esame del Torrismondo. Egli superiore a Seneca, ed anche a più d’un moderno, fa raccontare il suicid
, il Principe Tigridoro del Miari, la Tullia feroce di Pietro Cresci, ed alcun’ altra mentovata dal Quadrio. Vi si vede ta
olo, non sempre son tratte da argomenti maneggiati da’ tragici greci, ed apprestano più di una scena appassionata ed inter
ggiati da’ tragici greci, ed apprestano più di una scena appassionata ed interessante; ma io non mi fermo su ciascuna, per
revede Imetra le vicine funeste conseguenze del di lei empio disegno, ed a costo di qualunque rischio proprio tenta distog
Dirce. Semiramide all’ intenderlo si accende di una rabbia tremenda, ed in conseguenza nell’ atto III minaccia di trarre
dell’animo l’orrendo disegno, e tutti accoglie con somma tranquillità ed allegrezza; ma nell’equivoche espressioni che ado
à dell’intento. In fatti questa Medea dell’Assiria avuta appena Dirce ed i nipoti in sua balia con ispietatezza inaudita g
o del pennello di Euripide, e forse di Dante e di Omero, sì terribili ed evidenti sono le immagini degli uccisi, e sì comp
osì dicendo . . . .100. Ma poi la stessa guida illustre lo sedusse, ed in vece di cercare nella natura e nelle circostan
rtude Onde sì risplendevi? A questo modo Si governano i regni? ed egli: Non mancherà chi darà vita al regno ....
ci e lirici. Si lascia vedere di quando in quando qualche superfluità ed affettazione: ma per quel tempo, in cui tutti cor
eruno fra gli antichi ne ha inventata e disposta con tanta regolarità ed artificio la favola e con tale eccellenza vigore
tanta regolarità ed artificio la favola e con tale eccellenza vigore ed eloquenza scolpiti i caratteri e animate le passi
o102. Rimettiamo i leggitori alle drammaturgie, all’opera del Quadrio ed a qualche altro che si ha presa la cura di spolve
ora il Benedettino Mantovano Teofilo Folengo morto nel 1544, bizzarro ed ingegnoso autore delle poesie maccaroniche sotto
o sotto il nome Arcadico di Clariso Melisseo, corredandolo di curiose ed erudite note. Lo stesso Folengo, ad istanza del V
dalla prima scena assai bene espresso il carattere di Merope agitata ed oppressa dal pensiero di esser pur giunto il temp
ntarsi fra gli eccellenti. Ma quanto al metodo greco che vi si tiene, ed al coro continuo che spesso nuoce a’ secreti impo
più recenti colori le bellezze de’ greci esemplari? E che pedanteria ed affettazione transalpina è quella di tacciare sen
ro inoltrati sino all’odierna delicatezza di gusto che rende ingiusti ed altieri ancor certuni che non saprebbero schicche
di M. Conte di Monte Vicentino stampata nella stessa città nel 1565; ed in esso furono dipinti dodici gran quadri dal cel
teatri non sapremmo dire in quali parti avessero seguiti gli antichi, ed in quali altre se ne fossero allontanati. 74.
ogo del Tomo VI. 83. Lasciamo ancora la Susanna del Sacco da Busseto ed altri simili drammi a i desiderosi di titoli, pot
a i desiderosi di titoli, potendosi vedere nel Quadrio, nell’Allacci, ed in altri cataloghi più recenti. 84. L’Ab. Lampil
atore d’ un infelice Saggio sulla storia delle belle lettere, scienze ed arti da cui fu il Torrismondo chiamato parto debo
simo Ab. Serassi cita in tal proposito una lettera del Tasso a Licino ed un’ altra al Signor Cristofano Tasso che trovansi
lianza sì a proposito rilevata, non è fuggita al dotto Signor Maffei, ed ha imitato questo passo nella Merope: O Ismene
l secolo di luce quasi tutti que’ componimenti con indicibile diletto ed applauso impressi e rappresentati; e la fama e la
lo non è stata intollerabile la rappresentazione dell’Edipo in Verona ed in Venezia e della Semiramide in Verona, e dell’A
della Semiramide in Verona, e dell’Aminta e del Pastor fido in Napoli ed altrove, e di molte e molte commedie di quel temp
indispensabile della veracità e sicurezza ne’ fatti e della solidezza ed imparzialità ne’ giudizj. Ma il campo era troppo
22 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO I » pp. 116-223
ci argomenti con troppo scrupolosa osservanza delle antiche vestigia, ed i Francesi del XVII secolo fecero un passo di più
o un passo di più maneggiandoli in guisa che si adattassero al popolo ed al tempo in cui si ripetono. Il Martelli partecip
encomj col dotto critico Pietro di Calepio per aver saputo travestire ed applicare all’azione quella sorte di sentenze che
regevoli scrittori di tragedie, il consigliere conte Saverio Pansuti, ed il duca Annibale Marchese. Compose il primo cinqu
cioè Bruto nel 1723, Sofonisba e Virginia nel 1725, Sejano nel 1729, ed Orazia che unita alle altre uscì nel 1742. Vinse
elevatezza e sublimità, e quel patetico e terribile tragico che agita ed interessa. Ma sceneggiava alla foggia antica, int
nell’atto I è il ritratto che in Tito si fa de’ partigiani del regno, ed in Furio de’ repubblicisti, sul gusto delle polit
eresse, là dove l’Aretino che la fe morire nel III, lo divide fra lei ed il fratello. Rare volte l’espressione tradisce la
francese maggior bellezza nelle sentenze, più vivacità negli affetti ed energia nella locuzione: vero è altresì ch’ei rip
na si premise un rame disegnato or dal Solimena or da Andrea Vaccaro, ed inciso qual dal Tedesco Sedelmaïr, quale dal Napo
i Ardore del Ridolfo. Caratterizzano queste favole una locuzione pura ed elegante e sobriamente poetica qual si conviene s
do ignudi, il rio corso riprende. Lasso! Teopista io grido, e valli ed antri Gridan Teopista ancor: l’ode la bella C
l fine gli dice:   Udito ho sempre Ch’uomo al cui senno sacri riti ed alme Commesse furo, se con voglia ingorda All
tormentar Maurizio con tutta l’atrocità. Irene generosa si fa avanti ed offre al tiranno il bambino. Qual cruda spada al
azioni di Sebastiano Paoli. Ne corse ben presto la fama oltre le Alpi ed i Francesi stessi l’accolsero con sinceri encomj3
? della dolce forza che ti fanno le passioni espresse in istil nobile ed accomodato agli affetti? di quel vago racconto di
figliuolo? del vivace atto V ove tutto mira al disviluppo felicemente ed avviene la morte di Polifonte narrata con maestri
ifestano vie più la prestanza della Merope italiana. Egli ne ingrandì ed esagerò i difetti, bramoso e impaziente di tirare
almente nell’atto V. Volle poi quest’anonimo far pompa di erudizione, ed affermò che l’Italiano avea saccheggiato e sfigur
e Cresfonti? Perchè poi non apprese almeno dal Voltaire che la Grange ed altri Francesi ed Inglesi trattarono questo argom
è poi non apprese almeno dal Voltaire che la Grange ed altri Francesi ed Inglesi trattarono questo argomento con tali scon
utarco ne’ Paralleli con tutte le particolarità del fatto de’ Curiazj ed Orazj. Trionfa in essa l’amor della patria in ogn
venca tanto conforme al fatto di lei e de’ sei campioni, i poco utili ed all’ azione mal connessi episodj dell’amicizia di
e Critolao, del conflitto di costui col leone, degli amori di Lagisca ed Eurindo, offrono all’occhiuta critica materia da
otta Nogarola Pindemonte di essersene prima fatta un’ altra edizione, ed in Bologna poi si stampò nel 1724 colle rime dell
aldo che si sente morire, e pur la lascia. Didone sviene come Armida, ed Enea parte con Ascanio, come Rinaldo con Ubaldo.
or Girolamo Baruffaldi Ferrarese, che poi ebbe altre quattro edizioni ed in Venezia stessa ed in Ferrara. E scritta in ver
i Ferrarese, che poi ebbe altre quattro edizioni ed in Venezia stessa ed in Ferrara. E scritta in versi sciolti, con regol
, con regolarità, con vivace colorito ne’ caratteri e nelle passioni, ed in istile lodato dagl’ intelligenti. Se ne ripren
re e della fanciulla che diede alla luce; grande è il di lei coraggio ed il disprezzo della morte in faccia di Creonte nel
lla rimembranza della figlia perduta, e dice al marito che la cerchi, ed incontrandola (soggiugne) Dille del mio destin
e e la forza tragica del teatro Ateniese. E’ scritta in endecasillabi ed ettasillabi sciolti misti a piacere, ha il coro c
in Verona nel 1747; Costantino quivi parimente s’ impresse nel 1748, ed un altro Costantino differente dal primo venne al
gedie del Maffei, del Zanotti e del Recanati. Nobile, terso, elegante ed accomodato alle cose n’è lo stile, regolare e ben
cena vuota partendo Arsinoe nella quarta e venendo poi fuori Berenice ed Araspe. Due oracoli sono le molle che muovono le
esta tragedia al sagace osservatore molti passi pregevoli per nobiltà ed eleganza di dizione. Nobilmente si esprime la mag
on Seleuco e con Artamene. Il contrasto dell’amore colla virtù in lei ed in Artamene è dipinto ottimamente nell’atto III,
nimato il lor dialogo, e singolarmente ogni di lui risposta ingegnosa ed il riconoscimento di Demetrio. Vedasene questo sq
mpedir che si registri sì nobil favola accanto alla Merope, al Cesare ed a qualche altra eccellente? Faranno sì che con af
entabilità si ripeta colle parole del sig. Andres, per altro valoroso ed elegante scrittore, che in Italia non v’ha buona
uomo di un libro solo, o alcun maligno plagiario perpetuo. La nobiltà ed eleganza dello stile, la regolarità, la bellezza
profezie e agl’ istorici monumenti della distruzione di Gerusalemme, ed a varie circostanze rammentate nel dramma. Notabi
i entro certi confini che lasciano infruttuosa la più ricca fantasia, ed a privarsi del vantaggio che apportano sul teatro
e a migliorar la sublimità di Cornelio spogliandola dalle gonfiezze, ed il patetico del Racine preservandolo dalla mollez
tto IV partono i personaggi della seconda, lasciando vuoto il teatro, ed ha i cori mobili di Assirj, Caldei ed Israeliti.
nda, lasciando vuoto il teatro, ed ha i cori mobili di Assirj, Caldei ed Israeliti. Non ha per principale oggetto la compa
mata dal bell’ episodio de’ figli de’ due re, cioè Giosia di Sedecia, ed Evilmero di Nabucco, i cui eccellenti caratteri c
n tutte le sue virtù si scorge il pregiudizio di una grande passione, ed in tutte le sue passioni il principio di una gran
conduce a discoprire in Manasse la persona additata in quel comando, ed apporta il lieto fine dell’azione. La dizione è l
sembra solo che per gli ragionamenti troppo prolongati benchè proprj ed eleganti, serpeggi per sì bella tragedia qualche
raditore? E il vero Tu mi narri Alcimene? Alc. Il ver ti narro; ed altrove lo rammenta al re lo stesso Alcimene. Per
llicrate conosca Apollocrate figliuolo di questo discacciato tiranno, ed anche Ireno. Tante supposizioni a favor dell’empi
n conviene; e pregò il leggitore a por mente alle di lui circostanze, ed a consigliar se stesso a qual partito sarebbesi e
i, esigendone il rigido eroismo di Timandro, la virtù de’ suoi figli, ed il bel perdono di Demetrio. Di più Cinna e Sesto
il bel perdono di Demetrio. Di più Cinna e Sesto vassalli beneficati ed ingrati rendono ammirabile e grande il perdono di
ascuno se stesso per liberare il fratello dalla colpa e dal pericolo; ed anche la scena settima, nella quale sono convinti
Basta, non più, vi piango, Ma vi abbandono, vi condanno e v’amo; ed allora i fratelli generosamente si animano a mori
l’ombra della Semiramide apparsa in chiaro giorno in mezzo alla corte ed al popolo la rende infruttuosa per lo spettatore,
eno del suo Giulio Sabino; il conte Alessandro Carli autore di Telane ed Ermelinda, di Ariarate, e de’ Longobardi impressa
liroe pubblicata nel 1769; il conte Paradisi che compose gli Epitidi; ed il cavaliere Durante Duranti che pubblicò in Bres
to da’ moderni, e più di una volta il teatro rimane vuoto. Il partire ed il restare de’ personaggi non sempre avviene gius
enza di Ulisse e Telemaco nell’atto III: la scena del IV tra Penelope ed Ulisse chiuso nell’armi, che si parlano con affet
dell’avvenuto? può udirne un lungo racconto? Ella intanto l’ascolta, ed al fine si sovviene del figlio. Tutto potrebbe pa
ndo al volersi ferire essendo trattenuta da Ulisse ella il riconosce, ed egli destramente l’avverte di non iscoprirlo; la
isto nè conosciuto Ulisse, è però una delle supposizioni inverisimili ed assai rare che l’unico confidente degli amori di
nverisimili ed assai rare che l’unico confidente degli amori di Circe ed Ulisse, colui che fanciullo nascose Telegono ad o
ignorava, poicchè ben potea su Telegono cader la scelta di Penelope, ed in effetto su di lui è pressochè seguita; ed egli
r la scelta di Penelope, ed in effetto su di lui è pressochè seguita; ed egli intanto personaggio insulso e ozioso seguita
a l’una e l’ altra favola: la stessa galanteria subalterna d’Ippolito ed Aricia che indebolisce l’interesse della Fedra, c
prime cinque scene dell’atto III sono impiegate negli amori di Cauno ed Idotea e nel disegno di Mileto su di costei dalla
di sdegno. Ella ha ceduto alla passione, ha mandato trall’atto III ed il IV un foglio a Cauno per iscoprirla; ma tosto
II ed il IV un foglio a Cauno per iscoprirla; ma tosto ne ha ribrezzo ed orrore. Vieni, dice ad Eurinoe, Fuggiam da que
soggettarsi all’uso della scena stabile, cambiandosi ben otto volte; ed in conseguenza non ha potuto scansare di non lasc
volta più energico. Forse i caratteri equivoci di Guido, di Lanfranco ed anche di Marco, di tempo in tempo rallentano gli
vansi tre tragedie, Gertruda Regina d’Aragona, Giulio Sabino in Roma, ed Odoardo stimata la migliore. Esse apprestano a un
con poco scorgimento nel palazzo d’un imperadore Romano loro nemico, ed avventurar tutto pel piacere di sfidarlo. Arrigo
pear. Confesseremo nonpertanto che la scena dell’atto IV di Cleopatra ed Ottavio nel tempio, in cui ella coll’ idea di ade
domanda alla confidente, se le sue vesti si accordino col suo volto, ed entrambi poi tentano ogni via per ingannarsi scam
proprio sangue. Il sig. Matteo Borsa noto per varie operette erudite, ed il sig. ab. Giuseppe Biamonti, ripetendo gli anti
erse vie il Rucellai serbando i cori e la condotta del tragico greco, ed il Martelli scortamente adattandone l’azione alle
ripide in tutte le circostanze della patetica generosa gara di Pilade ed Oreste, e della riconoscenza d’Ifigenia col frate
la, ma pel nome di Oreste scritto sul monumento erettogli come morto; ed anche in questo si bramerebbe che tali onori fune
i squarci eccellenti tratti singolarmente da tutte le scene di Pilade ed Oreste, dalla 4 dell’atto III d’Ifigenia co’ mede
amori, non intervengono confidenti inetti, non si fa pompa di lirici ed epici ornamenti. La morte di un re che trasse ver
enti investigando nuova materia tragica nella storia di ogni nazione, ed ha sinora pubblicate sette tragedie che si trovan
elosia snaturata ossia la Morte di Don Carlo figliuolo di Filippo II, ed il Rodrigo, per le cui lascivie passò la Spagna s
di quella del conte Alfieri, nella quale piacquegli far morire Carlo ed Elisabetta abbracciati sotto le rovine d’un sotte
i ricavò la sua Zulfa, in cui si vede Seremeth il migliore de’ mariti ed il più generoso degli uomini tradito ed offeso da
remeth il migliore de’ mariti ed il più generoso degli uomini tradito ed offeso dagli amori della sua moglie Zulfa con Err
a tragedia di Dara è tratto dagli eventi de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè di
vede la discordanza nella confidenza che delle proprie scelleraggini ed insidie l’uno fa a Jemla e l’altro a Zopiro. Maom
enunciata in tanti giornali buoni e cattivi, recitata in tanti teatri ed impressa tre volte in due anni? Basti ormai accen
e anni? Basti ormai accennare in generale che ne formano la prestanza ed il carattere una versificazione felice, armonica,
del IV in cui Aristodemo atterrito cade sul teatro a piedi di Cesira ed a lei si discopre reo, nello scioglimento sommame
spettro che fa il re a Gonippo:   Allor che tutte Dormon le cose, ed io sol veglio, e siedo Al chiaror fioco di nott
irsi, E nell’alzar degli occhi ecco lo spettro Starmi d’incontro, ed occupar la porta Minaccioso e gigante. Egli è r
ero e seno Di nera tabe ancor stillante e brutto. Io lo respingo, ed ei più fiero incalza, E col petto mi preme e co
pregio singolare che distingue l’Alfieri da moltissimi contemporanei ed oltrepassati, è l’arte grande di rintracciare ent
fine, tutto tende ad inspirare spavento, e terrore. Il dialogo grande ed a proposito si accomoda alle situazioni. Lo stile
o alla noja. Egli si priva rigorosamente di ogni sorte di confidenti, ed è quindi astretto a valersi con frequenza de’ mon
una congiura quasi al cospetto del tiranno. Tali mi sembrano i pregi ed i difetti generali delle nominate tragedie. Scend
olorito veramente tragico. Eteocle non sa vedersi suddito un momento, ed a costo d’ogni delitto non respira che indipenden
to un momento, ed a costo d’ogni delitto non respira che indipendenza ed odio mortale. Polinice non soffre i suoi torti, m
inice; secondo monologo. S’incontrano in fine, si parlano alla cieca, ed Argia in una reggia per lei tanto sospetta vede u
a donna, e dice di cercare Antigone e di aver con lei comune la pietà ed il dolore. Ciò che esse dicono, non conoscendosi,
rasportare tutta l’azione nella reggia di Tebe. La gara però di Argia ed Antigone, gli arditi sentimenti di questa in facc
lor venire. Elettra va parlando sola e voce alta nella scena 2 del I, ed è intesa da Pilade ed Oreste. Nella medesima lung
parlando sola e voce alta nella scena 2 del I, ed è intesa da Pilade ed Oreste. Nella medesima lunghissima, benchè bella,
adir la natura, e l’oppressore stesso punito si rende compassionevole ed ammaestra col morir meglio che non visse. Merope
visse. Merope. Tra tante pruove che dimostrano Euripide gran tragico ed Aristotile non men grande osservatore, può novera
i la bellezza che mai non invecchia del soggetto del Cresfonte ideato ed eseguito dal primo, ed esaltato dall’ altro come
on invecchia del soggetto del Cresfonte ideato ed eseguito dal primo, ed esaltato dall’ altro come il miglior modello trag
zioni dello stile; ma il primo monologo di Merope è troppo narrativo; ed a chi racconta ella tante particolarità, or gia b
simili merci oltramontane, fossero pur di quelle che la sana criti ca ed un gusto fine riprovano perchè imbrattate da fang
imante come Teresa e Claudio del sig. Greppi, nella quale il patetico ed il romanzesco si vede interrotto dalle buffonerie
ripetevano gli argomenti di Eschilo, di Carcino, di Platina &c., ed occupavano i primi onori del coturno. Ciò che suo
nte, la lentezza dell’intreccio, un disviluppo sforzato, l’abbondanza ed il gelo delle lunghe moralità e delle sentenze st
dal sepolcro dell’amico da lui ucciso espone a certa morte se stesso ed un figlio amato: questi personaggi, dico, mettend
n mortal pericolo, non che il virtuoso Sancio, la stessa benefattrice ed amante Violante, lasciano nell’animo certa idea d
d amante Violante, lasciano nell’animo certa idea d’inverisimiglianza ed un rincrescimento, che si oppone all’effetto dell
ntenziato componimento scenico che porta la data di Cagliari del 1724 ed il nome di Messer Stucco a Messer Cattabrighe. Fa
è giustizia dicendo: Pier Jacopo Martelli è tra’ nostri assai sublime ed enfatico, ma quanto acquista gravità con i modi d
rappresentò anche in Venezia nel 1758, il Gionata altre volte ancora, ed il Serse in Verona nel 1767 da’ cavalieri e vi so
i a forza. Tutto è per me teatrale ciò che sa interessar chi ascolta, ed è allora quest’effetto più fine ed ingegnoso, qua
ciò che sa interessar chi ascolta, ed è allora quest’effetto più fine ed ingegnoso, quando si ottiene con minor apparato e
poli de’ Principi di San Giorgio uscita verso il 1749, e poi tradotta ed impressa anche in italiano. 52. Il Reale Infante
Taci: qual nome Osi tu proferir? V’ha patria, dove Sol uno vuole, ed obediscon tutti? Patria, onor, libertà, penati,
ngue D’Atride . . . Eg. Io taccio. Cli. Ma tacendo il chiedi, ed avendola Egisto condotta al punto di più non inor
la Merope del Maffei ridotta in prosa con pessimo consiglio nel 1772, ed il di lui Teodosio pubblicato nel 1773 scritto in
eatro che sono state accresciute con susseguenti cartucce, letterine, ed analisi. Noi attenderemo l’impressione di simili
ragedie, e per confrontare quanto in lui stesso si accordi il tragico ed il ragionatore. 61. Domandiamo con rispetto al
23 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XI. Primi passi della Commedia Antica. » pp. 2-15
del di lui Margite. Vennero allora in tanta fama che furono chiamati ed ammessi a rappresentare in città, ed al pari de t
n tanta fama che furono chiamati ed ammessi a rappresentare in città, ed al pari de tragedi ottennero i comedi dal Governo
ne’ poeti comici tanti zelanti patrocinatori de’ loro diritti offesi; ed il magistrato Ateniese permise che si pubblicasse
rato Ateniese permise che si pubblicassero i loro oltraggi in teatro; ed animò con ciò i poeti ad infamar poscia impunemen
ori, de’ lessicografi, degli scoliasti, de’ cronisti e de’ gramatici, ed approfittandosi di quelli di Ateneo, Suida, Esich
con rancide discussioni. Secondo il prelodato Scoliaste di Aristofane ed il gramatico Diomede, il primo ad uscire sulla co
teriori. Dromone comico mentovato da Ateneo fiorì dopo di Sannirione, ed è diverso da Drumone o Drimone, il quale secondo
apporta qualche picciolo frammento della commedia intitolata Antiope; ed Esippo che scrisse una commedia detta Saffo; e Fr
ico riputato nel quarto anno dell’olimpiade XCVII. Ma Gratino, Eupoli ed Aristofane furono i più chiari comici di tal peri
ntitolavasi Eolosicone, nella quale si satireggiavano i poeti tragici ed anche Omero. Cratino che visse novantasette anni,
gici ed anche Omero. Cratino che visse novantasette anni, fu seguito, ed imitato da Eupoli poeta più grazioso, il quale co
per gli comici, se ad altro non si miri che al pregio dell’invenzione ed al piacere prodotto dalla novità degli argomenti.
di che può vedersi ciò che scrissero Scaligero (Poet. lib. VII, c. 7) ed Alessandro Piccolomini interpretando la Poetica d
e in appresso rapporteremo, sono tutt’altro che prediche, catechismi, ed esercizii spirituali. L’espressioni iperboliche d
fa perdere di vista alla gioventù la vera fisonomia del teatro greco, ed occulta specialmente i lineamenti del periodo in
24 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111
a riserba di Virginia e di Pompea, le quali caddero; il suo Andronico ed il Tiridate restarono al teatro. Ma la lettura ri
al teatro. Ma la lettura riposata è la pietra di paragone de’ drammi, ed essi non passano alla posterità quando mancano di
ano alla posterità quando mancano di vigore nello stile, di proprietà ed eleganza nella lingua, di armonia nella versifica
ione; ora in quelli del Campistron si desidera forza, energia, calore ed eleganza. Diedero allora qualche passo nella poe
della lettura degli antichi Greci e Latini, nel 1696 se rappresentare ed imprimere la prima sua tragedia Polissena applaud
Egitto. Si recitò nel 1701. Il Voltaire riconosce nell’Amasi più arte ed interesse, che nella Merope di Jean la Chapelle r
ffà l’uomo, e sostitui al naturale e al dilicato e al grazioso l’arte ed il bello-spirito, ed il parlar gergone. Nelle qua
i al naturale e al dilicato e al grazioso l’arte ed il bello-spirito, ed il parlar gergone. Nelle quattro sue tragedie i M
rseggiate e difettose nella linguaa, gl’imparziali riconoscono merito ed interesse. Osservasi ne’ Macabei locuzione corris
e di avere scritto il biglietto, manifesta mancanza d’arte nel poeta, ed oltre a ciò con poca verisimiglianza e ragione i
Dividendo poi la riconoscenza rende meno meravigliosa la rivoluzione, ed incorre nel difetto del Voltaire. Nè anche si ric
rò che oltre al poema di Camoens si maneggiò in Lisbona dal Ferreira, ed in Castiglia dal Bermudez e da Mexia de la Cerda,
suo. Lontano dalla grandezza del primo non meno che dalla delicatezza ed eleganza armoniosa del secondo, egli non cade per
alora troppo nera, lo scorge non di rado nell’aspro e nell’inelegante ed in certe costruzioni oscure, per non dirle barbar
tta la tragedia ripresa per trovarvisi sfigurata la Repubblica Romana ed il carattere di Catone e di Cicerone. Atreo, Ties
oro e più uguaglianza ne’ caratteri. Serse par che avvilisca il padre ed il monarca nell’adoperarsi in pro di un figliuolo
ù lettere nel 1719 criticando l’Edipo di Sofocle, quello del Cornelio ed il proprio, o ciò che in una edizione del suo Edi
al carattere enunciato dell’uno e dell’altra. Innamora non per tanto ed interessa il magnanimo carattere di Marianna. La
fetti di uno sposo pieno di sospetti e di crudeltà, ma sensibilissimo ed innamorato, e di una consorte virtuosa che non si
e mancherebbe all’opera eccellente sopra ogni letteratura, se i fatti ed i giudizii ne fossero sempre sicuri? Tornando al
ampolloso del Corneille, non nell’elegiaco del Racine, non nell’aspro ed inelegante del Crebillon; ma cade nel brillante e
composta dopo il 1730 e prima del 1735 quando s’impresse. Shakespear ed il duca di Buckingam in Londra, l’abate Antonio C
o. Voltaire colà lo ricondusse alla natural dignità in parte seguendo ed in parte correggendo il tragico inglese, ma facen
uscita alla luce nel 1732 fu scritta interamente in ventidue giorni, ed in un solo se ne concepì e dispose il piano. È la
que in lei non è mai vinto, si oppone con ugual forza alla religione, ed il di lei castigo può ammaestrare. In fatti lo st
e virtuoso, per l’altro di Nerestano generoso e nobile, per la dolce ed umana filosofia che vi serpeggia. Io non conosco
ma l’azione dell’una e dell’altra; la gelosia ne costituisce il nodo, ed un equivoco appresta ad entrambe lo scioglimento.
ro Gozzi si è recitata con applauso. Tradotta dopo il 1772, in Madrid ed in Aranjuez si recitò con universale ammirazione
parte usato nel calore del maggior pericolo, come fa lo stesso Narba, ed altri ancora. Nell’interessante scena quarta del
i giornalisti di Francia, e con maestria l’abate Melchiorre Cesarotti ed altri eruditi esteri ed italiani; che certi sedic
, e con maestria l’abate Melchiorre Cesarotti ed altri eruditi esteri ed italiani; che certi sedicenti profondi pensatori
re forse il primato tralle sue tragedie, colla copia delle idee nuove ed ardite, colla pompa dello stile, colle immagini n
sembrano con ispezialità le seguenti. La quarta dell’atto I di Zopiro ed Omar in cui si disviluppano i caratteri e si prep
aometto mille difetti mentre i Parigini si affollavano ad ascoltarlo, ed in seguito veniva dagli altri popoli pregiato, im
e la virtù in mille guise e a dar fomento all’energia delle passioni ed in conseguenza a mantenervi la vivacità che ne so
gareggia in Maometto colla sua ambizione, e che la perdita di Palmira ed i rimorsi che in lui si svegliano alla vista del
Certamente per ricavarsene un frutto morale da far detestare il vizio ed amar la virtù. Ma l’autore del Maometto si prefig
tazione lungi dell’essere scandalosa e pericolosa, diviene istruttiva ed utile alla società, malgrado della prosperità di
vivere in agosto del 1749. In sì bel contrasto de’ costumi Americani ed Europei l’autore si prefisse il più bel fine a cu
orza della virtù della religione Cristiana che consiste nel perdonare ed amare l’inimico, sovrasti a tutte le virtù del ge
l’azione eroica di Gusmano; Alzira ama vivamente e mette in contrasto ed attività l’amore di Zamoro e di Gusmano; Alzira s
o muove Zamora a danni del suo rivale; Alzira dà il più vivace colore ed il carattere di sublimità all’eroismo Cristiano d
nità, l’orrore al vizio, l’amore della virtù. Alzira, Zamoro, Gusmano ed Alvaro sono personaggi che non si rassomigliano n
intanto Ninia sa che la madre è la rea. Nino l’accusa e vuol vendetta ed invita il figlio alla sua tomba; or questi dee sa
a vittima. Ma se Ninia può ignorarlo, non l’ignora il Gran Sacerdote, ed approva il parricidio come un’ azione lodevole e
impedire un incesto; ma Semiramide non conosce Arsace per suo figlio, ed Arsace è virtuoso ed innamorato di un’ altra, or
ma Semiramide non conosce Arsace per suo figlio, ed Arsace è virtuoso ed innamorato di un’ altra, or non bastava di far lo
ra la materia alla di lui Roma salvata recitata nel 1752, all’Oreste, ed a’ Pelopidi. Trasse anche Voltaire gli Sciti dall
ssia là Vestale, Artemira disapprovata dal medesimo autore, Adelaide, ed il Duca di Foix tragedie mediocri di fatti nazion
nazionali; e Tancredi intrigo condotto con poco verisimili reticenze, ed in cui una parola di più scioglierebbe gli equivo
tardi Volteriani scimieschi apportarono su quelle scene la decadenza, ed il gusto inglese ne accelerò la ruina, coprendole
te per l’atto III in cui si maneggia con energia la contesa di Pilade ed Oreste, e pel IV in cui segue la riconoscenza di
di Pilade ed Oreste, e pel IV in cui segue la riconoscenza di Oreste ed Ifigenia. Non ostante l’autor giovane non ancora
ano argomento sì tragico. Sentì La Touche la giustezza della critica, ed in otto giorni soppresse quel personaggio ozioso
li furono poscia rimproverati, e singolarmente la versificazione dura ed ampollosa, le massime sparse a piena mano e senza
, e preferì Elisabetta Voodwil, Warwick fu posposto a’ di lei parenti ed amici a’ quali si profusero tutti gli onori e le
zza dello stile. Ducis diede in francese l’Hamlet, Giulietta e Romeo, ed il Re Lear trascritte dal teatro del Shakespear.
reci. Lascio di favellare nè punto nè poco del Nadal, Le Blanc, Pavin ed altri ad essi somiglianti obbliati dalla propria
ti Greci, e specialmente Aristofane senza averne conservato il calore ed il sale, di che convengono anche i giornalisti fr
nato in Montalbano nel 1709 si esercitò in più di un genere poetico, ed oltre alla traduzione del Prometeo di Eschilo, co
oltà di fingerne, purchè ne faccia risultare il diletto dell’uditorio ed il trionfo della virtù, come appunto avviene nel
lo e dello stile (benchè questo talvolta eccede e cade nell’enfatico) ed il personaggio di Zuma rappresentato in detto ann
ì di ogni conoscenza dell’eroismo e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza di stile e di armonia di versificazione;
lais, e Gabriela di Vergy ebbero una riuscita invidiabile sul teatro, ed i loro difetti non si manifestarono tutti se non
fiziale come Bajardo mandare un biglietto di disfida al suo generale, ed accettarla costui preferendo un litigio privato a
on si comporta eroicamente Bajardo umiliato chiamando con tanto fasto ed apparecchio i Francesi ad ammirarlo? Egli dice in
dell’eroismo e della virtù. Ma se egli travide nel dipingere gli eroi ed i virtuosi, non si mostrò più abile in far operar
ore Francese poi che piove dal cielo nell’atto V, scopre la congiura; ed a chi s’indirizza? forse a’ generali Francesi? No
quella specie di contradanza che fanno nell’atto IV Gastone, Avogadro ed Eufemia? È una situazione maneggiata con gravità
nifesta) denigra la fama dell’Avogadro formandone un basso traditore, ed un mezzano della propria figliuola, e con documen
fiano della figliuola, traditore di Bajardo e Gastone, e vile e basso ed assassino ? Questo Avogadro dipinto si neramente
astello? Non sempre la ritirata è viltà (lâchetè) mancanza di valore; ed Avogadro diede del suo coraggio non dubbie prove,
e migliore. Egli punto non era reo, avendo soltanto seguito la natura ed il suo dovere.» Si descrive in seguito con tratti
ti compassionevoli la gara del padre e del figliuolo per morir prima, ed il dolore del popolo intenerito. «A questo spetta
che i due figli di Avogadro furono giustiziati alcuni giorni dopo ; ed anche di ciò vuol dubitare il Belloy per questa g
on è egli l’autore di Gabriela di Vergy? Non è francese il suo Fajele ed il più implacabile, il più vendicativo, il più in
e che i Francesi di que’ tempi non diedero molte pruove di candidezza ed umanità ne’ luoghi dove fecero la guerra e dove d
lestando le loro donne; e quando quel popolo si diede agli Spagnuoli, ed imprigionò que’ Francesi, qual fu l’implacabile v
versificazione, la correzione del linguaggio e la forza, la bellezza ed ogni altra dote dello stile. Mentre la terribile
lo IX. L’azione del Cajo Gracco è semplice ma languida, lo stile puro ed elegante, ma la versificazione non molto felice,
nier riesce meglio in dipingere Coligny, il Cancelliere de l’Hôpital, ed Errico IV nascente. Lo stile di Chenier non proff
di quell’attore fatti per rappresentar felicemente le passioni tenere ed impetuose. L’anno IX della repubblica si rapprese
ina punto al Racine che lo precedette in trattar lo stesso argomento, ed ancor meno a Vittorio Alfieri. Il sig. Arnault pe
ane dalla coltura de’ tempi a noi vicini ove non si rimuovano le idee ed immagini de’ tempi correnti. Cajo Mario in alcuni
roi di Venezia, ho creduto ch’egli con ciò ti avesse voluto indicare, ed ho dato di buon grado il mio consenso! Si dispera
n grado il mio consenso! Si dispera, si chiama imprudente, insensata; ed assicura Montcassin che si lagna della sua fortun
sugerirà un amor disperato, e parte. Capello viene a veder Contarini, ed a proporre le sue angustie ed i suoi dubbii. Cont
parte. Capello viene a veder Contarini, ed a proporre le sue angustie ed i suoi dubbii. Contarini dice, io gli farò svanir
giuria? Ecco il linguaggio de’ romanzi, in cui il solo amore è virtù, ed i virtuosi esortano le fanciulle ad abbandonare l
Tutti lasciano Bianca, che ritornando in se domanda del suo destino, ed intende che Montcassin è ne’ ferri, e portato al
arebbe meno reo di aver contravvenuto alla legge. Egli vota di morte, ed invita Capello a votare. Contarini lo chiama a pa
1601 fu moglie di un nobile de’ Contarini uomo zotico niente amabile ed immorale, ed amata da Antonio Foscarini dotato di
ie di un nobile de’ Contarini uomo zotico niente amabile ed immorale, ed amata da Antonio Foscarini dotato di bellezza, di
oglie del Contarini e coprirla d’infamia. Eccolo in un bivio tragico, ed eccolo ridotto per di lei decoro ad un silenzio c
ama Bianca che vorrebbe sposare. Ciò niuna infamia a lei apporterebbe ed il pubblico saprebbe quello stesso che il padre n
en vedranno che l’autore sovrasta di gran lunga al Lemiere, al Belloy ed a’ loro simili, ma che non si avvicina punto ai C
25 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « AVVISO. » pp. 310-312
IV pag. 343 siasi mostrato egli stesso propenso a reputar drammatiche ed animate con parole le rappresentazioni del secolo
le le rappresentazioni del secolo XIII della Compagnia del Gonfalone, ed altre simili. E perchè l’ autorità che ne reca ri
presento a’ miei gentili lettori, approfittandomi delle dotte insieme ed obbliganti insinuazioni di un valoroso nostro Let
a guisa: (1) Di questo puttino Etrusco trovato nell’agro Tarquiniense ed illustrato dall’ Ab. Passeri favella parimente il
Perugia Etrusca, Monsignor Fontanini, il Senatore Filippo Buonarroti, ed il Proposto Anton Francesco Gori. Si vuol quì par
si attribuisce l’Ercole bibace una delle più pregiate gemme Etrusche, ed Apollodoto, di cui si ammira una gemma con una te
ammira una gemma con una testa di Minerva incisa a punta di diamante, ed un’ altra rappresentante Otriade del Museo Corton
26 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VI. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 212-244
mmedie che più tirarono l’attenzione del pubblico, furono lo Stordito ed il Dispetto amoroso. L’una e l’altra appartengono
o al teatro italiano. I medesimi Francesi non ignorarono che l’azione ed i principali colpi di teatro della prima si tolse
desi nell’italiana vestigio della bella scena del Dispetto di Lucilla ed Erasto, in cui essi lacerano vicendevolmente i bi
mede di P. Cornelio, e con una delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo di rappresentare di questa comitiva piacq
al pubblico per venire in Italia, tornò dopo quattro mesi di assenza, ed al suo arrivo i Parigini accorsero con tale afflu
iata e dipinta la civetteria, la maldicenza, l’ingiustizia, la vanità ed ogni specie di ridicolezza umana. Ma niuno ch’io
mana. Ma niuno ch’io sappia trovò mai il ridicolo di una virtù feroce ed austera. Un carattere virtuoso ma intollerante, c
ne fa il fondo, ha pure il proprio ridicolo degno di esser corretto; ed il genio di Moliere seppe seguirlo alla pesta e r
Una pastorale eroica, un’altra comica cantata nel medesimo anno 1666, ed il Siciliano commedia-ballo a rappresentato nel 1
ato da Sbrigani personaggio modellato su i servi della commedia greca ed italiana antica e moderna. Gli Amanti magnifici a
l medesimo tempo per eseguir con prontezza gli ordini reali. Il piano ed i versi del prologo, dell’atto I e delle due scen
nti colle lettere studiando per cinque anni nel Collegio di Clermont, ed ascoltò le lezioni filosofiche di Pietro Gassendo
filosofiche di Pietro Gassendo, onde trasse l’abito di ben ragionare ed analizzare, che si vede trionfar nella maggior pa
diti, l’affettazione delle donne preziose, e delle pretese letterate, ed il difetto di una virtù troppo fiera ed intollera
e, e delle pretese letterate, ed il difetto di una virtù troppo fiera ed intollerante. Allo studio dell’uomo e della propr
orghigiano Gentiluomo e del Tartuffo avesse avuto la mira alle Nuvole ed al Pluto di Aristofane, come pretese Pietro Brumo
ola, e nel Siciliano, il Convitato di pietra, la Principessa d’Elide, ed una parte della Scuola delle donne, si ricavarono
uolo. Prese assai più dagl’Italiani. Da Straparola trasse l’argomento ed alcune grazie della stessa Scuola delle donne. Va
gomento ed alcune grazie della stessa Scuola delle donne. Varie scene ed astuzie di Scapino e di Sbrigani si trovano nelle
no il suo Tartuffo b. Si vuol notare però che il Bernagasso mentovato ed il Tartuffo vennero dopo di due altri componiment
a le altrui invenzioni, accomodandole così acconciamente al suo tempo ed alla propria nazione, che, quando non lavorava co
ssori. Videsi allora al maggior Cornelio succedere l’immortal Racine, ed all’uno e all’altro qualche tragico del XVIII sec
di Poysson, Montfleury, Boursault, Hauteroche, Champmelè, Vizè, Baron ed altri commedianti, i quali o ne composero in effe
credesi di avere in qualche nodo contribuito e Desprèaux e Furetiere ed altri chiari letteratia. Dicasi pur anche alcuna
arte di dipingere, e di molto inferiore all’Inavvertito del Barbieri, ed assai più allo Stordito di Moliere. Riconobbero i
ola delle donne, la Critica di questa, e l’Improvisata di Versailles, ed assai più i tre primi atti del Tartuffo preceduti
comico. I Menecmi tratta da Plauto viene pregiata dagl’intelligenti; ed è da notarsi che l’autore la dedicò a Boileau Des
on la maggior naturalezza del mondo, che il primo atto era tutto suo ed era eccellente, il secondo in cui Palaprat avea i
o 1662 e morto nel 1725 o 1726 fu un commediante di mediocre abilità. ed uno de’ buoni autori comici. Dialogizza con felic
i e i cavalieri d’industria, caratteri copiosi nelle nazioni numerose ed opulente, i quali sanno così ben coprirsi di poli
oliere si unirono le due compagnie Francesi nel Palazzo di Guenègaud, ed il teatro di Borgogna rimase alla sola Compagnia
uole, affermache il Convitato di pietra di Moliere è tutto spagnuolo, ed in ciò parmi che s’inganni. Le Festin de Pierre (
27 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO II. Teatro Olandese: Danese: Suedese: Polacco. » pp. 32-37
a si lodano tralle migliori favole del paese due tragedie di Rotgans, ed un’ altra della signora Van-Winter nata Van-Merke
l teatro. Egli non solo invitò ne’ suoi dominii Schlegel e Klopstock, ed altri chiari letterati, ma fondò un’ accademia pe
erito. Giovanni Ewald morto verso il 1780 compose la Morte di Balder, ed altre favole che gli fecero onore fra suoi. Dee p
a. Il suo Amor non previsto o Cupido filosofo altra favola in versi, ed in un atto, fu parimente favorevolmente ricevuta
igenia in Aulide tragedia con cori ricavata dagli antichi, e con Cora ed Alonso componimento posto in musica dal Nauman, e
sicali imitate dalle francesi, cioè Procri e Cefalo, Anfione, Nettuno ed Anfitrite. Il conte Gillemborg compose il Petimet
o, e Sune Jarl tragedia. Alcune traduzioni di opere musicali francesi ed italiane composero Lalin, Rotmar, Wellander. Flin
caratteri, e il dialogo e lo stile. La Sposa per vanità nel bisogno, ed il Giovane castigato sono due commedie polacche l
28 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 914
rispose : Parli pur lei, parli pur lei. Di fatti uscirono in Teatro, ed il Vitalba incominciò a ragionare con quello spir
o in Teatro, ed il Vitalba incominciò a ragionare con quello spirito, ed eleganza, che era sua propria dote. Il Fiorilli s
quella ridicola balbuziente pronunzia, ora tenendo la voce sommessa, ed ora strepitosa innalzandola, e contorcendo la boc
epitosa innalzandola, e contorcendo la bocca, e dimenando le braccia, ed il tutto eseguendo co’ più naturali movimenti di
arsi pronto ritrovatore di un vivace motteggio, che altro ne ribatta, ed avvilisca ; il sapere con immensa perizia tutta l
costituiscono un perfetto originale del vero Comico pronto, spiritoso ed arguto. Fu con Antonio Sacco fino al ’79 ora scr
29 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO I. Teatro Spagnuolo. » pp. 4-134
itanti di quella penisola per natura d’ingegno acre, vivo, perspicace ed atto ad ogni impresa, possedendo una lingua figli
ari additata lor si fosse quella forma del Bello che il Gusto inspira ed alimenta negli animi gentili. Una lingua nascente
e detti fra loro di arte maggiore, e ridondiglie, decime, quintiglie, ed endecce. Dir però non saprei quando avrebbero ess
amigliare la lettura di Dante, Petrarca, Sannazzaro, Ariosto e Bembo; ed in quel puro fuoco che spirano siffatti scrittori
ano siffatti scrittori, si riscaldarono Garcilasso, Errera, Argensola ed altri valorosi poeti del secolo XVI. Ma perchè ne
vaganze, dipartendosi dalla gentilezza e verità seguita da Garcilasso ed Argensola. Le di lui poesie sublimi il Polifemo,
o imbroglione ruffiano che professa tal mestiere senza verun rimorso; ed ha per compagna una Casilda civetta scaltrita che
alla Regina colle sue dame, dove intervengono pastori, deità, il Tago ed il mese di Aprile. Cristofero Suarez de Figueroa
stinse colla traduzione del Pastor fido impressa in Valenza nel 1609; ed il sivigliano Giovanni Jauregui buon pittore e po
gora che produsse in Roma la bella sua versione dell’Aminta nel 1607, ed in Siviglia con nuova cura nel 1618. Non furono c
mpose diverse commedie alla maniera allora dominante senza regolarità ed in istile lirico troppo ricercato; le quali si tr
e principio del seguente due castigliani Antonio Hurtado de Mendoza, ed Alfonso de Salas Barbadillo. Ma di questi ed altr
onio Hurtado de Mendoza, ed Alfonso de Salas Barbadillo. Ma di questi ed altri portoghesi e castigliani che tralasciamo, n
na nè per eccellenza degne dell’altrui curiosità, rimasero seppellite ed obbliate universalmente sopraffatte dalla celebri
uoli, e che nutrì ne’ vasalli senza trarne vantaggio l’indole bellica ed il germe della decadenza nazionale, fu poeta e be
onti divenuti essenziali nelle commedie spagnuole diconsi relaciones; ed in esse l’autore arzigogola senza freno sfoggiand
e l’autore arzigogola senza freno sfoggiando in descrizioni ampollose ed in concetti falsi e puerili, e l’attore seguendo
li di un uccello, lo strisciar della serpe, il corvettar del cavallo, ed il guizzar del pesce. Il conte vuol riferire che
di soddisfare al suo debito. La Regina risponde di altro non potere, ed estremamente addolorata, ma conservando la durezz
arole della Regina per lo più sobrie e convenienti all’evento tragico ed al di lei carattere, malgrado di non pochi difett
commedie allora stimate morto nel 1640, il secondo ad Antonio Coello, ed il terzo a Francesco Roxas, il quale molte altre
uale molte altre favole pur compose. Il primo atto desta la curiosità ed è meno difettoso nello stile; gli altri sono pess
dalla cazuela, chi dalla grada; il Grazioso marito della Baltassarra ed Eredia capo della compagnia vengono fuori confusi
, viene ad essere mio cugino il mio successore. Mi vien detto che voi ed io possiamo averne quanti vorremo. Venite questa
l luogo solo non è uno, passando l’azione in Madrid, in Torrejoncillo ed in Illescas, e terminando in Cabañas. Lo stile po
rincipale è sommamente interessante, e i caratteri degli amanti Diego ed Isabella con molta vivacità delineati. Ferdinando
delineati. Ferdinando altro amante d’Isabella mal noto e mal gradito, ed Elena di lei cugina occulta amante di Diego forma
a alle fervide insinuanti preghiere del povero egli rimane intenerito ed irresoluto a segno che al fine la nega ad ambedue
luto a segno che al fine la nega ad ambedue; al povero perchè è tale, ed al ricco per non dispiacere al povero valoroso de
are la mano della figliuola nel caso che egli migliorasse di fortuna; ed a tale effetto chiede che destini uno spazio comp
all’Imperadore la notizia di quel trasporto; ne intende le avventure ed i meriti; lo dichiara capitano della propria comp
morto verso il 1650. Le sue commedie impresse in tre volumi in Madrid ed in Tortosa nel 1634 portauo il finto nome di Maes
. In Italia però dal Perrucci siciliano si tradusse quella del frate, ed i pubblici commedianti la ridussero a sogetto ren
nella dipintura delle passioni e de’ caratteri di Rachele innammorata ed ambiziosa, e di Alfonso accecato dall’amore. Tral
s muerto, y yo su hija soy. Ma in fine che brami? si dice a Chimene, ed ella presso il poeta francese risponde, Le pursu
ente il famoso Pedro Calderòn de la Barca assai conosciuto in Francia ed in Italia, de i cui drammi sacri e profani si val
rsificazione: maneggiò la lingua con somma grazia, dolcezza, facilità ed eleganza: seppe chiamar I’ attenzione degli spett
lio, citò Milton che pur l’introdusse nel combattimento degli Angeli, ed aggiunse che l’uno e l’altro sublime ingegno po
negli accidenti accumulati senza modo per correre dietro alle novità, ed all’inaspettato ad oggetto di chiamare il concors
mpi: Finezza contra finezza, in cui si ammassano evenimenti disparati ed apparenze senza numero, e si stravolge il belliss
a capriccio, e la storia dello scoprimento di Pizarro vi è adulterata ed involta in miracoli ed apparenze senza oggetto e
a dello scoprimento di Pizarro vi è adulterata ed involta in miracoli ed apparenze senza oggetto e senza giudizio, divenut
uditorio. El Tetrarca de Jerusalen contiene le avventure di Marianna ed Erode, ed è forse la più famosa delle sue rappres
El Tetrarca de Jerusalen contiene le avventure di Marianna ed Erode, ed è forse la più famosa delle sue rappresentazioni
o avrebbe ad un moribondo risparmiato almeno sessanta di questi versi ed un pajo di dozzine di pensieri stravaganti. Tout
nduce lo spettatore a Gerusalemme ad ascoltare un dialogo di Marianna ed Erode che aringano ed argomentano a vicenda. In M
Gerusalemme ad ascoltare un dialogo di Marianna ed Erode che aringano ed argomentano a vicenda. In Menfi comincia l’atto I
. Nell’intervallo degli atti si figura il Tetrarca fatto prigioniero, ed è condotto alla presenza di Ottaviano, che ha nel
pugnale tolto dalla percossa immagine rimane in potere di Ottaviano, ed Erode è condotto ad una torre per aspettar la sen
i. Pensa ad impedirgliene il possesso ancor dopo che egli sarà morto, ed in una lettera ordina la di lei morte, e la manda
è a questo punto patetico altro manca che una esecuzione più naturale ed espressioni spogliate da i delirii de’ secentisti
usa di ascoltarla se non discopre il suo volto. Marianna si discopre, ed è conosciuta per l’originale della pittura. L’imp
che Ottaviano porta al fianco. Non è questa una contesa tutta comica ed indecente contraria alla verisimiglianza ed al de
una contesa tutta comica ed indecente contraria alla verisimiglianza ed al decoro di simili personaggi? Ottaviano si arre
assomigli quella del Dolce, il quale, se ne togli qualche languidezza ed espressione troppo famigliare, formò con giudizio
liare, formò con giudizio di quella storia una vera tragedia regolare ed interessante? Ma siccome non dubitiamo di afferma
te? Ma siccome non dubitiamo di affermare che il Dolce per invenzione ed arte di tanto precedè il francese e lo spagnuolo,
orme a piè dell’Alpujarra, ne’ cui monti (presa Granata da Ferdinando ed Isabella) si permise che dimorassero alcuni Mori
sonno, Amante si mostrò, chè il ciel dispone Ch’io nell’essere amata ed abborrita Sia del pari infelicea ! Or tu vorrai D
ta fede, Fuggir mi vuoi, ben ti prometto e giuro Obbliarla per sempre ed in un chiostro Girmi a chiuder di quì, dove co’ v
ata Nella patria da nobili e volgari. Ti ascoltai, ti credei ; patria ed onore O memoria crudel !) per te perdei. Pietà, s
armi della regina Isabella, la quale informata delle di lei aventure, ed avuto in suo potere lo spietato Arias, decreta ch
tato Arias, decreta ch’egli risa rcisca l’onore di Dorotea sposandola ed indi perda la testa su di un palco. Ognuno vede c
ard. Si rassomigliano in varie cose le commedie Nadie fie su secreto, ed il Secreto à voces; ma sono artificiose e natural
n cui Carlo si ricovera in casa di Flora per avere ammazzato un uomo, ed è da Flora nascosto. Ella intende poscia che l’uc
testad. In tutte le favole Calderoniche non è da cercarsi regolarità ed unità nel tempo, nel luogo, nell’azione e nell’in
all’insegnamento. Ma ad onta di tanti difetti di regolarità, di stile ed istruzione, le favole di Pietro Calderòn de la Ba
quali piacquero e piacciono ancora in Ispagna, e trovarono traduttori ed imitatori in Francia prima di Moliere ed in Itali
agna, e trovarono traduttori ed imitatori in Francia prima di Moliere ed in Italia nel passato secolo. Chè se altrettanto
iano, altri poeti fiorirono ancora, ma principalmente Agostino Moreto ed Antonio Solis, i quali per avventura nulla a lui
perde nel lirico e nello stravagante al pari degli altri. Le facezie ed i motteggi sono graziosi e frequenti; ma egli seg
li arlecchini di quelle scene, ad assistere ai discorsi de’ principi, ed a mettervi il loro sale. Quanto alle unità di tem
i fingersi nemico d’amore spogliato di circostanze che l’accreditino, ed in un modo languido che annoja coloro che conosco
tiero. Per la qual cosa egli scaltramente ripiglia la dissimulazione, ed ella rimane mortificata e sempre più impegnata ad
ia di Moreto la Occasion hace el ladron. In essa una baligia cambiata ed un nome preso a caso da un cavaliere cui importa
a del mondo nè la più atta a vegliare su gli andamenti della sorella; ed oltre a ciò essa è da riporsi tralle favole di ca
Aguilera. Don Tello parla con poco rispetto del re che crede assente, ed il finto Aguilera alzandosi ne lo riprende con bi
ello è costretto dal re a venire a Madrid. Entra nella reale udienza, ed è obbligato ad aspettar lungo tempo il sovrano, i
presente a rappresentarsi in Madrid, cioè el Montattes Juan Pasqual, ed el Sabio en su retiro. La prima dicesi composta d
ador Juan Pasqual, con cui nel tempo della cena ragiona allegramente, ed intende parlar di se senza le basse lusinghe cort
commedia, el Sabio en su retiro, appartiene a Giovanni Matos Fregoso, ed è la migliore delle sue favolea. Notabili sono in
enso naturale. Interessante singolarmente è la scena della loro cena; ed i discorsi del re, e di Juan Pasqual sono ben deg
edranno forse con piacere tradotto qualche squarcio di questa favola; ed io prescelgo un discorso di Juan Pasqual, col qua
igiano ! Meno tranquilli i dì fra miei pastori Che mi onorano a gara, ed i miei voti A’ cittadini onori io non sollevo : C
i vince. G l’Inglesi hanno un picciolo componimento intitolato il Re ed il Mugnajo di Mansfield, cui l’autore Dodsley dà
a grazia naturale tutta nobile che faceva trasparire in mezzo ai modi ed ai gerghi zingareschi. Questo bel misto di grazia
il titolo alla favola è tratto della commedia imperfetta del Gongora, ed è felicemente dipinto; ma questa commedia non è r
teatro. Nella commedia el Amor al uso (che Tommaso Corneille tradusse ed intitolò l’Amour à la mode) Solis ha pure rappres
e le leggerezze giovanili. È posta in vista la galanteria di una dama ed un cavaliere che mostrano di amarsi, avendo però
è non vi è tempo prefisso che non arrivi, nè debito che non si paghi; ed è il Convitato di pietra in parte rettificato. Za
solo il prodigio della statua convitata che parla e camina e convita ed uccide Don Giovanni. Quanto al tempo egli si perm
si pretende dare a’ sovrani tende a distruggere un principio erroneo ed a stabilire una falsità opposta. Un vassallo ardi
ieu, da’ Genovesi, applicandone le dottrine al maneggio degli affari, ed imitando i regnanti benefici e scienziati, essi r
di sposo, Questo scioglimento curioso ha renduto noto questo dramma, ed il signor Linguet l’ha inserito nel suo Teatro Sp
ti abbandonati al trasporto di una immaginazione calda e disordinata, ed innamorati di un parlar gergone metaforico enimma
ratin. Laonde confessando l’immensa fecondità degl’ingegni spagnuoli, ed il loro sale comico non bene avvertito da Saverio
ne riceve. La Cruel Cassandra contiene molti fatti e molte uccisioni, ed è la più spropositata delle favole del Virues. Ad
nè lo stile e la versificazione rendono tanti spropositi meno nojosi ed in certo modo tollerabili. Atila Furioso, non ced
ta buffonesche, talvolta atroci. I personaggi per lo più sono inutili ed episodici, le inconseguenze continue, lo stile in
re; Alarico la trattiene; accorrono alle grida di lei alcuni banditi, ed Alarico fugge. Formio capo della masnada consegna
mpo de’ Mori, e rimangono uccisi. L’ambasciadore moro torna a Didone, ed a nome di Jarba le presenta una spada, una corona
torna a Didone, ed a nome di Jarba le presenta una spada, una corona ed un anello. Didone presso a conchiudere le nozze c
re che non si è veduto ne’ primi quattro atti, comparisce nel quinto, ed il Coro apre le stanze ove dimorava Didone, e si
imorava Didone, e si vede questa regina trafitta dalla spada di Jarba ed ha la corona a’ piedi ed una lettera in mano. Jar
questa regina trafitta dalla spada di Jarba ed ha la corona a’ piedi ed una lettera in mano. Jarba (che sembra venuto in
re dell’Iliade di Omero, e dell’Eneide di Virgilio impressa nel 1615, ed anche dell’Ecloghe, e della Georgica pubblicate n
e che oltreacciò pregiavasi di avere per ben cinque anni frequentato, ed ascoltato in Italia Torquato Tasso, avesse scritt
esse quando non sono verificate su i medesimi drammi? Io ne ho scelti ed esaminati i migliori, ed ho potuto su di essi par
ficate su i medesimi drammi? Io ne ho scelti ed esaminati i migliori, ed ho potuto su di essi particolareggiare, ed accenn
i ed esaminati i migliori, ed ho potuto su di essi particolareggiare, ed accennarne con fondamento i difetti assai noti, e
dei Garcia de la Huerta, e di altri simili tagliacantoni letterarii, ed infedeli adulatori di se stessi, e de i difetti d
viste del Lampillas, che nell’Orazione funebre per Carlo III recitata ed impressa nell’aprile del 1789, ed altre volte rei
ione funebre per Carlo III recitata ed impressa nell’aprile del 1789, ed altre volte reimpressa, abbozzai un sincero elogi
mpeto della passione di lei, ma mi è sembrato estremamente ricercato, ed incoerente il cumolo de’ simili che vi si profond
intercalare patetico faceva nella rappresentazione un ottimo effetto; ed io ho procurato conservarlo imitandone la variazi
ssima de’ commedianti Spagnuoli . Può di ciò vedersi Nicolàs Antonio, ed il mio Discorso Storico-critico. Lampillas dunque
30 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « LIBRO VIII. Teatri settentrionali del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 232-294
e la malinconia britannica, l’energia delle passioni e della lingua, ed il gusto pel suicidio influiscono notabilmente ne
piono tutte le pause. Or lentezza, languore, amori insipidi, bassezze ed espressioni comiche, degradano si bene una traged
comiche, degradano si bene una tragedia, ma non la rendono irregolare ed assurda come pretese l’esgesuita lodato; il quale
Numidia che scherzano per l’aria in fieri giri, e ravvolgono l’arena, ed il viaggiante, secondo la traduzione del Salvini,
’arido ermo scorge Levarsi tutto, e dentro al polveroso Turbin rapito ed affogato muore. Tre prime scene non brevi dell’a
ndo La lepre è al covo, l’ho sin quì tracciata. Si batte con Giuba, ed è ucciso. Marzia ingannata dalle vesti crede che
a quarta. Ma il rimanente contiene un tratto forte e patetico insieme ed opportuno a disviluppare il carattere veramente r
Adisson non abbia schivato nè gli abusi della scena tragica francese ed inglese riguardo agli amori, nè i soliloquii narr
tesa cospirazione, gl’inopportuni freddi continui e complicati amori, ed alcune espressioni basse. Non ebbe torto il Volta
provò le scene staccate che lasciano il teatro voto, gli amori freddi ed insipidi, una cospirazione inutile. Ebbe però tor
onaggio di Catone a quello di Cornelia del Pompeo di Pietro Cornelio, ed esaltò la sublimità, l’energia e l’eleganza del C
ca, e sì stiasi Alla sentenza d’un Roman Senato. Ch’ei faccia questo, ed è suo amico Cato. Aggiugne che allora poi, per n
oppresso Non dubitar, che allora Tu solo non basti, gli dice Cesare, ed io potrei I giorni miei sacrificare invano. Cato
andonato il suo posto? No , dice Porzio; egli si è opposto a’ Numidi, ed è caduto da forte. Son contento , dice Catone; eg
cer che la patria. Questo gran sentimento non isfuggi al Metastasio; ed ecco in qual guisa l’espresse nella mutazione del
lvezza degli amici trarre certo patetico di nuova specie che commuove ed interessa. Egli dice addio agli amici; indi conch
rnità! pensier grato e tremendo! Il sonno poi gli aggrava gli occhi, ed egli vuol prima soddisfare a questo bisogno del s
. Ad Omero che talora dormicchia e mostra l’uomo, dobbiamo i Virgilii ed i Torquati. In francese compose m. Deschamps una
tra’ migliori tragici. Le più applaudite sono: la Suocera ambiziosa, ed il Tamerlano amato con predilezione dal proprio a
Buckingam fautore de’ poeti Inglesi compose due tragedie, il Cesare, ed il Bruto regolari e non imbrattate da freddi amor
ung amico e socio ne’ lavori letterarii di Switf, Pope, e Richardson, ed autore delle Notti lugubre poesia sepolcrale, scr
atro di Drury-Lane nel 1719, la Vendetta uscita al pubblico nel 1721, ed i Fratelli che comparve nel 1753, riputata inferi
la quale in Francia s’imitò dal Saurin con la sua Bianca e Guiscardo, ed in Italia dal conte Calini colla Zelinda, dal con
n Italia dal conte Calini colla Zelinda, dal conte Manzoli con Bianca ed Errico, e dal sig, Ignazio Gajone coll’Arsinoe. M
malcontenta di Tompson per altri motivi, non volle ascoltare Edoardo ed Eleonora pubblicata nel 1739. Il sig. Home forse
or fido. Non godè del medesimo favore l’autore della tragedia l’Amore ed il Dovere, ed ebbe la mortificazione di vederla r
odè del medesimo favore l’autore della tragedia l’Amore ed il Dovere, ed ebbe la mortificazione di vederla rifiutata da i
mortificazione di vederla rifiutata da i direttori di ambi i teatri, ed accolta con disprezzo, poichè fu impressa. Ugual
Atelstan. Una efimera guerra critica si appiccò per essa trall’autore ed un censore geloso, cui forse appartiene la parodi
a di Atelstan intitolata, Turncoat, voltacasacca. Turncoat, Atelstan, ed i loro meschini autori, tutto si perde ben presto
icate in Londra nel 1788, cioè la Sorte di Sparta, ossia i Re Rivali, ed il Reggente. Appartiene la prima alla parente di.
n. Barthie Graathead rappresentata in Drury-Lane si dice ben condotta ed interessante; ma i personaggi subalterni parlano
ed interessante; ma i personaggi subalterni parlano in essa in prosa, ed i principali in versi, giusta l’antica usanza de’
ore riduce Comala agli estremi di sua vita. Torna l’amante vincitore, ed ella spira alla sua presenza. Eccone la traccia.
sommamente atroci, per le quali si è communicata alle scene francesi ed allemanne la smania di rappresentare le più rare
nza si trovano caduti nell’ultima miseria. Un di loro figliuolo savio ed onesto amante corrisposto di Carlotta bella e vir
scena. Avendo disegnato di’ morire congeda l’affettuoso servo Randal, ed essendo egli vicino a partire Wilmot gli dice: A
lmot dall’Indie con una cassetta piena di gioje d’inestimabil valore, ed in abito indiano si presenta a Carlotta che trova
a donna che ama, ruba il padrone, assassina un suo zio e benefattore, ed è impiccato. Questo argomento è meno orribile del
piccato. Questo argomento è meno orribile del precedente. La gioventù ed una passione eccessiva possono eccitare qualche p
una pruova dell’intelligenza del pubblico, e della propria indocilità ed imperizia. Miglior pennello comico fu certamente
mente piacevole allorchè parla con dolcezza alla moglie essendo soli, ed affetta asprezza ed umore al comparir de’ servi.
rchè parla con dolcezza alla moglie essendo soli, ed affetta asprezza ed umore al comparir de’ servi. Curiosa è la dipintu
e a lui inferiore. Ciascun di loro resse un teatro per qualche tempo, ed ebbe un partito favorevole. Garrick alla lunga tr
esser capo di una compagnia subordinata, e poco accetta al pubblico, ed a rappresentare componimenti ajutati dalla musica
sacerbava così il proprio rancore, e Garrick seguitava ad esser amato ed ammirato. Volendo il sig. Kelly prestar qualche o
dedicate al Domani essere che non esiste ancora. Una di esse è il Re ed il Mugnajo di Mansfield, di cui si fe parola nel
ene espressi. Vi si vede dipinto a neri colori un milordo prepotente, ed un quakero ipocrita, i quali cercano di comprare,
la nazione certa sensibilità spogliata da ogni caricatura istrionica, ed una declamazione naturale sino a’ suoi dì sconosc
Lees furono parimenti attrici assai rinomate. V. Opera Inglese ed Italiana. Non mancò all’entrar del XVIII seco
Mendico, e non già de’ Pezzenti, come la chiamarono alcuni Francesi, ed anche il sig. Giovanni Andres, impropriamente dan
risse la vita, se ne lodarono i bei motti, se ne fecero più ritratti, ed in fine sposò pubblicamente il duca di Bulton uno
ministri di stato, i quali vi sono paragonati a i delatori de’ ladri ed alle persone più basse ed esecrabili. A mirar la
i vi sono paragonati a i delatori de’ ladri ed alle persone più basse ed esecrabili. A mirar la nostra professione (dice
nche colle reali che sono ai due lati dell’orchestra e del proscenio, ed hanno solo due colonne per lato. Non sono perfett
per questa parte trovinsi in Europa diversi teatri che gli uguagliano ed alcuni che gli superano. Ma niun teatro del mondo
secolo. Contribuirono volontariamente i membri di essa a sostenerla, ed il sovrano la soccorse con mille lire sterline, e
essa a sostenerla, ed il sovrano la soccorse con mille lire sterline, ed il principe di Galles con quattrocento. Concorser
bero approfittarsi dell’uno e degli altri per avere una marina armata ed un commercio! a. Nell’atto III scena terza par
31 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO II. Teatro Alemanno. » pp. 232-252
in preda all’arlecchino, a Giovanni Salciccia, ai GranDrammi politici ed eroici. E a chi debbonsi i primi tentativi per la
ie, i quali dalla compagnia della Neuber si rappresentarono in Lipsia ed in Brunswick. A norma ancora del Catone di Addiss
ui colleghi conposero Dario, Benisa, il Bello spirito, l’Ippocondrico ed altre tragedie e commedie modellate freddamente a
a’ di lui disegni col Penteo tragedia e colle commedie il Testamento ed il Matrimonio disuguale scritte con purezza, ma p
rupolosi osservatori delle regole, e quello de’ seguaci di Shakespear ed Otwai anche nelle mostruosità. Applaudiva il pubb
e commedie in prosa, il Trionfo delle donne sagge, la Bellezza mutola ed il Misterioso. Spicca tralle prime il Canuto, ben
i costumi correnti. Nel Biglietto del Lotto è ben colorito il sordido ed avaro Damone, e la vana, invidiosa e ciarliera ma
ggiadramente colorire. Degna di molta lode è la sua pastorale Evandro ed Alcimna tradotta ed imitata in Francia. Cristofor
e. Degna di molta lode è la sua pastorale Evandro ed Alcimna tradotta ed imitata in Francia. Cristoforo Gaërtner professor
a ninfa gli propone di amare un’ altra ch’ella dipinge assai vezzosa, ed egli risponde naturalmente con quel motto pieno d
tragedie, tralle quali son da distinguersi Edoardo III, Riccardo III, ed Atreo e Tieste. Ma la prima singolarmente ha meri
stanze di Mortimero per la perdita del re e di Edmond e di Lancastro, ed i rimorsi della regina senza gran varietà di conc
sforzo cercano di eccitare i moderni scrittori di favole romanzesche ed atroci. Uscì in Magdeburgo nel 1764 il Salomone d
tto mi è sembrato di trovarmi in una ripida balza. Voi mi precedevate ed io vi seguiva con passi timidi ed incerti e parev
na ripida balza. Voi mi precedevate ed io vi seguiva con passi timidi ed incerti e pareva che mi deste coraggio con qualch
un piano grande che interessi le nazioni più che le famiglie private, ed a quella di essere eloquente in versi e nel gener
rte de’ Sofocli e de’ Cornelj, per anteporlo in Alemagna a’ Klopstock ed a’ Weiss. Lessing ha composte ancora commedie spi
i. Le più pregiate sono lo Spirito-forte in cinque atti, e gli Ebrei, ed il Tesoro in uno solo. Nella prima ha ben colorit
rtù morali chi ha la disgrazia di esser privo del vero lume rivelato, ed all’opposto incapace di vizj chiunque nasce ne’ p
Giulio di Taranto di Leusewitz, nella quale si notano molte bassezze ed assurdità. Il colonnello Ayrenhoff uno de’ letter
e metafisico che tiene stipendiato un professore che scrive per lui; ed attribuisce gli errori politici dello stato all’i
tto il Sassone alunno insigne de’ conservatorj di Napoli, il patetico ed armonico Back, l’impareggiabile Gluck onorato alc
odramma tedesco in cui lavorarono entrambi ad esempio del Pigmalione; ed è anche monodramma la Medea del Gotter. Essi però
uesta la sola cagione che tiene sino a questo dì tanto lontani questi ed altri freddi monodrammisti dal Pigmalione che cer
da’ nazionali coltivò il melodramma istorico di Zeno e di Metastasio, ed ella stessa l’animò colla musica, valendosi anche
erding nativo di Vienna pose in iscena varj balli di azioni compiute, ed ebbe in ciò un abile seguace nel toscano Angiolin
gran Federigo II, e si reputa il più bello di tutto il settentrione, ed è il solo che può gareggiare in qualche modo con
del clima italiano! Le arti fioriscono sotto questo cielo senza premj ed incoraggimenti brillanti, senza le statue di Pari
32 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO III. Continuazione del teatro Italiano. Commedie: Opera in musica: Attori accademici ed istrioni e rappresentazioni regie: teatri materiali. » pp. 144-195
one del teatro Italiano. Commedie: Opera in musica: Attori accademici ed istrioni e rappresentazioni regie: teatri materia
re la medesima distinzione del precedente in erudite e in buffonesche ed oscene destinate al divertimento del volgo. Senza
dopo in Venezia: la Trappolaria del Palermitano Luigi Eredia recitata ed impressa in Palermo nel 1602: l’Ancora vaga comme
uzio nel 172673. Il Porta conoscitore esperto de’ Greci e de’ Latini, ed osservator sagace dell’arte comica dell’Ariosto,
ll’Ariosto, mostra di posseder la grazia di Aristofane senza oscenità ed amarezza, la giovialità di Plauto rettificata, e
ezza, la giovialità di Plauto rettificata, e l’artificio di dipignere ed avviluppare del Ferrarese senza copiarlo con impu
oldati di ventura. L’economia delle sue favole è verisimile, semplice ed animata da piacevoli colpi di teatro. Lo stile è
generi sono buoni, secondo l’avviso del Voltaire, fuorchè il nojoso; ed io aggiungerei, fuorchè lo spropositato e l’etero
arte che serpeggia nella Trappolaria, nell’ Olimpia, nella Tabernaria ed in altre del Porta; e questo dilettevole genere c
avviso; ma il Porta soffrirà con Ariosto e Machiavelli e Bentivoglio ed altri illustri Italiani che scrissero commedie, l
, e presentando in quattro spanne di teatro tutto il globo terraqueo, ed anche il mondo mitologico e l’inferno e il paradi
a e la mena nella casa paterna facendola credere la sorella liberata, ed affermando d’aver trovata già morta la madre. Ma
morta la madre. Ma questa madre per buona ventura ottiene la libertà, ed arriva in un punto che disturba la tranquillità d
figliuola. La madre condiscende e promette. S’incontra colla giovane, ed effettivamente la riconosce per la figlia ed è da
’incontra colla giovane, ed effettivamente la riconosce per la figlia ed è da lei riconosciuta per madre. Le reciproche te
una sola ipotesi verisimile tutto avvolgendo e mettendo in movimento, ed un solo fatto che necessariamente, e non a piacer
r del poeta si manifesta, riconducendo la tranquillità tra personaggi ed un piacevole scioglimento. Tre altri buoni scritt
te, e poi del 1630 in Viterbo, che è l’edizione citata dal Fontanini, ed il Malmaritato del 1633 secondo il Fontanini e l’
Parnaso per le nozze di Calliope, che s’impresse in Messina nel 1620 ed altrove diverse volte. Compose anche l’Altani qua
erudite da ciò che indi si compose col disegno di piacere alla plebe; ed esse debbono tanto più pregiarsi quanto più si vi
era, l’Italia trovavasi ricca di opere immortali di pittura, scoltura ed architettura: gloriavasi de’ talenti e delle inve
tiorba vi si cantò nel 1637. Vi comparve anche il Pastore d’Anfriso, ed innoltrandosi il secolo la Divisione del Mondo dr
sentando successivamente un tempio, il Parnasso, la fucina di Vulcano ed i Campi Elisii. Quali però si fussero i versi che
mia del Messinese Scipione Errico che si replicò in Venezia nel 1644, ed il Pomo di Venere del Napoletano Antonio Basso ra
Venere del Napoletano Antonio Basso rappresentato in Napoli nel 1645, ed il Ciro di Giulio Cesare Sorrentino pur Napoletan
iulio Cesare Sorrentino pur Napoletano stampato e recitato in Venezia ed altrove tante volte. Si segnalarono per la magnif
imo ballo i Crepuscoli seguaci di Espero, il secondo le Ninfe marine, ed il terzo un coro di Amazzoni che intrecciò una da
imprimersi sin dal 1613, e terminarono nel 1645 in vita dell’autore, ed in conseguenza prima della rappresentazione del G
entino Andrea Salvadori, i cui melodrammi Santa Ursola, Flora, Medora ed altri si fecero rappresentare con magnificenza da
’ Monti, e secondo il racconto del Baglioni toccò all’insigne pittore ed architetto regnicolo il cavalier d’Arpino a ordin
di decisivo documento. Chi non sa quanto antica sia questa barbarie, ed in quanti paesi per diversi fini tutti abjetti e
tino84. Leone Augusto in niun luogo permise a’ Romani quest’atrocità, ed a’ barbari solo in qualche parte85. Con tutto ciò
e esse detestavano o ignoravano. Forse gli Arabi soggiogata la Spagna ed acquistatane la naturalità, ed oppressa la Sicili
. Forse gli Arabi soggiogata la Spagna ed acquistatane la naturalità, ed oppressa la Sicilia ed alcune terre della Puglia
ogata la Spagna ed acquistatane la naturalità, ed oppressa la Sicilia ed alcune terre della Puglia e delle Calabrie, colla
e di discernere la buona dalla cattiva musica, intendendola benissimo ed avendo anche composto alcuna cosa, ond’è che cant
voce dei dotti a muovere la potenza e la pietà de’ Principi Spagnuoli ed Italiani per salvar tante vittime innocenti dalla
nocenti dalla spietata ingordigia che consiglia e perpetua sì barbara ed umiliante mutilazione? Giacinto Andrea Ciccognini
Italiano meno stravagante che le rappresentazioni Spagnuole, Inglesi ed Alemanne. Solo è da notarsi che ne’ primi tempi l
nel settembre del 1700. I di lui melodrammi ebbero gran voga allora, ed oggi appena si sa che si rappresentarono. Anche i
i. Ne compose anche il Capece, il Minato poeta della Corte di Vienna, ed Andrea Perrucci Siciliano autore della Stellidaur
sguardi e gli applausi si attira l’impostura che sa farsi un partito ed il vizio luminoso. Le stranezze dell’opera in mus
esco e l’eroico, le apparenze fantastiche e la storia, la vita civile ed il miracoloso. Altre favole si formarono ad imita
vor de’ manti. Queste novità tirarono per qualche tempo l’attenzione, ed allora si tradussero Calderon, Moreto, Solis ec.
ole, come può osservarsi nelle sue date alla luce più volte in Napoli ed in Roma, l’Ardito vergognoso, Chi tutto vuol tutt
bile difficoltà della versificazione armoniosa. Similmente tradussero ed imitarono le commedie Spagnuole Ignazio Capaccio
i Amalfitano, Giuseppe di Vito Napoletano, Andrea Perrucci traduttore ed imitatore nel 1678 del Convitato di pietra, ed On
ea Perrucci traduttore ed imitatore nel 1678 del Convitato di pietra, ed Onofrio di Castro autore della commedia la Necess
a desolazione. La moltitudine si affollava sempre con maggior diletto ed avidità alla scena musicale piena di magnificenze
re nel carattere di Formica personaggio raggiratore come il Coviello, ed in quello di Pascariello. La di lui casa in Firen
lo Dati, Giambatista Ricciardi, il dottor Berni, il Cbimentelli ecc., ed in essa rappresentavansi in alcuni mesi dell’anno
per lungo spazio imponevano silenzio talora all’uno talora all’altro; ed io che in que’ tempi mi trovai col Rosa, ed ascol
all’uno talora all’altro; ed io che in que’ tempi mi trovai col Rosa, ed ascoltai alcuna di quelle commedie, so che veriss
la fanciullezza da Andrea Calcese ammirato in tal carattere in Napoli ed in Roma96, e da Francesco Baldo, dal quale ricevè
i testimoni oculari degli applausi che riscuoteva la maniera graziosa ed il motteggiar di Michelangelo, al loro ritorno in
a dilettar pienamente in Francia un carattere di cui non aveasi idea, ed un dialetto sconosciuto come il Napoletano? Pur n
le luigi, colla quale soccorse e chiamò presso di se i suoi genitori, ed in seguito prese moglie e visse con decenza sino
come attore soltanto controbilanciava il gran Moliere che come attore ed autore quivi spiegava gl’ inimitabili suoi talent
lui ritorno i Parigini accorsero di bel nuovo alla Commedia Italiana, ed in tutto il mese di novembre non si curarono de’
n è più in uso, e solo rimane esposto alla curiosità de’ viaggiatori; ed incresce il vedere che già mostra talmente i dann
a del compasso immortale de’ Palladj e de’ Sansovini. Giacomo Torelli ed altri cinque cavalieri Fanesi vollero supplire al
rando al fine il sistema drammatico degli antichi si prese a tradurre ed imitar con furore il teatro Spagnuolo, di cui si
il rividi e l’ascoltai in Madrid per più anni in compagnia di Narciso ed altri più oscuri castrati tutti Spagnuoli. La Rea
33 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133
a riserba di Virginia e di Pompea le quali caddero; il suo Andronico ed il Tiridate restarono al teatro. Ma la lettura ri
al teatro. Ma la lettura riposata è la pietra di paragone de’ drammi, ed essi non passano alla posterità quando mancano di
do mancano di stile, di lingua, di buona versificazione, d’interesse; ed in quelli di Campistron si desidera forza, calore
e, d’interesse; ed in quelli di Campistron si desidera forza, calore, ed eleganza. Diedero allora qualche passo nella poes
r lo stile, non conosceva il teatro francese, e la sua tragedia cadde ed annojò. I Francesi si confermarono nella credenza
tuì al naturale e al delicato e al grazioso l’arte, il bello-spirito, ed il parlar gergone. Nelle quattro sue tragedie i M
eggiate e difettose nella lingua29, gl’ imparziali riconoscono merito ed interesse. Osservasi ne’ Macabei una locuzione co
cidar Romolo, troppo spazio dovendo correre trallo sfoderarsi i ferri ed il trafiggerlo. Ersilia che nell’atto terzo dice
di avere scritto il biglietto, manifesta mancanza di arte nel poeta, ed oltre a ciò con poca verisimiglianza e ragione i
Dividendo poi la riconoscenza rende meno maravigliosa la rivoluzione, ed incorre nel difetto del Voltaire. Nè anche si ric
rò che oltre al poema di Camoens si maneggiò in Lisbona dal Ferreira, ed in Castiglia dal Bermudez e da Mexia de la Cerda,
d’unità d’interesse, che La Motte nelle sue prose ostentava. Alfonso ed Inès ne hanno uno particolare non pur diverso ma
suo. Lontano dalla grandezza del primo non meno che dalla delicatezza ed eleganza armoniosa del secondo, egli non cade per
volta troppo nera, lo scorge non di rado nell’aspro e nell’inelegante ed in certe costruzioni oscure, per non dirle barbar
tta la tragedia ripresa per trovarvisi sfigurata la repubblica Romana ed il carattere di Catone e di Cicerone: Atreo, Ties
oro e più uguaglianza ne’ caratteri. Serse par che avvilisca il padre ed il monarca nell’ adoperarsi in pro di un figlio f
iù lettere nel 1719 criticando l’Edipo di Sofocle, quello di Cornelio ed il proprio, o ciò che in una edizione del suo Edi
al carattere enunciato dell’uno e dell’altra. Innamora non per tanto ed interessa il magnanimo carattere di Marianna. La
ffetti di uno sposo pieno di sospetti e di crudeltà ma sensibilissimo ed innamorato, e di una consorte la di cui virtù non
composta dopo il 1730 e prima del 1735 quando s’impresse. Shakespear ed il duca di Buckingam in Londra, l’ab. Conti in Ve
uscita alla luce nel 1732 fu scritta interamente in ventidue giorni, ed in un solo se ne concepì e dispose il piano. É la
que in lei non è mai vinto, si oppone con ugual forza alla religione, ed il di lei gastigo può ammaestrare. In fatti lo st
e virtuoso di Zaira, pel nobile e generoso di Nerestano, per la dolce ed umana filosofia che vi serpeggia. Io non conosco
a l’azione dell’una e dell’ altra, la gelosia ne costituisce il nodo, ed un equivoco appresta ad entrambe lo scioglimento;
aro Gozzi si è recitata con applauso. Tradotta dopo il 1772 in Madrid ed in Aranjuez si recitò con universale ammirazione
parte usato nel calore del maggior pericolo, come fa lo stesso Narba ed altri ancora. Nell’ interessante scena quarta del
favellarono i giornalisti di Francia, e con maestria l’ab. Cesarotti, ed altri eruditi esteri ed Italiani, che certi sedic
i di Francia, e con maestria l’ab. Cesarotti, ed altri eruditi esteri ed Italiani, che certi sedicenti profondi pensatori
re forse il primato tralle sue tragedie, colla copia delle idee nuove ed ardite, colla pompa dello stile, colle immagini n
l poeta37. Ma molte scene inimitabili invitano i più schivi a leggere ed ascoltare il Maometto. Tali sembrano con ispezial
sembrano con ispezialità le seguenti: la quarta dell’atto I di Zopiro ed Omar in cui si disviluppano i caratteri e si prep
gareggia in Maometto colla sua ambizione, e che la perdita di Palmira ed i rimorsi che in lui si svegliano alla vista del
Certamente per ricavarsene un frutto morale da far detestare il vizio ed amar la virtù. Ma l’autore del Maometto si prefig
sentanza lungi dall’ essere scandalosa pericolosa, diviene istruttiva ed utile alla società. L’Alzira una delle migliori t
vivere in agosto del 1749. In sì bel contrasto de’ costumi Americani ed Europei l’autore si prefisse il più bel fine a cu
orza della virtù della religione Cristiana che consiste nel perdonare ed amare l’inimico, sovrasti a tutte le virtù del ge
l’azione eroica di Gusmano; Alzira ama vivamente e mette in contrasto ed attività l’amore di Zamoro e di Gusmano; Alzira s
o muove Zamoro a danni del suo rivale; Alzira dà il più vivace colore ed il carattere di sublimità all’eroismo Cristiano d
nità, l’orrore al vizio, l’amore della virtù. Alzira, Zamoro, Gusmano ed Alvaro sono personaggi che non si rassomigliano n
ntanto Ninia sa che la Madre è la rea, Nino l’accusa e vuol vendetta, ed invita il figlio alla sua tomba; or questi dee sa
a vittima. Ma se Ninia può ignorarlo, non l’ignora il Gran Sacerdote, ed approva il parricidio come un’ azione lodevole e
impedire un incesto; ma Semiramide non conosce Arsace per suo figlio, ed Arsace è virtuoso ed innamorato di un’ altra; or
ma Semiramide non conosce Arsace per suo figlio, ed Arsace è virtuoso ed innamorato di un’ altra; or non bastava di far lo
ossia la Vestale, Artemira disapprovata dal medesimo autore, Adelaide ed il Duca di Foix tragedie mediocri di fatti nazion
azionali, e Tancredi, intrigo condotto con poco verisimili reticenze, ed in cui una parola di più scioglierebbe gli equivo
tardi Volteriani scimieschi apportarono su quelle scene la decadenza, ed il gusto inglese ne accelerò la ruina, coprendole
lo stile. M. Ducis ha scritti in francese l’Hamlet, Giulietta e Romeo ed il Re Lear del Shakespear. Anche M. Le Tourneur n
Euripide. Lasciamo di parlar punto nè poco di Nadal, le Blanc, Pavin ed altri obbliati dalla nazione stessa. Qualche favo
presse in Parigi nel 1788. La Place ha tradotto molte favole inglesi, ed ha composto Jeanne d’Angleterre, e Adéle de Ponth
eti Greci e specialmente Aristofane senza averne conservato il calore ed il sale, secondo che affermano i giornalisti di B
Pompignan nato a Montalbano nel 1709 si esercitò in più di un genere, ed oltre alla traduzione del Prometeo di Eschilo, ha
posto una Didone togliendone le situazioni da quella di Metastasio40, ed una Zoraide, che Voltaire pur mette in ridicolo;
ì di ogni conoscenza dell’eroismo e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza di stile e di armonia di versificazione,
iglietto di disfida al suo generale sul punto di darsi una battaglia, ed il generale accettarla preferendo un litigio priv
on si comporta eroicamente Bajardo umiliato chiamando con tanto fasto ed apparecchio i Francesi ad ammirarlo? Egli dice in
dell’eroismo e della virtù. Ma se egli travide nel dipingere gli eroi ed i virtuosi, non si mostrò più abile in far operar
re Francese poi, che piove dal cielo nell’atto V, scopre la congiura; ed a chi s’indirizza? forse a’ generali Francesi? No
quella specie di contradanza che fanno nell’atto IV Gastone, Avogaro ed Eufemia? É una situazione maneggiata con gravità
astello? Non sempre la ritirata è viltà, lâcheté, mancanza di valore; ed Avogadro diede del suo coraggio non dubbie pruove
ti compassionevoli la gara del padre e del figliuolo per morir prima, ed il dolore del popolo intenerito. “A questo spetta
do che i due figli di Avogadro furono giustiziati alcuni giorni dopo; ed anche di ciò vuol dubitare il Belloy per questa g
on è egli l’autore di Gabriela di Vergy? Non è Francese il suo Fajele ed il più implacabile, il più vendicativo, il più in
e che i Francesi di que’ tempi non diedero molte pruove di candidezza ed umanità ne’ luoghi dove fecero la guerra e dove d
tentando le loro donne; e quando quel popolo si diede agli Spagnuoli ed imprigionò que’ Francesi, qual fu l’implacabile v
versificazione, la correzione del linguaggio e la forza, la bellezza ed ogni altra dote dello stile. 27. V. l’epistola
e mancherebbe all’opera eccellente sopra ogni letteratura, se i fatti ed i giudizj ne fossero sempre sicuri? 37. Noi non
la virtù in mille guise, e a dar fomento all’energia delle passioni, ed in conseguenza a mantenervi la vivacità che inter
34 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 36-58
tirarono maggiormente l’attenzione del pubblico, furono lo Stordito, ed il Dispetto amoroso. L’una e e l’ altra apparteng
al teatro Italiano. I medesimi Francesi non ignorarono, che l’azione ed i principali colpi di teatro della prima si tolse
mede di P. Cornelio, e con una delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo di rappresentare di questa comitiva piacq
al pubblico per venire in Italia, tornò dopo quattro mesi di assenza, ed al suo arrivo i Parigini accorsero con tale afflu
ane. Ma niuno che io sappia trovò mai il ridicolo di una virtù feroce ed austera. Un carattere virtuoso ma intollerante, c
ù che ne fa il fondo, ha pure il suo ridicolo degno d’esser corretto, ed il genio di Moliere seppe seguirlo alla pesta e r
na pastorale eroica, un’ altra comica cantata nel medesimo anno 1666, ed il Siciliano commedia-ballo 16 rappresentato nel
ato da Sbrigani personaggio modellato su i servi della commedia greca ed italiana antica e moderna. Gli Amanti magnifici
medesimo tempo, per eseguir con prontezza gli ordini reali. Il piano ed i versi del prologo, dell’atto I, e delle due sce
nti colle lettere studiando per cinque anni nel collegio di Clermont, ed ascoltò le lezioni filosofiche di Pietro Gassendo
filosofiche di Pietro Gassendo, onde trasse l’abito di ben ragionare, ed analizzare, che si vede trionfar nella maggior pa
uditi, l’affettazione delle donne preziose e delle pretese letterate, ed il difetto di una virtù troppo fiera ed intollera
se e delle pretese letterate, ed il difetto di una virtù troppo fiera ed intollerante. Allo studio dell’uomo e della propr
la, e nel Siciliano, il Convitato di pietra, la Principessa d’ Elide, ed una parte della Scuola delle donne, si ricavarono
. Prese assai più dagl’ Italiani. Dallo Straparola trasse l’argomento ed alcune grazie della medesima Scuola delle donne.
mento ed alcune grazie della medesima Scuola delle donne. Varie scene ed astuzie di Scapino e di Sbrigani si trovano nelle
i, come attestò anche il Baile17. Ma si vuol notare che il Bernagasso ed il Tartuffo vennero dopo di due altri componiment
a le altrui invenzioni, accomodandole così acconciamente al suo tempo ed alla sua nazione, che quando non lavorava con fre
di Poysson, Montfleury, Boursault, Hauteroche, Champmelè, Vizè, Baron ed altri commedianti, i quali o ne composero in effe
i credesi di aver in qualche modo contribuito e Despréaux e Furetiere ed altri chiari letterati18. Dicasi pur anche alcuna
arte di dipingere, e di molto inferiore all’Inavvertito del Barbieri ed assai più allo Stordito di Moliere. Riconobbero i
ola delle donne, la Critica di questa e l’Improvvisata di Versailles, ed assai più i tre primi atti del Tartuffo preceduti
comico. I Menecmi tratta da Plauto vien pregiata dagl’ intelligenti; ed è da notarsi che l’ autore la dedicò a Desprèaux
colla maggior naturalezza del mondo, che il primo atto era tutto suo ed era eccellente, il secondo in cui Palaprat avea i
1662 e morto nel 1725 o 1726, fu un commediante di mediocre abilità, ed uno de’ buoni autori comici. Dialogizza con felic
oliere si unirono le due Compagnie Francesi nel Palazzo di Guenègaud, ed il teatro di Borgogna rimase alla sola Compagnia
uole afferma che il Convitato di pietra di Moliere è tutto spagnuolo, ed in ciò parmi che s’inganni. Le Festin de Pierre (
35 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO IV. Letteratura e Commedia Turca. » pp. 47-55
occupa il trono imperiale di Costantino, ebbe molti principi illustri ed abili in pace ed in guerra. Orcano stabilì varii
mperiale di Costantino, ebbe molti principi illustri ed abili in pace ed in guerra. Orcano stabilì varii collegii per istr
di ogni maniera le lettere e le scienze. Essi studiano l’arabo idioma ed il latino. Quei che attendono alle cose della rel
ri legislatori. Sin dal XVI secolo abbondavano nella Turchia Asiatica ed Europea le biblioteche. L’olandese Golio ne’ suoi
ndese Golio ne’ suoi viaggi in Aleppo, nell’Arabia, nella Mesopotamia ed in Costantinopoli, trovò molti Turchi cortesi e i
o collegii, dove s’ensegna a leggere e scrivere e spiegar l’Alcorano, ed anche l’aritmetica e l’astronomia e la poesia, la
poeti Turchi e Persiani. Egli viveva a’ tempi di Francesco Petrarca, ed il suo poema si tradusse nel secolo XVII da Olear
padre se ne invaghisce anche il figliuolo, manifesta la sua passione, ed è ascoltato e corrisposto. Temono gli amanti del
ente meno, non dico delle favole cinesi, ma delle alemanne, spagnuole ed inglesi del secolo XVII. Lo stile delle commedie
alcune francesi di Hardi, la Celestina dialogo drammatico spagnuolo, ed il dottor Carlino della medesima nazione, e la Ca
i. a. Vedi Paolo Giovio in elog. virorum bellica virtute illustrium, ed il Dizionario di Bayle art. Mahomet. a. Si osser
36 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO ULTIMO. Conchiusione. » pp. 300-303
ndioso edifizio della scenica poesia per la stessa antichità, varietà ed ampiezza in ogni sua parte ammirabile. Esso appar
atata in tanti rami, la quale l’ha posseduto successivamente e guasto ed acconcio a suo modo secondo il genio di ciascun p
cani, dove maestoso ancora per certa ruvida splendidezza di colonnati ed archi Gotici: diviso in grandi appartamenti altri
gelsomini e mamolette, là ricchi di fiori olandesi, di cocco, ananas ed altri frutti oltramarini, là pomposi per verdi vi
ere che aspirano a un nome vivendo di ritagli mal rubati? Alla storia ed alla sola storia scortata da una sana filosofia c
iudicar di tanti grand’uomini che vi hanno lavorato per tanti secoli; ed il suo giudizio schietto e imparziale additerà ag
ne permette pochissime, come si usava anticamente in Atene e in Roma, ed oggi usasi in Italia e in Francia. Senza dubbio i
recipitarsi nell’abisso dell’obblìo; dovechè il Misantropo e l’Atalia ed i componimenti che ad essi si appressano, non sol
37 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « ECCELLENTISSIMO SIGNORE » pp. -
ran Serse, fatta coppa delle proprie mani, gli porse dell’acqua pura, ed il Re Persiano l’accolse con quella umanità che a
ll’epoca di Lotario Imperadore) risulse in Pisa, si distinse in Roma, ed a niuna cede di generosità in Napoli, e che merit
che meritò dovunque i più onorifici sublimi gradi militari, politici ed ecclesiastici, come, oltre del Pirro, dell’Invege
della vostra grandezza stessa che ammetteste benignamente l’offerta; ed un ardir felice passa e si tollera più agevolment
come Filologo, come Erudito di ogni maniera figurate vantaggiosamente ed ornate il mio patriotico racconto dell’Epoca Fern
to il munuscolo che degnaste accettare, e serbate all’autore il vanto ed il bene di appellarsi costantemente   Di V. E. Na
38 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO V. Teatro Spagnuolo Tragico. » pp. 56-148
a di Appio che occasiona la morte di Virginia, comincia nell’atto IV, ed i tre primi atti altro non sono che una lenta pro
ate da Sigerico, ad impulso di una donna ambiziosa, ritardano la pace ed insieme l’azione ne’ primi quattro atti. Sembra p
to. Sette anni dopo, cioè nel 1770 l’istesso Moratin fe rappresentare ed imprimere Ormesinda altra sua tragedia colla mede
grandezza l’obbligò ad un maneggio tra il Moro e l’assediato Gusmano, ed a fargli parlare l’uno dal suo campo l’altro dall
rendere in tanta distanza quanta esser dovea tra un campo che assedia ed una piazza assediata, verisimili tali conferenze,
giatore del secolo XVII avea scioccamente maneggiato quest’argomento, ed il signor Cadahalso volle rettificarlo trattandol
il signor Cadahalso volle rettificarlo trattandolo con arte e decoro ed in buono stile; ma la versificazione di due endec
a di amore egli esige da una madre la morte dell’unico di lei figlio; ed in che fonda la speranza di conseguirlo? nella sf
otto Gibilterra. L’esposta mia critica moderata, imparziale, lodativa ed amichevole, anzi che no, punto non dispiacque all
accoppiava gusto e buon senno alla domestica e straniera erudizione, ed onorò la mia Storia, e queste mie osservazioni le
favola di Francesco de Roxas Progne e Filomena. La buona intenzione, ed il patriotismo dell’autore desideroso del miglior
rinos punto non risentissi di ciò che accennai del dialogo uniforme ed elegiaco , e della durezza dello stile . Gl’inc
Achivi ? Errò Stazio cantando la Tebaide, cioè le discordie fraterne ed il regno alternato combattuto con odii profani e
unestissime guerre più che civili, la scelleratezza divenuta diritto, ed un popolo potente che converte la destra vincitri
, rintuzzato, privo di sensibilità; là dove la tragedia esige energia ed elasticità per eccitar la commiserazione e conser
A questa lugubre scena una ne segue amorosa di sette pagine di Olvia ed Aluro che conchiude l’atto. Giudichi il leggitore
doloroso pensiero. Aluro amante sì paziente vuol saperne la cagione, ed ella dopo di aver posto in contrasto l’amore che
fare un passo retrogrado, e si consumano tre lunghe scene a ricordare ed esagerare un antico tradimento fatto da Galba a’
e. Un andare e venire de’ personaggi senza perchè empie le scene 6, 7 ed 8. Terma dà avviso a Dulcidio che Olvia se disfra
revenirne il generale, si è sull’affare trattenuto per cinque pagine, ed al fine si ricorda di domandare ad Olvia, se Mega
della sorella; ma questa che gli ha comunicati a Dulcidio e ad Aluro, ed ha pure fidata al soldato la sua spada, si guarda
do altercando esce Aluro in tempo che Terma dice, refrena tu furor , ed egli ciò udendo dice; questa che parla è Olvia; c
parte; e seguitando le donne a contrastare, Terma grida, Numantinos, ed Aluro sempre la crede Olvia, e ferisce l’altra da
e sempre il traditore Giugurta . Torna Dulcidio con fiaccola accesa, ed Olvia spira mentendo con dire che ella amava Giu
a compassione tragica. Se tali garbugli notturni, tali languidi amori ed equivoci mal fondati, e così fatta mascherata sen
recitando più di cento versi, e declama sulle discordie della Spagna, ed esita nel voler dar la morte ad un suo figliuolo,
di regolarità, e di qualche tratto lodevole; ma vi si desidera calore ed interesse. La maggior parte de’ personaggi introd
rregge meglio i costumi, e diletta maggiormente il gastigo del vizio, ed il premio della virtù, che la compassione . Sappi
e innamorato. Giornata I. Apresi con un dialogo di Garceran Manrique, ed Hernan Garcia, dicendosi che Toledo è in festa, p
allora passato oltre del 1192, quando il re Filippo tornè in Francia, ed il marchese di Monferrato fu assassinato in Tirob
di Giovanni di Brenna padre di Jolanda da lui sposata, che era figlia ed erede di Maria primogenita d’Isabella figliuola d
passò in Terra Santa, guerreggiò, conquistò il regno di Gerusalemme, ed aprì il Santo Sepolcro alla devozione de’ Cristia
afferma che Alfonso guerreggiò in Palestina, e conquistò Gerusalemme ed il sepolcro? Non è questa una menzogna garrafal?
l’Itacese Ulisse. Virgilio potè in tanta antichità avvicinare Didone ed Enea (quando anche non fossero stati contemporane
e, sol che questi si lagna che sia il re divenuto schiavo di Rachele, ed il popolo sacrificato si vegga De esa ramera a v
io del petto è un contrabbando Gongoresco ridicolo nel secolo XVIII, ed assai più nel genere drammatico. Ed ecco una dell
siva di sette anni di durata? Rachele cui è già nota la sua disgrazia ed è stata chiamata, ambiziosa e amante viene a tent
o, ma si reputano sulla scena false fantastiche contrarie all’effetto ed allo stato di Rachele. Anche Ruben scherza facend
’intervallo degli atti è passata questa parte importante dell’azione, ed essa non è tutta alla vista, come si gloriava l’a
n un Alfonso dominato da una cieca passione. Viene Rachele piangendo, ed Alfonso dice: Raquel llora! mucho de ti recelo v
ll’atto I rende incostante il carattere di Alfonso, e scema la verità ed il patetico di quest’altra. Rachele stessa non pu
España, Europa, el Orbe. In somma il carattere di Alfonso è picciolo ed inconcludente; ed il poeta Diamante un secolo pri
Orbe. In somma il carattere di Alfonso è picciolo ed inconcludente; ed il poeta Diamante un secolo prima ne fece una dip
dipintura più uguale. Dopo ciò Rachele affetta desiderio di partire, ed il re si ostina a farla rimanere, perdona agli Eb
lie de’ Lara e de’ Castro, rimprovero nulla conducente all’argomento, ed inserito dall’autore per astio o per adulazione p
deva più moto che parole. Rachele non accetta l’esibizione di Garcia, ed i congiurati tornano colle spade alla mano e vann
insanguinato alla mano? Rachele spirando chiama Alfonso, che giugne, ed ella ha tanto di fiato che può dirgli che la pleb
caldo ancora, repentinamente acquista dominio sulla sua disperazione, ed ammette in quel medesimo istante gli uccisori all
rchè era persuaso che corregge meglio i costumi il gastigo del vizio ed il premio della virtù . Quì di premio di virtù no
i virtù non si favella, se l’autore non istimasse virtù la ribellione ed il conculcare ogni riguardo dovuto alla maestà. S
Questa è la differenza che passa tra una vera esecuzione di giustizia ed un evento esposto sulla scena tragica. L’esecuzio
overe si renda degno di pietà, affetto ammesso come naturale all’uomo ed opportuno a metter l’anima in agitazione per disp
e. Il poeta Diamante in questa medesima guisa dipinse la sua Rachele, ed Huerta calcandone le orme si diede un vanto non v
autori, se non che l’Aragonese ingenuamente ne prevenne il pubblico, ed Huerta lo dissimulò. Egli fe peggio ancora. In ri
l Bermudez con ottave, odi, stanze, e con ogni sorte di versi rimati, ed anche con assonanti. Egli nell’azione si attiene
ori. Per conseguirlo bisognava in prima che egli sapesse quali errori ed improprietà appartenessero a Sofocle, e quali a’
i ed improprietà appartenessero a Sofocle, e quali a’ suoi traduttori ed indovini; di poi che egli avesse giuste idee dell
li avesse giuste idee delle proprietà convenienti al greco argomento, ed a’ greci costumi, volendo rimpastare quella trage
ente con fanciulleschi enigmi? Chi sei? dice l’Elettra dell’Huerta, ed il di lui Oreste risponde a maniera di oracolo,
rdato dall’avventurare in faccia all’uditorio Clitennestra moribonda; ed Huerta nemico delle improprietà ve la spinge senz
ibonda; ed Huerta nemico delle improprietà ve la spinge senza perchè, ed a solo oggetto di declamar tutta sola venti versi
oel marchese di Palacios produsse una tragedia intitolata Ana Bolena, ed un’ altra il Conde Don Garcia de Castilla, lodate
i sforzi per rapirle all’irreparabile dimenticanza. Con più vantaggio ed onore della nazione rammenteremo alcune traduzion
arsi, quanto l’impossibilità di combinare verisimilmente in un giorno ed in un luogo l’angustia di Roma assediata da’ Vols
iorata dal Bermudeza, è la sorgente delle Agnesi posteriori. La Cerda ed altri Spagnuoli la trasformarono in un mostro tra
i commuove e concede il perdono, la riconosce per moglie del principe ed abbraccia i nipoti; ed il Colomès si è bene appro
perdono, la riconosce per moglie del principe ed abbraccia i nipoti; ed il Colomès si è bene approfittato di questa bella
nese sia da lui amata. Per lo stile lascia rare volte di esser grave, ed il patetico n’è ben sostenuto, e con passi armoni
tto II; quanto ella dice nell’atto V, è parimente espresso con verità ed affetto; chiama l’attenzione il discorso ch’ella
degli eruditi; e la Spagna dovrebbe gloriarsene, come la più regolare ed appassionata uscita da un suo figlio, e desiderar
atello, e nel cangiamento che fa si dimostra arrogante, incongruente, ed opposto a’ proprii interessi. Il tragico Greco co
proprietà si desidera anche nell’atto III nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precisione, di proprie
a di precisione, di proprietà, di forza, e di sublimità, lussureggia, ed enerva i sentimenti col distenderli con verbosità
ori e gl’impeti de’ fazionarii, lasceremo per ora borbottare in pace, ed insolentire a sua posta quest’altro esgesuita, e
migliarità. Meritava tanta saviezza che si rilevasse con giusta lode, ed io lo tributo volentieri ad un dotto amico rapito
ello, Sigonio, Muratori ec. a. Vedi l’abate Uspergense all’anno 1228 ed il citato Riccardo di San Germano. a. Ramera in
il Colomès) è per gli Spagnuoli quello che è in Italia la Sofonisba, ed ha le virtù di questa ed i suoi difetti. Con pa
gnuoli quello che è in Italia la Sofonisba, ed ha le virtù di questa ed i suoi difetti. Con pace di questo letterato che
ed i suoi difetti. Con pace di questo letterato che io pregio molto ed ho conosciuto di persona nella mia dimora in Bolo
stanza, infinita distanza tralla Sofonisba e la Nise, tra il Bermudez ed il Trissino. Il Bermudez fu un plagiario convinto
Europa la greca esattezza; il primo formò un atto quinto assai freddo ed insipido, il secondo riuscì molto interessante ap
39 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO II. Tragedie Italiane del XVI secolo. » pp. 28-131
nel 1502 la presentò ad Isabella da Este Gonzaga marchesa di Mantova; ed alcuni anni dopo si pubblicò in Venezia insieme c
ta Palazzo e Tempio d’Amore. La tragedia è verseggiata in ottava rima ed ha qualche debolezza e varii difetti; ma non è in
, e contiene un atto solo senza distinzione di scene con vario metro, ed in linguaggio per lo più lombardo. Tali cose trag
dedicata a Leone X e rappresentata magnificamente nel 1514 in Vicenza ed anche in Roma, ma s’impresse la prima volta nel 1
nel 1524. Non ha divisione di scene e di atti; ha il Coro alla greca, ed è per la maggior parte composta in versi sciolti
Coro alla greca, ed è per la maggior parte composta in versi sciolti ed ha qualche squarcio con rime rare e libere, anzi
o che l’autore non dovè nè alla Grecia nè al Lazioa, dalla regolarità ed economia dell’azione, dal bellissimo carattere di
regina, ai di lui discorsi, alla compassionevole contesa con Erminia, ed al quadro delle donne affollate intorno a Sofonis
eea. La tradusse in prosa con i cori in versi Mellin de Saint Gelais, ed in versi Claudio Mermet nel medesimo secolo in cu
ri grato a quella ingegnosa nazione e che ripeta quel che altre volte ed assai prima di lui osservarono i Francesi stessi,
erà seppellirgli nell’obblio, non vedendo nell’Oreste che languidezza ed imitazione del greco? Quanto a me esorto la giove
t’illustre autore dipinga il prospetto del tempio e le teste, i busti ed il monte di ossa degli uccisi che vi biancheggia;
di anni ventotto secondo il Crescimbeni nel 1533, e secondo il Rolli ed altri con più probabilità mancato in Napoli nel 1
una tragedia impressa indi colle altre sue opere in Firenze nel 1548, ed oggi registrata nel tomo III del Teatro Italiano
a l’eccesso della spietata Tullia per esporlo sulle scene. La purezza ed eleganza dello stile non farà tollerare il caratt
rotagonista. Tullia non solo calpesta le più sacre leggi della natura ed aspira al regno paterno per immoderata ambizione,
tabile avversione contro de’ genitori rinfacciando loro de’ misfatti, ed eccita contro di se tutta l’indignazione di chi l
esemplari piuttosto traducendo che imitando l’Alamanni, l’Anguillara ed il Giustiniano. Luigi Alamanni celebre autore del
ei avessero vendicata l’opera e l’autore, essendosene con somma pompa ed applauso ripetuta la rappresentazione nel 1565 in
la e toglierne fralle altre cose le rime e i versi di cinque sillabe, ed all’ombra da prima introdotta nel prologo sostitu
teva nella noja e languidezza dello stile, e pensò rimediarvi ornando ed infiorando la sua Canace con certe studiate espre
ersonaggi subalterni dipinti scioperatamente, e non poche scene vuote ed oziose e slogate, ed i racconti di cose che megli
dipinti scioperatamente, e non poche scene vuote ed oziose e slogate, ed i racconti di cose che meglio avrebbero animata l
conti di cose che meglio avrebbero animata la favola poste alla vista ed in azione, ed il non essersi l’autore approfittat
che meglio avrebbero animata la favola poste alla vista ed in azione, ed il non essersi l’autore approfittato de’ rimorsi
a crudeltà. Sulmone re di Persia gareggia colle atrocità degli Atrei, ed Orbecche che svena il padre, và del parí coll’Ele
o in iscena l’avventura degli Orazii (che nè anche è argomento greco) ed ebbe la sorte di coloro che tentando un mare scon
i nelle lodi del pontefice, de’ Farnesi e di altri principi italiani, ed anche di Carlo V; ed è questo forse il primo esem
efice, de’ Farnesi e di altri principi italiani, ed anche di Carlo V; ed è questo forse il primo esempio de’ prologhi dest
il primo esempio de’ prologhi destinati da poi ad onorare i principi, ed il Calepio osserva a ragione che Pietro Cornelio
a a Publio Orazio l’esito della pugna, nella quale Roma ha trionfato, ed egli ha perduti due figli; dal qual racconto è ab
e quando si presenta al fratello perduta, semiviva, la chioma sparsa ed il volto bagnato di lagrime. Un cuore veramente R
corrispondere agli ultimi atti della sua tragedia che riescono freddi ed inutili, a i primi pieni di calore, d’interesse e
zione passa tra personaggi particolari; privati ne sono gl’interessi; ed in quel tempo non parvero degni della tragedia re
o Cavallerino modanese nel 1582 e 1583, delle quali parlano l’Allacci ed Apostolo Zeno nelle Annotazioni all’Eloquenza Ita
ia del Torrismondo si elevò sopra la maggior parte de’ contemporanei, ed a pochissimi di quel secolo lasciò la gloria di a
in un fascio i tragici Italiani e gli Spagnuoli, asserì che il Tasso ed il Trissino aveano la testa stravolta da’ romanzi
lla cui tragedia si scerne subito il torto manifesto di quel gesuita, ed appuntino l’opposto di ciò che egli afferma, cioè
ne nel 938? Allora che Rapin andava criticando l’Ariosto, il Trissino ed il Tasso pe’ costumi della cavalleria, non si sov
ttimento de’ tredici Italiani con tredici Francesi che rimasero vinti ed uccisi con tanta gloria del valore italiano? Potè
stile: un patetico vivace che empie, interessa, intenerisce, commuove ed eccita il bel piacere delle lagrime. Sono forse m
sonno, Che a me forme di orrore e di spavento, Il sogno non presenti, ed or mi sembra Che dal fianco mi sia rapito a forza
arte, Prende gioco di me, marito vostro, Mi dice, è il buon Germondo, ed io fratello; Et adornando va menzogne e fole Di u
o a la morte; or mori, et ama Morendo. Alvida dopo ciò parte furiosa ed eseguisce il suo pensiero. Io invito l’anime tene
ta?… Torrismondo giurando e lagrimando le conferma il cambio fatale, ed ella allora quasi pentita dell’attentato, Parea
è presso i veri intelligenti la modificazione delle maniere esteriori ed alquanti nei di poca conseguenza nulla pregiudica
ed alquanti nei di poca conseguenza nulla pregiudicano alla sostanza ed al merito intrinseco che vi si scorge; ma vero è
lice e più esercitata il pregio di tesserne un’ altra con più tragico ed elegante stile. Bongianni Grattarolo di Salò sul
tenuto di ciascun atto. La scena dell’azione dimostra Troja distrutta ed ardente col sepolcro di Ettore intero. Quante par
emi di Omero intorno alle dissensioni degli Dei favorevoli a’ Trojani ed a’ Greci, ad oracoli, fatalità, predizioni, ad an
incipi Trojani, tutto trovasi ammassato nell’atto I fatto da’ Giunone ed Iride, che è insieme prologo e parte dell’azione.
gue suo conforme al mio, La fraude ne sarà meglio ajutata, puerilità ed insipidezza priva di verità di gusto e di passion
ice alla prima che cerca Astianatte per menarlo ad esser sacrificato, ed Andromaca atterrita esclama subito, Oimè! che re
soggiungo omesso nell’esame del Torrismondo. Egli superiore a Seneca, ed anche a più di un moderno, fa raccontare il suici
sì dire ne l’intermittenza. Seneca fa raccontar la morte di Polissena ed Astianatte al Ecuba ed Andromaca; ed il Grattarol
nza. Seneca fa raccontar la morte di Polissena ed Astianatte al Ecuba ed Andromaca; ed il Grattarolo l’ha seguito anche in
raccontar la morte di Polissena ed Astianatte al Ecuba ed Andromaca; ed il Grattarolo l’ha seguito anche in questo, bench
, il Principe Tigridoro del Miari, la Tullia feroce di Pietro Cresci, ed alcun’ altra che si trova mentovata dal Quadrio.
revede Imetra le vicine funeste conseguenze del di lei empio disegno, ed a costo di qualunque rischio proprio tenta distog
e Dirce. Semiramide all’intenderlo si accende si una rabbia tremenda, ed in conseguenza nel l’atto III minaccia di trarre
dell’animo l’orrendo disegno; e tutti accoglie con somma tranquillità ed allegrezza. Ma nell’equivoche espressioni che ado
o del pennello di Euripide, e forse di Dante e di Omero, sì terribili ed evidenti sono le immagini degli uccisi, e sì comp
isse. Manfredi lo seguì; ma poi la stessa guida illustre lo sedusse; ed in vece di cercare nella natura, e nelle circosta
ci e lirici. Si lascia vedere di quando in quando qualche superfluità ed affettazione; ma per quel tempo, in cui tutti cor
della Semiramide in Verona, e dell’Aminta e del Pastor fido in Napoli ed altrove, e di molte e molte commedie di quel temp
indispensabile della veracità e sicurezza ne’ fatti e della solidità ed imparzialità ne’ gìudizii. Ma il campo era troppo
veruno fragli antichi ne ha inventata e disposta con tanta regolarità ed artificio la favola e con tale eccellenza, vigore
tanta regolarità ed artificio la favola e con tale eccellenza, vigore ed eloquenza scolpiti i caratteri e animate le passi
nel secolo seguente, e nel nostro vi si sono appigliati il Crebillon ed il Voltaire, su i quali potrebbe osservare l’avvo
roa. Rimettiamo i leggitori alla Drammaturgia, all’opera del Quadrio, ed a qualche altro che si ha presa la cura di spolve
ora il benedettino mantovano Teofilo Folengo morto nel 1544, bizzarro ed ingegnoso autore delle Poesie maccaroniche sotto
dalla prima scena assai bene espresso il carattere di Merope agitata ed oppressa dal pensiero di esser pur giunto il temp
ntarsi tra gli eccellenti. Ma quanto al metodo greco che vi si tiene, ed al coro continuo che spesso nuoce a’ secreti impo
ne vanno esenti le altre tragedie del Torelli, e nè anche la Vittoria ed il Tancredi, le quali per altro debbono esserci c
o. Essa fu un nobile ritratto della Greca, da cui riportò qualche neo ed una dose di lentezza, volendola troppo imitare. N
rrismondo, della Semiramide, del Tancredi, della Tullia, dell’Orazia, ed i posteri l’ebbero dagl’Italiani. Ma quando anche
rò un’ altra volta l’abate Andres, allorchè con troppa precipitazione ed arditezza sentenziò così: La parte drammatica (
più recenti colori le bellezze de’ greci esemplari? E che pedanteria ed affettazione transalpina è quella di tacciare sen
o innoltrati sino all’odierna delicatezza di gusto che rende ingiusti ed altieri ancor certuni che non saprebbero schicche
hè si cantarono in Atene, come immaginò il Mattei. Euripide e Sofocle ed Eschilo non sono meno tragici nella lettura e nel
logo del Tomo VI. a. Lasciamo ancora la Susanna del Sacco da Busseto ed altri simili drammi, ai desiderosi di titoli, pot
iderosi di titoli, potendosi vedere nel lodato Quadrio, nell’Allacci, ed in altri cataloghi più recenti. a. L’abate Saver
atteignit à quelque une des leurs beautès. a. Di tante traduzioni ed imitazioni francesi della Sofonisba, quella di Ma
a, quella di Mairet fu l’unica che si sostenne lunga pezza in teatro, ed , al dir di Voltaire, fu la prima tragedia frances
o abate Serassi cita in tal proposito una lettera del Tasso a Licino, ed un’ altra a Cristofano Tasso, le quali trovansi n
a si a proposito rilevata, non è fuggita al marchese Scipione Maffei, ed ha nella Merope imitato questo passo: O Ismene,
40 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO II. LIBRO II » pp. 34-49
il primo semplice, grave, e solido contiene sei colonne in facciata, ed altrettante dalla parte opposta, e si allontana d
lla maniera dorica greca, e dall’ordine toscano de’ tempi posteriori, ed il secondo tempio più picciolo, che dinota di ess
Etruria. Di questo Puttino Etrusco trovato nell’agro Tarquiniense ed illustrato da mons. Passeri, favella parimente l’
ella Perugia Etrusca, mons. Fontanini, il senator Filippo Buonarroti, ed il proposto Anton Francesco Gori. Conviene quì pa
i attribuisce l’Ercole hibace, una delle più preziose gemme Etrusche, ed Apollodoto, di cui si ammira una gemma colla test
i ammira una gemma colla testa di Minerva incisa a punta di diamante, ed un’ altra rappresentante Otriade del museo Corton
ilo giura per le città di Preneste, di Sora, di Segni e di Frusinone, ed Egione ripiglia, Quid tu per barbaricas urbes j
igia Campana, cioè del proprio paese. E’ inutile accumulare argomenti ed autorità su ciò che finora niuno ha posto in dubb
Ottavia di Mecenate, il Tieste attribuito a Quinto Vario, a Virgilio, ed a Cassio Severo, tragedia da Quintiliano reputata
anza, la Medea di Lucano, l’Agave di Stazio sì bene ascoltata in Roma ed encomiata dal satirico Giovenale, tutte queste bu
atini, dovè trovare in quella nazione ordigni opportuni per elevarsi, ed in copia maggiore che non ne trovò la poesia comi
agedie romane da essi esaltate, e che sapevano quel che si dicessero, ed assai poco crederemo al sig. Denina che con tutta
L’opinione di chi lo fissa all’imperio di Teodosio, è la più comune; ed il lodato Pietro Daniele l’avea abbracciata come
’avea abbracciata come semplice congettura, nè disconvennero Taubman, ed altri. Goujet nel suo primo supplimento al Moreri
veano introdotta nella Francia settentrionale la loro giurisprudenza, ed erano già state abolite quelle sentenze di morte
ra que’ dieci   Te fra que’ dieci pag. 84, linea penultima ed ultima con felicità la secondano, sono copia
41 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO II. Pastorali Italiane. » pp. 131-143
inguaggio, quanto ne’ difetti di languidezza e di stile troppo lirico ed ornato. Non è però che non se ne fossero prodotte
suolo con un prologo del conte Fulvio Testi. Ne uscirono per l’Italia ed oltramonti molte edizioni e traduzioni Francesi e
irono per l’Italia ed oltramonti molte edizioni e traduzioni Francesi ed Inglesi. Le opere che riscuotono gli applausi del
così, originario delle pastorali, vi si veggono molti falsi brillanti ed alquante metafore ardite alla moda Marinesca. Non
ligenti imparziali. Appartiene la prima al secondo lustro del secolo, ed in essa, oltre all’ esser piaciuto all’autore di
a la semplicità dell’azione condotta coll’ usata regolarità Italiana, ed espressa colla natural grazia di questo leggiadro
grazia di questo leggiadro poeta. Interessante è l’ episodio di Jante ed Alcasto dell’atto I, in cui si spiega l’origine d
ù varj, passioni più vivaci, locuzione ricca di molte grazie naturali ed assai conveniente alle persone imitate. L’azione
hiunque ardisce insidiare l’onestà di quelle rigide seguaci di Diana; ed Alcippo dee soggiacere a questa pena. Tirsi, il g
nte suo disegno di acquistar la di lei benevolenza, per poi scoprirsi ed ottenerla in consorte. Commuove il suo semplice a
ove il suo semplice appassionato racconto; tutti intercedono per lui, ed ottiene il perdono e la sua bella Clori. I caratt
ne del secolo, se voglia mirarsene con indulgenza qualche languidezza ed ornamento lirico. Tra esse può registrarsi la Fin
iù di questa abbia acconciamente dato luogo a molti squarci musicali, ed a tante arie o strofe anacreontiche non cantate s
ovvisatore, il Siringo favola cacciatoria impressa in Siena nel 1636, ed il Negoziante uscita in Venezia nel 1660. Gian-Do
asciò la casa paterna, e si fuggì nelle selve a menar vita campestre, ed in esse senza studio pervenne ad essere poeta ed
enar vita campestre, ed in esse senza studio pervenne ad essere poeta ed improvvisatore. Non ebbe il Peri altro maestro ch
42 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Pastorali: Teatri materiali. » pp. 224-253
04 pubblicò in Venezia i Litiganti, ossia il Giudice impazzito franca ed elegante versione de’ Plaideurs di Racine, e nel
Napoletano nato nel 1659 e morto nel 1719 dal 1699 in poi fe recitare ed imprimere le sette sue commedie, la Costanza, la
mplimenti vuoti di verità. Giulio Cesare Beccelli di lui compatriotto ed ammiratore dal 1740 al 1748 pubblicò in Verona e
a de’ ritratti ne costituiscono il merito, e gli procacciarono gloria ed encomj appo gl’ intelligenti e i volgari. In pros
ero contrario sentiero. Il marchese cominciò a fiorire verso il 1740, ed avendo avuta la sorte di rappresentare le sue com
vece di riscuoterne de’ bravi. Il celebre sig. Cirillo gran letterato ed avvocato e cattedratico grande senza la pompa del
a senza saputa dell’autore e imbrattata con aggiunzioni d’altra mano; ed il Politico rimasta inedita, che io vidi solo acc
o sacerdote Giovanni Tucci autore di due commedie inedite la Ragione, ed il Dovere: Don Gioacchino Landolfi che scrisse Do
1770, il Fantasma che è il Tamburro Notturno del 1773, l’Alchimista, ed il Matrimonio per procura del 1777, nelle quali r
e: Verran per ora Egizj, e Babilonici, Traci, Milesj, Clazomenj, ed Attici; E poi verranno ancor su queste tavole
oi verranno ancor su queste tavole Angli, Germani, Franchi, Ispani, ed Itali &c. Vi campeggia gran piacevolezza d
g. Angelio tutte le ha tradotte in Napoli con particolare accuratezza ed intelligenza de’ due idiomi. Il sig. Rinaldo Ange
all’antico giambico. Mentre tante commedie tutte regolari e piacevoli ed ingegnose per lo più componevansi da’ letterati,
le compagnie comiche Lombarde, educato dalle lettere a miglior gusto, ed avendo per buona sorte sin dall’età di 17 anni av
elli sì di buon ora mostrata sulle scene di Firenze, servì al bisogno ed al mal gusto corrente: entrò poi nel camin dritto
ica, Belisario, Rosimunda, Rinaldo di Montalbano, mostri scenici cari ed utili a’ comici, furono da lui alla meglio rettif
a meglio rettificati, e l’occuparono intorno al 1734. L’Uomo di mondo ed il Prodigo a soggetto entrambe, la Donna di garbo
l Prodigo a soggetto entrambe, la Donna di garbo scritta interamente, ed il Servo de’ due Padroni argomento suggeritogli d
e, compose la Sposa Persiana, e negli anni susseguenti Ircana a Julfa ed Ircana a Ispahan che ne seguitano il romanzo, tut
ana a Ispahan che ne seguitano il romanzo, tutte e tre in cinque atti ed in versi martelliani. Comunque debbano esser chia
re e col Burbero benefico (le Bouru bienfaisant) che gli produsse oro ed onore, col Curioso accidente e col Matrimonio per
a formar que’ mostri lusinghevoli che seducevano il popolo Veneziano, ed ebbero un imitatore nel sig. Giuseppe Foppa. Semb
un Nuovo Teatro Comico composto di favole grandi e picciole in versi ed in prosa. Singolarmente se ne ammirano il Saggio
el sig Goldoni. Il Real Programma di Parma che coronò cinque tragedie ed in tanti altri Italiani ridestò lo spirito tragic
i questo illustre autore, il Bel Circolo ossia l’Amico di sua moglie, ed il Progettista, nelle quali ben presto ci auguria
edie: Alessandro Guidi l’Endimione con ariette musicali, il cui piano ed alcuni versi dicesi appartenere alla famosa regin
i, tuttochè siensi convertiti quello di San Bartolommeo in una chiesa ed il teatrino detto del Vico de la lava o della Pac
oletano Scarola. Egli ne migliorò la figura rendendola semicircolare, ed acquistò luogo per ogni cosa coll’ industrioso pa
l Napoletano Domenico Antonio Vaccaro figlio dell’eccellente scultore ed architetto Lorenzo Vaccaro. Chi avrebbe creduto p
al Fondo di separazione de’ lucri. Con una piena libertà d’immaginare ed eseguire a suo modo, con un sito ampio e d’ogni i
acciata pesantissima, non ampio, non magnifico, non comodo per vedere ed esser visto, non armonico all’ udire; mentre la p
. Il diametro maggiore dell’uditorio è di piedi parigini 73 in circa, ed il minore di 67. Havvi sei ordini di comodi magni
o che diletta al vedere e nuoce all’udire. Un vuoto di tanta ampiezza ed arricchito di spaziosi corridoi e compartito in t
so anno? Che non compieva gli oggetti essenziali di un teatro, vedere ed udir bene. Ma il fatto diametralmente si oppone a
43 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VI. Teatro Spagnuolo Comico e Tramezzi. » pp. 149-194
ori delle montagne delle Asturie, i quali si tengono per nobili nati, ed ostentano la loro executoria ossia carta di nobil
agnuolo del Linguet. Ma la favola del Cañizare è assai più piacevole, ed è la sola che con tal titolo comparisce su quelle
. Il Domine Lucas è uno studente de’ monti Asturiani sommamente goffo ed ignorante; ed il di lui zio che esercita l’avoghe
cas è uno studente de’ monti Asturiani sommamente goffo ed ignorante; ed il di lui zio che esercita l’avogheria, non è men
restieri più insulsamente e sconciamente di quello che Ramòn La-Cruz, ed altri simili poetastri fecero del Temistocle, del
roveranno ricetto nella Biblioteca de’ viventi del Sampere per morire ed esser seppelliti in coro in siffatto scartabello,
i, non ne saranno obbligati che alla Storia de’ Teatri in sei volumi, ed alle Addizioni che vi feci nel 1798. Los Menestr
ere sorgente della loro opulenza, sacrificano tutto per parer nobili, ed o si coprono di ridicolo, o cadono nelle ultime b
asino carico di paglia urta, e spinge al suolo un nobile immaginario, ed un altro impostore che ha preso il titolo di baro
lo scioglimento. Anche i caratteri abbisognano di maggior naturalezza ed energia, specialmente quelli di Rafa e di Pitanzo
seggia finalmente di sali e lepidezze urbane, e di partiti piacevoli, ed è ben lontana da quella forza comica che chiama l
a pastorale in cinque atti con cori, e con prologo eziandio composta, ed impressa in Madrid l’anno stesso 1784 per la pace
n verisimilitudine e con espressioni confacenti allo stato di Basilio ed al concertato disegno. Urtarono due altri moderni
si finge dama, e serve di zimbello in una casa di giuoco, sono comici ed espressi con verità e destrezza. Conveniente è qu
in un giuoco proibito che porta in conseguenza il dolore della madre ed il matrimonio che non interessa punto di Flora co
’atto II di donna Monica dama riconosciuta per Antonietta di Granata, ed artificiosi i di lei raggiri per ismentir don Alf
i carattere in Italia diede l’esempio Scipione Maffei nel suo Raguet, ed in Ispagna il riputato Isla, autore del Fray Geru
austero, la Comedia nueba, el Baron. Le due prime divise in tre atti ed in versi ottonarii coll’assonante erano composte
04 col nome arcadico dell’autore Inarco Melenio. La terza in due atti ed in prosa si rappresentò in Madrid nel medesimo te
ro a’ 7 del febbrajo del 1792 quando s’impresse. L’ultima in due atti ed in versi si pubblicò col medesimo nome arcadico n
n vecchiaccio caduco mal sano rantoloso che ne ha passati quattordici ed ha atterrate tre altre mogli. Ella amava un giova
a a chiudersi in un ritiro. Questa commedia è nel buon genere tenero, ed insinua la giusta avversione per le nozze disugua
tretta dal vecchio a parlare all’amante, mentre egli da parte ascolta ed osserva, la quale scena, benchè non nuova, produc
li artifizii dell’astuto Pericco proprii della commedia degli antichi ed accomodati con nuova grazia a’ moderni costumi sp
si fidasse di lui e gli dicesse se inclinerebbe allo stato conjugale, ed ella punto non fidandosi continua sempre col tuon
e de’ suoi beni a favore di Agnese e muore. Ciò forma la disperazione ed il castigo dell’avido vecchio don Martino, di Chi
lma. Amato Padre, Poichè appresi da te le altrui sventure A deplorar, ed a mostrar con fatti, Non con parole, una pietà ve
er altro, ben s’imita l’abuso che fanno i falsi divoti delle pratiche ed espressioni religiose. Ma perchè rifiutarono per
i nelle Spagne ai progressi teatrali la turba inetta degli apologisti ed i colleghi di quel poetilla La Cruz che tiranne
e semplice condotta felicemente, lo scioglimento fa onore all’umanità ed in conseguenza all’autore. Sento che il pubblico
arone è l’ultima commedia che io conosco del sig. Leandro de Moratin, ed è pure in due atti e scritta co’ soliti ottonarii
scrisse. L’assenza dell’autore che viaggiò in Francia, in Inghilterra ed in Italia, facilitò ad alcuni d’impadronirsene e
ome cosa senza padrone, la rimpastò, la deformò con nuovi personaggi, ed accidenti e grazie e disgrazie novelle. Tutti i d
parteneva alla musica, ne variò il viluppo, diede all’azione più moto ed interesse, e più forza e verità a’ caratteri. Cos
teri proprii de’ tempi presenti, de’ quali si rilevano le ridicolezze ed i vizii. Sogliono recitarsi con tutta la naturale
ti di Madrid. Le sue picciole farse spesso si riceveano con applauso, ed in grazia di alcune di esse talvolta si tolleraro
e traduzioni del medesimo autore. Per natura egli ha lo stile dimesso ed umile assai accomodato a ritrarre, come fece, la
cendo che muojono, ma subito l’istesso feritore ordina che si alzino, ed essi insieme col trafitto Manolillo obedendo risu
olo gli scrittori di tragedie e l’osservanza delle unità. Gli scherzi ed i motteggi si aggirano sulle corna, sulle frodi d
44 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VII. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo del Lulli, e del Quinault. » pp. 245-266
imò a chiedere al sovrano la facoltà di stabilire un’ opera francese, ed ottenutene nel 1669 le lettere patenti si associò
prile di quell’anno stesso comparve la prima opera del Quinault Cadmo ed Ermione. I Francesi ammirandone la versificazione
nto greco senza approfittarsi del più bello dell’Alceste di Euripide, ed aggiugnendovi episodii che converrebbero ad ogni
servire di esemplo la bella scena sesta dell’atto primo di Sangaride, ed Ati, di cui diamo la traduzione, pregando i leggi
iù non conoscendola. La dea crudele gli rende la ragione nell’atto V, ed egli conosce l’eccesso ove ella l’ha spinto, Quo
ccide alla presenza di lei, che pentita si duole di non poter morire, ed Ati allora dice spirando, Je suis assez vengè, v
nfelice cessi di patire. Giunone caccia allora la furia nell’inferno, ed Io sotto il nome d’Iside diventa immortale. Si os
rapina, di Argo in pavone. Pur vi si trova una bella scena di Jerace ed Io. L’amante si lamenta della di lei freddezza ch
no, o nel palazzo incantato di Armida. Con Idraotte, Rinaldo, Armida, ed altri personaggi reali intervengono gli allegoric
ndetta che medita contro Rinaldo che gli ha liberati. Nel II Idraotte ed Armida dispongono le loro insidie contro il guerr
guerriero nemico. Rinaldo arriva appunto nella campagna ove son tese, ed incantato della delizia del luogo si discinge par
ie più fredda e nojosa per le apparizioni delle donne care ad Ubaldo, ed al Danese; ed i medesimi Francesi non disconvengo
e nojosa per le apparizioni delle donne care ad Ubaldo, ed al Danese; ed i medesimi Francesi non disconvengono. Nel V si v
ianti e la disperazione della maga. Tutto ciò nulla ha di mitologico, ed è quello appunto che commuove ed interessa, e che
a. Tutto ciò nulla ha di mitologico, ed è quello appunto che commuove ed interessa, e che il Marmontel e chi l’ha seguito
servare. Si aggiunga a questo, che l’Armida meno caricata di macchine ed apparenze è pure riuscita pienamente ad onta del
Lulli infermossi dopo aver fatta la musica dell’atto I, e l’apertura, ed il rimanente si pose in musica da Colasse. Lulli
o Corneille a regolarsi col Quinault nel tessere il suo Bellerofonte; ed anche nell’inviargli i proprii versi de’ divertis
l’inviargli i proprii versi de’ divertissemens perchè a quella misura ed a quel numero altri ne facesse migliori per la su
strata la rarità de’ suoi talenti ne’ balletti da lui stesso composti ed in quelli verseggiati dal Moliere. Lulli finalmen
Ma Sire, io aveva disegno di essere nel numero de’ vostri segretarii, ed ora essi non mi vorranno ammettere fra loro". Non
45 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 189-231
la malinconia Brittannica, l’ energia delle passioni e della lingua, ed il gusto pel suicidio influiscono notabilmente ne
i Numidia che scherzano per l’aria in fieri giri, ravvolgono l’arena, ed il viaggiante (secondo la traduzione del Salvini)
do ermo scorge Levarsi tutto, e dentro al polveroso Turbin rapito ed affogato muore. Tre prime scene non brevi dell
l’averla tralle braccia Con beltà accesa e scarmigliate trecce; ed aggiugne per terminar l’atto una comparazione lir
La lepre è al covo, l’ho fin quì tracciata; si batte con Giuba ed è ucciso; Marzia ingannata dagli abiti crede che
rta, di cui il rimanente contiene un tratto forte e patetico insieme, ed opportuno a disviluppare il carattere veramente R
Addisson non abbia schivato nè gli abusi della scena tragica francese ed inglese riguardo agli amori, nè i soliloquj narra
sa cospirazione, gl’ inopportuni, freddi, continui e complicati amori ed alcune espressioni basse. Non ebbe torto il Volta
rovò le scene staccate che lasciano il teatro vuoto, gli amori freddi ed insipidi, una cospirazione inutile &c. Ebbe p
uando volle difendere gli universalmente disapprovati languidi amori; ed ebbe maggiormente torto per la ragione che ne rec
e sì stiasi Alla sentenza d’un Roman Senato. Ch’ei faccia questo, ed è suo amico Cato. Aggiugne poi che allora per
he allora Sarò tuo difensore. Tu solo non basti, gli dice Cesare, ed io potrei I giorni miei sacrificare invano. C
ha abbandonato il posto? No, dice Porzio, egli si è opposto a’ Numidi ed è caduto da forte. Io son contento (dice Catone)
lvezza degli amici trarre certo patetico di nuova specie che commuove ed interessa. Egli dice addio agli amici; indi conch
nsier grato e tremendo &c. Il sonno poi gli aggrava gli occhi, ed egli vuol prima soddisfare a questo bisogno del s
e. Ad Omero che talora dormicchia e mostra l’uomo, dobbiamo i Virgilj ed i Torquati. L’amor della patria, della virtù e de
di Buckingam fautore de’ poeti inglesi compose due tragedie il Cesare ed il Bruto regolari e non imbrattate da freddi amor
Young amico e socio ne’ lavori letterarj di Swift, Pope e Richardson; ed autore delle Notti lugubre poesia sepolcrale, scr
la quale in Francia s’imitò dal Saurin con la sua Bianca e Guiscardo, ed in Italia dal conte Calini colla Zelinda, dal con
n Italia dal conte Calini colla Zelinda, dal conte Manzoli con Bianca ed Errico e dal sig. Gajone coll’ Arsinoe. Ma la naz
e malcontenta di Tompson per altri motivi non volle ascoltare Edoardo ed Eleonora pubblicata nel 1739. Il sig. Hume della
godè del medesimo favore l’autore della tragedia l’Amore e ’l Dovere ed ebbe la mortificazione di vederla rifiutata da’ d
la mortificazione di vederla rifiutata da’ direttori di ambi i teatri ed accolta con disprezzo poichè fu impressa. Ugual d
Atelstan. Una efimera guerra critica si appiccò per essa trall’autore ed un censore geloso, cui forse appartiene la parodi
giunse ancora l’intrigo del Bajazzette del medesimo tragico francese; ed il più bello si è che Smith si vantava di aver tu
pur pubblicate nel 1788, cioè la Sorte di Sparta, ossia i Re Rivali, ed il Reggente. Appartiene la prima alla parente di
ndotta e interessante, ma i personaggi subalterni vi parlano in prosa ed i principali in versi, giusta l’ antica usanza de
di Fingal. Ella è ridotta dal suo dolore agli estremi. Torna l’amante ed ella spira alla sua presenza. Eccone la traccia.
e sommamente atroci, per le quali si è comunicata alle scene francesi ed alemanne la smania di rappresentar le più rare es
nza si trovano caduti nell’ultima miseria. Un di loro figliuolo savio ed onesto amante corrisposto di Carlotta bella e vir
scena. Avendo disegnato di morire congeda l’affettuoso servo Randal, ed essendo egli vicino a partire Wilmot gli dice: “A
a donna che ama, ruba il padrone, assassina un suo zio e benefattore, ed è impiccato. Quest’argomento è meno orribile del
mpiccato. Quest’argomento è meno orribile del precedente. La gioventù ed una passione eccessiva possono eccitare qualche p
una pruova dell’intelligenza del pubblico, e della propria indocilità ed imperizia. Miglior pennello comico è certamente q
mente piacevole allorchè parla con dolcezza alla moglie essendo soli, ed affetta asprezza ed umore al comparir de’ servi.
rchè parla con dolcezza alla moglie essendo soli, ed affetta asprezza ed umore al comparir de’ servi. É curiosa la dipintu
re a lui inferiore. Ciascun di loro resse un teatro per qualche tempo ed ebbe un partito favorevole. Garrick in fine tirò
rbava così il proprio rancore, e Garrick seguitava ad essere ammirato ed amato. Al di lui merito volendo prestar qualche o
dicandole al Domani essere che non esiste ancora. Una di esse è il Re ed il Mugnajo di Mansfield di cui si fe parola nel t
ben espressi. Vi si vede dipinto a neri colori un milordo prepotente ed un quakero ipocrita, i quali cercano di comprare,
lla nazione certa sensibilità spogliata da ogni caricatura istrionica ed una declamazione naturale sino a’ suoi dì sconosc
ale sino a’ suoi dì sconosciuta in quel clima64. V. Opera Inglese ed Italiana. Non mancò all’entrar del corrente s
o, e non già de’ Pezzenti, come la chiamarono alcuni eruditi Francesi ed il sig. Andres, non trattandosi in essa di pezzen
scrisse la vita, se ne lodarono i bei motti, se ne fecero i ritratti, ed in fine sposò pubblicamente il duca di Bulton uno
i ministri di stato, i quali vi son paragonati a i delatori de’ ladri ed alle persone più basse ed esecrabili. “A mirar la
li vi son paragonati a i delatori de’ ladri ed alle persone più basse ed esecrabili. “A mirar la nostra professione (dice
che colle reali che sono a i due lati dell’orchestra e del proscenio, ed hanno solo due colonne per lato. Non sono perfett
chè per questa parte trovansi in Europa più teatri che gli uguagliano ed alcuni che gli superano. Ma niun teatro del mondo
a, e nella sc. 3. 60. Questa scena si vide con ammirazione in Londra ed in più di una città dell’ Italia; ma in Parigi as
46 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO IV. Opera Musicale. » pp. 314-344
era, l’Italia trovavasi ricca di opere immortali di pittura, scultura ed architettura. Essa gloriavasi allora de’ talenti,
tiorba vi si cantò nel 1637. Vi comparve anche il Pastore d’Anfriso  ed innoltrandosi il secolo la Divisione del Mondo, d
mia del messinese Scipione Errico che si replicò in Venezia nel 1644, ed il Pomo di Venere del napolitano Antonio Basso ra
Venere del napolitano Antonio Basso rappresentata in Napoli nel 1645, ed il Ciro di Giulio Cesare Sorrentino pur napolitan
iulio Cesare Sorrentino pur napolitano stampato e recitato in Venezia ed altrove tante volte. Si segnalarono per la magnif
ato da i Crepuscoli seguaci di Espero, il secondo dalle Ninfe marine, ed il terzo da un coro di Amazzoni che intrecciano u
imprimersi sin dal 1613, e terminarono nel 1645 in vita dell’autore  ed in conseguenza prima della rappresentazione del G
ea Salvadori fiorentino, i cui melodrammi Santa Ursola, Flora, Medora ed altri si fecero rappresentare con magnificenza da
’ Monti, e secondo il racconto del Baglioni toccò all’insigne pittore ed architetto regnicolo il cavalier d’Arpino ad ordi
di decisivo monumento. Chi non sa quanto antica sia questa barbarie, ed in quanti paesi per diversi fini tutti abjetti e
ritto condannò alla morte chi si lasciasse castrare, chi l’ordinasse, ed il norcino che l’eseguisse. Pena di morte posevi
tino d. Léone Augusto in niun luogo permise a’ Romani quest’atrocità, ed ai barbari solo in qualche parte a. Contuttociò,
tavano o felicemente ignoravano. Forse gli Arabi soggiogata la Spagna ed acquistatane la naturalità, ed oppressa la Sicili
. Forse gli Arabi soggiogata la Spagna ed acquistatane la naturalità, ed oppressa la Sicilia ed alcune terre della Puglia
ogata la Spagna ed acquistatane la naturalità, ed oppressa la Sicilia ed alcune terre della Puglia e delle Calabrie, colla
castrato Spagnuolo, prima che mi recassi in Ispagna  e poi il rividi, ed ascoltai in Madrid per più anni in compagnia di N
scoltai in Madrid per più anni in compagnia di Narciso, di Pellegrino ed altri più oscuri castrati tutti Spagnuoli. La rea
) molti vecchi ecclesiastici smaschiati. Ciò è storia nota in Europa  ed il celebre Giorgio Luigi le Clerc conte di Buffon
meno che in Italia lo stesso mal tollerato abuso. Or perchè l’Arteaga ed altri apologisti suoi confratelli dissimularono c
e di discernere la buona dalla cattiva musica, intendendola benissimo ed avendo anche composto alcuna cosa, ond’è che cant
de’ veri dotti a muovere la potenza e la pietà de’ principi spagnuoli ed italiani per salvar tante vittime innocenti dalla
nocenti dalla spietata ingordigia che consiglia e perpetua sì barbara ed umiliante mutilazionea ? Giacinto Andrea Ciccogn
italiano meno stravagante che le rappresentazioni spagnuole, inglesi ed allemanne. Solo è da notarsi che ne’ primi tempi
nel settembre del 1700. I di lui melodrammi ebbero allora gran voga, ed oggi appena si sa che si rappresentarono. Anche i
i. Ne compose anche il Capece, il Minato poeta della corte di Vienna, ed Andrea Perruccì siciliano autore della Stellidaur
donne istruite e dotate di voci felici esprimeranno sempre con verità ed energia le passioni de’ personaggi principali del
47 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 66-74
uoi rami. Continuando in tal guisa lungo tempo questi Cori pastorali, ed inni Dionisiaci doveano naturalmente partorir saz
a della propria fantasia più che del l’arte. Solevano i riferiti cori ed inni nominarsi indistintamente tragedia e commedi
ogia tragico. Cefisodoro, Forono, Egesippo, sono chiamati ora tragici ed ora comici. Suida mentova una Medea ed un Tereo a
ppo, sono chiamati ora tragici ed ora comici. Suida mentova una Medea ed un Tereo argomenti tragici come favole di un tal
l tempo in cui resse Minos lo scettro di Creta, alla venuta di Tespi; ed in tal periodo moltissimi poeti coltivarono in At
ria del coro divennero corpo principale del dramma, trattarono favole ed affetti, e formarono uno spettacolo sì dilettevol
o l’ateniese che fiorì nel l’olimpiade LXIV, avea trovata la maschera ed abolita la feccia, di cui prima tingevansi gli at
a non so qual timore, ovvero da orrore naturale, non potè proseguire, ed il popolo lo fe ritirare dalla scenab. a. Aten
fiorì nel l’olimpiade XXXVIII fu uno di quelli che precedettero Tespi ed inventò il verso tragico, ed introdusse in iscena
fu uno di quelli che precedettero Tespi ed inventò il verso tragico, ed introdusse in iscena i satiri. Ne favella il Patr
48 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO III. La Poesia Drammatica ad imitazione della forma ricevuta dagli antichi rinasce in Italia nel secolo XIV. » pp. 125-139
te che è stato nella moderna Italia quello che furono Omero in Grecia ed Ennio nel Lazio, giva sublimandosi e perfezionand
304 si rappresentarono dal Clero e dal Capitolo la Creazione di Adamo ed Eva, l’Annunziazione, ed il Parto di Maria Vergin
l Clero e dal Capitolo la Creazione di Adamo ed Eva, l’Annunziazione, ed il Parto di Maria Vergineb. Ma dobbiamo al prelod
rità di Ezzelino, il quale con insidie e crudeltà già regna in Verona ed in Padova. Tutto ciò si finge avvenuto nell’inter
ed in Padova. Tutto ciò si finge avvenuto nell’intervallo degli atti, ed è affare di non pochi giorni. Il coro deplora la
ed è affare di non pochi giorni. Il coro deplora la publica miseria, ed implora la vendetta celeste contro lo spietato op
Messo gli eventi della guerra fatta in Lombardia a tempo di Ezzelino, ed al fine la morte di lui. Con un’ ode saffica il c
ino, e la morte di Alberico. Qual fu il di lui fine, domanda il coro; ed il Messo così lo racconta: Tum plura stantem tel
ti. L’azione non è una; il tempo basterebbe per un lungo poema epico; ed il protagonista Ezzelino pare che abbia un compag
onsi con evidenza, benchè vi si desideri maggiore eleganza e purezza, ed oggi più, leggendosi molto scorretto. Ma vi si tr
io il vecchio, uno degli accreditati filosofi, giureconsulti, oratori ed istorici del suo tempo, nato in Capo d’Istria cir
la Lunigiana, scrisse verso la fine del secolo alcune lettere latine, ed in una parla di una sua tragedia sulle sventure d
lui amico l’abate Andres che gli farà più forza della stessa ragione ed evidenza. Dice adunque il sig. Andres, che fin d
49 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VII. ed ultimo. Vuoto della Storia teatrale. » pp. 248-280
CAPO VII. ed ultimo. Vuoto della Storia teatrale. Chiamiam
primi secoli cessato fosse il gusto degli spettacoli scenici in Roma ed altrove. I teatri stabili sussistevano nella regi
o. Napoli, Capua, Ercolano, Pompei, Nola, Pozzuoli, Siracusa, Catania ed altre città del regno di Napoli e della Sicilia,
i governando Paulino Suetonio i Britanni, s’intese risonare di gemiti ed urlamenti163. Nella Spagna solevano alle occasion
le quali coi loro cori e con altrettanti maestri furono privilegiate ed eccettuate da un bando di sfratto dalla città int
alla città intimato per timore di carestia a tutti i filosofi, retori ed altri letterati stranieri. Era Tiberio uno de’ pr
passare a’ posteri. Appena in Roma ripetevansi le antiche produzioni, ed il popolo trovava insipido ogni altro spettacolo
’ imperadori, se non si estinse totalmente, almeno cangiò di aspetto, ed i costumi si alterarono enormemente. I Romani da
al principio del sesto secolo sotto Teodosio II. Ma queste rarissime ed oscure fatiche che mai potevano influire in tempi
Sono esse composte in un latino assai barbaro, e ripiene d’incoerenze ed apparizioni. La prima di esse è divisa in due par
convincenti, esaminando i costumi che vi si dipingono, e le dottrine ed opinioni, le quali potrebbero menarne a rinvenire
idi abbozzi poetici ove scelgonsi arbitrariamente i colori più vaghi, ed a capriccio si compartono l’ombre ed i lumi, per
itrariamente i colori più vaghi, ed a capriccio si compartono l’ombre ed i lumi, per dipignere d’idea e di maniera, purchè
iunsero a separar le azioni domestiche e le pastorali dalle guerriere ed eroiche. Tutti poi, senza gli uni saper degli alt
ltivano colle medesime idee generali; favoleggiano da prima in versi, ed hanno sacre rappresentazioni; passano indi a dipi
ne la bella varietà e delicatezza delle nuove favole nate a dilettare ed instruire. Fu la Grecia, fu Atene ne’ suoi dì lum
oscurando Epigene, Tespi e Frinico, divenne il padre della tragedia, ed insegnò il sentiero a chi dovea su di lui stesso
e. Dove tali atleti coglievano sì ricche palme, si presenta Euripide, ed occupa il raro l’intatto pregio di meglio parlare
media e ne fu chiamato il principe. Frinico, Alceo, Cratino, Eupolide ed Aristofane la perfezzionano, e la rendono più cau
. Le Cereali, le Nubi, il Pluto leggonsi oggi ancora con ammirazione, ed incantarono un popolo principe. Di grazia siamo s
i ogni letteratura, ma comico della commedia mezzana, secondo Ateneo, ed in essa, e non nel teatro tragico, introdusse le
riconoscersi nel ritratto, rideva del proprio difetto. Dopo il Cocalo ed il Pluto di Aristofane, e le favole de i di lui f
olli. I Semigreci della Magna Grecia Livio Andronico, Ennio, Pacuvio, ed anche Nevio il Campano, insegnano loro ad amar le
drammatica. Plauto calcando le orme di Epicarmo, e non di Aristofane, ed imitando a un tempo Difilo, Demofilo e Filemone,
il teatro a i Pitauli e Corauli, a i Mnesteri, a i Paridi, a i Piladi ed a’ Batilli, più non ammise la commedia Terenziana
nza perfezzionarsi nel Lazio fu distrutta dalle depravazioni mimiche, ed il teatro divenne lo scopo dell’invettive de’ Cir
di lui dramma si trovano inseriti nella collezione de’ tragici Greci ed in quella de’ poeti Cristiani. Ciò che ce ne rima
sso. Vero è che gli antichi poeti Ebrei, Davide, Salomone, Asaf, Eman ed altri, si crede che scrivessero ancora drammatici
ernabe Moreno Vargas, las Antigüedades de España di Ambrosio Morales, ed il citato tomo VIII del Viage de España. 168. Su
Erodiano nel libro V. 178. Libere e delicate sono le amene lettere, ed amano di essere invitate con occhio cortese e con
on ci lasciano di ciò dubitare varj Concilii citati da più scrittori, ed anche dal P. Bianchi nell’opera Ragionamenti su i
In Francia si compruova col Concilio di Auxerre celebrato l’anno 578, ed in Ispagna col III Toledano del 589. Nel IX secol
Ispagna col III Toledano del 589. Nel IX secolo continuava in Francia ed anche in Italia tale strano abuso, per quel che s
 III, lib. 47, num. 17. 190. V. i di lui Scolii al Concilio Trullano ed al Can. LXII. 191. Di che vedi il racconto del c
Chamfort fu egli comparato e posposto a Menandro, a Plauto e Terenzio ed a Moliere. Si ebbe presente in queste comparazion
50 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO VI. La Drammatica oltre le Alpi nel XV secolo non oltrepassa le Farse e i Misteri. » pp. 186-200
ano, l’ombra che n’ebbero i Provenzali si estinse e svanì totalmente, ed in Parigi rozza ed informe si restrinse a’ sacri
ebbero i Provenzali si estinse e svanì totalmente, ed in Parigi rozza ed informe si restrinse a’ sacri misteri ed alle far
talmente, ed in Parigi rozza ed informe si restrinse a’ sacri misteri ed alle farse. Avea quivi preso forma di dramma il C
stimato di essi più potente; ma vedendo che si spaventa di una croce ed udendone dall’istesso diavolo la cagione, ne abba
ndia sotto un capo chiamato l’Abate de’ Cornards che portava la mitra ed il pastorale, rappresentavano farse satiriche e i
e per un canone del Concilio Toledano tenuto nel 1473. Per dar giusta ed istorica idea dello stato della drammatica del XV
a di aver commissione di caricarlo ben bene di villanie, 4 il Villano ed il Capro, il 5 tratta di tre persone che si sono
il Capro, il 5 tratta di tre persone che si sono salvate in una casa, ed il 6 contiene una dipintura della vita di due per
ardo, e commedie dal Bruni, dall’Alberti, dal Pisani e dal Polentone, ed in volgare assicurarono alle italiche contrade il
o talmente luminosa, che la stessa Italia ne rimarrà quasi offuscata, ed allora nel riferirla ci faremo un pregio non solo
e ne offenda qualche appassionato straniero. Il vero mal si nasconde, ed il saggio non se ne offende. L’affettar dovizia n
offende. L’affettar dovizia nella nudità, l’affastellar sofisticherìe ed ironie impertinenti, l’inorpellar o non confessar
ntro l’Italia quanto di maligno altra volta ne ha seminato l’invidia, ed il sopprimer poi quanto se ne disse in vantaggio,
de Roxas che la terminò, dice nel prologo di non sa pere tra il Cotta ed il Mena chi avesse composto quell’atto primo. a.
51 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO V. LIBRO VII » pp. 107-140
a condotta della propria favola, osservò non per tanto le tre unità1; ed il popolo nella rappresentanza seguitane nel 1629
n battaglia, per evitar che si vedesse Sofonisba con due mariti vivi, ed aggiungendo, per destar compassione, alla morte d
i si rappresentarono nel 1630, cioè la Cleopatra favola ben condotta, ed il Grande ed ultimo Solimano regolare, ed interes
ntarono nel 1630, cioè la Cleopatra favola ben condotta, ed il Grande ed ultimo Solimano regolare, ed interessante, in cui
opatra favola ben condotta, ed il Grande ed ultimo Solimano regolare, ed interessante, in cui l’autore afferma di essersi
aver fatta la tragedia, tuttochè non ne avesse composto verso veruno; ed egli avea ragione. Quindi veniva la facilità mira
tando la parte di Erode il commediante Mondori declamò con tal vigore ed energia, che offeso nel petto si rendette inabile
, che offeso nel petto si rendette inabile a più comparire in teatro, ed indi a non molto finì di vivere. Mirabile fu il s
soldati di lui è stato ferito mortalmente. Dopo alcune scene galanti ed elegiache, come le indicate degli altri atti, com
Secchi non vedesi vestigio della bella scena del Dispetto di Lucilla ed Erasto, in cui essi lacerano vicende volmente le
o com’era della lettura degli antichi Greci e Latini fe rappresentare ed imprimere nel 1696 Polissena sua prima tragedia a
per l’atto III in cui si maneggiano con energia le contese di Pilade ed Oreste, e pel IV in cui segue la riconoscenza di
di Pilade ed Oreste, e pel IV in cui segue la riconoscenza di Oreste ed Ifigenia. Non ostante l’autor giovane non ancora
in argomento sì tragico. La Touche sentì la giustezza della critica, ed in otto giorni soppresse quel personaggio ozioso,
più complicata nel 1733, che ebbe venti rappresentazioni successive, ed è rimasto al teatro ripetendosi sempre con ugual
essive, ed è rimasto al teatro ripetendosi sempre con ugual successo; ed il Fernando Cortes rappresentata nel 1744 senza a
ltà di fingerne, purchè ne faccia risultare il diletto dell’uditorio, ed il trionfo della virtù, come appunto avviene nel
tacolo e dello stile (che però talvolta eccede, e cade nell’enfatico) ed il personaggio di Zuma rappresentato in quell’ann
correnti. Produsse in seguito l’Amante misterioso, che cadde affatto, ed appena potè il poeta consolarsi coll’applauso che
soppresse, cioè il Secreto della commedia da lui letta a’ suoi amici, ed il Mondo com’ é, di cui solo si conosce il titolo
da quelle scene. Si è, dicesi, tale improprietà di vestiti corretta, ed i personaggi vi si abbigliano con la naturalezza
oteva parlarsene in un argomento mitologico non soggetto a regolarità ed a verisimiglianza. In Francia nel XVII secolo ed
oggetto a regolarità ed a verisimiglianza. In Francia nel XVII secolo ed in questo che cade hanno continuato a comparire i
del senno prendendo ad imitar gli uomini ancor nella scena musicale; ed intanto alcuni Italiani, caporione de’ quali si e
Regnard, Des Touches, Du Fresni, Dancourt, Piron, Crebillon &c., ed al piè della scalinata si è alzata la statua inte
rincipale scalinata, e i due estremi terminano alla platea (parterre) ed al paradiso da un lato, e dall’altro alla scalina
di, e questa si adornava di tapezzerie, per le cui aperture entravano ed uscivano gli attori, appunto come avveniva per la
ini sonati alla peggio. Può vedersi di ciò la nota apposta a’ Giudizj ed Aneddoti sopra la Sofonisba del Mairet nella Bibl
Capo V, pag. 76, lin. 26., dopo le parole, si desidera forza, calore ed eleganza, si tolgano le cinque linee che seguono
parole, intitolato la Mimographe, si aggiunga. **. Al medesimo Capo ed articolo pag. 187 in vece delle ultime due linee
52 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO III. Della vera Commedia Francese e della Italiana in Francia. » pp. 128-191
La tragedia grande e la domestica si prefige di eccitare il pianto, ed esclude ogni riso: la commedia ride più e meno e
oni terribili, ma servono a dar moto a’ dilicati interessi famigliari ed a quel patetico che nasce dalle amorose debolezze
commedia tenera, che non conobbe Moliere, ma che conobbero in Grecia ed in Italia Menandro, Apollodoro, Terenzio, Annibal
ura comica de’ costumi, rigettando la tinta risentita del buffonesco; ed ammette le lagrime delicate, guardandosi dal terr
e è sul medesimo gusto alieno dal vero comico, ma più languido ancora ed a parer mio meno pregevole per aver l’autore in t
de la Chaussèe senza uguagliare l’originale. Non mancando d’interesse ed essendo stata rappresentata assai bene nel 1750,
La comprese il Voltaire che compose la Nanina e il Figliuol prodigo, ed affermava che la commedia può appassionarsi, adir
enza fin anche Chassiron tesoriere di Francia, il più severo valoroso ed ingegnoso oppugnatore della tragedia cittadina e
può passare per una delle migliori, e nella Riconciliazione Normanda, ed in qualche altra, il sagace osservatore scorgerà
ere di non vedersi più sulle scene di Parigi il di lui Falso sincero, ed il Geloso vergognoso di esserlo, a cui il preloda
die cominciarono a rappresentarsi nel 1710, possiede arte e giudizio, ed anche spirito comico, benchè non possa sostenere
mo singolare non fosse freddo. Egli scrisse ancora l’Agnese, i Nipoti ed altre commedie d’intrigo, ed il Tamburro notturno
. Egli scrisse ancora l’Agnese, i Nipoti ed altre commedie d’intrigo, ed il Tamburro notturno che viene da una favola ingl
correnti. Produsse in seguito l’Amante misterioso che cadde affatto, ed appena potè il poeta consolarsi coll’applauso che
l piano è ideato con pratica e scorgimento; l’azione semplice diletta ed interessa; i caratteri sono bene e vivacemente di
ousseau nato in Parigi nel 1669 e morto nel 1740 pubblicò l’Adulatore ed il Capriccioso, commedie non esenti da difetti, m
orrenti. Convenendo col sommo critico per la mancanza di piacevolezza ed in certo modo anche di azione, parmi di non poter
i credere uno stordito, ora fa notare a Geronte le di lui sciocchezze ed impertinenze; mentre che Valerio adopra tutta l’i
tti il Mèchant com’è dipinto in tal commedia, trova in quella nazione ed in altre ancora una folla di malvagi di società c
soppresse, cioè il Secreto della commedia da lui letta a’ suoi amici, ed il Mondo com’è, di cui solo si conosce il titolo.
e morto nel 1758 compose intorno a trenta commedie fredde per lo più, ed inferiori a quelle del suo contemporaneo Des Touc
sy sono rimaste al teatro le Apparenze ingannevoli, il Chiacchierone, ed il Francese a Londra, le quali hanno un merito su
i del paese nativo, se non che l’analogia di meschinità tra l’autore, ed il traduttore. Possiamo chiamare il capo d’opera
ente di Desmahys nato nel 1761. La Madre gelosa commedia in tre atti, ed in versi di m. Barthe dell’Accademia di Marsiglia
re è un tessuto leggiadro di vezzi: le Grazie rappresentata nel 1744, ed impressa nel seguente anno, il cui soggetto si tr
unse gli autori drammatici suoi avversarii. Monvel, Imbert, Cailhava ed altri lavorarono per la commedia per quanto poter
cate due commedie lo Spirito di partito ovvero i Contrasti alla moda, ed il Falso nobile; ma neppure esse, benchè prendano
egnava. Rosalina e Floricourt, ovvero i Capricci commedia in tre atti ed in versi rappresentata in Parigi nel 1787, manife
le di Buglione; ma non si replicò. La Morte di Moliere anche in versi ed in tre atti altro non produsse che rinnovare il d
Ècole des jeunes femmes, o les Moeurs du jour. Scritta in istile puro ed elegante senza smentirsi mai, versificata felicem
e al cittadino Rigault la commedia intitolata i Due Poeti in tre atti ed in versi. Madama Armand che affetta bello spirito
, e di vivacità comica. In sostanza è un tessuto di tediosi dialoghi, ed un insipido riscaldamento delle Donne Letterate d
he gli era stato involato. J. N. Boully riuscì pienamente in Francia ed altrove colla commedia detta istorica intitolata
ta la vita. Giulio nobile quanto assennato divide col caro suo cugino ed amico l’eredità. Interessa quest’azione, o che is
bili. Le Vittime claustrali mettono alla vista con tutta la mordacità ed asprezza le vere dolorose istorie de’ rigori inum
l Giudice benefico del sig. Puysegur, i Parlatori del Degligny attore ed autore imitati da una commedia di Collin d’Harlev
autore però a mio avviso egli primeggia tra gli ultimi autori comici, ed oscura i viventi. Studiando il mondo, e ritraendo
ndo il mondo, e ritraendo la natura, egli ha appreso a ben dipingere, ed a variare gajamente i soggetti, ond’è ch’è stato
court a cagione di più d’una situazione comica, della condotta facile ed ingegnosa, di alcune scene nuove e piacevoli, e d
ni componimenti stravaganti e buffoneschi per servire all’Arlecchino, ed il teatro rimase ben presto spopolato. Ripeterono
lui moglie che componeva assai bene in italiano, intendeva il latino, ed alcun poco il greco, e sapeva a fondo la poesia d
poesia drammatica, e tralle altre sue opere scrisse alcune commedie, ed una dissertazione sulla declamazione teatrale che
eni, che ad ogni atteggiamento vogliono staccar le braccia dal corpo, ed esprimono un affetto di pena colle contorsioni, c
nvenienza richiesta nel favellar con gli altri, alla decenza teatrale ed al comodo di chi ascolta. Riprende in oltre il Ma
eur, la Desaine, la Gossin, la Dumenil che tutte superava le campagne ed anche se stessa nella parte di Fedra e di Merope,
che diede speranza di grandi progressi. Degli attori La Rive, Manhove ed altri simili, mi rimetto a quanto ne accennano De
uanto v’è di perfetto nell’uno e nell’altro sesso, madamigella Contat ed il sig. Molè. In questo ora si osserverà la decad
, benchè non vi si Veggano tutti gli svantaggi che adducono gli anni; ed io lo vidi trionfar sulle scene rappresentando la
nel presentarsi in iscena, grazia che tutte ne condisce le posizioni ed i caratteri che imita, facilità di dire, dolcezza
e imita, facilità di dire, dolcezza di voce e di sguardi senza stento ed artificio ricercato; tutti in somma possiede i pr
uolo che visitò Parigi nel 1787 e nel 1792, e poi io stesso nel 1800; ed i personaggi vi si abbigliano con naturalezza giu
0; ed i personaggi vi si abbigliano con naturalezza giusta le nazioni ed i tempi, e colla decenza richiesta negli argoment
53 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Spagnuolo. » pp. 196-285
di quella penisola dotati per natura d’ingegno acre, vivo, pespicace ed atto ad ogni impresa, e possedendo una lingua fig
plari fosse loro additata quella forma del Bello che il Gusto inspira ed alimenta negli animi gentili. Una lingua nascente
be detti fra loro di arte maggiore, e redondiglie, decime, quintiglie ed endecce. Dir però non saprei quando essi avrebber
amigliare la lettura di Dante, Petrarca, Sannazzaro, Ariosto e Bembo, ed in quel puro fuoco che spirano tali scrittori si
ali scrittori si riscaldarono i Garcilassi, gli Errera, gli Argensola ed altri valorosi poeti Spagnuoli del secolo XVI. Ma
o imbroglione ruffiano che professa tal mestiere senza verun rimorso; ed ha per compagna una Casilda civetta scaltrita che
alla regina colle sue dame, dove intervengono pastori, deità, il Tago ed il mese d’aprile. Cristoforo Suarez de Figueroa g
stinse colla traduzione del Pastor fido impressa in Valenza nel 1609; ed il Sivigliano Giovanni Jauregui buon pittore e po
Gongora impresse in Roma la bella sua versione dell’ Aminta nel 1607, ed in Siviglia con nuova cura nel 1618. Non furono c
1607, ed in Siviglia con nuova cura nel 1618. Non furono così accette ed applaudite le altre sue commedie. Naturale di Siv
mpose diverse commedie alla maniera allora dominante senza regolarità ed in istile lirico troppo ricercato, le quali si tr
I e principio del seguente due Castigliani Antonio Hurtado de Mendoza ed Alfonso de Salas Barbadillo. Ma di questi ed altr
tonio Hurtado de Mendoza ed Alfonso de Salas Barbadillo. Ma di questi ed altri Portoghesi e Castigliani che tralasciamo, n
tuna, nè per eccellenza degne dell’altrui curiosità, rimasero sepolte ed obbliate universalmente sopraffatte dalla celebri
oli, e che nutrì ne’ vassalli senza trarne vantaggio l’indole bellica ed il germe della decadenza nazionale, fu poeta e be
nti divenuti essenziali delle commedie Spagnuole, diconsi relaciones; ed in esse l’autore arzigogola senza freno sfoggiand
e l’autore arzigogola senza freno sfoggiando in descrizioni ampollose ed in concetti falsi e puerili, e l’attore seguendo
r di un ruscello, lo strisciar della serpe, il corvettar del cavallo, ed il guizzar del pesce. Il conte vuol riferire che
sa da soddisfare al suo debito. La regina risponde di più non potere, ed estremamente addolorata, ma conservando la durezz
erele della regina per lo più sobrie e convenienti all’evento tragico ed al di lei carattere, mal grado di non pochi difet
commedie allora stimate morto nel 1640, il secondo ad Antonio Coello, ed il terzo a Francesco de Roxas il quale molte altr
s il quale molte altre favole compose. Il primo atto desta curiosità, ed è meno difettoso nello stile; gli altri sono pess
dalla cassuela, chi dalla grada, il Grazioso marito della Baltassarra ed Eredia capo della compagnia vengono fuori confusi
, viene ad essere mio cugino il mio successore. Mi vien detto che voi ed io possiamo averne quanti vorremo. Venite questa
luogo solo non è uno, passando l’azione in Madrid, in Torrejoncillo, ed in Illescas, e terminando in Cabañas. Lo stile po
principale è sommamente interessante e i caratteri degli amanti Diego ed Isabella con molta vivacità delineati. Ferdinando
delineati. Ferdinando altro amante d’Isabella mal noto e mal gradito, ed Elena di lei cugina ed occulta amante di Diego fo
ltro amante d’Isabella mal noto e mal gradito, ed Elena di lei cugina ed occulta amante di Diego formano gli ostacoli dell
a alle fervide insinuanti preghiere del povero egli rimane intenerito ed irrisoluto a segno che al fine la nega ad ambedue
luto a segno che al fine la nega ad ambedue, al povero perchè è tale, ed al ricco per non dispiacere al povero valoroso de
rare la mano della figliuola nel caso ch’egli migliorasse di fortuna; ed a tale effetto chiede che destini uno spazio comp
all’imperadore la notizia di quel trasporto; ne intende le avventure ed i meriti; lo dichiara capitano della propria comp
ntinua a rappresentarsi. In Italia la tradusse il Perrucci Siciliano, ed i pubblici commedianti la ridussero a soggetto re
muerto, y yo su hija soy. Ma in fine che brami? si dice a Chimene; ed ella presso il poeta Francese risponde, Le pou
ente il famoso Pedro Calderon de la Barca assai conosciuto in Francia ed in Italia, de i cui drammi sacri o profani si val
ficazione: maneggiò la lingua con infinita grazia, dolcezza, facilità ed eleganza: seppe interessare gli spettatori con un
tempi: Fineza contra fineza, in cui si ammassano evenimenti disparati ed apparenze senza numero, e si stravolge il belliss
a capriccio, e la storia dello scoprimento di Pizzaro v’è adulterata ed involta in miracoli ed apparenze senza oggetto e
ia dello scoprimento di Pizzaro v’è adulterata ed involta in miracoli ed apparenze senza oggetto e senza giudizio, e diven
concorso. El Tetrarca de Jerusalèn contiene le avventure di Marianna ed Erode, ed è forse la più famosa delle di lui rapp
El Tetrarca de Jerusalèn contiene le avventure di Marianna ed Erode, ed è forse la più famosa delle di lui rappresentazio
carattere di Marianna virtuosa quanto bella, a quello di Erode geloso ed amante. Nell’atto I Erode tenta dissipare i di le
o avrebbe ad un moribondo risparmiato almeno sessanta di questi versi ed un pajo di dozzine di pensieri stravaganti. To
nduce lo spettatore a Gerusalemme ad ascoltare un dialogo di Marianna ed Erode che aringano ed argomentano a vicenda. In M
Gerusalemme ad ascoltare un dialogo di Marianna ed Erode che aringano ed argomentano a vicenda. In Menfi comincia l’atto I
. Nell’intervallo degli atti si figura il Tetrarca fatto prigioniero, ed è condotto alla presenza di Ottaviano, che ha nel
pugnale tolto dalla percossa immagine rimane in potere di Ottaviano, ed Erode è condotto a una torre per aspettar la sent
i. Pensa ad impedirgliene il possesso ancor dopo che egli sarà morto, ed in una lettera ordina la di lei morte, e la manda
è a questo punto patetico altro manca che una esecuzione più naturale ed espressioni spogliate da i delirj de’ secentisti.
di ascoltarla prima che discopra il suo volto. Marianna si discopre, ed è ravvisata per l’originale della pittura. L’impe
di lei morte, mostrandogli il di lui foglio. Molti pensieri patetici ed energici si trovano sparsi nelle di lei querele;
a una contesa tutta comica e indecente contraria alla verisimiglianza ed al decoro di questi personaggi? Ottaviano si arre
ssomigli a quella del Dolce, il quale se ne togli qualche languidezza ed espressione troppo famigliare, formò con giudizio
liare, formò con giudizio di quella storia una vera tragedia regolare ed interessante? Ma siccome non dubitiamo di afferma
te? Ma siccome non dubitiamo di affermare che il Dolce per invenzione ed arte di tanto precedè, e vinse il Francese e lo S
orme a piè dell’Alpujarra, ne’ cui monti, presa Granata da Ferdinando ed Isabella, si permise che vivessero alcuni Mori co
o, Amante si mostrò, che il ciel dispone, Ch’io nell’essere amata ed abborrita Sia del pari infelice 111 ! Or tu vor
fede Fuggir mi vuoi, ben ti prometto e giuro Obbliarla per sempre ed in un chiostro Girmi a chiuder di quì, dove co’
Nella patria da nobili e volgari. Ti ascoltai, ti credei, patria ed onore (O memoria crudel!) per te perdei. Pietà
rmi della regina Isabella, la quale informata delle di lei avventure, ed avuto in suo potere lo spietato Arias, decreta ch
etato Arias, decreta ch’egli risarcisca l’onore di Dorotea sposandola ed indi perda la testa su di un palco. Ognuno vede c
e ne avesse tolta l’idea delle sue Donne Letterate; ma ciò è incerto, ed è sicuro dall’altra parte che il vivacissimo colo
in cui Carlo si ricovera in casa di Flora per aver ammazzato un uomo ed è da Flora nascosto. Ella intende poi che l’uccis
estad. In tutte le favole Calderoniche non è da cercarsi regolarità ed unità nel tempo, nel luogo, nell’azione e nell’in
quali piacquero e piacciono ancora in Ispagna, e trovarono traduttori ed imitatori in Francia prima di Moliere ed in Itali
agna, e trovarono traduttori ed imitatori in Francia prima di Moliere ed in Italia nel passato secolo. Che se altrettanto
liano, altri poeti fiorirono ancora, ma principalmente Agostin Moreto ed Antonio Solis, i quali per avventura nulla a lui
ali e più lepidezza, dipinge i caratteri con maggior vivacità comica, ed hanno i suoi colpi di teatro più varietà. Se la m
perde nel lirico e nello stravagante al pari degli altri. Le facezie ed i motteggi sono graziosi e frequenti, ma egli seg
i arlecchini di quelle scene, ad assistere a i discorsi de’ principi, ed a mettervi il loro sale. Quanto alle unità di tem
fingersi nemico di amore spogliato di circostanze che l’ accreditino, ed in un modo languido che annoja coloro che conosco
tiero, per la qual cosa egli scaltramente ripiglia la dissimulazione, ed ella rimane mortificata e sempre più impegnata ad
dia di Moreto la Ocasion hace el ladron. In essa una baligia cambiata ed un nome preso a caso da un cavaliere cui importa
a del mondo, nè la più atta a vegliare sugli andamenti della sorella; ed oltre a ciò essa è da riporsi tralle favole di ca
Aguilera. Don Tello parla con poco rispetto del re che crede assente, ed il finto Aguilera alzandosi ne lo riprende con bi
Tello è costretto dal re a venire a Madrid. Entra nella reale udienza ed è obbligato ad aspettar lungo tempo il sovrano, i
l presente a rappresentarsi in Madrid, cioè el Montañes Juan Pasqual, ed el Sabio en su retiro. La prima dicesi composta d
ador Juan Pasqual, con cui nel tempo della cena ragiona allegramente, ed intende parlar di se, senza le basse lusinghe cor
a commedia el Sabio en su retiro appartiene a Giovanni Matos Fragoso, ed è la migliore delle sue favole117. Notabili sono
edranno forse con piacere tradotto qualche squarcio di questa favola; ed io prescelgo un discorso di Juan Pasqual con cui
ano. Meno tranquilli i dì fra miei pastori Che mi onorano a gara, ed i miei voti A’ cittadini onori io non sollevo:
vince. Gl’ Inglesi hanno un picciolo componimento intitolato il Re ed il Mugnajo di Mansfield, cui l’autore Dodsley dà
grazia naturale tutta nobile che faceva trasparire in mezzo a i modi ed a i gerghi zingareschi. Questo bel misto di grazi
il titolo alla favola è tratto dalla commedia imperfetta del Gongora, ed è dipinto felicemente; ma questa commedia non è r
e scene. Nella commedia el Amor al uso (che Tommaso Cornelio tradusse ed intitolò l’ Amour à la mode) Solis ha pure rappre
nta su e si pone a sedere. Giugne chi se ne ingelosisce e lo disfida; ed egli accetta, ma vuol battersi senza levarsi da s
pague, cioè non vi è tempo che non giunga nè debito che non si paghi; ed è il Convitato di pietra in parte rettificato. Za
si pretende dare a’ sovrani, tende a distruggere un principio erroneo ed a stabilire una falsità opposta. Un suddito ardit
u e da i Genovesi, applicandone le dottrine al maneggio degli affari, ed imitando i regnanti benefici e scienziati, essi r
il Grande di Russia, essi sapranno in pochi anni rifondere le nazioni ed esserne i creatori. Se volgeranno le cure ad alle
di Candamo il Sarto del Campiglio è una mescolanza di affari pubblici ed affetti privati, e di accidenti mal disposti con
atin. Laonde confessando l’immensa fecondità degl’ ingegni Spagnuoli, ed il loro sale comico non bene avvertito da chi vol
ercitato, e che di più pregiavasi di aver per cinque anni frequentato ed ascoltato in Italia Torquato Tasso, avesse scritt
esse quando non sono verificate su i medesimi drammi? Io ne ho scelti ed esaminati i migliori, ed ho potuto su di essi par
ficate su i medesimi drammi? Io ne ho scelti ed esaminati i migliori, ed ho potuto su di essi particolareggiare, ed accenn
i ed esaminati i migliori, ed ho potuto su di essi particolareggiare, ed accennarne con fondamento i difetti assai noti, e
li scritti de’ Lampillas, degli Huerta, e di altri simili declamatori ed infedelì adulatori de i difetti del teatro nazion
contro del Lampillas che nell’Orazione funebre per Carlo III recitata ed impressa nell’aprile del corrente anno 1789, abbo
raclio, citò Milton che l’ introdusse nel combattimento degli Angeli; ed aggiunse che l’uno e l’altro sublime ingegno posp
mo impeto della di lei passione; ma mi è sembrato ricercato soverchio ed incoerente il cumulo de’ simili che vi si profond
intercalare patetico faceva nella rappresentazione un ottimo effetto; ed io ho procurato conservarlo imitandone la variazi
54 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Francese prima della Medea di P. Corneille. » pp. 157-165
nel di lui fiorire aveva un teatro tanto sregolato quanto l’Alemanno ed il Cinese, e di gran lunga inferiore a quel di Lo
n Ispagna sregolato e vivace, in Francia basso, languido, stravagante ed osceno? Nè anche vero parmi che il libero convers
la condotta della propria favola, osservò non pertanto le tre unitàa, ed il popolo nella rappresentazione seguitane nel 16
quali si rappresentarono nel 1630, la Cleopatra favola ben condotta, ed il Grande ultimo Solimano regolare ed interessant
Cleopatra favola ben condotta, ed il Grande ultimo Solimano regolare ed interessante, in cui l’autore afferma di essersi
ofonisba di Mairet pubblicò il Venceslao, che la superò per lo stile; ed il Voltaire ne comendò la prima scena, e quasi tu
ne accolto. Ma lo stile che solo preserva i componimenti dall’obblio, ed il sublime tragico che eleva gli animi e concilia
cena si adornava di tapezzerie, per le aperture delle quali entravano ed uscivano gli attori; appunto come avveniva per la
latta appiccate alle tapezzerie; e perchè la luce percoteva di fianco ed alle spalle i personaggi e gli mostrava adombrati
55 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO IV. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo di Lulli e Quinault. » pp. 59-74
imò a chiedere al sovrano la facoltà di stabilire un’ opera francese, ed ottenutene nel 1669 le lettere patenti si associò
aprile di quell’anno stesso comparve la prima opera di Quinault Cadmo ed Ermione. I Francesi ammirandone la versificazione
nto greco senza approfittarsi del più bello dell’Alceste di Euripide, ed aggiugnendovi episodj che converrebbero ad ogni f
va prima di esempio la bella scena sesta dell’atto primo di Sangaride ed Ati, di cui diamo la traduzione, pregando i leggi
on conoscendola. La dea crudele gli rende la ragione nel quinto atto, ed egli conosce l’eccesso ove ella l’ha spinto, Q
uccide alla presenza di lei che pentita si duole di non poter morire, ed Ati allora dice spirando, Je suis assez vengé,
a una specie di distrazione. Gli zeffiri in gloria, i sogni piacevoli ed i funesti danzanti intorno ad Ati addormentato, l
purchè cessi di patire. Giunone caccia allora la furia nell’inferno, ed Io sotto nome d’Iside diventa immortale. Vi si ve
apina, d’ Argo in pavone. Pur vi si osserva una bella scena di Jerace ed Io. L’amante si lamenta della di lei freddezza ch
eano, o nel palazzo incantato d’Armida. Con Idraotte, Rinaldo, Armida ed altri personaggi reali intervengono gli allegoric
ndetta che medita contro Rinaldo che gli ha liberati. Nel II Idraotte ed Armida dispongono le loro insidie contro il nemic
nemico guerriere. Rinaldo arriva appunto nella campagna ove son tese, ed incantato dalla delizia del luogo si discinge par
ncantato dalla delizia del luogo si discinge parte dell’arnese. Vaghi ed armoniosi sono i versi che dice: Plus j’observ
redda e nojosa per le apparizioni delle donne di Ubaldo e del Danese, ed i Francesi stessi non disconvengono. Nel V si ved
eri, i pianti disperati della maga. Tutto ciò nulla ha di mitologico, ed è quello appunto che commuove ed interessa, e che
a. Tutto ciò nulla ha di mitologico, ed è quello appunto che commuove ed interessa, e che il Marmontel e chi l’ha seguito
re. A ciò si aggiunga che l’Armida è l’opera meno caricata di machine ed apparenze, e pure riuscì pienamente ad onta dell’
strata la rarità de’ suoi talenti ne’ balletti da lui stesso composti ed in quelli di Moliere. Lulli finalmente serviva di
o Corneille a regolarsi con Quinault nel tessere il suo Bellerofonte; ed anche nel mandargli i suoi stessi versi de’ diver
Ma, Sire, io avea disegno di essere nel numero de’ vostri segretarj, ed ora essi non mi vorranno ammettere fra loro. Non
56 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « NOTE ED OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 313-326
na è stato non senza ragione detto, che simile a Pallade nacque bella ed armata dalla testa di Giove per l’innesto non pur
i de’ popoli indigeni, e de’ forestieri Etrusci, Osci, Greci, Sabini, ed altri, che anticamente abitarono le nostre amene
delle sue dotte e ingegnose produzioni non poca robustezza, vivacità ed energia, e coll’ arricchirla di molte e varie imm
tore Ministelli dal latino barbaro Ministellus. I Trovatori fiorirono ed abbondarono principalmente verso la metà del XII
alcuni Vescovi, Canonici, Claustrali, e altre persone le più distinte ed amabili dell’uno e dell’altro sesso, che aveano s
nei, i balli, le feste, le divise, come anche le canzoni, le ballate, ed altre specie di composizioni poetiche. Costoro, b
cia i primi antichissimi Cantori e Poeti, e poi i Rapsodi dopo Omero, ed anche nel Settentrione i Bardi e gli Scaldi), sol
composte da’ loro predecessori, e di continuo coltivavano la memoria ed esercitavano la fantasia sopra idee di eroismo, m
e ancora ne’ combattimenti, e nelle corti, e per incitarli a marziali ed onorate imprese cantavano i loro versi chiamati r
ova che questa non è affatto, siccome l’hanno asserito il Crescimbeni ed altri, una invenzione de’ monaci del IV o del V s
comprendevano a que’ tempi non solo gli scenici, cioè i mimi, buffoni ed istrioni ma eziandio i giullari e i ministrieri.
per loro buona sorte fin dal secolo scorso godono di questo vantaggio ed onore che tanto influisce nella felicità degli st
Il favor de’ Monarchi sa germogliar nello Stato gli uomini illustri, ed accende l’anime grandi ad operar cose grandi: que
re, in somma per la natural vampa d’ingegno fervido, elevato, sagace, ed inventivo, sono stati, sono, e saranno in ogni et
gace, ed inventivo, sono stati, sono, e saranno in ogni età eminenti, ed a tutte le più culte nazioni moderne, uguali, e a
la nostra poesia il Ditirambo, e ne diede l’esempio in questo dramma, ed ancora nelle sue Rime scritte a penna, secondo ch
i. Questa sorte di poesia, che richiede ardenza singolare di spirito, ed ama voci composte alla greca, stravolte, nuove e
e la critica di questa tragedia del Trissino. Di tutte le traduzioni ed imitazioni di essa fatte da’ Francesi riferite da
ue che il Trissino (il quale non so perchè e donde venga dal Voltaire ed indi da altri di lui compatriotti appellato Arciv
ilolog. pag. 137, Fleury nel Metodo degli studj, il sig. di Voltaire, ed altri. C’est par l’Italie que les sciences, les l
Ab. Andres s’inganni e vada errato allorchè con troppa precipitazione ed arditezza fassi a così dire: La parte drammatica
57 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 88-136
insieme coi più gran principi del suo tempo Sisto V pontefice romano ed Errico IV re di Francia, all’amor della musica co
di Francia, all’amor della musica congiunse la coltura delle lettere, ed oltre alle aringhe d’Isocrate, tradusse in latino
politica, alla marina e al commercio, un Newton, un Bacone, un Locke, ed il Grande Atto della navigazione. Non rechi dunqu
della luna che favellano: egli non seppe nè astenersi dal miracoloso ed incredibile, nè separare dal tragico il comico, r
e di bellezze inimitabili . Spicca soprattutto nel colorire con forza ed evidenza i caratteri de’ grandi uomini, segnandon
sso il discorso sulla profonda tristezza di Amlet, cui danno consigli ed insinuazioni perchè si sforzi di sollevarsi. Amle
torni a vedere i raggi della luna? Il Morto gli accenna di seguirlo, ed Amlet gli va appresso. Giungono in parte più remo
e vene, gela il sangue e ammazza prontamente. Così restò morto Amlet, ed il regno e la sposa fu occupato dall’incestuoso e
la tormentino. Addio, addio, ricordati di me. Amlet con espressioni ed invocazioni di ogni maniera mostra l’orrore onde
me? sì alma infelice; scancellerò dalla mia fantasia ogni altra idea ed impressione, eccetto il tuo comando, sì lo giuro.
compongono la compagnia tragica di Elsingor. Essi in fatti arrivano, ed Amlet parla ad alcuni di essi con famigliarità, e
a scena sulla morte di Priamo. Egli stesso prima ne declama con forza ed energia alcuni versi; ordina poi all’attore di pr
onsorte Battista. Viene un commediante ad avvelenare quel che dorme, ed Amlet dice: Aml. Vedete? Ora l’avvelena nel giar
e, L’obbliga ad ascoltarlo; le rimprovera l’assassinamento del padre, ed il di lei obbrobrioso matrimonio col regicida. La
; vedetelo… qual pallida luce esce da lui! Ahi di me! la sua presenza ed il suo dolore basterebbe a commuovere le pietre s
e suo nuovo sposo… Di poi ripigliandosi le dice, che anzi nol faccia, ed ironicamente le insinua di tosto recarsi a lui, d
arcazione nemica, la quale nel tempo stesso si dispiccò dalla nostra, ed io rimasi solo e prigioniero. I nemici mi hanno t
nemici mi hanno trattato con moderazione come ladri compassionevoli, ed io gli ho ben compensati. Tu fa in modo che il re
che celebrando la fama la destrezza di Laerte nel maneggiar la spada, ed Amlet essendo pieno di opinione di se stesso per
che si dia luogo ad una scommessa, tenendo alcuni la parte di Laerte, ed altri quella del principe. Preventivamente si pre
r con veleno, affinchè se venisse a fallire il fioretto, Amlet stanco ed affaticato chiedendo da bere, rimanga dal mortife
patori ecc. i quali esercitano l’antico mestiere di Adamo. Esce Amlet ed Orazio. Un becchino zappa e canta. Amlet osserva
e morale insieme per le riflessioni di Amlet. Viene il re e la regina ed il corpo di Ofelia accompagnato da’ sacerdoti. Si
adavere. Laerte attacca briga con Amlet. Partono tutti. Restano Amlet ed Orazio. Il principe racconta che mentre dormivano
i colpi, e Laerte s’impegna a dargliene nove. Amlet accetta la sfida, ed ordina che si rechino in quella sala i fioretti.
rdono, discolpando il passato col disordine della sua ragione. Laerte ed Amlet prendono ciascuno un fioretto, e si dispong
à tutto tosto che saranno esposti alla pubblica veduta que’ cadaveri, ed aggiugne l’ultima disposizione di Amlet in favore
e coll’ombra nell’atto secondo. Ognuno ne vede altresì l’irregolarità ed il disprezzo delle sagge regole del verisimile. M
il disprezzo delle sagge regole del verisimile. Ma i dotti stranieri ed Inglesi convengono tutti del difettoso e del mira
strade, ma lascia dietro di se tutto ciò che altro non è che ragione ed esattezza.» Abbiamo osservato nel parlar de i dr
pore, se fossero profferite da un altro che non ci avesse puerilmente ed à propos des bottes fatto sapere di aver molto s
, cioè alla Spagna per mezzo del Poliziano ammaestrando Arias Barbosa ed Antonio di Nebrixa, ed all’Inghilterra per opera
mezzo del Poliziano ammaestrando Arias Barbosa ed Antonio di Nebrixa, ed all’Inghilterra per opera di Sulpizio, di Pomponi
e, singolare che difficilmente se ne trovano due che si somigliano ; ed afferma che in Inghilterra in quasi duecento ann
nel secolo XVI scorretta era la frase, sregolata la dicitura, oscura ed affettata l’espressione ; aggiugendo che al princ
lla natura, e alla verità. Esigeva la sua favola de’ Romani e de’ re, ed egli altro non vide che gli uomini. Avea egli bis
egli altro non vide che gli uomini. Avea egli bisogno di un buffone, ed il prese dal Senato di Roma, dove se ne sarebbe c
e sulla scena un usurpatore e un omicida, e per renderlo dispregevole ed odioso, aggiunse a i di lui vizii l’ubbriachezza,
per ritrarne frutto al più presto… Non ebbe riguardo veruno a’ tempi ed a’ luoghi, e senza scrupolo attribuiva ad un seco
sparse senza che vengano citate moltissime cose che leggonsi altrove, ed altre non poche a lui da questo e da quello Itali
al grande, al terribile, al tetro, al malinconico, più che al tenero, ed una vivacità e una robustezza, e un amor deciso p
58 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Italiano del secolo XVI. e del Libro IV. — CAPO VII. Pastorali. » pp. 4-41
n che se ne allontana per contenere un’ azione compita che ha un nodo ed uno scioglimento di lieto fine. Anche la Cecaria
Domandiamo ora che musica fu quella che si fece a questa pastorale ed alle altre che la seguirono? perchè quasi di tutt
ra Filippo Pigafetta) era formato di quindici persone sette per parte ed il capo loro nel mezzo, il qual coro in piacevol
per parte ed il capo loro nel mezzo, il qual coro in piacevol parlare ed armonia adempì l’uffizio suo . Delle commedie non
ipale attore, era l’istesso che recitò nella tragedia dell’ Orbecche, ed il Giraldi ne favella con lode speciale, enuncian
rigi nel 1666, e poi nell’Aja nel 1679 e si ristampò nel 1681. Queste ed altre versioni francesi riuscirono poco felici, s
n bei versi castigliani da Giovanni Jauregui uscita in Roma nel 1607, ed in Siviglia nel 1618 a. In inglese fu tradotto l’
ia per questa, e per la traduzione dell’Elettra, e di Piramo e Tisbe, ed altri drammi in lingua schiava. La prima rapprese
ive di Bernardo Buontalenti; la qual cosa riuscì con tal magnificenza ed applauso, che spinse il medesimo Torquato a recar
orquato a recarsi di secreto in Firenze per conoscere il Buontalenti; ed avendolo appena salutato e haciato in fronte, se
Aminta ecc. Il silenzio di Silvia giustifica le illazioni di Dafne, ed il racconto della morte dell’amante inspira nella
ramente si narra la caduta non mortale di Aminta, l’arrivo di Silvia, ed il trasporto di lei al vederlo in quello stato. E
, convien confessare che essi, tuttochè vadano fastosi per un Sofocle ed un Euripide, se fossero stati contemporanei del T
ata il Pentimento amoroso. Ma questa si pubblicò in Venezia nel 1583, ed io trovo, che nella stessa città se ne impresse n
appare nella dedicatoria fattane al principe dell’Accademia Olimpica, ed anche dal prologo, era stata rappresentata qualch
n cattivo componimento formato sopra incantesimi che producono nojose ed inverisimili situazioni, e vi s’introducono per b
naturale, non come filosofi, ma come uomini che le stanno soffrendo, ed esprimono al vivo ciò che sentono. Quel che noi p
di terrore che ci agita nel Cresfonte al pericolo del giovane vicino ed essere uccìso per mano della madre: l’Aminta senz
esa da Amore di due anime superbe che lo bestemmiavano, Tirsi pastore ed Ardelia ninfa, facendo che l’uno arda e non tro
r di Mirtilla, e l’altra avvampi Per sua pena maggior di se medesma; ed in fatti nell’atto IV si vede Ardelia divenuta un
llo Narciso che si vagheggia in un fonte. Non è da cercarsi in questa ed in moltissime altre favole di questì ultimi anni
rascurata nel grottesco vestito eroico degli attori tragici francesi, ed in quello pure stravagante de’ cantori dell’ oper
uali quattro contrastano amorosamente ciascuna per averlo per marito, ed è vinto da una che si chiama Nicea . Sotto nome d
relli, facendole fare insieme una scena in lode delle donne virtuose, ed in biasimo di chi non le ossequia. Sembra che que
per verun personaggio. Un ratto di Erminia tentato da alcuni pastori ed impedito da Egone, forma l’azione dell’atto IV; m
è ita Erminia, era Vafrino, e l’uno e l’altra riconoscono il ferito; ed Erminia dopo averlo pianto come morto, si avvede
trasportare le poesie italiane, perchè oltre all’essere assai ricca, ed al possedere non poche espressioni che alle nostr
e secondato si fosse dalla propria nazione nel disegno di arricchire, ed elevare la patria poesia Fernando Herrera buon po
ile! a. Questa valorosa attrice scrisse ancora varie altre poesie, ed alcune lettere, ed essendo aggregata all’Accademi
alorosa attrice scrisse ancora varie altre poesie, ed alcune lettere, ed essendo aggregata all’Accademia degl’Intenti di P
menzione Angelo Ingegneri nel Discorso della Poesia Rappresentativa, ed il Manfredi nelle citate Lettere chiamandola bel
59 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo I. Origine della poesia drammatica. » pp. 2-7
ondo civile, ad investigar le maraviglie e ’l magistero del naturale, ed a tentar d’internarsi fin anco ne’ segreti della
vinità. Dalla cura e dallo studio d’indagare, questa natural pendenza ed avidità di sapere chiamossi da’ latini, e poi da
ime sono le arti che se un primo popolo inventore passarono ad altri, ed all’incontro moltissime quelle che la sola natura
regna lungamente, e si conserva presso di esse, e le rende inospitali ed inaccessibili, siccome furono per gran pezza gli
i studia di tornarlo a gustare con formarsene esattamente l’idoletto, ed allora che l’imitazione sombragli corrispondente
esso o agli altri con tutte le circostanze una tempesta, un incendio, ed ogni altro disastro già passato. Or se l’uomo per
fici e ghiottoni i colofonj, trafficanti i fenici, ospitali i lucani, ed i romani superstiziosi, se son bellicosi ed antro
enici, ospitali i lucani, ed i romani superstiziosi, se son bellicosi ed antropofagi gl’irechesi e i tapui, cerimoniosi i
parte delle nazioni. Ella s’ingegna di copiar gli uomini che parlano ed operano; é adunque di tutte l’invenzioni quella c
alla natura imitatrice dell’uomo; e non é maraviglia ch’ella germogli ed alligni in tante regioni, come produzione natural
l’altro nell’occidente fra’ peruviani ignoti a’ greci, agli etruschi, ed a tutto il resto del vecchio continente. L’uomo a
60 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO II. Tragedie latine d’oltramonti, Tragici Olandesi, e Teatro Alemanno. » pp. 135-142
quà e là oltre le Alpi e i Pirenei. Giorgio Bucanano compose il Jefte ed il Batista impresse in Londra l’anno 1628, nelle
e di frammenti di antichi tragici, scrisse il Giuseppe, o Sofamponea, ed il Cristo paziente stampate nel 1648 in Amsterdam
strò a’ suoi la buona poesia, e traducendo alcun dramma greco, latino ed italiano aprì il sentiero della vera drammatica s
lasciò nella nostra opinione sostenuta da’ signori Juncker, Lieubault ed Arnaud. Certo è non pertanto che i mentovati comp
o con maggior caricatura il Marini. Compose cinque tragedie, Epicari, ed Agrippa pubblicate nel 1665, Ibraim nel 1673, Sof
medianti per mendicare ascoltatori ricorsero a i Gran Drammi Politici ed Eroici tragedie grossolane condite dalle buffoner
lando dello stato delle arti del Brandeburgo al finir del secolo XVII ed al cominciar del XVIII ebbe a direa: «Gli spettac
ta in Dresda nel 1650, s’itrodusse fra’ Tedeschi il gusto dell’opera, ed ogni principe dell’Imperio Germanico volle avere
61 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 137-226
ima ch’io l’abbozzassi nella generale de’ Teatri pubblicata nel 1777, ed i buoni nazionali urbanamente me ne seppero grado
ratti al naturale, e di caratteri, e di passioni poste in inovimento, ed a buon lumea. Tale è la Celestina di tutte la più
prove evidenti che la rappresentazione di tal Novella sarebbe assurda ed impraticabile, si noti che i personaggi sogliono
ntrando in casa, e senza conchiuderlo uscirne. L’azione dura due mesi ed ancor più, ed è questa. Calisto innamorato di Mel
a, e senza conchiuderlo uscirne. L’azione dura due mesi ed ancor più, ed è questa. Calisto innamorato di Melibea ricorre a
ucchiera; e l’innocente Melibea per forza del suo incanto è corrotta; ed in ciò si vede la mancanza d’arte dell’autore; pe
diceva un mio dotto amico spagnuolo) ad un anacoreta il più penitente ed esemplare non che ad un dissoluto, potrebbe accad
i lei padre che a vista della tragica morte della figliuola apostrofa ed insulta amore, perchè venga chiamato nume, perchè
bellezze della Celestina nell’atto I l’eccellente, concisa, naturale ed elegante dipintura della bellezza di Melibea, la
astigliano non v’ ha libro scritto con maggior proprietà, naturalezza ed eleganza. Se ne fecero varie edizioni a, e traduz
la scenica detestabile per l’oscenità, s’impresse in Lerida nel 1612, ed in Madrid nel 1614. Tre altre ne compose il porto
onzella da torre, Auto do Fidalgo Portuguez. Lasciò Gil due figliuoli ed una figliuola che gareggiarono col padre nel colt
figuras de comedia sono, un eremita, un ruffiano, un paggio francese ed una comitiva di pinzochere con Fausta madre del t
rma del verisimile e divisa in cinque atti cui non manca che vivacità ed azione. Se gli scrittori di quella penisola avess
tiano e ad altri critici Spagnuoli, sfuggita al Nasarre, al Lampillas ed all’Andres. Io straniero, oltraggiato da Garcia d
rima che Camoens tornasse in Europa col suo poema composto nell’Indie ed impresso nel 1572. Dividesi la Castro in cinque a
, di stile assai basso e che rappresentano fatti di artefici mecanici ed amori di persone plebee, come della figlia di un
ero indi nel teatro per intermezzi, dopo che vi s’introdussero azioni ed amori di sovrani e principesse. Al Rueda morto pr
dell’arte. Trovo nominate tre commedie scritte da uno o più anonimi, ed impresse in Valenza nel 1521, Comedia Tebaida, Co
Que yo mate luego è Orfea Dò Serafina lo vea, Porque lo pueda creer; ed ecco con quale scandalosa ragione si anima al med
nata I domanda a Floristano, se ha consumato il matrimonio con Orfea, ed egli risponde, Y aùn consumì el patrimonio, Que
vuol dir di sì. Ma nella giornata V l’Eremita domanda la stessa cosa, ed egli risponde, ni pude ni quisiera . Or perchè p
tesse continuare, Floristano rispose di aver consumato il matrimonio, ed il patrimonio; ma all’Eremita verso la fine rispo
iomi, cioè un latino scolastico, un italiano insipido, il castigliano ed il valenziano; e neppur si metta a conto che l’Er
loriarsi di tali sciapite commedie come delle migliori della nazione; ed era interesse della gioventù spagnuola, o che si
a o una Soldatesca del Naarro. Fa dunque torto, ripeto, alla veracità ed onestà non meno che all’erudizione di un uomo di
essi poco profitto trassero dalle di lui lezioni . È una rodomontata ed una falsità patente che eccita il riso. Di grazia
0 con lasciar varie opere. Laonde a questi due dotti uomini dirozzati ed ammaestrati in Italia dee la Spagna tutto l’onore
a che tante ciarle? A che accozzar un capriccioso fallace raziocinio ed ascriverlo all’autor della nota? Poteva (dice poi
re spagnuolo che usando nelle insipide sue commedie un latino barbaro ed un pessimo italiano, calato fosse ad insegnare a
eggiato da’ nazionalia, oltre alle altre sue opere scritte con grazia ed eleganza, compose intorno a trenta commedie ricev
Almeno in tentarlo dimostrò il Nasarre nella falsità qualche acutezza ed erudizione. Ma che strana e ridicola giustificazi
unque il teatro già corrotto sin dall’immediato successore del Rueda; ed essendosi poi la commedia spagnuola sempre attenu
mi di Lope consistono in commedie, tragicommedie, pastorali, tramezzi ed atti sacramentali, tutti in versi, a riserba dell
sute d’ invenzioni allegoriche. Io non so come varii nazionali a voce ed in iscritto poterono di tali feste attribuir l’in
olo quelle farse spirituali avessero tolto per argomento l’Eucaristia ed il titolo di Atti Sacramentali. Imperciocchè se c
a lode il dottor Ramòn, forse dopo del Vega il drammatico più fecondo ed oggi il più dimenticato. Esaltò indi le favole ar
fuori di Lope e Calderòn le glorie drammatiche della propria nazione; ed il Lampillas che faceva pompa di molte commedie p
lo più cattive da lui nominate per essergli state sugerite da Madrid; ed altri che ora non vò ripetere, doveano anzi di si
perchè non vi è specie che ripugni all’esser nato Vasco nel 1500 a; ed in questo veramente erroneo raziocinio fu il sign
a conservata memoria che di una sola sua tragedia intitolata Absalon; ed il signor Sedano parimente afferma che il Malara
l’Ecuba e la Vendetta di Agamennone non debbano chiamarsi traduzioni; ed a ciò altro non replichiamo se non che il signor
ove si narra il sogno di Nise copiato con più esattezza dalla Castro; ed il signor Sedano che la lodò, non ne seppe la sor
ssioni nobili, naturali, patetiche e convenienti al carattere d’Inès; ed il Bermudez attenendosi all’originale partecipa d
questa seconda favola apparisce fiero, violento, atroce, basso ancora ed indecente. Le persone che vi s’introducono del cu
eseguito alla presenza del re e degli spettatori, è affatto ridicola ed impertinente, nè degna del genere tragico è l’azi
l’Isabella, che bisogna essere molto preoccupato per non avvedersene; ed il Lampillas non se ne avvide, ed a me convenne a
to preoccupato per non avvedersene; ed il Lampillas non se ne avvide, ed a me convenne additarglieli nel citato Discorso S
ebbero nella commedia Ariosti, Machiavelli, Bentivogli, Dovizii, Cari ed Oddi, e nella tragedia Trissini, Rucellai, Girald
l quale allega la Vita di quell’Infante scritta dal conte di Vimioso, ed il Comento di Manuel Faria alle Rime del Camoens.
rie de’ Portoghesi come appartenenti agli Spagnuoli; nè altri critici ed apologisti ch’io sappia, seppero o mostrarono di
Serpe il dolce velen nel petto acceso; Fugge gli uomini, il dì fugge ed abborre; Erra solingo, e seco sol favella; Castro
emoria di un letterato, il quale ha sostenuto diciotto anni in Parigi ed il resto della vita in Italia l’onor della lingua
amicizia de’ più colti uomini dell’una e dell’altra nazione (Francese ed Italiana) di Diderot, d’ Alembert, dell’abate Arn
i vuole avvertire che il Voltaire, il Bettinelli, gli Enciclopedisti, ed altri Francesi ed Italiani danno erroneamente a q
che il Voltaire, il Bettinelli, gli Enciclopedisti, ed altri Francesi ed Italiani danno erroneamente a questo poeta il nom
emporanei, i quali mormoravano delle mostruosità delle di lui favole, ed obbligato dall’Accademia a giustificarsi, il fece
moltitudine de’ madornali spropositi gareggia colla di lui arroganza ed impertinenza, e col cumolo di villanie che vomita
o he visto ninguno ; ma io lo farei certo, se vivesse, di aver veduto ed ascoltato moltissimi che l’affermavano, di che so
co-critico scritto per illuminar sulle materie teatrali il Lampillas; ed alzò poi sì bruscamente la voce dopo che l’autore
disingannarlo, presentandogli molte prefazioni, approvazioni a’ libri ed altri papelillos di simil natura, dove ciò si ass
one della storia degli Atti Sacramentali che quì si narra. Egli dice ( ed in ordine è questo il secondo grave errore di cui
ando poi ha voluto entrare in bucato, per dirne più ne ha detto meno, ed è tornato indietro. Qual è stata la grande scoper
nia di Angulo el malo. Bastò questo all’acuto Huerta per arzigogolare ed asserire que es mas que probable ser el mismo Ce
endo anche esser componimento di un altro, e forse del medesimo Lope, ed averlo Cervantes nominato come assai noto; la qua
uccidi; Tutti morremo. E non sento io nè piango La morte che mi cerca ed i miei giorni Di un colpo indegno in sul fiorir r
na. No, non vivrà il mio Prence. Ah me salvando, Salva il tuo figlio; ed io ne andrò raminga Dove nuova di me quì mai non
ma volta Al seno che suggeste, e che mai sempre Fora vostro alimento, ed or vi lascia. Ah v’abbandona già la madre vostra!
62 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO II. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 80-124
ma di governo assai peggiore dell’antica, ci tolsero i patrii costumi ed il linguaggio, e ci coprirono di tutta la loro ba
mestico o straniero, delle quali e nella Spagna e nel regno di Napoli ed altrove scorgonsi tuttavia in piedi su ripide bal
angarii, parangarii, schiavi prediali, censili, terziarii, fiscalini ed altre specie di servi ed aldionia. Ora quando tro
iavi prediali, censili, terziarii, fiscalini ed altre specie di servi ed aldionia. Ora quando trovansi gli uomini in una m
cali della lingua latina; conobbe in Pavia il diacono Pietro da Pisa, ed esser volle suo discepolo. Dopo sette anni in cir
egli ecclesiastici intendeva a stento il Breviario. Presso i Francesi ed i Germani era ben rara cosa il sapere scrivere si
ere sino al XIII e XIV secolo; gli atti si attestavano con testimoni, ed appena sotto Carlo VII in Francia nel 1454, si ra
lusso eccessivo, il quale diventa padre della mollezza e poltroneria; ed allora trascuransi le arti, si deprava il gusto,
o emerse dalle ombre. Eravisi meglio conservato l’uso della scrittura ed i semi dell’industriab. Venezia, Genova, Pisa, Am
la scrittura ed i semi dell’industriab. Venezia, Genova, Pisa, Amalfi ed altre città Italiane furono senza contratto le pr
zi di scuotere il giogo de’ signori, e di stabilire un governo libero ed eguale, che agli abitanti assicurasse la propriet
indipendenza de’ baroni, le corone accrebbero la propria prerogativa, ed il popolo spezzate gran parte delle sue catene di
lare, non efimero, non equivoco, non mendicato con sofismi, reticenze ed artificii Lampigliani, nè con invettive e declama
anti con varie buffonerie accompagnate dal suono di qualche stromento ed anche dal ballo. Generalmente si dissero in latin
dionale, o Provenzale. Furono detti Trovatori quelle persone decorate ed ingenue che coltivarono la Gaja Scienza, cioè la
natrice delle sue azioni e de’ suoi pensieri, e ne portava la divisa, ed a lei dedicava tutti i frutti poetici della propr
icava tutti i frutti poetici della propria fantasia, o le propensioni ed il pendio del proprio cuore. E chi volesse andar
rio cuore. E chi volesse andar più oltre troverebbe in tali esercizii ed in simili amiche i semi di tutte le Nici, Clori,
ese sig. Blair nella dissertazione intorno ai poemi del Celto Ossian, ed il valoroso nostro amico il sig. Cooper Walker ne
, l’abate Napoli, Cino da Pistoja, Guido Cavalcanti, Brunetto Latini, ed il migliore di tutti Dante Alighieri: pare che si
cui s’introdusse Federigo II co’ suoi aderenti i Pavesi, i Reggiani, ed il Patriarcaa. Ma sulle riferite parole non può a
ne animata dalle parole. Apostolo Zeno chiaro per erudizione, probità ed accuratezza, ricavò da varie cronache, che in Pad
o di Pasqua e di Pentecoste. Veramente noi che reputiamo drammatiche, ed espresse con parole quest’ultime, non possiamo re
a quelli che ci rimangono? Egli è vero che in Francia, nelle Fiandre ed altrove furonvi alcuni Misteri rappresentati alla
i quel che osserva il medesimo Tiraboschi, cioè che siffatti Misteri, ed i versi cantati su’ teatri dagl’istrioni e giocol
rni numerosi ma piccioli di mole e di potere. a. Vedi il Potgessero, ed il libro I, cap. 18 della Storia civile e politic
scovo di Orleans esaltati gli Spagnuoli di que’ tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nelle parole di tal prelato, ed i
tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nelle parole di tal prelato, ed in ciò che dice di Adriano il Tiraboschi, si atte
vedere che fuori dell’Italia si scrivesse latinamente con più purità ed eleganza del famoso storico de’ Longobardi Paolo
ompilazione di Alarico pubblicata in. Tolosa col titolo di Breviario; ed è quell’unica che, non saprei dir come, conosce i
’Ostrogoto Teodorico pubblicasse il suo editto. In oltre Caindesvindo ed altri Visigoti fecero alcun’altra collezione di l
di Alarico; e di tali fatti può assicurarsi negli storici Spagnuoli, ed anche nel Compendio della Storia di Spagna del p.
uendo l’originale, e correggendolo ove ne abbisogni con note critiche ed istoriche. Ed in tale VII secolo rilevasi dal Con
inose che sì rinnovavano incessantemente tra il sovrano e la nobiltà, ed il furor cieco con cui i baroni guerreggiavano fr
arci ad intendere che nella Spagna non aveano luogo i giudi ii di Dio ed i duelli? Egli dovrebbe sapere, quanto tardi si f
giudicarne, se ne dovrebbe rintracciare lo spirito più che le parole, ed aver riguardo alle circostanze. Dovea piuttosto r
nto Stefano si cantava alla Messa una canzone detta prosa dell’asino, ed anche prosa de’ fatui, e nel dì di san Giovanni u
notato che il su degno nostro amico di remota data, ornamento insieme ed istorico della Letterature Italiana, nelle sue Ag
V pag. 343 siesi mostrato egli stesso disposto a reputar drammatiche ed animate con parole le rappresentazioni sacre del
rappresentazioni sacre del secolo XIII della Compagnia del Gonfalone ed altre simili. E perchè l’autorità che ne reca, ri
63 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO III. Teatro Inglese. » pp. 143-156
moveva diverse molle per allargare i confini della prerogativa reale, ed i parlamentarii pieni di grandi idee di libertà e
rcitato il mestiere di muratore. Il genio che l’inclinava allo studio ed alla poesia, gli tolse di mano la cazzuola, e lo
n pubblicò una tragicommedia. Il famoso Milton diede al teatro Licida ed il Sansone Agonista che non uscì alla luce prima
zione bizzarra che a guisa dell’opera dava luogo in un tempo al ballo ed al canto, di cui parla Paolo Rolli nella Vita di
Eufrosine, in somma le divine e le umane cose, la religione cristiana ed il gentilesmo, la sublimità e la bassezza. Dal 16
novello ardore. Illustrò allora le scene inglesi l’eccellente attore ed autore tragico e comico Tommaso Otwai morto nel 1
gl’Inglesi vollero in questo ravvisare un Cornelio per la sublimità, ed in Otwai un Racine credendo di vedere in lui pari
imità, ed in Otwai un Racine credendo di vedere in lui pari tenerezza ed eleganza, titoli , come pur dice l’abate Andres,
ammatica, e niuno la neglesse più di lui. Scrisse commedie e tragedie ed anche una specie di opera intitolata la Caduta de
dramma composto sotto Carlo II, richiese di colui che l’avea scritto; ed intendendo che da sette anni si trovava in carcer
Nicola Machiavelli che subito caratterizzano il ritratto: la vivacità ed il brio comico di Agostino Moreto: finalmente il
diamo in quale stato questo gran comico trovò in Francia la commedia, ed in quale la tragedia il maggior Cornelio. a. Ve
64 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO II. La Poesia Drammatica ad imitazione della forma ricevuta dagli antichi rinasce in Italia nel secolo XIV. » pp. 32-40
te che è stato nella moderna Italia quello che furono Omero in Grecia ed Ennio nel Lazio, giva sublimandosi e perfezionand
1304 si rappresentarono dal clero e dal capitolo la creazione d’Adamo ed Eva, l’annunziazione e ’l parto della Vergine30.
erità d’Ezzelino, il quale con insidie e crudeltà già regna in Verona ed in Padova. Tutto ciò si finge avvenuto nell’inter
ed in Padova. Tutto ciò si finge avvenuto nell’intervallo degli atti, ed è affare di non pochi giorni. Il coro deplora la
ed è affare di non pochi giorni. Il coro deplora la pubblica miseria, ed implora la vendetta celeste contro lo spietato op
messo gli eventi della guerra fatta in Lombardia a tempo di Ezzelino, ed al fine la di lui morte. Con un’ ode saffica il c
elino e la morte d’Alberico. Qual fu il di lui fine? domanda il coro; ed il messo così racconta: Tum plura stantem tela
ti. L’azione non è una; il tempo basterebbe per un lungo poema epico; ed il protagonista Ezzelino ha un compagno in Alberi
ti dipingonsi con evidenza, benchè vi si desideri eleganza e purezza, ed oggi più, leggendosi molto scorretto. Ma vi si tr
la Lunigiana, scrisse verso la fine del secolo alcune lettere latine, ed in una parla d’una sua tragedia sulle sventure di
1. Che fossero tragedie, non ne ha mai dubitato, nè dubiterà uom sano ed avvezzo a leggere prima di giudicar per preoccupa
di lui amico l’Ab. Andres che gli farà più forza della stessa ragione ed evidenza. Dice adunque il Sig. Andres, che fin da
65 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO V. Teatro Tragico Francese nel XVII secolo. » pp. 166-211
me Moi di tal tragedia tirò verso Cornelio gli sguardi della Francia, ed oscurò i drammi tutti de’ contemporanei. Appresso
ena, in cui nel tempo stesso implorano dal sovrano Chimene giustizia, ed il padre di Rodrigo pietà; e l’altra di Rodrigo e
ico, alcuni piani che ne distribuiva a Desmaret, Boisrobert, Colletet ed altri, i soccorsi che ne tiravano tanti letterati
ne tiravano tanti letterati, la guerra stessa che egli faceva al Cid, ed i beneficii che in compenso versava sull’autore;
i primi tre atti riescono appassionatissimi, e gli ultimi due freddi ed inutili. Si vorrebbe ancora ravvisare in que’ pri
a Curiazio suo cognato, Albe vous a nommè, je ne vous connois plus; ed alla risposta di Curiazio, Je vous connois encor
destini, in che è posto il carattere della vera. tragedia. La nobiltà ed il patetico che respirano le parole di Augusto ne
scarseggi di difetti, nè sia un argomento che si elevi alla grandezza ed al terror tragico si pel viluppo che per la quali
ione amava il Cornelio la Rodoguna come la migliore delle sue favole; ed i critici francesi singolarmente ne pregiavano l’
Seleuco suo figlio, e perseguita gli altri, fa fremere lo spettatore ed ispira indignazione. Poco pregiarono i Francesi,
o, tutte, malgrado di varie scene eccellenti, si reputarono mediocri, ed insieme colla Medea caddero nel rappresentarsi, n
se. In tutti gli oggetti egli spande la propria sensibilità. Riscalda ed avviva la stessa politica, come fece specialmente
ha creato in Francia dove prima di lui niuno sapeva pensar con forza, ed esprimersi con nobiltà; appartenendo i suoi difet
lmente fluida e armoniosa, correzione, leggiadria e nobiltà di stile, ed una eloquenza sempre eguale, che è la divisa dell
e a tutte il primato senza il freddo inutile innamoramento d’Ippolito ed Aricia. In fatti questa galanteria, per dirla all
ne, e può al pari di ogni altro contribuire ad eccitar la compassione ed il terrore per correggere e dilettare. E chi può
etti signorotti francesi, diventeranno personaggi comici malinconici, ed i loro amori si rigetteranno dal coturno. L’amore
co vuol esser forte, impetuoso, disperato, dominante; e se è mediocre ed episodico, qual è quello d’Ippolito, di Antioco,
a Fedra innamorata d’Ippolito figliuolo del di lei consorte, perturba ed atterrisce, e commovendo diletta ed ammaestra. Tr
olo del di lei consorte, perturba ed atterrisce, e commovendo diletta ed ammaestra. Tragica è la situazione di Fedra: Je
ncesi sostituito certo parlar poetico particolare. I vizii e le virtù ed anche gli attributi accidentali nelle loro favole
punto l’espressione, l’eleganza, l’armonia e la vaghezza dello stile ed il patetico. Gli si notarono tal volta alcune tra
pompa del racconto di Teramene da ognuno osservata, ferisce il gusto ed il buon senno il sentire con figure intempestive
del secolo XVII dovunque regnerà gusto, sapere, giudizio, sensibilità ed ingegno. Se pur una di simili prerogative avesse
omunes ): altro merito non ebbe che l’esatta osservanza delle regole, ed una scrupolosa prolissa pazienza in lavorare sten
ntano tredici interlocutori , e vi si trova un’ affettata regolarità ed ellenismo, con che procurò di supplire alla manca
verisimiglianza . Il leggitore imparziale da se giudicherà tra Racine ed Huerta a qual de’ due meglio competano i gentili
no definirsi drammi di Menandro e di Terenzio che contengono soggetti ed argomenti tragici non comici . Non so quanto i Fr
re che offeso nel petto si rendette inabile a più comparire in teatro ed indi a non molto fini di vivere. Meraviglioso fu
cenica. Ma il carattere di Erode dipinto con bastante forza e verità, ed alcune situazioni che interessano, e l’intrepidez
il tempo si consuma nel lavoro e nel maneggio della lima sullo stile, ed è quello che manca all’Arianna. Trasse Tommaso Co
rdite usate poscia da moderni tragici della Francia con tal frequenza ed intemperanza, che, al dir del Palissot, ne sono e
azioni, l’inverisimiglianza de’ colpi, l’ineguaglianza de’ caratteri, ed altri difetti di quelle favole che si ascoltarono
he si chiama Cleorante. In tutto il dramma egli ha usato un artificio ed una reticenza scrupolosa, poco tragica intorno a
teatro di Pietro Cornelio pubblicato colle osservazioni del Voltaire, ed anche l’eccellente Paragone della Poesia tragica
66 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO I. LIBRO I » pp. 12-33
n versi erano le memorie dei defunti scolpite nelle colonne Egiziane; ed intorno alle urne lagrimali poste ne’ sepolcri d’
nde congedo dall’eremita chiamato Cano, dalle pecorelle sue compagne, ed anche da un albuscello, da una gazella e da un ca
indirizzano la parola alle piante del boschetto, mostrano l’affezione ed il rispetto che ha per esse avuto Sacontala, la q
e delicate espressioni? ADDIZIONE VI* Rappresentazioni in Ulietea ed altre Isole. Il re O-Too padrone di tutta l’i
re le attici le tre sue sorelle vestite bizzarramente con abiti nuovi ed eleganti1. Oltre a diversi giuochi ginnici, come
amp;c. eseguiti in Wateeoo per onorare e divertire il nomato Inglese, ed a’ concerti e alle danze accompagnate da musica s
e co’ movimenti delle mani che portavano vezzosamente verso il volto, ed al petto, slanciando nel tempo stesso un piede in
figurano ora la festa o la fronte umana con ciglia, barba, e capegli, ed ora teste di uccelli, e specialmente di aquile, o
poeta drammatico. Il celebre Callimaco Cirenese autore degl’Inni ed Epigrammi e di altri pregiati lavori, dee contars
esci, animali e volatili; lo scorpione p. e. esprime la costellazione ed il pesce scorpione; l’asinello non solo fa sovven
llina Dove sicura il becchi, e intanto celere La segue un’ altra, ed essa più si affretta, Non altramente chi si avv
a per attestare il falso. ADDIZIONE XIV* Sul Teatro Siracusano ed altri. Singolarmente pregevoli si reputano i
Gaetani ne distingue con più esattezza le parti che ne sopravvanzano, ed il sito. Vedevasi (dice quest’insigne letterato3)
to in parte eminente, donde si scoprivano le città di Napoli, Ortigia ed Acradina bassa, i due porti, i fiumi, i fonti, i
bassa, i due porti, i fiumi, i fonti, i laghi, le campagne adjacenti; ed era lavorato ed incavato nel macigno naturale. Di
ti, i fiumi, i fonti, i laghi, le campagne adjacenti; ed era lavorato ed incavato nel macigno naturale. Di figura semicirc
re nella parte opposta in faccia al levante quest’altre lettere belle ed intere, ΒΑΣΙΛΙΣΣΑΣ ΦΙΛΙΣΤΙΔΟΣ (Reginae Philistidi
e p. Giuseppe Maria Pagnini impressa in Parma col testo de’ suoi Inni ed Epigrammi nel 1792 dall’inimitabile Giambatista B
e abyrtaca accennata da Alesside, che si componeva di porro, nasturzo ed acini di melagranata. *. Al medesimo Capo VII, a
2. Descriz. della Sicilia. 3. Memoria relativa all’antico Teatro ed agli antichi Acquidotti Siracusani. 1. Il primo
67 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Venezia il 31 10bre 1837.E il 14 novembre : » pp. 389-402
a vivente signora Lucrezia Mora di questa Parrocchia de’ SS. Giuseppe ed Ignazio, testimonii sig. D. Serafino del vivente
me ricordatevi di parlare sul serio e che io non scherzo mai. Mamma ed io contraccambiamo gli augurj che c’invil per il
, e soggiunge : Mi si dice che quest’ultimo non prosegua oltre il 39 ed è perciò che le avanzo questa proposizione, in ca
2 marzo 1838 Gio. Batta Gottardi le offre scrittura per l’anno 39-40, ed acclude alla lettera un biglietto Pietro Boccomin
Posto assoluto di Iª donna – onorario annuo Franchi Italiani novemila ed una serata intera nell’appalto ad uso comico. Le
ad uso comico. Le prime 4 commedie e le prime 4 tragedie a tua scelta ed oltre de’ riposi che dà la piazza, uno d’obbligo
ettimana…… L’11 aprile 1838 il Gottardi da Torino torna alla carica, ed , autorizzato anche dal suo futuro socio Domenicon
o di 12 mila lire austriache divise in tante mezze mesate anticipate, ed il compenso di mezza serata per piazza ad uso com
l 24 aprile 1838, il Monti da Napoli cresce l’offerta di 10 mila lire ed una serata di beneficio con appalto sospeso. Da F
rogetto della Compagnia semi-sedentaria è caduto in terra addirittura ed esclama in un momento di giusto sdegno : « l’arte
sdegno : « l’arte drammatica in Italia abbandonata viene a sè stessa ed all’infuori di qualche spiantato speculatore (sic
he queste possano accordare ; non è questa un’ offesa al vostro sommo ed incontestabile merito, ma sono i meschini provent
o io non godevo la vostra confidenza, ho perchè non mi credevate vero ed onesto amico – ed assicuro che non ho fatto trasp
vostra confidenza, ho perchè non mi credevate vero ed onesto amico –  ed assicuro che non ho fatto traspirare a nessuno la
i saranno i vostri compagni…. L. Da Rizzo. Il progetto va a monte –  ed il Da Rizzo ne comunica il fiasco, colle lagrime
recite ; otterebbe da ciò, sicurezza di salute, bramosia nel pubblico ed effetto sicurissimo…… …. baciandole rispettosamen
mo…… …. baciandole rispettosamente le mani, mi dico suo obb.mo servo ed amico Gaetano Bazzi. E qui giova aggiungere che
rnevale in Roma ; nelle provincie dello Stato Pontificio in Primavera ed Estate e negli Stati vicini la Quaresima e l’Avve
la prima attrice di codesta Compagnia ; sai quanto i Romani ti amano, ed apprezzano il tuo merito singolare…. …. Questi si
o singolare…. …. Questi signori non attendono che questa tua risposta ed io egualmente onde non restarmene in pendenza e p
ce drammatica che possa vantare la nostra Italia. Aff.° Osseq. servo ed amico Gaetano Gattinelli. E il 14 novembre : Ecc
sublime puoi affrettarlo – io me lo auguro. Addio. Obb.mo Tuo servo ed amico Gaetano Gattinelli. Domeniconi da Napoli i
un termine ! Mia cara Amalia, soccorri all’amica, acconsenti a tutto ed io ti adorerò come una santa, ed infatti tu sares
ccorri all’amica, acconsenti a tutto ed io ti adorerò come una santa, ed infatti tu saresti una santa per me e quest’ oper
saresti una santa per me e quest’ opera ti frutterà mille benedizioni ed ogni felicità. – È inutile che io spinga il tuo c
arzo ’42) il solito ritornello. Amato Ricci Corrispondente Teatrale ed impresario dell’I. e R. Teatro degli Arrischiati
che un altro sentimento, non meno nobile e generoso, la infiammasse, ed era di recare un conforto, una gioia all’anima, s
tite. Dotata di memoria ferrea, poteva fare a meno del rammentatore ; ed in 5 anni che ebbi il piacere di esserle al fianc
68 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LETTERA dell’autore all’editore. » pp. -
a racchiudono in se mai sempre una Poetica a ciascuna corrispondente, ed una Scelta de’ più cospicui esempli de’ progressi
uario Discorso accompagnato ad un Pausania meschina tragedia obbliata ed estinta nel nascere. E siccome tali esempli di er
occare, com’essi fanno, le sublimi volte del tempio dell’Immortalità; ed havvi, com’io, chi si contenta appena di contempl
bligar gli spettatori che vi concorrono ad osservarsi reciprocamente, ed a comporsi a certa esteriore politezza di maniere
ilosofo Plutarco ha conservate alla posterità varie notizie teatrali, ed ha profusi larghi encomj in onore del gran comico
Chiesa non isdegnarono svolgere gli scritti degli antìchi drammatici ed imitarli. San Gio: Crisostomo con compiacenza leg
carono il cattolico re Filippo IV, e teologi e sacerdoti e magistrati ed uomini di stato, Solis, Calderon, Moreto, Montian
, il bravo istorico e politico sommo Machiavelli, e Salviati e Secchi ed il patrizio veneto Antonio Conti, e il duca Annib
i, e il duca Annibale Marchese, e Scipione Maffei, e Bernardino Rota, ed Angelo di Costanzo, e il duca Gaetani di Sermonet
69 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Teatro di Eschilo. » pp. 75-103
do di prefezione, in cui le arti, come ben dice Aristotile, si posano ed hanno la loro natura. Eschilo il settatore di Pit
più viva e variata. Seppe in somma per molti riguardi farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico
Caucaso con catene indissolubili, per avere involato il fuoco celeste ed animati e ammaestrati gli uomini, indi l’abbandon
quali Prometeo parlando disacerba il suo dolore, e narra l’innocente ed utile suo delitto. Sopraggiunge il padre Oceano s
praggiunge il padre Oceano stesso a prestargli un amichevole uffizio, ed in gravi ragionamenti si trattengono sul nuovo re
ed in gravi ragionamenti si trattengono sul nuovo regnator de’ numi, ed in tal proposito Oceano gli porge salutari consig
io traduco: Quai terre? Ove son io? Chi a queste avvinto Orride rupi ed al rigor del verno Tal giace esposto o sventurato
ve, e qual colpa Sì in me punisci, e di terrore ignoto L’alma riempi, ed a vagar mi sforzi? Ah per pietà m’incenerisci, e
il protagonista debba essere di una bontà mediocre mista a debolezze ed errori, non debba però tenersi per legge generale
ente il bellissimo carattere di Prometeo, quello di Ajace in Sofocle, ed altri ancora di ottime tragedie moderne. Nella co
la materia de’ loro poemi. La tragedia de’ Sette a Tebe reca diletto ed invita a leggere anche a’ giorni nostri, essendo
ide veramente non a torto nella sua Elettra si burla di simili segni; ed in fatti non si prenderà mai per modello delle ag
el sangue di una madre. Segue nell’atto quarto l’uccisione di Egisto; ed il pianto che sparge per lui Clitennestra, serve
di e grida entrarono nella scena, che il popolo si riempì di terrore, ed è fama cha vi morisse qualche fanciullo e più d’u
dell’autore cantato dal Coro dell’atto terzo per aver trovato Oreste, ed il giudizio del di lui delitto fatto nel quinto c
ntermezzi è cantante, nel giudizio è parlante come ogni altro attore, ed uno solo favella pel resto, la qual cosa si osser
erchia semplicità, nè le diede altro nome che di semplice narrazione; ed il Nisieli che sì spesso declama contro gli antic
mente preparata co’ saldi invariabili principii della Ragion Poetica ed avverati con una sana filosofia, con una paziente
della tragedia greca furono, come quelle de’ suoi successori Sofocle ed Euripide, vere azioni drammatiche eroiche accompa
mbre, le furie, e diede corpo a varii esseri allegorici, come Sofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni di Minerva,
o, alzando il mantello scoperse il braccio monco, intenerì i giudici, ed il colpevole ottenne il perdono. Per questo rigor
70 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 37-96
ma che io l’abbozzassi nella generale de’ teatri pubblicata nel 1777, ed i buoni nazionali urbanamente me ne seppero grado
ritratti al naturale e di caratteri e di passioni poste in movimento ed a buon lume28. Tale è la Celestina di tutte la pi
ruove evidenti che la rappresentazione di tal Novella sarebbe assurda ed impraticabile, si noti che i personaggi sogliono
gliono cominciar il dialogo in istrada, proseguirlo entrando in casa, ed uscirne senza conchiuderlo. L’ azione dura due me
ando in casa, ed uscirne senza conchiuderlo. L’ azione dura due mesi, ed ancor più, ed è questa. Calisto innamorato di Mel
ed uscirne senza conchiuderlo. L’ azione dura due mesi, ed ancor più, ed è questa. Calisto innamorato di Melibea ricorre a
ucchiera, e l’innocente Melibea per forza del suo incanto è corrotta, ed in ciò si vede la mancanza d’arte dell’autore; pe
diceva un mio dotto amico Spagnuolo) ad un anacoreta il più penitente ed esemplare, non che ad un dissoluto, potrebbe acca
iutamente i loro voti, si abbandonano a’ dolci trasporti, a discorsi, ed azioni proprie della più sfrenata passione, sino
lei Padre che, a vista della tragica morte della figliuola, apostrofa ed insulta ad amore, perchè si chiami dio, perchè si
bellezze della Celestina, nell’atto I l’eccellente, concisa, naturale ed elegante dipintura della bellezza di Melibea, la
a scenica detestabile per l’ oscenità, s’impresse in Lerida nel 1612, ed in Madrid nel 1614. Tre altre ne compose il Porto
onzella da torre, Auto do Fidalgo Portuguez. Lasciò Gil due figliuoli ed una figliuola che gareggiarono col padre nel colt
figuras de comedia sono un eremita, un ruffiano, un paggio Francese, ed una comitiva di pinzochere con Fausta madre del t
ma del verisimile e divisa in cinque atti, cui non manca che vivacità ed azione. Se gli scrittori di quella penisola avess
ore quanto alla regolarità, adattandosi però al tempo circa i costumi ed i caratteri, avrebbero forse impedita l’irruzione
tiano e ad altri critici Spagnuoli, sfuggita al Nasarre, al Lampillas ed all’Andres. L’autore di questa storia teatrale st
rima che Camoens tornasse in Europa col suo poema composto nell’Indie ed impresso nel 1572. Dividesi la Castro in cinque a
, di stile assai basso e che rappresentano fatti di artefici mecanici ed amori di persone plebee, come della figlia di un
ero indi nel teatro per intermezzi, dopo che vi s’introdussero azioni ed amori di sovrani e principesse. Al Rueda morto pr
i dell’arte. Trovo nominate tre commedie scritte da uno o più anonimi ed impresse in Valenza nel 1521, Comedia Tebaida, Co
ate luego à Orfea   dò Serafina lo vea,   porque lo pueda creer; ed ecco con quale scandalosa ragione si anima al med
rnata I domanda a Floristano se ha consumato il matrimonio con Orfea, ed egli risponde Y aùn consumì el patrimonio Qu
vuol dir di sì. Ma nella giornata V l’eremita domanda la stessa cosa, ed ei risponde ni pude ni quisiera. Or perchè poi co
iomi, cioè un latino scolastico, un italiano insipido, il castigliano ed il valenziano; e neppur si metta a conto che l’er
loriarsi di tali sciapite commedie come delle migliori della nazione; ed era interesse della gioventù Spagnuola o che si l
a o una Soldatesca del Naarro. Fa dunque torto, ripeto, alla veracità ed onestà non meno che all’erudizione di un uomo di
eggiato da’ nazionali42, oltre alle altre sue opere scritte con gusto ed eleganza, compose intorno a trenta commedie ricev
e agli altri. Almeno in tentarlo dimostrò il Nasarre qualche acutezza ed erudizione; ma che strana e ridicola giustificazi
unque il teatro già corrotto sin dall’immediato successore del Rueda; ed essendosi poi la commedia Spagnuola sempre attenu
ali intessute d’invenzioni allegoriche. Io non so come varj nazionali ed a voce ed in iscritto poterono di tali feste attr
ute d’invenzioni allegoriche. Io non so come varj nazionali ed a voce ed in iscritto poterono di tali feste attribuir l’in
lo quelle farse spirituali avessero tolto per argomento l’Eucaristia, ed il titolo di atti sacramentali; imperciochè se ci
a lode il dottor Ramòn, forse dopo il Vega il drammatico più fecondo, ed oggi il più dimenticato. Esalta indi le favole ar
ava fuori di Lope e Calderon le glorìe drammatiche della sua nazione, ed il Lampillas che faceva pompa di molte commedie p
ie Spagnuole del secolo XVI. Oltre alle latine del Portoghese La Cruz ed alla Castro del Ferreira già riferite, io ne cont
“perchè non vi è specie che ripugni all’esser nato Vasco nel 1500”51; ed in questo veramente erroneo raziocinio fu il Sig.
a conservata memoria che di una sola sua tragedia intitolata Absalon; ed il Sig. Sedano parimente afferma, che il Malara s
l’Ecuba e la Vendetta di Agamennone non debbano chiamarsi traduzioni; ed a ciò altro non replichiamo se non che il dotto s
ove si narra il sogno di Nise copiato con più esattezza dalla Castro; ed il sig. Sedano che la lodò, non ne seppe la sorge
ssioni nobili, naturali, patetiche e convenienti al carattere d’Inès; ed il Bermudez attenendosi all’originale partecipa d
nodo; eccede maggiormente in discorsi prolissi, intempestivi, strani, ed in iscene nojose, e come afferma l’istesso sig. S
eseguito alla presenza del re e degli spettatori, è affatto ridicola ed impertinente; nè degna del genere tragico è l’azi
E se non ebbero nella commedia Ariosti, Machiavelli, Bentivogli, Cari ed Oddi, e nella tragedia Trissini, Rucellai, Girald
il quale allega la Vita di esso Infante scritta dal conte di Vimioso, ed il Comento di Manuel Faria alle Rime del Camoens.
rie de’ Portoghesi come appartenenti agli Spagnuoli; nè altri critici ed apologisti ch’io sappia, seppero o mostrarono di
erpe il dolce velen nel petto acceso; Fugge gli uomini, il dì fugge ed abborre; Erra solingo e seco sol favella. Cas
i vuole avvertire che il Voltaire, il Bettinelli, gli Enciclopedisti, ed altri Francesi ed Italiani danno erroneamente a q
che il Voltaire, il Bettinelli, gli Enciclopedisti, ed altri Francesi ed Italiani danno erroneamente a questo poeta il nom
de’ Ramiri, de’ Rodrighi, de’ Lopi. Ma nel Vega la voce Lope è nome, ed è singolare. 45. S’inganna dunque Don Antonio E
emporanei, i quali mormoravano delle mostruosità delle di lui favole, ed obbligato dall’Accademia a giustificarsi il fece
no he visto ninguno; ma io lo farei certo, se vivesse, di aver veduto ed ascoltato moltissimi che l’assermavano; di che so
entre se ne leggeva in Madrid il Discorso scritto pel Sig. Lampillas, ed alzò poi sì bruscamente la voce dopo che l’autore
one della storia degli Atti Sacramentali che quì si narra. Egli dice ( ed è il secondo grave errore di cui mi riprende) ch’
ando poi ha voluto entrare in bucato, per dirne più ne ha detto meno, ed è tornato indietro. E quale è la rara scoperta da
ompagnia di Angulo el malo. Bastò questo all’ Huerta per arzigogolare ed asserire que es mas que probable ser el mismo Cer
endo anche esser componimento di un altro, e forse del medesimo Lope, ed averlo Cervantes nominato come assai noto; la qua
he chiama barbaro scritto dopo il 1552. Noi lo trascrivemmo nel 1777, ed ora stimiamo meglio di ometterlo, potendosi veder
di; Tutti morremo. E non sento io nè piango La morte che mi cerca ed i miei giorni Di un colpo indegno in sul fiorir
No, non vivrà il mio Prence. Ah me salvando Salva il tuo Figlio; ed io ne andrò raminga Dove nuova di me qui mai no
olta Al seno che suggeste, e che mai sempre Fora vostro alimento, ed or vi lascia. Ah v’abbandona già la madre vostr
nol merto, non ti offesi. 57. Non se n’avvide il Sig. Lampillas, ed a me convenne additarglieli nel VI articolo del p
71 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO II. Tragedia Cittadina, e Commedia Lagrimante. » pp. 112-127
ioni e de’ personaggi eroici, ma si spazia entro le famiglie private; ed è chiamata Cittadina. Non è questo un dramma da g
mente quando non distragga lo spettatore con tratti troppo famigliari ed atti ad alienarlo dall’impressione del dolore e d
to dà a mangiare il cuore dell’amante, trattato colle medesime molle, ed atto come quella a partorir piuttosto orrore che
d’inseguire col sale comico e colla sferza del ridicolo questa vanità ed ingordigia de’ capi di famiglie che astringono le
truosità, aggiugne, che fanno la vergogna del teatro francese. Questi ed altri simili drammi sono discesi dalla tragedia c
omponimenti, cioè il primo nel Disertore che si è ripetuto in Francia ed altrove. Gli scherzi comici dell’uffizialetto in
padre di famiglia che esce in piazza a rubare per sostentare i suoi, ed è condannato alla morte. Ma una ipotesi troppo ra
o il Delinquente onorato in versi, il Fabbricante di Londra in prosa, ed il Beverley in versi. Il sig. Dudoyer è autore de
dre di famiglia nel 1761 rappresentato in Parigi con felice successo, ed applaudito eziandio su’ teatri stranieri, princip
gli, ma di prudenza e di attività nelle circostanze scabrose; è ricco ed indipendente, e pure si contenta di rappresentare
turale se non che situazioni semitragiche prese in prestito altronde, ed appiccate al piano del Vero Amico; e vi regna tal
a saviezza in tutti i personaggi, e specialmente nel Figlio naturale, ed in Costanza, che farà sempre sbadigliare sulla sc
belle e teatrali. È patetica ma non terribile la terza dell’atto IV, ed interessante la deliberazione del padre di Eugeni
vero il Matrimonio di Figaro. Esse sono tratte da’ costumi spagnuoli, ed abbondano di colori teatrali, di piacevolezze, e
72 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO II. Spettacoli teatrali in Alemagna. » pp. 77-87
ecolo XVII colla Graziosa Commedia della vera antica Chiesa Cattolica ed Apostolica, dove intervengono Lutero, Zuiglio, Ca
viera l’anno 1511 e morto verso il 1578, il quale intendeva il greco, ed avea tradotte varie opere di Plutarco, di Dione C
oteca del Gesnero. Tali sono il Protoplaste e la Nomothesia tragedie, ed il Sacrificio d’Isacco, commedia, le quali appart
ersonificava la Religione che andava mendicando alloggio tra’ grandi, ed era esclusa, e veniva raccolta da’ plebei. L’impe
sa nella casa di Abramo, nelle selve di Faran e nella città di Carra, ed i personaggi che compariscono in tali luoghi, non
ro a colloquio. Nella Susanna il prologo si fa dall’Angelo Raffaello, ed è pieno d’imitazioni Terenziane. Nell’Ildegarde s
i Prisciano, Erasmo e Melantone, gli altri parlano un latino barbaro, ed in margine si citano i passi ricavati dalle opere
e’ teologi scolastici quasi spirante, è guarito dall’eleganza purezza ed erudizione di Melantone ed Erasmo. Le due sue tra
spirante, è guarito dall’eleganza purezza ed erudizione di Melantone ed Erasmo. Le due sue tragedie sono tratte del libro
itolato la Casta Susanna in cinque atti lodevole per certa regolarità ed eleganza scritto in idioma alemanno. S’impresse i
73 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — TOMO VI. LIBRO IX » pp. 145-160
a. Tirso Ymareta sembra anagramma di Tomàs Yriarte già uffiziale ed archivario della R. Segreteria di S. M., Ma se qu
e tutto allo scioglimento: i caratteri abbisognano di più naturalezza ed energia, specialmente quelli di Rafa e di Pitanzo
ggia di sali e di lepidezze urbane, e di partiti veramente piacevoli: ed è ben lontano da quella forza comica che chiama l
he saranno alla luce queste Addizioni, onde ne riceveranno la notizia ed il giudizio. Nè anche Andres, nè Huerta, nè Lampi
dia pastorale in cinque atti con cori e con prologo eziandio composta ed impressa in Madrid l’anno stesso 1784 per la nasc
n verisimilitudine e con espressioni confacenti allo stato di Basilio ed al concertato disegno. Tutte le altre &c.
un chiostro austero, e III la Comedia Nueva. Le due prime in tre atti ed in versi erano composte sin dal 1786; ma la prima
Principe, dopo aver sofferte mille contrarietà de’ poetastri La-Cruz ed altri, e de’ commedianti spesso inesperti e sempr
na copia rimessami da Madrid dal gentile autore. La terza in due atti ed in prosa comparve nel medesimo teatro a’7 del feb
molti anni in Italia. [Errata] Errori corretti nell’ortografia ed altro del nono libro nel tomo VI. ERRORI  
e pag. 95 lin. 7 Traidores   Traydores pag. 97 lin. 7 ed ultima passiones   pasiones pag. 99 li
Don Tirso Ymareta, si aggiunga questa nota (1). *. Al medesimo Capo ed articolo, pag. 71, lin. 1, dopo le parole, intere
osta in piè di pagina, e si aggiunga come segue. *. Al medesimo Capo ed articolo, pag. 72, lin. 7, dopo le parole, se non
a lor profitto la nazione, traducono infedelmente Garcilaso, Villega ed altri, per mostrarli più corretti e più belli che
Spagna cel fa sapere, si scriva quest’addizione. *. Al medesimo Capo ed articolo, lin. 19 dopo le parole, ad un incendio
74 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XII. Teatro di Aristofane. » pp. 16-140
’ costumi e dello stato degli Ateniesi, che, mal grado delle bassezze ed oscenità, piaceranno in ogni tempo a chi saprà tr
ne, dal teatro gli Ercoli divoratori famelici, poltroni, ingannatori, ed i servi, che sempre piangono o che sempre mostran
e tutta la favola, non dice mai una parola. Non dice mai una parola, ed è pure il fondamento della favola; or che perciò?
l più vago colore che mi abbia; mi raffazzonerò, mi farò trovare gaja ed ornata per destar le fiamme del consorte, ma inse
are il pubblico danajo consigliò e promosse la discordia e la guerra, ed Aristofane ne manifestò la codardia e le ruberie.
ostrare gli sconcerti che ne seguirebbero. Prassagora se ne rallegra, ed afferma che in tal guisa se ne correggeranno i vi
r esservi seppellito; che uno sia circondato da una folla di schiavi, ed un altro per bisogno sia costretto a servire. Vit
eronimo, Trasibulo, Cefalo, Neoclide; nè vi si risparmia la bruttezza ed il naso di Lisicrate, e l’effemminatezza di Nicia
uopo è che accomodi se stesso a que’ costumi…, Ibico, Anacreante Tejo ed Alceo versatissimi nella musica portavano creste
re di Euripide accusato come nemico delle donne. Agatone se ne scusa; ed è forza che il solo Mnesiloco tolga sopra di se l
feste Apaturie e i beveraggi apprestati a’ mariti per farli impazzire ed altro. Il romore che eccita questa maligna orazio
nitrice; mori…. Che veggio? La bambina è diventata un’otre di vino, ed ha le scarpe alla Persiana! Di quì Mnesiloco pre
ettare Euripide in suo soccorso. Il Coro giustifica il proprio sesso, ed accusa gli uomini degli eccessi delle donne. Atto
finta Elena fanno vista di ravvisarsi e riconoscersi. Ecco un dialogo ed una agnizione tragica, che accompagnata dalla par
colpevole, annunzia la venuta di un arciero o fante della giustizia, ed Euripide si ritira. Mnesiloco è legato, ed il cor
o o fante della giustizia, ed Euripide si ritira. Mnesiloco è legato, ed il coro con balli e canti conchiude l’atto. Atto 
balli e canti conchiude l’atto. Atto V. Euripide non comparisce più, ed il suocero freme. Si avvede poi che di lontano gl
are e ridicolizzare le tragedie più rinomate. Il Coro invoca Pallade, ed Euripide dice alle donne, che se vogliono venir s
scemano di pregio in ragione del tempo che va tramezzandosi fra essa ed il Comico Greco. Anche in questa favola osserva i
l luogo in tal caso sarebbe uno. Le Rane (Βατραχοι). Eschilo, Sofocle ed Euripide erano già trapassati, quando fu composta
quale di que’ tragici si giudica, e specialmente si comparano Eschilo ed Euripide, dandosi al più antico la preferenza, co
acco in compagnia di Santia suo servo che porta alcuni vasi, un letto ed altro, batte alla porta di Ercole, e gli dice che
da di Euripide erasi invogliato di trarre questo tragico dall’inferno ed averlo seco. E che vuoi tu farne? gli dice Erco
roppo fredda. Erc. Te ne additerò una bella, cioè quella di un legno ed una corda, impiccandoti. Bac. Oibò, questa via su
coax coax fanno montar la stizza a Bacco. Questa scena molto corta, ed il Coro delle Rane, il quale secondo lo Scoliaste
titolo alla favola. Finisce la navigazione; scende Bacco dalla barca, ed incontra il servo. Domandagli se ha vedute tutte
Un centofacce, Un centoforme: or è cavalla or pecora, Or bue cornuto, ed ora una freschissima E bella giovinotta. Bac. E
e di leone. Vengono però altri servi che lo prendono per un rubatore, ed egli dice a Santia che torni ad esser Ercole. Tor
ri de’ tuoi; perochè tu non hai se non Formisio, Menegeto e Sarcasmo, ed io ho Clitofone e Teramene. Toccando ad Eschilo
ntitolata Orestia. Eschilo ancora motteggia de’ prologhi di Euripide; ed in qualunque cosa essi dicono, Bacco frammischia
stimando altri degno di occuparla in sua vece. Il giudizio derisorio, ed il fondamento della sentenza pronunziata da Bacco
pruova nè verisimiglianza. Socrate fu sentenziato ventidue anni dopo, ed il suo credito non iscemò punto per la rappresent
Eliano accusatore di Aristofane, che Socrate non frequentava i teatri ed il Pireo, se non quando rappresentava e gareggiav
figliuolo di un villano che fa da cavaliere e si occupa di carrette ( ed ora diremmo di carrozze) a due, a quattro ed a se
e si occupa di carrette (ed ora diremmo di carrozze) a due, a quattro ed a sei cavalli, e un contadino mal accasato che a
veva il figliuolo. Io voleva chiamarlo Fidonnide dal nome dell’avolo, ed ella voleva che il nome terminasse in ippo, che d
to con inclinazione al lusso, alla vanità, a’ cavalli, alle carrette, ed abbia fatto caricar di debiti il padre. Bramoso i
i teatro perfetto, ove possano senza pericolo smascherarsi con grazia ed essere esposti alla pubblica derisione. Strepsiad
tare e disputare, fecondano la mente, e somministrano gloria, sapere, ed eloquenza. Questa adunque è la ragione , ripigl
come Simone, diventano lupi; se il poltrone Cleonimo, si fanno cervi; ed ora che hanno aocchiato l’effemminato Clistene, s
volta il coro delle Nuvole si suppone composto di esseri immaginarii, ed il poeta che si presenta alla scoperta, pare che
gliuolo, ma che non vuole imparare. Il Coro replica che lo costringa, ed il vecchio va a chiamarlo. Atto III. Non meno pia
cert’aria novella d’impudenza che non avevi; tu hai un aspetto franco ed un colore degno di un impostore Ateniese. Sagace
che per l’avvenire questo sfacciato andrà più oltre. Entrato il padre ed il figliuolo nella propria casa, viene un credito
o ancor quest’altro. Il Coro riflette alla malizia di questo vecchio, ed al figliuolo divenuto sommamente destro a guadagn
ie di giustizia. Ora mi accorgo che bisagnava rendere i danari altrui ed esser giusto. Egli risolve di vendicarsi del per
una fiaccola e attacca fuoco alla casa di Socrate che insegna delitti ed ingiuria gli Dei. Così termina la più eccellente
impostori irreligiosi e i preccttori di sofisticherie e cavillazioni; ed in ciò fece gran senno essendo il suo disegno uti
rado de’ comentatori e degli scoliasti, oggi sono a noi indifferenti, ed allora rapivano gli animi de’ Greci. L’argomento
one, Delfo, Dodona, Febo e Apolline…. A noi destinar potrete aruspici ed are. Noi dalle nuvole sederemo al pari di Giove,
à pace vita riso gioventù ricchezza. Gli argomenti poi onde invitano ed allettano gli uomini al loro culto, sono questi.
la fisonomia di coloro che si volevano dal poeta additare e mordere; ed oltre a fare una capricciosa decorazione, serviva
coll’imitazione del canto di varii uccelli. Si trovano in questo Coro ed anche in una scena precedente di Epope alcune str
ematici. Tutti questi oziosi vengono discacciati, come anche una spia ed un altro che si spaccia giure-consulto e venditor
viene offeso in questa favola manifestamente, formandosi il progetto, ed eseguendosi così presto, e mostrandosene le conse
nte il padre, un ridicolo verseggiatore ditirambico chiamato Cinesia, ed un calunniatore che vorrebbe le ali per far male
e tra Ercole e Nettuno si accordano e dispongonsi le nozze del felice ed empio progettista Pistetero, e terminano gli eser
olezza della sua mente pretende tuttavia esercitar la propria carica, ed è rinserrato da Bdelicleone suo figliuolo per ten
ano di tirannia. Egli riprende il carattere sospettoso degli Ateniesi ed il loro costume che si andava disusando ed ora to
sospettoso degli Ateniesi ed il loro costume che si andava disusando ed ora torna a venire in moda, cioè d’incolpare per
d’intingoli? Dopo varie altercazioni la contesa si riduce a parole, ed -il giudice stravagante s’industria di provare l’a
periorità che banno i giudici nella città esercitando la lopo carica, ed il figliuolo vuol provare che essi sono meri schi
o il padre, il figlinolo prega a desistere dal giudicare in pubblico, ed a contentarsi di esercitare il suo impiego nella
ne? La legge lo condanna. L’accusatore è un altro cane. A tale attore ed a tal reo ben conveniva un giudice mentecatto. Al
la commedia antica. Oltre a cio in Racine il reo è veramente un cane, ed il cappone rubato è veramente quel che si dice; l
istofane. Egli lo condanna sempre co’ principii della commedia nuova, ed io sempre dovrei ripetere che questa differisce d
a di Cleone per mezzo di un venditore di salcicce. Agoracrito è tale, ed essi gli persuadono che si addossi l’impresa di f
ro di ottimi discreti cittadini e di spettatori che ti proteggeranno; ed io con tutti questi ti spalleggerò. Non temere, n
a Agoracrito e vacilla. Ma al vedere che una parte del Coro l’insulta ed oltraggía, ripiglia l’ardire non altrimenti che P
verandogli varii furti. Dopo una viva altercazione vanno al Pritaneo, ed il Coro esorta il suo campione salcicciajo a port
he parta lieto dal teatro . Torna Agoracrito vittorioso dal consiglio ed è ricevuto con festa. Arriva ancora Cleone, il qu
cicciajo tutte le circostanze dell’oracolo, e Cleone rimane convinto, ed è costretto a cedergli la corona, e ad esercitare
ritico ciò scrivendo non badò alla costituzione democratica di Atene; ed obbliò quanto poco bastava per divenir colà citta
a di Atene; ed obbliò quanto poco bastava per divenir colà cittadino, ed influire nel governo avendo danajo ed eloquenza.
ava per divenir colà cittadino, ed influire nel governo avendo danajo ed eloquenza. Cleone era cuojajo, Iperbolo artefice
tempo che dovrebbe corrervi in una commedia regolare; ma gli Ateniesi ed Aristofane erano tacitamente convenuti di stender
e feste Dionisie. Sopraggiungono gli. Acarnesi, e vogliono lapidarlo, ed a stento egli ottiene di essere ascoltato. Per pr
nere per se solo la pace. Havvi un Coro che parla a favore del poeta, ed accenna il pericolo ch’egli corse l’anno preceden
ricchito dal commercio. Il Coro riflette che a lui tutto va a seconda ed ogni bene corre dietro, e che accade il contrario
proposi di andar soltanto in traccia di uomini savii giusti e probi; ed egli mi tolse la vista, affinchè non potessi dist
ilo che a lui non piace di vederlo tutto ad un tratto divenuto ricco; ed ha timore che egli abbia rubato a qualche nume la
este cose: io col bisogno costringo gli uomini alla fatica. Rousseau ed i filosofi migliori non hanno insegnato di più in
segna a pensare e a ragionar dritto e a sviluppar la scienza politica ed economica ! Quanta filosofia ci nascondeva Sott
resa il far nascere mendici da’ mendici, l’infettar la terra di pulci ed insetti molestise schifosi, il colmarla di misera
icchi cangiano costume, e si fanno impostori falsi doppii nemici veri ed amici apparenti insidiatori della plebe oppressor
d accomodarlo in casa promettendo di prestare ogni servizio più vile, ed il servo lo manda a lavar delle budella. Finalmen
e l’ebbero pel più gran poeta comico dell’antichità. Plutarco, Eliano ed altri antichi si vendicarono col disprezzo di que
e, e al lor parere si sono appigliati il Fioretti o Nisieli, il Rapin ed altri moderni. Francesco di Voltaire però copiand
a ben tradurre i poeti, almeno intendeva pienamente il greco idioma, ed ha voto autorevole allorchè afferma che Aristofan
oto autorevole allorchè afferma che Aristofane è fino puro armonioso, ed empie di piacere coloro che hanno la fortuna di l
obiltà, grandezza, decoro, debbano ricavarsi dalle voci orientali יםח ed יםי, le quali dinotano esser bello e pieno di dec
ens fois, elle ne me lasse point. b. Plutarco de Pueris educandis, ed Eliam Hist. Var. lib. V, c. 8. a. Alcibiade, ric
75 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO II. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo. » pp. 175-262
rsi sul bel principio del secolo XVI. I. Commedie chiamate Antiche ed Erudite. Una felice combinazione per la poesi
fantasia; la qual cosa gli rende superiori a’ Latini per invenzione, ed in conseguenza per vivacità. E se il nostro dotti
ma seppe adattarli alla propria età e nazione con un colorito fresco ed originale; e moltissimi nuovi ne introdusse, come
Lizio dà a’ giudici, che oggi forse non si permetterebbe sulle scene; ed in fine con somma grazia e piacevolezza comica po
di grazie e di passi piacevoli, si veggano introdotti servi, ruffiani ed altri personaggi usati nelle antiche comedie, l’a
i Lucramo padrone di questa bella schiava, forma un groppo ingegnoso, ed adduce senza stento uno scioglimento felice. Quan
n prologo in terza rima, ove dimostra sommo rispetto per gli antichi; ed allora che la ridusse in versi sdruccioli, nel pr
irci. Con simili prevenzioni debbono leggersi i ritratti della vanità ed incostanza delle donne nell’ adornarsi, ove ravvi
burla lepidamente, essendosene conservata la razza sino a questi dì, ed avendola dopo di lui trovata Moliere in Francia,
del Moliere, perchè questo comico Francese la trasse da altri comici, ed Ariosto la copiò dalla natura e ne diede l’esempi
ssa interromperlo. Flavio intanto che è in casa della Lena, è deluso, ed obbligato a nascondersi in una botte quivi lascia
rologo e negromante. Costui cercando di arricchire a spese di Massimo ed anche di Camillo Pocosale innamorato di picciola
ssa delle nazioni intorno all’alterazioni de’ costumi e delle maniere ed all’epoche de’ loro abusi. Per questo aspetto mir
stanza alla finta evocazione, domanda di molte ricche tele, argenti, ed altre cose. All’altro promette il possesso dell’
onto che Massimo abbia già saputo il fatto, essendo iti a lui Camillo ed Abondio. Sono iti? dice Cintio; Faz. Sì, sono.
si fe sedurre da quell’avere, nè curò di cercare di queste infelici; ed al fine dopo tanti anni scorsi pensa a fare un pe
ia) l’esorta a risparmiarsi l’incomodo del viaggiare essendo vecchio, ed a consegnarne a lui le spese; e quanto al ritener
vecchia che conduce Ippolita ad Eurialo, l’esorta ad esser prudente, ed a ben fingere il personaggio di figlia di M. Lazz
a favola nelle replicate rappresentazioni che se ne fecero in Italia, ed anche in Francia. Apostolo Zeno narrò col seguent
e le magnifiche scene furono opera di Baltassarre Peruzzi Sanese117; ed allora fu che v’intervenne anche la nominata marc
noscessero Castro, Lope e Calderon. Si premette all’azione un prologo ed un argomento. Si espone nel primo la qualità dell
prologo ed un argomento. Si espone nel primo la qualità della favola, ed in fine si dà una graziosa discolpa dell’ accusa
tava la moglie, se n’è anch’egli mattamente innamorato. Lo stile puro ed elegante della Calandra non può essere nè più gra
intrigo non è di quelli che ben concatenati prestano all’azione forza ed interesse. In molte sue parti si desidera quel ve
anno: Lig. Non perdiam più tempo quì. Io voglio essere il capitano, ed ordinare l’esercito per la giornata. Al destro co
ata il Pentimento amoroso. Ma questa si pubblicò in Venezia nel 1583, ed io trovo, che nella stessa città un’ altra se ne
appare dalla dedicatoria fattane al principe dell’Accademia Olimpica, ed anche dal prologo, era stata rappresentata qualch
gola a chi si fa prolissamente il panegirista dell’osceno benchè puro ed elegante libro della Celestina ruffiana famosa? L
si può ire a altri che a F. Timoteo, che è nostro confessore di casa, ed è un santarello, ed ha già fatto qualche miracolo
he a F. Timoteo, che è nostro confessore di casa, ed è un santarello, ed ha già fatto qualche miracolo. Sof. Quale? Nic
tà della Casina quello che Plauto stesso e Cecilio e Nevio e Terenzio ed Afranio fecero delle favole greche. E sarebbe a d
, Quid istuc est, quicum litigas, Olympio, che il Machiavelli traduce ed imita nella sesta dell’atto III della sua Clizia:
accompagnata da sei corte canzonette. La prima va innanzi al prologo, ed è cantata da una ninfa e da due pastori; le altre
eremo dunque in alcune più notabili per qualche ragione che interessi ed instruisca. Tra’ primi nostri letterati che ci ar
che Ermino è morto di peste e che Livia è fuggita via, serra l’uscio, ed il lascia fuori pieno di sospetti. Egli però si s
dalla fante per essere nella guisa accennata travestito, è ingiuriato ed escluso. Ripigliate le sue vesti, e toltasi la fi
pparenze nella quinta scena dell’atto IV, è proprio, naturale, vivace ed elegante. Piacevole è nella scena seguente il di
il di lui contrasto colla Nuta non essendo da lei raffigurato. Buona ed imitata da un frammento di Plauto è pure la dispe
ro specchio Non ci mettiamo innanzi. Lo stile è al solito felice ed elegante da per tutto, di che molti passi assai b
1530 è una lunga commedia di cinque atti priva d’azione, di vivacità ed interesse, benchè sottoposta alle leggi teatrali
ma commedia di cinque atti tessuta di molte scene oziose mordacissime ed aliene dal fatto, contiene due azioni staccate di
ndo prima ad esser Cortigiano, da che nasce il titolo della commedia, ed un Signor Parabolano Napoletano sciocco, vano ed
tolo della commedia, ed un Signor Parabolano Napoletano sciocco, vano ed innamorato aggirato da una ruffiana e da un furbo
ogni vivacità; il che pruova contro del Sig. Andres, che la lentezza ed il languore provengono da tutt’altra fonte che da
omini come principe de’ poeti comici Italiani. Egli però seguì Plauto ed Aristofane nel far che gli attori s’indrizzino ag
la di Virginio, questi risponde: Quando fu il sacco di Roma, che ella ed io fummo prigioni di que’ cani, finiva tredici an
i anni. Di quel sacco parlò pure nel Geloso il prelodato Bentivoglio, ed ancor l’Aretino nella Cortigiana. La commedia deg
overano queste del Gelli, che Moliere non isdegnò d’imitar nell’Avaro ed in altre sue commedie. La protestazione ch’egli f
testazione ch’egli fa nel prologo della Sporta, mostra l’intelligenza ed il buon gusto che possedeva in questo genere: In
ero commedie con maggior felicità il Contile, il Firenzuola, il Lasca ed il Cecchi. Luca Contile letterato di grido compos
icarono con applauso nel 1550. Agnolo Firenzuola cittadino Fiorentino ed Abate Vallombrosano e letterato che si distinse i
lcune pastorali, pubblicò nel 1550 e nel 1561 varie commedie in prosa ed in versi, intitolate i Dissimili, l’Assiuolo, la
e nello sciogliersi, e da non soffrire, per vivacità e sceneggiatura ed economia, il paragone di quelle dell’Ariosto, del
poi tutto ardore vuol tirarle un anello in segno di volerla sposare, ed ella l’impedisce dicendo: Non gittate, non gittat
mpudenti eccitano il riso negli sfacciati col cui genio simpatizzano, ed il pudore se ne offende. Le altre commedie del Pi
i e della regina Giovanna d’ Austria, e stampata in Firenze nel 1561; ed il Furto scritta in prosa impressa nel 1560, e po
l’ autore si era rappresentata dagli accademici Fiorentini nel 1544, ed appresso raccolse gli applausi più distinti in va
i (tradotta poi nel seguente secolo dal principe de’ comici Francesi, ed imitata nel nostro dal Napoletano Niccolò Amenta)
le Asturie nel 1547, e s’impresse nel 1562. L’Interesse, la Cameriera ed il Beffa si pubblicarono dal 1581 al 1584 l’una d
l Beffa si pubblicarono dal 1581 al 1584 l’una dopo l’altra. La Spina ed il Granchio del cavaliere Lionardo Salviati; la S
hi; la Balia, la Cecca e la Costanza di Girolamo Razzi; il Pellegrino ed il Ladro del Comparini; il Furbo di Cristoforo Ca
teatro Italiano, per la regolarità, per le lepidezze, per la purezza ed eleganza dello stile, benchè per la licenziosità
’ tempi i motteggi e i sali non sieno sempre in alcune i più decenti, ed in altre la favola sia soverchio complicata. Al d
rebbero i giovani studiosi specchiarsi in simili naturalissimi esempi ed apprendere in questi sentimenti pieni di calore e
o frasario preteso filosofico che vogliono applicare in ogni incontro ed in ogni situazione. Gisippo poi intende nell’atto
ezza di vederla viva questo suo amante chiamato Aristide è conosciuto ed arrestato. Alla novella che ne ha Elfenice ripigl
ravaganze. Io trovo nella favola descritta ben maneggiate le passioni ed espresse con sobrietà di stile; ma non son pago d
dell’atto I si vede un antro, che è la reggia del Sonno, in cui Iride ed il Sonno cantano due strofe. Nel terzo in fine de
a commedia del Borghini. Altre commedie regolari e piacevoli in versi ed in prosa si pubblicarono dopo della riferita. Il
za degli Oddi professor di leggi di gran nome nella patria, in Padova ed in Parma dove finì di vivere l’anno 1610 secondo
e, e si ristampò più volte. La Prigione d’Amore si produsse nel 1592, ed in essa, come nella precedente, vi è una delicate
r essere ostaggio del di lei fratello che esattamente la rassomiglia, ed al sapere già vicina l’ ultima ora dello spazio c
cilmente poteva scrivere una parte in lingua napoletana il Tasso nato ed allevato nel regno sino al decimo anno della sua
comica. Queste sono le commedie Italiane da’ nostri chiamate antiche ed erudite. Or quali di queste ha lette il sempre lo
, dimenticato Moliere e Racine, se ne fondasse il giudizio su Jodelle ed Hardy, o su i cartelloni delle fiere Parigine?
ografo ingegnoso. Andrea Calmo Veneziano morto l’anno 1571, fu attore ed autore molto esperto ed applaudito, come ci fa a
Calmo Veneziano morto l’anno 1571, fu attore ed autore molto esperto ed applaudito, come ci fa a sapere in una lettera il
ergamasco, col Greco moderno, e coll’ idioma Schiavone italianizzato; ed è probabile che a simili farse istrioniche avesse
recitate nelle accademie e case particolari da attori nobili, civili ed instruiti per proprio diletto ed esercizio. Si no
particolari da attori nobili, civili ed instruiti per proprio diletto ed esercizio. Si notava, come dicono i commedianti,
. Il prologo della Lena rappresentata in Ferrara al tempo di Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco di Roma, si recitò da
sse avuta più pratica della storia letteraria, avrebbe evitato questo ed altri simili errori, i quali per se stessi legger
ine, Cornelio, La Mothe, da Antonio Caracci, dal Zeno, da Metastasio, ed anche talora narrato da Giovanni Boccaccio; e qui
76 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 21
ta non le mostrava solo nella pronunzia, ma nell’incesso, nel piglio, ed in tutt’i movimenti della persona. Un riso causti
più rapido e più spontaneo dalla indifferenza sardonica alla collera, ed una gradazione mirabile tra il sospetto e la mina
naccia ; ecco le forme sotto le quali abbiam veduto finora brillarla, ed ecco ciò che la rende degna della lode che qui co
venirsi, massime in questo tempo, in cui lo strafare, l’inverisimile, ed il violento, sono divenuti gl’idoli della massima
77 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 
rino, 1826) : La Signora Anna Bazzi, già prima attrice di rinomanza, ed ora madre tragica nella real compagnia drammatica
figura, alla sua fisonomia piena d’espressione, mercè due occhi neri, ed ampie ciglia egualmente nere. Nelle due Clitennes
due Clitennestre delle due tragedie del grand’Astigiano, Agamennone, ed Oreste, nella Giocasta in Eteocle e Polinice, nel
a e non siagura, ecc., vizio di pronunzia, in che cadono molti attori ed attrici, e di che poco lor cale.
78 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 326
stare qualche anno, era un gentiluomo perfetto, un bravissimo artista ed un compagno buono ed amoroso. Egli interpretava c
ra un gentiluomo perfetto, un bravissimo artista ed un compagno buono ed amoroso. Egli interpretava con abilità ed intelli
rtista ed un compagno buono ed amoroso. Egli interpretava con abilità ed intelligenza tanto il Goldoni, come Dumas, Ferrar
va un avvenire splendido : la morte l’ha rubato giovanissimo all’arte ed alla gloria !! Povero Giulio ! Lo rammento sempre
79 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 674-675
applausi in Italia, passato è a Parigi, dove presentemente è stimato ed applaudito qual merita. E intorno ai tre gemelli
do, e l’altro spiritoso : vi diede una nuova forma a questo soggetto, ed aggiunse un terzo gemello cruccioso e collerico,
a perfezione questi tre differenti caratteri. Fu estremamente gustato ed applaudito, e mi feci un vero piacere di dar a lu
olo : i tre veneziani gemelli. Il primo armigero, il secondo sciocco, ed il terzo accorto. Egli altro non faceva che cambi
, e diella colle stampe alla luce. Grande abilità aveva il Collalto ; ed i doni della natura erano stati in lui profusi. U
atura erano stati in lui profusi. Una bella presenza, una buona voce, ed uno spirito inimitabile contribuivano moltissimo
eneva con molta anima e con molta intelligenza il ruolo di Pantalone, ed era specialmente ammirato nelle scene appassionat
80 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 21-36
insieme coi più gran principi del suo tempo Sisto V pontefice Romano ed Errico IV re di Francia, all’amor della musica co
di Francia, all’amor della musica congiunse la coltura delle lettere, ed oltre alle aringhe d’Isocrate, tradusse in latino
politica, alla marina e al commercio, un Newton, un Bacone, un Locke, ed il Grande Atto della Navigazione. Non rechi dunqu
riachi, calzolai, beccamorti, spiriti invisibili, un leone, un sorcio ed il chiaro della luna che favellano: egli non sepp
della luna che favellano: egli non seppe nè astenersi dal miracoloso ed incredibile, nè separare dal tragico il comico, r
e di bellezze inimitabili. Spicca soprattutto nel colorire con forza ed evidenza i caratteri de’ grand’ uomini, segnandon
pore, se fussero profferite da un altro che non ci avesse puerilmente ed à propos des bottes fatto sapere di aver molto st
, cioè alla Spagna per mezzo del Poliziano ammaestrando Arias Barbosa ed Antonio di Nebrissa, ed all’ Inghilterra per oper
ezzo del Poliziano ammaestrando Arias Barbosa ed Antonio di Nebrissa, ed all’ Inghilterra per opera di Sulpizio, di Pompon
dire, singolari che difficilmente se ne trovano due che si somiglino; ed afferma che in Inghilterra in quasi duecento anni
nel secolo XVI scorretta era la frase, sregolata la dicitura, oscura ed affettata l’ espressione; aggiugnendo che al prin
alla natura e alla verità. Esigeva la sua favola de’ Romani e de’ re, ed egli non vide che gli uomini. Egli avea bisogno d
re, ed egli non vide che gli uomini. Egli avea bisogno di un buffone, ed il prese dal Senato di Roma, ove fe ne sarebbe, c
rarne frutto al più presto . . . . . Non ebbe verun riguardo ai tempi ed a’ luoghi, e senza scrupolo attribuiva ad un seco
e trovansi sparse senza citarsi moltissime cose che leggonsi altrove, ed altre non poche a lui da questo e da quello sugge
al grande, al terribile, al tetro, al malinconico più che al tenero, ed una vivacità, una robustezza e un amor deciso pel
stessi si danno il titolo di profondi pensatori, i quali si lusingano ed osano di voler ragionare di ogni poeta anche igno
ssederne l’idioma originale abbia mostrato di capire tutta l’ arduità ed i misteri della poesia rappresentativa con altro
81 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO II. Tragedie di Pietro Cornelio, di Racine e di altri del XVII secolo. » pp. 8-35
me Moi di tal tragedia tirò verso Cornelio gli sguardi della Francia, ed oscurò i drammi tutti de’ contemporanei. Appresso
nella quale nel tempo stesso implorano dal sovrano Chimene giustizia, ed il padre di Rodrigo pietà; quella di Rodrigo e Ch
ico, alcuni piani che ne distribuiva a Desmaret, Boisrobert, Colletet ed altri, i soccorsi che ne tiravano tanti letterati
rsi che ne tiravano tanti letterati, la guerra ch’egli faceva al Cid, ed i beneficj che in compenso versava sull’autore, t
lepio, i primi tre atti riescono passionatissimi, e gli ultimi freddi ed inutili. Si vorrebbe ancora ravvisare in que’ pri
ca sorte, in che è posto il carattere della vera tragedia! La nobiltà ed il patetico che respirano le parole di Augusto ne
lezione amava Cornelio la Rodoguna come la migliore delle sue favole; ed i critici Francesi singolarmente ne pregiarono l’
a Seleuco suo figlio e perseguita gli altri, fa fremere lo spettatore ed irrita l’ indignazione. Poca mercede usarono i Fr
arie scene eccellenti che vi s’ incontrano, furono reputate mediocri, ed insieme colla Medea caddero nel rappresentarsi, n
se. In tutti gli oggetti egli spande la propria sensibilità: riscalda ed avviva la stessa politica, come fece specialmente
a creato in Francia, dove prima di lui niuno sapeva pensar con forza, ed esprimersi con nobiltà; appartenendo i suoi difet
mente fluida e armoniosa, correzione, leggiadria, e nobiltà di stile, ed un’ eloquenza sempre uguale, ch’è la divisa dell’
e a tutte il primato senza il freddo inutile innamoramento d’Ippolito ed Aricia5. In fatti questa galanteria, per dirla al
co vuol esser forte, impetuoso, disperato, dominante; e se è mediocre ed episodico, qual è quello d’ Ippolito, di Antioco,
Fedra innamorata d’ Ippolito figliuolo del di lei consorte, perturba ed atterrisce, e commovendo diletta ed ammaestra. Tr
olo del di lei consorte, perturba ed atterrisce, e commovendo diletta ed ammaestra. Tragica è la situazione di Fedra:  
re sconvenevoli alla drammatica. A ciò che chiamasi poesia fra’ Greci ed Italiani, trovasi ne’ drammi francesi sostituito
rancesi sostituito certo parlar poetico particolare. I vizj, le virtù ed anche gli attributi accidentali nelle loro favole
punto l’espressione, l’eleganza, l’armonia e la vaghezza dello stile ed il patetico. Talvolta gli si notarono alcune tras
to anni. Ludovico Dolce, come accennammo, servì d’esempio a’ Francesi ed agli Spagnuoli nel portar sulla scena questo argo
a giorni; ma il tempo si consuma nel maneggio della lima sullo stile, ed è quello che manca all’Arianna. Trasse T. Corneli
dite usate poscia da’ moderni tragici della Francia con tal frequenza ed intemperanza, che, al dir di M. Palissot, ne sono
azioni, l’inverisimiglianza de’ colpi, l’ineguaglianza de’ caratteri, ed altri difetti di queste favole che si ascoltarono
one del teatro di Cornelio pubblicata colle osservazioni di Voltaire, ed anche l’ eccellente Paragone della poesia tragica
del secolo XVII dovunque regnerà gusto, sapere, giudizio, sensibilità ed ingegno. Se pur una di queste prerogative avesse
comunes): altro merito non ebbe che l’esatta osservanza delle regole, ed una scrupolosa prolissa pazienza in lavorare sten
contano tredici interlocutori, e vi si trova un’ affettata regolarità ed ellenismo con che procurò di supplire alla mancan
decenza e la verisimiglianza. Il lettore da se giudicherà tra Racine ed Huerta, a qual de’ due meglio competano i gentili
no definirsi drammi di Menandro e di Terenzio che contengono soggetti ed argomenti tragici non comici. Non so quanto i Fra
82 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67
a di Appio che occasiona la morte di Virginia, comincia nell’atto IV, ed i tre primi altro non sono che una lenta protasi.
inate da Sigerico ad impulso di una donna ambiziosa ritardano la pace ed insieme l’azione ne’ primi quattro atti. Sembra p
do. Sette anni dopo, cioè nel 1770 l’istesso Moratin fe rappresentare ed imprimere Ormesinda altra sua tragedia colla mede
grandezza l’obbligò ad un maneggio tra il Moro e l’assediato Gusmano ed a farli parlare l’uno dal suo campo l’altro dalle
i amore egli esige da una madre la morte dell’unico di lei figliuolo; ed in che fonda la speranza di conseguirlo? nella sf
a favola di Francesco de Roxas Progne e Filomena. La buona intenzione ed il patriotismo dell’autore bramoso del migliorame
uarinos punto non risentissi di ciò che accennai del dialogo uniforme ed elegiaco, e della durezza dello stile. Gl’ increb
i Achivi? Errò Stazio cantando la Tebaide, cioè le discordie fraterne ed il regno alternato combattuto con odj profani e s
unestissime guerre più che civili, la scelleratezza divenuta diritto, ed un popolo potente che converte la destra vincitri
, rintuzzato, privo di sensibilità; là dove la tragedia esige energia ed elasticità per eccitar la commiserazione e conser
A questa lugubre scena ne segue una amorosa di sette pagine di Olvia ed Aluro che conchiude l’atto. Giudichi il leggitore
doloroso pensiero. Aluro amante sì paziente vuol saperne la cagione, ed ella dopo di aver posto in contrasto l’amore ch’e
ò pregevole al bibliografo encomiatore. Stanno poi in essa assai bene ed accomodate allo stato de’ Numantini ridotti a man
si vede tornare indietro, e si consumano tre lunghe scene a ricordare ed esagerare un antico tradimento fatto da Galba a’
e. Un andare e venire de’ personaggi senza perchè empie le scene 6, 7 ed 8. Terma dà avviso a Dulcidio che Olvia se disfra
a saputa del generale, si è trattenuto sull’affare per cinque pagine, ed al fine si ricorda di domandare ad Olvia, se Mega
i della sorella, e questa che gli ha comunicati a Dulcidio e ad Aluro ed ha fidata la sua spada al soldato, si guarda gelo
ando altercando esce Aluro in tempo che Terma dice, refrena tu furor, ed egli ciò udendo dice, questa che parla è Olvia, c
ulcidio, e seguitando le donne a contrastare, Terma dice, Numantinos; ed Aluro seguita a crederla Olvia, e ferisce l’altra
altri che pel traditore Giugurta. Torna Dulcidio con fiaccola accesa, ed Olvia spira mentendo con dire ch’ella amava Giugu
di regolarità e di qualche tratto lodevole: ma vi si desidera calore ed interesse. La maggior parte de’ personaggi introd
corregge meglio i costumi e diletta maggiormente il gastigo del vizio ed il premio della virtù, che la compassione. Sappia
te innamorato. Giornata I. Apresi con un dialogo di Garceran Manrique ed Hernan Garcia, dicendosi che Toledo è in festa, p
di Giovanni di Brenna padre di Jolanta da lui sposata che era figlia ed erede di Maria primogenita d’Isabella figliuola d
passò in Terra Santa, guerreggiò, conquistò il regno di Gerusalemme, ed aprì il Santo Sepolcro alla devozione de’ Cristia
l’Itacese Ulisse. Virgilio potè in tanta antichità avvicinare Didone ed Enea (quando anche non fossero stati quasi contem
ne, sol che questi si lagna che sia il re divenuto schiavo di Rachele ed il popolo sacrificato, De esa ramera 10 vil à
oglio del petto è un contrabando Gongoresco ridicolo nel secolo XVIII ed assai più nel genere drammatico11. Rachele resta
siva di sette anni di durata? Rachele cui è già nota la sua disgrazia ed è stata chiamata, ambiziosa e amante viene a tent
e false sulla scena, fantastiche e contrarie alla verità, all’affetto ed allo stato di Rachele. Anche Ruben si diverte con
’intervallo degli atti è passata questa importante parte dell’azione, ed essa non è tutta alla vista, come si gloriava l’a
ustica colla reale per cinquantotto versi14. Viene Rachele piangendo, ed Alfonso dice: Raquel llora! mucho de ti recelo va
ll’atto I rende incostante il carattere di Alfonso, e scema la verità ed il patetico di quest’altra. Rachele stessa non pu
paña, Europa, el Orbe. In somma il carattere di Alfonso è picciolo ed inconcludente, ed il poeta Diamante ne fece una d
rbe. In somma il carattere di Alfonso è picciolo ed inconcludente, ed il poeta Diamante ne fece una dipintura più ugual
dipintura più uguale. Dopo ciò Rachele affetta desiderio di partire, ed il re si ostina a farla trattenere, perdona agli
nto dell’azione richiedea più moto che parole. Rachele non l’accetta, ed i congiurati tornano a venire colle spade alla ma
questo il tempo? L’azione corre, vola, e non permette indugio veruno; ed è più rapida nella Judia del Diamante. Ruben si n
e col pugnale alla mano? Rachele moribonda chiama Alfonso che giugne, ed ella spirando gli dice che la plebe sollevata l’h
caldo ancora, repentinamente acquista dominio sulla sua disperazione, ed ammette in quel medesimo punto gli uccisori alla
erchè era persuaso che corregge meglia i costumi il gastigo del vizio ed il premio della virtù. Qui di premio di virtù non
Questa è la differenza che passa tra una vera esecuzione di giustizia ed un evento esposto sulla scena tragica. L’esecuzio
overe si renda degno di pietà, affetto ammesso come naturale all’uomo ed opportuno a metter l’animo in agitazione per disp
i morte. Il Diamante in questa medesima guisa dipinse la sua Rachele, ed il sig. Huerta calcandone le orme si diede un van
el Bermudez con ottave, odi, stanze e con ogni sorte di versi rimati, ed anche con assonanti. Egli nell’azione dietro del
darla con fanciulleschi enigmi? Chi sei? dice l’Elettra dell’ Huerta; ed il di lui Oreste risponde a maniera di oracolo,
rdato dall’avventurare in faccia all’uditorio Clitennestra moribonda; ed il sig. Huerta ve la spinge senza perchè, e fa ch
te. Don Lorenzo de Villaroel marchese di Palacios pubblicò Ana Bolena ed il Conde Don Garcia de Castilla lodate dal sig. H
mudez e peggiorata21, è la sorgente delle Agnesi posteriori. La Cerda ed altri Spagnuoli la trasformarono in un mostro tra
a perdona, la riconosce per moglie del principe e abbraccia i nipoti; ed il sig. Colomès si è bene approfittato di questa
nese sia da lui amata. Per lo stile lascia rare volte di esser grave, ed il patetico n’è ben sostenuto, e con passi armoni
nto la stessa Agnese dice nell’atto V è parimente espresso con verità ed affetto: chiama l’attenzione la di lei parlata al
degli eruditi, e la Spagna dovrebbe gloriarsene come la più regolare ed appassionata uscita da un suo figlio, e desiderar
ratello: nel cangiamento che fa si dimostra stravagante, incongruente ed opposto a’ suoi interessi. Il tragico Greco compe
proprietà si desidera anche nell’atto III nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precisione, di forza e
. Lo stile manca di precisione, di forza e di sublimità, lussureggia, ed enerva i sentimenti distendendoli. La frequente e
nol saprà. 3. L’esposta critica moderata, imparziale, lodativa ed amichevole anzi che no, punto non dispiacque allo
che accoppiava gusto e buon senno alla patria e straniera erudizione, ed onorò la mia storia e questo mio giudizio lettogl
fferenza se non che l’Aragonese ingenuamente ne prevenne il pubblico, ed Huerta l’ha dissimulato. 16. Questa collezione c
carnifex in latino significa solo il verdugo dell’idioma castigliano ed il manigoldo dell’italiano; nè mai nella lingua d
il Colomès) è per gli Spagnuoli quello che è in Italia la Sofonisba, ed ha le virtù di questa ed i suoi difetti. Con pace
agnuoli quello che è in Italia la Sofonisba, ed ha le virtù di questa ed i suoi difetti. Con pace di questo letterato ch’i
Europa la greca esattezza: il primo formò un atto quinto assai freddo ed insipido, il secondo riuscì più interessante appu
a tanti altri moderni tragici pure ebbe bisogno di copiare la favola ed i pensieri del Ferreira, il secondo non si formò
83 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO I. Teatro tragico Italiano. » pp. 98-130
studj, prestasse minor numero di buoni coltivatori alle amene lettere ed al teatro. Tuttavolta troviamo varie tragedie deg
devole per la scelta dell’argomento, per la regolarità della condotta ed anche in parte per lo stile, la quale s’impresse
dee lodarsi la scelta del protagonista, la naturalezza, la regolarità ed il patetico, sebbene non possa paragonarsi nell’e
col re nell’atto II è quale avviene nella tragedia greca tra Ifigenia ed Agamennone, gli stessi equivoci sentimenti e ’l m
simo cordoglio raffrenato all’apparenza in Sileno, le stesse naturali ed innocenti dimande sulle sue nozze in Alcinoe. E’
moglie di sì gran guerriere. Dice anche ch’egli è accinto a partire, ed ella a seguirlo in abito militare. Ecco un intrig
into a partire, ed ella a seguirlo in abito militare. Ecco un intrigo ed una fuga comica. Nell’atto II Pirindra alla sua v
sposarla. Marb. Ah che facesti! An. E fui con essa e quella notte ed altre. Narra anche la festa di Pirindra, la sua
tore avrà più volte riso pel carattere disinvolto di Annibale che ama ed abbandona con pari facilità militare. Non è meno
tatore avrà certamente desiderato in quel punto l’arrivo di Annibale, ed egli in fatti sopravviene, e le donne vogliono ch
n versi di cinque, di sette e di nove sillabe, e s’impresse nel 1598: ed il Pindaro di Savona Gabriele Chiabrera pubblicò
a Siciliano dal 1632 al 1651 pubblicò quaranta tragedie sacre, morali ed imitate dalle greche, le quali hanno meritato le
agico che sostengono, benchè vi si noti molta languidezza nell’azione ed il dialogo soverchio prolisso. Intorno a questo p
edicata a Cosimo II granduca di Toscana. Non ha coro di veruna sorte, ed è notabile per certo portamento moderno e una gra
per certo portamento moderno e una grandiosità che invita a leggere, ed occulta ogni studio di seguir gli antichi. Lo sti
vacità. Il carattere magnanimo di Mustafà si rende ammirabile e caro, ed ha tutti i pregi dell’ottimo personaggio tragico.
Quando è d’uopo il morir, così il fuggire Vanamente la vita è fasto ed onta. Non cede il magnanimo, e que’ fidi piega
ia nella II scena Rotin gli astri innocenti, che possono dirsi nobili ed eleganti; ma la gioventù schiverà sempre queste l
lei; la consiglia a fuggire, ella rigetta la proposta, e come amante ed eroina cerca frenarne i trasporti. Ella è condott
ator . . . . Per l’attonito sen scorre un tumulto Non più sentito, ed alle pigre mani Insegna un non so che di violen
se all’empio Fremer del padre, e i moribondi lumi In lui rivolti, ed osservato quale Il sacerdote inaspettato fosse,
lirico in quasi tutto il dramma e singolarmente nelle scene di Ateste ed Arsinda ove il poeta trascorre senza freno alla m
l’ atto terzo. Pieno di grandezza nella sesta è il dialogo di Arsinda ed Aureliano. Quindi a ragione disse de i di lui tal
iere Napoletano Antonio Muscettola data alla luce in Genova nel 1664, ed altamente comendata col nome di Oldauro Scioppio
no stesso in Lovano; e la di lui Rosminda impressa in Napoli nel 1659 ed anche nella II parte delle sue poesie; ed il Rada
impressa in Napoli nel 1659 ed anche nella II parte delle sue poesie; ed il Radamisto tragedia destinata alla musica impre
rati del XVII. Finì di vivere il cardinale Giovanni Delfino nel 1699, ed il barone di Corano Antonio Caraccio di Nardò nel
pplauso, e specialmente la prima, e s’ impressero in Utrecht nel 1730 ed in Padova più correttamente nel 1733. Tutti gli e
la gara di Crisotemi colla sorella nell’Antigone; Euripide tra Pilade ed Oreste col proposto cambiamento di nomi nell’Ifig
suo regno, è un personaggio tragico che nella storia stessa commuove ed invita a piangere; or che non farebbe in mano d’u
seppe con arte conservare all’argomento gran parte del suo patetico, ed avea stile e nota sublime; ma non si conceda che
84 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. IV. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo XVI quando fiorirono gli scrittori producendo le Commedie dette Erudite. » pp. 136-255
Il prologo della Lena rappresentata in Ferrara al tempo di Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco di Roma, si recitò da
fantasia; la qual cosa gli rende superiori a’ Latini per invenzione, ed in conseguenza per vivacità. E se il nostro dotti
ma seppe adattarli alla propria età e nazione con un colorito fresco ed originale, e moltissimi nuovi ne introdusse, come
sse avuta più pratica della storia letteraria, avrebbe evitato questo ed altri simili propositi, i quali per se stessi leg
i presta mirabilmente, alla maniera di Menandro, a tutti gli affetti, ed a tutti i caratteri. Motteggia con grazia senza c
di grazie e di passi piacevoli, si veggano introdotti servi, ruffiani ed altri personaggi usati nelle antiche commedie, l’
i Lucramo padrone di questa bella schiava, forma un groppo ingegnoso, ed adduce senza stento uno scioglimento felice. Quan
un prologo in terzarima, ove dimostra sommo rispetto per gli antichi; ed allora che la ridusse in versi sdruccioli, nel pr
irvi. Con simili prevenzioni debbono leggersi i ritratti della vanità ed incostanza delle donne nel l’adornarsi, ove ravvi
pidamente si burla, essendosene conservata la razza sino a questi dì, ed avendola dopo di lui trovata Moliere in Francia,
del Moliere; perchè questo comico Francese la trasse da altri comici, ed Ariosto la copiò dalla natura, e ne diede l’esemp
ossa interromperlo. Flavio intanto che è in casa della Lena, è deluso ed obbligato a nascondersi in una botte quivi lascia
r la vaghezza dello stile, e per l’artificio del groppo, e pel calore ed il movimento dell’azione, e per la vivace dipintu
lago, e negromante. Costui cercando di arricchire a spese di Massimo, ed anche di Camillo Pocosale innamorato di picciola
sa delle nazioni intorno alle alterazioni de’ costumi e delle maniere ed all’epoche de’ loro abusi. Per questo aspetto mir
esso Che sa l’asino e ’l bue di sonar gli organi. Aggiugne che egli ed il maestro vanno come zingari Di paese in paese,
e la stanza alla finta evocazione, domanda molte ricche tele, argenti ed altre cose di prezzo. All’altro promette il posse
onto che Massimo abbia già saputo il fatto, essendo iti a lui Camillo ed Abondio. Sono iti? dice Cintio, Faz. Sì sono. Ci
si fe sedurre da quell’avere, nè curò di cercare di queste infelici, ed al fine dopo tanti anni scorsi pensa a fare un pe
to) l’esorta a risparmiarsi l’incomodo del viaggiare essendo vecchio, ed a consegnarne a lui le spese; e quanto al ritener
vecchia che conduce Ippolita ad Eurialo, l’esorta ad esser prudente, ed a ben fingere il personaggio di figlia di messer
a favola nelle replicate rappresentazioni che se ne fecero in Italia, ed anche in Francia. Apostolo Zeno narrò col seguent
a, e le magnifiche scene furono opera di Baltassarre Peruzzi Sanesea; ed allora fu che v’intervenne anche la nominata marc
noscessero Castro, Lope e Calderon. Si premette all’azione un prologo ed un argomento. Si espone nel primo la qualità dell
prologo ed un argomento. Si espone nel primo la qualità della favola, ed in fine si dà una graziosa discolpa dell’accusa c
ava la moglie, se n’è anch’egli mattamente innammorato. Lo stile puro ed elegante della Calandra non può essere nè più gra
oltre, e gli dà a credere che possa morire e resuscitare a sua posta, ed in tal guisa gliene insegna il modo: Fes. Tu sai
ntrigo non è fra quelli che ben concatenati prestano all’azione forza ed interesse. In molte parti si desidera quel verisi
anno: Lig. Non perdiamo più tempo quì. Io voglio essere il capitano, ed ordinare l’esercito per la giornata. Al destro co
rappresentata intorno al 1506. In narrando Cleandro a Palamede quando ed in qual modo venne in casa la Clizia, dice: Quan
si può ire a altri che a F. Timoteo, che è nostro confessore di casa, ed è un santarello, ed ha già fatto qualche miracolo
he a F. Timoteo, che è nostro confessore di casa, ed è un santarello, ed ha già fatto qualche miracolo. Sof. Quale? Nic. C
tà della Casina quello che Plauto stesso e Cecilio e Nevio e Terenzio ed Afranio fecero delle favole greche. E sarebbe a d
Quid istuc est, quicum litigas . Olympio, che il Machiavelli traduce ed imita nella sesta dell’atto III della sua Clitia:
accompagnata da sei corte canzonette. La prima va innanzi al prologo, ed è cantata da una ninfa e da due pastori; le altre
istinguere le commedie del Machiavelli dalle intere comiche librerie, ed a collocarle tralle ottime del teatro italiano di
si tra certi eruditi, i quali non sapendo deferire se non a se stessi ed a’ loro amici e lodatori, sogliono talvolta censu
rodussero in tal secolo regolar e piacevoli commedie, alcuni in prosa ed alcuni in versi, le quali forse passano il numero
sto suo amico, compose tre commedie il Geloso, i Fantasmi e i Romiti, ed una tragedia intitolata Arianna mentovata dal Ghi
he Ermino è morto di peste, e che Livia è fuggita via, serra l’uscio, ed il lascia fuori pieno di sospetti. Egli però si s
dalla fante per essere nella guisa accennata travestito, è ingiuriato ed escluso. Ripigliate le sue vesti, e toltasi la fi
e apparenze nella quinta scena dell’atto IV è proprio naturale vivace ed elegante. Piacevole è nella scena seguente il di
il di lui contrasto colla Nuta non essendo da lei raffigurato. Buona ed imitata da un frammento di Plauto è pure la dispe
nostro specchio Non ci mettiamo innanzi. Lo stile è al solito felice ed elegante da per tutto, di che molti passi assai b
vestito da femmina. Questa commedia, e l’Ippocrito impresso nel 1542, ed il Filosofo uscito nel 1549, furono da Jacopo Dor
a commedia di cinque atti tessuta di molte scene oziose mordacissime, ed aliene dal fatto, contiene due azioni staccate di
ndo prima ad esser Cortigiano, da che nasce il titolo della commedia, ed un signor Parabolano Napoletano sciocco vano ed i
itolo della commedia, ed un signor Parabolano Napoletano sciocco vano ed innamorato aggirato da una ruffiana, e da un furb
la qual cosa pruova (contro l’asserzione dell’Andres) che la lentezza ed il languore provengono da tutt’altra sorgente, ch
imavasi pel principe de poeti comici Italiani. Egli però seguì Plauto ed Aristofane nel far dagli attori volgere il parlar
a di Virginio, questi risponde: Quando fu il sacco di Roma, che ella ed io fummo prigioni di que’ cani, finiva tredici an
ano le nominate del Gelli che Moliere non isdegnò d’imitar nell’Avaro ed in altre sue commedie. La protestazione che egli
estazione che egli fa nel prologo della Sporta, mostra l’intelligenza ed il gusto che possedeva in tal genere: In Essa (
ero commedie con maggior felicità il Contile, il Firenzuola, il Lasca ed il Cecchi. Luca Contile letterato di grido compos
lcune pastorali, pubblicò nel 1550 e nel 1562 varie commedie in prosa ed in versi, intitolate i Dissimili, l’Assiuolo, la
e nello sciogliersi, e da non soffrire, per vivacità e sceneggiatura ed economia, il paragone di quelle dell’Ariosto, del
poi tutto ardore vuol tirarle un anello in segno di volerla sposare, ed ella l’impedisce dicendo: Non gittate, non gittat
mpudenti eccitano il riso negli sfacciati col cui genio simpatizzano, ed il pudore se ne offende. Le altre commedie del Pi
edici e della regina Giovanna d’Austria stampata in Firenze nel 1561, ed il Furto scritta in prosa impressa nel 1560 e poi
i (tradotta poi nel seguente secolo dal principe de’ comici francesi, ed imitata nel XVIII dal napoletano Niccolò Amenta)
le Asturie nel 1547, e s’impresse nel 1562. L’Interesse, la Cameriera ed il Beffa si pubblicarono dal 1581 al 1584 l’una d
l Beffa si pubblicarono dal 1581 al 1584 l’una dopo l’altra. La Spina ed il Granchio del cavaliere Lionardo Salviati, la S
hi, la Balia, la Cecca e la Costanza di Girolamo Razzi, il Pellegrino ed il Ladro del Comparini, il Furbo di Cristofaro Ca
teatro italiano, per la regolarità, per le lapidezze, per la purezza ed eleganza dello stile, benchè per la licenziosità
’ tempi i motteggi e i sali in alcune non sieno sempre i più decenti, ed in altra la favola sia soverchio complicata. Al d
o frasario preteso filosofico che vogliono applicare in ogni incontro ed in ogni situazione. Gisippo poi intende nell’atto
ezza di vederla viva questo suo amante chiamato Aristide è conosciuto ed arrestato. Alla novella che ne ha Elfenice ripigl
utorità, colle ragioni e colle minacce dispone i due vecchi alla pace ed al maritaggio di Elfenice con Aristide e di Teode
ravaganze. Io trovo nella favola descritta ben maneggiate le passioni ed espresse con sobrietà di stile; ma non son pago d
de’ versi, onde la riempiono il servo Lucilio, il medico Erosistrato ed il parassito Edace. Ed a che servono quelle inezi
dell’atto I si vede un antro, che è la reggia del Sonno, in cui Iride ed il Sonno cantano due strofe. Nel terzo in fine de
a commedia del Borghini. Altre commedie regolari e piacevoli in versi ed in prosa si pubblicarono dopo della riferita. Il
za degli Oddi professor di leggi di gran nome nella patria, in Padova ed in Parma (dove morì l’anno 1610 secondo Apostolo
e, e si ristampò più volte. La Prigione d’Amore si produsse nel 1592, ed in essa, come nella precedente, vi è una delicate
r essere ostaggio del di lei fratello che esattamente la rassomiglia, ed al sapere già vicina l’ultima ora dello spazio co
ati di Caprarola, cel persuade in certo modo il carattere ben dipinto ed il dialetto di Giallaise; imperciocchè più facilm
Liberati, il quale nè nacque in questo regno, nè si sa che lo visitò; ed altro di lui non si afferma se non che fece in qu
comica. Queste sono le commedie italiane da’ nostri chiamate antiche ed erudite. Or quali di queste ha lette il prelodato
o Moliere e Racine, se ne fondasse un giudizio diffinitivo su Jodelle ed Hardy, o su i cartelloni delle Fiere Parigine?
. Il prologo della Lena rappresentata in Ferrara al tempo di Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco di Roma, si recitò da
La Mothe, da Antonio Caracci, da Apostolo Zeno, da Pietro Metastasio, ed anche talora narrato da Giovanni Boccaccio; e qui
85 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO I. Teatro Tragico Italiano. » pp. 228-273
tudii, prestasse minor numero di buoni coltivatori alle amene lettere ed al teatro. Tuttavolta troviamo varie tragedie deg
devole per la scelta dell’argomento, per la regolarità della condotta ed in certo modo per lo stile, la quale s’impresse i
dee lodarsi la scelta del protagonista, la naturalezza, la regolarità ed il patetico, sebbene non possa paragonarsi nell’e
col re nell’atto Il è quale avviene nella tragedia greca tra Ifigenia ed Agamennone; gli stessi equivoci sentimenti ed il
edia greca tra Ifigenia ed Agamennone; gli stessi equivoci sentimenti ed il medesimo cordoglio raffrenato all’apparenza in
simo cordoglio raffrenato all’apparenza in Sileno; le stesse naturali ed innocenti dimande sulle sue nozze in Alcinoe. È t
moglie di sì gran guerriere. Dice anche che egli è accinto a partire, ed ella a seguirlo in abito militare. Ecco un intrig
into a partire, ed ella a seguirlo in abito militare. Ecco un intrigo ed una fuga comica. Nell’atto II Pirindra alla sua v
Io promisi sposarla.h che facesti! Ann. E fui con essa e quella notte ed altre. Narra anche la festa di Pirindra, la sua
tore avrà più volte riso pel carattere disinvolto di Annibale che ama ed abbandona con pari facilità militare. Non è meno
tatore avrà certamente desiderato in quel punto l’arrivo di Annibale, ed egli in fatti sopravviene, e le donne vogliono ch
nel 1653. L’autore la difese contro la censura di Agostino Favoriti, ed in tal lavoro contrasse una febbre che gli tolse
a siciliano dal 1632 al 1651 pubblicò quaranta tragedie sacre, morali ed imitate dalle greche. Esse meritarono lodi dagli
decoro tragico, benchè possa notarvisi molta languidezza nell’azione ed il dialogo soverchio prolisso. Intorno a questo p
esentate a. Il Crispo è di tutte la più interessante. Fausta madrigna ed innamorata di Crispo è un ritratto dell’antica Fe
dicata a Cosimo II gran duca di Toscana. Non ha coro di veruna sorte, ed è notabile per certo portamento moderno, per una
vacità. Il carattere magnanimo di Mustafà si rende ammirabile e caro, ed ha tutti i pregi dell’ottimo personaggio tragico.
rte, Quando è d’uopo il morir, così fuggire Vanamente la vita è fasto ed onta. Non cede il magnanimo, e que’ fidi piegano
seconda scena, Rotin gli astri innocenti , che possono dirsi nobili ed eleganti; ma la gioventù schiverà sempre queste l
lei; la consiglia a fuggire, ella rigetta la proposta, e come amante ed eroina cerca frenarne i trasporti. Ella è condott
rea l’acquisto… Per l’attonito sen scorre un tumulto Non più sentito, ed alle pigre mani Insegna un non so che di violento
ispose all’empio Fremer del padre, e i moribondi lumi In lui rivolti, ed osservato quale Il sacerdote inaspettato fosse, C
lirico in quasi tutto il dramma e singolarmente nelle scene di Ateste ed Arsinda ove il poeta trascorre senza freno alla m
dell’atto III. Pieno di grandezza nella sesta è il dialogo di Arsinda ed Aureliano. Quindi a ragione disse Pier Jacopo Mar
liere napolitano Antonio Muscettola data alla luce in Genova nel 1664 ed altamente comendata col nome di Oldauro Scioppio
no stesso in Lovano; e la di lui Rosminda impressa in Napoli nel 1659 ed anche nella parte II delle sue poesie; ed il Rada
impressa in Napoli nel 1659 ed anche nella parte II delle sue poesie; ed il Radamisto tragedia destinata alla musica impre
rati del XVII. Finì di vivere il cardinale Giovanni Delfino nel 1699, ed il barone di Corano Antonio Caraccio di Nardò nel
pplauso, e specialmente la prima, e s’impressero in Utrecht nel 1730, ed in Padova nel 1733 più correttamente. Tutti gli e
la gara di Crisotemi colla sorella nell’Antigone, Euripide tra Pilade ed Oreste col proposto cambiamento di nomi nell’Ifig
di Giambatista Marini e di Daniele Gasparo di Lohenstein, il Caraccio ed il Delfino con pochi altri scrittori del loro tem
suo regno, è un personaggio tragico che nella storia stessa commuove ed invita a piangere; or che non farebbe in mano di
pe con arte conservare gran parte del patetico del fatto lagrimevole, ed avea stil puro e nota sublime. Ma non si conceda
86 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 142-145
te, capocomico famoso, a cui fecer capo nel loro inizio artisti sommi ed egregi, quali la Ristori, la Sadowski, la Robotti
a Lipparini, Bellotti-Bon, Gaspare Pieri, Ernesto Rossi, Carlo Lollio ed altri, nacque a Reggio d’Emilia il 4 luglio del 1
nese, e da Antonia Cianici. Fuggì a diciotto anni dalla casa paterna, ed esordì ad Abbiategrasso. Nel 1804 recitò al Teatr
avere un trono e scegliesti un pagliaio. Fatevi innanzi, o filosofia, ed ammirate ! Ma se la tua parte non è quella d’un e
ra, » e Ambrogio Curti, da cui tolgo le presenti parole, aggiunge : «  ed io credo fosse proprio nel vero, perocchè egli fo
E poichè quell’ uomo del popolo era di solito sollazzevole e burlone, ed era al fatto di tutti gl’intrighi e degli avvenim
el popolo napoletano. Comunque sia, il Meneghino personaggio comico, ed esclusivamente milanese, apparve la prima volta s
erra. Aveva preso in affitto il Teatro della Commenda, e restauratolo ed abbellitolo, lo andava cedendo alle varie compagn
87 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148
suoi rami. Continuando in tal guisa lungo tempo questi cori pastorali ed inni Dionisiaci doveano naturalmente partorir saz
ia della propria fantasia più che dell’arte. Solevano i riferiti cori ed inni nominarsi indistintamente tragedia e commedi
tologia tragico. Cefisodoro, Forono, Efippo sono chiamati ora tragici ed ora comici. Suida mentova una Medea ed un Tereo a
ippo sono chiamati ora tragici ed ora comici. Suida mentova una Medea ed un Tereo argomenti tragici come favole di un tal
tempo, in cui resse Minos lo scettro di Creta, alla venuta di Tespi, ed in tal periodo moltissimi Poeti coltivarono in At
ria del coro divennero corpo principale del dramma, trattarono favole ed affetti, e formarono uno spettacolo si dilettevol
o l’Ateniese che fiorì nell’ olimpiade LXIV, avea trovata la maschera ed abolita la feccia, di cui prima tingevansi gli at
eso da non so qual timore ovvero orrore naturale non potè proseguire, ed il popolo lo fe ritirare dalla scena49. II. Te
do di perfezione, in cui le arti, come ben dice Aristotile, si posano ed hanno la loro natura. Eschilo il settatore di Pit
più viva e variata. Seppe in somma per molti riguardi farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico
aucaso con catene indissolubili, per avere involato il fuoco celeste, ed animati e ammaestrati gli uomini, indi l’abbandon
quali Prometeo parlando disacerba il suo dolore, e narra l’innocente ed utile suo delitto. Sopraggiugne il Padre Oceano a
tto. Sopraggiugne il Padre Oceano a prestargli un amichevole uffizio, ed in gravi ragionamenti si trattengono sul nuovo re
ed in gravi ragionamenti si trattengono sul nuovo regnator de’ numi, ed in tal proposito Oceano gli porge salutari consig
raduco: Quai terre? Ove son io? Chi a queste avvinto Orride rupi ed al rigor del verno Tal giace esposto o sventura
e qual colpa Sì in me punisci, e di terrore ignoto L’alma riempi, ed a vagar mi sforzi? Ah per pietà m’incenerisci,
nterlucutori tutti numi e cose simili. Leviamo un pò più su il guardo ed osserviamo che Prometeo è un personaggio totalmen
il protagonista debba essere di una bontà mediocre mista a debolezze ed errori, non debba però tenersi per legge generale
ente il bellissimo carattere di Prometeo, quello di Ajace in Sofocle, ed altri ancora di ottime tragedie moderne (Nota V).
la materia de’ loro poemi. La tragedia de’ Sette a Tebe reca diletto ed invita a leggere anche a’ giorni nostri, essendo
ide veramente non a torto nella sua Elettra si burla di simili segni; ed in fatti non si prenderà mai per modello delle ag
na del sangue di una madre. Segue nell’atto IV l’uccisione di Egisto, ed il pianto che sparge Clitennestra per quest’usurp
rida entrarono nella scena, che tutto il popolo si riempì di terrore, ed è fama che vi morisse qualche fanciullo e più di
co di Eschilo cantato dal coro dell’atto III per aver trovato Oreste, ed il giudizio del di lui delitto fatto nel V coll’
ntermezzi è cantante, nel giudizio è parlante come ogni altro attore, ed uno solo favella per tutti, la qual cosa si osser
erchia semplicità, nè le diede altro nome che di semplice narrazione; ed il Nisieli che sì spesso declama contro gli antic
preparata co’ saldi invariabili sovrani principj della Ragion Poetica ed avverati e con una paziente e critica lettura e c
ombre, le furie, e diede corpo a varj esseri allegorici, come Sofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni di Minerva,
al proprio entusiasmo cantò alcuni versi notati di manifesta empietà, ed il governo che vigila per la religione e per li c
o, alzando il mantello scoperse il braccio monco, inteneri i giudici, ed il colpevole ottenne il perdono. Per questo rigor
ar loro certe scarpe bianche. Scrisse centodiciassette, o centotrenta ed anche più tragedie, delle quali venti furono coro
la pittura naturalissima della disperazione di Ajace che si ammazza; ed il tragico quadro che presenta la troppo tarda ve
; ed il tragico quadro che presenta la troppo tarda venuta di Teucro, ed il dolore di Tecmessa e del coro allo spettacolo
simili scene ricche di bellezze inimitabili il Robortelli, il Nisieli ed altri nostri critici, per nulla dire de’ transalp
essi si scagliassero nel Pritaneo a’ tempi di Filippo, di Alessandro ed anche di Cassandro. Or quello che i Greci proffer
rni tempi di quello che convenisse a’ tragici Greci nel copiare Teseo ed Agamennone. Del rimanente nell’Ajace io non vedo
o, Zeno, vengono tacciati (nè debbono esserlo) come villani e plebei, ed il Calepio vuol riprendere severamente queste med
ll’atto terzo, ma Ilo l’ ha egli stesso veduto nel promontorio Ceneo, ed è venuto a narrarlo in Trachinia. É mai naturale
o non fosse sembrato comportabile per qualche circostanza allora nota ed oggi involta nell’oscurità di tanti secoli? Somma
Creonte. E’ notabile nell’atto II la scena delle due sorelle Antigone ed Ismene, che disprezzando a competenza la morte ac
viva, Emone figliuolo del re che ama questa principessa, si ammazza, ed Euridice di lui madre che ne intende il racconto,
l dolore di Elettra in tutta l’azione si trova espresso a maraviglia, ed il di lei carattere ottimamente scolpito spicca c
damento, troppo orribil cosa a’ moderni quel vedere due figli tramare ed eseguire l’ammazzamento di una madre benchè colpe
e lo scioglimento. L’Edipo re 65 è la disperazione di tutti i tragici ed il modello principale di tutte l’età. Nulla di pi
la maniera di Sofocle esprime col silenzio l’intensità della sua pena ed il funesto disegno che indi a poco eseguisce. E q
egli quel figlio colpevole additato dall’oracolo, chiude con passione ed energia tutte le sue sventure in queste brevi que
ave Frutto d’amica e preziosa speme. Invocata poi Minerva, Diana ed Apollo, si passa alla descrizione de’ mali di Teb
a tragedia aveano i Francesi e gl’ Italiani con felice successo preso ed unito insieme tutto il bello. Di grazia, Signor M
itabile semplicità della tragedia antica, e della costante regolarità ed aggiustatezza di Sofocle nell’ economia dell’azio
servi che sia figura lirica l’apostrofe di Filottete al proprio arco, ed al fragore del mare che sentiva stando nell’antro
da Iofante suo figliuolo chiamato in giudizio e accusato di fatuità, ed il poeta, per convincere i giudici della falsità
tò e lesse loro l’Edipo Coloneo da lui scritto in età tanto avanzata; ed essendone stato ammirato rimase egli assoluto e l
tracciar le bellezze vere di ogni genere. Egli per natura malinconico ed avverso alla mollezza cercò negli orrori e nel si
e quali erano satiriche. Gli Ateniesi le accolsero sempre con avidità ed applauso, e la posterità più sagace le ha success
che di Agamennone, la di lei sincera gioja nell’abbracciare il padre, ed il profondo dolore di costui nascosto sotto l’est
itennestra e ad Achille. Vigorosa è quì la declamazione della regina, ed il discorso d’Ifigenia tenero e patetico e sosten
ha detto: ah figlia, ah madre sventurata per cagione della tua morte; ed ella ripiglia: la medesima misura di versi convie
uovo movimento acquista l’azione nella scena delle donne con Achille, ed il patetico delle preghiere di Clitennestra e la
o si è dimostrato più ambizioso che tenero, e per ritenere il comando ed il titolo di re de’ re, era condisceso a sacrific
pure terminerebbe il quinto col coro Ἰὼ, Ἰὼ ἲδεστε, ahi, ahi, vedete, ed il sesto conterrebbe il racconto che fa il Nunzio
E’ da notarsi in tal tragedia la tenera scena di amicizia tra Pilade ed Oreste, colla quale termina l’atto terzo senza co
esposte sulla scena, questa ad Aristotile parve una delle eccellenti, ed a noi parimente pare la più verisimile, la più vi
O rupi Cianee che congiungete i mari; il secondo conterrebbe il terzo ed il quarto terminando col coro che incomincia, Ten
minerebbe col coro sopraccennato della quarta scena dell’atto quinto; ed il quarto comincerebbe dalla scena quinta. Ma la
ontiene la morte d’Ippolito per la falsa accusa di Fedra sua madrigna ed amante. S’inganna però chi crede che si dicesse c
ogj alla Fedra, ma conviene ancora che l’azione dell’Ippolito sia una ed unica, e che tutto vi succeda con maggior verisim
n Racine per varie ingiustizie e violenze intepidisce la compassione, ed il poeta con arte somma si affanna per coprirne e
presentare ai vincitori di Maratone e di Salamina un Ippolito amoroso ed avido d’intrighi. Il poeta Francese ha dovuto lus
Francese ha dovuto lusingare la debole delicatezza della sua nazione; ed Euripide nelle stesse circostanze non si sarebbe
ripide nelle stesse circostanze non si sarebbe altrimente comportato, ed avrebbe avuta la stessa indulgenza per un popolo
opo prefisso; Pindaro è un poeta volgare e senza entusiasmo; Pitagora ed Archimede fanciulli in matematica incantati per l
la Guerra Trojana e gli eventi che ne dipendono. Oltre alle Ifigenie ed Elena, egli scrisse Ecuba, Andromaca, le Trojane
sse con Ecuba e Polissena nell’ atto primo, dove coloro che intendono ed amano le dipinture naturali, si sentiranno, scopp
nell’attendere il colpo: il coraggio che mostra nel lacerar la veste ed esporre il petto nudo alle ferite, Ella poichè
succedere un dubbio sul fatto? Ma questo dubbio corrisponde al senso ed alla lettera dell’originale? Ecuba con tutta sicu
sere trasportate75. Quello dell’atto terzo mi sembra il più patetico, ed il Dolce ne ha fatto una troppo libera imitazione
fatto una troppo libera imitazione. A noi piacque di tradurlo ancora, ed affinchè i giovani avessero una competente idea d
ù tollerabili sulle nostre scene le ingiurie scambievoli di Andromaca ed Ermione presso Euripide. Osservisi ancora che nel
o sopraggiunger Paride, per salvarli fa che il Duce Trojano travegga, ed ella si fa credere Venere, mentre i suoi favoriti
ano? Scarsezza di arte. Vi è poi in Euripide una scena fra un vecchio ed Antigone che da un luogo elevato osservano l’arma
sione per la maestrevole dipintura de’ due fratelli ugualmente fieri, ed accaniti nell’odio reciproco, ma di carattere div
fare i tragici Greci per mostrare la nobiltà remota delle loro leggi ed origini, e de’ loro costumi a gloria della nazion
e oppressore degli Eraclidi: negli ultimi due atti cambia di oggetto, ed una Furia chiamata da Iride viene a turbare la ra
o tratto tratto a mettere in vista i più lievi difetti degli antichi, ed ora ad ingrandirli, ora ad immaginarseli, in tal
domande di Jone intorno al suo nascere mettono in angustia la madre, ed il poeta è costretto a far discendere Minerva per
racconto dell’ammazzamento del disgraziato re preso per un cinghiale; ed assai tragica la scena in cui Agave riviene dal s
retesa fiera il figliuolo dilaniato. Il Ciclope è un dramma satirico, ed è il solo che ci è pervenuto di simil genere; ma
chelao. Il morbo fu contagioso, e potè contribuirvi tanto la vivacità ed energia dell’attore quanto l’azione del sole e la
otagora, Democrito, Anassagora, Ecateo lo storico, Niceneto il poeta, ed altri, de’ quali vedasi Stefano Bizantino alla vo
el dar la preferenza a uno de’ nominati gran tragici Eschilo, Sofocle ed Euripide. Aristofane nelle Rane e il filosofo Men
dodici favole e vinse due volte, un di lui nipote dello stesso nome, ed Alceo tragico diverso dal comico, del quale favel
Eraclide Pontico, di cui Laerzio ha scritta la vita, fu ancora poeta, ed Aristosseno scrittore musico afferma che avea com
ò Laerzio, ma tre classi, e tra esse va ripartendo il ballo, il canto ed il suono. Ma se Tespi introdusse un attore o una
i alla prima che Tespi avea tratta dal coro, assegnò loro certo grado ed ordine, facendo riconoscere per figura principale
co del Metastasio, quando quest’innocente chiede al padre la vittima, ed Abramo risponde provvederalla Iddio, frenando il
edizione alcun cangiamento sulle pause degli atti di questa tragedia, ed è bene avvertirne la gioventù, affinchè possano a
Dovea un infortunio: Il III col quì tradotto Σὺ μεν, ὦ πατρις Ιλιὰς: ed il IV con questo Ὀύπω δεδωκας, Non ancor pagasti.
no, si ammirano incessantemente Edipo, Filottete, Ippolito, Ifigenia, ed altri componimenti Greci. Quando il fatto depones
88 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XV. Satiri: Ilarodie: Magodie: Parodie: Mimi: Pantomimi. » pp. 171-200
corona teatrale, conteneva, come si è detto, tre componimenti tragici ed un satirico. Tralle favole di Euripide citansi ot
e il solito latte per cenare, e di Sileno che ha bevuto, è grossolano ed assai conveniente a’ tali personaggi. Si avvede P
cusando Sileno, ma il Coro favorendo il padre lo smentisce. Patetiche ed eloquenti sono le preghiere di Ulisse, e se un Ci
di voler far parte del vino ai Ciclopi suoi fratelli, dal che Ulisse ed il Coro il dissuadono. Polifemo rimane persuaso,
sse allorchè fu domandato del suo nome, rispose di chiamarsi Niuno ; ed ora il Ciclope fremendo si querela di Niuno che
iu. Il Ciclope si volge a seconda delle parole del Coro brancolando; ed essendo in tal guisa aggirato Ulisse ha luogo di
festevole di lieto fine, nella quale intervenivano personaggi grandi ed eroici, ma vi si dipingevano i fatti che ad essi
tre altre favole di Rintone, cioè due Ifigenie, in Aulide e in Tauri, ed il Telefo. In qual guisa egli maneggiasse questi
aveano dialoghi, ne’ quali satireggiavano gl’impostori medici, maghi ed astrologhia. Nel Nuovo Mondo tra’ selvaggi medico
o nelle loro favole da Epicarmo, Carcino, Eupoli, Ermippo, Aristofane ed altri comici, i quali, come dicemmo, convertivano
in versi e parte in prosa come la Satira Menippea di Terenzio Varrone ed il libro che porta il nome di Petronio Arbitroa.
Simili questioni in altri tempi accendevano vive guerre tra’ Critici; ed oggi si ascoltano, nè senza ragione, come ciance
listione; ma Suida pretende che fosse stato contemporaneo di Socrate; ed Eusebio di Cesarea afferma che viveva trecento an
ar naturale. Rimase al Coro il pensiero d’intrecciar carole cantando; ed in questo il canto fu più artificiale e la melodi
empi e di movimenti; la poesia per accomodarsi al canto fu più lirica ed ornata; e la rappresentazione per servire al ball
tutti i popoli ancor barbari e selvaggi; e Frigii e Cretesi e Indiani ed Etiopi ed Egizii e Traci ed Arabi ed Americani, t
poli ancor barbari e selvaggi; e Frigii e Cretesi e Indiani ed Etiopi ed Egizii e Traci ed Arabi ed Americani, tutti hanno
e selvaggi; e Frigii e Cretesi e Indiani ed Etiopi ed Egizii e Traci ed Arabi ed Americani, tutti hanno avuto il loro And
gi; e Frigii e Cretesi e Indiani ed Etiopi ed Egizii e Traci ed Arabi ed Americani, tutti hanno avuto il loro Androne, cio
ordace, la Scinnide e l’Emmelia. Apparteneva la Cordace alle commedie ed era a tal segno ridicola e lasciva che da essa ve
, dispreggiasse pure la danza e il danzatore. Condiscese il filosofo, ed il pantomimo prese ad esprimere l’avventura di Ve
lib. IX. a. Poetic. lib. I, cap. 10. a. L’Apolocyntosis di Seneca, ed il libro de Consolatione Philosophiae di Boezio s
89 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344
LIBRO X ed ultimo ADDIZIONE I* Traduzioni di alcune tra
con atti di rara virtù, suole allettar gli animi nobili e sensibili, ed ispirare eroismo. Anche la scena ottava nell’atto
occupa con varie riflessioni a giustificarne lo scioglimento finale, ed il genere di morte degli amanti sotto le ruine de
un’ empia adultera che di propria mano trucida un gran re suo marito ed obblia i suoi figli per assicurarsi il trono insi
ragedie latine di questo secolo, indi altre italiane rimaste inedite, ed alcune altre che i proprj autori hanno voluto imp
704, Tamar vendicata nel 1706, S. Maria Maddalena de Pazzis in latino ed in italiano nel 1707, e Bersabea nel 1708, e tras
rebbe vivacità d’azione, energia di caratteri, perturbazione tragica, ed interesse. Il Lorenzini nella famosa discordia de
Si sa eziandio che i professi facevano pure voti di povertà, castità ed obedienza. Con tali fondamenti e con verisimili e
i altri schiavi. Nascono da tali vicende alcune patetiche situazioni, ed esercitano singolarmente la virtù di Ormesinda, c
Voto solenne Inviolabil voto alza e distende Un muro insuperabile ed immenso, e le impone di fuggirlo. II la quinta
in cui Albumasar intende che chi gli ha salvata la vita è Ormesinda, ed ammira i prodigii che opera in petto de’ Cristian
o che serpeggia in questa favola: Orm. Padre amato, ti lascio . . . ed or che il cielo Pietoso a’ miei lunghi sospir c
il cielo Pietoso a’ miei lunghi sospir concesse A me di rivederti ed abbracciarti, L’acerbità del mio destino obblio
tua virtude Mi fido, Albumasar . . deh tu consola Tanti infelici ed innocenti . . . io moro. L’altra inedita traged
ri dopo due secoli di glorie condannati in Parigi da Filippo il bello ed in Roma da Clemente V, ed in Vienna dal Concilio
ie condannati in Parigi da Filippo il bello ed in Roma da Clemente V, ed in Vienna dal Concilio generale del 1312, e dall’
ntonino arcivescovo di Firenze, dal Villani, dal Le Mire, dal Purtler ed altri. L’autore si vale della loro lagrimevole st
potenti soccorsi da Fernando di Ricla, lo destina sposo della figlia; ed ella che vede in Fernando un grande appoggio del
in sensi amichevoli manifesta a Ramiro l’amore che ha per sua figlia, ed egli mostra rincrescimento di non esser più in te
onda e terza, nella quale Anagilda intende che Enrico è in Morviedro, ed ha liberato Fernando: la sesta in cui Enrico vuol
osservarsi è la quinta scena, quando Enrico viene a salvare Anagilda, ed ella ricusa di seguirlo. Vieni meco, Anagilda, le
Fernando Sposa con te venir, con te, che sei L’amante d’Anagilda, ed il nemico Di Ramiro e Fernando? Ogni soccorso
a tua pietà. Enr. L’offerte tue, la tua pietà. Vuoi dunque Perir, ed io deggio soffrirlo? Ana. Perir, ed io deggio s
tua pietà. Vuoi dunque Perir, ed io deggio soffrirlo? Ana. Perir, ed io deggio soffrirlo? Invano T’opponi a’ miei di
un quadro vivace e patetico di Ramiro moribondo sostenuto da Fernando ed Anagilda. Chiude egregiamente la tragedia la scen
vero Sostegno de’ Templarj! Il cielo, Enrico, Le tue virtù coroni ed a te renda La dovuta mercede: Enr. La dovuta
osofastro alla moda bramoso di lasciare svaporar la sua decisa rabbia ed avversione verso di quella corte. Se riflettasi a
regno, quasi che l’infelice si appressasse alla testa di un esercito, ed affretta con insidie l’eccidio del prigioniero. E
Reputavasi ella dunque di condizione privata regnando nella Provenza ed in altri stati di Francia con Carlo fratello del
quello che conseguì col regno di Napoli fu un dominio assai più vasto ed il titolo di regina? Il Carlo poi della tragedia
gentile, anco per irrisione, stà bene a un sicario o a un carnefice, ed in bocca di un re, e in una tragedia? Non avvilis
nicamente può lodarvisi è l’esservi introdotta la Madre di Corradino, ed il colpo di scena dell’incontro inaspettato di le
sioni sul teatro accresciute successivamente con cartucce, letterine, ed analisi; e nostro intendimento fu allora di atten
di confrontare quanto in lui stesso si accordasse il tragico pratico ed il precettore. Ma non essendosi mai in tanti anni
del pubblico, e a noi basta di averla mentovata. Passiamo al Gerbino, ed al Corradino ch’egli accarezzò e riconobbe per su
ti, dice, come potrò Scacciar dal sen la deitâ suprema Che tempio ed ara nel mio cor possiede, Che vi riceve l’idola
bianco petto strinse. La virtù quì fa poco contrasto alla passione, ed Erbele con tutto l’agio accoglie fralle sue bracc
la scena è un puro cicalamento. Non è dissimile la seguente di Erbele ed Osmida ancor più lunga. Osmida le rimprovera la m
tamento. Viene questa confidente a darle notizia de’ due prigionieri, ed Erbele al sentire ciò che narra di Gerbino, dice
nto vuol che l’amico parta libero per la grazia ottenuta da Germondo, ed egli vuol restar prigioniero. E’ imitazione di qu
eggia Siciliana? Atto III. Erbele ha già inteso che Gerbino è partito ed è in salvo, ma vuol che Zelinda le ridica gli ult
le fanno svenire; e tanto più che Ermione domanda per la prima volta, ed Erbele ha sentito più volte il racconto di Zelind
lla soglia per esser vicina a Gerbino a segno di vederne gli sguardi, ed udirne i sospiri e le parole dette da lui che si
uasi al tocco di verga magica, ha scoperta la falsa morte di Gerbino, ed il re dubita che possa essere il prigioniero che
le la battaglia che egsi ha avuta con due schiere di soldati a piedi, ed a cavallo. Comincia, è vero, in tuono famigliare
soldati a piedi, ed a cavallo. Comincia, è vero, in tuono famigliare ed alla sua condizione ed al suo sesso corrispondent
cavallo. Comincia, è vero, in tuono famigliare ed alla sua condizione ed al suo sesso corrispondente, ma poi quella mora s
iore degli altri per le circostanze soverchie al caso, di un silenzio ed orrore, Qual regna in valle solitaria cinta D
arsi delle guardie, che per ipotesi del poeta non debbono udir nulla, ed intende come dopo di aver rotte le schiere di cav
famiglia de’ re Normanni di Sicilia, come se ad un re moro non amico, ed offeso, debba ciò importare nè punto nè poco. Nel
erosità spingendolo a concedere un nobil perdono che lo farebbe amare ed ammirare; ma questo colore appunto è sfuggito a G
ore di grandezza d’animo. Germondo gli ha chiesta la vita di Gerbino, ed egli con la vita vuol dargli di più la libertà ed
la vita di Gerbino, ed egli con la vita vuol dargli di più la libertà ed Erbele, ed essere il pronubo delle loro nozze. Ge
Gerbino, ed egli con la vita vuol dargli di più la libertà ed Erbele, ed essere il pronubo delle loro nozze. Gerbino è lib
le situazioni più convenienti al genere, e soprattutto più rispetto, ed onestà, giacchè vi si fa passare per virtù l’inco
componimento e aringa diffusamente contro del Corradino del Caraccio; ed in esso conviene trattenerci alquanto. Vi si dice
o avventurate contro la storia e la buona critica, cioè che il Racine ed il Metastasio non hanno introdotto nelle loro fav
il Metastasio non hanno introdotto nelle loro favole che amori freddi ed episodici; e che lo stile delle antiche tragedie
ò non vi bada, e le dice, il sole è sorto due volte dall’alto Vesevo, ed io non ho potuto rivedere l’amato sole de’ tuoi b
l’autore rimprovera al Caraccio. Nella scena 4 impazienti sono Carlo ed Ermini per parte di papa Clemente, che Corradino
partire, e Geldippe l’incoraggisce a parlare con le seguenti scempie ed insipide ragioni:       Un sacrificio in vero
hè cammin non lungo in sì poche ore del cadente giorno avremmo fatto; ed il re gli dice, Andate pur, ci rivedrem domani.
azioni e de’ raziocinj per essere illuso. Una poi delle più insipide ed inutili scene di quest’atto è la sesta, in cui il
mbiarne il sentimento. Carlo non potendola più soffrire si fa avanti, ed ordina che si ammazzi il reo. Un grandinar di col
ncato il capo!) che cosa gli disse la madre nel partire ch’egli fece; ed Iroldo ne descrive il dolore, e ne ripete le paro
nfelice commuove, perchè ella stessa sotto gli occhi dello spettatore ed in faccia al figlio che timido ed imbelle si acco
sa sotto gli occhi dello spettatore ed in faccia al figlio che timido ed imbelle si accoglie nelle braccia di lei, esprime
crudele Da sotto l’ali della madre, dove Palpitante fuggì, svelse ed uccise, nelle quali parole si espongono circost
per la libertà del figlio, le ragioni degli Suevi al trono di Napoli, ed a proporre l’unione di Geldippe e Corradino. Irol
l legato e Roberto, loro manifesta le proposte dell’alemanno oratore, ed Ermini lo consiglia a rigettarle ripetendo l’empi
estringiamo ad animar la gioventù a prender per mano quest’argomento, ed a renderli il patetico naturale senza lo scambio
più scorrevole senza allontanarsi dal suo genere, nella lingua tersa ed elegante senza sacrificar la grazia nativa per lo
i Bianca insospettita e di Raimondo impaziente di trovarsi al tempio, ed agitato per la tenerezza che ha per lei, e pe’ fi
umi filosofici sparsi senza l’affettazione e il portamento di massime ed aforismi, affetti posti a buon lume, elocuzione s
aforismi, affetti posti a buon lume, elocuzione scelta senza durezze ed ornamenti superflui, azione che corre rapida al f
tto di Garzia uccilore, per la perfidia di lui, dell’innocente Diego, ed è il solo che rimane nella tragedia impunito, la
la seconda, in cui Agide esorta la moglie a soffrir la di lui morte, ed allevar da Spartani i figli: Non assetato di ve
hiusione del tutto corrisponde robustamente a sì belle parti. Leonida ed Ansare vengono per fare uccidere Agide. I soldati
ieri ha maneggiato quest’argomento senza amori, e con nuovo interesse ed energia. Lo spettatore vede sotto gli occhi suoi
re, cagiona senza volerlo la morte dell’appassionato Perèo suo sposo, ed incorre nello sdegno di Ciniro suo padre. Al fine
a a parlare; dolcezza, minacce, insinuazioni; intravede che ella ama, ed ella lo confessa col più angoscioso stento. Dubit
a lo confessa col più angoscioso stento. Dubita Ciniro che sia oscura ed ignobile la sua fiamma, ed ella nega:        Ah
cioso stento. Dubita Ciniro che sia oscura ed ignobile la sua fiamma, ed ella nega:        Ah non é vile . . . è iniqua
nte ... empia ... ora ... muojo. Tutto in essa è patetico, tragico, ed in ottimo e puro stile espresso1. Non ci voleva c
stintivi del lor carettere tramandatoci dalla storia. Cesare è grande ed ambizioso, nè offusca col suo splendore il caratt
tural tenerezza che in entrambi traluce, nulla togliendo al carattere ed al proposito di ciascuno. Oh colpo inaspettato e
otizie? Io (risponde) che ho vedute tutte le strade piene di soldati; ed aggiugne: “Epid. Quanti prigionieri poi non ho i
er la quale è sul punto di rovinare la sua riputazione, il suo stato, ed il vostro. Questa gioja dunque stavalo aspettando
Se l’aveste veduta! che vestito! che pompa! come magnifica, galante, ed aggiustata all’ultima moda! “Peri. Dinne, dinne c
licarla. Nel 1781 compose un altra commedia tenera parimente in versi ed in cinque atti intitolata la Tirannia domestica,
de’ disperati, la quale prende il titolo da un personaggio episodico, ed ha caratteri comici insieme con varj eccessi di d
officina dell’Errore, ora il gabinetto della Verità; nè di apparenze ed allegorie è men ricca la favola detta il Dervis,
aziato: 4 l’Udienza, ove si dimostra il vantaggio che reca al Sovrano ed a’ popoli la benignità de’ Principi che ascoltano
presenza le suppliche de’ vassalli; mostrandovisi un Ministro tiranno ed empio che occupa la gioventù del Principe in diss
empio che occupa la gioventù del Principe in dissipazioni e piaceri, ed intanto egli opprime 1 popoli con atrocità ed ing
dissipazioni e piaceri, ed intanto egli opprime 1 popoli con atrocità ed ingiustizie enormi; ma il buon Principe d’ottima
molti birbanti che prendono il nome di galantuomini, e le ingiustizie ed oppressioni di un Presidente che riduce all’ultim
ano per calmarla, ma prendendo l’amante a lor consiglio una freddezza ed indifferenza apparente, ella ne smania, vuol rico
ti, e se ne concilia l’odio; uno di essi la tratta con pari alterigia ed insolenza, la rimprovera alla sua volta e la mort
l conte Tommasini Soardi Veronese ha composte varie commedie in prosa ed in versi raccolte in quattro tomi avute in pregio
volle scrivere anche una commedia intitolata l’Emilia in cinque atti ed in versi recitata da’ commedianti Lombardi nel te
e in versi in ogni stile da’ medesimi personaggi. Varj colpi teatrali ed alcune situazioni che interessano, hanno contribu
la necessità di salvarne due? Perchè Sofia che non osservata è venuta ed ha in quel punto parlato alla regina, non esce da
del Vega o del Calderòn ec.; ovvero in dodicimila commedie spagnuole, ed in altrettante inglesi, alemanne e francesi ancor
a legge V bandisce tutto quello che suol farsi avvenire per macchina: ed in più migliaja di commedie spagnuole di spada e
r macchina: ed in più migliaja di commedie spagnuole di spada e cappa ed eroiche ancora, punto non ha luogo macchina di ve
la medesima legge. L’autor del Ladislao mesce liberamente l’interesse ed il ridicolo colla preponderanza del primo per la
nza del primo per la legge VIII: e tutte le favole inglesi, spagnuole ed anche francesi prima del XVII secolo, servano la
e XIV termina lietamente: e tutte le favole spagnuole e tante inglesi ed alemanne sono di lieto fine, e per questa parte a
a fisedia è un nome nuovo, e non un nuovo genere ma vecchio oltremodo ed oltremodo e meritamente riprovato. ADDIZIONE V
ro ramo di commercio. Errigh. Da’ ragni? Macar. Da’ ragni? Certo: ed ecco il come: di esse Moltiplicando per le case
irro del toscano sig. Gamerra, il Creso del sig. Pagliuca napoletano, ed il Socrate dell’esgesuita Antonino Galfo attualme
componimento drammatico, non avendolo composto per andar sulle scene; ed in fatti egli si allontana da tutto ciò che deter
L’economia e la traccia dell’azione forse richiedevano più artifizio ed incatenamento, e situazioni più tragiche in siffa
Luce degli occhi, la Scala di Giacobbe, il Viaggio di Tobia, Aretusa ed Alfeo ed altre per la ricorrenza del santo Natale
li occhi, la Scala di Giacobbe, il Viaggio di Tobia, Aretusa ed Alfeo ed altre per la ricorrenza del santo Natale. Antoni
vola rendendola di lieto fine con mostrar Dafne restituita alla vita, ed Apollo placato e sol contento di cingersi la fron
lto due melodrammi istorici col titolo di tragedie in musica, Elfrida ed Elvira, la prima rappresentata nel real teatro di
to mostrato in ogni incontro avverso affatto al sistema metastasiano, ed alcune volte con qualche fondamento, non fia senz
i sa che cosa voglia da ciò ricavare in vantaggio di Elfrida. Orgando ed Elfrida si abbracciano, e co’ rispettivi confiden
t’amplesso Perchè così adombrato . . . Severo sei con me? . . . ed Orgando, Nella mia figlia io trovo Un non so
ta del re, stupisce, e lo rincora; Ti perdo, Elfrida, dice Adelvolto; ed ella: Come! minacci me con quel funesto presagio
ar la scena. Essi dunque si veggono nella scena quarta, che interessa ed è appassionata, malgrado di un terzetto che vi si
ta contro l’ingiustizia della pugna. Eggardo dice, questa è la legge, ed ordina che le s’impedisca il passo. Elfrida che f
ieri ec. ribellandosi manifestamente? E tanto ardisci! le dice il re; ed impone alle guardie, le quali non han saputo resi
marito. Ella vuol seguirlo. E se, dice Adelvolto, ne impedisce il re ed Orgando? Ella magnanimamente risponde,       Sch
rò di dirsi, che un marmo istesso in un eterno amplesso gli chiuderà, ed in vece di quell’urna sola che confonderà le loro
l suo disegno al marito nella scena 5; è venuto il re che è presente, ed ella se n’è con lui spiegato nella scena 6: or ch
parte che è smarrito l’imbelle suo cor, e qualche altra cosa simile, ed Osmondo, e Siveno personaggi ugualmente nulli (ch
ragioni diverse da quelle dell’autore che se ne dichiara malcontento, ed afferma nell’edizione fattane a proprie spese, ch
eventi de’ bassi tempi, quando i Mori dominavano parte della Spagna, ed eravi certa promiscuità e connessione di affari,
nnessione di affari, costumi e interessi fralle popolazioni spagnuole ed arabe. In Granata per ipotesi della favola domina
mi alla maniera delle Marfise. La fazione opposta inclina agli Arabi, ed è spalleggiata dalle milizie di Adallano principe
arisce, e solo interviene muto nella decima che è seguita dal finale, ed in esso altro non dice, che, vuoi guerra, e guerr
ma Odorico rimprovera la figlia qual rea convinta di alto tradimento ( ed è poco un bigliettino tenero creduto di lei?), e
a benchè invano di richiamarla al rimorso, al pentimento, al ribrezzo ed al rossor, conchiudendo, Tu non hai del tuo del
cca una coda di rimproveri, onde ardiscono insultarla ancora Ricimero ed Almonte. Terzetto, in cui crucciata Elvira ingiur
per la scena. Buon per essi che Odorico senza perchè torna in tempo, ed Elvira si ritira con modestia. Tutto ciò che cant
tempo, ed Elvira si ritira con modestia. Tutto ciò che canta Odorico ed Elvira si vuol leggere nel dramma per ammirarsene
timo verso; veggasi se verisimilmente due persone s’incontrino a dire ed a sospendere i loro sentimenti nella guisa espost
infinita trall’importanza del motivo che spinge Catone a richiederle, ed il puro capriccio che muove Odorico! Ricimero mos
esta ciò disse ad Elvira, aggiugnendo di suo che il padre minacciava, ed egli come compiangendola soggiunse, A qual crud
arte opposta. Giugne Odorico sempre pronto in lor difesa con soldati; ed allora il vil Ricimero vedendosi sicuro minaccia
no Adallano. . . . Che ne risulta? Un quartetto: scioglimento tragico ed eroico in sì pericolosa contesa! Rimproveri scamb
enimenti di Elvira. Quartetto, in cui per riempitivo entrano Ricimero ed Almonte, i quali dicono, Quale di nere tenebre
n sono Fra quell’iniqui, che una dolce calma Godono fra’ delitti; ed han saputo Formarsi un volto, un core, Che no
erla continuamente1. Odesi risonar nuovo tumultuoso e strano clamore, ed eccoti Adallano bello e sano e vivo che seco cond
ngegnato; l’economia ad ogni passo difettosa; i caratteri di Ricimero ed Almonte neri, vili, inetti e comici; quello di Od
el 1781 (3), si apponga la seguente addizione. *. Al medesimo Capo I ed art. I, pag. 198, lin. 10, dopo le parole, e l’au
si dice: Io temo sol che con tuoi dubbj offendi, in vece di effenda; ed appresso, Poi sai tu ancor che ad una ricca gem
i Sofocle si è tradotta e pubblicata in Roma da Giacomo de Dominicis, ed il Vin eas tragedia di Giacinto Andrà piemontese
re l’ha comunicata al celebre bolognese Francesco Albergati Capacelli ed al noto Saverio Bettinelli. *. Al Capo II art. 1
tico verso giambico si scriva ciò che siegue. *. Al medesimo Capo II ed art. 1, pag. 237, lin. 13, dopo le parole, L’acco
tazioni lugubri, indi si aggiunga come segue. *. Al medesimo Capo II ed art. 1, dopo le parole; concessa al comico, si ca
attenendosi in Bologna dopo i suoi viaggi in Francia, in Inghilterra, ed in Italia, si compiacque pensare alla traduzione
quarto. Il gentil traduttore dà ad Eugenio e Rachele i nomi di Carlos ed Isabel. ORIG. Rach. Oh momento fatal che mi ris
orativo fatto dal poeta nella propria edizione. 1. Questa cavatina ( ed è il secondo cambiamento fatto dall’autore nel re
ama che il Poeta Cesareo chiesto del suo avviso, affermò con acconcio ed urbano scherzo che vi si rappresentavano tutti i
90 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO II. Spettacoli teatrali in Alemagna. » pp. 13-20
VII secolo colla Graziosa Commedia della vera antica Chiesa Cattolica ed Apostolica, dove intervengono Lutero, Zuinglio, C
aviera l’anno 1511 e morto verso il 1578, il quale intendeva il greco ed avea tradotto varie opere di Plutarco, di Dione C
oteca del Gesnero. Tali sono il Protoplaste, e la Nomothesia tragedie ed il Sacrificio d’Isacco commedia, le quali apparte
ersonificava la religione che andava mendicando alloggio tra’ grandi, ed era esclusa, e veniva indi raccolta da’ plebei. L
sa nella casa di Abramo, nelle selve di Faran e nella città di Carra, ed i personaggi che compariscono in tali luoghi, non
ro a colloquio. Nella Susanna il prologo si fa dall’angelo Raffaello, ed è pieno d’imitazioni Terenziane. Nell’Ildegarde s
i Prisciano, Erasmo e Melantone, gli altri parlano un latino barbaro, ed in margine si citano i passi ricavati dalle opere
e’ teologi scolastici quasi spirante è guarito dall’eleganza, purezza ed erudizione di Melantone e di Erasmo. Le due sue t
itolato la Casta Susanna in cinque atti lodevole per certa regolarità ed eleganza scritto in idioma Alemanno. Fu impresso
91 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Teatro di Sofocle. » pp. 104-133
ar loro certi calzari bianchi. Scrisse centodiciassette o centotrenta ed anche più tragedie, delle quali venti furono coro
la pittura naturalissima della disperazione di Ajace che si ammazza; ed il tragico quadro che presenta la troppo tarda ve
a; ed il tragico quadro che presenta la troppo tarda venuta di Teucro ed il dolore di Tecmessa e del Coro allo spettacolo
simili scene ricche di bellezze inimitabili il Robortelli, il Nisieli ed altri nostri critici, per nulla dire de’ transalp
essi si scagliassero nel Pritaneo a’ tempi di Filippo, di Alessandro ed anche di Cassandro. Or quello che i Greci proffer
rni tempi di quello che convenisse a’ tragici Greci nel copiare Teseo ed Agamennone. Del rimanente nell’Ajace io non vedo
o, Zeno, vengono tacciati (nè debbono esserlo) come villani e plebei, ed il Calepio vuol riprendere severamente queste med
ell’atto terzo. Ma Ilo l’ha egli stesso veduto nel promontorio Ceneo, ed è venuto a narrarlo in Trachinia. È mai naturale
o non fosse sembrato comportabile per qualche circostanza allora nota ed oggi involta nel l’oscurità di tanti secoli, o se
te. E notabile nel l’atto secondo la scena delle due sorelle Antigone ed Ismene, che disprezzando a competenza la morte ac
viva, Emone figliuolo del re che ama questa principessa, si ammazza, ed Furidice di lui madre che ne intende il racconto,
l dolore di Elettra in tutta l’azione si trova espresso a meraviglia, ed il di lei carattere ottimamente scolpito spicca c
damento, troppo orribil cosa a’ moderni quel vedere due figli tramare ed eseguire l’ammazzamento di una madre tuttochè col
tiranno, come dice l’originalea, è la disperazione di tutti i tragici ed il modello principale di tutte l’età. Nulla di pi
la maniera di Sofocle esprime col silenzio l’intensità della sua pena ed il funesto disegno che indi a poco eseguisce. E q
gli quel figlio colpevole additato dal l’oracolo, chiude con passione ed energia tutte le sue sventure in queste brevi que
l’arte di Sofocle ne’ canti de’ cori. Invocato Giove, Minerva, Diana ed Apollo, si passa alla descrizione de’ mali di Teb
ca tragedia aveano i Francesi e gl’Italiani con felice successo preso ed unito insieme tutto il bello . Di grazia, sig. Ma
itabile semplicità della tragedia antica, e della costante regolarità ed aggiustatezza di Sofocle nel l’economia del l’azi
sservi che sia figura lirica l’apostrofe di Filottete al proprio arco ed al fragore del mare che sentiva stando nel l’antr
da Jofante suo figliuolo chiamato in giudizio e accusato di fatuità; ed il poeta, per convincere i giudici della falsità
tò e lesse loro l’Edipo Coloneo da lui scritto in età tanto avanzata; ed essendone stato ammirato rimase egli assoluto, e
ò Laerzio, ma tre classi, e tra esse va ripartendo il ballo, il canto ed il suono. Ma se Tespi introdusse un attore o una
alla prima che Tespi avea tratta dal coro, assegnò loro certo grado, ed ordine, facendo riconoscere per figura principale
92 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO VI. Teatro Inglese. » pp. 291-300
movea diverse molle per allargare i confini della prerogativa reale, ed i parlamentarj pieni di grandi idee di libertà e
rcitato il mestiere di muratore. Il genio che l’inclinava allo studio ed alla poesia, gli tolse di mano la cazzuola, e lo
ubblicò una tragicommedia. Il famoso Milton diede al teatro il Licida ed il Sansone agonista che non si diede alla luce pr
ione bizzarra, che a guisa dell’opera dava luogo in un tempo al ballo ed al canto, di cui parla Paolo Rolli nella Vita del
novello ardore. Illustrò allora le scene inglesi l’eccellente attore ed autore tragico e comico Tommaso Otwai morto nel 1
gl’ Inglesi vollero in questo ravvisare un Cornelio per la sublimità, ed in Otwai un Racine credendo di vedere in lui pari
imità, ed in Otwai un Racine credendo di vedere in lui pari tenerezza ed eleganza, titoli, come ben dice l’ab. Andres disp
ammatica, e niuno la trascurò più di lui. Scrisse commedie e tragedie ed anche una specie di opera intitolata la Caduta de
ell’atto IV esce col catino di porcellana che ha guadagnato, l’azione ed i discorsi dell’atto V, tutto ciò, dico, punto no
dramma composto sotto Carlo II, richiese di colui che l’avea scritto; ed intendendo che da sette anni si trovava in carcer
re in quale stato questo gran comico trovasse in Francia la commedia, ed in quale la tragedia il maggior Cornelio. 125.
93 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VI. Tragedia Cittadina e Commedia Lagrimante. » pp. 134-143
ioni e de’ personaggi eroici, ma si spazia entro le famiglie private, ed è chiamata Cittadina. Non è questo un dramma da g
te quando non si distragga lo spettatore con tratti troppo famigliari ed atti ad alienarlo dall’impressione del dolore e d
ito dà a mangiare il cuore dell’amante, trattato colle medesime molle ed atto come quella a partorir piuttosto orrore che
d’inseguire col sale comico e colla sferza del ridicolo questa vanità ed ingordigia de’ capi delle famiglie che astringono
ridotto un padre di famiglia che esce a rubare per sostentare i suoi, ed è condannato alla morte. Ma una ipotesi troppo ra
adre di famiglia nel 1761 rappresentato in Parigi con felice successo ed applaudito eziandio su’ teatri stranieri, princip
gli, ma di prudenza e di attività nelle circostanze scabrose: è ricco ed indipendente, e pure si contenta di rappresentare
aturale se non che situazioni semitragiche prese in prestito altronde ed attaccate al piano del Vero Amico, e vi regna tal
osa saviezza in tutti i personaggi e specialmente nel Figlio naturale ed in Costanza, che farà sempre sbadigliare sulla sc
belle e teatrali. È patetica ma non terribile la terza scena del IV, ed interessante la deliberazione del Padre di Eugeni
vvero il Matrimonio di Figaro. Esse sono tratte da’ costumi spagnuoli ed abbondano di colori teatrali, di piacevolezze e d
94 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO PRIMO. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 2-31
orma di governo assai peggior dell’antica, ci tolsero i patrj costumi ed il linguaggio, e ci trasformarono nella loro barb
mestico o straniero, delle quali e nella Spagna e nel regno di Napoli ed altrove scorgonsi tuttavia in piedi su ripide bal
lli angarj, parangarj, schiavi prediali, censili, terziarj, filcalini ed altre specie di servi ed aldioni 2. Ora quando tr
hiavi prediali, censili, terziarj, filcalini ed altre specie di servi ed aldioni 2. Ora quando trovansi gli uomini in una
icali della latina lingua, conobbe in Pavia il diacono Pietro da Pisa ed esser volle suo discepolo. Dopo sette anni in cir
lusso eccessivo, il quale diventa padre della mollezza e poltroneria, ed allora trascuransi le arti, si deprava il gusto e
o emerse dalle ombre. Eravisi meglio conservato l’uso della scrittura ed i semi dell’industria6. Venezia, Genova, Pisa, Am
la scrittura ed i semi dell’industria6. Venezia, Genova, Pisa, Amalfi ed altre città Italiane furono senza contrasto le pr
zzi di scuotere il giogo de’ signori e di stabilire un governo libero ed eguale che agli abitanti assicurasse la proprietà
o in mano si comunicò all’Alemagna, indi alla Spagna, all’Inghilterra ed alla Scozia. Così dietro le ardite tracce dell’ I
indipendenza de’ baroni; le corone accrebbero la propria prerogativa; ed il popolo spezzate le sue catene diede allo stato
ed il popolo spezzate le sue catene diede allo stato cittadini utili ed industriosi. Ed ecco che intorno a questo tempo c
lare, non efimero, non equivoco, non mendicato con sofismi, reticenze ed artificii Lampigliani, nè con invettive e declama
ieri, che cantavano i proprii versi14, e forse precedettero a i Bardi ed agli Scaldi (Nota VI). Due fatti istorici manifes
o, l’Abate Napoli, Cino da Pistoja, Guido Cavalcanti, Brunetto Latini ed il migliore di tutti Dante Alighieri, pare che si
n cui s’introdusse Federigo II co’ suoi aderenti i Pavesi, i Reggiani ed il Patriarca17. Ma sulle riferite parole non può
ne animata dalle parole. Apostolo Zeno chiaro per erudizione, probità ed accuratezza ricavò da varie cronache, che in Pado
po di pasqua e di pentecoste. Veramente noi che reputiamo drammatiche ed espresse con parole quest’ultime, non possiamo re
a quelli che ci rimangono? Egli è vero che in Francia, nelle Fiandre ed altrove furonvi alcuni misteri rappresentati alla
va il medesimo chiar. Cavalier Tiraboschi, cioè che siffatti misteri, ed i versi cantati su’ teatri dagl’ istrioni e gioco
scovo di Orleans esaltati gli Spagnuoli di que’ tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nelle parole di questo prelato ed
mpi come dottissimi ed eloquentissimi? Nelle parole di questo prelato ed in ciò che dice di Adriano il Tiraboschi, si atte
vedere che fuori dell’Italia si scrivesse latinamente con più purità ed eleganza del famoso lodato storico de’ Longobardi
compilazione di Alarico pubblicata in Tolosa col titolo di Breviario; ed è quell’unica, che, non saprei dir come, conosce
’Ostrogoto Teodorico pubblicasse il suo editto. In oltre Chindesvindo ed altri Visigoti fecero alcun’ altra collezione di
di Alarico; e di tali fatti può assicurarsi negli storici Spagnuoli, ed anche nel Compendio della Storia di Spagna del P.
guendo l’originale e correggendolo ove ne abbisogni con note critiche ed istoriche. Ed in tale settimo secolo rilevasi dal
inose che si rinnovavano incessantemente tra il sovrano e la nobiltà, ed il furor cieco con cui i baroni guerreggiavano tr
darci ad intendere che nella Spagna non aveano luogo i giudizj di Dio ed i duelli? Egli dovrebbe sapere, quanto tardi si f
giudicarne se ne dovrebbe rintracciare lo spirito più che le parole, ed aver riguardo alle circostanze. Dovea piuttosto r
S. Stefano si cantava alla Messa una canzone detta prosa dell’asino, ed anche prosa de’ fatui, e nel dì di S. Giovanni un
ardo II verso la fine del secolo XIV, altro essi non erano che musici ed anche poco pregevoli. Verso la fine del XVI fu pu
95 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO VII. Copia di Teatri per l’Impero: magnificenza e profusione eccessiva negli spettacoli sceneci. » pp. 38-55
la nostra era cessato fosse il gusto degli spettacoli scenici in Roma ed altrove. I teatri stabili sussistevano nella regi
o. Napoli, Capua, Ercolano, Pompei, Nola, Pozzuoli, Siracusa, Catania ed altre città del regno di Napoli e della Sicilia,
di lui dramma si trovano inseriti nella collezione de’ Tragici Greci ed in quella de’ Poeti Cristiani. Ciò che ce ne rima
osso. Vero è che gli antichi poeti Ebrei Davide, Salomone, Asaf, Eman ed altri, si crede che scrivessero pure componimenti
governando Paulino Suetonio i Brittanni, s’intese risonare di gemiti ed urlamentia. Nella Spagna solevano alle occasioni
le quali coi loro cori e con altrettanti maestri furono privilegiate ed eccettuate da un bando di sgombero dalla città in
alla città intimato per timore di carestia a tutti i filosofi, retori ed altri letterati stranieri. Era Tiberio uno de’ pr
ie; ne collocò uno nell’ordine de’ cavalieri; un altro nel senatorio; ed uno che da giovine avea rappresentato nella stess
acque nel Lazio, una gran parte in Italia ne risorse. Ma gli Etruschi ed i Campani aveano favole sceniche senza potersi di
colli. I Semigreci della Magna Grecia Livio Andronico, Ennio, Pacuvio ed anche Nevio Campano, insegnarono loro ad amar le
drammatica. Plauto calcando le orme di Epicarmo, e non di Aristofane, ed imitando a un tempo Difilo, Filemone, Demofilo ra
enza perfezionarsi nel Lazio fu distrutta dalle depravazioni mimiche, ed il teatro divenne lo scopo delle invettive de’ Ci
ernabe Moreno Vargas, las Antiquedades de España di Ambrosio Morales, ed il citato tomo VIII del Viage de España. a. Suet
96 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 40-58
i, la presa de’ prigionieri, il ritorno dei conquistatori in trionfo, ed il tormento delle vittime sventurate, sono tutte
credere che sia una scena immaginaria, e non la vedono senza ribrezzo ed orrore. Ma la nazione Peruviana, senza dubbio
tura con tante altre arti, seppe qualche cosa di geografia, meccanica ed astronomia, ed ebbe polizia e legislazione eccell
altre arti, seppe qualche cosa di geografia, meccanica ed astronomia, ed ebbe polizia e legislazione eccellente per la nat
a cantando, e facendosi da ognuno uso delle proprie insegne, maschere ed invenzioni. È probabile che un rito così strano p
ammi, l’eroico per rappresentar pubbliche imprese, vittorie, trionfi, ed il comico per imitar fatti domestici e pastorali.
nsì persone nobili e decorate come in Grecia. Ma avvegnachè in questo ed in altro si rassomigliassero Greci e Peruviani, n
solazione di sì gran parte della terra, le razze Affricane, Americane ed Europee, più o meno nere, bianche ed olivastre, c
a, le razze Affricane, Americane ed Europee, più o meno nere, bianche ed olivastre, confuse, mescolate, riprodotte con tan
ana. D’ingegno, di forze, di statura e d’idioma più che altrove dolce ed elegante, vince tutti gli altri Messicani. Chiapa
ni, che aprirono il cammino del Nuovo Mondo agli Europei, il Vespucci ed il Cabotto. E perchè? E’ forse una menzogna? Egli
qualunque titolo, Alonso Ojeda; ma per essere un esperto navigatore ed eccellentemente versato nellà scienza marittima ,
al Gomara, si credè colla naturale sua bontà dal l’Acostae dal Uezio, ed oggi si risuscita dal Lampillas, tuttochè lo stes
ideò prima di ogni altro un passaggio pel Nord-ovest al mare del Sud, ed aperse la strada a un gran numero di nocchieri in
no allora costruire e condurre armate navali, fornivano destri piloti ed esperti ammiragli, e davano al l’Europa un Cabott
97 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 250
sappiamo di questa Comica per poter soggiungere di lei una più lunga, ed accertata notizia, e solo abbiamo in sua lode un
n sonetto, tolto alle Gemme liriche, libro citato altra volta da noi, ed è il seguente : O splendori, o cinabri, o fiamme
sore, il bel che piace degli ori, dei coralli, e delle stelle. Laccio ed arco ed ardor dell’ alme ancelle Tu se’ben ora, o
bel che piace degli ori, dei coralli, e delle stelle. Laccio ed arco ed ardor dell’ alme ancelle Tu se’ben ora, o crine,
98 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IX. Teatro di Euripide. » pp. 134-207
tracciar le vere bellezze di ogni genere. Egli per natura malinconico ed avverso alla mollezza cercò negli orrori e nel si
erano favole satiriche. Gli Ateniesi le accolsero sempre con avidità ed applauso, e la posterità più sagace le ha success
he di Agamennone, la di lei sincera gioja nel l’abbracciare il padre, ed il profondo dolore di costui nascosto sotto l’est
itennestra e ad Achille. Vigorosa è qui la declamazione della regina, ed il discorso d’Ifigenia tenero e patetico è sosten
detto, ah figlia, ah madre sventurata per cagione della tua morte ; ed ella ripiglia, la medesima misura di versi convi
uovo movimento acquista l’azione nella scena delle donne con Achille, ed il patetico delle preghiere di Clitennestra, e la
o si è dimostrato più ambizioso che tenero, e per ritenere il comando ed il titolo di re de’ re era condisceso a sacrifica
pure terminerebbe il quinto col coro Ἰώ Ἰώ ιδεστε, ahi! ahi! vedete , ed il sesto conterebbe il racconto che fa il Nunzio
. È da notarsi in tal tragedia la tenera scena di amicizia tra Pilade ed Oreste, colla quale termina l’atto terzo senza Co
esposte sulla scena, questa ad Aristotile parve una delle eccellenti, ed a noi parimente pare la più verisimile, la più vi
rupi Cianee che congiungete i mari ; il secondo conterrebbe il terzo, ed il quarto terminando col Coro che incomincia, Te
inerebbe col Coro sopraccennato della quarta scena del l’atto quinto; ed il quarto comincerebbe dalla scena quinta. Ma la
ontiene la morte d’Ippolito per la falsa accusa di Fedra sua madrigna ed amante. S’ inganna però chi crede che si dicesse
parole, conosci tu il figlio del l’Amazone? Anche la scena di Teseo ed Ippolito del l’atto quarto è stata dal Racine cop
ncando la mente senza mai parlare al cuore, diminuiscono l’interesse, ed in conseguenza l’attenzione di chi ascolta. «Tutt
ii alla Fedra, ma conviene ancora che l’azione del l’Ippolito sia una ed unica, e che tutto vi avvenga con maggiore verisi
Greco confessa il suo amore non come una passione ma come un delitto; ed il secreto è svelato ad Ippolito dalla Nutrice no
n Racine per varie ingiustizie e violenze intepidisce la compassione, ed il poeta con arte somma si affanna per coprirne e
presentare ai vincitori di Maratone e di Salamina un Ippolito amoroso ed avido d’intrighi.» «Il poeta Francese ha dovuto l
Francese ha dovuto lusingare la debole delicatezza della sua nazione; ed Euripide nelle stesse circostanze non si sarebbe
ripide nelle stesse circostanze non si sarebbe altrimente comportato, ed avrebbe avuta la stessa indulgenza per un popolo
prefisso; Pindaro è un poeta volgare e senza entusiasmo ; Pitagora ed Archimede fanciulli in matematica incantati per
la Guerra Trojana e gli eventi che ne dipendono. Oltre alle Ifigenie ed Elena, egli scrisse Ecuba, Andromaca, le Trojane
sse con Ecuba e Polissena nel l’atto primo, dove coloro che intendono ed amano le dipinture naturali, si sentiranno scoppi
nel l’attendere il colpo; il coraggio che mostra nel lacerar la veste ed esporre il petto nudo alle ferite, Ella poichè s
succedere un dubbio sul fatto? Ma questo dubbio corrisponde al senso ed alla lettera del l’originale? Ecuba con tutta sic
sere trasportatea. Quello del l’atto terzo mi sembra il più patetico, ed il Dolce ne ha fatto una troppo libera imitazione
fatto una troppo libera imitazione. A noi piacque di tradurlo ancora; ed affinchè i giovani avessero una competente idea d
ù tollerabili sulle nostre scene le ingiurie scambievoli di Andromaca ed Ermione presso Euripide. Osservisi ancora che nel
mione presso Euripide. Osservisi ancora che nel l’atto quarto Ermione ed Oreste fuggono da Ftia per andare a Delfo ad ucci
ano? Scarsezza d’arte. Havvi poi in Euripide una scena fra un vecchio ed Antigone che da un luogo elevato osservano l’arma
ssione per la maestrevole dipintura de’ due fratelli ugualmente fieri ed accaniti nel l’odio reciproco, ma di carattere di
rò dai Greci tragici per mostrare l’antichità remota delle loro leggi ed origini e de’ loro costumi a gloria della nazione
azione.. Nel l’atto II però Teseo risolve di portar la guerra a Tebe, ed appena incominciato l’atto III la guerra è fatta,
o oppressore degli Eraclidi: negli ultimi due atti cambia di oggetto, ed una Furia chiamata da Iride viene a turbare la ra
o tratto tratto a mettere in vista i più lievi difetti degli antichi, ed ora ad ingrandirli ora ad immaginarseli, in tal g
domande di Ione intorno al suo nascere mettono in angustia la madre, ed il poeta è costretto a far discendere Minerva per
retesa fiera il figliuolo dilaniato. Il Ciclope è un dramma satirico, ed il solo che di simil genere a noi sia pervenuto;
rono Protagora, Democrito, Anassagora, Ecateo storico, Niceneto poeta ed altri mentovati da Stefano Bizantino alla voce Άβ
lla sua perdita, che al riferir di Solino, volle recidersi i capegli, ed ordinò che in di lui onore s’inalzasse un magnifi
ritevole degli applausi della posterità che per aver prodotto l’Edipo ed il Filottete. l’onorò col suo pianto, ed impose a
he per aver prodotto l’Edipo ed il Filottete. l’onorò col suo pianto, ed impose a’ suoi attori di presentarsi sulla scena
suoi attori di presentarsi sulla scena senza corone, senza ornamenti ed in abiti lugubri. Con questi due rari ingegni fin
r la preferenza ad uno de’ tre lodati gran tragici, Eschilo, Sofocle, ed Euripide. Aristofane nelle Rane, ed il filosofo M
i gran tragici, Eschilo, Sofocle, ed Euripide. Aristofane nelle Rane, ed il filosofo Menedemo presso Diogene Laerzio antep
e gli antichi conserva a’ moderni il dritto di aspirare a pareggiarli ed a gire più oltre ancora. Trattanto il sig. Casthi
do poi i moderni partendo da altri principii e accomodandosi al gusto ed ai costumi correnti fanno uso di nuovi ordigni pe
ono, si ammirano incessantemente Edipo, Filottete, Ippolito, Ifigenia ed altri pregevoli componimenti greci. Quando il fat
tastasio, quando quest’innocente chiede al padre dove sia la vittima, ed Abramo risponde, provederalla Iddio , frenando i
ntitolata Delle migliori Tragedie Greche e Francesi nostre Traduzioni ed Analisi comparative. a. Chi amasse di veder trad
ra citata Delle migliori Tragedie Greche e Francesi nostre Traduzioni ed Analisi Comparative. a. Nel l’edizione di quest’
vea un infortunio : il terzo col qui tradotto εὐ μεν, ω πατρις Ιλιάς: ed il quarto con questo Οὐ πο δεδωκας, Non ancor pag
99 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 269-289
corona teatrale, conteneva, come si è detto, tre componimenti tragici ed un satirico. Tralle favole di Euripide citansi ot
e il solito latte per cenare, e di Sileno che ha bevuto, è grossolano ed assai conveniente a’ tali personaggi. Si avvede P
cusando Sileno, ma il coro favorendo il padre lo smentisce. Patetiche ed eloquenti sono le preghiere di Ulisse, e se un Ci
lisse allorchè fu domandato del suo nome, rispose di chiamarsi Niuno; ed ora il Ciclope fremendo si querela di Niuno che l
al tuo male? Oimè! (dice il Ciclope) il forestiere mi ha fatto bere, ed è egli quel perfido Niuno che mi ha privato del l
giù. Il Ciclope si volge a seconda delle parole del coro brancolando; ed essendo in tal guisa aggirato Ulisse ha luogo di
festevole di lieto fine, nella quale intervenivano personaggi grandi ed eroici, ma vi si dipingevano i fatti che ad essi
a tre altre favole di Rintone, cioè due Ifigenie in Aulide e in Tauri ed il Telefo. In qual guisa egli maneggiasse questi
aveano dialoghi, ne’ quali satireggiavano gl’ impostori medici, maghi ed astrologi128. Nel Nuovo Mondo tra’ selvaggi medic
o nelle loro favole da Epicarmo, Carcino, Eupoli, Ermippo, Aristofane ed altri comici, i quali, come si è detto, convertiv
n prosa e parte in versi, come la Satira Menippea di Terenzio Varrone ed il libro di Petronio Arbitro132. Simili questioni
Simili questioni in altri tempi accendevano vive guerre tra’ critici; ed oggi si ascoltano, nè senza ragione, come ciance
listione; ma Suida pretende che fosse stato contemporaneo di Socrate, ed Eusebio di Cesarea afferma che viveva trecento an
empi e di movimenti; la poesia per accomodarsi al canto fu più lirica ed ornata; e la rappresentazione per servire al ball
tutti i popoli ancor barbari e selvaggi, e Frigj e Cretesi e Indiani ed Etiopi ed Egizj e Traci ed Arabi ed Americani, tu
opoli ancor barbari e selvaggi, e Frigj e Cretesi e Indiani ed Etiopi ed Egizj e Traci ed Arabi ed Americani, tutti hanno
ri e selvaggi, e Frigj e Cretesi e Indiani ed Etiopi ed Egizj e Traci ed Arabi ed Americani, tutti hanno avuto il loro And
aggi, e Frigj e Cretesi e Indiani ed Etiopi ed Egizj e Traci ed Arabi ed Americani, tutti hanno avuto il loro Androne, cio
rdace, la Scinnide, e l’Emmelia. Apparteneva la cordace alle commedie ed era a tal segno ridicola e lasciva che da essa ve
se dispregiasse pure la danza e il danzatore. Condiscese il filosofo, ed il pantomimo prese ad esprimere l’avventura di Ve
. 131. Poetic. lib. I, cap. 10. 132. L’Apocolocyntosis di Seneca, ed il libro de Consolatione philosophiæ di Boezio, s
100 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Tramezzi. » pp. 68-88
tà degli abitatori delle Asturie, i quali si tengono per nobili nati, ed ostentano la loro executoria ossia carta di nobil
gnuolo del Linguet; ma la favola del Cañizares è assai più piacevole, ed è la sola che con tal titolo comparisce su quelle
Domine Lucas è uno studente delle montagne Asturiane sommamente goffo ed ignorante, ed il di lui zio che esercita l’avoghe
uno studente delle montagne Asturiane sommamente goffo ed ignorante, ed il di lui zio che esercita l’avogheria, non è men
mi drammi forestieri più scioccamente di quello che Don Ramòn La Cruz ed altri simili poetastri fecero del Temistocle, del
ecchiaccio caduco, mal sano, rantoloso che ne ha passati quattordici, ed ha atterrate tre altre mogli. Ella amava un giova
da a chiudersi in un ritiro. Questa commedia è nel buon genere tenero ed insinua l’avversione alle nozze disuguali di una
stretta dal vecchio a parlare all’amante mentre egli da parte ascolta ed osserva, che benchè non nuova produce tutto l’eff
gli artifizj dell’ astuto Pericco proprj della commedia degli antichi ed accomodati con nuova grazia a’ moderni costumi Sp
ella si fidasse di lui e gli dicesse se inclini allo stato conjugale, ed ella punto non fidandosi continua sempre col tuon
ua disposizione a favore di Agnese e muore. Ciò forma la disperazione ed il castigo dell’avido Don Martino, di Claudio e d
Amato Padre, Poichè appresi da te le altrui sventure A deplorar, ed a mostrar con fatti Non con parole una pietà ve
nuoce all’avanzamento del teatro spagnuolo la turba degli apologisti ed il Poetilla che tiranneggia i commedianti naziona
si finge dama e serve di zimbello in una casa di giuoco, sono comici ed espressi con verità e destrezza. Conveniente è qu
ccupa a riparare gli sconcerti della famiglia. Sono figure subalterne ed alcuna volta fredde D. Flora, D. Alfonso, e D. Fa
in un giuoco proibito, che porta in conseguenza il dolore della madre ed il matrimonio che non interessa di Flora con Faus
ificate di Fausto e Flora. Soprattutto vi si desidererà più vivacità, ed incatenamento più necessario ne’ passi dell’azion
dell’atto II di D. Monica dama riconosciuta per Antonietta di Granata ed i di lei artificj per ismentir D. Alfonso. Gettat
attenzione su di un solo carattere principale che trionfi fra molti, ed hanno esposto p.e. una sala di conversazione comp
traduzioni del medesimo La Cruz. Per natura egli ha lo stile dimesso ed umile assai accomodato a ritrarre, come ha fatto,
cendo che muojono, ma subito l’istesso feritore ordina che si alzino, ed essi risuscitano insieme col trafitto Manolillo b
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