[Dedica]
EXCELLENTISSIMO
Señor.
Los que suelen ilustrar su entendimiento con las luces de los Autores Griegos y Latinos, faben quan antigua es la costumbre de ofrecer las obras literarias à los Sujetos mas distinguidos en la Sociedad. Pero si estos mismos Eruditos tubiesen tiempo y paciencia para léer las Dedicatorias de nuestros tiempos, no dejarìan de observar lo mucho que hasta en esto los Modernos distamos y hemos degenerado de los Antiguos. Hesiodo, Aristoteles, Lucrecio y Ciceron, presentaban sus Libros à Perses, Nicomaco, Memmo y Attico, porque estos, sobre ser fus amigos ò deudos, como inteligentes en las Ciencias y Artes podìan constituirse jueces de lo que contenìan los Libros ofrecidos; y si se vieron algunos dedicados à Heroes, Reyes, ò Conquistadores, à los Alexandros y Augustos, fue porque entonces no era tan contingente el que en el mismo Sujeto las Lettras compitiesen con las Armas. Raras veces acontece de la misma manera en las dedicatorias modernas. Comunmente oy un Autor, ò un Librero, por fines muy agenos de las Lettras, busca un Protector que per ningun lado tiene relacion con la Obra, ni ha de leerla en la vida, y le supplica à que le ampare y le defienda de los Criticos. La pretension no es extraña? Sin embargo el hecho es muy comun.
Mi Libro, Señor, en esto no es nada moderno; y quisiera, publicandole, acertar en lo demas asi como he fido dichoso en la eleccion de mi Mecenas. Para un Escrito de Literatura agradable, donde se procura hermanar la verdad de la Historia al gusto de la Critica y à la fagacidad de la Filosofia, de que me hubiera valido un Protector, que, careciendo de todas prendas proprias, ostentase la unica que le concediò el acafo, esto es el descender da Abuelos ilustres;, aunque fu linage le remontase hasta Affaraco, Sefostris, ò Fo-hi?
No solamente me precisaba hallar un Protector que fuese grande, respectable y elevado por su sangre à la Clase mas distinguida del Estado: fino que se preciase de merecer el nombre de valedor de las Buenas-Lettras y de la Poesia, especialmente Representativa, paraque pudiese dignarse examinar y talvez defender una Obra como la mia, en la qual se trata de lo que principalmente manifiesta el grado de cultura en que se hallan las Naciones, esto es de la Poesia Drammatica, de la misma Filosofia Moral agradable, y fin sobrecejo puesta en accion. Ademàs de esto era menester que mi Protector fuese Amigo del Hombre, sociable, humano, accesible: porque como hubiera tenido la benignidad de escucharme el Grande que se presume compuesto de un calibro superior à lo humano, y que fiero y desvanecido unicamente por sus Abuelos,
Se pare insolemment du mérite d’autruy,Et me vante un honneur qui ne vient pas de luy?
Como hubiera profanado sus manos con mi Libro el Grande que, à manera de los Despotas Orientales hace alarde de mirar con loco defayre todo lo que, segun él, no alcanza hasta su grandeza? Y como yò fin rubor hubiera tenido la bajeza de elegir por mi Protector este Grande de titulo sin merito, que no es acreedor al aprecio de los Ciudadanos, y que merece le dejen vegetar, digamoslo asi, como las plantas sin atenderle, y fallecer, como los insectos imperceptibles, sin acordarse mas de su existencia?
Señor, mi dicha suma me ha hecho encontrar sin trabajo ninguno en V. E. todas las prendas, que caracterizan el que es verdaderamente Grande, y le hacen distinguir de la plebe de los Nobles. Su nobleza limpia, antigua, y tan eclarecida en los Anales de Italia y España: su buengusto é inclinacion declarada en proteger la Musica, la Poesia, la Pintura y las demàs Artes Liberales, como demuestran sus Academias primorosas: sobretodo fu Virtud y Humanidad bien conocida, que tanto realza à la Grandeza; todo esto, Señor, desde que en los Reales Jardines de Aranjuez el verano pasado se dignò hablarme y conocerme, me ha alentado à ofrecerle una Obra, cuyos primeros razgos dibuje aqui y escribì en Español, aunque luego, calcinando los mismos materiales, la di nueva forma, y para habilitarla à correr la Italia tube por mas conducente el valerme en ella de mi Idioma natural.
Dignese pues V. E. admitirla con benignidad, y apadrinar al Autor, que, usano de la honra de presentarsela, se acoje à su auxilio, y pide à Dios guarde la vida de V. E. los muchissimos años que desea.
B. L. M. de V. E.
Pedro Napoli-Signorelli.
Admodum U. J. D. D. Jacobus Martorellus in hac regia studiorum universitate professor, revideat autographum enunciati operis, cui se sub-scribat ad finem revidendi ante publicationem, num exemplaria imprimenda concordent ad formam regalium ordinum; et in scriptis referat. Dat. Neapoli die 18 mensis Septembris 1777.
MATTHÆUS JAN. ARCH. CARTH. C. M.
Tra le grandi greche invenzioni si é quella de’ teatri, perché ponendosi in iscena il vizio, si preferita più orroroso. Si desiderava un com-piuto ragionamento storico di sì utile argomento, e tale sembrami questo, di cui si chiede la licenza della stampa. Se ora si é degenerato in quali tutte le drammatiche parti, l’autore dell’opera con savio ragionare ne ha unite le ragioni, e vorrebbe che si restituisse l’antico teatral decoro. La M. V. può degnarsi permettere, che questo utilissimo libro si dia in luce, serbandosi in esso le leggi della sovranità. Napoli 4 Ottobre 1777.
Giacomo Martorelli R. P.
Viso rescripto suae Regalis Majestatis sub die 12 currentis mensis, et anni, ac relatione Rev. D. Jacobi Martorelli de commissione Rev. Regii Cappellani Majoris, ordine praefatae Regalis Majestatis.
Regalis Camera Sanctae Clarae providet, decernit, atque mandat, quod imprimatur cum inferta forma praesentis supplicis libelli, ac approbationis dicti Rev. Revisoris. Verum non publicetur, nisi per ipsum Revisorem, facta iterum revisione, affirmatur, quod concordat, servata forma Regalium ordinum; ac etiam in publicatione servetur Regia Pragmatica. Hoc suum.
VARGAS MACCIUCCA. PATRITIUS.
Vidit Fiscus Regalis Coronae.
Illustris Marchio Citus Praeses S. R. C. et caeteri Illustres Aularum Praefecti tempore subscriptionis impediti.
Reg. Athanasius.
Carulli.
Admodum Rev. Dominus D. Jacobus Martorelli S. Th. Professor revideat et in scriptis referat Die 13 Augusti 1777.
ECCELL. REV.
Il savio Autore del libro, che qui si accenna, ci dà un bel saggio della Storia de Teatri di tutti i tempi e di ogni nazione, palesa aver letto molto, e. con ottimo discernimento l’ha ben unito insieme. Ei vuole che anche tra le scene trionfi la Religione e l’onesto; quindi l’E. V. Rev. può compiacersi, che si dia alle stampe. Napoli 4. Ottobre 1777.
Giacomo Martorelli.
Attenta relatione Domini Revisoris imprimatur.
AL SIGNOR D. CARLO VESPASIANO
FRANCESCANTONIO SORIA.
La passione pe’ teatri ella é più ardente oggi- giorno, che non l’é stata giammai. Tutto il mondo vuol estere spettatore, e ciascuno ne prende quella parte che può. Chi é fatto soltanto per appagar l’esteriore de’ sensi, incantato dalla magnificenza delle decorazioni e dalla sveltezza delle danze, dalla lusinghiera musica e da una tenera pieghevole voce, nulla cerca più oltre. Chi poi ha sortito una tempra più fina, rapir si lascia da forza ignota a prender partito pel soggetto che rappresentasi, e gode di essere insensibilmente ingannato dalla verisimile finzione del dramma. Né avvi solo chi pianga davvero al pianto simulato della finta Didone, e chi rida a tutta possa all’astuzie di un Davo; ma chi anche per lungo tratto l’orme di tal finzione nel suo cuor conservando, le mediti, le riproduca in se stesso, e ne favelli sovente col medesimo ardore ne’ privati colloqui. Chi finalmente é fornito d’una mente più vivace e robusta, e fa uso infame di sua penetrazione, concepisce di mezzo a’ que’ velami, onde il poeta filosofo ha involto le più sublimi verità, che averebbero minore attrattiva, se presentate venissero così nude, concepisce, io dico, sentimenti di onore e di virtù, ed una abituale disposizione a riguardare il vizio con orrore e disprezzo.
Ammiro dunque a ragione, gentilissimo amico, che gli spettacoli teatrali, i quali seducono così dolcemente ed ammaestrano insieme lo spirito umano, ritrovato non abbiano infino ad ora presso la nostra nazione, siccome l’hanno avuto altrove, un qualche valoroso storico, presso di una nazione senza dubbio, che fin dal rinascimento delle lettere é stata di questi spettacoli e feconda madre e maestra. Ma mercé delle fatiche e ricerche del signor D. Pietro de Napoli-Signorelli non abbiamo più quind’innanzi di che querelarci, né che invidiare più agli esteri. Altri ben si son dati la briga di riandare i muffi avanzi dell’antichità, e ci han data la storia del teatro greco e latino; ed altri han circoscritte le loro fatiche ne’ soli teatri della propria nazion di ciascuno. Ma il nostro autore dotato di uno spirito più intraprendente e generale, e di assai più vaste mire, ha raccolti insieme sotto un medesimo punto di vista non che il teatro italiano, ma i teatri tutti di tutti i secoli e di tutte le nazioni del mondo. Non solo dunque i greci, i latini, gl’italiani, i francesi, gli spagnuoli, gl’inglesi, i tedeschi, i russi, e i turchi sono stati prodotti sulla scena ad esporvi quanto serban di prezioso e di raro, o di ordinario e di vile nel drammatico genere; ma i cinesi e i giapponesi vengono anch’essi dal sono dell’aurora, e da mezzo degli antipodi i peruviani e i messicani a far la barbara pompa de’ loro strani spettacoli.
Un’opera così ripiena, e di disegno sì grande, suppone senza fallo un uomo di spirito, di studio, e di genio proprio a tal mestiere; e l’autore fin dalle prime pagine di quest’eccellenti qualità dubitar non ci lascia. S’introduce egli con una filosofica prospettiva, che a rintracciarlo mena dalla più alta sua sorgente l’origine e lo sviluppo de’ drammi, e che si stende passo passo or occulta or palese per tutte le parti o essenziali o integranti dell’opera. Oh quanto sono stimabili quegli scrittori che anche in cose di puro piacere discompagnar non fanno le loro vedute dalla sublime infallibile scorta della filososia, che é il più gustoso condimento di ogni opera, e senza di cui ogni opera non é che una pedanteria, una fanciullaggine! Adempie egli molto bene le parti di storico-critico, e non lascia di essere giudiziosamente instruttivo. Regnar fa da per tutto metodo, precisione, aggiustatezza di pensare, finezza di criterio, cose che unite ad un piano e convenevole stile, fan somm’onore al suo gusto, al suo discernimento, a’ suoi talenti. Il render minuto conto de’ migliori componimenti drammatici sarebbe stata in vero cosa eccellente ed utilissima, ma da non potersi restringere in un piccolo volume. I moderni adunque si accennano soltanto, e di alcuni se ne produce qualche bellezza, e se ne forma giudizio. Si difendono altresì, ma senza spirito di patriotismo, i nostri dalle insulse censure di coloro che ben sovente mandan fuori decreto senza cognizione di causa1 si fa alto però molto più volentieri sugli antichi. Se ne fan conoscere i più bei pezzi, la forza, le grazie, la naturalezza, le molle occulte da eccitar la compassione e ’l terrore, e i falsi tratti che gittano il ridicolo su di chi si prende di mira. Si penetra, in somma, si analizza, si filtra con una chiara brevità quanto ha ed aver debbe di proprio, di regolare e d’interessante per instruire e per dilettare la tragedia e la commedia. Veggonsi sparse qua e là alcune savie riflessioni sul carattere e sul gusto particolare di ciascheduna nazione. Si gira l’occhio da per tutto e nulla sfugge alla vista. E ciò con uno spirito così disinteressato e imparziale, che non si dissimulano le irregolarità e i difetti, qualora negli antichi o ne’ moderni s’incontrano; e non si lascia di notargli e di appuntarli con quella vivacità che somministrar può una filosofica franchezza.
L’autore intanto, siccome esser lo deve ogn’uom di buon senso, é un partigiano dichiarato degli antichi e del loro buon gusto; ed il principale suo scopo sembra essere di rimenarvi, e di rassodarvi i moderni. Ottima mira in fatti, che di dimostrazione non abbisogna, e non ammette argomento in contrario:
…… vos exemplaria GraecaNocturna versate manu, versate diurna,
inculcava Orazio a’ suoi pisoni.
L’opere degli antichi in questo genere (toltone alcune cose, che non sono, so non relative ai costumi de’ loro tempi) sono state e saranno mai sempre i nostri modelli: tutto l’oro, che più lampeggia fra noi, é stato tratto dalle loro miniere; e i moderni tanto più lusingar si possono di non mettere il piede in fallo, quanto più dappresso a questi grandi originali si accostano.
Ed eccovi quanto divisar ha potuto il debole mio intendimento per rendere consapevoli preventivamente i lettori del merito e del valore dell’opera. Non mancherà per avventura chi altrimenti ne pensi; ma qual é quell’opera senza verun difetto? Né deve essere che molto condonabile qualche lieve travedimento (se forse avvenne) ad uno scrittore che stende coraggiosamente e con riuscita così alla lunga e alla larga le sue mire, e restringe in brieve spazio tanti vari oggetti di varie nazioni e varj tempi. E poi dimorando egli da parecchi anni in Madrid, é meraviglia come sfornito di molti comodi letterari, abbia potuto venire a capo di formare una così bella, dotta e sensatissima opera. Aggiugnetevi la necessità di dover dare il suo libro alle stampe di Napoli sua patria, lungi, vale a dire, da’ suoi occhi e dalla felice opportunità di poter ritoccarlo coll’ultime pennellate, che soglion darli talvolta a’ misura che si diviluppano nuove idee, anche sotto lo stridere de’ torchi. L’unica sua fortuna in tali fastidiosi rincontri é stata il poter affidare questo suo parto alle vostre mani, riveritissimo signor D. Carlo, che addossato vi siete con incredibile attenzione la cura della stampa, e corredata avete l’opera istessa di opportune eruditissime note di asterisco segnate. Voi gli avete renduto il cortesissimo ufizio di Lucina, e io vivamente me e congratulo coll’autore, con voi, e coll’Italia tutta, cui da quest’opera non poco onore ridonderà. E mi prometto insiememente, che il signor D. Pietro arricchir voglia in brieve il nostro paese di graziose ben condotte commedie, alle quali so di essersi per pura inclinazione determinato, ed ammirar ci faccia egregiamente, eseguiti que’ principi, e con nobile gara imitati que’ colpi di mano maestra, ch’egli con tanto sonno e avvedutezza va discoprendo ne’ drammi altrui, e tratto tratto additando. Ma particolar riconoscenza gli debbono intanto gli amatori della drammatica, per aver aperto loro un largo campo da poter comparir dotti in queste materie, senza imprendere la penoso fatica di divenirlo a loro spese. Ognuno che va a teatro, o volge tralle mani qualche dramma, vuol piccarsi di spirito e di sapere, e favella di sentimenti, di espressioni, di passioni, e nel suol decidere ex cathedra; ma pochi son quelli, che intendono ciò che si dicono, perché pochi si son dati la pena di consultar le sorgenti. Ma oimé! I begli spiriti alla moda sono essi a portata di conoscere la storicità de’ propri sondi per accettar volentieri l’altrui soccorso?
STORIA CRITICA
DE’ TEATRI
ANTICHI
E moderni.