(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 187-190
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 187-190

Anzampamber Luigi, o Anzempamber, o Azampamber, o anche semplicemente Zampamber. Artista drammatico e capocomico, rimasto omai celebre tra’ comici, e accettato omai da tutti come il prototipo del Guitto. Giuseppe Costetti, preludendo ai cenni biografici del Pezzana (V.), ne’suoi Dimenticati vivi della scena italiana, affibbia all’ Azampamber il nomadismo miserrimo ; e, a voler descrivere ne’ Bozzetti di Teatro un povero diavolo di capocomico, lo chiama : « lontano discendente del gran Patriarca Azampamber.

Ma…. chi era questo Azampamber ? – ricomincia lo stesso Costetti nella Leggenda del palcoscenico.

Vattel’a pesca. Pare accertato fosse capocomico e schiavone. I figli dei figli dei figli di coloro che lo videro affermano che Azampamber portava costantemente una pelliccia, due stivaloni alla Souvaroff e un cappello alla Bolivar ; e ch’egli non si separava mai, a nessun patto, da questi tre elementi che costituivano il suo abbigliamento con una esclusività così assorbente da scapitarne persino la camicia. Questa costanza mirabile nella pelliccia, emblema della ricchezza ; negli stivaloni, emblema della cavalleria, e nel cappello, emblema dell’elevatezza dell’animo, gli permetteva di rappresentare con una certa maestà, e senza brighe di travestimenti, Edipo, Abelardo, Orosmane, Misantropia e Pentimento, Il Burbero benefico ;….

E più avanti :

L’ultima volta che lo videro fu sullo stradale da Castel S. Giovanni a Stradella. Nel primo di questi paesi aveva recitato la sera il Medico olandese, e dovea recarsi al secondo per andare in iscena coll’Agamennone…… Da quella notte, più nessuna traccia di lui.

E più avanti ancora :

In che tempi fiorisse Azampamber è tuttora un mistero. Forse ci è sempre stato, e forse si aggira anche adesso nei botteghini dei teatri a controllare gli incassi, o freme sulle rupi di carta rimesse in onore dai moderni drammi.

E conclude :

L’artista drammatico non lascia traccia di sè ; ma il capocomico vive nella gratitudine dei futuri. Medebac divinizzò la cassetta ; Azampamber fondò il regno dei guitti.

La parola guitto è entrata nel gergo teatrale col significato suo proprio, ma non è stata creata in teatro. Essa è italiana, italianissima : forse voce napoletana, ma usata toscanamente. L’adoperò il Varchi nel libro X della Storia, e l’adoperò il Lippi nel Malmantile riacquistato alle stanze 9 del terzo cantare e 54 del cantare undecimo. Risalendo a Guittone d’Arezzo, troviamo un suo sonetto indirizzato a Messere Onesto Guinizzelli da Bologna, nel quale scherza sul nome d’entrambi :

vostro nome, messere, è caro, onrato,
lo meo assai ontoso, e vil pensando,
ma al vostro non vorrei aver cangiato.

E guitto vorrebbe significare trascurato, sporco, sudicio, sordido, cialtrone. Quando un comico vuol dire che il tale s’è recato in compagnia, ove tutto si trova, tranne la dignità, il rispetto dell’arte, tra’guitti, insomma, usa dire : è ito in Guittelemme. E questa è parola del gergo.

Ma torniamo all’Azampamber.

In un giorno di mercato, a Lugano, si annunziava in cartelloni scritti a mano una serata di prestidigitazione data niente meno che dal professore Azampamber. Leggere questo nome, e riafferrare tutte la sparse e isvariate buffonerie che aveva udite sul famoso guitto, fu un baleno. Ma non potevo arrestarmi alla rievocazione del tipo immaginario ; mi bisognava assolutamente conoscere il professore, che, almeno da quel cartellone, m’aveva tutta l’aria di essere un natural discendente del gran Re. E lo trovo…. Altro che discendente !… Un giovinotto simpatico, spigliato, garbato, rattoppato, sganasciato, fiorentino puro sangue, andò infatti nella serata a percorrere i vari caffè, guitteggiando, facendo degli stupidi giuochi, e andando in giro accattando qualche centesimo…. e il giovinotto, s’intende, era bello, fresco, sano, robusto. Lo abbordai…. « Siete toscano, eh ?… – Fiorentino. – Famiglia di comici ? – Sissignore !… Mio nonno era il famoso Azampamber, Io Stenterello. – Stenterello ?… – Sissignore. – Dite…. dite…. – Non posso dir nulla, perchè non l’ho conosciuto…. – E il babbo ? – È morto. – E la mamma ? – Omnes composui. »

Mio nonno era il famoso Azampamber, lo stenterello. Famoso guitto ? O famoso stenterello ? O famoso…. l’uno e l’altro ? O vi sono stati due Azampamber di varia fama ? O l’Azampamber guitto è una creazione della fantasia dei comici ? Chi sa !… Fanno tanto presto a stabilire una fama…. bella o sinistra !… « Con chi era il nuovo scritturato ?… – Con Azampamber !… – Con uno stenterello ? » E più tardi : « Non sono mica stato tra’guitti, come te, io !… » e più tardi : « dove l’avete pescato quel nuovo attore ?… – Era con Anzampamber !… Guittelemme !… » E Anzampamber qua, e Anzampamber là…. la fama del guitto è assodata, fama repartita in arte con un altro tipo, del quale parleremo a suo tempo : il Vaudagna. Non iscrivo ciò davvero per riabilitare Anzampamber ; ma è certo che mi pare strano che a lungo o di sfuggita, per quante ricerche io abbia fatte, non si trovi nulla su pe’giornali riguardante il tipo con tanta garbata comicità descritto dal Costetti. Ma ho trovato invece l’Anzampamber del mio giovinotto professore : sicuro ! Luigi Anzampamber era lo Stenterello nel 1832 della Compagnia drammatica di Filippo Perini, della quale era prima attore il noto Cesare Pilla (V.), prima donna seria una Ester Franchini e prima attrice brillante Marietta Perini, attempatotta, moglie del capocomico. Eravi come padre Giuseppe Raimondi, e come tiranno Bandino Ferroni…. Appartenevano alla Compagnia come attori secondarii i coniugi Leigheb, genitori di Claudio. Della Compagnia del Perini e del suo repertorio parleremo a suo tempo ; intanto accenneremo di volo come dall’amalgama di drammi, commedie, pantomime, balli, onde si componevano le rappresentazioni, traspaia un non so che di guittume da non menomar punto la fama del leggendario Anzampamber. Oltre ai vari manifesti, che provano la parte che egli aveva in quella Compagnia, tra’ quali, non ultimo, quello per la beneficiata della Perini, in cui è detto che « lungi dal proporre un trattenimento insulso e senza alcun profitto morale, l’attrice ha preparato una giocosa commedia di autore classico, in cui senza alcuna mostruosità vi è annessa la maschera di Stenterello…. », abbiamo il programma della beneficiata di esso Anzampamber e di Antonio Garofoli (le beneficiate in quella Compagnia s’usava farle a due per volta). L’invito al pubblico, s’intende, è in versi martelliani, e di che tinta,… qua e là modificati poi sett’anni più tardi nell’invito al pubblico per la beneficiata del Cannelli. È il solito dialogo tra pubblico e Stenterello, in cui questo chiede a quello la somma per soddisfare agli assunti impegni. Il pubblico domanda quali sieno i creditori, e Stenterello giù a farne la filastrocca.

Io devo nove scudi a un certo Ravioli,
perchè mi fece credito sei sacchi di fagioli,
e più diciotto scudi a un certo Rangortoni
per salame, presciutto, salacche e peperoni.
E al macellaro pure che ben le sarò grato (?)
devo quindici scudi per pecora e castrato.
E più fatto di debito con il fornar Masaccio
ventitrè scudi in punto per pan tutto di staccio.
……………

e giù di questo passo fino al compimento della somma, concludendo :

con altri scudi dodici che fan la somma in punto,
ho da pagar l’alloggio dal giorno che son giunto.

E la somma era di cento cinquanta scudi : il Cannelli, più modesto, ne chiedeva ottanta.

Ma ecco senz’altro il programma :

primo trattenimento

Grandioso spettacolo, non mai più esposto su queste scene, decorrato (sic) di numerosa Truppa, Banda militare, combattimento a fuoco vivo ed arma bianca con apposito scenario, Vestiario analogo, Marcia figurata, Assalti di fortezza, e per ultimo fuoco generale di gioja per la riportata vittoria : questo porta per titolo

LA GRAN SPEDIZIONE DEI FRANCESI IN AFFRICA

ovvero

La conquista di Algeri nell’ultima battaglia

data nel giorno 5 luglio 1830

sotto il comando del Luogo Tenente Generale Comandante in capo la spedizione.

distribuzione dello spettacolo

Atto primo – I Francesi a Torre Chicca.

Atto secondo – Husseim d’Algeri – Alle fortificazioni esterne di Algeri.

Atto terso – I Francesi all’assalto del forte l’Imperatore, gran combattimento ed assalto.

Atto quarto – L’armata francese sotto le mura d’Algeri. Gran combattimento.

Atto quinto – Il Trionfale ingresso dei Francesi, con il fuoco di gioja.

secondo trattenimento

Una grasiosa commedia nuovissima tutta da ridere, di fatica dello Stenterello, intitolata

IL COVO DEGLI AMANTI

ovvero Stenterello disperato per i pasticci di sua moglie.

(Verrà nello spettacolo sostenuta una parte ridicola di referendario dalla maschera dello Stenterello).

Il programma, come si vede, vale tutti gli Anzampamber ideali e reali. La beneficiata ebbe luogo la sera di giovedì 6 dicembre 1832 al Teatro Nota di Lucca. Si fece porta alle sei e mezzo e si cominciò alle sette e mezzo.