(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — 27 sett.bre 1808. » pp. 50-51
/ 1560
(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — 27 sett.bre 1808. » pp. 50-51

Andolfati Giovanni e Natalina. Dotato di prestante figura, d’ ingegno eletto, di bella voce, Giovanni Andolfati, figlio del precedente, diventò in poco tempo amoroso e primo uomo de’ migliori. Sposata la Natalina…. (?), giovine ed egregia prima donna, potè farsi conduttore di una Compagnia ornata di ottimi elementi ; ma i non pochi e meritati guadagni che gli venivano dall’arte, gli eran tolti rapidamente dal vizio del giuoco nel quale s’era buttato a capo fitto. Troppo lungo sarebbe il narrare le penose vicende della sua vita artistica, e i patimenti continui da lui procacciati alla povera moglie, la quale anche nell’arte omai non trovava più che fuggevoli ebbrezze. Gli applausi che ella riscuoteva nella Moglie saggia, nella Vedova spiritosa, nelle Tre Zelinde, nella Pamela nubile del Goldoni ; nell’ Ottavia, nell’ Antigone dell’Alfieri ; nel Galeotto Manfredi (Matilde) del Monti, non valevano a rimbaldanzire quel povero corpo e quella povera anima estenuati dalla miseria e dall’ angoscia. Natalina Andolfati morì di tisi a soli trentacinque anni dopo di aver sostenuto il ruolo di madre nobile, il 1827, nella Compagnia comica condotta da Carolina Internari e diretta da Francesco Paladini, col marito Padre e tiranno. Giovanni Andolfati, specialmente come tiranno, ebbe grido di valoroso. Ecco, a titolo di curiosità, un saggio del suo repertorio :

Agnese Fitz Henry Fitz Henry
Il sospetto funesto Don Flavio
Il gran giudizio di Carlo Magno Carlo Magno
Spartaco alle mura di Roma Crasso
Polinice Eteocle
Rosmunda L’Esarca
I due sergenti Incognito
Bianca e Fernando Carlo V
Eloisa della Vallière Condè
Le due regine di Siria Oropaste

Quest’ultima rappresentò a Lucca il 26 maggio del’ 27 per sua beneficiata, invitando il pubblico colle parole seguenti : « L attore che osa porgere il presente invito, ha cercato nel tragico grandioso spettacolo, Le due Regine di Siria, e nel giocosissimo comico, Uno vale per dieci, di riunire ciò che può appagare l’occhio, interessare il cuore e rallegrare lo spirito. L’esperimentata clemenza dell’ illustre pubblico lucchese si degni accogliere il rispettoso tributo, ed onorar l’umile offerente con qualche tratto della di lui valida protezione. »

In detta sera una figliuola dell’Andolfati, l’Annetta, che non figurava nell’elenco a cagione della poca età, sostenne, nell’ Uno vale per dieci, quattro caratteri assai bene, e piacque.

Metto qui ora una notizia tratta dall’Archivio di Stato di Milano (Ministero degli affari esteri — Cartella 149) e gentilmente comunicatami dall’egregio Conte Dott. Paglicci-Brozzi.

Regno d’ Italia — Milano, 27 aprile 1808. — Il Prefetto di po lizia del Dipartimento dell’Olona, al Cons. Bossi, Commissario Straordinario di S. M. presso il governo generale dei dipartimenti dell’ ex-Piemonte — Torino.

Signore,

Eccitato da me il Sig. Capocomico Andolfati a render conto da chi abbia avuto le teatrali produzioni, delle quali fa cenno il pregiato di lei foglio, 7 corrente, N.° 375 ; depose di avere acquistata l’opera « Il piano di fortificazione, » da certo Sig. Tofoloni di Verona, di professione comico, e l’altra intitolata « Un quadro di filosofia » dal Sig. Carlo Cattaneo Fiorentino parimente comico. Fu in seguito l’Andolfati reso da me edotto che tali opere essendo proprietà dei respettivi autori e che avendo questi concesso ad altre compagnie la privativa di rappresentarle non poteva egli farne uso senza ledere i diritti altrui, per cui gli autori medesimi reclamavano un compenso equitativo. Ma egli adducendo d’ignorare una tal privativa e dichiarando, che dal momento che egli acquistò le sunnominate produzioni da altri comici, doveva necessariamente supporre, che fossero le medesime di piena loro proprietà, mi fece protesta di non credersi obbligato ad alcun compenso. Ho in seguito saputo, che i comici Sig.i Tofoloni e Cattaneo trovansi attualmente a Piacenza facendo parte della Compagnia Andolfati, che si è pure colà trasferita. Ella potrà, Sig. Cons.re Commissario, quando lo creda, rivolgersi alle Autorità di quel paese per interessarle nella ulteriore trattativa di questo affare……………………

…………………………

Luini.

Giovanni Andolfati figlio di Pietro Andolfati Direttore dell’Accademia Filodrammatica di Milano, dopo aver fatto cattivi affari nel teatro Comunale Milanese (Scala) nell’estate del 1808, domanda al Vicerè un sussidio pecuniario per passare nell’autunno a Trieste, colla sua compagnia. La domanda venne respinta.

Troviamo ancora l’Andolfati nel 1834 in Compagnia di Nicola Medoni ; dopo il quale anno, probabilmente, morì in Piacenza prostrato dai rimorsi e dalla fame.