(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 40-41
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 40-41

Ancatoni Diego. Dai registri di forestieri abitanti in Roma nell’anno 1658, e ripartiti secondo le rispettive parocchie, il Bertolotti cita fra gli altri, nella parocchia di S. Stefano, questo Ancatoni, spagnuolo, comico di S. A., che sosteneva le parti di capitano, sotto nome di Sangue e Fuoco.

Andò Flavio, palermitano. La sua carriera fu rapidissima e brillante ; e molto egli deve senza dubbio alla signora sua, la Celeste De Paladini, la quale, capocomica e attrice di molto merito, slanciatolo di punto in bianco nel campo dell’arte, non gli lasciò il tempo di compier gli anni del noviziato, i più scabrosi della vita artistica, ai quali sono soggetti i principianti. Di portamento elegante, di maniere correttissime, pieno di sentimento e di slancio, studioso e modesto, diventò in brev’ora uno de’ migliori primi attori giovani. Fu al fianco di Eleonora Duse lungo tempo, come primo attore, per passare poi capocomico, qual’è tuttavia, in società con Claudio Leigheb, il rinomato brillante. « Quando — traduco liberamente dalla Escena di Barcellona — un’attrice del merito e della fama di Eleonora Duse si presenta a un gran pubblico nuovo, non gli lascia nemmeno il tempo di osservare gli artisti che la circondano : essa assorbe tutto l’interesse. È sufficiente che quelli che la secondano abbiano un merito relativo, per non recare una stonatura nell’insieme, per fare che il pubblico si trovi soddisfatto, quasi senza avvedersene, senza entrar menomamente in particolari. Bene : Flavio Andò ha saputo, direm così, staccarsi dalla cornice, e formar quadro esso stesso : egli ha saputo brillare di luce propria. Gli ammiratori di Eleonora Duse si sono accorti che al suo fianco era un artista che non doveva essere confuso tra la folla. E l’attenzione e l’interesse destati, la stima e gli applausi procacciatisi furono unanimi dovunque. »

Flavio Andò fu, si può dire, il compagno di gloria della grande artista. Il lungo periodo della loro unione aveva afforzata, fissata ormai un’omogeneità di tinte, una armonia di toni, una geniale spontaneità, un tale affratellamento insomma nella concezione ed espressione delle varie scene, che non si acquista, pur troppo, se non coll’esercizio congiunto a un forte spirito di assimilazione. — Sotto questo rispetto, la separazione artistica di Eleonora Duse e di Flavio Andò non può essere stata che di nocumento all’arte.