(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 23-24
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 23-24

Alborghetti Pietro. Nacque a Venezia verso il 1675, e si recò a Parigi nel 1716 colla Compagnia italiana formata per ordine del Duca d’Orléans, Reggente, e condotta da Luigi Andrea Riccoboni, detto Lelio. Egli fu, secondo un contemporaneo, eccellente artista ; recitava ordinariamente nelle commedie italiane le parti di nobile veneziano, e sotto la maschera di Pantalone era impareggiabile. Morì a Parigi il 4 gennaio 1731, dopo una lunga malattia, lasciando di sè la più bella ricordanza e come artista e come uomo. I comici chiusero in segno di lutto il teatro il 4 e il 5 di gennaio. D’indole severa, trattava un poco duramente la moglie Vincenza Gallini-Berttoï ; e giunto all’ultim’ora, uno de’suoi colleghi gli richiamò alla mente i suoi torti, che riconobbe tosto ; e volle, a emendazione quasi di essi, nominar lui legatario universale, a patto ch’egli ne usasse convenientemente colla moglie. Il collega rifiutò l’incarico e lo pregò di darlo in sua vece a Tommasino, altro collega, del quale era ben nota la probità, e il quale in fatti dopo aver avuto l’assentimento di un fratello dell’Alborghetti all’intiera esecuzione del testamento, pare l’acconciasse nel miglior modo con la vedova che molto ebbe a lodarsi di lui, e che poi andò a seconde nozze con un comico italiano, Francesco Materazzi, detto il Dottore. Pietro Alborghetti fu sepolto a Sant’Eustacchio, sua parrocchia. (Cfr. Campardon, op. cit.)

Per tutto quanto concerne la maschera del Pantalone, V. Pasquati Giulio da Padova.

Aliprandi Luigi. Nacque nel 1817 a Mantova, ove il padre Giambattista, commerciante, aveva una fabbrica di cuojo. Dilettante nel’35 della Compagnia di Giuseppe Cammarano, sosteneva la parte di amoroso nelle Cantatrici villane al S. Ferdinando di Napoli, quando due attori del S. Carlino, Tremori e Sant’ Elia, presenti alla recita, notati in lui non pochi pregi di espressione, di pronunzia, di dizione, lo fecero scritturare dal loro impresario, Silvio Maria Luzi, in qualità di amoroso toscano. Dopo due anni di riconferma, il Luzi, uomo di mente e di cuore, lasciò libera al giovane Aliprandi la via dell’arte, parendogli che avrebbe potuto percorrerla rapidamente e trionfalmente. Egli si unì dapprima con alcuni artisti, rimasti a spasso a fin d’anno, tra’quali la vedova del vecchio Fabbrichesi ; e andò a Foggia, ove la Compagnia si trattenne un intiero anno, invece dei quattro mesi pei quali era stata scritturata. Egli camminava, camminava franco e fiducioso nell’avvenire. Il suo nome cominciò a esser proferito con molta lode, tanto che da Foggia, per intercessione specialmente del Principe di Ruffano, passò di sbalzo amoroso ai Fiorentini di Napoli, in sostituzione di Stefano Riolo, al fianco di Prepiani, della Tessari e di Visetti. Esordì colla vecchia commedia di Federici : Una lezione di esperienza alla gioventù, e la riuscita fu ottima. Sostituì poi il celebre Visetti, ed ebbe campo di emergere in ogni genere di componimenti. Restò con quella impresa due anni, terminata la quale, subentrarono Pietro Monti, Adamo Alberti, e lo stesso Prepiani, coi quali rimase, sempre applaudito, fino al’51. Sposata la Giuseppina Zuanetti, prima attrice della stessa Compagnia, passò con lei nella Compagnia lombarda condotta da Alamanno Morelli, e diretta da F. A. Bon. Dopo tre anni, in società con Carlo Zammarini, diresse e condusse la Compagnia, essendosene ritirato il Morelli per recarsi a dirigere la Filodrammatica di Milano : poi si scritturò con la moglie prima attrice nella Compagnia triestina, condotta e diretta da Luigi Bellotti Bon. Morta la moglie, egli sotto il colpo di tanta sciagura si ritirò in Milano, ove stette alcun tempo in riposo. Tornò poi all’arte in Compagnia Gattinelli, in cui (nel Teatro Goldoni di Firenze, e nel’ 700’ 72) rappresentò per ben quattordici sere il Giovanni da Procida con tal successo, che non lo chiamavan più se non con quel nome. Recatosi poi a Napoli per assistere il fratello infermo, vi restò fino al’91 come maestro di recitazione ; di là si recò a Firenze, ove è tuttavia in ottima salute.

Luigi Aliprandi fu artista forte, dotato di rara intelligenza, di voce simpatica, sonora, potente. La squisita cortesia e la soavità dell’indole sua, che traspaiono in ogni parola, in ogni atto, posson far credere non ingiusta la osservazione che troviamo stampata nel’57…, su certe abituali inflessioni troppo melliflue ed ingenue, generate forse dall’eccessivo studio d’esser vero e d’evitare il convenzionale.