(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Bologna, 23 dicembre 1639. » pp. 5-7
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Bologna, 23 dicembre 1639. » pp. 5-7

Adami (?) Beatrice. Faceva parte della Compagnia comica a Parigi nel 1653 con Tiberio Fiorilli, Scaramuccia, e Mario Romagnesi, Orazio ; e recitava le servette sotto il nome di Diamantina.

Ci è noto il suo valore artistico per questi versi del Loret pubblicati nella sua Muse historique del 16 agosto 1653 :

Une troupe de gens comiques,
venus des climats italiques,
dimanche dernier, tout de bon,
firent dans le Petit-Bourbon,
l’ouverture de leur théâtre,
par un sujet assez folâtre,
où l’archiplaisant Trivelin, (Domenico Locatelli)
qui n’a pas le nez aquilin,
fit et dit tout plein de folies
qui semblèrent assez jolies.
Au rapport de certains témoins,
Scaramouche n’en fit pas moins.
Mais pour enchanter les oreilles,
Pâmer, pleurer, faire mer veilles,
Mademoiselle Béatrix
Emporta ce jour-là le prix.

Alessandro Ademollo pubblica ne’suoi Teatri di Roma nel secolo decimosettimo (Roma, Pasqualucci, 1888, pag. 137) un documento curioso concernente l’Adami, dal quale apprendiamo lei essere stata non mademoiselle, ma la moglie di Trappolino, che l’Ademollo non è alieno dal ritenere per G. B. Fiorillo, del quale fa bella menzione Bartolommeo Cavalieri nella sua Scena Illustrata. Il Fiorillo però, dice Francesco Bartoli (Notizie istoriche de’Comici italiani. Padova, Conzatti, 1783, p. 222), fioriva intorno al 1630 : e l’Adami si recò, pare, in Francia nel 1653, se bene l’Ademollo affermi (ivi) come vi si recasse nel 1639. Ma nella Compagnia recatasi in Francia nel 1639, mezzo cantante, mezzo improvvisatrice, chiamata da Luigi XIII, non figurava la Beatrice Adami. Il Sand che a pagina 52 della sua introduzione a Masques et bouffons (Paris, 1860), parlando della Compagnia del 1653, dice : « vi troviamo attori che eran già venuti in Francia più volte, come Fiorilli, Locatelli, Brigida Bianchi, » avrebbe certo fatto alcuna menzione di quell’Adami già tanto celebre.

Ma ecco, senz’altro, il documento :

Serm. signor mio osserv.

Essendo stato jer l’altro, nel viaggio che faceva di qui a Ferrara, rapita la Beatrice comica moglie di Trappolino dal Conte Bonaparte Ghislieri, e presentendo che possa facilmente incamminarsi verso codesta volta ove coll’appoggio del fratello che è attual servitore di V. A. possa incamminarsi in altri Stati, ricorro all’umanità di V. A. supplicandola che per far grazia a me in ordine alla buona giustizia e per fare anche benefizio ai medesimi Ghislieri, si compiaccia comandare che sia subito ricuperata la donna e posta in luogo sicuro per reconsegnarla a suo marito.

Servo devot.
E. Cardinale Sacchetti.

La lettera è del Cardinal legato di Bologna al Granduca di Toscana.

A me, a dire il vero, non è riuscito di raccapezzarmi in questo nome di Adami, che trovo nel Sand, senz’altre indicazioni, seguito poi dall’Ademollo (op. cit.) e dal Bartoli Adolfo (Scenarj inediti della Commedia dell’arte, Firenze, 1880). Il Loret non parla che di Béatrix, e la lettera del Cardinal legato non nomina che la Beatrice. Forse il Sand ha fatto confusione di nomi, rappresentando essa la parte di Diamantina, come quella che le succedette più tardi e che si chiamò realmente Patrizia Adami ? Non so. Il Bartoli Francesco (op. cit.) ha anche una Beatrice senza cognome di sorta, « che si produceva — dice — sulle scene di Verona intorno al 1663. Recitava con somma abilità una commedia intitolata : La Pazzia ; talchè Andrea Baruzzi volle onorare i suoi meriti col seguente sonetto tolto alle rime di lui, stampate in Verona per il Rossi l’anno 1675 :

Beato esser credea col suo bel volto,
e poi mi diede un infernal dolore,
poichè con finti vezzi a me rivolto,
da dovero il crudel m’impiagò il core.
Diedi fede al tuo riso, e il pensier stolto
si riscaldò nel simulato ardore :
e quando a imitar Venere t’hai tolto,
per figlio avesti il mio verace amore.
Io venni ad osservar la tua Pazzia
sulla scena baccante, e con tormento
non seppi mai veder la mia follia.
Ebbi un cieco per guida, e a passo lento,
con timor conduceami alla tua via,
per non aver altr’oro allor che al mento. »

Oh ! oh !… Brutto e sfacciato anzichè no !… Questa Pazzia sarà stata, immagino, la solita Pazzia d’Isabella dello Scala (V.) scritta per l’Andreini (V.), doventata poi Pazzia di Lavinia per l’Antonazzoni (V.). Comunque sia, benchè fra questa Beatrice e l’altra non corrano che dieci anni, è da supporre, oserei dire è certo, che si tratti di due distinte persone, non combaciando troppo fra loro codesta parte drammatica di pazza col carattere spigliato e birichino della Diamantina (V. G. B. Fiorillo). Apprendiamo da Corrado Ricci (I Teatri di Bologna nei secoli XVII e XVIII, pag. 49. Bologna, 1888) come dal 9 ottobre 1695 sino al 5 gennaio del 1696 recitassero a Bologna i comici del Serenissimo di Mantova, per le donne dei quali successero allora de’pettegolezzi.

Ecco il brano ch’egli riporta dalle memorie mss. del Ghiselli :

È da sapersi che due sere prima che questi istrioni terminassero le loro comedie furono gettati sul Teatro sonetti in biasimo della Beatrice, una delle recitanti, dalli Cavalieri parziali dell’ Eularia altra comica. In vendetta di che l’altra sera furono gettate in gran numero altre carte credute sonetti, ma invece ci erano caricature con mostazzi e motti in disprezzo di detta Eularia. Di ciò ne corse querela e furono carcerate tre persone per informar la curia, ma si rilasciarono per non pigliar impegni con li Cavalieri, e con li Principi ehe proteggevano dette donne.

Ecco dunque una terza Beatrice, ignota, che aveva il potere di dividersi il campo degli adoratori colla Eularia, altra ignota sin qui ; poichè, così la Cortese-Biancolelli, come la Coris, le due rinomate Eularie del teatro italiano, avrebber toccato nel’ 96 la sessantina.