(1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO IV. Spettacoli scenici della Russia. » pp. 257-261
/ 1560
(1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO IV. Spettacoli scenici della Russia. » pp. 257-261

CAPO IV.
Spettacoli scenici della Russia.

Il vasto impero Russiano che comprende oggi un paese disteso da occidente in oriente quasi per 2000 leghe, e intorno a 700 da mezzo dì a settentrione; che giugne da levante per diversi punti alle frontiere della China e alla Gran Tartaria, e confina da ponente colla Svezia, col Baltico e colla Polonia, da settentrione col mar Glaciale, e dal mezzogiorno s’inoltra verso il mar Nero minacciando l’Ottomano da Okzacow: quest’impero quasi sino al terminar del passato secolo non molto differiva pe’ costumi selvaggi da’ Samojedi, Morduati e Siberiani che ad esso appartengono. Ignoti quasi interamente al resto dell’Europa i Moscoviti privi di libertà ed immersi in una profonda ignoranza sostenuta particolarmente da un’ antica legge che proibiva ad ognuno l’uscir dal proprio paese sotto pena di morte senza la permissione del patriarca, non aveano idea se non di quello ch’era sotto gli occhi loro, e ignoravano tutte le arti, a riserba di quelle che la sola natura e il bisogno suggerisce.

In tale stato potevano essi conoscere altri spettacoli scenici che quelle prime rozze e informi rappresentazioni chiamate sacre in cui si accoppiava la farsa e la religione? In effetto non ne hanno avute altre sino a questo secolo, e si rappresentavano ne’ monisteri in occasione di qualche festa, concorrendovi tal volta il sovrano con i grandi della corte. Pietro il grande che dal suo famoso viaggio tornò ne’ suoi vastissimi dominj, come dicesi che Osiri entrasse nelle Indie, accompagnato da tutto il corteggio delle muse, chiamar si può il vero fondatore e legislatore della nazione Russa, avendo cambiata la natura stessa de’ suoi stati e i costumi de’ popoli, e introdotto fra loro lo spirito d’industria, ed arti, scienze, collegj, accademie, librerie, stamperie. Ma benchè amasse la poesia e la musica, i suoi piaceri consistettero ne’ balli in maschera e in altre gran feste date alla nazione.

Gli spettacoli teatrali non cominciarono a desiderarsi e a comparire in Pietroburgo se non che sotto il regno dell’imperatrice Anna, essendovisi allora chiamata la prima compagnia comica italiana e un’ opera buffa.

Nel seguente regno dell’imperatrice Elisabetta s’introdusse nella corte una compagnia francese e un’ opera seria italiana. I Russi ad esempio dell’ Alemagna cominciarono a far contribuire al proprio diletto le nazioni più ingegnose, l’Italiana e la Francese, le quali da gran tempo si disputano la preferenza nell’arte di piacere. L’opera buffa e la seria italiana, e la commedia francese si rappresentavano alternativamente tre giorni della settimana.

Dee sotto la medesima sovrana fissarsi ancora il vero nascimento del teatro nazionale. Lasciando le incondite favole di Trediakouski, e le deboli di Lomonosow, possiamo considerare Sumarocow di una famiglia distinta come il primo tragico Moscovita. Egli ha composte dieci o dodici tragedie tratte dalle storie nazionali recitate in Pietroburgo ed in Mosca con molto applauso; ed i compatriotti ne esaltano la versificazione e la regolarità. Levesque ne comenda l’eleganza, ma aggiugne che volendo esser savio come Racine divenne freddo, e privo di moto e di calore. Altri nazionali sul di lui esempio hanno parimente contribuito a fornire di tragedie Russe le native contrade. L’uffiziale Macikow ha composto la tragedia del Falso Demetrio.

Intorno a questo tempo si tradussero le migliori commedie francesi, danesi e tedesche; ma la nazione non approva che tre o quattro commedie originali scritte in quel genere di comico grossolano che si avvicina alla farsa.

Nel presente glorioso regno di Caterina II la nazione ha preso un volo sublime. Le arti, le scienze, un commercio fiorente, una forza marittima, una superiorità d’armi sul possessore di Costantinopoli, la Crimea aggiunta alle Russie, il possesso ricuperato di Oczakow, un codice degno della miglior filosofia e della sovranità più rischiarata, rendono la Russia oggetto dell’ammirazione dell’Europa. Quanto agli spettacoli scenici continuano a fiorire e a rappresentarsi con magnificenza. La Czarina ha fatto di più; ha somministrati i commodi opportuni a varj attori nazionali per viaggiare in Francia e in Inghilterra ad oggetto di perfezionarsi nell’ arte di rappresentare. Pur non sembrami questo solo il mezzo opportuno a conseguir l’intento. Incoraggite i poeti, cercate ogni via perchè si sollevino dalla turba de’ versificatori, ed essi che sono l’anima delle scene, inspireranno il proprio entusiasmo agli attori, e questo spirito farà che essi rappresentino con tanta energia-naturalezza e sensibilità, con quanta durezza, stento e freddezza rappresenteranno copiando unicamente gli attori stranieri. I Baron e le Couvreur non si videro comparir nella Francia prima de’ Racini e de’ Molieri. Non pertanto gli odierni attori Russi vengono encomiati da’ nazionali.

Sin dal 1741 quando nella Russia cominciò l’opera italiana, vi si ammirò un’ orchestra magnifica, vi cantarono le più rinomate cantatrici, e vi furono invitati i più celebri maestri di musica dell’Italia e specialmente di Napoli. Il Veneziano Buranelli fu il primo maestro e direttore di quello spettacolo. Gli succedette il nostro celebre Traetta, e l’uno e l’altro ebbe 3500 rubli di paga. Vi fu in seguito chiamato il chiaro maestro Napoletano Giovanni Paisello oggi al servizio del proprio augusto Sovrano, ed ebbe 4000 rubli di soldo. Il Napoletano Cimarosa trovasi attualmente al servizio di quella corte imperiale. I cori dell’opera sono composti di venti persone in circa, che per lo più vengono dall’Ukrania o Picciola Russia dove si studia molto la musica vocale. Le opere serie si rappresentano in corte circa venti volte l’anno, componendosene una in ogni anno, ma vi si cambiano dieci o dodici volte i balli; là dove nell’opera comica francese che pur vi si rappresenta, bisogna mutare spessissimo i drammi perchè si soffra. L’ab. Coltellini toscano fornì qualche melodramma al teatro Russo, e vi fu applaudita la sua Antigona. I balli sono magnifici. Il tedesco Hilverding vi dimorò sette anni con 3000 rubli di paga; il toscano Angiolini gli succedette, e n’ebbe 4000. In questi ultimi anni il primo ballerino molto applaudito è stato nazionale e chiamavasi Bublikow.

Quanto al teatro materiale del real palazzo di Pietroburgo si costrusse sotto l’imperatrice Elisabetta col disegno e colla direzione del conte Rastrelli Veneziano. Eccone la descrizione che se ne fa nel trattato del Teatro. Il palco scenario è lungo circa 72 piedi parigini, ed il resto del teatro ch’è una specie di ellissi, ha la lunghezza di 103 piedi. Vi sono cinque ordini di logge ciascuna divisa in diciotto palchetti. Il primo ordine è una balaustrata, il secondo ha i palchetti con bocche centrali, il terzo a specchio di toletta, il quarto in piatta banda, il quinto è tutto aperto senza separazione. La loggia imperiale ch’è nella fronte, fu dal Franzese la Motte ornata di quattro colonne che la sostengono, e di un baldacchino che s’innalza per tutto il terzo ordine. La corte gode da questa loggia i balli, e ascolta l’opera in un palco accanto all’orchestra. La scena comunica colla platea per due scalinate laterali che partono dal proscenio.