(1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO III. Spettacoli scenici della Russia. » pp. 38-46
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(1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO III. Spettacoli scenici della Russia. » pp. 38-46

CAPO III.

Spettacoli scenici della Russia.

Il vasto Imperio Russiano che comprende un paese disteso da occidente in oriente quasi per 2000 leghe, ed intorno a 700 da mezzodi a settentrione, che giugne da levante per diversi punti alle frontiere della China, e alla Gran Tartaria, e confina da ponente colla Suezia, col Baltico, e colla Polonia, da settentrione col Mar Glaciale, e dal mezzogiorno s’innoltra verso il Mar Nero minacciando l’Ottomano: quest’Impero quasi sino al terminar del XVII secolo non molto differiva pe’ costumi selvaggi da’ Samojedi, Morduati e Siberiani che ad esso appartengono. Ignoti quasi interamente al resto dell’Europa i Moscoviti privi di libertà, immersi in una profonda ignoranza sostenuta da un’ antica legge che proibiva ad ognuno l’uscir dal proprio perse sotto pena di morte senza la permissione del patriarca, non aveano idea se non di quello che era sotto i loro occhi, e ignoravano tutte le arti, a riserba di quelle che la sola natura ed il bisogno sugerisce.

In tale stato potevano essi conoscere altri spettacoli scenici, che quelle prime rozze, ed informi rappresentazioni chiamate sacre, nelle quali si accoppiavano sconciamente la farsa, e la religione? In effetto altre non ebbero sino al XVIII secolo, e si rappresentavano ne’ monisteri in occasione di qualche festa, concorrendovi tal volta il sovrano con i grandi della corte. Pietro il grande che dal suo famoso viaggio tornò ne’ suoi vasti dominii, come dicesi che Osiri entrasse nell’Indie, accompagnato da tutto il cortegio delle muse, chiamar si può il vero fondatore e legislatore della nazione Russa, avendo cambiata la stessa natura de’ suoi stati ed i costumi di que’ popoli, ed introdotto fra loro lo spirito d’industria ed arti e scienze e collegii ed accademie e librerie e stamperie. Benchè però egli amasse la poesia e la musica, limitaronsi i suoi piaceri ai balli in maschera e ad altre feste che diede alla nazione.

Gli spettacoli teatrali non cominciarono a desiderarsi e a comparire in Pietroburgo se non sotto il regno dell’imperatrice Anna, essendovisi allora chiamata la prima compagnia comica italiana ed un’ opera musicale bussa.

Nel seguente regno di Elisabetta s’introdusse nella corte una compagnia francese ed un’ opera musicale seria italiana. I Russi, ad esempio dell’Alemagna, cominciarono a far contribuire al proprio diletto le nazioni più ingegnose, l’Italiana e la francese, le quali da gran tempo si disputano la preferenza nell’arte di piacere. L’opera buffa e la seria italiana e la commedia francese si rappresentavano alternativamente in tre giorni della settimana.

Dee sotto la medesima sovrana fissarsi ancora il vero nascimento del teatro nazionale. Lasciando le incondite favole di Trediakouski e le deboli di Lomonosow, possiamo considerare Sumarocow di una famiglia distinta come il primo tragico della Moscovia. Egli compose dieci o dodici tragedie tratte dalle storie nazionali recitate in Pietroburgo ed in Mosca con molto applauso. I compatriotti n’esaltano la regolarità e la versificazione. Levesque ne commenda l’eleganza, ma aggiugne che volendo esser savio come Racine, rimase freddo assai più e privo di attività e di moto. Altri nazionali sul di lui esempio hanno parimente contribuito a fornire di tragedie russe le native contrade. L’uffiziale militare Macikow pubblicò la tragedia del Falso Demetrio.

Intorno a questo tempo venne la moda di tradursi le migliori commedie francesi, danesi e tedesche; ma la nazione non approva se non che tre o quattro commedie originali scritte in quel genere di comico grossolano che si avvicina alla farsa.

Nel regno di Caterina II la nazione prese volo più elevato. Le arti, le scienze, un commercio fiorente, una forza marittima, una superiorità d’armi sul possessore di Costantinopoli, la Crimea aggiunta alle Russie, Oczakow ricuperato, un codice degno della miglior filosofia, rendono il regno di Caterina II e la Russia oggetto di ammirazione all’Europa. Per gli spettacoli scenici continuano a fiorire ed a rappresentarsi con magnificenza. La Czarina ha fatto di più, ha somministrati tutti i commodi opportuni a varii attori nazionali per viaggiare in Francia e in Inghilterra ad oggetto di perfezionarsi nell’arte di rappresentare. A me però non sembra questa la via reale a conseguir l’intento. Bello è vedere ciò che fanno nelle colte nazioni gli attori distinti; ma una scrupolosa imitazione osta al disviluppo del genio e ne deprime le forze. Incoraggir bisogna innanzi altro i poeti che sono l’anima degli spettacoli teatrali; cercare ogni via perchè si sollevino dalla turba de’ versificatori; instruirli della ragion poetica stella polare delle rappresentazioni; essi così formati sapranno l’arte di dipingere i caratteri e le passioni, e guidati da un soprio discernimento inspireranno il proprio entusiasmo agli attori, i quali pieni di questo spirito rappresenteranno con energia, naturalezza e sensibilità quanto la natura umana loro presenta; là dove copiando unicamente gli attori stranieri confonderanno gli eccessi e le bellezze per mancanza di vero lume e rappresenteranno sempre con istento e durezza. Baron, Le Couvreur non comparvero in Francia prima che vi risplendesse Racine e Moliere. Nonpertanto gli attori nazionali delle Russie sento che abbiano migliorato di molto dopo l’incoraggimento sovrano indicato.

Sin dal 1741 quando nelle Russie cominciò l’opera italiana, vi si ammirò un’ orchestra magnifica, vi cantarono le più rinomate cantatrici, vi si chiamarono i più celebri maestri di musica dell’Italia e spezialmente di Napoli. Il veneziano Buranelli fu il primo maestro e direttore dello spettacolo musicale. Gli succedette il nostro celebre Tommaso Traetta. Entrambi ne ritrassero 3500 rubli di paga. Andovvi in seguito il nostro Giovanni Paisiello di Taranto cui si segnalarono 4000 rubli di soldo. Lo seguì il napoletano Cimarosa che vi fu applaudito ugualmente.

I cori dell’opera di Pietroburgo sono composti di venti persone in circa che per lo più vengono dall’Ukrania, o Picciola Russia, dove si studia molto la musica vocale. Le opere serie si rappresentano in quella corte imperiale circa venti volte l’anno, ma se ne compone una sola in ogni anno, cambiandovisi soltanto dieci o dodici volte i balli. Nell’opera-comica francese che pure vi si rappresenta, bisogna mutare spessissimo il componimento perchè si soffra. L’abate Coltellini toscano fornì alcun melodramma al teatro Russo, e vi fu applaudita la sua Antigona. I balli sono magnifici. Il tedesco Hilverding vi dimorò sette anni con 3000 rubli di paga. Gli succedette l’Angiolini che n’ebbe 4000. Negli ultimi anni del passato secolo il primo ballerino Bublicow molto applaudito era nazionale.

Quanto al teatro materiale del real palagio di Pietroburgo si costruì sotto l’imperatrice Elisabetta col disegno e colla direzione del conte Rastrelli veneziano. Ne trascrivo la descrizione dal trattato del Teatro. Il palco scenario è lungo circa 72 piedi parigini; il resto del teatro che è una specie di ellissi, ha la lunghezza di 103 piedi. Havvi cinque ordini di logge ciascuno diviso in diciotto palchetti. Il primo ordine è una balaustrata; il secondo ha i palchetti con bocche centrali; il terzo a specchio di tavoletta; il quarto in piatta banda; il quinto è tutto aperto senza veruna separazione. La loggia imperiale che è nella fronte, fu dal francese La Motte ornata di quattro colonne che la sostengono e di un baldacchino che si eleva per tutto il terzo ordine. La corte gode da questa loggia i balli, ed escolta l’opera in un palco accanto all’orchestra. La scena communica colla platea per due scalinate laterali che partono dal proscenio.