Rubini Francesco, mantovano. Recitava con gran merito sotto la maschera di Pantalone. Fu il 1733 a Milano nella Compagnia del ciarlatano Bonafede Vitali (V.), detto l’anonimo ; e al Teatro di San Luca a Venezia il’35 a sostituirvi il Garelli (V.), che gli pose in volto di sua mano la maschera, presentandolo al pubblico. Fr. Bartoli ci narra che la somiglianza de' due artisti era tale, specialmente nella voce, che molti credettero, e ne fecero scommessa, non esser altro il Rubini che lo stesso Garelli. In La Clemenza nella Vendetta egli sostenne, il '36, con grandissimo onore la parte di Pantalone Re dei Cuchi, cantandovi ariette musicali, ed eseguendovi diversi combattimenti. Quando Goldoni cominciò a scrivere pel San Luca, scrisse per lui varie parti in dialetto, fra le quali il signor Alberto nell’Amante di sè stesso, ch'egli rappresentò egregiamente. Nella introduzione al Geloso avaro (Nuovo Teatro Comico, T. I, Venezia, Pitteri, m. dcc. lvii), Goldoni dice :
Non ebbe, per dir il vero, molto felice incontro, e il personaggio, che rappresentava il geloso avaro, quantunque abilissimo in altre parti giocose, in questa non riusci bene. Ciò mi fece risolvere appoggiar tal carattere al Pantalone, ch'era in allora il graziosissimo Francesco Rubini, e non m’ingannai, poichè alle di lui mani comparve mirabilmente, e la commedia fece in Genova un buon effetto. Morì poco dopo il valoroso Rubini, e la mancanza dell’incomparabile attore fe'si, che di tal commedia non si è parlato più oltre.
E nella Introduzione per la prima recita dell’autunno dell’anno 1754 (T. III, ivi) :
Clarice. Non vuol vedere la nostra prima commedia ?Sior Zamaria. Mi no ; co me recordo quel povero Pantalone, me vien da pianzer.Florindo. Caro signore, poteva ella far a meno di venirci a rattristare. Abbiamo bastantemente compianto la perdita di un nostro amoroso compagno pieno di merito, di grazia, di brio, e di ottimi illibati costumi….
E Goldoni mette in nota :
Elogio ben dovuto alla memoria di Francesco Rubini, il quale quantunque di nascita mantovano, e non del tutto in possesso della lingua veneziana, ha saputo tanto piacere in virtù del suo talento, e della sua buona grazia.
Francesco Rubini morì a Genova nel 1754.