Fiorillo-Vitelli Beatrice. Moglie del precedente, attrice di molto pregio per le parti di prima donna che sostenne col nome di Beatrice. Abbiam visto al nome di Adami Beatrice, com’essa, già moglie di Trappolino, fosse stata nel ’39 rapita in viaggio dal conte Bonaparte Ghislieri ; e dalla lettera del Toschi datata da S. Felice il ’50, e citata al nome del marito, sappiam ch’ella era con lui a Bologna. Da una lettera sua al Duca, che per gentile comunicazione del cav. Azzolini pubblico in fine, e da un’altra del Gualengo scritte da Roma il ’51, ella appare colà con propria compagnia. (Da quella del Gualengo sappiamo che Lelio Andreini vi recitò la parte di Pantalone). E l’ 8 dicembre dello stesso anno, il Granduca di Toscana pregava il Duca di Mantova a non costringere Beatrice Vitelli, comica, a venir in Mantova, dovendo portarsi a Roma.
È questa dunque fuor di dubbio la Beatrice del Loret (V. Adami (?) Beatrice), che a fianco di Locatelli e di Fiorilli Tiberio incantò il pubblico parigino, confusa dall’Ademollo con Patrizia Adami, e probabilmente la Beatrice del Bartoli (V. Adami) che recitava a Verona la Pazzia intorno al’63 (V. Fidenzi Cintio).
Ma ecco la citata lettera, di cui metto la firma autografa.
Se.mo Pn.e mio Sig.e
Io no ho mai hauto magiore ambitione che quando son stata comandata da V. A. e dalla Sua serenis.ma Casa, e l’anno passato subbito chio riceuei l’auiso di quest’honore, dall’ Ill.mo Sig.r Balì Cospi, no solo promessi doi parte a Flaminio p poter fare una mediocre compagnia, ma la Regalai più di quello che il mio stato conportaua ; giunsi a Fiorenza e sa Dio i dispetti che ebbi si da Flaminio, come da Argentina, ne poteuo replicare p che vi agiungeueno la parola e il comando di V. A. S.ma e per tal disgusto mi amalai, come molti lo sanno ; Tralascio ch’egli continouamente mettesse zizanie con tutti i miei Compagni, a ciò tutti uniti facessero contare la sua Bugia p verità, ch’io fossi una donna superba Tiranna di compagnia, et infine che sono pazzacci tutti, et io ero la strapazzata (e uergognia chio lo dicha) da simil gente.
Ne creda V. A. che egli cessi la sua…… di Masaniello, p che continouamente tiene in moto tutti, e questo lo sa cosi ben fare, che imposibile a dirlo. egli sie licenziato dalla Compagnia fuori dogni ragione, e se dice p la uicenda, V. A. no lo creda p che no gl’importa poi che l’anno passato concesso più che uicenda e lui medesimo se ne dichiarato e dichiara al presente che no ha sentimento contrario e che quel che ha fatto di quella sotto scritione, fu consiglio di un de compagni ; ma quello che p verita gli preme, è la parte per la moglie e questo me inporta, p che io che ma fadigo cò la mente più de tutti, a tirar meno degli altri nò è ragione. che Flaminio sia in compagnia no solo mi contento ma son soddisfatiss.ma p che so che è gusto di V. A. e le mie pretensione no son altro che nessun tiri più di me, leuato la spagniola, e quelli di 3 quarti stieno nel suo posto che se gli altri di Compagnia, toltone la mia casa, glie la uoran dare, l’hauro caro anzi p no pregiudicargli faro in aparenza constare, enziandio in scritto, co i compagni che anchio son della medesima volonta di dargli le doi parte ona cbe in sostanza io no resti defraudata nelle parte della mia casa, son pouera giouane, son stata tanti mesi senza recitare, hauto malatie altre prigionie de parenti, famiglia assai, e lite si che puole ognuno considerare come sto. Vorie che no fusse uero quel che dico solo p poter dire A V. S.ma chio uero a seruire p niente. resta solo che V. A. sappia ch’io subbito che si licentiò Flaminio procurai doi inamorati, gl’ottenni, e di metterli in compagnia diedi parola all’Illmo. Residente di Venetia in Napoli, se questi uengheno no so come fare, mi rimetto A V. S.ma obligargli piu tutta la compagnia no lo posso e no lo deuo fare p i rispetti sudetti di tener sempre imoto tutti co in ventioni Masanieleschi et un Cattiuo ne fa cento io no prometto che p la mia casa, e saremo a Dio piacendo quest’Autunno umilmente a seruire V. A. come credo che faran glialtri se hauran giudicio e qui Vmil.te le bacio la Cappa.
Di V. A. S.ma
Roma li 29 luglio 1651.
Infine la lettera seguente dell’Archivio di Modena ci dice com’ella fosse a Torino l’agosto del ’54, tornata di fresco da Parigi.
Eminent.mo et R.mo Sig.r Nipote mio Oss.mo
La S.ra Beatrice vitelli Comica, nel corso delle fattiche, c’ha portato in Piemonte, et qua s’è stabilito merito tale appresso di me, che desideroso di fargliene rissentir gl’effetti non le ho potuto negare di procurar la protetione dell’ Em.za V.ra per lei, et per la sua famiglia. Sono tali i motivi, ch’impegnano la uolontà di V. Em.za a compiacersi di concorrere nelle mie sodisfattioni, che di già mi persuado, che questi incontrerà nè suoi occorrenti l’assistenza delle gratie dell’ E. V. che uantaggiose senza dubbio le riusciranno. La libertà con la quale mi uaglio de suoi fauori seruira a V. Em.za di argomento, come desidero mi venghino da lei somministrati mezi proportionati per comprouare con la corrispondenza l’ affettuosissimo mio ossequio ; Et a V. Em.za bacio affettuosamente le mani.
Di Parigi li 5 di giugno 1654.
Di V. Em.za
Aff.mo Ser.re et Zio
Sig.r Cardinale D’este.
Tomaso.