(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 772
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 772

Diotti Arturo. Nato a Mortara il 2 di ottobre del 1854, ne partì a quattordici anni per recarsi colla famiglia a Torino, ov’essa si era stabilita. D’ingegno svegliatissimo, di memoria facile e pronta, s’era dato allo studio delle lettere, del disegno e della musica, con tutto l’ardore della sua giovinezza gagliarda : ma sciagure domestiche lo distolser presto a’suoi amori per confinarlo in una casa di commercio. L’idea del teatro non gli si affacciò alla mente che dopo di aver sentito per la prima volta Tommaso Salvini a un corso di recite che diede al Gerbino di Torino. Fu una rivelazione. Da quel momento figure e squarci poetici si succedevan nella sua mente accesa : ora era un pezzo dell’ Otello, ora uno della Zaira che egli diceva ad alta voce con febbrile concitazione…. e da quel momento non ebbe più che uno scopo nella vita : salire sul palcoscenico. Fece le prime armi, se così possiam dire, in un paesello poco discosto da Torino, con una specie di compagnia formata da quattro o cinque ragazzi della sua età, e capitanata da Ferdinando Salvaja, amico inseparabile del povero Diotti, del quale, dopo morto, rievocò affettuose memorie, da cui traggo oggi le presenti notizie. A una di quelle rappresentazioni volle assistere la Marchionni : e tanto fu colpita dalle chiare attitudini del Diotti, che lo fece conoscere a Carolina Malfatti, nota maestra, e a Rosa Romagnoli, celebre servetta. Le quali poi lo amarono di amor figliale, ammiratrici profonde del suo ingegno e dell’indole sua. Fu allora che si affacciò alla mente della Malfatti l’idea di una filodrammatica torinese ; alla filodrammatica successe una vera scúola pratica di drammatica al D’Angennes per preparare gli alunni alla scena…. si recitaron : il Duello, il Ferréol, il Ridicolo, la Donna e lo Scettico, le Due Dame…. A una di quelle recite assistè Cesare Rossi, e sentito il Diotti, lo scritturò come primo amoroso per la quareresima del 1878. Che cosa divenisse il Diotti in pochissimo tempo, tutti noi sappiamo…. Poco a lui si addicevano gli amori sdolcinati…. Egli era soldato ; di una fibra forte, robusta ; a volte aspro e rude nella voce ; ma di una fisionomia dolcissima, così dolce che tutta rispecchiava la mitezza angelica dell’indole sua.

E quella fibra gagliarda si spezzò in brev’ora, come quercia schiantata dalla bufera. Arturo Diotti, vittima della sua spensieratezza, moriva a Rio Janeiro, colpito da febbre gialla, alle 2 antimeridiane del 30 giugno 1885.

Giacinta Pezzana, che gli fu compagna con Cesare Rossi nell’ ’80, scrisse di lui :

Povero Arturo ! Caro concittadino, simpatico e geniale artista, perchè abbandonarci così ? Rammento i tuoi primi passi nell’arte, nell’ ’80 ! Quante ansie ! Che dolorosi dubbi (effetto di modestia innata) ti tormentavano ! E che gioja infantile allorchè un battimano, una mia parola d’elogio, o un cenno favorevole sul giornale venivano a rialzare il tuo morale ! Hai amato l’arte come un amante appassionato, ed essa porterà il lutto per la tua immatura scomparsa. Se le tue ossa rimangono preda del micidiale Brasile, il tuo spirito eletto sarà sempre fra noi.