Checcherini Marianna. L’ultima caratterista della scena napoletana, attrice di grandissimo pregio, nacque da Giuseppe e Francesca Checcherini, autore di libretti per musica il primo, cantante comica riputatissima la seconda. Morta la moglie di Salvatore Petito, la famosa Donna Peppa, Marianna Checcherini amante sentimentale e fedele di lui da lungo tempo, potè finalmente sposarlo, facendo così tacer, com’ ella diceva, le male lingue. La troviamo al Teatro Nuovo nel ’34 seconda donna con la madre e una sorella, Giulietta. Dopo il ’44 spariscono dalla scena del Teatro Nuovo. Ma poi vi si rivede la Marianna in sostituzione della caratterista Serafina Zampa nel’64. Passa più tardi al S. Carlino, dove ha sorte migliore (la Zampa non fu per lei dimenticata) recandovi – dice il Di Giacomo – una figurina asciutta, piccola e un’ osservazione satirica che talvolta pungeva forte. Dell’ idillio amoroso di Marianna Checcherini con Salvatore Petito, il Di Giacomo scrive alcune pagine soavissime degne del poetico soggetto (XIV-511). Io riporto quelle che ci descrivon gli ultimi tempi della Ceccherini, le quali non son meno incantevoli nella lor poetica tristezza (XVII-517) :
L’ultima caratterista è morta nel settembre del 1889, per gli anni ch’eran molti e per la miseria, che era grave non meno. Era nata nel 1807 ; di questi ultimi tempi ella avea patito, patito assai, ma le forze non l’avevano abbandonata se non che all’ultim’ora. L’ho incontrata parecchie volte in corridoi di teatri, o d’ avanti a un « botteghino, » o avviantesi, passo passo, lungo i muri, alla piazzetta Tagliavia dove, a casa di Aniello Balzano, Pulcinella alla Fenice, avea un lettuccio per carità. Una sera, quand’ ella era già caduta nell’indigenza, la vidi gironzare nell’ambulatorio del Fondo. Pioveva a dirotto : la poverina, addossata a uno spigolo di muro, levava gli occhi al soffitto, di volta in volta, con uno sguardo cosi triste, cosi disperato che impietosiva. Il buon Dio non le aveva mandato niente, neppur un soldo, e pioveva. La vecchietta piangeva, silenziosamente, con le mani sotto lo scialle ; le sue labbra si movevano, come mormoranti una preghiera. Un giovanotto che l’aveva riconosciuta e s’era fermato, esclamò, indicandola a un altro : « Guarda la Checcherini. » Ella rispose : « Ahimè, quanto scheccherinata, signor mio. » Ripassando poco dopo, la sorpresi che baciava, misteriosamente, una monetina d’argento. Il campanello elettrico chiamava gli apettatori, l’ambulatorio rimaneva deserto. La Checcherini, come la pioggia era cessata, se n’ andava con i suoi dieci soldi, pian piano, infagottata in una veste scura, tutta▶ rammendata, ◀tutta insozzata di mota e così rifinita che pareva le dovesse a momenti cascar di dosso a brandelli. Cenci contemporanei. Poverina, neppure cenci suoi !…
Nell’ elenco della Compagnia di Antonio Morrocchesi pel 1802, trovo un Checcherini amoroso tenero, forse uno zio della Marianna.