Biancolelli Caterina, sorella minore della precedente ; la più rinomata servetta del teatro italiano sotto il nome di Colombina, col quale fu celebre la nonna Isabella. Nel novembre del 1685 sposò a Fontainebleau Pietro Lenoir de la Thorillière, egregio comico del Re, della Compagnia francese, e continuò a recitar le servette alla Commedia Italiana sino all’epoca della sua chiusura che fu il 1697. Le fu offerto allora di entrare alla Commedia Francese, ma ella non accettò e si ritirò per sempre dalle scene.
Morì a Parigi il 22 febbraio 1716, poco innanzi che la Commedia italiana si riaprisse al pubblico per ordine del Duca d’Orléans, reggente, e sotto la direzione di Luigi-Andrea Riccoboni.
Ippolito Lucas, sul proposito de’tipi comici forastieri che servirono alla Commedia di Molière e di Regnard (La France qui rit, par Baumgarten. Cassel, 1880), dice di Colombina :
La Colombina era la compagna obbligata dei servitori astuti ; era la ragazza vivace e astuta, capace di tener fronte ad essi per spirito e destrezza. Colombina, or padrona, or serva, amante di Lelio, l’amoroso, o di Arlecchino, il servo, s’accosta più d’ogni altro tipo al carattere francese. Colombina è soprattutto coquette.
Colombina al pari di Arlecchino, ha generato un mondo di commedie, trasformandosi in migliaja di personaggi, senza però mai mutare essenzialmente il tipo primitivo della servetta birichina. Essa è avvocato, attrice, cantante, acquajola, contadina, contessa, figlia di Esopo o di Cassandro, serva o cognata d’Isabella o di Angelica, moglie di Mezzettino o del Governatore, ma soprattutto amante o moglie inseparabile di Arlecchino, l’oggetto de’suoi sogni. Quanto al personaggio di Colombina, lo si vorrebbe far risalire al teatro antico ; e il Sand trascrive una scena della Mostellaria, mettendo a raffronto delle serve del teatro italiano la Scafa plautina. Sino alla Colombina del xvii secolo, il tipo della servetta, si chiamasse Colombina, o Nespola, o Franceschina, o Diamantina, o Ricciolina restò pressochè invariato, se ne togli quelle variazioni di forma che le venivano dall’attrice che lo rappresentava. Nella Colombina del xvii e xviii secolo, abbiamo lo stesso▶ tipo con accentuazione marcata di birichineria e di civetteria insieme : vero ideale di servetta.
Sul proposito a punto della civetteria, Colombina dice a Isabella :
Non bisogna essere eccessivi mai ; ma siate certa che un pizzico di civetteria nei modi, fa la donna cento volte più amabile e provocante. E lo so da mia madre che in fatto di galanteria era una meraviglia. La sentii dire cento volte che la galanteria è come l’aceto. Mettetene troppo in una salsa, essa divien forte e insoffribile ; mettetene poco, non sa di nulla ; mettetene quel tanto che basti ad aguzzar l’appetito, e vi lecchereste anche le dita. Tale e quale di una donna. Fa la civetta a spese dell’onore ?… Oibò !… Che robaccia !… Non la fa punto ? Peggio ancora !… Essere insulso !… Bellezza addormentata ! Ma quando la donna, bella per giunta, ha quel tanto di vita e di giocondità che ci vuole per divenir piacevole, ah…. schiettamente, se fossi un uomo, ne impazzirei. (Sand, op. cit.).

A leggere tutti i sei volumi del Teatro di Evaristo Gherardi, ci si fa un’idea ben chiara di quel che fosse di amabile diavoleria il personaggio di Colombina nella Commedia italiana a Parigi. Trascelgo dall’Arlecchino Proteo, nel quale la Caterina Biancolelli esordì colla sorella Francesca, e il quale suggerì al signor Devizé l’articolo del Mercurio di Francia, che s’è visto al nome di Francesca, la scena dell’incendio che precede la parodia di Berenice, originalissima nella sua mescolanza delle due lingue.
Colombine. M’hanno detto che Vosignoria vuol parlarmi…. ha, ha, ha ! Che figura graziosa ! Vossignoria mi pare un Dindon à la daube.
Arlequin. Come un dindon ! Son un Comedien, chef d’une troupe de Dindons ; ho volu dire de comediens.
Colombine. Vossignoria è Comediante ? E quando comediarete ? Mi muoro di voglia di vedervi.
Arlequin. Comediarò quando havrò trovà dei Comedianti per Comediar.
Colombine. Che personaggio fate ?
Arlequin. Fo il personaggio principale. Je suis celuy qui finit toujours les Actes.
Colombine. Vous estes donc le Moucheur de chandelles, che finisce sempre gli atti.
Arlequin. Vossignoria si burla. Si vous voulez venir dans ma Trouppe, ve donerò un bon rolo.
Colombine. O Signor si ; ho un gran genio per la comedia. Ma come Vossignoria dice, voglio un bon rolo ; per esempio le rolle du Portier che maneggia l’argento. C’est un bon rolle celuy-là !
Arlequin. Selon le temps & les Pieces.
Colombine. Mais quelle Piece joüerez-vous d’abord ?
Arlequin. Noi cominciaremo per l’incendio di Troja.
Colombine. Ah sì sì, mi piace, il soggetto è buono. E che personaggio farete ?
Arlequin. Il personaggio principale. C’est moy qui feray le Cheval de Troye.
Colombine. Ditemi per grasia l’historia di questo incendio di Troja.
Arlequin. Volontieri. C’est…. c’est…. Mais tout le monde sçait cela.
Colombine. Io non la so e vorrei ben saperla.
Arlequin. C’est…. Mais cela sera trop long.
Colombine. Non importa.
Arlequin. Voicy ce que c’est. L’Incendie eut quelque different avec Troye, & un jour il voulut l’attaquer ; mais dans le même temps il arriva une très grande pluye qui vint au secours de Troye, & qui moüilla furieusement l’Incendie, lequel enragé se retira, & l’histoire finit par une grande fumée.
Colombine. No, no, non mi piace ; è una commedia che farebbe male agli occhi, e che farebbe pianger tutto il mondo. Bisogna trovare qualche soggetto, plus élevé…. Per esempio, gli amori di Piramo e Thisbe, overo d’Angelica e Medoro. Ma no, vorrei ancora qualche cosa di più elevato.
Arlequin. Plus élevé ? Nous pourrions joüer ler Amours des Monts Pirenées. C’est un sujet fort élevé.
Colombine. E chi diavolo vorrebbe montar così alto per veder la Comedia ?
Arlequin. E bene, giocaremo gli amori di Titus Empereur Romain. Io sarò Titus e voi Berenice.
Colombine. Oh questa sì sarà bonissima. Appunto a forza di vederla e di leggerla, la so tutta a memoria. Vado ad imberenicciarmi. Adesso, adesso vengo.
Arlequin. Ed io vado ad intituninarmi. Adesso, adesso torno.
Il costume di Colombina è nel Teatro del Gherardi uguale a quello delle amorose, se ne eccettui il piccolo grembiule. Rappresentando la moglie di arlecchino, ne veste anch’essa l’abito a piccoli quadri di svariati colori. Dallo ◀stesso Teatro del Gherardi il Sand deduce che la Colombina si mostrasse la prima volta in Arlecchina, la sera del 1 ottobre 1695, nella commediola in un atto di Gherardi Le Retour de la foire de Bezons. Da quella sera il costume di arlecchina diventò popolare nelle baracche de’ saltimbanchi, nelle parate, nelle pantomime. Il Watteau, uno de’ più geniali illustratori della Commedia italiana, del quale verrò riproducendo le principali opere, ci ha dato il costume dell’ Arlecchina in una delle sue incomparabili acque-forti (pag. 441) : e ce lo ha dato Geremia Wachsmuth col suo Inverno (pag. 439), nel quale, come si vede, figurano, a lato di Arlecchina, il Dottore, Scaramuccia, e altri tipi del nostro antico teatro.

V. anche il costume di Rosetta, al nome di Bertoldi (pagina 382).
Anche in Goldoni la Colombina è stata scelta nel Teatro Comico a significare il tipo della servetta, che rimane pur sempre invariato ne’varj nomi di Corallina, Smeraldina, Lisetta, Cammilla, a dir de’ più usati : mezzana, sventata, lusingatrice di padroni, chiacchierina, impertinente, civetta, amante o moglie d’arlecchino : ma il tipo della Colombina goldoniana sta a quello della Colombina gherardiana, press’a poco, come la civetta italiana sta alla coquette francese, sia nella forma, sia anche nella sostanza. Nel maggiore sviluppo della Commedia italiana, alcuni tipi rimasero pressochè gli stessi, ma un po’, anzi, raffreddati nell’attenuarsi delle precedenti scempiaggini ; Colombina in vece è andata assumendo proporzioni gigantesche : sia ella protagonista o personaggio di contorno, il più delle volte è il pernio su cui s’aggirano tutte le figure di una commedia : la padroncina per ajuto, la padrona per gelosia, i padroni vecchio e giovane, raggirati, sbeffeggiati, per amore, arlecchino, il futuro marito naturale, per ira, per amore, per gelosia, per disperazione, per…. tutto…. In sino a che la servetta ha seguito l’antica traccia, essa ha avuto sulla scena una parte spiccatissima e un ruolo per sè. Chi abbia come me veduto e sentito nella Cameriera astuta del Castelvecchio le finezze d’espressione, d’intonazione, di dizione della Daria Cutini-Mancini, benchè già fuor dell’arte, può ben essersi fatta una idea chiara e della importanza di quel ruolo, e del valore di chi lo rappresentava, e degli schietti entusiasmi del pubblico. Le Sacchi-Paladini, le Romagnoli, le Cutini spariron dalla scena, e il ruolo della servetta fu a poco a poco ingoiato dalla prima donna o dalla prima amorosa, specie di attrice universale, che secondo l’importanza di una parte sapeva essere ad un tempo e serva e padrona, e vecchia e giovane, e comica e tragica ; fino a che non venne questa nuova forma di arte, che vuole, dicono, la fotografia dell’ambiente, la quale, oltre al ruolo, ne ingojò persino il tipo….