Zerri Antonio. Fratello della precedente, nato a Corfù il 20 ottobre 1837, fu attore assai pregiato nelle parti di caratterista promiscuo, sia per la interpretazione sapiente dei personaggi, e per la verità della dizione, non impeccabile pur troppo per un naturale difetto di pronunzia, che le fece parer vecchio assai prima del tempo. Sposò nel '58 Gioconda Zanoni di Roma, che gli morì nel '65, quand’egli era ai Fiorentini di Napoli in Compagnia di Adamo Alberti, al fianco di Tommaso Salvini e di Clementina Cazzola. Passò a seconde nozze in Venezia il 1881 con Elvira Gorga, pur di Roma, e morì a Napoli, consumato da lentissima tabe intestinale, il 15 aprile del 1903.

La illustrazione che riproduco qui retro dice chiaro quanta fosse la varietà del suo repertorio. L'auge della sua vita artistica fu quand’egli ebbe Compagnia in società con Gaspare Lavaggi, nella quale potè mostrar liberamente tutte le sue qualità di artista, interpretrando con molta intelligenza e con molto successo Luigi XI, La Gerla di Papà Martin, Don Marzio, e specialmente L'Aulularia di Plauto, in cui fu riconosciuto, anche dai più severi, artista sommo.
A proposito dell’interpretazione di Luigi XI, Parmenio Bettòli dettò un lungo articolo, da cui traggo il brano seguente :
…… Nella grande scena del quarto atto col Solitario, ebbe moti, accenti e una espressione della maschera del volto da far correre brividi tra gli spettatori. Egli mi ricordò, quasi alla testualità, il sommo Gustavo Modena, ed è tutto dire.
Ma per farsi un esatto concetto della valentia di lui, bisognava averlo ammirato, la sera prima, nella parte di Fiorenso nei Rantsau.
Quale distacco ! Allora con la sua bella faccia aperta, onesta, leale, tutto sorrisi, dolcezza, angiolesca bontà : adesso scarno, emaciato, terreo, con la voce rantolosa, le smorfie nevralgiche, tutto ghigni satanici, ferocia, scatti improvvisi di belva.
Ed è in codesta versatilità sbalorditiva, che risiede principalmente l’arte vera, la grande arte.