Fabbrichesi Salvatore. Figlio di onesti negozianti, nato il 1760 a Venezia, fu artista mediocre e capocomico rinomatissimo. Sposò verso il ’90 Francesca Pontevichi, prima attrice, colla quale formò compagnia prima in società, poi solo. Nel 1800 s’era già acquistata gran fama come capocomico, e nel 1806 fu chiamato a Milano per formare la Compagnia Reale Italiana al servizio del vicerè Eugenio Di Beauharnais, che dovea recitare al Teatro della Scala, o, quando vi si rappresentavan opere in musica e balli, a quello della Cannobbiana.
Eccone l’elenco al suo costituirsi nel 1807 coi relativi stipendj e le altre spese occorrenti, secondo il progetto presentato al Vicerè d’Italia da Salvatore Fabbrichesi, con le variazioni subite nel personale per l’anno 1809, che traggo dall’Archivio di Milano, per gentile comunicazione del cav. Paglicci-Brozzi :
1807
1 ª attrice | Pellandi | Zecchini 1060 |
1 º attore | Blanes | 500 |
Conjugi Bettini | 440 | |
Tiranno | Provini | 280 |
Servo e suggeritore | Gallina | 330 |
Madre | Fabbrichesi | 300 |
Caratterista | Fabbrichesi | 300 |
» | Marzocchi | 220 |
» | Sarti | 220 |
Generico | Appelli | 160 |
» | Venier | 110 |
Generici 2 i | Pedranzani | 140 |
Macchinisti | Sacchetti | 200 |
Traduttore | Schabett | 50 |
Parti di servitori e ragazzi | 80 | |
Spese di vario titolo, copie, comparse, lettere, cene, ecc | 200 | |
Viaggi e trasporti, vestiario e scenari | 1800 | |
Zecchini 6390 |
1809
Poeta addetto : Antonio Sograffi | |
1ª donna ass.ª | Anna Pellandi |
Altra 1 ª donna | Laura Civili |
Madre | Francesca Fabbrichesi |
Servetta | Maddalena Gallina |
2e Attrici : Lucrezia Bettini – Marietta Pertica |
ATTORI
1 º attore tragico | De Blanes |
1 º attore comico | De Marini Giuseppe |
Tiranno (quello che fece Filippo) | Tessari |
Altro 1 º attore | Bettini |
Amoroso giovine | Visetti |
Caratterista | Pertica |
Padre | Belloni |
2i Caratteristi : Pietro Pincristiani – Fausto Marzocchi – Fabbrichesi fratello (sic). | |
Generici : Simeni – Civili minore – Appelli – Sacchetto figlio – Civili maggiore – Pertica figlio. | |
Subalterni : Gallina – Sacchetto fratello – Civili padre – Bartolo Lisson – Sacchetto padre – Zucchi e Franci. |
La compagnia subì poi altri mutamenti per la morte del Bettini e per la partenza della Pellandi e del Belli-Blanes, della Gallina e del Belloni. E mutamenti avvenner pure nelle paghe degli attori, le quali generarono in arte una vera rivoluzione. Il Fabbrichesi fu il primo a stabilire che i comici pensasser da sè a tutte le spese di vestiario (prima d’allora non dovevan provvedersi per gli abiti in costume che del così detto basso vestiario, cioè scarpe, calze, parrucche, spade, ecc.) e a quelle di viaggio ; ma tale aggravio fu compensato dalle nuove paghe salite a cifre non più sognate : mentre il gran Zenerini trent’anni addietro, e al tempo della sua maggior gloria, non aveva potuto ottenere che uno zecchino veneto al giorno, il De Marini ne aveva 601 all’anno, il Blanes 600, Pertica 450, e Bettini 400. Egli, il Fabbrichesi, aveva lo stipendio annuo di 50,000 franchi ; il diritto di aumentare il prezzo dei palchi e del biglietto d’ingresso, e quello di andar colla compagnia ne’varj teatri comunali del regno, senza pagar affitto di sorta. Il Governo poi si riserbava a sua volta la scelta od approvazione degli artisti principali e delle produzioni vecchie e nuove di ogni genere, esigendo la più scrupolosa esattezza di ambiente sia▶ pel vestiario degli attori, ◀sia▶ per gli scenarj, le comparse, gli attrezzi, gli addobbi di palcoscenico.
Caduto il Regno francese, il Fabbrichesi passò colla fortunata compagnia, modificata in parte per la morte del Bettini e la partenza della Pellandi e del Blanes, a cui successero la Cavalletti-Tessari e Francesco Lombardi, ai Fiorentini di Napoli, al soldo di quella real Corte, con lo stipendio annuo di 12,000 ducati, e il diritto di rimaner capocomico unico in quella capitale. Venne il 1824 nell’Italia centrale, destando entusiasmo dovunque con quella compagnia che aveva accolto un nuovo e grande artista, non mai superato, Luigi Vestri, e la giovinetta Amalia Bettini ; e più tardi la maschera del Meneghino, sostenuta dal Piomarta.
Ma dopo quattro anni di continui trionfi, morì in Verona, l’autunno del 1827, pianto non solo dalla famiglia artistica, che perdeva in lui il più onesto e forte dei capocomici, ma da quanti, conosciutolo, avean potuto ammirarne la onestà dell’animo, la generosità e la delicatezza a tutta prova.
Da alcune notiziole inedite, ricche d’interesse, richiamate alla memoria dell’ottimo amico artista Luigi Aliprandi per l’opera mia, trascrivo quelle che concernono il Fabbrichesi, e preludono alla formazione della nuova impresa Prepiani, Tessari e Visetti, colla quale stette l’Aliprandi dal ’38 al ’51.
Il capocomico Fabbrichesi aveva scritturato quegli artisti, dopo che il re Ferdinando I, ripristinato sul trono delle Due Sicilie, alla caduta di Giovacchino Murat, gli aveva confermato il sussidio annuale di ducati 8 mila, affinchè si dovessero presentare su quelle scene gli artisti più rinomati. Altro vantaggio era un contratto di privativa, contro qualunque altra Compagnia di prosa che non agisse con la maschera del Pulcinella. Il contratto era rinnovabile di otto in otto anni.
Malgrado tali patti eccezionali, il signor Fabbrichesi ne traeva un lievissimo benefizio. Ne ◀sia prova che una sera, recitando il celebre Giuseppe De Marini, furono venduti due soli biglietti di platea. Parrà incredibile ! eppure mi fu narrato da un antico cuscinario di platea che ne ebbe il danno, essendo tre gli addetti a portare i cuscini in platea. Il prezzo dei palchi era esorbitante per la prosa. Quelli di 2º ordine si pagavano più delle attuali lire 16. Quelli di 1º e 3º ordine, più delle attuali lire 14, e negli altri due ordini, meno ; ma se non si regalavano rimanevano vuoti. Le famiglie più opulenti, bramose di assistere a quelle rappresentazioni dilettevoli, istruttive e morali, sottoscrivevano un abbonamento per le sere pari e dispari ; e moltissime per una sola quarta parte, a prezzi ridotti ; ma obbligandosi dal primo giorno di Pasqua, all’ultimo di carnevale. Per la quaresima si usava un abbonamento separato. I posti di platea erano tutti numerati e si pagavano circa lire 1,50. Per qualche mezza fila di platea, si abbonavano degli uffiziali militari dello stesso reggimento ; per altre mezze file, dei borghesi. Gli uffiziali della R. marina, in due palchi di 3º ordine. Per la famiglia reale, erano riservati tre palchi di 2º ordine, prossimi al palcoscenico, con ingresso speciale. Allorchè intervenivano al teatro i sovrani, s’incollava un cartellino rosso, con la scritta a caratteri cubitali « Per ordine » e sull’angolo che da via Toledo conduce al teatro, s’impiantava una specie di fiaccola alimentata con brandelli di legno ; la si accendeva in prima sera e la si toglieva finito lo spettacolo.
Qual popolano o modesta famiglia avrebbe frequentato quel teatro, col pericolo di sentirsi umiliato accanto dell’alta aristocrazia ? Per di più, un picchetto di granatieri era ordinato di guardia all’ingresso dei palchi reali ; e fra le quinte era mandato un caporale con tre granatieri. Appena Sua Maestà si presentasse in palco, uno dei granatieri doveva fare un passo fuori del sipario, col fucile al piede, ed immobile tener sempre fisso lo sguardo sul volto del re. Ciò era detto : fare la statua. Quando il soldato era stanco di quella posa, faceva un lieve movimento con le dita della mano sinistra, ed il caporale ordinava a bassa voce : – Passo indietro ! – La statua retrocedeva, e prontamente un’altra la surrogava.
A tale proposito, rammento che regnando Ferdinando II, vi fu un soldato ehe ebbe la forza di rimanere statua durante l’intero spettacolo. Il re se n’avvide e gli mandò a regalare sei ducati (lire 25,50), ordinando però che non si permettesse mai più un fatto simile.
Torniamo a noi.
Il signor Fabbrichesi ebbe avviso, che allo spirare del contratto in corso, il R. Governo era disposto a rinnovargli la privativa, però riducendo il sussidio a soli ducati 4000. – Fu il colpo di grazia ! – Egli vi rinunziò, dandone avviso ai suoi scritturati, affinchè provvedessero al loro futuro collocamento. Fra questi si annoveravano i già nominati Tessari, padre nobile, con la signora Carolina sua moglie, prima donna ; Prepiani e Visetti, primi attori. Tutti ammirati pel valore artistico, non meno che per la rettitudine della loro condotta nella vita privata. Essi progettarono di stabilirsi in società ed accettare la riduzione del sussidio governativo. Volendo però agire con rettitudine, chiesero, dopo alcuni mesi, al Fabbrichesi se persistesse nel suo rifiuto ; ed in tal caso, qualora a lui non dispiacesse, avrebbero inoltrata domanda per ottenere il contratto di privativa in loro nome. Ne ebbero questa risposta : – Se credete di fare il vostro interesse, date mano al più presto alle pratiche necessarie presso la R. Sopraintendenza dei teatri e spettacoli, e presso il Ministro dell’interno, affinchè nessun’altro vi prevenga ; ed io godrò d’ogni vostro bene, come artista e come impresario. – Onorevole risposta, per chi la diede, e per chi la ricevè !