(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 340-342
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 340-342

Belotti Amilcare (detto in arte Belottino), nacque a Bergamo da un negoziante di seta ; morto il quale, egli, poco esperto e poco incline alla mercatura, finì in pochissimo tempo quanto aveva ereditato. Mostrate nella Filodrammatica della città natale chiare attitudini all’arte, si scritturò per parti di generico giovane e di niuna importanza. In grazia della comicità della persona (era piuttosto piccolo, avea le gambe formate ad arco e il viso di color terreo) potè recitare qualche parte di mammo (ingenuo, sciocco, da mammolo – fanciullo, bambino) nella quale, in quella di Filippetto dei Rusteghi specialmente, palesò nuove e maggiori attitudini alle parti comiche ; tanto che, scritturato da Luigi Domeniconi e Gaetano Coltellini pel 1843, finì coll’assumere il ruolo di brillante assoluto che mantenne per diciotto anni in compagnia del Domeniconi stesso, con piena soddisfazione del pubblico. Nel 1861 passò in quella Romana condotta da Cesare Vitaliani, poi in altre, finchè fu nominato Direttore de’Filodrammatici di Milano, ove morì a sessant’anni circa. Amilcare Belotti salì meritamente in rinomanza per una inesauribile vena di comicità, per una singolare spontaneità, per una scorrevolezza e limpidezza di dizione più unica che rara. Annunciava, secondo l’uso, la sua entrata in scena con qualche parola : va bene, va bene, ecc. ecc. Bastava quel cenno a destare l’ilarità piena del pubblico. Forse al Belottino poteva rimproverarsi una cotal mancanza di finezza nelle mezze tinte, mancanza derivata anche dal fisico volgare ; ma in compenso : quale esuberanza di vita ! quanto amore alle parti che recitava ! e soprattutto : quali polmoni !!!… Di lui dice T. Salvini ne’suoi Ricordi (Milano, Dumolard, 1895) :

Amilcare Belotti fu la delizia dei pubblici italiani, e specialmente dei Romani, che in vederlo si rammentavano di tratto in tratto della loro maschera prediletta, del Rogantino. Due occhietti luccicanti e vivaci da topo, un naso pronunziatissimo e delle gambe arcuate, coadiuvavano a renderlo simpaticamente risibile nelle parti giocose.

Abbiamo di Gustavo Modena, che gli fu amico intrinseco, non poche lettere (G. Modena, Politica e Arte. Roma, 1888) a lui scritte su vario argomento, delle quali alcune troverà il lettore al nome di Modena stesso. Qui ne trascrivo due brani (3 settembre ’56 da Tor Luserna, e 8 giugno ’58 da Torino), che riguardan la persona del Belotti, e ne mostran l’indole a evidenza.

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Dunque tu vuoi venire nella Compagnia di X ? Sei un briccone : e il Dio della scena ti punirà d’aver disertato la bandiera di monsignor Domeniconi, placida vittima della tua tirannia. Lo rimpiangerai…. ma io già non credo che tu voglia davvero voltargli le spalle : sospetto bensì che tu tiri il roccolo per farti esibir maggior paga da X e poi dire con tuono flebile a Domeniconi : Papà mio, mi piange il cuore, ma vedi, mi offrono 500 di più ; io sono pover’uomo, crescimi tu i 500 ed io resto con te fino alla morte. Furberia da bergamasco, ma vecchia : tu non inventi nulla, non eclissi il tuo concittadino Brighella-caviccio-gambon.

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Con questa lettera obbligatoria in via commerciale da valere come un rogito del notaro dottor Bellini, rinunzio per me ed eredi, in favore dell’egregio artista Amilcare Belotti, ad ogni e qualunque direzione di dilettanti drammatici, nata e nascitura nell’ Orbe terraqueo illuminato dal sole e dalla luna ; assoggettandomi in caso di mancanza alla mia obbligazione, a rifondere il valsente delle penali pagate e da pagarsi dal capocomico Domeniconi, più i danari spesi e da spendersi dal sullodato capocomico in viaggi d’andare e venire colla sua nomade Compagnia. In fede Gustavo Modena.

Sei contento ?

Figurati, anche jer l’altro venne David Chiossone a Torino per parlarmi d’una direzione a Genova : e lo mandai via colla comminatoria che se me ne riparla lo morsico.

Se i dilettanti non ti afferrano come un Messia del cielo io li compiango. Dove vogliono trovare un infaticabile che ti valga ? Quando tu convertirai la tua lupa, la tua fame di recitare in fame di dirigere, tu spingerai la antica Filodrammatica milanese in nuove regioni di progresso, la ringiovanirai ! E poi, per quei Burgravii della Società, tu Lion, tu uomo universale, compiacente, pregno di ripieghi e di sanatorie, tu sei l’uomo unico, introvabile ! Forse farà ombra a Milano il tuo essere da Bergamo : ma Domeniconi ti ha tanto navigato che della natura prima non ti deve esser rimasto neppur l’odore. Se sei d’un paese, sei di Roma.

E alle lettere del Modena faccio seguire un brano di Giuseppe Costetti che tolgo da’ suoi lepidissimi Bozzetti di teatro (Bologna, Zanichelli, mdccclxxxi) :

Del cinquanta, quando la rotta di Novara e i Francesi in Roma empivano di lagrime gli occhi d’Italia, la Compagnia Domeniconi correva i teatri della penisola. L’idolo del pubblico era Amilcare Belotti, a preferenza della prima attrice e del primo attore. E la prima attrice si chiamava Adelaide Ristori, il primo attore si chiamava Tomaso Salvini.

Ed anche lasciando stare le epidemie e le guerre disastrose, il brillante è sempre il beniamino del pubblico, che gli perdona quanto punirebbe in altri senza misericordia. Amilcare Belotti, negli ultimi anni d’arte, s’impaperava più dell’onesto.

In una scena nella quale sorprendeva una conversazione intima, disse ai due innamorati confusi : continuinino.

Questo lusso di ni nell’imperativo plurale del verbo continuare suscitò una fragorosa risata e un vivissimo applauso.

Nelle successive rappresentazioni il Belotti continuò a dire Continuinino, e il pubblico continuò ad essergliene riconoscente.