(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 863
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 863

Farina Giulio Cesare. Milanese. Formò compagnia a Napoli per due anni, con scrittura firmata il 5 luglio del 1575, in società con Mario, alias Lepido, De Thomase di Siena, Iacop’Antonio De Ferrariis di Napoli, Alfonso Cortese di Napoli, e Francesco Viviani di Lucca.

La scrittura, di cui i punti più caratteristici sono i seguenti, è riferita intera dal Croce (op. cit., 776-777) :

Chiunque de’ Soci mancasse di fare e recitar comedie, dovrebbe pagare a’compagni una multa di venticinque ducati.

Dato il caso che alcuno de’compagni et compagne si ammalasse o andasse in prigione per causa di detta compagnia, gli altri dovevano corrispondergli la sua parte di guadagno giornaliero, e portargliela sì in casa, sì in carcere, ecc. ecc.

Il guadagno netto della Compagnia, pagati gli altri scritturati secondo il pattuito, doveva esser diviso tra’ Soci in parti uguali. – I conti dovevan farsi ogni domenica sera.

Ognun de’Soci doveva confessarsi tre volte l’anno : cioè la Pasqua di Resurrezione, l’Assunzione e il Natale.

Se alcuno di essi bestemmiasse e fosse inteso da’compagni, questi dovevan subito andarlo ad accusare.

Altro di lui non sappiamo.

Ma qui potrebbe saltare agli occhi della mente quello Zan Farina o Gian Farina, aggregato a N. Deslauriers, detto Bruscambillo, famoso buffone e ciarlatano, poi attore con Gian Farina stesso (ch’egli chiama nel prologo dell’amicizia venerabile confratello) all’Hôtel di Borgogna. Essi erano a Parigi, operatori e venditori di droghe, e avean banco, l’uno al Pont-au-change, l’altro al Pont-neuf. Poi si unirono, e corser la provincia insieme ; e da certi prologhi di Bruscambillo pubblicati, quali a Bergerau, quali a Bordeaux e a Rouen, pare che Gian Farina fosse una specie di direttore delle commedie che si solean recitare in banco, prima della dispensa degli specifici. Anche all’Hôtel di Borgogna, ov’entraron circa il 1606, diventò Gian Farina il sovrintendente. Di lui dice Bruscambillo che era grasso e di aspetto gioviale, e lo comparò talvolta a Bacco. Ebbe davvero tal nome il Farina dalla consuetudine d’infarinarsi la faccia ? o quella consuetudine gli fu suggerita dal nome ? Ed era egli francese o italiano ? In una lettera del 1612 dell’arlecchino Martinelli al Cardinal Gonzaga è detto : che la ne faci avere Zanfarina…. Zan Farina dunque non solamente fu maschera del teatro italiano, ma vi ebbe chi sotto quel nome recitò con grido, se fu proposto dal Martinelli per una Compagnia che doveva recarsi a Parigi. Anche il Callot ce ne ha lasciato il costume ne’ Balli di Sfessania, danzante in coppia colla Franceschina. (V. Roncagli).