Bissoni Giovanni. Nato a Bologna nel 1666, si unì a soli quindici anni, a un ciarlatano, certo Girolamo, che vendeva i suoi unguenti col mezzo di buffonerie…. In capo a qualche tempo, il Bissoni ne seppe quanto il maestro, del quale divenne il socio, poi separatosene, il concorrente. Andato a spacciare i suoi unguenti a Milano, e trovato il posto preso dal rivale, per non si morir di fame ricorse a uno strattagemma. Innalzò il suo palco sur una piazza vicina a quella ove agiva l’altro, e si diede a vantar le sue droghe enfaticamente : « Ma, a che vantarle ? » sclamava poi ; « voi tutti ben conoscete i miei rimedj, poichè son gli stessi che spaccia nella piazza vicina il mio rivale, di cui io sono il figliuolo. » E qui si diede ad architettare una storiella verosimile, secondo▶ la quale, per certe sue ragazzate, sarebbe stato maledetto e scacciato dal padre. Riferita al ciarlatano la cosa, Bissoni approfittando della commozione de’circostanti corre alle ginocchia del presunto padre, chiedendogli perdono delle sue mancanze. Il ciarlatano era fuor de’gangheri e dichiarava non solo di non esser suo padre, ma di non averlo mai conosciuto :… e più inveiva contro di lui, più cresceva nella folla la compassione pel disgraziato ragazzo, di cui furon comperate tutte le droghe, e a cui furon fatti per giunta molti regali.
Bissoni, lieto del successo ottenuto, ma temendo alcun guajo, si affrettò di abbandonar Milano ; e poco tempo dopo il mestiere del ciarlatano, aggregandosi a una Compagnia di comici, nella quale recitò le parti di Scapino. Passò poi al servizio del signor Albergotti, ◀secondo▶ il Sand e il Des Boulmiers, e del Marchese Tangoni, ◀secondo▶ il D’Origny, in qualità di maestro di casa ; e si recò in Francia. Tornato in Italia, fu accettato dal Riccoboni nella Compagnia del Duca di Orléans per le parti di Zanni, che egli sostenne col nome sempre di Scapino, fino al tempo della sua morte, che fu il 9 maggio 1723.

Il Bissoni non ebbe elevatezza d’ingegno come artista, ma una sensibilità squisita, e un cuore eccellente.
Pare, ◀secondo▶ il D’Origny, che egli esordisse il 21 settembre nella Grotte de Scapin, in cui prese il nome di Finocchio. Cominciò a recitar colla maschera, ma fu costretto dal pubblico a lasciarla alla seconda scena. « In Francia, scrive il D’Origny, si voglion vedere le diverse passioni dipingersi sul volto degli attori. »
Il poco che potè mettere assieme lasciò a Luigi Riccoboni, il quale, con lettera-patente data a Versailles il maggio 1723, fu autorizzato ad accettare la eredità. La lettera è pubblicata per intero dal Campardon. Quanto al costume e al carattere dello Scapino, metto qui tradotte le parole del Riccoboni che sono nella sua Storia del teatro italiano a illustrazione della figura del Joullain (V. pag. 451) la quale, ◀secondo il Gueullette è stata fatta per Bissoni stesso.
Abbiamo una stampa di questo costume, disegnata e incisa a Parigi dal Bel, che era un famoso disegnatore italiano. Questo costume, stando alle apparenze, era sul teatro innanzi a quello di Beltrame, Niccolò Barbieri, che era milanese, e che volendo parlar la lingua del suo paese, ne portava anche il vestito. Nel resto si conformò al carattere dello Scapino, poichè la maschera dell’uno è uguale a quella dell’altro. Quanto al carattere di Scapino, è il medesimo degli schiavi di Plauto e di Terenzio ; intrigante, furbo, che s’impegna di condurre a buon termine tutti gli affari i più disperati dei giovani libertini ; che si picca di far dello spirito, che parla molto e molto consiglia. È infine il ritratto vero degli Schiavi della Commedia latina. Tutte le commedie di Plauto sono state recate sul nostro Teatro Italiano per la facilità del carattere principale, che è quello degli schiavi, applicato a questo personaggio.
Il famoso disegnatore italiano le Bel non fu altri forse che Stefano Della Bella, e il costume di cui parla Riccoboni fu quello forse di Buffetto (V. Cantù), che è in tutto somigliante a quello dello Scapino. Lo Scapino del Callot, invece (V. Gabbrielli Francesco), ci dà la solita variazione quasi inavvertita dei Pulcinelli, Gianfarine, Fritellini, Francatrippe, ecc., ecc.