(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 584-585
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 584-585

Capelli Enrico. Artista contemporaneo de’più intelligenti e de’ più originali nel vario significato della parola, nacque a Bologna il 29 dicembre 1828. Fu in società, o solo, sempre alla testa di compagnie di second’ordine, che sfasciava e rimetteva assieme da un momento all’altro, senza preoccupazioni di sorta. Le sue strampalerie lo avevan fatto un comico guitto, e un artista intermittente !

A teatro pieno rimandava la gente, perchè non si sentiva la voglia di recitare : talora da una parola all’altra metteva una pausa eterna, tanto da destar qualche mormorio nel pubblico. Allora egli si volgeva alla platea coll’occhio vitreo, col viso allampanato ; restava lì un istante a guardar la folla stupefatta, poi volgeva le spalle e riprendeva serenamente la scena interrotta. Si racconta che al famoso monologo dell’Amleto, egli, una volta, proferito il primo essere…. si fermò…. Dopo alcun tempo uno del pubblico ad alta voce gli disse : Mo avanti dunque ! Ed egli placidamente : Mo aspetta !… Dopo le quali parole, tornato Principe di Danimarca, disse il suo e non essere coll’accento voluto dalla scena. Talora l’esquilibrio della mente lo fece nervoso, intrattabile. E di tali nervosità ebbe prove, a volte troppo accentuate, specialmente la moglie Giuseppina Ferroni, una delle più avvenenti attrici del nostro teatro di prosa, seconda donna di pregio, ammirata e festeggiata a Parigi al fianco di Adelaide Ristori.

Ma quando la febbre dell’arte lo coglieva, quando la sua mente era intera nel personaggio che egli rappresentava, quando si mostrava al pubblico sicuro di sè, padrone assoluto della sua voce, del suo gesto, della sua concezione, quale artista ! Recatosi all’Arena Nazionale di Firenze, avanti al ’70, fu tale il successo ch’egli ebbe coll’Amleto in una di coteste sere di lucido intervallo, che fu istantemente pregato, cosa non mai accaduta nè prima, nè dopo di lui, di trasportare le tende al Teatro Pagliano per meglio appagar le esigenze del pubblico. E l’Amleto fu replicato senza incidenti, in mezzo alle urla frenetiche, spontanee di una folla elettrizzata, accatastata ne’ palchi, nel lubbione, in platea. Un po’alla volta le stramberie cessarono e dieder luogo a una specie di mania solitaria…. Il Capelli vive oggidì a Bologna, passando le notti al Caffè del Corso tacito, isolato, guardando i cerchi di fumo che s’alzano dal suo sigaro, e nè men forse ascoltando chi parla intorno a lui.

Di quando in quando si risveglia nel suo cervello il ricordo de’ passati studi e allora tenta di ricostruirli o a sè stesso o a qualche sciagurato curioso…. Ma l’occhio non lampeggia più, l’anima non più s’infiamma, la parola è fredda, le dissertazioni si succedon disordinatamente alle dissertazioni, e lo spensierato Edmondo Kean, e il pazzo Principe di Danimarca ricade nel suo letargo…. a pena indicato alla curiosità o alla derisione dei comici.