Guidantoni Rosa. Artista pregiatissima per le parti
caratteristiche, nacque a Rimini da Guido Guidantoni e Colomba Masi, non
comici. — Dopo di avere recitato, bambina, tra’ filodrammatici della città, dopo di
avere studiato il ballo, preconizzata dalla celebre Mayvood una futura ballerina di
cartello, dopo di avere studiato il canto a Firenze col maestro Romani e il suo alunno
Vanuccini, e di aver cantato a quel teatro della Pergola e ne’ maggiori d’Italia,
scritturata per un triennio dal celebre maestro Lanari, eccola finalmente entrare nella
Compagnia formata allora da Giuseppe Peracchi, poi in quella di Ernesto Rossi (’63-’
64), che la chiama nelle sue memorie servetta e seconda donna
pregevolissima, e al quale ella tributa la più profonda riconoscenza di scolara.
La Guidantoni nel corso non breve di quarant’anni, è stata la più varia, bizzarra,
strampalata, ribelle, indipendente, chiassona delle artiste e delle donne. Artista, non
recitò parti di amorosa, donna non ebbe marito : all’ infuori di queste due eccezioni,
tutto ella provò, pigliando dal mondo il buono che potè, e
vivendo la più allegra delle vite. Molte compagnie l’ebber con sè attrice comica e
compagna incomparabile : dalla prima, come s’è detto, del Peracchi, a quella stabile
napoletana dello Squillace (1898). E se nella commedia assurse a grandezze toccate da
poche, nelle tragedie non fu spregevole. Recitò con pari ardore e con pari coscienza la
Madama Bonivard delle Sorprese del divorzio, in
cui trasse assai profitto dall’antico studio della danza, e la Clitennestra dell’ Oreste, la Cesarina del
Figlio di Coralia, e l’Ofelia dell’Amleto. Ebbe devozioni di amica, per rispetto dell’arte, senza precedenti. In
una particina di schiava nera della mia Clodia, si tingeva tutte le
sere a buono la faccia, il petto e le braccia, rimanendo gran tempo in teatro a commedia
finita per restituirsi al natural candore. Viaggiò mezzo mondo ; cantò
in operette col Luzi a Napoli ; cantò e recitò in riviste ; diresse filodrammatiche ;
scrisse poesie e ne recitò parecchie ; commemorò il Guerrazzi a Palermo, elogiò il
Carducci a Bologna ; dettò commedie e monologhi ; tradusse romanzi dal francese e dallo
spagnolo ; fu giornalista, ed ebbe patente di maestra superiore. L’arte la sua
grandezza, la letteratura il suo debole. « I miei cari libri — ella scrive — nell’
assenza de’corteggiatori, rappresentano gli amici della mia vita intima solitaria !
Amici fedeli che seppi e volli preparare alla mia vecchiaja ! »
