Caracciolo-Ajudi Carolina. Cominciò ad acquistar fama nella società formata pel 1851 dalla celebre Carolina Internari, in cui sosteneva il ruolo di prima donna e prima amorosa. Fu sempre in ottime compagnie, fra cui, nel ’53, in quella condotta e diretta da Antonio Feoli, finchè sposato il brillante Amilcare Ajudi (V.), si fece capocomica ella stessa. Nel ’56 era la prima attrice della Compagnia di Antonio Stacchini, e nel ’57-58 della Compagnia Ligure, la seconda di proprietà di Giuseppe Trivelli, e diretta dallo stesso Stacchini. Fu nel ’66 con Colomberti e Casilini, poi con Cesare Vitaliani, e finalmente con Tommaso Salvini.
Apparve la Carolina attrice di molti pregi così nella commedia, come nella tragedia : ebbe onore di applausi e poesie da ogni pubblico. Nella sua beneficiata al Valle di Roma, recitando la Maria Stuarda di Schiller, fu una pioggia non interrotta di fiori e sonetti ed epigrafi, con dono agli spettatori del suo ritratto, disegnato da Carolina Grasselli Scröther. Ecco una delle epigrafi :
A CAROLINA CARACCIOLO AJUDI
che
nell’arte drammatica
potentissima
somma
sublime
vaga nel riso
terribile nell’ira
pietosa nel pianto
soavemente
a voler suo ogni animo rapiva
con ingegno precoce
sulle scene del teatro valle
i romani
ammirando
plaudendo
questo ricordo
tenue compenso a tale valore
offrivano
l’autunno 1856
Anche sapeva cantare con molto garbo ; e nella commedia Clelia o La Plutomania di Gaetano Gattinelli, il caratterista della compagnia, eseguendo la romanza del maestro Lafon, destava l’ammirazione di ogni pubblico.
Carolina Internari, abbandonate dopo tanti anni di gloria le tragiche scene, lasciava in retaggio alla Caracciolo il diadema ond’ella si cingeva in Medea, con queste parole : Eccoti, Carolina, una mia memoria : io portai questa corona per venti anni, e mi è cara sopramodo perchè tanti trionfi mi ricorda ; te la dono, perchè non saprei a chi meglio dedicarla.
Pregi incontestabili doveva avere la Caracciolo : che fosse oro colato tutto quel che usciva dalla penna de’suoi laudatori non giurerei. Anche a Torino, per sua beneficiata, vi fu il dono de’ ritratti dell’artista.
E questa manifestazione di stima, strana nel suo riprodursi, mi fa pensare a quell’artista che a ogni serata d’onore riceveva la sua stessa corona d’alloro….
Nel Trovatore del ’57 si legge al proposito della Caracciolo, dopo un lungo articolo di lodi sperticate : « questo registriamo per amore di verità e per rispondere alle stolte e villane critiche di un giornale senza credito che si stampa a Torino. » ( ? ? ?)