Campana Ercole, bresciano, fu capocomico pregiato e pregiato caratterista. Dopo di aver fatto parte delle primarie compagnie Taddei, Righetti e Bazzi, ne formò una egli stesso in società con Pietro Solmi e Giovanni Pisenti, colla quale si trovava il 1820 al S. Benedetto e alla nuova arena Gallo di Venezia.
Eccone l’elenco :
DONNE
Elisabetta Campana, prima donna
Rosa Olivari Pianigiani, seconda donna
Elena Cantual, madre
Antonia Olivari | |
prime amorose | |
Carolina Borra |
Paola Pisenti, serva e caratteristica
Agnese Mancini | ||
generiche | ||
Antonietta Bresciani |
UOMINI
Pietro solmi, primo attore
Giovani Gisenti, primo amoroso
Angelo Pianigiani, secondo amoroso
Antonio Mancini, padre
Pietro Borra, tiranno
Luigi Carnoli, brillante
Ercole Campana, caratterista
Federico Lombardi, altro caratterista
Gio. Batt. Maroadi, generico dignitoso
Filippo Bresciani | ||
Angelo Pisenti | Generici | |
Lodovico Mancini | ||
Angelo Mancini | parti ingenue |
Luigi Barbieri, poeta e rammentatore
Filippo Margoni, guardarobe
Lorenzo Zavagna, macchinista
La Compagnia recitava ora allo scoperto, di giorno, ora in teatro chiuso di sera, cercando di contentar tutti i gusti con commedie di carattere e con drammi spettacolosi che avean per base l’inverosimile. Nè il repertorio era molto diverso da quello di compagnie di maggior conto. Accanto alle commedie del Goldoni e del Nota figuravan sempre come contrapposto i drammi lacrimosi del Federici quando non erano l’Incendio di Troja e la Navigazione di Enea del Chiari, o La Grotta del Misfatto del Signori, o La Vendetta d’Apollo c Diana dell’Avelloni, per dir de’ meno peggio : nè anche mi par bene stabilito se il pubblico più volentieri accorresse a veder questi che a sentir quelle.
E il n. XV del Giornaletto ragionato teatrale di Venezia per l’anno 1820, dice in proposito della Compagnia Campana, che
si è meritata la benevolenza di quel pubblico intelligente, mediante l’indefesso zelo che dimostra nell’ esecuzione delle rappresentazioni, che di mano in mano si vanno esponendo su quelle scene. L’Otello, rappresentazione d’argomento patrio, ne sia tra le altre di prova, il di cui buon esito devesi ripetere fuor di dubbio e dalle molte correzioni fatte al non perfetto originale, e dalla sfarzosa decorazione e dalla più accurata esecuzione.
L’Otello era dell’attore Luigi Bellotti, e il n. 7 del Giornale delli Teatri Comici delle città principali d’Italia, dice che poteva passare nel genere degli spettacoli, ma che non conveniva esaminarlo, nè farne commenti.