(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 534-535
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 534-535

Burchiella Antonio. Si nasconde sotto questo nome Antonio da Molino, veneziano, attore assai pregiato non che pregiato scrittore, amico intrinseco di Andrea Calmo, il quale gli scrive la tredicesima lettera del primo libro, interessantissima per la storia del costume, coll’indirizzo : « al mio conzontao in openion, M. Antonio Burchiela, » e colla firma : « El gemini de la vostra sfera, Allegreto d’i Sepolini da Comachio. » Che il Burchiella fosse valoroso attore sappiamo da Calmo stesso, che di lui faceva sì gran conto, da esclamar nella lettera di chiusa del libro secondo, vòlto alle povere commedie, ridotte a mal partito : « orsù, state di buona voglia ; chè sino al tirar del fiato di Burchiella e a l’aprir delle mie mascelle, vi faremo, per quanto ci sarà possibile, star su l’onor vostro. » E meglio lo sappiamo da Messer Ludovico Dolce, che nella lettera di dedica a Giacomo Contarini del poemetto di Burchiella i fatti e le prodezze di Manoli Blessi strathioto, ci dice di lui che nel recitar commedie passò così avanti, da poter essere meritamente chiamato il Roscio dell’età sua. – E de’versi che il Burchiella lasciò in italiano e in greco, dice il Dolce ch’e’ potean contendere con quelli del Bembo e del Petrarca.

Il poemetto delle prodezze di Manoli Blessi è scritto in una lingua (greco volgare ?) che ha – dice il Rossi (le lettere del Calmo) – fenomeni fonetici dei dialetti istriani e dalmati, e nella quale scrisse anche il Molino alcune barzellette ispirate dai preparatori della battaglia di Lepanto. Dettò in veneziano alcune Rime, tuttavia inedite nel codice Marciano It. IX 173, e in lingua italiana un Dialogo ovver Contrasto d’amore, e un Dialogo piacevole di un greco et di un fachino. (Rossi, ivi).

Burchiella Luzio. Recitò la parte di Dottor Graziano nella Compagnia de’Comici Gelosi che si recarono in Francia nel 1572, sostituito nel 1578 da Ludovico De Bianchi ; e potrebbe anch’essere il conduttore e direttore di quella tal Compagnia menzionata dal Rogna in varie lettere. (D’Ancona, op. cit.).

11 Maggio 1567. S. E. ha fatto recitare oggi una comedia dai Gratiani.

18 » » Heri si fece nel palazzo del Sig. Cesare Ecc.mo una comedia de’Gratiani.

E il medico Ettore Micoglio sotto la stessa data :

Qui non si sente di nuovo che le commedie del Gratiano.

Fu il Burchiella comico pieno di brio. Abbiam di lui il seguente sonetto inserito nelle varie poesie che seguono l’orazione funebre del Valerini per la Vincenza Armani (V.) :

Dal pigro sonno, che con gli ozj suoi
neghittoso alle fredde ombre ti rese,
alma risorgi, e fa al mio cor palese
quell’affetto d’amor che or dorme in noi.
Mente confusa, oppressi spirti, e voi
mie dormenti virtù le voglie accese
abbiate in lei, ch’è in terra un sol cortese
più di te, Febo, e de’ bei raggi tuoi.
Cantate le bellezze che non ponno
dal tempo o dalla morte esser corrotte,
che invidia ve n’avranno Uomini e Dei.
Cosi dagli occhi sbandirete il sonno,
e condurrete a più sicura notte
e a più felice occaso i giorni miei.

E abbiamo una lettera in lingua graziana (V. Bianchi [De] Ludovico) tratta dalle Argute e facete lettere di Cesare Rao, e già pubblicata dal Bartoli.

Egli è probabilmente quello stesso Lucio Fedele, di cui parla il Quadrio, e che cominciò a fiorire verso il 1560. « Il Ghilini nel suo Teatro – dice esso Quadrio – per occasione di Giulio Cesare Capaccio, fa menzione di costui, come di eccellentissimo comico, e il migliore assolutamente de’ tempi suoi. Il detto Capaccio inviò a questo Lucio la sua commedia, perchè colla sua compagnia la recitasse, come si ricava da una lettera dello stesso Capaccio posta nel Libro I del suo Segretario. »