(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 995-998
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 995-998

Gattinelli Luigi, nacque a Meldola il 1786 da Niccolò, orefice, e da Teresa Fanelli, e vi fu battezzato, nella chiesa arcipretale di S. Niccolò, il 13 di aprile. I primi studi egli fece a Lugo ov’erasi trasferita la famiglia, ma poi fu mandato a Bologna a perfezionarsi nell’arte d’ingemmare. Sposò nel carnovale del 1806 a Lugo la lughese Giuseppina Stanghellini, sarta, da cui ebbe i due figliuoli Gaetano ed Angelo, prima di darsi al teatro. Ecco il sonetto a stampa per le faustissime nozze, dettato da certo signor Cricca :

O caro Gattinel che bravamente
dell’orefice eserciti il mestiere,
e conoscere sai perfettamente
le gemme false dalle gemme vere ;
giacchè di prender moglie immantinente
ti venne il tanto natural pensiere,
vuò dirti ciò che può sicuramente
farti felice in tutte le maniere.
La giovine, che prendi per tua Sposa
è sì garbata, virtuosa e onesta,
che fra le gemme è gemma prezïosa.
Come quelle che leghi in oro, questa
serba, e vedrai, che in ciò tutto riposa
la sola Pace, che a goder ti resta.

Tratto dall’amor della scena, entrò in una filodrammatica, e in brevissimo tempo sviluppò tali attitudini, che il Demarini, uditolo, gli fu largo di quelle lodi che lo decisero a lasciar l’arte del bulino per quella di commediante ; e abbandonata la casa paterna e la moglie e i figliuoli, si scritturò in una compagnia di pochissimo conto, passando, dopo alcuni anni di vagabondaggio, in quella di Francesco Taddei, col quale stette dodici anni. Acquistatasi fama di egregio artista per le parti di primo uomo, fu in tal ruolo e per un triennio scritturato da Luigi Vestri ; ma impinguatosi alquanto coll’ avanzar degli anni, quel ruolo abbandonò per abbracciar l’altro di caratterista e promiscuo, con cui fu scritturato da Solmi e Pisenti, e in cui riuscì ottimo, avendo saputo togliere tutto il buono che potè da Francesco Taddei e Luigi Vestri, e adattarlo a’suoi mezzi. Da quella di Solmi e Pisenti passò, la quaresima del 1826, nella Compagnia di Luigi Domeniconi, poi, il ’35, in quella di Romualdo Mascherpa, col quale stette sino all’estate del ’45 (29 luglio), epoca della sua morte, avvenuta in seguito a ribaltatura del legno a Regginara, presso Marradi. Egli battè del petto contro il lastrico del ponte, e morì nella notte, proferendo le testuali parole : « atto terzo, scena ultima. » Nella chiesa di S. Francesco di Paola a Torino, gli furon fatte solenni esequie a cura del figlio Gaetano, comico al servizio di S. M., alle quali assistevan tutti i comici della Compagnia Reale e di quella del Favre. Angelo Brofferio nel Messaggere torinese lamentava così il tristissimo avvenimento :

Una gravissima perdita fece ne’scorsi giorni il Teatro drammatico italiano nell’ artista Luigi Gattinelli, il quale dopo Luigi Vestri era caratterista a nessuno secondo. Ristabilito appena da lunga malattia, mettevasi in viaggio per Firenze, e disgraziatamente trovava la morte sotto le ruote della carrozza che nella via si rovesciava. Al merito distintissimo dell’attore, le virtù dell’uomo si ammiravano in lui congiunte, chi lo conobbe lo amò, chi lo udì sulle scene non si stancò dall’applaudirlo. Al dolore del figlio suo Gaetano Gattinelli cosi diletto alle scene torinesi col più profondo sentimento del cuore sinceramente partecipiamo.

In fine di un cenno necrologico, dettato dal collega Giovan Maria Borghi (V.), è la seguente nota manoscritta del figliuolo Angelo :

È qui dimenticato il più bell’ elogio di mio padre come uomo. — Iddio, a cui ricorse in pensiero senz’ira, gli concesse alcune ore di mente serena, prima della sua agonia. Il paziente, qual buon cristiano, accettò i conforti della religione con esemplare rassegnazione, e spirò come un angelo in braccio del Signore.

In una celletta presso Marradi fu alzato un monumento a perenne sua memoria, con una lunga iscrizione latina, dettata da L. G. Ferrucci.

Antonio Colomberti lasciò scritto di lui che fu onestissimo, ottimo padre e filantropo ; che, affezionato a’suoi confratelli, aiutò sempre tutti coloro che ricorsero a lui per bisogno. Tra le commedie ch’egli recitò con grande successo vanno annoverate le seguenti : La bottega del caffè, Il Poeta fanatico, Il Disperato per eccesso di buon cuore, Don Cesareo Persepoli, L’Ajo nell’ imbarazzo. Il Pronosticante fanatico, Il Figlio del Signor Padre, Il duello alla Montagnola di Bologna, il Filippo, la Malvina, La famiglia Riquebourg, I Rustici, Sior Todero brontolon, ecc.

Il Giornaletto ragionato teatrale del 1820, dando conto della Compagnia Taddei al Teatro Goldoni di Firenze, dice del Gattinelli che « nella declamazione della tragedia inclina al languore che può convenire alla commedia ( ?) ; ed in questa per voler troppo comparire naturale, cade nella freddezza. » Dalle quali parole mi pare si possa oggi trarre argomento di molta lode per l’egregio artista. Lode che ci viene confermata dal capocomico Romualdo Mascherpa, il quale privato a un tratto di lui, si presentava l’autunno del ’45 al Metastasio di Roma col seguente manifesto :

Dolente oltremodo il capocomico Romualdo Mascherpa che i Drammatici al servizio di S. M. la Duchessa di Parma da lui condotti e diretti siano rimasti per non sospettato desolante episodio, privi improvvisamente del distinto caratterista Luigi Gattinelli di sempre cara ed onorata memoria, non ha negletta alcuna delle più ingegnose premure per dare rapidamente un’acconcia sostituzione al valoroso artista mancato. Gli era troppo a cuore presentarsi con un completo drappello di attori alla diletta sua Roma, città delle sue più nobili e tenere memorie, città che saluta quasi per seconda sua patria ; ma nel meglio di utili trattative, quasi concluse, accaddero inattese vicende che fallir fecero le sue ben concepite speranze.

………………………..

Romani ! Illustri Romani ! Un raggio dell’implorato vostro patrocinio mi conforti nel dolore da cui sono amareggiato per la perdita d’un vecchio, leale amico, d’un caratterista intelligente, studioso, fortunato imitatore del vero…………

……………………….

Della Compagnia eran parti principali Adelaide Ristori, Giuseppina Zuanetti, Giacomo Landozzi, Carlo Romagnoli e Giovanni Leigheb.

Della intelligenza e dello studio di Luigi Gattinelli fanno fede alcune sue lettere, in cui si discorre largamente di commedie originali e tradotte, del ’28 da Firenze ad Antonio Benci, in Livorno, autore della Bottega del libraio, del Salvator Rosa, e di altro, e del ’44 da Trieste al figliuolo Angelo in Vicenza.

Da questa tolgo il seguente brano :

Credo che la vostra traduzione della Figlia di Figaro sarà eccellente, e che io avrò tradito invece di tradotto ; ma ero a Roma, e non potevo nominare nè Bonaparte, nè Giuseppina. Circa poi al non essere Aspasia la sedotta, ma la sorella, l’ ho fatto, e lo ritornerei a fare se fatto non l’avessi. Ho tolto cosi un’ inverosimiglianza imperdonabile di due sposi che avevano insieme diviso il letto e il tetto, e dopo dieci anni parlavano insieme, avevano lunghi dialoghi, e per un cambio di nome, non dovevano riconoscersi. D’altronde il partito che trassi da un tale cambiamento non si può immaginare, se non leggendone il manoscritto. In qualunque modo però la rivoltiate, sarà sempre una cattiva commedia, che passerà una sera, se fatta bene, e senza una prima donna in grazia andrà a fischi.

Col Mascherpa aveva di stipendio lire sei mila annue, e una mezza beneficiata per piazza, come si rileva dalla sua scrittura (20 agosto ’33) che vediam riprodotta al nome di Mascherpa.

Povero Gattinelli ! Chiudo questo articolo con la lettera ch’ egli scrisse da Faenza al figliuolo Angelo, in Montagnana, il 24 luglio del ’45, cinque giorni prima di mettersi in quel viaggio che gli costò così tragicamente la vita.

Questo è per noi due l’anno delle disgrazie, ma le vostre riparabili dalla gioventù, le mie forse mi costeranno la perdita della mia salute.

Tuttavia speriamo. Io partirò il 2 agosto per Firenze, e di là raggiungerò la Compagnia a Viterbo, se le forze me lo permettono.

Sono 47 giorni che il letto mi accoglie, e 22 che sto lontano dalla Compagnia. Ho 4 camere, dove abitiamo io, la mamma, e la povera Angiolina, che non volle abbandonarmi. Avevo 200 scudi, sono iti ; ne ho presto ripiegati altri, e da questa parte non tremo per ora.

La testa mi regge poco, e non saprei qual consiglio darvi in tale circostanza, se non quello che hanno dato e danno a me. Coraggio !… Pazienza !… il male passerà, tornerà il bene. Nel corso della vita è un destino l’andar soggetti a malattie, a disgrazie, ma tutto passa…. Crepando, rispondo io, che mi trovo vicino allo scoppio. Voi ci siete lontano, ed avete un avvenire di 20 anni a voi dinanzi : a che lagnarvi ? La salute vi regge, siete giovine, avete quello che manca agli altri. Addio.

Rispondetemi a Viterbo.

Vostro Padre

Luigi.