(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 656-657
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 656-657

Chiesa Isabella. Moglie del precedente. Il Bartoli, dopo averla detta comica di vaglia unita alla Compagnia de’Comici Affezionati, pubblica il seguente sonetto di Gio. Francesco Maja Materdonna tratto dalle sue Rime (Venezia, Deuchino, 1629) :

Alla Signora Isabella Chiesa, comica,
per averla veduta rappresentare la persona d’una Regina.
Questi, o bella Istriona, onde tu cingi
fianco e crin, regi ammanti, aurati serti,
mostrano ai guardi alteri, agli atti esperti,
ch’esser dovresti tal qual ti dipingi.
Stringer con quella mano, onde tu stringi
un finto Scettro, un vero Scettro merti.
T’ammirano i Teatri, e stanno incerti
se vanti i veri Regni, o se li fingi.
Sii pur finta Regina : Or se le vere
cangiasser col tuo stato e regni e onori,
quanto gir ne potrian ricche ed altere.
Ch’è gloria assai maggior d’alme e di cori
reggere il fren, che in testa e in braccio avere
cerchio e verga real di gemme e d’ori.

E continua a dire il Bartoli che « oltre al recitar bene la tragedia, ella esprimeva anche a maraviglia le parti famigliari e le affaticate nelle commedie. L’anno 1634 era in Bologna a recitare, e fu distinta con poetiche lodi nel Libretto intitolato : La Scena Illustrata, composizioni di diversi. Libretto di 4 fogli e mezzo in forma di quarto, stampato ad istanza di Bartolommeo Cavalieri per Niccolò Tebaldini, e dedicato al signor Marc’Antonio Fioravanti. Recitò ivi con molto applauso una faticosa commedia, intitolata : La forsennata Isabella (La pazzia d’Isabella ?) in lode di cui Paolo Cersonti le scrisse un’oda, che non trascriviamo per essere troppo lunga, e ci contenteremo di riportar qui un solo sonetto di Tinocasto Gradivello, fatto in occasione della di lei partenza.

Di cori ancisi archi famosi e chiari
ergansi a te, bella d’amor guerriera,
che quinci omai trionfatrice altera
gir di mill’alme ad altro ciel prepari.
Preceda il carro in lieti applausi e cari,
lunga d’amanti e catenata schiera ;
e delle glorie tue l’istoria intera
lo stral che ne trafisse anco dichiari.
D’Amore intanto esercito feroce
qui lascia in guardia ; e stragi e morti nuove
vanne a piover dal ciglio e dalla voce.
Cosi saggio veggiam duce là dove
giunse vincente, e rapido e veloce
indi partirsi, e portar guerra altrove. »