Borelli Francesco. Tiranno in Compagnia Donati il 1820 colla moglie Teresa madre nobile, idem nella sua propria in società con Morelli.
Eccone l’elenco :
DONNE
Adelaide Morelli, prima attrice
Teresa Borelli, madre nobile
Carlotta Benvenuti, seconda donna
Luigia Brenci, serva
Marietta N. N., generica
UOMINI
Camillo Benvenuti, primo uomo | Gio. Batta Merli, caratterista buffo | |
Agostino Brenci, primo amoroso | Carlo Zane | generici |
Antonio Morelli, padre nobile e caratterista | Vincenzo Mingotti | |
Ignazio Borri, e Subalterni | ||
Francesco Borelli, tiranno | Alemanno Morelli, parti ingenue |
Borghi Giovan Maria. Attore di gran pregio, entrò a far parte, come amoroso comico, della Reale Compagnia Sarda, al momento della sua formazione (1821), sostituendo poi Augusto Bon nel ruolo di brillante. Sposò prima una nipote del Bazzi, entrando a parte dell’impresa, poi l’Adelaide Boccomini. Rimase in quella Compagnia della quale era diventato il generico primario e il direttore tecnico, sino alla sua fine (1855).

Uomo eruditissimo, dotato di memoria ferrea, era quasi una biblioteca ambulante : capacissimo di dare un consiglio sull’arte, indicare il modo di interpretare un carattere, sviscerare un concetto, svolgere un fatto storico, precisarne l’epoca. Ma agire minuziosamente sulle masse, curare i dettagli, dirigere un insieme, perchè▶ tutto armonizzasse e scorresse con regolarità e precisione, non era cosa per lui : forse ◀perchè egli pure era vecchio e si stancava. Suppliva però a questa deficienza di forza o di volontà l’interesse e il sapere di tutti i capi principali, che a mano a mano si cambiavano nella direzione, a seconda della parte importante, che disimpegnavano nella produzione. Però la direzione non era mai abbandonata, e Borghi sedeva accanto al buco del suggeritore, da quando cominciava la prova, sino all’ora in cui finiva.
Così Ernesto Rossi (op. cit.).
Fu poi scritturato dalla Ristori, che egli seguì in Italia e all’estero, e della quale educò i figliuoli. Affievolito dagli anni e dalle fatiche, si recò a Genova presso un suo figliuolo impiegato, e quivi morì.