(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 490
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 490

Borelli Francesco. Tiranno in Compagnia Donati il 1820 colla moglie Teresa madre nobile, idem nella sua propria in società con Morelli.

Eccone l’elenco :

DONNE

Adelaide Morelli, prima attrice

Teresa Borelli, madre nobile

Carlotta Benvenuti, seconda donna

Luigia Brenci, serva

Marietta N. N., generica

UOMINI

Camillo Benvenuti, primo uomo Gio. Batta Merli, caratterista buffo
Agostino Brenci, primo amoroso Carlo Zane generici
Antonio Morelli, padre nobile e caratterista Vincenzo Mingotti
Ignazio Borri, e Subalterni
Francesco Borelli, tiranno Alemanno Morelli, parti ingenue

Borghi Giovan Maria. Attore di gran pregio, entrò a far parte, come amoroso comico, della Reale Compagnia Sarda, al momento della sua formazione (1821), sostituendo poi Augusto Bon nel ruolo di brillante. Sposò prima una nipote del Bazzi, entrando a parte dell’impresa, poi l’Adelaide Boccomini. Rimase in quella Compagnia della quale era diventato il generico primario e il direttore tecnico, sino alla sua fine (1855).

Uomo eruditissimo, dotato di memoria ferrea, era quasi una biblioteca ambulante : capacissimo di dare un consiglio sull’arte, indicare il modo di interpretare un carattere, sviscerare un concetto, svolgere un fatto storico, precisarne l’epoca. Ma agire minuziosamente sulle masse, curare i dettagli, dirigere un insieme, perchè tutto armonizzasse e scorresse con regolarità e precisione, non era cosa per lui : forse perchè egli pure era vecchio e si stancava. Suppliva però a questa deficienza di forza o di volontà l’interesse e il sapere di tutti i capi principali, che a mano a mano si cambiavano nella direzione, a seconda della parte importante, che disimpegnavano nella produzione. Però la direzione non era mai abbandonata, e Borghi sedeva accanto al buco del suggeritore, da quando cominciava la prova, sino all’ora in cui finiva.

Così Ernesto Rossi (op. cit.).

Fu poi scritturato dalla Ristori, che egli seguì in Italia e all’estero, e della quale educò i figliuoli. Affievolito dagli anni e dalle fatiche, si recò a Genova presso un suo figliuolo impiegato, e quivi morì.