(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Mantoua li 16 Dicembre 1678. » pp. 127-128
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Mantoua li 16 Dicembre 1678. » pp. 127-128

Millita Anna Maria. Comica del Serenissimo di Modena, sotto il nome di Cintia. Abbiam di lei la lettera seguente, tolta a quell’ Archivio di Stato, l’ eroe della quale è certo quel Domenico Antonio Parrino (V.), comico e istoriografo napoletano, che in quel tempo appunto era al servizio del Duca di Modena. E chi era il Padre Francesco ? Forse il buon Dottore Materazzi ? Ma ecco la lettera :

Alt.za Ser.ma

La supplico a condonarmi dell’ ardire che io ho preso di scriuere a V. A. S. La causa è la prigionia del Sig.r Antonio è si troua in secreta con molto pericolo della sua uita. Se l’A. V. non lo soccorre di quanto accena nella sua. Io in tempo della sua malatia ho impegnato ogni cosa dell mio, et adesso per la prigionia l’ ho uenduto è non so più come mi fare, à mantenerlo la dentro, onde lascio considerare alla prudenza di V. A. S. in che labirinto stiamo tutti dui. Io ho procurato di dare la sigurtà all’ Hoste d’ un Caualiero quale è l’Ill.mo Sig.r Co. Claudio Canossa et il detto hoste non l’ ha uoluto, ho procurato medesimamente di farlo uenire alla larga è fu risposto dal Sig.r Cap.no di Giustitia che è ordine espresso del Sig.r duca di Mantova perche quest’ hoste li è andato a dire al istesso Sig.r Duca che il Sig.r Antonio erra una spia di V. A. S. et per queste parole fu datto ordine espresso che fosse carcerato. Io ho saputo che si uogliono dare li tormenti per farli dire quello che non è la uerità la causa è il Sig.r Co. Violardi onde che aforza di denaro in testa al Sig.r Antonio che io farò il resto. La suplico per l’Amor di Dio et per la fedeltà del Sig.r Antonio appresso di V. A. S. ad aiutarlo in questa necessità che subito sortito delle Carceri sarà a baciare le mani di V. A.

Circa il Padre Francesco non occorre che uenghi a Mantoua perchè lo fariano prigione è se l’ esaminarano li essami non si confrontariano dell’ uno e dell’ altro è potrebbe succedere del danno tanto al Sig.r Antonio : è se V. A. S. uole honorare il Sig.r Antonio del denaro è non lo uoglia rimettere puole spedire il Padre Francesco doue io li ho scritto che non ui sarà pericolo, è questo sarà all’ hosteria di Cerese et l’ istesso Padre mi puol mandare auisare che anderò io in persona acciò sia sicuro à leuare il denaro che per uia denaro si cauerà fuori, La suplico per l’Amor di dio a far questa gratia acciò che possi fare le sante feste costì in Modena mentre per fine resto facendoli profondissima riuerenza.

Di V. A. S.
Humiliss.ma devot.ma obb.ma Serua
Anna M.ª Millita Comica detta Cintia.

Minelli Giulio. Veneziano. Ebbe, dice il Bartoli, tutte le doti necessarie per riuscire un ottimo Pantalone ; alle quali però non seppe nè volle accoppiar mai la fatica dello studio. Grande lazzista e pantomimo grazioso, fu in molte compagnie applauditissimo. Nel 1780-81 trovavasi in quella di Antonio Sacco, e nel '95-'96 in quella di Pellandi al Sant’ Angelo di Venezia, assieme a un Agostino Minelli, probabilmente suo figliuolo. Coll’ avanzar dell’ età, s’ andò sempre in lui allontanando l’ amore allo studio ; onde pervenne a vecchiezza guitto e misero. Nei momenti suoi più calamitosi ebbe la sorte di vincere un terno al lotto di 400 bavare (quasi 2000 lire), che avrebbe dovuto sanargli molte piaghe. Nè men per sogno ! Egli si fe' portare il letto a una osteria, e di là non si partì che dopo speso fin l’ultimo quattrino in pranzi e cene da pazzo. Ridotto al mendicare, ricorse a uno strattagemma che l’arte gli suggerì. Egli recitava solo, per via, intere commedie…. ma lasciam la parola all’attore Colomberti che di quelle recite singolari ci lasciò la seguente descrizione :

Nella primavera del 1824 io mi trovavo a recitare al Teatro San Benedetto di Venezia colla Compagnia di Luigi Fini ; e una mattina, trovandomi a passeggiare sulla riva degli Schiavoni, vidi giungere un vecchio, seguito da un ragazzo che gli portava una sedia, che pose in mezzo al vacuo fra le colonne di Marco e Todero, ed il vicino canale che dalla Laguna va al Ponte dei Sospiri. Giunto in quel largo, il vecchio si fermò ; prese il suo cappello, lo pose sul suolo, ed aspettò. A poco, a poco, e dalle vicine gondole, e da quegli che passavano si formò un semicircolo intorno alla sedia, sulla quale era seduto il suddetto, che tutti salutava, e sorrideva a tutti. Quando il concorso gli sembrò al completo, si alzò dalla sedia, e rivolto agli accorsi, disse loro in dialetto alcune parole di ringraziamento, e terminò coll’ annunziare che avrebbe recitato un lavoro tragi-comico, in tre atti, intitolato : la Maga Morgana e Arlecchino vittima delle sue vendette. Grande attenzione nell’ uditorio ; e io guardavo attorno, per vedere se alcun altro artista compariva, quando egli incominciò, gridando : atto primo, scena prima ; e dopo di aver detto che il fatto aveva luogo in una grotta, prosegui notando il nome dei personaggi dei due sessi, che egli avrebbe rappresentato, e così di tutti gli altri sol nominati. Potei ascoltare le prime scene dell’ atto, e confesso che per l’ esecuzione, ammesso che l’ artista potesse fare più personaggi senza travestimenti, la protasi fu abbastanza ben descritta. Ma, benchè di maggio, il sole scottava bastantemente, e pensai bene di andarmene, riserbandomi di domandare informazioni sul passato di quel disgraziato. Nè mi trovai deluso, perchè il vecchio caffettiere del Teatro mi disse che quell’ uomo chiamavasi Giulio Minelli, che alla sua epoca era stato un bravo Pantalone ; ma che, in vecchiaja, datosi al vino, si era ridotto in miseria. Allora inventò di dar quel nuovo spettacolo sulla riva dei Schiavoni, che bastava a farlo vivere, se non bene, mediocremente.

Minuti Barbara, detta in Teatro Florinda. (V. Biancolelli Orsola).