(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 436-437
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 436-437

Biancolelli-Cortesi Orsola, detta Eularia in commedia. Moglie del precedente e figlia di Antonio Cortesi (Corteza, o Cortezzi, non so se comico anch’esso, ma, al dir della moglie, discendente nientemeno che del famoso Fernando Cortez, che fece la conquista del Messico) e di Barbara Minuti, attrice italiana col nome di Florinda. Esordì un po’prima di suo marito, come seconda amorosa nella Compagnia italiana, il 1660, e vi sostenne quel ruolo sino alla morte di Brigida Bianchi (Aurelia), moglie di Romagnesi (Orazio), la quale surrogò nelle parti di prima amorosa. Orsola Cortesi era alta, di figura slanciata ; non veramente bella, ma assai piacente. Lasciò il teatro nel 1691 e si chiuse il 1704 nel convento delle Filles-de-la-Visitation di Montargis, ove morì l’11 gennaio del 1718.

Con atto dell’aprile 1680, Orsola Cortesi e Domenico Biancolelli furon naturalizzati francesi, e con altro del 26 settembre 1691, epoca in cui la Cortesi abbandonò le scene, fu dato ordine ai comici italiani, e precisamente a Cintio (Romagnesi), a l’Ange (Lolli) e Mezzettino (Costantini), di pagare alla vedova di Dominique 1500 lire, come rimborso di quella parte di danaro che egli aveva speso per la compagnia in materiale di scena, ecc. ecc.

Fu la Biancolelli moglie esemplare : ed essendosi sparse contro di lei dicerie calunniose, per mostrare in che conto ella fosse tenuta dalla Corte, l’abbate Torta, limosiniere di S. A. R. Madame, le scrisse da St. Cloud, in data 10 agosto 1688 (otto giorni dopo la morte di suo marito), la lettera seguente che trovo trascritta e seguita dalla traduzione francese nel citato Manoscritto del Gueullette, e che ritengo tuttavia inedita :

Molto oss.da Signora,

L’altezza reale di Madama, che ha sentito con singolar disgusto la perdita irreparabile del Signor Domenico, che goda il Cielo, non vuole lasciar così dolorosa occorrenza, senza conceder a V. S. manifesti segni del suo dispiacere, insieme con certezza della sua protettione. M’ha perciò commandato S. A. R. di significargliene il motivo, considerando che non potrei da parte mia differir di partecipar con Lei le sue angustie, et invero hauendo io da tanti anni inuincibil notitia delle infinite prerogative con le quali V. S. veniva così strettamente conjunta col caro nostro difonto, ho campo di penetrare assai più che molti altri ne’sviscerati sui affani, supplico però la divina manc che Le ha fatta la piaga che si degni di sanarla con gratie, e consolationi proportionnate alla sua Virtù e che mi porga il Cielo la desiderata occasione di effettuare i caldissimi affetti con quali mi offerisco.

Di V. S. molto oss.ª

humilissimo ossequentissimo servitore
L’Abbate Torta.

Pubblicò a Parigi una sua traduzione della commedia spagnuola : La Bella brutta (Parigi, Guglielmo Lassier, 1666), che dedicò al Re. Il signor Di Pelletier preluse alla commedia nella stampa con questo madrigale :

Que puis-je dire icy de ce petit Ouvrage,
sinon qu’il m’a trompé dès la première page,
et je le regardois avec quelque froideur ;
mais après l’avoir leu hautement je proteste,
que dans le titre seul on trouve la laideur,
et qu’une Beauté eclatte en tout le reste.