Malfatti-Gabusi Carolina. Figlia di un bravo macchinista teatrale, nacque a Piacenza il 1809. Passata con lui dalla Compagnia di Napoli diretta dal Fabbrichesi in quella di Righetti e Blanes, entrò, dopo tre anni, in quella di Bazzi e Righetti, che più non lasciò, e che divenne più tardi la celebre Compagnia Reale Sarda. Esordì, bambina, il 1821, nelle Risoluzioni in amore del Nota, e, cresciuta in età, diventò una pregevole generica. Si sposò a un certo Malfatti, il quale, impazzito, fu ricoverato in un manicomio, e da lei mantenuto. Ma non potendo ella sopperire a tante spese, si tolse dall’arte, trovando aiuto ne' compagni, che le affidarono per▶ l’istruzione teatrale le loro bimbe, tra le quali Adelaide Tessero, Luigia Robotti, Cristina Andrà, ecc. Fu nominata maestra nel '51 all’ Accademia Filodrammatica di Torino, e da quell’ora datò la rinomanza vera della Malfatti. Licenziata dalla carica, ma non abbandonata da una sola delle sue allieve, tanto perseverò, serena e fidente, che la sua scuola fiorì ◀per▶ trenta e più anni, dando all’arte attori e attrici, come il Maggi, l’ Emanuel, la Campi, la Reinach, la Boccomini, la Migliotti, il Diotti……..
Fra le prime alunne che lasciaron la scuola dal '59 al '60, eran la Tessero e la Pezzana, la quale dettò alcuni cenni biografici della maestra (Torino, Paravia, 1893), da cui son tratte le presenti notiziole. Nè solo come artista e maestra va ricordata la Malfatti, ma anche come cittadina. Del '59 fondò il Comitato femminile ◀per▶ soccorso ai feriti delle patrie battaglie, e ne fu sempre il vice-presidente. Le recite di beneficenza date dalla sua scuola non si contano. E questa donna, la cui vita fu tutta un generoso e spontaneo sagrificio in pro' degli altri, è morta più che ottantenne, povera e abbandonata, nel suo quinto piano, in cui non eran nè men più i mobili, ch'ella, ammalata, vendè ◀per▶ trovar modo di tirare avanti, e da cui — bene dice la Pezzana — la forte donna avea veduto sorgere e tramontare parecchie generazioni d’artisti, rimanendo essa in piedi ◀per piangere sugli amici perduti.