Bonfìo Giacomo. Nato a Padova da nobili parenti, si diede all’arte comica, nella quale riuscì buon attore e leggiadro scrittore. Fra le sue commediole si vuol notare principalmente quella intitolata : I viaggi di una donna di spirito. Come attore fu molto ammirato da’ varj pubblici ; e in un frammento di lettera sul carnevale di Roma dell’anno 1815, pubblicato nella Biblioteca teatrale (Roma, Puccinelli, 1815) e firmato Wencislao, è detto di lui :
Bella e graziosa figura, sentimento, nobiltà, e scelta educazione riunisconsi nel Bonfio per formarne un eccellente amoroso. Egli è idolatra della verità, e nemico per sistema della maniera. Mi si assicura esser egli debitore in gran parte▶ della sua comica naturalezza ad alcune lezioni di Simeone Sografi ; e certamente un buon terreno con tale e tanto cultore produr non poteva che bellissimi frutti. Qualche critico incontentabile desidera in lui una maggior dose di fuoco. – Ma questi critici son pure i gran seccatori.
Gli editori della stessa biblioteca avevano a lui dedicato, il 26 febbraio 1813, un discorso in lode dell’arte comica del signor dott. Giovanni Bianchi di Rimini, mentre si trovava a recitare in Firenze.
Ridottosi vecchio in Padova, lontan dal teatro, vi fu dopo alcun tempo richiamato dalla passione dell’arte : ma la sua ricomparsa lo fe’battere per sempre in ritirata. Mosso a pietà di un povero sordo-muto, lo aveva raccolto e istruito : e, insegnatagli con ogni amore la ◀parte▶ di Giulio nel noto dramma L’Abate de l’Epée, pensò di produrlo in quella colla Compagnia di Antonio Morelli che allora recitava in Venezia. Il Bonfìo sostenne in quella sera la ◀parte del protagonista. Ahimè !… L’arguto Buratti, poeta veneziano, lo annichilì con questo epigramma :
O vu che podè tuto,Giusto e clemente Iddio,Deghe la vose al muto,Toleghela a Bonfio.
Dopo la qual prova, il povero vecchio, riprese la via di Padova, dove morì….