Ventura Giovanni, milanese, nato il 6 luglio del 1800, fu tra'più colti e popolari attori drammatici del suo tempo, e forse il più colto e popolare dopo Modena. Dettò versi in dialetto milanese, e in lingua (Milano, Fr. Vallardi, 1859 ; Bologna, Cavazzi. s. d.), che per la molta soavità lo alzarono al grado di degno successore di Tommaso Grossi. Nato di padre orologiajo, non volle continuar l’arte paterna, e si diede al teatro, scritturandosi amoroso nella▶ Compagnia Reale Sarda il 1827, al posto di Vincenzo Monti, ◀nella▶ quale stette fin oltre il '40. Il Costetti ne lo fa uscire il '43, sostituito da Pietro Boccomini, ma è questo errore evidente, giacchè lo vediamo per l’anno '41-'42 primo attore assoluto della Compagnia Giardini, Woller e Belatti, dalla quale passò poi nello stesso ruolo in quelle di Corrado Vergnano, e di Angelo Rosa con cui stette lungo tempo. Dopo il movimento politico del 1848 aveva emigrato a Torino, dove trasse la vita colla più modesta laboriosità, amato e stimato da quanti ebbero la fortuna di conoscerlo personalmente, e dove finalmente, il 1852, dopo di aver anche provato le noje del capocomicato, si ritirò dalle scene. Morto l’attore Canova, gli successe ◀nella▶ cattedra di declamazione alla Filodrammatica di Torino, sciolta la quale, passò maestro di declamazione alla Filarmonica Subalpina della stessa città, dov'ebbe pur parte ◀nella▶ Commissione pei premi agli autori drammatici.

Dopo la liberazione di Milano rimpatriò, e diventò direttore di quella Filodrammatica, degno successore di Pietro Andolfati e di Augusto Bon. Io ho qui sott’occhio la prolusione alle sue lezioni di arte drammatica recitata ◀nella solenne apertura della scuola la sera del 9 novembre 1859 ; e molto mi maraviglio che nulla vi apparisca di quel pedante, che in un maestro di oltre mezzo secolo a dietro parrebbe doversi inevitabilmente trovare.
Giovanni Ventura (il Colomberti lo dice piccolo di statura, ma di volto assai espressivo) morì a Milano il 19 gennajo 1869.