Friderici Camillo. Fr. Bartoli ha per questo artista, ch’egli chiama il più virtuoso comico, che abbia in oggi (1782) l’arte nostra, un vero inno di lode. Grande nel▶ recitare qualsivoglia parte, così premeditata, come all’improvviso, grande ◀nel poetare, irreprensibile nei costumi, filosofo per eccellenza. Nato a Torino da civile famiglia, fu costretto dall’avversa fortuna a recarsi in Lombardia, ove consumato tutto quanto gli restava ancora, si unì a una compagnia di guitti, recitando le parti d’innamorato con felice riuscita, se bene non avesse avuto dalla natura requisiti necessari a un artista. Fu con Gnochis (Alessandro Alborghetti), col quale fe’ non pochi progressi ; e passò poi con Pietro Ferrari il 1776. Scrisse l’Ero e Leandro, tragedia inedita, e quella già alle stampe de’Voltureni. Del dramma in versi e in un solo atto : Cefalo, pubblicato a Cremona, il Bartoli riferisce la terza e quarta scena non migliori, nè peggiori di tante altre del genere.
Il Friderici, che a detta del Bartoli par fosse colle donne un Cavaliere di Ripafratta, finì col restare avviluppato ne’lacci della vedova Bazzigotti (V.) ch’egli poi sposò.