Balletti-Benozzi Rosa Giovanna, e per vezzeggiativo Zanetta. Moglie del precedente, sorella di Bonaventura Benozzi detto Il Dottore, nacque a Tolosa verso il 1701 da famiglia di comici italiani girovaghi e di non molto grido. Nel 1716 entrò nella nuova Compagnia italiana che si recò allora a recitare a Parigi, sostenendovi le parti di seconda amorosa, col nome di Silvia, tenendo per più di quarant’anni il primo posto a la Commedia Italiana. In una favola intitolata Proteo, un poeta anonimo tessè un ampio elogio di lei, nel 1725, al colmo della sua rinomanza ; elogio che fu poi pubblicato nel Mercurio di Francia, e che troviam riportato nel Campardon. Nelle commedie di Marivaux più specialmente ebbe campo di mostrare tutte le sue doti artistiche, e si vuole che anche a cinquant’anni, identificandosi alla perfezione col personaggio ch’ella rappresentava, recitasse col brio, la finezza, l’illusione della prima giovinezza. Un amico di suo figlio, il Casanova, che la conobbe nel 1751, ne fece un ritratto evidente con pochi tratti di penna : dopo di avere parlato del fisico (non era nè bella, nè brutta, ma aveva un non so che, che saltava subito agli occhi, e affascinava), dopo di avere parlato delle sue maniere gentili, dello spirito fine e abbondante, concludeva :

…. non s’è potuto trovare sin qui un’attrice che ne prenda il posto, poichè è poco men che impossibile trovare un’attrice la quale riunisca in sè tutte le doti ond’era ornata la Silvia nell’arte difficile del teatro : azione, voce, spìrito, fisonomia, portamento, e una grande conoscenza del cuore umano. Tutto in lei era natura, e l’arte che la perfezionava era sempre nascosta.
Di lei si cantò :
Toi que les Grâces ont formée,sois sûre, aimable Silvia,que tu seras toujours aiméetant que le bon goût durera.
Alle quali vivissime lodi l’incontentabile e forte Grimm contrapponeva come una stonatura sguajata parole del più acre disprezzo, non riconoscendo nella grande artista una sola delle doti dagli altri decantate.
Giovanna Balletti si sposò il 20 giugno 1720, e morì il il 16 settembre 1758, in via del Petit-Lion. Fu sotterrata nella chiesa del San Salvatore, sua parrocchia. Al proposito della Compagnia, detta La nuova Commedia Italiana, o Compagnia del Reggente, V. Riccoboni Luigi. « I caratteri di Silvia-dice il Sand – erano svariatissimi. Nelle commedie del Marivaux, come nel Jeu de l’amour et du hasard, essa è padrona e cameriera ; in altre commedie è semplicemente cameriera, o talvolta semplice contadina ingenua, o innocente pastorella, come in Arlequin poli par l’amour, la prima commedia che Marivaux diede agl’ Italiani. »

A mostrare in che concetto fosse tenuta la Balletti, basti dare uno sguardo ai vari quadri di Watteau, Lancret, Pater, ispirati dalla Commedia Italiana, nei quali la Silvia è quasi sempre una delle eroine.
Ecco la descrizione della Testata (Lettera B) che ne dà Georges Lafenestre nel Musée National du Louvre (Ed. Quantin) :
Nel bel mezzo, in un paesaggio, Gille, di faccia, a diritta ; Colombina, a tre quarti, vòlta a sinistra, mascherata, in costume di Arlecchina, bella ; e accanto a lei il dottore col suo costume nero. A sinistra Silvia con veste color di rosa e bustina bleu a maniche gialle, vista di profilo, che tien colle due mani il grembiale bianco, tra Arlecchino che reca la maschera e Scapino che scoppia dalle risa.
Morta la povera Silvia, se ne fece l’orazione funebre degna di una donna religiosa, pia, virtuosa. Il Casanova, che fu presente alla sua morte, scrive :
La natura ha rapito a questa donna unica dieci anni di vita. Essa divenne tisica all’età di sessant’anni, dieci anni dopo che la conobbi. Il clima di Parigi è sovente fatale alle attrici italiane. Due anni prima della sua morte, io l’ ho veduta recitar la parte di Marianna nella commedia di Marivaux, e nonostante il suo stato e la sua età, l’illusione fu perfetta. Morì in mia presenza, tenendo sua figlia tra le braccia, e dandole i suoi ultimi avvertimenti cinque minuti prima di spirare. Fu onorevolmente sepolta al S. Salvatore, col pieno assentimento del parroco, il quale, degna persona, allontanato, per intolleranza anticristiana, dalla maggior parte de’ suoi confratelli, diceva che il mestiere di comica non le aveva impedito di essere cristiana, e che la terra era la nostra madre comune, come Gesù Cristo il Salvatore di tutto il mondo.