(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 667-669
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 667-669

Ciotti Francesco, nato a Firenze il 1835 da un impiegato di dogana, fu per trentasette anni il più aristocratico, è la vera parola, tra gli attori del suo tempo : aristocratico nella dizione, nei modi, nel vestire, nella persona, nella voce, in tutto. Esordì qual primo attor giovine, a diciotto anni, in Compagnia Domeniconi, al fianco di Amalia Fumagalli, Alessandro Salvini, Amilcare Bellotti, Gian Paolo Calloud, e a ventun anni, uscito di Compagnia Salvini per un ripicco, Francesco Ciotti fu assunto al grado di primo attore assoluto, e iniziò, si può dire, il nuovo ruolo con una stupenda creazione al Teatro Re di Milano del protagonista nella Satira e Parini di Paolo Ferrari. Trascrivo dall’Arte drammatica del 7 febbraio ’91 lo stato di servizio dell’egregio artista :

1854-58 Compagnia di Luigi Domeniconi
1859-60 ……. Gaspare Pieri
1860-63 ……. Adelaide Ristori
1864 ……. Romagnoli e Colomberti
1865-67 ……. Luigi Bellotti-Bon
1868-69 In Società con Lavaggi, Dondini e Piamonti
1870-72 ……. Marchi e Lavaggi
1873-75 …….Marini e Morelli
1876 Compagnia di Raffaello Giovagnoli
1877 Riposo
1878-79 In Società con Belli-Blanes e Bozzo
1880-81 ……. Giovanni Aliprandi e Giulio Casali
1882-83 ……. Buzzi e Fagiuoli
1884 …….Adelina Marchi ed E. Casilini
1885-87 Compagnia di Andrea Maggi
1888-91 …… Gio. Batta. Marini

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Al finire della sua vita artistica, il Corriere della sera di Milano del 14-15 febbraio dedica al caro artista un lungo articolo dal quale trascrivo i seguenti brani che mi par compendino in poche parole le belle e rare doti di lui.

Se colle loro personalità eminenti, Modena, Salvini e Rossi dànno il marchio ad un’epoca nella storia del teatro italiano, Ciotti appartiene alla plejade eletta di quei ferventi, studiosi cultori dell’arte, che sono i più efficaci strumenti del gusto del pubblico. Attore distinto, come diremo più innanzi, non portò sulla scena i convenzionalismi della scuola, piacendo anzi per quella sua naturalezza spontanea del gesto, del portamento, e sopratutto del dire. Comparso alla ribalta quando il periodo eroico del teatro italiano era sul tramontare, non si lasciò prendere dal tono enfatico, dal fare atteggiante all’eroico de’comici più in voga del suo tempo, ma si accostò per intuito forse delle nuove esigenze, ma senza dubbio per sentimento individuale, a quegli attori come il Bellotti-Bon, per dirne di uno, che prepararono il gusto attuale della recitazione semplice della commedia.

Figura aggraziata e severa insieme, lineamenti simpatici, era un forte tipo bruno, onde all’estero lo dicevano tipo italiano ; vestiva con suprema eleganza sicchè dava l’illusione del signore, aggiungendo il porgere dignitoso. Molta parte della sua fortuna la dovette però, come qualche suo compagno, alla voce armoniosa, che insinuante accarezzava l’orecchio del pubblico ; e nei paesi meridionali il giudizio dell’orecchio è superbissimo, prepotente. Si ricordano ancora a Milano gli entusiasmi quando Ciotti appariva nel Falconiere di Pietr’Ardena a far da sirena dicendo i versi melodiosi del Marenco. Allorchè alla fine del prologo rispondeva al lamento della sua amata, per tre volte, in tono diverso, « Ci verrò » tutti erano in piedi : insomma un buggerio, come dicono i comici. Il signor Eugenio Lombardi, direttore del Teatro Manzoni, ci diceva che allora gli capitavano dalle provincie vicine vaglia e lettere raccomandate di smaniosi che si assicuravano i posti per le repliche — fenomeno che non s’è più ripetuto. E tra il tumulto per le feste a Guglielmo, Imperatore di Germania, venuto a Milano nel 1875, i giornali registravano i fanatismi del Trionfo d’amore di Giacosa, ripetuto 15 sere, i cui versi, come un’onda melodica, uscivano dalla bocca di Ciotti e di Virginia Marini.

E ai successi della Satira e Parini, del Falconiere, del Trionfo d’amore, possiamo aggiunger quelli della Prosa, del Ridicolo, della Messalina, della Catena, del Pietro o La gente nuova, del Rienzi, del Lorenzino de’Medici, scritto per lui dal vecchio Dumas, del Duello, dei Mariti, ecc. Egli appartenne a quella falange gloriosa di artisti, e ne fu principale ornamento, capitanata da Luigi Bellotti-Bon.

Nello studio critico di Luigi Capuana sui Mariti di Torelli, si leggon queste parole :

Il Ciotti (Fabio Regoli) non rappresentava un personaggio a forti risalti, tale da dargli campo d’adoperare una grande varietà di colorito. Però recitò con giustezza e con diligenza inappuntabili. Sotto quella sua dolce serenità si vedevano la risolutezza, la fermezza e la nobiltà dello stupendo carattere dell’avvocato ; e la sua voce seppe trovare inflessioni piene d’affetto gentile, di dignità profondamente sentita ma senza albagia, che improntavano al personaggio una vita dove l’arte pareva affatto estranea, e dove intanto fors’era più grande.

Francesco Ciotti vive oggi a Pistoia, dove di quando in quando mostra ancor l’arte sua forte e gentile a quei filodrammatici ; e d’onde si recò a Firenze il ’93 nella ricorrenza del 1° centenario dalla morte di C. Goldoni, per sostenervi al fianco di T. Salvini la parte del vecchio Andreuve, nella quale mostrò come i suoi cinquantotto anni fosser sempre, al lume della ribalta, una giovinezza gagliarda.

Ciotti-Sartorio Costanza. Moglie del precedente, figlia del Custode del Teatro della Canobbiana, nacque a Milano il 1836. Cresciuta si può dir su la scena, desiderò vivamente di farsi artista ; e dopo una felice prova coi filodrammatici, entrò amorosa il ’54 con Giovanni Leigheb ed Ernesto Rossi. Passò il ’56 collo stesso ruolo in Compagnia di Alessandro Monti, e il ’58, come seconda donna, in quella di Luigi Domeniconi, nella quale conobbe e sposò Francesco Ciotti. Recitò fino al ’70 ; poi dovette abbandonar la scena per mal ferma salute, e si ritirò a Firenze nella casa del marito. Nell’ ’85 le si sviluppò una cruda malattia cerebro-spinale, che in capo a cinque anni di patimenti la condusse al sepolcro. Fu la Costanza amantissima dell’ arte, attrice accurata, elegantissima della persona, e dell’aspetto leggiadra. Creò la Contessa Paola nella Satira e Parini e Teresa nella Prosa di Ferrari, e fu la prima Baronessa nel Figlio di Giboyer di E. Augier.