Sacco Gennaro e Maddalena. Gennaro Sacco, napoletano, fu attore reputatissimo nel personaggio ridicolo di Coviello, ch'ei sosteneva nel dialetto del suo paese. Passato in vario periodo di tempo in Lombardia, nel Veneto, a Genova, vi ebbe onori grandissimi, e fu al servizio del Principe Alessandro Farnese di Parma, del Duca di Modena e del Duca di Brunswick a Varsavia. L'Archivio di Stato di Modena conserva alcune lettere di Coviello, il quale, per non essere da meno dei suoi compagni, batte cassa con supplicazioni di ogni specie ; ora (Brescia, 4 agosto 1690) allegando in ragione che il suo esercito è in rovina per non aver potuto fare in diciassette giorni che sei comedie, che fruttarono di parte lire dieci e soldi otto ; ora (Reggio, 20 novembre 1690) che li Massari del ghetto vogliono semignare l’elettione, per la carica dei letti nel Castello, e sospira una gratia che può liberarlo dalle mani del Ebraismo.
Dell’ '89 si recò dal Finale a Sassuolo a recitarvi durante la permanenza del Duca, e avea seco la moglie Maddalena, che sosteneva le parti di serva col nome di Armellina. E da allora pare ch'egli entrasse in compagnia e nelle grazie del Duca, poichè in un documento sincrono dell’Archivio di Stato di Modena abbiamo l’elenco della Compagnia, in cui non figurano i nomi dei coniugi Sacco, bensì quelli di Gaetano Caccia, Leandro (V. Suppl.) e Galeazzo Savorini, Dottore (V.), con questa annotazione in calce :
S. A. S. ha ordinato che invece di Gaetano Caccia cioè Leandro, e di Galeazzo Savorini Dottore si paghino le lire 45 il mese a Gennaro Sacco detto Coviello, et alla Maddalena Sacco detta Armellina.
Per l’elenco della Compagnia V. Torri Antonia.
Richiesto dal Ser.mo di Cell, pare, secondo lettera da Hannover del 5 gennajo 1693, che il Sacco si togliesse dal servizio del Duca di Modena senza dargliene alcun avviso ; per la qual cosa e' s’ebbe dal Marchese Decio Fontanelli sequestrate tutte le robbe. Ma egli si giustificò, dicendo a Cell e scrivendo al signor Franchi segretario di Cell :
….. D'haverne più volte parlato al sig. Co. Decio Fontanella, al quale l’haveva rimesso il Comando del Ser.mo facendoli dire che non teneva servitori per forza, e che s’intendesse col S.r Marchese sodetto : non havendone speditione, di nuovo ricorse al Ser.mo e da nuovo il Ser.mo lo rimise al S.r M.se Decio, il quale lungamente lo fece languire, e li disse più volte che non sapea cosa dirli, alfine che li darebbe una lettera per Bologna, e che gli augurava buon viaggio, che non si potè mai haver la lettera, e che parti doppo aver di ciò parlato in Modena, e sino à Cavalieri, c’erano nell’anticamera di S. A. Ser.ma dolendosi della poca fortuna c’ haveva havuta col detto S.r Marchese.
E pare che il Marchese Decio fosse lo spauracchio de'Comici, se dobbiam credere a una nuova raccomandazione in nome del serenissimo senza nome del raccomandato nè dello scrivente, ma che concerne certo la faccenda Sacco, al Conte Francesco Dragoni Governator di Bersello à Modena, intestata A Lei Sola, e che comincia : Ella havrà riguardo a non lasciar cader il negotio, nè la confidenza sul Sig.r Co. Fontanella sospetto per esser l’arbitro del Theatro, e poco favorevole al Comico.
Al qual Dragoni, anche quindici giorni dopo, il Mauro, pur da Hannover, scrive in nome del Ser.mo di Cell per ottenere dal Ser.mo di Modena il rilascio delle robbe sequestrate al Coviello, e conoscere le sue intentioni, poichè se occorressero al Ser.mo non solo Coviello, ma altri de' suoi Comici ancora, ne sarebbe il Ser.mo di Modena padrone.
Altra viva raccomandazione vi è del 5 marzo 1691 al signor Quaranta Caprara, perchè fosse di ajuto al Sacco nella riscossione di certo suo credito.
« Finì di vivere – secondo Fr. Bartoli – intorno al 1715, lasciando di sè pei meriti suoi, una rinomanza la più ricordevole ed onorata. » I quali meriti suoi non si limitarono a quei dell’attore, ma altresì dello scrittore, chè molte opere in verso e in prosa egli pubblicò non senza alcun pregio scenico e letterario di cui ecco l’elenco :
Il Trionfo del merito. Poema. Venezia, 1686.
Sempre vince la Ragione. Opera eroitragisatiricomica. Genova, per Antonio Casamara, 1686, in-12°.
La luna ecclissata dalla fede trionfante di Duba, regina dell’Ungheria. Opera anagrammaticomica. Verona, per Domenico Rossi, 1687, in-12°.
La Commedia smascherata, ovvero I Comici esaminati. Comedia dedicata alla Maestà di Augusto secondo. In Varsavia, alla Stampa del Collegio delle Scuole Pie, 1699, in-4°.
Questa commedia, ch'egli pubblicò mentre era da nove anni comico del Ser.mo di Cell, « ch'è un Principe così grande – dice il Sacco nella prefazione – così giusto, e così pio, e ci grazia non solo dell’alta sua protettione, ma ci comparte una mercede così copiosa, che può far la fortuna, anche a chi pretende distintione assai superiore a quella di Comico », è forse la più importante opera del Sacco, sì per la varietà imaginosa delle scene, sì per la comicità ond’è piena, e anche per lo stile men reboante del solito. Il soggetto è la solita difesa delle Comedie e dei Comici contro le accuse di immoralità, di disonestà, di perdizione : una specie di Supplica del Beltrame in azione. Il Sacco, ossia Gennaro, detto il Capitan Coviello, vi era terzo innamorato. Recitava come sempre nel dialetto napoletano, e alla scena XVI del primo atto, in cui tutti i Comici fanno « un paragone della Comedia ad altra cosa » egli, dopo il discorso del primo innamorato Ottavio, e del Pantalone Girolamo, dice :
Platone nel settimo della sua Repubblica, obliga i Capitani d’eserciti ad essere buoni aritmetici, però io che rappresento la parte del Capitano, sosterrò che la Comedia costa di questa scienza matematica, e che sia il uero : l’aritmetica si diuide in prattica, e speculatiua ; la Comedia e composta di numero semplice non douendo uscire da i termini assegnati da Aristotile, di ventiquattr' hore ; e di numero diuerso, partito in tre parti che sono gl’Atti, ne quali si racchiude. Nella Comedia è necessaria la proportione del luogo, e la proportionalità del Caso ; la egualità delle persone, maggiore, o minore ; e l’inegualità delle cose ; ella è formata di regole, di quella del trè nel Comico che deue hauere, bella presenza, voce soaue, e buona memoria. Di quella del Cinque nel prologo, nell’episodio, nel esito, nel Corico, e nel Como ; di quella del sette nelle sue varie specie, espresse dal Donato, cioè : Palliata, Togata, Atellana, Tabernatia, Mimo, Rhintonica, e Planipedia. Hà la positione semplice, ne i personaggi sciocchi ; la positione doppia ne i serui astuti ; con la prattica d’algebra, e di almucabalà, si espongono i moltinomij de soggetti ; Con l’aritmetica attiua poi numera il tempo, somma gl’accidenti, sottrae l’improprio, e moltiplica gl’abbellimenti ; vsa le proue per riuscire, tiene libro semplice per le rappresentationi, e doppio per il guadagno ; in fine se Pittagora sostiene che la natura de numeri, trascorre per tutte le cose, anche la Comedia di tutte le cose è specchio ; però moltiplicando il suo merito per ogni regola, trouo che innumerabili, come innumerabili sono le diuisioni aritmetiche, sono ancora le sue glorie.
Coviello appartiene alla categoria dei capitani. Seguendo il Callot, Maurizio Sand ci ha rappresentato il tipo in atteggiamento di danzatore e suonatore di mandolino ; ma a me pare non si debba con troppa sicurezza attenersi pel costume a coteste incomparabili figurine, nelle quali, a osservar bene, dominan solamente due tipi : del Capitano e dello Zanni ; e talvolta l’uno invade il campo dell’altro, come, a esempio, il Fracassa che ha l’abito zannesco di Pulcinella, o di Scapino, o di Frittellino (V. Andreini Francesco, pag. 75). Il Coviello, tranne alcuna eccezione, è uno stupido che fa il bravaccio, come il Capitano ; e di Capitano ha il costume con grandi piume al cappello, grandi stivali, e grande spada. Il Valentini ce lo dà in abito spagnuolo, e tale a un dipresso lo vediamo in una delle sue apparizioni nella illustrazione della Cameriera brillante di Goldoni (Ediz. Zatta), in cui Traccagnino vien travestito nella scena V dell’atto III da Capitan Coviello, e parla napolitano.