Di Lorenzo Tina. Nata a Torino il 4 dicembre del 1872 da Corrado Di
Lorenzo dei Marchesi di Castellaccio, siciliano, e da Amelia Colonnello, artista
drammatica, trascorse la prima fanciullezza in Noto, città natìa del padre. Andata poi a
Napoli in una Scuola evangelica tedesca, dovè uscirne, astrettavi da domestiche vicende
per recarsi di bel nuovo a Noto, ove gli
ognor crescenti
dissesti finanziarj, cagionati da un fratello del padre, fecer prendere alla famiglia la
determinazione di metter nell’arte la figliuola Concettina, che sin da bimba aveva dato
prove non dubbie di molte attitudini per la scena, e che esordì a Torre Del Greco in una
Compagnia Sociale di terz’ordine, col ruolo (non aveva ella ancora i quattordici anni)
di prima attrice assoluta, commovendo il pubblico alle lagrime colla
rappresentazione della Dionisia di Dumas. Passò di là a Caserta, Capua
e Santa Maria Vetere ; poi (con Luigi Ferrati, al fianco dell’ Anna Pedretti), al
Rossini di Napoli, ov’ebbe la fortuna d’interpretare con successo strepitoso la parte di
protagonista in un nuovo dramma del Duca Proto di Maddaloni « Ruit-hora. » Andò poscia con Drago e Paladini, dopo i quali fu scritturata prima attrice giovane assoluta con Virginia Marini : ma Francesco Pasta,
solerte e avveduto capocomico, a lei la tolse, pagando di penale parecchie migliaia di
lire. Morto il Garzes, diventò socia dello stesso Pasta, con cui stette sei anni ; dopo
di che, ritiratosi il Pasta dalle scene, si unì in società con Flavio Andò (’97) col
quale si trova tuttavia. Queste le note cronologiche della vita artistica di Tina Di
Lorenzo. Dire del fascino ch’ella esercitò sempre sul pubblico, sui critici, su quanti
l’avvicinarono, non è agevole impresa. Furon marcie trionfali a piena orchestra, inni di
gloria, antonomasie nuove : la Tina Di Lorenzo diventò in Italia l’Angelicata, in America l’Encantadora. Alcuni anni or sono ella
non aveva ancora toccato la sommità dell’arte alle quali mostrò sempre di aspirare : ma
il grado già alto in cui si
trovava nella sua giovinezza,
congiunto alla dolcezza degli sguardi, alla soavità del sorriso, alla melodia della
voce, all’armonia perfetta di tutta la persona, all’espressione di natural candore, a
tutto un esteriore insomma di donna ideale, giustificava pienamente gli entusiasmi del
pubblico ; il quale, abbacinato dalla miracolosa fusione, non sapeva più se l’arte
soverchiasse la bellezza, o la bellezza l’arte. Quell’armonia delicatissima
d’intonazione e di espressione non si celava mai. E però più forte appariva la Di
Lorenzo, a chi la giudicasse con mente riposata, in quelle opere in cui dominava soavità
di sentimenti.
Nella recitazione alle Logge di Firenze (il gennaio del ’93) della Pamela
nubile in memoria del primo centenario della morte di Carlo Goldoni, con Tommaso
Salvini Bonfil, ella, fedele interprete degli intendimenti artistici
di un tanto maestro, mostrò a qual grado di perfezione si possa salire. Non fu solamente
la rappresentazione reale del personaggio nel suo insieme : ma quella analisi minuta e
profonda di ogni momento, che si manifesta in una frase, in una parola, in una pausa,
senza di che, artista grande nel significato vero della parola, non è.
Malauguratamente ella non poteva incarnar tutte le sere Pamela. Per la triste
costituzione delle nostre compagnie, se non fosse più tosto per una triste consuetudine,
che fa dell’artista un cavallo da tiro e da sella, ella dovette dalle patetiche paure,
se così posso dire, della fanciulla goldoniana, balzare aspramente nelle passionalità
brutali della donna isterica, nevroastenica, sensuale, ribelle, audace : oggi Pamela,
domani Fedora ; una sera Cesarina, un’altra Giulietta ; ora Dionisia,
ora Margot. E l’attrice con anima e mente di artista, potè, nonostante
la insufficienza del tempo per lo studio e per le prove, che le desse l’agio di mettersi
tutta nel suo personaggio, riuscir buona in alcune parti, incantevole in altre, che più
si attagliavano al suo temperamento artistico.
Tra mezzo agl’inni iperbolici che si levaron d’ogni parte intorno a lei, si udì la voce
di Edoardo Boutet, che la gentile artista studiò amorosamente, e notomizzò, e
chiaramente e giustamente pregi e difetti mostrò al pubblico in quattro elaborati
articoli pubblicati sul morto e rimpianto Carro di Tespi, di cui
riferisco alcun brano (7, 14, 21, 28 settembre ’93).
Dal primo articolo : « gli entusiasmi. »
Come nella vita così sulla scena soddisfa e rinvigorisce tutto ciò che è frutto della
propria operosità, tanto più adorato quanto più contrastato. Ciò che è donato non
conforta e non consola. Quando il giovane artista non è costretto a strappare la sua
foglia d’alloro, ma se la trova caduta sul capo, senza spiegarsi il come ed il perchè,
non toccherà mai la mèta cui era destinato : l’ingegno sortito da natura nella
facilità del possesso si andrà affievolendo fino al torpore. Se, appunto come si dice
in questi casi, l’ingegno governa l’artista incosciente, e l’artista recita così
perchè un dio anima l’argilla, e al vagito appena viene decretato l’onore trionfale,
l’artista non studierà più o non studierà mai. E senza lo studio, la natura gli avesse
concesso il più felice e completo e insuperabile tra’ doni, l’artista è una canna
vuota. Sarà questione di tempo ma comincierà col discendere e finirà col precipitare
giù giù nel buio fitto del nulla assoluto. — No : nessuno ha il diritto di togliergli
tutto quell’avvicendamento di dolori e di ebbrezze, di consolazioni e di gaudi, di
lagrime e di sorrisi nelle sue lotte quotidiane alla conquista dell’ideale che
nell’anima gli freme : dolori ed ebbrezze, consolazioni e gaudi, lagrime e sorrisi,
che nel giorno della gran vittoria, sono la sua pagina di storia, la ricordanza, che
mentre soddisfa e ripaga, dà nella visione del cammino percorso l’esatta misura e il
legittimo orgoglio di ciò che veramente si è.
Alle doti naturali risponde, vigorosamente spontaneo e felice, il metodo della
recitazione. Il metodo del quale la Tina Di Lorenzo dà le più simpatiche prove è il
vero ed il solo ……
Dal secondo articolo : « quello che
c’è. »
La Tina Di Lorenzo ha l’abborrimento, segno benedetto di fibra eletta, per tutte le
sciocche, antiartistiche, imbecilli ricerche dell’effetto e dell’applauso. Quel
bagagliume non la riguarda ; lei sente che il momento umano, della situazione e del
carattere, non deve essere alterato da impeti vanitosi che non hanno nè la ragione nè
il sentimento dell’arte ; lei sente che i prontuari, le tradizioni, le pratiche di
quel mondo artificiale non hanno il potente alito di vita della creatura fatta ad
imagine e similitudine ; lei sente che l’applauso del pubblico, dal mormorio di
approvazione al grido entusiastico, deve prorompere spontaneo, non deve essere
strappato con le tenaglie arroventate del mestiere ; e per quanto non abbia dato
finora delle interpretazioni complete, nel tono generale della recitazione della Tina
Di Lorenzo si vede questo che è la pura bellezza dell’arte della scena ; vivere una
creatura, non fare una parte con tutti gli annessi e connessi del
macchinario, e si scorge nella dizione, dalla piana a quella che si eleva nel vario
erompere di una passione, nel vario avvicendarsi di una situazione ; e si scorge nel
modo di concludere la frase, senza finali di maniera ; e si scorge nello sprezzo,
costante, tenace, di quelle note stridenti, le quali anche a volte, rarissime,
innocenti, riuscirebbero all’effetto dell’applauso plateale ……
Dal terzo articolo : « quello che non c’è. »
…. ecco quello che finora manca a Tina Di Lorenzo. Ha le doti naturali, ha spontanea
la sincerità, ha, in tre situazioni, fuggevolmente, fatto balenare l’interpretazione
del carattere, ma in genere non ha mai interpretato interamente un carattere, dei
molti e vari del suo repertorio. È stata sempre Tina Di Lorenzo, con le qualità che la
provvidenza le ha elargito, e nulla più ; ma non ha mostrato finoggi di intendere
l’alto fine dell’arte sua : – l’interpretazione. Essere soltanto Tina Di Lorenzo,
sulla scena, in qualunque umana vicenda da un dramma o da una commedia rispecchiata è
assai carino, soave e dolce visione, ma non è l’arte. E poichè la Tina Di Lorenzo è
nata all’arte, deve preoccuparsi di conseguire lo scopo supremo e solo. È stato
detto : – Lasciatela liberamente sbocciare così spontaneo fiore di campo ! – La frase
è gentile e simpatica, ma non dice nulla. Sì, lasciatela liberamente sbocciare così, e
poi vedrete. Povero fiore di campo, nato al mattino e al tramonto inaridito ! Sentite
a me : è meglio uscire dalla retorica : è più rispettoso, è più sincero per l’attrice
giovinetta, ed è anche più praticamente utile per l’avvenire di Tina Di Lorenzo.
Lasciamo il giardinaggio da stufa o la spontanea produzione dei campi, e diciamo le
cose come veramente sono. La Tina Di Lorenzo è una speranza benedetta della scena
italiana, ma nulla più ……
Dal quarto articolo : « riassumendo. »
Vi sono gli entusiasti : gli entusiasti ad oltranza. Essi hanno fabbricato il
piedistallo e vi hanno collocato la statua …… La Tina non ha bisogno di studiare, non
ha bisogno di pensare, non ha bisagno di ricordare : esce sulla scena così com’ è, e
le meraviglie dell’arte si succedono felicemente sgorganti da spontanea facile vena.
Le platee sono trascinate, e in preda al delirio : e la storia dell’arte della scena
straccia tutte le pagine delle date memorabili, piglia un libro nuovo, tutti i fogli
immacolati, e segna un nome, il nome che inaugura la nuova e vera tradizione illustre.
Date fiori, date applausi ……
Poi ci sono i ribelli …. Essi …. non accettano nemmeno la speranza, non accordano
nemmeno il domani. L’avvenire …. un’altra follia ! Quella giovanezza non merita nè
conforto, nè consiglio ; è nulla, un fuoco fatuo, visto e sparito. Chi se ne occupa è
uno sciagurato : non ha nè il criterio, nè il sentimento dell’arte……
E finalmente ci sono coloro che hanno detto semplicemente
e sinceramente così :
La Tina Di Lorenzo ha le doti naturali, ma non ha l’arte ; farà la gran conquista
quando ai mezzi che la provvidenza le ha elargito avrà aggiunto la formazione
dell’intelletto d’arte, che è studio tenace, serietà di proposito, fermezza di volere.
Se la Di Lorenzo intenderà questo alto e unico fine dell’arte che l’appassiona, avrà
compiuta la conquista : se no, no. E intanto, non gl’inni trionfali nè i picconi
demolitori, ma la sincerità e la tenerezza dell’interesse, del conforto, del
consiglio. Poichè il domani è della giovanezza, sorreggiamola senza fiacchezza e senza
ferocia nella via disagevole, non le nascondiamo il pericolo ma rassicuriamola sul
valore della propria forza : e se precipita, per disgrazia o per errore, non ci sia
rimorso in noi : rimorso di ostacolo corrivo, rimorso di entusiasmo cieco.
Se la signorina Di Lorenzo chiedesse l’opinione mia, le direi di credere alla parola
di questi ultimi soltanto.
Una malattia al ginocchio l’allontanò momentaneamente dalle scene. Oggi vi è ritornata
completamente guarita : più appassionata per l’arte sua, e ancor più ammirata, se pur
fosse possibile un crescendo nell’ ammirazione del pubblico per la sua Beniamina.
Non ho sentito dal ’93 Tina Di Lorenzo ; e però cedo la parola a chi s’occupò dell’arte
di lei in questi ultimi tempi.
………………………..
Ora, è una vera gioia constatare che vi è nella giovane attrice un’ artista vera – e
forte – originale – nuova – e rispondente a nuove sensazioni esordienti e a nuove
tendenze del pubblico. Perchè di lei, si può dire appunto quel che un critico francese
dice dell’opera dei poeti simbolisti : il faut qu’elle soit nouvelle, et
on la reconnait nouvelle tout simplement à ceci qu’elle vous donne une sensation non
encore prouvée. Qual’ è questa sensazione ? È una sensazione di freschezza e di
salute non prima da noi provata ; è una sensazione di dolcezza e di giocondità, quale
si prova soltanto nelle dolci mattine primaverili tutte stillanti di rugiada e tutte
ebbre di profumi. Quella bocca che anche nel pianto non arriva a perdere il cortese
disegno del sorriso (?) ; quello sguardo azzurro che anche nel dolore rimane limpido
(?), e quasi attonito sul panorama della vita (?) ; quella voce che, come nell’inno
greco, par si levi sonora e armoniosa per salutare sempre il sole rinascente, danno
veramente al pubblico come l’annunzio – o il ricordo – di una bella primavera. E il
pubblico, che ha troppo sofferto, troppo pianto, si è troppo commosso all’arte di
altre grandi attrici ( ?), si rifà ora nella nova giovinezza di Tina Di Lorenzo. E in
questo senso la bellezza di lei è anche arte – o per lo meno ha effetti di arte.
VINCENZO MORELLO.
…. Ella aveva da dimostrare, che le acclamazioni e gli
applausi del pubblico non eran soltanto rivolti alla sua venustà, ma che questa doveva
pur farne parte alla sua valentia. E l’ha dimostrato in modo non dubbio. Ora, il
fascino della donna, conservatosi uguale, è vinto dal valore dell’artista aumentato :
di un’ artista perfetta per tutto ciò che è gentilezza, grazia, sentimento mite.
In parti di simil genere, ella non ha bisogno di sforzare i suoi mezzi fisici e il
suo ingegno ; e tutte le doti della sua persona, di cui la nota precipua è la
delicatezza, hanno modo d’esplicarsi compostamente, ottenendo i massimi effetti con
giustissima misura e con una non mai smentita signorilità di maniere, ch’è sì rara
nelle nostre attrici, anche men volgari. Allora, tra la sensazione emanante dal
personaggio rappresentato, e quella puramente estetica prodotta dalla vista della
interprete, esiste una compenetrazione armoniosa, e non si rompe il fascino, per cui
Tina Di Lorenzo, sin dal suo primo apparire, si conquistò i pubblici di tutti i teatri
di Italia, perchè cioè dava piacere a vederla.
Così appare in un repertorio non molto caro alla grossa massa degli
spettatori, ma pur adattatissimo a mettere in mostra le qualità più sostanziali d’una
indole artistica : in quello goldoniano, per esempio. Nella Locandiera, infatti, e nella Pamela nubile – la prima così
bonamente, così onestamente, direi quasi goldonianamente civettuola ; la seconda così
ingenua, così innamorata – la Di Lorenzo raggiunge sempre col gesto, con la voce, con
la fisonomia dolce e arguta, una tale efficacia correttissima, da non farci desiderare
di meglio.
Ed è allora, più specialmente allora, ch’ella s’attira il plauso tacito di quanti
hanno un gusto squisito dell’arte ; e che le ampie gradinate sono tutte una corona di
volti intenti, in cui si manifestano le innumerevoli gradazioni dell’ammirazione
umana ; e che le signore la riguardano con quel sorriso negli occhi e su le labbra,
che dà solo la vista delle cose gentili, quasi ella fosse in quel momento l’eletta a
rappresentar degnamente la loro grazia e la loro venustà.
Enrico Corradini.
.… Tina Di Lorenzo ha fatto indubbiamente in questi ultimi anni lunga via nel cammino
dell’arte : la sua personalità più matura e naturalmente più complessa la mette in
condizione di interpretare degnamente oggi talune parti, che un tempo non parevano
troppo adattate per lei. Ma nonostante un progresso innegabile, fondalmente identico
ci sembra rimasto il suo temperamento drammatico, che è, volere o no, in lei come in
ogni artista il riflesso fedele del temperamento morale.
Come sempre insuperata e insuperabile nelle parti così dette leggere, con una tinta
più accentuata di delicatezza muliebre, certo non meno affascinante delle grazie quasi
infantili di una volta, ella è in grado di esprimere oggi un forte sentimento di amore
o di dolore con efficacia ed evidenza nuove. Nè a caso abbiam detto di amore o di
dolore, perchè questo veramente è il suo campo : sembra infatti che la naturale bontà
e la mite dolcezza della giovane donna si ribellino quasi all’espressione di
sentimenti di diversa natura.
E così in Fedora, mentre la protagonista agita nel cuore atroci
propositi di vendetta, mentre si dibatte disperata fra la passione nascente ed il
rancore, mentre prepara sapientemente la rovina dell’uomo che l’adora, ella non ci
parve vivere intensamente la vita del personaggio rappresentato : laddove nel terzo e
nel quarto atto fra lo spasimo per la rivelazione di Loris e le
torture del rimorso per il male irreparabilmente compiuto, la vedemmo salire ad un
grado di potenza drammatica degno veramente di una grande artista.
Gajo (Adolfo orvieto).
In questo momento Tina Di Lorenzo si trova in Russia,
ammirata e festeggiata nei più forti lavori del repertorio moderno, quali : Magda, Signora dalle Camelie, Fedora, Seconda moglie, Adriana Lecouvreur, ed
altri.