(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 307-309
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 307-309

Pontremoli. La servetta della Compagnia Imer al San Samuele. Il Goldoni la dice brava, eccellente comica, e molto si duole, quando nel 1735 abbandona la compagnia per recarsi a Dresda alla Corte Sassone-Polacca. Peccato che il citato studio del Barone Ö. Byrn cominci dall’arrivo a Dresda di Giovanna Casanova, avvenuto due anni più tardi.

Porta Anselmo, mantovano. Già coi dilettanti della città potè mostrare le sue chiare attitudini alla scena, esordendo poi attore stipendiato in Compagnia di Niccola Petrioli, nella quale fu a Genova il 1758. Ebbe allora un’avventura di amore con una gran dama, che colmavalo di favori e doni. Lasciata Genova per condursi a Pisa, ella, vinta dalla passione, volle accompagnarlo : ma, creduta fuggiasca, fu inseguita dai parenti, e, raggiunta a Sarzana, ricondotta a Genova, mentr'egli fu messo in carcere. Essendo lontano il marito, a lei poco costò la liberazione dell’amante, che finì l’anno in compagnia Petrioli, scritturandosi il seguente in quella di Antonio Sacco. In essa, una sera, uscendo di teatro a Milano, gli fu, per ordin certo del tradito, ch'era tornato in Italia, tirato un colpo di pistola che lo ferì in un fianco. Recuperata la salute, mercè i soccorsi de'medici e della Marchesa Litta, risolse di farsi frate ; ma l’austerità di quella vita lo fe'abbandonare il convento per recarsi a Vienna, ove colle raccomandazioni della medesima Litta ottenne un posto nell’Ambasciata d’Italia. Salì poi, coll’aiuto del suo ingegno, ad alte cariche, e fu più volte in Italia a sbrigar pubblici negozj. Ma non perfettamente guarito della ferita, che gli facea risentire di quando in quando dolori spasmodici, ne morì ancor giovane l’anno 1779. Si ha di lui un Scipione in Africa, tragedia stampata, e due commedie manoscritte : Le metamorfosi d’amore e La Regina Ester, scritta – dice il Bartoli – a requisizione d’una ricca famiglia ebrea mantovana. Dettò egli la parte studiata nel Convitato di Pietra per la Pescatrice, recitata dalla figliuola del suo capocomico, Angiola Sacco Vitalba, che dallo stesso Bartoli riferisco in parte, come saggio :

SORTITA

Libertà, libertà, ricco tesoro,
dolce quiete del cor, gridano a gara
tra fronda e fronda gli augelletti, e tutte
fan eco al canto lor l’aure soavi.
Libertà, libertà ; di questa in fine
voce soave ognor rimbomba, e suona
la bassa valle, il folto bosco, il cupo
remoto sen d’ogn’antro opaco, ed io
dalla stessa rapita amica voce
pieno di pace il cor, l’amena spiaggia
torno a veder su'mattutini albori,
e grido libertà. La fragil canna
colla maestra man stringo, e vi adatto
amo ed esca in un punto, e poi su queste
che spuntano dal suolo erbe novelle,
Lieta m’affido, e ricca preda io faccio,
pria che il raggio del Sol l’onda riscaldi,
de' muti pesci al nostro cibo eletti.
Ognun qui vive a suo talento, ognuno
arbitro di sè stesso, e di sè pago
trae con semplice vita ore gioconde.
Libertà, libertà, ricco tesoro,
dolce quiete del cor, lo grido io pure,
nè giammai tacerò finchè avrò vita,
……………

DISPERAZIONE

Ohimè ! parte l’infido, e me qui lascia
tradita, e sola al mio dolore in preda.
Perfido ! Arresta i passi, e riedi a questa
che al tuo desire, al tuo costume abbietto
ardisti d’immolar semplice Donna.
Torna, torna crudel…. Ma ohimè ! qual dardo
che dall’arco sortì, corre, e s’invola,
e porta omai senza sentirne orrore
tutta con sè di questo cor la pace.
Oh pace, oh core, oh libertà perduta !
Ma invan mi lagno, e di mie voci al suono
sordo è il mar, sordo è il ciel. Io son tradita,
son disperata, e il mio dolor soltanto
che mi lacera il cor, può con un colpo
la morte annichilar. Dov'è una fiera
che mi disbrani ?… Ah, ch'io la cerco invano.
E morir vuo'. Dunque si mora, e sia
la morte a cui m’affretto orrida a segno,
che riparo non v'abbia onde salvarmi.
……………