(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 954-957
/ 281
(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 954-957

Gabbrielli Giovanni. Di lui dice il Quadrio (op. cit., vol. III, P. II, p. 239) :

Giovanni Gabrielli, modestissimo e ingegnosissimo comico, detto il Sivelli, nacque intorno al 1588. Egli fu dotato di sì eccellente natura, che soleva alle volte un’intera commedia far da sè solo, rappresentando varj personaggi ; e quando soleva rappresentar qualche Donna, non usciva già adornato d’abiti femminili ; ma faceva dentro la scena la voce femminile agli spettatori sentire, con ammirazione, e diletto non ordinario. Però nel 1633, quarantesimo quinto dell’età sua, ne fu stampato a suo onore il ritratto, che fu inciso da Agostino Caracci ; e sotto all’immagine vi furono impresse queste parole : Solus instar omnium ; volendo dire ch’egli valeva per un’intera compagnia di comici.

E il Bartoli più distesamente :

…… Saliva egli in Banco in una Piazza, raccontando novellette onestissime e graziose al Popolo, che affollato fermavasi ad ascoltarlo. Dopo recar faceva da un suo domestico un gran Valigione, dicendo di tenere ivi riposti due vasi : uno maggiore, e l’altro minore. Continuava con un ragionamento variato, e dilettevole, cavando prima dal valigione un suo figliuolino maggiore (Scappino), dicendo : eccovi il primo vaso ; e poscia estraendone altro più piccolo figliuolino (Polpetta), soggiungeva : ecco il secondo vaso. Dappoi graziosamente seguiva : Questo primo fanciullo ha bisogno di due minestrine, e questo secondo di una sola. Orsù, signori miei, pagatemi un bolognino per uno, e venite a sentire la mia commedia. Il popolo seguivalo curioso, ed egli solo recitava interamente la Commedia. Or mascherato fingevasi un Personaggio, or senza maschera altro ne rappresentava ; e nelle sue favole non introduceva visibilmente Donna alcuna, e neppure da femmina egli vestivasi, ma solo dentro la scena voleva, che la voce della Donna fosse sentita. In tal modo Sivello dava trattenimento al popolo, appagandolo con argute facezie, e co’ diversi Personaggi da lui figurati, cangiando d’abito, trasfigurandosi il volto, ed alterando la voce, secondo l’occasione, e come tornavagli più a proposito a norma di quelle scene, che nella sua testa s’aveva divisato di voler eseguire. Ognuno contento partivasi dandogli molte lodi, e tornando sovente con piacere ad udirlo.

Di lui parla con lode il Padre Ottonelli (op. cit.), e si fa menzione nelle Memorie degl’Intagliatori.

Il Cardinale Caetani, raccomandando il 12 aprile 1611 il figlio Scapino al Duca di Mantova, dice che il Siuello era suo amorevole.

Ma s’egli viveva nel 1633, come mai il Caetani scriveva l’ ’11 che il Siuello era suo amorevole ?

Nella biblioteca dell’università di Bologna è il seguente opuscolo di 7 paginette in 12°, segnato 35 nella Miscellanea 267 Tab. I, N. III, stampato In Venetia, et poi in Treuigi, appresso Angelo Righettini, m. dc. xiii, con licenza de’ Superiori :

[http://obvil.github.io/historiographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img150.jpg]

Maridazzo di M. Zan

FROGNOCOLA
con Madonna
GNIGNIOCOLA
Alla Bergamasca
Con il suo Baletto alla Romana, &
altre Bizarie, Composte dal
Siuello.
Bondì bondì Pedraz
Bondì e bon’an Zambù
Volem fa sto parentad
Che l’altr’ jer ve n’ ho parlad
In la fiola de Pedrolì
In dol fiol de Buratì
E la sposa ha nom Gnigniocola
El sposo Zan Frogniocola
Gnigniocola Frogniocola
Toca la man alla sposa
Che ’l fa allegrezza tutta Val pelosa.
Che sa mo fa la sposa
La sa tester la tila
S’a vedesem quella puta
Massimament quand che la buta
La spolla infra le fil
Hoimè l’è pur zentil
E la sposa ha nom Gnigniocola
El sposo Zan Frogniocola
Frogniocola Gnigniocola
Toca la man alla sposa
Che ’l fa allegrezza tutta Val pelosa.
Che sa mo far ol spos
Che ’fa conza i laccez
Stagniati, e candeler
Da valent e bon chiaper
El conza ben le lum
Fica ol vel in dol patum
E la sposa a nom Gnigniocola
El sposo Zan Frogniocola
Gnigniocola Frogniocola
Toca la man alla sposa
Che ’l sa allegrezza tutta Val pelosa.
Feu in za vn po tutti du
E tocheu vn poch la ma
Za che a sem in su ’l mercà
Concludem sto parentà
In presenza di Zacagnina
E chi lò de Zan Magagnia
E la sposa ha nom Gnigniocola
El sposo Zan Frogniocola
Gnigniocola Frogniocola
Toca la man alla sposa
Che ’l fa allegrezza tutta Val pelosa.
Za che le chi lò vn Noder
Che ’l se fazza una scrittura
Testimonij vu Bertaz
Vù Zambo e vù Pedraz
Feu in za anca vu Scapì
In compagnia de Brigolì
E la sposa ha nom Gnigniocola
El sposo Zan Frogniocola
Frogniocola Gnigniocola
Toca la man alla sposa
Che ’l fa allegrezza tutta Val pelosa.
Si inuidat in Val pelosa
A vn grandisem mangiament
Vegni via tutti al banchet
Che ’l se cos vn gras porchet
Con do pegor, e vn agnel
E vna vaca col vedel
E la sposa ha nom Gnigniocola
El sposo Zan Frogniocola
Gnigniocola Frogniocola
Toca la man alla sposa
Che ’l fa allegrezza tutta Val pelosa.
Che ’l se fazza ades un bal
E che ’l balla in sem el spos,
Slargheu donne in tra vù
E nu homen stem tra nù
Che nu alter per natura
Sem più gros n’ la centura
E la sposa ha nom Gnigniocola
El sposo Zan Frogniocola
Gnigniocola Frogniocola
Toca la man alla sposa
Che ’l fa allegrezza tutta Val pelosa.

Qui comincia il Ballo

Balla le putte de Val pelosa
In t’ vn bel prà sot’ vna nosa,
Balla le putte co i morus
Balla la Sposa con ol Spus.
Balla Tognaz con Bertolina,
Balla Brighella con Franceschina,
Balla le putte co i morus
Balla la Sposa con ol Spus.
Balla le putte de Val Sugana
Dodes dì la setimana,
Balla le putte co i morus
Balla la Sposa con ol Spus.
Balla le putte del Val Mocanega
In dol ballà le fe deslanega,
Balla le putte co i morus
Balla la Sposa con ol Spus.
Balla Zambò con donna Betta,
Balla el cognià con la Brunetta,
Balla le putte co i morus
Balla la Sposa con ol Spus.

Testamento del Siuello in forma di Lettera

Alla molto gentil, legiadra, e bella,
quella c’ hoggi il mio cor tanto desìa
ornata di virtù Lavinia bella.
Per la presente io vi faccio sapere
se non porget’ al mio gran mal conforto
la novella vdirete ch’ io sia morto.
E pria che ’l corpo mio vada sotterra
a me par bene di far Testamento
per partirmi dal mondo più contento.
In prima lascio a voi mia pura fede
e l’honesto amor mio che tanto vale,
che a vostra gran bellezza è forse eguale.
Lascio quest’ occhi, e questa lingua mia
nel fin de’ suoi lamenti, e de’ suoi pianti,
sol per esempio a i sventurati amanti.
Di gennaro alli quindeci fu scritto
questo mio chiaro, e cauto testamento
fatto del mille tre con il seicento.
Qui faccio fine, e bacioui la mano,
humilmente di cuor io meschinello,
vostro servo fidel detto il Sivello.

il fine.