(1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — TOMO VI. LIBRO IX » pp. 145-160
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(1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — TOMO VI. LIBRO IX » pp. 145-160

TOMO VI
LIBRO IX

ADDIZIONE I*
Versificazione della Lucrezia del Moratin.

La sua versificazione è una specie di Selva (come chiamasi in Ispagna) entrandovi assonanti, consonanti e versi sciolti ad arbitrio del poeta. Nè anche si rappresentò. Lotta in essa &c.

ADDIZIONE II**
Ibañez comica abile.

Maria Ignazia Ibañez già prima donna ne’ teatri di Madrid, morta alcuni mesi dopo, rappresentò non senza energia tanto la parte di Ormesinda, quanto quella della Contessa nel Sancio Garcia.

ADDIZIONE III*
Pel giudizio dell’Andres sulla Numancia.

Di grazia lesse egli mai cotal Numancia? Non è possibile.

ADDIZIONE IV**
Una dell’espressioni false dell’Huerta.

Ma quel Vulcano della gentilità, per dir fuoco, conviene ad un Ebreo? Quel sudor d’argento poi de’ Pirenei &c.

ADDIZIONE V*
Non curanza del sig. Andres.

Tanti giudizj mal fondati e tanti fatti erroneamente esposti, non che nell’altrui, nella stessa letteratura spagnuola, mostrano ad evidenza di essersi il lodato sig. Andres poco curato di leggere gli scrittori nazionali, de’ quali volle prendere la difesa. Senza ciò, come conciliare i talenti di questo letterato colle sentenze insuffistenti che pronunzia?

ADDIZIONE VI**
Chi fosse Tirso Ymareta.

Tirso Ymareta sembra anagramma di Tomàs Yriarte già uffiziale ed archivario della R. Segreteria di S. M., Ma se quest’autore ricusò di riconoscere per sua tal commedia, non è convenevole attribuirgliela, benchè gli appartenga; tanto più che si è nominato in altre due favole migliori, delle quali dovrà farsi parola.

ADDIZIONE VII*
Los Menestrales, e las Bodas de Camacho neglette dagli Apologisti.

Los Menestrales (gli Artigiani) commedia di cinque atti in versi endecasillabi con assonante di don Candido Maria de Trigueros si rappresentò e s’impresse in Madrid nel 1784 in occasione della pace conchiusa coll’Inghilterra e della nascita de’ due reali gemelli Carlo e Filippo. Lodevole fu il disegno dell’autore di esporre sulla scena alla pubblica derisione la ridicola vanità degli artigiani, i quali abbandonando il proprio mestiere sorgente della loro opulenza, sacrificano tutto per parer nobili, altri coprendosi di ridicolo, altri cadendo nelle ultime bassezze o in delitti. Trigueros osserva in questa favola le regole delle unità, si attiene scrupolosamente alla pratica moderna di non mai lasciar vota la scena, e si vale di una locuzione propria della mediocrità de’ personaggi imitati. Vi si spargono quà e là acconciamente varie invettive contro de’ pregiudizj e delle gotiche opinioni de’ nobili che per puntigli ereditati dalla barbarie conculcano la virtù e la giustizia. Un villano p. e. con un asino carico di paglia urta e spinge al suolo un nobile imaginario, e un altro impostore, che ha preso il titolo di barone, essendo ciabattino di origine e di mestiere, dice con disdegno, no merece mil muertes? y el honor? Ma don Giovanni personaggio sensato lo riprende:

No hay mas que dar mil muertes? . . . .
Dar la muerte por un capricho solo
à un hombre! al que es mi hermano! me extremezco.
Quando llegarà el dia alegre y santo
que olvidemos que huvo en toscos tiempos
estos nombres odiosos y crueles
de pundonor, venganza, punto y duelo?

La giovane Rufina carattere freddo ma di buona morale nella scena II del II vorrebbe che Cortines suo padre (sarto di mestiere che si adira se altri se ne sovvenga, e vuol passar per nobile) venisse richiamato alla ragione col mostrarglisi per qualche via gl’inconvenienti della sua vanità; ma come buona figliuola teme che tal disinganno accader possa con danno o dispiacere del padre. Quindi nella scena seguente comandandole Giusto che cosa mai pensi di ciò che si va disponendo, ella con tenerezza risponde,

. . . . . . que à mi padre
me manda obedecer el santo cielo:
si tu remedio encuentras, sin que tenga
pesar Cortines, me daràs contento.
Pero vè que es mi padre.

Contuttociò la favola procede con lentezza e languore, e si disviluppa sforzatamente usandosi ne’ primi atti di varie reticenze senza vedersene il motivo, per ridurre tutto allo scioglimento: i caratteri abbisognano di più naturalezza ed energia, specialmente quelli di Rafa e di Pitanzos: scarseggia di sali e di lepidezze urbane, e di partiti veramente piacevoli: ed è ben lontano da quella forza comica che chiama l’attenzione, rapisce e persuade con diletto. Non per tanto qualche apologista nazionale di questi ultimi anni ha mai fatto menzione di tal commedia regolare? essi al solito ne parleranno poi senza saperne grado a veruno, uscite che saranno alla luce queste Addizioni, onde ne riceveranno la notizia ed il giudizio.

Nè anche Andres, nè Huerta, nè Lampillas esageratori sur parole del merito comico delle favole di Naharro e della Celestina mostruosi parti drammatici che mal conobbero, hanno procurato d’informarsi, se in mezzo alle stravaganze anche a’ nostri dì esposte sulle scene spagnuole siesi recitata una commedia pastorale in cinque atti con cori e con prologo eziandio composta ed impressa in Madrid l’anno stesso 1784 per la nascita riferita de’ reali gemelli e per la pace da don Juan Melendez Valdès. Ecco come il preteso antispagnuolo Napoli-Signorelli a proprie spese avendosene fatto rimettere, come della precedente, un esemplare da Madrid, ne dà contezza in Italia, e provvede così all’indolenza degli apologisti sempre ingrati e declamatori. Il Valdès ha posta in azione la novella di Basilio e Chiteria leggiadramente descritta dal celebre Cervantes nella Parte II del Don Quixote, e l’ha ingenuamente citato, dandole il titolo las Bodas de Camacho (le Nozze di Camaccio). Lo stile sobrio per la verità de’ sentimenti e dell’espressioni, ricco e copioso d’immagini e di maniere poetiche ammesse nel drammatico pastorale, appassionato ne’ punti principali della favola; la versificazione armoniosa di endecasillabi e settenarj alternati e rimati ad arbitrio; i caratteri di Basilio, Chiteria, Petronilla, Don-Chisciotte &c. ben sostenuti; la passione espressa con vivacità e naturalezza; lo scioglimento felicemente condotto sulle tracce dell’autor della Novella, l’azione che in ciascun atto dà sempre un passo verso la fine: tutto ciò raccomanda a’ contemporanei imparziali questo componimento, e l’avvicina alle buone pastorali italiane. Quanto dice Basilio e Chiteria meriterebbe di trascriversi. In un monologo pieno di un patetico che giugne al cuore, dice la pastorella nella scena prima del II:

Ay! esta misma vega
Testigo fue de nuestro amor, testigo
De mil hablas suaves,
De mil tiernas promesas, y mil juegos,
Que eran un tiempo gloria,
Y ahora son dolor en la memoria.
Aqui dulce cantaba,
Allì alegre reia,
Aqui con su guirnalda me ceñia,
Y alli me la quitaba!
Ay triste! el valle dura,
Y acabò mi ventura!

Nella terza scena del III, in cui si parlano la prima volta dopo la lor divisione Basilio e Chiteria, la tenerezza disgraziata aumenta a maraviglia l’interesse, commuove, e ricerca l’intimo dell’animo di chi legge o ascolta. Cresce nel IV il movimento pel festivo e lauto apparecchio delle nozze, e per la protezione che Basilio implora da Don Chisciotte, raccontandogli il vero della propria disperazione misto col finto soccorso del Mago e del presagio di lui, che dispone lo scioglimento condotto con verisimilitudine e con espressioni confacenti allo stato di Basilio ed al concertato disegno.

Tutte le altre &c.

ADDIZIONE VIII*
Commedie di don Leandro de Moratin.

Avventuratamente possiamo in sì fangosa inondazione di pessime commedie contarne cinque di miglior gusto composte pochi anni fa in Madrid; e del racconto che son per farne, potranno ad un bisogno prevalersi al solito gli apologisti nazionali senza citar l’Italiano che gli prevenne.

Tre di esse appartengono a don Leandro de Moratin di Madrid figliuolo del prelodato don Nicolàs da cui ha ereditato l’indole poetica, la grazia dello stile, la purezza del linguaggio, e la dolcezza della versificazione. S’intitolano I el Viejo y la Niña (il Vecchio e la Fanciulla), II la Mogigata, che tra noi meglio s’intitolerebbe la Bacchettona, trattandosi di una giovane che dà ad intendere di volersi chiudere in un chiostro austero, e III la Comedia Nueva. Le due prime in tre atti ed in versi erano composte sin dal 1786; ma la prima s’impresse nel 1790, e si rappresentò con piena approvazione nel teatro detto del Principe, dopo aver sofferte mille contrarietà de’ poetastri La-Cruz ed altri, e de’ commedianti spesso inesperti e sempre caparbii. La seconda non si è rappresentata nè impressa, ma è a me ben nota per averne ottenuta una copia rimessami da Madrid dal gentile autore. La terza in due atti ed in prosa comparve nel medesimo teatro a’7 del febbrajo del 1792.

Un perverso tutore &c.*

incontrarono i soliti ostacoli de’ commedianti.

Io converrei &c.**

Ma perchè rifiutarono per tanto tempo la prima? Ciò che in Italia &c.*

Ma l’ingegnoso autore dopo avere nel 1789 data la caccia a’ poetastri con un piacevole opuscolo dettato dal buongusto intitolato la Derrota de los Pedantes (la sconfitta de’ Pedanti) in cui gli spaventa, gli dipinge, gli schernisce, gli confonde, e gli caccia in fuga con piacer del pubblico che gli riconosce, compose la nominata Comedia Nueva, ove espone una fedel dipintura, a quel che si dice nel prologo, dello stato attuale del teatro spagnuolo. Una parte (vi si aggiugne) assai numerosa della nazione mira con dolore la decadenza del nostro teatro, e desidera che si dissipino gli ostacoli che ne impediscono il miglioramento. Si ay no obstante (si conchiude) una clase de gentes, à quienes la falta de principios, la indolencia, el interes, y otras pequeñas pasiones hacen obstinadas en el error, contra ellas se dirige la censura.

Il soggetto di tal commediola è un povero giovane chiamato don Eleuterio carico di famiglia, il quale facendo cattivi versi imprende la carriera teatrale per sovvenire a’ suoi bisogni. Ha una sorella nubile destinata in moglie a don Ermogene pedantaccio arrogante non men povero di lui. Nè l’uno nè l’altro è nel caso di effettuare tali nozze non avendo danari pel bisognevole. Il poetastro attende l’esito di una commedia che ha data al teatro, e col prezzo di essa promessogli nel caso che la commedia piaccia al pubblico, e col fruttato dell’impressione, si lusinga di ammobigliare la casa per la sorella, pagare i debiti dello sposo, e sostentar la propria famiglia. La commedia è fischiata, e non se ne vendono le copie impresse, il poeta perde il prezzo convenuto, e si dispera, il perfido pedante si ritira impudentemente; e senza il caritatevole soccorso di un ricco uomo dabbene impietosito, la famiglia del tapino poeta sarebbe perita nell’indigenza. La locuzione è propria e naturale, l’azione semplice condotta felicemente, lo scioglimento fa onore all’umanità. Sento che il pubblico di Madrid la vide con particolare diletto, e l’applaudì1.

L’autore delle altre due commedie fu Don Tommaso Yriarte &c.

ADDIZIONE IX*
Tramezzi disusati in Madrid.

Molte volte negli ultimi anni della mia dimora in Madrid si lasciavano gli entremeses, e seguiva all’atto la sola tonadilla; oggi dicesi che si sono tralasciati affatto.

ADDIZIONE X**
Teatri di Madrid mentovati dal Roxas.

Se ne trova però fatta menzione in una delle commedie di Francesco Roxas scrittore comico del passato secolo da noi già mentovato in quest’opera.

ADDIZIONE XI*
Teatro di Lisbona del 1793.

Sussistono i teatri di Cadice e di Lisbona; e sento anche che in quest’ultima città nel 1793 siesi costruito un nuovo teatro aperto alle rappresentazioni dopo lo sgravamento di S. A. la Principessa del Brasile seguito nel mese di maggio. La platea è di forma ellittica. L’architetto è stato Giuseppe Costa portughese, il quale, come affermano i nazionali, studiò molti anni in Italia.

[Errata]

Errori corretti nell’ortografia ed altro del nono libro nel tomo VI.

ERRORI

 

CORREZIONI

pag. 26 lin. 6 i al hermano

 

y al hermano

pag. 27 lin. 7 i su espada

 

y su espada

pag. 37 lin. 3 e 12 recebidas

 

recibidas

pag. 43 lin. 25 Tiemble

 

Temple

pag. 47 lin. 2 Tiemble

 

Temble

pag. 95 lin. 7 Traidores

 

Traydores

pag. 97 lin. 7 ed ultima passiones

 

pasiones

pag. 99 lin. 9 traidor y es hoi

 

traydor y es hoy

pag. 85 lin. 12 le lodate commedie inedite

 

le lodate commedie

pag. 160, lin. 25. ripigliate sin dal 1786

 

ripigliate sin dal 1787