(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 561-564
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(1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 561-564

Taddei Luigi. Figlio del precedente, nato a Forlì il 1802, esordì a quindici anni come brillante, riuscendo dopo un sol lustro d’arte a replicar festeggiatissimo al Teatro Nuovo di Firenze il Bugiardo di Goldoni, e il Poeta Stracciapane, una stupida farsa ch'ei recitò in mezzo all’entusiasmo per ventidue sere. Tentò la tragedia, alla quale sentivasi irresistibilmente trascinato ; e recitò l’ Aristodemo del Monti, o meglio, secondo il giudizio del padre, ne fece la parodia. Tornò subito a'ruoli comici, passando, ancor giovine, dal brillante al caratterista, nel quale, coll’esempio del padre, riuscì eccellente.

Il Maldicente, Il Burbero benefico, Il Sindaco babbeo, Il Barbiere di Gheldria, L' Ajo nell’imbarazzo, Don Desiderio, il Marchese della Locandiera, il Conte del Ventaglio, il Fabrizio degli Innamorati, e altri, e altri moltissimi, ebbero da lui una interpretazione magnifica. Nè men sommo fu nelle parti promiscue come nel Benefattore e l’Orfana, nel Chirurgo e il Vicerè, nel Filippo, nella Malvina, nella Leggitrice, e soprattutto nel Papà Goriot, lottando col difetto della voce aspra e chioccia, e vincendo gloriosamente, sì da farsi dire l’emulo e il successore degno del grande Vestri. A' primi del’ 30 fu con la Internari a Parigi, e vi suscitò entusiasmo, recitando dopo la Rosmunda, Euticchio della Castagna. Rimase con la Internari due anni ancora, poi passò il '33-'34 nella società Domeniconi e Pelzet, pella quale fu pubblicato a Pistoja un opuscolo di versi, tra cui scelgo il seguente

SONETTO

al merito singolare del caratterista

Signor LUIGI TADDEI

Or che nube di duol par che si stenda
di giovinezza sul celeste fiore,
nè più il sorriso d’innocente amore
nè più lieta l’avvivi altra vicenda ;
bello di gloria e amor dritto è che splenda
il raro ingegno che fa scorrer l’ore
inavvedute e care anche al dolore
con semplice e gentile arte stupenda.
Ei sempre nuovo si trasforma e piace,
sia vecchio amante, ossia marito austero,
o sindaco imbecille, od uom loquace.
Segui, segui animoso il bel sentiero,
già porgi ai sommi emulatore, e in breve
primo di tutti salutarti spero.

Fu il '35-'36-'37 con Gattinelli e Costantini, il '38-' 39-' 40 con Francesco Coltellini, e il '41 a Torino nella Compagnia Reale Sarda a sostituirvi il Vestri per un triennio. Cancellare l’impressione dell’incomparabile artista, non era facil cosa ; e il Taddei su le prime andò poco a verso a' Torinesi, tanto che il Vestri, senza il rapido avanzar del male, avrebbe ripreso il suo posto. Ma la diffidenza e indifferenza del pubblico non tardaron molto a dissiparsi, chè nell’ Euticchio della Castagna prima, poi negli Osti o non Osti, il Taddei ebbe tale successo da lasciarsi a dietro il gran predecessore. Uscito dalla Reale, tornò a vagar di compagnia in compagnia, passando poi nel '52 a' Fiorentini di Napoli, ove stette dodici anni, divenuto omai creatura del suo pubblico. L'ultima sua scrittura fu pel triennio '65-' 66-' 67 con Achille. Majeroni al Fondo pur di Napoli ; ma non potè compierla ; chè colpito d’apoplessia, dopo diciotto mesi di infermità patita con cristiana rassegnazione, passò a miglior vita il 29 agosto del 1866.

Fu il Taddei, come il padre, di volto piacente, di occhio sfavillante, di persona ben proporzionata. Bilioso e sanguigno ; era a volte allegrissimo, a volte insopportabile. Allorquando appariva in teatro col cappello calato sugli occhi, nè pur gl’intimi ardivano accostarglisi. Alla mancanza degli studj supplì con la prontezza singolare dell’ingegno. In un mio manoscritto di notiziole, raccolte dalla bocca de' vecchi artisti, trovo questa curiosa, e interessante : « Luigi Taddei buttava al pubblico ogni fine di frase, e camminava come un ballerino. »

Dettò poesie, non prive di spontaneità e di acume, tra cui una satirica intitolata Artisti e giornalisti, che ha, tra l’altre, strofe come queste :

È un foglio inutile,
ma molta gente
va a sottoscriversi
immantinente :
gli artisti corrono
per la paura
come le pecore
alla pastura.
Molti son miseri
vivono a stento,
ma tutti pagano
l’abbonamento ;
e raziocinano
che l’associato
non potrà essere
mai maltrattato.
Se sai conoscere
il bel momento
di saper porgere
un complimento6…,
impareggiabile !!
non hai peccato !!
In fra i primissimi
merti il primato :
e tu medesimo
a tuo piacere
di te puoi scrivere
pagine intere.

Anche si dilettò di pittura ; e io posseggo un album di figurini acquarellati, che Luigi Marchionni cominciò, e Luigi Taddei completò.

Oltre al sonetto dell’ opuscolo (pagina 562) e al brano della poesia che la sorella dettò per la malattia di lui, metto qui una odicina del Guadagnoli dettata (1832) pel medesimo soggetto.

Gigi mio, Gigi mio,
se sapessi tu quant’io
ho penato, tribolato,
nel sentir ch'eri malato !
Ma or succede al dispiacere
il conforto di vedere
che il fucile della secca
questa volta ha fatto cecca.
Già Livorno si fa lieto
perchè a lei rivolgi il piè,
ed il povero poeta
che non può venir con te,
t’offre i parti della mente,
onde l’abbi ognor presente.
Su correte, o versi miei,
dall’amabile Taddei
a tenergli compagnia
in mia vece, or che va via.
Se con lui sempre starete
nuovi scherzi apprenderete,
nuove grazie, nuovi sali,
e facezie naturali,
ch'ei succhiato ha dalla balia
per conforto dell’ Italia,
chè se l’ode su la scena
la dolente si serena,
e dimentica gli affanni
ch'ella soffre da tanti anni !